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Dettaglio seduta n.33 del 13/01/81 - Legislatura n. III - Sedute dal 9 giugno 1980 al 11 maggio 1985

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BENZI


Argomento:

Comunicazioni del Presidente a) Apposizione visto Commissario del Governo


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito alle "Comunicazioni del Presidente", comunico che il Commissario del Governo ha apposto il visto: alla legge regionale del 18/12/1980: "Nonne per la disciplina della contabilità, l'utilizzazione e la gestione del patrimonio delle Unità Sanitarie Locali" alla legge regionale del 23/12/1980: "Autorizzazione all'esercizio provvisorio del bilancio per l'anno finanziario 1981".


Argomento:

b) Mancata apposizione visto Commissario del Governo


PRESIDENTE

Il Commissario del Governo non ha apposto il visto: alla legge regionale del 10/12/1980: "Norme straordinarie per l'approvazione di pianta organica provvisoria da parte delle Unità Sanitarie Locali ed il conferimento di incarichi nelle more delle graduatorie regionali".
Le comunicazioni del Presidente sono così concluse.


Argomento: Assistenza farmaceutica (organizzazione, servizi ecc. - Tossicodipendenza

Esame deliberazione Giunta regionale relativa a: "Misure attuative del D.M. 7 agosto 1980 - Regolamentazione dell'impiego dei farmaci ad azione analgesico-narcotica nel trattamento dei tossicodipendenti"


PRESIDENTE

Passiamo ora al punto quarto all'ordine del giorno: esame deliberazione Giunta regionale relativa a: "Misure attuative del D.M. 7 agosto 1980 Regolamentazione dell'impiego dei farmaci ad azione analgesico-narcotica nel trattamento dei tossicodipendenti".
La parola all'Assessore Bajardi.



BAJARDI Sante, Assessore alla sanità

Il materiale è stato consegnato da tempo pertanto evito di leggere le cinque pagine di introduzione al materiale che sono ampiamente illustrative del comportamento dell'Amministrazione regionale. Propongo al Consiglio un aggiornamento del testo della deliberazione. Al punto 9 si propone la sostituzione della parola "disponibili" con "le farmacie stesse": essendo passato un certo tempo non si può più parlare di farmacie disponibili in quanto eventuali riserve sono state risolte.
Al punto 1 delle norme transitorie i "60 giorni" decorreranno dalla data di esecutività di questo provvedimento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bergoglio Cordaro.



BERGOGLIO Emilia

In sede di Commissione il Gruppo D.C. aveva accennato ad alcune perplessità di fondo non tanto sull'impostazione della deliberazione oggetto della rettifica del Consiglio, quanto sugli interventi della Regione nel settore delle tossicodipendenze. Le nostre perplessità e la parziale disapprovazione per il comportamento della Giunta derivano dalla Sostanziale non applicazione della legge 685 e successiva legge regionale.
Se riprendiamo lo spirito della legge 685 e dei decreti ministeriali attuativi nonché quello della legge regionale già operante, notiamo un sostanziale passo indietro nella proposta di deliberazione che, pur essendo applicativa di un decreto ministeriale, in realtà, dà più la sensazione di resa di fronte ad uno stato di necessità che non invece di ruolo attivo che l'Ente Regione deve svolgere in questo campo rispetto ad un problema dai risvolti talvolta drammatici.
In realtà, nelle pieghe della deliberazione, specialmente nella parte introduttiva, abbiamo colto delle perplessità, delle incertezze e delle difficoltà ad attuare un provvedimento che sostanzialmente ha un'unica e sola motivazione, quella del controllo sociale sul tossicodipendente.
Quando in una deliberazione rileviamo un continuo richiamo ai servizi, ai piani di cura e di intervento individuali che i servizi dovrebbero svolgere per passare poi al medico curante e alla farmacia, quindi ai normali servizi di base, di fatto tutta questa bardatura mette in evidenza un unico dato reale, che questi servizi non esistono, né per molto tempo ancora, per problemi di carattere finanziario noti ai Consiglieri di maggioranza e di opposizione, potranno essere in grado di dare un minimo di risposta in questo settore.
Che tipo di assistenza potrà dare il medico curante quando sappiamo che ha un tempo medio di 7 minuti per paziente? Che tipo di collegamento potrà esserci con il servizio di base del territorio, la farmacia? Sappiamo che cosa succede nelle farmacie, dalle più piccole alle più grandi, dai centri meglio organizzati a quelli più disagiati. Sappiamo benissimo che non esiste nessuna possibilità reale, concreta e seria né ad attivare quei collegamenti né a suscitare quelle motivazioni perché il tossicodipendente esca dalla sua situazione di difficoltà.
Siamo in presenza di una terapia di mantenimento e non di disassuefazione e di controllo sociale. Riprendo qui le critiche fatte dall'ex Ministro alla Sanità, Anselmi, su questo tema. Ogni forza politica esprime le proprie valutazioni e questi temi non si possono sminuire di importanza e di valore in forza di esigenze di coalizione o di comportamento. E' un tema di fondo, e noi diciamo con molta chiarezza che quest'impostazione ci lascia perplessi.
C'è anche un problema professionale e deontologico del medico, il quale secondo quanto dicono i decreti di Helsinki opera per curare e per prescrivere sostanze curative, quindi, volendo, potrebbe rifiutarsi di dare sostanze che sa essere nocive al paziente.
Il motivo di fondo della nostra perplessità, per il quale non ci sentiamo di dare voto favorevole al provvedimento, è che sono in forte ritardo quei servizi che la legge 685 ed i successivi provvedimenti attuativi a livello nazionale e regionale, definivano e che avrebbero creato quella rete reale di servizi nel territorio in grado di dare ai tossicodipendenti valide alternative. Per stare agli adempimenti regionali la Commissione per le tossicodipendenze, a 6 mesi dal rinnovo del Consiglio, non è ancora stata reintegrata nelle sue funzioni. Ci sono adempimenti formali di nomina da effettuare, dei piani di lavoro da rimettere in piedi, esiste il problema dell'inserimento nel lavoro dell'attività professionale, oltre al problema di creare dille strutture alternative. Si è visto, almeno a livello di letteratura (se di letteratura si può parlare visto che in questo campo Nessuno ha delle certezze) che le comunità terapeutiche di tipo agricolo hanno dato in alcuni casi risultati interessanti. Il problema non si può limitare al mantenimento attraverso la terapia metadonica. Tra l'altro, tra le pieghe della deliberazione si parla anche di morfina e non vorrei che questo fosse un primo passo per arrivare ad altre sostanze che non sono distribuibili in farmacia perché non sono comprese nella farmacopea ufficiale.
Quale potrebbe essere il passo successivo? Anche sotto questo profilo qualche perplessità dovremmo averla.
C'è un equivoco di fondo attorno alla filosofia della droga che è vista, sia nella letteratura sia negli interventi di varie parti politiche come una fuga da una società in difficoltà. Dovremmo andare ad esaminare qual è quella società ideale, che non ha difficoltà.
Il problema droga esiste a tutti i livelli sociali, non è legato a classi economiche, non è legato ad un paese piuttosto che ad un altro esiste in zone legate al mondo contadino dove l'organizzazione sociale è poco evoluta, esiste in paesi di cultura industriale. A mio avviso, per non si è posto sufficientemente l'accento sulle motivazioni economiche e reali di assuefazione. Se è vero che ci sono delle motivazioni di tipo sociale, e nessuno di noi può negarle, è anche vero che c'è una sufficiente attenzione al problema della dipendenza fisica dal farmaco, che non è imputabile a cause sociali. C'è infine la filosofia del "buco", per usare una terminologia diventata di moda. Se da un lato il metadone somministrato in certe circostanze e con certe garanzie di servizio potrebbe essere un mezzo per uscire da un circolo più vizioso, dall'altro lato c'è il problema che, mentre il metadone può essere ingerito in forma orale creando un distacco a livello psicologico dalla filosofia del buco, nel caso della somministrazione di sostanze di tipo morfinico, questo problema porrebbe altrettanti gravi problemi. Qual è la differenza farmacologica tra la sostanza morfina e la sostanza eroina? Sappiamo che sono analoghe.
E vengo al nocciolo fondamentale della questione.
Per la mia esperienza passata, ma ancora recente, di Consigliere comunale di Torino, ho potuto seguire da vicino il "Progetto giovani", che tra l'altro la Regione ha finanziato o comunque, attraverso interventi di vario tipo, ha contribuito ad attivare. Al di là delle differenze di impostazione e di visione, abbiamo tutti convenuto sull'utilità dell'impostazione di servizi e di strutture. Su questo intervento per dobbiamo porci degli interrogativi e fare alcune riflessioni. Ho citato la mia esperienza di Consigliere comunale di Torino, ma vorrei sapere quali altre esperienze ci sono nella nostra Regione in questo campo. Il fenomeno droga sta dilagando nei centri minori dove, dal punto di vista sociale e culturale, c'è maggiore impreparazione ad affrontare questo tema. Che cosa stiamo facendo per le famiglie dei tossicodipendenti, che cosa pensiamo di impostare per dare un servizio reale, di sostegno e di aiuto per non limitarci a liquidare la famiglia del tossicodipendente definendola disgregata ed incapace di essere presente nella realtà del giovane? Credo che ciascuno di noi abbia in mente casi umani che non possono rientrare semplicemente nella categoria delle persone che non hanno svolto bene il mestiere di genitori: una definizione di questo genere è la peggiore che potremmo dare. In realtà vi sono casi di giovani di tutti i livelli sociale e culturali i cui genitori hanno fatto quello che hanno potuto e saputo fare, certamente non meglio e non peggio di tanti altri che questo problema non hanno dovuto affrontare.
Questo aspetto - e credo che siamo d'accordo in molti - non è stato correttamente e completamente affrontato.
Ho detto inizialmente che le nostre riserve non sono tanto relative a questo provvedimento, sul quale abbiamo espresso anche in sede nazionale il nostro dissenso, ma sono soprattutto sui ritardi, sulle inadempienze e sul disimpegno degli Enti locali, quindi mi riduco a considerazioni spicciole sulla deliberazione.
Cogliamo quest'occasione non per fare una sterile e stupida critica generica, ma per rivolgere una precisa richiesta di impegno nel quale vogliamo essere coinvolti direttamente come Gruppo politico perché il problema sia affrontato con maggiore serietà, energia ed efficienza essendo, questo, uno dei più gravi della nostra Regione.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARCHIARO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

Il giudizio sulle norme attuative del decreto ministeriale è positivo perché permette di individuare una regolamentazione per la somministrazione di farmaci sostitutivi della droga. Nella drammaticità della situazione l'importante è, attraverso l'intervento della Regione, degli Enti pubblici e la sensibilizzazione a tutti i livelli, salvare il maggior numero possibile di vite. Queste misure permettono di utilizzare le strutture pubbliche e di attirare in esse i tossicodipendenti. Il problema pu trovare una soluzione a monte: l'informazione, la sensibilizzazione, a tutti i livelli, comprese le scuole, ma si tratta anche di riuscire a mettere in piedi una serie di atti e di misure che permettano di dare una risposta alla perdita di valori. Troppo spesso un giovane si droga perch rifiuta un certo tipo di lavoro od il modo di vivere.
E' necessario rispondere anche a questo problema se vogliamo riuscire a sottrarre i giovani alla dipendenza della droga. E' quindi un problema di trasformazione della società e dei suoi valori. Non a caso, spesso, ci sono giovani che collettivamente decidono di sottrarsi alla droga cercando di vivere una vita diversa da quella che gli offre la società. Rispetto alla deliberazione, mi sembra in essa manchi l'istituzionalizzazione del coordinamento regionale che potrebbe avvenire da parte dei responsabili dei problemi delle tossicodipendenze dell'Unità Sanitaria Locale e da un funzionario regionale. Chiedo quindi di inserire questo punto.
La seconda questione che non mi è chiara, è quella relativa al Comitato previsto nella legge 685, abolito dalla legge 383 e che ora non si capisce come viene sostituito: in qualsiasi modo, comunque, è necessaria ed indispensabile la partecipazione degli operatori di base.
Così pure nell'attuazione dei progetti-obiettivo, che sono l'emanazione del piano socio-sanitario, credo sia necessario prevedere la consultazione degli operatori di base.
Credo che rispetto ad alcuni progetti-obiettivo, in particolare a quello delle tossicodipendenze, è necessario prevedere una specifica partecipazione alla gestione dei servizi da parte degli utenti. Il problema della partecipazione non può essere risolto, soprattutto per materie specifiche ed importanti come questa, con il Comitato di partecipazione dell'U.S.L., ma debbono esserci i livelli più specifici di partecipazione da parte degli utenti.
E' necessario assumere iniziative per far arrivare il metadone nelle farmacie e per intervenire presso l'Ordine dei Farmacisti in merito alla gestione delle ricette e delle prescrizioni settimanali. Non si pu consegnare all'assistito il gruppo delle ricette settimanali con il rischio di un'assunzione del farmaco in quantità pericolose o della commercializzazione del farmaco, ma si deve prevedere una gestione che permetta alle farmacie di dare all'assistito la quantità giornaliera.
Credo sia necessario lavorare attorno al tema della partecipazione degli operatori di base. Formalizzo la richiesta della istituzionalizzazione del coordinamento regionale e chiedo che venga inserita all'interno delle misure attuative del decreto ministeriale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carazzoni.



CARAZZONI Nino

Cercheremo di essere brevi, però l'argomento è di una tale ampiezza che richiede senza dubbio una trattazione più dettagliata, soprattutto esauriente. Definire un passo avanti verso la risoluzione del tragico problema della tossico-dipendenza, la demagogica attuazione del cosiddetto "decreto Aniasi" sulla liberalizzazione del metadone, cui si riferisce la proposta di deliberazione, non sappiamo se sia più utopistico o più colpevole soprattutto alla luce della completa impreparazione in cui si trovano - nella nostra come nelle altre Regioni - le singole Unità Sanitarie Locali, sia dal lato organizzativo sia dal lato del controllo medico, con strutture pubbliche praticamente inesistenti o non efficienti come riconosce o meglio riconosceva una circolare dell'ex Assessore alla sanità, Enrietti, in data 2 giugno 1980, quando scriveva: "Sono pervenute all'Assessorato numerose segnalazioni da parte degli operatori dei servizi di magistrati, inerenti il mancato ricovero dei tossicodipendenti presso gli ospedali della Regione".
Che cosa significa scrivere al punto 1) dell'allegato A) (e questo è indubbiamente opera dell'attuale Assessore Bajardi): "Si raccomanda l'utilizzazione nelle U.S.L. degli operatori che hanno acquisito una specifica esperienza nel settore delle tossicodipendenze", se non ammettere che non si è in grado di dotare le stesse U.S.L. di personale specializzato, perché il personale specializzato non è stato seriamente preparato? E che è giocoforza allora affidarsi a volontari - benemeriti intendiamoci - ma non si sa con quale grado di professionalità, se non addirittura di quanto pericolo e di quanta improvvisazione sia dotata questa loro sperimentazione? Siamo d'accordo con la delibera quando privilegia il rapporto con l'ospedale o con il medico di fiducia, anziché con la farmacia, come vorrebbe il D.M. 7 agosto 1980; ma dissentiamo totalmente là dove si esaltano i servizi socio-sanitari, allo scopo operanti nella nostra Regione, perché li riteniamo non solo insufficienti, ma anche mal gestiti tant'è che sino ad oggi non hanno dato altro che risultati negativi.
E' forse diminuito il numero dei tossicodipendenti, o perlomeno non è aumentato, da quando questi centri sono in funzione? Perché l'Assessore Bajardi non ci porta una statistica aggiornata su questo dramma che nessun aggettivo riesce più a qualificare? D'altro canto, quando l'Assessore, in una sua relazione del 1° dicembre 1980, scrive che bisogna realizzare la controcultura della droga e ammette quindi che sino ad oggi questa controcultura non è stata realizzata, che altro fa se non una dichiarazione di fallimento, che se non lo riguarda personalmente, certamente si riferisce all'esecutivo precedente e in carica? Forse, solo preso dalla legge antidroga, tentava di consegnare alle comunità di base il problema che in queste comunità era nato; ma per raggiungere tale traguardo era necessario che la comunità venisse resa consapevole del problema (anche questa, se pur non soltanto questa, è controcultura della droga). La Regione in tal senso non si è mossa e la comunità oggi è ancora impari a prevenire il fenomeno, impari a trattarlo impari a risolverlo. Quando poi, sempre in quella relazione che citavamo prima, si legge che "è opportuno Promuovere un'attività conoscitiva sulle tossicodipendenze", viene fin troppo facile chiederci che cosa la Regione ha fatto in dieci anni, perché tanti ne sono passati da quando il problema per la prima volta venne sollevato proprio da noi all'interno del Consiglio regionale, se nel gennaio del 1981 non è in grado di "conoscere in concreto il fenomeno specifico e la sua evoluzione storica" oppure se ancora non sono stati neanche "approntati i testi di informazione da mettere a disposizione degli enti, delle organizzazioni dei cittadini". Oltretutto, ci volete dire a che cosa è servita la spettacolare indagine sulla droga, svolta nella seconda legislatura, se sui dati raccolti non si è lavorato, per trarne almeno indicazioni suggerimenti, ipotesi di soluzione? Noi siamo dispiaciuti che non sia in aula in questo momento il Presidente Enrietti: gli avremmo detto che ci ha colpiti e siamo molto favorevoli al suo slogan di "governare con la gente", soprattutto quando spiegandolo dice che governare con la gente significa ascoltare tutti sentire tutti, incontrarsi con tutti, ma poi decidere e non rimanda re i problemi. Non rimandiamolo più, allora, questo problema e soprattutto convinciamoci che sulla strada percorsa abbiamo ottenuto soltanto risultati negativi.
E' dunque su quella strada, ammesso e non concesso che si tratti di una strada, e non invece di un sentiero lungo il quale andiamo annaspando, non è più possibile continuare. D'altro canto, è la medicina a dirci che chi fa uso di droga pesante ben difficilmente torna indietro; mentre chi fa già ricorso al metadone è sin d'ora destinato a passare prima o poi, con l'inevitabile assuefazione, al consumo delle droghe pesanti.
Il problema potrebbe migliorare soltanto con adeguati e specifici servizi socio-sanitari dotati di medici, di farmacisti, di psicologi. Ma abbiamo già detto intervenendo sulle relazioni degli Assessori Bajardi e Cernetti Bertozzi: dove troviamo tanto personale preparato? I tossicodipendenti candidati alla morte, devono essere seguiti ed educati per essere messi in condizione di uscire da questo tragico tunnel.
La realtà è una sola: soltanto la prevenzione riesce a vincere e ad evitare che altri giovani imbocchino la strada della droga. Ma a questo punto, colleghi di questa maggioranza e delle passate maggioranze, diteci che cosa è stato fatto sul piano delle prevenzioni. Citateci un solo provvedimento, una sola deliberazione, una sola iniziativa.
Noi crediamo sinceramente che, se non c'è omissione di atti d'ufficio quanto meno c'è omissione di atti di conoscenza. Un esame di coscienza sarebbe doveroso farlo, non soltanto per la mancata prevenzione, ma per le ragioni di ordine spirituale che portano tanti giovani a drogarsi. Ha ragione l'Assessore Bajardi quando afferma che il fenomeno più che "farmacologico è politico e sociale". Lo abbiamo detto, lo diciamo anche a destra, ma, dicendolo lei, Assessore, viene ad affermare una grave condanna per i partiti che da trent'anni detengono le leve del potere in Italia.
Le nuove generazioni in questi anni sono state messe nella condizione di non sentirsi protagoniste della propria esistenza e sono rimaste come segnate da un profondo disagio psichico, quasi patologico, nella costante ricerca del senso spirituale della vita e delle cose da cui sono circondate. Sono state educate non tanto a "conoscere", quanto a "sopravvivere": pianificazione di iniziative creatrici, eclissi di valori autentici, assenza di punti fermi cui riferirsi, esistenza in una società disumanizzante e crisi totale dell'essenza umana.
E' in questo contesto che si innesta il fenomeno della droga, quasi come denuncia della carenza di un autentico momento alternativo di vita e come costante ricerca di risposte valide, di maestri veri, di esempi probanti.
Le cause vanno quindi ricercate nella crisi dei valori, nelle certezze che animano la vita di ogni uomo e che questo sistema, queste istituzioni questo Stato non hanno saputo e non sanno dare. Troppi giovani non credono non sperano, non lottano, perché ogni sogno, ogni speranza, ogni libera iniziativa viene mortificata, deviata, strumentalizzata dagli apparati di partito e dal clima, dall'organizzazione di questa nostra società materialista e consumistica. Il sistema opprime la creatività, la limita la controlla. E non parliamo degli esempi che la classe dirigente dovrebbe dare e che purtroppo non dà, oppure dà in modo negativo.
Ecco perché chiedevamo esami di coscienza. Colleghi Consiglieri, non si possono risolvere problemi, angosciosi ed angoscianti, quali quello della droga, che attengono prima ancora che alla sfera della salute fisica a quella della salute spirituale, senza prima interrogarci sulle loro cause e sulle responsabilità che esse coinvolgono.
Di fronte al "decreto Aniasi" e alle conseguenti misure attuative della Regione Piemonte diciamo "no" all'insensata distribuzione della droga, come del resto avviene in tutti i Paesi più civilizzati, vuoi dell'occidente vuoi oltre cortina. L'Italia e il Piemonte non debbono diventare anche in questo campo terra di esperienze pericolose. E tra queste noi consideriamo anche l'autorizzazione data al Comune di Torino, sia pure con talune cautele, per l'impiego della morfina. In un campo complesso e delicato quale quello di cui trattiamo, le terapie che non abbiano una "valida azione scientifica" (e la relazione Bajardi lo esclude, esclude cioè che questa valida azione ci sia) corrono il rischio di incrementare il fenomeno anziché combatterlo.
La verità è che la legge nazionale n. 685, come la legge regionale come il decreto Aniasi e la relativa delibera di attuazione, sono tutte norme ricche di contenuto ideologico, ricche di taglio politico preciso: proprio per questo, però, so no rimaste soltanto enunciazioni di principio spesso anche pericolose. Se è vero che mano e volontà politica sono indispensabili al legislatore, è altrettanto vero che in un campo di tale delicatezza e specifica competenza, delle competenze non era possibile fare a meno. Soltanto una ristretta Ma agguerrita equipe di medici, di psicologi, di magistrati, di assistenti sociali specializzati, avrebbe potuto fornire lo schema per l'organizzazione della prevenzione della droga e della riabilitazione del tossicodipendente, sul quale poi far lavorare il politico.
Invece, sulla competenza si è privilegiata l'ideologia e, quel che è peggio, con l'ideologia siamo rimasti alle parole, alle dichiarazioni, alle improvvisazioni. Intanto il numero dei tossicomani aumenta e l'età media fa registrare paurosi abbassamenti: è questo il solo risultato che si è ottenuto.
Crediamo di aver sufficientemente giustificato il voto negativo che il M.S.I. darà alla deliberazione di attuazione del decreto Aniasi, al quale poi vanno aggiunte le implicazioni di ordine criminale che la droga porta con sé e che Torino ha drammaticamente vissuto in questi giorni con l'uccisione del gioielliere Alliena, alla cui famiglia noi non possiamo mandare soltanto vuote e formali espressioni di cordoglio, ma dobbiamo esprimere l'impegno concreto almeno per far dimenticare tante colpe e tante omissioni, di non perdere più neppure un'ora per iniziare finalmente la battaglia contro la droga. Battaglia che non può essere combattuta che anzi, sarà resa più difficile dall'applicazione del decreto Aniasi.
Crediamo con questo di avere sufficientemente motivato le ragioni che ci spingono a votare contro la deliberazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Reburdo.



REBURDO Giuseppe

La deliberazione proposta dall'Assessore Bajardi solleciterebbe un dibattito ampio sul tema delle tossicodipendenze e sulle cause che determinano tanti casi di emarginazione, ma questa non è la sede opportuna.
Raccogliendo invece le sollecitazioni del Presidente dell'assemblea ed entrando nel merito della deliberazione, occorre dire che essa è frutto di una dialettica apertasi dopo il primo decreto Aniasi che non teneva conto di più avanzate sperimentazioni già avviare in alcune Regioni come il Piemonte.
Sul primo decreto Aniasi, infatti, vi sono state varie richieste di modificazione che tenessero conto delle sperimentazioni in atto e cito quella dei coordinatori dei servizi dipartimentali, previsti nel 1977/1978 dalla Regione Piemonte.
Anche in seguito alle sollecitazioni della Giunta e dell'Assessorato il decreto Aniasi è stato modificato.
La deliberazione oggi in discussione non tocca i problemi generali esistenti sul problema della droga.
Siamo tutti coscienti che su di esso sono necessarie delle risposte tecniche e, anche se esse non sono sufficienti, con questa deliberazione ne emergono alcune tecniche, importanti, avanzate, precise e puntuali. Il fenomeno della droga interessa la società intera, i valori perduti, una società permissiva dove altri miti si sono imposti determinando anche una deviazione culturale, etica e morale.
Accanto alla risposta tecnica, data con questa deliberazione, è anche opportuno affrontare il discorso di una corretta informazione, che evidenzi la necessità di lottare contro un certo tipo di mentalità, di chi crede di risolvere i problemi dei "diversi" attraverso interventi di specializzazione, di emarginazione, di accantonamento. Va fatto uno sforzo per superare queste situazioni, di carattere etico, morale e culturale per avviare degli interventi che riguardano anche gli aspetti socio-economici.
Viene interessata la famiglia, in ordine ai rapporti tra genitori e figli.
La società tutta deve mettersi di fronte ai problemi dell'emarginazione non in termini di repressione, di terrorismo, ma in termini di tolleranza di apertura e di comprensione dei problemi. Credo che facendo tesoro dell'iniziativa condotta dal Comune di Torino, sia possibile realizzare in concreto le proposte contenute in questa deliberazione, responsabilizzando i so:netti interessati, salvaguardando l'anonimato, formando gli operatori.
Rimane aperto il discorso generale che questa deliberazione non poteva affrontare, ma solo gestire una disposizione ministeriale adeguandola alle realtà della società piemontese che sul piano dell'intervento tecnico e sul piano delle sperimentazioni preventive e di recupero è tra le più avanzate della realtà italiana.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Non vuole essere una pura reprimenda né un fatto di colore, ma il problema toccato dalla deliberazione in discussione comporta la presenza dell'Assessore (non perché il problema debba essere visto in termini assistenziali o paternalistici, ma per l'opportunità di far decollare un minimo di politica di dipartimento) e soprattutto del Presidente della Giunta, visto che in questi giorni, grazie ad un organo di stampa locale il dibattito sulla droga è diventato di particolarissima attualità. Anche se non si ritiene questa la sede adatta, tuttavia dopo la dichiarazione di un Magistrato e quanto abbiamo letto su "Specchio dei tempi", un consesso che rappresenta pur sempre un certo numero di milioni di cittadini non pu ritenere di dover svolgere soltanto un adempimento burocratico assumendo una deliberazione in questo senso, soprattutto quando tale adempimento ci porta a risentire luoghi comuni estremamente triti da far pensare che probabilmente era il caso di sperare che questa deliberazione non arrivasse neanche in Consiglio. Sottolineo lo scarso senso critico di alcune forze politiche le quali ritengono che soltanto certi modelli possono escludere questo fenomeno. Mi pare di non andare troppo lontano nel dire che soltanto il sistema poliziesco realizzatosi in Cina ha risolto questo problema radicalmente. Quindi la scelta è abbastanza semplice.
L'esame di questa deliberazione si pone come primo momento attuativo e reale da parte d ella Regione, quindi non può prescindere dal dibattito che è in corso anche perché, pur con la massima stima che ho nei confronti di un egregio funzionario regionale, non posso convenire sulla sua interpretazione data su questo fenomeno che, guarda caso, è diventato per capacità del funzionario stesso e per assenza degli organi a ciò preposti la voce della Regione su questo problema; cioè l'aggancio sociologico a questo tipo di problema è completamente sbagliato così come l'approccio troppo medico-terapeutico che è il limite necessario di questa deliberazione.
Il Giudice Bongiovanni ha dichiarato che quello della droga sta diventando il problema centrale della nostra città. Su "Specchio dei tempi" (che andrebbe letto come i volumi di carta che ci date) sono state pubblicate delle notizie estremamente pericolose di genitori che chiedono la costituzione di case coatte per tossicodipendenti. Se questo avverrà, se contemporaneamente il nostro funzionario regionale ci dice che a determinare il problema della droga è un particolare tessuto sociale e il degrado, avvicinandosi alla dichiarazione dell'esponente missino che dice che è la società priva di valori che crea il problema della droga, ecco che tutte queste cose meritano un minimo di risposta.
Dobbiamo chiederci in sostanza, perché non si è riusciti ad innescare una cultura contro la "cultura della droga". Intanto rifiuto la "cultura della droga", al massimo esiste una mistica della droga (ovviamente della droga le :nera), esiste una cerimonia che attiene ai giovanissimi che la usano come strumento di rapporto.
Che cos'è che determina il livello del problema nella nostra Regione? Mi permetterei di criticare quanto diceva il nostro funzionario che il numero dei morti è molto inferiore a quello delle altre Regioni. Questo non è indice di un fenomeno meno diffuso, al contrario, è indice di un fenomeno meglio organizzato. La morte da droga non avviene per assunzione troppo lunga nel tempo, ma avviene per overdose che è la dimostrazione di un certo sistema di mercato non organizzato, di miscele non garantite, dalla "casa madre" o quantitativamente diverse da quella alla quale l'utente è abituato.
Dal punto di vista sociale e politico questo dato sta ad indicare che il sistema è diventato regime, non è più soggetto a scosse, i rifornimenti arrivano regolarmente, il mercato funziona, gli spacciatori hanno campo libero.
La tesi secondo cui si arriva alla droga per frustrazioni o per non ritrovamento di valori nella società, è certamente molto interessante, ma anche molto ardita. Il problema fondamentale è rappresentato dall'assuefazione ; gli stessi assertori del metadone ritengono che si possa risolvere tutto dal punto di vista farmacologico. Ricordo, per chi non lo sapesse, che l'eroina, prodotto di sintesi che è stato studiato realizzato e voluto e che poi è scappato di mano come all'apprendista stregone, doveva in teoria avere gli stessi benefici della morfina senza avere di questa la caratteristica di essere prodotto che produca assuefazione.
L'eroina ha due tipi di assuefazione, quello fisico, che significa l'incapacità del nostro fisico di produrre sostanze in grado di mantenere la soglia di difesa dal dolore entro i limite di tolleranza, e quello psicologico. Che cos'è l'assuefazione psicologica? Secondo indagini in corso che sono probabilmente più vicine di quanto non sia no i nostri atteggiamenti pressapochistici (inclusi ovviamente i miei) l'eroina attraverso meccanismi non ben conosciuti, è in grado di influire su quella parte della corteccia cerebrale dove hanno sede i sensi della remunerazione, della soddisfazione e del piacere. La stessa soglia di remunerazione, di soddisfazione e di piacere che in condizioni di normalità si ottiene da relazioni affettive, sociali, dall'impegno nella vita pratica, si realizza attraverso l'assunzione della droga, il che fa ritenere più lontano e più difficilmente perseguibile nella realtà lo stesso livello di soddisfazione. La causa non è da ricercarsi nella società ritenendola più cattiva, ma è nell'individuo che è diventato meno attrezzato nei confronti di quella società.
Quindi questo salto psicologico evidentemente distrugge la società per il tossicodipendente, la rende più difficile da avvicinare. Quindi la confessione che sentiamo fare dal tossicodipendente è che sente la società lontana, non partecipata, difficile; è il processo di deformazione della realtà avvenuta all'interno dell'individuo.
Questa considerazione, della quale vi prego di scusarmi, ci suggerisce che molte cose che diciamo e scriviamo dovrebbero essere rilette con un minimo di attenzione.
Tra l'altro, fintanto che le soglie di speculazione della mafia sono quelle che sono nel nostro Paese, fintanto che questa industria rende più dell'industria dell'automobile, sarà molto difficile riuscire a comprimere questo fenomeno. Non ci illudiamo di riuscire a risolvere questo problema vista l'allarmante caduta di interesse, l'arretramento culturale dove i genitori chiedono l'istituzione di case protette e dove un magistrato ritiene questo male come fondamentale della nostra società. Individuo nel decadimento e nell'imbarbarimento della società la vittoria delle b.r.
Anche la poca attenzione del Consiglio a questo dibattito sta ad indicare che l'interessamento a questi problemi sta diminuendo giorno per giorno.
In effetti qui non stiamo risolvendo nessun problema, ma semplicemente per decoro del dibattito, esprimiamo un giudizio su questa deliberazione.
Ovviamente per rispetto verso le istituzioni, il giudizio si deve riferire esclusivamente ed unicamente a quanto la Giunta ha potuto produrre nell'ambito dei limiti oggettivi esterni, cioè la legge nazionale.
Individuo alcuni punti di crisi di realizzazione degli intenti della deliberazione in riferimento alle realtà esterne.
Fuori dalla grande città e dei capoluoghi, queste strutture terapeutiche e di sostegno o non esistono o, se esistono, corrono il rischio di avvitarsi su se stesse. L'on. Costa quando ha lasciato l'Asinara ha descritto come quel luogo coinvolgeva in uno stesso processo di degrado sia i carcerati che i carcerieri. Quindi nelle U.S.L. periferiche dove non esiste un interscambio culturale di persone addette, c'è il rischio di nevrosi degli operatori che, a mio avviso, se non ci sarà attenzione da parte della Giunta e delle U.S.L., determinerà fenomeni di insofferenza nei confronti dei tossicodipendenti. Questo sarebbe il più grave degli errori che potremmo compiere perché, a mio avviso, l'ultima soglia a cui si arriverà nel dibattito sulle tossicodipendenze, sarà quella di ricreare la categoria del "diverso". Quindi la deliberazione con l'istituzionalizzazione del drogato nei suoi rapporti, ad personam immodificabili culturalmente e personalmente, può produrre questo risultato. Quindi, carenza e insufficienza delle strutture a tempi brevi rischio che nel tempo gli operatori periferici siano costretti in una situazione di nevrosi tale da determinare difficoltà di rapporti e soprattutto, a mio avviso, rischio di una sperimentazione dilettantesca a livello periferico fatta sotto l'impulso dei vizi logici cioè con L'approccio clericale (ma che non attiene ai democristiani), con il vizio dell'approccio sociologico, un arretramento su quel tanto o poco che si è riuscito a costruire su questa materia. La provincializzazione di questo problema è il grosso limite di questa deliberazione.
Si dice che attraverso queste strutture periferiche si dovrebbe arrivare all'informazione. Ebbene, l'informazione corretta è molto difficile: bisogna conoscere, bisogna avere gli strumenti per informare.
Si dà il caso che esistano statistiche precise che indicano come l'informazione sia il veicolo di propaganda più efficace in questa materia.
Negli Stati Uniti sono state fatte delle ricerche da cui è emerso che proprio le classi più informate sono quelle che hanno dato il maggior numero di reclute alle tossicodipendenze.
L'informazione svolta da un operatore della Valle di Susa su questi argomenti potrà essere la più attuale, ma probabilmente la più rimasticata possibile, perché per quanto corretta ed obiettiva, non determina consapevolezza, capacità e responsabilità individuale, ma interesse e curiosità. Se poi vicino alla curiosità ci mettiamo l'aggettivo "morbosa" la frittata è belle che fatta.
Per segnare il nostro comportamento rispetto a certe forze politiche che vedono il metadone come una porta rischiosa aperta verso il risultato ultimo che potrebbe anche essere la somministrazione di eroina, e poich secondo noi questa porta deve essere presente come un'ipotesi da verificare, da studiare, da analizzare, consideriamo la deliberazione un primo approccio per una serie di adempimenti successivi fatti sotto l'impero della ragione, ma anche sotto l'impero della volontà di andare avanti e soprattutto con la consapevolezza che il fenomeno è ormai di dimensioni tali che possiamo permetterci anche qualche errore.
Non riportiamo in questa sede la polemica sull'eroina sì, eroina no perché è problema di carattere scientifico e non di carattere politico. Il vero fronte della battaglia non è quello della cultura, non è quello sociale, non è quello medico, si tratta di sapere se i nostri strumenti di convincimento nei confronti del giovane, siano più efficaci degli strumenti di coloro che vivono come nababbi grazie a questo traffico: lo scontro è tra la società che ha certi strumenti e la malavita che ha altri strumenti e questo scontro o lo si affronta o noi ne usciamo perdenti.
Per queste considerazioni esprimiamo giudizio positivo su questa deliberazione, pur con tutte le riserve, e con la certezza che l'Assessore sempre attento ai dibattiti, vorrà farne tesoro per quanto di sua competenza.



PRESIDENTE

La parola alla signora Vetrino Nicola.



VETRINO Bianca

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, se è vero che il provvedimento che abbiamo di fronte è quasi esclusivamente tecnico in quanto attuativo del decreto del Ministro e si riferisce all'aspetto farmacologico, molto esiguo rispetto al problema generale della droga, a noi sembra che questa sia, contrariamente a quello che è stato detto, una delle sedi più idonee per affrontare il dibattito.
Il Consiglio regionale ha già affrontato questo argomento negli anni passati ed in questa legislatura per due volte, nell'ambito generale dei problemi socio-sanitari. Quindi mi Sembra logico accogliere l'opportunità di una deliberazione, che specificatamente si occupa della droga, per approfondire la nostra posizione, le nostre proposte verso un problema che è diventato così importante nel mondo, in Italia, e anche nella nostra comunità.
Nel 1972, nel corso di un convegno, ho potuto sentire un luminare straniero che si occupa di questi problemi, il quale diceva che il fenomeno della diffusione della droga era allora molto più grave di quello che la società nel suo complesso lo valutasse. Parlava dell'America dell'Inghilterra, della Germania e degli Stati Uniti. A chi gli chiedeva che cosa pensava di questo fenomeno riferito all'Italia - in quel momento non se ne accusava una presenza consistente - egli diceva che sarebbe diventato ossessivo negli anni a venire, in quanto nel nostro Paese esisteva una situazione di stallo emotivo, talmente pericolosa, che entro 6/7, al massimo 10 anni, l'eroina in rapporto alla densità della popolazione avrebbe attecchito e si sarebbe diffusa in misura gigantesca e quasi inarrestabile.
Nel 1974, due anni dopo quelle dichiarazioni, registravamo in Italia un morto per eroina, nel 1979 circa 130, nel 1980 giusto 150, considerando che le morti per droga, a differenza per esempio, di quelle del terrorismo avvengono per lo più in situazioni di silenzio e di solitudine, molti decessi possono essere statisticamente registrati come "di altra natura".
Il fenomeno, quindi, ha assunto dimensioni importanti e merita di essere approfondito anche in questo Consiglio regionale. Si pone, tra l'altro, con urgenza l'esigenza di una serie di iniziative mirate efficaci, accuratamente ponderate, evitando inutili sprechi di denaro pubblico e stimolando una partecipazione pluralistica da parte dei partiti politici, delle forze sociali e di tutti i cittadini.
Sulla base dei recenti documenti in ordine alla diffusione della droga e delle raccomandazioni dell'Organizzazione Mondiale della Sanità riteniamo che debba essere privilegiata la prevenzione rispetto alla cura.
Infatti, la cosiddetta "cura" consiste nel somministrare al tossicodipendente da eroina dosi scalari derivanti da altre droghe, come la morfina o il metadone, con il risultato di trasformare l'eroinomane in morfinomane o dipendente da metadone. Pretendere di arginare il fenomeno della droga, illudendo migliaia di giovani tossicodipendenti con il miraggio della liberalizzazione dell'eroina o delle incontrollate distribuzioni di altri farmaci, è illusorio. Il cosiddetto problema della liberalizzazione, che ha suscitato tanti clamori e polemiche al momento del Ministro Altissimo, è un falso problema che può interessare da un lato poche migliaia di giovani drogati incalliti e dall'altro un certo tipo di società attenta solo al fenomeno della delinquenza indotta dal mercato della droga.
Su un recente rapporto del Governo sulla diffusione degli assuntori di droga in Italia, si ricava che i tossicomani rilevati dalle istituzioni sarebbero 11 mila. Uno studio parallelo epidemiologico dimostra invece che la stima globale dei tossicodipendenti in Italia è di 65 mila persone.
Ciò dimostra in modo inequivocabile che accanto a 11 mila eroinomani ufficiali, incalliti, stanno 54 mila consumatori occasionali o saltuari oppiacei che fanno parte di quella quota sommersa che sfugge al rilievo delle autorità della polizia e sanitarie.
Lo sforzo della comunità deve essere diretto, pur tenendo conto anche di questa minoranza; verso coloro per cui esiste una reale possibilità di recupero, soprattutto nei riguardi di quella fascia adolescenziale e minorile che corre maggiormente il rischio di un'emarginazione sociale e di una autodistruzione attraverso la via dell'eroina.
Se si deve considerare inoltre che in Piemonte due sole Province Torino ed Alessandria, contribuiscono per il 70% delle segnalazioni regionali, è evidente che il problema della tossico-dipendenza minorile è strettamente collegato alla prevenzione ed è particolarmente sentito, anche in rapporto al numero relativo di abitanti nella città capoluogo di regione. E' probabile che il fenomeno, come accennava la collega Bergoglio Cordaro, si stia diffondendo anche in realtà più decentrate; di fatto però, i dati che abbiamo oggi ci fanno considerare questo fenomeno come eminentemente urbano. E' evidente che la prevenzione delle tossicodipendenze abbraccia molti aspetti delle problematiche e del mondo giovanile come quelle relative alla scuola, all'impiego, alla casa, al tempo libero. E' altresì ovvio che le cause del disadattamento e dell'emarginazione minorile non hanno solo radici di tipo sociale, ma sono anche collegate alla crisi delle istituzioni e dei valori tradizionali. Le iniziativa da attuare, per una corretta prevenzione da parte dell'Ente pubblico, devono essere molto realistiche e graduali poiché non si possono eliminare con uri colpo di spugna tutte le possibili cause di emarginazione individuale e sociale.
Poiché, al di là delle valutazioni sulla deliberazione, scopo di un dibattito come questo è anche di promuovere delle proposte, noi riteniamo che fra le misure prioritarie che l'Ente pubblico deve adottare per cercare di Porre rimedio alla diffusione della droga si possa individuare una corretta campagna di informazione rivolta ai giovani, agli insegnanti e ai genitori nell'ambito di quella educazione sanitaria che costituisce una delle funzioni più importanti che la riforma sanitaria affida alle Unità Sanitarie Locali.
Le raccomandazioni del Consigliere Marchini relativamente ad una prudenza in queste iniziative vanno certamente tenute presenti, ciò non esclude però che si debba pervenire ad un tipo di informazione che consenta ai genitori, agli educatori, ai giovani di affrontare il problema.
Eventualmente una indagine-questionario potrebbe dirci come quelle persone direttamente interessate al problema si pongono di fronte alla droga e come ritengono esse stesse di intervenire per prevenire il fenomeno.
Tale indagine, che abbiamo già richiesto nelle sedi comunali e che probabilmente occorrerebbe attuare su scala regionale, non va ristretta solo agli oppiacei, ma va estesa al tabacco, all' alcool, ai tranquillanti chiamati impropriamente droghe.
Gruppi spontanei nella comunità regionale, come il Gruppo Abele, stanno agendo su questo campo da molti anni e io credo che sarebbero opportuni contatti con queste organizzazioni che vivono tutti i giorni questi problemi e che relativamente all'informazione, per esempio, hanno avviato quella che viene chiamata "l'università dalla strada". In questo campo come diceva il Consigliere Marchini, siamo ancora pressapochisti e probabilmente uno scambio costante con chi del problema si occupa da tanto tempo potrebbe essere opportuno per una soluzione.
L'iniziativa relativa ad una indagine-questionario dovrebbe essere affidata ad esperti di indagine di mercato per l'obiettiva difficoltà della materia che richiede dati quantitativi ed anche qualitativi. Sarebbe un errore madornale affidare l'iniziativa alla buona volontà di singoli funzionari, di operatori occasionali o di volo n tari. Siamo favorevoli al volontarismo in determinati settori, non certamente in questo.
Poiché lo scopo di questa iniziativa è informativo sulla situazione attuale, dovrebbe essere garantito un rigoroso anonimato. Tale campagna di informazione nel quadro più generale della prevenzione delle tossicodipendenze, perché sia efficace, deve riuscire a coinvolgere ogni singolo cittadino interessato al problema attraverso lo strumento attuale di partecipazione che è rappresentato dalle ormai costituite Unità Locali dei Servizi.
Per evitare dei doppioni è necessario coinvolgere attraverso corsi di formazione e di aggiornamento gli operatori sociali, socio-sanitari e medici, che a tempo definito o a tempo pieno fanno già parte delle strutture centralizzate o decentrate dei Comuni.
La base culturale di esperienza per una corretta informazione deve essere fornita da tutti coloro che nell'ambito universitario ospedaliero e nei centri anti-droga diano sufficienti garanzie di preparazione ed esperienza professionale.
Vorrei velocemente concludere, accogliendo la raccomandazione del Presidente, anche se il tema si presterebbe ad altre osservazioni. Si impone, a nostro avviso, e richiamo una raccomandazione che faceva il Consigliere Montefalchesi, un'azione coordinatrice dell'Ente regionale poiché se è vero che la riforma sanitaria affida alle U.S.L.
l'individuazione dei presidi e dei servizi per la prevenzione, la cura e la riabilitazione dei tossicodipendenti, è altrettanto vero; però, che il fenomeno è talmente grave e suscettibile di aggravamento giorno per giorno come le statistiche dimostrano, che occorre un impegno a tutti i livelli.
E' altresì necessario che l'Ente regionale assuma a riguardo un ruolo di coordinamento in questa prima fase d'avvio delle U.S.L., molte delle quali ancora sprovviste non soltanto della struttura ma anche, probabilmente dell'approccio culturale indispensabile a questo problema; quindi si è ben lontani dalla realizzazione della "contro-cultura della droga" auspicata dall'Assessore nella sua introduzione e che sarà possibile soltanto attraverso l'informazione e la sensibilizzazione di tutti i cittadini, che se è augurabile in ogni campo, lo è particolarmente in questo delicato ed ancora forse sconosciuto aspetto della natura umana.
Per arrivare al provvedimento che abbiamo di fronte, circa l'utilizzo di questo farmaco per le cure disintossicanti oppure per il mantenimento legale dello stato di dipendenza, bisogna precisare che anche in questo caso per dare un parere stabile, occorre inquadrare la somministrazione dello stesso Nell'ambito delle diverse realtà territoriali. Nei centri anti droga e nei reparti ospedalieri può avere una sua utilità se da parte dell'equipe socio-sanitaria esiste la consapevolezza che il suo uso serve non solo ed unicamente come una risposta farmacologica, tecnica, ma anche per l'attenuazione della pericolosità sociale, della criminalità dei tossicodipendenti (questi sanno di poter ottenere una droga senza doversi dannare per procurarsi i soldi per la dose quotidiana) e per agganciare i tossicodipendenti, se si tiene conto che esistono altre esigenze in questi soggetti che vanno evidenziate e soddisfatte.
Ci sembra che il decreto ministeriale abbia affrontato questi problemi anche se l'attuale organizzazione e le nostre strutture, non ci consentono ancora di considerare bene avviato a soluzione questo problema.
Sempre relativamente al provvedimento che abbiamo all'esame vorrei chiedere all'Assessore alcune precisazioni: la prima si riferisce in particolare alla pag. 2 della relazione della Giunta laddove nel riaffermare le linee programmatiche di contenuti tecnici e metodologici della deliberazione, viene detto che queste stesse non sono del tutto riconducibili al disposto dell'art. 3 del decreto stesso: sembra che ci sia contrasto, o comunque una possibilità di mancata coincidenza in queste cose. Prego l'Assessore di spiegare in che cosa non sono riconducibili queste nostre disposizioni regionali ai dettami dell'art. 3.
Infine, altre due osservazioni: la prima si riferisce al punto 8) della relazione allegata, laddove si prevede la somministrazione che io credo debba essere intesa come consegna ed assunzione in loco del farmaco, al punto 9), dove si considera il caso di prescrizione a tossicodipendente minorenne, è prevista la consegna della dose giornaliera presso la farmacia; la consegna è effettuata a persona maggiorenne munita di specifica autorizzazione, lo stesso vale per il tossicodipendente ammalato che non può per cause diverse recarsi in farmacia.
Così come elencata non risulta la responsabilità, oltre che di ottenere il farmaco, di fare assumere la droga alla persona per la quale questo farmaco viene consegnato: secondo noi sarebbe utile precisare questo punto.
Non vorrei che sembrasse una preoccupazione superflua, ma un'eccessiva larghezza a questo riguardo potrebbe innescare uno sviluppo di mercato grigio mentre stiamo tutti combattendo quello nero.
La seconda osservazione è che nel documento non si accenna alla possibilità di un intervento domiciliare o anche ospedaliero da parte dei responsabili del servizio al quale viene dato l'incarico dell'individuazione del trattamento idoneo, un intervento domiciliare tipo quello che si fa per i malati di mente od ospedaliero da parte degli specialisti.
Per gli interventi urgenti, anche solo per la prima somministrazione o per un intervento da crisi da astinenza o da overdose, potrebbe rappresentare l'anello di congiunzione tra il tossicodipendente e l'equipe che lo sta curando, il medico o l'ospedale che l'avrà in carico. Queste osservazioni sono di carattere più tecnico.
Sul provvedimento esprimeremo alla fine del dibattito giudizio favorevole.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mignone.



MIGNONE Andrea

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, mi rendo conto che la discussione è andata oltre i suoi limiti naturali anche perché la deliberazione presentata all'approvazione del Consiglio, si fa carico di questioni che vanno al di là della sua portata; deliberazione che, molto più modestamente, voleva essere l'attuazione specifica e puntuale del decreto ministeriale. Certamente ogni provvedimento specifico richiama una serie di presupposti e di conseguenze che lo travalicano. Al riguardo credo che il tema delle tossicodipendenze potrebbe collocarsi più opportunamente, o in un provvedimento legislativo ad hoc o addirittura nella discussione della programmazione generale dei servizi sanitari e socio-assistenziali. E' un tema sul quale si possono fare considerazioni di ordine sociologico, che comunque richiamano il discorso della programmazione complessiva in un settore tra i più delicati che sta a cavallo tra il settore sanitario e il settore socio-assistenziale sottolineando quindi la necessità di integrazione fra servizi sanitari e i servizi socio-assistenziali. Comunque il nostro Gruppo ritiene che il decreto da cui discende la deliberazione abbia, nonostante tutte le considerazioni, aspetti positivi perché cerca di stroncare sul nascere l'abuso di molti medici, attua una sorta di censimento attraverso gli accertamenti non soltanto di ordine biologico, affida al servizio pubblico l'accertamento della tossico-dipendenza e il controllo sull'andamento del trattamento, infine perché propone una razionalizzazione degli interventi o comunque tende a riportare il problema nell'alveo del controllo pubblico che, ovviamente, non può essere lasciato all'iniziativa, alla sperimentazione e, purtroppo, alla speculazione del privato.
E' da chiedersi: questi decreti sono davvero serviti? Sono forse soltanto serviti a tacitare i malumori degli operatori nel tener buoni i tossicodipendenti disperati, oppure contribuiscono a risolvere il problema? L'esperienza fa emergere la consapevolezza che non si scaccia droga con droga o farmaco con farmaco. Allora, forse, è opportuno riesaminare e modificare la legislazione generale. Forse non è sufficiente una legislazione che regoli, che limiti, che disciplini, ma occorre una legislazione che dia impulso, che sperimenti, che inventi, che trovi alternative. Forse non serve più spendere denaro in operazioni burocratiche o in assistenzialismi di comodo. Il decreto statale rientra in una serie di interventi frammentari, a volte anche improvvisati, mentre manca una strategia complessiva di lotta al fenomeno delle tossicodipendenze.
Noi socialdemocratici notiamo invece nella deliberazione della Giunta regionale un elemento positivo perché nelle maglie ristrette del decreto Aniasi cerca di introdurre una serie di iniziative che tentano di ricondurre questo aspetto particolare in un disegno più generale e complessivo, ad esempio, facendo rientrare l'attività dei Centri Medici di Assistenza Sociale (CMAS) per le tossicodipendenze nell'ambito delle U.S.L.
Tali Centri, pur con le difficoltà e i limiti della fase di avvio, mi pare che nelle diverse realtà regionali, complessivamente, abbiano tentato di allargare le iniziative coinvolgendo gli Enti locali, i quartieri, cercando un rapporto nuovo con il mondo scolastico, che certamente molto ha fatto ma che sicuramente ancor più e meglio potrebbe fare. L'altro limite contenuto nel decreto è quello della medicalizzazione di un problema che invece ha delle forti connotazioni sociali; a meno che si pensi che nuoccia meno congelare la generalizzazione dei tossicodipendenti rendendoli assistiti a tempo indeterminato sollevando così l'uomo medio dal rischio di scippi e di altre azioni del genere. In tal caso non è più il tossicodipendente il punto di riferimento, il soggetto da liberare: è la società che lo tollera perché molesto ed inutile.
In questa prospettiva occorre invece puntare sui servizi sociali da attivare in modo serio e concreto per il recupero dei tossicodipendenti.
Altre osservazioni andrebbero fatte in ordine al tipo della sostanza utilizzata. Qui intervengono meccanismi come il rito del "buco" o altro, ma non voglio dilungarmi su questi aspetti sui quali mi riservo di intervenire qualora si voglia, in sede più opportuna e con maggior tempo a disposizione, fare un esame complessivo dei provvedimenti da attivare per eliminare la piaga della tossico-dipendenza.
Un accento particolare va posto al discorso della programmazione e di interventi unitari ed integrati su questo aspetto, che non è specifico ma che è di carattere generale. Forse è opportuno sottolineare maggiormente questo aspetto all'interno del piano socio-sanitario regionale che discuteremo ed approveremo: eventualmente proponendo un progetto-obiettivo specifico a fianco ai progetti-obiettivo che opportunamente sono individuati all'interno della proposta di piano. Occorre concretamente attuare la legislazione regionale, in particolare l'art. 14 della legge 62/1977 che stabilisce norme per la programmazione degli interventi. A nostro avviso non serve la pietà, ma l'efficienza. In conclusione occorrono ampi programmi di politica sociale per far fronte al problema della droga. E' inutile continuare a varare programmi di intervento separati, dall'alto costo e dalla scarsa produttività sociale, indebolendo la fattibilità dei programmi sociali. Soprattutto, è necessario promuovere e rafforzare la cultura, ancorata a una dimensione critica in cui partecipazione e politica non siano termini vuoti, astratti, ideologici, ma modi costruttivi di entrare in rapporto con i processi di cambiamento dandovi il necessario contributo.
Nell'approvare questa deliberazione, che va vista nel quadro e nei limiti indicati dal decreto Aniasi e che si sforza di agganciare gli interventi regionali ad un disegno complessivo, chiediamo se non sia opportuna una legislazione specifica che attivi le forze regionali per promuovere rapporti diretti con i Provveditorati agli Studi per entrare nel mondo della scuola e con gli Enti locali per avviare iniziative in ordine all'educazione sanitaria con riferimento particolare alla prevenzione delle tossicodipendenze e alla formazione e aggiornamento degli operatori sociali. In questa direzione la Regione Piemonte si è già mossa con seminari e con incontri tra gli operatori dei Centri Medici di Assistenza Sociale per realizzare strutture alternative nell'ambito delle U,S. L.
come le comunità alloggio, per un'adeguata ospitalità avvalendosi di operatori sociali, di associazioni e di singoli e a realizzare cooperative integrate di lavoro favorendo l'inserimento in altre attività lavorative dei tossicodipendenti.
Con questa prospettiva il parere sulla deliberazione proposta dalla Giunta regionale è favorevole.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BENZI



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Bajardi.



BAJARDI Sante, Assessore alla sanità

Mi è difficile, anche volendo, essere coerente con l'invito fatto dalla Presidenza e raccogliere tutte le osservazioni e le proposte emerse dalla discussione. Se ci fosse stato un accordo all'interno della Commissione avrei fornito una documentazione e chiarimenti di ordine generale.
La deliberazione della Giunta che viene proposta è in linea con quanto emerge dalla legge 685 del 1975 e dalla legge regionale 62 del 1977 oltre che da quanto è emerso dal dibattito generale svolto in Consiglio regionale nel mese di luglio 1979.
Per rispondere alla collega Vetrino Nicola dico che la deliberazione del luglio 1979 era in parte in contraddizione con il decreto Aniasi; è certo che abbiamo superato quelle anomalie ponendo in sintonia l'atto che andiamo proponendo ed i documenti governativi dei mesi di agosto e di settembre. Quando l'abbiamo sottoposta all'esame del Consiglio, quella deliberazione era già operante, e guai se non fosse stato così perché il processo di formazione delle strutture e del personale che in esse opera fa parte sì, al capitolo delle decisioni da assumere, ma appartiene all'azione tenace che si persegue sulla base del lavoro e del confronto. Nel Comitato regionale per le tossicodipendenze è presente il pluralismo, ma soprattutto sono presenti coloro che lavorano tutti i giorni in questo campo, i quali possono avere idee che non coincidono con le nostre, e vivaddio se vi è della gente che non ha idee tutte identiche, altrimenti quel processo di confronto e di sintesi non si realizzerebbe e si avvierebbe un discorso di altro genere.
Nel 1979 in relazione a quegli impegni fummo in grado di costituire 19 gruppi di lavoro in Piemonte, di cui 5 a Torino; a dicembre del 1980 i gruppi sono diventati 34 oltre ai 5 di Torino e la loro formazione è avvenuta in modo più aperto e secondo le direttrici della deliberazione tentando appunto il raccordo tra gli aspetti di politica sanitaria, e quelli di politica sociale.
In questo campo nessuno possiede la verità. Anche dagli errori dobbiamo raccogliere esperienze per procedere nella direzione unica possibile della responsabilizzazione della collettività e delle strutture create sul territorio. Quindi non c'è il pericolo di sanitarizzazione di questi aspetti, ma uno sforzo per utilizzare quelle strutture che riteniamo responsabili di tutti gli aspetti socio-sanitari. Gli articoli pubblicati su "Repubblica" sono allucinanti per chi conosce i retroscena. Quelle pagine rilevano il tentativo di demonizzare il problema, di isolare quella gente. Qualcuno ha fatto riferimento al terrorismo. Tuttavia, anche se discutessimo della psichiatria dovremmo fare lo stesso discorso, ossia dobbiamo essere consapevoli che nel nostro Paese ed anche in altri Paesi è presente una fase di chiusura. Le prime esperienze coatte sono della Svezia e oggi sono assunte come punto di riferimento per un intervento da parte delle istituzioni e dello Stato assumendo un atteggiamento che la legge 685 ha rifiutato.
Tra l'altro nessuno ha fatto cenno al fatto che l'approvvigionamento avviene a livello internazionale e parte da Paesi in cui tali sostanze sono la fonte di attività economiche, per cui sorgono problemi di ordine diverso sulla realtà del Terzo Mondo.
Non voglio difendere il lavoro compiuto in questo campo dall'Assessorato cui sono preposto, certamente però la Regione non è tra le ultime ad assumere provvedimenti in relazione ai decreti Aniasi. Se andassimo a vedere quali sono le Regioni che non hanno assunto provvedimenti in questo campo verrebbero fuori valutazioni di ordine politico.
Le decisioni assunte unanimemente dal Consiglio, in quella direzione hanno registrato dei risultati positivi che la Giunta doverosamente sente di portare avanti, riflettendo ed anche modificando.
Sono disponibile a riprendere il dibattito e l'occasione sarà offerta dalla proposta di piano socio-sanitario. Il piano nazionale nell'ultima stesura presenta un progetto per le tossicodipendenze (non credo che il problema sia risolvibile chiamando "progetto" una politica: questo è il modo all'italiana per trovare un escamotage), d'altro canto credo che l'enucleazione di certe politiche, è uno strumento per compiere dei passi in una determinata direzione.
Due mesi fa si è svolto il seminario di formazione degli operatori del settore, con la presenza di circa 500 operatori. I Consiglieri potranno riflettere sulle valutazioni emerse; in ogni caso, non si può negare che esiste in Piemonte un gruppo rilevante, seriamente impegnato nel campo dove non è facile ottenere risultati, ma dove la volontà di operare c'è.
Dalla relazione emerge dal punto di vista quantitativo la dimensione di Torino, della cintura di Torino, di alcune grandi città.
Quindi non è vero che non ci sono i dati. Dobbiamo passare dalla fase delle indagini spontanee di due anni fa; si tratta di fare una conoscenza sistematica dei dati, anzi, dovremmo inserire questi dati nel sistema informativo sanitario e nell'osservatorio epidemiologico. Certamente non possiamo dire che dei 600 tossicodipendenti del primo semestre 1980 se ne siano recuperati 400: il problema deve essere affrontato con una mentalità totalmente diversa attraverso un bilancio di costi-benefici ragionando sulle piccole unità percentuali per trasformarle in alte unità percentuali.
Sono state mosse osservazioni e proposte dal punto di vista organizzativo. Al 31 dicembre con l'inizio del servizio sanitario scade il Comitato regionale delle tossicodipendenze. Non credo di offrire ai colleghi ipotesi di lavoro abborracciate, quindi chiedo una "prorogatio" dell'attuale Comitato, costituito ai sensi della legge 685; inoltre, poich tra qualche settimana la Giunta presenterà la proposta di Consiglio regionale di sanità, chiedo di inserite la materia delle tossico dipendenze nell'assetto istituzionale dei vertici tecnici, politici e scientifici della politica sanitaria in modo che dal punto di vista organizzativo non si crei un corpo separato, ma un assetto di elementi responsabilizzati collocati nel sistema globale: quindi non un rifiuto alla costituzione del Comitato, ma la proposta di un assetto sistematico.
La mia proposta è di modificare la deliberazione perché le richieste di modifica non incidono nell'assetto generale. Giuridicamente è scaduta l'attività del Comitato e ritengo di dover ringraziare quanti in esso hanno operato.
I risultati sono difficili, ma l'impegno di lavorare con tenacia c'è.



PRESIDENTE

Il dibattito è concluso.
Le modifiche proposte sono state incorporate nella deliberazione.
Ve ne do lettura: "Il Consiglio regionale vista la legge 22/12/1975, n. 685 vista la legge regionale 23/12/1977, n. 62 visto il decreto ministeriale 4/8/1978 vista la deliberazione del Consiglio regionale 12/7/1979 n. 489 - C.R.
4870 visto il decreto ministeriale 7/8/1980 visto il decreto ministeriale 10/10/1980 sentito il parere espresso dalla V Commissione consiliare permanente delibera di approvare le misure attuative del D.M. 7/8/1980, riportate nell'allegato A, unito alla presente deliberazione di cui fa parte integrante di riaffermare gli indirizzi programmatici ed i contenuti tecnici e metodologici formulati con deliberazione 12/7/1979 n. 489 - C.R. 4870, al fine di garantire la continuità delle linee di politica programmatica e gestionale dei servizi, già adottate dall'Amministrazione regionale.
La presente deliberazione sarà pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione Piemonte ai sensi dell'art. 65 dello Statuto".
Pongo in votazione la deliberazione.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvata con il seguente esito: presenti e votanti 43 favorevoli 27 Consiglieri contrari 4 Consiglieri astenuti 12 Consiglieri


Argomento: Consulte, commissioni, comitati ed altri organi collegiali - Nomine

Nomina della Commissione regionale per l'informazione


PRESIDENTE

Il punto dodicesimo all'ordine del giorno ci chiama alla "Nomina della Commissione regionale per l'informazione".
"Il Consiglio regionale vista la propria deliberazione 29/11/1979 n. 523 con cui viene istituita una Commissione speciale denominata 'Commissione consiliare per l'informazione in attuazione dell'art. 8 dello Statuto regionale' composta in relazione alla consistenza delle forze politiche rappresentate in Consiglio regionale considerato che al termine del dibattito svoltosi in Consiglio regionale il 18/12/1980 sui problemi dell'informazione si è concordato di riconfermare anche in questa legislatura la predetta Commissione visto l'art. 19, lettera a), dello Statuto regionale delibera 1) di confermare la 'Commissione consiliare per l'informazione in attuazione dell'art. 8 dello Statuto' istituita con deliberazione consiliare n. 523 del 29/11/1979 2) di prendere atto che la composizione della Commissione, a seguito delle designazioni fatte dai Gruppi, risulta essere la seguente: Gruppo PCI:



BONTEMPI Rinaldo, REVELLI, MARCHIARO

Gruppo D.C.:



PAGANELLI Ettore, PETRINI, BERGOGLIO CORDARO

Gruppo PSI:



VIGLIONE Aldo, SALVETTI

Gruppo PSDI:



MIGNONE Andrea

Gruppo PRI:



VETRINO NICOLA

Gruppo PLI:



MARCHINI Sergio

Gruppo PDUP:



MONTEFALCHESI Corrado

Gruppo MSI-DN: CARAZZONI" Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 43 Consiglieri presenti in aula.


Argomento: Questioni internazionali

Ordine del giorno presentato dai Consiglieri Montefalchesi, Bontempi Moretti e Mignone sulla situazione in Salvador


PRESIDENTE

E' stato presentato un ordine del giorno firmato dai Consiglieri Montefalchesi, Bontempi, Moretti e Mignone sulla situazione in Salvador.
Chiede di parlare il Consigliere Reburdo. Ne ha facoltà.



REBURDO Giuseppe

Propongo un emendamento: aggiungere alle parole "esponenti democratici" le parole "e religiosi", dal momento che è stato assassinato anche un vescovo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Paganelli.



PAGANELLI Ettore

Concordo con l'emendamento proposto dal collega Reburdo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carazzoni.



CARAZZONI Nino

Il Gruppo del MSI non partecipa alla votazione di questo ordine del giorno.



PRESIDENTE

Prima di porlo in votazione vi leggo il testo dell'ordine del giorno: "Il Consiglio regionale del Piemonte, nel quadro delle iniziative di solidarietà con le popolazioni dell'America Latina, di fronte al ripetersi di assassini" e massacri di esponenti democratici e religiosi nel Salvador per ultimo quello del responsabile dell'Istituto di trasformazione agraria e di due avvocati americani collaboratori della Commissione dei diritti umani, verificato che nell'assunzione della Presidenza del Governo da parte di Napoleon Duarte, è stato estromesso il militare moderato Majano con il prevalere dell'ala oltranzista dell'esercito; preso atto della denuncia da parte del Presidente dell'opposizione, il socialdemocratico Guillelmo Ungo di complicità con gli assassini offerta dai membri civili della Giunta dominata dai militari, visto il comunicato fatto pervenire alla stampa da parte del colonnello Majano, nel quale si accusa il Governo di essere responsabile dell'assassinio dei due avvocati americani e del responsabile dell'Istituto di trasformazione agraria il Consiglio regionale del Piemonte, esprime la sua condanna verso l'attuale regime salvadoregno, ed afferma la piena solidarietà alla lotta del Fronte Democratico Rivoluzionario Salvadoregno.
Chiede al Governo italiano di mettere in atto le opportune iniziative atte a isolare l'attuale regime salvadoregno".
Chi approva è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato con 41 voti favorevoli.
Non ha partecipato alla votazione il Gruppo MSI.


Argomento: Presidente della Giunta Regionale

Esame progetto di legge n. 37: "Convalida del decreto del Presidente della Giunta regionale n. 44 V.B. del 27/11/1980"


PRESIDENTE

Passiamo ora al punto undicesimo all'ordine del giorno: esame progetto di legge n. 37: "Convalida del decreto del Presidente della Giunta regionale n. 44 V.B. del 27/11/1980".
Vi do lettura dell'articolo unico.
Articolo unico "Il decreto del Presidente della Giunta regionale n. 44 V.B. del 27/11/1980, emesso ai sensi dell'art. 37 della legge regionale 14/3/1978 n. 12, su conforme deliberazione della Giunta regionale n. 7-2161 del 24/11/1980, è convalidato".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti 43 hanno risposto SI 43 Consiglieri Il testo di legge è approvato.


Argomento: Viabilità

Ordine del giorno presentato dai Consiglieri Revelli, Bontempi, Viglione Mignone, Vetrino Nicola, Paganelli, Brizio, Carletto e Marchini sulla viabilità piemontese ed in particolare sul traforo del Frejus


PRESIDENTE

Colleghi Consiglieri, dobbiamo ora prendere in esame un ordine del giorno sulla viabilità piemontese.
La parola al Consigliere Revelli.



REVELLI Francesco, relatore

Sono in discussione presso la Commissione lavori pubblici della Camera problemi concernenti la grande viabilità internazionale. Ieri si è tenuto un incontro sul tema, come è detto nella parte iniziale dell'ordine del giorno (del quale l'Assessore ai trasporti non ha potuto dare comunicazione urgente) e che io vi leggo: "Il Consiglio regionale del Piemonte, preso atto dell'informazione dell'Assessore regionale ai trasporti in merito all'incontro - svoltosi lunedì 12 gennaio 1981, al quale hanno partecipato il Presidente della Giunta regionale, l'Assessore regionale ai trasporti, l'Assessore alla pianificazione territoriale, alla presenza del Ministro dei Lavori Pubblici on.le Nicolazzi, dell'on.le Botta, Vice Presidente della Commissione Lavori Pubblici della Camera e coordinatore del gruppo ristretto per la grande viabilità, nonché dei parlamentari onorevoli Castoldi, Porcellana, La Ganga, Balzardi, Berti, Bozzello - indetto per esaminare I problemi della viabilità connessa all'apertura del traforo del Frejus e nel corso del quale sono stati presi in esame anche i problemi concernenti la grande viabilità del Piemonte considerato che tali problemi sono all'attenzione dell'on.le Ministro e della Commissione Lavori Pubblici della Camera che sta dibattendo i disegni di legge a suo tempo presentati dal Governo riafferma che le scelte fondamentali - corrispondenti ad un programma di sviluppo non localistico della Regione Piemonte, ma fondato sugli interessi dell'economia nazionale, dei rapporti nord-sud e del potenziamento della funzione mediterranea ed europea del sistema dei porti liguri - per la viabilità del Piemonte riguardano in primo luogo i collegamenti internazionali e fra questi prioritariamente la superstrada della Valle Susa connessa al traforo del Frejus, il completamento dell'asta Voltri - Sempione, nonché i collegamenti con la Liguria occidentale ribadisce che tali problemi devono trovare, proprio perché di portata nazionale, la giusta soluzione nel disegno di legge attualmente all'esame della Commissione Lavori Pubblici della Camera.
Il Consiglio regionale del Piemonte in particolare sottolinea l'urgenza del problema concernente il traforo del Frejus poiché si tratta di un'esigenza di grande rilievo economico e sociale connessa ad una convenzione internazionale, sottoscritta dallo Stato italiano, che prevede all'art. 10 lo specifico adempimento di dare un adeguato collegamento al traforo del Frejus con il sistema autostradale italiano invita la Commissione Lavori Pubblici della Camera ad affrontare concretamente il problema della Torino-Savona nel quadro della legge in discussione secondo un piano pluriennale di interventi impegna la Giunta regionale a promuovere un incontro con la Regione Liguria per l'esame del complesso delle comunicazioni stradali tra le due regioni.
Il Consiglio regionale del Piemonte, rivolge un pressante invito alla Commissione Lavori Pubblici della Camera ed al Governo affinché venga promosso l'urgente iter di esame ed approvazione del disegno di legge da oltre un anno in discussione".
Ho discusso questo ordine del giorno con alcuni colleghi della maggioranza e con i colleghi Paganelli, Brizio, Carletto, Vetrino Nicola.
Se i colleghi sono d'accordo, l'ordine del giorno si può considerare sottoscritto da tutti i Gruppi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carazzoni.



CARAZZONI Nino

Fedele alla sua logica discriminatoria, il Consigliere Revelli non ci ha dato il testo dell'ordine del giorno al quale peraltro, siamo ben lieti di dare il nostro voto in considerazione dell'importanza che rivestono i problemi della viabilità, richiamati con riferimento al Frejus e, se ci è consentito dirlo, all'interesse specifico della Sempione-Mare.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'ordine del giorno.
Chi approva è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 43 Consiglieri presenti in aula.
Il Consiglio è convocato per martedì 20 gennaio prossimo.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 17,50)



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