Sei qui: Home > Leggi e banche dati > Resoconti consiliari > Archivio



Dettaglio seduta n.32 del 13/01/81 - Legislatura n. III - Sedute dal 9 giugno 1980 al 11 maggio 1985

Scarica PDF completo

Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BENZI


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Iniziamo con il punto primo all'ordine del giorno: "Approvazione verbali precedenti sedute". I processi verbali delle adunanze consiliari del 18 e 23 dicembre 1980, non essendovi osservazioni, sono approvati.


Argomento: Beni demaniali e patrimoniali

Interrogazione del Consigliere Paganelli inerente l'installazione di apparecchi radio-telefono sulle auto della Regione Piemonte


PRESIDENTE

Possiamo procedere con il punto secondo all'ordine del giorno: "Interrogazioni ed interpellanze".
Esaminiamo per prima l'interrogazione del Consigliere Paganelli inerente l'installazione di apparecchi radio-telefono sulle auto della Regione Piemonte.
Risponde l'Assessore Testa.



TESTA Gianluigi, Assessore al patrimonio

L'interrogante chiede di conoscere quante sono le autovetture assegnate agli amministratori regionali munite di radio-telefono, gli estremi della deliberazione con la quale è stata disposta tale installazione, il costo dell'installazione, il canone trimestrale e se sia vero che la Giunta intende dotare di tale apparecchiatura tutte le autovetture assegnate agli Assessori.
1) Le vetture attualmente dotate di radio-telefono sono: la vettura modello Alfetta 2000, in dotazione al Presidente della Giunta regionale la vettura modello Fiat 132-2000, in dotazione al Presidente della Giunta regionale la vettura modello Fiat 132-2000, in dotazione al Vicepresidente della Giunta regionale la vettura modello Lancia Beta 2000, in dotazione all'Assessore alla programmazione ed urbanistica.
E' inoltre prevista la dotazione di radio-telefono per le vetture seguenti: modello Alfetta, in dotazione all'Assessore alla sanità e sicurezza sociale modello Lancia Beta 2000, in dotazione all'Assessore alla tutela dell'ambiente ed energia.
Gli estremi della deliberazione e il numero delle targhe preferirei non comunicarli per ragioni di sicurezza.
2) Il costo dell'installazione è di L. 150.000 oltre IVA, per ogni impianto. Il canone trimestrale ammonta a L. 703.000.
Sull'ultimo punto dell'interrogazione, l'interrogante credo tenda a spostare l'argomentazione dai dati oggettivi al merito. Ritengo allora sia indispensabile fare qualche premessa per chiarire le ragioni che hanno indotto la Giunta regionale a dotare, in via sperimentale, alcune macchine di radio-telefono: a) è intenzione della Giunta regionale, e all'uopo è già stato costituito un apposito gruppo di studio, di creare un sistema globale di comunicazioni tra i vari organismi regionali.
In altri termini, in qualsiasi momento ed attraverso canali radio, la Regione dovrebbe essere in grado di mettersi in contatto con tutti i propri organismi periferici che dovrebbero essere collegati con un centro operativo di smistamento.
Ciò varrebbe a facilitare le comunicazioni ordinarie, ma soprattutto ad offrire garanzie di coordinamento in caso di emergenza che potrebbe derivare, come già successo in passato, in caso di calamità naturali.
La recente catastrofe che ha colpito il sud e le critiche rivolte all'organizzazione nella prima fase dei soccorsi e che, forse, è costata anche vite umane, è in proposito un ammaestramento da non dimenticare e da non sottovalutare.
Le comunicazioni, nel momento in cui qualsiasi catastrofe dovesse purtroppo avvenire, sono l'elemento più importante per un intervento efficace ed immediato.
Dobbiamo preoccuparci, nell'ambito di quel piano preventivo, oggi allo studio, per un pronto intervento in questa malaugurata ipotesi, che il sistema di comunicazioni sia perfetto ed efficace, in qualsiasi condizioni: solo i collegamenti via radio, come insegna l'esperienza, sono in grado di garantire tale efficacia.
b) Accanto a questa che è la ragione fondamentale, vanno identificate due altre considerazioni che, se anche di minor peso, possono comunque sottolineare l'importanza del provvedimento di dotare le macchine degli Assessori di radio-telefono.
La prima è legata a fattori di sicurezza. Non intendiamo tanto riferirci all'ipotesi di attentati (rischio pur sempre esistente) quanto invece a fatti quali semplici guasti, piccoli incidenti od altri accadimenti che possano avvenire in ore, quali quelle notturne, in cui le strutture di comunicazione sono per la più parte disattivate.
E' noto che l'attività degli Assessori assai spesso si svolge con riunioni che, per comodità degli interlocutori, amministratori locali non certo esercitanti a tempo pieno il loro mandato, hanno luogo alla sera.
Consultazioni, incontri, dibattiti; quegli strumenti cioè che concretizzano la volontà di partecipazione e di confronto della nostra Amministrazione hanno luogo per lo più in ore serali e durante tutti i mesi dell'anno.
In relazione al clima della nostra regione, molto spesso nebbia, neve ghiaccio o comunque condizioni atmosferiche avverse, molto spesso accompagnano gli Assessori nei loro frequenti viaggi serali.
La seconda è connessa alla funzionalità del lavoro. Anche in questo caso è noto che gli Assessori sono spesso oberati dai loro impegni e che la disponibilità di un collegamento telefonico durante i frequenti viaggi consente loro di svolgere, anche in quei lassi di tempo, opportuno lavoro collegandosi con le proprie segreterie ed i propri uffici o con i loro interlocutori negli Enti locali.
Fatte queste premesse e chiarite le motivazioni che hanno indotto la Giunta regionale a sperimentare questo sistema di comunicazione, credo sia opportuno rispondere specificatamente alla domanda rivolta dall'interrogante.
Non ho certo dimenticato che il Consigliere Paganelli si fece carico durante il recente dibattito sull'assestamento, di sollecitare la Giunta regionale ad una politica di risparmio e confermo che quella è anche la linea della Giunta.
Ad un'analisi superficiale tutto questo pare conciliarsi assai poco con l'installazione dei radio-telefono sulle auto, ma credo che non sia così.
In primo luogo occorre intenderci sul concetto di risparmio.
Risparmiare non significa non spendere, ma bensì verificare per qualsiasi spesa il bilancio costi/benefici, controllando cioè che le somme impegnate diano dei benefici commisurati al loro ammontare.
In questo senso impiegare alcuni milioni per attrezzature che consentano di operare meglio significa risparmiare, mentre spendere anche solo mille lire per qualcosa che non serve significa scialare il pubblico denaro.
Questo va tenuto ben presente perché proprio con questi criteri è stato affrontato nel bilancio 1981 il capitolo della spesa corrente.
Fatta questa premessa, intendo riaffermare che la scelta della Giunta è una scelta sperimentale.
Sono stati prescelti per l'esperimento quegli Assessori le cui funzioni maggiormente richiedono collegamenti costanti e rapidi: l'Assessore alle opere pubbliche, che ha la responsabilità dei pronti interventi l'Assessore all'ecologia che condivide tale responsabilità per quanto concerne gli eventi alluvionali ed, infine, l'Assessore alla sanità per la delicatezza del suo ruolo e per la complessità dei rapporti con le U.S.L.
Fatto un bilancio di queste prime sperimentazioni si deciderà se procedere oltre o meno, anche se non vi è dubbio che al momento in cui sarà funzionante il sistema di comunicazioni per consentire un rapido intervento in caso di calamità naturali, dovranno essere dotate di radio-telefono le macchine di quegli amministratori facenti parte dell'apposito Comitato.



PRESIDENTE

La parola all'interrogante, Consigliere Paganelli.



PAGANELLI Ettore

Debbo dire con estrema chiarezza che le ragioni addotte dall'Assessore e che hanno suggerito l'installazione di radio-telefoni su alcune macchine di amministratori regionali non sono affatto da noi condivise. Rispondono in alcuni casi non ad effettive necessità, ma, a nostro avviso, a manie di grandezza che, se fatte con i soldi propri, stanno bene, se fatte con quelli della comunità, no. Proprio perché l'uso delle autovetture degli Assessori fu uno dei punti di sfida del cosiddetto "nuovo modo di governare" nel 1975, oggi, abbiamo il dovere di dire con estrema chiarezza alcune cose.
L'uso delle autovetture non solo è venuto meno, ma viene tranquillamente fatto su autovetture dai più svariati e smaglianti colori.
L'installazione di radio-telefono, a nostro, avviso, si giustifica pienamente sull'autovettura o sulle autovetture, in dotazione al Presidente della Giunta. Su questo non abbiamo nulla da eccepire.
Si può giustificare, e con buona volontà, e per un periodo temporale sulla macchina del Vicepresidente ed in ragione dei suoi compiti, in questo momento, di coordinamento dei soccorsi con i terremotati. Quando questi compiti siano cessati, non si giustifica più neanche su questa autovettura.
Non ha giustificazione su altre autovetture. Inoltre i costi non sono accettabili in una politica di austerità (6 milioni per ognuna delle tre autovetture); la deliberazione comporta infatti una spesa di 513 mila lire per l'installazione e 17 milioni e 142 mila di anticipazione Questa interrogazione rivela un altro fatto che è abbastanza grave; la stessa, datata 9 dicembre, è stata presentata il 10 dicembre e non è stata presentata a caso in quanto si erano visti i pennacchi sulle macchine con radio-telefono. La deliberazione invece è datata 16 dicembre, quindi sei giorni dopo la presentazione dell'interrogazione e riguarda l'installazione di radio-telefono su macchine di Assessori. Non ho i riferimenti di deliberazione per le macchine del Presidente e del Vicepresidente.
Debbo infine precisare che non si tratta di una formalità che si chiude con questa interrogazione: ogni trimestre o direttamente o con specifica interrogazione verrà da parte del nostro Gruppo controllato il costo delle auto con radio-telefono.


Argomento: Stato giuridico ed economico del personale dipendente

Interrogazione dei Consiglieri Paganelli, Lombardi e Chiabrando inerente l'inquadramento in base alla legge regionale 63/1977


PRESIDENTE

Passiamo ora all'interrogazione dei Consiglieri Paganelli, Lombardi e Chiabrando inerente l'inquadramento in base alla legge regionale 63/1977.
Risponde l'Assessore Testa.



TESTA Gianluigi, Assessore al personale

L'interrogazione dei Consiglieri Paganelli, Lombardi e Chiabrando concerne le conseguenze dell'applicazione della legge regionale 63/1977 ed in particolare dell'art. 5. Per chiarezza di esposizione dividerò la risposta nelle seguenti parti: 1) Applicabilità dell'art. 5 della legge regionale 63/1977 2) conseguenze della sua applicazione 3) ulteriori provvedimenti conseguenti 4) politica della Giunta relativamente ai livelli più alti della burocrazia regionale.
1) Il dibattito sull'applicabilità o meno dell'art. 5 relativo al personale regionale in caso di passaggio per concorso interno o pubblico da un livello inferiore ad uno superiore, era già maturato nella precedente Giunta ed all'interno delle organizzazioni sindacali. Nel momento in cui mi veniva affidata la delega al personale il problema veniva ripreso e sviscerato. Emergeva allora con evidenza che esistevano almeno due ragioni di carattere giuridico per riaffermare che questo articolo, facente parte di una legge votata a suo tempo dal Consiglio all'unanimità (43 voti su 43 presenti) doveva essere applicato: ) il parere - chiesto dalla Giunta - di un eminente giurista di diritto amministrativo quale il prof. Casetta, che dopo aver analizzato a fondo tutti i pro e i contro in merito, concludeva testualmente: "In conclusione ritengo tuttora vigente l'art. 55, ottavo e nono comma della legge regionale n. 22 del 1974 (siccome sostituito dall'art. 5 della legge regionale 24/12/1977 n. 53) ed applicabile ai vincitori dei concorsi di cui all'art. 46 della legge regionale n. 74. E' ovvio che eventuali inconvenienti pratici cui tale applicazione possa dar luogo non sono idonei ad influire sull'interpretazione della legge".
2) Il fatto che la Giunta regionale approvava l'applicazione ai vincitori dei concorsi dell'ESAP e non si può certo ammettere che le linee applicate nell'esercitare la propria potestà di controllo vengano poi disattese nel momento in cui l'Ente esercita invece le proprie potestà di Governo.
Non vi era quindi dubbio che su un piano strettamente giuridico l'art.
5 andava applicato.
Ma anche sul piano dei rapporti con il personale appariva perlomeno singolare la posizione di chi sosteneva che tale norma non andava applicata ai 710 vincitori di concorsi i quali avevano chiesto di partecipare allo stesso sulla base di una legittima aspettativa che, in caso di vittoria venissero loro applicati i benefici di tale articolo peraltro mai esplicitamente abrogato.
Ancor più singolare appariva poi la pretesa di coloro che sostenevano che tale provvedimento la Giunta avrebbe dovuto prenderlo solo su disposizione del T.A.R., in quanto i vincitori di concorso di fronte al diniego della Giunta a concedere i benefici loro spettanti, sicuramente sarebbero ricorsi al Tribunale Amministrativo Regionale.
Sempre secondo tali interlocutori le probabilità di vittoria da parte dei dipendenti erano quasi matematiche, ma la Giunta così facendo, avrebbe avuto più forza nei confronti di coloro che non usufruivano di tali benefici, dovendo eseguire una sentenza.
Questo modo di procedere non si addice alla linea che questo Assessorato intende portare avanti: se alla Giunta spetta governare, questa potestà di governo va attivata appieno, assumendosi tutte le proprie responsabilità, senza attendere comodamente che le decisioni che rientrano in tale potestà vengano prese solo sotto l'imperio della Magistratura. Il problema era grave e scottante e comunque fosse risolto avrebbe certamente creato del malcontento: ma tutto questo non è risolutivo, per rinunciare ad esercitare le proprie attribuzioni.
2) Balzava però evidente che l'applicazione di tale norma comportava la creazione di squilibri nelle strutture retributive regionali ma non in quelle dell'anzianità giuridica - come erroneamente ha affermato qualcuno in quanto l'art. 5 riguarda solo la retribuzione e non l'anzianità.
Purtroppo, e questo non è stato sicuramente un argomento a favore dell'applicazione dell'art. 5, il trattamento economico dei dipendenti regionali e non ultima la diversa provenienza del personale con i più disparati contratti di lavoro dal 1972 ad oggi (statali, Enti locali parastatali, ospedalieri) risulta in molti casi disomogeneo a parità di anzianità e di livello. Non solo: disparità economiche esistono già nel nostro Ente a seguito della disciplina adottata per il primo inquadramento o derivano dall'applicazione di norme particolari come l'art. 72 della legge regionale 22 o ancora da leggi regionali che hanno previsto concorsi interni per sanare sperequazioni giuridiche ed economiche del nostro personale, rispetto a quello di altre Regioni, quale appunto la legge in esame.
Vorrei soffermarmi un attimo solo sul citato art. 72, anche per la semplice ragione che esso fu applicato ad alcuni di coloro che oggi si sentono discriminati per la mancata applicazione dell'art. 5 e che dimenticano che a loro in passato fu applicata una norma forse ancor più favorevole.
L'art. 72 riconosceva al personale comandato o trasferito, per il primo impianto della Regione, il livello superiore per aver svolto le mansioni di tale livello per un anno. Ai fini economici ed anche ai fini giuridici è stata riconosciuta quale anzianità nel livello superiore attribuito, tutto il servizio prestato dal dipendente in qualsivoglia carriera (anche inferiore) o mansione presso qualsiasi Ente pubblico anche non di provenienza.
Gli squilibri di cui dicevo sono stati la vera ragione per cui si è tardato nell'applicare l'art. 5. Si è infatti battuta ogni via per cercare dei provvedimenti correttivi che consentissero di evitare gli scavalcamenti o gli avvicinamenti più macroscopici.
Nel momento in cui si decideva di applicare l'art. 5 tali provvedimenti erano già stati individuati ed essi verranno proposti in questa sede, non appena divenuta esecutiva la delibera sul contratto, approvata dal Consiglio il 23 dicembre e che costituisce l'indispensabile presupposto di tali decisioni.
I provvedimenti che prenderemo, come detto, pur non riportando le cose alle posizioni di partenza, eliminano comunque ogni e qualsiasi scavalcamento a parità di anzianità e riallargano la forbice tra la retribuzione degli VIII livelli già esistenti e quelle di coloro che vi sono pervenuti per con corso, sia pure in una dimensione inferiore a quella pre-esistente.
A questo proposito va anche detta qualche parola in ordine all'atteggiamento dei sindacati, avendo scritto "La Stampa" che il provvedimento è stato preso contro il parere dei sindacati. Vorrei allora precisare: due sindacati su tre e precisamente UIL e CISL si sono dichiarati favorevoli al provvedimento il Consiglio dei delegati ossia l'organo unitario di base si è espresso a favore la sola CGIL è stata contraria. Devo riconoscere a questo sindacato la coerenza con cui ha sempre mantenuto questa posizione anche quando il Consiglio dei delegati si era pronunciato a stragrande maggioranza a favore dell'applicazione dell'art. 5. Devo anche aggiungere che molte tesi esposte dalla CGIL mi trovano consenziente: non però la scelta sul modo di operare che ha costituito il punto di dissenso.
Per quanto concerne il provvedimento correttivo che ho annunciato devo dichiarare che esso ha ottenuto l'unanime consenso dei sindacati - un protocollo di accordo è stato in proposito firmato - nonché dei rappresentanti di coloro che si sono sentiti danneggiati dall'applicazione dell'art. 5 che hanno dichiarato in pubblica riunione che l'Amministrazione non poteva fare di più.
3) Devo però aggiungere che la Giunta non è soddisfatta appieno, non tanto di questa vicenda quanto del più complessivo equilibrio retributivo interno.
Stiamo per procedere, non appena le trattative a livello nazionale ce lo consentiranno, alla preparazione della legge che stabilirà l'inquadramento dei provenienti dagli Enti disciolti ex D.P.R. 616 e 641 e non vi è dubbio che questi nuovi inserimenti andranno a peggiorare la situazione anziché migliorarla.
Quanto avviene da noi trova puntuale riscontro anche in altre Regioni e nello stesso Stato, a riprova che si tratta di meccanismi indotti dalle leggi e non dalla cattiva volontà o dall'incapacità degli amministratori.
Potrei citare, in questa sede, più Regioni (quali Lombardia, Umbria Lazio, ecc.) che hanno applicato norme del tutto simili al contestato art.
5.
Questa situazione di scontentezza che costituisce anche fatto di disincentivo nei confronti della burocrazia regionale va razionalizzata ed eliminata.
La Regione Piemonte, insieme ad altre Regioni, si farà carico in sede di trattativa, di essere momento traente della razionalizzazione delle strutture retributive e dei livelli, in modo da eliminare le sperequazioni più evidenti e smussare almeno gli angoli di quelle esistenti, che pur sempre dovranno rimanere, anche se attenuate.
Per concludere vorrei chiarire al Consiglio, e questo sarà uno degli argomenti del dibattito già preannunciato in I Commissione e mi auguro successivamente nel Consiglio stesso, che la Giunta non intende minimamente penalizzare i livelli più alti della gerarchia regionale né tantomeno quelli aventi una maggiore anzianità di servizio, ai quali invece intende esprimere anche in questa sede il proprio ringraziamento per il lavoro sin qui svolto. Sta per iniziare uno studio per la preparazione dei corsi di formazione per la burocrazia regionale; particolare attenzione sarà dedicata alla formazione di coloro che saranno nominati entro il mese di gennaio ai posti di capo-servizio e di coordinatore di settore. Subito dopo, attraverso il coinvolgimento dei capi-servizio e dei coordinatori di settore, sarà fatto un piano di formazione che servirà a dare alla burocrazia uno stimolo ulteriore al perfezionamento e allo sviluppo delle proprie capacità, per fare in modo che la Regione possa meglio rispondere alla richiesta di maggiore funzionamento ed efficienza che la società civile si aspetta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiabrando per una breve replica.



CHIABRANDO Mauro

L'Assessore ha riconosciuto che il problema è importante e mi stupisco che si sia lasciato macerare per tanto tempo, diffondendo il malcontento.
La legge 63 venne votata all'unanimità perché rispecchiava il contratto nazionale firmato dal Governo e dalle organizzazioni sindacali ma ricordo che al momento dell'approvazione segnalammo le distorsioni e le inadeguatezze, l'appiattimento, la disincentivai ione che quel contratto comportava.
L'Assessore annuncia provvedimenti atti ad incentivate, rimediare valorizzare la burocrazia e ne siamo ben lieti perché di questi provvedimenti ce n'è tanto bisogno. La burocrazia regionale è in situazione di disagio, di difficoltà per cui non produce, non lavora con volontà e se non c'è volontà e interesse ne va di mezzo tutta l'attività regionale.
L'art. 5 doveva essere applicato - sono d'accordo - però oggi si devono adottare dei provvedimenti per rimediare a situazioni economiche inaccettabili; dipendenti con tre o quattro anni di anzianità hanno un trattamento economico superiore a quello di dipendenti con 10-15 anni di anzianità. E' una situazione che non può reggere.
Mi dichiaro parzialmente o provvisoriamente soddisfatto dato che l'Assessore annuncia un accordo intervenuto recentemente e firmato all'unanimità e che verrà portato in Consiglio regionale per l'approvazione. Attendiamo quel provvedimento e speriamo che sia soddisfacente per le parti e che rimedi alle situazioni più critiche. Mi aggancio all'ultima affermazione dell'Assessore che dice di voler assumere iniziative per ridare fiducia, stimolo ed incentivo alla burocrazia regionale che si trova a disagio a causa di contratti sbagliati. Mi auguro anche che queste cose siano chiare a tutti e che il prossimo contratto sia migliore, sia incentivante per chi ha iniziativa e voglia di collaborare con l'Amministrazione regionale.


Argomento: Veterinaria

Interrogazione dei Consiglieri Penasso, Lombardi e Chiabrando inerente ad un piano di deodorazione delle porcilaie dell'UNAS


PRESIDENTE

E' la volta dell'interrogazione dei Consiglieri Penasso, Lombardi e Chiabrando inerente ad un piano di deodorazione delle porcilaie dell'UNAS.
Risponde l'Assessore Bajardi.



BAJARDI Sante, Assessore alla sanità e sicurezza sociale

In riferimento all'interrogazione in oggetto, si precisa che l'azione svolta da questa Amministrazione per ridurre e, nei limiti del possibile eliminare gli inconvenienti causati , dalla presenza di allevamenti suinicoli, non è stata limitata alla rimozione degli odori, bensì, come si può rilevare dalla delibera, principalmente alla disinfezione degli impianti ed alla prevenzione delle malattie infettive e diffusive della specie in questione.
Ciò premesso, nella copia dell'atto regionale risulta riportato il costo dell'iniziativa (102 milioni).
Le aziende che hanno beneficiato dell'intervento risultano n. 1.119 (Vercelli 158; Cuneo 420; Novara 161; Asti 119; Torino 263; Alessandria 78).
L'azione è stata affidata all'UNAS perché, da tempo, tale Associazione ha seguito e studiato il problema potendo al riguardo disporre di un apposito centro studi; inoltre al momento, risultava l'unico sodalizio idoneo ad attuare gli interventi ed a rappresentare il problema facendone richiesta di sostegno per la realizzazione.
Per quanto concerne la possibilità di chiusura degli allevamenti, negli ambienti rurali si conosce e si lamentano le restrizioni che vengono poste alla gestione ed allo sviluppo della particolare attività (essendo considerate industrie insalubri, di prima categoria) art. 216 Testo Unico leggi sanitarie e norme precedenti e successive.
Da rilevare che le minacce di denunce e di chiusura non rimangono solo lettera morta ma vengono attuate con un certo rigore (esempio: il caso di Cornegliano d'Alba).
Ecco perché questa Amministrazione ha ritenuto di attuare azione profilattica, peraltro facoltativa, nei riguardi degli allevamenti in parola, più volte sollecitata dal Ministero della Sanità, aiutando difendendo e potenziando con il proprio contributo, gli allevamenti suinicoli esistenti nel territorio regionale.
Va aggiunto che con il 1° gennaio, data di insediamento delle U.S.L.
questa materia passerà alla loro competenza e si troveranno modi e forme per affrontare questo importante e delicato problema.



PRESIDENTE

La parola all'interrogante, Consigliere Chiabrando.



CHIABRANDO Mauro

La freddezza e l'imbarazzo che mi pare di cogliere nella risposta dell'Assessore dimostrano la fondatezza dei nostri dubbi e il motivo della nostra interrogazione.
Non intendiamo dire che l'azione di tutela dell'ambiente non sia importante né ci scandalizziamo della spesa di 102 milioni. La nostra interrogazione ha un senso diverso in quanto chiede quali motivi hanno consigliato la scelta dell'UNAS. Forse l'Assessore alla sanità non sa che in agricoltura operano organizzazioni professionali di diversa tendenza che normalmente vengono contattate dall'Assessorato all'agricoltura. Non capisco perché in questo caso non siano state sentite dall'Assessorato alla sanità.
Ciò che è più grave, e che l'Assessore non ha accennato, è l'abuso che tale organizzazione, con minacce e parole pesanti, ha usato in circolari inviate agli allevatori.
In una lettera circolare - ad un allevatore che non ha ritirato dall'UNAS nei tempi stabiliti il materiale deodorante - è detto che l'UNAS è costretta dalla Regione Piemonte ad informare il sindaco e le autorità sanitarie del mancato ritiro del deodorante e che "le autorità saranno di conseguenza costrette ad applicare quei provvedimenti di legge che prevedono la chiusura dell'allevamento".
Scherziamo!? In base a quali leggi e a quali disposizioni? Come sono stati, semmai, informati preventivamente i Comuni di quest'azione? La Regione deve vigilare ed impedire che si usino questi pesanti ricatti e queste minacce. Le circolari, che sono state inviate a più riprese agli allevatori, hanno fatto scalpore. Dobbiamo ritenere che l'UNAS abbia fatto tutto questo anche a fini organizzativi ed economici dovendo smaltire il materiale, comunque a fini di parte e la Regione, in questa iniziativa presa alla leggera, ha permesso che queste cose fossero scritte e fossero fatte.
Mi dichiaro soddisfatto per i dati forniti e insoddisfatto per il metodo seguito dalla Regione nell'assumere questa iniziativa, sulla cui validità non c'è nulla da dire, ma che è criticabile per il modo in cui è stata gestita.


Argomento: Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione)

Interrogazione del Consigliere Chiabrando inerente le richieste di prestazioni specialistiche per analisi di laboratorio


PRESIDENTE

Esaminiamo ora l'interrogazione del Consigliere Chiabrando inerente le richieste di prestazioni specialistiche per analisi di laboratorio.
Risponde l'Assessore Bajardi.



BAJARDI Sante, Assessore alla sanità

Va precisato che l'accesso alle strutture private convenzionate avviene secondo le disposizioni di legge ed in particolare sulla base delle seguenti procedure: in data 22 febbraio 1980, secondo le modalità previste dall'art. 48 della legge 833/1978, è stato stipulato un accordo, a livello nazionale con i rappresentanti degli specialisti e dei presidi convenzionati per l'erogazione di prestazioni specialistiche secondo le modalità sopra citate, l'accordo ha formato oggetto di decreto del Presidente della Repubblica (16/5/1980) pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 7 giugno 1980 il terzo punto dell'accordo stabilisce che il ricorso ai professionisti e presidi convenzionati è subordinato al rilascio di autorizzazione preventiva da parte dell'Ente erogatore. Qualora l'assolvimento della richiesta di prestazioni non possa essere soddisfatta entro 3 giorni dalla struttura pubblica, questa è tenuta a rilasciare l'autorizzazione per l'accesso al convenzionamento esterno sull'applicazione del D.P.R. sono state emanate a suo tempo dall'Assessorato specifiche indicazioni. Le U.S.L. sono state invitate ad organizzare collegamenti tra i presidi pubblici per il funzionamento di centri di prenotazione delle prestazioni in ciascuna U.S. L.
a seconda del livello di organizzazione attualmente raggiunto ciascun centro di prenotazione provvede ad effettuare la prenotazione richiesta, collegandosi con tutti i presidi pubblici esistenti sul territorio dell'U.S.L.
come prescrive il D.P.R., quando non può essere garantita la prestazione entro 3 giorni, l'utente può farsi autorizzare a rivolgersi ad una struttura privata, mediante apposito visto di autorizzazione rilasciato nel modulo previsto la risposta alla prima domanda dell'interrogazione è pertanto che il centro di prenotazione deve, sul momento, provvedere alla prenotazione entro 3 giorni o, su richiesta dell'utente, autorizzare l'accesso all'esterno quando non è in grado di garantire la prestazione entro i 3 giorni.
In risposta alla seconda domanda contestuale alla prima, si precisa che non occorre nessuna "dichiarazione dell'Ente pubblico", come impropriamente detto dal Consigliere interrogante.
Più semplicemente l'addetto alle prenotazioni e all'accesso alle prestazioni di ogni singola Unità Locale, previa verifica dell'esaurita disponibilità programmata della struttura pubblica territorialmente competente, rilascia immediatamente la prescritta autorizzazione per l'accesso a una struttura privata liberamente scelta dall'utente.
Normale prassi quindi, che non può verosimilmente comportare alcun disagio sul piano del completo e tempestivo soddisfacimento dei bisogni dell'utente.
Il Consigliere interrogante afferma, e pare lamentarsi, che la doverosa applicazione di tali norme di legge e delle disposizioni che ne scaturiscono avrebbe creato supposti inconvenienti nell'ambito di non meglio precisate località (se queste fossero state indicate, avrei potuto compiere un'analisi puntuale per rispondere ai problemi).
Non posso escludere che singole e localizzate anomalie, segnatamente a danno del settore pubblico, possano anche essersi verificate. Soprattutto nella fase di avvio di un difficile processo di riordino di un settore che notoriamente si è finora caratterizzato per forme di anarchico spontaneismo oltreché per fenomeni non propriamente positivi di aperta speculazione.
Posso assicurare all'interrogante, che la materia è oggetto di particolare attenzione e che il fabbisogno di analisi viene sempre puntualmente soddisfatto entro i termini stabiliti dalla legge e ciò per il fatto che il servizio di laboratorio di analisi degli ospedali h anno doverosamente e responsabilmente applicato e reso operante il potenziamento operativo, a suo tempo predisposto dalla Giunta noto come "Progetto Laboratori di analisi della Regione Piemonte", con finanziamento di oltre 7 miliardi e la disponibilità all'incremento degli organici dei laboratori intorno ad alcune centinaia di persone.
Penso che Giunta e Consiglio non abbiano che da compiacersi di questo fatto, a dimostrazione dell'assunto che non è fatale né inevitabile che i servizi pubblici debbano continuare ad essere inefficienti.
E' noto che la Giunta intende presentare una proposta di legge per la regolamentazione del settore. Concluso il suo iter in Commissione, la legge sarà quanto prima posta all'esame del Consiglio, con la copiosa documentazione, richiesta dalla V Commissione alla Giunta e che in questi giorni sarà prodotta.
La materia è stata inoltre adeguatamente affrontata dalla proposta di piano regionale socio-sanitario, attualmente all'esame della V Commissione.
La Giunta si adopererà affinché, nel corretto rapporto tra strutture pubbliche e private, come ho dichiarato nella relazione presentata al Consiglio due mesi fa, sia garantito agli utenti del servizio sanitario nazionale un servizio efficace ed anche efficiente.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiabrando.



CHIABRANDO Mauro

La risposta tecnica, come sempre, è puntuale e completa. Conosciamo i decreti che dispongono tali norme. Non ho inteso appositamente citare il caso particolare (e mi riserverò di farlo personalmente).
Il problema è stato dibattuto sui giornali e ha suscitato ampio interesse. Abbiamo anche letto che in altre Regioni sono state emesse addirittura sentenze di tribunali che hanno dichiarato illegittimo il metodo di riserva all'Ente pubblico di queste prestazioni quando esistono nella stessa località Enti regolarmente convenzionati per tutti i servizi tranne che per le analisi. Anche l'Assessore ha ammesso che ci sono delle anomalie. Intanto, entro 3 giorni, l'Ente pubblico deve dare i risultati.
Come fa l'utente a sapere prima se questi risultati arriveranno entro 3 giorni? Non si può sapere. Bisogna prima accertare se l'Ente pubblico dà i risultati entro i 3 giorni nel rispetto della legge; ma se la le e non pu essere rispettata, i tempi diventano lunghi.
Alcune analisi e servizi sono resi dall'ospedale entro i tempi previsti, altri servizi, invece, non possono essere dati entro i tempi previsti o addirittura perché mancano le attrezzature e il malcapitato utente deve rivolgersi a due laboratori diversi per avere soddisfazione.
Queste sono anomalie gravi.
Al di là delle leggi e dei decreti chiedo se non sia possibile adattare con elasticità i provvedimenti statali alle situazioni esistenti: questo era il senso della nostra interrogazione.
C'è poi l'altro aspetto degli Enti ex IPAB, o ospedali sul tipo del Cottolengo che non operano a scopo di lucro e che si sono convenzionati, in forza della convenzione, con attrezzature di avanguardia. Come si giustifica una convenzione che da una parte autorizza l'uso di queste attrezzature e dall'altra parte sottrae le analisi e le prestazioni dei servizi lasciando le attrezzature inutilizzate? Pertanto sono parzialmente soddisfatto della risposta che, dal punto di vista giuridico, è esauriente, ma che dal punto di vista politico richiede un esame più approfondito della questione. Invito la Giunta e l'Assessore a voler esaminare a fondo i casi singoli in modo da evitare questi fatti.


Argomento: Trasporti e comunicazioni: argomenti non sopra specificati

Interrogazione del Consigliere Montefalchesi inerente l'ampliamento dell'aeroporto della Malpensa


PRESIDENTE

Esaminiamo per ultima l'interrogazione del Consigliere Montefalchesi inerente l'ampliamento dell'aeroporto della Malpensa.
Risponde l'Assessore Cerutti.



CERUTTI Giuseppe, Assessore ai trasporti

Il collega Montefalchesi chiede la posizione della Giunta regionale nei confronti dei passati e dell'attuale progetto dell'ampliamento dell'aeroporto della Malpensa e quali misure urgenti intende adottare al fine di tutelare la salute e la salvaguardia del Parco Naturale del Ticino.
Il collega Montefalchesi conosce i deliberati del Consiglio regionale nel 1979, quando è stato adottato il piano regionale dei trasporti, perci si è reso conto del ruolo che è stato assegnato all'aeroporto di Caselle come scalo per relazioni esclusivamente nazionali ed internazionali, a breve e a medio raggio.
L'utenza piemontese interessata a collegamenti internazionali a lungo raggio ed intercontinentali, fa capo all'aeroporto della Malpensa che per il suo ruolo e la sua ubicazione è in grado di svolgere tale compito in modo soddisfacente. Infatti oltre l'80% della popolazione residente nel Piemonte, è in grado di raggiungere tale scalo con gli attuali collegamenti stradali e ferroviari in meno di due ore e mezza, tempo medio-massimo per il raggiungimento di uno scalo intercontinentale.
Con riferimento invece ai progetti di ampliamento dell'aeroporto della Malpensa, la Regione Lombardia ha già abbandonato il progetto di costruzione della grande Malpensa. Sono avviati invece studi e ricerche per definire gli interventi di ampliamento e i problemi che in conseguenza a questi deriveranno alle popolazioni circostanti.
Al momento, seppur si fanno alcune ipotesi di intervento, tali studi non sono ancora stati conclusi, perciò si ritiene inopportuno anticipare le conclusioni anche al fine di non creare allarmismi infondati.
Occorre precisare che la Giunta regionale piemontese reputa necessario l'ampliamento della Malpensa conservando l'attuale sua localizzazione e respingendo quindi tentativi per il suo spostamento e la sua ricollocazione in altre zone della Lombardia.
Si pronuncerà nel merito del nuovo progetto quando, terminati gli studi in corso, sarò in grado di valutare esattamente le ipotesi dell'ampliamento.
In quella sede sarà nostra preoccupazione porre la massima attenzione ai problemi che ne deriveranno ai territori ed alle popolazioni piemontesi circostanti lo scalo per quanto riguarda le condizioni di pericolo, di inquinamento sonico ed atmosferico.
Voglio ricordare che tra gli studi in corso di definizione, particolare attenzione è riservata allo studio del nuovo orientamento della pista di volo e alle rotte di atterraggio e decollo a disturbo minimale, rotte particolari che riducono i disagi nei territori limitrofi al minimo indispensabile.
Gli altri studi riguardano il propagamento delle curve isofoniche (rumore sul territorio) ed il conseguente appropriato uso del suolo, e sono predisposti dal Politecnico di Milano e dall'Amministrazione provinciale di Varese.
Nei contatti che continuiamo ad avere con la Regione Lombardia ci siamo fatti carico di esaminare attentamente gli elaborati e gli studi e la stessa si è impegnata a definire il piano di ampliamento della Malpensa quando, anche da parte della Regione Piemonte, saranno stati valutati gli studi che il Politecnico, l'Amministrazione provinciale, la British Airport ed altri Enti di consulenza stanno elaborando.



PRESIDENTE

La parola all'interrogante, Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

A me sembra che sia necessario intervenire prima che siano definiti i progetti per l'ampliamento della Malpensa, in quanto dagli studi che sono già in fase avanzata, risulta che la nuova pista della Malpensa sarà realizzata sopra il Parco Naturale della Valle del Ticino.
Questo orientamento deve fin d'ora essere respinto. Non vale l'affermazione secondo cui tali studi dovrebbero tendere alla riduzione dei rumori in quanto nella zona c) nella Valle del Ticino, si prevede un aumento da 84 a 89 decibel ed è noto che in quella zona vi sono un ospedale, una casa di riposo, due poliambulatori, due scuole materne, tre elementari, due medie ed un liceo scientifico. Le finalità della legge 53 del Parco Naturale del Ticino vengono notevolmente disattese.
Con la mia interrogazione chiedo quali iniziative la Regione Piemonte intende assumere per contrastare tale orientamento. Tra l'altro quella pista è avversata dai Comitati di lotta spontanei e dai Consigli comunali di quelle zone. Il Comune di Varallo Pombia ha approvato una deliberazione in tal senso.
Invito l'Assessore ad intervenire subito per tutelare quanto è previsto nella legge 53 e per impedire l'orientamento della pista che prevede l'atterraggio e i decolli degli aerei sopra il Parco del Ticino, tanto più che nella Commissione tecnica e in quella politica istituita dalla Regione Lombardia la Regione Piemonte non è rappresentata. Ritengo che la Regione Piemonte, appunto perché una parte del progetto interessa il territorio piemontese, debba far parte delle due Commissioni per poter intervenire in tempo utile.
Pertanto mi dichiaro insoddisfatto della risposta dell'Assessore.



PRESIDENTE

Le interrogazioni sono così discusse.


Argomento:

Interrogazione del Consigliere Montefalchesi inerente l'ampliamento dell'aeroporto della Malpensa

Argomento:

Comunicazioni del Presidente


PRESIDENTE


Argomento:

Comunicazioni del Presidente

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Passiamo ora al punto terzo all'ordine del giorno: "Comunicazioni del Presidente".
Comunico che sono in congedo i Consiglieri Astengo, Ferrari, Salerno e Sartoris.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

Sono stati presentati i seguenti progetti di legge: N. 41: "Associazione di volontariato", presentato dai Consiglieri Beltrami, Bergoglio Cordaro, Cerchio, Devecchi, Lombardi, Martinetti e Ratti in data 8 gennaio 1981 ed assegnato alle Commissioni V in sede referente e I in sede consultiva in data 12 gennaio 1981 N. 42: "Partecipazione della Regione Piemonte alla S.p.A. STEF (Studi Tecnici Economici Finanziari) di Torino", presentato dalla Giunta regionale in data 9 gennaio 1981 ed assegnato alla I Commissione in data 12 gennaio 1981 N. 43: "Modifica dell'art. 27 della legge regionale 12 agosto 1976 n.
42 recante nonne per il funzionamento dell'Organo Regionale di Controllo" presentato dai Consiglieri Genovese, Valeri e Viglione in data 9 gennaio 1981 ed assegnato alla I Commissione nella stessa data.


Argomento:

c) Deliberazioni assunte dalla Giunta regionale


PRESIDENTE

Rendo note le deliberazioni adottate dalla Giunta regionale nelle sedute del 16, 22 e 29 dicembre 1980 in attuazione dell'art. 7, primo comma, della legge regionale 6 novembre 1978, n. 65.
SEDUTA DEL 16 DICEMBRE 1980 12 - Convenzione con l'Università degli Studi di Torino e Politecnico di Torino per ricerca sulla ottimizzazione degli indicatori biologici di rischio e delle tecniche di prevenzione e diagnosi del danno epatico.
Liquidazione quota 1980: L. 83.950.000 con imputazione spesa di L.
83.220.000 sul cap. 10690/1980 ed ulteriore impegno spesa di L. 730.000 sul cap. 10690 esercizio 1980 (Parziale modifica deliberazione n. 67-22255 del 10/7/1979 per integrazione IVA). (Bajardi) 66 - Corsi di riqualificazione in favore dei lavoratori ex dipendenti Singer di Leinì - Approvazione: spesa L. 225.000:000 (cap. 11510 - 11520



PRESIDENTE

11490 - Bilancio 1981). (Ferrero) 67 - Parziale modifica della deliberazione n. 57-57 del 29/7/1980 relativa al corso di riqualificazione in favore dei lavoratori della Società Burgo - Stabilimento di Cuneo - Stanziamento integrativo - L.
3.600.000 sul cap. 11490 (1980) e rettifica impegno globale. (Ferrero) 69- Parziale modifica dell'atto deliberativo n. 20-25960 del 27/12/1979 (affidamento al Politecnico di Torino per uno studio sulle interferenze fra attività estrattiva di inerti ed uso del territorio). Maggiore spesa di L.
4.200.000 - Cap. 5550/1980. (Ferrero) 73 - Realizzazione per la stagione invernale 1980/1981 del servizio di raccolta, elaborazione e diffusione di dati e notizie sullo stato della neve in Piemonte. Affidamento all'ISNEV - Spesa di L. 137.305.424 (L.
80.000.000 impegno su cap. 8520 del bilancio 1980 e spesa di L. 57.305.424 prenotata sul bilancio 1981). (Moretti) 93 - Corsi di aggiornamento professionale per maestri di sci 1980 Spesa L. 11.100.000 - Cap. 11620 bilancio 1980. (Moretti) 94 - Liquidazione compensi alla Commissione d'esami per l'accertamento dell'idoneità alla professione di Guida Turistica e Corriere. Spesa L.
1.905.780 (Cap. 11620 bilancio 1980). (Moretti) 108 - Realizzazione di un marchio grafico da utilizzarsi quale immagine coordinata delle attività di propaganda ed educazione di cui al secondo comma dell'art. 32 della legge regionale 6/11/1978 n. 68. Spesa L.
7.140.000 (Cap. 9170/1980). Affidamento a Brain Storning di Torino.
(Salerno) 129 - Conferma della composizione e dei compiti della Commissione Tecnica di collaudo di cui alla deliberazione n, 209-29564 del 13/5/1980.
(Simonelli) 130 - Deliberazione Giunta regionale 56-600 del 9/9/1980 di proroga incarico alla sig.na Mirella Fontana - Impegno di spesa di L. 2.300.000 sul cap. 2250 del bilancio 1980. Prenotazione di impegno di spesa di L.
1.200.000 sul cap. 2250 del bilancio pluriennale 1980-1982, anno 1981.
(Testa) SEDUTA DEL 22 DICEMBRE 1980 42 - Revoca deliberazione n. 27-29212 del 29/4/1980 recante: "Deliberazione del Consiglio regionale 19/12/1979 n. 532-8700 piano regionale dei trasporti. Approfondimento delle argomentazioni trattate al punto 3.7 - Censimento del traffico e della circolazione del 1980 sulle strade provinciali ed al punto 3.8 - Esame della riclassificazione delle strade statali e provinciali. Affidamento incarico di specifico progetto alla Società IRTECO Coop. S.r.l, di Torino. Spesa complessiva L. 27.930.000 IVA compresa; Cap. 6300/1980".(Cerutti) 43 - Deliberazione del Consiglio regionale 19/12/19 79 n. 532-8700: "Piano regionale dei trasporti". Approfondimento delle organizzazioni trattate al punto 3.7. - Censimento del traffico e della circolazione del 1980 sulle strade provinciali ed al punto 3.8 - Esame della riclassificazione delle strade statali e provinciali. Affidamento incarico di specifico progetto alla Soc. IRTECO Coop. S.r.l, di Torino - Spesa complessiva L. 30.210.000 (di cui L. 15.105.000 sul cap. 5810/1980).
63 - Convenzione con l'Università degli Studi di Torino per un corso di aggiornamento professionale per insegnanti di Centri di formazione professionale della Regione Piemonte. Spesa prevista L. 12.000.000 - Cap.



PRESIDENTE

11540/1981. (Ferrero) 159 - Consulenza tecnico programmatica per la predisposizione di piani per il settore del commercio e dell'artigianato. Affidamento 'di incarico ai dottori Antonio Naretto e Giovanni Presbitero L. 39.500.000. Capitolo 2250. Esercizi 1980/1981. (Marchesotti) 206 - Liquidazione fatture relative all'incarico di progettazione per il recupero, restauro e risanamento ambientale e paesaggistico nella Tenuta regionale La Mandria. Spesa L. 16.188.000. Cap. 8199/bilancio 1980.(Rivalta) 215 - Incarico di consulenza tecnica, organizzativa ed elaborativa nel settore dell'urbanistica regionale all'arch, prof. Attilia Peano. L.
24.500.000 (Cap. 2250/1981).(Simonelli) 225 - Rimborso spesa al dr. Arch. Andrea Bruno per prestazioni professionali specialistiche effettuate dal prof. Ing. Giacomo Donato relative alle opere di ristrutturazione e restauro dell'immobile denominato "Cascina Brero" sito nella Tenuta regionale "La Mandria". Spesa di L.
18.833.923 - Cap. 1000/1980. (Simonelli) 226 - Liquidazione parcella agli Architetti Dario Berrino, Annibale Fiocchi e Fausto Maga relativa alla progettazione, direzione lavori e contabilità delle opere di ristrutturazione e di recupero dell'immobile denominato "Castello delle Quattro Torri" di Ivrea. Spesa di L. 18.400.000 oneri fiscali compresi.
Cap. 1000/1980.(Simonelli) 227 - Liquidazione parcelle al dr. ing. Roberto Bini per la progettazione delle opere e dei lavori necessari per la realizzazione degli impianti tecnici e tecnologici negli edifici siti in Torino - Corso Principe Eugenio 26 e Via XX Settembre 88. Spesa di L. 74.997.057 oneri fiscali compresi.(Simonelli) SEDUTA DEL 29 DICEMBRE 1980 11- Istituzione di un corso di informazione sulle misure attuative del D.M. 7 agosto 1980 - Programmazione di successive iniziative formative per gli operatori addetti alla prevenzione, cura e riabilitazione delle tossico dipendenze. Spesa di L. 16.000.000. Cap. 10690/1980.(Bajardi) 17 - Commissione Tecnica per l'esame delle richieste di rilascio dei "Mod. E 112" per il ricovero presso Enti ospedalieri della Comunità Europea per l'effettuazione di interventi o terapie non praticabili presso Enti ospedalieri italiani. Liquidazione gettoni di presenza 41 componenti. L.
1.815.000 - Cap. 1900 - Bilancio 1980.(Bajardi) 24 - Affidamento alla INARCO Coop, di Torino di 'incarico per l'integrazione dell'indagine conoscitiva sulla distribuzione delle precipitazioni nevose sul territorio regionale.
Acquisizione elaborazione dati e cartografia. Spesa complessiva L.
16.416.000 - IVA compresa. Cap. 5810.(Cerutti) 25 - Affidamento di consulenza all'ISNEV - Istituto per lo studio della neve e delle valanghe - per la realizzazione di un volume che raccolga i dati di innevamento facenti parte dell'archivio recentemente istituito presso l'Assessorato alla viabilità e trasporti della Regione. Spesa complessiva L. 12.880.632 IVA compresa. Cap. 5810/1980.(Cerutti) 29 - Integrazione alla delibera n. 11/28471 del 15/4/1980 con oggetto: Elaborazione cartografia per la definizione di vincoli urbanistici di infrastrutture. Incarico alla S.r.l. ISTACO (Infrastrutture di trasporto e costruzioni). Spesa complessiva L. 25.080.000 IVA compresa, in aggiunta alla spesa precedente di L. 85.500.000. Impegno di spesa di L. 12.540.000 IVA compresa. Cap. 2250/1980.(Cerutti) 35- Compenso complessivo di L. 1.955.484 per i membri del Comitato Regionale di Coordinamento dei trasporti e della viabilità per l'anno 1979.
Cap. 1900/1980.(Cerutti) 123 - Piano di settore delle aree artigiane attrezzate. Affidamento di consulenza a Finpiemonte L. 57.000.000 - Cap. 2250 esercizio 1980.(Marchesotti) 125 - Corso di studio per personale dipendente dall'Assessorato al commercio inerente a problemi di sicurezza ed igiene del lavoro in materia di coltivazione di cave e torbiere ed acque minerali e termali.
Prenotazione di impegno di spesa di L. 4.500.000.(Marchesotti) 128 - Affidamento esecuzione alla Società METROGON di Torino di una serie di livellazioni di precisione nei Comuni di La Loggia, Carignano (To) e Casalgrasso (Cn). Spesa prevista L. 3.420.000 IVA compresa. Cap.
5550/1980. (Marchesotti) 131 - Campagna pubblicitaria a favore del turismo in Piemonte. Anno 1981. Affidamento di incarico per l'impostazione, realizzazione e gestione all'Agenzia Canard Advertising S.r.l, di Torino.(Moretti) 137 - Legge 56/1977 pianificazione comprensoriale - regionale. Sviluppo delle metodologie per la formazione, l'attuazione e la gestione dei piani comprensoriali e della relativa sintesi territoriale. Affidamento incarico progettuale al prof. Carlo Socco. Spesa complessiva presunta L. 23.206.720 oneri fiscali inclusi. Cap. 7050/1981.(Rivalta) 138 - Affidamento ai sigg.ri dott. Leoni Giovanni e Vinay Luca dell'incarico di collaborazione con l'Assessorato alla pianificazione territoriale, ai sensi dell'art. 4 della legge regionale 6/11/1978 n. 65.
Spesa di L. 11.400.000 - Cap. 2250/1981.(Rivalta) 149 - Realizzazione del progetto di riordino irriguo, in correlazione con il riordino e la ristrutturazione di un'area agricola. Pagamento all'IRES della somma residua di L. 7.400.000. Cap. 12750/1980.(Testa) 154 - Liquidazione parcelle al dr. ing. Luigi Zanetta relative alla progettazione dei lavori di sistemazione, restauro e consolidamento dei locali ubicati nell'immobile denominato "Palazzo San Francesco" in Comune di Domodossola. Spesa di L. 12.226.281 oneri fiscali compresi (Cap.
1000/1980).


Argomento: Consiglio, organizzazione e funzioni

D) Decisioni assunte dalla Giunta delle Elezioni


PRESIDENTE

Vi do lettura delle decisioni assunte dalla Giunta delle Elezioni nella sua riunione del 12 gennaio 1981: "All'inizio della riunione la Giunta delle Elezioni prende atto delle ulteriori lettere pervenute dai Consiglieri regionali in riferimento alla documentazione richiesta con lettera del 30 ottobre 1980, nonch dell'esposto presentato dall'avv. Antonio Bertone di Cuneo al Presidente del Consiglio contro il Consigliere Turbiglio.
Poi la Giunta procede all'esame della condizione di ciascuno dei Consiglieri .eletti, cominciando dai propri membri e dai componenti della Giunta regionale, per accertare se sussistano nei loro confronti cause di ineleggibilità o di incompatibilità.
L'esame pertanto inizia dallo stesso Presidente della Giunta delle Elezioni, Viglione e, successivamente, dai Consiglieri Brizio, Bontemp i Cerchio, Marchini, Mignone, Moretti, Picco, Vetrino Nicola (si dà atto che gli interessati, al momento dell'esame della loro condizione di ineleggibilità o di incompatibilità, escono dalla riunione e non partecipano alla votazione).
Vengono quindi esaminati i componenti la Giunta regionale: Enrietti Bajardi, Gemetti Bertozzi, Cerutti, Ferraris, Ferrero, Marchesotti Rivalta, Salerno, Sanlorenzo, Simonelli, Testa per i quali la Giunta delle Elezioni accerta non sussistere cause di ineleggibilità o di incompatibilità.
La Giunta delle Elezioni accerta altresì non sussistere cause di ineleggibilità o di incompatibilità nei confronti dei seguenti altri Consiglieri: Acotto, Alasia, Ariotti, Astengo, Avondo, Bastianini Beltrami, Benzi, Bergoglio Cordaro, Biazzi, Borando, Bruciamacchie Carazzoni, Carletto, Chiabrando, Devecchi, Fassio Ottaviano, Ferrari Ferro, Genovese, Guasso, Lombardi, Majorino, Marchiaro, Martinetti Martini, Montefalchesi, Paganelli, Penasso, Petrini, Ratti, Reburdo Revelli, Salvetti, Sartoris, Valeri, Villa.
La Giunta delle Elezioni, pertanto, decide di proporre al Consiglio la convalida dei sopra menzionati Consiglieri, mentre sospende l'esame della convalida per i seguenti due Consiglieri: Castaldi Enrico e Turbiglio Antonio.
Per il primo il Presidente Viglione solleva la questione di ineleggibilità a seguito della sentenza 857 della Corte d'Appello di Torino Sez. I - del 22 settembre 1978 relativa alla sua decadenza a Consigliere regionale (tutta la documentazione relativa viene acquisita agli atti). Per il secondo invece si prende atto del ricorso presentato nei suoi confronti da un cittadino elettore.
La Giunta delle Elezioni, pertanto, per poter istruire ulteriormente la loro posizione, decide di richiedere ad entrambi di far pervenire le loro controdeduzioni entro 15 giorni dal ricevimento della nota informativa".


Argomento: Commemorazioni

e) Commemorazione del Generale dei Carabinieri Enrico Galvaligi


PRESIDENTE

Colleghi Consiglieri, il 31 dicembre scorso due giovanissimi killers delle brigate rosse hanno barbaramente colpito a morte il Generale dei Carabinieri Enrico Galvaligi, l'ultima vittima del terrorismo del 1980.
Questo nuovo assassinio perpetrato con la solita tecnica della criminalità terroristica colpisce nuovamente la nostra coscienza di democratici e di antifascisti a maggior ragione nel momento in cui a cadere è un uomo che alla difesa della libertà, alla Resistenza ha dedicato l'intera sua vita.
Enrico Galvaligi era nato a Solbiate Arno in provincia di Varese nell'ottobre del 1920 ed era entrato nell'Arma nel 1942. Ha ricoperto numerosi ed importanti incarichi tra i quali il Comando della Scuola Allievi Carabinieri di Roma, la Legione di Torino ed infine la responsabilità dell'Ufficio di Coordinamento dei Servizi di Sicurezza degli Istituti di Prevenzione e Pena.
Pluridecorato per meriti di guerra, Galvaligi era pure insignito del distintivo d'onore per i patrioti volontari della libertà, di un distintivo della guerra di Liberazione, di una medaglia di benemerenza per i volontari della seconda guerra mondiale e della qualifica di partigiano combattente.
Per la sua lotta contro la criminalità comune ed organizzata gli erano stati tributati undici encomi.
L'assassinio di quest'uomo non trova spiegazioni in una logica comune.
Si è voluto forse colpire un simbolo dello Stato democratico, si è voluto forse colpire l'Arma dei Carabinieri così impegnata nella lotta contro il terrorismo.
Qualunque possa essere l'interpretazione di questo efferato delitto non possiamo che esprimere un sentimento di sdegno verso la viltà dell'azione di pietà, ma al tempo stesso di netta condanna verso coloro che si illudono di raggiungere traguardi di giustizia al di fuori ed al di sopra degli strumenti a ciò preposti nel nostro sistema democratico.
"Volete entrare nella storia e finite nella cronaca nera" ha detto l'Ordinario Militare Mons. Schierano nella cerimonia funebre dal pulpito della Basilica Santi Apostoli in Roma. "Volete entrare nella storia" aggiungiamo noi, ma dalla storia siete fuori perché vi escludono i vostri comportamenti.
Signori Consiglieri, mentre condanniamo in modo fermo e preciso questa ennesima barbara esecuzione, ci inchiniamo alla memoria del Gen. Galvaligi che ha chiuso al servizio delle istituzioni la sua vita di soldato interamente dedicata al bene della Patria e rivolgiamo alla famiglia all'Arma dei Carabinieri cui apparteneva, il senso delle sincere condoglianze dell'assemblea regionale e della comunità piemontese.
Invito il Consiglio ad osservare un minuto di raccoglimento.



(Il Consiglio ed i presenti osservano un minuto di raccoglimento)


Argomento: Commemorazioni

f) Commemorazione del Consigliere comunale Gustavo Comollo


PRESIDENTE

Colleghi Consiglieri, solo ieri abbiamo dato l'ultimo saluto al Consigliere comunale Gustavo Comollo. Desideriamo in questa sede ricordarne la figura di democratico, di antifascista, di strenuo combattente per la libertà.
Comollo era assai noto negli ambienti torinesi e piemontesi per il grande impegno politico e sociale che aveva .saputo esprimere nelle proprie attività quotidiane sino a pochi giorni fa. Comollo era nato a Torino nel 1904, a scuola aveva frequentato sino alla terza elementare, poi era diventato operaio tornitore. Ed è stato proprio da quell'ottica di operaio che ha vissuto accanto ad Antonio Gramsci quella straordinaria esperienza della pubblicazione a Torino del quotidiano "Ordine nuovo" nei primi anni '20.
Gli anni del fascismo videro Comollo in prima fila nella battaglia per la difesa delle libertà nel nostro Paese. E non bastarono certo gli anni di galera e di confino, cui il tribunale speciale fascista lo aveva condannato, a piegare la volontà e le speranze di Comollo.
Vennero infatti i giorni della Resistenza armata contro il fascismo. In quel periodo Comollo divenne il comandante partigiano "Pietro", un nome che gli è rimasto per sempre, il nome con cui hanno imparato a conoscerlo e a stimarlo i giovani delle generazioni successive.
Dopo i giorni vittoriosi del 25 aprile, che avevano visto Pietro tra i protagonisti, Comollo ritorna al lavoro e all'impegno politico con la serietà, l'impegno e la modestia di sempre.
Ed è così che la morte lo ha raggiunto, mentre a 76 anni svolgeva il suo compito di Consigliere comunale a Torino, un compito importante cui era stato chiamato dalla volontà popolare.
Desideriamo in questa sede esprimere i sensi del profondo cordoglio del Consiglio regionale alla famiglia ed al Partito Comunista in cui Pietro Comollo ha militato sin dalla fondazione.
Il patrimonio ideale che Comollo ci ha lasciato appartiene alla vita e alla storia democratica del nostro Paese e costituisce un serio esempio in un momento così difficile e travagliato come quello che le istituzioni democratiche e il popolo italiano stanno vivendo.



(Il Consiglio ed i presenti osservano un minuto di raccoglimento)


Argomento: Commemorazioni

g) Commemorazione del Consigliere regionale Gianni Oberto Tarena


PRESIDENTE

Colleghi Consiglieri, un anno fa, proprio in questo giorno, è mancato il collega nostro amico, già Presidente della Giunta nella prima legislatura, già Presidente del Consiglio, l'avv. Gianni Oberto Tarena.
Tutti ricordiamo la figura di quest'uomo integerrimo, amministratore oculato, uomo di cultura profonda, che ha portato in tutte le località del Piemonte la sua voce e la sua conoscenza dei problemi.
E' stato per tutti noi maestro di vita, esempio di correttezza. Ritengo sia doveroso ricordare in questo momento l'avv. Oberto, che è stato con noi per dieci anni, invitando i colleghi presenti a rivolgergli un minuto di raccoglimento.



(Il Consiglio ed i presenti osservano un minuto di raccoglimento)


Argomento: Problemi generali - Problemi istituzionali - Rapporti con lo Stato:argomenti non sopra specificati

Comunicazione del Presidente del Consiglio sulla situazione dell'ordine pubblico nel nostro Paese in relazione agli ultimi avvenimenti


PRESIDENTE

Passiamo ora a dibattere il punto nono all'ordine del giorno: "Comunicazione del Presidente del Consiglio sulla situazione dell'ordine pubblico nel nostro Paese in relazione agli ultimi avvenimenti".
Egregi colleghi, tutt'Italia medita sugli avvenimenti che stanno sconvolgendo il nostro animo. Ci chiediamo tutti se il giudice D'Urso potrà ancora vivere o se le brigate rosse con la loro solita spietatezza porteranno a termine il crimine che hanno minacciato.
Ieri sera si è tenuta una riunione del Comitato per l'affermazione dei valori della Resistenza che, con fermezza, ha ribadito l'unità degli intenti contro coloro che cercano di destabilizzare lo Stato. Anche il Consiglio regionale porterà avanti la battaglia contro il terrorismo.
Forse a Torino la coscienza si è ammorbidita, ma la battaglia contro il terrorismo non è finita. Quest'anno si svolgerà un importante processo alle brigate rosse che potrebbe essere motivo di attentati, di rappresaglie, di uccisioni. Perciò dobbiamo vigilare e creare gli strumenti necessari ed indispensabili per fronteggiare questa minaccia e per far sì che la gente sia cosciente di quanto potrebbe accadere.
Ritengo sia indispensabile dare un aiuto alla Magistratura che potrebbe trovarsi sotto il tiro delle brigate rosse. D'intesa con la Magistratura dobbiamo contribuire al potenziamento delle strutture, creare aule per i processi, dotare il Tribunale di personale adeguato è sufficiente per affrontare i molti compiti. Dobbiamo aiutare le forze dell'ordine, anche per quanto riguarda la parte edilizia.
Dobbiamo continuare a sostenere le famiglie, vittime del terrorismo.
Ieri, unitariamente, abbiamo deciso di riprendere questa lotta intensificando, in accordo con i sindacati, la propaganda presso le fabbriche e le aziende, nelle scuole, in modo che il Piemonte sia antesignano in queste lotte. Da Torino è partita una dura lotta e Torino ha avuto i frutti migliori.
Chiede di parlare il Consigliere Carazzoni. Ne ha facoltà.



CARAZZONI Nino

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, avvertiamo tutta la drammaticità, la gravità, la tensione di quest'ora, che corre mentre si sta rapidamente giungendo alla conclusione, della vicenda D'Urso.
Posti di fronte al documento, congiuntamente votato dalla Regione dalla Provincia, dal Comune e dal Comitato per l'affermazione dei valori della Resistenza, desideriamo dichiarare che prendiamo atto della volontà espressa, di ricreare anche in questa Regione una tensione ideale, forse attenuatasi in questi ultimi tempi, per dare nuovo impulso alla lotta nei confronti dell'eversione terroristica. Ma - ci domandiamo - ed è qui la ragione del nostro intervento, al di là delle espresse buone volontà degli Enti locali piemontesi, come è possibile camminare sulla strada di una rinnovata fermezza antiterroristica, quando manca al vertice la volontà l'impegno, la fermezza di combattere il terrorismo? Si dice nel documento che lei, signor Presidente, ha citato: "con le brigate rosse non si tratta". Vogliamo pensare che questa sia la volontà vera di coloro che hanno firmato il documento. Ma è possibile vedere questo problema soltanto riferito alla realtà piemontese e disgiunto invece dal quadro nazionale? Con le brigate rosse si tratta al centro, signor Presidente. Questo è purtroppo penoso, non vogliamo usare altre espressioni più dure, ma questo è anche quanto risulta, provatamente, dalle vicende ultime avvenute.
A noi non serve riandare molto nel tempo, riferirci per esempio che è stato pienamente accettato il ricatto delle brigate rosse relativo alla richiesta di chiusura del carcere dell'Asinara, ci basta invece prendere le mosse dal dibattito che si è svolto l'altro giorno alla Camera, dibattito richiesto dal M.S.I. e che lo stesso M.S.I. aveva impedito che fosse rinviato.
Se esaminiamo a fondo quel dibattito dovremmo giungere alla gravissima conclusione che il Governo affermava il falso, oppure che il Governo ormai di fatto è esautorato perché tollera, perché consente che partiti di regime e le istituzioni dello Stato agiscano autonomamente al di sopra e al di là di esso. Il Ministro Sarti, infatti, alla Camera ha affermato che è falso e provocatorio ed è colpevole leggerezza accusare il Governo di avere trattato in qualsiasi modo con i terroristi.
"Lo Stato - ha detto - non tratta con i criminali". Ecco l'affermazione: "con le brigate rosse non si tratta" che ritorna anche qui.
I fatti inconfutabilmente stanno ad indicare che dopo la diffusione del comunicato n. 8 delle brigate rosse, il quale rimetteva ai rappresentanti dei terroristi ristretti nelle carceri di Palmi e di Trani la facoltà di concedere o non concedere la grazia al Giudice D'Urso, sequestrato dai brigatisti, si sono verificati i seguenti avvenimenti: 1) vi sono state nel carcere di Palmi le visite per contatti informali tra Magistratura e delegati dei terroristi ivi detenuti 2) tali contatti sono stati perfezionati e conclusi dal colloquio che due avvocati di "Soccorso Rosso" hanno avuto con il capo storico delle b.r., Curcio, nello stesso carcere calabrese 3) la conclusione dei contatti e dei colloqui è stata da Curcio proclamata, per quanto di sua competenza (bontà sua), a favore della grazia per D'Urso e sollecitante la liberazione del terrorista Faina, già richiesta dai brigatisti di Trani 4) il Faina infatti è stato puntualmente liberato dalla Magistratura 5) contemporaneamente a Trani, parlamentari radicali contattavano i brigatisti rinchiusi, quali rappresentanti delegati delle b.r., e ne rendevano noti i programmi e le richieste condizionanti l'assenso alla liberazione da parte delle b.r, di D'Urso 6) gli stessi avvocati di "Soccorso Rosso" si trasferivano a Trani avevano altri colloqui con i plenipotenziari dei terroristi rossi e precisavano che a nome loro le richieste per la concessione della grazia erano da ritenersi non vincolanti, ma soltanto indicative.
Apriamo una parentesi per far rilevare, ma crediamo che sinceramente non ve ne sia bisogno, l'immoralità l'eccezionalità, la gravità del fatto possibile solo in una Nazione ridotta ormai allo stato della nostra: terroristi, carcerati, detenuti, arbitri di pronunciarsi a favore o contro la grazia di un sequestrato dai brigatisti.
Il Governo dice di essere estraneo alle iniziative della Magistratura alle iniziative degli avvocati di "Soccorso Rosso", alla mediazione dei radicali. E' credibile? E' ammissibile? E' credibile e ammissibile che il Governo non abbia nemmeno letto i giornali i quali hanno informato che nei carceri di Palmi e di Trani i detenuti si riunivano, designavano i loro rappresentanti, elaboravano documenti per deliberare sulla vita o sulla morte di tin giudice della Repubblica? E' credibile ed è ammissibile che il Governo sia stato estraneo ai contatti che il giudice di sorveglianza di Palmi ha tenuto con i delegati dei brigatisti? E' credibile e ammissibile che il Governo sia stato estraneo ai colloqui che i due avvocati di "Soccorso Rosso", esercitando un ruolo che obiettivamente non ha nulla a che fare con il loro mandato difensivo, hanno avuto con i rappresentanti dei brigatisti a Palmi e a Trani? E' credibile ed ammissibile che il Governo sia stato estraneo alla mediazione svoltasi dai parlamentari radicali i quali hanno operato nel carcere per un paio di giorni con il pretesto ispettivo, ma conducendo apertamente trattative? Noi diciamo che "non è credibile". Non è credibile perché questi negoziati, quanto ai contenuti dei patteggiamenti, sono stati ampiamente riferiti dalla stampa e addirittura propagandati da quasi tutti i protagonisti. Diciamo che non è ammissibile perché il Governo aveva ed ha il dovere di impedire che un giudice di sorveglianza, invece di informarsi delle condizioni dei reclusi, ne riceva documenti contenenti estremi di reato. Diciamo che il Governo aveva ed ha il dovere di impedire che gli avvocati, invece di discutere le cause dei loro assistiti, da questi ricevano in carcere bollettini da propagandare all'esterno. Diciamo ancora che non è credibile e che soprattutto non è ammissibile che parlamentari si facciano "postini" dei messaggi ricattatori, portati all'esterno per conto delle b.r.
Quindi i fatti dicono che il regime si è piegato e continua a piegarsi ai terroristi e non servono a modificare Questa impressione i documenti della Provincia, del Comune, della Regione che qui in Piemonte, affermano una fermezza, che in effetti viene ad essere apertamente contraddetta da ciò che è accaduto.
I fatti dicono che nel regime e nelle istituzioni ci sono partiti e corpi rassegnati alla trattativa con i terroristi e disposti a riconoscere il loro contro-potere.
E' emblematica sotto questo aspetto la vicenda dell' "Avanti", organo ufficiale del P.S.I., cioè di un partito di Governo. Eppure quanto è avvenuto in questi giorni dimostra in modo chiaro e lampante che nettamente l'Avanti", e dobbiamo presumere il P.S.I., si è dissociato o perlomeno si è allontanato dalla linea di fermezza a parole proclamata.
I fatti dicono, quindi, che è necessaria non una presa di posizione verbale o scritta, come si è fatto in Piemonte, ma un'iniziativa possente e coraggiosa contro questo regime di impotenza e di resa ai terroristi.
Che cosa propone il M.S.I.? Propone leggi eversive, propone tribunali speciali, propone, di ripristinare nel nostro ordinamento giuridico la pena di morte? No, signori. Non sono queste le proposte del Movimento Sociale. Il Movimento Sociale chiede il rispetto della Costituzione e l'applicazione delle leggi vigenti, perché questa è la colpa che noi facciamo al Governo ai partiti, alle forze politiche, quella di tenere rinchiuse in un cassetto la Costituzione e le leggi vigenti.
Noi diciamo che la Costituzione deve essere largamente e totalmente revisionata, tuttavia, finché è in vigore va rispettata. Ebbene, la Costituzione all'ultimo comma dell'art. 27 dice esplicitamente: "Non è ammessa la pena di morte, se non nei casi previsti dalle leggi militari di guerra". Non si tratta allora di ripristinare la pena di morte nel nostro ordinamento, quanto di dare applicazione a un dettato che è contenuto nella Costituzione. Che cosa dicono le leggi vigenti? Agli artt. 217, 218 e 219 il Testo Unico delle leggi di Pubblica Sicurezza afferma che in determinate situazioni di pericolo può essere proclamato, anche soltanto per certe parti d'Italia, lo stato di emergenza, lo stato di guerra e che, proclamato questo, si procede in base ai contenuti dei codici militari di guerra. E' un Testo Unico fascista, perché risale addirittura al 1938, ma non è colpa nostra, signori, se in tutto questo arco di tempo, quando pure si sono abrogate leggi che noi ritenevamo validamente di conservare per il popolo italiano, quando numerose sono state le leggi che questo regime ha provveduto a cancellare, non ha invece pensato a modificare o addirittura ad abrogare il Testo Unico che risale all'epoca fascista.
Un'ultima domanda: siamo in guerra? Signor Presidente, noi daremo una risposta diretta. Vogliamo per ricordare che al Capodanno del 1980 è successo un fatto inconsueto. Mentre ciascuno di noi, nell'intimità delle proprie famiglie, si apprestava a brindare all'inizio dell'anno nuovo, i teleschermi si sono accesi e ci hanno all'improvviso portato entro le nostre case la faccia del Presidente della Repubblica, il quale non ci ha invitato ad un brindisi, non ci ha rivolto gli auguri per l'anno nuovo, non ci ha fatto giungere le sue espressioni di cordialità. No, il Presidente Pertini ha detto: "Italiani siamo in guerra".
Ci domandiamo in quale Stato, quale Presidente della Repubblica, quale monarca, quale dittatore compaia sui teleschermi, faccia una dichiarazione di questo genere, dica: "Italiani, siamo in guerra" e poi se ne vada. E' lo stesso Pertini che ha riconosciuto la gravità della situazione, gravità che impone l'applicazione delle leggi vigenti.
Ecco, dunque, la proposta del Movimento Sociale Italiano, che si differenzia nettamente e chiaramente dai postulati, pur formalmente validi contenuti nel documento, votato dalla Regione, dalla Provincia e dal Comune e che lei, signor Presidente del Consiglio, ci ha ricordato.
Proponiamo l'applicazione della pena di morte, prevista dalle leggi già vigenti, a danno di tutti coloro che si macchiano di delitti efferati.
Chiediamo, per r sollecitare il Governo ad applicare questi leggi già vigenti, un plebiscito, che ci auguriamo dia un risultato imponente: quale osiamo dire, dovrebbe essere auspicato da tutti i cittadini onesti, liberi e forti, cioè dalla stragrande maggioranza degli italiani.
Occorre, signor Presidente e colleghi, seppellire il regime soprattutto la viltà di questo regime sotto una valanga di firme...



VIGLIONE Aldo

Questo regime non ha viltà. Siete degli assassini voi. E' stata creata da voi questa situazione in 20 anni di dittatura fascista.



CARAZZONI Nino

Non raccolgo provocazioni, anche perché se quel regime è durato 20 anni, questo regime sta durando da 35 anni.
Finisco con questo augurio e con questo auspicio, non certo per le interruzioni di Viglione, per il quale posso dichiarare di provare soltanto profonda pena.


Argomento: Interventi per calamita' naturali

Comunicazione della Giunta regionale in relazione ai danni causati dagli incendi boschivi e dalla bufera di vento e risposta dell'Assessore Ferraris alle interrogazioni presentate dai Consiglieri Cerchio, Chiabrando Lombardi e Bontempi


PRESIDENTE

Il punto decimo all'ordine del giorno ci richiama alle comunicazioni della Giunta regionale in relazione ai danni causati dagli incendi boschivi e dalla bufera di vento.
La parola all'Assessore Ferraris.



FERRARIS Bruno, Assessore all'agricoltura e foreste

Con la comunicazione che mi accingo a dare rispondo anche alle interrogazioni presentate dai Consiglieri Cerchio, Chiabrando, Lombardi e Bontempi sugli incendi boschivi.
Nel periodo intercorso tra il 27/12/1980 e 1'8/1/1981, il territorio montano della nostra Regione, dalla Valle Tanaro (ai confini della Liguria), alle Valli Cannobina e Vigezzo (ai confini della Svizzera e della Lombardia) è stato investito come mai in passato dagli incendi boschivi.
Complessivamente l'evento calamitoso ha interessato ben 297 Comuni di cui 115 nella sola provincia di Torino che è stata senz'altro la provincia maggiormente colpita.
La superficie territoriale investita o percorsa dal fuoco è stata di ben 19.810 Ha di cui 9.084 Ha di superficie boscata e 10.726 Ha di superficie non boscata.
Si è trattato di una vera e propria calamità. Il susseguirsi degli incendi favoriti ed alimentati dal clima secco, dall'ambiente asciutto e dal forte vento, ha messo a dura prova il sistema difensivo a suo tempo predisposto.
Non pochi ed anche gravi sono stati gli incendi che hanno colpito persone impegnate nell'azione di controllo, contenimento e spegnimento degli incendi condotta dal Servizio A.I.B, diretto dal nostro Ispettorato regionale delle Foreste. In merito prima di ogni altra considerazione desidero rinnovare a nome della Giunta il più caloroso ringraziamento a quanti, civili appartenenti o no alle squadre volontarie antincendio agenti e funzionari del Corpo Forestale, Vigili del Fuoco, militari dell'Esercito, Sindaci e Presidenti delle Comunità montane, si sono prodigati per giorni e giorni con generosità ed impegno nell'opera di spegnimento anche a rischio della propria incolumità personale.
Un pensiero particolarmente grato ed un augurio di pronta e piena guarigione: al giovane soldato di leva Sabatino Giovanni tuttora degente con prognosi riservata all'Ospedale Molinette di Torino per trauma cranico e lesioni all'occhio destro, infortunatosi in località Bose del Comune di Sparone (To), mentre operava con altri suoi commilitoni: la Giunta regionale ha concordato con il Comando Militare le Misure atte ad assicurare l'ospitalità dei suoi parenti nella nostra città al signor Berra lvaldo componente di una squadra di volontari ricoverato presso l'Ospedale Civile di Biella per lesioni craniche infortunio verificatosi in Comune di Vaglio Mosso località Gerbole al signor Viglielmo Ilario (Sindaco di Brosso Canavese) ricoverato all'Ospedale di Ivrea per principio di soffocamento (già dimesso) e alle altre 20 persone per lo più componenti di squadre di volontari che hanno riportato lesioni sia pure di lieve entità.
LE CAUSE Fra le cause che hanno trasformato i ricorrenti incendi o principi di incendi in una vera e propria sciagura va annoverato senza alcun dubbio sia il clima secco (non piove dal 26-27 novembre 1980 e non è ancora comparsa la neve) sia il vento caldo e spesso forte proveniente dal sud, sia lo stato di abbandono in cui versano molti boschi specie di proprietà privata.
Ma non è meno vero però che l'origine prima del fuoco o quanto meno del principio di incendio va attribuita all'intervento colposo se non doloso dell'uomo.
L'abbruciamento delle stoppie sui pascoli o la cosiddetta pratica del "debbio", altre operazioni colturali come la pulizia del sottobosco e relativo abbruciamento fatto nonostante ogni norma contraria e soprattutto con più fretta e minore attenzione che in passato, l'accensione di fuochi il lancio di razzi e di petardi effettuati da persone che si sono trovate a trascorrere le festività di fine anno in montagna, il getto di un semplice mozzicone di sigaretta sul ciglio di una strada, in una siepe o cespuglio per non parlare di azione dolosa vera e propria, sono le cause vere che stanno alla base della calamità che si è verificata.
Nella fattispecie si ha motivo di temere che si sia verificata l'una e l'altra causa insieme. In ogni caso sono in corso indagini, che dovranno essere approfondite, e del resto già si sono avute segnalazioni e denunce da parte dei Carabinieri.
I DANNI Per quanto riguarda la valutazione devo premettere che una valutazione economica esatta non è ancora possibile, sia per l'ampiezza del territorio percorsa dal fuoco, sia soprattutto per l'impossibilità di prevedere al momento attuale le reazioni della natura in termini di ripresa vegetativa in molti territori.
Per quanto riguarda la distruzione della massa legnosa, l'entità dei danni si ritiene possa mantenersi entro limiti modesti in quanto molti boschi sono a macchiatico nullo o negativo e molti territori sono composti da formazioni forestali lontani dalla normalità.
In merito la Giunta regionale si impegna a presentare quanto prima una relazione dettagliata sui danni provocati alla massa legnosa ed eventuali altre opere (baite o altri manufatti) con relativo programma o progetto per la ricostituzione del manto forestale andato distrutto e relative opere ad esso connesse, progetto che si concorderà con le Comunità montane e i Comuni per il quale si richiederà un intervento straordinario allo Stato o alla CEE (Regolamento 269 che, almeno per due province, dovrebbe essere rinnovato).
Già sin d'ora però si può dire che i danni e le opere di ricostituzione si diversificano notevolmente a seconda che si tratti di impianti artificiali o di boschi naturali (cedui o alto fusto).
Nel primo caso il danno è stato notevole in quanto si tratta di un bosco assestato che era costato alla collettività per il suo impianto ed accudimento e che dovrà essere ricostituito, nel secondo caso il valore della massa legnosa distrutta può anche essere assai modesta ed anche la stessa ricostituzione può comportare spese più ridotte.
I danni provocati dai recenti incendi non sono però esclusivamente di natura economica, ma anzi soprattutto: Ecologici per la retrogradazione dell'equilibrio biologico rappresentato dalla fitozoocenosi (organismi vegetali ed animali in simbiosi) Paesaggistici per l'alterazione di un tipo di paesaggio nel quale la componente forestale era parte determinante Idrogeologici per l'attenuazione della funzione di regimazione esercitata dal bosco; Zoologici per l'influenza sull'ambiente proprio della selvaggina stanziale.
L'INTERVENTO I colleghi certamente conoscono il sistema o servizio di difesa e lotta contro gli incendi boschivi (A.I.B.). Tale servizio diretto dall'Ispettorato Forestale regionale articolato sul territorio in 39 distretti si basa per l'azione a tetra oltre che sulle guardie forestali dislocate nelle varie stazioni forestali, sulle squadre volontarie organizzate dai Comuni e dalle Comunità montane ed attrezzate con adeguati mezzi messi a loro disposizione dalla Regione ai quali la stessa corrisponde un emolumento equivalente al salario dei lavoratori forestali.
L'azione di avvistamento e di spegnimento a terra è integrata dal mezzo aereo elicottero per eventuale trasporto di uomini e per azioni dirette di spegnimento, con spargimento di acqua e ritardanti. Nei casi in cui l'incendio boschivo minaccia abitati civili o centri abitati le norme e la prassi prevedono l'intervento dei Vigili del Fuoco, e nei casi più gravi l'intervento dell'aereo militare Hercules C 130 e all'occorrenza dell'Esercito.
Dal 27/12/1980 all'8/1/1981 si è fatto il più largo ricorso possibile a tutti questi mezzi di difesa e di lotta.
La Giunta regionale da me informata dell'aggravarsi della situazione fra i giorni 29-31 dicembre aveva autorizzato il ricorso a spese straordinarie per integrare il servizio elicotteri e quant'altro fosse necessario.
Intanto nel corso della mattinata del 2 gennaio si riuniva un vertice fra militi, Vigili del Fuoco, Forestali, Regione e la Prefettura per il coordinamento degli interventi.
Da parte mia il 31 dicembre avevo autorizzato e sollecitato l'intervento del C 130 che interveniva poi nei giorni 5 e 6 gennaio, con molto successo per domare l'incendio dei boschi di Givoletto.
Purtroppo non si sono potuti ottenere gli elicotteri militari pesanti "CINO" promessi dal M.A.F, che ci ha però inviato quattro squadre di agenti del Corpo Forestale di stanza in Toscana.
La Giunta, attraverso il suo Presidente e l'Assessore competente, ha seguito giorno per giorno l'evolversi della situazione e l'azione generosa svolta dai servizi preposti.
Da questa dura ed amara vicenda è emerso che il servizio antincendio messo a punto dalla nostra Regione e diretto dai servizi del C.F.S impiegati dalla Regione ha retto assai bene alla prova e meglio potrà reggere in futuro se opportunamente rafforzato e collocato nel quadro di un più ampio e generale servizio per la protezione civile di cui si è già discusso in quest'aula e per il quale è già stato costituito un apposito gruppo dì lavoro interassessorile.
In senso stretto e cioè per quanto riguarda il servizio A.I. B, si tratta innanzitutto: 1) di completare il modernissimo sistema di avvistamento attraverso telecamere collegate ad impianti Tv a c.c, di cui uno già funzionante ad Almese (To) e tre in corso di allestimento: rispettivamente in provincia di Cuneo, Bassa Val Maira con telecamera sul Castello di Monte Male, nel Biellese con telecamera sul Castello di Zumaglia, nel Verbano con telecamera sul Mottarone 2) realizzare il servizio radio comunicazione per il quale è stato predisposto uno studio di base e che si prevede di realizzare nella logica di un servizio complessivo per il pronto intervento.
Nella riunione tenutasi in Prefettura ci è stato proposto di allegarlo e di collegarlo ai Vigili del Fuoco e all'Esercito.



ESIGENZE DA SODDISFARE PER UN MIGLIORAMENTO DEL SERVIZIO ANTINCENDIO

Per il potenziamento del servizio e per permettere l'efficienza sufficiente ad affrontare non solo gravi situazioni di emergenza ma anche gli incendi che ordinariamente si verificano è opportuno realizzare i seguenti programmi: disporre di quattro basi di elicottero, anziché due, per un più rapido e tempestivo intervento (nonché numeroso) in casi gravi impianto radio, come previsto da un progetto elaborato e portato all'esame della Giunta regionale eventuale acquisto e dotazione delle stazioni forestali di mezzi fuori strada per un più rapido intervento degli uomini del C.F.S, e dei volontari al fine di mettere i volontari occasionali in condizioni di operare con un minimo di efficienza e sicurezza prevederemo la realizzazione di magazzini opportunamente dislocati nel territorio. Delle squadre di volontari hanno fatto parte coloro che sono iscritti nelle squadre stesse ed altri .cittadini non iscritti e che non hanno partecipato ai corsi.
Il rafforzamento del servizio deve assicurare una dotazione di attrezzature e strumenti per poter equipaggiare anche i volontari non appartenenti alle squadre.
Anche l'intervento dell'Esercito, che è risultato utilissimo se opportunamente coordinato, deve essere effettuato con attrezzi validi che normalmente i militari non hanno, non facendo parte dei loro compiti lo spegnimento degli incendi boschivi. Infatti l'Esercito è quasi sempre solo dotato di pale e picconi.
Nei magazzini, che devono essere siti presso i distretti A.I.B, della Regione Piemonte, si troveranno i seguenti attrezzi: pompe spalleggiate manuali motogeneratori d'aria rastri rastrelli flabelli batti fuoco guanti pile.
La quantità dovrà essere tale da poter equipaggiare un sufficiente numero di militari e civili occasionali che possono mediamente ammontare a 70 per distretto A.I.B.



PIANO REGIONALE PER LA DIFESA DEL PATRIMONIO BOSCHIVO DAGLI INCENDI

Il Consigliò regionale, già nel 1976, approvò lo schema di piano regionale per la difesa del patrimonio boschivo dagli incendi. Nello stesso anno anche il Ministero dell'Agricoltura e Foreste diede parere favorevole a questo schema che prevedeva un'erogazione a favore della nostra Regione di 16 miliardi di lire (nel periodo 1979-1987). Ma arrivarono solamente 280 milioni nel periodo di validità del piano agricolo nazionale, per la decisione assunta, a livello governativo, di dotare il Ministero dell'Agricoltura e Foreste di un certo numero di aerei Hercules C 130 appositamente attrezzati.
La Regione si vide costretta a riversare, con propri fondi, una notevole quantità di risorse nel settore della prevenzione agli incendi: solamente per la costituzione di piste tagliafuoco e per un miglioramento della viabilità all'interno dei boschi sono già stati spesi oltre 5,3 miliardi di lire, mentre per costituire dei punti di rifornimento idrico sono 772 i milioni spesi negli ultimi anni. Per opere varie nel bosco, atte sempre alla prevenzione degli incendi, altri 10,2 miliardi sono stati spesi nell'ultimo periodo. Ma a tutto ciò si deve aggiungere lo sforzo compiuto nel più vasto campo della forestazione, per il quale riportiamo di seguito alcune cifre complessive: 1) Rimboschimenti volontari (1972-1980) Contr. C/Capitale 6.749.167.975 2) Miglioramenti fondiari e pascoli montani Contr. C/Capitale 13.520.950.300 3) Miglioramenti fondiari e pascoli montani Contr. C/int. 227.627.743 4) Forestazione urbana C/Capitale 906.023.950 5) Acquisto macchine e attrezzature C/Capitale 778.739.400 6) Lavori di forestazione eseguiti in amministrazione diretta 11.548.500.000 Totale generale 33.731.009.368 Questa dura esperienza ha confermato la validità del sistema adottato.
Si tratta di perfezionarlo favorendo la formazione delle squadre volontarie, l'informazione, la propaganda e la realizzazione dei piani di assestamento del patrimonio boschivo.
Credo di avere dato le informazioni essenziali e di aver risposto in larga parte alle questioni sollevate dalle interrogazioni. La Giunta si impegna a presentare una relazione dettagliata sui danni e il progetto per la ricostruzione del manto forestale distrutto.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARCHIARO



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cerutti.



CERUTTI Giuseppe, Assessore alla viabilità

Ad integrazione della relazione dell'Assessorato all'agricoltura aggiungo alcune informazioni sui danni alle strutture pubbliche e private.
L'Assessorato alla viabilità ha invitato i Geni Civili a fornire entro breve tempo i dati della situazione.
In questo campo l'entità dei danni è inferiore rispetto a quella illustrata dal collega Ferraris.
Per le province di Asti, Cuneo, Vercelli e Alessandria i rapporti dei Geni Civili sono negativi sia per quanto riguarda i danni causati alle strutture pubbliche sia per quanto riguarda i danni ai fabbricati.
Nella provincia di Torino i danni sono stati causati dalla violenza del vento della notte fra il 4 e il 5 gennaio. Risultano colpiti i Comuni: Luserna San Giovanni, San Germano Chisone, Torre Pellice, Roletto, Porte Pramollo, Villar Penosa, Sparona.
I danni di Pinerolo sono ancora in fase di accertamento.



LUSERNA S. GIOVANNI

Opere pubbliche risultano danneggiati principalmente nella copertura il Palazzo Comunale, la Caserma Pettinati, la Scuola Media prefabbricata e Scuola S.
Giovanni; danni minori si sono verificati al mercato coperto; alla Caserma dei Carabinieri e dei Vigili del Fuoco, Torre di S. Francesco, pensilina tribuna campo sportivo, piscina comunale: L'ammontare complessivo ascende a L. 15.000.000 Edifici di abitazione L. 100.000.000 Edifici industriali L. 192.000.000



SAN GERMANO CHISONE

Opere pubbliche Risultano danneggiate alcune piante e le attrezzature del giardino pubblico per un ammontare presunto di L. 2.000.000.
Edifici di abitazione L. 22.500.000



TORRE PELLICE

Opere pubbliche risultano maggiormente danneggiate nella copertura la Scuola di Viale Dante, la centralina elettrica del filatoio, la palestra filatoio, deposito auto e attrezzatura Comunità montana; minori danni si sono verificati nella sede municipale, nella scuola di Via Bouissa, nel mattatoio, nella ex Caserma Ribet, nel mulino, nel cimitero, nell'impianto di depurazione nella Caserma C.C, e nelle attrezzature dei giardini pubblici.
L'ammontare complessivo ascende a L. 15.000,000.
Edifici di abitazione L. 300.000.000 Edifici industriali L. 100.000.000 ROLETTO Opere pubbliche risulta gravemente danneggiata la copertura della Scuola elementare e materna; di minor entità i danni al cimitero, alla sede municipale all'ambulatorio, alla tettoia parcheggio automezzi comunali e alla segnaletica stradale verticale e ai pioppeti.
L'ammontare complessivo ascende a L. 35.000.000 Edifici di abitazione L. 190.000.000 Edifici industriali L. 170.000.000 PORTE Opere pubbliche risulta gravemente danneggiata la palestra comunale che ha subito l'asportazione della copertura, l'abbattimento del muro di tamponamento e pilastri e relative finestrature per L. 30.000.000 e danni minori alla Scuola elementare e al cimitero per L. 1.000.000. Totale L. 31.000.000.
Edifici di abitazione L. 10.000.000 PRAMOLLO Opere pubbliche danni di lieve entità al Municipio ed alle Scuole per L. 1.000.000.
Edifici di abitazione L. 300.000



VILLAR PEROSA

Opere pubbliche - N.N.
Edifici di abitazione L. 50.000.000 Edifici industriali L. 80.000,000 Il campanile della Chiesa risulta gravemente danneggiato (spesa indicata di L. 30.000.000).
L'ammontare dei danni alle opere pubbliche nella provincia di Torino è di 129 milioni, alle abitazioni di 682 milioni e 800 mila lire, agli edifici industriali di 542 milioni.
Nella provincia di Novara, al Comune di Bee danno all'acquedotto di 3 milioni; a Belgirate capoluogo e nelle frazioni di Calogna e di Carcioni 13 milioni; al Comune di Vignone,, località Pineta, danni all'acquedotto comunale di 3 milioni; a Vogogna, località Fontanaccia, di 3 milioni.
Il totale dei danni nella provincia di Novara ammonta a 19 milioni alle opere pubbliche, a 30 milioni agli edifici e alle abitazioni private (solo nel Comune di Belgirate il totale è di 49 milioni).
Non è escluso che a queste cifre se ne debbano aggiungere altre per danni, che sono sfuggiti alle prime valutazioni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cerchio.



CERCHIO Giuseppe

Le due relazioni degli Assessori regionali (che potremmo definire l'una "al fuoco", l'altra "al vento") avviano il dibattito attraverso la metodologia delle "comunicazioni della Giunta". Questo "nuovo modo" di essere presente da parte della Giunta è stato instaurato già per altri dibattiti o comunicazioni assorbendo le interrogazioni presentate dall'opposizione e presentando integrazioni o modificazioni dietro la stimolazione dell'opposizione o dietro interrogazioni "telefonate", in questo caso, dalla maggioranza.
Concordiamo sulla eccezionalità dell'evento, ma a fronte dell'eccezionalità di esso e di situazioni altrettanto difficili, come il periodo prolungato di siccità e l'azione dei piromani, ci chiediamo se i mezzi messi a disposizione siano stati sufficienti e se la Regione sia intervenuta con tempestività.
Da par te nostra diamo un giudizio negativo.
C'è il problema del personale, al quale va un plauso per come ha affrontato una situazione difficile e particolarmente grave. Accanto agli agenti forestali, hanno operato in modo lodevole anche vigili del fuoco militari, volontari correndo anche rischi di incidenti come è stato qui ricordato, anche a causa di una dotazione insufficiente di mezzi e di strumenti.
Il tema dei mezzi è fondamentale. Tutto sommato, però, l'intervento è ancora scarso perché occorrono mezzi maggiori e più efficienti.
L'interrogazione che si è aggiunta a quella presentata dalla D.C.
propone alcuni quesiti, che non hanno ancora trovato risposta, in ordine al coinvolgimento dello Stato e delle Comunità montane. La Regione è il soggetto principalmente interessato ad operare piani di intervento in questo settore. In questo senso sollecitiamo nell'interrogazione interventi regionali, anche legislativi.
Si è parlato del coinvolgimento delle Comunità montane soprattutto nella predisposizione di atti preventivi.
Ci domandiamo se in questi anni le Comunità montane siano state interpellate su questi problemi: considerato che non hanno avuto risposta le esigenze sollecitate e, se l'hanno avuta, era negativa.
L'eccezionalità dell'evento porta al discorso della delimitazione delle zone, per verificare l'utilizzo degli strumenti legislativi esistenti.
Ci domandiamo, inoltre, se sono valide le nuove tecniche forestali sperimentate; ad esempio, i viali tagliafuoco. Sulla richiesta di una mappa precisa e sulle proposte operative, la Giunta, attraverso le relazioni degli Assessori, non ha dato risposte esaurienti e non ha puntualizzato le metodologie e gli strumenti che intende adottare in futuro nella prevenzione e nella ricostruzione.
Concludo, precisando all'Assessore, che uno dei Comuni danneggiati non è Sparona, bensì Sparone.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiabrando.



CHIABRANDO Mauro

Non intendo fare il processo al "nuovo modo di governare" adottato contro gli incendi e il vento, bensì intendo dire qualche cosa su ciò che gli Assessori non hanno detto. Siamo soddisfatti di quanto ci è stato riferito sul piano della prevenzione, sulle statistiche, sui dati, sulla terapia d'urto, sugli elicotteri, sull'impegno dei funzionari, del personale e dei volontari. Alla gente, però, non interessa molto sapere delle riprese televisive, degli elicotteri e via dicendo; alla gente interessa sapere di quanto verrà risarcita. La Giunta ha il dovere di citare le leggi che sono operanti, di illustrarne modi e termini di applicazione. Ci sono decine di baite bruciate, parchi distrutti, capannoni industriali scoperchiati.
Non ho sentito dire se le zone colpite saranno delimitate, se varrà la legge statale n. 364 sulle calamità naturali o se entrerà in gioco la legge regionale n. 63, che dovrebbe operare nei casi in cui la legge statale non interviene. Esiste anche la legge regionale n. 38 per interventi ad opere pubbliche e private, case ed industrie.
Nel campo dell'agricoltura abbiamo maggiori garanzie in quanto la legge statale impone la delimitazione, mentre la legge regionale opera al di fuori di essa, in ogni caso, la gente da una parte o dall'altra avrà qualche riconoscimento. Più difficile è invece la situazione per quanto fa riferimento alla legge n. 38.
Chiediamo l'immediata delimitazione delle zone, unico strumento che permetterà di ottenere qualche aiuto. La gente sa che oggi si sarebbe parlato di questi problemi e aspetta di leggere sui giornali o di sapere dalle forze politiche che cosa deve fare, quali procedure deve intraprendere.



FERRARIS Bruno, Assessore all'agricoltura e foreste

Questa è routine, almeno per l'agricoltura.



CHIABRANDO Mauro

Nel campo dell'agricoltura siamo più fortunati, per l'altra parte invece, invito l'Assessore a replicare dando precise indicazioni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carazzoni.



CARAZZONI Nino

Prendiamo la parola non per completare le dettagliate relazioni degli Assessori Ferraris e Cerutti, ma per integrarle con alcune segnalazioni riferite alla situazione particolare della provincia di Novara.
Soprattutto l'Alto Novarese è stato toccato dall'evento calamitoso, che ha avuto caratteristiche eccezionali, vuoi per l'andamento della stagione climatica, vuoi per la lunga siccità, vuoi per la bufera di vento che si è scatenata per più giorni. Sul Verbano e nell'immediato retroterra costiero sono andati in fumo centinaia di ettari di bosco; sul Vergante ci sono stati incendi di notevole ampiezza; nell'Ossola, sono stati colpiti i centri di Premosello, di Vogogno, di Montecrestese. Ha ragione l'Assessore Ferraris quando dice che al danno economico si unisce, e forse lo supera il danno ecologico, perché il patrimonio boschivo che è andato distrutto potrà essere ricostituto soltanto in un arco di tempo che va dai 50 ai 70 anni.
Tutto questo premesso, diciamo che in quella particolare zona dell'Alto Novarese non siamo d'accordo, o perlomeno siamo parzialmente d'accordo, nel riconoscere che il servizio di prevenzione abbia funzionato o comunque sia in grado di funzionare. Ci pare debba essere ancora notevolmente potenziato.
N è siamo d'accordo, o siamo soltanto parzialmente d'accordo, nel dire che il servizio di estinzione degli incendi abbia funzionato. E' stato lodevole il prodigarsi di tanti cittadini, ma dobbiamo notare che sono ancora in numero scarso. E' anche scarso il numero dei vigili del fuoco (capisco che in questo campo la Regione non può intervenire), il numero delle guardie forestali e rurali. Il concorso nell'opera di spegnimento è stato, ciò nondimeno, notevole perché i cittadini, chiamati a raccolta con il sistema tradizionale delle campane a martello, sono accorsi ugualmente erano però sprovvisti dell'adeguata attrezzatura.
Il secondo argomento che intendiamo sollevare è stato appena sfiorato dall'Assessore Ferraris. Nelle zone dell'Alto Novarese la maggior parte degli incendi è di origine colposa o addirittura dolosa, tant'è vero che mentre non ci risulta che in altre zone del Piemonte siano già stati operati degli arresti - nel Verbano e nel Cusio invece le forze dell'ordine sono riuscite a identificare alcuni piromani e li hanno arrestati.
Gradiremmo che la Giunta riferisse su questo argomento in una successiva occasione.
Da più parti sono venute sollecitazioni in ordine alla necessità di predisporre adeguate misure di intervento. Ci rendiamo conto che una siffatta relazione non poteva essere presentata dettagliatamente ed organicamente in questa sede. Tuttavia auspichiamo che ciò avvenga nel tempo più breve. Grazie.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BENZI



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Siccome la Valle di Susa ha la fortuna di ospitare il 60 % della foresta del Piemonte e la sfortuna di registrare il 90% degli incendi anche perché vi transita l'asse ferroviario Torino-Modane che è una delle grosse cause di queste vicende, ho il dovere di intervenire.
Credo che più che registrare gli avvenimenti, bisogna vedere come si collocano rispetto ad un processo.
Le popolazioni montane almeno quelle della mia Valle, hanno apprezzato il processo di modernizzazione di intervento regionale. Questo va riconosciuto e, senza ombra di dubbio, non attiene all'Assessore o alla Giunta, bensì all'istituzione.
Peraltro dobbiamo avvertire che c'è un processo di progressivo degrado dell'ambiente e l'attività di prevenzione, proprio perché si colloca in un contesto che tende ad aggravarsi per fenomeni di spopolamento o per simili cause, richiede da parte della Regione il massimo impegno pratico.
Ringrazio l'Assessorato per l'intervento, che ha trovato giusto riconoscimento presso gli interessati e auspico che il piano elicottero (che per la cortesia di un funzionario locale ho avuto modo di leggere ma che sarebbe opportuno che la Commissione competente conoscesse) venga realizzato. L'attività di intervento è certamente importante e delicata soprattutto (non voglio fare il processo a nessuno) se partono le provvidenze suggerite dal collega Chiabrando. L'Assessore ha parlato di colposità e di dolosità. Se innestiamo il meccanismo per il risarcimento di questi fenomeni, le preoccupazioni, non sulla colpa ma sul dolo, in qualche caso possono anche essere legittimate.
Nelle mappe e negli atti notarili i geometri e gli avvocati continuano a leggere il termine "prato arborato" che era in passato una fascia vicina all'ambiente abitato e che difendeva il bosco dalle attività dell'uomo.
Questa cintura oggi non esiste pii. Sarà opportuno ricostruirla.
Concludo chiedendo all'Assessore di voler replicare al collega Chiabrando essendo interessato a conoscere dettagliatamente quali provvidenze la Giunta intenda attuare o comunque quali iniziative intenda assumere. Soprattutto questi interrogativi, se lasciati in sospeso potrebbero determinare nell'opinione pubblica contraccolpi sfavorevoli.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferro.



FERRO Primo

Il Consigliere Cerchio riferendosi alla metodologia della Giunta pare voglia suscitare un alone di imbarazzo in cui si troverebbe la Giunta e il nostro Gruppo, la cui sensibilità politica dovrebbe essere portata ad una sorta di gara tra chi preesenta per primo l'interrogazione.
Credo che questa gara non sia proponibile anche perché queste interrogazioni chiedono notizie sostanzialmente diverse.
Condivido il metodo della "'comunicazione" della Giunta che dà la possibilità agli interroganti di intervenire in modo più ampio.
Secondo i dati forniti dall'Assessorato all'agricoltura e foreste dal '75 al '79 gli incendi boschivi hanno percorso complessivamente 25 mila ettari di territorio, il 5% della superficie boschiva. Nel corso di questi 20 giorni la superficie percorsa dagli incendi era di 18.810 ettari, di cui 9.000 a coltura boschiva, un evento che non ha confronti nel passato, un evento che va ancora approfondito dal momento che alcuni danni, soprattutto nel Verbano - Cusio - Ossola, vanno ancora accertati.
Questo conferma quanto sostenuto nella nostra interrogazione e quanto ripreso dall'Assessore Ferraris, che la causa degli incendi deriva non solo dalla mano irresponsabile che li provoca, ma anche da condizioni climatiche e meteorologiche avverse.
E' stato messo a dura prova il sistema difensivo della Regione di cui alla legge 13/1974. Si consideri che nel 1979 il personale volontario, a cui fa riferimento la legge n. 13, intervenuto per debellare i principi di incendio, era di 1.705 unità, le ore di lavoro sono state 4.000. Queste sono esperienze positive di cui bisogna fare tesoro dal momento che la Giunta si è impegnata nella definizione di una nuova legge sulla protezione civile.
In mancanza della legge 13 quale sarebbe stato il bilancio dei danni? Nel '75 si è avviata la politica di forestazione. Negli anni dal '79 all'82, facendo leva sui programmi di settore previsti dal "Quadrifoglio" e intervenendo in modo consistente, la Regione sarà impegnata in un progetto per interventi che si aggireranno attorno ai 22 miliardi. E qui ci sono già alcuni elementi di risposta. L'Assessore Ferraris sostiene che è possibile intensificare quegli interventi facendo ricorso allo Stato e alla CEE ed è possibile potenziare il programma sulla forestazione, quindi dare nuova linfa alla legge 63.
Condivido le iniziative volte a sensibilizzare i cittadini piemontesi.
Le misure preannunciate dimostrano che l'Assessorato ha già individuato una politica attenta su questi problemi. L'Assessore Ferraris, parlando degli strumenti di avvistamento, diceva che il progetto è di allestire altri tre nuovi impianti. Sarà comunque opportuno continuare su questa strada; per esempio, da Mottarone al confine ci sono 60 km, di superficie boccata e gli impianti non coprirebbero completamente l'area. Nel predisporre la nuova legge sulla protezione civile occorrerà unire e aumentare gli strumenti di prevenzione e di pronto intervento, per rendere più efficaci gli interventi antincendio previsti dalla legge n. 13.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Viglione.



VIGLIONE Aldo

Signor Presidente, fra le tante calamità che hanno colpito il nostro Paese e la nostra Regione, abbiamo annoverato anche gli incendi e il vento.
A nome del Gruppo socialista vorrei dare atto agli Assessori Cerutti e Ferraris e all'intera Giunta di aver operato in questa occasione con tempestività e con efficacia.
Poiché ho partecipato in questi giorni all'opera di spegnimento, posso dire che gli incendi si sono sviluppati per lo più nel sottobosco, mentre il bosco ad alto fusto dell'alta montagna è stato marginalmente toccato quindi grossi danni, sotto questo aspetto, la Regione non ha avuto.
Si tratta ora di rendere per il futuro più efficaci i nuovi sistemi applicati.
Le proposte formulate sono interessanti e le risorse che debbono essere collocate in questa operazione non sono eccessivamente elevate. Si tratterà anche di aprire un discorso su che cosa intendiamo per solidarietà negli eventi che colpiscono l'agricoltura, il patrimonio boschivo, le attività economiche e industriali, e sulle iniziative che si intendono assumere perché non si lasci spazio a manovre speculative.
Si tratterà, infine, di aprire in sede di Commissione competente un discorso operativo ed attuativo delle proposte formulate.
Sotto questo aspetto, considerati i mezzi e le risorse che erano disponibili, deve essere riconosciuto alla Giunta che anche in questa occasione ha operato con tempestività e prontezza



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi



BONTEMPI Rinaldo

Dopo l'indispensabile accertamento dei danni agli edifici pubblici e privati, la Giunta regionale, a mio avviso, dovrà prioritariamente intervenire con gli strumenti legislativi di cui dispone (legge 38) qualora non ci fossero altri mezzi nei confronti dei privati, potrà attivare altri strumenti, In questo senso si colloca la comunicazione dell'Assessore Cerutti, il quale molto correttamente ha dato l'informazione sugli accertamenti dei danni. Su quella base si creerà il presupposto per determinare le linee di intervento da parte della Regione.
Quindi, la Giunta partendo dai danni individuerà i mezzi disponibili facendo attenzione nella delimitazione delle zone di calamità che si tratti veramente di questo e soprattutto che il tipo di intervento abbia quel punto di equilibrio indispensabile tra risorse regionali ed entità del danno individualmente inteso. Mi spiego: ci sono casi in cui il danno individuale può essere sostenibile ma se questo è sommato ad altri la spesa risulta rilevante.
Prendo atto dei primi atti compiuti dalla Giunta e del tempestivo intervento. Mi risulta che la Giunta all'indomani avesse emesso un comunicato in cui dichiarava la sua disponibilità ad intervenire e, in questo senso, approvo totalmente il suo operato e le comunicazioni che stamane ci ha dato. Vengo alla questione del metodo. Mi sembra curioso il discorso del Consigliere Cerchio, secondo cui la Giunta darebbe le comunicazioni su un argomento dopo che sono state presentate le interrogazioni. Il Consigliere regionale ha a disposizione l'arma dell'interrogazione, la Giunta invece, può fare le sue comunicazioni e compiere i suoi atti nel corso delle sedute del Consiglio regionale. Quindi non può essere accusata di questo, tanto più che i Capigruppo e la stessa Giunta avevano chiesto l'iscrizione dell'argomento come comunicazione.
La Giunta ha dimostrato di essere tempestiva ed efficiente e credo che vada valutato il modo con cui compie i suoi atti amministrativi e non invece la funzione delle mosche cocchiere che possono rappresentare le interrogazioni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Lombardi.



LOMBARDI Emilio

Sarò breve anche perché sull'argomento gli interventi sono stati molti.
Mi preme però aggiungere alcune considerazioni e fare infine una richiesta all'Assessore.
Il fenomeno che si è verificato in Piemonte ha delle dimensioni che forse non sono mai state raggiunte prima d'ora. I boschi ad alto fusto collega Viglione, non sono stati toccati perché erano coperti dalla neve anche se in quantità non rilevante; altrimenti le dimensioni dei danni sarebbero state ben maggiori.
Al di là delle recriminazioni sugli interventi e degli apprezzamenti credo che dobbiamo fare una riflessione sul fenomeno che è avvenuto in Piemonte, che ha messo in pericolo il patrimonio boschivo ed anche alcune zone abitate.
Il problema è rilevante e non può essere superato attraverso valutazioni di parte secondo cui dal 1975 la Regione ha avviato la forestazione, come se prima non si fosse mai fatto nulla; bisogna constatare che i danni sono ben maggiori di quanto è stato fatto negli ultimi anni con la forestazione, quindi i miliardi stanziati sono stati ampiamente bruciati dagli incendi di quest'ultimo periodo .
Occorre porre il problema in maniera chiara e definire i programmi. Le Comunità montane hanno presentato i piani di sviluppo, sui quali, per quanto riguarda il settore agricolo, non ci sono stati sufficienti dibattiti né a livello di Commissione né a livello di Consiglio. Quindi si approfondiscano i programmi e i rimedi proposti dal livello locale anche contro il gravissimo fenomeno degli incendi, perché i danni sono sì al patrimonio boschivo, ma sono anche, e notevoli, alle produzioni, anche a quelle degli anni a venire, per esempio al castagno.
In alcune zone gli incendi si sono allargati paurosamente e non c'è stato l'intervento né della Regione, né degli Enti locali, anche perch manca un coordinamento. E' inutile far intervenire le squadre di volontari quando gli incendi assumono tali dimensioni.
Quindi, è necessario un programma di prevenzione.
Esistono documenti e progetti. Bisogna verificarli alla luce delle possibilità tecniche e finanziarie della Regione, tenendo presente che questo problema non può essere affrontato singolarmente, ma deve rientrare nel programma generale dell'intervento regionale nelle zone montane.
Abbiamo per la prima volta apprezzato l'intervento degli elicotteri purtroppo erano pochi, mentre i rastrelli dei molti uomini presenti una volta erano molto più efficaci dei pochi elicotteri di oggi. Quindi il problema è di carattere generale, è di presenza dell'uomo nelle montagne e va affrontato non solamente sotto l'aspetto tecnico, ma soprattutto sotto l'aspetto dell'impegno finanziario.
I viali tagliafuoco, i serbatoi d'acqua vicino alle zone boscate, sono interventi che non richiedono grossi stanziamenti e che in queste situazioni drammatiche possono risolvere in parte il problema.
Chiedo all'Assessore di presentare alla Commissione ed al Consiglio la valutazione dei danni e un progetto su questo problema che tenga conto delle condizioni generali in cui si trovano molti Comuni delle zone montane, e di aprire una discussione approfondita sull'argomento in modo che siano evidenziati i mezzi di cui la Regione dispone, le competenze del Ministero per quel che riguarda il personale (che ha dato prova di serietà e di attaccamento). Se mancherà questo chiarimento sentiremo addossare la colpa oggi a questo ente domani a quell'altro, quando invece è indispensabile un collegamento fra i vari corpi dello Stato e della Regione.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Ferraris.



FERRARIS Bruno, Assessore all'agricoltura e foreste

Intendevo soddisfare il Consigliere Cerchio, ma lo hanno già fatto i compagni Ferro e Bontempi , ma soprattutto gli ha risposto il dibattito dato che la discussione sulla comunicazione ha consentito a molti colleghi di intervenire per chiedere chiarimenti e per portare elementi per l'azione che si dovrà ora intraprendere sia per rafforzare ulteriormente il dispositivo difensivo sia per ricostruire ciò che è andato distrutto.
Si potrebbe fare un bilancio fra le osservazioni del Consigliere Viglione e quelle del Consigliere Lombardi. Effettivamente il danno alla massa legnosa non è consistente, come risulta dalle relazioni del Corpo Forestale; solo Viù ha avuto un danno immenso con la distruzione di una foresta di 220 mila piante. Nella macchia, invece, la situazione è diversa è diverso anche il discorso sulla ricostruzione.
Non è questione di apprezzamenti o di recriminazioni né di contrapposizione fra Stato e Regione. L'intervento tempestivo ha coinvolto tutti: la Presidenza, l'Assessorato competente, il responsabile centrale dei servizi, i singoli responsabili dei Ripartimenti. Il contatto è stato continuo, dal mattino alla sera, alle volte anche dalle rispettive abitazioni. Si prevede, per il futuro, un servizio anche notturno. Il servizio costituito di due elicotteri, che era già ritenuto sufficiente, è passato, da un giorno all'altro, a sei elicotteri, oltre agli interventi chiesti allo Stato (che ha potuto dare o meno).
Sulla questione del personale occorre fare chiarezza: in parte è regionale, in parte è del Corpo Forestale. La responsabilità è della Regione. Non saprei come risolvere diversamente il problema non potendo la Regione rinunciare all'esperienza professionale del personale forestale che, probabilmente, rimarrà sempre alle dipendenze dello Stato.
Il collega Lombardi nel suo discorso sollecita gli interventi che io ho proposto nella relazione dettagliata: un programma o un progetto concordato con le Comunità montane e con i Comuni maggiormente colpiti per la ricostruzione e l'assestamento dei boschi.
I viali tagliafuoco si fanno con l'assestamento perché è inutile farli in boscaglie o in macchie. Si tratta di ottenere la sottomissione del privato per il bosco, sul quale la Regione interviene anche al 100% .
A parte qualche caso, la forestazione e il servizio A.I.B. sono stati sempre concordati e costituiti tra la Regione e le Comunità montane.
Alle Comunità montane, oltre agli investimenti effettuati dal Corpo Forestale che, per quanto riguarda finanziamenti e indirizzi, dipende dalla Regione, sono stati erogati fondi direttamente (2 miliardi lo scorso anno) nella provincia di Cuneo e di Alessandria, in virtù del Regolamento 269 della CEE che prevede investimenti per circa 13 miliardi, questi avvengono esclusivamente sui progetti presentati dalle Comunità montane.
Si tratta di verificare se anche quei progetti sono rispondenti ad una organica e programmata prevenzione.
Al collega Chiabrando non ho ricordato tutti gli interventi che sono di routine nel settore agricolo. Sono tre gli interventi, che possono essere richiamati o in concomitanza o l'uno in esclusione dell'altro. Non invocherei la legge 364 per la ricostituzione dei boschi, in quanto le leggi 47 e 63 prevedono che il bosco percorso dal fuoco non può che ritornare bosco e per far sì che questo si realizzi la ricostruzione è a totale carico dello Stato; oggi della Regione.
Il problema sta nel reperimento dei finanziamenti.
Potrà invece essere invocata la legge 364 per le baite e per i manufatti.
Infine, può essere invocato quell'articolo della legge 63, nel caso in cui la zona non potesse essere delimitata o non convenisse delimitarla per non aprirla a iniziative speculative.
Questi sono i chiarimenti che sollecitava il Consigliere Marchini.
Detto questo, concludo e assicuro che al più presto presenterò in Commissione e in Consiglio la relazione e il progetto.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cerutti.



CERUTTI Giuseppe, Assessore alla viabilità

Tengo a precisare che l'elenco dei Comuni e l'entità dei danni non sono definitivi pertanto all'Assessorato e alla Giunta non è stato possibile proporre la delimitazione e la dichiarazione di evento calamitoso per consentire di intervenire nel confronti degli edifici e delle abitazioni private con la legge 38.
I Geni Civili hanno già dato i benestare ed è già incominciata la sistemazione delle opere pubbliche. Per quanto si riferisce agli edifici industriali il problema è più complicato non potendo la Regione intervenire direttamente. La legge 38 consente la costituzione di fondi in ammortamento oppure l'applicazione di una legge statale che, in casi di questo genere dovremo riscoprire.
All'atto della presentazione della delimitazione e della dichiarazione di evento calamitoso questi aspetti verranno esaminati anche perché i danni alle opere pubbliche ammontano a 128 milioni e, solo nella provincia di Torino, i danni alle abitazioni di privati a 682 milioni, e agli edifici industriali a 542 milioni, salvo gli accertamenti ancora in atto nel Comune di Pinerolo.
Aggiungo che, per quanto riguarda il potenziamento dei mezzi in dotazione alle Comunità montane, l'Assessorato a cui sono preposto d'intesa con l'Assessorato al l 'agricoltura, proporrà di integrare gli spazzaneve, che rimangono inattivi per una parte dell'anno, con strutture antincendio, tali da renderli utilizzabili in queste circostanze.
Stiamo esaminando anche la possibilità di dotare il Piemonte di un aeroporto minore con attrezzature atte a rifornire aerei del tipo C 119 che si sono resi tanto utili per la quantità di acqua che possono riversare.
La mia replica era doverosa nei confronti dei colleghi con l'impegno di portare per la prossima seduta di Consiglio questa definizione.



PRESIDENTE

Il dibattito è così concluso e si considerano discusse le interrogazioni dei Consiglieri Cerchio, Chiabrando, Lombardi e Bontempi sullo stesso argomento.
I lavori riprenderanno alle ore 15,30.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13,20)



< torna indietro