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Dettaglio seduta n.318 del 22/03/85 - Legislatura n. III - Sedute dal 9 giugno 1980 al 11 maggio 1985

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Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PETRINI


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Interrogazione dei Consiglieri Bergoglio, Devecchi, Lombardi, Martinetti Nerviani, inerente alla realizzazione di strutture ospedaliere


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto secondo all'ordine del giorno: "Interrogazioni ed interpellanze", esaminiamo l'interrogazione dei Consiglieri Bergoglio Devecchi, Lombardi, Martinetti, Nerviani, inerente la realizzazione di strutture ospedaliere.
Risponde l'Assessore Bajardi.



BAJARDI Sante, Assessore alla sanità

L'interrogazione affronta problemi di ordine generale, ma anche particolari, in relazione all'ospedale di Rivoli in relazione ai cinque quesiti posti va precisato: 1) L'inizio della costruzione del nuovo ospedale di Rivoli è databile dal 1969. Secondo quanto indicato dalle imprese aggiudicatarie della licitazione privata, relativa al sesto lotto, secondo stralcio, i lavori per completare la struttura e renderla funzionale al trasferimento completo di tutti i servizi e reparti della vecchia sede e per una capienza di 350 posti letto, dovranno essere compiuti entro 12 mesi dalla data di consegna degli stessi. Avvenendo la consegna in questi giorni si prevede pertanto che l'ultimazione possa avvenire entro il mese di marzo 1986. Tale completamento, sulla base del programma triennale di investimenti approvati dal Consiglio regionale nel 1983, avrebbe dovuto compiersi entro l'anno 1985. Se si prende invece in considerazione il completamento totale del presidio ospedaliero, così come è previsto dalla proposta di piano per il triennio 1985/1987 che fissa in 473 i posti letto attribuiti alla USSL n.
25, il completamento non potrà che essere legato alla possibilità di finanziamento della Regione, tenuto conto che i fondi derivano dalla ripartizione del Fondo Sanitario Nazionale ed ovviamente questa integrazione di finanziamento deriverà dalle determinazioni che il Consiglio regionale vorrà assumere per quanto riguarda il fondo investimenti per gli anni 1986 e 1987, essendo tutta la quota per il completamento dei 350 posti letto già assegnata.
2) Il primo progetto generale, in data 1969, prevedeva una spesa iniziale di circa 3 miliardi. Per completare la struttura al raggiungimento dei 350 posti letto, che consentono l'abbandono della vecchia sede ospedaliera, il costo complessivo è preventivato in 39 miliardi. Per il raggiungimento dei 473 posti letto il costo complessivo è preventivato in 56 miliardi.
3) Il primo lotto dei lavori venne aggiudicato mediante licitazione privata. I successivi lotti, fino al sesto lotto primo stralcio, furono assegnati mediante estensione di contratto. Il sesto lotto, secondo stralcio, è stato aggiudicato mediante licitazione privata.
4) La progettazione relativa al progetto generale ed ai primi quattro lotti fu affidata al prof. architetto Cavallari Murat.
Al declinare dell'incarico del prof. Murat, l'ente ospedaliero affidava con propria deliberazione nel 1975 all'architetto Rolando Angeletti di Roma l'incarico di procedere all'elaborazione di una variante al progetto generale, nonché del progetto esecutivo relativo al quinto lotto dei lavori.
Allo stesso professionista fu poi affidata la progettazione successiva della seconda variante al progetto generale e dei lotti ad esse successive.
L'architetto Angeletti ha svolto funzioni di consulenza presso la Regione Piemonte a partire dal 1976.
5) La Regione esercita il controllo sui lavori pubblici attraverso due organi, il CO.RE.CO. sugli atti delle Unità Socio-Sanitarie Locali in ordine alla modalità di aggiudicazione dei lavori ed attraverso il CROP ed i servizi opere pubbliche e difesa del suolo in ordine alla parte tecnica dei progetti ed alla congruità dei prezzi applicati, nonché in ordine alla realizzazione delle opere stesse a termine della legge regionale 28/75. I finanziamenti vengono assegnati alle UU.SS.SS.LL. sulla base della deliberazione regionale del 1981, che identificava tra l'altro i sei ospedali da completare e precisamente, Torino, Rivoli, Avigliana, Demonte Ceva ed Ovada come prioritari.Il Consiglio regionale con successivo atto del 1983 riprecisò le priorità privilegiandone gli investimenti nel programma triennale 1983/85 con l'aggiunta dell'ospedale di Mondovì che aveva subito quel grave incidente a tutti noto. I finanziamenti vengono assegnati sulla base della spendibilità da parte delle UU.SS.SS.LL. stesse.
In ordine all'ultima richiesta di cui al punto 5) non risulta agli atti dell'Assessorato che le imprese aggiudicatarie delle opere del sesto lotto secondo stralcio, abbiano presentato precedentemente alla data della licitazione privata, alcuna proposta circa l'affidamento dei nuovi lavori in forma diversa da quella stabilita dal Comitato di gestione n. 25.
L'Assessorato non può che esprimere un giudizio positivo circa il ribasso ottenuto che consente un risparmio per l'amministrazione di circa sette miliardi. Si ritiene che tale ribasso pari al 40,52 per cento possa essere giustificato dalla impellente necessità delle imprese di aggiudicarsi i lavori stante l'attuale ed innegabile crisi del settore. Necessità che viene confermata dalla seconda offerta in graduatoria che ha proposto un abbattimento pari al 36,5 per cento. Queste cifre però dovranno comportare nel contempo una grande attenzione da parte della direzione dei lavori. E' infatti dominio comune che il massimo interesse dell'ente non coincide sempre con il massimo ribasso che viene effettuato.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Bergoglio. Ne ha facoltà.



BERGOGLIO Emilia

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, credo che non sia sfuggito all'Assessore, al di là della presentazione formale della interrogazione con i punti che sono stati indicati, come la risposta che ci attendevamo non era una risposta "burocratica", così come ci è stata in qualche modo data rispetto a dei dati che sono obiettivamente riscontrabili dagli atti formali della Giunta e del Consiglio, ma era una richiesta anche di giudizio di merito rispetto ad una vicenda che peraltro è già stata oggetto di iniziative da parte del Gruppo Democratico Cristiano della zona di Rivoli. E io vorrei brevemente riassumerla, perché al di là del giudizio favorevole che l'Assessore Bajardi ha dato per la possibilità di risparmiare sette miliardi rispetto ad una previsione di spesa di 17, avrei voluto anche sentire estendere questo apprezzamento al Gruppo della D.C.
perché è soltanto merito del nostro Gruppo se questo risparmio è stato possibile, perché la proposta già avanzata dal Comitato di gestione dell'USSL di Rivoli era quella di estendere ulteriormente la licitazione privata iniziale all'impresa che già aveva ottenuto i precedenti lavori sulla base della prima licitazione privata; questa estensione non si è avuta per l'opposizione del nostro Gruppo, il quale ha preteso che si facesse una nuova gara e in seguito a questa proposta di affidare i lavori all'impresa, che poi è risultata aggiudicataria della nuova licitazione era di 17 miliardi. Quindi, la stessa impresa posta in regolare concorrenza con altre, ha offerto per gli stessi lavori un ribasso del 40 per cento. Io credo che su questo fatto un qualcosa di più l'Assessore regionale avrebbe dovuto dirci, perché non si tratta semplicemente di un fatto formale per cui tutto va bene e tutto è regolare e siamo contenti di aver risparmiato.
Abbiamo risparmiato perché si è impedito che l'estensione dei lavori fosse data senza una gara regolare. Allora, a me pare che questo fatto ci debba far riflettere e dobbiamo trarne spunto per domandarci se ciò non è avvenuto o non avvenga anche per altri appalti o per altri lavori affidati perché se in questo caso siamo riusciti ad ottenere un abbattimento del prezzo di queste dimensioni, io vorrei domandare sulle altre estensioni di appalto se ciò forse non sarebbe già stato possibile.
Per quanto riguarda poi il fatto che consulenti regionali siano progettisti di lavori che vedono poi la Regione controparte sia nell'aggiudicare e nell'assegnare i fondi a questi lavori, sia nello scegliere queste priorità, mi pare che senza voler cosi dare dei giudizi di legalità, o liceità della procedura di questo genere, si possa con ragionevole dubbio pensare che ciò dal punto di vista politico e morale non sia proprio la procedura più consigliabile. Sarebbe bene che non ci fossero commistioni tra consulenti regionali e progettisti dei lavori, perché ci lascerebbe più tranquilli e più sereni nel valutare episodi come questo. Io credo comunque che la soddisfazione che l'Assessore ha manifestato per il risparmio di sette miliardi su diciassette di spesa prevista, siano da attribuire tutti al merito della D.C. e quindi farò presente ai miei colleghi di Rivoli dell'apprezzamento dell'Assessore regionale per la loro attività svolta contro i suoi colleghi di partito della zona.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interpellanza del Consigliere Montefalchesi, inerente all'azienda Zerowatt di Ciriè


PRESIDENTE

Interpellanza del Consigliere Montefalchesi, inerente l'azienda Zerowatt di Cirié.
Risponde l'Assessore Tapparo.



TAPPARO Giancarlo, Assessore al lavoro

Circa la situazione Zerowatt azienda del settore Eldom con una unità produttiva a Ciriè la Regione Piemonte, servizio industria, ha avviato una serie di contatti informativi e preliminari ad un intervento più diretto che potrà avvenire mediante invito alle parti ad un incontro congiunto, al termine dei rapporti sindacali attualmente in corso. Su tale opportunità che costituisce fra l'altro normale prassi dell'intervento regionale onde evitare il sovrapporsi alle normali relazioni sindacali, conviene la stessa FLM. Dai contatti istruttori finora intrapresi emergono comunque i seguenti elementi che, fra l'altro, confermano le notizie in premessa dell'interpellanza.
La Zerowatt è un'azienda con un marchio noto ed apprezzato, che si colloca nella fascia intermedia dell'Eldom, con un'incidenza nella produzione nazionale di circa il 5 per cento. Ciò fa sorgere reali dubbi sulle prospettive aziendali connesse alla polarizzazione produttiva, per le tipologie di massa, sui grandi gruppi oligopolistici nazionali. La continuità ci pare legata pertanto alla più precisa individuazione di una "nicchia di mercato" sulla fascia medio-alta che non pare impossibile, e alla possibilità di avere delle partnerships estremamente importanti.
L'entrata nella compagine sociale del gruppo Fumagalli-Candy (la cui partecipazione azionaria, che pare decisiva, è in corso di verifica) conferma questa impressione non disponendo la Candy di marchi nel settore Eldom di tipologia medio alta.
Certamente occorre comprendere e questa è la nostra "traccia di lavoro" come, al di là delle dichiarazioni formali, si assesterà il gruppo Candy Fumagalli, anche alla luce del ridisegno complessivo del settore. E' comunque certamente fuori di dubbio che qualora l'evoluzione aziendale della Zerowatt configurasse unicamente o prevalentemente una presenza nelle predisposizioni di "kit" il cui montaggio avviene in unità di assemblaggio estere, ciò non sarebbe sufficiente né alla continuità produttiva, n tantomeno a quella occupazionale, già di fatto fortemente contrattasi in questi anni, come giustamente afferma lo stesso interpellante. Sul piano generale di comparto la Regione sta attentamente seguendo l'evoluzione della situazione partendo da tre punti critici esistenti in Piemonte strategicamente importanti per comprendere le dinamiche in atto seppur di consistenza fortemente diversa tra di loro. Indesit - Zanussi di Chiusa S.
Michele connessa all'ingresso dell'Elettrolux nel gruppo Zanussi, di cui questo Consiglio si è già occupato - Zerowatt (Candy) oggetto della presente. Seguire contemporaneamente l'evolversi di queste tre situazioni è infatti essenziale in quanto, in un contesto oligopolistico che si sta accentuando con processi di concentrazione coinvolgenti anche fondamentali gruppi esteri (es. Electrolux e Thompson), si stanno attivando intrecci e sinergie che paiono decisivi. L'attenzione, a livello di analisi ed operativa è dunque massima da parte di questa Regione e dovrà ulteriormente intensificarsi (nonostante la vacatio amministrativa) nei prossimi 2 mesi che paiono essenziali per il profilarsi del futuro assetto strategico del settore.
Tornando allo specifico Zerowatt è comunque previsto un incontro con tutte le parti interessate entro la fine del mese.
Se da questo incontro non emergeranno sufficienti elementi chiarificatori verrà valutata l'opportunità di far confluire la situazione Zerowatt nell'ambito di una verifica organica del settore Eldom in Piemonte, che si sta sviluppando con il Ministero dell'industria.



PRESIDENTE

La parola all'interpellante Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

Ringrazio l'Assessore per la risposta data e mi dichiaro soddisfatto per il tipo di approccio al problema e per gli impegni che, anche in ordinaria amministrazione, la Giunta vorrà svolgere rispetto alla situazione di crisi di questa azienda. Vorrei ripuntualizzare che ci troviamo all'interno di un settore in cui ci sono in atto forti concentrazioni, che ipotesi di politica e di accordi tra aziende medie come l'entrata della Candy all'interno della Zerowatt testimoniano, non sono di per se negative, ma sono positive nella misura in cui queste servono a determinare economie di scala, a mettere insieme le forze per fare investimenti ed innovazioni del prodotto, in grado di reggere la concorrenza in una politica sempre di maggiori concentrazioni. L'entrata della Candy all'interno della Zerowatt può avere invece un altro senso e cioè può anche significare l'entrata in un'azienda per acquisirne il marchio e per chiudere l'azienda. Nell'accordo c'è un elemento di verifica che si dovrà stipulare alla conclusione di questa vertenza e la verifica sarà rispetto alla linea di tendenza che assumerà questa azienda se ci si impegna a fare degli investimenti rispetto all'innovazione del prodotto perché questa mi sembra sia la condizione per capire quale è la linea di tendenza futura. Quindi, verificata la politica industriale e l'assetto industriale dell'azienda e verificata l'intenzione reale dell'azienda e della Candy che è subentrata di andare ad una politica non di chiusura, di acquisizione del marchio, ma di sviluppo dell'azienda e quindi una politica di innovazione del prodotto, c'è la questione dell'innovazione dell'eccedenza, degli esuberi. Questo è l'altro elemento di scontro.
Giustamente le organizzazioni sindacali chiedono l'applicazione della legge 863, quella sui contratti di solidarietà, legge che è stata approvata dal Parlamento ed il mondo imprenditoriale resiste. Questo scontro in qualche modo andrà superato con l'impegno di tutti a far rispettare le leggi vigenti e quindi superando le resistenze da parte imprenditoriale.
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Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione del Consigliere Brizio, inerente alla situazione di lavoratori cassintegrati


PRESIDENTE

All'interrogazione del Consigliere Brizio, inerente la situazione di lavoratori cassintegrati, risponde l'Assessore Tapparo.



TAPPARO Giancarlo, Assessore al lavoro

L'interrogazione del Consigliere Brizio, per quanto riguarda, in particolare, il numero dei lavoratori invalidi in cassa integrazione, mi offre l'occasione per precisare le iniziative conoscitive che l'Assessorato ha in corso in materia e svolgere in merito alcune considerazioni.
1) Per la mancanza di informazioni adeguate, non sul numero dei cassintegrati portatori di handicap, ma sulla quantità di lavoratori in cig, l'Assessorato, tramite il servizio osservatorio regionale sul mercato del lavoro, ha predisposto, dopo verifiche con la Commissione regionale per l'impiego e con le associazioni imprenditoriali, una indagine specifica che in supplenza dell'Inps e del Ministero del lavoro, fornisca, in modo sufficientemente attendibile, indicazioni sul numero dei lavoratori in Cig straordinaria in Piemonte e sulla loro articolazione in base ad alcuni fondamentali parametri (quali sesso, età, livello di qualificazione) ed alle modalità del ricorso alla Cig (stabili a 0 ore, a rotazione, ecc.).
Tale indagine viene condotta con riferimento al mese di aprile 1984 con la collaborazione delle Associazioni imprenditoriali e del personale comprensoriale che fa da riferimento decentrato per l'attività dell'Orml.
In questa indagine non si fa riferimento esplicito ai portatori di handicap, in quanto si è reso necessario operare una forte selezione sui quesiti da porre, privilegiandone alcuni.
2) Su tale punto, una informazione specifica potrebbe venire, almeno in parte, dai dati di fonte Inps che l'Assessorato ha più volte, ma finora invano, richiesti.
3) Una ulteriore informazione potrà essere fornita da una indagine campionaria sull'offerta effettiva di lavoro, che comprenderà una quota di cassa integrazione, che si prevede di poter avviare nel prossimo mese di ottobre.
In conclusione, soltanto con l'attività conoscitiva che si svilupperà nel corso dell'anno e che consentirà l'approfondimento di tratti rilevanti del problema Cig, si potranno avere autonomamente dei risultati anche sulla presenza di portatori di handicaps tra lavoratori in Cig (questione rilevante emersa anche dai risultati di alcuni indagini qualitative).
E' però indispensabile che coloro che in primo luogo detengono le informazioni sui lavoratori in Cig (innanzitutto l'Inps) diano il contributo conoscitivo che sulla questione la Regione ha il diritto di attendersi.
Con riferimento al secondo e terzo punto dell'interrogazione, devo far presente che la Giunta regionale, valutata la particolare rilevanza sociale del problema in questione, aveva già esaminato l'opportunità di assumere iniziative nel senso proposto dal Consigliere Brizio. Purtroppo, le verifiche compiute hanno evidenziato l'estraneità di tali iniziative rispetto alle competenze dell'Ente Regione e ne hanno perciò bloccato la realizzazione come precisato dall'Ufficio legislativo regionale, per quanto riguarda l'inserimento di una clausola limitativa nei capitolati di appalto tendente ad escludere le ditte che non abbiano dato attuazione alla legge 482/1968 sul collocamento obbligatorio, occorre infatti in via generale tener conto che le Regioni, salvo che non abbiamo emanato legislazione propria, debbono rispettare i contenuti del capitolato generale d'appalto di cui al DPR n. 1063/1962, il quale si occupa della tutela dei lavoratori agli artt. 17 e 19, senza peraltro nulla disporre in tema di collocamento obbligatorio.
Orbene, considerato che la legge 482/1968 al titolo IV contiene precise norme sanzionatorie per le violazioni della stessa, e che l'accertamento è demandato alle preposte autorità competenti, l'inserimento di clausole così come sopra indicato nei capitolati d'appalto della Regione, apparirebbe viziato di illegittimità.
Le considerazioni sovra esposte valgono anche per le prospettate clausole di inserimento obbligatorio di un handicappato portatore di handicap grave superiore al 67 per cento, in ditte inferiori ai 35 dipendenti. In questo caso l'illegittimità sarebbe ancora più evidente poiché verrebbe violata anche la ratio della legge 482/68 che esenta dagli oneri della medesima le ditte di minore entità. Il problema dell'inserimento degli handicappati al lavoro non è un lusso in una fase in cui i tassi di disoccupazione sono tra i più elevati d'Italia. Tuttavia esistono delle limitazioni normative con le quali occorre fare i conti proprio per trovare delle soluzioni agibili e corrette.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Brizio. Ne ha facoltà.



BRIZIO Gian Paolo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, ringrazio l'Assessore per la risposta articolata e completa a questa interrogazione che era complessa e nello stesso tempo importante per i contenuti. Gradirei avere una copia scritta della risposta, per poter farne valutazione più attenta.
Il problema è grande. Non a caso nella consultazione con la Fiat, ho voluto chiedere esplicitamente qualcosa in merito alla qualità del personale in cassa integrazione a zero ore sotto il profilo della condizione fisica e in quella sede la risposta dell'azienda mi pare sia stata ancora una volta abbastanza evasiva.
In realtà vengono espulse dalla fabbrica fasce di lavoratori deboli, per i quali le prospettive di reingresso nel mondo del lavoro appaiono molto complesse e difficili.
Siamo alla fine della legislatura ed è difficile assumere iniziative e provvedimenti tempestivi, ma occorre rivedere questo problema con la massima attenzione, sia per quanto riguarda la legislazione nazionale, sia per gli ambiti delle nostre competenze.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione del Consigliere Montefalchesi, inerente alla carenza di manodopera specializzata


PRESIDENTE

Interrogazione del Consigliere Montefalchesi, inerente la carenza di manodopera specializzata.
Risponde l'Assessore Tapparo.



TAPPARO Giancarlo, Assessore al lavoro

La Federpiemonte, da noi interpellata, ha dichiarato di non aver predisposto l'indagine cui fa riferimento il Consigliere Montefalchesi nell'interrogazione dell'8 febbraio scorso. Notizie che segnalano una carenza di figure professionali qualificate sul mercato del lavoro, specie nelle aree di Ivrea e Torino, sono state pubblicate su un organo di informazione nazionale (Il Sole 24 ore). Probabilmente, dal punto di vista qualitativo, il fenomeno esiste anche se certamente non nelle percentuali indicate dall'interrogante. La Regione, nella sua attività istituzionale (F.P.) e di ricerca sul mercato del lavoro, ha sempre mantenuto uno stretto rapporto con il mondo imprenditoriale sia coinvolgendo Federpiemonte nella conduzione di specifici approfondimenti di ricerche, sia nella gestione di progetti specializzati di formazione professionale (le ultime iniziative realizzate).
Cogliere l'evoluzione della domanda di lavoro rimane comunque un aspetto fondamentale per la predisposizione di adeguate politiche del lavoro e della formazione, ma richiede tecniche ed analisi estremamente sofisticate, in grado di correlare variabili fondamentali come ricerca e sviluppo, innovazione, evoluzione dei settori, rispetto alle quali c'è un preciso impegno di attività nel piano di lavori dell'osservatorio sul mercato del lavoro. L'Assessorato al lavoro e formazione professionale sta svolgendo un'indagine sulle caratteristiche della finalizzazione e della coerenza dei qualificati del sistema di formazione professionale.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Montefalchesi. Ne ha facoltà.



MONTEFALCHESI Corrado

La mia interrogazione ha preso lo spunto da un articolo apparso su "Il Sole 24 ore" del 5 febbraio scorso, nel quale si afferma che da un'indagine svolta dall'Unione Industriale di Torino nel settore delle industrie piemontesi (che ha interessato circa mille società) emerge che il 19,2 per cento delle industrie piemontesi esprime la convinzione che nei prossimi mesi avrà difficoltà a reperire manodopera qualificata.
La ricerca effettuata tre mesi prima individuava il 18,5 per cento di aziende che avevano difficoltà in questo senso. La percentuale di aziende che ritengono di avere difficoltà a reperire manodopera quindi aumenta. Non e la prima volta che gli imprenditori si lamentano della difficoltà di reperire manodopera qualificata.
L'ingegner Pininfarina nella conferenza regionale sull'occupazione l'11 gennaio scorso, si lamentò di questo aspetto. Prendo atto con favore ed in maniera assolutamente positiva, dell'iniziativa della Giunta volta a capire quali sono le necessità formative soprattutto nei livelli più alti. Credo che questo però non basti e non sia sufficiente a rispondere alle esigenze di manodopera qualificata, se non c'è da parte imprenditoriale, oltre alle lamentele, anche la disponibilità a confrontarsi ed a discutere dei processi di innovazione del sistema produttivo e per capire da questo confronto quali sono le esigenze di manodopera qualificata e le nuove figure professionali per adeguarci al sistema formativo regionale. Credo che gli sforzi positivi che la Regione sta facendo comunque non saranno sufficienti se non c'è questa disponibilità da parte imprenditoriale. Da questo punto di vista non possiamo che rivolgere una critica estremamente serrata al mondo imprenditoriale piemontese e torinese in particolare. Non è possibile ripetere sempre il ritornello che non c'è manodopera qualificata e poi non essere disponibili ad un confronto su quelli che sono i processi innovativi per derivarne da questo le esigenze formative e quindi il ruolo anche dell'ente pubblico, a meno che questo atteggiamento da parte imprenditoriale non sia unicamente strumentale ad evidenziare da una parte la carenza di manodopera qualificata, dall'altra mettere in evidenza le difficoltà dell'ente pubblico a rispondere a questa carenza di manodopera qualificata, salvo poi non mettere l'ente pubblico nelle condizioni di adeguare il sistema formativo per poi rivolgersi a questo chiedendo finanziamento per la formazione professionale autogestita e relegare l'ente pubblico soltanto nel fare l'assistenza ai più deboli. E' un concetto questo assolutamente inaccettabile e che non può che essere denunciato e quindi dal punto di vista politico viene una critica estremamente dura e serrata all'atteggiamento delle parti imprenditoriali sulle questioni del sistema formativo.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

In merito al punto terzo all'ordine del giorno, comunico che hanno chiesto congedo i Consiglieri Calsolaro, Cernetti Bertozzi, Chiabrando Ferraris, Penasso, Quaglia, Testa e Turbiglio.


Argomento: Rapporti delle Regioni con l'ordinamento comunitario

Ordine del giorno inerente i problemi dell'unificazione europea


PRESIDENTE

E' stato presentato un ordine del giorno da tutti i Gruppi consiliari inerente i problemi dell'unificazione europea.
Ve ne do lettura: "Il Consiglio regionale del Piemonte che ha costantemente riaffermato il suo impegno europeistico con azioni convegni, con l'istituzione di organismi permanenti, quali la Consulta regionale per i problemi dell'unificazione europea ed il servizio regionale di coordinamento per le politiche comunitarie rilevando la crisi gravissima in cui è entrata la Comunità Europea per effetto della paralisi dei suoi meccanismi decisionali, mentre è più che mai necessario il rafforzamento della sua coesione interna a) per far fronte ai problemi della ripresa economica, dell'occupazione e delle nuove tecnologie, che mostrano che si avvicina per l'Europa il tempo della scelta tra sviluppo e sottosviluppo.
b) per far partecipare l'Europa alla soluzione dei grandi problemi mondiali da quello del rilancio della distensione e dell'arresto della corsa agli armamenti a quello della fame e del sottosviluppo dei paesi emergenti del Terzo Mondo ravvisando nel progetto di trattato che istituisce l'Unione Europea, votato a larghissima maggioranza dal Parlamento europeo un importante contributo per uscire dalla crisi della comunità, attraverso la creazione di istituzioni dotate di effettivi poteri sovrannazionali considerando che la grande maggioranza dei cittadini, che nei sondaggi patrocinati dalla stessa Comunità, risulta favorevole all'Unione Europea, non ha ancora avuto modi di esprimere in merito il proprio consenso, e che il potere costituente può essere gestito efficacemente dai rappresentanti del popolo solo se essi sono costantemente sostenuti dal consenso e dalla critica costruttiva dello stesso assicura il proprio appoggio alla manifestazione popolare promossa dal Movimento Federalista Europeo in occasione del Consiglio Europeo dei capi di Stato e di Governo, che si riunirà il 28/29 giugno a Milano, per ottenere la sollecita approvazione del Trattato di Unione auspica che tutti i Comuni e gli Enti locali piemontesi favorevoli al Trattato di Unione si mobilitino per promuovere l'informazione ed il dibattito su questo tema e per organizzare la loro presenza significativa all'iniziativa di Milano con l'esibizione dei loro gonfaloni".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 33 Consiglieri presenti.


Argomento: Trasporti e comunicazioni: argomenti non sopra specificati

Esame deliberazione Giunta regionale n. 26/40369: "Regolamento sulle modalità di formazione e di tenuta dell'albo dei collaudatori"


PRESIDENTE

Punto settimo all'ordine del giorno: "Esame deliberazione Giunta regionale n. 26/40369: 'Regolamento sulle modalità di formazione e di tenuta dell'albo dei collaudatori'".
I Consiglieri Nerviani, Cerutti e Martinetti presentano il seguente emendamento: alla fine del primo comma, dopo il punto b), aggiungere: "Limitatamente alla iscrizione all'albo per la categoria di cui al punto 9 della presente legge possono essere iscritti i dipendenti dello Stato e della Regione e di altri Enti pubblici in servizio di ruolo con qualifiche direttive in settori amministrativi da cinque anni".
La parola al Consigliere Nerviani.



NERVIANI Enrico

Chiedo scusa anche per questo poco tempo che ho fatto perdere per la distribuzione dell'emendamento che volevo fosse consegnato per tempo secondo la procedura più corretta, ma pensando che si sarebbe trattato prima della legge sui parchi ritenevo di avere spazio per fare le cose che invece ho dovuto fare in fretta ora. Voglio dire che sulla deliberazione riguardante l'albo noi abbiamo poche osservazioni da fare. Dico subito che la nostra posizione al riguardo, sarà di astensione, semplicemente perch discende da una legge verso la quale abbiamo avuto posizioni critiche ripetutamente rese note nel tempo passato. Per quanto attiene specificamente ad un punto: l'art. 3 al punto 9, che riguarda un particolare tipo di collaudi, abbiamo presentato un emendamento che consente al personale che ha già maturato lunga esperienza nel settore, o comunque la può acquisire a pieno titolo, di poter fruire della possibilità di effettuare, anche in futuro, i collaudi, se la Giunta lo riterrà opportuno. Ci auguriamo che questo emendamento, che è stato presentato dal sottoscritto e dal collega Brizio all'Assessore Cerutti, venga accettato e con questo ribadiamo la nostra posizione di astensione per le ragioni che ho sinteticamente espresso.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cerutti.



CERUTTI Giuseppe, Assessore ai trasporti

L'emendamento viene accettato dalla Giunta perché è già implicita la possibilità di avere nell'albo globale l'iscrizione anche di amministrativi che svolgono questi tipi di collaudi. Infatti, il riferimento viene fatto proprio al punto 9) che riguarda una delle diverse articolazioni di collaudo. Ringrazio i colleghi per questo emendamento che non lascia sorta di dubbio per chi vuole prestare la propria attività di collaudatore della Regione.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento aggiuntivo presentato dai colleghi Nerviani, Cerutti e Martinetti.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 33 Consiglieri.
Pongo in votazione la deliberazione che recita: "Il Consiglio regionale vista la deliberazione della Giunta regionale del 15/1/1985 n. 26/40369 relativa a 'Regolamento sulle modalità di formazione e di tenuta dell'albo dei collaudatori. Proposta al Consiglio regionale' sentita la competente Commissione consiliare delibera l'approvazione del Regolamento sulle modalità di formazione e di tenuta dell'albo dei collaudatori di cui all'art. 22 della legge regionale 21/3/1984 n. 18, nel testo allegato alla presente deliberazione per farne parte integrante".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvata con 21 voti favorevoli e 12 astensioni.


Argomento: Comunita' montane: Statuti

Esame deliberazione Giunta regionale: "Revisione Statuto Comunità Montana Valli Gesso-Vermenagna e Pesio"


PRESIDENTE

Punto sedicesimo: "Esame deliberazione Giunta regionale: 'Revisione Statuto Comunità Montana Valli Gesso-Vermenagna e Pesio"'.
Tale deliberazione è stata approvata all'unanimità dalla I Commissione.
Il testo recita: "Il Consiglio regionale vista la legge 3 dicembre 1971, n. 1102 recante 'Nuove norme per lo sviluppo della montagna', integrata dalla legge 23 marzo 1981, n. 93 vista la legge regionale 11 agosto 1973 n. 17 ed in particolare l'art. 10 il quale stabilisce che 'Lo Statuto della Comunità Montana è adottato dal Consiglio della Comunità stessa a maggioranza assoluta dei suoi componenti entro 120 giorni dall'entrata in vigore della presente legge ed è approvato con decreto del Presidente della Giunta regionale su conforme deliberazione del Consiglio regionale. Con analoga procedura sono approvate le modifiche e le integrazioni allo Statuto della Comunità Montana' viste le leggi regionali 15 gennaio 1982, n. 1 e 30 marzo 1982, n. 9 integrative della legge regionale 11 agosto 1973, n. 17 visto lo Statuto della Comunità Montana Valli Gesso-Vermenagna-Pesio approvato con decreto del Presidente della Giunta regionale n. 3852 in data 16/10/1974 vista la deliberazione n. 96 in data 3 ottobre 1984 modificata ed integrata dalla deliberazione n. 26 in data 5 marzo 1985, adottata dal Consiglio della Comunità Montana Valli Gesso-Vermenagna-Pesio e concernente l'approvazione di un nuovo statuto della Comunità stessa, derivante dalla revisione organica dello Statuto precedente visto il parere favorevole espresso dalla I Commissione permanente del Consiglio regionale delibera di approvare la revisione organica dello Statuto della Comunità Montana Valli Gesso-Vermenagna-Pesio, quale risulta dal testo del nuovo Statuto allegato alla presente deliberazione.
La presente deliberazione sarà pubblicata sul B.U, della Regione ai sensi dell'art. 65 dello Statuto".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvata all'unanimità dei 33 Consiglieri presenti.


Argomento: Rapporti delle Regioni con l'ordinamento comunitario

Esame deliberazione Giunta regionale: "Modifiche al regolamento di accesso al fondo sociale europeo ed al fondo di rotazione"


PRESIDENTE

Punto tredicesimo: "Esame deliberazione Giunta regionale: 'Modifiche al regolamento di accesso al fondo sociale europeo ed al fondo di rotazione'." Tale deliberazione è stata approvata all'unanimità dalla VI Commissione.
Vi do lettura del testo: "Premesso che: il Regolamento di accesso al Fondo Sociale Europeo ed al Fondo di rotazione, approvato con deliberazione C.R. n. 387-878 del 27 gennaio 1983 prevede all'art. 5, VII comma, che le domande siano presentate entro il 31 maggio di ogni anno per le attività riguardanti il primo semestre dell'anno successivo (corrispondente al periodo 1 gennaio/31 dicembre) ed entro il 30 novembre per le attività riferite al secondo semestre (1 luglio/30 giugno anno seguente).
Le domande devono essere presentate ai sensi dell'art. 5, IV comma sull'apposito questionario regionale onde consentire l'effettuazione dell'istruttoria dei progetti da parte dell'Assessorato competente e le decisioni sulla titolarità dei progetti.
Il Consiglio delle Comunità Europee nel corso del 1983 ha provveduto, con decisione n. 83/516 del 17 ottobre 1983, alla riforma del F.S.E., con relativo nuovo regolamento applicativo n. 2950/83.
Tale riforma prevede, tra l'altro, con decisione della Commissione del 22 dicembre 1983 n. 83/673/CEE di far coincidere la durata dei contributi per le azioni del F.S.E., con quelli dell'esercizio finanziario (gennaio dicembre di ciascun anno), abolendo il secondo semestre di attività del fondo, previsto dalla vecchia decisione 71/66 CEE del Consiglio e cioè il periodo che va dal 1 luglio al 30 giugno dell'anno seguente.
Il Consiglio regionale vista la deliberazione della Giunta regionale n. 90-42004 del 12 marzo 1985 proposta al Consiglio regionale stante la necessità, in attuazione della normativa CEE di riforma del F.S.E., di adeguare i termini di presentazione delle domande di accesso ai contributi del F.S.E., per le motivazioni espresse in premessa, al fine di consentire l'espletarsi, in tempo utile, delle istruttorie relative alle domande stesse sentito il parere espresso dalla Commissione consiliare competente delibera di approvare le modifiche, qui di seguito specificate, del Regolamento di accesso al Fondo Sociale Europeo e al Fondo di rotazione, di cui alla deliberazione del Consiglio regionale n. 387-878 del 27 gennaio 1983 'All'articolo 5, il VII comma è sostituito dal seguente: Le domande devono essere presentate entro il 31 maggio di ogni anno'.
La presente deliberazione sarà pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione a norma dell'art. 65 dello Statuto".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvata all'unanimità dei 33 Consiglieri presenti.


Argomento: Variazioni di bilancio

Esame deliberazione Giunta regionale: "Secondo prelievo dal fondo di riserva di cassa di cui al capitolo 12900 dello stato di previsione della spesa del bilancio 1985 della somma di lire 313.029.400 per consentire pagamenti relativi alla gestione dei residui"


PRESIDENTE

Punto quattordicesimo all'ordine del giorno: "Esame deliberazione Giunta regionale: 'Secondo prelievo dal fondo di riserva di cassa di cui al capitolo 12900 dello stato di previsione della spesa del bilancio 1985 della somma di lire 313.029.400 per consentire pagamenti relativi alla gestione dei residui"'.
Tale deliberazione è stata approvata a maggioranza dalla I Commissione.
Ha chiesto di parlare il Consigliere Brizio. Ne ha facoltà.



BRIZIO Gian Paolo

Su questo punto noi ci asteniamo, perché riguarda provvedimenti di bilancio in ordine al quale non abbiamo dato il nostro consenso.



PRESIDENTE

Pongo in votazione la deliberazione.
Il testo recita: "Il Consiglio regionale vista la proposta di deliberazione della Giunta regionale preso atto che l'ammontare dei residui passivi presunti al 31 Dicembre 1984 iscritti al capitolo 10511 del bilancio di previsione per l'anno finanziario 1985, è insufficiente a provvedere ai pagamenti, che è necessario disporre prima dell'assestamento del bilancio stesso ritenuto necessario procedere ad iscrizione in aumento dell'ammontare dei residui passivi presunti, nonché della previsione in termini di cassa del capitolo 10511 per 313.029.400 ritenuto di provvedere alle maggiori spese mediante prelievo dal fondo di riserva di cassa di cui al capitolo 12900 dello stato di previsione della spesa del bilancio per l'anno finanziario 1985 visto il parere favorevole espresso dalla I Commissione Consiliare delibera l'incremento dell'ammontare dei residui passivi presunti al 31 dicembre 1984, nonché delle previsioni in termini di cassa del capitolo 10511 del bilancio di previsione per l'esercizio finanziario 1985, per l'importo di lire 313.029.400 la riduzione per complessive lire 313.029.400 del fondo di riserva di cassa di cui al capitolo 12900 dello stato di previsione della spesa del bilancio di previsione per l'anno finanziario 1985.
Il Presidente della Giunta regionale autorizzato ad apportare con proprio decreto, le occorrenti variazioni di bilancio".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvata con 21 voti favorevoli ed 11 astensioni.


Argomento: Variazioni di bilancio

Esame deliberazione Giunta regionale: "Terzo prelievo dal fondo di riserva di cassa di cui al capitolo 12900 dello stato di previsione della spesa del bilancio per l'anno finanziario 1985 della somma di lire 8.753.607.828 di cui lire 910.234.828 per consentire pagamenti relativi alla gestione dei residui"


PRESIDENTE

Punto quindicesimo all'ordine del giorno: "Esame deliberazione Giunta regionale: 'Terzo prelievo dal fondo di riserva di cassa di cui al capitolo 12900 dello stato di previsione della spesa del bilancio per l'anno finanziario 1985 della somma di lire 8.753.697.828 di cui lire 910.234.828 per consentire pagamenti relativi alla gestione dei residui'".
Tale deliberazione è stata approvata a maggioranza dalla I Commissione per le ragioni che sono state addotte dal collega Brizio.
Vi do lettura del testo: "Il Consiglio regionale vista la proposta di deliberazione della Giunta regionale considerato che le previsioni in termini di cassa dei seguenti capitoli risultano inadeguate rispetto alle effettive necessità per l'importo a fianco di ciascuno indicato: capitolo n. 2704 988.373.000 capitolo n. 3220 200.000.000 capitolo n. 3230 700.000.000 capitolo n. 3290 200.000.000 capitolo n. 3300 350.000.000 capitolo n. 3310 200.000.000 capitolo n. 3420 1.675.000.000 capitolo n. 3762 2.000.000.000 capitolo n. 3783 30.000.000 capitolo n. 3795 1.500.000.000 totale 7.843.373.000 preso atto altresì che per taluni capitoli di spesa iscritti nel bilancio 1985, in base ai dati del preconsuntivo, l'ammontare presunto dei residui passivi al 31 dicembre 1984, è stato iscritto in misura non sufficiente a provvedere ai pagamenti che è necessario disporre prima dell'assestamento 1985 ritenuto pertanto necessario di procedere all'iscrizione in aumento dell'ammontare dei residui passivi, nonché delle previsioni in termini di cassa per i seguenti capitoli, nell'ammontare a fianco di ciascuno indicato: capitolo n. 2506 2.000.000 2.000.000 capitolo n. 2813 84.354.000 84.354.000 capitolo n. 3303 19.674.000 19.674. 000 capitolo n. 3369 172.665 172.665 capitolo n. 3420 581.000.000 581.000.000 capitolo n. 3427 91.873.035 91.873.035 capitolo n. 3889 94.188.354 94.188.354 capitolo n. 4450 13.302.949 13.302.949 capitolo n. 10450 23.669.825 23.669.825 Totale 910.234.828 910.234.828 ritenuto di provvedere alle maggiori spese mediante prelievo dal fondo di riserva di cassa di cui al capitolo n. 12900 dello stato di previsione della spesa del bilancio per l'anno finanziario 1985 Visto il parere favorevole espresso dalla I Commissione Consigliare delibera 1) l'incremento delle previsioni in termini di cassa dei capitoli e negli importi sotto indicati : capitolo n. 2704 988.373.000 capitolo n. 3220 200.000.000 capitolo n. 3230 700.000.000 capitolo n. 3290 200.000.000 capitolo n. 3300 350.000.000 capitolo n. 3310 200.000.000 capitolo n. 3420 1.675.000.000 capitolo n. 3762 2.000.000.000 capitolo n. 3783 30.000.000 capitolo n. 3795 1.500.000.000 Totale 7.843.373.000 2) L'incremento delle previsioni in termini di cassa, per l'anno 1985, in relazione al corrispondente incremento dell'ammontare presunto dei residui passivi alla chiusura dell'esercizio finanziario 1984, dei capitoli e negli importi sotto indicati: capitolo n. 2506 2.000.000 2.000.000 capitolo n. 2813 84.354.000 84.354.000 capitolo n. 3303 19.6 74.000 19.674.000 capitolo n. 3369 172.665 172.665 capitolo n. 3420 581.000.000 581.000.000 capitolo n. 3427 91.873.035 91.873.035 capitolo n. 3889 94.188.354 94.188.354 capitolo n. 4450 13.302.949 13.302.949 capitolo n. 10450 23.669.825 23.669.825 Totale 910.234.828 910.234.828 3) La riduzione complessiva di lire 8.753.607.828 del fondo di riserva di cassa di cui al capitolo n. 12900 dello stato di previsione della spesa del bilancio per l'anno finanziario 1985. Di autorizzare il Presidente della Giunta regionale ad apportare con proprio decreto le occorrenti variazioni di bilancio".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvata con 21 voti favorevoli ed 11 astensioni.


Argomento:

Nomine


PRESIDENTE

In merito al punto nono all'ordine del giorno vengono effettuate le seguenti nomine:


Argomento: Nomine

1) Consiglio regionale di sanità ed assistenza: integrazione di 4 esperti di cui 1 scelto fra la terna proposta dall'Ordine dei medici veterinari.


PRESIDENTE

Visto l'articolo 1 L.R. 20/85 che prevede: "Il primo periodo del primo comma dell'art. 3 L.R. 30/84 istituiva del Consiglio regionale di sanità ed assistenza è cosi modificato: 'Il Consiglio regionale di sanità ed assistenza e composto da 40 esperti eletti dal Consiglio regionale di cui 11 scelti sulla base di rose di tre nomi indicate dalle organizzazioni più rappresentative sanitarie ed assistenziali la cui individuazione è compiuta, entro 45 giorni dall'entrata in vigore della presente legge dalla Commissione Nomine del Consiglio regionale, 1 designato dall'Università ed 1 designato dal Politecnico" vista la deliberazione n. 803/1390 con la quale il Consiglio regionale provvedeva alla nomina di 10 esperti designati dalle organizzazioni più rappresentative sanitarie ed assistenziali, 1 designato dall'Università ed 1 designato dal Politecnico vista la deliberazione n. 804/3391 con la quale il Consiglio regionale procedeva alla nomina di 24 componenti del Consiglio regionale di sanità ed assistenza che vanno ad aggiungersi ai 12 esperti nominati con precedente deliberazione considerato che il Consiglio regionale deve provvedere all'integrazione di 4 esperti, la Commissione consultiva per le Nomine esaminati i curriculum dei nominativi proposto, di cui 1 scelto fra la rosa di nomi indicata dall'Ordine dei medici veterinari ha la rispondenza dei requisiti richiesti alle cariche da ricoprire.
Si distribuiscano le schede per la votazione.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 33 hanno riportato voti: ROMAGNOLI Giuseppe n. 31 ZANNINO Libero n. 30 ALTAMURA Mario n. 30 Ordine dei medici veterinari: GINANNI Cesare n. 29 schede bianche n. 2 Li proclamo eletti.


Argomento: Nomine

2) Consiglio di Amministrazione del centro ricerche archeologiche e scavi di Torino per il Medio Oriente e l'Asia: nomina di 1 rappresentante.


PRESIDENTE

Vista la deliberazione n. 438-C.R. 6394 del 27/7/1983 con la quale è stata approvata l'adesione della Regione Piemonte al Centro ricerche archeologiche e scavi di Torino per il Medio Oriente e l'Asia in qualità di socio promotore, secondo lo Statuto del Centro stesso visto l'art. 7, comma sesto dello Statuto che prevede la partecipazione di 1 rappresentante per ognuno dei soci promotori al Consiglio di amministrazione del Centro sopraindicato considerato che il Consiglio regionale deve provvedere alla nomina di tale rappresentante, la Commissione consultiva per le Nomine esaminati i requisiti del nominativo proposto, ha valutato la rispondenza alla carica da ricoprire.
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 33 ha riportato voti: COLTRO Sara n. 30 schede bianche n. 3 La proclamo eletta.


Argomento: Patrimonio culturale regionale (linguistico, etnologico, folcloristico, storia locale)

Esame pdl 511: "Valorizzazione del patrimonio artistico-culturale e dei luoghi della lotta di liberazione in Piemonte"


PRESIDENTE

Punto diciannovesimo: "Esame pdl 511: 'Valorizzazione del patrimonio artistico-culturale e dei luoghi della lotta di liberazione in Piemonte".
La parola al relatore, Consigliere Marchiaro.



MARCHIARO Maria Laura, relatore

Questo d.d.l. si colloca nell'ambito delle iniziative per il 40 anniversario della Liberazione, per il quale il Comitato della Regione per l'affermazione dei valori della Resistenza e dei principi della Costituzione repubblicana ha predisposto in accordo con il Comune di Torino, la Provincia di Torino, l'URPP e l'UNCEM, un programma che è in corso di attuazione.
Tale programma prevede una serie di interventi, celebrazioni ufficiali convegni, mostre, pubblicazioni, visite di studio, che hanno come obiettivo di diffondere e valorizzare il patrimonio storico, culturale, politico della Resistenza antifascista in Italia, cui le popolazioni piemontesi hanno dato un alto e decisivo contributo e sul quale sono fondati i principi della Carta costituzionale.
A testimonianza del contributo del Piemonte alla lotta antifascista ed alla guerra di Liberazione esiste in innumerevoli località della Regione un consistente patrimonio di valore artistico e culturale, gran parte del quale si è costituito nel tempo ad opera delle amministrazioni locali e delle associazioni interessate; ma una parte di esso tuttavia necessita ancora dell'intervento pubblico per il suo recupero e la sua valorizzazione.
Il presente d.d.l. d'iniziativa della Giunta regionale, al quale in sede di Commissione competente, le forze politiche hanno dato una adesione piena tanto che si è chiesto che lo stesso progetto risultasse essere anche d'iniziativa dei Gruppi consiliari prevede pertanto in armonia con le finalità della L. R. 22/1/76 n. 7 "Attività della Regione Piemonte per l'affermazione dei valori della Resistenza e dei principi della Costituzione repubblicana" e con l'attività svolta in questi anni dal Comitato regionale, la possibilità di interventi mirati alla salvaguardia di quei luoghi teatro di vicende particolarmente significative, che hanno mantenuto nel tempo grande forza evocativa e che sono sentiti dalle popolazioni come testimonianze vive della loro storia.
L'individuazione di questi luoghi che non hanno ancora avuto adeguata sistemazione o che, dopo molti anni necessitano di speciali interventi viene fatta con motivata proposta dal Comitato della Regione Piemonte per l'affermazione dei valori della Resistenza e dei principi della Costituzione repubblicana dopo aver consultato gli Enti locali e le associazioni interessate ed aver recepito le loro segnalazioni.
Tra i criteri prioritari che si individuano all'art. 2 per la scelta degli interventi finanziabili figurano la conservazione e la valorizzazione del patrimonio artistico-culturale esistente e la priorità di intervento nelle aree istituite in parco o riserva naturale regionale o incluse nel piano regionale dei parchi: va infatti ricordato che, tra queste aree, ve ne sono alcune che rivestono una grande importanza nella storia della Resistenza quali, ad esempio, la Valle Pesio o l'area delle Capanne di Marcarolo ove si svolse la battaglia della Benedicta.
L'art. 3 indica la scala di priorità degli interventi e la destinazione ad uso pubblico delle aree e degli immobili oggetto degli interventi.
Lo stanziamento previsto all'art. 4 è piuttosto limitato, ma potrà consentire già qualche significativo intervento nel corso di quest'anno. E' evidente che l'impegno della Regione dovrà svilupparsi nel prossimo decennio per giungere alla ricorrenza del 50° anniversario con una serie di risultati che contribuiscano a dare il riconoscimento dovuto a questa parte importante della storia della nostra Regione. La storia è fatta di grandi vicende, ma anche di fatti meno grandi, eppure decisivi, di protagonisti tanto eroici quanto modesti e non sufficientemente noti e la memoria di tanti atti di coraggio e di sacrifici è un dovere primario per le generazioni che hanno ereditato questo patrimonio di valori.
Le forze politiche presenti nella VI Commissione hanno aderito pienamente a questa proposta: raccomandiamo il voto unanime del Consiglio.



PRESIDENTE

E' aperta la discussione generale. Ha chiesto di parlare il Consigliere Brizio. Ne ha facoltà.



BRIZIO Gian Paolo

Noi aderiamo a questa proposta che è stata approvata all'unanimità perché riteniamo che in occasione del quarantennio della Liberazione sia giusto dare un contributo alla risistemazione di tutto quanto esiste, anche se poi l'importo stanziato dalla legge è estremamente limitato.



PRESIDENTE

La parola al Vicepresidente della Giunta regionale, Rivalta. Ne ha facoltà.



RIVALTA Luigi, Vice Presidente della Giunta regionale

Voglio sottolineare, anche in relazione all'appunto motivato del collega Brizio, che lo spirito con cui la Giunta regionale ha proposto questo ddl è quello si di dar vita ad una qualificazione dei segni di commemorazione della lotta partigiana che nel tempo sono stati realizzati nella nostra Regione, ma soprattutto lo spirito è quello, nel sottolineare il quarantennale della Resistenza, di dar vita ad una politica programmata di qui al cinquantennale e l'istituzione quindi di un capitolo di spesa che ogni anno possa ripetersi e che nei dieci anni a partire da oggi dia vita ad una sistemazione, realizzazione di nuove aree di commemorazione (più che monumenti, sistemazione di aree a verde, rapporto con la natura, intesa come rapporto significativo per la commemorazione delle lotte partigiane).
Una politica che ci consenta di arrivare al cinquantennale della Resistenza non attraverso fatti occasionali o sporadici, ma attraverso una visione delle esigenze di giusta commemorazione delle lotte partigiane fatte in tutta la nostra Regione piemontese. Mi sembra questo il dato più significativo, ancor più che non la cifra che quest'anno viene messa in bilancio, cifra che peraltro troverà possibilità di utilizzo nella seconda parte dell'anno. Mi sembra più significativo da sottolineare l'aspetto programmatorio decennale con il quale oggi ci si impegna a dare poi una giusta, io credo a quel punto compiuta e sistematica, commemorazione dei fatti della Resistenza per il cinquantennale.



PRESIDENTE

Si chiude qui la discussione generale. La legge ha trovato l'unanimità dei consensi in Commissione. Passiamo alla votazione dell'articolato.
Art. 1 "La Regione Piemonte, nell'ambito del programma di manifestazioni già realizzato in occasione del 30° anniversario della lotta di Liberazione e del 25° anniversario della Costituzione Repubblicana, si propone, con riferimento a quanto stabilito dall'art. 1 della legge regionale 22/1/76 n.
7, in occasione del 40° anniversario della lotta di Liberazione, di valorizzare i luoghi che furono teatro degli episodi più significativi della lotta di Liberazione stessa in Piemonte".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 34 hanno risposto SI 32 Consiglieri hanno risposto NO 2 Consiglieri L'art. 1 è approvato.
Art. 2 "L'individuazione degli interventi di cui al successivo art. 3 è fatta su motivata proposta alla Giunta regionale da parte del 'Comitato della Regione Piemonte per l'affermazione dei valori della Resistenza e dei principi della Costituzione repubblicana', di cui alla legge 7/76, sentiti gli Enti locali e le Associazioni ed organismi interessati.
Nella scelta dei luoghi e degli immobili su cui intervenire sarà data priorità a quelli inclusi in aree inserite nel Piano regionale dei parchi o istituite in parchi o riserve naturali, ai sensi della legge regionale 4/6/75 n. 43, e a quelli ove sistemazioni di valorizzazione di cui al precedente art. 1, già realizzate, abbisognano di interventi di qualificazione".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 34 hanno risposto SI 32 Consiglieri hanno risposto NO 2 Consiglieri L'art. 2 è approvato.
Art. 3 "Gli interventi per la valorizzazione dei luoghi di cui al precedente art.
1 comprendono: 1) la sistemazione delle aree 2) la sistemazione di monumenti ed immobili già esistenti 3) la sistemazione di immobili aventi valore di testimonianza storica 4) analoghi tipi di interventi rientranti nelle finalità di cui alla presente legge.
Le aree e gli immobili di cui al precedente comma dovranno essere destinati ad uso pubblico".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 34 hanno risposto SI 32 Consiglieri hanno risposto NO 2 Consiglieri L'art. 3 è approvato.
Art. 4 "Ai fini dell'attuazione della presente legge, è autorizzata, per l'anno finanziario 1985, la spesa di L. 50.000.000 a titolo di primo stanziamento.
All'onere di cui al precedente comma si provvede mediante riduzione di pari importo del cap. n. 1000, istituzione di apposito capitolo avente la seguente denominazione: 'Contributi per la valorizzazione del patrimonio artistico-culturale e dei luoghi della lotta di liberazione in Piemonte' e la dotazione, sul medesimo capitolo, di L. 50.000.000 in termini di competenza e di cassa.
Le spese per gli anni finanziari successivi saranno autorizzate con le leggi di approvazione dei rispettivi bilanci.
Il Presidente della Giunta regionale è autorizzato ad apportare, con proprio decreto, le necessarie variazioni di bilancio".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 34 hanno risposto SI 32 Consiglieri hanno risposto NO 2 Consiglieri L'art. 4 è approvato.
Passiamo alla votazione sull'intero disegno di legge.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 34 hanno risposto SI 32 Consiglieri hanno risposto NO 2 Consiglieri L'intero disegno di legge è approvato.


Argomento: Edilizia pubblica (convenzionata, sovvenzionata, agevolata)

Esame deliberazione della Giunta regionale a. 1-42188 relativa a: "Bandi di concorso (art. della L.R. 18/12/1979 n. 76), per la individuazione delle cooperative edilizie e delle imprese di costruzione e loro consorzi a cui attribuire i finanziamenti disposti dalla legge 5/8/1978 n. 457 per nuove costruzioni così come previsto dalla deliberazione n. 840 C.R. 2195 del 21/2/1985 di approvazione del programma di localizzazione"


PRESIDENTE

Propongo di iscrivere all'ordine del giorno una deliberazione che è stata approvata all'unanimità dalla II Commissione relativa a "Bandi di concorso per l'individuazione delle cooperative edilizie".
Chi accoglie l'iscrizione è pregato di alzare la mano. L'iscrizione è approvata all'unanimità dei 34 Consiglieri presenti.
Ha chiesto di parlare il Consigliere Genovese.



GENOVESE Piero Arturo

Intendo dire, lo dico per i colleghi del mio Gruppo soprattutto, che in Commissione noi avevamo delle osservazioni: abbiamo presentato delle proposte di modifica che sono state tutte accolte, quindi il nostro parere sulla deliberazione è favorevole. Lo dico perché con il metodo di lavoro che stiamo seguendo è difficile anche rendere edotti i colleghi di Gruppo di come si è operato all'interno delle Commissioni.



PRESIDENTE

Pongo in votazione la deliberazione.
"Il Consiglio regionale Vista la deliberazione della Giunta regionale del 14 marzo 1985, n. 1-42188 relativa a 'Bandi di concorso (art. 9 della L. R. 18 dicembre 1979 n. 76) per l'individuazione delle cooperative edilizie e delle imprese di costruzione e loro Consorzi a cui attribuire i finanziamenti disposti dalla legge 5/8/1978 n. 457 per nuove costruzioni così come previsto dalla deliberazione n. 840-C. R. 2195 del 21/2/1985 di approvazione del programma di localizzazione' sentita la competente Commissione consiliare delibera di approvare la bozza dei bandi di concorso, come risulta dagli allegati che costituiscono parte integrante e sostanziale delle cooperative edilizie, le imprese di costruzione e loro consorzi a cui attribuire i finanziamenti per la realizzazione di nuove costruzioni di edilizia agevolata disposti dalla legge 5/8/1978 n. 457 (completamento terzo e quarto biennio) così come previsto dal provvedimento n. 840-C.R. 2195 del 21/2/1985 del Consiglio regionale reso esecutivo in data 28/2/1985, prot.
76543.
La presente deliberazione consiliare sarà pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione Piemonte ai sensi dell'art. 65 dello Statuto".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvata all'unanimità dei 34 Consiglieri presenti.


Argomento: Parchi e riserve

Esame pdl n. 472: "Modificazioni alla L.R. 4/6/1975 n. 43 recante norme per l'istituzione dei parchi e delle riserve maturali"


PRESIDENTE

Punto sesto: "Esame pd1 n. 472: 'Modificazioni alla L.R. 4/6/1975 n. 43 recante norme per l'istituzione dei parchi e delle riserve naturali"'.
La parola al Consigliere Ariotti.



ARIOTTI Anna Maria, relatore

Signor Presidente, signori Consiglieri, le modificazioni alla legge regionale 43 "Norme per l'istituzione dei parchi e delle riserve naturali" si sono rese necessarie dopo dieci anni dalla sua approvazione proprio sulla base dell'esperienza acquisita attraverso l'applicazione e la gestione della legge stessa. Esperienza senz'altro positiva sia sotto l'aspetto quantitativo (numero dei parchi: più di trenta; posti di lavoro attivati: circa 140; stanziamenti effettuati: circa sei miliardi l'anno) sia sotto l'aspetto qualitativo (interventi di salvaguardia e valorizzazione dell'ambiente non altrimenti attuabili, maggiore diffusione della coscienza ecologica, l'estendersi e l'approfondirsi di conoscenze scientifiche specifiche per il coinvolgimento degli Ateni, di istituti scientifici e specializzati, di studiosi ed amministratori). La fruizione di queste aree è sempre più vasta, valorizzate anche sotto il profilo pedagogico e didattico, alcune delle quali sono entrate a far parte dei circuito culturale delle scuole del Piemonte, penso all'esperienza della Mandria divenuta esemplare, l'avviarsi delle prime ricerche e dei primi studi a livello universitario sulla realtà del parco colto nella sua molteplicità e complessità di suggestioni che offrono percorsi, non solo turistici ricreativi, ma anche scientifici e pedagogici. Di qui l'attenzione alle modalità di accesso e di uso, alle metodologie di utilizzo collettivo e personale. Il giudizio sull'attività di questi dieci anni è quindi complessivamente positivo, pur nelle difficoltà causate dall'impatto di una politica nuova con cui amministratori, popolazioni locali, esponenti di attività agricole e venatorie, hanno dovuto confrontarsi. Credo che sia necessario per continuarla, un appoggio ed un consenso più vasto e, permettetemi di dirlo, il consenso c'è: ho a mani un primo pacco di cartoline postali giunte in Assessorato per protestare contro l'ipotesi avanzata da alcune amministrazioni locali di ridurre il parco delle capanne di Marcarolo. Sto constatando che c'è davvero un divario a volte grande tra istituzioni e popolazione ed è interessante a volte leggerle anche queste cose. Ci sono tante cartoline che dicono: "Sollecitiamo il mantenimento del parco"; c'è il bambino che dice: "ho solo 12 anni, voglio da grande poter vedere ancora i boschi delle capanne di Marcarolo, non abolite il parco"; c'è il cacciatore che dice: "anche se cacciatore, sono convinto che sia utile un parco nella zona di capanne di Marcarolo".
Credo che sia una delle pochissime volte in cui di fronte ad una ipotesi negativa la popolazione si muove.
Se vogliamo continuare questa politica con un appoggio sempre più vasto penso sia necessario che i piani delle aree siano visti sempre di più come piani di interventi e di sviluppo con un esplicito coinvolgimento e coordinamento degli Assessorati interessati ad un'azione di sostegno dell'economia della zona, delle loro potenzialità turistiche, agricole e culturali.
I contrasti, i dibattiti, le discussioni, le novità introdotte a livello di legislazione regionale e statale, le stesse difficoltà di gestione incontrate, sono servite ad approfondire singoli aspetti del settore, a indicare possibili correzioni, a sollecitare innovazioni nella legge quadro, che peraltro permane valida nel suo impianto complessivo.
L'introduzione di un nuovo strumento di tutela, la zona di salvaguardia elemento di raccordo e di integrazione funzionale tra più aree sottoposte a tutela, risponde alla necessità di individuare ambiti territoriali che senza presentare pregi eccezionali hanno un loro valore ambientale e posti tra zone particolarmente significative permettono un'articolarsi più graduato degli interventi di vincolo e di difesa. Penso in particolare alle aste fluviali dove, al di là dei singoli momenti di grande rilievo ambientale e scientifico, è lo stesso segno del fiume nella sua fisicità nella sua presenza naturale, nella sua continuità, a dover essere salvaguardato, minacciato come è da interventi che lo stravolgono e lo rendono irriconoscibile.
L'introduzione della zona di salvaguardia in fondo ha anche una traduzione nella legislazione regionale e una specificazione delle indicazioni generali, direi troppo generali, date dal Decreto Galasso.
Una seconda modificazione permette di articolare diversamente la classificazione dei territori. Rimangono due tipologie fondamentali, parchi e riserve con le loro distinzioni, e nell'ambito dei parchi e delle riserve ai loro confini si individuano aree attrezzate, zone di pre-parco, zone di salvaguardia.
Altra modifica necessaria è l'adeguamento degli strumenti di pianificazione territoriale alla legge urbanistica regionale. Si prevede per ogni zona tutelata un piano dell'area che costituisce a tutti gli effetti stralcio del piano territoriale.
Il presente disegno di legge è stato licenziato all'unanimità dalla II Commissione che ne raccomanda l'approvazione da parte del Consiglio.



PRESIDENTE

La parola all'altro relatore che è il Consigliere Genovese.



GENOVESE Piero Arturo, relatore

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, io credo di non avere molto da aggiungere perché la relazione è congiunta e la condivido e non credo di dovere inutilmente prolungare i lavori del Consiglio. Vorrei solamente dire che unitamente alla collega Ariotti ho presentato degli emendamenti, che dovrebbero già essere stati consegnati alla Presidenza, alcuni dei quali sono di precisazione formale e uno solo è di precisazione significativa nel senso che nell'ambito delle limitazioni transitorie per le aree comprese nel piano dei parchi o nei suoi aggiornamenti, laddove si prevede che l'agricoltura è esercitata nei limiti e nelle forme in atto e secondo le indicazioni dei piani agricoli di zona, si propone di aggiungere, per chiarezza e per una certezza di comportamenti e di rapporti tra operatori economici e la pubblica amministrazione le parole: "fatti comunque salvi gli avvicendamenti culturali normalmente praticati". Con questo emendamento si vuole non incidere con dei vincoli troppo pesanti o non chiari nei confronti di quanti sono operatori economici e quindi devono essere considerati diversamente rispetto ad altre categorie di cittadini per i quali le limitazioni ed i vincoli non vengono ad incidere direttamente sulla propria attività principale.
Credo che gli agricoltori debbano avere un'attenzione maggiore, anche perché l'esperienza di questi anni ha dimostrato abbondantemente che c'è anche una esigenza di comprensione, di rapporti culturali che devono essere sviluppati, altrimenti la politica di tutela ambientale e la politica specifica dei parchi nella nostra Regione rischia di essere soggetta continuamente a delle incomprensioni e a delle difficoltà proprio nei confronti di categorie che invece nelle nostre intenzioni avrebbero dovuto essere valorizzate nelle proprie attività con l'introduzione di queste politiche. Io ricordo che quando abbiamo approvato il primo piano regionale dei parchi in attuazione della legge 43 si era specificamente messo in deliberazione che uno degli obiettivi di fondo della politica regionale dei parchi era e sarebbe stato quello di favorire e di considerare come prioritaria l'attività agricola ai fini della tutela e che quindi si sarebbe cercato di procedere, non solo attraverso dei vincoli, ma anche attraverso una politica attiva per valorizzare le attività economiche di quanti sono compresi nelle aree soggette a tutela. Vi è poi un problema che io dico che riguarda il mio Gruppo, che rimane aperto. Il nostro Gruppo nella valutazione complessiva dell'articolato che è stato licenziato all'unanimità dalla II Commissione ha presentato un ulteriore emendamento che riguarda le culture industriali del legno e l'impianto dei pioppi nelle aree soggette a tutela che rappresenta nell'articolato che è stato licenziato dalla Commissione, una novità per quanto riguarda le limitazioni ed i vincoli che sono stati posti rispetto alla precedente disciplina.
E' successo che, dopo avere licenziato il provvedimento a cui ho dato parere favorevole insieme agli altri colleghi della II Commissione all'interno del nostro Gruppo, questo problema è stato ripreso in considerazione e quindi su questo aspetto credo e mi auguro che ci sia la possibilità di trovare un punto di incontro che consenta di dare un voto unanime sul provvedimento in discussione.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Lombardi. Ne ha facoltà.



LOMBARDI Emilio

Ha ragione, signor Presidente, il collega Genovese quando dice che in questa fase piuttosto caotica e convulsa dei lavori del Consiglio si rischia come Consigliere di vedere portati in aula dei provvedimenti sui quali ciascun Consigliere non ha avuto l'opportunità di approfondire gli aspetti che le varie proposte comportano.
Ora su questo ddl di modifica della L. R. 43/75 c'è una prima annotazione di fondo da svolgere ed è quella che in un momento in cui si parla di coinvolgimento (ho sentito accennare a delle cartoline; possono però essere anche di segno diverso le cartoline) c'è un aspetto importante che non è stato seguito e cioè quello della consultazione su ddl che vanno a modificare le impostazioni di fondo che avevano già ottenuto il consenso.
Allora io mi domando se abbiamo seguito quella che è la prassi prevista dal regolamento, dallo Statuto, per cui quando si modificano o si portano delle leggi all'approvazione del Consiglio in base a queste disposizioni, si deve consultare chi è interessato a queste nuove leggi.
Vorrei una risposta anche dalla Presidenza del Consiglio: è stata fatta la consultazione? Perché se la consultazione è stata fatta, allora mi piacerebbe tanto sapere che cosa hanno detto le categorie e gli Enti locali interessati. Se questa non è stata fatta, abbiamo mancato allora a uno dei requisiti di fondo della prassi di lavoro di questo Consiglio, consolidata da disposizione regolamentare e statutaria.
La seconda osservazione è in merito all'art. 2, ove si viene a decidere che l'impianto della coltura del pioppo e delle altre colture industriali da legno è soggetto ad autorizzazione del Presidente della Giunta. E' inutile che io richiami a questo Consiglio il fatto che la bilancia alimentare e forestale del nostro Paese è fortemente passiva per quanto riguarda il legname.
Diventa difficile andare a far accettare a chi ha sempre svolto un'attività che non ha certamente sconvolto quelli che sono gli equilibri ambientali che da adesso in avanti, quando si vuole impiantare una coltura di pioppeto o altra coltura di legno industriale, bisogna fare la domanda al Presidente della Giunta.
Probabilmente è un contributo che vogliamo dare ad aumentare il deficit perché io vedo già sul Bollettino Ufficiale della Regione Piemonte che c'è sempre in prima luce per quanto concerne l'Assessorato agricoltura, una serie di pagine che vedono decreti del Presidente della Giunta in merito alla legge ad incrementare l'uso e l'esigenza di carta, ma non affrontiamo certamente i problemi di un corretto lavoro da parte di chi svolge questa attività nelle zone agricole.
Non è che noi non ci rendiamo conto che in alcune zone nel rispetto dei fiumi esistono dei problemi per quel che riguarda la coltura del pioppo quando questa viene impiantata nell'alveo dei fiumi, quando si rischia addirittura di arrecare dei danni alla pubblica incolumità, ma non bisogna generalizzare e quindi tutti i parchi devono sottostare a questo impegno previsto dalla legge; mi sembra veramente eccessivo.
Vi sono diverse situazioni. Avrei preferito che non venisse inserito questo comma nella legge, ma che ogni legge di piano, quando si va a costituire un parco, preveda che in determinate zone di quel parco per procedere all'impianto di nuovi pioppeti ci sia l'impegno e l'esigenza di chiedere l'autorizzazione al Presidente della Giunta o all'autorità che pu essere la più adatta, perché non è possibile accettare un'impostazione di questo tipo.
L'agricoltura non è certamente uno dei fattori di disequilibrio nel territorio della nostra Regione e quindi ritengo non accettabile un'impostazione di questo tipo.
C'è poi un aspetto molto importante. Ha ragione il collega Genovese quando dice che ci deve essere una maturazione culturale complessiva su questi problemi ed allora quando si approva una legge e poi questa viene modificata e diventa più restrittiva, nessuno vieta di pensare che quando faremo una nuova modifica di legge ci siano ulteriori restrizioni per cui si crea un allarmismo, una situazione di tensione che non va certamente a favorire le esigenze di una corretta politica territoriale.
Noi costituiamo dei parchi, e facciamo bene, laddove questo è possibile, dove le popolazioni sono consenzienti, teniamo però presente che ci sono tante altre esigenze nella nostra Regione. A me sembra che per esempio per quel che riguarda aree come la provincia di Cuneo il problema della difesa del territorio e della costituzione di parchi, dove la popolazione raggiunge gli 80 abitanti per kmq, non sono paragonabili a quelli avvertiti in altre aree, dove invece la densità di popolazione è molto più elevata e quindi è richiesta questa difesa.
Ci sono altri elementi: per esempio la coltura del noccioleto praticata in larga parte dalle nostre colline sta andando in crisi per alcuni aspetti economici e per alcuni aspetti fitosanitari.
So che i coltivatori di noccioleti hanno fatto delle richieste ben precise. Rischiamo di vedere estirpate tutte quelle coltivazioni che danno anche un aspetto caratteristico alle nostre colline, nessuno se ne preoccupa e poi vediamo invece preoccuparsi di aree ristrette, di problemi ben più limitati come importanza. Abbiamo presentato un emendamento che non esclude la possibilità di andare ad analizzare in determinate zone costituite a parco l'esigenza che l'impianto di nuovo pioppeto venga autorizzato, ma non deve essere certamente generalizzato. Rendiamoci conto che se approviamo la legge così come viene proposta anche nei parchi già esistenti di qui a 20/30 giorni quando la legge sarà approvata tutti coloro che vorranno mettere a dimora un po' di pioppi dovranno chiedere l'autorizzazione e mi sembra veramente una cosa eccessiva. La nostra proposta è quindi quella di andare ad individuare le zone che devono ottenere l'autorizzazione nel momento in cui si costituisce il parco perché ci sono parchi e parchi, ci sono zone in cui il problema dell'impianto del pioppo non crea problemi, ci sono zone invece dove questi problemi possono nascere. In questo caso noi siamo convinti quando ci siano dei problemi e di ambiente, ma soprattutto di difesa anche da eventuali fenomeni calamitosi, in questo caso noi siamo ben d'accordo che sia richiesta l'autorizzazione, ma non possiamo accettare un'autorizzazione così generalizzata.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARCHIARO



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Biazzi. Ne ha facoltà.



BIAZZI Guido

Per una precisazione. La Commissione unanimemente ha deciso a suo tempo di non procedere alle consultazioni sul ddl ritenendo che le proposte di modifica non stravolgessero l'impostazione della legge istitutiva dei parchi, di cui costituisce per un verso un aggiornamento e per un altro un adeguamento alle nuove norme sia regionali (per esempio la legge 56) sia statali (per esempio le sanzioni) di cui era necessario prendere atto recependo la nuova normativa all'interno della legislazione regionale.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Borando. Ne ha facoltà.



BORANDO Carlo

Vorrei ribadire quanto aveva accennato il collega Lombardi, perché sono preoccupato anch'io del problema relativo alla coltivazione del pioppo.
Esistono pioppeti e pioppeti, zone e zone. Il Genio Civile e l'Ispettorato agrario di ogni Provincia dovrebbe determinare gli esatti confini dell'alveo, dell'alveo in quanto tale e della parte di franco che affianca l'alveo di un torrente o di un fiume. Dove effettivamente una piantumazione potrebbe provocare ingorghi in caso di piene, è evidente che in quella zona non è consigliabile e quindi non dovrebbe essere possibile impiantare pioppeti, ma ci sono larghe zone al di sopra di questo franco dove non mi pare necessario burocratizzare questo impianto, perché diventa una coltivazione specifica.
Chi conosce per esempio le zone che fiancheggiano il fiume Sesia, il fiume Ticino ed anche il Po, sa identificare con una certa facilità dove si determinerebbe una situazione precaria se si impiantassero dei pioppeti mentre invece ci sono altre zone dove questo non avviene.



PRESIDENTE

Se non vi sono altri interventi, do nuovamente la parola al Consigliere Ariotti.



ARIOTTI Anna Maria

E' semplicemente per cercare di affrontare in modo giusto questo problema che in effetti ci ha preoccupato e su cui bisogna dare una risposta perché è anche giustificata questa preoccupazione.
Noi avevamo pensato di proporre di fronte all'ipotesi di una soppressione totale proprio perché anche nelle parole di Lombardi c'è questa segnalazione di casi specifici, ad esempio le aste fluviali, di proporre i seguenti emendamenti: l) aggiungere dopo "il pascolo e l'agricoltura si esercitano nelle forme e nei terreni entro cui tali attività sono attualmente praticate oppure sono previste di piani agricoli zonali", le parole "fatti comunque salvi gli avvicendamenti colturali normalmente praticati".
Questa è una specificazione che può venire incontro alle preoccupazioni giuste degli agricoltori 2) aggiungere dopo "l'impianto della coltura del pioppo e delle altre colture industriali da legno" le parole "sui terreni non interessati da tali colture alla data di entrata in vigore del piano regionale dei parchi e delle riserve naturali che individua le aree sottoposte a tutela", cioè nessuna preoccupazione, per l'attuale piantumazione, si rimanda alla data di entrata in vigore del piano regionale solo a quelle aree individuate nel piano stesso.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Genovese.



GENOVESE Piero Arturo

Il nostro Gruppo si riserva di valutare l'emendamento che è stato ora proposto dalla collega Ariotti, però prima noi desidereremmo sapere dalla Giunta che cosa pensa e se ritiene accoglibile o meno l'emendamento invece soppressivo di questa limitazione che è stato presentato da Lombardi e dagli altri colleghi del mio Gruppo, dopo di che eventualmente ci riserviamo di fare proposte.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Rivalta.



RIVALTA Luigi, Assessore ai parchi

I colleghi sanno che a fianco dell'esigenza di produzione economica agricola, in questo caso forestale di produzione legnosa, ci sono altri problemi che vanno tenuti in conto e che sono quelli che hanno indotto nella stesura di questo ddl a introdurre il principio, in questa fase transitoria fino a che i piani dei parchi non abbiano definito le linee di comportamento, dell'autorizzazione al piantamento dei pioppi. Le ragioni sono quelle che i pioppi per il tipo di conduzione che richiedono sono portatori di forti sorgenti di inquinamento. Si sono riscontrati in alcune aree dei parchi, in alcune riserve naturali, quelle che abbiamo istituito per la difesa assoluta della vita biologica, fenomeni non singolari, in qualche misura estesi di avvelenamento proprio delle specie che erano tutelate.
Dall'altro lato c'è la realtà che oggi possiamo constatare, che abbiamo constatato e che certamente hanno constatato i colleghi Ariotti e Genovese parlando precipuamente dei pioppi nei parchi fluviali della zona Casale Valenza, dell'invasione della coltura del pioppo in aree golenali, non ancora neppure prosciugate e quindi sotto questo profilo non ancora neppure rientranti nell'ambito di quella norma che si chiama di accorpamento, e cioè l'appezzamento che viene acquisito dal frontista nel caso dello spostamento del fiume. Ci sono operazioni estese di piantamento dei pioppi nell'acqua, è favorita quindi quest' azione di prosciugamento della zona umida, della zona golenale del fiume proprio per trasformarla in pioppeto.
Di fronte a questa situazione è parso necessario introdurre un principio di controllo, di autorizzazione.
Anche dai colleghi Borando e Lombardi è stato detto che questi piantamenti, anche se il terreno sia prosciugato o sollevato qualche palmo sono comunque in zone esondabili e nei periodi di esondazione si verificherà lo sradicamento dei pioppeti con tutti i danni che questo provoca: la formazione di dighe sotto i ponti e con conseguenti rischi sui manufatti di attraversamento dei fiumi.
Quindi le ragioni esistono e si contrappongono a quelle di un libero indiscriminato esercizio di questa coltura.
Siccome però si tratta di trovare una giusta norma d'intervento, a me pare che la proposta della collega Ariotti rispetto all'eliminazione assoluta di un'attenzione su questo problema possa essere accolta transitoriamente, in attesa che in ogni parco venga deciso il comportamento lotto per lotto; quindi dove attualmente esiste la coltura del pioppo questa può essere continuata e rinnovata e lungo i fiumi devo dire ormai sono poche le aree non coltivate a pioppi, mentre la norma di autorizzazione vale rispetto a quelle possibili intenzione di espansione della coltura del pioppo, quindi si riduce, peraltro in un periodo transitorio, di molto il problema del controllo.
Sono dell'opinione di aggiungere: "in assenza di indicazioni dei piani agricoli zonali è sottoposto ad autorizzazione il piantamento dei pioppi in aree che finora non siano state coltivate a pioppo", nel senso che lo stesso piano zonale agricolo potrebbe indicare dove vanno coltivati i pioppi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Genovese.



GENOVESE Piero Arturo

Avendo sentito la risposta della Giunta rispetto alle proposte di emendamento che sono state presentate una dal nostro Gruppo, e l'altra dalla collega Ariotti, vorrei avanzare una proposta ulteriore di diversa formulazione di questa parte del comma che non si discosta credo sostanzialmente dal regolamento che è stato fatto per trovare un punto d'incontro, e cioè io credo che si potrebbe sostanzialmente dire, anche evidenziando quanto diceva adesso l'Assessore Rivalta, cioè in assenza di indicazioni dei piani agricoli zonali l'impianto della coltura del pioppo e delle altre colture industriali da legno non è soggetto, ma può essere sottoposto ad autorizzazione del Presidente della Giunta regionale e aggiungerei: "in presenza di particolari esigenze di tutela e per le porzioni di territorio individuate nel piano dei parchi"; nel senso che si potrebbe già dire che, ad esempio, una parte del parco fluviale nella zona di Casale-Valenza è già sottoposta o con deliberazione della Giunta regionale sentita la competente commissione consiliare permanente. Perch in questo caso a me sembra che il discorso viene sottoposto ad una valutazione specifica in presenza, per il periodo transitorio dei 5 anni in presenza di particolari esigenze di tutela e per porzioni di territorio definite con un vantaggio che per esempio per aree particolarmente protette, come le riserve naturali, dove magari si devono proteggere delle specie animali, si potrebbe anche in questo caso vietare il reimpianto. La politica regionale per quanto concerne le riserve naturali è tesa all'acquisizione delle aree o direttamente o attraverso l'esproprio. Non si è mai proceduto finora attraverso l'esproprio perché io ritengo sia giusto trattare con gli agricoltori, trovare un punto d'incontro comune, però le cose a volte vanno per le lunghe ed in questi casi in alcune aree particolarmente da proteggere, ritengo non sia consentito non solo l'impianto, ma anche il reimpianto. E' una formulazione che è sottoposta a un'ulteriore valutazione che viene fatta dalla Regione e che in modo più motivato decide secondo le diversità delle aree e dei problemi di tutela che si presentano all'interno dei parchi sul territorio regionale.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Rivalta.



RIVALTA Luigi, Assessore ai parchi

Il collega Genovese ha accennato al problema delle riserve naturali, mi parrebbe allora che un emendamento di questo genere dovrebbe fondarsi sul principio che fin d'ora diciamo che nelle riserve naturali non sono più consentiti il reimpianto di pioppeti e quindi il punto a) a cui si fa riferimento delle riserve naturali, introduce subito il divieto: nelle altre zone, parchi, preparchi, zone di tutela urbanistica, una delibera della Giunta regionale, sentita la Commissione, individua le aree dove è prescritta l'autorizzazione del Presidente della Giunta regionale.



GENOVESE Piero Arturo

Sì, io lo capisco, l'ho solo scritto così perché, siccome noi facciamo riferimento comune nel terzo comma alle aree di cui al primo ed al secondo comma e poi per le sanzioni si fa riferimento a questa dizione, dovremmo riscrivere abbondantemente la legge.
Le parole: "in presenza di particolari esigenze di tutela e per le porzioni di territorio individuate nei piani dei parchi o con deliberazione" potrebbero essere dette nel corpo della deliberazione d'aggiornamento, perché è facendo riferimento non solo a nuove delimitazioni che la Giunta deve assumere con propria deliberazione, ma dicendo anche "e per porzioni di territorio individuate nel piano dei parchi o con deliberazione specifica della Giunta regionale".
Secondo me questo può essere detto per non riscrivere la legge nel corpo della deliberazione di aggiornamento dei parchi.



RIVALTA Luigi, Assessore ai parchi

Potremmo restare intesi che decidiamo anche stamattina che allora invece di aver sentito la Commissione abbiamo già sentito il Consiglio per prendere immediatamente una delibera di Giunta che delimita le riserve naturali come aree dove non si rifanno i piantamenti di pioppo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Lombardi.



LOMBARDI Emilio

A me sembra che un'impostazione che preveda la soluzione del problema impianto pioppeti riserva per riserva, parco per parco, sia la migliore perché nel momento in cui si va a costituire il parco con legge si stabiliscono le cose che si possono o non si possono fare, che si vogliono o non si vogliono fare per quel che riguarda le riserve. Se si dice ad un agricoltore che non può più impiantare pioppi e magari deve pure lasciare i terreni, bisognerà affrontare il problema economico che da queste decisioni discende.
A me sembra che rimanendo dell'opinione che sarebbe meglio individuare parco per parco, riserva per riserva, quelle che sono le possibilità di impianto di pioppeto o di altre colture industriali o di acquisizioni o di divieti, sono però dell'opinione che la proposta del collega Genovese possa essere un giusto compromesso, tenendo conto che comunque andiamo a decidere sul piano generale su un problema che ha aspetti diversi. Le considerazioni che sono state fatte non sono convincenti. Perché intanto i piani agricoli zonali non determinano certamente sul territorio che cosa si impianta o non si impianta, stabiliscono una vocazione di carattere generale, ma non vanno nei particolari a stabilire che cosa si può o non si può fare. Il problema di eventuali avvelenamenti mi lascia piuttosto perplesso, perché a me non risulta, pur vivendo in una provincia agricola, che la coltura del pioppo determini dei problemi di inquinamento e di avvelenamento, salvo che i trattamenti siano fatti in maniera indiscriminata e non regolamentare, ma altrimenti non ho mai sentito che esistano questi problemi, bisogna ancora che io ripeta un'altra volta che ci sono situazioni diverse.
Quando si fa il discorso o da Casale a Valenza è una situazione diversa del Po da Paesana fino a Cardé, dove l'alveo del fiume è incassato nel terreno e le coltivazioni arrivano a 5/6 metri dall'alveo del fiume, se non sulle sponde del fiume. Non ci sono problemi di inondazioni, sono altri torrenti che inondano, ma non il Po che ha un alveo ben definito, ben delimitato e che non ha mai provocato problemi nei tempi in cui si ricordano.
Rimango quindi dell'opinione che bisognerebbe stabilire le cose che si possono o non si possono fare in materia di coltivazioni arboree piano per piano, riserva per riserva, ma voteremo la legge e voteremo l'emendamento nell'ottica di quello che ha proposto il collega Genovese, per arrivare ad un compromesso e per dimostrare che qui non c'è la difesa di interessi particolari, ma c'è la difesa di interessi reali di categorie che devono continuare a svolgere la loro attività e molte aziende in queste zone traggono un determinato reddito, non di secondo rilievo, dalla coltivazione del pioppeto.



RIVALTA Luigi, Assessore ai parchi

Accettiamo l'emendamento proposto da Genovese. Se il problema è accettare l'emendamento di Genovese, possiamo finire qui la discussione, Se non c'è altro.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Borando.



BORANDO Carlo

A mio giudizio, per semplificare le cose bisognerebbe che ogni anno oppure due, ogni parco che ha un consiglio di amministrazione con la sovraintendenza o la collaborazione dell'Ispettorato agrario del Genio Civile e dell'Ufficio parchi della regione, determinasse le linee franche entro le quali non devono essere impiantati i pi oppi. Sta bene lo spirito delle norme generali di cui parlava l'Assessore Rivalta, ma questo è necessario perché ci sono delle differenze notevoli a seconda delle situazioni e non bisogna dimenticare che i fiumi non sono guidati dai nostri desideri e dalle nostre speranze, ma i fiumi, quando ci sono le piene, vanno per conto loro. Nel tempo può darsi che una zona che prima era pericolosa non lo sia più o che prima non lo era mentre ora lo sia, e quindi anche se c'è già un pioppeto impiantato e che questa legge consentirebbe di reimpiantare, questo non deve avvenire.
I piani agricoli zonali, con tutto il rispetto che ho nei confronti dell'Assessore all'agricoltura, è una favola, sono tutte fandonie, perch un piano agricolo zonale predisposto 3 o 4 anni fa e che prevedeva per esempio in queste zone la coltivazione di foraggere di vario tipo e che quindi è una coltivazione tipicamente sorrettiva della zootecnia, non ha senso di fronte al blocco della produzione di latte, stabilito dalla CEE e la mattanza delle vacche, addirittura sovvenzionata da contributi. Succede quindi che questo piano agricolo zonale deve cambiare completamente indirizzo, abbandonare la coltura foraggera per darsi alla coltura legnosa e cerealicola, ecco perché io faccio poco affidamento su questi programmi.
Ritengo nell'interesse di tutti che zona per zona, provincia per provincia parco per parco, attraverso la forma più snella possibile, sempre sotto il controllo della Regione, si possa stabilire, se non ogni anno, ogni due, i limiti entro i quali non si devono piantare i pioppi.



PRESIDENTE

Colleghi, abbiamo in questo modo superato anche emendamenti precedentemente preposti e quindi possiamo ora passare all'esame dell'articolato.
Art. 1 "L'articolo 2 della legge regionale 4 giugno 1975 n. 43, è così modificato: 1) il primo comma è sostituito con il seguente: 'La Giunta regionale predispone un piano regionale dei parchi e delle riserve naturali con l'eventuale individuazione di aree attrezzate, zone di preparco e zone di salvaguardia, secondo la classificazione di cui al successivo articolo 4 per il conseguimento delle finalità indicate nell'articolo 1 ed in coerenza con gli obiettivi del Piano di sviluppo regionale e con le indicazioni e le prescrizioni dei piani territoriali' 2) al quinto comma le parole 'primo e quarto comma' sono sostituite dalle parole 'presente articolo' 3) l'ultimo comma è abrogato".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 35 hanno risposto SI 35 Consiglieri L'art. 1 è approvato.
Art. 2 "L'articolo 2 della legge regionale 4 giugno 1975, n. 43, e successive modificazioni è così sostituito: 'Nelle aree individuate nel piano regionale dei parchi e delle riserve naturali e classificate come parchi naturali, riserve naturali ed aree attrezzate, secondo la classificazione di cui al successivo articolo 4 fino alla data di entrata in vigore delle leggi regionali di cui al successivo articolo 5 e comunque per non più di 5 anni dalla data di approvazione del piano medesimo, è fatto divieto di: a) aprire cave b) effettuare opere di movimento di terra tali da modificare consistentemente la morfologia del terreno c) esercitare l'attività venatoria, fatti salvi gli interventi tecnici di cui alla legge regionale 20 ottobre 1977, n. 50 d) costruire nuove strade ed ampliare le esistenti se non in funzione delle attività agricole, forestali e pastorali.
Nelle aree individuate nel piano regionale dei parchi e delle riserve naturali e classificate come zone di preparco e zone di salvaguardia secondo la classificazione di cui al successivo articolo 4, entro i limiti temporali di cui al comma precedente, si applicano i divieti di cui alle lettere b) e d) del comma medesimo e le relative sanzioni. Nelle aree medesime l'attività estrattiva è regolata secondo le procedure di cui all'articolo 13 della legge regionale 22 novembre 1978, n. 69.
Sulle aree di cui al primo e secondo comma del presente articolo si applicano inoltre le seguenti limitazioni: 1) il pascolo e l'agricoltura si esercitano nelle forme e nei terreni entro cui tali attività sono attualmente praticate oppure sono previste dai piani agricoli zonali: l'impianto della coltura del pioppo e delle altre colture industriali da legno è soggetto ad autorizzazione del Presidente della Giunta regionale 2) gli interventi sulle aree boscate ed i tagli boschivi sono regolati dalle norme di cui agli articoli 2 e 13 della legge regionale 4 settembre 1979, n. 57, e successive modificazioni ed integrazioni 3) l'attività urbanistica, nei Comuni dotati di strumento urbanistico ai sensi della legge regionale 5 dicembre 1977 n. 56, e successive modificazioni, è limitata agli interventi di cui alle lettere a), b), c) e d) dell'articolo 13 della legge regionale medesima 4) l'attività urbanistica, nei Comuni privi di strumento urbanistico adottato ed approvato ai sensi della legge regionale 5 dicembre 1977, n.
56, e successive modificazioni, e fatto salvo quanto previsto dalle lettere a) e b) dell'articolo 85 della legge regionale medesima, è limitata agli interventi di cui alle lettere a), b), e c) dell'articolo 13 di tale legge.
La vigilanza è affidata al personale del Corpo forestale dello Stato, alle guardie di caccia e pesca, agli agenti di polizia locale, urbana e rurale".
Vengono presentati i seguenti emendamenti: 1) dai Consiglieri Ariotti e Genovese: dopo le parole "Sulle aree di cui al primo e secondo comma del presente articolo" sono aggiunte le parole: "e nei limiti temporali di cui al primo comma".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è approvato all'unanimità dei 35 Consiglieri presenti.
2) Dai Consiglieri Ariotti e Genovese: al punto 1, dopo le parole "piani agricoli zonali" sono aggiunte le parole: "fatti comunque salvi gli avvicendamenti colturali normalmente praticati".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento é approvato all'unanimità dei 35 Consiglieri presenti.
3) Dal Consigliere Genovese: al terzo comma, punto 1, la frase "è soggetto" è sostituita con "è sottoposto", e dopo "Giunta regionale" è aggiunta la seguente frase: "in presenza di particolari esigenze di tutela e per le porzioni di territorio individuate nel piano dei parchi con deliberazione della Giunta regionale sentita la competente Commissione consiliare permanente".
La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

Vorrei esprimere una perplessità. Sostanzialmente in questo emendamento si dice che la Giunta regionale individua porzioni di territorio dove per particolari esigenze di tutela la coltura del pioppo deve essere sottoposta ad autorizzazione. Nel momento in cui si dice questo, io non credo che possiamo dire sopra "può essere sottoposta ad autorizzazione" nel senso che o si dice che la coltura è sottoposta ad autorizzazione nella misura in cui si individuano particolari esigenze di tutela e per particolari aree oppure succede che si individuano due aree che sono entrambe da tutelare per particolari esigenze, quindi perché da tutelare dovrebbero essere sottoposte ad autorizzazioni, però si dice che può anche non essere sottoposta. Quindi il "non può essere", secondo me, deve essere sostituito con "è sottoposta" nella misura in cui vengono individuate le esigenze.



GENOVESE Piero Arturo

Siccome volevamo dire la stessa cosa scriviamo pure "l'impianto è sottoposto..".



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento così modificato.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità.
Vi sono ancora i seguenti emendamenti: 4) Dai Consiglieri Ariotti e Genovese: ai punti 3 e 4 le parole "l'attività urbanistica" sono sostituire dalle parole: "l'attività edilizia".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è approvato all'unanimità dei 35 Consiglieri presenti.
5) Dal Consigliere Ariotti: al punto 1, dopo le parole "colture industriali da legno" sono aggiunte le parole: "sui terreni non interessati da tali colture alla data di entrata in vigore del piano regionale dei parchi e delle riserve naturali che individua le aree sottoposte a tutela".
Tale emendamento viene ritirato dal proponente.
Procediamo alla votazione dell'art. 2 nel testo emendato.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 37 Consiglieri L'art. 2 è approvato.
Art. 3 "L'articolo 4 della legge regionale 4 giugno 1975 n. 43, è così modificato: 1) sono abrogate le lettere c) e d) 2) è aggiunto il seguente comma: 'Nell'ambito dei parchi naturali e delle riserve naturali ed ai loro confini possono essere individuate: a) Aree attrezzate, in cui sono ammesse attrezzature per l'impiego sociale e culturale del tempo libero compatibilmente con le finalità di tutela del patrimonio naturalistico b) zone di preparco, istituite al fine di rendere graduale e raccordare il regime d'uso e di tutela tra i parchi e le riserve naturali e le aree circostanti c) zone di salvaguardia, istituite al fine di raccordare ed integrare paesaggisticamente e funzionalmente più aree sottoposte a tutela"'.
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 37 Consiglieri L'art. 3 è approvato.
Art. 4 "L'articolo 5 della legge regionale 4 giugno 1975 n. 43 è così sostituito: 'I parchi naturali, le riserve naturali, le aree attrezzate, le zone di preparco e le zone di salvaguardia sono istituiti, in conformità ai principi generali enunciati nella presente legge, con legge regionale che stabilisce per ciascuno di essi: a) i confini b) il tipo di classificazione, secondo le tipologie previste al precedente articolo 4 c) la durata della destinazione d) la gestione e) le norme vincolistiche, i divieti e le relative sanzioni e le forme di vigilanza f) le norme provvisorie relative all'edificabilità ed alla costruzione di strade, in attesa del piano dell'area di cui al successivo Titolo II, norme immediatamente prevalenti sugli strumenti urbanistici generali vigenti g) i finanziamenti per far fronte agli oneri di gestione"'.
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 37 Consiglieri L'art. 4 è approvato.
Art. 5 "L'articolo 6 della legge regionale 4 giugno 1975, n. 43, è così sostituito: "Le leggi istitutive dei parchi naturali, delle riserve naturali, delle aree attrezzate, delle zone di preparco e delle zone di salvaguardia fissano le modalità per gli indennizzi ai proprietari delle aree soggette a vincolo, ove si verifichi un effettivo danno economico ai proprietari stessi.
Le leggi istitutive di cui al precedente articolo 5 possono preordinare per particolari motivi di tutela, l'espropriazione, l'acquisto o l'affitto di aree o di altri beni immobili".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 37 Consiglieri L'art. 5 è approvato.
Art. 6 "L'articolo 7 della legge regionale 4 giugno 1975, n. 43, e successive modificazioni è cosi sostituito: 'Le violazioni al divieto di cui al primo comma, lettera a), dell'articolo 3 della presente legge comportano la sanzione amministrativa proporzionale da un minimo di L. 3.000.000 ad un massimo di L. 5.000.000 per ogni 10 mc.
di materiale rimosso.
Le violazioni al divieto di cui al primo comma, lettera b), del precedente articolo 3 comportano la sanzione amministrativa da un minimo di L.
2.000.000 ad un massimo di L. 20.000.000.
Le violazioni al divieto di cui al primo comma, lettera c), del precedente articolo 3 comportano le sanzioni previste dalle vigenti leggi in materia di caccia.
Le violazioni al divieto di cui al primo comma, lettera d), ed alle limitazioni di cui al terzo comma, sub. 3) e 4), del precedente articolo 3 comportano le sanzioni previste dalle vigenti leggi in materia urbanistica.
Le violazioni alle limitazioni di cui al terzo comma, sub. 1) dell'articolo 3 della presente legge comportano la sanzione amministrativa da un minimo di L. 100.000 ad un massimo di L. 1.000.000.
Le violazioni alle limitazioni di cui al terzo comma, sub. 2) dell'articolo 3 della presente legge comportano la sanzione amministrativa da un minimo di L. 1.000.000 ad un massimo di L. 5.000.000 per ogni ettaro o frazione di ettaro su cui è stato effettuato il taglio boschivo.
Le violazioni ai divieti ed alle limitazioni di cui al precedente articolo 3, primo comma, lettere a), b), d) e di cui al terzo comma del medesimo articolo sub 1), 2), 3) e 4) comportano, oltre alle sanzioni previste l'obbligo del ripristino da realizzarsi in conformità alle disposizioni che sono formulate in apposito decreto del Presidente della Giunta regionale.
La mancata esecuzione delle opere di ripristino di cui al comma precedente comporta: 1) nel caso di violazione al divieto di cui alla lettera a), primo comma del precedente articolo 3, la sanzione amministrativa proporzionale pari ad un minimo del doppio ed al massimo del quadruplo del valore del materiale asportato 2) nel caso di violazione al divieto di cui alla lettera b), primo comma del precedente articolo 3, la sanzione amministrativa proporzionale pari al minimo del doppio ed al massimo del quadruplo del valore del materiale asportato o delle opere eseguite 3) nel caso di violazione ai divieti ed alle limitazioni di cui alla lettera d), primo comma, alla seconda parte del punto 1) ed ai punti 3) e 4), terzo comma, del precedente articolo 3, la sanzione amministrativa proporzionale pari al minimo del doppio ed al massimo del quadruplo del valore delle opere eseguite 4) nel caso di violazione alla limitazione di cui al punto 2), terzo comma del precedente articolo 3, la sanzione amministrativa promozionale pari al minimo del doppio ed al massimo del quadruplo del valore delle piante tagliate e del materiale asportato.
Per l'accertamento delle violazioni e l'applicazione delle sanzioni previste dalla presente legge si applicano le norme ed i principi di cui al capo I della legge 24 novembre 1981 n. 689.
Le somme riscosse ai sensi del presente articolo sono introitate nel bilancio della Regione".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 37 Consiglieri L'art. 6 è approvato.
Art. 7 "L'articolo 2 della legge regionale 2 marzo 1984, n. 15, è abrogato".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 37 Consiglieri L'art. 7 è approvato.
Art. 8 "Il titolo del Titolo II della legge regionale 4 giugno 1975, n. 43 è così modificato: 'Formazione dei piani dell'area".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 37 Consiglieri L'art. 8 è approvato.
Art. 9 "Gli articoli 8, 9, 10, 11 e 12 della legge regionale 4 giugno 1975 n. 43 sono abrogati e sostituiti dagli articoli 8, 9 e 10 di cui al presente articolo; l'articolo 13 è abrogato.
La formulazione del nuovo articolo 8 è la seguente: Art. 8 (Piani dell'area) Per ogni zona istituita in parco naturale, riserva naturale o area attrezzata, e per le eventuali zone di preparco e di salvaguardia, la Regione redige, occorrendo, secondo le direttive contenute nella legge istitutiva, un piano dell'area.
Il piano dell'area costituisce, a tutti gli effetti, stralcio del piano territoriale'.
La formulazione del nuovo articolo 9 è la seguente: 'Articolo 9 (Redazione ed approvazione dei piani dell'area) I piani dell'area di cui al precedente articolo 8 sono predisposti ed adottati dalla Giunta regionale entro i termini previsti dalla legge istitutiva del parco naturale, della riserva naturale, dell'area attrezzata e delle eventuali zone di preparco e di salvaguardia.
I piani adottati sono trasmessi dalla Giunta regionale agli Enti territoriali e ai Comitati comprensoriali interessati: la Giunta regionale provvede inoltre a darne notizia sul Bollettino Ufficiale della Regione con l'individuazione della sede in cui chiunque può prendere visione degli elaborati.
Entro 90 giorni i soggetti di cui al comma precedente fanno pervenire le proprie osservazioni alla Giunta regionale. Entro lo stesso termine i Comitati comprensoriali non competenti per il territorio, gli Enti pubblici, le organizzazioni e le associazioni economiche, culturali e sociali, nonché le Amministrazioni dello Stato e le aziende a partecipazione pubblica interessate possono far pervenire le proprie osservazioni alla Giunta regionale.
La Giunta regionale entro i successivi 90 giorni, esaminate le osservazioni di cui al comma precedente, provvede alla predisposizione degli elaborati definitivi del piano e, sentito il Comitato Urbanistico Regionale sottopone gli atti al Consiglio regionale per l'approvazione'.
La formulazione del nuovo articolo 10 è la seguente: 'Articolo 10 (Durata ed efficacia dei piani dell'area) I piani dell'area hanno validità e tempo indeterminato e ad essi possono essere apportate modificazioni secondo le procedure di cui al precedente articolo 9.
Le indicazioni contenute nei piani dell'area e le relative norme di attuazione sono efficaci e vincolanti dalla data di entrata in vigore delle deliberazioni del Consiglio regionale di approvazione dei piani e si sostituiscono ad eventuali previsioni difformi degli strumenti urbanistici vigenti.
Dalla data di adozione dei piani dell'area si applicano le misure di salvaguardia previste per il piano territoriale dalle normative urbanistiche regionali.
L'adeguamento degli strumenti urbanistici comunali alle previsioni dei piani dell'area avviene nei tempi e nei modi previsti all'articolo 8 della legge regionale 5 dicembre 1977 n. 56, e successive modificazioni ed integrazioni".
Vengono presentati i seguenti emendamenti: 1) Dai Consiglieri Ariotti e Genovese: nella formulazione del nuovo articolo 10 della L.R. 4/6/1975, n. 43, al terzo comma le parole "dalle normative urbanistiche regionali" sono sostituite dalle parole: "dalla normativa urbanistica regionale".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è approvato all'unanimità dei 37 Consiglieri presenti.
2) Dal Consigliere Ariotti: al decimo comma, prima delle parole "economiche, culturali e sociali" inserire la parola: "naturalistiche".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 37 Consiglieri presenti.
Pongo in votazione l'art. 9 nel testo modificato.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 37 Consiglieri L'art. 9 è approvato.
Passiamo alla votazione dell'intero testo della legge.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 37 Consiglieri L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Parchi e riserve

Esame deliberazione Giunta regionale n. 30-39863: "Piano regionale dei parchi e delle riserve naturali - Seconda integrazione"


PRESIDENTE

Il punto dodicesimo dell'ordine del giorno reca: "Esame deliberazione Giunta regionale n. 30-39863: 'Piano regionale dei parchi e delle riserve naturali - Seconda integrazione'".
Ha chiesto di parlare il Consigliere Lombardi. Ne ha facoltà.



LOMBARDI Emilio

Non vorrei dare l'impressione di abusare della pazienza dei colleghi intervenendo troppo a lungo sul problema dei parchi, prima sulla legge ed adesso sul piano. Ritengo però che anche in questo caso si debba fare l'osservazione che è stata fatta sulla legge 43: qui si propone una deliberazione che ha un rilievo, che va a determinare situazioni nuove e non vi è stata la consultazione, né con gli Enti locali interessati, né con le categorie interessate. E mi sembra estremamente grave, perché se siamo sicuri di avere il consenso delle popolazioni e degli enti locali, non abbiamo che da consultarli e vagliare le loro proposte, le loro osservazioni, dopo di che possiamo procedere. Io ho la sensazione che invece in questi ultimissimi giorni si tenda a decidere dall'alto su problemi di una certa rilevanza, non sentendo le categorie e gli enti interessati, perché probabilmente il sentirli vorrebbe dire modificare in parte sostanziale o comunque in parte notevole quelle che sono le decisioni che si vanno ad assumere.
Io voglio essere molto limitato nel mio intervento, limitato anche per questioni geografiche: vedo che si prevede l'istituzione del piano della fascia fluviale del Po che tocca quasi tutte le province della nostra Regione e mi sembra una decisione di notevole rilievo. Se gli Enti locali se le popolazioni, se le categorie interessate, sono d'accordo, sono d'accordo anch'io, ma se gli enti locali, le categorie, volessero approfondire, verificare, mi sembra che sia giusto farlo. Anche qui ci sono situazioni diverse, l'ho già detto prima: diverso è il Po che scorre nella provincia di Alessandria da quello che scorre nella provincia di Cuneo. Ci sono poi dei fatti che non sono molto chiari: non vedo perché la provincia di Cuneo abbia un ettarato interessato come zona di rispetto di fascia fluviale superiore alla provincia di Alessandria: io non ho le cartine, non ho potuto quindi approfondire il problema sotto l'aspetto tecnico probabilmente non ne ho nemmeno la capacità, pero ritengo che ci siano alcune questioni di fondo su un'iniziativa di questo tipo che debbono essere considerate. Io non voglio certamente interpretare la volontà dei sindaci, degli amministratori dei Comuni che hanno i territori collocati lungo il fiume Po in provincia di Cuneo, ma credo di poter dire e di pensare che non sarebbero cosi d'accordo su questo tipo di impostazione.
C'è poi il fatto che ci sono delle tabelle addirittura sbagliate perché quando vedo in provincia di Cuneo nella zona di Bra la previsione dell'inserimento della tenuta di Pollenzo come parco, credo che effettivamente qui ci siano degli approfondimenti anche di tipo tecnico da fare.
Nella scheda i dati riportati sono: area di pianura, bosco 40%, questo è un dato sbagliato, è falso, perché non c'è più del 2-3% di area boscata e poi "area recintata e delimitata dal fiume Tanaro" non è vero: "rischi di compromissione ambientale connessi all'ampliamento di attività agricole" ed allora qui bisogna che ci capiamo: abbiamo la preoccupazione che in quelle zone ad alta vocazione agricola si ampli l'attività agricola? Ma allora cade tutta la legge generale sui parchi che dice che si vuole aiutare e incentivare l'agricoltura, se dalla scheda emerge il timore che l'attività agricola si ampli. Le preoccupazioni che noi esprimiamo sono preoccupazioni fondate, di fronte proprio a queste cose scritte e lette sul documento della Giunta, per cui credo che per esempio l'istituzione di questo parco sia da approfondire. Non intervengo su altre situazioni, probabilmente c'è l'accordo, le schede sono perfette, ma in questo caso cosi non é, ci sono delle affermazioni che contrastano con le linee generali della legge istitutiva dei parchi e ci sono dei dati infondati, non veritieri su quella che è la realtà.
La realtà di questo parco è che è un'area altamente vocata a produzione agricola, che ci sono decine e decine di piccole aziende che svolgono un'attività di coltivazione di grano, di mais, di foraggio, c'è una grande azienda, ed io certamente non sono il difensore delle grandi aziende agricole, ma che comunque ha anche questa coltivazioni di tipo pregiato, di mais, di grano, di foraggi, con adeguati allevamenti di bestiame, ma proporzionati a quelle che sono le risorse foraggere dell'azienda, e quindi mi sembra veramente che con quello che si va a prevedere non affrontiamo il problema nella sua giusta dimensione. Il Comune di Cherasco, il Comune di La Morra, il Comune di Bra, hanno espresso in riunioni non ufficiali parere negativo, credo che su questo parco sia necessaria una pausa di riflessione e bisogna quindi affrontare l'argomento con gli interessati.
Mi sembra che si voglia veramente andare a fare un'azione che non ha avuto il consenso degli enti locali, i quali anzi si sono espressi, pur non ufficialmente, negativamente e delle categorie interessate. Si vuole imporre dall'alto una decisione che invece deve essere affrontata sul posto, con la gente, perché qui parliamo sempre di consultazioni e poi andiamo invece ad approvare altre scelte, pur di dimensioni molto minori come rilevanza, però che contrastano con quelle che sono le posizioni dei cittadini interessati. Ho letto un articolo su "Notizie della Regione Piemonte" nel quale si diceva, forse fondatamente, che non si è sufficientemente tenuto conto della partecipazione e della consultazione.
Qui c'è una scheda errata! Ma cosa significa questo: "rischi di compromissione ambientale connessi all'ampliamento di attività agricole?".
Significa che se si continua a fare maiscoltura, cerealicoltura, si continuano a coltivare i foraggi, roviniamo l'ambiente? E allora va bene lasceremo le cose così come sono, non ci saranno più coltivazioni, dopo di che andremo a mangiare là dove invece queste attività saranno ancora permesse. Qui c'è una realtà agricola notevole, sono 356 ettari di terreno fertile, ci sono si e no 4 o 5 ettari di bosco e si vuole andare a costituire un parco aprendolo alla fruizione del pubblico; ditemi voi che cosa faranno i coltivatori quando dovranno seminare, raccogliere, irrigare quale sarà la situazione che si verrà a determinare.
Io chiedo con forza che vengano sentiti la popolazione, gli enti interessati e di stralciare almeno questa previsione, perché la tabella non è realistica ed è necessario effettuare un confronto con i dati reali.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Biazzi.



BIAZZI Guido

Da che ho la parola voglio fare una piccola precisazione per quanto riguarda la scheda 61, al fondo dove c'è "proposta di tutela" si legge "parco naturale" e andrebbe aggiunto anche "zona di preparco". E' una correzione di carattere tecnico.
Nel merito dei problemi sollevati dal collega Lombardi, che ovviamente non ha potuto partecipare ai lavori della Commissione, volevo solo precisare, per quanto riguarda la mancata consultazione, che la Commissione ha preso in considerazione le proposte di inserimento di nuove aree quando si sono ritenuti i problemi maturi per l'ampia discussione precedente perché le consultazioni c'erano state prima, oppure perché le proposte di inserimento di nuove aree arrivavano o da enti locali, o da associazioni naturalistiche, oppure da entrambi. Questo è il criterio che è stato alla base della proposta che il Consiglio sta per esaminare. Dove c'erano dei dubbi sul consenso che poteva riscuotere l'inserimento di nuove aree all'interno del piano dei parchi queste aree sono state stralciate dopo un'analisi e una discussione che ritengo abbastanza puntuale all'interno della Commissione.
In effetti rispetto alla proposta formulata inizialmente relativa ad una serie di aree, sono state stralciate quelle su cui potevano esservi dei dubbi per quanto riguardava il consenso immediato che potevano riscuotere gli inserimenti suddetti.
Per quanto riguarda invece gli aspetti essenzialmente tecnici che ha sollevato il collega Lombardi relativi in particolare alla scheda che riguarda Pollenzo, evidentemente io in questo momento non sono in grado di dare una risposta. Penso che la Giunta poi darà le spiegazioni che sono state richieste.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Signora Ariotti.



ARIOTTI Anna Maria

Questa seconda integrazione del piano regionale dei parchi, più volte esaminata in Commissione è frutto di quell'esame, come è già stato ricordato dal Presidente della II Commissione Biazzi, si propone alla discussione in Consiglio come un terreno ragionevole di confronto, ma tiene presente le novità intervenute a livello nazionale che hanno comportato ad esempio l'inserimento dell'oasi del Gran Paradiso già prevista come parco regionale nel parco nazionale. Riprende in esame aree per le quali sono venuti a decadere gli effetti della salvaguardia e che giustamente non si possono trascurare: Racconigi, Santena, Stupinigi, la Partecipanza; su alcuni di questi si è a lungo discusso in Commissione ed in aula sia nella passata che in questa legislatura e non aver trovato una soluzione ha voluto significare per molti un ulteriore degrado. Vallandona, Vallebotto e La Bessa, attendono l'approvazione da parte del Governo che credo e spero arrivi entro pochi giorni. Tra le altre 10 aree già proposte in passato, ma mai inserite nel piano dei parchi, si indica come inserimento doveroso secondo noi il Devero perché l'approfondimento è già stato avviato ed è segnalato in particolare dallo stesso Ministero dei beni culturali.
Le quattordici nuove aree sono in gran parte richieste dalle comunità locali e dalle associazioni; si evidenzia in particolare la fascia fluviale del Po, attuazione dello stesso Piano di sviluppo e risposte a precisi impegni assunti dalla Giunta di fronte anche ad ordini del giorno del Consiglio regionale.
Ricordo ancora le obiezioni portate che almeno per la parte alessandrina e valenzana tutti i piani regolatori prevedono fasce di protezione che verrebbero a coincidere con il parco fluviale. Mi permetto di suggerire, mi ero dimenticata di farlo in Commissione, di prendere in esame l'estensione del parco di Crea al Crinale di Ponzano, Adalengo e Villadeati, l'antico vulcano spento della flora mediterranea, che dovrebbe fare da contrappunto al futuro parco fluviale del Po. Lo affido all'attenzione della Giunta e del Consiglio futuro.
Le segnalazioni portate alla discussione del Consiglio sono molte e direi tutte giustificate. Penso che le scelte in questo caso in futuro debbano essere fatte sì in base a criteri in grado di rispondere alla molteplicità di finalità, quali sono specificate dalle tipologie indicate nell'art. 4 dell-a legge quadro, sia in base ad una valutazione che tenga conto di una equilibrata ed articolata presenza sul territorio di aree protette, dove sia possibile di aree con caratteristiche diverse, per venire incontro ad interessi diversificati ed evitare contemporaneamente una concentrazione di utenti tanto elevata da costituire un pericolo di degrado delle aree stesse, sopratutto se queste si trovano in ambiti a grande densità di popolazione. Credo inoltre che sarà opportuno ovviamente nella prossima legislatura cercare di impostare un lavoro comune con le Regioni finitime, come già si è fatto con la Lombardia per il parco del Ticino; in particolare con la Liguria in modo da poter riprendere insieme la possibilità di realizzare quei parchi interregionali che dovevano essere istituiti da anni attraverso una legislazione nazionale che poi non ha avuto luogo.
Dopo la pausa di riflessione attuata in questi 5 anni, in cui volutamente non si è aumentato di molto il numero delle zone da tutelare per poter consolidare quelle già istituite e ricavare dalle esperienze in atto elementi di conoscenza e di orientamento, penso vi siano tutte le condizioni per procedere all'approvazione di questa seconda integrazione del piano dei parchi, deliberazione che presenta opportunamente un numero contenuto di indicazioni dato il periodo in cui viene discussa, alla fine di legislatura. Al prossimo Consiglio l'impegno di tradurre queste indicazioni in leggi costitutive in modo da abbreviare il più possibile la fase della tutela passiva e di continuare il lavoro condotto avanti in questi 10 anni con pazienza e con intelligenza e sostanzialmente con un consenso di contributi di elaborazione che è passato attraverso tutte le forze politiche per poter aumentare sia sotto l'aspetto quantitativo che qualitativo l'estensione delle aree protette della nostra Regione.
Un'ultima ulteriore riflessione; la consapevolezza da parte di tutti quanti si sono interessati in particolare a questi problemi, della necessità di un'azione di governo del territorio che veda l'azione concorde e coordinata di tutti gli Assessorati competenti, pena una schizofrenia di comportamento che squalificherebbe l'istituzione stessa. Non mi sembra superfluo ricordare che la capacità di governo della Regione sarà messa alla prova in tempi brevi con la realizzazione della centrale termonucleare, il rischio è uno sconvolgimento, un degrado del territorio non facilmente controllabile, come si è già evidenziato con il problema ad esempio delle discariche. Dobbiamo tutti diventare consapevoli che ogni intervento deve essere valutato anche per l'impatto ambientale che esso comporta. Da qui l'esigenza di avere una legislazione che rispecchi queste necessità. La Regione può operare concretamente in questo senso.
Con queste considerazioni e con queste raccomandazioni, il Gruppo comunista dà parere favorevole a questa deliberazione della Giunta.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PETRINI



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Nerviani. Ne ha facoltà.



NERVIANI Enrico

Io sottolineo le preoccupazioni del collega Lombardi manifestate a proposito di questa deliberazione e in particolare sottolineo quella riguardante Pollenzo che ha oltretutto una scheda che sembra obiettivamente non precisa e non capace di delineare con esattezza le caratteristiche del parco.
Voglio anche aggiungere la nostra ripetuta non preclusione ad una linea che valorizzi le risorse naturali del nostro Paese; però al tempo stesso voglio annotare come sia stato insolito questo modo di procedere per arrivare all'obiettivo che oggi vogliamo confermare e consolidare. La collega Ariotti ha sostenuto che c'è stata una pausa di riflessione di 5 anni (una pausa veramente prolungata..) e alla fine della pausa con uno strappo improvviso si decidono alcune cose che sono particolarmente rilevanti. Apprezzo la volontà di non far decadere gli effetti della salvaguardia per alcuni parchi, ma per i nuovi inserimenti io voglio ricordare che è stato usato un criterio che non è proprio. In sostanza è stato presentato un pacchetto ampio e poi in una Commissione che è stata contemporanea ad altre nel clima di fine legislatura, quindi con le difficoltà note a tutti, si è deciso di prendere da questa proposta alcuni esempi e di portarli avanti in termini abbastanza acritici.
Questo mi sembra sia il difetto della deliberazione che quest'oggi ci troviamo davanti, in ordine alla quale, proprio nello specifico, io direi veramente che occorre togliere la parte che attiene alla difesa degli effetti della salvaguardia e che secondo me non dovrebbero prendere in considerazione i nuovi inserimenti, almeno quelli per i quali ci sono dei dubbi. E' stato fatto un accenno al Devero al quale sono anche personalmente e profondamente legato per la bellezza che ha questo territorio e perché si trova nella mia provincia; è stato detto che il Ministero dei beni culturali ha sollecitato la difesa di questo territorio ma è stato anche ripetutamente detto che i vincoli sul Devero esistono già e quindi la salvaguardia che noi andiamo ad invocare quest'oggi è una salvaguardia già attiva e forse, viste le tensioni che ancora su questo tema ci sono, varrebbe la spesa di fare un'ulteriore riflessione. Dico molto francamente che il Devero intendo difenderlo con decisione, ma voglio arrivare alla conclusione positiva dopo le mediazioni che sono necessarie su tematiche di questo tipo.
Il metodo usato è stato a mio avviso affrettato, ci sono stati strappi inutili, probabilmente anche negativi per l'efficacia delle decisioni che andiamo a prendere ora e pertanto io chiederei che la pausa di riflessione che è durata 5 anni durasse 5 anni e 4 giorni e si arrivasse ad una soluzione che trovasse tutti convinti e soddisfatti delle decisioni che andiamo a prendere nel rispetto delle esigenze dei Comuni, della gente che abita sul posto, dei coltivatori e delle associazioni che tutelano queste bellezze naturali a cui tutti siamo particolarmente legati.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Genovese.



GENOVESE Piero Arturo

Se ricordo bene, signor Presidente e colleghi, quando venne portato all'esame il problema dell'aggiornamento del piano dei parchi in Commissione, credo che in particolare Biazzi e l'Assessore Rivalta lo ricorderanno, si era convenuto che in assenza di consultazioni, rispetto alle quali peraltro mi ero riservato e avevo sollecitato una decisione in merito in sede di Capigruppo, perché il non procedere, stante le ristrettezze dei tempi che prima già Nerviani ha richiamato, nelle consultazioni ci metteva in una situazione di difficoltà, ci si dovesse soffermare solo sui parchi, mi pare l'avesse detto l'Assessore Rivalta, che non presentavano dei problemi o in quanto erano proposti dai Comuni stessi o in quanto non vi erano delle opposizioni e delle difficoltà rispetto al problema dell'inclusione di determinate aree all'interno del piano dei parchi, mentre si richiedeva una decisione politica in ordine al parco del Po, decisione politica nel senso che pareva comunque difficile procedere ad una consultazione di tutti, non solo in questo periodo di fine legislatura per un parco che assume un significato del tutto particolare all'interno della nostra Regione e cioè come una scelta di politica ambientale in materia di parchi rilevante, tale da caratterizzare in modo del tutto particolare le decisioni della Regione.
In quella sede avevo comunque detto che noi avevamo qualche difficoltà a soprassedere sulla procedura delle consultazioni che normalmente è dovuta e che ci pareva che il problema dovesse essere visto a livello politico in sede di Capigruppo.
In una seduta successiva, in cui ero assente, se il collega Picco mi ha riferito con esattezza, egli avrebbe dato come parere del Gruppo quello di riservarsi una decisione in aula, ma di non opporsi all'ulteriore iter delle proposte di piano dei parchi, anche in assenza di consultazioni purché credo ci fossero le premesse che dall'Assessore erano state dette cioè che in questa fase di fine legislatura rispetto alle aree complessivamente indicate dall'Assessorato ci si sarebbe soffermati per l'inclusione solo sulle aree che non presentavano problemi particolari, in quanto richieste dai Comuni e non particolarmente osteggiate dalle comunità locali e sul problema del parco fluviale del Po che rappresenta una particolarità, un'emergenza del tutto speciale, significativa, rispetto alla quale occorreva comunque esprimersi in termini di volontà politica per dare un segno di intervento significativo, eccezionale, particolare della Regione Piemonte.
Ora a me sembra, per quanto riguarda il parco fluviale del Po, che con le modifiche che abbiamo apportato anche questa mattina alla legge-quadro in materia di parchi e riserve naturali, alcuni dei timori che potevano essere legati all'esercizio delle attività agricole dovrebbero essere in questo senso ridimensionate, perché con le modifiche che abbiamo apportato è stato precisato il problema delle colture del pioppo e delle colture agricole ordinarie con la possibilità di prevederne un loro avvicendamento nelle aree che sono interessate dalle colture agricole. In più, con le modifiche che sono state apportate alla legge, sono state previste le aree di salvaguardia che prima non erano contemplate nella L.R. 43 con vincoli diversi rispetto alle altre aree, a quelle di parco e di preparco e di zona attrezzata, che consentono di realizzare un raccordo di tutela ambientale meno vincolata rispetto a parchi di natura lineare. Tutto sommato questa tipologia di salvaguardia più allentata è stata introdotta proprio con riferimento al parco del Po o ai grandi parchi di tipo lineare per non andare ad imporre dei vincoli troppo pesanti e troppo duri su un territorio vasto della Regione. Il problema del parco del Po quindi a mio modo di vedere rimane nei termini che sono stati detti in Commissione; non essendo stato sciolto il problema in sede di conferenza dei Capigruppo, anche informale, credo che sia il Consiglio a doverlo sciogliere e su questo ci pronunceremo.
Vorrei però portare all'attenzione dei colleghi della II Commissione e dell'Assessore Rivalta che forse in questa fase finale della legislatura può essere ragionevole, e non lo intendo porre in termini di compromesso se si procedesse a un'ulteriore verifica, anche in sede di Consiglio regionale che è la sede decisionale, perché emergono delle valutazioni attorno alcune delle aree che sono state proposte dalla II Commissione che vanno in direzione diversa rispetto a quanto in Commissione era stato detto e cioè che si sarebbe proceduto senza consultazioni solo in ordine alle aree che non presentavano particolari problemi.
Credo che forse faremmo cosa saggia in questo modo, perché non si abbandonano le previsioni, in quanto questo è già stato fatto per molte aree suscettibili di protezione e di tutela che erano state già studiate che erano presenti all'Assessorato e che erano state portate anche all'attenzione della II Commissione consiliare. In altre parole cioè io mi auguro che in Consiglio regionale, sviluppando il discorso e le valutazioni che erano state fatte in Commissione, si possa addivenire ad un eventuale accantonamento pro-tempore delle aree che in questa sede sono state indicate come aree che presentano dei problemi, in considerazione del fatto che non sono state effettuate le consultazioni, mentre in ordine al problema del parco fluviale del Po, io credo rimanga nei termini in cui erano stati posti. Personalmente ritengo di dovere però ricordare in ordine al parco fluviale del Po che io non posso non essere favorevole, in quanto sono stato presentatore con la collega Ariotti di una proposta di ordine del giorno che poi per motivi regolamentari abbiamo dovuto far sottoscrivere a tutti i Capigruppo, cosa che è avvenuta, e quell'ordine del giorno che impegnava la Giunta ad includere il parco fluviale del Po nel primo aggiornamento del piano dei parchi è stato approvato in modo unanime da tutto il Consiglio regionale, quindi in ordine a questo mi pare di poter dire che e per le modifiche che sono state apportate questa mattina alla legge quadro e per l'impegno politico che il Consiglio regionale aveva in modo unanime assunto ed essendo stato il sollecitatore insieme alla collega Ariotti dell'atto che ho ricordato in ordine al parco del Po, io non posso che essere favorevole.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Biazzi.



BIAZZI Guido

Rinuncio all'intervento per accelerare i lavori del Consiglio dato che dobbiamo esaminare ancora molti punti.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Rivalta per la replica.



RIVALTA Luigi, Assessore ai parchi

Intanto vorrei fare una prima precisazione che riguarda il lavoro di Commissione: in Commissione io sono venuto a discutere questo documento, è vero che non sempre la composizione della Commissione ripeteva quella della seduta precedente per ragioni evidentemente d'ordine pratico personale dei componenti, e quindi è possibile che singoli Consiglieri abbiano avuto la sensazione di una accelerata discussione, ma a me non parsa avendo partecipato a tutte le riunioni. Nella seduta in cui è stata licenziata questa deliberazione, si è tenuto conto dei principi a cui si richiamava il collega Genovese e precisamente è stato fatto riferimento all'elenco oggi in aula, che prende in considerazione situazioni richieste e sollecitate dalle stesse comunità locali attraverso, in molti casi, deliberazioni dei Consigli comunali, ed anche situazioni in cui invece non si era avuto questo consenso o questo pieno consenso istituzionale, perché peraltro per tutte queste aree ci sono invece da tempo sollecitazioni da parte di varie componenti della società e di varie organizzazioni naturalistiche culturali e così via. A me pare che si sia rispettato molto lo spirito che richiamava Genovese a cui io avevo fatto riferimento in una di quelle riunioni; nella seduta conclusiva si è appunto operato nel sospendere le decisioni su una serie di indicazioni, erano 24 su 15 che oggi sono qui contenute, avendo coscienza che su almeno 3 di queste non c'era un pieno consenso formale e cioè il Devero, area questa di cui si discute davvero da tantissimo tempo, dove modificazioni diventano anche necessarie, l'Enel ci sollecita per esempio delle transfluenze idriche: è necessario dare conclusione alla viabilità che giunge al Devero: dare una indicazione allo sbocco, dal punto di vista dei parcheggi, a questa viabilità difficile complessa, probabilmente anche messa continuamente in rischio dalla stessa natura del terreno; definire finalmente che cosa si può fare al Devero dal punto di vista ricettivo. Sono problemi diventati ormai altro che maturi e che devono trovare una conclusione organica, senza più rimandi, senza più morire in una situazione di stallo nella misura in cui incominciamo a ragionare davvero nel complesso del parco tenendo conto e di questi problemi, e dei problemi ambientali. Devo aggiungere poi che noi abbiamo ricevuto delle sollecitazioni dal Ministero dei beni culturali, in verità non solo su quest'area, ma in modo specifico su quest'area.
La situazione riguarda Pollenzo. Qui non c'è questo consenso istituzionale, formale, ma ci sono sollecitazioni da parte di molte altre componenti la comunità ed associazioni naturalistiche. Credo sia giusto come abbiamo fatto per Racconigi e per Stupinigi, cioè per questo tessuto che ha una qualificazione storica sabauda che è portatore di valori che attraversano un arco di lunga durata; a Pollenzo ci sono riferimenti di carattere archeologico da salvaguardare, studiare e da mettere in luce. Pu darsi che la scheda contenga errori quantitativi: il rilievo della parte forestata è stato fatto qualche anno fa ed è stato fatto sulla base del rilievo aerofotogrammetrico. Voglio però anche precisare che sono indicativi questi dati, non credo che la forestazione si riduca al 2 o 3 per cento, può darsi che non sia il 40 per cento, ma non soltanto il 2-3 per cento. Peraltro in questo 40 per cento è compresa la forestazione fluviale, perché il parco va fino al confine col Tanaro.
Sono d'accordo con Lombardi sulla questione della definizione della scheda, il modo con cui è formulata credo sia davvero errato e propongo qui una modifica, un emendamento, che eliminando la frase letta da Lombardi, la sostituisce con la seguente: "rischi di un incontrollato sviluppo delle infrastrutture per l'attività agricola non opportunamente inquadrate e inserite nel quadro paesaggistico e ambientale", nel senso che il problema è soltanto di valutare il modo come inserirle e come collocarle in questo ambiente, ma non di impedirle.
La salvaguardia della fascia fluviale del Po è un fatto molto rilevante. In Commissione si è detto che per questi atti un Consiglio regionale si deve sentire davvero, non solo autorizzato, ma anche responsabile nel prendere una decisione.
Di questo parco fluviale si parla ormai da decenni, io credo che un Consiglio regionale qui fa un'azione davvero di rilievo, civile, culturale nella misura in cui prende una decisione. L'abbiamo presa, è stato richiamato dall'Ariotti, non voglio qui fare delle compensazioni, per la centrale nucleare, se volete anche qui senza un pieno consenso delle comunità, perché abbiamo avuto il solo consenso delle comunità, perch abbiamo avuto il solo consenso del Comune di Trino che è quello che formalmente ci ha consentito di procedere, ma non abbiamo avuto il consenso dei Comuni limitrofi, di alcuni Comuni che hanno l'abitato più vicino di quello di Trino alla centrale nucleare. In quel caso il Consiglio regionale ha assunto un atteggiamento responsabile, generale, quasi unanime, rispetto a un grande problema. Io credo che il problema del Po richieda un analogo atteggiamento da parte del Consiglio regionale.
Concludo col richiamo di Genovese e cioè che con la legge approvata stamani, anche sulla fascia fluviale del Po, nei confronti dell'agricoltura, poi ancora con quell'emendamento riguardante la coltura del pioppo, non introduciamo davvero nessun problema di modifica traumatica. Si aprirà un discorso che durerà negli anni prossimi con approfondimenti che saranno orientati a decisioni riguardanti l'istituzione di questi parchi. Quindi davvero il discorso è di impostazione ed è tutto aperto senza introdurre nessun traumatico mutamento, ma impostazione di qualità per il futuro.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Lombardi. Ne ha facoltà.



LOMBARDI Emilio

Insistiamo nella nostra richiesta. Giustamente la relazione rileva che su quelle aree interessate, dove non esisteva il consenso o comunque esistevano problemi per l'individuazione delle aree, si è ritenuto di dover soprassedere e di approfondire l'argomento. Ho fatto delle annotazioni molto precise. Ho detto che i Comuni di Cherasco, di La Morra, di Bra, cioè gli enti territoriali su cui va a collocarsi il parco, il comprensorio di Alba-Bra, pur in consultazioni non ufficiali, hanno espresso parere negativo.
Se la maggioranza vuole andare avanti nonostante queste prese di posizione può farlo perché ha i numeri, ma certamente mi sembra che non sia un modo corretto per procedere in iniziative di questo tipo. Sulla questione che nella tenuta di Pollenzo esistano dei reperti archeologici sono perfettamente d'accordo e convinto.
Ho la sensazione che oggi questa realtà sia tutelata in maniera adeguata. Ma se così non fosse sono anche io d'accordo e convinto che bisogna che a livello regionale vengano prese iniziative perché questo obiettivo venga raggiunto. Bisogna però che qui si facciano dei discorsi diversi. La Regione ha acquistato la tenuta "La Mandria" che era di proprietà privata; qui si tratta di una tenuta privata, se ci sono queste esigenze facciamo una trattativa con chi è proprietario di questa tenuta e vediamo se è possibile acquisirla al patrimonio regionale, ma fintanto che in quell'area sotto la quale ci possano essere anche reperti archeologici però sui terreni vi è in atto una coltivazione da anni di produzioni agricole altamente specializzate, ditemi voi come si fa a costituire un parco e ad aprirlo al pubblico quando i contadini irrigheranno i campi taglieranno il fieno o semineranno il mais. Mi sembra veramente una decisione che non ha nessun riferimento di tipo ragionevole. Le schede delle aree che erano in discussione, che non avevano il consenso, comunque avevano ancora dei problemi da affrontare, sono state stralciate.
Personalmente credo di poter accoglie quella che è l'impostazione delle altre zone previste, ma non certamente quella di Pollenzo. Se la maggioranza vuole agire con autorità contro il parere degli enti locali, di tutti gli enti locali, non ufficialmente interessati, lo faccia pure: debbo però anche far rilevare in questa sede che queste decisioni sono state prese nei Consigli Comunali, da maggioranze che vedono forze importanti della maggioranza regionale presenti, perché bisogna essere coerenti. Il Partito Socialista e il Partito Socialdemocratico non possono a Cherasco od a Bra dire una cosa e poi votare in un altro modo a Torino. Per cui siccome il problema è sul tappeto e ci sono stati dei pronunciamenti ben precisi in senso negativo, ma i problemi che pone l'Assessore sono reali e nessuno li disconosce, stralciamo questa realtà ed andiamo ad approfondirla.
Ciascuno si assuma le proprie responsabilità in coerenza sul piano locale e sul piano regionale, dopo di che chi intende e avrà la possibilità di decidere decida.
Certo è che si andrà a questa decisione, allora si instaureranno delle logiche che vedranno una situazione ben diversa di comportamento, perch non è possibile veder portata avanti una iniziativa contrastata dalle popolazioni locali, dagli enti locali interessati, di cui non si tiene conto. Allora, le cartoline che arrivano a favore dei parchi, cara collega Ariotti, incominceranno ad arrivare a migliaia, e speriamo che qualcuno le legga, perché dicono che invece certi parchi non vanno costituiti. Fino ad oggi a questo non si è arrivati, si è andati d'accordo, si sono cercate le soluzioni. Credo che larga parte delle leggi sui parchi sia stata votata all'unanimità in questo Consiglio. Mi sembra che in questo caso si voglia fare un colpo di maggioranza che non ha nessun riferimento oggettivo a quelli che sono i pronunciamenti della gente e degli enti locali. Io non chiedo di rinviare in maniera definitiva il problema. Chiedo solo che venga rivisto e che ci sia un confronto con gli enti locali. Siamo alla vigilia delle elezioni. Le maggioranze possono cambiare qui, possono cambiare da altre parti. Non è questo il momento di assumere decisioni che trovano il dissenso totale degli enti locali, del comprensorio e delle popolazioni.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Genovese. Ne ha facoltà.



GENOVESE Piero Arturo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, anticiperò quelle che sono le possibili linee di indicazione sulla votazione del Gruppo della D.C.
Attorno a questo problema, come su altri, in questa stretta finale della legislatura, considerando che abbiamo anche in qualche misura accolto sulla base di alcune premesse che adesso richiamerò, una procedura che non ha consentito lo svolgimento ordinario delle consultazioni, anche se per molte delle aree la discussione andava avanti da molti anni, credo che possiamo dire che sia sulla legge, come sul piano dei parchi, tutto sommato considerando la condizione ed alcune premesse in cui siamo arrivati a valutare questi non secondari problemi dell'attività della Regione, siamo giunti a un punto importante di comprensione e di decisione, anche per quanto attiene a scelte politiche che sono state ricordate in ordine alle scelte più significative, più rilevanti, per quanto riguarda la politica dei parchi nella nostra Regione. Ora, il Gruppo della D.C. si è mosso per avendo presenti le due premesse che in Commissione erano state fatte. La prima era, al di là di riserve normali che possono esserci, di non inserire delle aree rispetto alle quali le riserve in questo momento sono ancora forti e si pensa che sia necessario un'ulteriore fase di confronto e di convincimento reciproco in ordine alle decisioni da assumere. Ricordiamoci del disastro che sta avvenendo nella mia provincia, quello delle Capanne di Marcarolo che è una cosa veramente triste nel complesso della politica dei parchi e dove anche forse le forme istituzionali di gestione che abbiamo scelto e l'indecisione sulla indeterminatezza successiva hanno determinato una situazione che non si può dire spiacevole, ma una situazione di reale difficoltà per tutti. L'altra era quella di prendere in considerazione invece i fatti che avevano rilevanza politica nel complesso della materia dei parchi regionali.
Dalla discussione è emerso evidente che la maggioranza e la Giunta hanno di fronte due possibilità: o di mantenere ferma la proposta di deliberazione come è stata presentata, mettendo in difficoltà anche noi che non vogliamo assumere un atteggiamento negativo nei confronti della politica dei parchi in genere e delle proposte che oggi vengono avanzate comprese quelle di maggior rilievo; oppure di accogliere la richiesta di stralciare momentaneamente il parco di Pollenzo rispetto al quale in quest'aula è emersa una preoccupazione e un dissenso che traduce la mancanza di consenso esterno e che quindi rispetto alla quale noi chiediamo che ci sia un ulteriore momento di confronto e di convinzione, perché le imposizioni poi creano dei grossi problemi.
Ho ricordato Marcarolo che non era una imposizione, ma rispetto al quale abbiamo assunto una decisione dura inizialmente e le vicende successive ci mettono in una difficoltà veramente grave. Se ci sarà questa riflessione ulteriore su Pollenzo, daremo voto favorevole alla deliberazione.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Marchini. Ne ha facoltà.



MARCHINI Sergio

Personalmente, ed a nome del Gruppo, ritengo che la Giunta debba valutare con grande attenzione la posizione della Democrazia Cristiana perché va valutata questa posizione, non in termini politico-legislativi attinenti cioè al problema, ma attinenti al processo che abbiamo di fronte: quello dei parchi e in genere dell'ambiente è un processo, non è un problema, non è un oggetto sul quale non si ragiona.
La Giunta deve essere molto attenta e, se mi consente, visto che è una Giunta che chiude, almeno si augura l'opposizione, un ciclo di dieci anni deve misurare nei suoi ultimi comportamenti e se possibile dare di se anche una immagine che non sia soltanto politica, ma a questo punto quasi storica, cioè relativa al processo. Questa collettività, questa Regione ha fatto su questo tipo di problemi più di quanto non abbiano fatto tutte le altre Regioni italiane.
E' su questo che noi ci dobbiamo misurare. Dobbiamo avere la consapevolezza, ed in una qualche misura l'orgoglio, tutti insieme di aver condotto un processo in cui alcune forze hanno avuto posizioni trainanti altre di raccordo, ma è certo che se qualche forza politica, anche di minoranza elitaria, non di minoranza di massa come la D.C., avesse deciso su questi problemi di strumentalizzare, di prendere posizioni di rottura probabilmente talune decisioni che attengono all'ambiente (e per esempio la centrale nucleare è certamente una decisione che attiene all'ambiente) non si sarebbero fatte.
Siamo di fronte in una qualche misura pare alle pietre miliari di un processo. Mi pare quindi che un atto di riconsiderazione della Giunta, che magari potrebbe sfociare in un ondine del giorno allegato ché su questo specifico problema riconosca l'esigenza che sia il Consiglio regionale che ci succederà ad affrontarlo in termini di immediatezza, subito dopo le elezioni, possa fare emergere che sul piano del processo questa decisione è condivisa da tutti. Sul piano della decisione probabilmente non è matura o comunque rischia, anche perché è in prospezione elettorale, di mettere qualche forza politica a rischio di assumere comportamenti di ordine locale che in una qualche misura rendono poi anche difficile il dialogo a livello regionale. La maggioranza, la Giunta ed in particolare l'Assessore, hanno certamente la possibilità di valutare con serenità questo cammino che abbiamo percorso ed esserne orgogliosi con noi, ma più orgogliosi di noi perché hanno avuto la responsabilità primaria di queste decisioni. Sono stati interpreti di una cultura dell'ambiente, di una nuova qualità della vita, hanno coinvolto tutta la collettività o sono stati coinvolti dalla collettività, è difficile, anzi io direi che quando la politica fa veramente la sua parte, quando il politico è veramente quello che deve essere, una espressione della società, alla fine probabilmente non si dovrebbe più capire se è il politico che ha guidato la società o se è la società che ha guidato il politico, perché una identificazione assoluta tra la rappresentanza della società e la società probabilmente è la vera democrazia, è lo stato moderno.
In ogni caso, comunque, questa maggioranza può ascrivere a proprio merito questi risultati, così come l'opposizione nel suo complesso pu ascrivere al suo merito quello di avere concorso in termini dialettici, ma mai di rottura, mai strumentali, su una tematica che peraltro per alcuni partiti lasciava pure lo spazio sufficiente.
Mi pare che questa riflessione di metodo e di processo debba essere apprezzata ed insisto molto su questo, perché è bene che l'ultimo appuntamento che abbiamo in questa legislatura su questi temi, trovare le forze politiche solidali perché siamo su problemi non politici, ma su problemi di cultura che riguardano la totalità della gente. La politica normalmente è la mediazione di interessi. Questi non sono temi in cui ci sono interessi da mediare e quindi la politica fa da decisore; qui il politico interpreta, non decide. Pare questa sia la specificità di questi problemi: il fatto che sono interpretati dai politici e non sono decisi dai politici. Non c'è mediazione, si tratta di portare a livello operativo quello che è il livello di cultura che una collettività nel proprio complesso ha elaborato. Non si tratta di stabilire rispetto ad interessi contrapposti quale sia l'interesse della collettività che deve prevalere c'è un interesse globale, diffuso e quindi è compito della Regione interpretarlo più che normarlo.
In questo senso, chiedo scusa se ripeto certi concetti, ma ci terrei che venissero apprezzati, apprezzati non nel senso di giudicati in modo positivo, ma apprezzati nel senso che siano occasioni di riflessione da parte della maggioranza.
Questo processo dura ormai da quindici anni. Ha portato a risultati che fanno onore alla Regione, fanno onore alla Giunta che li ha governati fanno onore al Consiglio che li ha interpretati; è un processo che nella prossima legislatura temo sarà meno eclatante, meno premiante dal punto di vista culturale e di immagine, ma sarà molto più difficile, perché si tratterà di portare a regime una serie di situazioni bisognerà riflettere sui metodi e sugli strumenti istituzionali scelti. Voi capite che è molto più difficile rimeditare su alcune soluzioni, in apparenza entusiasmanti ed enfatizzate, pensiamo ai Comprensori, e poi ragionare nel concreto sulle piccole cose dove lasciare piantare i pioppi o no, modificare o no il Consiglio di amministrazione, realizzare o meno questa infrastruttura sui parchi. Quel lavoro molto più modesto, molto meno premiante sul piano della pubblica opinione, ma non per questo meno costruttivo rispetto alla politica dell'ambiente, dovrà probabilmente partire da un risultato finale di questa legislatura che vede su un argomento così significativo di nuovo il consenso positivo della grande parte, direi, io mi auguro dell'unanimità, di questo Consiglio regionale. Se invece arriviamo ai momenti più delicati e più difficili della rimeditazione e non degli obiettivi, ma degli strumenti su un incidente, che non drammatizzo ma che pone qualche problema.
Ho vissuto da vicino la vicenda del parco della Orsiera-Rocciavré e devo dire che questo parco rischia, in conseguenza di una forzatura che ritengo sia stata necessaria, di una forzatura che è già stata necessaria una realizzazione forse diversa da quella che noi auspicavamo e un livello di comprensione da parte delle popolazioni diverso da quello che noi auspicavamo. Là c'era un problema di urgenza; Si era sostanzialmente a un punto di non ritorno: o si decideva in positivo o questa soluzione non si sarebbe mai più realizzata. Probabilmente sul problema posto dalla D.C.
questo punto di non ritorno non lo abbiamo ancora raggiunto. Esistono ancora spazi di approfondimento, di valutazione e di meditazione. Io sono quindi a suggerire alla Giunta di riflettere molto sulla proposta della D.C. Debbo anche dire che un rifiuto di una presa di considerazione alla proposta della D.C. magari mediata attraverso un ordine del giorno d'impegno, a questo punto anche della D.C., a riconoscere la esigenza di affrontare nell'immediato questo problema, metterebbe in imbarazzo la mia forza politica proprio perché a questo punto dovrei scegliere tra giudicare come si deve giudicare nella specie un processo in luogo di come si deve invece giudicare un problema e siccome il processo a mio modo di vedere prevale sul problema diventerebbe difficile esprimere un giudizio positivo su un problema che peraltro io ritengo debba avere voto positivo, cioè il piano dei parchi, quando la discussione sul problema cominciasse a far emergere un problema sul processo.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Montefalchesi. Ne ha facoltà.



MONTEFALCHESI Corrado

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, qualunque sia la determinazione cui si arriverà rispetto a questo specifico problema posto dalla D.C. il voto del sottoscritto rispetto a questa deliberazione non cambierà nel senso che è un voto certamente positivo, perché credo che vada dato atto a riconosciuto che questa Regione ha fatto molto, molto più di altre, rispetto alla tutela del territorio in un Paese in cui la salvaguardia del territorio è un grosso problema.
Ritengo che i problemi posti dalla D.C. siano seri, nel senso che deve esserci una maturazione collettiva della società nei confronti della tutela del territorio e dell'ambiente. Non conosco la situazione specifica della zona, quindi prendo atto delle cose dette dal collega Lombardi. Da questo punto di vista, riconosco un'esigenza di maturazione, di scelte di questo tipo nella società e quindi di operare scelte con il consenso della società, però bisogna sempre poi distinguere fra il consenso e la maturazione di una scelta nella società, dal consenso del singolo che poi magari è il proprietario, laddove viene posto il vincolo, perch probabilmente su alcuni problemi può esserci almeno un consenso della società una maturazione della società rispetto ad una scelta e può anche esserci poi il dissenso del singolo sulla cui proprietà viene apposto un vincolo. Il problema non è convincere il singolo, quando questo problema giunga a maturazione nella società. Se questa maturazione non c'é, io sono per verificarlo e questa è la distinzione secondo me da fare.
Questa discussione la facciamo a distanza di circa tre mesi da un'altra discussione molto importante che ha coinciso con una decisione altrettanto importante.
Io vedo il rischio che il Consiglio regionale perda di credibilità nella misura in cui per scelte diverse di grande importanza adotta metri di valutazione rispetto alla maturazione della società ed al consenso sociale completamente diversi. Mi riferisco al modo in cui si è deciso sulla centrale nucleare, sul quale, collega Rivalta, non è vero che c'è un pieno consenso, ma anzi direi che c'è un pieno dissenso.
Invito i Consiglieri regionali e la Giunta a fare scelte con un metro di valutazione che non deve essere allungabile o accorciabile a seconda delle occasioni, ma coerente per ogni scelta e mi auguro che quanto prima sulla base di questo metro il Consiglio rimediti e rivaluti scelte che sono state fatte, come quella relativa alla centrale nucleare.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Bontempi. Ne ha facoltà.



BONTEMPI Rinaldo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, per ragioni politiche esattamente opposte a quelle del collega Marchini il quale accennava alla chiusura di un decennio, proprio perché noi intendiamo porci come il ciclo nuovo di un altro decennio, credo che non dobbiamo avere anche su provvedimenti del genere il colpo di coda un po' disperato di chi fa passare ad ogni costo e contro metodi che in realtà con garbatezza i colleghi ci hanno ricordato. Non riteniamo su questo punto, pur giudicandolo molto importante, sia nello specifico che le ragioni generali espresse da Montefalchesi, di non essere molto attenti, di non valutare con molta attenzione il complesso di ragioni che sono state qui portate e che attengono al voto di un piano che giudichiamo molto positivo, perch incrementa ulteriormente le aree sottoposte a tutela nella nostra Regione in maniera consistente.
Noi riteniamo si possa addivenire alla proposta che avanziamo, che è particolarmente onerosa da parte nostra perché il Consigliere Ferro a nome del Gruppo ha presentato una proposta di legge istitutiva dell'area di tutela di Pollenzo, che è poi confluita nella decisione della Giunta ma che rappresenta un onere particolare per noi, e cioè quella di stralciare quest'area per le ragioni generali che qui sono state addotte, per le ragioni politiche che ho enunciato e non per quelle addotte dal Consigliere Marchini. Riteniamo peraltro però di accogliere, in particolare da Marchini, la proposta che volevamo già formulare che è quella di un ordine del giorno su cui chiediamo invece il voto della D.C., avendo colto in quanto detto da Lombardi in uno spunto interessante nella valutazione che quest'area è meritevole di tutela e nell'impegno alla Giunta ed al Consiglio prossimi di definire la questione dando per scontato che i processi di maturazione debbano essere valutati ed esaminati, per poi decidere entro un dato termine senza lasciare nell'ambiguità, di cui parlava Montefalchesi la nuova legislatura. Il testo dell'ordine del giorno che abbiamo firmato è comprensibile. Noi proponiamo alla Giunta lo stralcio di quest'area, il voto su tutto il provvedimento e su questo ordine del giorno di cui potrebbe essere data lettura subito, di modo che i colleghi possono collocarsi come credono.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Presidente della Giunta. Ne ha facoltà.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Colleghi Consiglieri, credo che nessuno meglio di me conosca questa vicenda, perché fin dal lontano 1945 mi sono occupato e di Racconigi e di Pollenzo. Ritengo però anche io che manchi in questo momento una convincente adesione degli enti, delle popolazioni, ma probabilmente per il semplice fatto che quando si parla di un parco naturale c'e sempre un'antica paura, come quando si parla della diossina o magari di cose che possono presentare chissà quale pericolo ignoto in questo momento. Che il parco di Pollenzo possa costituire un momento molto importante nel regime generale dei parchi può anche essere. Più che lasciare un vincolo alla prossima legislatura, direi che le dichiarazioni saranno a memoria di chi verrà eletto il 12 maggio prossimo per affrontare serenamente questo problema unitamente a tutto un contesto di enti, popolazioni, agricoltori ecologisti, cioè a tutti coloro che fanno parte della società che si interessa vivamente di questa vicenda. In questo momento il parco è recintato e non è esposto certamente a vandalismi e quindi può continuare ad essere salvaguardato come lo è stato dal 1945.
Riportiamo questo problema alla prossima legislatura per meglio definirlo con le popolazioni e con le istituzioni interessate, che non significa liquidarlo, ma affrontarlo serenamente. Dico questo perché credo che tutti insieme rispetto al problema dei parchi non abbiamo nulla da rimproverarci.
Nessuno può rimproverarci nulla. L'altro giorno ero presente all'inaugurazione della fiera ed i rappresentanti del Fondo mondiale che avevano la cartina dei parchi regionali, di quelli già esistenti e di quelli che sono prospettati, dicevano che il Piemonte è la Regione che ha fatto di più. Nessun'altra Regione ha fatto altrettanto.
Vi sono delle Regioni che non hanno istituito nemmeno un parco. La Regione Piemonte presenta oggi una quarantina di parchi di cui gia trenta e più sono in esercizio. Il merito complessivo e culturale di questo è di tutto il Consiglio, delle forze politiche che sono presenti. Questa politica ha trovato un arco di forze tale da renderla indistruttibile e quando si prende, senza bisogno di ordine del giorno, un impegno per riesaminare questo problema, a suo tempo questo Consiglio ha sempre dimostrato che quando ha assunto in questo particolare settore degli impegni, li ha poi realizzati.
Vorrei parlare perché ne è stato fatto cenno, delle Capanne di Marcarolo. C'è un problema di impatto con i Comuni. Si può registrare come un momento di utilizzazione futura, tanto più che la Regione è già proprietaria di boschi per circa 6.000 ettari.
Non porrei quindi un problema ultimativo e definitivo circa le Capanne di Marcarolo che riguardano 10.000 ettari e i pochi ettari del parco di Pollenzo.
Sono attività che il prossimo Consiglio potrà affrontare come è stato fatto finora, senza dubbi ed incertezze.



PRESIDENTE

Prima di passare alla votazione della deliberazione comunico che è stato presentato un ordine del giorno relativo allo stesso argomento.
Ha chiesto di parlare il Consigliere Marchini. Ne ha facoltà.



MARCHINI Sergio

L'ordine del giorno è un elemento strategico in questa vicenda, non tattico. Scusi Presidente, non è mia abitudine interferire fuori luogo, lo faccio magari male, ma sempre in buona fede. L'intervento del Presidente della Giunta sembra non apprezzare molto l'ordine del giorno e su questo io vorrei che venisse fatta chiarezza, perché se c'è l'ordine del giorno il problema del parco è un problema aperto; se non c'è l'ordine del giorno, è purtroppo un problema chiuso e voi sapete che non c'è niente di più difficile che riaprire un problema già chiuso, quindi questa deve essere una questione sulla quale bisogna avere chiarezza. O c'è la disponibilità di tutti a votare successivamente l'ordine del giorno, oppure lo stralcio diventa estremamente rischioso.



PRESIDENTE

L'ordine del giorno potrebbe ancora essere ritirato. Ha chiesto di parlare il Presidente della Giunta. Ne ha facoltà.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Mi sono sempre rifatto anche alle dichiarazioni del Consigliere Marchini di non impegnare mai chi verrà dopo con un ordine del giorno di chi è stato prima.
Io dico che è necessario un periodo di un anno almeno dalla formazione del governo regionale, perché bisogna andare a confrontarsi con le popolazioni interessate e non sarà mai un fatto facile dopo che si è formato un governo, quindi bisogna avere a disposizione un periodo che sia adeguato per poter dare inizio alle consultazioni.



BONTEMPI Rinaldo

Il Gruppo Comunista è d'accordo a che venga apportata questa modifica al testo dell'ordine del giorno.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l'Assessore Rivalta. Ne ha facoltà.



RIVALTA Luigi, Assessore ai parchi

Intendo solamente dichiarare l'accettazione di questa sospensione che nasce dalla discussione qui fatta sull'incertezza di valutazione di alcuni elementi componenti la situazione di Pollenzo e che questa accettazione comunque non è riduzione di valore dell'ipotesi che si è fatta del parco di Pollenzo.
Si tratta semplicemente di un rinvio.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Ferro. Ne ha facoltà.



FERRO Primo

E' una dichiarazione di voto. In quanto proponente di una proposta di legge specifica sul parco di Pollenzo, voterò contro l'emendamento presentato dai colleghi della D.C. e dal Capogruppo Bontempi anche perch ritengo che tutta una serie di osservazioni fatte dal collega Lombardi in sede di contestazione siano delle grosse forzature rispetto a quella che è la realtà specifica del parco.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere signora Ariotti. Ne ha facoltà.



ARIOTTI Anna Maria

La mia è una dichiarazione di voto analoga, perché la proposta di legge era stata scritta oltre che da Revelli e da Ferro, anche dalla sottoscritta e di conseguenza per essere coerente voterò contro questo emendamento.



PRESIDENTE

Pongo in votazione gli emendamenti presentati: 1) dai Consiglieri Lombardi e Genovese: "La scheda n. 56 allegata alla delibera riguardante la seconda integrazione del piano dei parchi ed i riferimenti alla stessa contenuti nel corpo della delibera, vengono soppressi".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 32 voti favorevoli, contrari e 2 astensioni.
2) Dall'Assessore Rivalta: alla scheda n.. 61, nella "Proposta di tutela", dopo "parco naturale" inserire "e zone di pre-parco".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 36 Consiglieri presenti.
Prima di passare alla votazione sull'intera deliberazione, ha chiesto di parlare il Consigliere Nerviani per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.



NERVIANI Enrico

Intendo solamente precisare, in ordine alla votazione che stiamo per fare, la mia posizione personale che sarà di astensione. Il collega Bontempi può essere tranquillo che il Gruppo della D.C. voterà l'ordine del giorno, perché non è perfettamente maturata la decisione in ordine al Devero. Ho manifestato nel corso del dibattito delle riserve non c' tuttavia nessuna posizione preventiva a che ci sia questo vincolo in futuro, ma non mi sembra perfezionato l'iter che ha condotto a questa decisione, pertanto ripeto mi asterrò.



BORANDO Carlo

Anch'io mi asterrò.



PRESIDENTE

Pongo ora in votazione la deliberazione. Ve ne do lettura: "Il Consiglio regionale vista la legge regionale 4 giugno 1975 n. 43: 'Norme per l'istituzione dei parchi e delle riserve naturali' visto in particolare l'articolo 2, comma quinto, della legge sopra citata che prevede che il piano regionale dei parchi e delle riserve naturali pu essere oggetto di integrazione e di revisione annuale vista la deliberazione del Consiglio regionale n. 136-CR662, del 27 gennaio 1977, con la quale è stato approvato il primo piano regionale dei parchi e delle riserve naturali vista la deliberazione del Consiglio regionale n. 499-CR6996, del 24 ottobre 1979, con la quale è stata approvata l'integrazione al piano regionale dei parchi e delle riserve naturali vista la deliberazione della Giunta regionale n. 30-39863, del 18 dicembre 1984, con la quale è stata proposta al Consiglio regionale la seconda integrazione del piano regionale dei parchi e delle riserve naturali preso atto che la II Commissione del Consiglio regionale ha ritenuto opportuno provvedere alle seguenti modificazioni della proposta della Giunta regionale: a) stralciare dal piano, al fine di consentire ulteriori confronti in sede locale ed assumendo l'impegno di riesaminare le proposte relative nell'ambito del prossimo aggiornamento del piano stesso, le seguenti aree: Alta Valle Borbera, Lago di Viverone, Pian Castagna, Navette, parco archeologico di Benevagienna, parco di Castelmagno, Rocche di Roero, Lago di Candia, Valli Gimont-Thuras-Argentera, rispettivamente individuate con i nn. 3, 31, 33, 35, 36, 37, 38, 44 e 48 b) inserire, con il n. 65 l'area del Monte Calvario di Domodossola c) modificare l'area n. 52, fascia fluviale del Po con l'inserimento della zona denominata Pobietto in Comune di Marano Po ritenuto altresì opportuno stralciare dal piano, rimandando ad un successivo esame, l'area denominata tenuta reale di Pollenzo e contrassegnata con il n. 56 delibera di approvare, ai sensi dell'articolo 2 della legge regionale 4 giugno 1975 n. 43, la seconda integrazione al piano regionale dei parchi e delle riserve naturali, allegata alla presente deliberazione e così composta: Relazione, tabelle e schede Cartografia in scala 1:25.000 delle aree incluse nell'aggiornamento.
La presente deliberazione sarà pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione a norma dell'art. 65 dello Statuto".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvata con 33 voti favorevoli e 3 astensioni.
Pongo ora in votazione l'ordine del giorno annunciato prima.
Ve ne do lettura: "Il Consiglio regionale del Piemonte vista la decisione assunta con il voto sul piano regionale dei parchi e delle riserve naturali con cui viene stralciato dalla 'Seconda integrazione' al piano medesimo il parco di Pollenzo ritenendo tale area meritevole di tutela e nel contempo valutando la non ancora definita maturazione in ambiti istituzionale locale di un orientamento favorevole alla tutela di tale area raccomanda alla Giunta regionale ed alla Commissione competente un riesame, fondato sui necessari approfondimenti dell'habitat e delle condizioni ambientali del predetto parco in modo da giungere entro un anno a una decisione definitiva".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 36 Consiglieri presenti.
Ricordo, infine, che i lavori proseguiranno nel pomeriggio alle ore 15.30.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13.45)



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