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Dettaglio seduta n.308 del 21/02/85 - Legislatura n. III - Sedute dal 9 giugno 1980 al 11 maggio 1985

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BENZI


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Punto primo all'ordine del giorno: "Approvazione verbali precedenti sedute". I processi verbali delle adunanze consiliari del 17 e 22 gennaio 1985 sono stati distribuiti prima dell'inizio della seduta odierna. Se non vi sono osservazioni, i processi verbali si intendono approvati.


Argomento: Giunta, organizzazione e funzioni - Cultura: argomenti non sopra specificati

Interrogazione dei Consiglieri Bergoglio e Villa, inerente il trasferimento dell'Assessorato regionale alla cultura nella ex Villa Gualino


PRESIDENTE

Punto secondo all'ordine del giorno: "interrogazioni e interpellanze".
Esaminiamo l'interrogazione dei Consiglieri Bergoglio e Villa, inerente il trasferimento dell'Assessorato regionale alla cultura nella ex villa Gualino.
La parola all'Assessore Ferrero.



FERRERO Giovanni, Assessore alla cultura

Vorrei innanzitutto rimuovere delle imprecisioni: non si sono spesi fondi per modificare i progetti originari delle allora Opere Universitarie al più in questa fase transitoria stiamo cercando di ridurre le spese accessorie e quelle per gli arredi, mantenendo l'impianto e lo stile previsti con indubbia competenza nel progetto originario.
I 500 milioni a cui si riferiscono gli interroganti sono per lavori necessari non compresi negli affidamenti precedenti come risulta chiaramente dalle delibere: cancellata di chiusura, asfaltatura di strade sistema di citofono, ecc...
Quindi non si muta il progetto edilizio originario perché la destinazione ad uffici della parte già ristrutturata è appunto temporanea ma anche perché in uno solo dei 4 piani oggi ristrutturati è prevista la collocazione di uffici regionali.
Rileggo la richiesta avanzata dal Presidente della Giunta al Comune di Torino in data 24/10/1984: piano seminterrato: mense, servizi, spazi comuni, spazi per attività culturali, come da destinazione originaria terzo piano: residenze e foresteria, liberando le stanze dell'attuale foresteria nei collegi siti nel centro storico di Torino ed in particolare in Piazza Cavour, come da destinazione originaria; piano terra: servizi e studi connessi alla gestione delle residenze e degli spazi per convegni nonché presenta di istituzioni scientifiche di rilevanza accademica o di interesse del mondo della produzione.
(Sono in corso rapporti con alcune organizzazioni scientifico tecnologiche. Ricordo gli impegni assunti solennemente nella sala del Consiglio comunale da alcune persone che sono ancora qui sedute nei confronti di una istituzione presieduta dal Prof. Regge).
Primo piano: uffici tradizionali per circa un quinto della superficie totale di calpestio.
L'immobile è stato trasferito dal DPR 616 alla Regione Piemonte insieme all'organico del personale e a una parte dei fondi. L'immobile è proprietà senza vincolo di destinazione generale del patrimonio regionale. Il Comune deve pronunciarsi istituzionalmente sugli aspetti urbanistici della richiesta, cioé la conversione ad uffici l'autorizzazione della conversione ad uffici in via temporanea di una quota parte di edificio che ha licenza per attività culturali, centro polifunzionale e residenza.
Ritengo che non sia urbanisticamente motivabile una ripulsa, neppure il più feroce dei vincolisti potrebbe sostenere che ci sono standards edilizi che impediscono l'installazione di uffici per 50 persone in quella zona della città.
Vorrei ricordare che qualunque destinazione diversa da residenze universitarie, da centro culturale, richiede lo stesso tipo di provvedimento urbanistico.
La naturale vocazione di villa Gualino è un argomento diverso, non riguarda questa richiesta di autorizzazione che è secondo me un fatto tecnico e istituzionale.
Nel progetto la presenza della Regione Piemonte con alcuni uffici è nient'altro che una prova di coerenza, si è cioé disposti a partecipare nella fase più difficile di avvio all'operazione che si sottopone ad altri e si interviene a sostenere i costi della fase di avvio con i capitoli ordinari della Regione Piemonte e non con quelli del diritto allo studio.
Dal momento che nessuno mette in discussione le residenze e le attività culturali la questione è su chi altri è disponibile a sostenere gli oneri complessivi della gestione della villa, dei servizi e del relativo parco avendo la possibilità di disporre di un terzo dei volumi su cui le spese generali insistono.
Io insisto nel sostenere oggi e non in un futuro più o meno remoto l'apertura alla città, all'Università e alle sue iniziative di questo edificio. Come si possono reperire risorse fresche dal bilancio regionale per salvare dal degrado l'altra parte dell'edificio se quella già finita già riscaldata, che ha già un custode regionale, rimane vuota? Io credo che i soldi per continuare i lavori a villa Gualino in una prospettiva di immediato utilizzo si possano trovare e si troveranno.
Secondo punto. L'idea che sta alla base dell'utilizzo proposto di villa Gualino è molto semplice. Che cosa ha rappresentato Gualino e questa villa nella cultura di Torino è superfluo ricordarlo. Nell'ambito del dibattito su Tecnocity, in attuazione delle stesse dichiarazioni rese ieri ai giornali dall'attuale Sindaco di Torino, bisogna ridare alla villa il suo valore, il suo significato originario, per passare dalle parole ai fatti (per rispondere se volete anche a Giorgio Bocca) per mettere avanti gli interessi dei cittadini alle forse un po' forzate prese di posizione cui le forze politiche indulgono nell'imminenza delle elezioni.
Unire in un solo edificio che è simbolo del periodo dell'industrializzazione, del fondarsi delle imprese culturali scientifiche e tecnologiche che hanno sorretto l'industria, la riscossa comunque di una città che reagì alla perdita della capitale, significa mettere insieme enti pubblici, attività di supporto alla ricerca ed alla scienza, all'editoria, all'Università e questo è un compito possibile.
Questo per noi vuol dire mettere in discussione anche il modo di essere della Regione, che cessi o che sia sempre meno elemento di gestione di contributi, di erogazioni, di servizi, ma che sia anche catalizzatrice di idee e di stimoli di progresso. Come? Provo a descrivere l'ipotesi che risulta a villa Gualino a progetto ultimato. Un centinaio di stanze per residenze, l'intero blocco ristrutturato a residenza è di tre piani fuori terra, già finito; con il completamento del restauro verrà liberato dalla destinazione temporanea (anni tre) ad uffici.
Un teatro, che fu di Gualino, trasformabile in due capienti sale per convegni con ingresso indipendente; aule per seminari, incontri e dimostrazioni: uno spazio per esposizioni specialistiche; un ristorante aperto al pubblico e di supporto per le attività interne; i servizi generali ed i parcheggi; gli uffici da collocare nella parte da ristrutturare, un bel parco, tappa e parte del sistema dei parchi collinari di pubblica fruibilità. Se cosi la volete chiamare: un pezzo di Tecnocity che può essere pronto ed operativo nella sua prima tranche tra 15, 20 giorni, all'inizio del mese di marzo! Stiamo già installando i dettagli: il sistema di comunicazione interno a fibre ottiche, l'allacciamento via cavo ad alta velocità alle attuali reti di trasmissione dati. Abbiamo un programma dei convegni e delle attività di primo avvio che si svolgeranno nei prossimi mesi e che, giova ricordarlo, rientrano nelle attuali concessioni comunali, non richiedendo nessun tipo di variazione urbanistica da parte del Comune.
Allora io sono certo, e abbiamo già avuto dei contatti in tal senso che molti operatori pubblici e privati possono partecipare all'operazione che c'è spazio per valutare l'inserimento di dipartimenti universitari, di associazioni e di istituzioni scientifiche, di servizi organizzativi e di supporto di cui si sente l'esigenza. Una struttura polivalente e specializzata, non una concezione di burocrazia pubblica: questa è la proposta della Regione. Ed è questa proposta che in due o tre anni pu essere realtà nella sua interezza, ad imporre di aprire per gradi e di sperimentare e discutere mese per mese le diverse proposte.
Credo sia una bella eredità che viene lasciata alla IV legislatura regionale, lasciata come si suol fare tra persone serie, non come viatico cartaceo, come progetto inteso, dattiloscritti, ma come realtà viva ed operante in sviluppo ed espansione.
E' paradossale, forse alcuni colleghi non lo sanno, ma quello che io vi ho riproposto, quello che vi ho illustrato adesso, sono in larga parte idee non mie, è soltanto in modo sintetico quello che era il progetto originale avviato dall'Opera Universitaria, per il quale furono fatti i progetti parecchi anni or sono. Vi sono due cambiamenti rispetto a quei progetti originali: l'eliminazione delle strutture sportive che credo debba rientrare in decisioni successive e che comunque compete ad un organico piano di attività e di attrezzature sportive della città di Torino e la limitazione delle stanzette destinate a residenza.
Non cambia la parte del ristorante, non cambia la parte del teatro, non cambia la parte del blocco centrale, non cambiano i servizi, si riduce soltanto il numero di posti letto insediabili in quella sede. Si accentua l'aspetto di centro collegato alle istituzioni culturali e scientifiche, si diminuisce la quantità di residenze previste. Questa iniziativa, che, tra l'altro, abbatte notevolmente i costi della ristrutturazione della parte restante, mi sembra un doveroso adeguamento ai tempi nuovi.
Spenderemo quest'anno 12 miliardi di spesa corrente per l'assistenza universitaria, un terzo del sostegno al diritto allo studio ad ogni altro ordine di scuola per tutto il Piemonte. Il Comune di Torino, e temo con ragione, ci dice che non basteranno e che comunque ci sono ancora pendenze mai coperte dal bilancio regionale.
La domanda che un ente di programmazione deve porsi é: sviluppiamo ulteriormente gli interventi assistenziali che sono all'80 per cento mense e pasti a prezzo politico, non riusciamo a mantenere neppure i livelli attuali e quanto ad un minimo di preveggenza e non voglio dire di valutazioni strategiche, basta leggere le dichiarazioni di Visentini quando parla delle necessità di interventi sulle uscite del bilancio dello Stato dopo essere intervenuti sulle entrate, quando un minimo di preveggenza ci lascia intuire le difficoltà future o prendiamo l'occasione che ci viene offerta per uno straordinario investimento di qualità che costituirà una delle sedi vitali per il rilancio della nostra Regione? Non ho dubbi. E' la stessa posizione che ho sostenuto di fronte agli studenti in assemblea ed alla F.G.C.I. che ha ragione di rivendicare certe cose.
La questione degli uffici regionali è quindi un dettaglio irrilevante.
Può benissimo andarvi qualunque altra struttura che sia coerente con quel progetto e che sia in grado di sostenere organizzativamente e finanziariamente gli oneri e lo sforzo della prima fase di avvio. E' una questione irrilevante ed è al più un utile sacrificio (altra interrogazione del Gruppo democristiano metteva in rilievo in questa stessa aula le conseguenze per i dipendenti della Regione Piemonte) per realizzare una tappa di quel programma che ho avuto occasione di illustrare all'inizio di questa legislatura e che allora fu approvato. Trascuro considerazioni che a me non competono, di cosa succede il 31 giugno del 1985, quando un contratto di affitto degli Uffici di via Meucci verrà a scadere.
Gli uffici possono essere trasferiti al Buon Pastore, a Collegno dovunque, non c'è nessuna ragione e nessun interesse a considerare quella una meta ambita per risolvere problemi di uffici.
Il terzo punto della risposta riguarda le questioni del diritto allo studio, che è diversa dalla questione di Villa Gualino.
Fingendo di chiedere si esprime già la condanna.
Insomma, sono interrogazioni un pochino strane, una sentenza un po' curiosa perché in qualche modo precede l'istruttoria.
Comunque, va bene, non sarà certo questo che allenta i rapporti di cordialità né che mi esime dal dare comunque la mia risposta alle questioni che vengono sollevate.
Sarà molto breve e senza troppe sfumature.
Credo che le questioni del diritto allo studio abbiano due aspetti: il funzionamento dell'Università, ed i servizi agli studenti. L'attuale situazione dell'Università è drammatica, come è rilevato anche dalle lettere del Rettore. E' cosi drammatica che la Regione ha rinunciato a destinare ad uffici per l'Assessorato alla cultura l'edificio dell'ex Galileo Ferraris perché c'erano delle priorità e delle emergenze della Facoltà di scienze.
E' drammatica perché dovremmo addirittura valutare se in via temporanea e straordinaria alcuni dipartimenti, cacciati da Palazzo Nuovo potranno trovare sede nella zona centrale di Torino.
E' drammatica perché stiamo intervenendo per operare gli sgomberi della parte della Facoltà di geologia sita a Palazzo Carignano. Se non si affronta di petto questa emergenza, esiste anche una nota della Giunta regionale al riguardo in Commissione, ci troveremo per anni impegolati in un continuo stillicidio.
Si tratta di affrontare seriamente la possibilità concreta dei docenti di insegnare e degli studenti di studiare. Se si continua a mantenere sul piano degli organici e dell'edilizia, l'Università di Torino in questa situazione di pressione si rompe qualunque serenità possibile.
Non considero l'operazione di villa Gualino come qualcosa a sé stante rispetto ad un complesso di altre operazioni che io ritengo nella situazione attuale impopolari, dolorose, ma giuste. Siccome le cose giuste secondo me bisogna farle e bisogna dare delle risposte, riguarda questo ordine di questioni.
Servizio agli studenti. Sono del parere che ci vuole un radicale cambiamento di prospettiva. L'ho già detto in molte occasioni, mi scuso di ripetermi. Sono convinto che bisogna dare di più a un numero più ristretto di persone, che bisogna offrire dei servizi che abbiano un costo unitario minore che possano essere usufruiti da un numero molto più grande di persone.
Bisogna operare un cambiamento concettuale e profondo nello stesso modo di concepire le cose. Non credo che possiamo continuare ad estendere indefinitamente i pasti erogati a un terzo, un quarto, un sesto, del loro costo reale. Non si fa in nessun altro Paese. Si possono adottare altre tecniche, altri spacci, altri spazi che vengono incontro alle possibilità degli studenti nel loro diritto a studiare, che non siano una riproposizione tradizionale di una ideologia e di una cultura che è di venti anni fa e che non può più proiettarsi nei prossimi venti anni. Questo discorso, che è radicale, impopolare, che mi porta a dire ad esempio in accordo con il prof. Rigamonti che l'Ente collegio è giusto che istituisca delle borse per persone capaci, che si adotti un insieme di strategie complesse, deve essere calato in un cauto cambiamento dei servizi. Un amministratore quando enuncia una prospettiva deve anche avere le condizioni di manovrabilità e di realismo per poter sostenere, mese dopo mese, anno dopo anno, i cambiamenti. La delibera di indirizzi deve essere approvata dal Consiglio regionale. Il Consiglio comunale a sua volta emetterà i bandi di concorso con le fasce di reddito, la tipologia dei servizi, i costi.
In quell'occasione potremo discutere. Quel bando è stato discusso e vi è il parere della commissione comunale per il diritto allo studio.
Sono disponibile a qualunque cambiamento, non c'è nessuna preclusione a discutere. Possiamo concordare un incontro tra la Commissione, il Comune e la Commissione del diritto allo studio. Ho l'impressione che nel settore si innestino delle preoccupazioni, delle paure. Vorrei assicurare sul piano personale, giacché su quello politico sono sicuro di non avere n possibilità né speranza di riuscirci, che le cose stanno esattamente come risulta scritto e come viene detto, non ci sono secondi fini, non ci sono manovre in corso.
Credo di avere sempre fatto quello che ho detto, nel bene e nel male anche negli errori, finché non mi dimostravano di dover cambiare.
Mi pare di capire che su Villa Gualino la questione non sia se ci vanno o non ci vanno gli studenti. Credo che nessuno pensi di mandare 100 studenti lassù. Tra le dichiarazioni rilasciate alla stampa di ieri, leggo tra virgolette la parola "giovani", il che può voler dire anche ostello della gioventù.
In un'altra dichiarazione leggo "universitarie". Ho avuto incontri con direttori di dipartimento i quali, su sollecitazione delle persone che ieri dichiaravano sono venuti a chiedere la collocazione di dipartimenti universitari, ai quali non sono contrario, come ho dichiarato, non vorrei però che questa sottile battaglia psicologica per evitare che vadano gli uffici regionali ottenga la stessa caratteristica dei galli di Renzo l'esito sarà che non ci va nessuno, che vadano gli ostelli, che vadano i dipartimenti, che vadano gli uffici, comunque, quell'atto amministrativo del Consiglio comunale di Torino occorre.
Non si può non dare ragione, per una volta, a Bocca? Non si pu sostenere che siamo in grado di aprire fra 15 giorni, di discutere, di considerare per temporanee le cose che sono dichiarate temporanee, di cambiare le cose temporanee se non ci piacciono, di fare tutto questo in un modo che la gente capisca?



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Bergoglio. Ne ha facoltà.



BERGOGLIO Emilia

Perché la gente possa capire bisognerebbe prima informarla correttamente. Vorrei fare un rilievo di metodo. Siamo venuti a conoscenza di questi provvedimenti in modo indiretto, dalle assemblee del personale da posizioni critiche dello stesso, dal cambio di indirizzo apparso sulla guida della Regione Piemonte, da informazioni assunte sul posto.
Questo non pare un modo opportuno ed utile di informare sulle questioni. Sarebbe più produttivo, dal punto di vista dei rapporti politici, che di questi problemi si parlasse nelle sedi opportune, in Consiglio, in Commissione, perché di questa ipotesi di trasferimento di uffici e di modifica di strutture già finite nella Villa Gualino, non si è mai parlato e il discuterne a posteriori non è dal punto di vista del metodo procedurale un modo corretto di operare.
Prendiamo atto con una certa soddisfazione del radicale cambiamento di mentalità a cui l'Assessore fa riferimento. Non possiamo dimenticare che per anni l'atteggiamento costante è stato quello di chiedere l'ampliamento dei servizi e la loro gratuità.
Ricordiamo le polemiche che nell'ambito universitario si sono avute in quegli anni quando il tutto subito e il tutto gratuito poteva essere lo slogan non disdegnato dalle forze politiche della sinistra nelle quali anche l'Assessore milita.
Su questo tema è necessario che chiariamo reciprocamente le posizioni e diciamo che cosa vogliamo fare. A noi sembra che si debba garantire all'Università ed agli studenti, servizi essenziali, dignitosi e decorosi magari con costi in parte a carico degli stessi studenti a seconda delle possibilità economiche. Ci risulta che in stanze appena costruite ed attrezzate con posti letto siano stati demoliti muri per ricavare uffici.
E' vero questo?



FERRERO Giovanni, Assessore alla cultura

Non è vero! Andiamo a vederlo, per la miseria! A Villa Gualino abbiamo più bagni che uffici. Adesso che mi si ritorca la cosa appunto sui bagni insomma, venite a vedere in via Meucci!



BERGOGLIO Emilia

Qualcuno avrà pur scelto gli uffici di Via Meucci, non sarà una responsabilità della D.C. se sono stati scelti quegli uffici. Sono uffici che l'Assessorato o la Giunta ritenevano opportuni. Ho sottomano la sequenza delle delibere regionali in relazione ai lavori di ristrutturazione della Villa Gualino; le spese già effettuate per la ristrutturazione sono di oltre sei miliardi.
Ci sono spese per attrezzature, la mensa che comportano investimenti per decine di milioni, per l'impianto di adduzione gas ad uso riscaldamento domestico nella portineria per una spesa di 14 milioni 661 mila lire, il trasloco della centrale telefonica per 53 milioni.
E' una procedura amministrativa scorretta perché si sarebbe dovuto prima chiedere le varianti d'uso e poi eventualmente attrezzare le strutture ai servizi ipotizzati. Se l'Assessore intende sostenere che una struttura sorta come residenza di studenti può servire per sede di uffici regionali io non ho nulla da aggiungere.
E' vero che la Regione può essere punto di riferimento per iniziative culturali di vario genere, ma è anche vero che fino ad oggi si è operato per destinare quella struttura a servizi per studenti.
Non è condivisibile la scelta di lasciare in condizione di disagio gli studenti e l'Università per fare altre cose almeno fintanto che ci sono problemi di spesa.
Si parla di aprire nuovi servizi per associazioni, gruppi culturali vari e nel frattempo si restringono e chiudono quelli precedentemente avviati nell'ambito del diritto allo studio.
Non solo, ma sono continue le polemiche sui giornali sui servizi relativi al diritto allo studio perché non sono soddisfacenti. L'altra settimana la stampa riferiva di un caso in cui si è dovuto ricorrere all'intervento dell'ordine pubblico per calmare le tensioni a causa della chiusura di due mense su tre.
Sono vere queste notizie o sono invenzioni giornalistiche? La Regione può fare dei voli pindarici su ipotesi di centri culturali polivalenti quando i servizi essenziali non funzionano? Forse la nostra impostazione non guarda troppo lontano, forse non punta alla creazione del mondo ideale della Tecnocity, certo che noi vorremmo che gli studenti torinesi e quelli che vengono da fuori fossero in condizioni di fare con un minimo di dignità e in opportune strutture il loro lavoro.
La nostra richiesta di incontro con la Commissione per il diritto allo studio e con il Comune di Torino è dettata dalla volontà di discutere complessivamente su questi argomenti, sullo stato dei servizi, sui contributi dei vari enti del piano che dovrebbe fare l'Università per evitare disagi e disguidi come quello che stiamo registrando.
In pratica l'edificio è finito e non è stata chiesta la variazione della destinazione d'uso, è in atto una polemica tra Comune e Regione, c'è una situazione di disagio dell'Università e una situazione di totale esautoramento della Commissione per il diritto allo studio in barba alla continua e tanto decantata esigenza di partecipazione.
Noi su tutte queste cose evidentemente dobbiamo esprimere un giudizio critico e chiediamo che prima si risolvano le cose essenziali e poi si dia spazio alle fantasie.


Argomento: Trasporti su ferro

Interrogazione dei Consiglieri Avondo e Biazzi, inerente la disfunzione sul tragitto ferroviario tratta Novara - Milano


PRESIDENTE

Interrogazione dei Consiglieri Avondo e Biazzi, inerente la disfunzione sul tragitto ferroviario tratta Novara - Milano.
Risponde l'Assessore Cerutti.



CERUTTI Giuseppe, Assessore ai trasporti

L'Assessorato concorda sul contenuto dell'interrogazione tanto è vero che nella giornata di giovedì 24, il giorno successivo alla manifestazione di protesta operata dai lavoratori pendolari, l'Assessorato scriveva al Capo Compartimento di Torino la seguente lettera: "Con riferimento alle disfunzioni lamentate circa l'inadeguatezza del servizio, i frequenti ritardi, l'eccessivo affollamento dei treni dovuto all'insufficienza delle carrozze, sfociate nelle recenti vibranti proteste alla stazione di Novara dopo la mancata partenza a causa di un guasto al locomotore del treno locale delle 6,50 per Milano, si chiede quali provvedimenti siano allo studio della Direzione Compartimentale delle Ferrovie dello Stato per porre rimedio ad una situazione che oltre a danneggiare pesantemente l'utenza fornisce una immagine non consona alle reali capacità dell'azienda".
Anche a seguito di un'altra importante decisione che le Ferrovie dello Stato stanno assumendo in ordine al famoso sistema cadenzato sulla tratta Torino - Milano.
E' intenzione delle Ferrovie di iniziare con il 1 giugno il sistema condensato di collegamento Torino - Milano con treni intercity inseriti ogni ora sulla percorrenza. Con questo inserimento il collegamento di Novara con Milano avrà grossi benefici perché la stazione di Novara sarà punto di fermata per gli intercity, per i treni diretti, per i treni locali.
Permangono però alcune preoccupazioni perché i treni inseriti su questa tratta oltre ad essere treni speciali, di tipo bloccato anche come numero di carrozze, vanno a sostituire treni rapidi e treni espressi. Non vorremmo che per assicurare questo collegamento nei momenti di punta non si riuscisse ad assicurare ai pendolari il posto sul treno e l'ora di arrivo.
Abbiamo anche fatto presente l'eccessivo numero di carrozze di 1 classe rispetto al numero di carrozze di 2° classe.
Sono molte le proteste relativamente ai treni che si attestano a Santhià e a Chivasso che interessano Biella, il Casalese e l'Astigiano.
Il sistema di cadenzamento è il sistema ottimale per collegare città ed assicurare il pendolarismo, però la struttura delle Ferrovie, dello Stato in Piemonte, risente di ritardi di investimenti di 30 o 40 anni, pertanto il sistema di cadenzamento inserito solo su due binari penalizza tutto l'altro traffico di passeggeri e di merci.
Non siamo contrari a questo sistema che arriva con 20 anni di ritardo rispetto al resto dell'Europa, rischia però di venire vanificato perché è immesso su un armamento ferroviario non adatto a recepire sia I 'una struttura che l'altra. E la dimostrazione ci viene dai treni in percorrenza sulla linea Torino - Milano.
Normalmente l'orario non è rispettato ed i disagi si ripercuotono su tutta l'utenza.
Cosi si spiega l'esplosione di ira da parte dei pendolari acuita nei giorni delle nevicate e in quelli successivi. Un ammodernamento della struttura delle Ferrovie non è solo indispensabile, ma fondamentale se si vuole che l'utenza torni ad usare le ferrovie. In caso contrario o il cittadino viaggerà su gomma o con la propria auto.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Avondo. Ne ha facoltà.



AVONDO Giampiero

Anche a nome del collega Biazzi ringrazio l'Assessore per la risposta che ci ha dato, della quale prendiamo atto favorevolmente così come delle iniziative che l'Assessore ha già, promosso e intende promuovere presso le Ferrovie dello Stato, in ordine alle carenze ed alle difficoltà sulla tratta Torino - Milano.
Sulla fruizione del sistema ferroviario e del mezzo di trasporto pubblico forse è necessaria una riflessione e qualche atto concreto. Nel momento in cui abbiamo presentato l'interrogazione si sono verificati fenomeni straordinari, la nevicata eccezionale, la paralisi della stazione di Milano per alcuni giorni, però non tutte le cause sono da attribuire a questi eventi perché la disfunzione nella tratta Novara-Milano e in particolare nelle tratte da Novara a Rho dura da anni.
Nel mese di gennaio si viaggiava sulla linea di Milano con la media di un'ora e dieci minuti di ritardo giornaliero. Qualche giornale locale ha definito la giornata del blocco della stazione di Novara una giornata fantozziana. Il primo treno quel mattino è arrivato a Milano attorno a mezzogiorno con i pendolari in piedi dalle sei. Forse qualche correttivo la Direzione delle Ferrovie doveva mettere in opera nei momenti straordinari.
E' un altro impegno che le Ferrovie dello Stato devono assumersi.
Condivido le osservazioni dell'Assessore al fatto che le scelte fatte, se da un lato migliorano il trasporto ferroviario, dall'altro producono effetti dirompenti. Auspichiamo che le valutazioni dell'Assessore si traducano presto in iniziative della Regione nei confronti delle Ferrovie dello Stato perché alcuni problemi almeno siano risolti.


Argomento: Piani pluriennali - Problemi energetici

Interrogazione dei Consiglieri Valeri e Acotto, inerente la metanizzazione in Provincia di Vercelli


PRESIDENTE

All'interrogazione dei Consiglieri Valeri e Acotto inerente la metanizzazione in Provincia di Vercelli, risponde l'Assessore Calsolaro.



CALSOLARO Corrado, Assessore all'urbanistica

La dichiarazione sul progetto di metanizzazione rilasciata dai giornalisti in occasione dell'incontro di fine anno non risulta in contraddizione con le indicazioni del secondo Piano di sviluppo, ma incompleta, mancando in effetti, il riferimento alla provincia di Vercelli.
Fra l'altro io a quella Conferenza avevo partecipato solo marginalmente perché ero impegnato nella Commissione della 308 per la formazione delle graduatorie dei contributi.
Il secondo Piano di sviluppo prevede infatti ulteriori estensioni dei metanodotti Snam per raggiungere aree non ancora servite quali "alcune zone della provincia di Cuneo, il Canavese, la parte occidentale della provincia di Torino, parte del Vercellese e alcune aree montane nelle province di Alessandria, Asti e Novara".
Come è possibile constatare, le aree richiamate nella dichiarazione in argomento, risultano tutte comprese in quelle sopra elencate, con la sola eccezione di quelle ricadenti in provincia di Vercelli.
Tale esclusione è dovuta ad una semplice dimenticanza, peraltro facilmente comprensibile se si tiene conto della molteplicità di argomenti che in quella sede vennero trattati, necessariamente in modo assai sintetico.
Si rassicurano quindi i Consiglieri interroganti che gli intendimenti della Giunta corrispondono a quanto scritto nel Piano di sviluppo.
Nell'aprile dello scorso anno la Snam aveva presentato un documento di lavoro provvisorio intitolato "Piano di metanizzazione della Regione Piemonte", previsto dalla Convenzione Eni-Regione dell'8/3/1982.
In quella occasione la Giunta, pur concordando in linea di massima con le ipotesi di sviluppo previste dal rapporto, aveva rilevato la mancanza di indicazioni per alcune aree del territorio regionale e di conseguenza aveva chiesto che fossero date ulteriori specificazioni sia pure di massima anche se non di immediata fattibilità.
Sulla base del documento provvisorio è stata anche effettuata una prima verifica con gli Enti locali in occasione della consultazione sul secondo Piano di sviluppo.
Da questa verifica è emersa la necessità di una successiva consultazione da effettuarsi sulla base del rapporto definitivo e prima della definizione dell'impegno finanziario da assumersi dalla Regione.
Il rapporto definitivo, sebbene più volte annunciato, non è stato ancora consegnato. I numerosi solleciti rivolti ai rappresentanti dell'Eni sono stati costantemente disattesi e la presentazione del piano rinviata di settimana in settimana.
In data 8 febbraio ho inviato all'Eni la seguente comunicazione: "Con riferimento alle attività scaturite dalla convenzione Regione Piemonte-Eni ed ai più specifici progetti indicati nel protocollo operativo, si richiede di voler gentilmente provvedere all'invio del rapporto finale di sintesi così come precedentemente concordato anche in occasione degli incontri avvenuti presso questi uffici il 13 novembre 1 984 e, in sede di Segreteria Tecnica, il 13 dicembre dello stesso anno.
In particolare, si segnala altresì l'esigenza di poter disporre urgentemente del rapporto finale relativo al progetto di metanizzazione indicato nelle linee prioritarie d'intervento del II Piano regionale di sviluppo, in relazione al quale questi uffici attendono da tempo gli elaborati documentali definitivi".
Nel dicembre scorso la Snam ha inviato una bozza di convenzione per la realizzazione delle nuove derivazioni, per le quali chiede un concorso finanziario della Regione a fondo perduto, in conto impianti, dell'importo di L. 27.200.00.000, pari al 50 per cento dell'intero investimento.
E' del tutto elementare a mio avviso, l'osservazione che senza la presentazione del piano vero e proprio (e non di un semplice documento di lavoro provvisorio) peraltro distribuito informalmente e senza l'esame con le necessarie consultazioni con gli Enti locali ed il voto di approvazione del Consiglio regionale, non è possibile l'approvazione della convenzione ed il conseguente finanziamento del piano.
Mi sembra, poi, per concludere, che ci voglia una legge.
Queste procedure non sono state avviate appunto perché manca il documento fondamentale. Come ho già più volte annunciato e più volte promesso, da giugno a luglio, da luglio a settembre, da settembre ad ottobre, abbiamo fatto un paio di riunioni con i rappresentanti dell'Eni non siamo riusciti fino ad ora a venirne a capo.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Valeri. Ne ha facoltà.



VALERI Gilberto

Ringrazio l'Assessore della risposta molto chiara e mi dichiaro soddisfatto.
L'interrogazione muoveva dalla preoccupazione che quanto era stato definito in sede di piano regionale e in termini di vincolo alla presentazione del piano di metanizzazione fosse disatteso; in particolare eravamo mossi dal dubbio che alcuni comparti dell'amministrazione regionale muovessero su linee non coerenti con quella impostazione.
Raccomandiamo all'Assessore di vigilare affinché non si determinino atti che precostituiscano situazioni.
In altri termini se nel frattempo, per canali non controllabili, la Snam, di intesa con qualche realtà locale cominciasse a precostituire qualche tassello, ciò verrebbe a condizionare pesantemente la discussione futura che occorre invece possa determinarsi senza inciampi sulla base dei criteri qui richiamati dall'Assessore e che condividiamo.


Argomento: Assistenza e sicurezza sociale: argomenti non sopra specificati

Interrogazione del Consigliere Nerviani inerente il volontariato


PRESIDENTE

Interrogazione del Consigliere Nerviani inerente il volontariato.
La parola al Presidente della Giunta.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Si sottolinea come sia emersa da parte degli uffici dell'Assessorato sanità ed assistenza la necessità, in primo luogo, di approfondire le conoscenze sia sulle associazioni di volontariato presenti sul territorio regionale, sia dei rapporti e convenzioni gia in atto tra le UU.SS.SS.LL. e le associazioni di volontariato.
Date le molteplici diversificazioni emerse tra le associazioni di volontariato sia per quanto riguarda gli ambiti di intervento sia per la varietà e complessità ed a volte ambiguità riscontrate nei rapporti o convenzioni già in atto con le UU.SS.SS.LL., si è ritenuto opportuno, da parte di questo Assessorato, costituire un apposito gruppo di lavoro al fine di giungere ad individuare una serie di proposte e di modalità operative organiche tendenti a migliorare i servizi stessi ed a chiarificare correttamente i rapporti tra "Ente pubblico" ed associazioni di volontariato.
Tale gruppo di lavoro, formalizzato dalla Giunta regionale nella seduta del 24/1/1985, è composto oltre che da funzionari regionali, da rappresentanti delle UU.SS.SS.LL. e da rappresentanti di alcune delle più significative associazioni di volontariato operanti sul territorio.
Tale gruppo di lavoro, forte delle esperienze espresse dai rappresentanti delle associazioni, sta portando a termine in tempi molto ristretti gli adempimenti previsti in specifico dall'art. 6 della L.R.
27/8/84 n. 44.
Non essendo possibile prevedere degli schemi tipo di convenzioni per ogni attività svolta dalle associazioni di volontariato e più in specifico quelle previste dall'art. 4 della citata legge, il gruppo ha ritenuto opportuno individuare due diverse modalità di lavoro: 1) predisposizione di uno schema tipo di convenzione generale la cui ampiezza ed elasticità permetta in sede locale alle UU.SS.SS.LL. di avere una maggior chiarezza ed uniformità di rapporti con le associazioni: 2) predisposizione di schemi tipo di convenzione specifici per quelle associazioni, che per la loro particolare rilevanza e diffusione sul territorio regionale, richiedono maggiori precisazioni.
Per quanto riguarda il volontariato dei singoli, delle famiglie e delle comunità previsto dall'art. 9 della sopracitata legge, il gruppo di lavoro non ha ritenuto al momento di predisporre un apposito schema-tipo di convenzione in quanto tali prestazioni sono variamente diversificate sia nei tipi di interventi predisposti dalle amministrazioni interessate (Comuni, Province) sia delle possibilità finanziarie e dalle esigenze locali.
Si è ritenuto pertanto di lasciare alle UU.SS.SS.LL., la possibilità di prendere volta a volta accordi con i predetti volontari, stabilendo la natura delle prestazioni e l'eventuale misura e modalità di erogazione dei rimborsi previsti dalla legge, concernenti esclusivamente le spese vive.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Nerviani.



NERVIANI Enrico

Ritengo positive le informazioni che il Presidente Viglione ha dato questa mattina e gli sarò grato se vorrà questa mattina stessa darmi il testo scritto delle sue dichiarazioni che sono, oltre che informative impegnative per la Giunta.
Vi è però una riserva consistente che debbo ancora esprimere ed è quella relativa ai tempi: la legge è stata approvata dopo un iter particolarmente tormentato nell'agosto dell'anno scorso: stiamo ancora lavorando per preparare una bozza di convenzione.
I Consiglieri i qualunque parte appartengano, non possono ritenersi soddisfatti di questi tempi. A mio avviso l'iter della produzione legislativa, ma soprattutto l'applicazione delle leggi hanno misure che se erano perdonabili alla burocrazia romana, non sono perdonabili ad una struttura agile, fresca e nuova come dovrebbe essere la Regione.
Quindi soddisfatto per le prospettive di immediata traduzione in atto della legge, ampiamente insoddisfatto per quanto riguarda i tempi ed i metodi che sono stati seguiti.
Voglio anche osservare al riguardo che non si tratta di un caso eccezionale. Per esempio, la costituzione dell'osservatorio per il controllo delle interruzioni volontarie della gravidanza, promesso ripetutamente, malgrado siano passati più di 8/9 mesi, non è ancora stato costituito, nell'attesa - si dice - della individuazione di numerose associazioni impegnate in questo settore.
Devo infine ricordare la ormai esemplare applicazione della legge n. 18 che soltanto ieri ha visto l'approvazione in via ancora non definitiva del regolamento. A un anno e mezzo di distanza! Facciamo le leggi e poi non ci dotiamo degli strumenti che consentono la loro applicazione e questo è il motivo, per la forma e il metodo e i tempi, della mia insoddisfazione che si accompagna invece alla soddisfazione per il merito della risposta che indica la volontà finalmente di portare a termine un impegno assunto.


Argomento: Norme finanziarie, tributarie e di contabilita - Pesca

Interrogazione dei Consiglieri Valeri, Avondo, Biazzi, Ferro e Acotto inerente la pesca in Piemonte e le tasse di concessione riscosse


PRESIDENTE

Interrogazione dei Consiglieri Avondo, Biazzi, Ferro e Acotto, inerente la pesca in Piemonte e le tasse di concessione riscosse. La parola al Presidente della Giunta.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Con interrogazione del 29 gennaio 1985 è stato chiesto di conoscere: a) quale destinazione ha avuto la somma di lire 1 miliardo e 696 milioni, che costituisce la differenza tra le somme introitate e quelle risultanti a bilancio, atteso che i pescatori dilettanti operanti in Piemonte ammonterebbero a circa 133.000, ognuno dei quali paga annualmente una tassa di L. 14.500 ed una sopratassa di L. 7.500, per un introito complessivo da parte della Regione di circa 2 miliardi 926 milioni.
b) Quali sono i criteri che regolano l'erogazione della spesa di cui al capitolo 8850 che, a fronte di una previsione di 300 milioni, vede un impegno di spesa di soli 5 milioni 400 mila, cui si accompagnano 239 milioni 802 mila lire di residui passivi, risultanti interamente impegnati e pagati.
c) Quanti effettivamente risultano essere i pescatori dilettanti che nel 1984 hanno provveduto a pagare tassa e soprattassa di concessione e quindi, a quanto è ammontata la somma introitata dalla Regione.
In merito al punto a), è necessario premettere che per gli interventi in materia di pesca può essere finalizzato soltanto il gettito delle sopratasse, così come previsto dall'art. 30 della legge regionale 18/2/1981 n. 7. Pertanto nella ipotesi teorica che i pescatori fossero 133.000 il suddetto gettito da finalizzare ammonterebbe a L. 997.500.000.
La rimanente quota di L. 1.928.500.000 (L. 14.500 x 133.000) costituita dal gettito delle tasse, non può avere destinazione specifica in quanto costituisce, con gli altri tributi regionali, i mezzi finanziari a disposizione della Regione per lo svolgimento delle normali funzioni.
In merito al punto b), si precisa che l'art. 100 del D.P.R. 616 presupposto normativo per l'istituzione del capitolo 8850, abbraccia ogni tipo di intervento in materia di pesca nelle acque interne e quindi la tutela e la conservazione del patrimonio ittico, l'esercizio della pesca la piscicoltura e il ripopolamento, lo studio e la propaganda nonché i consorzi per la tutela e l'incremento della pesca.
L'impegno di spesa di L. 5.400.00 è stato assunto con deliberazione della Giunta regionale n. 78 del 10/5/1984 avente per oggetto "Compenso al commissario liquidatore sig. Colombo Francesco del Consorzio per la tutela della pesca". La somma di L. 239 milioni 802 mila in conto residui passivi 1983 risulta impegnata con deliberazione della Giunta regionale n. 82 del 22/11/1983 per l'acquisto di numero 125 mila copie del volume sull'ambiente e la fauna ittica in Piemonte - edizione Eda.
In merito al punto c), si fa presente che le licenze di pesca sono soggette al pagamento della tassa e soprattassa al momento del rilascio mentre per ciascun anno successivo il tributo è dovuto solo nel caso in cui il pescatore eserciti effettivamente l'attività di pesca. Di conseguenza può essere certo il numero dei rilasci delle licenze in quanto rilevabili dai registri delle amministrazioni provinciali, delegate al rilascio delle medesime, mentre il numero delle licenze in atto può essere determinato soltanto per deduzione dal gettito delle sopratasse che vengono versate sul c/c postale n. 12492104 appositamente predisposto per il versamento di tali somme. Pertanto se si considera che per il 1 984 per ogni licenza di pesca è stata corrisposta la somma di L. 7.500 a titolo di sopratassa e il gettito complessivo è stato di L. 930.680.630, gli esercenti l'attività di pesca risultano essere stati 124.090.
Accertato il predetto numero di pescatori dilettanti, si può dedurre che l'introito complessivo delle tasse di rilascio e annuali è stato di L.
1.799.305.000.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Valeri.



VALERI Gilberto

Ringrazio il Presidente della risposta che ha dato.


Argomento:

Risposta scritta ad interrogazioni


PRESIDENTE

Viene data risposta scritta alle seguenti interrogazioni che non sono state discusse questa mattina: N. 1014 dei Consiglieri Lombardi, Penasso e Chiabrando inerente la Commissione prevista dall'art. 8 L.R. 63/78 n. 1037 dei Consiglieri Lombardi, Giorsetti e Penasso inerente i contributi L.R. 63/78 n. 1034 del Consigliere Turco inerente il progetto Fivet - ospedale S. Anna.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Punto terzo all'ordine del giorno: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale". Comunico che sono in congedo i Consiglieri: Astengo Bajardi, Chiabrando, Lombardi e Simonelli.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

Sono stati presentati i seguenti progetti di legge: N. 489: "Valorizzazione delle attività di Enti e Associazioni che operano a favore di animali domestici abbandonati o randagi" presentato dai Consiglieri Nerviani, Cerchio, Martinetti e Devecchi in data 13 febbraio 1985 N. 490: "Precisazioni per agevolare l'applicazione delle disposizioni contenute nel decreto 21/9/1984 del Ministero per i beni culturali ed ambientali (Decreto Galasso)", presentato dai Consiglieri Picco, Genovese Martinetti, Nerviani, Ratti e Sartoris in data 13 febbraio 1985 N. 491: "Modifica all'art. 4 della L.R. n. 37 del 29/6/1978 Istituzione del Museo regionale di scienze naturali", presentato dalla Giunta regionale in data 13 febbraio 1985 N. 492: "Modificazioni ed integrazioni alla L.R. 6/7/1978 n. 42 Interventi regionali in materia di movimenti migratori", presentato dalla Giunta regionale in data 13 febbraio 1985 N. 493: "Norme sull'organizzazione degli uffici della Regione Piemonte", presentato dalla Giunta regionale in data 14 febbraio 1985 N. 494: "Delega alle Province delle funzioni amministrative relative al rilascio delle autorizzazioni per la circolazione su strade provinciali e .comunali di trasporto e veicoli eccezionali", presentato dalla Giunta regionale in data 14 febbraio 1985 N. 495: "Ulteriori modifiche ed integrazioni alla legge regionale 17 maggio 1976, n. 28, modificata ed integrata dalle leggi regionali 18 febbraio 1980 n. 7, 14 aprile 1980 n. 21 e 22 ottobre 1980 n. 74" presentato dalla Giunta regionale in data 19 febbraio 1985.


Argomento:

c) Apposizione visto Commissario del Governo


PRESIDENTE

Il Commissario del Governo ha apposto il visto: alla legge regionale del 10 gennaio 1985: "Criteri e disciplina delle nomine ed incarichi pubblici di competenza regionale" alla legge regionale del 10 gennaio 1985: "Sanzioni relative alle normative di cui ai piani naturalistici della riserva naturale speciale del Sacro Monte di Orta e della riserva naturale della Garzaia di Valenza".


Argomento:

d) Deliberazioni adottate dalla Giunta regionale


PRESIDENTE

Comunico che le deliberazioni adottate dalla Giunta regionale nelle sedute del 5, 7, 12 e 14 febbraio 1985 - in attuazione dell'articolo 7 secondo comma della L.R. 6/11/1978, n. 65, sono a disposizione presso l'Ufficio Aula.


Argomento: USSL: Statuti

Esame deliberazione relativa a: "Approvazione dello Statuto dell'Unità Socio-Sanitaria Locale n. 31 con sede in Carmagnola"


PRESIDENTE

La parola al Consigliere Nerviani.



NERVIANI Enrico

Chiedo semplicemente di esaminare i punti 8, 9, 10, 11 e 12 all'ordine del giorno.



PRESIDENTE

Possiamo fare senz'altro questi punti.
Il punto ottavo all'ordine del giorno reca: "Esame deliberazione relativa a: 'Approvazione dello Statuto dell'Unità Socio-Sanitaria Locale n. 31 con sede in Carmagnola'".
Pongo in votazione la deliberazione nel testo seguente: "Il Consiglio regionale visto il DPR 24/7/1977, n. 616 vista la legge 23/12/1978 n. 833 visti gli articoli 4 e 5 della legge regionale 21/1/1980, n. 3 visto l'articolo 8 della legge regionale 23/8/1982, n. 20 visti gli atti deliberativi dei Comuni appartenenti all'Unità Socio Sanitaria Locale n. 31 con sede in Carmagnola sentito il parere favorevole espresso dalla I e dalla V Commissione consiliare permanente delibera di esprimere parere favorevole in ordine allo Statuto approvato dai Comuni appartenenti all''Associazione dei Comuni costituenti l'Unità Socio Sanitaria Locale n. 31 con sede in Carmagnola' quale risulta dall'allegato A e dalle modifiche contenute nell'allegato B che i Comuni costituenti l'Associazione dovranno adottare e che formano parte integrante dello Statuto stesso e della presente deliberazione.
La presente deliberazione sarà pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione ai sensi dell'art. 65 dello Statuto".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvata all'unanimità dei 32 Consiglieri presenti.


Argomento: USSL: Statuti

Esame deliberazione relativa a: "Approvazione dello Statuto dell'Unità Socio-Sanitaria Locale n. 38 con sede in Cuorgné"


PRESIDENTE

Il punto nono dell'ordine del giorno reca: "Esame deliberazione relativa a: 'Approvazione dello Statuto dell'Unità Socio-Sanitaria Locale n. 38 con sede in Cuorgné'".
La pongo in votazione nel testo che segue: "Il Consiglio regionale visto il DPR 24/7/1977, n. 616 vista la legge 23/12/1978, n. 833 visti gli articoli 4 e 5 della legge regionale 21/1/1980, n. 3 visto l'articolo 8 della legge regionale 23/8/1982, n. 20 visti gli atti deliberativi dei Comuni appartenenti all'Unità Socio Sanitaria Locale n. 38 con sede in Cuorgn sentito il parere favorevole espresso dalla I e dalla V Commissione consiliare permanente delibera di esprimere parere favorevole in ordine allo Statuto approvato dai Comuni appartenenti all''Associazione dei comuni costituenti l'Unità Socio Sanitaria Locale n. 38 con sede in Cuorgné' quale risulta dall'allegato A e dalle modifiche contenute nell'allegato B che i Comuni costituenti l'Associazione dovranno adottare e che formano parte integrante dello Statuto stesso e della presente deliberazione.
La presente deliberazione sarà pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione ai sensi dell'art. 65 dello Statuto".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 32 Consiglieri presenti.


Argomento: USSL: Statuti

Esame deliberazione relativa a: "Approvazione dello Statuto dell'Unità Socio-Sanitaria Locale n. 41 con sede in Caluso"


PRESIDENTE

Il punto decimo all'ordine del giorno reca: "Esame deliberazione relativa a: 'Approvazione dello Statuto dell'Unità Socio-Sanitaria Locale n. 41 con sede in Calus'".
Pongo in votazione tale deliberazione nel testo che recita: "Il Consiglio regionale visto il DPR 241711977, n, 616 vista la legge 23/12/1978, n. 833 visti gli articoli 4 e 5 della legge regionale 21/1/1980, n. 3 visto l'articolo 8 della legge regionale 23/8/1982, n 20 visti gli atti deliberativi dei Comuni appartenenti all'Unità Socio Sanitaria Locale n. 41 con sede in Caluso sentito il parere favorevole espresso dalla I e dalla V Commissione consiliare permanente delibera di esprimere parere favorevole in ordine allo Statuto approvato dai Comuni appartenenti all''Associazione dei Comuni costituenti l'Unità Socio Sanitaria Locale n. 41 con sede in Caluso' quale risulta dall'allegato A e dalle modifiche contenute nell'allegato B che i Catini costituenti l'Associazione dovranno adottare e che formano parte integrante dello Statuto stesso e della presente deliberazione.
La presente deliberazione sarà pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione ai sensi dell'art. 65 dello Statuto".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 32 Consiglieri presenti.


Argomento: USSL: Statuti

Esame deliberazione relativa a: "Approvazione dello Statuto dell'Unità Socio-Sanitaria Locale n. 51 con sede in Novara"


PRESIDENTE

Il punto undicesimo dell'ordine del giorno reca: "Esame deliberazione relativa a: 'Approvazione dello Statuto dell'Unità Socio-Sanitaria Locale n. 51 con sede in Novara'".
Pongo in votazione la deliberazione nel testo che recita: "Il Consiglio regionale visto il DPR 24/7/1977, n. 616 vista la legge 23/12/1978, n. 833 visti gli articoli 4 e 5 della legge regionale 21/1/1980, n. 3 visto l'articolo 8 della legge regionale 23/8/1982 n. 20 visti gli atti deliberativi dei Comuni appartenenti all'Unita Socio Sanitaria Locale n. 5.1 con sede in Novara sentito il parere favorevole espresso dalla I e dalla V Commissione consiliare permanente delibera di esprimere parere favorevole in ordine allo Statuto approvato dai Comuni appartenenti all''Associazione dei Comuni costituenti l'Unità Socio Sanitaria Locale n. 51 con sede in Novara' quale risulta dall'allegato A e dalle modifiche contenute nell'allegato B che i Comuni costituenti l'Associazione dovranno adottare e che formano parte integrante dello Statuto stesso e della presente deliberazione.
La presente deliberazione sarà pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione ai sensi dell'art. 65 dello Statuto".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 32 Consiglieri presenti.


Argomento: USSL: Statuti

Esame deliberazione relativa a: "Approvazione dello Statuto dell'Unità Socio-Sanitaria Locale n. 75 con sede in Acqui Terme"


PRESIDENTE

Punto dodicesimo dell'ordine del giorno: "Esame deliberazione relativa a: 'Approvazione dello Statuto dell'Unità Socio-Sanitaria Locale n. 75 con sede in Acqui Terme'".
Pongo in votazione tale deliberazione nel testo seguente: "Il Consiglio regionale visto il DPR 24/7/1977, n. 616 vista la legge 23/12/1978, n. 833 visti gli articoli 4 e 5 della legge regionale 21/1/1980, n. 3 visto l'articolo 8 della legge regionale 23/8/1982, n. 20 visti gli atti deliberativi dei Comuni appartenenti all'Unità Socio Sanitaria Locale n. 75 con sede in Acqui Terme sentito il parere favorevole espresso dalla 1 e dalla V Commissione consiliare permanente delibera di esprimere parere favorevole in ordine allo Statuto approvato dai Comuni appartenenti all''Associazione dei Comuni costituenti l'Unità Socio Sanitaria Locale n. 75 con sede in Acqui Terme' quale risulta dall'allegato A e dalle modifiche contenute nell'allegato B, che i Comuni costituenti l'Associazione dovranno adottare e che formano parte integrante dello Statuto stesso e della presente deliberazione .
La presente deliberazione sarà pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione ai sensi dell'art. 65 dello Statuto".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvata all'unanimità dei 32 Consiglieri presenti.


Argomento:

Iscrizione di argomenti all'ordine del giorno


PRESIDENTE

Propongo di iscrivere all'ordine del giorno le seguenti deliberazioni: n. 52-40546; n. 66-40763; n. 79-40960 e p.d.l. n. 426.
Chi approva l'iscrizione è pregato di alzare la mano.
L'iscrizione è approvata all'unanimità dei 32 Consiglieri.


Argomento: Fondi sanitari

Esame deliberazione Giunta regionale n. 52/40546: "Riparto del fondo sanitario regionale di parte corrente per l'anno 1985, ai sensi della L.R. 3/9/1981 n. 42"


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare la deliberazione della Giunta regionale n.
52/40546 "Riparto del fondo sanitario regionale di parte corrente per l'anno 1985, ai sensi della L. R. 3/9/1981 n. 42". Questa deliberazione è stata licenziata a maggioranza dalla V Commissione ma c'è un accordo a esaminarla in aula oggi.
La parola al Consigliere Martinetti.



MARTINETTI Bartolomeo

Ho chiesto di parlare per motivare il nostro voto di astensione che si collega ai precedenti pronunciamenti. Noi riteniamo che la ripartizione dei fondi, fatta ai sensi della L.R. 42/81, dal punto di vista del riparto tecnico, non può incontrare opposizioni, anzi osserviamo la diligenza degli uffici nell'adempiere a questa difficile incombenza. Dobbiamo tuttavia constatare che gli scopi e le finalità della L.R. 42 di pervenire nel giro di alcuni anni ad una ripartizione non più fondata sulla spesa storica, ma su ragioni dipendenti dalla verifica dei bisogni e su parametri obiettivi di situazioni esistenti sul territorio non ha ancora potuto avere sviluppo.
Non diciamo che questo sia dovuto alla negligenza dell'Assessorato, si sono intromesse tante ragioni, tra le altre il fatto che anno per anno la legge finanziaria nazionale dà delle disposizioni diverse a cui la Regione si deve adeguare.
Dobbiamo dichiarare di non avere una precisa conoscenza dei meccanismi interni agli Uffici dell'Assessorato che giungono attraverso tabulati di difficile interpretazione, tecnicamente molto elaborati e complessi e di ricriminare in un certo senso che non sia stato possibile ancora giungere ad una migliore equiparazione e più equa distribuzione di questi fondi. Con l'astensione manifestiamo un non disapprezzamento di quanto l'Assessorato cerca di fare su questa linea.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Acotto. Ne ha facoltà.



ACOTTO Ezio

Intervengo per fare un rilievo tra gli sforzi compiuti dalla Regione sul piano del riequilibrio della spesa sanitaria e quelli che vedono presente il Ministero della sanità il quale tenta una parametrazione della spesa sanitaria tra le varie Regioni dividendo la spesa per centri di costo o per funzioni.
Questi elementi importanti cozzano con un dato che ha caratterizzato in questi anni la spesa sanitaria del nostro Paese, che è quello della sottostima del fondo sanitario nazionale, comportando alla fine dell'anno regolarmente un provvedimento o un decreto che vanifica il discorso di inizio d'anno sulla suddivisione sulla base di parametri obiettivi della spesa sanitaria.
Ha reintrodotto meccanismi a pié di lista in modo generalizzato per tutte le UU.SS.SS.LL. A questa riflessione occorre dare una risposta e noi da tempo la rivendichiamo in questi termini: si stabilisca in maniera certa all'inizio di ogni anno il fabbisogno del fondo sanitario nazionale soltanto in questa maniera sarà possibile affrontare il discorso di un riparto sulla base di quei criteri che tutti condividiamo nel senso del riequilibrio, nel senso di parametri oggettivi.
Quest'aspetto è anche quest'anno traducibile in termini di rischio di reintroduzione di strumenti di sanatoria della situazione finanziaria delle UU.SS.SS.LL. e di mettere in discussione l'importante lavoro per il riparto del fondo per il 1985.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Nerviani. Ne ha facoltà.



NERVIANI Enrico

Pur essendo nota la mia particolare stima per l'Assessore Bajardi per la sua laboriosità e per la sua serietà, debbo denunciare in questa sede in relazione alla deliberazione che stiamo per approvare, un fatto che certamente non è attribuibile a lui, ma che è sul piano della vita istituzionale, di consistente gravità. Se abbiamo evitato di fornire questione pregiudiziale in Commissione è stato soltanto per l'atto di lealtà e di riconoscimento della gravità del fatto accaduto, compiuto dall'Assessore stesso che ha dichiarato di non essere stato informato del problema in questione e che gli uffici probabilmente, non penso comunque per negligenza o per malafede, avevano commesso un errore istituzionalmente grave.
L'elemento da denunciare è questo: noi ci accingiamo a votare il riparto delle quote che competono a ciascuna U.S.S.L., quando, già 15 giorni fa, tutte le UU.SS.SS.LL. sono state ufficialmente informate dall'Assessorato del riparto avvenuto fra le stesse. In buona sostanza: è stato detto alle UU.SS.SS.LL. che il riparto era gia avvenuto da parte della Giunta e che la Giunta avrebbe portato successivamente in ratifica le decisioni che erano state assunte. Voglio rilevare che queste decisioni erano e sono di competenza del Consiglio, che a nessuno è permesso spogliare il Consiglio delle sue prerogative e delle sue competenze, che grave fatto è saltare gli organi istituzionali propri e che fatti di questo genere non debbono accadere. Purtroppo è la terza volta che siamo costretti a denunciarli; per quanto involontaria e un'irrisione al Consiglio: noi non intendiamo come opposizione lasciar correre questi fatti che ripeto rivestono una gravità particolare.
Se si prendesse questa strada, come abituale, prima inconsapevolmente e poi consapevolmente, saremmo decisamente fuori dalle linee di un rapporto corretto fra le forze democratiche presenti negli organi istituzionali.
Questo denuncio, fatta salva la stima particolare personale nei confronti dell'Assessore.



PRESIDENTE

Non vi sono altri interventi.
Pongo in votazione la deliberazione, il testo recita: "Il Consiglio regionale vista la deliberazione della Giunta regionale n. 52-40546 del 24 gennaio 1985 sentito il parere favorevole espresso dalla V Commissione consiliare permanente delibera di approvare il riparto alle Unità Socio-Sanitarie Locali del Piemonte del fondo sanitario regionale a destinazione indistinta per l'anno 1985 ai sensi della L. R. 3/9/1981, n. 42 'Norme per la costituzione ed il riparto del fondo sanitario regionale', secondo quale costituisce nell'allegato alla presente deliberazione, della quale costituisce parte integrante. La somma ripartita alle Unità Socio-Sanitarie Locali è di L.
2.808.740.003.000, pari alla quota del fondo sanitario nazionale di parte corrente riconosciuta alla Regione Piemonte per l'anno 1985 dal Ministero della sanità, detratta dalla somma di L. 10 miliardi, riservata alla Regione Piemonte per le spese dirette connesse all'attuazione del piano socio-sanitario, nonché la somma di L. 86.878.000,000 per interventi imprevisti.
La presente deliberazione è dichiarata immediatamente esecutiva ai sensi dell'art. 49 della legge 10/2/1953, n. 62 e sarà pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione Piemonte ai sensi dell'art. 65 dello Statuto".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvata con 21 voti favorevoli e 16 astensioni.


Argomento: Università - Diritto allo studio - Assistenza scolastica

Esame deliberazione della Giunta regionale n. 66-40763: "Diritto allo studio nell'ambito universitario. Definizione per l'anno accademico 85/86 dell'ammontare dell'assegno di studio, della borsa di studio e di altri servizi a prezzi differenziati, delle fasce di reddito, nonché dei requisiti di merito richiesti"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della deliberazione: "Diritto allo studio nell'ambito universitario".
Il testo è stato licenziato dalla VI Commissione a maggioranza. Se non vi è discussione su questo punto lo possiamo votare.
Ve ne do lettura: "Il Consiglio regionale vista la legge 22/12/1979, n. 642 di conversione in legge con modificazioni del D.L. 31/10/1979, n. 536 concernente il trasferimento alle Regioni delle funzioni dei beni e del personale delle Opere Universitarie di cui all'articolo 44 del DPR 24 luglio 1977, n. 6 1 6 preso atto che la L.R. 17/12/1980, n. 84 'Diritto allo studio nell'ambito universitario' all'articolo 7 attribuisce alla Regione la funzione di indirizzo e coordinamento anche mediante l'approvazione di line di indirizzo e direttive pluriennali ritenuto necessario, in vista dell'emanazione dei bandi di concorso per i vari benefici i favore degli studenti universitari per il prossimo anno accademico 1985/86, modificare i limiti di reddito per ottenere i benefici stessi nonché l'ammontare dell'assegno di studio e della borsa di studio in quanto gli stessi non risultano più congrui e adeguati vista la deliberazione G.R.. 66-40763 del 31 gennaio 1985, proposta al Consiglio regionale sentito il parere della Commissione diritto allo studio universitario sentito il parere della Commissione consiliare competente delibera di stabilire sulla base della rilevazione lstat sulle retribuzioni medie percepite dai lavoratori per il 1984, per l'anno accademico 1985/86 le seguenti fasce di reddito al netto della contingenza e degli aumenti per i figli a carico (oltre il primo) per l'attribuzione della tessera mensa e di altri servizi a prezzi differenziati, secondo le modalità sottoindicate: limite di reddito per la 1° fascia L. 6.274.000+/-(8.203.000 = 14.447.000) limite di reddito per la 2° fascia L. 11.174.000 (8.203.000=19.37.000) limite di reddito per la 3 fascia L. 15. 9 74. 000 (8.203.000=24.177.000) Il limite di reddito per la 1°fascia e anche quello fissato per l'attribuzione dell'assegno di studio per l'anno accademico 1985/86.
I limiti di reddito sono così individuati: 1) il reddito annuo, per la 1° fascia di reddito, è fissato in misura non superiore a L. 274.000, elevabile a L. 1.500.000 per ciascun figlio a carico oltre il primo. A tale limite di reddito va riferito il reddito annuo lordo (al netto dei contributi assistenziali e previdenziali) dichiarato dai singoli componenti il nucleo familiare quale risulta dallo stato di famiglia a qualsiasi titolo percepito, con esclusione dei trattamenti percepiti a titolo di indennità integrativa speciale di contingenza, fino a una cifra pari all'indennità integrativa speciale degli impiegati civili dello Stato (massimo L. 8.203.000), aumentato dei redditi esenti dall'Irpef e dei redditi assoggettati a ritenuta alla fonte a titolo di imposta.
Per la valutazione dei redditi da lavoro non dipendente, delle proprietà immobiliari e mobiliari si procederà con criteri che consentano una equiparazione con il reddito da lavoro dipendente, calcolando comunque un reddito non inferiore al 10 per cento del giro d'affari dichiarato.
Per la valutazione dei redditi familiari verranno presi comunque in considerazione tutti gli elementi forniti e quindi non soltanto i redditi dichiarati ai fini dell'Irpef, ma anche i dati reddituali emergenti da altri documenti allegati alle domande degli studenti, o dagli accertamenti della Guardia di Finanza.
2) Restano confermati comunque i criteri di valutazione per l'attribuzione dei benefici in vigore già adottati con la passata legislazione, in quanto non contrastino con le presenti disposizioni.
Per quanto non contemplato nel presente documento valgono le disposizioni dei singoli bandi di concorso redatti secondo gli schemi allegati alla presente deliberazione e qui di seguito riportati per farne parte integrante.
Si ritiene opportuno che il merito richiesto per ottenere l'assegno di studio o la borsa di studio sia eguale per lo studente che segue il piano di studio consigliato dalle Facoltà o che abbia predisposto un piano di studi individuale, ai sensi della legge 11/12/1969, n. 910 relativa alla liberalizzazione dei piani di studio, confermando quanto già fissato lo scorso anno, ossia per ogni anno di corso e per ogni corso di laurea il numero degli esami che gli studenti devono aver superato con successo per avere titolo alla concessione di studio o di altre provvidenze, così come indicato nella tabella allegata alla presente deliberazione per farne parte integrante.
Si precisa che per l'ottenimento del beneficio del servizio mensa è necessario essere in possesso del requisito di merito consistente nell'aver superato almeno due esami nel corso dell'anno precedente alla data di richiesta della tessera mensa.
Calcolando le varie componenti di spesa che devono sostenere gli studenti in sede e fuori sede ed applicando l'adeguamento agli indici Istat, si ottengono i seguenti ammontari relativi all'assegno di studio: L. 1.750.000 per gli studenti fuori sede.
L. 1.000.000 per gli studenti in sede.
Gli studenti fuori sede, assegnatari di assegno di studio, dovranno utilizzare in servizi una somma non inferiore a L. 750.000 (somma risultante dalla differenza tra l'assegno di studio assegnato agli studenti fuori sede e quello assegnato agli studenti in sede).
Lo studente decade dall'obbligo di cui sopra qualora dimostri di non poter beneficiare dei servizi per mancanza degli stessi.
L'ammontare delle borse di studio secondo l'adeguamento degli indici Istat viene così stabilito: L. 1.000.000 per gli studenti fuori sede.
L. 600.000 per gli studenti in sede.
Gli studenti fuori sede, vincitori di borsa di studio, dovranno utilizzare in servizi una somma non inferiore a L. 400.000 (somma risultante dalla differenza tra la borsa di studio assegnata agli studenti fuori sede e quella assegnata agli studenti in sede).
Lo studente decade dall'obbligo di cui sopra qualora dimostri di non poter beneficiare dei servizi per mancanza degli stessi.
I prezzi dei servizi, considerato anche quanto previsto dalla legge 27/12/1983, n. 730 sono così fissati: 1° fascia L. 1.500 (limite L. 6.274.000 + 8.203.000 = 14.477.000) 2° fascia L. 2.500 (limite L. 11.174.000 + 203.000 = 9.377.000 ) 3° fascia L. 3.600 (limite L. 15.374.000 + 8.203.000 = 24.177.000) 4° fascia L. 5.000 (Oltre il limite della 3° fascia) Servizio alloggio: 1° fascia L. 600.000 (limite L. 6.274.000 + 8.203.000 = 14.477.000) 2° fascia L. 1.000.000 (limite L. 11.174.000 + 48.203.000 = 19.377.000) 3° fascia L. 1.400.000 (limite L. 15.974.000 + 8.203.000 = 24.177.000) Sono esclusi dal beneficio dell'assegno di studio e di altri sussidi e servizi a prezzi politici gli studenti iscritti ad un corso di laurea per il conseguimento della seconda laurea.
La presente deliberazione è dichiarata immediatamente esecutiva ai sensi dell'articolo 49 della legge 10/2/1953, n. 62 e sarà pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione ai sensi dell'articolo 65 dello Statuto".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 27 voti favorevoli e 13 contrari.
Procediamo alla votazione per alzata di mano per l'immediata esecutività.
L'immediata esecutività è approvata all'unanimità dei 40 Consiglieri presenti.


Argomento: Musei

Esame deliberazione Giunta regionale n. 79-40960: "Modifiche al regolamento del Museo regionale di scienze naturali"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della deliberazione sulle modifiche al regolamento del Museo regionale di scienze naturali.
Non vi sono interventi su questo punto. Passiamo alla votazione. Vi do lettura del testo: "Premesso che: il Consiglio regionale del Piemonte, nella seduta del 17/4/1980 approvava il 'Regolamento del Museo regionale di scienze naturali' presentato dalla Giunta regionale secondo quanto previsto all'articolo 3 della legge regionale 29/6/1978, n. 37, elaborato con la collaborazione del Comitato scientifico del Museo regionale di scienze naturali previsto dall'articolo 4 della stessa legge.
Tale regolamento, che vede il Comitato scientifico ed il suo Presidente come organi del Museo regionale di scienze naturali (art. 7), prevede la costituzione di un Consiglio di direzione composto dal direttore e dai responsabili dei tre reparti di Museologia e Didattica, Conservazione e ricerca, Informazione e documentazione, attraverso il quale il direttore sovrintende all'attività culturale e scientifica del Museo (art. 9).
A tutt'oggi non è stato possibile costituire tale Consiglio di direzione, che pure rappresenta uno strumento indispensabile per la corretta conduzione dell'attività del Museo, per la mancanza di copertura dei posti previsti in organico regionale.
D'altro canto, lo stadio raggiunto dai lavori di ristrutturazione dei locali destinati a sede del Museo impone di attivare quei compiti di natura squisitamente museografica che l'articolo 11 del regolamento affida al responsabile del reparto museologia e didattica; inoltre si pone la necessità di garantire, in questa fase, il pieno sviluppo dei rapporti di collaborazione scientifica del Museo regionale di scienze naturali con l'università di Torino, rapporti che l'articolo 12 del regolamento affida al responsabile del reparto conservazione e ricerca.
Infine, in considerazione della già cospicua produzione editoriale del Museo regionale di scienze naturali e del piano delle attività editoriali previste, si rende urgente una adeguata strutturazione del settore i cui compiti l'articolo 13 del regolamento affida al responsabile del reparto informazione e documentazione.
Le considerazioni su esposte impongono, nelle more di attivazione del Consiglio di direzione, di ovviare a possibili difficoltà con l'introduzione di norme transitorie nel regolamento del museo regionale di scienze naturali in particolare agli articoli 11, 12 e 13.
Inoltre si rende necessario correggere un'altra norma del regolamento riferita alla nomina dei membri del Comitato scientifico in particolare nel comma introduttivo dell'articolo 8 nel quale si rileva una imprecisione non coerente con l'articolo 4 della legge regionale 29/6/1978, n. 37 istitutiva del Museo, che stabilisce le modalità di nomina del Comitato scientifico.
Il Consiglio regionale vista la deliberazione C.R. 79-40960 del 7/2/1985, proposta al Consiglio regionale attese le esigenze di funzionalità del Museo regionale di scienze naturali sentito il parere espresso dalla Commissione consiliare competente delibera di approvare, per le motivazioni espresse in premessa, le modifiche al regolamento del Museo regionale di scienze naturali, di cui alla deliberazione del Consiglio regionale del 17 aprile 1980, n. 609-3245, come di seguito specificate: all'articolo 8, primo comma, sono soppresse le parole seguenti: 'da cinque membri nominati dal Consiglio regionale' all'articolo 11 è aggiunto, in fine, il comma seguente: 'Fino a copertura del relativo posto in organico, tutte le funzioni del responsabile del reparto museologia e didattica sono affidate al Presidente del Comitato scientifico' all'articolo 12 l'ultimo comma è soppresso e sostituito con il seguente comma: 'Fino a copertura del relativo posto in organico, tutte le funzioni del responsabile del reparto di conservazione e ricerca sono affidate al conservatore più anziano in ruolo presso il Museo'.
all'articolo 13 è aggiunto, in fine, il comma seguente: 'Fino a copertura del relativo posto in organico, le funzioni del responsabile del reparto informazione e documentazione saranno solidalmente svolte dal Consiglio di direzione che conserverà anche in questa sua versione ridotta la pienezza delle sue prerogative'.
La presente deliberazione sarà pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione ai sensi dell'articolo 65 dello Statuto".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvata all'unanimità dei 40 Consiglieri presenti.


Argomento: Parchi e riserve

Esame deliberazione Giunta regionale n. 23-39263 "Piano dell'area del parco naturale della Valle del Ticino"


PRESIDENTE

Punto sesto all'ordine del giorno: "Esame deliberazione Giunta regionale n. 23-39263: 'Piano dell'area del parco naturale della Valle del Ticino'".
Ha chiesto di parlare il Consigliere Penasso. Ne ha facoltà.



PENASSO Alfredo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, per l'ennesima volta, entriamo nel merito di un problema sul quale non conosco l'atteggiamento del Gruppo D.C. Farò alcune considerazioni personali. I Consiglieri in questi ultimi tempi hanno avuto l'amabilità di ascoltarmi in più occasioni in merito ai processi che realizziamo nell'ambito di parchi pubblici.
Molte iniziative sono lodevoli, alcune sono criticabili. Ancora una volta debbo ribadire questioni di principio in ordine alla realizzazione di aree a tutela ambientale ed a fruizione sociale, come è il parco dell'area del Ticino. Il nostro giudizio in molti punti ci vede non consenzienti e in chiave critica.
Nella legge viene ribadita costantemente la valorizzazione delle aree la salvaguardia del patrimonio ambientale, la valorizzazione delle attività economiche (e qui si intende lo sviluppo e la valorizzazione dell'attività agro-silvo-pastorale).
Troppo spesso si contraddice lo spirito della legge. Scorrendo sia pure velocemente il piano dell'area del Ticino rilevo una serie di iniziative validissime, la fruizione delle aree ad interesse pubblico, la valorizzazione di aree ad interesse archeologico e ambientale, per riscontro delle contraddizioni enormi tra le finalità della legge e la sua filosofia e la realtà applicativa.
Gli attuali fruitori del parco sono per lo più giornalisti. C'è l'abitudine di spingersi con l'auto il più vicino possibile al luogo di ricreazione, provocando la sottrazione di preziosi spazi, mancano parcheggi per le auto.
Non solo, la fruizione delle aree sovente provoca inconvenienti e disturbi alle aree prettamente agricole.
Ci preoccupiamo soltanto di porre dei vincoli, anche pesanti, per esempio per salvaguardare l'ambiente e difendere le aree boscate.
In linea di principio non siamo contrari alla valorizzazione del bosco ma se vogliamo che queste aree diventino di uso pubblico per un beneficio collettivo, si deve avere il coraggio di dire che queste aree essendo di fruizione pubblica vanno espropriate, vanno acquistate dall'amministrazione pubblica.
Quando saranno di proprietà pubblica, in questo caso di proprietà della Regione, se ne farà quello che si vorrà, con una gestione corretta ed in termini di valorizzazione del patrimonio.
Noi contestiamo il fatto che sulle aree private, su beni strumentali su beni che hanno apporto di economia agricola e di persone, di coltivatori diretti, si modifica un'attività che ha un valore economico e morale.
Qui sta il nocciolo della questione.
Il piano naturalistico parla di "Taglio e allestimento di prodotti boschivi principali" e pone dei vincoli, che non sono negativi di per s perché valorizzano e migliorano l'attività boschiva, purtroppo però sono a scapito degli interessi dei residenti, a scapito dei veri artefici di quelle aree dalle quali traggono la fonte di reddito.
L'altro aspetto che ci vede dissenzienti è il rapporto tra terreno agricolo e sua fruizione.
Ancora una volta richiamo la filosofia della legge istitutiva dei parchi. Il presente piano si pone l'obiettivo che tutte le aree attualmente impegnate nell'attività produttiva agricola debbono essere conservate tali.
Si riconoscono alcune zone attualmente non impegnate nell'attività produttiva agricola, le quali possono essere recuperate entro i limiti di tempo fissati dall'articolo apposito. Le aree di conservazione all'agricoltura vengono assunte come vincolo nel senso che nessuna di esse diverrà oggetto di proposte che ne modifichino la destinazione. Questo è un richiamo che continuamente noi facciamo. La finalità del piano ci sta bene.
La contraddizione è dove si dice che le aree di conservazione all'agricoltura offrono opportuni spazi di fruizione per l'uso del tempo libero, sono marginali ma che tuttavia non vanno trascurati.
Qui incomincia la nostra differenziazione.
Non vediamo perché anche nelle aree destinate e riservate all'agricoltura si debbano dare spazi per la fruizione del tempo libero. Lo abbiamo visto in più occasioni in questi anni, che sovente le due attività ricreativa turistica e l'attività agricola si scontrano creando difficoltà di rapporti di convivenza.
Ma più difficile è accettare il punto in cui si parla di mantenimento dell'attività attuale nell'area agricola con impedimento della trasformazione delle colture. Questa è una condizione inaccettabile perch da una parte vogliamo valorizzare l'agricoltura, dall'altra ci contraddiciamo pesantemente impedendo le trasformazioni culturali che sono invece la conseguenza dello sviluppo agricolo che deve andare avanti.
Credo sia addirittura incostituzionale l'obbligo del mantenimento di un'attività economica per interessi collettivi. Mi riferisco alle marcite che sono una particolarità di quelle aree e che hanno una storia nel passato e che si stanno superando. Non voglio tediare gli amici Consiglieri, ma soltanto ribadire che non si può imporre il mantenimento di una situazione di fatto quando il processo produttivo richiede continue trasformazioni.
Sempre nella legge in un articolo si vuole condizionare e regolamentare l'attività zootecnica. Anche questa la considero una stortura pesantissima.
Non possiamo imporre dei vincoli che sono in contrasto con la stessa normativa regionale. Sono invece d'accordo su una regolamentazione sulle attività industriali che possono mutare le condizioni dell'area in ordine alle compatibilità di insediamento.
L'altra stortura di questa proposta di piano riguarda la edificabilità.
Nelle aree definite agricole si deve applicare in toto l'art. 25 della legge urbanistica. Non possiamo subire condizionamenti pesanti. Il mio intervento è stato un po' confuso, ma spero di essere stato in grado di fare rilevare le storture che esistono in questa proposta di piano naturalistico dell'area del Ticino.
In ultimo devo rilevare e - l'ho ribadito in altre circostanze e lo ribadirò fino alla noia - che manca l'atto finale, manca la predisposizione finanziaria per l'attuazione di questo piano.
Si dice che si farà, che faremo, ma come sempre questo piano naturalistico avrà le necessarie approvazioni e diventerà operativo e vincolistico e le altre iniziative che esso prevede vengano annullate dalla non disponibilità finanziaria per realizzare le opere.
Questo piano mette il catenaccio alle popolazioni residenti. Creiamo soltanto confusione, difficoltà, proteste nelle aree interessate. O si ha la volontà, il coraggio, la capacità e le risorse finanziarie per fare queste cose, altrimenti andiamo a creare solo delle difficoltà, dei vincoli, delle mortificazioni, in quelle aree.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Nerviani. Ne ha facoltà.



NERVIANI Enrico

Debbo fare sollecitazione che penso provenga da ogni posizione politica che opera nella provincia di Novara particolarmente, o direttamente interessata al parco del Ticino.La sollecitazione è quella che comunque il piano venga approvato, poiché uno dei torti, una delle responsabilità che vengono fatti a questa Giunta è di arrivare con un ritardo incomprensibile di tre anni, tre anni e mezzo, a definire questo piano.
Personalmente dico che è bene che il piano vada a perfezionamento anche per potere dare una risposta alle attese, per impiantare quelle iniziative che giustamente il collega Penasso ha raccomandato di far partire nel più breve tempo possibile, che rendono compatibile la presenza dell'attività agricola con i vantaggi che derivano da una organizzata attenzione e difesa dell'ambiente.
Personalmente non ritengo così buono il piano, come ad altri pare.
Molte osservazioni fatte da Penasso debbono essere considerate in termini generali (ha già fatto queste osservazioni per altri parchi) alcune hanno un valore particolare. Sono certo che vorrà presentare degli emendamenti specifici alla proposta che viene fatta quest'oggi. Debbo tuttavia dire che ci sono anche da parte mia delle perplessità nel merito del piano. So bene che le approvazioni dei piani comportano pazienti tentativi qualche volta riusciti, di mediazione, e che, quindi difficile spostare il punto a cui si è giunti, ma riserve non possono non essere fatte con la speranza di nuovi aggiustamenti.
Per esempio, l'autorizzazione a funzionare delle cave del parco del Ticino, anche soltanto per la "sistemazione ambientale" (conosco il valore degli eufemismi) è un'autorizzazione che qualche perplessità solleva. Poi le mediazioni, ripeto, sono opportune e vanno fatte soprattutto da chi ha il dovere di reggere con la responsabilità di maggioranza una Regione.
Un'altra osservazione che mi rende perplesso e critico in ordine al parco, parallela alle osservazioni fatte da Penasso, quella della mancata rilocalizzazione della "Chimica del Ticino". Sappiamo della presenza di una fabbrica particolarmente pericolosa i cui prodotti sono tanto pericolosi quanto la diossina, per i dati che ci vengono forniti dal Ministero della sanità. Una rilocalizzazione di questa fabbrica non è prevista, quindi rimane da parte nostra più di una perplessità. Comunque, abbiamo manifestato la nostra disponibilità a che il parco avesse il suo piano quest'oggi siamo a concretizzare questa disponibilità pur con le riserve parte delle quali io condivido, fatte da Penasso e con le mie personali che si concentrano sulla possibile continuazione dell'attività delle cave e sulla mancata rilocalizzazione della "Chimica del Ticino".



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PETRINI



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Ariotti. Ne ha facoltà.



ARIOTTI Anna Maria

Il piano del Ticino è la sintesi dei lavori svolti non solo da professionisti, ma da enti regionali altamente qualificati quali l'Ires e l'Ipla.
L'Ires, usando metodologie sofisticate ha affrontato un problema importante per parchi di così grande ampiezza e collocati in aree intensamente abitate; come sia possibile una loro fruizione evitando contemporaneamente un sotto-utilizzo, il che sarebbe fonte di spreco per una risorsa rara, e un sovrautilizzo il che sarebbe causa nel tempo di un degrado irreversibile. Da qui l'articolazione in zone finalizzate diversamente, aree di conservazione e sviluppo per l'agricoltura, riserve naturali, speciali ed orientate, località di afflusso e aree attrezzate settore delle comunicazioni. L'Ipla, che rimanda al piano naturalistico per un vero e proprio studio della vegetazione, ha lavorato soprattutto al riconoscimento delle zone più interessanti da un punto di vista vegetazionale ai fini di una loro salvaguardia. Un'attenzione particolare è stata portata al problema delle cave, da chiudere con ripristino del quadro ambientale. Tutti noi presenti in Commissione abbiamo partecipato a questa valutazione comune sulla necessità della chiusura delle cave e nello stesso tempo sulla difficoltà di arrivare a questo risultato, da ottenersi in ogni caso entro un limite di tempo stabilito. Abbiamo valutato che questo ripristino sarebbe costato in ogni caso all'ente parco uno stanziamento finanziario molto ingente quindi era più opportuno lasciare che questo ripristino fosse fatto dalla cava stessa. Uguale attenzione è portata alle discariche, problema generalizzato su tutto il territorio e maggiormente sentito ovviamente in un'area di parco e alla struttura del sistema dei trasporti da attuare con molta cautela. Un'ulteriore preoccupazione da parte dell'Assessore è stata quella di armonizzare il piano dell'area della sponda piemontese con quello della sponda lombarda. Sono esperienze che sono già in corso, sono attività già portate avanti nell'arco degli ultimi quattro anni.
La valutazione del lavoro è positiva, è urgente e in questo sono d'accordo con Nerviani, passare ad una gestione del parco che, facendo leva sugli studi svolti, possa affrontare le questioni specifiche e le iniziative particolari.
Il voto del Gruppo comunista è quindi favorevole.



PRESIDENTE

Non ci sono altri colleghi che intendono prendere la parola. Credo che il Vice Presidente Rivalta intenda replicare.



RIVALTA Luigi, Assessore ai parchi

Immagino che il silenzio degli altri Gruppi sia di assenso sul parco del Ticino, per cui la mia replica è di poche considerazioni sulle questioni poste dai colleghi che sono intervenuti.
La prima considerazione è di carattere generale per inquadrare il problema. Stiamo approvando il piano di un parco tra i più significativi della Regione sia perché riguarda l'intero solco vallivo del Ticino, almeno per la parte che interessa il territorio regionale piemontese, sia perch trattandosi di un solco vallivo fra i più belli del nostro paese costituisce un'area sotto il profilo paesaggistico, naturalistico biologico fra le più interessanti.
Quindi mi sembra di dover ribadire la volontà di tutela già espressa nel momento in cui i Comuni del Consorzio novarese, ivi compresa la provincia di Novara, si sono fatti soggetti iniziatori della legge di tutela ed istituzione del parco e nel momento in cui il Consiglio regionale approvò la legge. Il piano attua quell'indirizzo per affermare i valori di merito che erano contenuti in quelle decisioni e il piano arriva oggi in aula dopo un iter lungo.
Ha ragione Nerviani.
Credo sia il piano che ha avuto il più ricco confronto di esperti e apporti tecnici qualificati dell'Università di Pavia e di Torino e di istituti di ricerca.
Nel momento in cui il piano fu pubblicato, sono state presentate osservazioni alle quali la Giunta replicò nell'aprile 1983. Sono passati certo due anni da allora. Credo di poter dire senza tema di smentita accogliendo una parte consistente di quelle osservazioni per quegli aspetti e quegli apporti collaborativi e specialistici, anche pragmatici che ci sono provenuti sulle varie questioni.
Credo che la configurazione con cui si presenta questo piano sia positiva, forse non sempre puntuale rispetto a certi canali di osservazioni settoriali, ma il piano aveva anche il compito di compenetrare le varie esigenze e di farle convivere e di consentire appunto di giungere ad una proposta di sintesi.
Il piano non è intoccabile. Dopo la lunga elaborazione, dopo la lunga rivisitazione fatta dopo la risposta alle osservazioni al CUR ed anche in Commissione, credo che sia opportuno approvarlo sapendo che appunto non è la pietra di Mosé.
Considero certamente rilevante il problema del rapporto con la proprietà privata nelle aree tutelate e in questo senso quindi, il lavoro di acquisizione di tutti gli apporti collaborativi e fondati che provengono dall'attività e dalla proprietà privata.
Devo però anche dire che non credo che si possa risolvere un problema così rilevante, come quello della tutela ambientale e paesistica solo attraverso l'acquisizione al patrimonio pubblico delle aree.
I fini non sono solo estetici, ma di qualità, di possibilità di sopravvivenza di una comunità di vita in un determinato ambiente e credo sia possibile stabilire rapporti di collaborazione ed anche in qualche misura di limitazione alle attività private per questi fini, per questi valori, che sono da ricondurre al dettato costituzionale che dice che la proprietà privata deve essere gestita, utilizzata a fini sociali. D'altra parte il principio del vincolo e delle limitazioni sull'uso del territorio nei confronti della proprietà privata è una pratica che nel nostro paese è sancita da una quantità di leggi.
La questione posta da Penasso di acquisire le proprietà private pu essere un orientamento giusto là dove l'azione di tutela, in presenza di particolari situazioni introduca dei vincoli pesanti alla proprietà privata, ma non deve essere considerata come l'unica via per svolgere un'azione di tutela.
Il Consigliere Penasso ha considerato che una parte consistente delle considerazioni sia ragionevole a tutela stessa dell'attività agricola che si svolge nel parco, per altri aspetti ha denunciato alcune preoccupazioni per esempio il problema delle marcite.
Nel documento di piano si considera che le attività a prato sono per il 50/60 per cento ancora marcite.
La normativa non vieta la trasformazione delle marcite. Le marcite nel parco del Ticino hanno questa dimensione nel territorio prativo e costituiscono l'elemento che ha caratterizzato la valle dal punto di vista paesaggistico e della vita biologica.
La normativa non vieta la trasformazione, ma prevede un rapporto con il Consiglio del parco per procedere alle trasformazioni, perché avvengano in modo gestito e controllato.
Può anche darsi che in qualche parte del parco sia utile conservare qualche area di marcite, allora a quel punto è chiaro che il parco dovrà farsi carico di una minor remunerazione o di una antieconomicità della gestione.
La normativa dà al parco la possibilità di essere partecipe con un colloquio con gli agricoltori per valutare come la trasformazione debba avvenire, in quale misura debba avvenire tenendo conto degli interessi economici che vengono colpiti.
Il piano individua delle aree particolari che sono già tradizionalmente oggetto di fruizione pubblica, quelle più propriamente boschive.
Peraltro le aree boschive pongono problemi di rischio degli incendi problemi di correttezza nell'uso dei boschi. I nostri boschi soffrono del fatto che più nessuno li vive e li percorre quindi sotto questo profilo le aree di fruizione pubblica, di ricreazione all'interno dei boschi non sono incompatibili.
Nel piano è ripetuto chiaramente che la gestione deve avvenire in modo che la fruizione di queste aree non provochi nessun danno e nessuna limitazione all'agricoltura.
Sarà quindi una gestione che vieterà la fruizione pubblica nelle zone agricole, se diventa una fruizione che incide negativamente sull'attività agricola.
E' stata fatta una elaborazione partendo dai punti della ricreazione pubblica, balneazione, fruizione, percorsi, studiando le densità delle presenze.
Ci sono valutazioni oculate, attente, puntuali sulle densità di presenza. Questo metodo è unico nel nostro paese, forse in qualche altro Stato è stato posto il problema della fruizione pubblica come densità di presenze che diventa incompatibile con le finalità delle attività che si svolgono nel parco.
E' anche una normativa questa che dovrà qualificare la gestione del parco, il controllo di cosa succede in quelle aree sia nei confronti dell'agricoltura, sia nei confronti della tutela dell'ambiente e del paesaggio.
Quegli strumenti sono predisposti per rielaborare le condizioni consentire di definire le decisioni che devono essere prese perché la fruizione pubblica non sia in contrasto con la finalità generale dell'azione di tutela.
Penasso ha risollevato il problema del taglio boschivo. Voglio ribadire che dobbiamo arrivare al controllo sull'intero manto forestale piemontese.
Non dobbiamo pensare che questo controllo sia vessatorio al problema economico della gestione del bosco. Intanto, nella sua generalità la foresta piemontese è sottoutilizzata. Un terzo del territorio piemontese è forestato, ma in buona misura è un territorio forestato che viene addirittura lasciato degradare.
Non sarà il caso del parco del Ticino ma ci sono situazioni di questo genere che la relazione mette in evidenza.
Si tratta di gestire questo patrimonio considerandolo una risorsa ambientale, paesaggistica, una risorsa economica di produzione lenta di cui è necessario promuovere permanentemente la ricostituzione, in qualche caso persino l'espansione.
Probabilmente prima del 2000 ci troveremo in una situazione di mercato riguardante il legno come quella in cui ci siamo trovati per il petrolio nel 1973.
Non sono più pensabili azioni di deforestazione come quelle che sono in atto nelle foreste tropicali in America e in Africa che stanno mettendo in discussione l'equilibrio ambientale del mondo, riducendo la produzione di ossigeno (anche gli inquinamenti del mare impediscono alle alghe di riprodurre ossigeno) in misura tale da preoccupare la comunità scientifica internazionale.
L'Italia deve prepararsi ad essere meno dipendente nell'acquisto di legname, quindi anche le azioni di controllo della gestione forestale sono finalizzate ad una ragione economica che è insieme di interesse collettivo e di interesse dei privati. I piani di assestamento sono strumenti adeguati. Sotto questo profilo è necessario introdurre sull'intero manto forestale una gestione che abbia capacità di visione a distanza, di qui a 10/15 anni. Alla questione delle cave richiamata da Nerviani ha gia risposto il Consigliere Ariotti. Le cave del Ticino sono fra le più estese nella nostra Regione. Se quelle cave dovessero andarsene lascerebbero nel parco delle presenze devastanti dal punto di vista ambientale. Credo sia corretto arrivare a degli accordi ai fini della sistemazione ambientale.
L'associazione dei cavatori lombardi ha firmato una convenzione con la Regione Lombardia per procedere su tutto il territorio regionale ad un'azione di recupero ambientale attraverso la collaborazione delle imprese di cava. Nel Ticino credo sia opportuno e necessario procedere ad una sperimentazione di questo genere che potrebbe essere allargata da altre parti del Piemonte.
In merito alla industria chimica presente nel parco devo dire che è un elemento non solo deturpante dal punto di vista dell'occupazione fisica, ma preoccupante dal punto di vista dell'inquinamento provocato dai trasporti e dalle attività chimiche.
Il piano dei parchi pere non poteva porre il problema dell'allontanamento dell'industria chimica. Potrà essere applicato l'art. 5 della legge 53 sulla rilocalizzazione industriale per rimuovere presenze che sono state localizzate nel parco, certamente con ottusità e con una visione sbagliata.



PRESIDENTE

Prima di passare alla votazione della deliberazione relativa al piano dell'area del parco naturale della valle del Ticino, dobbiamo esaminare un emendamento proposto dalla Giunta: pag. 200, punto 10), penultima riga, in luogo di "... il Consorzio di gestione redige" scrivere: "... il Consorzio di gestione approva".
Tale emendamento è posto ai voti per alzata di mano ed approvato.
Ha chiesto di parlare il Consigliere Biazzi. Ne ha facoltà.



BIAZZI Guido

Un chiarimento. A pagina 152 si dice: il presente piano, peraltro in fase di adozione, prevedeva la chiusura dell'impianto entro il 20 maggio 1982.
Siccome vedo che ritorna sempre la data 20 maggio 1985 chiedo se è esatto quel 1982.



RIVALTA Luigi, Assessore ai parchi

Gli impianti sono già chiusi da tre anni. Gli altri vanno al 20 maggio 1985.



PRESIDENTE

La deliberazione recita: "Il Consiglio regionale vista la legge regionale 21 agosto 1978, n. 53 'Istituzione del parco naturale della Valle del Ticino' visto in particolare l'articolo 15 della legge succitata che prevede la redazione di un piano dell'area del parco, costituente a tutti gli effetti stralcio del piano territoriale vista la deliberazione della Giunta regionale n. 47-29779 del 20 maggio 1980, con la quale è stato adottato il piano dell'area del parco naturale della Valle del Ticino vista la deliberazione della Giunta regionale n. 125-24828 del 12 aprile 1983, con la quale si è provveduto ad approvare l'esame delle osservazioni presentate al piano stesso vista la deliberazione della Giunta reginale n. 23-39263 del 4 dicembre 1984, relativa al piano dell'area del parco naturale della Valle del Ticino preso atto del parere del Comitato Urbanistico Regionale, espresso nella seduta del 16 gennaio 1984 sentita la Commissione consiliare competente delibera di approvare il piano dell'area del parco naturale della Valle del Ticino, allegato alla presente deliberazione per farne parte integrante.
La presente deliberazione sarà pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione a norma dell'art. 65 dello Statuto".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvata con 23 voti favorevoli, 1 contrario e 12 astensioni.


Argomento: Parchi e riserve

Esame p.d.l. n. 481: "Modificazioni ed integrazioni alla L.R.. 24/4/1980 n. 29 'Istituzione della riserva naturale speciale del parco Burcina'"


PRESIDENTE

Punto quinto all'ordine del giorno: Esame p.d.l. 481: "Modificazioni e integrazioni alla L.R. 24/4/1980 n. 29 'Istituzione della riserva naturale speciale del parco Burcina'".
La parola al Consigliere Ariotti per la relazione.



ARIOTTI Anna Maria, relatore

Con legge regionale si istituiva nell'aprile del 1980 la riserva naturale speciale del parco del Burcina e se ne affidava la gestione ad uno specifico ente di diritto pubblico sollevando totalmente, così come chiedeva, il Comune di Biella proprietario di gran parte del terreno, dal carico finanziario che la tutela di un'area particolare per ricchezza di specie botaniche esige e merita.
Il passaggio del personale di cui si avvaleva il Comune all'ente di gestione, ha fatto nascere difficoltà tali da creare tensioni tra Ente Comune e Regione, non facilmente superabili persistendo la situazione attuale.
La Giunta di fronte anche alle richieste esplicite dei Comuni interessati, Biella e Pollone, si è fatto carico di proporre il ritorno al Comune di Biella in convenzione con Pollone della gestione diretta del parco, tenuto conto che in casi analoghi di territori tutelati di piccola dimensione la gestione è solitamente affidata al Comune in cui sono ricompresi e che nel caso specifico il Comune potrà usare del personale in eccesso in altre direzioni.
L'esperienza del Consiglio direttivo che ha gestito bene in una linea di rigore e di attenzione ai problemi tecnico-scientifici e didattico culturali che il parco offriva viene recuperata attraverso l'istituzione di una commissione tecnico-politica che affianchi i Comuni nella predisposizione dei piani di intervento.
Con queste modifiche si spera di porre fine ad un contenzioso che rischia soltanto di inasprire i rapporti tra enti territoriali e di danneggiare un'area che richiede invece interventi di protezione e di valorizzazione.



PRESIDENTE

E' aperta la discussione generale. Ha chiesto di parlare il Consigliere Nerviani. Ne ha facoltà.



NERVIANI Enrico

Il Gruppo Democristiano esprime soddisfazione per l'intesa che è stata raggiunta in Commissione dove ha visto in larga misura accolte e interpretate le richieste che dallo stesso erano provenute sul parco del Burcina.
In particolare da apprezzare il superamento dei contenziosi che hanno animato i lavori della Commissione e per il vero l'Assessore Rivalta.
Non si può sottacere l'assurdità della situazione che si era manifestata e cioè la tensione abnorme tra Comune e Regione, contenzioso fra gli enti, che invece dovrebbero collaborare, è bene che mai si manifesti nei termini e nei modi in cui si è manifestata per il parco della Burcina.
Il trasferimento al Comune di Biella delle competente preminenti e della gestione diretta è un atto di saggezza amministrativa. Esprimo il parere favorevole del Gruppo democratico cristiano ed anche un ringraziamento al Vice Presidente Petrini che si è impegnato assieme a numerosi altri colleghi per risolvere le questioni ed arrivare ad una soluzione positiva. Speriamo davvero che questa soluzione ci sia anche nei patti conseguenti, e che i problemi del personale ripetuta mente sollevati vengano una volta per tutte sciolti e superati.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARCHIARO



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Vetrino. Ne ha facoltà.



VETRINO Bianca

L'argomento che abbiamo di fronte, al di Là del tema specifico del ddl che annulla un ente che un precedente ddl della Regione Piemonte aveva costituito, pone un problema di fondo che va analizzato.
Siamo ad alcuni anni dalla costituzione dei parchi della Regione Piemonte e cominciamo a verificarne gli effetti della gestione.
Ci sono due diverse tendenze, alcune forze politiche tendono ad esprimere preferenza rispetto ad una gestione che dovrebbe essere riservata all'ente locale, nello specifico al comune nel quale il parco sorge e si sviluppa; un'altra tendenza è quella nella quale la mia forza politica si riconosce ed è quella di riservare la gestione del parco di un ente specifico.
Secondo noi un ente esterno al Comune riesce a recuperare al proprio interno quelle sensibilità, quella professionalità e quelle competenze che difficilmente si possono riscontrare all'interno del Consiglio comunale.
Può anche darsi che all'interno di un consiglio comunale ci sia l'esperto agronomo, l'esperto botanico, ma questa è l'eccezionalità. Dunque un ente parco, al di là di rappresentare una occasione di maggiore partecipazione riesce probabilmente ad impiegare quelle intelligenze e quelle sensibilità che rimarrebbero escluse od addirittura mai utilizzate.
A noi sembrava che l'ente parco, in particolare del parco del Burcina avesse potuto rispondere a questo obiettivo e credo che - questo l'ha riconosciuto anche la relatrice - l'ente parco avesse lavorato con serietà attraverso un programma, un progetto di lavoro che sviscerava nel complesso tutti gli aspetti che attengono all'attività, di un ente parco sia per quanto riguarda l'aspetto sociale e culturale, sia per quanto riguarda l'aspetto amministrativo.
Il risultato è che questo parco viene praticamente licenziato, da una parte si riconosce il rigore e l'impegno con il quale questo parco aveva realizzato la sua attività, tra l'altro nello spirito e negli intendimenti della legge istitutiva del parco, e dall'altra parte lo si licenzia e si ritorna alla gestione del parco affidato al Comune di Biella. Nel variegato mosaico del parco del Burcina abbiamo potuto verificare una serie di contraddizioni e di contestazioni che in questi mesi hanno visto l'attenzione dei Consiglieri regionali della zona i quali hanno assicurato attraverso la stampa, mentre i Capigruppo non sapevano assolutamente nulla la data nella quale il Consiglio regionale avrebbe votato il nuovo ddl che faceva ritornare il parco al Comune di Biella. Come contropartita il Comune di Biella si impegnerebbe ad erogare per il mantenimento a tempo pieno e indeterminato delle dodici persone addette alla manutenzione. Questo è il motivo fondamentale per cui oggi si tenta di risolvere una situazione abbastanza aggrovigliata quale quella che si è venuta a determinare nell'ambito del parco del Burcina.
Non voglio soffermarmi oltre anche perché le traversie del Comune, del personale, le difficoltà all'interno dello stesso parco a portare avanti questo progetto, sono note.
Mi spiace di dover constatare che un ente che aveva dimostrato sensibilità, attenzione ed entusiasmo venga messo da parte ma che in un certo senso si tende a recuperare attraverso l'istituzione di una commissione tecnico-politica (art. 4 della legge), ma che io proporrò con un emendamento di correggere in commissione tecnico-scientifica, perché mi sembra forzato in un ddl definire una commissione tecnico-politica quando il suo compito essenziale sani quello di valutare gli aspetti scientifici e naturalistici di un progetto che attiene alla gestione del parco essendo tutti gli altri aspetti demandati alla competenza ed alla responsabilità del Comune di Biella.
lo non so ancora quale sarà il nostro atteggiamento di voto rispetto a questo ddl anche perché abbiamo presentato emendamenti rispetto ai quali vorremmo verificare l'attenzione della maggioranza e del Consiglio.
E' nota la nostra posizione rispetto alla politica dei parchi di grande attenzione e di grande impegno ed anche di ammirazione rispetto ad una politica decisa che ha inteso fare la Regione Piemonte attorno a questo tema.
Nel momento istitutivo dei parchi i nostri voti sono sempre stati favorevoli. Abbiamo molti dubbi e molte perplessità sul modo con cui si conduce la gestione dei parchi e le vicende del parco della Burcina ci fanno aumentare le nostre perplessità e ritengo che ovviamente le esprimeremo nel voto.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Acotto. Ne ha facoltà.



ACOTTO Ezio

Noi esprimiamo un voto favorevole al ddl e lo facciamo facendo nostre le motivazioni addotte nella relazione della collega Ariotti che ringraziamo per il lavoro che ha svolto sul tema specifico del parco del Burcina.
Non mi dilungo sulle responsabilità e sulla incomunicabilità tra Comune di Biella e l'ente parco che ha determinato una paralisi dell'attività con la minaccia di mettere in discussione lo stesso valore rappresentato dal parco nei suoi aspetti floristici, ambientali e naturalistici. C'è stato certamente un impegno diretto da parte dei Consiglieri regionali della zona, del sottoscritto e del collega Petrini, i quali sono stati fortemente sollecitati dalle forze locali nella loro stragrande maggioranza convinte della necessità di sciogliere il nodo nella direzione che oggi è contenuta almeno nei suoi aspetti essenziali, nel ddl che abbiamo in esame. Questo impegno naturalmente si è tradotto anche nel prevedere il percorso nel quale si sarebbe realizzato il ddl; di qui le ipotesi fatte dai Consiglieri regionali della zona in ordine ai tempi di discussione in Commissione e di esame da parte del Consiglio regionale senza nulla togliere ovviamente alla potestà attribuita ai singoli organi in cui si articola il lavoro del Consiglio regionale.
Il presente ddl consente di affrontare la situazione dei lavoratori salariati agricoli presenti nell'area del Burcina, rapporti preesistenti peraltro alla costituzione dell'ente parco.
Con il presente ddl si consente al Comune di Biella un impiego razionale dei lavoratori non soltanto nell'ambito del parco, ma anche nell'ambito degli interventi nel settore giardinaggio e manutenzione propri di un ente con il Comune.
Per tutte queste ragioni dichiariamo voto favorevole.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Presidente della Giunta. Ne ha facoltà.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Colleghi Consiglieri, vorrei fugare alcune perplessità rispetto al parco del Burcina. Nello slancio lodevolissimo di realizzare i parchi la Regione Piemonte oggi ne annovera più di 40, caso unico peraltro nel nostro Paese, perché altre Regioni non hanno parchi o li hanno limitati, per esempio la Liguria sta attivando una vecchissima legge dei parchi mai attivata.
Anche il giardino pubblico di Biella chiamato parco del Burcina, venne immesso nella rete dei parchi regionali. Tutti conoscono la collina di Biella, la fioritura del rododendro, le notevoli possibilità di ambientare piante di grande valore.
Oggi il parco viene restituito al Comune di Biella che nel frattempo aveva provveduto a trasferirci i 13 dipendenti addetti ai parchi del Comune e per cui insorse causa al Tribunale amministrativo.
Questa che proponiamo oggi pare la soluzione più idonea anche perché la tutela di un bene così prezioso segna un punto di favore nella protezione complessiva delle nostre aree.
La Regione interviene attraverso indicazioni generali, programmatiche di finanziamento, il che mi pare del tutto corretto e del tutto possibile.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Vice Presidente della Giunta. Ne ha facoltà.



RIVALTA Luigi, Assessore ai parchi

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, intervengo per un dovere di riconoscimento del lavoro svolto dal Consiglio di gestione del parco che ha usato criteri di rigore e di attenzione rispetto ai quali credo non avrebbero dovuto sorgere problemi di modificazione della struttura di gestione. Gli equivoci insorti con il Comune di Biella sin dall'inizio hanno coinvolto oltre al Consiglio dei parchi anche la Regione in una vertenza che ha assunto caratteri addirittura legali, come richiamava il Presidente Viglione. Come istituzione abbiamo dovuto prendere atto di una situazione di inagibilità.
La contrapposizione che si è determinata fra il Consiglio del parco e il Comune di Biella, proprietario in gran parte dell'area del Burcina con il Comune di Pollone per l'altra parte, hanno creato un'incomprensione che non consentiva di trovare sbocchi tanto che siamo stati indotti ad accogliere la richiesta provenuta dai Consigli comunali di un ritorno della gestione ai Comuni ed in particolare, come intervento attivo, al Comune di Biella.
Questo si accompagna all'assunzione di responsabilità e di un impegno finanziario da parte del Comune di Biella per la gestione del parco. E' quindi stata una necessità che ci ha indotto a rivedere la forma istituzionale del parco peraltro riconducendola alla gestione da parte dei Comuni, già sperimentata in altri luoghi della Regione là dove i Comuni sono proprietari delle aree.



PRESIDENTE

Possiamo passare al voto degli articoli per appello nominale.
Art. 1 "All'articolo 1 della legge regionale 24 aprile 1980, n. 29, sono soppresse le parole 'Ente di diritto pubblico' che sono sostituite dalle parole 'con la denominazione ufficiale di Riserva naturale speciale del parco Burcina Felice - Piacenza".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 40 Consiglieri L'art. 1 è approvato.
Art. 2 "All'art. 2, ultimo comma, della legge regionale 24 aprile 1980, n. 29 sono soppresse le parole 'a cura dell'Ente gestore della riserva'".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 40 Consiglieri L'art. 2 è approvato.
Art. 3 "L'articolo 5 della legge regionale 24 aprile 1980, n. 29, è abrogato e sostituito dal seguente articolo: 'Gestione - I piani di intervento per il conseguimento delle finalità di cui al precedente articolo 3 sono predisposti dalla Giunta regionale d'intesa con i Comuni di Biella e di Pollone e sentita la Commissione tecnico-politica di cui al successivo articolo 5 bis.
Le attività di gestione, di attuazione dei piani e di vigilanza sono esercitate dal Comune di Biella. Con apposita convenzione tra il Comune di Biella e il Comune di Pollone, da stipularsi entro il 31 dicembre 1986 sono regolate le modalità per lo svolgimento delle attività gestionali.
Per lo svolgimento delle funzioni attribuite al presente articolo al Comune di Biella, il Comune stesso può avvalersi di proprio personale oltre che di quello di cui al successivo articolo 6'".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 40 Consiglieri L'art. 3 e approvato.
Art. 4 "Dopo l'articolo 5 della legge regionale 24 aprile 1980, n. 29, è inserito il seguente articolo: 'Articolo 5 bis Commissione tecnico-politica. E' istituita una commissione tecnico-politica con compiti consultivi in merito alla predisposizione dei piani di intervento di cui al primo comma del precedente articolo 5 ed alla loro attuazione. La Commissione tecnico politica è presieduta dal Sindaco di Biella o suo delegato ed è inoltre composta da: a) cinque rappresentanti, di cui due della minoranza, del Comune di Biella, tra cui almeno un agronomo o un esperto botanico b) tre rappresentanti, di cui uno della minoranza, del Comune di Pollone, tra cui almeno uno agronomo o un esperto botanico c) tre rappresentanti designati dal Consiglio regionale, sentito il parere del Comitato comprensoriale di Biella d) un esperto in materia botanica nominato dal Consiglio regionale.
La Commissione tecnico-politica adotta, entro 90 giorni dal suo insediamento, un proprio regolamento da sottoporre all'approvazione con decreto del Presidente della Giunta regionale.
La Commissione tecnico-politica formula proposte ai Comuni di Biella e di Pollone ed alla Giunta regionale in merito alle attività di gestione ed ai piani di intervento.
I membri della Commissione tecnico-politica durano in carica fino al termine del mandato dei Consigli che li hanno eletti e possono essere riconfermati'".
Il Consigliere Vetrino presenta i seguenti emendamenti: 1) Ogni qualvolta nell'intero testo compaia il termine "Commissione tecnico-politica" si sostituisca con "Commissione tecnico-scientifica".
La parola al Consigliere Vetrino.



VETRINO Bianca

Credo che la Commissione debba avere una fisionomia squisitamente tecnico-scientifica perché l'organo politico lo si ritrova poi nei Consigli comunali di Biella e di Pollone ai quali abbiamo delegato con questo ddl la gestione del parco.
Quindi la responsabilità politica deve rimanere all'organo che noi abbiamo definito responsabile della gestione e questo organo politico attraverso un organo scientifico, deve procurarsi le informazioni, le proposte, le verifiche ed i controlli che saranno necessari per poter addivenire ad una gestione che risponda a criteri di scientificità, di rigore e di correttezza amministrativa in senso lato.



PRESIDENTE

Chi è favorevole all'emendamento è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 40 Consiglieri presenti.
2) Il secondo comma è così sostituito: "La Commissione tecnico-scientifica è presieduta dal Sindaco di Biella e suo delegato ed è composta da membri esperti agronomi e botanici così scelti a) 5 rappresentanti del Comune di Biella b) 3 rappresentanti del Comune di Pollone c) 4 rappresentanti del Consiglio regionale, sentito il parere del Comitato comprensoriale".
La parola al Consigliere Picco.



PICCO Giovanni

Mi rendo ora conto della proposta formulata dalla collega Vetrino che stravolge totalmente il significato della precedente enunciazione. Si trattava di una Commissione tecnico-politica presieduta dal Sindaco di Biella o da un suo rappresentante ed era composta da rappresentanti locali che avessero caratteristiche di professionalità. Su questo eravamo d'accordo. Però non vediamo perché i tre rappresentanti designati dal Consiglio regionale debbano essere necessariamente anch'essi degli esperti.
Noi siamo d'accordo solo se rimane l'enunciazione precedente, cioè una Commissione tecnico-politica, formulata secondo le caratteristiche che sono state definite e concordate in Commissione.
Non si può cambiare in aula ciò che ieri è stato concordato con l'assenso di tutti. Questa è una proposta della collega repubblicana della quale prendiamo atto, comunque vorremmo anche capire il significato di questa modificazione di atteggiamento rispetto a quello che è stato votato ieri in Commissione.



PRESIDENTE

La Giunta risponde in proposito? Prego Assessore Rivalta, ha la parola.



RIVALTA Luigi, Assessore ai parchi

Il legislatore intende una Commissione tecnico-scientifica. Non introdurrei nell'articolo altri vincoli e lascerei ai Consigli comunali di Biella e di Pollone e al Consiglio regionale di volta in volta, di interpretare questa indicazione.
Assicurerei soltanto che i botanici e gli agronomi siano presenti spetta ai Consigli comunali e al Consiglio regionale di valutare se della Commissione debba far parte l'urbanistica, il sociologo ed altri esperti e di capire se qualche membro dei loro Consigli siano insieme Consigliere di un'assemblea elettiva e portatore di un'esperienza e di una professionalità, sotto questo profilo, recuperando anche un momento di partecipazione istituzionale nella Commissione. Per cui mi sembra giusto il cambiamento di dizione generale che abbiamo fatto, sulla base dell'emendamento della collega Vetrino, e propongo di lasciare invece la norma così come è uscita dall'aula.



PRESIDENTE

Pongo in votazione il secondo emendamento presentato dalla Collega Vetrino.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è respinto con 2 voti favorevoli e 38 contrari.
Procediamo alla votazione dell'art. 4 così modificato.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 42 hanno risposto SI 40 Consiglieri hanno risposto NO 2 Consiglieri L'art. 4 è approvato.
Art. 5 "All'articolo 6 della legge regionale 24 aprile 1980, n. 29, sono soppresse le parole 'sentito il Consiglio direttivo'".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 42 hanno risposto SI 40 Consiglieri hanno risposto NO 2 Consiglieri L'art. 5 è approvato.
Art. 6 "L'articolo 7 della legge regionale 24 aprile 1980, n. 29, è abrogato e sostituito dal seguente articolo: 'Controllo - per la formazione e gestione del bilancio di previsione e dei rendiconti generali e per il controllo delle deliberazioni del Comune di Biella relative alle funzioni di gestione di cui all'articolo 5 della presente legge si applicano le normative di cui alla legge regionale 3 settembre 1984, n. 51'".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 42 hanno risposto SI 40 Consiglieri hanno risposto NO 2 Consiglieri L'art. 6 è approvato.
Art. 7 "All'articolo 10, sub, a), della legge regionale 24 aprile 1980, n. 29 sono soppresse le parole 'o degli Enti di cui all'ultimo comma del precedente articolo 5'".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 42 hanno risposto SI 40 Consiglieri hanno risposto NO 2 Consiglieri L'art. 7 e approvato.
Art. 8 "Agli articoli 15 e 16 della legge regionale 24 aprile 1980 n. 29, sono abrogati".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 42 hanno risposto SI 40 Consiglieri hanno risposto NO 2 Consiglieri L'art. 8 è approvato.
Art. 9 "Fino alla stipulazione della convenzione prevista all'articolo 3 della presente legge Comune di Biella esercita direttamente le funzioni gestionali, di attuazione dei piani e di vigilanza della riserva naturale".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 42 hanno risposto SI 40 Consiglieri hanno risposto NO 2 Consiglieri L'art. 9 è approvato.
Art. 10 "Il Consiglio direttivo dell''Ente riserva naturale speciale del parco Burcina', fino al termine del mandato dei Consigli che hanno eletto i suoi membri e fino alla nomina dei nuovi membri, assume le funzioni della Commissione tecnico-politica prevista all'articolo 4 della presente legge".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 42 hanno risposto SI 40 Consiglieri hanno risposto NO 2 Consiglieri L'art. 10 è approvato.
Art. 11 "Dall'entrata in vigore della presente legge il Comune di Biella subentra all'Ente riserva naturale speciale del Parco Burcina nei contratti di lavoro del personale di cui all'articolo 2, primo comma, sub. a), della legge regionale 31 agosto 1982, n. 29. Il Comune di Biella subentra inoltre nei rapporti di lavoro relativi al personale addetto alla manutenzione dell'area in servizio alla data del l gennaio 1985.
A norma dell'articolo 8, ultimo comma, della legge regionale 31 agosto 1982, n. 29, la Regione assicura diretta mente la retribuzione del personale di ruolo della riserva previsto nell'organico di cui all'articolo 2, primo comma, sub. a) della legge medesima".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 42 hanno risposto SI 40 Consiglieri hanno risposto NO 2 Consiglieri L'art. 11 è approvato.
Art. 12 "Dall'entrata in vigore della presente legge il Comune di Biella subentra all'Ente riserva naturale speciale del parco Burcina in tutti i rapporti in essere, sia di natura patrimoniale che non patrimoniale facenti capo all'Ente medesimo, ivi comprese la gestione finanziaria e tutte le pendenze debitorie e di credito derivanti dall'amministrazione dell'Ente.
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 42 hanno risposto SI 40 Consiglieri hanno risposto NO 2 Consiglieri L'art. 12 è approvato.
Procediamo alla votazione dell'intero testo della legge.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 42 hanno risposto SI 40 Consiglieri hanno risposto NO 2 Consiglieri L'intero resto della legge è approvato.
La seduta è conclusa con questa votazione. I lavori proseguono nel pomeriggio alle ore 15.
La seduta è tolta.
(La seduta ha termine alle ore 13,00)



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