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Dettaglio seduta n.306 del 14/02/85 - Legislatura n. III - Sedute dal 9 giugno 1980 al 11 maggio 1985

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BENZI


Argomento:

Approvaziome verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

La seduta è aperta Punto primo all'ordine del giorno: "Approvazione verbali precedenti sedute". I processi verbali delle adunanze consiliari del 13/14/23 dicembre 1984, 8/10 gennaio 1985, sono stati distribuiti prima dell'inizio della seduta odierna.
Se non vi sono osservazioni, i processi verbali si intendono approvati.


Argomento: Edilizia pubblica (convenzionata, sovvenzionata, agevolata)

Interrogaziome del Consigliere Moretti inerente la situazione del riscaldamento e delle caldaiette nelle case IACP delle Vallette e di Mirafiori Sud


PRESIDENTE

Punto secondo all'ordine del giorno: "Interrogazioni e interpellanze" esaminiamo l'interrogazione del Consigliere Moretti inerente la situazione del riscaldamento e delle caldaiette nelle case IACP delle Vallette e di Mirafiori Sud.
Risponde il Presidente Viglione.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

In riferimento ai chiarimenti richiesti sulla situazione di abusivismo relativa all'installazione di impianti autonomi per il riscaldamento domestico da parte di inquilini, corre l'obbligo di fare una breve cronistoria sull'inizio della vicenda I primi casi, anche se molto limitati, si ebbero in via Quarello già nel 1981.
All'epoca gli uffici cercarono di arginare e regolamentare l'iniziativa dei singoli utenti, rendendoli edotti delle condizioni cui dovevano sottostare per ottenere l'autorizzazione all'installazione degli impianti autonomi di riscaldamento.
Poiché le suddette iniziative degli uffici non sortirono alcun effetto visto il dilagare del fenomeno anche in altri quartieri, gli uffici stessi relazionarono al Consiglio di amministrazione, che con deliberazione n. 4 del 19 luglio 1982 dava mandato al Presidente di assumere tutte le iniziative atte a soddisfare le richieste dell'inquilinato, sulla scorta di una convenzione che regolava tale materia.
Essendo sorte delle perplessità in seno al Consiglio di Amministrazione circa la correttezza dell'operazione, in quanto l'installazione degli impianti singoli comportava lo smantellamento delle centrali termiche patrimonio dell'Ente, con lettera in data 21 settembre 1982 fu richiesto un parere alla Regione Piemonte.
La Regione stessa, con lettera in data 14 ottobre 1982, riconosceva la possibilità di concedere autorizzazioni alla trasformazione degli impianti termici da centralizzati a singoli, qualora ricorressero tutte le condizioni previste nella citata convenzione.
La bozza di tale convenzione fu subito messa a disposizione degli assegnatari che ne facevano richiesta ed in particolare, agli assegnatari dei quartieri dove già si erano verificati casi di installazione, fu inviata una circolare che specificava dettagliatamente le condizioni necessarie per poter ottenere l'autorizzazione da parte dell'Ente.
Nonostante questo sforzo da parte dell' Amministrazione dell'Istituto gli inquilini hanno scelto la strada più facile dell'abusivismo, creando i danni ed i disagi che oramai sono sotto gli occhi di tutti.
A nulla sono valse le numerose azioni legali intentate dall'Istituto sia nei confronti degli inquilini sia nei confronti delle ditte installatrici.
L'Istituto ha tentato, senza alcun esito, di comporre il contenzioso sorto in diversi quartieri, realizzando numerosi incontri con gli utenti delle due fazioni.
D'altra parte, tutte le iniziative messe in atto dalla Presidenza e dagli Uffici nel tentativo di regolarizzare situazioni ormai compromesse nella maggior parte dei casi sono state ad arte strumentalizzate e spacciate come autorizzazioni da parte dell'Ente all'installazione degli impianti autonomi di riscaldamento.
In data 5 dicembre 1983, gli uffici relazionarono al Consiglio di amministrazione sulla situazione esistente in quel momento ed il Consiglio di amministrazione stesso deliberò favorevolmente sulle proposte di regolarizzazione di situazioni in atto.
Purtroppo neanche questo tentativo ha avuto esito positivo.
Ultimamente sono state accertate in diversi insediamenti, dalle UU.SS.SS.LL. competenti per territorio, situazioni di grave pericolo dipendenti da insufficiente tiraggio delle canne di esalazione dei fumi tanto che in via San Giuseppe a Venaria ed in corso Grosseto 349 in Torino risulta che gli inquilini siano stati diffidati dalle UU.SS.SS.LL. stesse a rimuovere le apparecchiature abusivamente installate.
Altra situazione di pericolo è dovuta in parecchi casi alla non perfetta esecuzione dei lavori di installazione (mancanza di presa di terra, fili elettrici di sezione insufficiente, scarsa o mancante areazione degli ambienti, ecc.).
In parecchi casi le caldaie sono state posate, senza alcun accorgimento, in ambienti le cui aperture sono chiuse da verande (anche esse abusive), o nei bagni, dove è assolutamente vietata l'installazione senza la creazione di una areazione forzata.
Nei caseggiati dove non si è provveduto all'accensione dell'impianto centralizzato di riscaldamento, a causa della installazione di impianti autonomi, è stata denunciata dall'utenza stessa una accentuazione dei fenomeni di formazione di condensa, dovuti, nella maggior parte dei casi all'impossibilità di raggiungere, nella nuova condizione, l'equilibrio termico del fabbricato stesso, a causa della non contestuale accesione degli impianti autonomi.
Nei giorni scorsi è stata segnalata da un inquilino di via Buozzi in Venaria la presenza di acqua di condensa perfino sui muri interni dell'alloggio.
Nel corso del sopralluogo di verifica, è stato accertato che il fenomeno è causato da cattiva combustione della caldaia autonoma, posata abusivamente, a seguito di completa assenza di tiraggio della canna di esalazione dei fumi.
Per le ragioni suesposte, anche per evitare responsabilità penali, che potrebbero ricadere, in caso di incidenti, sull'Amministrazione e sulla struttura tecnica dell'Ente, si intende proporre di intraprendere parallelamente alle azioni civili già in corso, anche azioni penali.
In particolare, venendo alla situazione specifica degli insediamenti oggetto dell'interpellanza, si fa presente quanto segue: a) Mirafiori Sud Risulta la posa abusiva di caldaiette nei seguenti insediamenti: 1) via Quarello 22/30/40, circa n. 125 caldaiette su 150 alloggi 2) via Plava 91/101-105/115-119/131 Via Negarville 3/13 Strada Drosso 184 A/N,: non si conosce l'entità delle installazioni in quanto trattasi di condomini con amministrazione esterna 3) via Morandi 11/19: circa n. 50 caldaiette su 70 alloggi 4) via Bovetti 14/18: n. 14 caldaiette su 42 alloggi 5)corso Cincinnato 203/223: n. 139 caldaiette su 139 alloggi 6) Corso Cincinnato 227/241: n. 96 caldaiette su 96 alloggi 7) corso Grosseto 369: n. 28 caldaiette su 40 alloggi 8) corso Grosseto 365: n. 40 caldaiette su 40 alloggi 9) corso Grosseto 353: n. 34 caldaiette su 40 alloggi 10) corso Grosseto 373: n. 29 caldaiette su 40 alloggi 11) corso Grosseto 361/3: n. 36 caldaiette su 40 alloggi 12) corso Grosseto 349: n. 28 caldaiette su 40 alloggi 13) corso Grosseto 377: n. 19 caldaiette su 40 alloggi 14) corso Grosseto 361/7: n. 31 caldaiette su 40 alloggi 15) via Sansovino 154: n. 17 caldaiette su 40 alloggi 16) corso Grosseto 361 /5: n. 30 caldaiette su 40 alloggi 17) via Fiesole 10: n. 27 caldaiette su 40 alloggi 18) via Fiesole 18: n. 29 caldaiette su 40 alloggi.
Gli impianti centralizzati di cui alle voci 1-3-4-13 sono regolarmente funzionanti (gli impianti di cui alle voci 1-3 su ordinanza del Pretore).
Ho partecipato l'altra sera alla riunione di Corso Taranto nella quale si è appreso che una parte degli inquilini ha posato le caldaiette, l'altra parte continua ad alimentarsi con la caldaia centrale per cui i primi non intendono più pagare la quota derivante dal costo della caldaia centrale.
E' in corso una serie di iniziative atte a chiarire questi aspetti ed a tentare di sbloccare la situazione che ho descritto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Moretti



MORETTI Michele

Ringrazio il Presidente per l'ampia risposta all'interrogazione Pregherei il Presidente di convocare le parti per trovare una soluzione anche per il prossimo anno.



CARLETTO Mario

Mi sono permesso di chiedere la parola solo perché il mio Gruppo ha inviato una lettera aperta al Presidente della Giunta regionale sullo stesso argomento Ribadisco anche a nome del nostro Gruppo la richiesta fatta dal Capogruppo del P.S.I. che ha invitato il Presidente della Giunta a convocare al più presto le parti.


Argomento: Edilizia pubblica (convenzionata, sovvenzionata, agevolata)

Interrogazioni dei Consiglieri Moretti e Marchini inerenti le case IACP di Falchera e aumento canoni di affitto


PRESIDENTE

Alle interrogazioni dei Consiglieri Moretti e Marchini inerenti le case IACP di Falchera e l'aumento canoni di affitto, risponde il Presidente della Giunta.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

In ordine all'applicazione della L.R. del 26/7/1984 n. 33 in merito della quale alcune interrogazioni pongono problemi di non corrispondenza tra canone e reddito, relativamente al quartiere di ERP della Falchera E/2 siamo a precisare quanto segue: 1) Nel corso del 1984 lo IACP effettuò il censimento socio-economico del quartiere in oggetto, incontrando però una contestazione organizzata (vedere accluso stampato) che sfociò in una consistente mancata risposta al censimento stesso.
2) Nell'applicazione della L.R. n. 33 tutti coloro che non avevano dato risposta al censimento sono stati collocati nella fascia di reddito più elevata, come prescrive la legge.
3) Nelle settimane precedenti all'invio delle bollette con il nuovo canone, ciascun assegnatario ha ricevuto una comunicazione in cui unitamente ad una nota sui meccanismi applicativi della nuova legge, gli veniva notificato il proprio canone di locazione ed i suoi paramenti costitutivi (superficie alloggio, reddito, fascia d'appartenenza).
4) Nel dicembre 1984 funzionari dello IACP tennero presso la sede del decentramento Falchera una riunione con i Comitati Inquilini dei quartieri in oggetto per illustrare i contenuti ed i criteri applicativi della L.R.
n. 33.
Si può correggere questa situazione solo se gli inquilini fanno conoscere la loro situazione finanziaria.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Moretti.



MORETTI Michele

La situazione è strana perché il 60 per cento degli inquilini hanno un canone non adeguato al reddito Sarebbe opportuno fare un nuovo censimento per verificare le reali situazioni delle famiglie, perché la Direzione dello IACP ha predisposto accertamenti a caso senza tener conto della gravità che poteva creare.
La tensione si è creata anche per questi motivi.
Ringrazio il Presidente per la sua tempestiva risposta e lo prego di intervenire presso l'Istituto per una verifica al fine di accertare la reale situazione.


Argomento: Programmazione sportiva (impianti e attivita")

Interrogazione dei Consiglieri Brizio e Cerchio riguardante la pista di pattinaggio in Torino


PRESIDENTE

Interrogazione dei Consiglieri Brizio e Cerchio riguardante la pista di pattinaggio in Torino. Risponde l'Assessore Mignone.



MIGNONE Andrea, Assessore allo sport

L'interrogazione dei colleghi Brizio e Cerchio può essere distinta in due parti: una di carattere specifico che attiene allo stato dell'immobile di corso Tazzoli e una parte più generale che attiene all'annuncio apparso sui giornali di una richiesta di Torino di una candidatura alle Olimpiadi invernali L'interrogazione prende lo spunto da un elemento particolare per chiedere notizie su un elemento di carattere generale. Per quanto riguarda la pista di corso Tazzoli noi non possiamo che confermare che la città di Torino è insufficientemente dotata di impianti volti a consentire la disciplina del pattinaggio.
Abbiamo chiesto al Comune di Torino, proprietario dell'impianto, di informarci sullo stato attuale e sulle prospettive di intervento.
Il Comune di Torino ha risposto che l'impianto di corso Tazzoli è in via di ristrutturazione per il cambio delle serpentine e il cambio intero dell'impianto refrigerante da ammoniaca a gas e che l'Assessorato alle opere pubbliche sta valutando la sua eventuale copertura.
Il Comune aveva tentato di far utilizzare parte di Torino Esposizione nei momenti in cui non è aperta al pubblico, dalle società di pattinaggio ma il costo era di 300.000 lire all'ora quindi l'iniziativa è caduta.
L'interrogazione coglie un momento importante perché oggi vi è una riscoperta dello sport su ghiaccio infatti stanno sorgendo molti centri nell'area circostante Torino e in Val di Susa in particolare. Altre iniziative sono in via di approntamento nel Cuneese e nuovi progetti sono previsti a Lanzo e a Trivero.
Per quanto riguarda la notizia apparsa sui giornali della candidatura di Torino per le Olimpiadi invernali del 1992, devo dire che la notizia venne pubblicata a seguito di un incontro tra la Giunta regionale e il sottosegretario alla Presidenza, on. Amato, in cui si dibatterono problemi del Piemonte e dell'occupazione.
In quella circostanza venne richiamata l'attenzione del Governo ad una serie di altre iniziative che la Regione stava approntando: una di queste iniziative riguardava appunto la richiesta delle Olimpiadi invernali del 1992 che ha motivazioni ed intenzioni radicate, serie e concrete, nel senso che questa proposta nasce dagli stessi operatori del settore con i quali abbiamo avuto modo di confrontarci.
Loro stessi hanno sollecitato la Regione a farsi promotrice di una operazione promozionale di largo respiro.
In fondo lo sci è nato in Piemonte, il primo Sci Club è di Torino ricordiamo i nomi di Adolfo Kind e di Mario Corti. I primi campionati di fondo si sono svolti a Bardonecchia.
Il Piemonte ha la tradizione a suo favore. Il Piemonte ha una serie di impianti che sono in grado di reggere manifestazioni importanti. Ha 32 piste omologate di cui 5 di discesa libera.
La proposta nasce ora su questi fondamenti.
Noi abbiamo avuto una serie di incontri con gli operatori del settore con gli enti locali interessati che si sono dichiarati favorevoli rispetto a questa iniziativa. Abbiamo avuto anche degli incontri sia con le autorità del Coni che con autorità governative preposte che hanno dichiarato il loro interesse.
Per quanto riguarda le Olimpiadi invernali 1992 sono state già presentate 5 candidature di cui due della Francia.
L'Italia ha Cortina. termine ultimo per presentare le candidature scade nella primavera dell'86, quindi riteniamo di essere partiti per tempo e di essere in grado di predisporre una proposta che abbia i requisiti tecnici credibili e tale da essere presa in considerazione.
C'è stata una riunione con gli enti che potrebbero essere gli enti costitutivi di un comitato promotore per le Olimpiati invernali del 1992 e sono il Comune di Torino, la Provincia di Torino, la Comunità Montana, le associazioni degli operatori, degli albergatori, degli agenti di viaggio e dei maestri di sci e dei pubblici esercizi, tutti questi soggetti si sono dichiarati molto interessati e favorevoli a portare avanti questa proposta abbiamo anche costituito un comitato tecnico in cui vi sono i rappresentanti delle Federazioni regionali del Coni addetti agli sport invernali, per cercare di elaborare una proposta tecnica anche se -ripeto la Regione ritiene di avere le caratteristiche oggettive per poter presentare una proposta di candidatura per le Olimpiadi invernali del 1992 seria e credibile.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

Sono soddisfatto della risposta data dall'Assessore Mignone, ma insisto sulla necessità di procedere rapidamente alla sistemazione e alla ristrutturazione dell'impianto di pattinaggio di corso Tazzoli La nostra interrogazione voleva avere informazioni circa la richiesta delle Olimpiadi invernali e siamo anche noi pienamente d'accordo che l'iniziativa può essere portata avanti perché sul terreno dello sci siamo attrezzati. Però gli sports invernali comportano anche il pattinaggio per il quale siamo impreparati.Questa impreparazione deve essere superata con una iniziativa immediata; è necessario che la Giunta e l'Assessore si attivino nei confronti del Comune di Torino per giungere alla sistemazione dell'impianto di corso Tazzoli che può diventare agibile in breve tempo.
Se sarà funzionante entro il 1986 avremmo un punto di forza in più.
L'impianto di pattinaggio al Valentino venne aperto all'inizio del secolo ma la tradizione si è rapidamente disciolta perché l'orientamento va verso sports piú turistici.
Il pattinaggio veste comunque una funzione importante come sport svolto in città perciò è necessaria una iniziativa della Regione.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PETRINI


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

In merito al punto terzo all'ordine del giorno: "Comunicazioni del Presidente", comunico che sono in congedo i Consiglieri: Astengo Chiabrando e Marchiaro


Argomento:

b)Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

Sono stati presentati i seguenti progetti di legge: N. 486: "Modificazioni ed integrazioni alla legge regionale 18 febbraio 1981, n. 7: 'Norme per la tutela e l'incremento del patrimonio e per l'esercizio della pesca nelle acque della Regione Piemonte''' presentato dalla Giunta regionale in data 4 febbraio 1985 ed assegnato alla VI Commissione in data 7 febbraio 1985 N. 487: "Modifica dell'art. 3 della legge regionale 4 luglio 1984 n.
30 istitutiva del Consiglio regionale di sanità e assistenza", presentato dai Consiglieri Bontempi, Marchini, Moretti, Vetrino, Montefalchesi e Brizio in data 5 febbraio 1985 ed assegnato all'esame congiunto delle Commissioni I e V nella stessa data (già approvato dal Consiglio regionale nell'adunanza del 5 febbraio scorso) N. 488: "Attuazione art. 5 della legge regionale 18/3/1982 n. 8 e provvedimenti attuativi", presentato dalla Giunta regionale in data 5 febbraio 1985, assegnato alle Commissioni II in sede referente e I in sede consultiva in data 6 febbraio 1985.


Argomento:

c) Apposizione visto Commissario del Governo


PRESIDENTE

Il Commissario del Governo ha apposto il visto: alla legge regionale del 10 gennaio 1985: "Modifica degli ambiti territoriali delle Unità Socio-Sanitarie Locali del Comune di Torino e disposizioni per la riorganizzazione dei servizi, Proroga dei termini di cui all'art. 36 della legge regionale 23/8/1982 n. 20".


Argomento:

d) Deliberazioni adottate dalla Giunta regionale


PRESIDENTE

Comunico che le deliberazioni adottate dalla Giunta regionale nelle sedute del 29 e 31 gennaio 1985 -in attuazione dell'art. 7, secondo comma delle legge regionale 6/1 l /1978, n. 65 sono a disposizione presso l'Ufficio aula.


Argomento: Occupazione giovanile - Apprendistato

Comunicazioni della Giunta regionale sull'accordo dell'apprendistato


PRESIDENTE

In merito alle comunicazioni della Giunta regionale, ha la parola l'Assessore Tapparo



TAPPARO Giancarlo, Assessore al lavoro

Nei giorni scorsi è stato firmato l'accordo fra la Regione Piemonte, le associazioni artigiane e le organizzazioni sindacali per la formazione professionale dell'apprendistato Abbiamo recuperato l'indicazione di un ordine del giorno del Consiglio nel quale si invitava la Giunta a dare attuazione all'art. 20 della L.R.
sulla formazione professionale, attivando corsi formativi per il recupero della valenza formativa dell'apprendistato attraverso l'inserimento organico nel piano corsi della formazione professionale.
Giungiamo solo oggi alla firma perché l'accordo interconfederale tra le associazioni artigiane e le organizzazioni sindacali, firmato alla fine dell'83, ha visto la sua pratica attuazione in alcuni accordi di categoria solo a metà dell'anno scorso.
Da allora ad oggi si è lavorato per giungere a questo accordo, che prevede l'inserimento nel sistema formativo, attingendo dal fondo sociale europeo le risorse per questo tipo di preparazione complementare all'attività di lavoro.
Restano fuori da questo accordo le associazioni imprenditoriali quali la Federpiemonte e la Confapi, che non hanno ancora sottoscritto contratti di categoria.
La sperimentazione inizierà con 300 giovani dei settori Metaimeccanico e tessile, una formazione in alternanza di 10 ore settimanali per 40 settimane per un totale di 400 ore all'anno, sino ad arrivare, nel caso di contratti di apprendistato di durata di 3 anni, a 1200 ore.
All'apprendista verrà corrisposta una borsa di studio di 250.000 lire lorde mensili per 10 mesi, a fronte di un eventuale impegno ad effettuare alcune ore di formazione anche al di fuori dell'orario di lavoro.
Vi sarà poi la figura di un responsabile della formazione professionale regionale che seguirà il percorso formativo del giovane apprendista, sia nella sede regionale del centro di formazione professionale, sia nel suo percorso formativo all'interno dell'azienda. Riteniamo che questo accordo costituisca un elemento importante per ridare dinamismo ad un istituto come quello dell'apprendistato, che in questi ultimi mesi, anche per effetto dell'uso dei contratti di formazione-lavoro, ha visto ridursi l'ingresso dei giovani al lavoro.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

Prendo atto di questa comunicazione che è già stata puntualmente discussa in IV Commissione.
E' un'integrazione soprattutto perché c'è stata una forte contestazione che aveva delle ragioni però non del tutto fondate.
La vicenda conferma la nostra perplessità iniziale. Ad un certo punto occorre avere la forza di dire basta perché c'è ancora una contestazione contro l'intervento della Regione che ha un contenuto qualificante.
Si è fatto un ulteriore passo oltre al quale credo che non si possa andare. La formazione professionale ha un valore ma non deve essere confusa con interventi meramente assistenziali.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

Mi rammarico che informazioni importanti e di notevole rilievo politico amministrativo cadano nella disattenzione del Consiglio.
Mentre parlava l'Assessore c'era parecchio brusio in aula, tanto che il Consigliere Brizio ha equivocato i contenuti della comunicazione che non era sui disoccupati ma sugli apprendisti.
E' un adempimento della Giunta regionale che proviene dall'ordine del giorno che il Consiglio aveva approvato sul progetto giovani. E' di grande rilievo politico l'accordo che la Giunta regionale è riuscita a stipulare con alcune organizzazioni imprenditoriali perché finalmente si incomincia ad attuare il tipo di formazione-lavoro, in parte a livello teorico, in parte a livello pratico, con capacità da parte del sistema formativo di seguire i giovani anche nelle imprese.
Al di là del numero, dei giovani comunque significativo che verranno investititi da questo tipo di formazione, è un accordo da valorizzare perché è un'indicazione politico-amministrativa sul modo di fare formazione professionale per i giovani immediatamente finalizzata all'occupazione e che risponde ai bisogni ed alle esigenze dell'azienda.
Invito la Giunta a dare la massima informazione su questo accordo perché è un segnale importante per dimostrare che è una formazione professionale di primo livello non assistenziale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Di Gioia.



PRESIDENTE

DI GIOIA Vittorio



PRESIDENTE

Ringrazio l'Assessore per l'informazione che giustamente era stata discussa in IV Commissione Non c'è da obiettare sulla positività dei corsi e dell'inserimento dei giovani nel mondo del lavoro.
E' però necessario seguire i corsi e vigilare perché all'interno del mondo del lavoro non succedano i fatti che si sono verificati in alcuni stabilimenti.
Voglio dire che la formazione al lavoro è positiva quando all'interno dello stabilimento in cui i giovani vengono inseriti si trovino le garanzie di ambiente e di professionalità.
Chiedo all'Assessore di seguire da vicino questi problemi perché sui giornali in questi giorni vengono pubblicati fatti spiacevoli.


Argomento: Artigianato

Esame progetti di legge 409-366 relativi all'istituzione dell'Agenzia regionale per lo sviluppo dell'artigianato in Piemonte


PRESIDENTE

Punto quarto: "Esani progetti di legge 409-366 relativi all'istituzione dell'Agenzia regionale per lo sviluppo dell' artigianato in Piemonte".
Poiché nell'ultima seduta dei Presidenti dei Gruppi consiliari si è richiamato il Regolamento del Consiglio regionale, faccio presente che in base all'art. 59 dello stesso, i proponenti dei progetti di legge dispongono di 20 minuti per relazionare al Consiglio. Gli altri Gruppi consiliari possono intervenire nel merito con un intervento o più interventi sempre che il tempo complessivo non superi la durata complessiva della stessa relazione.
Ricordo quindi, sempre in base all'art. 59 del Regolamento, che in via ordinaria la durata di ogni intervento non può superare i 10 minuti.
Mi pare che questo orientamento garantisca a tutti i Gruppi e ai singoli Consiglieri lo spazio necessario per parlare. Si consideri che al Parlamento Europeo si interviene per 5 minuti soltanto, dopodiché la Presidenza chiude d'autorità l'intervento.
Su questo specifico punto abbiamo in esame il progetto di legge n. 409 presentato dal Gruppo della D.C. il 28 maggio e il progetto 366 del 13 febbraio 1984 presentato dal Consigliere collega Carazzoni. La prima richiesta di esame in aula è stata formulata e presentata dal Gruppo democristiano, quindi il Gruppo democristiano ha facoltà di intervenire per l'illustrazione del progetto di legge.
Ha la parola il collega Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

Credo che in qualità di Presidente della Commissione sia mio dovere illustrare l'iter che hanno avuto questi progetti di legge.
La IV Commissione aveva esaminato preliminarmente il disegno di legge 289, e il progetto di legge 250 della D.C.; dall'esame è scaturito il testo di legge, vistato dal Commissario del Governo, con il titolo: "Provvedimenti per l'ammodernamento tecnologico e l'incremento della produttività nel settore artigiano".
Nell'esame preliminare si doveva decidere se nel testo unificato di modifica della legge 47 si dovesse introdurre il titolo V proposto dalla Giunta regionale e riguardante i servizi alle imprese, oppure, come proposto dalla D.C., si dovesse stralciare il titolo V e introdurre l'istituzione dell'agenzia dell'artigianato.
La Commissione ha deciso di accogliere la proposta della Giunta regionale di introdurre i servizi alle imprese e di respingere la proposta dell'agenzia.
La maggioranza, con i voti dei Gruppi comunista, socialista socialdemocratico e del Gruppo indipendente di sinistra, ha confermato l'introduzione dei servizi alle imprese ed ha bocciato l'ipotesi di sostituire questo titolo con l'agenzia.
La IV Commissione ha comunque manifestato la disponibilità di passare all'esame dei progetti di legge sull'agenzia, infatti sono stati iscritti più volte all'ordine del giorno, l'8, il 15 e il 22 gennaio.
Non e stato comunque possibile esaminarli per l'assenza in tutte le sedute dei Gruppi presentatori P.S.D.I. e M.S.I.
Ho informato il Presidente del Consiglio che a nome del P.S.D.I. ho presentato il progetto di legge n. 45. Il Gruppo P.S.D.I. ha comunicato alla IV Commissione la decisione di ritirare il pdl n. 45 e di rimettersi alta discussione in Commissione.



PRESIDENTE

Il Presidente della Commissione, intervenendo per dare delle spiegazioni, in realtà ha fatto una questione preliminare, prima di avviare il dibattito. Non ho nessuna difficoltà a procedere ma mi pare di avere inteso nella dichiarazione di Montefalchesi una proposta di rinvio alla Commissione.



BRIZIO Gian Paolo

E' vero che c' è stata in Commissione una lunga discussione circa l'opportunità di abbinare tutti i progetti o meno.E' vero che abbiamo sempre ritenuto l'agenzia valida soluzione al problema dei servizi alle imprese e quindi quando si è definito e passato in aula il testo di legge che abbiamo continuato a ritenere necessaria la formazione dell'agenzia quindi non abbiamo mai ritirato la nostra proposta di legge.
A fianco di questa proposta di legge ce n'era una del MSI successivamente ne è stata presentata altra dal Consigliere Benzi, quindi siamo in presenza di tre proposte sull'agenzia.
Abbiamo chiesto che venisse portato in aula il nostro progetto anche perché in quella discussione si è passata la legge con il titolo che comprende i Servizi alle imprese, ma è anche vero che in quella stessa seduta da parte del Gruppo socialdemocratico sono state formulate delle affermazioni a favore di una soluzione dell'agenzia e l'Assessore ha dato delle assicurazioni che non aveva mai dato.
In quella stessa occasione si è riaperto il problema della necessità dell'agenzia, anche con delle posizioni che quanto meno meritano un'ulteriore specificazione.
La richiesta di venire in aula l'abbiamo avanzata anche perché quando si è tornati in Commissione non si è avuta la possibilità di un confronto con il Gruppo socialdemocratico promotore di propria proposta che probabilmente ha avuto difficoltà di presenza.
A questo punto, o si va avanti, e ciascuno si assume in aula le proprie responsabilità, e noi siamo pronti ad andare avanti o, se si vuole tornare in Commissione, possiamo accettare solo a condizione però che ci sia un termine fisso e perentorio per il ritorno in aula. Non è possibile rinviare perennemente ogni decisione.
Dobbiamo capire se il Gruppo socialdemocratico sostiene la richiesta dell'agenzia e la sostiene anche nell'ambito e nei confronti delle forze di maggioranza, se il Gruppo socialdemocratico ritiene cioè che si debba arrivare ad un confronto in aula, e misurarsi anche al di fuori dei rapporti maggioranza-opposizione, o se il Gruppo socialdemocratico, ritiene invece di tornare in Commissione per farla bocciare in Commissione o perch ritiene in Commissione di poter ottenere quello che non ottiene in aula. Di tutto ciò vogliamo una verifica prima della scadenza del Consiglio regionale.
Diversamente non possiamo che procedere, avendo il diritto di esprimerci.
Che cosa ne pensa il Gruppo socialdemocratico proponente della terza proposta di legge? Pongo ovviamente le mie condizioni politiche avendo chiesto a nome del Gruppo che questo disegno venisse in aula.
Devo anche dire che probabilmente i socialdemocratici potrebbero anche avere ritirato la propria richiesta di venire in aula sia per questa volontà di andare a definirla in Commissione, sia perché la richiesta era intempestiva in quanto non erano ancora trascorsi i 60 giorni dalla presentazione del disegno di legge. Proprio questo fatto evidenzia che la proposta dell'agenzia socialdemocratica, è stata avanzata mentre andava in approvazione il disegno di legge sull'artigianato, quindi non può essere stata in alcun modo assorbita dall'approvazione del disegno precedente.
Il problema dell'agenzia è problema a parte. Su questo le forze politiche devono assumere chiare responsabilità in questa sede e di fronte ai cittadini.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

La questione pregiudiziale non attiene al ritorno in aula o al ritiro o meno della proposta perché questo è un fatto della procedura che consegue alla chiamata in aula della legge da parte dei Gruppi.
La questione pregiudiziale si incentra sulla caratteristica anomala dell'intervento del Presidente in Commissione.
Non mi riferisco ai contenuti ed alle cose dette che non conosco e sulle quali comunque non intendo esprimere il giudizio. Peraltro mi pare necessario che si verifichi, dopo la seduta, nella riunione tra i Presidenti di Commissione e l'Ufficio di Presidenza, l'opportunità che il Presidente debba riferire in aula sulle ragioni che hanno reso non possibile l'approvazione in Commissione della legge. Questo mi pare un passaggio che il regolamento non prevede e che a mio sommesso parere non dobbiamo introdurre. La chiamata in aula non è una messa in stato d'accusa della Commissione, è l'oggettiva registrazione che sono scaduti i termini.
Se poi alcune forze politiche riterranno nel loro dibattito di svolgere delle considerazioni in ordine ai lavori della Commissione, questo attiene allo scambio di informazione reciproca. Non costituiamo il precedente per cui il Presidente della Commissione sia tenuto o ritenga opportuno o possa preliminarmente illustrare le ragioni che hanno portato alla non approvazione della legge nei termini statutari. Questo significherebbe far crescere l'istituto della chiamata in aula a un istituto di sanzione nei confronti della Commissione. E' semplicemente un termine ordinatorio dopo il quale i Gruppi che lo ritengono possono chiedere la corsia preferenziale del dibattito diretto in Consiglio senza passare in Commissione.
Posto che siamo alla fine della legislatura, questo problema va chiarito. Non c'è nessuna censura nei comportamenti del Presidente, collega Montefalchesi. Mi rendo conto che la sua generosità è la voglia di fare chiarezza di quanto avviene nella sua Commissione è apprezzabile: non vorrei però che svolgendo un lavoro apprezzabile, abbia posto un problema che, in una situazione diversa, in un contesto diverso e su un oggetto diverso, potrebbe mettere in grave imbarazzo qualche Presidente di Commissione.
Chiederei all'Ufficio di Presidenza di voler considerare l'opportunità che su questo si arrivi a una interpretazione per il futuro senza voler dare a questo nostro intervento né un significato di censura né un significato di polemica ma soprattutto un significato di ricerca di chiarezza.



PRESIDENTE

Certamente l'Ufficio di Presidenza si farà carico di chiarire l'interpretazione di questa norma regolamentare.
La parola al Consigliere Mignone.



MIGNONE Andrea

Mi pare intanto che si debba per correttezza partire dal dibattito che sviluppammo nel momento in cui approvammo la legge sull'artigianato.
In quella sede su questo punto specifico dell'agenzia per l'artigianato era stata dichiarata la disponibilità dell'Assessore, della Commissione e dei Gruppi a ritornare in Commissione per valutare le proposte di legge relative all'argomento.
In questo senso ha riferito il Presidente della Commissione. Purtroppo alcune sedute di Commissione non consentirono il confronto dei presentatori delle varie proposte, in particolare del Consigliere del nostro Gruppo Benzi, perché una volta la Commissione non si riunì per un problema meteorologico, la volta successiva perché il Consigliere Benzi era a Roma in un incontro fra le Regioni e le Commissioni parlamentari sul problema del regionalismo.
Se non vogliamo utilizzare in modo strumentale questo argomento, e vogliamo andare invece alla sostanza dei problemi, rimane valido il pronunciamento che in sede di discussione finale della legge sull'artigianato era emerso, nel senso che le varie proposte di legge potrebbero essere esaminate dalla Commissione, mandate in consultazione posto che, la proposta del Consigliere Benzi non è stata oggetto di consultazione (ancorché si possa ritenere simile o analoga ad altre proposte che hanno subito questo tipo di iter formale).
Ribadiamo la volontà che su questa proposta vi sia un confronto serio sui contenuti e che porti anche alle decisioni in base alle indicazioni e alle risposte che verranno dal settore interessato. Ribadiamo il nostro interesse e la nostra volontà di andare avanti rispetto a questa proposta acquisendo le informazioni ed i suggerimenti che vengono dal mondo dell'artigianato.
Sono perché si torni in Commissione e si avvii una fase di consultazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carazzoni.



CARAZZONI Nino

Signor Presidente, colleghi, intervengo sulla questione preliminare riservandomi di chiedere successivamente la parola a seconda di come andrà sviluppandosi questa discussione che mi sembra essere, peraltro, già approdata a una sua fase conclusiva, dopo l'intervento del collega Mignone Vorrei, nel solco di quanto diceva prima il collega Marchini, dare atto per la parte che mi riguarda che la chiamata in aula non ha inteso essere una sanzione nei confronti del Presidente della Commissione.
Ciò chiarito, poiché da più parti, e da parte democristiana e da parte socialdemocratica, è stata avanzata l'ipotesi di un rinvio dei progetti di legge in Commissione e giustamente si vuole conoscere quale sia la disponibilità anche del Gruppo del Movimento Sociale Italiano, non ho esitazione nel dire che non sarò certo io a pretendere forzatamente la discussione in aula: rilevando però che,con il ritorno in Commissione, in pratica si viene a bocciare anche per questa legislatura, l'idea dell'agenzia o dell'ente di sviluppo. Infatti questa è la realtà che è inutile nasconderci. Intanto in quanto di Agenzia o di ente di sviluppo per l'artigianato piemontese, si è cominciato a parlare dal 1972. Si è arrivati al 1985 e il problema non è stato risolto. Che adesso si pensi e si ipotizzi che sia risolto nello spazio di un mese, quanto resta ormai di vita a questo Consiglio regionale, mi pare quanto mai un assurdo.
Non voglio fare il processo alle intenzioni. Non mi permetto di dire che l'intervento del collega Mignone in sostanza è stato evasivo, perch allorquando si invocano le consultazioni per la terza proposta di legge del collega Benzi si pone una zeppa evidente alla conclusione, entro il termine della legislatura di questo problema. Comunque, riconfermo la mia disponibilità ma in pari tempo sento già di avanzare le più ampie riserve sul fatto che il provvedimento possa essere esaminato ed approvato in tempo utile.
Sarà allora forse il caso che, se impossibili sono a concludersi i lavori in Commissione, quanto meno ci sia, o attraverso una mozione o attraverso un ordine del giorno, un impegno chiaro e specifico del Consiglio regionale perché, se è vero come finora è apparso che le varie forze politiche compresa la socialdemocratica sono favorevoli all'idea quanto meno si deve arrivare a questo pronunciamento chiaro e definitivo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchesotti.



MARCHESOTTI Domenico

Concordiamo con la proposta fatta dal collega Mignone del ritorno in aula delle due proposte di legge per poterle confrontare con la nuova legge sull'artigianato in quanto nella nuova legge dell'artigianato, per quanto riguarda il merito, sono stati recepiti i contenuti delle proposte di legge per l'agenzia. Credo quindi che la proposta di Mignone debba essere formalizzata, non la sosteniamo chiedendo al Consiglio di votare per il ritorno in Commissione delle proposte di legge e che almeno la proposta del compagno Benzi vada in consultazione perché, proprio con l'approvazione della nuova legge si è determinata una situazione assolutamente nuova sulla quale occorre sentire gli orientamenti delle organizzazioni interessate.
Il ritorno in Commissione è la soluzione politica equa, che ci consente un confronto.



MORETTI Michele

Concordo sulla proposta fatta dal collega Mignone. In Commissione non è mai stata chiesta la discussione di questa proposta di legge.
Anche per questi motivi la Commissione si deve pronunciare.
Siamo d'accordo che la Commissione discuta sul tema anche in seguito all'approvazione della nuova legge. Ci riserveremo di esprimere le opinioni politiche del Gruppo in sede di Commissione ed in quest'aula.



PRESIDENTE

Se ho ben compreso la questione pregiudiziale dovrebbe portare a un ordine del giorno conclusivo. Per un confronto serio ed oggettivo dei progetti di legge il Consiglio rinvia alla competente Commissione con un termine fisso e perentorio (che potrebbe essere il primo o il 15 marzo) per il ritorno e il conseguente voto in aula consiliare.



MARCHINI Sergio

L'art 32 del Regolamento consiliare è chiarissimo: è prevista la richiesta di ritorno in Commissione con conseguente termine massimo di 60 giorni.
Ci deve essere però una richiesta formale del Presidente della Commissione o di tre Consiglieri.



BRIZIO Gian Paolo

Siamo in una fase particolare per cui il termine di rinvio in Commissione normale previsto dal regolamento con il ritorno entro 60 giorni ci porta oltre i limiti della legislatura Ripeto quindi quanto detto inizialmente. Siamo disponibili ad un ritorno in Commissione solo alla condizione che ci sia l'impegno ad un ritorno in aula nella prima settimana di marzo, non possiamo infatti tornare in aula il 21 marzo perché manca lo spazio di tempo per far fronte ad eventuali osservazioni del Governo.
La questione è aperta da anni: si deve sapere con chiarezza chi vuole e chi non vuole l'Agenzia.
Non si può rinviare all'infinito questo giochetto.
Chiediamo che le forze politiche si esprimano sulla necessità dell'agenzia per lo sviluppo dell'artigianato.
Non vogliamo si intenda la nostra accettazione del ritorno in Commissione come sinonimo di accettazione di rinvio della definizione del problema alla prossima legislatura.



PRESIDENTE

Credo sia opportuno sospendere brevemente la seduta per concordare l'ordine del giorno.



(La seduta è brevemente sospesa)



PRESIDENTE

Signori Consiglieri, è stato presentato un ordine del giorno a firma dei colleghi Mignone, Carazzoni, Marchesotti e Cerchio che recita: "Il Consiglio regionale al fine di consentire un confronto serio ed obiettivo dei progetti di legge relativi alla costituzione dell'agenzia per l'artigianato piemontese rinvia alla competente Commissione l'esame delle proposte con l'invito a far conoscere in aula le sue conclusioni entro il termine di trenta giorni".
Chiede la parola il collega Cerchio per dichiarazione di voto.



CERCHIO Giuseppe

Il Gruppo della D.C. a malincuore aderisce a questo ordine del giorno come ulteriore testimonianza di disponibilità, di attenzione e di responsabilità in ordine a una vicenda che ormai da 13 anni è richiesta da parte delle categorie interessate.
E' una struttura che dovrebbe tradurre nella realtà tante dichiarazioni di principio che in questi anni la Giunta regionale e nella fattispecie l'Assessorato competente hanno rilasciato.
Ancora una volta stamane, si dimostra che non esiste la volontà sostanziale per affrontare con coraggio questa legittima richiesta che le categorie sollecitano.
Si usa l'escamotage del rinvio in Commissione, come se in questi anni il confronto in Commissione non ci fosse stato.
C'e il rifiuto della maggioranza socialcomunista e dell'Assessorato in particolare a far sì che l'Agenzia possa realizzarsi per favorire lo sviluppo del comparto attraverso una azione di indirizzo. Non esiste la volontà di far decollare questo strumento di partecipazione degli artigiani, non esiste la volontà di risolvere la domanda della categoria.
Una forza facente parte della maggioranza, il P.S.D.I." ha presentato una proposta analoga a quella della D.C. e del M.S.I. a testimonianza che è il "collante" di questa maggioranza.
Ci si chiede se la motivazione è strumentale o elettorale.
Aderiamo nostro malgrado all'ordine del giorno e nel votarlo diamo una ulteriore occasione alla Giunta perché sia puntuale ed attenta ai problemi della categoria non solo con dichiarazioni verbali, ma anche con fatti concreti.



CARAZZONI Nino

Riconfermo anch'io, e anch'io a malincuore, l'adesione all'ordine del giorno che è stato presentato e mi astengo, per una questione di stile non rispettata da altri colleghi, di abbandonarmi a considerazioni politiche pur riconoscendo una loro intrinseca validità, rinviandole al successivo momento, che è stabilito a 30 giorni da oggi. Penso che quella sarà la sede opportuna per verificare e per dire una parola definitiva sulle volontà a favore o contro le agenzie di sviluppo per l'artigianato.



MARCHESOTTI Domenico

Come ho gia avuto occasione di dire, votiamo a favore dell'ordine del giorno con maggiore impegno in questo momento anche se personalmente sono rammaricato e dispiaciuto e, se volete, anche addolorato per dover dire che apprezzo molto l'intervento del missino Carazzoni, mentre sono in condizione di dovere deplorare la scorrettezza del Consigliere Cerchio che ha fatto le dichiarazioni di merito che qui ha fatto. Questo non è tollerabile. Se concordiamo che si arriva ad una certa conclusione bisogna avere la serenità e la correttezza di ubbidire al proprio Capogruppo che accetta una conclusione, tra l'altro Cerchio ha firmato l'ordine del giorno con delle dichiarazioni di merito che meriterebbero una risposta; la risposta la daremo sia in Commissione che in Consiglio quando sarà l'occasione. E' chiaro che Cerchio si è posto il problema di dare alla Stampa la posizione della D.C. per incominciare subito la polemica. Devo dire che se la Stampa la usa è altrettanto scorretta in questa occasione.
Comunque noi non temiamo questa cosa.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Bruciamacchie.



BRUCIAMACCHIE Mario, Assessore all'artigianato

La Giunta non ha presentato nessun disegno di legge inerente l'Agenzia regionale di sviluppo per l'artigianato. Non siamo in presenza di iniziative legislative promesse dalla Giunta ma da alcuni Gruppi consiliari o alcuni Consiglieri Quando si chiama in causa la Giunta stessa attribuendole la non volontà di entrare nel merito di questi argomenti, si dice una cosa non vera, non rispondente a verità in quanto noi non ci siamo mai sottratti...



BRIZIO Gian Paolo

Chiedo a che titolo parla l'Assessore.



BRUCIAMACCHIE Mario, Assessore all'artigianato

Non me lo attribuisci tu il titolo. Sono stato chiamato in causa.



BRIZIO Gian Paolo

Dopo le dichiarazioni di voto non può parlare.



BRUCIAMACCHIE Mario, Assessore all'artigianato

Vorrei capire se di fronte alle considerazioni politiche che ha fatto il Consigliere Cerchio c'è il diritto mio di andare a fare qualche considerazione oppure no



BRIZIO Gian Paolo

Non ci facciamo deplorare da nessuno.



BRUCIAMACCHIE Mario, Assessore all'artigianato

Non deploro nessuno se costui non deplora un atteggiamento che non è mai stato mio, in quanto io sono sempre stato presente a tutte le riunioni della IV Commissione per l'esame del merito dei disegni di legge presentati dalla Giunta e da altre forze politiche e singoli Consiglieri regionali.A quelle riunioni che avevano per oggetto la discussione di merito delle proposte di legge presentate, mi sono sempre dichiarato disponibile ad entrare nel merito delle proposte avanzate. Non c'è assolutamente disimpegno da parte mia o della Giunta attorno a una problematica che merita discussione e che abbiamo affrontato con decisione e serietà quando abbiamo discusso il disegno di legge, diventato legge, il 14 dicembre ultimo scorso e riadottato ultimamente. Non accetto nel modo più assoluto valutazioni di ordine politico di questa natura, perché c'è un impegno molto preciso in termini legislativi e l'ultimo riferimento a cui questa mattina l'Assessore Tapparo ha fatto riferimento, la convenzione per l'apprendistato, sta a dimostrare che è un atto che va nella direzione precisa di affrontare i molti problemi della categoria in termini complessivi. Ci muoviamo in questa ottica e siamo disposti a partecipare ai lavori della IV Commissione, nei tempi stabiliti dall'ordine del giorno impegnandoci a confrontare le posizioni che vengono espresse nei disegni di legge ed a portare le nostre idee, convinti di essere fra l'altro portatori di una proposta molto più avanzata e non arretrata rispetto a quella avanzata fino a questo momento.



PRESIDENTE

Consigliere Brizio, è opportuno che si legga attentamente il regolamento; se non lo conosce glielo leggo io; all'art. 52 c'è scritto che la Giunta ha diritto di parola ogni volta che lo richiede. Mi attengo al Regolamento consiliare.



BRIZIO Gian Paolo

Chiedo la parola per fatto personale. Dico semplicemente che il collega Cerchio si è attenuto alle dichiarazioni del Gruppo. Il nostro è un giudizio severo su tutta questa vicenda nella quale si è giocato a rimpiattino. L'Assessore Bruciamacchie ha sostenuto sempre in Commissione di non volere l'agenzia, mentre qui quando è necessario il voto socialdemocratico, fa delle dichiarazioni possibiliste.
L'ora della verità verrà in Commissione.



MARCHINI Sergio

Registriamo con soddisfazione che si è sciolto il nodo del ritorno in Commissione nei termini piú corretti. In quella sede il nostro Gruppo si pronuncerà e darà tutta la collaborazione su un problema che è di grande delicatezza, qualunque sia la valutazione che si ritiene di dare su questo problema.
Sarebbe stato più opportuno che il nodo si fosse sciolto non in tempi come questi che certamente non sono quelli della serenità del giudizio, ma della strumentalizzazione della polemica per cui non ci scandalizzano le cose che abbiamo sentito anche perché fra poco ci auguriamo che altri non si scandalizzino di quello che diremo noi.



PRESIDENTE

Pongo in votazione per alzata di mano l'ordine del giorno.
E' approvato all'unanimità dei 40 Consiglieri presenti.


Argomento: Problemi generali - Problemi istituzionali - Rapporti con lo Stato:argomenti non sopra specificati

Esame ordine del giorno presentato dal Gruppo P.L.I., in merito al comunicato della Federazione di Torino del P.C.I. "Gli uomini del 2 marzo"


PRESIDENTE

Punto quinto all'ordine del giorno: "Esame ordine del giorno presentato dal Gruppo P.L.I., in merito al comunicato della Federazione di Torino del P.C.I. 'Gli uomini del 2 marzo'".
Vale il solito discorso per quanto riguarda i tempi a disposizione di ciascun Consigliere.
La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, mi auguro di utilizzare tutto il tempo che mi è stato messo a disposizione e di non superare i limiti Peraltro la complessità degli argomenti richiede una illustrazione tale che renderà stretti i 20 minuti.
L'illustrazione dell'ordine del giorno non puó prescindere da una breve considerazione sul contesto storico nel quale si è collocato.
Il 2 marzo dell'anno scorso un fatto traumatico interrompe la pax novelliana alla Città di Torino e alla Regione Piemonte.
Un trauma che travolge la società, le forze politiche, l'istituzione e dal quale si esce a Torino con una Giunta monocolore comunista che dobbiamo dire molto debole all'inizio e che si rafforza via via sul piano politico e della capacità proposta per un comportamento sempre più leale e corretto anche se politicamente sbagliato nei confronti della Giunta monocolore del sindaco Novelli.
Questa Giunta quindi che sembrava destinata a durare l'espace d'un matin si sviluppa e lavora. Questa è la situazione politica nella quale si e collocato lo scontro culturale e politico all'interno del P.C.I. che ha determinato la fine della maggioranza Novelli. Desidero sottolineare questo per dire che qui ognuno ha fatto la sua parte. I partiti di maggioranza sia pure commettendo un errore, hanno collaborato anzi hanno rafforzata la Giunta Novelli, i partiti di opposizione hanno fatto la loro parte, questa vicenda quindi si colloca in un momento della storia del PCI come forza politica di governo nel Piemonte ed a Torino.
Questi sono i fatti. Il documento è all'ordine del giorno e parte da 7 righe di un documento firmato dalla Federazione torinese del P.C.I. Esse recitano: Dietro questa offensiva contro la Giunta di sinistra e contro il P.C.I. ci sono "gli uomini del 2 marzo", cioé quel gruppo di potere che ha tentato di corrompere la vita dei partiti e delle amministrazioni che poi smascherato non ha mai digerito il comportamento chiaro e intransigente di Novelli e del P.C.I. contro ogni forma di corruzione per il risanamento della vita politica cittadina. Oggi gli uomini del 2 marzo tentano una nuova trama oscura ed irresponsabile utilizzando le dimissioni di Russo e di Cerabona sperando di fare dimettere la Giunta di sinistra.
La Giunta di sinistra è caduta e si è costituita.
E' stata chiamata, e ragioneremo anche su questo, la Giunta di Carnevale. Un documento che in primo luogo va respinto e successivamente va valutato. Va respinto perché a nostro modo di vedere è una ricostruzione inaccettabile che ci offende come uomini politici, come cittadini ed offende le istituzioni, e un atto che va respinto perché non ha alcun fondamento nella storia di questa vicenda. E' un atto intimidatorio Vorrei che il P.C.I. nell'intervento che svolgerà ci dica qual è il gruppo di potere che manovrava gli uomini del 2 marzo, se considerano il Capogruppo comunista al Consiglio comunale di Torino uno degli uomini utilizzato dal gruppo di potere, se considerano il Capogruppo alla Regione Piemonte, uno degli uomini governato da questo gruppo di potere.
Vorrei anche conoscere di questo gruppo di potere i nomi e cognomi o perlomeno che mi venissero descritte le loro stimmate, le loro caratteristiche somatiche visto che è stato smascherato. Visto che siamo a Carnevale vorrei sapere come sono fatti, se sono biondi, alti, ricciuti, se hanno i capelli bianchi, alta statura oppure no. Sono stati smascherati, ci dicano chi sono e dopo aver detto a noi chi sono i mandanti della vicenda del 2 marzo lo dicano alla pubblica opinione magari alle sedi interessate in questo momento a sapere qual è il gruppo di potere che attraverso il 2 marzo ha tentato di corrompere le istituzioni. Chiedo al P.C.I. di dirci chi sono, su che tipo di veicolo viaggiano. Quindi un documento che non ha fondamento nella realtà che è fantasioso, un documento che respingiamo perché ci coinvolge. E' un documento ancora una volta intimidatorio nelle sue conclusioni nei confronti delle altre forze politiche e della società in genere. Che, d'altra parte, la cultura del P.C.I. stia diventando questa l'abbiamo sentito in quest'aula quando il P.C.I. che è il quinto potere in Italia ha ordinato come comportarsi al quarto potere, cioè la stampa.
E' un documento che va valutato su due piani, quello della cultura politica e quello della politica in senso stretto. Per cultura politica intendiamo dire il substrato dell'azione comunista, interessa le istituzioni, le forze politiche, la valutazione ed il giudizio della cultura interna del P.C.I.? Lascio rispondere a Giuliano Ferrara che il P.C.I. lo conosce e che ha scritto sul "Corriere della Sera" che il comportamento del P.C.I. al proprio interno è molto interessante perché è normalmente il prologo di come si comporterà nella società. Siccome siamo molto attenti e molto interessati a quelli che potranno essere i comportamenti del P.C.I. nella società e nella nostra Regione in particolare, non possiamo evidentemente che riflettere sul significato e sul piano della cultura politica di questo documento per valutare le conseguenze che ne derivano.
Si riafferma l'immagine di questo partito diverso, assediato, ahimè! Quanto la cultura marxilista e leninista è presente ancora in questo ragionamento. La storia della Russia è stata condizionata dal complesso del Paese diverso, del paese assediato: evidentemente avete ereditato dal leninismo la cultura del Paese assediato e diverso. Non siete un Partito diverso, almeno sulle questioni sulle quali stiamo ragionando, perche' siete quanto meno nelle condizioni di tutti gli altri. Forse c'è qualche partito che potrebbe pensare di essere diverso. Noi non ci mettiamo tra quelli che si considerano diversi.
Il P.C.I. con questo momento si vuole di nuovo riproporre come il Partito dalle mani pulite. Non so se ci siano dei partiti con le mani sporche, però questo distingue il P.C.I. in Piemonte e nella città di Torino non può, allo stato dei fatti, farlo con tanta arroganza. C'e ancora un partito P.C.I. che si erge a tutore della società civile torinese nei confronti di forze oscure della reazione in agguato, la forza che qui viene chiamata "gruppo di potere" che attenta alle sue libertà ed ai suoi destini.
C'è la concezione dei rapporti con gli altri partiti di governo, che prima ho chiamato intimidatori, ma che il sindaco Cardetti della sinistra socialista ha qualificato come "rapporti tra guardie e ladri", in cui la maggioranza di sinistra al Comune di Torino era rappresentata da un gruppo di partiti, di cui alcuni dovevano fare sempre la parte delle guardie e gli altri la parte dei ladri; ciononostante si chiedeva di convivere in una maggioranza, prendendo atto che da una parte c'erano le guardie dall'altra i ladri. La verità sul piano della cultura politica è che tutto questo significa la sconfitta della linea Amendola nei confronti della linea operaistica all'interno del PCI e questo è un dato di grande rilievo che le forze politiche non possono considerare e mettere alla base dei loro ragionamenti anche futuri. Proprio Amendola ci diceva: "attenti a cosa viene da Torino", perché i segnali che vengono da Torino sono segnali che non si esauriscono all'interno della realtà torinese piemontese, ma che arrivano a livello nazionale.
Ha vinto la linea Fassino, ci sono state le vittime sul campo, le conosciamo tutti; non so se sono state vittime Ferrara e Vertone, non so se è stata una vittima il nostro ex Assessore Vecchione, certamente vittime della Vittoria operaistica sulla linea amendoliana sono Russo e Cerabona questo è fuor di dubbio.
Esaminato questo documento sul piano della cultura politica, deve essere ancora valutato, seppure brevemente nei termini che rimangono, sul piano politico. Che cosa significa questo documento? Questo documento significa il tentativo grossolano e rabbioso del P.C.I. attraverso un livello destinato a fomentare il malcontento e il sospetto popolare nei confronti delle istituzioni (e la Giunta di Torino è anche una istituzione non è soltanto un gruppo di rappresentanti di altri partiti, è anche il sindaco di Torino e il Governo della città di Torino).
Il Partito Comunista ha consumato definitivamente un errore, un fallimento, una sconfitta.
A chi pensa che io sia ripetitivo prego di attendere la fine di questo mio ragionamento.
L'errore c'é stato nel '75 quando il P.C.I. ha ritenuto che il rifiuto del centrosinistra, fosse la volontà di realizzare quella che potremmo chiamare a differenza di quella che c'é stata negli Stati Uniti, la grande alleanza per la non crescita.
Il rifiuto del centro sinistra a Torino è stato il rifiuto dei metodi dell'insufficienza del centro sinistra, non è stata una grande alleanza per la non crescita e quindi per la realizzazione della pax emiliana o della pax novelliana.
Il partito comunista non ha colto che c'era una domanda diversa, un modo diverso di condurre la cosa pubblica, ma non ha colto quel tipo di proposta alla società. Sui cancelli di Mirafiori Novelli e Berlinguer hanno constatato che la società civile non accettava di essere ingessata, che andava avanti e che non stava ai patti, che quindi cresceva, si diversificava, si innovava e ovviamente doveva scaricare sulla società le conseguenze, i pesi anche drammatici di questo processo.
Avete scoperto, improvvisamente, amici comunisti, che questa società non stava ai patti; voi avete assicurato la pace sociale, loro di questa pace sociale a un certo punto non sapevano cosa farsene, hanno scelto la loro filosofia che è quella della conflittualità sul piano imprenditoriale e non politico, hanno riaperto e riscoperto la loro voglia di essere protagonisti della vicenda e della battaglia imprenditoriale e qui si è rotta questa illusione, questo errore di valutazione del P.C.I.
C'è stato il fallimento di una proposta e la sconfitta, la sconfitta l'avete avuta a Torino con il P.S.I. e il P.S.D.I. i quali hanno dovuto constatare che non esiste con il P.C.I. di Torino (e noi in qualche misura sottolineiamo non in termini propositivi ma di esame questa valutazione) con questa dirigenza è difficile, non per il P.L.I. per il quale è impossibile, ma per altre forze politiche più disponibili a questo tipo di esperienze, collaborare con questo P.C.I., con questa dirigenza.
L'ha detto Cardetti in un intervento al Comune di Torino e mi sembra estremamente fondata questa valutazione.
Questa società ha rifiutato l'ingessatura, si è mossa ed ha provocato quella esigenza di innovazione, di trasformazione, di modernizzazione che la filosofia dell'ala vincente del vostro partito a Torino rifiuta integralmente al punto di cacciare Ferrara, di mettere non nelle migliori condizioni di impegno politico altri personaggi e di portare alla criminalizzazione Cerabona e Russo. Questa è la storia di questa vicenda alla quale sarà difficile sottrarsi.
Torino è il Piemonte, non è l' Emilia, Torino è la città più industrializzata d'Italia che conosce l'imprenditoria più attiva, più impegnata e più coraggiosa.
A questo punto mi aspetto l'obiezione del Capogruppo comunista il quale dirà che queste cose le ho dette nell'anno 79/80 ma che non si sono verificate.
Dico, purtroppo non si sono verificate, perché se la politica avesse capito che la politica è soprattutto il governo dei processi sociali e quindi se si fosse accettata la fisiologica necessità di un cambiamento di maggioranza che era una risposta a una domanda diversa della società probabilmente ci sarebbe stata una maggioranza diversa. Chi ha vinto in questo? Siamo sicuri veramente che sia stata una vittoria per la sinistra e per le istituzioni che questo non sia avvenuto? Mi chiedo se il processo di modernizzazione del Piemonte che ha comunque ottenuto la tecnologia più avanzata d'Italia sarebbe stato uno sforzo facilitato o reso più difficile da un governo diverso. Sul piano della questione morale nel recupero della dialettica politica che è soprattutto controllo dell'opposizione, un grande partito come il vostro che era veramente un partito diverso e che poteva dire senza ombra di dubbio e di smentita che era un partito dalle mani pulite, avrebbe potuto svolgere appieno il suo ruolo di controllo sulle istituzioni? A questo punto mi chiedo se il 2 marzo si sarebbe verificato qualora il P.C.I.
avesse accettato nel '75 il ruolo che la storia e la realtà gli imponeva che non era più quello di maggioranza, ma di opposizione.
Chiedo agli amici socialdemocratici e socialisti di riflettere sulla scelta che hanno fatto in Piemonte agli inizi degli anni '80 se quanto è avvenuto dopo non sia anche conseguenza dell'avere giocato più sul potere che sulla scelta politica. Gli argomenti sono questi: sono argomenti che abbiamo trattato in altre occasioni di dibattito.
Non è né cortese né corretto andare oltre il limite. Cosa si aspetta da questo dibattito il Gruppo liberale? Si aspetta che dalle forze politiche emerga un giudizio forte con cui si respinge il documento del P.C.I. inteso come diagnosi di un fenomeno, si respinge che dietro le nostre forze politiche, la maggioranza attuale di Torino, ci sia un gruppo di potere. Se c'è lo si descriva, e se è stato smascherato ci si mostri la sua fotografia.
Ci aspettiamo dalle forze politiche del Consiglio un rifiuto ad una interpretazione di questa vicenda che ci offende e che pregiudica le istituzioni.
Ci aspettiamo che le forze politiche presenti in Consiglio riflettano sul momento della cultura e della storia del P.C.I. che sono momento della cultura e della storia della nostra Regione e di noi stessi. Ci aspettiamo che il Consiglio regionale si interroghi sulla vicenda politica nel suo complesso.
Non intendiamo strumentalizzare niente e non intendiamo che la nostra iniziativa sia strumentalizzata. Valuteremo insieme ai colleghi Turbiglio e Gerini il livello di approfondimento di questo dibattito e di questa valutazione e sul livello di approfondimento e di valutazione della tematica che abbiamo sottoposto con il nostro ordine del giorno al vostro esame, ci riserviamo l'ipotesi di non insistere per la messa in voto dell'ordine del giorno.
Non è costume della mia forza politica pensare che la storia abbia accorciatoie o trabocchetti. La storia delle istituzioni e della società si misura sulle svolte democratiche che sono le elezioni e sui grandi processi. Questo non è un trabocchetto sulla strada della maggioranza, ma è un'insidia messa prima delle Termopili.
E' un momento di chiarezza che può anche non avere una conseguenza politica, anzi cercheremo di evitare che venga considerata una occasione con conseguenze politiche, ma deve avere delle conseguenze sul piano del costume e della cultura politica. Ribadisco la disponibilità mia e del mio Gruppo di valutare alla fine del dibattito l'opportunità di ritirare l'ordine del giorno per non mettere le forze politiche in condizione di doversi misurare su versanti diversi: la valutazione dei fatti e la valutazione di opportunità politiche immediate, un voto che potrebbe dividere i partiti della maggioranza. Ritengo che questo dibattito deve essere caratterizzato dalla più ampia libertà intellettuale e concettuale politica di espressione. Le forze liberali non sono aduse a giochi di bassa cucina, né li vogliamo utilizzare in questa situazione. Affidiamo i nostri progetti, le nostre ambizioni, i nostri programmi alla gente, ai cittadini che certamente su queste vicende hanno riflettuto e riflettono, su queste vicende scelgono e sceglieranno, su queste vicende decidono e decideranno il loro e il nostro futuro.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BENZI



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carazzoni.



CARAZZONI Nino

Signor Presidente, colleghi, il nostro sarà un intervento brevissimo durante il quale cercheremo di illustrare alcune considerazioni che riteniamo di dover fare approfittando di questa occasione.
Dobbiamo dire che esistono nella vita di un individuo delle giornate evidentemente segnate: noi, rappresentanti di una forza politica intransigentemente all'opposizione, abbiamo dovuto poco fa dichiararci non d'accordo con un tipo di dichiarazione fatta dal rappresentante democristiano e ora dobbiamo dichiararci ugualmente non d'accordo o poco d'accordo con il tipo di intervento svolto dal Consigliere liberale, le cui considerazioni peraltro non intendiamo contestare o sminuire nella loro validità politica, semplicemente per dire che è il tipo di intervento che ci lascia alquanto perplessi perché dobbiamo confessare di avere un certo imbarazzo nell'entrare in questa discussione sembrandoci che i modi del contendere, per dirla con lo stile dell'avv. Marchini, siano in verità alquanto deboli se non pretestuosi. Innescare una discussione, un dibattito politico, su di un comunicato stampa del P.C.I., tra l'altro riferito a fatti oggi anche superati del Comune di Torino, può significare l'introduzione in questa assemblea di una metodologia alquanto discutibile ed opinabile. Forse che adesso dovremmo discutere ogni manifesto, ogni volantino, ogni comunicato stampa di questo o di quel partito? Francamente non abbiamo compreso e non vogliamo pensare che sia stato usato come pretesto strumentalmente, il motivo che ha dato origine, che ha spinto il Gruppo liberale a questa presa di posizione. E' vero che l'ordine del giorno del Gruppo liberale dice che il comunicato stampa del P.C.I. deve essere riguardato con particolare attenzione perché colpisce l'immagine e la funzione stessa dei partiti. E' vero. Intendiamoci. Anche noi respingiamo la versione comunista specie là dove esalta il comportamento chiaro e fermo del sindaco Novelli o esalta la pretesa volontà moralizzatrice del P.C.I.; ma al tempo stesso non intendiamo spingerci più avanti nella difesa dei partiti. Non intendiamo spingerci più avanti in questa difesa, ma poiché siamo convinti, e l'abbiamo ripetuto più volte in quest'aula, che proprio il partitismo, meglio la partitocrazia, abbia favorito ed incrementato le scandalose vicende del 2 marzo. Non abbiamo mai detto che i partiti siano da sopprimere, ma da riformare sì, in modo da ridurre il loro strapotere, da limitarne la loro soffocante morsa, da attenuare il loro condizionamento sul cittadino. Ci sono responsabilità sul piano personale di quanto è accaduto? Certo, siamo d'accordo: ma, aggiungiamo noi, accanto a queste, vi sono responsabilità sul piano generale che derivano proprio dal clima partitocratico in cui sono accaduti i noti fatti. Lo scandalo delle tangenti e le sue successive interpretazioni l'abbiamo sempre giudicato da questo punto di vista, sotto questo profilo, partendo da questo ragionamento perché convinti che al di là delle colpe singole penalmente perseguibili, il male oscuro che soffoca il nostro sistema, che mina le istituzioni, debba venire individuato e colpito proprio nella partitocrazia.
Quanto al gruppo di potere di cui parla il comunicato stampa comunista vorremmo soltanto far notare che se un superpartito è mai esistito e forse esiste ancora, questo era il superpartito della corruzione e dell'intrallazzo, al quale facevano capo esponenti di primo piano e del P.S.I., della D.C. e, guarda caso, anche del P.C.I.: amministratori che fingevano di battersi in schieramenti opposti per le funzioni di minoranza e maggioranza, ma che nella realtà si ritrovavano prontamente uniti all'insegna dell'accordo sulla bustarella facile. Tutto questo non ha coinvolto i partiti, tutto questo non ha compromesso le istituzioni? Pu darsi. Certo però che li ha largamente screditati, accentuandone il distacco dall'opinione pubblica e facendo crescere nel cittadino il bisogno di chiarezza, di onestà, di pulizia morale.
Lo verificheremo tutti quanti il 12 maggio prossimo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bergoglio.



BERGOGLIO Emilia

E' abbastanza comprensibile che un partito cerchi una giustificazione che non sia penalizzante. La giustificazione data dal P.C.I. in quella circostanza è al di fuori della logica politica e trae spunto da presunte vendette e reazioni di gruppi di potere sparsi ovunque, nella Regione e nel Comune di Torino.
Questa interpretazione è già stata smentita dalla realtà di queste settimane, ma, siccome oggi ne discutiamo, è bene fare qualche riflessione non tanto per stigmatizzare il comunicato del P.C.I. che può dire tutto quello che crede, nel rispetto evidentemente delle regole del gioco democratico, quanto per fare una analisi serena dei fatti nel rispetto della verità.
Dopo 10 anni di amministrazione di sinistra al Comune di Torino si pu dire che quella maggioranza è partita su basi programmatiche e politiche ma poi via via nel corso del tempo la sua validità si è deteriorata.
Qui sta la chiave di lettura: si è deteriorata vuoi per fatti di non corretta amministrazione, quindi ribaltando il concetto delle "mani pulite", vuoi per disattenzioni programmatiche, vuoi per mancata realizzazione di punti chiave del programma.
Tutto questo non perché altri tramavano alla spalle, ma perch all'interno della stessa maggioranza e dei partiti che la componevano c'erano sostanziali divergenze politiche sui modi e sui tempi per come portare avanti le linee.
Questi sono i fatti e voglio citare qualche esempio. All'indomani dell'apertura della crisi si disse che mai era stato manifestato dissenso sulla politica della casa, ma si disse una cosa falsa perché all'interno del Consiglio comunale, si era dibattuta, qualche settimana prima, proprio questa questione sulla base di una apertura culturale comparsa su un giornale di una certa area all'interno della maggioranza.
E' strano ed artificioso reagire alle conseguenze di questi dissensi pubblicamente manifestati, da parte di singole persone che hanno ritenuto opportuno nella loro autonomia e nella loro legittima convinzione di trarre delle conclusioni.
Il nodo centrale è che c'è stata una precisa accusa su una disattenzione su un programma non realizzato nell'ambito della casa.
Sulla politica dei trasporti da 10 anni assistiamo a progettazioni che smentiscono quelle precedenti, a spese di centinaia di miliardi per comperare tram e per spostare le rotaie (credo sia un caso unico in Italia e nel mondo) per tornare poi all'ipotesi di linea metropolitana che non è che la stessa ipotizzata dall'amministrazione di centro sinistra uscita nel 1975.
Questo é un fatto politico.
Credo allora che sia doveroso dare atto ai partiti che compongono la maggioranza al Comune dì Torino di una scelta realistica e coraggiosa del P.S.I. che ha saputo su un fatto politico e programmatico cambiare strada.
Se vogliamo fare un esame esemplificativo sulle realizzazioni e sulle ipotesi di realizzazione delle amministrazione di questi ultimi anni dobbiamo fare dei rilievi sulle scelte fatte.
Torino vive una crisi di case e di lavoro Le fabbriche si sono svuotate e si sono.trasferite riducendo le loro dimensioni. Manca un disegno urbanistico che non c'è, il sistema di trasporti presenta parecchi difetti, il sistema sanitario è carente come abbiamo detto più volte. Le realizzazioni compiute in questi anni non sono state altro che servizi di dubbia efficienza o di dubbia esigenza magazzini centralizzati, centri di calcolo, piste ciclabili, il palazzo degli stemmi sono esempi non soltanto di una amministrazione discutibile sulla quale la Magistratura darà una indicazione definitiva, ma sono esempi di scelte politiche non corrette, sono esempi di una linea politica e programmatici che non risponde ai bisogni reali della città.
L'amministrazione che si è ricreata avrà un periodo relativamente breve di fronte a sé non sarà certamente in grado di operare se non su alcuni punti essenziali, certo non si potrà imputare a questa amministrazione la colpa di non aver risolto il problema dei trasporti o della casa o del mancato piano regolatore.
Dobbiamo avere una visione di prospettiva di sviluppo della città nella quale anche la Regione ha qualcosa da dire. Non è la prima volta che in quest'aula solleviamo il problema dell'incapacità di governo nei processi di sviluppo della Regione, Torino compresa, ed abbiamo più volte sottolineato l'esigenza di una iniziativa sull'intero territorio regionale.
Quanto riguarda il Comune di Torino è sempre stato stralciato. Questi problemi li abbiamo sollevati in questa e in altre sedi. In questa occasione è il caso di risottolineare che non è basandosi sugli scandali che si può far credito della crisi politica. Oltre che riduttivo sarebbe anche scorretto. C'è il terreno per un dibattito e per un confronto. Poche cose vanno impostate e vanno nella indicazione precisa dell'utilizzo delle risorse a sostegno delle classi povere, deboli e in difficoltà.
Se così non sarà continueremo ad assistere passivamente ai crolli qua e là nella città, non soltanto dei partiti o di forze politiche e non soltanto di case, ma di capacità politica complessiva.
Ricordo che l'ultimo palazzo crollato era compreso in uno dei sei piani particolareggiati di recupero e di riuso del centro storico che l'amministrazione guidata dal collega Picco, allora Sindaco, aveva lasciato nel 1975. Il segnale era stato dato nel 1975, nel 1985 il Palazzo è crollato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

In effetti in questo dibattito non so di cosa discutiamo. Non so se discutiamo della linea del P.C.I., del suo presunto operaismo imperante che prevarrebbe sulla linea amendoliana (che peraltro credo che il collega Marchini sa bene, contrasterebbe in modo evidente con i titoli dei giornali rispetto ai quali c'è un P.C.I. che sempre di più guarda alla socialdemocrazia tedesca), non so se discutiamo della nuova Giunta di Torino e non so se discutiamo della legittimità di un partito a fare un volantino o un manifesto.
Francamente non credo che sia un buon servizio alle istituzioni annacquare o tentare di annacquare la gravità di quello che è successo a Torino.
Mi sembra che il gioco al ribasso non giovi alle istituzioni. Non so se a Torino c'era un gruppo di potere, è certo che a Torino sono successi dei fatti gravissimi ed è emerso in alcuni settori, per fortuna marginali, una concezione della politica e dell'uso delle istituzioni come occasione di occupazione del potere ed occasione per fare dei buoni affari al proprio servizio più che al servizio della società.
Questo va riaffermato con forza perché altrimenti daremmo un segnale alla società assolutamente falso e inadeguato. Credo che si sia fatto un grande errore in questo periodo a Torino; il non aver tenuto le elezioni subito dopo la vicenda del 2 marzo.
Quella vicenda ha posto la questione del rapporto tra le istituzioni chi governa e la società ed il problema di come si può partecipare al governo della società, con quali canali e quali strumenti.
Marchini ha sostenuto l'inadeguatezza della Giunta di sinistra a governare i processi in atto, ma ha omesso di dire che l'uso delle tecnologie ha prodotto a Torino i livelli di disoccupazione più alti da molti decenni a questa parte ed ha prodotto a Torino il livello di disoccupazione tra i più alti a livello nazionale.
Teorizzava l'inadeguatezza della Giunta di sinistra a governare questa fase storica. Penso che la legittimità ad una amministrazione derivi non dall'ampiezza delle maggioranze ma dalla capacità di risposta a problemi reali e a Torino di problemi ce ne sono tanti.
La Giunta Novelli non c'é più, c'è una Giunta pentapartito. Io uomo della strada mi aspettavo che questa maggioranza fosse in grado di delineare un asse culturale programmatico alternativo a quello della Giunta Novelli per affrontare i problemi di Torino.
Invece l'atto al quale abbiamo assistito in questi giorni è stata la rissa sul sindaco che ci sarà dopo il 12 maggio. Francamente l'immagine che date è quella di persone assetate, in questo caso, sì, di potere, che al momento in cui trovano una tinozza di acqua si precipitano a bere, ma nella confusione che fanno, rovesciano la tinozza e nessuno beve.
Credo che questo sia l'elemento che più di tutti delegittima la nuova maggioranza di Torino.



PETRINI LUIGI



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE PETRINI

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Francamente ero tentato, quando il Presidente ha chiesto se nessun altro voleva parlare, di fare quello che sarebbe logico in queste circostanze, appunto non parlare visto che il modo con cui l'argomento è stato introdotto e le motivazioni che sono state portate mi trovano in radicale disaccordo, non perché sia stato attaccato il nostro partito, non è la prima volta che capita, anzi mi pare che più avanti andiamo verso la campagna elettorale, maggiori sono le occasioni per attaccare il nostro partito.
Non è certo questa la preoccupazione.
L'oggetto del dibattito è strano; l'assemblea legislativa regionale, di cui si reclama il rilancio, dignità e centralità istituzionale si trova a discutere di un volantino di un partito.
In questi giorni stanno apparendo sui giornali tanti fatti che attengono a questa dimensione, volantini, polemiche politiche, ma non mi è venuta neanche un momento la tentazione, anche per questione di stile, di portarle con l'arma della ritorsione in questa sede.
Sono fatti che attengono ai partiti e che quando si fanno entrare a forza dentro le istituzioni ottengono l'esatto risultato di squalificarle e di degradarle. Caso mai l'unica cosa che si potrebbe trarre è che i volantini del P.C.I. dimostrano che essendo gli unici che vengono portati con una novità assoluta dimostrano che la questione comunista, la presenza del nostro partito è davvero importante nel bene e nel male.
Il mio intervento sarà molto breve, anche se la tentazione in questi casi è di farsi trascinare dal fatto che si urla, si alza la voce. Ci viene proposto di fare una cosa che tutto sommato non dovremmo fare. Non mi sembra giusto, in realtà, sotto questa iniziativa, si celano elementi non molto comprensibili.
Sarà perché ho un concetto della democrazia pieno e vero.
Credo che l'alternanza delle maggioranze e delle Giunte sia la fisiologia della democrazia. Non credo che si debba avere la sindrome catastrofica e del vedovismo. Sono fatti politici, i fatti politici possono anche avere origini molto spurie, non proprie.
Questo rancore, questo spirito di rivincita covato dentro che cosa cela? In realtà nella vicenda politica le passioni sono forti, gli interessi da tutelare nelle aree di insediamento sociale rilevanti.
Detto questo, la politica vive e soprattutto si alimenta se è elemento attivo, elemento che porta a obiettivi di fondo, di trasformazione, entro i quali la battaglia e lo scontro politico ampi e forti, non debbono lasciare spazio a questi errori.
Considero questo un errore anche delle collocazioni in sintonia con questo nel dibattito.
L'occasione in fondo per prendere per la coda come un cascame in fine di mattinata un po' del nostro tempo di questa assemblea per riuscire a parlare, peraltro in maniera incompleta, visto che non siamo nella sede propria di Torino, di qualche cosa di questi anni.
Allora su questo terreno non credo di dover scendere. Voglio solo fare due annotazioni e poi chiudo.
La prima è di metodo. L'ordine del giorno presentato il cui significato viene corposamente e retoricamente agitato, viene ora rato.
Su cosa discutiamo allora?



MARCHINI Sergio

Non è stato ritirato.



BONTEMPI Rinaldo

L'analisi che il nostro partito ha compiuto, al di là del volantino, ha avuto il senso di una vera discussione al nostro interno sulla politica che è in un momento di stallo preoccupante qui e nel Paese.
Noi non ci sentiamo alieni da responsabilità e proprio per questo abbiamo avviato una discussione sul modo di riformare la politica, di ridefinire i ruoli delle istituzioni e della loro centralità, quindi il modo anche di battere i rischi che tradizionalmente stanno alle spalle della politica, quelli di aggregazione di consistenti gruppi di potere che svuotano di significato la rappresentanza elettiva. Su questo terreno, che non riteniamo esclusivamente nostro, ma di interlocutori attendibili anche nelle altre forze politiche, non contiamo l' operazione che ci viene addebitata di essere prepotenti e presupponenti.
Riteniamo che le forze sane siano diffuse anche nella società, poi traiamo anche le conclusioni. Quando si sostengono queste cose e si tenta di lavorare con forza su questi obiettivi, giusti interrogativi si pongono i vari individui i vari personaggi, poi vengono addirittura aggirati al contrario per fare un po' di polemica politica. Allora le cose non tornano più.
Non possiamo negare che quando ci parliamo nei corridoi, quando ci parliamo in sedi in cui non c'é il microfono davanti, molti di noi sostengono di essere fortemente preoccupati della degenerazione della vita politica e ne vedono a volte con lucidità le implicazioni che non sono solo quelle dei procedimenti penali, ma quelle di uno sfasamento di fondo del confronto, della battaglia sulle idee, sui contenuti e sugli interessi politicamente tutelati.
Solo la sceneggiata e dentro ci sono riserve, altre idee. Se ci sono è bene tirarle fuori, gioverebbe a tutti e gioverebbe anche ricordarsi di un'altra cosa.
Stiamo attenti. Non è solo questione di stile o di classe, è questione di sostanza. Giocare in casa degli altri partiti, è una cosa non giusta. Si ritiene a volte che la scorciatoia politica non sia la battaglia delle idee ma quella di fare la distinzione tra i buoni ed i cattivi.
Su questo piano le tentazioni rischiano di essere forti, le "nomenclature" esistono anche nel P.L.I. ma non mi permetto di farle, sono cose che vanno lasciate a quel partito e caso mai ai movimenti che si producono per effetto di un dibattito politico sui contenuti e sulle prospettive. Se questo vale in linea generale vale tanto di più per noi oggi.
Proprio nel momento in cui andiamo alle elezioni e intendiamo con pezzi che forse sembrano affievolirsi di speranza di ricostituire condizioni più avanzate nella vita politica torinese, di istituzioni più capaci e dignitose, dato che noi abbiamo forte questo obiettivo, credo che non sia solo nostro, men che meno vale la regola nei confronti del P.C.I. di giocarci in casa. Ho avuto modo di sentire qualche accenno. Noi facciamo tesoro come sempre della vivacità di un dibattito e non siamo sordi al dibattito da qualsiasi parte provenga, ma siamo netti, fermi e leggermente infastiditi che si possa pensare tranquillamente di potere dare la patente dei buoni a quelli che poi vedi caso non si sa chi siano, ma potrebbero favorire lo stagnare del dibattito, e quella di cattivi a quelli come noi che ritengono di proporre con nettezza una riflessione, una linea e qualche elemento di rigidità, una rigidità però che riteniamo non debba essere il patrimonio concusso di un solo partito.
Credo che nelle piazze e nei comizi avremo modo di parlare; sono molto interessato ed attento a quello che mi pare un fenomeno politico di rilievo che è quello di cui parlava anche Montefalchesi: il fatto che non si deve disprezzare nessuno, neanche le Giunte che nascono come è nata questa di Torino. Certo, quando nascono così, è legittimo avere per esempio il dubbio di pesanti ipoteche che auguriamo le elezioni possano nettamente schiarire e in una certa direzione.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE PETRINI

La parola al Consigliere Moretti.



MORETTI Michele

Poiché la proposta Marchini non è stata respinta dalla Conferenza dei Capigruppo e poiché è all'ordine del giorno é doveroso rispondere ad alcune domande che il Consigliere Marchini ha posto.
Concordo con i colleghi di evitare di discutere su problemi di altre istituzioni nell' ambito dell'assemblea regionale. Parto da quanto affermava il collega Bergoglio. Non credo che dobbiamo qui sviluppare una critica nei confronti dell'amministrazione comunale di Torino, se così fosse potremmo anche parlare delle amministrazioni di Cirié e di altri Comuni.
Questi problemi si discutono nel Comune di Torino e nel Comune di Cirié.
Più volte discutiamo dell'autonomia della scelta di un governo centrale, della scelta dei governi locali, ed avviene il contrario.
In quest'aula ho rispettato una decisione del mio partito presa a livello regionale. Non c'è nessuna inversione da parte del sottoscritto anche se a volte viene indicato come appartenente alla corrente di sinistra. Ho una responsabilità di partito e rispetto le decisioni.
Più delle volte, in politica si fanno dichiarazioni a caldo e chi ha esperienza sa che con il passare dei giorni l'essere intempestivi ed affrettati può essere anche corretto.
E' un problema delicato di fantapolitica. Tutto si riporta al 2 marzo ma sul 2 marzo deve decidere la Magistratura e, per una parte, ha già deciso, per un'altra parte sta decidendo e attendiamo. In un primo tempo si è indicato il P.S.I. come il partito maggiormente responsabile. Non vado a individuare chi ha più o meno responsabilità. Le responsabilità toccano molti partiti in questa vicenda e non entro nel merito. Devo una risposta.
Se a livello comunale c'è stata una scelta politica questa non è legata alla questione del 2 marzo. Ci sono problemi politici che molte volte bisogna affrontare, discutere e decidere.
Ho detto che non affronterò questo problema, ormai le decisioni sono state prese a livello comunale.
Sono problemi politici da approfondire ma avremo occasione di farlo attraverso un dibattito sulle future maggioranze delle amministrazioni locali.
Respingo l'accusa che la Giunta di sinistra è stata una scelta di potere. E' stata una scelta politica impostata sui programmi, c'é stata una diversa posizione politica del mio partito nel 1980 quando si è allargato il discorso politico ad altre forze democratiche, al P.S.D.I.
Chiedo scusa ai compagni comunisti se affermo la posizione del mio partito: noi non discriminiamo se per ragioni politiche questa scelta è ideologica e la rispettiamo.
Questo e anche il nostro modo di fare politica nell'ambito della sinistra. Crediamo comunque che il discorso debba essere sviluppato in termini di posizioni diversificate avendo ben chiara quella che deve essere l'ampiezza della sinistra nel nostro Paese.
Quanto poi alle prospettive politiche future da parte dei partiti facenti parte del Consiglio regionale la nostra decisione non è esaurita.
Al teatro Alfieri ha tenuto un comizio il vice segretario del mio partito. Era un comizio affollatissimo e questo ci dimostra un recupero della nostra posizione politica.
Noi crediamo alla nostra funzione, che non è esaurita né si esaurirà perché siamo convinti che la Regione ed il Comune abbiano bisogno dell'apporto politico del P.S.I.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE PETRINI

La parola al Consigliere Vetrino.



VETRINO Bianca

Prima di addentrarmi in un intervento che peraltro sarai brevissimo vorrei fare una questione di forma alla Presidenza e prego i colleghi di non ritorcermi contro questa osservazione essendo io membro dell' Ufficio di Presidenza. Penso che un membro dell'Ufficio di Presidenza non possa essere reso responsabile di tutti gli atti. Ho trovato strano ed improprio che un volantino di un partito venisse allegato come documentazione all'ordine del giorno presentato dal P.L.I. L'ordine del giorno del P.L.I.
era ampiamente esplicativo, riportava quei passi del documento che i colleghi del P.L.I. ritenevano degni di considerazione all'interno del Consiglio regionale.
Il volantino non l'ho letto anche perché questi volantini sono ciclostilati sempre nelle sedi dei partiti in modo molto embrionale e quando vengono fotocopiati sono addirittura illeggibili. Ho certamente letto l'ordine del giorno del P.L.I. con particolare attenzione, quindi è alla sostanza di questo documento che intendo attenermi.
Intanto, l'ordine del giorno, venendo discusso un mese dopo dalla data di emissione, non può più avere quella immediatezza di valutazione politica che sappiamo quanto è importante nell'azione politica. Ha il vantaggio di essere valutato a freddo, in una evoluzione di fatti, di atteggiamenti, di comportamenti, di azioni politiche. Non dimentichiamo che dopo il 16 gennaio si è verificata a livello politico una svolta storica nella nostra città, una svolta che qualcuno riteneva impossibile, che tuttavia è avvenuta: l'ineluttabilità della Giunta di sinistra, l'ineluttabilità di un sindaco carismatico come è stato Novelli e si sono verificate le condizioni politiche perché anche un'altra maggioranza avesse titolo, udienza e legittimità nel capoluogo della. Regione Piemonte. Questa Giunta è nata con un protagonismo di quelle forze laiche che in Piemonte non sono maggioranza, ma che sono destinate ad assumere un maggior ruolo per rompere qui a Torino, come nel Piemonte, quel bipolarismo determinato dalla D.C. e dal P.C.I. che sappiamo tanti guai e tante incertezze ha provocato nell'azione politica di questi anni, per l'imperfezione della nostra democrazia.
L'on. Forlani, ha recentemente affermato che un indebolimento elettorale della D.C. a favore dei partiti laici apre la strada all'alternativa di sinistra. Ho l'impressione che l'on. Forlani non ha seguito con attenzione le vicende piemontesi.
Al processo del quale ormai da due anni si parla, alcuni democristiani imputati per illeciti con le ex maggioranze di sinistra, hanno fornito delle tesi apparentemente originali sul ruolo delle opposizioni, hanno sostenuto che rubare è possibile, per mettere in difficoltà una maggioranza e che ci sono diversi modi di sostenere una opposizione. Vorrei lasciare stare atti che competono alla Magistratura, credo invece che vada rilevato questo fatto in un momento di dibattito impegnato come questo.
Si è necessariamente andati a riparlare dello scandalo delle tangenti e di tutto quello che c'é dietro.
La storia metterà in evidenza che, al di là dello scandalo delle tangenti, questo scandalo ha rilevato una peculiarità e cioè che nello scandalo sono contemporaneamente coinvolti i partiti della maggioranza, ma anche il maggior partito dell'opposizione. Questo fatto non va sottovalutato, non va sottaciuto perché dimostra che in questo Paese anche alcune regole fondamentali del gioco democratico non sono più delle regole.
Detto questo, l'ordine del giorno del collega Marchini credo avesse un'ambizione che soltanto in parte è stata soddisfatta e cioé che, puntando sulla questione morale, intendesse definire quelle che possono essere valutate le responsabilità degli uomini e quelle che sono le responsabilità dei partiti per i comportamenti dei loro uomini nelle istituzioni.
Le responsabilità degli uomini verranno valutate nella sede giusta che è la Magistratura e non si può non nascondere che comunque le responsabilità di quegli uomini ricadono sulle responsabilità dei partiti.
Su "Repubblica", il prof. Giovanni Ferrara si chiede, in calce a tutte le vicende torinesi, se sia giusto per un partito nel momento in cui si è stabilito un accordo politico-programmatico, porre delle questioni sugli uomini. Egli dice che ci sono ormai nei rapporti politici delle situazioni acclarate e definite rispetto alle quali è vietato che un partito metta il naso negli affari di un altro ed i partiti non possono fare questioni di persone.
Se è vero che ci sono delle caratteristiche deontologiche di comportamento, riguardanti l'onestà, la correttezza amministrativa, il disinteresse personale, il rigore morale, che sono valori di riferimento per tutti in una società democratica e civile, e che queste regole diventano irrinunciabili per qualsiasi persona che si proponga a funzione di rappresentanza pubblica, devo dire che quello che dice Ferrara e cio che si possa attivare questo controllo reciproco, debba diventare un fatto di normalità nella vita politica.
D'altra parte abbiamo approvato la legge sulle nomine che si fonda su questa verifica, cioè che le compatibilità professionali siano sempre un tutt'uno con le compatibilità, morali.
La nostra legge sulle nomine non è la sola che possa introdurre elementi di moralizzazione della vita pubblica; l'ho detto nella relazione illustrativa, non basta avere una legge, la legge è solo un primo passo per qualificare la vita pubblica; è necessario che i partiti adottino al loro interno precise regole nei momenti fondamentali delle scelte dei candidati dei dirigenti, di partito e di talune nomine.
Oggi è indispensabile ripulire i partiti, per far sì che i partiti applichino precise regole di vita interna.
Non è possibile farlo per legge, ma l'attenzione dell'opinione pubblica sulla questione morale costituisce una tensione sufficiente affinché questa moralizzazione politica avvenga.
L'altra moralizzazione la lasciamo alla Magistratura.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE PETRINI

La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

Credo che l'ordine del giorno liberale abbia il pregio di non far passare sotto silenzio l'importante svolta politica avvenuta nella Città di Torino, fatto politico di grande rilievo.
Abbiamo da tempo espresso in quest'aula e in ogni occasione, la sensazione, anzi, la convinzione di vivere una fase di logoramento pesante delle Giunte di sinistra.
La caduta del monocolore Novelli e l'avvento in extremis di una maggioranza pentapartito a Torino ci dà finalmente ragione proprio quando ormai sembrava assodato che più nulla dovesse accadere ed ogni novità non potesse aver luogo che dopo il 12 maggio.
La crisi della Giunta di sinistra si manifesta paradossalmente per prima proprio nel capoluogo piemontese, laddove il P.C.I. è più forte, dove ha raggiunto il maggior consenso elettorale e dove ha espresso una leadership popolare.
Non si tratta soltanto di un boomerang del 2 marzo 1983 ma dell'emergere grave della contraddizione del centralismo comunista, proprio quando il partito tende a identificarsi con il governo della città, a conseguire quindi il monopolio del potere.
Ci si è lamentati che la presenza di Novelli abbia pesato come un macigno sulla vicenda, senza comprendere da un lato che la sensazione del complotto intorno ai fatti del 2 marzo c'è stata e dall'altro che la responsabilità politica non può in ogni caso non essere assunta da chi ha l'onere e l'onore della guida dell'amministrazione.
Tra le ragioni che hanno salvato la maggioranza di sinistra in Regione noi annoveriamo anche il cambio della guida di governo con l'accantonamento di Enrietti e il rilancio di Viglione.
Si è trattato di un'abile mossa politica, di una presa d'atto delle responsabilità politiche e di governo, che il P.C.I. non ha voluto seguire a Torino, sia per l'orgoglio della forza, sia per non perdere la rendita elettorale del personaggi Novelli abilmente costruito dalla propria macchina organizzativa e dalla critica superficiale, sostegno di tanta parte della stampa.
Vi erano dunque in Regione, tutte le condizioni per un cambio della maggioranza, assai più che in Comune, da quelle numeriche a quelle programmatiche, ma un atteggiamento comunista apparentemente meno egemone ha allentato le tensioni, assorbito i contraccolpi, contenuto le contraddizioni, mentre l'appagante pieno di potere delle altre forze della maggioranza, ha contribuito ad una insperata stabilità della forma. Certo il P.C.I., ha pagato il salvataggio della Giunta di sinistra in Regione più che sul terreno dei contenuti dove, con buona pace degli alleati, ha spesso condotto tutto intero il gioco della maggioranza, su quello dei comportamenti politici.
Gli eventi di oggi mostrano con ogni evidenza che è stato clamoroso l'errore politico compiuto dai repubblicani quando nel 1984 hanno fatto saltare la prima proposta di pentapartito a Torino con la richiesta di una contemporanea analoga soluzione in Regione. E' lecito supporre che sarebbe allora, probabilmente passato un sindaco laico, ma soprattutto che la svolta avrebbe entro breve termine creato le condizioni per un cambio anche in Regione.
Si sarebbe così giunti alla scadenza del 12 maggio con un cambio più largo e consolidato, in ben altre condizioni per la consultazione elettorale e soprattutto per il dopo consultazione elettorale.
Anche in extremis, tuttavia, il cambio di maggioranza in Torino è importante, soprattutto come segnale, come indicazione di una possibilità di mutamento ritenuta in larga misura non realistica da una parte non trascurabile di opinione pubblica, come risposta in positivo ad una latente rassegnazione.
Si può tornare a sperare che il Piemonte possa evitare la definitiva classificazione di Regione rossa, monopolizzata e guidata come l'Emilia da un Partito comunista peraltro assai diverso, anzi, pogeniale al Piemonte al modo di concepire il lavoro e la responsabilità personale dei suoi abitanti, all'innovazione tecnologica ed organizzativa che è via obbligata per lo sviluppo della sua struttura produttiva.
Noi abbiamo la sensazione che il P.C.I. senta che la stagione delle Giunte rosse corre un rischio di esaurimento reale, che l'alternativa di sinistra non appare agevole e tenta quindi un'azione a tutto campo passando con le recenti ipotesi a guardare anche la D.C. consapevole di avere con le europee conseguito un sorpasso che se confermato potrebbe costituire leva per evitare il rischio di isolamento.
La nostra posizione è diversa; vi sono dunque le condizioni generali perché la svolta del Comune di Torino si allarghi alla Regione e si possa avviare con una maggioranza diversa da quella politica di più largo respiro necessaria per creare e cogliere le opportunità di ripresa, per far uscire Torino e il Piemonte da un declino che è apparso recentemente irreversibile, ma occorre allora che alla caduta sui fatti della Giunta di sinistra si unisca la caduta di consenso. Questo sarà un discorso che andremo a verificare il 12 maggio. Si allarghi e si consolidi nella base l'opinione dell'utilità e della necessità della svolta in atto. Il 12 maggio andremo a verificare se vi è la possibilità di questa svolta. Debbo dire qualcosa ancora rispetto all'intervento della collega Vetrino.
Riteniamo che abbia ben ragione l'on. Forlani. Intanto, per quanto attiene alle dichiarazioni presunte dei nostri ex colleghi di partito incriminati nel processo del 2 marzo, avendo letto con grande attenzione tutti i resoconti stenografici dati dalla stampa, non ho trovato le dichiarazioni che Bianca Vetrino attribuisce loro. Non le ritengo oggettivamente n possibili né fondate, sono comunque dichiarazioni che riguardano comportamenti personali in ordine ai quali non voglio esprimermi.
Voglio invece rilevare che è necessaria una affermazione delle forze del pentapartito per confermare questa svolta e che non è meno necessario che all'interno dell'arca del pentapartito si rafforzi la D.C., come dice l'on. Forlani, perché un'alleanza a cinque non vive senza un partito forte che costituisca l'ossatura della maggioranza, il polo aggregante e il punto di riferimento per la necessaria sintesi operativa e politica. La forza della D.C. è anche una garanzia contro quelle tentazioni di pendolarismo che hanno interessato recentemente non solo l'area socialista ma anche talvolta con molta spregiudicatezza l'area laica.
Siamo convinti che la forza della D.C. è ancora garanzia per la svolta che può essere confermata dal risultato del 12 maggio.
Certo, Torino vive una crisi molto grave. Sul giornale "La Repubblica" nell'articolo di Bocca si legge: "Povera Torino, decaduta che muore alle 8 di sera". Ci sono poi alcuni passaggi importanti: "Dalla Barriera di Milano a quella di Nizza la vecchia città per quanto è lunga, sta disfacendosi. Vi riconosco invecchiata, deturpata, la bella città che conobbi studente degli anni '40, le stesse strade, stesse piazze, stesse case, stesse edicole di giornali, tutto come allora, ma tutto a pezzi una grande città a consumo".
Poi Giorgio Bocca, che non è mai stato tenero con la D.C., che anzi ha un atavico e viscerale livore nei nostri confronti, dice nel passo finale: "malgrado questo sfacelo, Novelli sarebbe stato migliore degli altri amministratori".
C'è una concordanza perfetta in queste conclusioni. La nostra opinione sull'ordine del giorno. Non sappiamo se c'è o non c'è stato un gruppo di potere. Diciamo che a nostro avviso non si tratta di un gruppo di potere alla base dei fatti del 2 marzo e che soprattutto congiura contro la Giunta di sinistra in Comune. La Giunta di sinistra è caduta per le ragioni che ha indicato, ed è quella in atto una svolta politica perché la Giunta è caduta sul terreno dell'efficienza, dell'operatività, dei rapporti politici.
Se non c'e stato un gruppo di potere, c'è stata però una certa filosofia del potere congeniale alle Giunte di sinistra che hanno operato per impossessarsi della società. Questo elemento è percepito dalla popolazione, è l'elemento che ci fa sperare che questa svolta trovi veramente nel consenso la possibilità di realizzarsi e rafforzarsi.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE PETRINI

La parola al Consigliere Turbiglio.



TURBIGLIO Antonio

Dopo avere sentito questo dibattito vorrei sottolineare che l'ordine del giorno non è l'ordine del giorno di Marchini, ma è l'ordine del giorno del P.L.I. Vorrei anche contrastare diverse dichiarazioni che sono state fatte in particolare da parte del Consigliere Bontempi. Non è questo un ordine del giorno strumentale e non è un ordine del giorno che declassi questo Consiglio regionale.
Mai forse come in questo momento il P.L.I. può dare un significato alla stessa nostra presenza, un significato di altissima importanza. Sono successi dei fatti che hanno interessato tutta la cittadinanza. Non si tratta di indicare colpevolezze, deviazioni, questioni che si riflettono sulla Magistratura.
Siamo per dare un'impressione che anche in Consiglio regionale, da parte di tutte le forze politiche, c'è l'intenzione di porre chiarezza nei fatti.
Se c'è stato qualche tono di voce troppo alto non è perché ci siano delle intenzioni di sopraffazione, ci sono soltanto delle intenzioni e il tono di voce è stato indicatore soltanto di quello che tormenta noi in questi banchi ma che sta tormentando molto di più la cittadinanza piemontese che si trova disorientata di fronte a quello che è accaduto. La caduta di una Giunta, i fatti del 2 marzo, non sono colpevolizzanti per nessun partito, sono questioni successe che vorremmo non succedessero più.
Parlarne in Consiglio regionale non è perdere tempo come qualcuno ha detto.
E' un momento di grande responsabilità e io a nome del P.L.I. voglio rivendicare l'autorevolezza di questa nostra posizione che non può essere naturalmente messa ed indicata come posizione di parte, ma come posizione di un partito che non è coinvolto nei fatti successi e che vuole introdursi per porre maggiore chiarezza sotto il senso politico, sotto il senso reale e sotto il senso di realizzazioni che domani Torino ed il Piemonte potranno avere per un ribaltamento non tanto di posizioni politiche, ma di modi di far politica, di concezioni politiche, per il ribaltamento di interpretazioni di tutto quello che emerge dalla nostra società, alla quale certe forze politiche non hanno dato l'attenzione che dovevano dare.
Il risultato e il finale di questo lo lascio al mio Capogruppo nella dichiarazione di voto.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE PETRINI

Darei ora la parola al collega Marchini per chiedere se intende che si passi ai voti dell'ordine del giorno o se intende prospettare una diversa soluzione.



MARCHINI Sergio

D'intesa con i colleghi, il nostro Gruppo è orientato a chiedere alla cortesia della Presidenza di consentire il ritiro dell'ordine del giorno.
Posto che nell'intervento che avevo svolto a nome del Gruppo avevo anticipato questa ipotesi come un modo di esprimere un giudizio sul dibattito che si è avuto, consentitemi di motivarla molto brevemente.
Mi sembra del tutto fuori luogo dire che questa sede non è deputata a dibattere se dietro ai fatti che hanno portato nelle patrie galere due Assessori e un Capogruppo regionali siano questioni che ci riguardino o no.
Mi sembra non fuori luogo e non voler entrare nelle questioni interne di un partito cercare di riflettere se un certo documento non sia espressione della cultura di un partito che proprio perché è un partito centrale nella vita di un Paese deve vedere attento nel bene e nel male il concetto generale delle forze politiche.
Le cose emerse sono sufficienti a giustificare e a dare piena risposta alle aspettative che avevamo: 1) il defilarsi del P.C.I. Non c'è stato alcun elemento concreto a supporto del documento che ho trascritto all'attenzione dei Consiglieri.
Nessun argomento, nessuna indicazione, nessun dato di fatto, nessun riferimento.
Certo Bontempi, è abilissimo nella filosofia che è tipica del suo partito, di cercare di irridere le altre posizioni.
Un'ultima annotazione. Questo documento arriva in Consiglio in ritardo e doveva essere la premessa del dibattito sulle vicende dei nostri colleghi. Ricordo che il nostro Partito non solo non ha fatto pressione perché questo documento venisse discusso, ma ha aderito alle richieste che ci sono state fatte perché venisse rinviato. Ci ricorderemo in altre occasioni di che moneta si intendono pagare le cortesie degli altri Gruppi.
Mi pare che debba essere sottolineato ed apprezzato, pur nelle difficoltà che ha una forza politica di maggioranza, l'aver rivendicato da parte del P.S.I. il valore del dissenso.
Alla nostra forza politica interessava che emergesse in questo Consiglio sul piano della cultura politica, l'indirizzo di alcune forze politiche. E' emerso molto chiaramente da una parte l'indisponibilità a motivare i propri giudizi da parte del P.C.I.: dall'altra parte una grande disponibilità a capire ed a difendere la discussione che viene dal P.S.I.
Ci sembra questo un fatto di sufficiente chiarezza che ci lascia soddisfatti.
Devo anche dire che non è improprio che in questa sede si sia discusso di questi fatti; è scandaloso che non si sia discusso in altre sedi e forse è strano che non si sia discusso prima.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE PETRINI

L'ordine del giorno viene ritirato.



BONTEMPI Rinaldo

Possiamo ancora prendere la parola?



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE PETRINI

Non credo, a meno che ci siano altre proposte. Il proponente ha annunciato di ritirare l'ordine del giorno.



BONTEMPI Rinaldo

Ci chiediamo come mai il documento è stato ritirato visto che il dibattito è stato serio.Non l'ho capito.
Se volevi fare un dibattito su certe questioni, potevi introdurle. Ma hai cercato di fare una operazione degna di altra sede, che è quella di fare una polemica contro il nostro partito.
Ti diciamo che su questo terreno, non abbiamo bisogno di darti le risposte qui. Le risposte sono in una linea e in un comportamento del nostro partito che conosci benissimo oltre che in comportamenti assolutamente puntuali.
Mi stupisco che dopo un dibattito che è andato come è andato, ci sia stata la difesa di un'altra cosa e alla fine chissà perché neanche la votazione dell'ordine del giorno.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE PETRINI

Il Consiglio riprenderà alle ore 15,30.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13,20)



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