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Dettaglio seduta n.300 del 17/01/85 - Legislatura n. III - Sedute dal 9 giugno 1980 al 11 maggio 1985

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BENZI


Argomento: Lavoro - Movimenti migratori: argomenti non sopra specificati

Interpellanza del Consigliere Ariotti, inerente alla lavorazione dell'amianto nella fabbrica dell'Eternit a Casale


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Punto secondo all'ordine del giorno: "Interrogazioni e interpellanze".
Esaminiamo l'interpellanza, del Consigliere Ariotti, inerente la lavorazione dell'amianto nella fabbrica dell'Eternit a Casale.
La parola all'assessore Bajardi.



BAJARDI Sante, Assessore alla sanità e assistenza

L'analisi dei dati disponibili o ricavati da parte del registro tumori Piemonte ha evidenziato un probabile eccesso di morti per tumore della pleure o mesotelioma della pleure a Casale Monferrato L'Assessorato alla sanità nell'informare la USSL n 76 delle risultanze dell'indagine epidemiologica richiamata condotta alla fine del 1982, la invitava ad avviare un'indagine mirata sugli esposti ed ex-esposti provvedendo nel contempo a realizzare un progetto di bonifica nel settore produttivo cemento-amianto, anche in relazione alla tutela e salvaguardia dell'ambiente in generale.
La USSL n. 76 accogliendo questo invito si è fatta carico di predisporre un piano di lavoro in cui sono contenuti tutti gli elementi essenziali che permettono di rispondere adeguatamente alla domanda sul problema amianto, sia in termini di salvaguardia della salute degli esposti, che in generale di tutti gli abitanti di Casale, sia per la quantificazione del rischio, che per la successiva rimozione. Questo piano di lavoro predisposto alla fine del 1983 necessita per la sua parziale realizzazione di un anno di lavoro considerando che il recupero dei dati sugli esposti e gli ex-esposti e lo studio ed avvio delle indagini strumentali sull'ambiente sono momenti operativi che necessitano di tempi di lavoro medio-lunghi.
L'Assessorato alla sanità nei prossimi giorni provvederà a richiedere lo stato di attuazione del progetto alla USSL informando di conseguenza i Consiglieri sui primi dati e risultati a disposizione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Signora Ariotti.



ARIOTTI Anna Maria

L'interpellanza ha alle spalle la storia stessa di Casale, la Casale del cemento e dell'eternit. La popolazione da sempre colpita da inquinamento, da fumi e da polvere che incidono sicuramente sull'apparato respiratorio e pare (l'ha riconfermato l'Assessore adesso) sull'insorgere di forme cancerose. Per molto tempo la protesta è stata episodica, poi si è fatta più estesa e consapevole nel decennio passato, in ultimo si è nuovamente spenta per paura della chiusura delle fabbriche e della disoccupazione.
Due giorni dopo la presentazione di questa interpellanza, l'Eternit ha messo in cassa integrazione la quasi totalità dei lavoratori. Nessuno protesta più eppure sono dell'anno scorso, i processi con i moribondi per mesotelioma in barella che testimoniavano contro l'azienda. Questi episodi così tragici sono diventati comuni nell'ambito del Casalese. Si vede con paura addirittura, questo tentativo di risollevare il problema in questo momento, eppure io sono convinta che la mancata ristrutturazione, il mancato ammodernamento delle strutture interne dell'Eternit, sia anche una causa decisiva dell'incapacità dell'azienda di avviare produzioni in grado di competere sul mercato. Bisognava che tutti gli apparati, dai sindacati alle UU.SS.SS.LL., ai Consigli di fabbrica, non perdessero coraggio per incalzare l'azienda su questa strada. La nocività dell'amianto documentato per la parte riguardante l'apparato respiratorio é, molto probabilmente anche nocivo per l'insorgere di queste forme tumorali. L'Assessore ha detto che c'è questa indagine, io ricordo e lo ricorderà l'Assessore stesso in un incontro con professori universitari per gli eventuali rischi di una centrale nucleare, quello che disse e fece vedere il prof. Gonella quando mostrò la mappa del rischio per queste malattie e indicò Casale come una delle zone più colpite. Ho però davanti alcuni dati e soprattutto il fatto che l'Italia non ha aderito neppure alle raccomandazioni della CEE per procedere, per iniziare almeno, questa mappa del rischio in modo da avere sotto controllo i pericoli delle varie aziende. Credo che la Regione potrebbe fare anche quello che a livello nazionale non è ancora stato recepito. Innanzitutto direi sollecitando la USSL di Casale perché si attivi maggiormente. Questa zona di Casale è una zona a grave rischio, non soltanto voglio ricordarlo, per i cementifici, per l'Eternit, ma anche per una serie di discariche che da parecchi anni sono state istituite, prima abusivamente poi anche con permessi regionali, ma che non hanno i dovuti controlli. Il rischio è grave; vorrei sollecitare l'Assessorato regionale a tenere sotto controllo questa zona.


Argomento: Industria (anche piccola e media)

Interrogazione dei Consiglieri Reburdo e Montefalchesi, inerente alla siderurgia pubblica in Piemonte


PRESIDENTE

All'interrogazione dei Consiglieri Reburdo e Montefalchesi, inerente la siderurgia pubblica in Piemonte, risponde l'Assessore Tapparo.



TAPPARO Giancarlo, Assessore al lavoro

Dopo il convegno sui problemi e le prospettive della siderurgia a partecipazione statale in Piemonte, il Ministro Darida aveva affermato la volontà di giungere ad una definizione dell'assetto delle partecipazioni statali nel campo siderurgico in Piemonte con il consenso delle parti sociali.
Il Ministero ed il Ministro erano disponibili ad un confronto specifico di merito su questi aspetti da tenersi nei primi giorni del mese di gennaio.
Siamo convinti della necessità di questo incontro che non si è potuto tenere nei giorni scorsi per una serie di ragioni particolari non legate alla volontà del Ministro; siamo anche convinti che i risultati del convegno saranno importanti se troveranno una adeguata gestione delle stesse conclusioni alle quali anche il Ministro era giunto.
Da tre mesi addietro ad oggi si sono avute alcune novità anche l'Ita Tubi è passata nell'ambito della Finsider, venendo a creare nel settore dei laminati piani a freddo alcuni problemi in quanto questo tipo di lavorazione è concentrata al 50 per cento del totale produttivo nazionale nella nostra Regione. Inoltre, nel LAF (settore dei laminati dell'ex Teksid) si sono verificate alcune deviazioni di commesse ad altri laminatoi nazionali e se questa linea di tendenza proseguirà, il punto di equilibrio aziendale rischierà di venir meno.
Sappiamo che il LAF è una delle aree più forti della siderurgia pubblica in Piemonte, ma verrebbe ad essere indebolita se il punto di equilibrio non venisse più trovato proprio per la mancanza di saturazione adeguata degli impianti.
Ci sono anche altri problemi: nello IAI (produzione di acciai inossidabili), che vorremmo confrontare con il Ministro, non contestiamo le scelte su Terni; riteniamo però utile e compatibile la possibilità, per la produzione siderurgica avanzata come è quella di acciaio inossidabile, di mantenere due centri, due aree a caldo.
Ci sono poi ancora i problemi aperti sull'Italsider di Novi, dove si chiede di verificare il procedere degli investimenti legati a superare l'obsolescenza tecnologica degli impianti. Sulla Sisma permangono alcuni gravi problemi che abbiamo già sollevato nella conferenza sull'occupazione e che ribadiremo in tale occasione di incontro.
In questi ultimi giorni si è tenuto un incontro con la direzione della Sisma per risolvere il problema dello stabilimento di Bussoleno, per garantire la continuità produttiva seppure con un livello ridotto di occupati, con un nuovo imprenditore e per trovare un assorbimento alternativo per il personale eccedente.
Dopo la conferenza sull'occupazione, alla quale il Ministro Darida non ha potuto partecipare, abbiamo fissato per il 22 di gennaio un incontro preliminarmente tecnico con le partecipazioni statali presenti in Piemonte nell'ambito dell'Iri. Successivamente, avremo un incontro sempre in sede tecnica con le partecipazioni statali presenti in Piemonte nell'ambito ENI ed EFIM.
Ovviamente, in questi incontri, non si tratteranno solo i temi della siderurgia, ma anche quelli della Rai, della Sip, di altre presenze significative nella nostra Regione come l'Ilte, la Dea; naturalmente non si tratta di realtà tutte in crisi o in difficoltà, ma ci sono anche delle realtà di punta come la Dea oppure come l'Aeritalia.
Il confronto sarà generalizzato. Ovviamente peserà maggiormente il tema della siderurgia. Abbiamo pensato di praticare questa metodologia come ha già fatto la Regione Liguria, la Campania e l'Umbria nell'incontro col Ministro per la verifica dell'assetto delle partecipazioni statali nelle rispettive Regioni.
Dopo questi incontri tecnici, ci sarà sui nodi che emergeranno una verifica politica.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Montefalchesi. Ne ha facoltà.



MONTEFALCHESI Corrado

Ringrazio l'Assessore per la risposta. L'interrogazione era nata a seguito del convegno tenutosi il 27 ottobre sulla siderurgia pubblica in Piemonte. Da quel convegno era emersa una cosa importante: l'affermazione del Ministro Darida di sentire gli enti locali e le Regioni interessate prima di mettere in atto qualsiasi provvedimento e quindi la disponibilità a questo confronto con gli enti locali. E' evidente che da quella riunione è nata l'opportunità di attivare un tavolo di confronto a livello ministeriale rispetto ai problemi della siderurgia pubblica in particolare tenendo anche conto delle ragioni che più volte ci hanno portato a dire che non sono più accettabili ulteriori tagli alla siderurgia perché la siderurgia nella nostra Regione ha già compiuto un processo di ristrutturazione che da una parte l'ha portata alla perdita di diverse migliaia di posti di lavoro e dall'altra l'ha portata ad avere una serie di unità produttive, realmente competitive e in grado di produrre non in perdita come invece avviene per molti altri stabilimenti del nostro Paese.
Queste erano sostanzialmente le ragioni per le quali nell'interrogazione sollecitavamo questo tavolo di confronto con il governo. Esso è a maggior ragione urgente ora, nel momento in cui l'Assessore ci dà notizie circa l'avvenuta deviazione di alcune commesse per quanto riguarda il LAF per esempio.
Il rischio a cui andiamo incontro è di andare ad una stretta decisiva in cui il governo prenderà le decisioni e ci si troverà di fronte al fatto compiuto, con una committenza cioè che già di fatto per ragioni che bisogna evidentemente indagare ed approfondire si è spostata in altri stabilimenti in altre zone. Questo è estremamente preoccupante tenendo anche conto che il Piemonte è il maggior utilizzatore dei laminati a freddo. Prendo atto con soddisfazione che è stato già fissato un incontro con l'Iri per il 22 c.m, dove si affronteranno anche le questioni della siderurgia.
Successivamente ci saranno altri incontri per affrontare l'intera problematica degli insediamenti pubblici in particolare nella nostra Regione. Ringrazio l'Assessore e lo invito a riferire tempestivamente al Consiglio sui risultati di questi incontri, tenendo conto della grande rilevanza che gli insediamenti pubblici rivestono nella nostra Regione sia in termini numerici che in termini politici.


Argomento: Industria (anche piccola e media)

Interrogazione dei Consiglieri Martinetti, Lombardi, Quaglia, Giorsetti inerente alla Nuova Cartiera di Ormea


PRESIDENTE

All'interrogazione dei Consiglieri Martinetti, Lombardi, Quaglia Giorsetti, inerente alla Nuova Cartiera di Ormea, risponde l'Assessore Tapparo.



TAPPARO Giancarlo, Assessore all'industria

La Nuova Cartiera di Ormea, realtà produttiva particolarmente rilevante per tutta la zona di Ormea, presenta una situazione critica, anche se si sono inserite negli ultimi tempi alcune novità ed alcune notizie che possono far sperare in uno sbocco più positivo. E' stata richiesta, da parte della proprietà, un gruppo industriale finanziario lombardo l'amministrazione controllata, finalizzata a permettere l'ingresso di un importante produttore, cioè a favorire una trattativa per la cessione degli impianti.
Le particolari produzioni svolte in questa cartiera, cioè la carta per i monopoli, la carta per sigarette, per i condensatori nel settore elettronico e per altri settori meno rilevanti, è in realtà un mercato estremamente interessante e remunerativo sia come quantità di spazi nel mercato, sia come caratteristiche che il mercato stesso ha, cioè grandi utilizzatori. Esiste una trattativa con un importante gruppo, ma al momento non siamo in grado di dire quali possano essere gli sbocchi possibili.
Prima della fine dell'anno, avevamo tentato di verificare la fattibilità dell'iniziativa di questo gruppo, però, per ragioni di opportunità sollevate dalla proprietà attuale e dal gruppo che potrebbe subentrare, non è sembrato opportuno attivare un tavolo regionale che avrebbe potuto pubblicizzare eccessivamente alcuni aspetti, ancora delicati, della trattativa.
Credo vadano sottolineati due elementi positivi della vicenda: intanto la ripresa produttiva, che dimostra che c'è nel portafoglio ordini di questa azienda un elemento di contenuto tale da far sì che non si tratti di un'azienda decotta: la seconda realtà positiva è l'approvazione dei "vecchi" provvedimenti di cassa integrazione guadagni, che inspiegabilmente erano ancora giacenti al Ministero del lavoro ed erano periodi pregressi che naturalmente creavano dei problemi con lavoratori che avevano già pagato con grossi sacrifici per questa azienda. Dopo il fallimento del '79 che aveva portato ad alcune situazioni particolarmente drammatiche nei confronti dei lavoratori, i lavoratori stessi si erano impegnati accettando di convertire la liquidazione (due miliardi) in prestito alla società. Ora giustamente, questi lavoratori temono che se lo sbocco non potrà essere positivo, possano in qualche modo veder pregiudicato questo loro sacrificio. La Giunta regionale sta seguendo attentamente l'evoluzione della vicenda per l'importanza che ha l'azienda nella zona e siamo quindi attenti all'evolversi della situazione.
Porterò in Consiglio le eventuali notizie sui nuovi sviluppi della situazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Martinetti.



MARTINETTI Bartolomeo

Ringrazio l'Assessore per la risposta. Egli ha rilevato in questa vicenda alcuni elementi positivi che ci auguriamo corrispondano effettivamente alla realtà e preludano ad una chiarificazione di una situazione che ormai si trascina da anni con gravi problemi per l'economia della zona. E' stato ricordato come questa azienda rappresenti per l'alta Valle Tanaro, una attività economica di grande rilievo (praticamente per Ormea l'unica attività industriale importante) è stato sottolineato l'impegno che nel passato la Regione, i Comuni, gli Enti locali, le forze socio-economiche e gli stessi lavoratori in prima persona con l'impegno delle loro liquidazioni, hanno operato per evitare la chiusura dello stabilimento. Scopo dell'interrogazione era di essere informati sull'impegno della Giunta e dell'Assessorato in relazione a questo problema. Sappiamo che l'Assessorato segue con particolare interesse i maggiori problemi della crisi industriale piemontese e vorremmo che fra questi come ci è parso di capire anche dalla risposta dell'Assessore, fosse tenuta presente ed evidente la questione della Cartiera di Ormea che al di là del modesto numero di dipendenti, è tuttavia di grande importanza peri una zona già di per sé in difficoltà.
Prendiamo atto dell'interessamento anche nei riguardi della possibilità di una sostituzione di proprietà in questo momento, che dovrebbe rappresentare l'ipotesi di salvezza. Prendiamo inoltre atto del fatto che in relazione a questo problema, la Giunta ha ritenuto per ora, di non aprire una trattativa diretta. Chiediamo che la cosa sia seguita con estrema attenzione e casomai che con tutta l'autorevolezza che può derivare dalla istituzione regionale si intervenga e si segua questa grossa questione di vitale interesse per la zona, e sollecitata vivamente dalle forze politiche e sindacali della nostra Provincia.


Argomento: Comuni - Petizioni

Interrogazione del Consigliere Marchini, inerente alla petizione dei cittadini della frazione "Canton Piana" nel Comune di Quagliuzzo, per trasferimento ad altro Comune


PRESIDENTE

Interrogazione del Consigliere Marchini inerente la petizione dei cittadini della frazione "Canton Piana" nel Comune di Quagliuzzo, per trasferimento ad altro Comune.
Risponde l'Assessore Rivalta



RIVALTA Luigi, Assessore alla pianificazione territoriale

L'interrogazione del Consigliere Marchini si riferisce alla petizione inviata dai cittadini della frazione di Canton Piana del Comune di Quagliuzzo. La petizione è pervenuta all'Assessorato, in particolare al servizio enti locali, in data 28/12/84. Diciassette cittadini della frazione Canton Piana su un totale di circa 25 abitanti, chiedono che la Frazione passi dal Comune di Quagliuzzo a cui appartiene attualmente, al Comune di Castellamonte tramite l'annessione alla frazione San Giovanni di Castellamonte, motivando la richiesta con l'essere la frazione Canton Piana da tempo servita da asili, scuole, posta, telefono, illuminazione pubblica acquedotto comunale della frazione San Giovanni e del Comune di Castellamonte.
Affermano inoltre di distare da San Giovanni 800 metri mentre la distanza su strada del comune di Quagliuzzo è di otto chilometri. Non ti risulta che i Comuni di Quagliuzzo e Castellamonte abbiano per il momento espresso pareri ufficiali sul problema tramite i propri atti deliberativi.
Alla luce delle attuali disposizioni legislative regionali, l'istanza degli abitanti della frazione Canton Piana è risolubile solamente tramite l'effettuazione del referendum consultivo delle popolazioni interessate e quindi delle popolazioni di entrambi i Comuni trattandosi di variazioni di confini comunali. Oltre a prevedere uno stanziamento di fondi appositi è necessario tener presente l'esistenza presso gli uffici regionali, di un certo numero di analoghe richieste da parte di altri Comuni che attendono da tempo una definizione di comportamento e che richiede una procedura lunga ed onerosa. Una richiesta di questo tipo è avanzata dagli abitanti dell'agglomerato del Mappano comprendente quattro comuni diversi. Una parte di Mappano dipende dal Comune di Torino: in questo agglomerato è stata espressa la richiesta di essere istituito a Comune oppure di essere aggregato ad un solo Comune ed in particolare al comune di Torino. Cito questa richiesta perché è quella che sotto il profilo della difficoltà di attuare la procedura, è quella più rilevante.
Nel caso del Mappano il passaggio ad un unico Comune o l'istituzione di un comune richiede che vengano chiamati a referendum tutti gli abitanti del Comune di Torino. Penso che una modifica del nostro Statuto regionale che elimini il ricorso al referendum potrebbe, pur nel rispetto delle norme costituzionali esistenti, semplificare le procedure e snellire l'iter delle pratiche eliminando questi inconvenienti che io ho richiamato. C'è però una sentenza della Corte Costituzionale del 75 che ha fatto valida una procedura che non fa ricorso al referendum. La Regione Campiona infatti nel 1973 per attuare modifiche confine aveva operato sulla base di vecchie leggi del 1934.
Sarebbe quindi auspicabile che decisioni di passaggi di questo tipo non richiedessero consenso delle popolazioni direttamente interessate ma a livello istituzionale, la semplice delibera del Consiglio comunale.
Mi propongo di prospettare questa soluzione in Giunta e nella Commissione competente, una possibile traccia operativa per modificare lo statuto e liberare così la nuova legislatura da questi onerosi vincoli procedurali che oggi esistono.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Ringrazio l'Assessore per la risposta puntuale, esauriente e soprattutto per la cura che ha posto al problema e in una qualche misura per l'impegno assunto al fine di risolverlo.



PRESIDENTE

Le interrogazioni e le interpellanze sono state discusse.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

In merito al punto terzo all'ordine del giorno: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico che sono in congedo i Consiglieri: Carazzoni, Chiabrando, Cernetti Bertozzi, Marchesotti, Testa.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

Sono stati presentati i seguenti progetti di legge: N. 474: "Legge di correzione degli errori materiali e di mancato coordinamento della L. R. 56/77, così come modificata dalle leggi regionali 50/80 e 17/82, e della L.R. 61/84", presentato dai Consiglieri Biazzi Vetrino, Ariotti, Cerutti, Ferrari, Genovese, Guasso, Nerviani e Picco in data 9 gennaio 1985 ed assegnato alla II Commissione in data 9 gennaio 1985 (approvato nella seduta consiliare del 10 gennaio 1985) N. 475: "Ristrutturazione dell'ex preventorio antitubercolare di Limone Piemonte. Contributo finanziario al Comune", presentato dai Consiglieri Ferro, Gastaldi, Giorsetti, Lombardi, Martinetti, Quaglia Turbiglio e Viglione in data 10 gennaio 1985 ed assegnato in sede referente alla V Commissione ed in sede consultiva alla I Commissione in data l5 gennaio 1985 N. 476: "Proposte di modifica alla L.R 18/2/1981 n. 7 'Norme per la tutela e l'incremento del patrimonio ittico e per l'esercizio della pesca nelle acque della Regione Piemonte", presentato dai Consiglieri Biazzi Avondo, Montefalchesi, Valeri, Ferro e Acotto in data 10 gennaio 1985 ed assegnato alla VI Commissione in data 16 gennaio 1985.


Argomento:

c) Deliberazioni adottate dalla Giunta regionale


PRESIDENTE

Comunico che le deliberazioni adottate dalla Giunta regionale nelle sedute del 2, 8 e 10 gennaio 1985 in materia di consulenze ed incarichi in attuazione dell'art. 7, secondo comma della legge regionale 6 novembre 1978, n. 65 - i cui elenchi sono depositati ed a disposizione presso l'Ufficio Aula.


Argomento: Giunta, organizzazione e funzioni - Zootecnia

Comunicazioni della Giunta regionale


PRESIDENTE

La parola all'Assessore Bajardi per una comunicazione della Giunta regionale.



BAJARDI Sante, Assessore alla sanità ed assistenza

Intendo dare una breve informazione sui problemi dell'afta epizootica anche in ragione del fatto che una trasmissione televisiva di domenica ha dato l'impressione che l'afta sia sorta in Piemonte e stia dilagando nelle altre regioni d'Italia. Debbo invece confermare che dalla scorsa settimana non si sono verificati altri casi anche perché la neve che è caduta ha contribuito al contenimento dell'epidemia.
In ragione di quest'evoluzione positiva nel corso della settimana sono state, seppure sempre sotto rigorosa vigilanza sanitaria, allentate alcune misure restrittive nella zona infetta e quella di protezione al fine di permettere l'abbattimento di capi giunti a maturazione. Il 9 gennaio si è riunita la Commissione CEE ed i singoli Paesi in quella sede hanno presentato i provvedimenti cautelativi assunti. Inghilterra, Irlanda Danimarca e Grecia hanno decretato il blocco totale di carni rosse dall'Italia, sia per quanto riguarda la carne bovina, che la carne suina.
E' un provvedimento che ritengo esagerato, che nasconde, come sempre capita in questi casi, non solo l'intenzione, ma il perseguimento di obiettivi di parte. Gli altri Paesi: Francia, Germania il Benelux, invece, hanno introdotto il blocco, limitatamente a tre province emiliane, una provincia lombarda ed alla provincia di Cuneo. Il rappresentante italiano però, in ragione della concreta situazione di controllo della provincia di Cuneo ha richiesto ed ottenuto il riesame della situazione della provincia di Cuneo mi auguro che il quadro che è stato presentato dalla nostra Regione ovviamente tramite gli, organi ministeriali, possa permettere di creare una condizione tale che si allentino gli elementi di vincolo che vanno a tutta la Provincia di Cuneo in questo momento e non solo limitatamente alle zone che sono state definite infette. Riferirò ai colleghi nella prossima occasione su quanto sarà assunto in sede CEE, ma da questo quadro emerge il valore delle decisioni molto nette e coraggiose che abbiamo assunto e che ci permette di presentare una situazione ragionevolmente sotto controllo.



PRESIDENTE

Sulle comunicazioni dell'Assessore ha chiesto di parlare il Consigliere Turbiglio. Ne ha facoltà.



TURBIGLIO Antonio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, ringrazio l'Assessore per le notizie che ci ha fornito anche perché le ritengo valide in risposta ad una interrogazione che ho presentato qualche giorno fa sullo stesso argomento.
Mi pare che il problema dell'afta epizootica verificatosi nella provincia di Cuneo sia stato in modo particolare esaltato dalle notizie giornalistiche. Vi erano titoli cubitali che parlavano di abbattimento indiscriminato di bestiame; si parlava del dilagare di questa infezione.
Ciò ha naturalmente creato una psicosi nella provincia e un modo di interpretare il fatto che è andato al di là forse della stessa realtà.
L'afta epizootica in fondo in provincia di Cuneo, non è la peste africana.
E' una malattia che esiste da secoli. E' una malattia che veniva curata già nei tempi passati anche se da un po' di anni sembrava fosse stata debellata. Naturalmente occorreva porre un po' più di attenzione e predisporre gli interventi necessari in modo da non arrivare improvvisamente in una stalla e dover abbattere tutti gli animali. Se nella nostra famiglia avvenisse che uno dei nostri familiari fosse colpito da una malattia contagiosa, mi farebbe molta paura vedere arrivare l'Assessore Bajardi per ammazzare tutta la famiglia. Penso che prima di tutto si dovevano isolare gli animali ammalati e fare in modo che il contagio non si dilatasse perché è vero che rimborsiamo 1'80%, ma si è creato comunque un momento di psicosi e quando siamo andati per abbattere altri animali i contadini si sono fermati sulla porta della stalla tirando fuori i fucili e allora abbiamo pensato che l'intervento doveva essere diversamente calibrato. La mia interrogazione mirava a sapere se in Regione c'è un programma e uno studio per l'intervento in questi casi e sapere chi ne è il responsabile.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Lombardi.



LOMBARDI Emilio

Abbiamo gia discusso delle decisioni assunte a livello regionale ed onestamente non mi resta che sinteticamente confermare la validità di tali iniziative che hanno evitato il dilagare dell'aria epizootica in provincia di Cuneo e nella nostra Regione. Non si sono più evidenziati casi nuovi da parecchi giorni. Oggi subentrano altri fatti nuovi. Vi sono le decisioni assunte da alcuni Paesi dì chiudere le importazioni dei nostri prodotti zootecnici e questo crea ulteriori difficoltà alla nostra zootecnia. Sono anch'io convinto che le misure assunte all'estero sono ingiustificate e che il nostro Governo coi Ministeri competenti debba assumere le decisioni perché gli altri Paesi purtroppo sono molto più preparati e più attenti a trarre da queste situazioni difficili dei vantaggi per le loro produzioni.
Spesso succede che noi importiamo animali ammalati perché alle nostre frontiere non ci sono quei controlli efficaci che auspichiamo siano presto attuati perché altrimenti oltre a spendere migliaia di miliardi per l'importazione di prodotti zootecnici, importiamo anche le malattie.
L'unico invito, quindi è che la Regione attraverso la Presidenza della Giunta e gli Assessorati responsabili faccia sentire a livello nazionale l'esigenza che il Governo prenda posizioni ferme perché nella nostra Regione si è fatto tutto quanto era possibile.
Viviamo in una comunità che ha metodi diversi di comportamento molta severità da parte degli altri nei nostri confronti e meno serietà derivante da incapacità di controllo da parte del nostro Paese.



PRESIDENTE

La parola al Presidente Viglione.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Ringrazio tutti i Consiglieri che hanno dato un forte contributo nel momento in cui si pensava che il fenomeno avesse maggiore estensione di quanto fortunatamente non ha avuto. La decisione a cui mi sono ricondotto e della quale sono fermamente convinto è quella che finché resto su questo banco seguirò le vicende che dovessero verificarsi in ogni occasione. Devo anche dire che sia per quanto riguarda la peste suina africana, sia per quanto riguarda l'afta epizootica non vi è guarigione. L'afta epizootica di un tempo mutilava definitivamente l'animale ed era veicolo portatore costante di infezioni. La decisione dell'abbattimento drastico e radicale che poteva essere anche maggiore se non fossimo intervenuti rapidamente come d'altronde è stato riconosciuto da tutto, è stata necessaria per poter debellare al momento l'epidemia. Oggi in Commissione si assumeranno decisioni molto importanti per i valori che la zootecnia ha in Piemonte e specialmente nella provincia di Cuneo.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARCHIARO


Argomento: Parchi e riserve

Esame progetto di legge n. 396: "Modificazione alla legge regionale 30/5/1980 n. 66 'Istituzione del parco naturale Orsiera-Rocciavrè" e presentazione relativo ordine del giorno


PRESIDENTE

Punto quarto all'ordine del giorno: esame progetto di legge n. 396: "Modificazione alla legge regionale 30/5/1980 n. 66 'Istituzione del parco naturale Orsiera- Rocciavrè".
La relazione era stata svolta dal Consigliere Ariotti. Non era iniziata la discussione generale perché era stato richiesto di ritornare in Commissione per definire aspetti ancora controversi. La Commissione si riunita ieri, quindi darei la parola a chi intende prendere la parola.
Ha chiesto di parlare il Consigliere Vetrino. Ne ha facoltà.



VETRINO Bianca

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, non ho potuto seguire per intero la riunione della Commissione di ieri, l'ho presieduta soltanto nella prima parte. Vorrei dire che la riunione di ieri è stata del tutto informale in quanto questo provvedimento era ormai assegnato all'aula. Non è di fatto ritornato alla Commissione, è ritornato ai Gruppi per un riesame degli argomenti che erano ancora in dibattimento e dunque con riserva di approvazione di alcune linee relative ai confini del parco. Quindi, credo che l'aula in questo momento è in condizione di riprendere il dibattito al punto nel quale si è trovata la volta scorsa.



PRESIDENTE

Possiamo quindi riprendere la discussione su questa proposta di legge.
Ha chiesto di parlare il Consigliere Penasso, Ne ha facoltà.



PENASSO Alfredo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, l'Assessore nella riunione informale di ieri ha preannunciato le sue dichiarazioni in aula.



RIVALTA Luigi, Vicepresidente della Giunta regionale

La mia dichiarazione è di andare avanti.



PENASSO Alfredo

Nel dibattito di ieri abbiamo constatato che le perplessità non sono solo del nostro Gruppo, tanto è vero che ci è stato preannunciata una proposta di ordine del giorno della maggioranza.
Mi permetterei di richiamare alcune valutazioni che abbiamo fatto anche ieri. La legislazione sui parchi portata avanti dalla Regione Piemonte ha visto il consenso della Democrazia Cristiana, però non siamo consenzienti sulla modifica dei confini del parco della Orsiera-Rocciavrè.
Mi spiace che ieri l'Assessore abbia messo in cattiva luce questo nostro atteggiamento, ma io credo, Assessore Rivalta, che bisogna cogliere questa occasione per rivedere tutta la nostra politica dei parchi.
La Regione continua a sfornare leggi che poi non è in grado di gestire né di finanziare, questa è una realtà preoccupante perché o la legge è attuata nel suo complesso con relativi costi e benefici, oppure non è attuata e così creiamo solo costi e nessun beneficio. Ribadisco pertanto la nostra contrarietà all'ampliamento dei confini del parco. Le leggi generali dei parchi sono tutte buone leggi nelle enunciazioni di principio e nei contenuti, purtroppo però questi principi, e le nostre volontà non vengono mai attuate e constatiamo con preoccupazione che si traducono solo in oneri per la popolazione locale. Siamo ancora una volta a chiedere all'Assessore ed alla maggioranza di fermarsi, di rivedere queste iniziative. Noi abbiamo avuto ancora questa mattina un incontro su questo e posso dire che se non c'é ripulsa alla realizzazione di queste proposte, c'è una grossa preoccupazione ed una contrarietà pesante tra i coltivatori residenti. La Regione ha messo dei vincoli, ma non si vedono i benefici che la legge prevede, non sono mai stati realizzati se non nel parco regionale della Mandria dove la Regione ha comprato il terreno, ma qui nel parco Orsiera Rocciavrè giochiamo sulla pelle e sulla proprietà privata che si vede costretta a dare un servizio pubblico senza avere alcun beneficio. La stampa più volte è tornata sull'argomento mettendo in evidenza l'utilizzo le realizzazioni che si prefigurano e che si vogliono realizzare nell'interesse collettivo non accennando ai problemi reali della popolazione residente e agli sforzi che si devono fare per far accettare alle popolazioni residenti le nuove organizzazioni di territorio, i nuovi vincoli sul territorio. E allora quando si tratta di un'area da salvaguardare, ancora integra, con altri valori culturali ed ambientali, ma se quell'area non è stata degradata, il merito è delle popolazioni residenti. Noi approfittiamo di questa loro capacità culturale ed operativa, approfittiamo di queste prerogative, usufruiamo di quel territorio a scapito delle economie locali. Non siamo contrari all'ampliamento dei confini del parco della Orsiera-Rocciavrè, chiediamo però che nel momento in cui si passa all'attuazione concreta del dispositivo di legge, si faccia un piano di fattibilità concreta con il supporto finanziario adeguato per realizzare l'ampliamento del parco. La gente vuole fatti concreti e non enunciazioni di principio. E' assurdo e inconcepibile pensare di realizzare delle aree di servizio pubblico impedendo o riducendo l'attività di chi da quell'unica attività trae la sua fonte di reddito. Lo diceva il sindaco di Bussoleno nella consultazione: queste sono leggi fatte da cittadini per cittadini della città. Ma bisogna fare una legge che serva alla collettività in senso generale. Le lettere dei sindaci interessati che i membri della commissione hanno ricevuto chiedono l'ampliamento del parco a determinate condizioni. Allora dobbiamo ritornare indietro, consultare e dialogare in modo diverso con le popolazioni, con i sindaci che sono disponibili a discutere, a proporre anche in Commissione le loro tesi.



PRESIDENTE

Chiede di parlare il Consigliere Marchini. Ne ha facoltà.



MARCHINI Sergio

Io ho alzato la mano, signor Presidente e colleghi Consiglieri, più di istinto che di cervello.
Non so bene se un intervento di un Consigliere eletto anche in Valle di Susa si collochi al momento giusto.
Il dibattito è curioso su questa legge che probabilmente ci troverà impegnati sui documenti allegati.
Dico al rappresentante della D.C. che bisogna essere molto più franchi e molto più chiari: l'allargamento dei confini o si fa adesso o non si fa più per una ragione molto semplice. Proprio per volontà della forza politica rappresentata dalla D.C. con la D maiuscola e con la C minuscola alcune forze in valle, che si rifanno alla D.C. con la d minuscola e la minuscola, in passato hanno strumentalizzato questo argomento anche sul piano fisico nei confronti di alcune situazioni e questo mi rende molto scettico sul fatto che le forze politiche possono gestire localmente in campagna elettorale questo argomento con la misura, la sensibilità e l'intelligenza con cui la gestiscono in questa sede. La decisione che prendiamo stamattina verrà vista come una vittoria di qualcuno e come una sconfitta di qualcun altro, dopodiché evidentemente coloro che hanno vinto cercheranno di realizzare e monetizzare, anche in termini elettorali, un certo risultato e gli sconfitti andranno al capezzale di coloro che si considerano moribondi. E questa è una sceneggiata, perché le cose non stanno assolutamente così.
Una legge di questo genere dovrebbe vederci tutti molto impegnati a far crescere il problema e non ad ignorarlo, il parco Orsiera-Rocciavrè in Valle di Susa è discutibile. Non è detto che sia necessario. Possiamo ragionare dall'origine, qualche naturalista se la prenderà con me. Devo anche dire che il parco Orsiera-Rocciavrè non è stato concepito dal legislatore regionale, ma dalla Pro Natura di Torino, la quale ha ipotizzato un parco su una certa area, quando ancora la legge sui parchi regionali non esisteva, dopodiché la Regione ha ritenuto di far coincidere l'aspettativa del movimento ecologico con le finalità della propria legge.
Di qui forse vengono fuori le contraddizioni e le difficoltà del parco. Se la Regione avesse dovuto fare il parco in Valle di Susa avrebbe scelto aree diverse o quella stessa area ma probabilmente con un'ottica diversa soprattutto gestendo la vicenda come atto politico e non come contrapposizione tra ecologisti da una parte, cacciatori dall'altra, con i poveri contadini montanari in mezzo utilizzati nelle diverse situazioni come casermaggio nei confronti dell'una e dell'altra tesi. Il parco Orsiera Rocciavrè ha alle spalle una storia che prescinde dalle responsabilità politiche e non recuperiamo la nostra possibilità di decidere e di governo la lasciamo tornare ai soggetti che l'hanno avuta in precedenza, cioè ai gruppi ecologici, ai cacciatori ed agli interessi politici presenti sul territorio che evidentemente su questo faranno la loro battaglia.
Dice Penasso che non si considera un cittadino di città. Io mi considero un cittadino del mondo, però mi considero anche un montanaro ed allora probabilmente dobbiamo dire che l'attenzione che dobbiamo avere al problema è particolare, sicuramente perché il montanaro per sua natura ha un legame sulla terra diverso da quello del contadino in generale. Il montanaro ha sempre avuto con la proprietà un rapporto particolare. Si legge anche che i montanari sono fieri e generosi.
Sulla seconda parte non sono d'accordo; i montanari non sono assolutamente generosi, non possono permetterselo. Sono però fieri. Gli statuti delle antiche comunità non hanno mai alcun rapporto assistenziale politico tra il montanaro ed il sistema. Il montanaro ha sempre vissuto della sua capacità di crescere sul territorio, non ha mai avuto alcun rapporto di assistenza e nessun rapporto di vassallaggio. I montanari di 6 7 secoli fa per esempio non facevano il militare per gran parte delle aree perché l'attività che svolgevano sul territorio veniva già considerata di interesse pubblico. Nella Val Cenischia vi sono ancora patenti che un tempo liberavano gli abitanti della Valle dall'obbligo del servizio militare perché tenevano aperte le strade del Cenisio. Gli statuti delle nostre valli sono molto più antichi delle grandi città che vogliono insegnare ai montanari a vivere. In effetti quegli statuti erano il riconoscimento che la collettività si evolveva nella misura in cui riusciva a risolvere il proprio rapporto di sopravvivenza col territorio.
Allora stiamo molto attenti a giocare su questi valori. Il contadino della pianura considera l'agricoltura come attività produttiva imprenditoriale ed è abituato a misurare il suo attaccamento alla sua "roba" - consentitemi questo termine - in termini di bilancio aziendale. Il montanaro no. Il montanaro guarda la sua terra con l'attenzione e misura il territorio in patinà e bariò. Sono strumenti con cui i montanari raccolgono la ragione della loro esistenza, il fieno, che è l'unico bene prodotto dalla montagna. Fino al '600 l'unico bene della terra era la rapa. I montanari erano talmente poco generosi che negli antichi statuti e nei bandi campestri del '500 si legge che non era reato prendere una rapa da un campo e mangiarla sul posto. Questo la dice anche lunga su quella società di molti secoli fa.
Oggi discutiamo delle nuove povertà, della società dei disoccupati, dei cassaintegrati, sulle difficoltà a pagare i tre punti di contingenza o i contributi Irpef, ma sarebbe bene che andassimo a leggere quelle cose.
Perché questa digressione? Perché questi nostri concittadini hanno questo retroterra.
Mi rivolgo soprattutto ai colleghi della D.C., il giudizio negativo nei confronti del parco rimette in pista una serie di argomentazioni, di animosità che hanno terreno fertile nella memoria storica di questa gente per cui se il parco non si fa in questa occasione evidentemente non si farà più perché le ragioni vere o strumentali di resistenza all'iniziativa tendono ad aumentare e non tendono a diminuire. Noi possiamo scrivere tutto quello che vogliamo, possiamo fare tutti i più bei progetti del mondo ma il montanaro-agricoltore non sa assolutamente che manca il piano e non saprà mai che c'è il piano; in effetti troveremo i cacciatori che diranno che il piano non è adeguato e che il piano danneggia gli agricoltori e gli agricoltori difficilmente sono nelle condizioni di leggere il piano. La querelle tra i naturalisti e i cacciatori continuerà anche nel futuro anche se ci sarà il piano. Continueranno a dire che così si distrugge la flora e la fauna. Questa querelle dura da 15 anni e se il Consiglio regionale ancora una volta non decide, rinuncia a decidere per il resto dei suoi giorni.
A me sembra che debba decidere in senso positivo conché ci siano le condizioni, o in senso negativo, tuttavia deve decidere in senso radicale deve prendere atto che non ci sono le condizioni politiche di consenso e di cultura per la realizzazione del parco. Le condizioni che bisogna realizzare nel nostro dibattito, posto che non sono recuperabili tutte nella legge, sono preliminarmente una: quella di prendere atto che il piano è stato concepito come area di intervento. Devo anche dire che queste aree di cui stiamo parlando non sono mantenute troppo bene dal punto di vista agro-silvo-pastorale.
Ricordo come erano queste aree vent'anni fa. E' cambiato tutto. Quando si è concepito il parco dell'Orsiera-Rocciavrè si aveva come oggetto e come attenzione quel tipo di situazione, che noi dobbiamo recuperare. Non si tratta di tutelare l'esistente, perché l'esistente è già degradato. La caratteristica di questi ambienti probabilmente si vede soltanto più nei libri e nei filmati di Heidi. La caratteristica è il prato arborato, rasato non dalla falce, ma dai ruminanti in cui cresce tutta una serie di cose compresi i giaunet che adesso non esistono più. Quindi l'area si è degradata dal punto di vista agro-silvo-pastorale, per l'abbandono da parte dei contadini e per una monticazione inadeguata ed insufficiente, con animali non idonei al tipo di pascolo o con un carico troppo alto negli alpeggi. Ma soprattutto in quelle aree c'è stato il lancio dei cinghiali e dei cervi in aree che non avevano mai conosciuto in passato né cinghiali né cervi. Così che il parco Orsiera-Rocciavrè anziché essere un parco che tende a recuperare le attività dell'uomo, rischia di diventare uno zoo per animali più o meno ciechi, più o meno tisici, più o meno ombrosi. Questo è uno dei punti che vanno chiariti nel modo più assoluto.
Riuscirà il parco Orsiera-Rocciavrè a recuperare la sua filosofia originaria? In primo luogo bisogna bloccare un fatto estremamente inquinante in quell'ambiente, la presenza dei cervi e dei cinghiali, perch compromettono le altre specie faunistiche e il sistema arboreo e vegetale.
Quindi queste specie nel parco dell'Orsiera-Rocciavré devono tornare ad essere delle semplici testimonianze, niente di più. Questa è la scelta di fondo che dobbiamo fare. E montanari di quei paesi vogliono che i loro raccolti non vengano più distrutti in particolare dai cinghiali.
Diceva ieri Penasso in Commissione che non è sufficiente il risarcimento del danno perché è comunque frustrante nei confronti del coltivatore e non risarcisce certamente quel tipo di bene che quel coltivatore ha realizzato, le patate che coltiva l'agricoltore che non si trovano in nessun paese del mondo, si trovano soltanto nel suo campo.
Ma al di là di questa considerazione ce n'è un'altra. Perché noi abbiamo interesse che le patate ci siano? Le patate fanno parte di quel tipo di habitat e di attività dell'uomo che noi abbiamo inteso tutelare e valorizzare con il parco. La prima scelta radicale, ma comprensibile alla gente, deve essere quella di ricondurre la presenza di animali non autoctoni a una presenza meramente simbolica. In altri termini ci devono essere pochissimi cinghiali e cervi, come ci sono le lepri, come ci sono i fagiani. Niente di più, quindi non uno zoo, ma un parco e questo bisogna dirlo in un nostro documento in termini precisi.
L'altro elemento che deve uscire in modo chiaro è che il parco come istituzione dovrà essere uno strumento di semplificazione della presenza dell'uomo sul territorio e non di complicazione dal punto di vista dei vincoli. Il parco niente aggiunge in termini normativi, ma gestisce meglio e in modo più snello e più realistico le norme di carattere generale. Il parco dal punto di vista istituzionale darà ai proprietari e ai cittadini presenti sul territorio un rapporto col territorio meno burocratico, più semplice di quanto non fosse in passato, senza l'aggiunta di vincoli specifici, perché le norme generali sono più che sufficienti alla tutela di quelle aree.
Non sono d'accordo con la D.C. che ritiene che sia la Regione a individuare le linee del piano. Perché è stato detto in passato sempre dalla D.C. che deve esserci un rapporto non soltanto tra la Regione e l'ente parco, ma anche un rapporto con i Comuni. I Comuni non possono ridursi a una serie di lamentazioni, i Comuni hanno i loro piani regolatori, all'interno dei quali le aree hanno una destinazione. Anche in questo caso va recuperato il ruolo delle istituzioni che io vedo compromesso in questa sede da un voto non positivo. Le forze politiche dei Comuni per non compromettersi in questa querelle tra i cacciatori e naturalisti non si sono mai assunte le responsabilità che a loro competono quelle cioè di concorrere con la Regione e con l'ente parco all'individuazione delle aree portanti del piano. Mi rendo conto di avere già utilizzato più tempo del dovuto, mi rendo anche conto di essermi lasciato prendere da qualche riflessione personale che però probabilmente è molto inferiore dell'affetto che ho per quelle zone. Badate bene, sono affetti che non riguardano le cose, ma le persone. Sulle montagne avvengono ogni giorno dei drammi e io qualche primogenitura l'ho pure su questi argomenti, per esempio, so che cosa vuol dire vedere precipitare un gregge di pecore di grande pregio, una dopo l'altra, in un canalone di neve, per esempio, so quale difficoltà c'è a far scendere sotto la neve una pecora.
Pochi colleghi pensano che qualcuno ritenga di dover dedicare ogni tanto il suo tempo anche a queste cose o, per esempio, a vivere dei drammi strani in cui un incidente di montagna ha lasciato una traccia su un comodino di una camera da letto, dove c'era scritto "l'orso è tornato alla sua tana". E' stata un'esperienza molto sconvolgente. L'affetto e il rapporto tra le popolazioni e queste rocce molte volte sono caricati di valori che a noi che viviamo in altre sedi, sono difficilmente comprensibili.
Il nostro Gruppo si atteggerà rispetto a questa legge in relazione a come questi nodi che abbiamo indicato (il rilancio del ruolo dei Comuni, il recupero del parco nella sua integrità originaria e non nelle compromissioni successive e la individuazione del parco istituzionalmente inteso come ente che tende a privilegiare la presenza dell'uomo sul territorio soprattutto i rapporti dell'uomo con il suo territorio) verranno accettati.
Anticipo fin d'ora che qualora ritenessimo che le conclusioni non sono soddisfacenti per un voto positivo, proporremo un ordine del giorno per il recupero del crinale di cresta perché constati che non sono maturate le condizioni né di consenso, né di natura normativa, per il completamento del parco.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Biazzi.



BIAZZI Guido

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, concordo con quanto diceva il collega Marchini, che l'allargamento dei confini o si fa adesso o difficilmente si riuscirà a farlo non solo in questa legislatura, ma probabilmente neanche per un certo periodo di tempo piuttosto lungo. Così come sono d'accordo nel riconoscere che su questa materia non ci possono essere né sconfitti, né vittoriosi.
Non ci possono essere né sconfitti né vittoriosi su un problema che deve trovare il consenso più ampio, non solo in Consiglio regionale, ma anche all'interno, nella comunità, la comunità locale che dovrà seguire l'allargamento dei confini e successivamente la gestione del parco ampliato. Questo argomento non può essere un terreno di scontro tra cacciatori, Pro Natura, fondo per la protezione della natura ed agricoltori. In questo senso credo che non siano di molta utilità le posizioni di alcune associazioni naturalistiche, quando parlano di Consiglieri regionali che potrebbero cedere al ricatto di una piccola parte di cittadini.
La discussione oggi in aula non mi pare che veda Consiglieri regionali sottoposti a ricatto di qualsiasi natura. Sono successe delle cose perlomeno strane. Questo ddl è partito dalla richiesta fatta all'inizio del 1984 da parte del Consiglio di amministrazione del parco (che non è altra cosa dall'insieme degli amministratori locali delle zone interessate; c'è forse coincidenza nelle persone (sicuramente coincidenza tra gli enti rappresentanti all'interno del Consiglio di amministrazione e le istituzioni locali) di allargare i confini del parco e di definire un assetto istituzionale per la gestione, configurando una sorta di giunta unitaria. Il ddl è andato alle consultazioni nel mese di giugno. Qualche amministratore che aveva richiesto l'istituzione del parco sollevava dubbi e perplessità; ci sono stati pareri favorevoli e pareri contrari, riserve e richieste da parte dei rappresentanti dei coltivatori. C'è stata una presa di posizione dei Sindaci in settembre che chiedevano alcuni impegni alla Regione prima o contestualmente all'approvazione della legge di allargamento dei confini del parco.
La Commissione si è trovata di fronte ad una situazione differenziata alcune questioni definite, altre no. Si è cercato di dare una risposta ai problemi oramai definiti, sul nuovo assetto istituzionale, mentre sulle perplessità che erano state sollevate si decise di sentire il parere dei Consiglieri regionali della zona, che non avevano potuto partecipare alla discussione in sede di Commissione.
Il 6/12 il Consiglio di Amministrazione del parco dà le dimissioni, con la motivazione che la Commissione non aveva licenziato il testo di legge originario e non aveva deciso l'allargamento dei confini. Il 4/12 la Commissione licenzia il ddl, il 6/12 giunge la comunicazione delle dimissione dei Consiglieri di Amministrazione del parco.
Qualcosa non convince, per cui è lecito pensare che quella presa di posizione sia stata frutto di disinformazione. Prima di Natale c'è stato un incontro tra il Consiglio di amministrazione del parco e l'Assessore, Vice Presidente Rivalta, presente il sottoscritto. In quell'incontro il Consiglio di amministrazione del parco richiese di procedere alle modifiche della legge istitutiva del parco Orsiera-Rocciavré con due obiettivi precisi, una giunta unica e l'ampliamento dei confini del parco. Con un'indicazione in più, formalizzabile anche attraverso un ordine del giorno del Consiglio regionale, di perseguire gli obiettivi che erano contenuti nella lettera inviata dai Sindaci in settembre. La procedura normale è quella dell'approvazione della legge e della successiva predisposizione di un piano del parco che raccolga le indicazioni dei sindaci. Possiamo fare un passo avanti approvando un ordine del giorno nel quale vengano fissate alcune indicazioni per la predisposizione del piano del parco. Si pu inoltre chiedere alla Giunta che entro una certa data, penso entro il mese di febbraio, aggiorni la Commissione competente sulla predisposizione del piano stesso.
L'ordine del giorno potrà già contenere alcune risposte ai problemi sollevati dai colleghi Penasso e Marchini in ordine alla presenza della fauna non autoctona. Al di là della predisposizione del piano, che richiederà tempi non brevi, si possono prevedere delle iniziative in risposta alle esigenze sollevate dai coltivatori. Una considerazione attenta dell'ordine del giorno predisposto, che non è né di maggioranza, n di minoranza, può facilitare un accordo in Consiglio regionale su alcuni punti. Penso che questa sia la strada migliore per affrontare i problemi dell'ampliamento dei confini del parco Orsiera-Rocciavrè.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Vetrino.



VETRINO Bianca

Non sono una montanara, quindi non avrò la possibilità di fare un intervento nei termini affascinanti del Consigliere Marchini, che ci ha fatto rivivere per qualche momento la storia di Heidi nella quale per c'era anche un nonno che aveva molta importanza. Non ho capito qui chi sarebbe il nonno, comunque non approfondiamo.
Soprattutto non ho mai avuto la possibilità di rendermi conto visivamente della zona della quale stiamo parlando, quindi la nostra posizione è quella che deriva dalla considerazione degli atti, che sono anche il frutto delle consultazioni con i Sindaci, con le comunità, con gli istituti naturalistici e gli enti di difesa del territorio. E' stato sollevato un problema ponendolo quasi a monte della definizione dell'area da salvaguardare e da definire come parco della Regione Piemonte, il problema della gestione. Non posso non essere sensibile a questo argomento.
Noi abbiamo sempre votato costantemente a favore della istituzione dei parchi della Regione in adesione ad un progetto generale della Regione, fin dal suo primo sorgere, ed abbiamo più volte segnato le difficoltà gestionali, l'inefficienza, l'impossibilità di poter dare conseguenza a quegli obiettivi di salvaguardia reale che sono poi i motivi reali per cui si costituisce un parco. Recentemente ho avuto notizie di rallentamenti nel controllo regionale. L'Ipla ha steso recentemente dei piani di palco, ma la Regione non li ha approvati. Quindi, rispetto alla necessità di inquadrare un problema non soltanto in ordine ai confini, ma alla gestione del parco noi esprimiamo tutta la nostra sensibilità e la nostra preoccupazione.
Anche se i motivi che dovrebbero essere alla base per la definizione dell'area da salvaguardare dovrebbero in astratto essere esclusivamente naturalistici, di necessità di difesa e di intervento come è stato detto dai colleghi che mi hanno preceduta. Noi non siamo contrari, ripeto all'ampliamento del parco. Probabilmente questa è una zona che rientra nelle azioni di salvaguardia previste dal decreto Galasso" in ogni caso non siamo contrari all'ampliamento, soprattutto se si recuperano attraverso l'ordine del giorno, tutte quelle azioni che una legge che definisce i confini non può contemplare. Probabilmente l'ordine del giorno va anche oltre alle nostre aspettative. Noi siamo per un ordine del giorno che preveda alcuni punti essenziali e chiari e che soprattutto vada nella direzione degli enti locali e degli enti naturalistici che hanno dimostrato attraverso i loro pronunciamenti nelle consultazioni e per iscritto,di essere favorevoli all'ampliamento dei confini del paco Orsiera-Rocciavrè.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Ariotti. Ne ha facoltà.



ARIOTTI Anna Maria

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, la discussione ha già chiarito parecchi punti. Vorrei soltanto ritornare su alcuni elementi per avere di fronte con chiarezza lo spettro di questo problema che stiamo esaminando.
Innanzitutto bisogna avere la correttezza di dire chiaramente le cose come stanno a proposito della politica dei parchi.
Penasso ha introdotto argomenti che potevano avere una motivazione alla fine della scorsa legislatura, quando ci siamo resi conto che la quantità dei parchi che avevamo tradotto in legge era molta. C'è stato un momento non dico di ripensamento, ma un ripensamento che aveva portato il Consiglio regionale ad impegnarsi nella legislatura successiva non più nella creazione dei parchi, quanto piuttosto nella gestione degli stessi. In questi ultimi anni di parchi se ne sono realizzati molti di meno, si è cercato invece di trasformare le leggi in gestione diretta, si è cercato di sostanziare la legge che, in quanto tale, era formale, in una serie di strumenti operativi per poter gestire correttamente le aree, piani naturalistici, tutti ad alto livello, piani territoriali di coordinamento più difficili da realizzare perché investono aree con interessi molteplici.
Giustamente il Consigliere Marchini ha ricordato che la Regione Piemonte, forse più di altre, ha impostato la sua politica non solo per tutelare i parchi, ma innanzitutto per inserire l'uomo nel territorio in una condizione di positività. Non sto a ricordare i problemi e le difficoltà che incominciano già nell'ambito delle aree di proprietà dei Comuni quando i Comuni non crescono in questa consapevolezza, per avere un parco bisogna gestirlo e gestirlo significa non solo o non tanto porre vincoli quanto invece attuare una politica di intervento razionale ed equilibrato fa favore della gente che ci abita.
E' stato sempre così. Ricordo un piccolo esempio che ho vissuto direttamente; le difficoltà nel far nascere il parco di Crea perché l'area era e resta di proprietà della diocesi. La legge, la convenzione, la totale adesione e il beneficio che è andato a vantaggio di tutti. Ci sono dei tempi da rispettare. Il piano territoriale di coordinamento è lo strumento attraverso cui i Comuni, il Consiglio del parco gestiscono l'area. Il piano territoriale di coordinamento, richiamo nuovamente la legge 43, è previsto a parco istituito ed è previsto ovviamente di intesa con le amministrazioni interessate. Quindi, le raccomandazioni che sono venute da parte di chi è intervenuto precedentemente, sono ovviamente contemplate e previste nella legge istitutiva dei parchi.
Che cosa è successo questa volta? Si chiede semplicemente di invertire l'ordine, di predisporre prima il piano di coordinamento, poi si capisce che non è possibile farlo perché un piano di coordinamento comporta tempi non brevissimi, allora si chiede la garanzia su alcuni punti. Sinceramente guardo con stupore a tutto questo, perché è un sovvertire una legge che ci siamo dati e che altre aree del territorio piemontese hanno rispettato. Per carità, niente di tragico, possiamo farlo benissimo. Credo che l'ordine del giorno che dovrebbe accompagnare l'approvazione dell'ampliamento dei confini contempli ampliamente, forse al di là delle aspettative, quello che è stato chiesto. Ho a mano gli emendamenti che sono stati introdotti proprio per garantire ulteriormente quello che già la legge normalmente sostiene. Il quarto comma dell'articolo verrebbe sostituito con un emendamento che mette in positivo tutto quello che è già implicito nelle leggi precedenti. Secondo me, con gli emendamenti aggiuntivi, si è cercato di rispondere anche alle perplessità e ai dubbi che erano stati fatti presenti più che altro per ignoranza della legge generale che regola la materia.
L'ordine del giorno viene incontro alle richieste fatte da più parti.
Vi sarebbe un'ulteriore aggiunta che recita: "il Consiglio regionale impegna il Consiglio del parco e la Giunta regionale a promuovere verso i Comuni e la Comunità Montana una puntuale e preventiva informazione sui propri programmi operativi, raccogliendo le indicazioni che da essi provengono, volte alla soluzione dei problemi e degli abitanti locali e delle attività agro-silvo- pastorali nonché alla corretta fruizione turistica". Un'altra specificazione sull'indicazione suggerita dal Consigliere Marchini di tutelare le specie autoctone non introducendo specie diverse.
Tenuto conto anche della necessità di porre un termine a questa discussione che si protrae a lungo e che ha tenuto conto delle esigenze molteplici delle popolazioni, delle amministrazioni, delle associazioni naturalistiche e che ha approfondito temi che erano stati affrontati forse superficialmente nei mesi passati, è giusto arrivare ad una conclusione che veda l'allargamento di questi confini per poter gestire finalmente quella zona che fino ad ora non ha potuto essere gestita proprio per mancanza di materiale su cui lavorare. E' chiaro che se usiamo il metro che abbiamo usato precedentemente su tutti i parchi dobbiamo cercare di operare su aree che siano in grado di offrire elementi positivi e allora ecco che queste aree devono permettere quelle operazioni di approfondimento di studio, di sviluppo, ma soprattutto di sviluppo della vita del parco stesso proprio per venire incontro alle esigenze degli abitanti. Non dimentichiamo mai che i parchi sono fatti sì per la flora e per la fauna, ma soprattutto ed essenzialmente per gli uomini, in questa dimensione correttamente noi abbiamo operato e il risultato di questi anni ce lo dimostra. Continuiamo così e di conseguenza credo che gli interventi positivi non possano non essere accolti dalla gente che mettendo da parte ragioni strumentali riesce a capire soltanto a contatto della verifica concreta dell'azione equilibrata di tutela degli abitanti, di incremento delle attività di rispetto per la natura. Questa è una esigenza che deve essere portata avanti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Lombardi.



LOMBARDI Emilio

Signor Presidente, non entro nei problemi specifici del parco Orsiera Rocciavrè anche se mi i sembra di dover rilevare che il Consiglio discute proposte di emendamenti che non sono state confrontate con le popolazioni interessate, quindi sarebbe opportuno per le garanzie che ciascuno di noi deve avere assumendo delle decisioni, conoscere il pensiero delle popolazioni. La vicenda del parco dura da parecchio tempo, ed è strano che si prenda atto delle richieste e delle esigenze del parco nel momento dell'approvazione della legge. E' un primo rilievo di carattere generale.



RIVALTA Luigi, Vicepresidente della Giunta regionale

Ieri sera nella riunione informale si è parlato anche di questo.



LOMBARDI Emilio

Va bene, ma c'è una prassi di lavoro da rispettare che non è quella delle riunioni informali, ma è quella delle discussioni nelle sedi competenti.



RIVALTA Luigi, Vicepresidente della Giunta regionale

La prassi era che non si fosse tornati in Commissione e si fosse votato l'altra volta.



LOMBARDI Emilio

Mi scusi Assessore, c'è sempre una settimana di tempo per rendere ufficiali le decisioni che il Consiglio deve assumere.
L'altra valutazione di carattere generale è che per la prima volta si interrompe una prassi valida, assunta e portata avanti all'interno di questo Consiglio, e cioè si sono istituiti i parchi là ove vi erano i consensi unanimi delle popolazioni.
Non è accoglibile l'impostazione di chi parla di malcontenti strumentali. E' strano che quando ci sono delle opposizioni e dei malcontenti si debba parlare di strumentalizzazioni. Perché sarebbero strumentali? Si deve dare un'impostazione diversa alle critiche, ai suggerimenti.
In questo Consiglio c'è gente che è cresciuta, che capisce, che è all'avanguardia, ma nelle comunità locali ci sono persone che invece non sono all'altezza, che non capiscono, le comunità locali debbono crescere.
Dobbiamo crescere tutti assieme. Sento dire che la situazione agricola è mutata, certo, ma non possiamo attribuire le responsabilità del mutamento a quelli che sono rimasti sulle montagne. Noi dobbiamo offrire condizioni tali per cui chi è rimasto continui ad essere difeso. Rendiamoci conto che non saranno certamente i parchi o le strutture del parco che potranno mantenere integri gli equilibri ecologici nelle nostre montagne. Questi saranno un sostegno, un aiuto, ma occorre l'intervento, la partecipazione di coloro che ancora risiedono sulle montagne, occorre offrire la possibilità perché le iniziative possano continuare.
Sono intervenuto per sottolineare l'esigenza che quando si costituiscono nuove realtà ci sia il consenso degli amministratori locali delle categorie.
La Regione dovrebbe riflettere sulle richieste e cercare di far maturare le iniziative e non legiferare sulla testa della gente. Se ci sono delle categorie non ancora convinte, bisogna fare in modo che diano il loro consenso e probabilmente gli emendamenti che questa mattina ci vengono proposti contribuiranno per avere l'adesione necessaria.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

il Gruppo della D.C. ha una posizione circa l'allargamento dei confini del parco Orsiera-Rocciavrè che mette in discussione la politica dei parchi della Regione.
Infatti sostiene l'incompatibilità tra l'istituzione dei parchi e la salvaguardia delle attività agricole nelle aree interessate. Questa e' una tesi che mette in discussione la politica dei parchi, quindi deve essere concretamente esposta e chiarita la posizione della D.C., legittima ma tale da indurre tutti ad assumerci le nostre responsabilità di fronte alla politica dei parchi, che io ritengo tra le più qualificanti portate avanti in questi ultimi dieci anni dalla Regione Piemonte. Occorre capire come si intende l'istituzione dei parchi: non può essere inteso come semplice strumento di tutela, ma oltre a questo anche come strumento di raccordo, di equilibrio e di promozione di iniziative produttive ed economiche. Questa credo che sia la questione. Evidentemente questi aspetti si affrontano attraverso un rapporto con gli enti locali e il consenso ed entrando nel merito dei piani e dei programmi. I Consiglieri della giunta esecutiva del parco si sono dimessi perché la Regione non ha ampliato il parco, c'è d'altra parte un problema di non consenso da parte di alcune categorie. Mi sembra che un consenso largamente maggioritario non manchi. Allora che fare? Innanzitutto mi pare non perseguibile la proposta fatta ieri in II Commissione di fare prima un programma e poi valutare se allargare i confini. Si tratta invece di decidere di allargare i confini e, in tempi rapidi, un piano programmatico dell'area comprendente le varie esigenze e che raccordi in modo equilibrato la necessità di tutela e di sviluppo delle iniziative produttive ed economiche. Giustamente ci si chiede che rapporto c'è tra l'allargamento dei confini del parco, i programmi ed i piani di attività.
In sede di I Commissione nel corso della discussione sul bilancio sollevai questa questione e il Presidente Viglione mi rispose che a fronte di programmi e di attività degli amministratori dei parchi, c'è la disponibilità con variazioni di bilancio, di incrementare le disponibilità finanziarie per i parchi, quindi anche per questo. Si tratta allora di fare l'ampliamento dei confini del parco, il piano di attività e di iniziativa e nello stesso tempo chiedere alla Giunta di predisporre le opportune variazioni di bilancio che permettano di realizzare i programmi.



PRESIDENTE

Se non ci sono altri colleghi che intendono prendere la parola si chiude qui la discussione generale. Replica l'Assessore competente, il collega Rivalta, che ha facoltà di intervenire.



RIVALTA Luigi, Assessore ai parchi

Un primo argomento per la replica mi è imposto da considerazioni generali che ha voluto fare il collega Penasso sull'incidenza della costituzione dei parchi ai fini di una qualificazione dell'ambiente e un miglioramento delle situazioni locali.
Tra le schede dei parchi leggo quella che riguarda il parco di Chiusa Pesio dove è stato inaugurato il rifugio di Pian delle Gore; e stato ristrutturato a circa 1000 mt. di altezza; è disposto su due piani; ha una mansarda collegata da una scala interna; è dotato di 33 posti letto distinti in camere comuni, di servizi, di centralina idroelettrica che fornisce 3,5 kw a 220 wolt.
E' stato progettato per l'espletamento di attività didattiche ricreative e culturali, ed è stato utilizzato in via sperimentale da gruppi vari di persone che hanno reso possibile lo svolgimento di attività in funzione del parco. In particolare, si è cooperato con lo stesso centro ricreativo dell'Enel, con le scuole, con partecipazione di ragazzi dai 10 ai 15 anni.
Nel parco ha lavorato un esperto micologo, Toni Mingozzi, svolgendo una azione informativa, didattica per le scuole.
I giovani hanno sistemato una parte di una strada ex militare favorendo l'accesso dei visitatori a una delle zone più suggestive ed interessanti del parco. Contemporaneamente a queste iniziative si sono svolti campetti scout di Genova, sono stati fatti interventi per la conservazione ed il miglioramento della viabilità che hanno riguardato soprattutto la realizzazione del parcheggio di Pian delle Gore per l'accesso al rifugio di mezzi di una certa dimensione, è stata svolta l'azione dello sgombero della valanga che ogni inverno ostruisce la strada.
Lungo la linea del parco sono state fatte le tabellazioni. Quanto alla ricerca scientifica si sono iniziati i censimenti ed i rilevamenti della flora del parco, mentre il personale di vigilanza sta provvedendo al censimento faunistico. Un'altra iniziativa a carattere scientifico è stata organizzata in collaborazione con il gruppo micologico che ha raccolto catalogato e classificato circa 240 specie di funghi.
Nel parco sono incominciate attività di qualificazione e sono stati fatti interventi di pulizia dei boschi e di gestione del bosco.
La scheda successiva riguarda il parco della Valle Sesia. Leggo pertanto i titoli: il comitato di gestione è intervenuto sulle infrastrutture del parco effettuando i seguenti interventi: ripristino di due mulattiere progetto esecutivo per l'allargamento di una strada sistemazione una pista che in estate é stata percorribile con mulattiere, utilizzata come pista da sci realizzazione di tre acquedotti per gli alpeggi nei Comuni di Runa San Giuseppe di Rimasco convenzione con il CAI per realizzare la segnaletica.
Nel periodo estivo è stato effettuato il trasporto di materiali per le ristrutturazioni delle baite (questa è una iniziativa del parco; si è provveduto ad introdurre due colonie di stambecchi e di galli cedroni, si sta intervenendo contro la cecità dei camosci.
Vi è uno sviluppo dei turismo. E,' stata fatta nel 1983 la grande traversata delle Alpi. Nel parco della Val Troncea è stato sistemato il locale del parco; si è definita la pianta organica e sono stare fatte le prime assunzioni. Preciso che con la politica dei parchi si sono occupati circa 130 giovani che sono rimasti nelle zone vallive che probabilmente non ci sarebbero rimasti.
Molte operazioni di carattere forestale sono state fatte con convenzione con i contadini locali in modo che loro stessi hanno avuto benefici ed occasioni di lavoro.
Nella Val Troncea sono stati fatti lavori manutentivi della strada di fondo valle, la costruzione di diverse cabalette per la raccolta acqua lungo la strada stessa. I lavori di conduzione di canale e scolo ruscelli riparazione ai ponti lungo la strada di fondo valle sulla pista di fondo sul versante sinistra orografico del Chisone, costruzione di un portale di ingresso al parco; costruzione della fontana in regione Vendeniera sistemazione della fontana di Troncea, ripristino del vecchio acquedotto frazionale, costruzione di diverse panche e sistemazione di aree per turisti, esecuzione della palinatura, pulizia del bosco, specie nella parte più alta della valle nell'ampio vallone delle quattro bergerie comunali sorveglianza continua, vigilanza sulla flora e sulla fauna, concretizzata con un controllo sui turisti al fine di evitare danni all'ambiente o in contrasto con le esigenze agro-silvo-pastorali. Vi un servizio di raccolta e trasporto rifiuti. Vi e un controllo sui pascoli ed instaurazione di rapporti di collaborazione con le tre famiglie di pastori che vi operano al fine di valorizzare e mantenere il valore ambientale delle valli.
Ho citato tre parchi che si possono assimilare a quello della Orsiera Rocciavrè per dire che i parchi dove stanno operando, stanno facendo operazioni utili al mantenimento delle condizioni ambientali, con limitate risorse, in qualche caso utilizzando il volontariato. Certo, non si pu pensare che in due o tre anni si possono recuperare quinquenni o decenni di abbandono e di degrado.
Per il parco Orsiera Rocciavrè le iniziative sono poche. Il Consiglio ha potuto operare con scarsa efficienza, si è limitato ad alcuni interventi per il miglioramento delle mulattiere. Funziona dal 1982, siamo all'inizio del 1985. Per inefficienza strutturale non ha potuto utilizzare i finanziamenti già disposti; di qui la riduzione dei finanziamenti nel bilancio 1985, che la Giunta è disponibile a recuperare con una variazione di bilancio per mettere il parco nelle condizioni di fare quello che non ha potuto fare nel passato. Dicevo questo per respingere una valutazione critica. La politica dei parchi credo che richiederà qualche lustro e che potrà cogliere effetti significativi e visibili negli anni '90.
Per quanto riguarda il parco della Orsiera-Rocciavrè, voglio aggiungere, a quanto hanno gai detto alcuni colleghi che non si tratta di operare in contrapposizione alle popolazioni locali perché la richiesta di ampliamento è provenuta da varie associazioni e dallo stesso consiglio del parco. Il parco attuale, proprio perché è articolato in tre consigli, ha complessivamente 39 Consiglieri dei quali 3 sono nominati dalla Regione e 36 sono nominati da tre comunità montane. I sindaci dei Comuni interessati al parco per il versante della Valle di Susa non si oppongono alla modifica dei confini, anzi, esprimono un accordo sulla modifica del confine e chiedono garanzie che sono condensate negli emendamenti e che sono elencate (quelle che non hanno natura giuridico-legislativa) come impegni in un ordine del giorno.
Mi sembra improprio dire che stiamo operando in completo disaccordo e nella disattenzione delle volontà delle comunità locali, anzi, la mia sensazione è che il consenso sia largo. La modifica dei confini è essenziale per dare significato alla politica dei parchi e del parco della Orsiera-Rocciavrè nella Valle di Susa, non avrebbe nessun senso mantenere gli attuali confini che soltanto tutelerebbero la cima rocciosa dell'Orsiera- Rocciavré e non la parte più significativa della zona forestata e vegetata.



PRESIDENTE

Possiamo passare all'esame dell'articolato.
Art. 1 1) Il terzo comma dell'articolo 5 della legge regionale 30 maggio 1980 n. 66, è così modificato: 'Lo Statuto deve prevedere: a) il Consiglio Direttivo b) la Giunta esecutiva e) il Presidente' 2) il quarto comma dell'articolo 5 della legge 30 maggio 1980, n. 66, è soppresso 3) il quinto collima dell'articolo 5 della legge 30 maggio 1980, n. 66 è così sostituito: 'Il funzionamento del Consiglio direttivo e della Giunta esecutiva, la composizione di questa, i rispettivi poteri ed i rapporti tra i due organi sono stabiliti dallo Statuto' 4) il sesto comma dell'articolo 5 della legge 30 maggio 1980, n. 66, è così modificato: le parole 'le Giunte esecutive' sono sostituite dalle parole 'la Giunta esecutiva': 5) il settimo comma dell'articolo 5 della legge 30 maggio 1980, n. 66 e soppresso 6) il decimo comma dell'articolo 5 della legge 30 maggio 1980, n. 66, è così modificato: le parole 'delle Giunte esecutive' sono sostituite dalle parole 'della Giunta esecutiva': 7) il secondo comma dell'articolo 7 della legge regionale 30 maggio 1980, n. 66, è così modificato: aggiungere, in fine, dopo 'Consiglio direttivo', 'e della Giunta esecutiva': 8) il terzo comma dell'articolo 7 della legge 30 maggio 1980, n, 66, è così modificato: aggiungere, dopo 'Consiglio direttivo', 'con la Giunta esecutiva' 9) il quinto comma dell'articolo 8 della legge 30 maggio 1980, n. 66, è così modificato: aggiungere, dopo 'Consiglio direttivo della Giunta esecutiva'.
I Consiglieri Picco e Penasso presentano seguente emendamento: all'art. 5 L.R. 30 maggio 1980, n. 66 (Consiglio direttivo), dopo le lettere a), b), c), aggiungere la lettera d): "- tre rappresentanti di coltivatori diretti residenti nei Comuni inseriti nel parco designati dalle organizzazioni professionali più rappresentative zonali".
La parola all'Assessore Rivalta.



RIVALTA Luigi, Assessore ai parchi

Sono per respingere l'emendamento presentato dai Consiglieri del Gruppo D.C., non perché non ci debbano essere agricoltori nel Consiglio dei parchi, ma perché credo si debba respingere la presenza corporativa.
Trattandosi di un parco dovremmo includere anche i rappresentanti delle associazioni naturalistiche, delle associazioni venatorie. Lascerei ai singoli Comuni di scegliere dove e come vogliono i loro rappresentanti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Penasso.



PENASSO Alfredo

Vedo che non è capito il concetto di questo emendamento. Non si possono paragonare i coltivatori diretti con le varie associazioni, anche se lodevoli, che possono avere degli interessi nell'area del parco e che possono benissimo essere rappresentate dalle amministrazioni locali.
Purtroppo i gestori del parco sono i proprietari, la stragrande maggioranza dei quali sono coltivatori diretti, quelli cioé che in prima istanza subiscono l'impatto con l'inserimento del parco.
L'esperienza di questi anni ci ha insegnato che le più grosse controversie sono nate tra i produttori e consigli dei parchi (abbiamo l'esempio del parco di Avigliana).
Con questo inserimento avremo rapporto diretto con i rappresentanti della categoria.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

Voterò contro questo emendamento perché ritengo che quando si dice che il parco viene gestito dagli amministratori locali, eletti dai cittadini questi sono rappresentativi degli interessi di tutta la società, quindi anche dei coltivatori diretti.



PICCO Giovanni

Credo che questo emendamento sia la cartina di tornasole per saggiare quale disponibilità la maggioranza intende esercitare su una vicenda sulla quale poggiano i presupposti della ricerca dei massimi consensi, della ricerca del maggiore grado di accettabilità di un impatto pubblico che crea delle condizioni di cattiva o di insufficiente gestione di queste ipoteche.
Noi non presumiamo di avere dato con questo emendamento la soluzione a questi problemi, ma pensavamo che perlomeno lo spirito della proposta di allargare una rappresentanza che non fosse rigidamente prefigurata in termini di rappresentanza partitica, (perché sappiamo benissimo che il discorso per quanto attiene le rappresentanze comunali si viene a collocare in quest'ambito) potesse trovare nella maggioranza, una disponibilità. Se si intende rifiutare questo obiettivo presumendo di avere ricomposto all'interno dell'organizzazione rigida delle strutture istituzionali, tutto ciò che attiene alla ricerca di questo rapporto con la comunità, benissimo la maggioranza prosegua sulla sua strada, noi ne trarremo le conseguenze.



RIVALTA Luigi, Assessore ai parchi

Ripeto che i Consigli comunali nominano 36 Consiglieri, decidano loro chi mettere.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento per alzata di mano.
E' respinto con 10 voti favorevoli, 27 contrari e 3 astensioni.
I Consiglieri Rivalta, Biazzi, Ariotti, Montefalchesi, Simonelli Marchini e Vetrino presentano il seguente nuovo articolo 1.
"Articolo 1 La planimetria in scala 1:25.000 allegata alla legge regionale 30 maggio 1980, n. 66, è sostituita dalla planimetria in scala 1:25.000 allegata alla presente, legge, che modifica a tutti gli effetti i confini individuati all'articolo 2, primo comma, della legge regionale 66/80".
La parola al Consigliere Ariotti, che lo illustra.



ARIOTTI Anna Maria

Dal momento che il disegno di legge è arrivato in aula con due soli articoli, avendo demandato all'aula di discutere l'ampliamento dei confini ed avendo deciso la maggioranza di accettarli, è necessario introdurre l'art. 1 con la planimetria.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Picco.



PICCO Giovanni

Avevo rilevato prima come mi sembrava inopportuno iniziare la votazione con la collocazione della votazione così come ho rilevato. La presentazione di questo emendamento mi da ragione. Questo inficia formalmente tutte le votazioni che stiamo facendo su questo disegno di legge. Non siamo in presenza di atti ufficiali, peraltro nemmeno allegati al testo del disegno di legge. Ho dovuto chiedere al funzionario che mi fornisse una planimetria e gli atti allegati. Non vedo quale collocazione formale abbia questa planimetria rispetto al testo del disegno di legge che è in votazione. Se poi sovvertiamo anche l'ordine formale della presentazione degli emendamenti, siamo al colmo della situazione.



PRESIDENTE

Questo emendamento mi è giunto in questo momento. Devo precisare che la planimetria conseguente, che sostituisce quella precedente, ha i confini delimitati in questa. Quindi se il Consiglio vuole prendere visione possiamo sospendere momentaneamente i lavori.



MONTEFALCHESI Corrado

Vorrei ricordare per chiarezza che questo emendamento è stato consegnato ieri in II Commissione.



PICCO Giovanni

Questo emendamento è il clou della vicenda sulla quale ci stiamo soffermando. Le posizioni che abbiamo assunto su questo argomento debbono essere collegate a tutte le valutazioni fatte, che non snobbiamo assolutamente, valutazioni che sono state riprese anche da altre forze politiche, sulle quali si collocava la nostra disponibilità ad accedere ad una presa in considerazione dell'ipotesi di allargamento dei confini del parco stesso. Ritenevamo che questa ipotesi fosse, anche alla luce delle dichiarazioni fatte stamani dal Consigliere Marchini, percorribile con il consenso delle comunità locali e dei Comuni, affrontando il problema nel merito e non astrattamente andando a collocare da quota 1008 a 1250 i confini del parco indistintamente cercando di dare una giustificazione sia su terreni che hanno valenze di tipo ambientale naturalistico, e sia su fosse o canaloni privi di qualsiasi rilevanza da questo punto di vista.
La messa in connessione l'ordine del giorno e la votazione di questo emendamento ci porta a fare delle scelte: o scegliamo l'ipotesi dell'ordine del giorno, che è stata rafforzata dalle considerazioni di buon senso che in una parte almeno del suo intervento, ha fatto il Consigliere Marchini e cioè che il rapporto con i soggetti della pianificazione comunale era determinante ai fini di capire che cosa serviva l'allargamento del parco stesso; oppure si sceglie la strada del dire: "tutto subito o nulla mai" come qualcuno ha detto ivi compreso l'Assessore, sull'allargamento di questa planimetrazione. E' chiaro che ne nascono delle contraddizioni palesi che ci inducono ad assumere degli atteggiamenti conseguenti. Prego l'Assessore Rivalta di prestare attenzione a questo mio intervento che è estremamente sintetico, ma anche molto preoccupato degli effetti politici che tutti vogliono eludere e paventare rispetto anche alla vicenda elettorale, al fatto di trarre delle conseguenze indebite su una vicenda della quale nessuno si deve arrogare il diritto di pretendere delle rappresentazioni che superino il proprio ruolo. La maggioranza vuole che si ottenga sull'ordine del giorno unanimità di voti in modo da percorrere la strada dell'allargamento come processo che investa sia le comunità locali sia la pianificazione comprensoriale? Vogliamo fare questo atto di unanimità rispetto ad obiettivi comuni che vogliamo perseguire? Allora tutti votiamo quest'ordine del giorno e voi cortesemente ci ritirate questo emendamento e ci consentite di operare questa verifica in termini sia politici, sia tecnici, sia amministrativi. Non vogliamo trarre delle conseguenze indebite o andare ad innescare delle micce o dei processi, ma occorre trarre delle conseguenze politiche che sono tutte a vostra responsabilità. Cerchiamo responsabilmente di dare un voto unanime all'ordine del giorno che mi pare molto preciso se vogliamo integrarlo anche sul versante della pianificazione comunale responsabilizzando anche l'Assessore Calsolaro e la sua struttura perché è chiaro che i piani regolatori non sono astratti da queste preoccupazioni e queste vicende anche i piani regolatori vanno controllati e verificati perché conseguano degli effetti che siano nello spirito che ha votato il Consiglio regionale se qualche piano non contenesse questa indicazione, il piano va verificato perché anche l'indicazione di un ordine del giorno è provante ai fini degli obiettivi che si intendono perseguire con la pianificazione. Se rifiutate questa posizione, non stupitevi di trovarvi piani regolatori che danno delle indicazioni distorcenti e quindi si innesca questo processo di non controllo, di sfilacciamento non addebitabile a noi. Dobbiamo su questa nostra proposta riconsiderare questa posizione e chiedo se la maggioranza e disponibile a questo ritiro con nessuna contropartita particolare, ma con un allineamento che mi pare sia nello spirito di tutte le dichiarazioni che sono unanimemente intervenute stamani.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini



MARCHINI Sergio

Ritengo che la pacata, serena proposta del collega Picco vada considerata dalla maggioranza e quindi anche dal sottoscritto perché in questa vicenda sto dalla parte della maggioranza. C'è un processo che deve avere oggi in termini politici un momento di non ritorno; la decisione di quali devono essere i confini del parco e gli strumenti che devono operare sul parco.
Mi chiedo a questo punto se ottenere una legge con il dissenso di una forza politica che in quelle aree probabilmente ha la maggiore rappresentanza e sarà probabilmente portata al comportamento non attribuibile alla forza politica in sé ma alle espressioni locali, non sia un prezzo troppo alto, qualora sia solo relativo ai tempi di attuazione del parco. Mi pare che se in effetti, potessimo pervenire a un ordine del giorno in cui il Consiglio regionale riconosce che i confini così come individuati, sono i confini ottimali, imprescindibili di una corretta gestione del parco di Valle di Susa e rimanda la loro definizione in termini legislativi, allo scioglimento di alcuni nodi ed alla maturazione di alcuni problemi, probabilmente sul piano politico è la soluzione migliore.
Lo dico con molta considerazione verso il collega Picco; penso che anche da parte sua ci sia stata qualche difficoltà a dichiarare la propria disponibilità a riconoscere questa realtà con che avvengono talune cose.
Devo dire che la presa di posizione del collega Picco, mi mette in grave imbarazzo perché ho di fronte a me un percorso che deve portare alla realizzazione del parco con le caratteristiche che ci siamo detti; è un processo che va avanti da 20 anni, non sono in grado di valutare che senso abbia una divisione traumatica in Consiglio per guadagnare rispetto al percorso che è durato 20 anni, 4-5 mesi. Se c'è rispetto per le forze politiche che si esprimono su questo ordine del giorno, occorre ritirare il documento. Una posizione di irrigidimento della maggioranza, mi metterebbe nella necessità di articolare il voto finale con una presa di distanza rispetto alla maggioranza sul metodo, anche se sui risultati dovrà poi probabilmente dichiararmi d'accordo.
Ci sono delle situazioni strane, quali queste, che richiedono grande ottimismo e fiducia. Mi pare che la posizione della D.C., conché verificata in una breve riunione che potremmo immediatamente attivare in termini formali ed accettabili, sia un momento di solidarietà del Consiglio che è bene non lasciare cadere. Faccio alla maggioranza formale richiesta di richiedere insieme al Presidente del Consiglio un breve rinvio per capire in che termini potrebbe essere formalizzata quella parte dell'ordine del giorno che non è solo relativo ai contenuti ma anche ai confini.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

Con un po' di sforzo tento di controllare la mia irritazione. Ritengo che la partecipazione sia una cosa seria e non la si può usare strumentalmente a seconda delle situazioni. Ho qui sotto un documento dei Comuni di Bussoleno, Matia, Meano, S. Giorgio, Villarfocchiardo in cui si dice: "al termine di una prolungata consultazione presso i Comuni interessati, sentite le proposte dei sindaci condivise anche dalla comunità montana Bassa Valle e Val Cenischia, si chiede che l'abbassamento dei confini del parco sia espressamente concepito come elemento costitutivo di un piano di sviluppo dell'area". C'è un consenso all'abbassamento dei confini e una richiesta che questo sia fatto in un certo modo all'interno di un certo quadro. C'è una espressione da parte degli enti locali e dei Comuni interessati e credo che questa sia partecipazione e democrazia.
L'irritazione nasce dal fatto che in quest'aula 15 giorni fa, si è presa una decisione molto importante; riguarda la centrale nucleare rispetto alla quale 8 comuni su 10 della zona si sono dichiarati contrari, ma questo dissenso non è stato tenuto in nessun conto. Da questi banchi ben pochi Consiglieri si sono alzati a rilevare questa questione e gli stessi Consiglieri e le forze politiche che oggi sottolineano e invocano la partecipazione, su queste questioni non hanno detto niente.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Rivalta per la replica.



RIVALTA Luigi, Assessore ai parchi

Replico dicendo che in questa questione ci siamo fermati per settimane ed anni. Per parte mia il problema è di votare questo emendamento che è l'elemento centrale di tutta la discussione e di tutta la ragione legislativa su cui stiamo lavorando.
Non riesco a mettere in secondo ordine il pronunciamento dei 12 Consiglieri del parco nominati dai Comuni della Valle di Susa, ai quali si aggiunge un atteggiamento nel merito concorde di tutti gli altri Consiglieri della Val Sangone e della Val Tisone.
In sostanza, siamo in presenza di 39 Consiglieri, 3 dei quali nominati dal Consiglio regionale, 36 dai Comuni della zona che chiedono l'ampliamento dei confini. Non capisco perché queste 39 persone che richiedono l'ampliamento dei confini siano da noi non considerate come portatrici di una volontà duplice in quanto Consiglieri del parco e in quanto rappresentanti dei Consigli comunali che li hanno valutati e anche di alcuni Consiglieri Comunali. Mi sembra davvero di dover rispettare, non smentire delle procedure, delle forme di espressione di volontà e di decisione che avvengono secondo quanto abbiamo stabilito attraverso le leggi, nel rispetto, nel richiamo, nella sollecitazione della partecipazione degli enti locali.
Abbiamo fatto nominare i rappresentanti degli enti locali. C'è poi anche la lettera dei 4 sindaci che consegue ad un lavoro non autonomo; si sono riuniti da soli; quando siamo stati a Bussoleno, il Consigliere Marchini, il sottoscritto e Saini abbiamo detto che non saremmo più andati alle riunioni e che dovevano essere loro autonomamente ad esprimersi. Si sono espressi con una lettera che è a vostre mani e che pone dei problemi a cui diamo risposta in termini di modifiche di legge, attraverso un ordine del giorno che ponevano un sostanziale accordo sull'esigenza di ampliare i confini.
La mia posizione è che si passi al voto di questo articolo.



MONTEFALCHESI Corrado

Sono contrario alla richiesta, perché mi sembra che non ci sia assenso da parte della maggioranza di questo Consiglio a questa esigenza.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento per alzata di mano.
E' approvato con 33 voti favorevoli e 14 contrari.
Passiamo alla votazione del nuovo art. 1.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 47 hanno risposto SI 32 Consiglieri hanno risposto NO 15 Consiglieri L'art. 1 è approvato.
Passiamo alla votazione dell'art. 2 (ex art. 1) di cui vi ho gia dato lettura.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 47 hanno risposto SI 32 Consiglieri hanno risposto NO 15 Consiglieri L'art. 2 (ex art. 1) è approvato.
I Consiglieri Ariotti, Biazzi e Rivalta presentano il seguente nuovo articolo 3.
Art. 3 "All'articolo 9 della legge regionale 30 maggio 1980, n. 66, il quarto comma è così sostituito: 'Fino all'approvazione del piano di assestamento forestale di cui all'articolo 4 della legge regionale 4 settembre 1979, n. 57, i tagli boschivi sono regolati in base alle norme di cui all'articolo 12 della legge medesima: il piano di assestamento forestale di cui al presente comma, ai sensi del primo comma dell'articolo 6 della legge regionale 4 settembre 1979, n. 57, è gestito dall'ente parco su finanziamento regionale. L'area del parco è inoltre oggetto di apposito piano naturalistico redatto secondo le norme contenute negli articoli 7, 8 e 9 della legge regionale 4 settembre 1979, n. 57'.
Dopo il quarto comma sono inseriti i seguenti commi: 'In conformità a quanto previsto dall'articolo 16, primo comma, della legge regionale 2 novembre 1982, n. 32, sono sempre ammessi, senza vincoli o limitazioni, lo sfalcio a scopo di fienagione, il pascolo ed ogni altra operazione, ivi compresa la pulizia dei pascoli con eliminazione delle specie infestanti, effettuata o fatta effettuare dal proprietario del fondo o dell'avente diritto su di esso.
Il Consiglio direttivo del parco può interdire temporaneamente, con propria deliberazione, le attività di cui sopra con riferimento alle specie vegetali protette bisognose di particolare tutela, assegnando un equo indennizzo al proprietario o all'avente diritto'.
All'articolo 9 della legge regionale 30 maggio 1980, n. 66, al primo comma, sub b), dopo le parole 'legge regionale 20 ottobre 1977, n. 50' sono aggiunte le parole: 'per la predisposizione di piani di abbattimento e/o di cattura, da redigersi sentiti i comparti alpini interessati, al fine di ricostruire condizioni di equilibrio faunistico e botanico-forestale autoctone, secondo gli orientamenti che la tradizione, la presenza antropica e le attività agro-silvo-pastorali hanno configurato".
Chi approva tale emendamento è pregato di alzare la mano. E' approvato con 29 voti favorevoli e 12 astensioni.
Si proceda alla votazione del nuovo art. 3.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 47 hanno risposto SI 32 Consiglieri hanno risposto NO 15 Consiglieri L'art. 3 è approvato.
Art. 4 "Il Consiglio direttivo riadotta, entro 90 giorni dall'entrata in vigore della presente legge, lo Statuto del parco modificato secondo le direttive contenute nella presente legge. Per l'approvazione dello Statuto si applica la previsione di cui al secondo comma dell'articolo 5 della legge regionale 30 maggio 1980, n. 66".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 47 hanno risposto SI 32 Consiglieri hanno risposto NO 15 Consiglieri L'art. 4 è approvato.
La parola al Consigliere Picco per dichiarazione di voto.



PICCO Giovanni

Dobbiamo giustificare il nostro voto contrario a questo disegno di legge perché non possiamo lasciarci collocare su posizioni di retroguardia.
Denunciamo apertamente in sede di votazione questo disegno di legge come vi siano da parte della maggioranza e di chi forse per concorrere al raggiungimento di certi obiettivi, si allinea sulla votazione della maggioranza delle distrazioni, motivazioni di cause che hanno indotto i rappresentanti dei parchi, delle comunità locali, ecc, ad esprimere certe posizioni.
Non stiamo a fare la radiografia di quei voti ma solo l'ultima citazione che ha fatto il Consigliere Montefalchesi contraddice apertamente queste posizioni perché questi Consiglieri e questi rappresentanti chiedono la modifica dei confini del parco nel quadro di un piano socio-economico di un quadro di giustificazioni e motivazioni che non fossero quelle di assumere a priori la decisione dell'allargamento con tutti gli effetti negativi che ne conseguono.
Questa distrazione di motivazioni legittima pienamente il nostro voto sia rispetto al merito, cioè al problema di come ci collochiamo rispetto alla tutela e salvaguardia del patrimonio ambientale e rispetto anche alla volontà delle comunità locali e del voto espresso da queste volontà.
Questo lo dobbiamo dire apertamente e lo diremo anche fuori da quest'aula perché non possiamo permetterci di essere riduttivi nelle motivazioni politiche ma non possiamo nemmeno permettere ai nostri avversari di essere denigratori di un ruolo che abbiamo sostenuto e sosteniamo sulla tutela del patrimonio silvo-forestale, ambientale naturalistico che sta all'interno di quest'area. Bisogna che ci mettiamo in condizione di capire che cosa succede in questa vicenda. Siamo di fronte a 7 anni di insuccessi sulla politica attiva dei parchi che non possono essere rivendicate solo in chiave di iniziative scoutistiche o di alcuni biologi o botanici i quali giustamente e con grande soddisfazione riescono a trovare all'interno dei parchi, il clima e l'habitat per potere svolgere determinate loro attività. Il problema della dimensione d'impatto sulle comunità locali, è una dimensione che non possiamo ignorare ed enfatizzare in contropartita ad alte soddisfazioni e alte graficazioni e purtroppo l'insoddisfazione che deriva alle comunità locali, agli agricoltori montanari, ecc, è quella che sosteneva il Consigliere Penasso, cioè una ipoteca pubblica che di fatto non consente di esercitare nel quadro di quelle libertà e di quella logica comportamentale che ha caratterizzato la presenza etnica di queste realtà, quelle attività normali che sono esercitate ed esercitabili in assenza di vincoli posti dal parco. Questa è in fondo la sconfitta rispetto alla quale dobbiamo registrare delle posizioni ed è una sconfitta della quale o prendiamo atto in tutte le conseguenze, oppure non possiamo poi andare a invocare gli ordini del giorno e le prese di posizione andando a leggere tra le parole il perch delle dimissioni o il perché delle prese di posizione contrarie.
Siamo per una denuncia di queste frustrazioni e questi insuccessi e intendiamo sottolineare con questo voto negativo, che non è attraverso gli allargamenti dei confini che si conseguono gli obiettivi della valorizzazione del patrimonio ambientale, ma attraverso una politica attiva che non può registrare Assessore, una impossibilità di spesa dei finanziamenti al punto che questi finanziamenti prima non vengono ritirati e poi vengono reinseriti nelle disponibilità.
Questa vicenda relativa ai finanziamenti dell'Orsiera-Rocciavrè è tipica ed esemplificativa del fatto che proprio la politica attiva pur avendo degli stanziamenti previsti non riesce poi ad attivarli.
Questo deve essere detto a chiare lettere e ci collochiamo nella votazione di questo disegno di legge in termini negativi ed ovviamente ne trarremo anche conseguenze rispetto a come ci collocheremo sulla politica di pianificazione e di attivazione di strumenti che comunque solleciteremo affinché la Regione li prenda in considerazione per evitare che gli effetti già non positivi di questi 7 anni dall'istituzione del parco, si traducano in altri anni di frustrazione e di degrado del patrimonio ambientale degrado del quale l'esaltazione relativa alla parte della tutela della salvaguardia del patrimonio faunistico rappresenta una componente del tutto secondaria. Il problema in realtà riguarda le culture silvo-pastorali ed è questo l'oggetto sul quale le categorie si battono e le popolazioni credo abbiano preso più posizione rispetto alla vicenda. Non esaltiamo e non distorciamo questo problema nella dimensione della caccia perché se fosse solo su questo trovereste già nel sottoscritto uno per primo che dice: adottiamo provvedimenti drastici e di gestione diretta da parte di qualcuno di questi problemi; addirittura sarebbe meglio affidarlo a una gestione privatistica; saremmo in presenza di una gestione corretta, equilibrata con tutti i parametri del controllo di ciò che succede. Non è questo il problema. Il problema è quello della tutela del patrimonio silvo-pastorale e della sua gestione. Su questi problemi le risposte non sono venute e faremo una battaglia attraverso le categorie imprenditoriali perché tutto questo venga sollecitato e perché la Regione provveda nell'ambito anche di stanziamenti che sono peraltro previsti e che purtroppo non vengono utilizzati.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Marchini. Ne ha facoltà.



MARCHINI Sergio

Avevamo nel dibattito generale lasciato in sospeso l'atteggiamento del nostro Gruppo che peraltro si è esplicitato con la firma dell'emendamento di individuazione dei confini. Spiace che non si sia riusciti a concludere in una visione più unitaria questo problema posto che un grosso sforzo per la maturazione del problema è stato avviato.
Mi trovo a dover esprimere una valutazione di voto che con mio stato d'animo mi crea grandi problemi. Non so se è tardiva la disponibilità della Giunta ad assumere una posizione più precisa, in una qualche misura più determinata, o se è precipitosa e in una qualche misura giustificata da altre esperienze, la voglia della maggioranza di chiudere questo discorso.
Devo aggiungere alle considerazioni di carattere generale che ha fatto Picco che dobbiamo certamente registrare un non ottenimento dei risultati della politica dei parchi.
Ho la sostanziale impressione, come l'abbiamo detto all'inizio di questa legislatura, che fatti i parchi bisognava creare la cultura dei parchi. E attenzione, nel creare la cultura dei parchi non possiamo rifarci a modelli di comportamento di altre aree, non comparabili con le nostre. E quando parlo di aree non comparabili con le nostre, non mi riferisco alle aree soggette a tutela o destinate a svolgere questa funzione, ma ai bacini culturali e di utenza che ci sono alle spalle o meglio a valle di queste aree. Sostanzialmente la composizione geografica della nostra Regione e di tutto il nostro Paese, è tale che il cittadino, l'utente, ha una grande possibilità di muoversi sul territorio rispetto a direttrici molto diverse quindi è molto difficile nel nostro Paese riuscire a canalizzare flussi di utenza rispetto a delle aree turistiche o di parco a differenza di quanto avviene negli altri paesi. La stessa concezione del turismo invernale è profondamente diversa in Italia rispetto per esempio alla Francia che riceve bacini di utenza che sono a grande distanza rispetto alle aree di fornitura dei servizi. Quindi noi dobbiamo considerare che in effetti non dobbiamo aspettarci dalla politica dei parchi questa immagine che abbiamo forse ereditata dai cortometraggi d'importazione straniera, non c'è niente di questo. In effetti i parchi dovranno essere una occasione di rimessa in luce e recupero di valori ambientali e di vocazioni agro-silvo-pastorali dei territori, rinunciando a un certo tipo di obiettivo che probabilmente qualcuno si era posto a lato della legge dei parchi, di utilizzare sostanzialmente queste aree come un'area di localizzazione di attività agro turistiche o di attività di massa.
L'Assessore nella sua replica ha parlato per esempio dell'intervento della grande traversata delle Alpi come un intervento significativo al riguardo. Debbo dire per esempio che io ho penato non poco a far accettare ai redattori di questo tracciato l'attraversamento del parco Orsiera Rocciavrè; perché proprio questi nostri amici a mio modo di vedere concepiscono questo grande itinerario di collegamento con la logica francese e ripeto è una logica che non è riportabile tout court nel nostro Paese perché manca quel fenomeno di accorpamento degli utilizzatori in grandi aree urbane distanti dalle aree di utilizzazione e quindi disponibile alla organizzazione che è a monte di queste cose. Quindi il voto che il nostro Gruppo esprime è un voto favorevole, un voto favorevole peraltro in una qualche misura condizionato non nella sua convinzione, ma nella consapevolezza e direi nel piacere di esprimerlo, da questa impossibilità che c'è stata di chiudere o con l'adesione della D.C. sulla proposta di legge o sull'adesione della maggioranza su una proposta operativa della D.C. Probabilmente la cosa migliore sarebbe stata che si scegliesse comunque una soluzione che ci vedesse tutti impegnati in questo lavoro magari scendendo al livello minore di risultato, ma questa è stata la logica dei numeri, quindi andiamo a esprimere un voto di natura positivo. Devo peraltro dire fermamente alla Giunta, che nel tempo in cui gli elettori me ne daranno ancora la possibilità, ma soprattutto nel tempo in cui avrò la possibilità anche fisica di occuparmi di questo, starò molto attento e starà molto attenta la nostra forza politica, a che gli impegni che con l'ordine del giorno si sono assunti, vengano rispettati. Il problema dei cinghiali e dei cervi va risolto radicalmente, probabilmente bisognerebbe usare una terminologia che però è infausta perché si riferisce ad un periodo della nostra storia; il parco deve diventare non una istituzione al di sopra delle popolazioni, ma un momento di incontro con le popolazioni; queste aree debbono essere strutturate d'intesa con gli enti locali e soprattutto bisogna reinterpretare il parco non come zona di tutela, e in questo ha ragione Penasso: gli agricoltori ed i montanari sono stati i migliori custodi dei loro beni, quindi è quasi insultante andare a dire che noi andremo a tutelare delle cose che loro non sanno tutelare, ma che deve essere riportato alla logica di sviluppo, proprio di quei beni che i nostri vecchi hanno conservato, ma nella logica della loro cultura, senza sovrapposizioni aristocratiche di taluni grossi pensatori di città che pensano che i camosci abbiano la bici. Ho scoperto in valle per esempio che uno dei più grossi amplificatori delle espressioni naturalistiche non sapeva che esiste la Valle Stretta in Valle di Susa e non sapeva per esempio che esistono le grange della valle che sono aree di utilizzazione.
Avevo incaricato un personaggio di indirizzare un elicottero su una di queste località; il personaggio vergognandosi di non conoscere il posto non me lo ha detto e ha mandato l'elicottero al Moncenisio, e questo è uno che aveva in una associazione naturalistica una grossa carica, quindi noi difenderemo le nostre popolazioni da questo tentativo di ghettizzazione culturale. Siamo arrivati ad una soluzione solidale, evidentemente a questo punto va avanti la legge, vanno avanti le istituzioni, è chiaro però che le forze politiche sul territorio a questo punto hanno un obiettivo da svolgere: la maggioranza ha il dovere di gestire quello che la legge gli impone; probabilmente la D.C. manterrà attenta l'opinione pubblica su questi problemi; per parte nostra assumiamo l'impegno sul territorio a garantire che la Giunta mantenga quel tipo di impegni che non essendo nella legge evidentemente si devono tradurre in fatti successivi. Se così è il quadro in una qualche misura del contrasto, del contraddittorio, della discussione e del confronto che avverrà ancora sul territorio, ho l'impressione che non sarà assolutamente scandaloso. Sono convinto che esistono elementi di tipo costruttivo nella logica della maggioranza, nella logica della D.C. e nella logica che ha mosso il nostro Gruppo. Cerchiamo di fare prevalere gli elementi di tipo costruttivo delle nostre posizioni strumentalizzando al minimo quella parte delle nostre posizioni che attengono più al mestiere che non alla vocazione politica.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vetrino.



VETRINO Bianca

Come avevo annunciato nell'intervento di questa mattina, voteremo a favore di questo ampliamento perché tale ampliamento coglie gli obiettivi del Decreto Galasso e salvaguardia un territorio di un patrimonio che è stato riconosciuto pregevole sotto molti riguardi. Fissare dei confini secondo noi significa anche non soltanto salvaguardare nello specifico la zona vegetale o faunistica, ma anche evitare in una zona da proteggere speculazioni di altro tipo, quali le speculazioni edilizie che anche oltre gli immediati confini della zona salvaguardata potrebbero determinarsi.
Rimane il problema della gestione che, come ho già detto tante volte, è un problema di tutti i parchi. Certo, l'Assessore Rivalta ha detto che non si possono pretendere dei risultati nel giro di qualche mese o di qualche anno. Oggi però i risultati sono lontanissimi dagli obiettivi che si proponeva l'istitutiva dei parchi. Probabilmente ci sono difficili meccanismi di avvio della gestione forse perché alcune volte è stato introdotto del personale non opportunamente sensibilizzato rispetto a questo tema: uno che è nato e vive in città probabilmente ha meno sensibilità rispetto a quello nato nella valle. Questi meccanismi occorre verificarli. Con queste riserve, e soprattutto con l'invito alla Giunta a fare in modo che le molte promesse formulate nell'ordine del giorno vengano rispettate, voteremo a favore di questo provvedimento.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Biazzi. Ne ha facoltà.



BIAZZI Guido

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, le motivazioni a sostegno del nostro voto favorevole al disegno di legge sono già state ampiamente esposte nei vari interventi precedenti e in particolare dalla collega Ariotti, sia con la relazione, sia con l'intervento conclusivo. E si riassumono come diceva la collega Vetrino nei due obiettivi di fondo: cogliere l'esigenza di salvaguardare un patrimonio di notevole valore che tutti noi abbiamo presente e di precisare le linee di intervento attive che sono poi tradotte nell'ordine del giorno molto preciso che approveremo insieme al disegno di legge. Per quanto riguarda più in generale il giudizio sulla politica dei parchi, penso ci sarà l'occasione di un ampio confronto in sede di Consiglio regionale e prima ancora in Commissione con la discussione che ci sarà in occasione delle modifiche alla legge quadro.
Mi limito perciò a cogliere un elemento emerso con forza in questa discussione. E' il problema che riguarda l'agricoltura e come si colloca all'interno della politica dei parchi. A me sembra che l'agricoltura in fin dei conti, venga effettivamente tutelata dalla politica dei parchi, non solo perché si tutela il territorio o le aree agricole che sono il supporto dell'attività agricola in quanto tale, ma soprattutto perché in particolare per quanto riguarda l'agricoltura in montagna, mi pare siano presenti nelle linee di intervento, altre ragioni di sostegno, maggior rispetto a quanto può essere fatto nella politica dei parchi in pianura. Esiste ovviamente la tutela e la salvaguardia dei terreni agricoli, esistono altri elementi, per esempio le precedenze che vengono date all'interno dei parchi ai piani di assestamento forestale. Certo occorre agire in una logica di sviluppo.
Veniva detto che il patrimonio agricolo o agro-silvo-pastorale è stato conservato essenzialmente dai diretti interessati, cioè i proprietari e questo mi sembra sia vero solo in parte. Tutti noi sappiamo che l'agricoltura montana in quanto tale non ha la forza di mettere in movimento meccanismi di sviluppo e non riesce nemmeno a conservare l'attività agricola in questi territori particolarmente disagiati. Uno degli obiettivi dei piani di intervento nei parchi, quello di mettere in movimento dei meccanismi di sviluppo, partendo dalle esigenze di mantenere l'uomo in montagna è l'attività agricola; per cui se c'è un motivo per dire che l'intervento tramite parchi naturali è valido per l'agricoltura in pianura, in montagna si può dire che i motivi sono due. D'altronde nelle conclusioni, l'Assessore Rivalta aveva già indicato degli interventi precisi che sono stati portati avanti all'interno dei parchi. Certo sono ancora molto limitati. La politica dei parchi, ci ricordavano alcuni colleghi, ha dei tempi molto lunghi. Probabilmente si tratterà anche di accelerare alcuni interventi. Le indicazioni che diamo con l'ordine del giorno mi pare che siano la base su cui poi confrontare i risultati degli interventi. A noi sembra che con questa legge, si danno delle risposte positive. Il fatto di trovare un ampio consenso in Consiglio mi pare che dia una risposta all'esigenza di operare in questo settore con un atteggiamento costruttivo. E in questo senso penso che non possano esserci vincitori o sconfitti. Si tratta assieme di fare uno sforzo anche dopo l'approvazione della legge perché le indicazioni e le esigenze emerse trovino poi concreta attuazione.



PRESIDENTE

Se non vi sono dichiarazioni di voto, pongo in votazione l'intero disegno di legge.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 48 hanno risposto SI 32 Consiglieri hanno risposto NO 16 Consiglieri L'intero disegno di legge è approvato.
Sempre in relazione a questo disegno di legge vi è un ordine del giorno che dovrebbe essere a mano dei Consiglieri.
Ha chiesto di parlare il Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Pongo come emendamento all'ordine del giorno presentato, un emendamento con il quale si propone di eliminare l'aggettivo "selettivi" dopo "piano di abbattimento". Si tratta di abbattimenti destinati a ricondurre a un numero di capi compatibile con le esigenze che non sono quelle dell'agricoltura ma dell'ambiente agricolo. Queste specie sono veramente un oltraggio alla cultura naturalistica. Mi spiace per coloro che come me amano questi animali. Questi non sono abbattimenti selettivi per mantenere una situazione, ma sono invece abbattimenti radicali che devono riportare la presenza dei cinghiali in aree a livelli compatibili con le superfici e con le vocazioni dell'area; non possiamo scrivere la parola "radicale" perch altrimenti sembrerebbe che vogliamo fare delle camere a gas. La parola "selettivo" riconduce a un concetto di abbattimento che è un intervento tipico su una specie che va ridotta e non una specie che va mantenuta.



PRESIDENTE

Il Presidente della I Commissione, Biazzi, acconsente a questa richiesta.
Ha chiesto di parlare il Consigliere Picco.



PICCO Giovanni

In sede di dichiarazione di voto, esprimo a nome del Gruppo la dichiarazione di voto su questo ordine del giorno. Noi lo condividevamo ampiamente negli obiettivi, nella misura in cui fosse stata accettata l'ipotesi che avevamo suggerito e cioè di non precostituire delle situazioni di fatto con un voto sul ddl che di fatto prefigura le ipoteche che vengono ad essere esercitate sull'area in esame, Quindi abbiamo l'impressione e non possiamo non denunciarlo, che l'ordine del giorno in fondo sia una fuga in avanti per mascherare tutte le deficienze e le carenze in termini gestionali che sono avvenute in questi 7 anni e per prefigurare uno scenario ottimistico all'interno del quale si dovrebbero collocare i consensi per accettare gli allargamenti del parco che sono stati testé votati.
Ora noi in questo equivoco non cadiamo e non crediamo di doverci riconoscere in questa strategia ripeto, illusoria, di uno scenario ottimale rispetto ai quale tutto viene ricomposto con le parole, con le enfatizzazioni e quindi pur non volendo assolutamente snobbare gli obiettivi dei proponenti ma dovendo comunque registrare all'interno di questa votazione una presenza di tutela degli aspetti negativi gestionali che sono intervenuti in questi anni, non possiamo dare un voto positivo e quindi ci asterremo nella votazione.



PRESIDENTE

Pongo ora in votazione l'ordine del giorno il cui testo recita: "Il Consiglio regionale impegna la Giunta regionale, in merito ai problemi inerenti il parco naturale dell'Orsiera-Rocciavrè, a: promuovere un documento di impostazione programmatica dell'area da sottoporre alla discussione degli enti interessati (Comuni, Comunità Montane, Ente Parco) sulla base della quale giungere rapidamente alla definizione del piano del parco nel quale siano prese in considerazione: a) il recupero dei pascoli e degli alpeggi b) il recupero dei fabbricati rurali finalizzato anche alla fruizione agro-turistica c) la risistemazione, attraverso interventi colturali, delle aree boschive prevedendo anche il miglioramento della rete dei sentieri per la prevenzione dagli incendi d) predisposizione di appositi piani di abbattimento da redigersi in accordo con i comparti alpini interessati, per consentire di risolvere il problema dei danni determinati dall'alta densità della popolazione di cinghiali e di altri ungulati promuovere uno specifico ed apposito approfondimento progettuale relativo alla Valle di Susa all'interno del programma finalizzato 'Area metropolitana di Torino e Valle di Susa' del Piano di sviluppo regionale.
Impegna il Consiglio del parco e la Giunta regionale a promuovere verso i Comuni e la Comunità Montana una puntuale e preventiva informazione sui propri programmi operativi, raccogliendo le indicazioni che da essi provengono, volte alla soluzione dei problemi delle popolazioni locali e delle attività agro-silvo-pastorali, nonché alla corretta fruizione turistica.
Il Consiglio regionale inoltre si impegna, in fase di revisione del bilancio 1985, a rivedere lo stanziamento assegnato al parco per il corrente anno .
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato con 27 voti favorevoli e 11 astensioni.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARCHIARO


Argomento: Caccia

Esame progetti di legge relativi alla modificazione della legge regionale n. 60/79 "Norme per la tutela della fauna e la disciplina della caccia. Abrogazione delle leggi regionali n. 80/83; n. 17 e n. 20/84"


PRESIDENTE

Punto quinto all'ordine del giorno: esame progetti di legge relativi alla modificazione della legge regionale n. 60/79 "Norme per la tutela della fauna e la disciplina della caccia. Abrogazione delle leggi regionali n. 80/83; n. 17 e n. 20/84".
La Presidenza di intesa con i Presidenti dei Gruppi, ha stabilito che si svolga la sola relazione, mentre la discussione generale viene rinviata alla prossima seduta consiliare del 24 gennaio. Pregherei quindi il relatore di prendere la parola.



SIMONELLI Claudio, relatore

Signor Presidente, il testo che viene presentato dalla Commissione al voto del Consiglio è il frutto di un lavoro abbastanza complesso che si è svolto nell'arco di un tempo lungo, non solo sulla base del d.d.l.
presentato dalla Giunta regionale il 3/11/1983, ma anche su una serie di p.d.l. di iniziativa dei Consiglieri Majorino, Chiabrando, Lombardi Villa, Penasso, Vetrino, Cerchio e Villa. Quindi c'è un insieme di provvedimenti che sono stati esaminati dalla Commissione. Al testo licenziato dalla commissione ha anche dato un contributo sostanziale la partecipazione nelle forme previste dallo statuto dei soggetti interessati associazioni venatorie, agricole, naturalistiche, Enti locali, che hanno attivamente partecipato, fornendo memorie ed argomenti di discussione e di arricchimento dei problemi venatori.
Con il testo al fine licenziato dalla Commissione ci si prefigge alcuni obiettivi che io voglio richiamare sinteticamente in quella che sarà una relazione molto schematica. Il testo nella sua globalità è stato consegnato da tempo ai Consiglieri: contiene anche un'analisi dettagliata dei singoli articoli, quindi questo mi consente di essere rapido e di non entrare nei dettagli della modifica. Vorrei soltanto richiamare gli obiettivi che questo testo si prefigge.
Intanto quello di unificare in una sorta di testo unico, le diverse disposizioni in materia di caccia e di argomenti ad essa collegati che sono ormai contenuti in diverse leggi della Regione oltre che nella legge 60.
Qui si abrogano tutte le disposizioni precedentemente vigenti e si ha un'unica legge che comprende tutte le norme nel settore della caccia.
Settore si badi il cui interesse è crescente e va al di là di quelle che sono le categorie strette degli addetti ai lavori.
Un altro obiettivo che questo d.d.l. si prefigge è quello di arricchire i contenuti della legge 60 alla luce dell'esperienza, in modo da consentire (a questa che giustamente consideriamo una disciplina d'avanguardia tra quelle delle Regioni italiane) di potere raggiungere tutti i suoi risultati limitando, migliorando, correggendo, integrando quelle disposizioni che l'esperienza di questi anni ha dimostrato non potere reggere alla luce dei problemi reali.
Questi orientamenti che vengono qui ribaditi ed approfonditi sono sostanzialmente questi: accentuazione degli aspetti che questa legge ha di difesa della fauna selvatica, considerato un patrimonio da difendere e da incrementare, attraverso una sua gestione attiva che deve essere promossa ed organizzata dai diversi soggetti che operano nel settore. Chi conosce questi problemi sa che per conservare la fauna selvatica e incrementarla occorre una gestione attiva, non basta lasciarla lì senza che l'uomo intervenga perché in questo modo avremmo la scomparsa di una buona parte di specie di fauna selvatica, se non ponessimo in essere una gestione attiva del patrimonio: la caccia viene mantenuta attraverso una disciplina estremamente rigorosa che attraverso la fissazione dei limiti di specie cacciabili, di carniere giornaliero e stagionale per cacciatore, di periodi di pratica venatoria, continuano ad essere i più severi tra tutti quelli vigenti nelle regioni italiane; la legge continua, mantiene e anzi se vogliamo in qualche modo rafforza, gli istituti innovativi previsti dalla L. 60 e in modo particolare l'istituto dell'auto-gestione che accanto all'istituto della zona faunistica delle Alpi consente una disciplina in modi sostanzialmente omogenei, cioè affidino alla gestione delle categorie interessate e degli Enti locali in gran parte del territorio regionale sviluppo di un modello di attività venatoria strettamente legata al territorio ed alla consistenza faunistica con un controllo del numero dei cacciatori anche attraverso l'istituto della caccia controllata che viene previsto come soluzione-ponte che deve aprire la strada all'autogestione in modo da evitare delle esasperate forme di immobilità e di concentrazione spaziale dei cacciatori che sono quelle che hanno dato luogo ai fenomeni largamente deprecati in passato, quali i danni alle colture agricole e quelle di un notevole depauperamento delle specie selvatiche fin dai primi giorni di caccia; definizione di un modello istituzionale molto avanzato che prevede l'articolazione delle competenze in materia venatoria tra la Regione che viene confermato come ente che ha fondamentalmente compiti di legislazione, di programmazione e di indirizzo, le Province che hanno compiti di organizzazione, vigilanza e controllo, e gli organismi misti a livello locale che hanno i compiti di gestione. Questa è l'articolazione che viene mantenuta e rafforzata e che ci pare anche la più avanzata tra quelle poste in essere dalle Regioni italiane; impostazione di una politica di programmazione venatoria attraverso la formazione della carta delle vocazioni faunistiche, la definizione dei piani faunistici a livello regionale e provinciale e l'uso coordinato e consapevole degli istituti e degli strumenti disponibili in un quadro di obiettivi definiti, dai vari soggetti istituzionalmente preposti alla caccia nei diversi ambiti di competenza; rigorosa previsione delle norme sanzionatorie per le violazioni di legge che sono anche qui particolarmente severe nella legislazione piemontese e che vengono estese anche alla illegittima detenzione di trofei, di preparazioni tassidermiche, ma con una disciplina legislativa che non presti il fianco ad abusi e ad interpretazioni abnormi come ci sono state in passato e che intendiamo eliminare. Tornerò rapidamente su questo punto.
Faccio grazia al Consiglio dell'esame dettagliato di tutte le singole norme per richiamare soltanto alcune questioni. Sono stati anche presentati degli emendamenti e mi scuseranno i Consiglieri che li hanno presentati se non rispondo in questa sede; lo farò quando affronteremo la discussione dell'articolato.
Chiudo rapidamente questa relazione dando una risposta preliminare ad alcune delle obiezioni che sono state formulate nei giorni scorsi da alcune associazioni naturalistiche che fanno oggetto anche di interesse sulla stampa perché credo che valga la pena di mettere a punto queste questioni che sono vere, serie, reali e sulle quali non abbiamo nulla da nasconderci e vogliamo discuterne liberamente e francamente. Mi riferirò in modo particolare alle memorie presentate dalla Lega italiana protezione uccelli (LIPU) e dalla Pro Natura Piemonte che criticando talune delle proposte inserite nella modifica di legge, formulano delle obiezioni che possono essere discusse, e sulle quali può consentire o dissentire; non prenderò in esame la memoria sintetica presentata dal W.W.F. che considero un atto di cattiva educazione oltre che di inciviltà e anche di incultura e che quindi non credo possa interessare il Consiglio regionale. Le altre memorie invece sono meritevoli di un esame, sollevano dei problemi veri ed è giusto che diamo delle risposte serie, con alcune precisazioni preliminari. La legge non allarga spazi venatori al di là di quello che è già previsto dalla disciplina vigente, si limita a normare meglio talune fattispecie, ma la caccia resta sostanzialmente quella che era disciplinata in precedenza; le uniche novità che sono introdotte con queste modifiche, riguardano una migliore normativa di certi aspetti.
Si prevede l'abbattimento degli ungulati come specie cacciabile secondo piani di abbattimento.
La realtà dei parchi proprio in virtù della politica di protezione che la Regione ha introdotto attraverso le sue leggi, comporta necessariamente la formazione di piani di abbattimento. Del resto questo accade in tutte le Regioni d'Italia e d'Europa dove gli animali ci sono, anche perché un loro numero eccessivo provocherebbe dei guai all'agricoltura di tale rilevanza da comportare addirittura il rifiuto della stessa politica dei parchi delle oasi naturali e della diffusione di questi animali.
Questa norma è conforme non solo alla legge 968, cioè alla legge quadro nazionale, ma alla disciplina delle altre Regioni italiane. Vengono inseriti tra gli animali da abbattere la gazza e la cornacchia grigia secondo disposizioni anche qui recepite da una direttiva comunitaria e già inserite nella nostra normativa già vigente in Piemonte, quindi non c'è nessun ampliamento; qui evidentemente c'è qualche malinteso nel modo di intendere le norme.
Non viene toccato il punteggio di carniere annuale, anche qui forse c'è un equivoco, il punteggio del carniere annuale per cacciatore non viene toccato ed è uno fra i punteggi più rigorosi tra quelli vigenti nelle Regioni italiane, ci si limita a dare il punteggio al cinghiale di 15 punti, consentendo l'abbattimento massimo di 2 cinghiali all'anno. Siccome è opinione largamente diffusa e comprovata da fatti e da censimenti effettuati, che il cinghiale è specie in rapidissima diffusione, con grossi problemi di danneggiamento alle colture (abbiamo addirittura richiesto gli abbattimenti fuori dei periodi di caccia) non ci è parsa una cosa così stravagante, consentire l'abbattimento teorico di due capi all'anno.
Dopodiché per quanto riguarda l'esercizio della caccia non ci sono altre innovazioni significative, quindi la legge mantiene il suo rigore, in qualche caso ci sono delle norme più restrittive sui mezzi per la caccia per esempio con la proibizione di mantenere delle sagome come richiami al di fuori dell'orario di caccia, quindi, ci sono delle norme più rigorose di quelle che c'erano in precedenza.
Anche in ordine alle ipotesi di cattura, non ci sono affatto norme più permissive, si lamenta da parte della Pro Natura e della LIPU la norma posta all'art. 14 delle modifiche che riguardano l'art. 20, secondo cui si dice che si fa un'ipotesi di eventuale convenzione tra le Province e le zone di osservazione faunistica per l'eventuale concessione di catture di animali a scopo di osservazione scientifica, e ciò viene visto come un permesso eccezionale e derogatorio rispetto alla severità delle norme precedentemente in vigore. Vorrei richiamare il testo dell'art. 20 precedente che invece prevedeva addirittura il numero delle specie che ogni zona di osservazione faunistica poteva catturare e inanellare. Abbiamo soppresso questa facoltà che veniva data indiscriminatamente ad ogni zona ed abbiamo introdotto una eventuale autorizzazione da dare in convenzione da parte delle Province. Quindi la norma non allarga ma restringe la possibilità di cattura, d'altra parte noi non vogliamo escludere che in Piemonte ci sia la possibilità a scopo scientifico, di studio, di ricerca di catturare, inanellare e studiare i comportamenti di talune specie. Vi è ancora il problema degli allevamenti e dei trofei. Innanzitutto non si riesce a capire perché dovrebbe essere impedito in Italia allevare a scopo alimentare animali della fauna selvatica, così come si allevano gli animali domestici. Mi spiego. Se uno invece di allevare vitelli, alleva cervi daini o cinghiali, non si capisce perché non lo debba fare. Questo discorso ha degli aspetti economici. Recentemente sono stati resi noti i dati del disavanzo della bilancia commerciale agro-alimentare del Paese riferiti ai primi nove mesi del 1984, ebbene, essi ci danno un saldo negativo tra l'import e l'export nel senso che esportiamo quasi nessun prodotto della caccia o della pesca, mentre nello stesso periodo il deficit dei prodotti zootecnici, cioè della carne, di cui siamo fortemente importatori, è stato di circa 1800 miliardi.
In zone di agricoltura svantaggiata è possibile fare questo tipo di allevamento in modo da consentire un'integrazione di reddito agli agricoltori. In questo senso la Regione l'ha previsto nei suoi programmi.
Un ultimo punto riguarda la questione dei trofei. La Regione Piemonte ha una normativa molto severa e noi intendiamo che resti tale, che punisce la detenzione di trofei di animali dei quali non è lecito l'abbattimento con norme che di fatto equiparano il detentore di trofeo illegittimo a chi abbatte illegittimamente l'animale.
Vi farò due esempi che sono di comprensione semplice. Se un barista di Caglianetto o di Murisengo, o lo zio di Gerini tiene sulla console del suo bar o del suo salotto un merlo imbalsamato può essere denunciato secondo talune interpretazioni che vengono fatte per ricettazione di specie la cui caccia proibita, mentre se lo stesso zio di Gerini va a Varazze a prendere il caffè può benissimo guardare il merlo imbalsamato che tiene il barista perché una legge del genere la Liguria non ce l'ha. Quando ci poniamo il problema di applicare delle sanzioni penali così severe e così rigorose, ed è giusto che sia così, dobbiamo però garantire che non solo la ristretta cerchia dei cacciatori, ma l'intera comunità regionale sia messa in condizione di conoscere queste disposizioni e di adeguarsi ad esse. Noi riteniamo che sia giusto colpire la detenzione di questi trofei perch accanto a chi tiene il Martin Pescatore o lo scoiattolo o il merlo o queste cose, ci sono quelli che commerciano queste cose di fauna particolarmente protetta, altrimenti diventa una caccia e una guerra indiscriminata contro tutti che non ha nessuna giustificazione né ecologica né memorale n giuridica. Questo è un primo aspetto del problema. Ci sono poi delle specie animali che anche se non cacciabili secondo la legge vigente, sono per cacciabili su piani di abbattimento. Per esempio il cervo che non era normalmente cacciabile in Piemonte era cacciabile nel bosco di Salbertrand o nella Mandria secondo i piani di abbattimento disposti dal parco ed approvati dalla Regione e dalla Provincia. Siamo in presenza di episodi nei quali è stato contestato il reato di ricettazione a cacciatori che avevano sulla base del piano di abbattimento della Regione, legittimamente abbattuto e detenuto l'animale versando alla Regione o alla Provincia il corrispettivo dell'animale del trofeo e che quindi avevano tutti i titoli per ritenere di avere compiuto un atto legittimo, sanzionato dal rispetto della norma, addirittura, in qualche caso, come nella Mandria, figurando compresi in un elenco nominativo approvato con delibera e si trovano poi viceversa accusati di reato per avere fatto questo. Non pensabile che una norma possa essere interpretata in questo modo, ma siccome noi non possiamo interferire sugli interpreti della norma, dobbiamo intervenire e dettare una norma che sia sufficientemente chiara per impedire che queste aberranti interpretazioni possano avere ancora corso. Naturalmente in questa fase transitoria resta sempre illegittimo e punita l'uccisione degli animali proibiti. Non è che noi diamo come dice qualcuno, licenza di abbattere gli animali; ci rifiutiamo semplicemente di applicare e di fare applicare le norme senza che la popolazione ne sia stata messa al corrente. Però chi abbatte un animale proibito in questo periodo, incorre nelle sanzioni della legge: può essere punito con la pena dell'arresto o essere considerato furto aggravato ai danni dello Stato e ricettazione. L'uccisione dell'animale è comunque sempre sanzionata. Non possiamo noi soli in Piemonte permetterci di andare ad incidere così pesantemente sulle condizioni giuridiche dei cittadini attraverso una norma che nelle intenzioni del legislatore non voleva arrivare a dire queste cose. Allora il regime transitorio deve consentire questa soluzione. La norma deve riprendere in pieno la sua efficacia e la durezza di cui è necessariamente portatrice. Queste in sintesi rapidissima le modifiche in relazione ai punti che hanno fatto oggetto della memoria delle associazioni naturalistiche. Vi sono altri punti contemplati. Viene richiesto dalla Pro Natura l'inserimento di alcune specie nell'elenco di quelle particolarmente protette in aggiunta a quelle già da noi previste. Viene fatto oggetto di discussione, la norma che riguarda la possibilità di addestramento e di uso dei falchi nelle aree aeroportuali. E' una questione controversa: a noi pareva, in base anche a quello che si è discusso e si è detto negli anni passati, una norma che aveva un suo interesse e che tra l'altro avevamo visto dei documenti della direzione dell'aviazione civile del Ministero dei trasporti che consideravano questa attività proficua per allontanare gli stormi di uccelli, dalle piste aeroportuali e consentire così decolli ed atterraggi più sicuri, evitando così anche che stormi di uccelli vengano risucchiati dai reattori e quindi sterminati. Ma ripeto, queste sono materie che possono essere oggetto di discussione sulle quali potremo approfondire l'esame giovedì prossimo. Dietro queste modifiche della legge che non ne cambiano sostanzialmente il taglio, il tono e l'ispirazione, c'è però l'intenzione di rendere queste norme sempre più facilmente applicabili, di conciliare le esigenze dell'agricoltura, con le esigenze della caccia, di vederle come un'attività e non più soltanto il diporto di una minoranza. Le norme sulla caccia non interessano una vastità di categorie sociali e di persone che è crescente, ma interessano tutti gli agricoltori, perché la caccia si esercita in casa d'altri cioè sui terreni degli agricoltori; le esigenze dell'agricoltura devono essere previste e tutelate, interessa l'economia, non solo per le attività che direttamente sono connesse all'esercizio della caccia, le fabbriche d'armi l'abbigliamento, ma per il fatto della produzione di carni alternative che integrano la produzione zootecnica tradizionale. Con queste modifiche che ripeto, non stravolgono la legge, ma la integrano, la modificano, la ritoccano in molti punti essenziali per farla funzionare bene, diamo alla fine di questa legislatura, un corpo organico a queste norme in materia di caccia e di attività connesse sul territorio della nostra Regione.



PRESIDENTE

Comunico che la discussione generale su tale progetto di legge viene rinviata alla prossima seduta.
Ha chiesto di parlare il Consigliere Moretti. Ne ha facoltà.



MORETTI Michele

Poiché sono il Presidente della Commissione competente, ritengo di dover dire qualche cosa in proposito. Secondo me bisogna arrivare alla prossima seduta meglio preparati. Sono stati presentati degli emendamenti anche da parte della Giunta ed occorre verificarli, altrimenti ci troveremo di nuovo di fronte ad un rinvio.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Cerchio. Ne ha facoltà.



CERCHIO Giuseppe

Sono perfettamente d'accordo con il Presidente della VI Commissione Moretti.
Mi ricollego alle ultime battute del relatore Simonelli circa il fatto che occorre dare comunque un riferimento di certezza al dibattito sulla questione caccia che ormai è pendente da alcuni anni.
La VI Commissione è convocata per mercoledì prossimo che precede la seduta del Consiglio; è auspicabile che in quella sede gli emendamenti che ci è parso di capire siano stati presentati, in misura peraltro non numerosissima, ma comunque significativa, possano essere affrontati.


Argomento: Consulte, commissioni, comitati ed altri organi collegiali

Esame pdl n. 362: "Istituzione di una speciale Commissione consiliare ai sensi dell'art. 19 dello Statuto concernente il laboratorio cartografico regionale ed i macchinari che ne costituiscono la dotazione"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame del punto sesto all'ordine del giorno: esame pdl n.
362: "Istituzione di una speciale Commissione consiliare ai sensi dell'art.
19 dello Statuto concernente il laboratorio cartografico regionale ed i macchinari che ne costituiscono la dotazione".
L'esame di questo pdl si svolge ai sensi dell'art. 32, quarto comma del regolamento consiliare che dà facoltà al proponente di richiamare in aula la discussione di un testo che non sia stato, nei tempi prescritti dal regolamento, esaminato dalla Commissione competente.
La parola al presentatore del pdl, Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano, relatore

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, col disegno di legge 362 di cui sono stato proponente a nome del gruppo del Movimento Sociale Italiano si richiede l'istituzione di una Commissione speciale quale prevista dall'art. 19 dello Statuto.
Indagine che ha per oggetto le modalità gestionali del cartografico e che si snoda per la precisione in questa proposta, cioè istituzione della Commissione ai fini di accertare i lineamenti e il contenuto dei comportamenti, degli atti e delle procedure che sono stati posti in essere con riferimento: 1) alla costruzione del laboratorio cartografico 2) alla sua ristrutturazione dopo l'incendio dell'ottobre 1981 3) all'acquisto in Italia ed all'estero dei macchinari che ne costituiscono la dotazione 4) alla spesa complessivamente sopportata dalla Regione 5) ad ogni altra vicenda connessa ed inerente.
Ritengo che la forma della legge che ho seguito sia procedibile e proponibile, perché c'è un precedente dato da una sentenza della Corte Costituzionale, la 29 del 1966, la quale ritiene ampiamente valida l'istituzione di una Commissione di inchiesta col metodo della legge. N può stare alla istituzione di questa Commissione di inchiesta, venga essa attuata o con la legge o con la delibera consiliare, così come è stata prassi di questo Consiglio in altre occasioni (e l'ultima volta era la Commissione di indagine relativa al funzionamento della riforma psichiatrica in Piemonte con riferimento alle modalità organizzative gestionali e sanitarie della stessa), la pendenza del procedimento penale che riguarda peraltro solo alcuni aspetti dell'intera vicenda che si snoda nell'arco di diversi anni e questo perché ci sono dei precedenti. C'è il precedente del Palazzo degli Stemmi, per il quale c'è procedimento penale per crollo colposo e quello della Commissione di indagine istituita il 17 gennaio 84, relativamente allo stato di attuazione della riforma psichiatrica e alle modalità organizzative e gestionali della stessa, che è stata istituita nonostante che vi fossero a latere e per alcuni aspetti gestionali, dei procedimenti penali pendenti. Quindi, su questo argomento penso proprio di non dovere insistere. Sull'opportunità della Commissione di inchiesta richiamo le risultanze del dibattito consiliare del 29 aprile 1982, a conclusione del quale tutti i Gruppi politici presenti in quest'aula, si sono espressi per l'opportunità, di una Commissione di indagine, per istituire la quale non mi pare si debbano attendere ulteriori comunicazioni della Giunta, perché comunicazioni ampie e dettagliate sono state fatte nel corso della seduta del 26 gennaio 1984 in quest'aula. Mi pare pertanto che i tempi siano maturi ed opportuni per l'istituzione di questa Commissione di inchiesta.
Signor Presidente, colleghi, io ho ridotto proprio all'osso la mia relazione introduttiva in quanto sono venuto a conoscenza dell'ufficiale deposito di due ordini del giorno, l'uno da parte dei Gruppi di maggioranza, l'altro da parte della Democrazia Cristiana, del Partito Repubblicano, del Partito Liberale, i quali sia pure con diverse formulazioni relativamente all'oggetto, concordano sull'istituzione di una Commissione speciale consiliare ai sensi dell'art. 19 punto B cioè proprio della Commissione di inchiesta. Quindi, a questo punto io mi riservo di esaminare entrambi gli ordini del giorno, l'oggetto così come è stato dettagliato e circostanziato e dichiaro sin d'ora che condizionatamente all'approvazione dell'uno o dell'altro ordine del giorno e salvo un migliore esame dell'oggetto di ciascuno dei due ordini del giorno, io sono disposto al ritiro della proposta di legge perché ovviamente non mi arrocco su una questione di forma, circa l'istituzione della Commissione di indagine.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Picco.



PICCO Giovanni

Signori Consiglieri, ho una certa reticenza ad iniziare questo dibattito, dovendo ritornare a parlare di cose delle quali credo di avere preso la parola per almeno 10-15 volte, qui in Consiglio; non penso di poter essere sufficientemente originale, però mi preme dare un contributo a questa discussione nella misura in cui alla relazione del collega Majorino riconosciamo non dico l'originalità, perché si tratta di un argomento affrontato e proposto in altre circostanze, ma perlomeno la determinazione di presentare una proposta di legge per arrivare a questa definizione. Dopo questa dichiarazione del Consigliere Majorino di attestamento ad una disponibilità che non sia solo quella della votazione sull'ordine del giorno, si riaprono interessanti giochi anche in termini di collocazione rispetto a questa vicenda. L'interesse ovviamente non credo debba essere ricercato solo nella dimensione degli eventi esterni processuali alla ribalta della cronaca di tutti i giorni, ma credo che l'interesse dell'allargamento di questa vicenda sia venuto nei fatti nella misura in cui va esaurendosi questa II legislatura e quindi siamo in una fase nella quale al di là di aspetti che sono surrettizi in parte, aggiuntivi in altra parte, integrativi comunque, vi sia l'esigenza sul piano politico di un bilancio di ciò che è avvenuto in questi 5 anni.
Questo bilancio, su questa vicenda, deve registrare delle sconfitte e delle connotazioni che non sono collocabili nell'ambito dell'ordinaria amministrazione, ma si collocano in una dimensione macroscopicamente abnorme e che quindi avrebbe richiesto se altre vicende, dimissioni integrazioni assessorili, avvicendamento nel governo della maggioranza, non avessero suggerito anche da parte nostra un senso di responsabilità a non volere insistere in una proposta che in altri periodi sarebbe stata cassata e bocciata. Questo dobbiamo dirlo apertamente: non è che la proposta del Consigliere Majorino sia originale del Gruppo MSI, è una proposta che rischiava ed ha rischiato l'insuccesso e la sconfitta e solo oggi trova le condizioni per una votazione che inetta in atto un processo.
Che cos'è che si e modificato nel panorama e nell'atteggiamento delle forze politiche? Un atteggiamento di presa di coscienza di un grande rischio della chiusura di questa legislatura con un bilancio che fosse non solo negativo e un'onta nei confronti di alcune persone e delle istituzioni, ma credo che quello che sollecita di più in questa congiuntura le forze politiche è il discredito che rischia di estendersi al di là del riferimento alle persone e ai soggetti, quindi le persone quando investite di un grado di responsabilità e di un ruolo, alle forze politiche nel loro complesso. Tutto questo al di là di ciò che può avere rappresentato o pu rappresentare rispetto ai singoli soggetti, esige da parte delle forze politiche e delle istituzioni, una assunzione di responsabilità per evitare che si coinvolgano in vicende scandalose al di là della loro emblematicità delle dimensioni di discredito che sono del tutto improprie e che rischierebbero di confondere e annullare anni di battaglia e di impegno perché in fondo al di là di ciò che è il risultato conseguito, anche le forze politiche di maggioranza si sono impegnate nei loro ruoli di governo e tutto questo esercita e determina in tutti noi un modo di prendere coscienza di questa realtà che non può essere quello che ci aveva contraddistinti e collocati nei mesi passati.
Credo che nell'assunzione di questo atteggiamento di orgoglio si debbano anche registrare all'interno delle varie componenti delle varie forze politiche degli atteggiamenti che non possiamo tacere; vi sono atteggiamenti di autocritica a riconoscimenti espliciti degli errori commessi e credo dei quali il più emblematico è certamente la deposizione che l'Assessore Simonelli ha reso nel processo in atto e che quindi in quanto tale è stata resa di pubblico dominio ed è a nostra conoscenza.
Dopo questa deposizione, credo che il seppellire cadaveri non serva più a nessuno, non serve più nemmeno alle forze politiche di maggioranza per recuperare credibilità né per recuperare quel tanto di capacità di assunzione di responsabilità qualora si rendessero necessari degli atteggiamenti anche in ordine agli aspetti puramente amministrativi, perch non dimentichiamo che tutta la vicenda amministrativa è tuttora aperta, non sappiamo in quale misura la Magistratura vi porrà mano, ma sappiamo se altri processi od altre indagini verranno innescate ma credo che la presa di coscienza di quello che è trapelato palesemente nelle dichiarazioni rese in questa testimonianza, faccia riemergere sulla dimensione politica anche una componente e una dimensione amministrativa che ha dei risvolti di connotazione di irregolarità, di assurde travalicazioni di procedure, di prassi che si collocano o nell'accettazione in quanto tali come acquisite al di là dell'incidentalità e dei risultati che sono stati conseguiti oppure possono diventare dei precedenti gravissimi rispetto la gestione dell'amministrazione pubblica.
Non possiamo non sottolineare questo aspetto e non richiedere che la Commissione di indagine assuma sotto questo profilo un ruolo che si colloca al di là degli eventi specifici e che quindi consenta nell'incertezza dell'interpretazione dei contenuti statutari, nella non risolta querelle sui ruoli tra esecutivo e Consiglio, nella continua non volontà di affrontare questi argomenti che erano stati proposti nella modifica dello Statuto, che si rincorra di fatto alla citazione di una prassi rispetto alla quale certe procedure sia pure disgraziatamente perseguite, possono divenire metodo nella conduzione della vita amministrativa regionale.
Detto questo dobbiamo fare anche alcune considerazioni di carattere politico rispetto alle vicende in atto e quindi la Commissione di indagine nell'affrontare questo argomento, credo non possa collocarsi genericamente in un atteggiamento di indifferenza nel come questa vicenda è nata e rispetto a quali basi di collocazione politica ha potuto essere possibile.
Una esperienza che è stata resa possibile perché si sono avallate tesi politiche forse dal P.S.I. in particolare prese a prestito dai comunisti cioè una certa capacità di imprimere un contenuto di idealizzazione forzata a delle scelte di carattere politico amministrativo ma che comunque registrano questo bilanciarsi fra il pragmatismo e l'ideologismo finisce per fare emergere anche posizioni politiche che finora sono state snobbate all'insegna di una mediazione. Siamo stati sempre accusati di essere esasperati mediatori delle mediazioni e quindi di perseguire all'interno di questa mediazione una linea politica che non produceva effetti positivi nella società.
Credo che proprio questa polemica tra queste posizioni che hanno coinvolto lo stesso P.S.I. in un ruolo di scelta sulla vicenda cartografica che partendo da posizioni che potevano essere giustificabili, si sono poste l'obiettivo di dotare la comunità piemontese di un patrimonio di documentazione sul suolo che fosse adeguato ai ruoli che la Regione doveva affrontare, partendo da questa posizione per esasperare la componente di gestione politica dell'operazione e soprattutto per chiuderla nel clan di un ristretto numero di persone che potessero in tutta fiducia gestire questa operazione senza che nessuno potesse metter mano, soprattutto dei membri della stessa maggioranza. Questo tipo di limite di ideologizzazione in chiave gestionale, ha portato un partito nel quale come P.S.I. vediamo uomini ed impegni positivi per affrontare ruoli comuni, ad una distorsione sostanziale del peso delle decisioni di politica amministrativa e del ruolo che le forze politiche devono esercitare all'interno di queste scelte.
Diciamo subito che all'interno di questa polemica tra pragmatismo ideologismo o comunque rispetto all'ideologismo forzato anche in termini gestionali, come cattolici abbiamo sempre assunto una scelta di tipo diverso che era quella di una scelta di impegno a servizio dell'uomo, si badi al servizio dell'uomo nella società. La rivendicazione o l'avvertenza uomo, società della quale ci sentivamo interpreti, è sempre per noi passata attraverso la testimonianza nella verità ed ogni altra costruzione o artefatto o enfatizzazione che passasse attraverso altre scelte ed altre posizioni, è stata sempre da noi ritenuta estranea ai nostri ruoli ed alle nostre posizioni.
E' per questo che abbiamo su queste vicende di scelte anche politico amministrative, assunto sempre ruoli non di indifferenza assoluta ma certo di distacco perché capivamo che si trattava di operazioni e di scelte che non potevano che rivolgersi nella direzione della strumentalizzazione delle scelte stesse che corrispondevano al sovradimensionamento dello stesso ruolo delle istituzioni rispetto alle sollecitazioni ed alle domande che la società poneva.
Vogliamo fare ora alcune considerazioni su questa vicenda delle cartografie e dei dati urbani. Non riusciamo a capire come si sia potuto anche da parte dei partners della stessa maggioranza, accettare che si illudesse la comunità piemontese di potere, partendo da strumenti, quali potevano essere quelli della conoscenza dei dati caratteristici del territorio, affrontare all'interno, cercare di utilizzare questi strumenti come componenti strategiche di uno sviluppo che non fosse adeguato alle realtà che si potevano affrontare all'interno del ruolo delle istituzioni.
Mentre in linea generale questa assimilazione tra gli strumenti e le componenti strategiche poteva essere accettabile non poteva e non pu essere accettata all'interno di una utilizzazione di risorse limitate e di identificazione di compiti che la Regione ha. E' chiaro che vi era forse un cattivo esempio e qui i comunisti hanno certamente le loro colpe e purtroppo questo cattivo esempio è nato all'interno dello stesso progetto obiettivo del Piano di sviluppo degli anni 76-80. All'interno di questo progetto obiettivo il modo con il quale i comunisti hanno gestito l'operazione del CSI si è prestato come abbiamo visto nelle denunce di questi giorni a ricercare una sottesa conflittualità e quindi una corsa agli ostacoli per cercare di conseguire all'interno della maggioranza delle posizioni che non fossero di svantaggio. Ciononostante dobbiamo denunciare in questa sede che se distorsione poteva essere stata quella di sovradimensionare la stessa struttura informativa del CSI che credo Carletto ed altri che hanno parlato di questi problemi, hanno denunciato più volte questo aspetto; siamo alla continua ricerca di un puntello a questo consorzio che giustifichi comunque l'esistenza di una struttura che ha delle dimensioni di personale, operative, di possibilità di affrontare all'interno dei ruoli istituzionali del consorzio stesso, compiti e corrispettivi di domande che provengano dalla realtà esterna.
Pur avendo avuto questo precedente distorcente non potevamo non denunciare sia rispetto al CSI e sia rispetto al cartografico, l'ulteriore distorsione che avveniva e cioè quella dell'appalto ad una spartizione di competenze affittate a delle specie di protezionismi, caratterizzate per tessera di partito o per fiducie che promanavano dal gestore o dall'Assessorato preposto all'attività.
Sul cartografico abbiamo sempre detto che era sufficiente e necessario prima di verificare e di esplorare altri passaggi ed altre strade, la dotazione di un dignitoso servizio cartografico che si occupasse di coordinare la predisposizione di carte per i Comuni soprattutto finalizzando questa predisposizione alla strumentalizzazione urbanistica.
Questo era certamente il primo obiettivo che avevamo avuto costantemente enfatizzato come una carenza rispetto alla quale l'amministrazione 70-75 non aveva affrontato il problema.
Il nostro secondo obiettivo era quello di una documentazione sullo stato geoidromorfologico complessivo delle risorse regionali, e quindi l'obiettivo di predisporre a partire dalle carte base, le carte tematiche.
Siamo purtroppo falliti su tutti questi obiettivi e se facessimo eccezione della produzione di alcune carte tematiche peraltro non prodotte con questi strumenti che avevamo attivato, siamo in presenza di un bilancio che colloca la nostra Regione su delle posizioni che sono vergognosamente arretrate rispetto ad altre realtà.
Ecco che quindi questa capacità che dobbiamo recuperare all'interno della conoscenza di quello che è successo, deve filtrare le responsabilità ed assumere decisioni in ordine ai comportamenti per cercare di pervenire ad un progetto sostanzialmente rivolto a recuperare il tempo perduto e colmare questo divario che caratterizza la nostra presenza istituzionale rispetto a ciò che hanno fatto e realizzato altre Regioni d'Italia.
Purtroppo devo lamentare in questo senso, come la incapacità di governo complessivo, e quindi le responsabilità che stanno alla base delle responsabilità di chi guida l'esecutivo, dovevano accorgersi di che cosa si stava muovendo in questo settore.
Devo dire in questa sede che in occasione del terremoto del Friuli la Regione Piemonte aveva compiuto una esperienza proprio in ordine a questo settore che riguardava il rinnovamento delle risorse geoidromorfologiche con l'apporto integrato di tipo interdisciplinare, consentendo sia pure non in forma compiuta ed elaborata, finalizzata alla produzione di carte, ma finalizzata a dare alla comunità collinare che assistevamo, uno strumento utile per affrontare i problemi della pianificazione.
Nemmeno questa esperienza cresciuta in un clima di collaborazione che aveva affrontato la disponibilità di un Politecnico, di soggetti esterni alla realtà regionale, è stata considerata come punto di riferimento per affrontare una esperienza che aveva delle connotazioni anche di tipo tecnico ed amministrativo molto più modeste ripercorrendo strade e procedure affrontate già da altre realtà. Credo che quindi tutto questo che si riferisce da un lato alla vicenda amministrativa, dall'altro agli obiettivi che questa infelice vicenda del cartografico non ha conseguito e terzo, il problema della correlazione e dei collegamenti dell'istituzione Regione con altre realtà esterne, debbono essere queste tre componenti prese in attenta considerazione per accertare responsabilità, ma anche per suggerire percorsi rispetto ai quali sia possibile individuare una via d'uscita da questa palude nella quale purtroppo è piombata la nostra esperienza di questa legislatura. Non possiamo non attestarci con vigore sulla proposta di istituzione della Commissione e non possiamo non ricordare come proprio tutti gli atti del Consiglio che sono qui davanti a me e che hanno delle date precise, il Consigliere Majorino ricordava l'ordine del giorno dell'aprile 1982, ma io posso ricordare gli atti del gennaio, le discussioni avvenute subito dopo l'incendio, le dialettiche che sono seguite ad un anno di distanza dall'incendio del cartografico in questa sede e testimoniano un atteggiamento che paradossalmente è stato collocato tra l'arroganza da un lato e la costruzione del recinto protettivo per difendere le decisioni, le responsabilità all'interno di valutazioni che dovevano semmai riguardare la Commissione consiliare non la benevola accettazione di una resa dei conti da parte dell'Assessore preposto.
Credo di dovere qui dire che uno degli interventi che mi aveva particolarmente colpito in questa dialettica era stato uno scontro che avevo avuto con il Capogruppo socialista di allora, data 4 novembre 1982 quando il Consigliere Viglione mi pregava di trarre a breve scadenza delle conclusioni anche sulla mia permanenza in quest'aula rispetto a un'autocritica che avrei dovuto compiere nella primavera 83 rispetto ai risultati che si sarebbero conseguiti.
Ricordo ai Consiglieri, che comunque, indipendentemente da che cosa sia successo dopo il 2 marzo 1983 a quella data non era successo nulla che potesse garantirci rispetto all'uscita da questo tunnel e direi che solo la frustrazione e quasi l'impossibilita da parte delle forze di opposizione di potere svolgere un ruolo preciso nel quadro dei rapporti che esistono tra maggioranza e minoranza, giustifica questo fatto che a fine febbraio 1983 comunque potesse essere tollerata la presenza di una situazione che non aveva corretto alcuno degli errori del passato, che aveva semmai incassato negativamente ed aggravato la posizione rispetto alla quale ci trovavamo prima dell'incendio che non aveva risolto i nodi finanziari anche relativi ad investimenti che erano avvenuti e quindi la situazione che dovrebbe essere collocata al di là degli eventi che sono straordinari e che devono essere registrati in quanto tali. Non vogliamo certamente essere noi ad enfatizzare l'utilità di questa vicenda giudiziaria: al di là di questo esiste il dato di fatto che da questa vicenda del processo, non se ne usciva e probabilmente non se ne esce ancora oggi se non siamo tutti quanti in condizione di correggere e di sterzare rispetto a difese che comunque riteniamo o perlomeno la maggioranza riteneva, fossero del tutto intoccabili. Una posizione programmatica e una posizione comunque di obiettivi quali quelli che si proponeva l'Assessore Astengo e che pure l'Assessore Simonelli aveva cercato di ridimensionare con una politica all'interno dello stesso suo partito, sono posizioni che richiedono oggi da parte di tutti una presa di coscienza e di conoscenza in grado di valutare in quale misura sono superabili, diversamente rischieremo di continuare a ritenere che da un lato vi sono i giusti, gli onesti, coloro che hanno sempre ragione solo perché hanno una collocazione politica di intoccabili e dall'altro vi sono quelli che possono essere degli ottimi Consiglieri e sostenitori di tesi ed opinioni ma sono da ritenersi ragionevoli solo sul piano personale perché avendo una collocazione politica diversa, sono collocabili se non tra i perversi tra coloro che sono destinati a non avere il minimo di credibilità. Tutto questo si deve risolvere in un modo di riconoscere i rapporti al di là dei ruoli politici che riconoscano dei ruoli che esaltino delle competenze sia pure sul piano professionale ma che non li esaltino a dimensione politica tale da dovere su questo altare sacrificare qualsiasi tipo di riferimento alla società ed ai suoi problemi.
Non la faccio molto lunga, perché credo che rischieremmo di aprire ferite sulle quali i risvolti anche rispetto agli atteggiamenti personali potrebbero essere distorcenti rispetto agli obiettivi comuni che debbono essere portati avanti in questa sede.
Non vogliamo assumere atteggiamenti di rivincita ad ogni costo.
Ricordavamo alcune fasi delicate e potremmo nelle date dei verbali del Consiglio, riprenderle ad una ad una, non abbiamo assolutamente il timore di esserci collocati riduttivamente rispetto a questo problema, né di avere assunto dei problemi di copertura delle responsabilità o dei misfatti e dobbiamo però anche registrare che purtroppo se non avvenivano fatti estranei alla dialettica tra le forze politiche del Consiglio, purtroppo la modificazione di certi atteggiamenti e quindi il riconoscimento di certe responsabilità non sarebbe arrivato al grado di maturazione a cui si è pervenuti oggi. Il nostro Gruppo ha, con la firma del Capogruppo all'ordine del giorno, presentato unitamente ai Consiglieri Vetrino e Marchini, detto qual è la collocazione nella quale intendiamo porci, una collocazione che riprende posizioni assunte, anche quell'atteggiamento e quella posizione unitaria delle forze di opposizione che il 24 di aprile 1982 ci aveva portati a votare unanimemente l'ordine del giorno. Ma si badi bene per essere chiari, e si vadano a leggere anche le dichiarazioni rese in quell'occasione, che quel voto unanime sull'ordine del giorno non corrispondeva assolutamente ad un avallo delle responsabilità e degli errori che si erano compiuti fino allora né dei percorsi che sul piano dell'utilizzazione di strumenti e di persone potevano essere ritenute possibili per uscire dal tunnel nel quale si era entrati. Noi semplicemente come forza di opposizione avevamo valutato responsabilmente sulla base delle proposte e delle dichiarazioni rese dall'Assessore, qual era lo stato della situazione e quale poteva essere uno dei modi per uscire dalla vicenda e quindi ovviamente uno dei modi era quello di rimettere in sesto queste macchine. Non pensavamo certo che uno dei modi fosse quello di perpetuare errori di subappalto o di subordinazione a logiche esterne né lo pensiamo a tutt'oggi. Sia a tutti noto che se potessero essere sorti dubbi sul fatto che si fossero all'interno del Consiglio comunale, nei rapporti dialettici, ricomposte certe posizioni, queste posizioni si erano ricomposte solo rispetto a ciò che si doveva fare per uscire dalla situazione nella quale ci si era impantanati ma non certo per risolvere comunque e chicchessia. Queste responsabilità, quindi, per quanto ci riguarda e per quanto concerne l'adesione all'ordine del giorno che chiede la Commissione d'indagine, crediamo debbano essere evidenziate in tutta la loro dimensione senza nessuna particolare accentuazione delle personalizzazioni o dei mirini e degli obiettivi scelti per una rivincita che non ha assolutamente dimensione politica ma credo per assicurare nella gestione futura che dovranno sancire gli elettori con il voto di maggio, un orientamento verso forze politiche che sappiano imprimere al governo della cosa pubblica, quell'atteggiamento di non astrazione rispetto al problema di non enfatizzazione della dimensione ideologica, ma di riferimento all'uomo nei suoi rapporti con la società e la società nei suoi rapporti con l'uomo.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PETRINI



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vetrino.



VETRINO Bianca

Signor Presidente, cercherò di stare strettamente al tema oggetto di questo argomento all'ordine del giorno del Consiglio che è appunto la proposta di legge presentata dal collega Majorino e per omogeneità gli ordini del giorno che questa mattina sono stati presentati dai Gruppi di maggioranza l'uno e dai Gruppi di minoranza l'altro. Mentre siamo favorevoli alla discussione dell'oggetto della proposta di legge del MSI non crediamo che la forma ipotizzata e cioè quella di procedere ad un disegno di legge, sia quella più opportuna, anzi riteniamo che nel nostro Statuto ci siano tutte le possibilità per raggiungere lo stesso obiettivo attraverso uno strumento più agile. Non dimentichiamo il tempo nel quale ci stiamo collocando e l'iter che accompagna sempre un nostro disegno di legge per cui un disegno di legge potrebbe anche succedere che non potesse avere i suoi effetti nel corso di questo brevissimo scorcio di attività consiliare-legislativa ed amministrativa che abbiamo di fronte. Ecco perch riteniamo che l'ipotesi della costituzione di una Commissione, possa raggiungere ugualmente l'obiettivo che ci prefiggiamo e che è quello che cercherò di illustrare attraverso questo mio intervento.
Questa vicenda del cartografico è una vicenda ormai lunga e tormentata.
C'è sempre stato attorno al cartografico una preoccupazione generale dell'intero Consiglio dal 1980 ad oggi; probabilmente c'era stata tensione e preoccupazione anche nei momenti in cui la Regione votava l'avvio di questa grande struttura destinata nelle ambizioni di coloro che le promuovevano a progetti che potevano anche essere giudicati interessanti visti i risultati ai quali intendevano perseguire. C'è stata sempre una preoccupazione rispetto all'impossibilità in fondo dell'Ente Regione come tale, di essere in grado di gestire uno strumento di quella dimensione.
Ricordo molto bene i dibattiti che abbiamo avuto negli anni 80/81/82 e ricordo le preoccupazioni che erano ancor prima dell'incendio: l'incendio è stato un incidente che poteva o no succedere, ma tuttavia il problema del cartografico sarebbe rimasto come tale, quindi in qualche modo questo problema occorreva risolverlo. Certo, l'incendio lo ha riproposto in tutta la sua drammaticità e questo è il motivo per cui ancor prima ma segnatamente nel mese di febbraio 1982 i Capigruppo di allora della D.C.
del P.L.I. e P.R.I, attraverso una mozione, proponevano al Consiglio tutta la loro preoccupazione e la necessità che in assenza di informazioni precise da parte della Giunta sulle condizioni delle apparecchiature e sulle possibilità di ripristino e in assenza di convincenti motivazioni sulle omissioni e sui ritardi nel predisporre le necessarie coperture assicurative, chiedevano già allora nel 1982, al Presidente del Consiglio di scrivere all'ordine del giorno un dibattito allo scopo di ottenere dalla Giunta le più ampie informazioni e di provvedere poi alla definizione dell'art. 19 punto a).
Quelle preoccupazioni non erano soltanto dei Capigruppo di allora Bastianini, Paganelli e Vetrino, ma erano anche di Consiglieri della maggioranza. Ricordiamo nell'ordine del giorno che abbiamo presentato congiuntamente alla D.C. e P.L.I., un ordine del giorno in data 20/2/1982 dell'allora Consigliere Viglione ed Astengo che appunto facevano proprie le preoccupazioni e chiedevano alla Giunta di arrivare alla definizione di un programma che fosse in grado di presentare al Consiglio le possibilità di recupero di questa struttura della Regione. L'ordine del giorno che fu approvato l'ha ricordato poc'anzi Picco, all'unanimità, era la conclusione di un dibattito molto intenso, ricco di tensione e di preoccupazione generale del Consiglio. Purtroppo però dopo quel dibattito, occorre dire che più nessuna informazione definita e precisa è pervenuta al Consiglio perché sono intervenute le vicende giudiziarie che hanno posto il Consiglio in una situazione di rispetto di quelli che erano giudizi che stavano avvenendo in altre sedi mentre tra l'altro la Regione non andava avanti in quello che era un suo progetto che era oltre alla possibilità del programma di ripristino, anche quello per esempio, di costituire la società che doveva realizzare il sistema cartografico stesso. Ricordo che abbiamo votato in quest'aula i membri di questa società, ma non mi risulta che questi membri siano mai stati convocati per la riunione del loro Consiglio quindi per prendere coscienza dell'incarico al quale erano stati destinati da, parte del Consiglio stesso. Credo che oggi di fronte ad una situazione che sta incancrenendo e non perché adesso del cartografico se ne parla in altre sedi; in quelle altre sedi se c'erano delle responsabilità che per quanto mi riguarda mi interessano sì, ma spetta ad altri definire se ci sono delle responsabilità di carattere personale.
A noi interessa la valutazione della situazione politica di fronte ad una situazione molto complessa che ha dei risvolti economici, finanziari amministrativi, programmatici, importantissimi per la nostra Regione che secondo noi devono essere discussi dal Consiglio regionale nei modi e nei termini previsti dallo Statuto e nell'ambito delle leggi regionali, in un rapporto più serrato e stretto del rapporto politico e istituzionale tra l'organo legislativo ed esecutivo. Ecco perché chiediamo una Commissione di inchiesta ai sensi dell'art. 19 del punto b). Soltanto perché vogliamo che il Consiglio acquisisca tutti gli atti e le informazioni necessarie ad esperire una analisi approfondita circa l'impianto, la gestione e l'attività del laboratorio cartografico. Vorrei fare un esempio per dire quanto i Consiglieri regionali abbiano necessità di conoscere a che punto sta il cartografico.
In questi giorni sulla Stampa si dice che questa struttura è costata 7 miliardi. Per le informazioni che abbiamo noi come Consiglieri regionali e mi riferisco all'ultimo rapporto ufficiale al Consiglio fatto dal Consigliere Astengo, all'epoca in cui egli era nominato dalla Giunta Consigliere delegato per questo specifico aspetto - risulta che nella sintesi delle spese sostenute, il cartografico sia costato 2 miliardi 737 milioni 868 mila 928 lire, dal 19 febbraio 1979 al 12 maggio 1981.
Evidentemente a parte i lavori di ripristino ci saranno state anche le altre spese, ma questa era la sintesi delle spese sostenute sui lavori di costruzione del laboratorio cartografico regionale dichiarati dal Consigliere Astengo espressamente delegato. Si va ad esaminare nel dettaglio questa cifra, si vede che il primo incarico del 79 per il programma generale di affidamento dei lavori, costava 430 milioni, poi nel corso degli anni attraverso 4 lavori suppletivi e due revisioni di prezzi si è passati da 430 milioni a due miliardi 737. E' questo che il Consiglio deve conoscere ed è questo l'ambito nel quale deve muoversi la Commissione costituita ad hoc perché entro il 28 marzo, l'unica data di scadenza nella quale possiamo operare come Consiglio regionale, con una dettagliata relazione, venga resa al Consiglio la situazione del laboratorio cartografico al fine di disporre tutti gli elementi necessari alla definizione di un nuovo programma per l'organizzazione dei servizi e l'utilizzazione più razionale delle risorse se quella sarà la soluzione rispetto a questo cartografico. Ecco perché per quanto riguarda l'ordine del giorno dei Gruppi di minoranza che appunto nella sintesi chiedono la costituzione della Commissione secondo l'art. 19 punto b), io sono perfettamente d'accordo sull'accertamento che propone questa Commissione cioè in un iter amministrativo del laboratorio cartografico a partire dal suo avvio perché è quello che viene richiesto nel nostro ordine del giorno per arrivare a quel risultato che dicevo; non so se l'accertamento di dati e modalità relative ai rapporti tra l'istituzione regionale ed i vari soggetti pubblici e privati, non sia ostativo ai lavori della Commissione per impedimenti di carattere procedurale, che comunque potrebbero andare oltre quell'ambito di carattere amministrativo che è quello che noi come Gruppo chiediamo, che abbiamo chiesto dal 1982 e che continueremo a chiedere fin quando non avremo notizie più precise rispetto a questo argomento. Voglio anche dire che una relazione su questo argomento comunque un momento di sintesi rispetto a questo argomento è dovuto dalla maggioranza e dal Consiglio perché non credo sia onesto né da parte della maggioranza, né da parte del Consiglio regionale, lasciare il prossimo Consiglio regionale, quello che sortirà dalle elezioni del 12 maggio, in una situazione come questa che non è chiara; viceversa dobbiamo produrre una relazione che dia il senso di una relazione chiara, trasparente, di prospettiva sia sotto il profilo amministrativo che sotto il profilo politico.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

I cofirmatari dell'ordine del giorno a firma Vetrino, Brizio, Marchini hanno già illustrato il senso della nostra posizione che si articola nello stesso ordine del giorno anche in relazione all'iniziativa del MSI-DN.
La storia del cartografico è abbastanza lunga, ricordo per memoria personale di avere a suo tempo espresso un voto, non ricordo più se di astensione o favorevole, e devo dire per correttezza nei confronti di autorevoli rappresentanti della maggioranza attuale, non presenti in questo momento fra la Giunta, che da parte di questi personaggi che la cronaca giornalistica ci dice essere stati molto scettici nella terza legislatura lo erano anche nella seconda legislatura, all'atto del voto. Mi ero un po' stupito che qualcuno avesse proposto di votare a favore e si era poi lamentato che io avessi votato a favore. Questi sono i limiti dei governi di coalizione in cui si deve dare ragione anche alle cose che non si condividono e si aspetta sempre che sia l'opposizione a mettere in moto i meccanismi con cui si dovrebbero far saltare delle decisioni che non si condividono, però quando poi l'opposizione argomenta, come dice Simonelli in modo intelligente, obbliga la maggioranza a compattare anche le cose sulle quali non è d'accordo.
Ho l'impressione che si siano avviati dei processi decisionali nelle istituzioni paradossali; bisognerà su questo qualche volta riflettere. Sul merito nel dibattito dell'82, il collega Turbiglio che si scusa con i colleghi per aver dovuto lasciare l'assemblea, aveva fatto giustizia della nostra posizione chiarendo i limiti dell'iniziativa, i limiti in termine opsiano del termine, cioè quelle cose che non si raggiungono mai, si spostano sempre ogni qualvolta ci si avvicina e aveva espresso tutte le preoccupazioni del nostro Gruppo su questa materia.
Ho l'impressione che oggi non è di questo che si deve discutere; si deve discutere su una vicenda curiosa: come usciamo da questa situazione.
L'opposizione che è stata accusata di strumentalizzare questo armento ha presentato un ordine del giorno che per approssimazioni successive è diventato un documento che mi pare si debba considerare di rigore esemplare nella misura in cui riconduce alla Commissione proposta semplicemente a una ricostruzione oggettiva dell'iter amministrativo che ha interessato il laboratorio cartografico, allo scopo di dare al Consiglio nel suo complesso, Gruppi e Giunta, il massimo di notizie sulle quali gli stessi possono predisporre la loro ipotesi di lavoro successivo.
La cosa curiosa è che la maggioranza, dopo avere discusso a lungo e con titoli sui quali bisogna riflettere, in ordine alla proponibilità dell'iniziativa dell'opposizione, propone un ordine del giorno in cui si decide la costituzione della Commissione, che abbia tra l'altro, lo scopo di accertare fatti e modalità relativi ai rapporti fra le istituzioni regionali ed i vari soggetti pubblici e privati. Diciamo subito che questo ci sembra un modo poco rettilineo di procedere. Mi sembra strano che la maggioranza chieda alla Commissione di accertare anche in ordine ai rapporti tra cartografico ed enti esterni, posto che il cartografico non aveva autonomia né giuridica né patrimoniale, si chiede in Consiglio che il Consiglio accerti ed indaghi in ordine ai rapporti fra la Giunta e gli enti esterni pubblici e privati.
Ho l'impressione che - posto che i fatti di cui ci occupiamo attengono a una prima stagione di questa legislatura - si stia giocando in una qualche misura al gioco dei tre cantoni. Se si vogliono denunciare responsabilità della Giunta, si deve procedere o attraverso lo strumento dell'informazione da parte della Giunta (dopodiché il Consiglio valuta ed assume iniziative conseguenti), oppure il Consiglio accerta con gli strumenti tipici dell'ispezione parlamentare, interrogazioni, controlli e altri strumenti previsti dal regolamento. Ho qualche difficoltà a capire perché questa maggioranza è molto più rigorosa di quanto non sia la minoranza. Spero che l'illustratore del secondo documento me lo illustri E' certo che il nostro Gruppo ha grosse perplessità a far carico a un proprio rappresentante (che nella specie se si perverrà a questa decisione sarà il collega Turbiglio) a che in pendenza di giudizio penale, alcuni Consiglieri regionali debbono avere rapporti con soggetti pubblici e privati che hanno avuto rapporti non con il cartografico, perché il cartografico non ha mai avuto rapporti con nessuno, ma tra i rapporti che avrebbe avuto la Giunta con enti esterni pubblici o privati.
Credo di capire che cosa qui si vuole fare emergere; c'era qualcuno che si occupava del cartografico che non era né la Giunta né l'Assessore, erano dei personaggi che avevano delle strane deleghe. Sono perplesso, quel sesto senso che Allara ci invitava a considerare il nostro senso più significativo, cioè quello che fa dire a noi piemontesi che una cosa piase nen ci fa dire che questa proposta della maggioranza non ci piace. E' in corso un procedimento penale, ci sono delle indagini probabilmente ancora in corso oltre a quelle di tipo dibattimentale che svolge egregiamente il Presidente Capirossi; ho difficoltà a capire quali strumenti abbiano i Consiglieri regionali a fare una analoga indagine senza imbattersi contro il portone di bronzo del segreto istruttorio o comunque il vincolo di carte e documenti soggetti a segreto. Aspettiamo di conoscere prima di rinunciare all'ordine del giorno da noi proposto che ci sembra molto più rigoroso e comunque esaustico di molti problemi e certo tale da non lasciar dormire sugli allori nessuno dei Consiglieri interessati all'eventuale Commissione.
Rimaniamo fermi sulla nostra proposta di ordine del giorno, quando da parte della maggioranza ci sarà stata illustrata la ragione per cui c'è stato questo ribaltamento di posizione, per cui si è passati da una perplessità su una ipotesi di Commissione saltando brutalmente il forse e dicendo che a questo punto se la facciamo, facciamola pure, ma indaghi su tutto e su tutti, a questo punto mi pare che questo colpo di scena nel teatro regionale deve essere in una qualche misura motivato ed illustrato.
Dopo l'illustrazione di questo punto b) del terzo comma dell'ordine del giorno presentato dalla maggioranza, determineremo meglio la nostra posizione. Riteniamo peraltro che i non molti giorni che ci restano a disposizione, il non molto tempo che hanno i Consiglieri a disposizione tenendo presente il lavoro molto stressante al quale sono sottoposti i colleghi a fine legislatura, sono appena sufficienti a riscrivere la storia del cartografico: come è nato, come si è realizzato, come è incendiato.
Ricordo che quando si parlava del cartografico alla mia destra c'era il prof. Astengo che ha la proprietà di dire delle cose che nessuno riesce mai a capire, né quando le scrive, né quando le dice, ma certamente alcune cose poco comprensibili, le ha pur sempre dette.
Accertiamo come è nato il cartografico, cosa si premetteva di realizzare, quali risorse sostanzialmente ha assorbito, che risultato abbia avuto l'attività di impianto, quale commessa esiste sul territorio in ordine all'esigenza del cartografico, esploriamo quale deve essere lo sbocco di questa nostra iniziativa, un ente autonomo, una ipotesi di collegamento del centro di calcolo, esploriamo tutto questo e costruiamo del materiale esauriente e non di parte sul quale operare delle scelte e delle decisioni. Se vogliamo andare oltre, non è certamente la nostra forza politica che si sottrae ad una eventuale funzione che tende ad accertare anche altri rapporti; avvertiamo però che ci si avvia su un sentiero estremamente complesso e delicato e soprattutto costituiamo un precedente nella storia della nostra istituzione.
Considerato che non siamo di fronte a un qualcosa avvenuto fuori della Regione, ma all'interno, mentre la Commissione di indagine normalmente viene realizzata ed è ipotizzata per esaminare fenomeni esterni alle istituzioni, perché per l'indagine all'interno delle istituzioni esistono gli strumenti ordinari, utilizziamo lo strumento straordinario come quello della Commissione, ma cerchiamo di non dargli un amplesso di possibilità che finisca per vanificare il lavoro della stessa Commissione e in una qualche misura far perdere ulteriormente di credibilità l'istituzione su una vicenda che è diventata di dominio pubblico attraverso dei canali e delle occasioni che certamente non ci fanno onore.
Non vorrei anche che questo punto b) - lo dico senza offesa - sia uno strumento di tipo gattopardesco, dove si dice: "indaghiamo su tutto, quindi non indaghiamo su niente". Ci sembra invece che si debba indagare su poco ma molto a fondo. E' meglio sapere tutto di poco che niente di tutto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Non interverrò sul merito delle questioni perché la decisione di oggi riguarda la costituzione o meno di una Commissione di indagine che riguardi l'attività relativa al cartografico. Credo che non sfugga a nessuno, e gli interventi che l'hanno preceduto hanno ripercorso pezzi di strada che ci stanno alle spalle, la peculiarità di un accertamento con uno strumento quale quello della Commissione di indagine in ordine al cartografico sul quale è pendente un processo penale non ancora concluso.
In questo senso non anticipiamo qui quelle che sono le nostre posizioni che verranno esplicitate nel lavoro della Commissione ed in particolare nelle conclusioni che se ne dovranno trarre.
Il collega Picco ha ripercorso la strada della collocazione sua e del suo Gruppo essendo stati qui e non essendo questo, per fortuna, un luogo dove la gente è invisibile ed i comportamenti non sono conosciuti. Abbiamo in ordine al cartografico avuto una nostra specifica posizione che è stata quella, in ordine ad una impresa di grandi dimensioni, di cercare di porre delle condizioni di fattibilità e di operatività. Quanto questo si sia realizzato o meno, sta al giudizio delle cose, dei fatti, e non possiamo certo oggi, anche per tutti gli accadimenti - alcuni anche eccezionali che sono capitati addosso a questo cartografico, rallegrarci di come complessivamente sono andate le cose.
Nel merito credo che ritorneremo ed avremo occasione di tornare avendo terminato il lavoro.
Per quanto riguarda la Commissione di indagine la nostra posizione è presto spiegata: non si tratta di una sorpresa. Abbiamo sostenuto una posizione assolutamente sensata che era quella che uno strumento eccezionale come la Commissione di indagine, appariva un po' sproporzionata, nel momento in cui si ravvisano opportunità attorno al procedimento amministrativo di per sé verificabile e controllabile attraverso un rapporto ordinario che non postula necessariamente alla Commissione di indagine. Se invece si vuole compiere una ricognizione su tutti gli atti che attorno al procedimento amministrativo, hanno comportato decisioni e responsabilità, credo sia giusto dare alla Commissione d'indagine un'ampiezza maggiore del rapporto cartografico CSI, che è un punto che ci interessa assolutamente, perché le notizie che sono apparse sono state anche a seconda di chi ha parlato, molto distorte.
Ieri chiacchierando con il collega Picco, mi faceva presente una esigenza che deve essere condivisa da tutti: occorre comunque accertare come sono andate le cose e questo vuol dire anche mettere le cose al posto giusto, per tutti. Non sfuggiamo dal punto di modalità a fatti che si riferiscono al rapporto con altri soggetti, pubblici e privati. Per questo abbiamo fatto così; sostanzialmente è una adesione ad una richiesta.
Abbiamo voluto presentarlo per manifestare la nostra intenzione di andare sulla stessa strada, di farlo con il massimo senso di responsabilità e di serietà, ma anche cogliendo questa occasione per non lasciare nubi oscure su una vicenda che deve avere l'assoluto interesse di tutto il Consiglio regionale di ristabilire esattamente i fatti. Deriveranno da questo valutazioni politiche? Credo di sì. Potremo argomentare e sostenere le varie posizioni, ma questa è una conseguenza inevitabile di un'opera corretta di accertamento dello stato delle cose, Ho visto che mentre il Consigliere Picco non ha fatto particolari osservazioni su questo, e sta nello spirito dello stesso sua discorso, delle chiacchierate che abbiamo fatto, il Consigliere Vetrino si è preoccupata degli aspetti di procedibilità di questo nostro punto b) e l'ho sentita almanaccare e ragionare dietrologicamente su questo. Entro 15 giorni avremo dalla Giunta il materiale di riferimento su cui lavorare sapendo che è un lavoro complesso e delicato. Un altro motivo di perplessità sono i tempi. Non abbiamo molto tempo per lavorare e preferirei non metterli nel senso che una Commissione del genere man mano che lavora si darà dei traguardi.
Dipende dalla dimensione e dalla qualità del lavoro.
C'è invece una parte dell'ordine del giorno che mi pare condivisibile perché è una conseguenza e potrebbe essere da noi ripreso ed è quello di occuparsi del che cosa succede, del che cosa se ne fa.
Vorrei qui dire che nei poteri di una Commissione di indagine conoscitiva sta la conoscenza dei fatti; che cosa fare del cartografico deriva dai rapporti tradizionali di una Giunta, soggetto proponente e di un Consiglio che esamina queste cose e delle forze politiche che si collocano.
Nella sostanza va bene ma non mi pare proprio della Commissione di indagine determinare anche che cosa fare.



VETRINO Bianca

Però nella sostanza va bene.



BONTEMPI Rinaldo

Nella sostanza va bene. Stiamo attenti ai compiti, alla delimitazione alla chiarezza delle responsabilità.
Queste sono le motivazioni per cui su questa partita abbiamo certo la certezza che pendendo un processo penale, non ci è data molta agibilità di lavoro, ma abbiamo anche una esigenza di riuscire come istituzione a rileggere tutto questo percorso, a mettere i puntini sulle "i", perch l'altro grande rischio è che se non si fanno queste operazioni, non possiamo permettere tutti insieme, che da versioni date in sedi in cui ognuno è parte e cerca di difendersi, vengano in capo ai Consiglieri, ai Gruppi, ognuno per la sua parte, delle arie di tutto oscuro. In questo senso poca preoccupazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Moretti.



MORETTI Michele

Signor Presidente, il Gruppo del P.S.I. ha già firmato con altri colleghi della maggioranza, la richiesta per insediare una Commissione di indagine e lo fa con responsabilità, non esistono motivi per sottrarsi di fronte ad una indagine circa il problema del cartografico. Chiaro è che bisogna stabilire quelli che devono essere i compiti di questa Commissione di indagine. Non vogliamo distinguere la Commissione di indagine proposta dal Gruppo di opposizione dalla nostra proposta, ma dare un mandato preciso. La Commissione di indagine non può agire di propria volontà, ma al momento dell'insediamento deve seguire alcuni compiti.
Non siamo contrari alla proposta fatta dalle altre forze politiche di opposizione. Già ebbi modo di dire che sono contrario a tutte le forme strumentali, tenuto anche conto che siamo vicini al momento elettorale e quindi può anche diventare un fatto strumentale. Potevamo anche precedere la Magistratura stessa con un'indagine. Pertanto, non ho nulla da aggiungere a quello che è l'ordine del giorno: il problema è di stabilire i compiti e naturalmente saremo molto attenti a quelle che saranno le conclusioni di questa Commissione di indagine, nessuno si vuole sottrarre di fronte a problemi che possono emergere attraverso l'indagine stessa. C'è da parte della Giunta un impegno a documentarci per non andare alla ricerca di quelli che devono essere gli elementi di conoscenza del problema. Detto questo, siamo favorevoli a sostenere la richiesta firmata dalla maggioranza.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

Su questa vicenda sono state espresse opinioni diverse sull'opportunità di attivare questa struttura, sulle quali si potrebbero esprimere giudizi di vario tipo. Credo sia necessario a questo punto capire una serie di questioni, e conoscere fino in fondo l'iter amministrativo e le scelte politiche che sono state alla base ed attraverso le quali questa vicenda del cartografico si è snodata ed è venuta avanti, conoscere qual è la situazione attuale e capire tutti insieme quali sono le prospettive di questa struttura in rapporto alle esigenze della domanda cartografica. Per fare questo tipo di lavoro conoscitivo e propositivo rispetto al futuro di questa struttura, necessita la disponibilità già espressa da parte del Presidente della Giunta di fornire tutto il materiale e la documentazione necessaria; non necessariamente un lavoro di questo tipo comporterebbe l'istituzione di una Commissione speciale: un lavoro di questo tipo conoscitivo e in qualche modo propositivo, può essere anche svolto dalle competenti Commissioni consiliari. Evidentemente non sono pregiudizialmente contrario a che si costituisca una Commissione speciale per affrontare determinati problemi e quindi non sono contrario neanche a che si costituisca una Commissione speciale in rapporto a questa questione. Credo che l'istituzione di una Commissione speciale, non può essere concepita come l'amplificatore di giudizi e posizioni politiche del tutto legittime espresse. In questo senso si toglierebbe anche valore ad uno strumento di questo genere e si rischierebbe di banalizzare uno strumento che ha una sua grande rilevanza e deve essere usato in maniera accorta.
L'attivazione di uno strumento di questo tipo ha senso se lancia un messaggio di estrema chiarezza alla società, e cioè la volontà dell'istituzione di utilizzare gli strumenti che ha a disposizione per fare chiarezza non solo sul terreno amministrativo, ma anche sui rapporti intercorsi tra l'istituzione regionale ed i vari soggetti che hanno accompagnato questa vicenda. Questo deve essere il messaggio di una istituzione che vuole fare chiarezza fino in fondo su una vicenda di questo tipo che ha risvolti anche di natura penale.
Per questo ho sottoscritto insieme agli altri colleghi della maggioranza l'ordine del giorno presentato, tenendo conto che non sono definibili i tempi a priori perché certamente ci potranno e ci dovranno essere delle tappe intermedie di informazione al Consiglio prima che si sciolga ma è evidente che i tempi devono tener conto di un problema determinante e fondamentale: che il lavoro di questa Commissione non si pu concludere con la presa d'atto che ci sono delle questioni che impediscono di fare chiarezza fino in fondo e quindi non si può concludere su uno dei due punti con una relazione,che dice che è impossibile andare fino in fondo: questo sarebbe veramente deleterio nel senso che non si pu concludere dicendo che c'è un buco nero nel quale non riusciamo a mettere le mani fino in fondo.
Per questo credo che i tempi non siano predeterminabili a priori, ma che nella misura in cui si fa una scelta di questo tipo, che deve essere un messaggio alto, devono esserci dei tempi congrui che permettano di andare fino in fondo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cerutti.



CERUTTI Giuseppe

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, condividiamo la necessità di creare una Commissione speciale per esaminare la questione del cartografico.
Una necessità che investe tutte le forze politiche presenti in Consiglio anche perché è noto a tutti, per certe dichiarazioni esterne a rappresentanti politici, che alcuni atti qui compiuti in aula, possono dare adito all'opinione pubblica, ad interpretazioni almeno discutibili e perlomeno al di fuori di ogni realtà. E' giusto compiere questo atto anche perché ritengo che ogni forza politica qui rappresentata voglia scrollarsi di dosso una specie di patina che rischia di coinvolgere l'intero Consiglio regionale per alcune vicende che sono all'attenzione della Magistratura piemontese, vicende che non devono assolutamente coinvolgere o toccare le forze politiche presenti in quest'aula. Non possiamo però ignorare le procedure attuative di questa valutazione di carattere tecnico che non ha considerato l'aspetto operativo ed ha portato da una decisione di carattere tecnico generale, a dei contenuti operativi che a distanza di qualche anno si sono dimostrati inattuabili o perlomeno ancora da ricercare come soluzione imprenditoriale. Riteniamo che questa Commissione debba fare completa luce anche per tranquillizzare tutti i colleghi che sono stati impegnati in forma unitaria nel votare alcuni documenti predisposti in quest'aula. Occorre esaminare tutto l'iter procedurale che è stato seguito sin dalle sue origini e pertanto farsi ragione nel nostro interno, se esistono o meno alcune riserve procedurali attuate o dalla Giunta o dall'Assessore competente.
Bisogna capire, dopo i danni arrecati dall'incendio, quanto è rimasto di tutta quella faraonica attrezzatura predisposta e acquistata senza rischiare di ripercorrere lo stesso errore fatto in passato, ma cercando di dare al cartografico regionale piemontese, un minimo di attrezzatura operativa senza eccedere in megalomanie che in passato hanno contraddistinto queste scelte. Il problema è serio perché da questa analisi certamente una Commissione non può essere incaricata di definire anche quelle che saranno le scelte che si faranno sul cartografico, ma sicuramente consentirà a tutti i colleghi di far fronte ad una analisi dettagliata di tutta questa situazione, di fare le scelte operative conseguenti.
Siamo convinti e lo abbiamo dimostrato anche in altri settori, che la possibilità di operare in termini congiunti tra pubblico e privato possa dare maggiori risultati concreti, operativi ed economici di fronte a delle scelte che saranno significative anche per la Regione Piemonte.
Di qui dipenderanno ovviamente la costituzione societaria, le quote di partecipazione, le scelte che si faranno senza coperture, tangenti od altro nei confronti di possibili o potenziali imprenditori disponibili ad affiancarsi alla Regione nella gestione di questa importante struttura, per dare un prodotto che serva effettivamente ai Comuni o agli operatori del settore e dare così certezza e credibilità a tutta l'azione regionale a suo tempo intrapresa.
Non solo siamo d'accordo su questa Commissione, ma intendiamo darle un preciso significato: l'analisi puntuale e la piena conoscenza attraverso anche tutti i documenti che il Presidente della Giunta potrà fornire ai colleghi che fanno parte di questa Commissione, per capire tutti gli atti fondamentali che sono stati compiuti in passato; la presa di conoscenza della situazione attuale e di conseguenza la possibilità operativa che ha il cartografico oggi come oggi, per proporre successivamente cosa fare del cartografico, quale possibilità operativa deve avere il cartografico, quale produzione il cartografico può dare, non in termini puramente astratti, ma in termini concreti anche sotto l'aspetto economico.
Abbiamo sentito soprattutto la disponibilità da parte del Presidente di agganciare il cartografico per la parte tecnica al CSI e condividiamo questa sua impostazione a condizione che non sia una azione ancora una volta isolata, ma che avvenga in un contesto definito operativo e che dia risultati positivi a tutto il cartografico.
Per questo abbiamo sottoscritto volentieri questo ordine del giorno perché penso che possa trovare tutte le forze qui presenti, disponibili ad affrontare questo discorso con chiarezza e trasparenza per tutto ciò che è avvenuto dal 79 in avanti. E' inutile creare colpevolizzazioni di fronte a colleghi magari interessati o per delega competenti nel settore, ma bisogna cercare di dare la massima trasparenza possibile agli atti amministrativi qui compiuti che ritengo non debbano essere e non dovranno dare, anche alla luce di questa indagine, fianco o possibilità ad esterni di accusare qualcuno della volontà politica di scelte che sono state fatte, e impedendo così la possibilità operativa di rendere concreto uno degli strumenti basilari per tutto ciò che comporta l'assetto urbanistico.



MAJORINO Gaetano

Prendo la parola solo per rilevare che l'approvazione dell'uno o dell'altro ordine del giorno fa sì che si consegua lo scopo primario del disegno di legge di cui sono stato presentatore: cioè costituzione della Commissione d'inchiesta ai sensi dell'art. 19 punto b). Per quanto riguarda i compiti da assegnare alla Commissione, rilevo che l'ordine del giorno dei colleghi Marchini, Brizio e Vetrino nell'attuale formulazione, traduce anzi coincide nella sostanza a quello che era l'oggetto del disegno di legge relativamente ai compiti da affidare alla Commissione di inchiesta.
Mi colloco salvo diverse formulazioni, nell'ambito dell'ordine del giorno delle minoranze, rilevando che non solo l'oggetto dell'indagine coincide nella sostanza con l'oggetto dell'indagine di quel disegno di legge, ma è un oggetto di indagine suscettibile di poter essere attuato nel breve termine del 28 marzo 1985. Traduce nello stesso tempo il punto a) dell'ordine del giorno della maggioranza mentre mi pare che il punto b) pur essendo apprezzabili in astratto le ragioni in forza delle quali viene collocato, sia indagine non suscettibile di essere attuata a tempi brevi quindi è meglio, come diceva il collega Marchini, fare poco ma veramente realizzato piuttosto che un qualche cosa di diverso e non suscettibile di essere realizzato nei tempi necessariamente brevi.



PRESIDENTE

Si chiude la discussione generale.
La parola al Presidente della Giunta.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Colleghi Consiglieri, mi permetto di fare subito alcune brevi osservazioni non in merito agli ordini del giorno, ma in merito al cartografico. La prima cosa che intendo dire è che il cartografico è stato allora, una grande realizzazione. Ma non siete stati voi Consiglieri di maggioranza o di opposizione, forze sociali economiche, imprenditoriali che avete accusato questa città di non avere sistemi di intelligenza; di non avere dei riferimenti sul terziario superiore inteso come modelli di informatica, di telematica, di scienze nuove? Il cartografico rappresenta non solo uno dei primi elementi per venire incontro a quello che voi tutti avete sempre chiesto, forze economiche imprenditoriali, politiche in questa città e in questa Regione, unico nel nostro Paese che poteva essere sfruttato non soltanto per il Piemonte, non soltanto per la Regione, aperto anche a forze private, pubbliche, ad altre Regioni e costituenti un motivo di scelta di punta della scienza, della conoscenza del territorio.
Desidererei conoscere prima dell'incendio, e non dopo, i documenti di dissenso in ordine a questo. Parlo di documenti non di parole, perché le cose pensate, la cosiddetta riserva mentale, non è nemmeno più prevista dal codice civile del Paese.
Fin da quando è stato creato, il cartografico aveva anche un compito di utilizzare il bel palazzo Nervi che ora il Demanio dello Stato, sta cercando di dare qualcuno, palazzo che peraltro fu voluto dall'avv. Gianni Agnelli, che in quel momento era Presidente del comitato per le celebrazioni di "Italia 61". Voi sapete che utilizziamo già questo palazzo per una scuola di alta tecnologia, cioè delle macchine a controllo numerico, siamo inseriti già in questo palazzo e la balconata avrebbe potuto diventare anche l'elemento strutturale portante di un grande costo per quello che noi definiamo le scienze nuove.
Ma, signori Consiglieri, forse non siamo andati in quella direzione che ci avete indicato. In 12 mesi creammo il centro di calcolo (cosa che lo Stato non ha ancora fatto con il progetto Atena spendendo oltre 300 miliardi; con il progetto Atena si doveva avere la memorizzazione di tutti i contribuenti) che è definito certamente dal punto di vista informatico uno degli impianti migliori del nostro paese, e che oggi da lavoro a 250 scienziati, e che raggruppa già una serie di forze, private e pubbliche, di notevole valore ed importanza.
Nel momento in cui ci avete indicato il territorio, siamo andati ad occuparci, ad esempio, di una struttura privata quale l'Ipla, l'Istituto piante da legno che la Burgo ha voluto quasi regalarci perché il prezzo pagato fu quasi a forma di dono per gli impianti che esistevano. Tutto questo non costituisce quel modello di intelligenza di cui Torino non era dotata e di cui noi, su vostra richiesta, abbiamo dotato questa città e questa Regione. Forse non ci siamo dotati anche di uno strumento importante, privato e pubblico come la Finpiemonte, che ha studiato anche sul territorio delle cose eccezionali, come sta facendo e nessuno di questi nuovi impianti societari, pubblici o privati, oppure con l'Università e con il Politecnico come abbiamo utilizzato con il centro di calcolo, ha registrato in questi anni delle perdite tali da farci ritornare indietro nel tempo ed operare in noi un pentimento.
Fino all'incendio dell'ottobre 1981 non mi era parso che si fosse levata una voce dissenziente rispetto alla problematica del cartografico.
La scelta del luogo era idonea: utilizzare il Palazzo Nervi è una cosa che mi ha sempre affascinato. A mio giudizio devo dire che se si fossero operate quelle realtà sulle quali noi ci basavamo, probabilmente oggi non avremmo da pentirci di tutto questo. Quando si inizia un processo scientifico, al di là del fuoco, è certo che vi sono sempre state nella storia delle resistenze, ma tutti gli altri nuovi processi che abbiamo innescato in questi anni, nessuno di voi credo non sia orgoglioso del centro di calcolo o dell'Istituto piante da legno. Io sono orgoglioso dell'istituzionale, anche se abbiamo qualche elemento di dissenso rispetto a quelli che sono gli operatori all'interno, ma non per la loro incapacità ma perché è una polemica accesa da tempo e che in questo momento non vogliamo riaccendere. E' chiaro che tutto questo avrebbe portato a risultati imponenti, se non fosse intervenuto quel calore che è partito da altre parti. Per quanto riguarda la parte dei macchinari che è andata perduta, ne discuterò brevemente al termine del mio intervento. E' altrettanto certo che si doveva procedere alla ricostruzione del cartografico e l'abbiamo anche affermato in un ordine del giorno. La discussione che allora nasceva era se il cartografico dovesse essere unito al centro di calcolo, tale da dare la memorizzazione, la programmazione da parte del centro di calcolo ed il risultato grafico operativo per certa parte, da parte del cartografico, cosa che anche a me sembrava del tutto logica, ma logiche politiche all'interno, discussione politica interna preferirono scegliere una strada che andasse nell'isolamento del cartografico, attraverso una forma societaria da aprirsi a moltissimi enti associazioni, o comunque non soltanto presenti nella nostra Regione, ed era questa l'unica discussione sulla quale andiamo a misurarci.
Cosa ha fatto questa Giunta dal momento in cui è stata eletta? Questa Giunta ha trovato il cartografico sequestrato, appena siamo riusciti dopo l'istruttoria ad ottenere il dissequestro, questa Giunta si è attivata prima per capire le ragioni dell'incendio, per capire chi era il responsabile dell'incendio, per comprendere esattamente la portata dei danni, per attivare un rapporto per rimettere in funzione il cartografico.
Infine, per ottenere il risarcimento del danno complessivo da chi è tenuto a risarcirci il danno, non parlo solo delle persone che hanno avuto vicende, parlo specificamente di chi ha acceso il fuoco o per fortuito comunque sia o comunque di dove è partito, che ci deve risarcire dei danni.
Abbiamo già interrotto più volte la prescrizione rispetto a questo perché dovevamo accertare i danni, avevamo, soprattutto rispetto ai macchinari, da precisare quali erano ancora utilizzabili e quali no, questo accertamento ha comportato per la specificità delle operazioni un tempo non breve perché nel nostro Paese non è facile ritrovare periti in tale settore, abbiamo ritrovato anche i periti in tali settori, abbiamo ripreso i fili conduttori con tutte le ditte costruttrici di macchinari, oggi siamo in grado di definire in questo momento quale è stato il danno, come si pu riparare, come si può giungere, come ci si può per il momento, collegare momentaneamente con il centro di calcolo dal momento che il centro di calcolo ha gia alcune strumentazioni che possono essere idonee a confrontarsi con i macchinari esistenti. Credo che fra non molto tempo le prime carte usciranno da questo cartografico.
Abbiamo tutta la documentazione, e ai Capigruppo ho offerto l'intera documentazione esistente, in modo da mettere in condizione ciascun Consigliere di sapere al di la della sua opinione.
Ho l'impressione che in questo decennio questa Giunta - rispetto alle novità, all'innovazione, a quello di cui si discute in questi giorni nel Comune di Torino - abbia fatto delle cose che possono essere de finite altamente positive. Questo, se ci consentite, visto che c'è anche una interpellanza, saremo in grado di fornire per il mese di febbraio una documentazione complessiva delle cose fatte rispetto all'innovazione che resta il perno della nostra politica, nei 10 anni di attività di cui sono stato in parte cacciato, in parte ritornato, per riprendere però sempre lo stesso discorso dell'innovazione. Credo che rispetto a questo noi non ci possiamo lamentare assolutamente di nulla.
Certo, ci sono stati dei fatti che hanno comportato l'esame da parte del magistrato e questo ci lascia sconvolti e crea nelle nostre coscienze turbamenti gravi. Ma non dobbiamo rispetto a questo, confondere le istituzioni con gli uomini: gli uomini possono sbagliare, il Tribunale giudicherà rispetto a questo, le istituzioni restano e procedono innanzi.
Allora, per quanto riguarda il lato patrimoniale penso che fra non breve quelli che saranno chiamati a rispondere pagheranno i danni alla Regione Piemonte per quanto è avvenuto, perseguirò fin che resto a questo posto questo obiettivo, come l'ho perseguito fino ad oggi. La Regione Piemonte non avrà alcun danno. In secondo luogo, fra di noi dovremo instaurare un discorso su come utilizzare il centro di calcolo in unione all'altra strumentazione altissima peraltro di valore scientifico, che è il centro di calcolo, risolvendo l'antico dilemma che era l'unica riserva esistente, se il centro di calcolo dovesse essere unito, se il cartografico dovesse essere unito nel grande disegno del centro di calcolo, quindi l'uno graficamente riproduttore, l'altro memorizzatore, per cui avremo potuto fare una unica realtà, o se invece andava separato. Per il resto diciamo che il surdimensionamento di un prodotto è poi sempre da vedere. Nella storia abbiamo registrato che progetti che venivano definiti folli, teorie per le quali chi le aveva affermate era stato scomunicato, si rivelano poi esatte, uomini e scienziati che nel nostro Paese non trovarono la via della realizzazione, la trovarono invece negli Stati Uniti d'America o in altri Paesi, abbandonarono il nostro Paese perché queste opinioni del grandioso dell'impossibile, nel nostro Paese venivano prima negate, poi nel momento in cui gli scienziati li proponevano, nessuno le accoglieva, e moltissimi varcarono le frontiere per andare ad affermare altrove, in piccolo, in una piccola scatolina. Questo è capitato anche a Torino. Nel momento in cui noi andremo a riprendere, se saremo rieletti, su questi banchi dai nostri elettori, noi forniremo anche la prova della validità del nostro operato e in quel momento credo che tutti insieme diremo che è stata una cosa assai utile che soltanto vicende che ci hanno turbato profondamente, ma che noi possiamo eliminare dal nostro corpo, hanno impedito per alcun tempo di poter procedere su quella strada.
Con questo augurio e con il fatto che voi avete affermato, come ha detto il Consigliere Picco, il Consigliere Vetrino, di voler contribuire alla rinascita di questo istituto, noi accogliamo questa vostra proposta ed è per questo che abbiamo proposto il nostro ordine del giorno che in quella direzione va e in quella direzione credo possa recare grande giovamento alle novità che la Regione Piemonte ha introdotto in questi anni.



PRESIDENTE

Abbiamo così concluso la discussione generale. Vi è da parte del Consigliere Majorino proponente del progetto di legge, la presa di posizione di condizionare l'eventuale ritiro del suo p.d.l. alle conseguenze di un ordine del giorno che preveda una deliberazione.
La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Il ritiro è condizionato non solo all'approvazione di uno dei due ordini del giorno, perché renderebbe preclusivo l'ulteriore esame della legge, ma alla formulazione di una vera e propria formale deliberazione.



PRESIDENTE

Passiamo alla votazione del primo ordine del giorno presentato dai Consiglieri Vetrino, Brizio e Marchini.
La parola al Consigliere Brizio che illustra l'ordine del giorno.



BRIZIO Gian Paolo

L'ordine del giorno è stato illustrato, siamo però in una fase ancora interlocutoria. Se si voterà intendo fare una dichiarazione di voto. Vi è una proposta che potrebbe essere formulata dalla collega Vetrino che ci ha gia fatto avere formalmente sui tavoli. E' un tentativo di unificazione dei due ordini del giorno, che raccoglie nella fase iniziale una premessa che è dell'ordine del giorno di opposizione. Nella parte centrale tende a fondere i due aspetti decisionali, accoglie la parte finale dell'ordine del giorno della maggioranza, quindi è un testo complessivo.



PRESIDENTE

Lei propone una eventuale fusione dei due ordini del giorno.
Se siete d'accordo proporrei una breve sospensione.



(La seduta, sospesa alle ore 16.20 riprende alle ore 16.35)


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Ordine del giorno relativo ai lavoratori italiani dipendenti dai Ministeri dei trasporti, delle finanze e delle poste e telecomunicazioni residenti a Modane


PRESIDENTE

La seduta riprende.
Passiamo alla votazione dell'ordine del giorno relativo allo sciopero dei lavoratori italiani dipendenti dai Ministeri dei trasporti, delle finanze, delle poste e telecomunicazioni residenti a Modane.
E' un ordine del giorno unitario presentato dai Consiglieri Moretti Reburdo, Bontempi, Vetrino, Marchini e Montefalchesi e Brizio, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte di fronte al perdurare dello stato di agitazione sfociato nello sciopero del 15/11/1984 da parte dei lavoratori italiani dipendenti dai Ministeri dei trasporti, delle finanze e delle poste e telecomunicazioni residenti a Modane per ragioni di lavoro esprime la propria solidarietà ai lavoratori in lotta invita i Ministri competenti coordinati dal Ministero del tesoro, a farsi promotori di un incontro con gli organismi rappresentativi dei lavoratori al fine di risolvere in modo adeguato le richieste avanzate dai lavoratori che svolgono la loro attività in condizioni di disagio, con particolare attenzione al problema dell'assegno regolato dalla legge 966/77 al fine di aggiornarlo impegna la Regione Piemonte, nel quadro delle proprie competenze, ad assumere tutte le iniziative necessarie atte a trovare soluzioni idonee in ordine ai problemi della casa, della scuola, dell'assistenza sanitaria, del pedaggio Frejus, particolarmente annosi per i lavoratori italiani impegnati nella loro attività lavorativa in un paese di frontiera".
Chi approva è pregato di alzare la mano. E' approvato all'unanimità dei 38 Consiglieri presenti.


Argomento: Zootecnia

Delibera relativa a criteri di priorità e modalità per la concessione del premio di riconversione relativo all'abbattimento di bovini di razze da latte in attuazione del D.M. 8.11.1984 - D.M. 20.12.1984


PRESIDENTE

Propongo l'iscrizione all'ordine del giorno della deliberazione licenziata dalla III Commissione relativa ai criteri di priorità e modalità per la concessione del premio di riconversione relativo all'abbattimento di bovini di razze da latte in attuazione del D.M. 8.11.1984 - D.M.
20.12.1984.
Chi approva l'iscrizione è pregato di alzare la mano.
E' approvata all'unanimità.
La delibera recita: "Il Consiglio regionale visto il D.M. 8 novembre 1984 (G.U. n. 313 del 14/11/1984), con il quale il Ministero dell'agricoltura e delle foreste precisa le condizioni e le modalità per la concessione di premi di riconversione per l'abbattimento di capi bovini femminili di talune razze da latte nonché un premio supplementare per la sostituzione dei capi eliminati con vacche di razze da carne e con capi femminili di altra specie animale visto il successivo D.M. 20 dicembre 1984 che demanda alla Regione la facoltà di stabilire criteri di priorità e modalità (G.U. n. 351 del 22/12/1984) per la concessione degli indennizzi tenuto conto delle condizioni strutturali della zootecnia piemontese vista la deliberazione della Giunta regionale n. 28-40371 del 15 gennaio 1985 di proposta al Consiglio regionale delle adozioni dei criteri di priorità e modalità esaminata la proposta in III Commissione consiliare in data 17 gennaio 1985.
Delibera di adottare i criteri e le modalità indicate nell'allegato alla presente deliberazione per farne parte integrante ai fini dell'applicazione del D.M. 8 novembre 1984 modificato ed integrato con D.M. 20 dicembre 1984 concernente la concessione di una indennità a favore dei produttori che intendono abbandonare la produzione lattiera in applicazione dell'art. 4, primo comma, lettera a) del regolamento CEE n. 857/84 di dichiarare immediatamente eseguibile la deliberazione per i motivi di urgenza in premessa indicati".
Chi approva è pregato di alzare la mano.
La delibera è approvata all'unanimità dei 38 Consiglieri presenti.
Votiamo ora per alzata di mano l'immediata esecutività della deliberazione relativa all'abbattimento dei bovini.
L'immediata esecutività è approvata all'unanimità.


Argomento: Variazioni di bilancio

Deliberazione della Giunta regionale n. 1-40093 relativa a: "Ottavo prelievo dal fondo di riserva di cassa di cui al capitolo n. 12900 dello stato di previsione della spesa del bilancio per l'anno finanziario 1984 della somma di L. 4.169.000.000"


PRESIDENTE

Propongo l'iscrizione all'ordine del giorno della deliberazione della Giunta regionale n. 1-40093 relativa a: "Ottavo prelievo dal fondo di riserva di cassa di cui al capitolo n. 12900 dello stato di previsione della spesa del bilancio per l'anno finanziario 1984, della somma di L.
4.169.000.000".
Chi approva è pregato di alzare la mano.
L'iscrizione è approvata all'unanimità.
La deliberazione recita: "Il Consiglio regionale visto l'articolo 40 della legge regionale 29 dicembre 1981 n. 55 concernente il prelevamento dal fondo di riserva di cassa visto l'articolo 2 della legge regionale 16 agosto 1984 n. 38, che ha fissato in L. 32.089.127.689 la dotazione del fondo di riserva di cassa considerato che le previsioni di cassa dei seguenti capitoli: n. 5856 n. 6115 - n. 11590 risultano inadeguate rispetto alle effettive necessità tenuto conto che l'integrazione ed il prelievo possono essere stabiliti nella misura di L. 4.169.000.000 ritenuto altresì che i pagamenti da effettuare sui capitoli indicati rivestono carattere di particolare urgenza visto il parere favorevole espresso dalla I Commissione consiliare delibera 1) l'incremento delle previsioni in termini di cassa per l'anno finanziario 1984, relativamente ai capitoli e negli importi di seguito indicati: capitolo n. 5856 + L. 950.000.000 capitolo n. 6115 + L. 3.000.000.000 capitolo n. 11.590 4- L.219.000.000 L. 4.169.000.000 2) la riduzione di L. 4.169.000.000 del fondo di riserva di cassa di cui al capitolo n. 12900 dello stato di previsione della spesa del bilancio per l'anno finanziario 1984.
Di autorizzare il Presidente della Giunta regionale ad apportare, con proprio decreto, le occorrenti variazioni di bilancio".
Chi approva è pregato di alzare la mano. E' approvata con 23 voti favorevoli e 15 astensioni.


Argomento: Unita' locali dei servizi sociali ed assistenziali e dei servizi sanitari - Fondi sanitari

Deliberazione relativa a: "Integrazione alla deliberazione del Consiglio regionale n. 776-CR. 11478 del 22 novembre 1984, relativa a 'Fondo per la gestione dei servizi socio- assistenziali di cui alla legge regionale 23/8/1982, n. 20. Riparto definitivo tra le Unità Socio-Sanitarie Locali per l'anno 1984"


PRESIDENTE

Propongo l'iscrizione all'ordine del giorno della deliberazione relativa a: "Integrazione alla deliberazione del Consiglio regionale n. 776 CR. 11478 del 22 novembre 1984, relativa a Fondo per la gestione dei servizi socio-assistenziali di cui alla legge regionale 23/8/1982, n. 20.
Riparto definitivo tra le Unità Socio-Sanitarie Locali per l'anno 1984"'.
Chi approva è pregato di alzare la mano. L'iscrizione è approvata all'unanimità.
La delibera recita: "Il Consiglio regionale vista la propria deliberazione n. 776-CR. 11478 del 22/11/1984 approvata dalla Commissione di controllo sugli atti della Regione in data 28/11/1984, prot. n. 74312 considerato che nel dispositivo della suddetta deliberazione, per errore materiale, è stato omesso un capoverso delibera di integrare la suddetta deliberazione con il seguente capoverso: 'Le UU.SS.SS.LL. dovranno altresì garantire, oltre che la continuità dei servizi già esistenti, anche l'avvio dei servizi programmati e immediatamente attuabili da inserire dopo il capoverso: 'Le UU.SS.SS.LL. nell'utilizzare i fondi, dovranno tener conto prioritariamente delle finalizzazioni previste dalle leggi nazionali'".
Chi approva è pregato di alzare la mano.
La delibera è approvata all'unanimità.
Passiamo alla votazione per alzata di mano dell'immediata esecutività.
E' approvata all'unanimità.


Argomento: Enti strumentali

Esame progetto di legge: "Disciplina dell'Istituto di ricerca economico e sociale del Piemonte: abrogazione della legge regionale 2/9/1974 n. 29 e successive modifiche ed integrazioni"


PRESIDENTE

Propongo l'iscrizione per alzata di mano all'ordine del giorno del progetto di legge "Disciplina dell'Istituto di ricerca economico e sociale del Piemonte: abrogazione della legge regionale 2/9/1974 n. 29 e successive modifiche ed integrazioni".
L'iscrizione è approvata all'unanimità dei 45 Consiglieri.
La parola al Consigliere Valeri che relaziona.



VALERI Gilberto, relatore

Sunteggio la relazione che allegheremo. Una parte della relazione riprende le osservazioni presentate dal Commissario di Governo. Riguardo a tali osservazioni si propone di accogliere il primo dei rilievi modificando conseguentemente il secondo e quarto comma dell'art. 16. Viene parimenti integralmente accolto il rilievo concernente l'art. 18 relativo a borse di specializzazione e di addestramento eliminando l'articolo stesso.
Per quanto concerne le censure relative ai meccanismi di controllo sugli atti dell'istituto, previsto dal testo di legge approvato, pur rilevandosi che il testo stesso riproduce l'analoga disposizione di cui all'art. 9 della legge regionale 51/84, concernenti i controlli su altri enti strumentali della Regione e cioè gli enti che gestiscono i parchi regionali, la proposta recepisce testualmente le disposizioni in materia di controlli sugli enti di ricerca di cui alla più recente delle leggi regionali in materia, ossia la legge regionale 13/8/84 n. 35 dalla Regione Umbria recante istituzione dell'istituto regionale di ricerca economica sociale. La nuova disciplina limita ad alcuni atti fondamentali i controlli, fatti salvi quelli per i quali è già previsto l'intervento legislativo regionale dì approvazione che sono demandati al Consiglio. Dei restanti atti dell'Istituto la Giunta risponde al Consiglio stesso. Infine in ordine all'ammontare degli emolumenti degli amministratori dell'Istituto, dei membri del collegio dei revisori nonché del comitato scientifico, si propone di aderire all'invio di una congrua riduzione degli stessi, che vengono fissati in misura analoga a quelle in vigore presso gli altri Istituti regionali di ricerca (Lazio, Toscana, Veneto e Basilicata) pur potendosi osservare che questi ultimi emolumenti sono stati fissati anni addietro. Dette modifiche, introdotte in ottemperanza alle osservazioni fatte dal Governo, sono state approvate all'unanimità dalla Commissione e pertanto se ne raccomanda l'approvazione da parte del Consiglio regionale.



PRESIDENTE

La discussione generale è aperta.
E' iscritto a parlare il Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

Vorrei ricordare che su questo disegno di legge approvato con la nostra astensione, dal Consiglio, ci sono state le osservazioni da parte del Commissario di Governo che abbiamo discusso in sede di Commissione.
Ieri vi è stata la consultazione ed un incontro con l'Ires al quale era presente parte del Consiglio di amministrazione. Si è trattato di un fatto positivo che ha consentito di sciogliere alcune riserve per quella parte che attiene alle osservazioni del Commissario di Governo. Voglio quindi chiarire la nostra posizione. Sulle modifiche che oggi approviamo e che sono quindi conseguenti alle osservazioni del Commissario di Governo, la nostra posizione è favorevole perché circa i controlli si torna ad un atteggiamento meno rigido che lascia più autonomia all'ente. Si è trovata una soluzione dignitosa per quello che riguarda l'organico del personale rinviandolo ad una legge apposita, ma con elementi di maggiore chiarezza si è definito l'aspetto della retribuzione del direttore in modo corretto si è raggiunta quindi sostanzialmente una posizione che ci vede consenzienti. Voteremo dunque delle modifiche approvate ieri dalla Commissione; mentre per quello che attiene al disegno complessivo ci asterremo come nella prima occasione, perché permangono in noi alcune riserve di fondo su quella che è la figura dell'Ires, quale risulta da questo provvedimento legislativo.



PRESIDENTE

Possiamo quindi passare alla votazione dell'articolato.
Capo I Natura e funzioni Art. 1 "Le funzioni, la struttura dell'Istituto di ricerche economico sociali del Piemonte - IRES - ed i principi di funzionamento dello stesso sono disciplinati dalla presente legge, che ne regola, altresì, i rapporti con la Regione Piemonte.
L'IRES, Ente regionale, dotato di autonomia funzionale ai sensi dell'art. 72 dello Statuto della Regione Piemonte, ha personalità giuridica di diritto pubblico.
Il regolamento dell'Istituto, di cui al successivo articolo 25, ne stabilisce, in base ai principi di cui alla presente legge ed in attuazione della legge regionale di cui all'art. 30, primo comma, il funzionamento e l'organizzazione".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 45 hanno risposto SI 27 Consiglieri si sono astenuti 18 Consiglieri L'art. 1 è approvato.
Art. 2 "L'I RES, struttura primaria di ricerca della Regione Piemonte sviluppa la propria attività in raccordo con le esigenze dell'azione programmatoria ed operativa della Regione stessa, degli Enti locali e degli Enti pubblici.
In conformità a tale ruolo, l'Istituto partecipa alla redazione ed all'aggiornamento del programma annuale e pluriennale di ricerche della Regione. Nel quadro di questo programma, l'IRES, in collaborazione con la Regione, definisce il proprio programma di attività.
Per il conseguimento di tali obiettivi, l'IRES instaura rapporti di collaborazione con enti ed organismi operanti nel settore della ricerca".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 45 hanno risposto SI 27 Consiglieri si sono astenuti 18 Consiglieri L'art. 2 è approvato.
Art. 3 "Costituiscono oggetto dell'attività ordinaria dell'Istituto: la redazione della relazione annuale sull'andamento socio-economico e territoriale della Regione, articolata anche per ambiti subregionali la conduzione di una permanente attività di osservazione documentazione ed analisi sulle principali grandezze socio-economiche e territoriali del sistema regionale lo svolgimento di periodiche rassegne congiunturali sull'economia regionale lo svolgimento delle ricerche connesse alla redazione ed all'attuazione del Piano regionale di sviluppo.
Inoltre, su incarico dei competenti organi della Regione, nel quadro dei programmi di cui al precedente articolo 2, L'IRES cura, nell'ambito delle competenze regionali, lo svolgimento di ricerche di settore dei cui risultati la Regione stessa acquisisce la proprietà a tutti gli effetti.
Promuove, inoltre, azioni informative della propria attività e, nel rispetto degli impegni contrattuali con i committenti, ha facoltà di curare la diffusione dei risultati delle indagini e delle ricerche.
Realizza, altresì, momenti di formazione a favore del personale della Regione e degli Enti locali e pubblici, su incarico di quelle amministrazioni.
L'istituto può svolgere attività di ricerca su progetti commissionati da enti pubblici o privati, purché i relativi incarichi risultino compatibili rispetto alle attività dell'Istituto di cui agli artt. 2 e 3 della presente legge.
In deroga a quanto previsto dall'art. 35, punto 2, della L.R. 23 gennaio 1984, n. 8, le convenzioni stipulate tra la Regione e l'IRES relative alle ricerche di settore di cui al secondo comma, potranno prevedere l'erogazione all'IRES stesso di anticipazioni, da liquidare al momento della stipulazione delle convenzioni stesse".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 45 hanno risposto SI 27 Consiglieri si sono astenuti 18 Consiglieri L'art. 3 è approvato.
Capo II - Gli organi Art. 4 "Sono organi dell'Istituto: il Consiglio di amministrazione il Presidente il Collegio dei revisori E' organo consultivo dell'Istituto il comitato scientifico".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 45 hanno risposto SI 27 Consiglieri si sono astenuti 18 Consiglieri L'art. 4 è approvato.
Art. 5 "Il Consiglio di Amministrazione è composto da nove membri, eletti dal Consiglio regionale, a scrutinio segreto, con voto limitato a due terzi.
I Consiglieri così eletti sono nominati con decreto del Presidente della Giunta regionale.
I Consiglieri non sono rieleggibili più di due volte consecutive.
Il Consiglio dura in carica cinque anni e, comunque, scade contemporaneamente al Consiglio regionale. Fino all'insediamento del nuovo Consiglio di amministrazione sono prorogati i poteri del Consiglio scaduto.
I singoli Consiglieri eletti nel corso del mandato, in sostituzione dei membri del Consiglio revocati, decaduti o dimissionari, duralo in carica fino alla scadenza del mandato stesso".
Si passi alla votazione.
(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 45 hanno risposto SI 27 Consiglieri si sono astenuti 18 Consiglieri L'art. 5 è approvato.
Art. 6 "Il Consigliere può essere revocato con decreto del Presidente della Giunta regionale, previa motivata deliberazione del Consiglio regionale per gravi violazioni di legge o del regolamento dell'istituto.Il Presidente del Consiglio regionale deve comunicare le proposte di revoca dell'interessato, assegnandogli un congruo termine per le controdeduzioni che lo stesso ha facoltà di svolgere innanzi alla competente Commissione consiliare regionale.
Il Consigliere decade ove, senza giustificati motivi, non partecipi a tre sedute consecutive del Consiglio di amministrazione.
La decadenza è pronunciata dal Presidente della Giunta regionale previa deliberazione del Consiglio regionale, su segnalazione del Consiglio di amministrazione dell'IRES.
Nel caso di scioglimento del Consiglio di Amministrazione, di revoca o di decadenza della maggioranza dei Consiglieri - ove non sia possibile provvedere all'immediata sostituzione degli stessi - il Presidente della Giunta regionale, per garantire la gestione dell'istituto, previa conforme deliberazione del Consiglio regionale, nomina, con proprio decreto, in Commissario straordinario, che non può rimanere in carica più di sei mesi termine entro il quale deve essere eletto un nuovo Consiglio di amministrazione".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 45 hanno risposto SI 27 Consiglieri si sono astenuti 18 Consiglieri L'art. 6 è approvato.
Art. 7 "Il Consiglio di amministrazione è convocato dal Presidente, in seduta ordinaria, almeno una volta ogni due mesi ed in seduta straordinaria quando il Presidente stesso lo ritenga opportuno, o quando tre dei suoi componenti ne facciano, per iscritto, istanza motivata.
L'adunanza è valida, con la presenza della metà più uno dei membri.
Le deliberazioni sono assunte a maggioranza assoluta dei presenti; in caso di parità prevale il voto del Presidente o di chi ne fa le veci.
Alle riunioni partecipa, con voto consultivo, il Direttore dell'istituto.
Le funzioni di segretario del Consiglio di amministrazione sono svolte di regola, dal segretario amministrativo".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 45 hanno risposto SI 27 Consiglieri si sono astenuti 18 Consiglieri L'art. 7 è approvato.
Art. 8 "Il Consiglio di Amministrazione: 1) definisce annualmente l'attività dell'Istituto ed il programma di cui all'art. 2, secondo comma; approva il piano di ricerca, previo parere del comitato scientifico, sentita la Giunta regionale e, con riguardo a programmi pluriennali, la competente Commissione consiliare 2) approva il bilancio di previsione, le relative variazioni ed il rendiconto, con le modalità previste dal successivo capo IV 3) delibera le convenzioni con gli enti ed organismi di cui all'art. 2 primo comma 4) nomina il Direttore 5) nomina i componenti del comitato scientifico 6) può nominare nel proprio seno Commissioni, cui vengano demandati specifici compiti di natura istruttoria 7) assume tutti i provvedimenti concernenti il personale e propone alla Giunta regionale, motivandole, le variazioni della pianta organica dell'Istituto, che la Giunta può proporre al Consiglio regionale con proprio disegno di legge 8) affida gli incarichi di consulenza esterna, su proposta del direttore 9) delibera tutti i contratti che esulano dall'ordinaria amministrazione 10) valuta la compatibilità delle richieste di cui al penultimo comma dell'art. 3, rispetto al programma di attività dell'Istituto ed autorizza la stipulazione con l'Ente richiedente di apposita convenzione recante le finalità, le metodologie della ricerca, i tempi e gli oneri da porre a carico del richiedente, che devono, in ogni caso, coprire per intero il costo relativo".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 45 hanno risposto SI 27 Consiglieri si sono astenuti 18 Consiglieri L'art. 8 è approvato.
Art. 9 "Il Presidente ed il Vicepresidente dell'istituto sono nominati, in seno al Consiglio di amministrazione, dal Presidente della Giunta, previa deliberazione della Giunta regionale, sentito il parere della Commissione consultiva per le nomine, prevista dall'art. 24 dello Statuto della Regione.
Il Presidente provvede all'ordinaria amministrazione e, in casi di particolare urgenza, può compiere atti di straordinaria amministrazione salvo la ratifica del Consiglio, che deve essere a tal fine convocato, a pena di decadenza degli atti stessi, entro otto giorni.
il Vicepresidente coadiuva il Presidente e lo sostituisce, a tutti gli effetti, in caso di assenza od impedimento".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 45 hanno risposto SI 27 Consiglieri si sono astenuti 18 Consiglieri L'art. 9 è approvato.
Art. 10 "Il Collegio dei revisori dei conti è composto da tre membri effettivi di cui uno con funzioni di Presidente, e da due supplenti. Il Presidente ed i revisori sono nominati con decreto del Presidente della Giunta regionale previa deliberazione del Consiglio regionale.
Il Presidente deve essere iscritto all'Albo nazionale dei revisori ufficiali dei conti. La designazione di uno dei revisori effettivi e di uno dei supplenti spetta alla minoranza.
Il Collegio dei revisori dura in carica cinque anni e decade, comunque al termine della legislatura regionale. Fino all'insediamento del nuovo Collegio sono prorogati i poteri del Collegio decaduto.
Il Collegio è convocato dal Presidente o, in caso di assenza od impedimento, dal membro effettivo più anziano" Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 45 hanno risposto SI 27 Consiglieri si sono astenuti 18 Consiglieri L'art. 10 è approvato.
Art. 11 "Il Collegio dei revisori: a) controlla la gestione finanziaria dell'istituto b) esamina il conto consuntivo e predispone la relazione che accompagna il conto stesso c) trasmette, ogni sei mesi, al Presidente della Giunta regionale una relazione sull'andamento della gestione amministrativa e finanziaria dell'istituto.
I revisori hanno facoltà di assistere alle riunioni del Consiglio di amministrazione, cui sono invitati, e possono compiere ispezioni e verifiche in ogni tempo.
Il revisore decade ove non partecipi, senza giustificati motivi, a tre sedute consecutive del Collegio. La segnalazione è effettuata, a cura del Presidente del Collegio, al Consiglio regionale, che provvede alla sostituzione".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 45 hanno risposto SI 27 Consiglieri si sono astenuti 18 Consiglieri L'art. 11 è approvato.
Art. 12 "Il Comitato scientifico è composto da sette membri, eletti dal Consiglio di amministrazione assicurando la presenza delle diverse aree culturali e scientifiche.
Il Comitato dura in carica cinque anni, i suoi componenti non sono rieleggibili per più di due volte consecutive; il Comitato decade comunque, al termine della legislatura regionale. Fino all'insediamento del nuovo Comitato sono prorogati i poteri di quello scaduto.
Il Comitato elegge al proprio interno il Presidente, il quale convoca il Comitato almeno una volta ogni tre mesi, o quando ne sia richiesto da tre componenti, dal Presidente dell'Istituto, o dal Consiglio di amministrazione.
Il Comitato scientifico ha funzioni di proposta e di consulenza generale in merito all'attività dell'Istituto ed esprime annualmente al Consiglio di amministrazione una valutazione sulla coerenza dell'insieme delle metodologie e sui risultati delle attività svolte.
La partecipazione al Comitato scientifico è incompatibile con l'attribuzione da parte dell'Istituto e della Regione di incarichi di consulenza o di rapporti di collaborazione".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 45 hanno risposto SI 27 Consiglieri si sono astenuti 18 Consiglieri L'art. 12 è approvato.
Art. 13 "L'entità delle indennità, dei compensi, dei gettoni di presenza e dei rimborsi spese a favore degli amministratori, dei membri del Collegio dei revisori e dei componenti del Comitato scientifico e la relativa disciplina sono determinate dalla legge generale in materia della Regione Piemonte.
Fino all'entrata in vigore di detta legge, si applicano le norme transitorie di cui ai successivi artt. 28 e 29".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 45 hanno risposto SI 27 Consiglieri si sono astenuti 18 Consiglieri L'art. 13 è approvato.
Capo III - La struttura dell'Istituto Art. 14 "Il Direttore è nominato dal Consiglio di amministrazione, attraverso idonea selezione che, se pubblica, viene operata assicurando opportune forme di pubblicità.
Il direttore è scelto fra persone di elevata qualificazione scientifica, culturale e professionale, che abbiano maturato esperienze di ricerca nei campi di interesse dell'Istituto.
Tale incarico ha durata di tre anni e può essere rinnovato.
Il Direttore può essere revocato dal Consiglio di amministrazione con motivato provvedimento e deve esserlo in caso di gravi violazioni della legge regolatrice dell'istituto, o di gravi inadempienze rispetto ai compiti assegnati.
Il direttore è responsabile dell'attuazione dei programmi di attività deliberati dal Consiglio di amministrazione. Dirige e coordina l'attività dell'Istituto, è responsabile del personale e della gestione amministrativa dell'Istituto".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 45 hanno risposto SI 27 Consiglieri si sono astenuti 18 Consiglieri L'art. 14 è approvato.
Art. 15 "Il Consiglio di Amministrazione può nominare un vicedirettore, cui è attribuita la funzione di vicario del direttore.
Per gli aspetti della gestione dell'Istituto concernenti l'attività contabile ed amministrativa, il direttore può essere coadiuvato da un segretario amministrativo.
Il regolamento dell'istituto, di cui al successivo articolo 25 definisce le specifiche attribuzioni del vicedirettore e del segretario".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 45 hanno risposto SI 27 Consiglieri si sono astenuti 18 Consiglieri L'art. 15 è approvato.
Art. 16 "L'Istituto dispone di un organico di personale, determinato con legge regionale, su proposta della Giunta, sentito il Consiglio di amministrazione dell'Istituto. L'organico può essere modificato con legge regionale, d'iniziativa della Giunta regionale, su proposta del Consiglio di amministrazione. Il personale è assunto attraverso pubblico concorso disciplinato con le modalità stabilite dalla legislazione regionale in materia.
Ai sensi del disposto del IV comma dell'art. 72 dello Statuto della Regione, gli aspetti normativi ed economici del rapporto di lavoro del personale dipendente dall'Istituto sono disciplinati dall'accordo unico nazionale concernente il personale dipendente dalle Regioni a statuto ordinario e recepito dalla legge regionale in materia.
Il livello aziendale di contrattazione si sviluppa tra le organizzazioni sindacali, la Giunta regionale ed il Consiglio di amministrazione dell'istituto.
Attraverso idonee intese, nel quadro degli istituti in materia previsti dall'accordo unico di lavoro di cui al precedente terzo comma, si realizzano momenti di mobilità tra IRES e Regione e tra questa e l'Istituto.
Ove l'incarico di direttore non sia conferito ad un dipendente, i rapporti fra il direttore e l'Istituto sono regolati da apposito contratto o convenzione. Il compenso da corrispondere al Direttore, in tale ipotesi è ragguagliato - nel caso di impegno a tempo pieno - al costo relativo alla retribuzione di un dipendente regionale con incarico di coordinamento. Ove l'impegno del direttore non sia a tempo pieno, il compenso è ragguagliato alla retribuzione lorda del dipendente regionale con incarico di coordinamento".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 45 hanno risposto SI 27 Consiglieri si sono astenuti 18 Consiglieri L'art. 16 è approvato.
Art. 17 "All'interno dell'Istituto opera la conferenza di ricerca.
La conferenza è composta dal direttore, dai componenti il comitato scientifico e dai ricercatori dell'Istituto.
E' sede di discussione e di verifica dell'attività scientifica svolta e del programma di ricerche, nonché di coordinamento interdisciplinare tra le aree ed i servizi dell'Istituto.
Le specifiche competenze e le modalità di funzionamento della conferenza sono definite dal regolamento di cui al successivo art. 25".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 45 hanno risposto SI 27 Consiglieri si sono astenuti 18 Consiglieri L'art. 17 è approvato.
Art. 18 "Per speciali esigenze, l'Istituto può stabilire rapporti di collaborazione, per lo studio di problemi connessi a ricerche di particolare rilievo, con gli atenei e con altri enti operanti nel settore della ricerca.
L'Istituto stabilisce, altresì, rapporti di collaborazione con altri Enti strumentali della Regione, ai fini dell'attuazione delle linee di programmazione regionale, su coordinamento della Giunta regionale.
I rapporti con gli Enti di cui al primo e secondo comma sono regolamentati da apposite convenzioni, volte a stabilire finalità, tempi modalità e corrispettivi della collaborazione.
Il Consiglio di amministrazione presenta ogni anno alla Giunta regionale una relazione sui contratti di cui al III comma del presente articolo e su quelli stipulati ai sensi del successivo art. 19 specificando le spese sostenute o previste in attuazione degli stessi".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 45 hanno risposto SI 27 Consiglieri si sono astenuti 18 Consiglieri L'art. 18 e approvato.
Art. 19 "In casi eccezionali, in cui i problemi oggetto di studio richiedano la particolare competenza tecnica di consulenti, incarichi di collaborazione possono essere affidati a specialisti, di cui sia notoriamente riconosciuta la specifica competenza richiesta.
Gli incarichi previsti dal precedente comma sono conferiti a tempo determinato, previa deliberazione del Consiglio di amministrazione; non possono superare l'anno finanziario e possono essere rinnovati per non più di due volte. Complessivamente non possono affidarsi allo stesso incaricando studi interessanti più ricerche o progetti.
Per l'osservanza dei predetti limiti, l'incaricando è tenuto a dichiarare per iscritto, sotto la personale responsabilità, che nei suoi confronti non ricorre alcuna delle ipotesi di esclusione stabilite dal precedente comma.
Il provvedimento del Consiglio di amministrazione determina il compenso globale da corrispondere, in relazione all'importanza del lavoro affidato ed ai risultati conseguiti. Il compenso dovrà essere corrisposto soltanto al termine dell'incarico, dopo la consegna del lavoro eseguito.
Il limite massimo annuo di spesa per le consulenze deve essere determinato in sede di bilancio preventivo e, comunque, non può superare il quinto degli stanziamenti relativi alle spese ordinarie per il personale di ricerca. Il limite di cui al comma precedente può essere eccezionalmente superato ove il ricorso a consulenze sia richiesto da un ente committente che assuma a proprio carico i relativi oneri".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 45 hanno risposto SI 27 Consiglieri si sono astenuti 18 Consiglieri L'art. 19 è approvato.
Capo IV Finanze, contabilità e controlli Art. 20 "L'Istituto ha un patrimonio ed un bilancio propri.
Ai sensi della legge 19 maggio 1976, n. 335, si applicano all'Istituto le norme in materia di bilancio e contabilità della Regione Piemonte.
Al bilancio sono allegati il programma di attività ed il piano di ricerca dell'Istituto, di cui all'art. 8, n. 1".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 45 hanno risposto SI 27 Consiglieri si sono astenuti 18 Consiglieri L'art. 20 è approvato.
Art. 21 "L'esercizio finanziario dell'Istituto coincide con l'anno solare.
Il bilancio di previsione, predisposto secondo le norme di contabilità regionale, è adottato dal consiglio di amministrazione ed è presentato, a cura del Presidente, alla Giunta regionale, nei termini e con le modalità di cui all'art. 46 della L.R. 29/12/1981, n. 55, per essere approvato con la legge di approvazione del bilancio della Regione".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 45 hanno risposto SI 27 Consiglieri si sono astenuti 18 Consiglieri L'art. 21 è approvato.
Art. 22 "Costituiscono entrate dell'Istituto: le entrate derivanti da contributi, affidamenti, assegnazioni e trasferimenti di fondi dal bilancio della Regione e di altri Enti pubblici così ripartite: contributo annuo della Regione, il cui importo è definito dalla legge di approvazione del bilancio regionale finanziamenti specifici della Regione, relativi alle ricerche affidate all'Istituto contributi e /o proventi per affidamenti da parte di altri Enti pubblici entrate derivanti da rendite patrimoniali e da servizi prestati a privati entrate derivanti da alienazioni di beni patrimoniali, da trasferimenti di capitali e da rimborso di crediti entrate derivanti da mutui, da prestiti o da altre operazioni creditizie entrate per contabilità speciali.
L'ammontare del contributo annuo regionale e dei finanziamenti specifici relativi alle ricerche affidate all'Istituto dalla Regione è determinato sulla base del programma di attività e del piano di ricerca dell'Istituto".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 45 hanno risposto SI 27 Consiglieri si sono astenuti 18 Consiglieri L'art. 22 è approvato.
Art. 23 "Il rendiconto dell'Istituto, predisposto con le modalità di cui agli artt. 71 e 72 della L.R. 29/12/1981, n. 55, è approvato dal Consiglio di amministrazione.
Il rendiconto viene esaminato dal Collegio dei revisori e, corredato dalla relazione del collegio stesso, è presentato alla Giunta regionale, ai sensi e per gli effetti di cui all'art. 77 della L.R. 29/12/81, n. 55, con le modalità ivi stabilite, per essere approvato con la legge regionale di cui all'ultimo comma dell'art. 71 della L.R. 55/81".
Si passi alla votazione.
(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 45 hanno risposto SI 27 Consiglieri si sono astenuti 18 Consiglieri L'art. 23 è approvato.
Art. 24 "I provvedimenti deliberativi degli organi dell'Istituto sono soggetti ai controlli di cui alla legge generale in materia della Regione Piemonte.
Fino all'entrata in vigore di detta legge, si applicano le norme transitorie di cui al successivo art. 27".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 45 hanno risposto SI 27 Consiglieri si sono astenuti 18 Consiglieri L'art. 24 è approvato.
Capo V Norme di attuazione e transitorie Art. 25 "Il regolamento dell'Istituto, in attuazione della presente legge ed in armonia con le relative disposizioni, disciplina: il funzionamento e l'organizzazione interni dell'Istituto le procedure relative alla predisposizione ed all'approvazione dei programmi e delle attività di ricerca, di cui agli artt. 2 e 3 l'organizzazione del personale dell'Istituto, relativamente a quanto non previsto dall'accordo di cui all'art. 16 della presente legge i criteri di utilizzo degli istituti di cui agli artt. 18 e 19 della presente legge le normative interne di contabilità, in armonia con le disposizioni di cui al precedente art. 22 e con quelle della legislazione regionale in materia".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 45 hanno risposto SI 27 Consiglieri si sono astenuti 18 Consiglieri L'art. 25 è approvato.
Art. 26 "Il regolamento dell'Istituto e le eventuali modifiche dello stesso sono approvati con deliberazione del Consiglio regionale, su proposta della Giunta regionale, sentito il Consiglio di amministrazione dell'Istituto.
In sede di prima approvazione del regolamento, la Giunta regionale formula le proprie proposte al Consiglio entro tre mesi dall'entrata in vigore della legge di cui al primo comma del successivo art. 30.
Il regolamento sostituisce ogni precedente normativa regolamentare dell'Istituto, normativa che, conseguentemente, è caducata a far tempo dal momento dell'intervenuta esecutività della deliberazione del Consiglio regionale di cui al primo comma".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 45 hanno risposto SI 27 Consiglieri si sono astenuti 18 Consiglieri L'art. 26 è approvato.
Art. 27 "Fino all'entrata in vigore della legge generale in materia di controlli sugli enti strumentali della Regione Piemonte, fatte salve le approvazioni con legge regionale, di cui agli artt. 21, 23 e 30, sono sottoposti all'approvazione del Consiglio regionale, che provvede entro 60 gg, dal ricevimento: il programma di attività di cui all'art. 2, secondo comma, e le relative modificazioni il regolamento di cui all'art. 25 le deliberazioni di nomina dell'organismo consultivo di cui all'art.
12.
Il Consiglio regionale, in sede di approvazione del programma di attività, detta direttive generali in ordine all'attività dell'istituto anche con riferimento ad impegni pluriennali. Per tutti gli altri atti amministrativi dell'Istituto la Giunta regionale è responsabile di fronte al Consiglio regionale delle direttive da questo impartite".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 45 hanno risposto SI 27 Consiglieri si sono astenuti 18 Consiglieri L'art. 27 è approvato.
Art. 28 "Fino all'entrata in vigore della legge generale in materia di indennità di carica, compensi, rimborsi spese e gettoni di presenza a favore degli amministratori e dei sindaci degli Enti strumentali regionali e delle SpA a partecipazione regionale, agli amministratori ed ai sindaci dell'IRES sono attribuite le indennità ed i compensi di seguito indicati: Indennità di carica: Presidente: L. 10.000.000 lorde annue Vicepresidente: L. 6.000.000 lorde annue Compensi ai membri effettivi del Collegio sindacale: presidente L. 1.500.000 lorde annue membri effettivi: L. 1.000.000 lorde annue".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 45 hanno risposto SI 27 Consiglieri si sono astenuti 18 Consiglieri L'art. 28 è approvato.
Art. 29 "Fino all'entrata in vigore della legge regionale di cui al primo comma del precedente art. 28, i gettoni di presenza ed i rimborsi spese a favore dei membri degli organi dell'IRES sono disciplinati dalle disposizioni di cui ai commi successivi.
Per ogni giornata di seduta valida del Consiglio di amministrazione del Collegio sindacale e del Comitato scientifico, è corrisposto ai membri di tali organi un gettone di presenza di L. 80.000 lorde.
Il gettone di presenza a favore del Presidente del Comitato scientifico, per ogni giornata di seduta valida, è di L. 200.000 lorde.
Il gettone di cui al secondo comma si cumula con le indennità e con i compensi di cui al precedente articolo 28.
Per quanto concerne il rimborso delle eventuali spese sostenute per l'esercizio della carica, si applicano le norme in vigore per i dipendenti regionali di livello apicale".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 45 hanno risposto SI 27 Consiglieri si sono astenuti 18 Consiglieri L'art. 29 è approvato.
Art. 30 "La legge regionale che determina l'organico dell'Istituto e ne definisce la struttura è approvata contestualmente a quella recante le norme sull'ordinamento degli uffici della Regione Piemonte.
Entro tre mesi dall'intervenuta esecutività della deliberazione del Consiglio regionale che approva il regolamento dell'Istituto, il Consiglio di amministrazione, sentite le organizzazioni sindacali, provvede al primo inquadramento del personale nel nuovo organico, determinato dalla L.r, di cui al primo comma ed all'attribuzione delle nuove retribuzioni, nel rispetto delle modalità previste dalla legge regionale di recepimento dell'accordo di cui al II capoverso dell'art. 16".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 45 hanno risposto SI 27 Consiglieri si sono astenuti 18 Consiglieri L'art. 30 è approvato.
Art. 31 "L'Istituto di ricerche economico sociale del Piemonte, IRES, di cui alla presente legge, subentra in ogni rapporto - reale ed obbligatorio all'Istituto di eguale denominazione di cui alla legge regionale 2 settembre 1974, n. 29 e successive modifiche ed integrazioni, rispetto al quale rappresenta continuazione a tutti gli effetti.
Appartengono quindi all'IRES le attrezzature, i libri, i mobili, il materiale di ricerca, i documenti amministrativi, debiti, crediti rimanenze di cassa esistenti alla data di entrata in vigore della presente legge.
In caso di estinzione dell'Istituto, i relativi beni vengono acquisiti al patrimonio regionale".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 45 hanno risposto SI 27 Consiglieri si sono astenuti 18 Consiglieri L'art. 31 è approvato.
Art. 32 "La legge regionale 2/9/1974 n. 29, recante la costituzione dell'Istituto, come modificata ed integrata dalla L.R. 23/5/1975, n. 33 e dalla L.R. 26/6/1979, n. 36 è abrogata".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 45 hanno risposto SI 27 Consiglieri si sono astenuti 18 Consiglieri L'art. 32 è approvato.
Procediamo ora alla votazione sull'intero disegno di legge.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 45 hanno risposto SI 27 Consiglieri si sono astenuti 18 Consiglieri L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Organizzazione regionale: argomenti non sopra specificati

Ordine del giorno relativo al laboratorio cartografico regionale


PRESIDENTE

E' stato presentato l'ordine del giorno conclusivo da parte dei Capigruppo.
Tale ordine del giorno ha le firme di tutti i Gruppi consiliari ad eccezione del MSI-DN. Il testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte richiamati i dibattiti consiliari sull'argomento del laboratorio cartografico e in particolare l'ordine del giorno approvato dal Consiglio regionale in data 29/4/1982 come conclusione del dibattito consiliare valutata l'opportunità che vengano acquisiti tutti gli elementi utili di una conoscenza completa ed approfondita delle vicende relative al laboratorio cartografico decide di costituire una Commissione ai sensi dell'art. 19 punto b) dello Statuto allo scopo di acquisire tutti gli atti e le informazioni necessarie a: a) esperire un'approfondita analisi circa l'impianto, la gestione e l'attività del laboratorio a partire dal momento della sua costituzione instaurando tutti i rapporti necessari con i titolari degli uffici della Regione, gli enti e le aziende da esse dipendenti, senza vincolo di segreto d'ufficio b) accertare fatti e modalità relativi ai rapporti tra l'istituzione regionale ed i vari soggetti pubblici e privati vista inoltre la disponibilità manifestata dal Presidente della Giunta di fornire al Consiglio tutta la documentazione relativa al laboratorio cartografico ed alla sua storia impegna il Presidente della Giunta a far pervenire entro 15 giorni detta documentazione alla Presidenza del Consiglio.
La Commissione presenterà al Consiglio regionale una relazione prima della data di scioglimento del Consiglio, indipendentemente dal fatto che essa abbia o non abbia concluso i suoi lavori".
La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Ho sottoscritto per ragioni di immagine questo ordine del giorno perch sono preoccupato per la difficoltà che ho di capire le ragioni che hanno indetto la Giunta e la maggioranza a modificare di 360 gradi il proprio comportamento in 24 ore.
Desidero pertanto come Consigliere, richiamare la Giunta ed il suo Presidente all'obbligo politico che ha non di trasmettere il materiale a sue mani, ma di trarre le conseguenze. Presidente Viglione, non stiamo facendo della letteratura come è avvenuto in qualche intervento precedente sui vari Ponte-corvo o Fermi, ma stiamo parlando di una ipotesi in cui le responsabilità che competono a qualcuno possono ricadere su qualcun altro e siccome si tratta di organi della Regione (Giunta-Consiglio) mi pare un passaggio di grande delicatezza che merita la sua attenzione anche perch richiamo formalmente lei e la Giunta all'opportunità, non so se posso dire obbligo, che la Giunta tragga le conseguenze che ritiene di dover trarre dal materiale che ha raccolto su questo argomento e che quindi assuma tutte le iniziative nelle sedi giurisdizionali e non che ritiene di dover assumere, fermo restando che queste non sono funzioni che comunque possono essere riconsiderate di competenza del Consiglio e della Commissione. La Giunta ha a sue mani il materiale; la Giunta è il governo della Regione, il Presidente rappresenta la Regione, il Presidente della Giunta e la Giunta hanno il dovere di trarre le conseguenze che vanno tratte dal materiale a loro mani, se conseguenze ritiene di dover trarre. Se ritiene che conseguenze non siano da trarre di nessuna natura e che quindi nessuna iniziativa deve essere assunta in nessun livello, ha il dovere di dirlo in questa sede prima che la Commissione avvii i propri lavori, perché non si può ipotizzare neanche per un momento che sia la Commissione a dover trarre le conclusioni sul materiale raccolto, commissionato dalla Giunta. Questo è un problema sul quale intendo fare assoluta chiarezza, perché questa non è una dichiarazione di voto, è una precisa, formale richiesta alla Giunta di portare in quest'aula non solo il materiale, ma le conclusioni che ritiene di trarre dal materiale, l'informativa sulle iniziative che ha assunto nelle sedi competenti. Qualora ciò non faccia, deve anche dichiarare che non ritiene sulla scorta dei documenti raccolti, siano emerse responsabilità di nessuna natura, civile, amministrativa e penale e che quindi ritiene di non dover assumere nessuna iniziativa. Questa è una richiesta formale a chiarimento della mia posizione rispetto a un documento che a questo punto anziché lasciare chiarezza, tende ad inquinare i rapporti che devono essere di contrapposizione e non di collaborazione tra Giunta e maggioranza.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARCHIARO



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Come ho già detto in altre occasioni nelle quali si è discusso dell'argomento, ho dato notizia di aver trasmesso all'autorità giudiziaria tutte le risultanze in ordine al cartografico



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brizio per dichiarazione di voto.



BRIZIO Gian Paolo

La dichiarazione di voto potrebbe anche essere evitata perché la nostra posizione è stata chiaramente illustrata dal collega Picco, se il Presidente della Giunta non avesse ritenuto nella sua replica di entrare profondamente nel merito di tutta la questione del cartografico facendo anche dei rilievi che tenderebbero a coinvolgere la posizione di tutte le forze politiche. Dobbiamo dire con molta franchezza e precisione e con assoluta fermezza che siamo come forza politica del tutto estranei a questa vicenda, e lo siamo con grande coerenza di atteggiamenti. Infatti come forza di opposizione in questi anni non competeva a noi operare delle proposte esecutive né esprimere posizioni alternative in proposito, ma in tutti i nostri atteggiamenti c'è una posizione contraria alla realizzazione così come è stata attuata del cartografico, che non consideriamo certo una grande realizzazione.
Innanzitutto non so come si possa parlare di realizzazione di un'opera che dopo otto anni non è ancora entrata in funzione, né so come si possa parlare di grandezza se non per le spese che ammontano a miliardi, che non hanno dato finora nessun riscontro né alla Regione né alla collettività piemontese.
Abbiamo assunti degli atteggiamenti politici (non documenti di dissenso, né riserve mentali) che sono suffragati dal voto che abbiamo dato contro il disegno di legge, dalle posizioni critiche sempre avute nei confronti di queste iniziative e che sono emerse nel 1981 in modo forte e pesante quando l'iniziativa ha avuto un ulteriore freno negli episodi che sono stati qui indicati.
Credo che il problema del giudizio politico non possa essere eluso: il giudizio politico è profondamente negativo su questa vicenda e si evince anche dall'intervento a cui ha fatto cenno il Consigliere Picco e che alcuni hanno citato in quest'aula, dell'ex Assessore Simonelli in sede diversa da questa, quando si è parlato pesantemente di un giocattolo carissimo, quando si è fatto riferimento a cose che dovranno essere provate (conti correnti di Assessori con possibilità autonoma di gestione), alle quali noi siamo completamente estranei e che vorremmo, veramente chiarite dalla vicenda.
C'è un problema di danni, certo, anche nei confronti del Comune di Torino e qui c'è una nostra interrogazione presentata e firmata dal sottoscritto che non ha avuto precisa risposta se non oggi nella dichiarazione del Presidente, che ha ammesso l'esistenza di danni che la Regione ritiene di poter chiedere al Comune di Torino. Siamo in presenza di una situazione estremamente confusa, ma che merita di essere definita con estrema chiarezza e vi è un grosso giudizio politico negativo su questa vicenda, perché comunque si sono spesi miliardi che non hanno prodotto nulla, con una scelta che ha un profondo dissenso anche nell'ambito della maggioranza stessa.
Picco ha citato un intervento preciso dell'ex Capogruppo socialista Viglione, ora Presidente della Giunta, che lo invitava a dimettersi quando criticava in quest'aula duramente l'iniziativa del cartografico e le connesse vicende. Credo che la Giunta dovrebbe riflettere se non ci sono veramente gli estremi per trarre quelle conclusioni politiche che sono necessarie dopo che si vede una iniziativa come questa che è costata miliardi alla collettività piemontese, miseramente fallita nei fatti e contraddetta, criticata pesantemente da un Assessore che è stato per anni sui banchi di questa maggioranza. Credo che si possa fare tutto, ma non mistificare la realtà, non respingere le responsabilità politiche che sono veramente grandi in questa occasione.
Per quello che riguarda il merito dell'ordine del giorno, abbiamo accettato la selezione di incontro soprattutto perché venisse votata da tutti la costituzione della Commissione di inchiesta.
Non ci sfugge l'osservazione del collega Marchini e proprio per questo vogliamo, votando l'ordine del giorno, che ci sia la massima libertà da parte dei Capigruppo nell'ambito della Conferenza dei Presidenti, di richiedere i chiarimenti e le determinazioni in aula quando sarà presentata la relazione entro i termini previsti dall'ordine del giorno medesimo, ove noi ravvisassimo la necessità che ciò avvenga, perché il passaggio dalla Commissione di indagine è poi un fatto successivo alla presentazione di questa relazione.
Il nostro voto è favorevole all'ordine del giorno con queste precise indicazioni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vetrino per dichiarazione di voto.



VETRINO Bianca

Voteremo a favore dell'ordine del giorno che abbiamo presentato congiuntamente alle altre forze politiche e che consideriamo sintesi ma anche conseguenza del dibattito che attorno al tema c'è stato questa sera in Consiglio.
Nessuno ha detto che la Commissione di indagine non dovesse essere costituita, ci sono state delle divergenze rispetto al campo di attività di questa Commissione.
Per quanto ci riguarda eravamo e siamo preoccupati che in particolare al punto b) possa essere ostativo ad un iter procedurale della Commissione stessa, comunque credo che saranno i Commissari a definire quello che pu essere il compito preciso in campo di attività di lavoro tenendo conto delle indicazioni che sono pervenute attraverso l'ordine del giorno unitario che è stato presentato.
Mi vorrei però riferire brevemente all'intervento del Presidente Viglione. Mi spiacerebbe che dovesse emigrare in America, anche perché egli può recarsi semplicemente a Novara all'Istituto Geografico De Agostini visitato e consultato, guarda caso, da americani, giapponesi e tedeschi che sono riconosciuti leaders nel settore della cartografia. Non credo poi che il Presidente Viglione si riferisse in specifico al P.R.I, quando egli parlava delle riserve mentali. Credo che i verbali e le votazioni del Consiglio non sono delle riserve mentali, ma testimonianza sempre di un comportamento politico tutt'altro che strumentale, è caso mai l'uso politico che si fa delle istituzioni, che noi rifiutiamo e del quale non vorremmo mai dover accusare alcuno.
Detto questo riconfermo il nostro voto favorevole rispetto a questa Commissione che avrà una vita dura nel senso che il tempo a sua disposizione è effettivamente molto breve e probabilmente si troverà di fronte ad un materiale anche di una certa consistenza.
Ci teniamo molto a che indipendentemente dallo stadio dei lavori al quale si troverà la Commissione nel momento in cui purtroppo il Consiglio dovrà scadere, riferisca al Consiglio sullo stato dei suoi lavori e quindi faremo in modo che questo un pegno venga rispettato appunto per soddisfare quella ambizione che noi abbiamo e che comunque al prossimo Consiglio regionale quello che uscirà dalla consultazione del 12 maggio possa disporre di elementi e di dati di chiarezza abbastanza definitivi e trasparenti rispetto a questo problema tormentato e difficile, come si è rivelato quello del cartografico in questi lunghi anni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini per dichiarazione di voto.



MARCHINI Sergio

Il Gruppo liberale esprime voto favorevole all'ordine del giorno e coglie l'occasione di richiamare il Presidente Viglione al fatto che la trasmissione degli atti all'autorità giudiziaria sotto il profilo penale non esimono la Giunta dal dire preliminarmente se ritenga che ci siano gli estremi per azioni di tipo recuperatorio o risarcitorio sul profilo civilistico. Caro Viglione, non si esce dai problemi con questi escamotages, l'autorità giudiziaria penale investe sugli aspetti penali.
Noi sappiamo che sotto questo profilo non c'è la necessità di un secondo esame fatto dal Consiglio. Il Consiglio dovrà esprimere dei giudizi politici sui comportamenti di opportunità, sulle cose da fare, ma è probabile che negli atti, per esempio, emergano le esigenze di iniziative di carattere civilistico. Allora l'esistenza di questa esigenza, la volontà della Giunta di rispondere a queste esigenze, devono essere dichiarate preliminarmente e al di fuori della responsabilità della Commissione perch altrimenti teniamo distinto il ruolo del Consiglio dal ruolo della Giunta.
Su questo (a costo di essere come al solito poco capito ma certamente molto sopportato) insisterò con l'interrogazione che presenterò formalmente e una volta alla settimana e mi verrete a dire che nella risultanza delle inchieste che avete fatto non esiste alcuna ragione per aprire azioni di carattere civilistico nei confronti di nessuno. Me lo risponderete tutte le settimane, perché sono estremamente preoccupato e perplesso delle ragioni che sott'intendono a comportamenti politici improvvisi, stravolgenti rispetto ad una logica che vigeva fino a 24 ore fa.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Tutte le azioni di carattere civilistico che si potevano instaurare sono gia state instaurate.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

In realtà la mia dichiarazione di voto era interamente contenuta nel mio intervento perché a differenza di quasi tutti gli altri, ho svolto l'intervento ad illustrazione dell'ordine del giorno ed a sostegno delle ragioni per cui l'abbiamo presentato.
La soluzione a cui devo dire ha lavorato con molta pazienza la collega Vetrino e che è quella di un ordine del giorno sostanzialmente unitario ci va bene, non sposta i termini dell'ordine del giorno così come l'avevamo impostato, anzi lo arricchisce Stiamo avviando con un atto impegnativo di cui non ci nascondiamo le difficoltà, una Commissione di indagine che a nostro avviso dovrebbe produrre da un sistematico accertamento dei fatti, delle conclusioni di ordine politico. Invece mi sembra che il dibattito sia stato diverso; si è trattato di un tradizionale dibattito all'interno del Consiglio regionale su chi era contro, chi era a favore, perché e per come.
Credo che a questo non ci si possa sottrarre, ma richiamo sul piano del metodo la opportunità decisamente preferenziale, che su questo punto la decisione di avvio della Commissione di indagine abbia già in sé un significato politico che è quello di rifare il percorso di questa tormentata vicenda per arrivare a delle conclusioni. Non ho difficoltà a dire che lavoreremo in questa Commissione, che terremo in sede di dibattito una posizione di chi ha all'interno della maggioranza e della Giunta cercato di aderire ad una potenzialità indubbia esistente in un progetto del genere attraverso una grande preoccupazione di riportare questa potenzialità all'attualità di strumenti, di fattibilità, in altri termini di realizzabilità. Questo è avvenuto solo in parte, le cause sono indogene ed esogene, ed è questo che sarà il nostro lavoro e sarà proprio questo anche la maniera di misurare la realtà dei fatti e di giungere a delle conclusioni, per cui non stanno secondo me molto in piedi delle visioni facilmente contrapponibili in politica.
Il P.C.I. ritiene che in questa legislatura il giudizio sulla maggioranza vada dato complessivamente e crediamo di poter sulla scorta di quello che diceva il Presidente Viglione, esibire i frutti ed i risultati di un lavoro che in altri settori è stato prodotto, e questo deve anche darci più coraggio laddove ci siano stati gli errori, di ammetterli.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino per dichiarazione di voto.



MAJORINO Gaetano

Ricordo e rilevo che il giudizio negativo del nostro Gruppo sulle modalità gestionali della vicenda del cartografico è sempre stato espresso ogni qualvolta la discussione approdava nel corso di questa legislatura in quest'aula. Un giudizio negativo è stata la premessa e il preambolo, anzi la motivazione della presentazione del disegno di legge n. 362. Peraltro di fronte al testo finale dell'ordine del giorno, il voto sarà pienamente favorevole in quanto attraverso il contenuto dell'ordine del giorno, si raggiungono i medesimi obiettivi, cioè costituzione della Commissione di inchiesta relativamente all'intera vicenda del cartografico che ci eravamo prefissi nel presentare il disegno di legge n. 362.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'ordine del giorno, per alzata di mano.
E' approvato all'unanimità dei 45 Consiglieri presenti.
Il Consiglio verrà convocato per i giorni 22 gennaio ore 15 e 24 gennaio ore 9.30.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 17.15)



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