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Dettaglio seduta n.295 del 20/12/84 - Legislatura n. III - Sedute dal 9 giugno 1980 al 11 maggio 1985

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BENZI


Argomento: Organizzazione turistica

Interrogazione del Consigliere Moretti inerente la legge quadro n. 217 sul turismo


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Punto secondo all'ordine del giorno: Interrogazioni ed interpellanze esaminiamo l'interrogazione del Consigliere Moretti inerente la legge quadro n. 217 sul turismo.
Risponde l'Assessore Mignone.



MIGNONE Andrea, Assessore al turismo

L'incontro cui fa riferimento l'interrogante si è tenuto a Venezia Mestre il 29 ed il 30 marzo scorso con la partecipazione di sedici Regioni rappresentate in gran parte dagli Assessori al turismo.
La Giunta ha ritardato nella risposta perché, prima della scadenza estiva, era previsto un incontro definitivo fra gli Assessori regionali e il Ministro Lagorio a Milano per la definizione e il completamento del documento. Purtroppo i tempi sono slittati e quindi anche la risposta è slittata.
Ritenevamo di rispondere nel momento in cui avessimo avuto il documento definitivo elaborato dalle Regioni, d'intesa con il Ministero per il turismo.
In tale incontro gli Assessori, secondo il metodo dell'autocoordinamento tra le Regioni che ha dato finora risultati estremamente positivi, hanno approfondito in particolare la tematica riguardante l'assetto della futura organizzazione turistica regionale.
Ciò sia al fine di addivenire ad una uniforme interpretazione degli indirizzi stabiliti dalla legge quadro, sia per determinare gli elementi comuni per la futura legislazione regionale in materia, pur nella salvaguardia delle peculiarità regionali e dell'autonomia decisionale dei singoli Consigli, onde raggiungere un certo livello di omogeneità della organizzazione turistica secondo gli interessi del turismo nazionale e locale.
Non si è quindi proceduto all'elaborazione di uno schema di legge quanto piuttosto all'approvazione di un documento che sui principali punti relativi all'organizzazione turistica determina orientamenti e soluzioni (in alcuni casi anche plurime) cui si ritiene opportuno informare i disegni di legge delle singole Regioni.
Questi punti che rappresentano l'autocoordinamento regionale riguardano in particolare l'art. 4 della legge quadro relativamente agli ambiti turisticamente rilevanti, l'art. 5 per quanto riguarda le imprese turistiche, l'art. 6 per quanto riguarda le strutture ricettive e in particolare le strutture extra-alberghiere che sono state oggetto di un approfondimento specifico da parte delle Regioni (che si è poi tradotto in disegno di legge regionale che la Giunta del Piemonte ha approvato) e gli artt. 10 e 11 per quanto riguarda l'attività di intermediazione sia delle agenzie di viaggio che delle associazioni senza scopo di lucro.
Tale documento è stato consegnato alla VII Commissione per opportuna conoscenza e per l'eventuale discussione. Devo dire che i Documenti delle Regioni, quello conclusivo della riunione di fine marzo e quello successivo che si è concordato ad ottobre, rappresentano il documento conclusivo dell'autocoordinamento regionale che lo stesso Ministro Lagorio ha provveduto a trasmettere a tutti i Presidenti delle Regioni. Questo documento si trova sostanzialmente in concordanza con la proposta di assetto organizzativo presentato dalla Giunta regionale del Piemonte già nel giugno 1982 e che ora è stato riproposto con i necessari adeguamenti ed aggiornamenti discendenti dall'entrata in vigore della legge 217 del 1983.
Ritengo che l'aver trovato un'ampia convergenza sui punti fondamentali da parte dei responsabili politici del turismo di pressoché tutte le Regioni e quindi con una rappresentanza di esigenze territoriali e politiche diversificate possa costituire un'importantissima base per affrontare l'esame a livello regionale del disegno di legge in materia svincolati da condizionamenti o schematismi precostituiti, e faciliti pertanto la definizione del nuovo assetto organizzativo per il Piemonte.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Moretti.



MORETTI Michele

Ringrazio l'Assessore per l'informazione circa gli incontri tra i diversi Assessori regionali. Devo però dire che il Consiglio regionale sul coordinamento fra le Regioni ed in particolare sul turismo, non è stato informato.
Il Consiglio deve essere informato tempestivamente, altrimenti qui verremmo solo a sederci come alunni corretti.
La VI Commissione è in possesso di documenti che sarebbe opportuno venissero distribuiti a tutto il Consiglio.


Argomento: Sanita': argomenti non sopra specificati

Interrogazione del Consigliere Cerchio inerente l'educazione sanitaria


PRESIDENTE

L'Assessore Bajardi risponde all'interrogazione del Consigliere Cerchio inerente l'educazione sanitaria.



BAJARDI Sante, Assessore alla sanità

Le iniziative di educazione sanitaria assunte dall'Assessorato regionale negli ultimi due anni sono state numerose e qualificate. Allegato alla presente risposta consegnerò all'interrogante l'elenco dettagliato delle deliberazioni relative a stampati, filmati, riviste, assunti negli ultimi due anni.
Sinteticamente posso riassumere che, per quanto riguarda gli stampati sono stati prodotti o sono in corso di produzione 20 opuscoli della collana "Quaderni della salute", realizzati in collaborazione con le Commissioni scientifiche dell'Assessorato e l'Università e destinati al pubblico e agli utenti dei servizi. Tra i più significativi ricordo quelli relativi a diabete, malattie renali, incidenti infantili, uso della sanità, abuso dei farmaci.
Sono altresì in corso di produzione quattro opuscoli più impegnativi e destinati a soggetti particolari (alimentazione per insegnanti e per ragazzi, talassemia per i medici, tetraparaplegia per i familiari).
La distribuzione avviene direttamente dall'Assessorato alle UU.SS.SS.LL. le quali provvedono all'utilizzo locale del materiale.
Per quanto riguarda i filmati, ne sono stati prodotti sei brevi (su fumo e alcoolismo) da usare in TV (recentemente anche la RAI TV ha chiesto l'autorizzazione ad usarli), sale cinematografiche, ecc., mentre sono in preparazione tre filmati medio lunghi (preparazione al parto, ambiente di lavoro e salute, salute mentale), utilizzabili per l'aggiornamento degli operatori e come documentari.
La distribuzione sarà affidata ad una ditta competente, onde metterli a disposizione di televisioni private e pubbliche, sale cinematografiche associazioni culturali, ecc. Alle UU.SS.SS.LL. e alle scuole verrà data copia su loro richiesta.
Sono stati prodotti tre audiovisivi a diapositive (uno sull'educazione sanitaria in tre puntate rivolto agli insegnanti, uno sull'alimentazione uno sui problemi dell'età evolutiva) e tre numeri della rivista di educazione alla salute.
Le iniziative assunte rientrano nelle previsioni dei programmi di utilizzo del fondo sanitario regionale di parte corrente a destinazione vincolata di cui alle deliberazioni n. 27 del 22/11/1983 e n. 1 del 31/7/84.
Infine sono state organizzate conferenze di educazione sanitaria a livello di quadrante ed una conferenza italo-europea di educazione sanitaria, che ha visto la presenza di tutte le Regioni d'Italia, la presentazione, da parte delle stesse, di un documento di coordinamento nazionale sull'attività di educazione sanitaria, ed un proficuo scambio di esperienze tra i Paesi europei.
La Commissione educazione sanitaria, suddivisa in gruppi di lavoro, ha sinteticamente svolto la seguente attività: il gruppo sulla documentazione ha prodotto le linee di progettazione per i poli di quadrante; il gruppo sulla scuola, dopo alcune difficoltà, sta lavorando per realizzare un programma di lavoro per il coordinamento scuola-UU.SS.SS.LL.; un altro gruppo ha dato avvio alla citata rivista.
Le UU.SS.SS.LL. del Piemonte hanno pressoché tutte avviato l'attività di educazione sanitaria, infatti la stragrande maggioranza di esse ha nominato un referente specifico o ha incaricato un operatore di seguire il settore; numerose UU.SS.SS.LL. hanno costituito il gruppo interdisciplinare previsto dall'allegato 4; molte ancora hanno predisposto il piano di attività; i tre quarti delle stesse hanno dato corso ad iniziative in collaborazione con la scuola; alcune hanno realizzato iniziative pubbliche (conferenze, incontri coi medici sui temi specifici, ecc.).
La Regione, per incentivare tali attività, ha organizzato corsi di aggiornamento e formazione di tutti i referenti di educazione sanitaria delle UU.SS.SS.LL., articolati in dieci incontri annuali che hanno visto una buona partecipazione; sei incontri di questo genere sono previsti anche nel 1985.
Presso l'Assessorato è presente, all'interno del servizio formazione professionale, un ufficio per l'educazione sanitaria in cui operano un funzionario ed un impiegato esecutivo.
L'attività finora svolta è compatibile con le indicazioni di legge, e segnatamente con quanto previsto dall'Allegato 4 del piano socio sanitario regionale per il triennio 1982/84.
In esso vengono tra l'altro affidate alla Regione attività di indirizzo, coordinamento, produzione di materiali informativi, formazione degli operatori.
In tal senso l'attività svolta non ha ignorato le competenze delle UU.SS.SS.LL., né ridotto la loro possibilità di iniziativa, ma, al contrario, l'ha sostenuta, mettendo loro a disposizione momenti formativi e strumenti di informazione di elevata qualità.
Tra i risultati più importanti, raggiunti con le attività finora svolte, posso citare: 1) l'avvio, nella stragrande maggioranza delle UU.SS.SS.LL.
dell'attività di educazione sanitaria e la buona riuscita dei corsi di aggiornamento 2) l'aver prodotto e messo a disposizione delle UU.SS.SS.LL. materiali di elevata qualità, che hanno collocato la nostra Regione all'avanguardia a livello nazionale e ne hanno qualificato la presenza in organismi internazionali, come dimostrano l'interesse di altre Regioni e di numerose UU.SS.SS.LL. di altre regioni verso il nostro materiale, il riconoscimento di organismi internazionali quali l'OMS, oltre alle numerose richieste di ristampa di nostri opuscoli da parte delle UU.SS.SS.LL. piemontesi 3) l'aver prodotto uno strumento stabile di aggiornamento rivolto agli operatori della scuola e della sanità (e non già all'utenza media), come la rivista, molto apprezzata per la sua qualità non solo dagli operatori piemontesi, ma anche nel resto d'Italia.
In conclusione la Regione ha ottemperato agli impegni che si era assunta nell'allegato 4 del piano ed alle indicazioni ministeriali realizzando l'aggiornamento dei referenti, la promozione dell'educazione sanitaria e il coordinamento delle UU.SS.SS.LL.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cerchio.



CERCHIO Giuseppe

L'educazione sanitaria è compito primario delle UU.SS.SS.LL. e solo eccezionalmente della Regione. Nonostante alcune indicazioni emerse e riferite dall'Assessorato competente, dobbiamo constatare che nel territorio regionale piemontese in questi anni le UU.SS.SS.LL. hanno potuto fare poco perché non sono state sufficientemente incentivate. In alcune di esse l'addetto alla segreteria non conosce il medico referente per l'educazione sanitaria.
Non posso negare che c'è stato molto attivismo nel lavoro dell'Assessorato alla sanità, devo però dire che questo lavoro è stato attivato senza precisi programmi ed ha prodotto una molteplice serie di quaderni più o meno importanti, di opuscoli sulla salute, di filmati spendendo a pioggia centinaia di milioni per fornire ai cittadini ben poche indicazioni concrete di educazione sanitaria.
Capitolo a parte pub essere riservato alla rivista che l'Assessore Bajardi dice essere molto apprezzata anche fuori dal territorio regionale, anzi è quasi indicata come punto di riferimento, un faro sulla educazione sanitaria. Ma, per quanto mi è dato conoscere, nessuno ne parla, ne sono usciti per quanto ne so, con ritardo di mesi, tre numeri ed ora da mesi non ho notizia della continuazione della pubblicazione.
Da questo quadro non positivo, risultano scarsi i risultati malgrado che gli oneri siano stati molto alti.
L'Assessore ha parlato di realizzazioni audiovisive e di collegamenti con le TV private. E' nota la posizione del nostro Gruppo e del sottoscritto per discorsi analoghi. Non a caso, proprio nei giorni scorsi abbiamo presentato una proposta di legge in ordine agli audiovisivi per dare certezza a questo tipo di produzione che si sta attivando con una certa intensità da parte dell'Assessorato alla sanità ma anche da parte di altri Assessorati della Regione.
Chiedo se esiste un coordinamento di indirizzo e di controllo di queste attività o se, viceversa, sono portate avanti indipendentemente ed autonome da qualche funzionario o da un funzionario in particolare. L'Assessore dovrebbe essere al corrente della situazione visto che è stato prorogato il comando dell'ente di sviluppo agricolo del Piemonte alla Regione di quel funzionario che è coordinatore della pubblicistica sanitaria.
Insisto su questi aspetti perché il settore della sanità è di rilevante importanza e proprio in questi giorni assume delle punte significative.
L'educazione sanitaria deve predisporre in determinate occasioni le mentalità. Probabilmente una efficiente educazione sanitaria eviterebbe alcune situazioni di estremo disagio. Nella fattispecie, in queste ore e in questi giorni, a Caluso permetterebbe una maggiore attenzione e una soluzione ad alcuni problemi. Purtroppo rilevo ancora molta improvvisazione, poca conoscenza della materia, poco coordinamento da parte dell'Assessorato su un settore di estrema rilevanza.
Non posso quindi mio malgrado dichiararmi soddisfatto.


Argomento: Programm. e promoz. attivita" socio-assist. (assist. minori, anziani, portat. handicap, privato sociale, nuove poverta") - Asili nido

Interrogazione del Consigliere Cernetti inerente l'attività delle ex Onmi


PRESIDENTE

Interrogazione del Consigliere Cernetti inerente l'attività delle ex Onmi.
Risponde l'Assessore Bajardi.



BAJARDI Sante, Assessore all'assistenza

In effetti, nel bilancio regionale 1984 non è più stata iscritta la quota del fondo nazionale ex Onmi, di cui alla legge 23.12.1975 n. 698.
Fin dal 1981 tale quota è stata assegnata alla Regione con vincolo di destinazione alle attività ex Onmi - soprattutto asili-nido ed assistenza socio-economica indiretta a gestanti e minori - svolte da Comuni e Province.
Dal 1982 essa è confluita nel fondo comune delle Regioni, divenendo risorsa regionale ad ogni effetto.
Nel 1982 e 1983 è stata tuttavia ugualmente iscritta in bilancio sui capitoli che ne hanno garantito la finalizzazione precedente, ed è stata erogata negli importi spettanti in proporzione diretta alla spesa storica sostenuta dall'ex Onmi.
Nel 1984 è stata invece utilizzata per altre finalità del bilancio nell'ambito del fondo comune.
Ciò nonostante la copertura - pro-parte - delle spese necessarie alla gestione ed al funzionamento degli asili-nido comunali, compresi dal 1.984 quelli ex Onmi, ai sensi della L.R. 32/84, ha continuato ad essere assicurata con un contributo di L. 1.060.000 a posto/bambino, il cui importo corrisponde a quello 1983 (L. 960.000) incrementato del tasso programmato di inflazione (10 per cento).
Alcune reimpostazioni in competenza di avanzi di amministrazione riferiti ad esercizi pregressi, unitamente alla annuale assegnazione del fondo nazionale asili-nido hanno infatti reso possibile - eccezionalmente a carico dei soli fondi statali (di cui alle Leggi 1044/71 e 891/77 ed anche 698/75) la copertura del fabbisogno, anche per gli asili ex Onmi senza dover ricorrere alla utilizzazione della quota del fondo ex Onmi.
Come peraltro emerge anche dalla relazione presentata nello scorso mese di ottobre alla V Commissione del Consiglio regionale, le previsioni di spesa per la gestione degli asili-nido nell'anno 1985 - sempre compresi quelli ex Onmi - sono di complessive L. 13.960.000.000 per un contributo di Lire 1.135.000 a posto/bambino (superiore quindi del 7 per cento a quello 1984) da assegnare a circa 12.000 posti, che si presume funzioneranno nel 1985.
A tale scopo nel bilancio di previsione 1985 sono stati iscritti sul capitolo 10080 i fondi statali e sul capitolo 10060 i fondi regionali (fra i quali certamente anche quelli ex Onmi, tratti dal fondo comune) occorrenti al finanziamento dell'intera spesa prevista.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cernetti.



CERNETTI Elettra

Ringrazio l'Assessore per la risposta, lasciandomi peraltro insoddisfatta perché l'Assessore nella sua risposta ha usato le stesse argomentazioni che avevo posto nella mia interrogazione. Non è giustificabile il fatto che sino al 1981 la quota del fondo statale ex Onmi aveva destinazione vincolata e superava i 5 miliardi. Nel 1982 e 1983, pur confluita nel fondo comune delle Regioni, rimaneva mirata agli stessi scopi. Nel 1984 invece è stata usata per altri scopi. Qual è il nocciolo della questione? Non possiamo far conto su eventuali residui pregressi perché un anno ci possono essere l'anno successivo non ci possono essere.
Ritengo che il fondo, pur confluito in quello che è il fondo comune delle Regioni e destinato agli asili ex Onmi, debba avere solo questo tipo di destinazione perché o crediamo nella politica degli asili nido, che ha visto la Regione Piemonte assieme alla Regione Lombardia, fra le due prime Regioni in Italia. Dopo aver costruito tanti asili nido non possiamo abbandonarli completamente in quella che è la loro gestione.
Se è vero che soprattutto in alcune località di campagna o di montagna ne abbiamo costruiti troppi, mentre non sono sufficienti nei grossi agglomerati urbani, è però anche vero che ormai sono diventati un servizio indispensabile per la popolazione, sia se le mamme lavorano, che se le mamme - purtroppo - sono espulse dalla produzione, proprio perché non sono più considerati come luoghi meramente assistenziali, ma sono considerati come il primo stadio educativo.
O noi teniamo conto di tutto questo, e crediamo nella politica che abbiamo portato avanti, e allora non soltanto dobbiamo destinare il fondo che ci arriva dallo Stato per gli asili ex Onmi, ma addirittura dobbiamo incrementarlo. Infatti, il costo per pro-capite per bambino supera gli otto milioni e mezzo. La Regione si è ridotta ad un contributo di circa un milione pro-capite. Se andiamo ulteriormente a ridurre questo contributo ridurremo gli asili nido o a qualche cosa strettamente riservata alla elite perché il costo sarà così alto che non è più alla portata di tutti, oppure rischiamo di smantellare un servizio che è indispensabile alla società.
La risposta dell'Assessore non è soddisfacente, perché dalla sua relazione emerge chiaramente che il fondo destinati agli asili ex Onmi non è stato a loro assegnato e neppure ristrutturato come prevedeva la legge della Regione Piemonte, quindi non sempre possiamo far conto sui residui pregressi.
La mia raccomandazione non ha soltanto lo scopo di precisare che i fondi continuino ad essere destinati agli asili ex Onmi ed iscritti a bilancio per questo tipo di finalizzazione, ma addirittura incrementato perché con tutte le difficoltà che essi stanno attraversando, prima fra tutte quelle del personale al quale bisognerà pur provvedere, perché non è possibile che, essendo ormai questo considerato un primo stadio educativo rilasciando agli operatori degli asili nido attestati di educatori della prima infanzia, vengano poi considerati come personale socio-assistenziale e, come tali, retribuiti con il quarto livello. Non sono nemmeno concepibili le disparità nell'ambito della stessa Regione Piemonte: nel Comune di Torino, ad esempio, gli educatori di asili nido, sono inseriti al sesto livello mentre nel restante territorio, gli stessi ricoprono la quarta qualifica e sono stipendiati in proporzione. A questo tipo di difficoltà bisognerà provvedere affinché ci sia la garanzia di continuità di questo servizio.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARCHIARO


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Punto terzo all'ordine del giorno: Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale. Comunico che sono in congedo i Consiglieri: Astengo Carazzoni, Penasso e Testa.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

Sono stati presentati i seguenti progetti di legge: N. 468: "Seconda integrazione del disegno di legge n. 453 Approvazione dei bilanci degli Enti dipendenti", presentato dalla Giunta regionale in data 13 dicembre 1984; - N. 469: "Modifica arti 12 L.R.
4/711984 n. 30 - Proroga presidenza transitoria Consiglio regionale sanità ed assistenza", presentato dai Consiglieri Bontempi, Brizio e Benzi in data 19 dicembre 1984.


Argomento:

c) Deliberazioni adottate dalla Giunta regionale


PRESIDENTE

La deliberazioni adottate dalla Giunta regionale nelle sedute del 4 e 6 dicembre scorso - in attuazione dell'art. 7, secondo comma della lese regionale 6/11/1978 n. 65 - in materia di consulenze ed incarichi sono depositate ed a disposizione presso l'Ufficio Aula.


Argomento:

d) Deliberazioni assunte dal Consiglio regionale in seduta segreta


PRESIDENTE

Informo che il Consiglio in data 19 dicembre ha provveduto a trasmettere alla Commissione di controllo sugli atti della Regione le due deliberazioni assunte dal Consiglio regionale in seduta segreta, relative a: "Determinazioni nei confronti dei Consiglieri regionali Simonelli e Testa ai sensi degli articoli 3 e 7 della legge 23 aprile 1981, n. 154".
Esprimo però il rammarico per il fatto che gli esiti delle votazioni in seduta segreta siano stati immediatamente portati a conoscenza degli organi di informazione, i quali li hanno pubblicati il giorno successivo alla seduta.


Argomento: Petizioni

e) Petizione relativa a: "Una firma in difesa degli anziani"


PRESIDENTE

Comunico inoltre che in data 11 dicembre 1984 è stata depositata presso l'Ufficio di Presidenza, ai sensi dell'arti 63 dello Statuto e dell'articolo 104 del Regolamento, una petizione relativa a "una firma in difesa degli anziani". Il primo sottoscrittore della petizione ha dichiarato che il numero delle firme raccolte in calce alla petizione è di 135.874. In data 18 dicembre l'Ufficio di Presidenza ha deciso all'unanimità che la petizione è ricevibile ed ammissibile. Pertanto ai sensi dell'art. 106, primo comma del predetto Regolamento, ho trasmesso tale petizione alla V Commissione competente per materia. Ai sensi della citata norma, la Commissione ha 45 giorni di tempo per trasmettere all'Ufficio di Presidenza una relazione diretta ad interessare alla materia il Consiglio, o con l'abbinamento ad un eventuale provvedimento legislativo, regolamentare o amministrativo all'ordine del giorno della Commissione, oppure con la proposta di non dar seguito alla petizione.


Argomento: Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione) - Tutela dagli inquinamenti idrici

Comunicazioni della Giunta Regionale sulla situazione igienico-sanitaria verificatasi a Caluso in seguito all'inquinamento dell'acquedotto


PRESIDENTE

La parola all'Assessore Bajardi che riferisce sulla situazione igienico sanitaria verificatasi a Caluso in seguito all'inquinamento dell'acquedotto.



BAJARDI Sante, Assessore alla Sanità

Signor Presidente, signori Consiglieri, domenica 16 dicembre, verso le ore 18, sono stato informato dal Dr. Amerio della Prefettura della preoccupante situazione igienico-sanitaria verificatasi in seguito ad eventuale e presunto incidente tecnico, consistente - si presume - in un travaso di liquami di fognatura in due pozzi dell'acquedotto comunale.
Dico eventuale e presunto in quanto solo con prove concrete si potrà esprimere un giudizio definitivo.
Personalmente ho provveduto a contattare alcuni insigni igienisti al fine di poter valutare e conseguentemente trarre le prime conclusioni per fronteggiare tale delicata fase dell'emergenza.
Ho immediatamente inviato in loco il dr. Pagliassotto, del servizio igiene ambientale regionale ed il Dottor Costa chimico del L.S.P. di Torino, con lo specifico compito di coordinare l'attività di competenza regionale.
Però già nel tardo pomeriggio, il prof. Fiorucci - dell'ospedale di Ivrea - era in grado di pronunciarsi sul tipo di inquinamento che certamente era dovuto ad una massiccia presenza di materiale fecale nella rete idrica che certamente ha provocato questa vasta diffusione gastroenterica.
Nella serata il Vice Prefetto dottor Piscopo, provvedeva ad un primo approvvigiona mento idrico mediante una prima autobotte della capacità di circa 20.000 litri giunta in Caluso verso le ore 22.
Considerato che il Sindaco aveva già disposto la chiusura dell'acquedotto comunale, l'Assessorato alta sanità, tramite i suoi funzionari impartiva le seguenti disposizioni di carattere igienico sanitario per il settore relativo agli esercizi alimentari: a) divieto della produzione (e non di vendita come a volte erroneamente riportato) di generi alimentari b) chiusura degli esercizi di somministrazione di alimenti e bevande (bar-ristoranti).
Dette misure, pur se in parte impopolari, sono state dettate a ragion veduta al fine di evitare ulteriori forme morbose.
Successivamente verso le ore 22,30 si svolgeva un incontro, presso il Poliambulatorio di Caluso, a cui partecipavano il Sindaco, il Presidente ed il Vicepresidente dell'USSL; i medici del Calusiese, il dottor Secreto esperto in igiene - il dottor Piscopo nonché i funzionari regionali.
Veniva concordemente stilato un programma di pronto intervento consistente essenzialmente nella somministrazione di sulfamidici (Bactrim) e nell'informazione alla popolazione di norme igieniche adeguate alla situazione in atto.
Venivano altresì stabiliti i turni di guardia medica continua; a tal proposito occorre rilevare la piena e totale rispondenza dell'intero corpo medico e paramedico.
Successivamente in Municipio sorgeva il problema della pianificazione ed a tal proposito erano immediatamente convocati tutti i panificatori i quali dichiaravano la loro disponibilità per l'approvvigionamento mediante il rifornimento in altre zone; occorre però far osservare che purtroppo tale promessa non è stata da tutti mantenuta in quanto al lunedì, diversi panificatori non hanno adempiuto al loro impegno creando in tal modo comprensibile disagio alla popolazione.
Nella mattina del giorno 17 mi sono recato a Caluso ed ho potuto osservare personalmente che tutto il settore dell'emergenza sanitaria procedeva in modo spedito, pur in una certa qual tipica confusione che si crea in queste difficili situazioni.
Ho potuto constatare altresì che già di prima mattina i tecnici del reparto medico e chimico del L.S.P. di Torino (Dottoressa Piovano, dottor Costa, dottor Maina) avevano provveduto ad effettuare gli opportuni rilievi e nel contempo avevano altresì provveduto ai prelievi delle acque sospette e non.
Erano anche stati inviati in loco alcuni tecnici d'igiene (ex vigili sanitari provinciali) per gli opportuni controlli di eventuali impatti ambientali nonché per i controlli nel settore della produzione e della somministrazione di alimenti e bevande.
Verso mezzogiorno durante una riunione - da me presieduta - si puntualizzava la situazione igienico-sanitaria ed emergeva (da parte degli esperti prof. Fiorucci e Prof. Giannini dell'Università di Torino) la possibilità dell'eventuale insorgenza di forme di Epatite A nell'arco di 30/40 giorni e che potrebbe colpire le fasce ad alto rischio, cioé i giovani fino a 14-15 anni.
A tale proposito si impartivano immediate disposizioni per l'approvvigionamento di imimunogammaglobuline da somministrare a detta "fascia-rischio" e nel contempo si stabiliva un vertice tecnico da effettuarsi nella mattinata successiva presso l'ospedale Amedeo di Savoia di Torino al fine di verificare tutti gli aspetti profilattici da effettuarsi successivamente alla forma gastroenterica.
Nel pomeriggio del giorno 17 si provvedeva (presso il poliambulatorio di Caluso) alla distribuzione di Bactrim quale prima misura profilattica avvertendo la popolazione delle eventuali controindicazioni, quali il divieto della somministrazione della predetta specialità medicinale alle donne gravide; risulta però che si siano verificati alcuni casi di allergia attualmente all'esame dei medici.
Nel medesimo pomeriggio i chimici - dottor Costa e dottor Maina provvedevano unitamente ai tecnici della ditta Castagnetti (una delle più qualificate aziende del settore) a stilare un programma concreto (da effettuarsi in un brevissimo lasso di tempo) per il disinquinamento della rete idrica e per l'installazione di un apparecchio cloratore.
Contemporaneamente l'arch. Serafino (tecnico dell'A.A.M. di Torino) effettuava congiuntamente ai funzionari regionali un primo rilievo sul luogo del presunto incidente che ha dato origine alla situazione in atto.
Da testimonianze raccolte e per quanto si è potuto personalmente constatare, sembra che durante i lavori di scavo per la metanizzazione di Caluso, si sia provocata la rottura di un pozzetto della fognatura e di un vecchio tubo dell'acquedotto posto a pochi metri dalla rete fognaria e conseguentemente vi è stato un travaso di liquami di fognatura nel vecchio tubo idrico che ha convogliato (essendo la strada in discesa) i liquami nel pozzo n. 2.
Si suppone che dopo l'inquinamento del pozzo 2 vi sia stato un travaso sotterraneo verso il pozzo 1 (posto ad una distanza di circa 30 metri dal pozzo 2) provocando così il duplice inquinamento.
A questo punto occorre rilevare che, seppure l'erogazione dell'acqua potabile avvenisse tramite autocisterne - creando certamente notevoli disagi alla popolazione - non si sono verificate situazioni di turbamento da parte della popolazione.
Il giorno 18, verso le ore 10, la dottoressa Piovano - del L.S.P. di Torino - comunicava al competente servizio regionale l'esito delle analisi batteriologiche delle acque dei pozzi di Caluso. Da dette analisi risultava che le acque del pozzo 2 erano fortemente inquinate e che le acque del pozzo l presentavano un grado di inquinamento inferiore; invece le acque del pozzo Castellazzo e dello stabilimento Honeywell risultavano potabili.
Il competente servizio regionale provvedeva immediatamente ad informare il dottor Forlani - della protezione civile - affinché si potesse dar corso agli interventi programmati il giorno precedente.
In seguito, alle ore 12, presso l'ospedale Amedeo di Savoia di Torino si è svolto il vertice tecnico-sanitario (stabilito precedentemente) a cui hanno partecipato: professor Renga e prof. Gilli (istituto igiene dell'Università di Torino), prof. Gioannini (Clinica universitaria malattie infettive Università di Torino), prof. Fiorucci (primario di laboratorio dell'ospedale di Ivrea), dottoressa Piovano (direttrice del reparto medico del L.S.P. di Torino), avv. Gioannetti (Presidente dell'USSL di Caluso) dott. Pagliassotto e Cocino (servizio igiene ambientale dell'Assessorato regionale alla sanità).
Il quadro generale emerso è risultato nel complesso soddisfacente trattandosi nella maggior parte dei casi di sintomatologie gastroenteriche risolvibili nell'arco di 24/48 ore.
Si è verificato purtroppo un caso letale che ha interessato una donna calusiese di 89 anni, che pare fosse già affetta da altri sintomi, per cui prima di fornire una risposta precisa sulle cause del decesso sarà opportuno attendere l'esito dell'esame necroscopico al fine di valutare attentamente l'eventuale nesso tra inquinamento idrico-decesso.
Il gruppo di lavoro tecnico-sanitario ha quindi proceduto a stilare i seguenti orientamenti operativi: a) giovedì 20 verrà effettuata la somministrazione di immunogammaglobuline ai soggetti a rischio; detti interventi verranno effettuati presso gli ambulatori comunali e presso gli ambulatori scolastici b) giovedì 20 si provvederà a cura del L.S.P. di Torino alla disinfezione dei plessi scolastici c) su proposta del prof. Gioannini si decide di effettuare (ai soggetti a rischio) una ulteriore somministrazione di gammaglobuline dopo 4-6 settimane dalla prima somministrazione d) venerdì 21 presso il poliambulatorio di Caluso si svolgerà un incontro formativo-informativo a cura del prof Gioannini e rivolto ai medici dell'USSL 41 e) su richiesta del Presidente dell'USSL 41 e su invito dei funzionari regionali si stabilisce che una collaboratrice del prof. Gioannini porti la sua professionalità ed esperienza presso l'USSL di Caluso per 2 giorni alla settimana nell'arco temporale di due mesi circa, cioé per tutto il periodo dell'emergenza.
Al termine della riunione, la dottoressa Piovano ed i funzionari regionali si recavano nuovamente in Caluso per una ulteriore verifica della situazione.
Si rilevava che le opere per il ripristino dell'acquedotto erano già in avanzata fase di esecuzione e che alle ore 16 si era già in grado di immettere l'acqua nei serbatoi e tutto ciò a meno di 48 ore da quando il sottoscritto era stato informato dell'evento.
Da parte del dott. Maina e del dott. Costa - chimici che hanno diretto l'opera di bonifica - venivano impartite le seguenti disposizioni per un corretto ripristino dell'acquedotto stesso: a) alimentare la cisterna più alta, già predisposta, con il pozzo Honeywell, fino al riempimento. Svuotare. A questo punto la cisterna è disinfettata.
b) Rifare l'allacciamento normale con l'autoclave c) aprire nuovamente il pozzo Honeywell per alimentare la cisterna alta, inserendo in funzione il cloratore d) erogare l'acqua di ambedue le cisterne alla rete idrica. Detta acqua può essere utilizzata per qualsiasi uso, escluso quello potabile e) consigliare di tenere aperti i rubinetti di casa a periodi alterni f) il giorno 19 mattina inizieranno i controlli analitici per la definitiva potabilità di tutta la rete idrica, i cui risultati saranno conosciuti nell'arco massimo di 48 ore.
Il dott. Maina procedeva altresì al prelievo di campioni di acqua da immettere in rete, ai fini della ricerca di eventuali metalli nelle acque stesse.
Dopo questi interventi era già possibile nella tarda serata immettere acqua in rete - anche se per soli fini igienici - dovendo attendere (come già detto) almeno 48 ore per un giudizio definitivo di potabilità; detto lasso di tempo (48 ore) è meramente determinato dai tempi tecnici che comportano le colture batteriche.
Nella tarda serata veniva effettuato a cura del competente servizio regionale un riepilogo delle persone colpite da gastroenterite e si poteva constatare che risultavano essere ricoverate (e in parte già dimesse) n. 12 persone all'ospedale Amedeo di Savoia; si deve precisare che la maggior parte di queste persone si sono fatte ricoverare volontariamente.
Inoltre il primo mattino del giorno 17 risultavano essersi presentate al Poliambulatorio di Caluso n. 590 persone affette da gastroenterite.
In conclusione si fa presente che il ripristino dei pozzi 1 e 2 comportano dei tempi tecnici non ipotizzabili allo stato attuale.
Difficoltà di ordine pratico non dovrebbero sorgere in quanto il pozzo Castellazzo ha una portata teorica di lt. 38 secondo e portata utile di circa lt. 29 secondo, mentre il pozzo Honeywell ha una portata teorica di lt. 10 secondo; certamente dovranno essere ricercate nuove fonti da utilizzare almeno come "riserva" delle attuali risorse idriche.
Posso altresì affermare che durante un normale controllo routinario (effettuato dal L.S.P. di Torino in data 5/12 u.s.) sulle acque dell'acquedotto di Caluso, non era stata riscontrata la presenza di metalli e che le analisi batteriologiche avevano fornito esiti favorevoli.
Infine, preciso che l'Amministrazione regionale e nella fattispecie l'Assessorato alla sanità non staranno certamente con le "mani in mano" e cercheranno di appurare eventuali responsabilità che dovessero emergere ai fini di una rivalsa morale e materiale nei confron ti di eventuali inadempimenti ed a tal fine è già stata attivata dal Comune di Caluso un'apposita indagine, mentre sono altresì in corso indagini da parte dell'autorità giudiziaria.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

Ringrazio l'Assessore per la sua comunicazione già preannunciata telefonicamente nei giorni scorsi quando gli chiedeva informazioni a nome del Gruppo D.C. per conoscere la situazione di Caluso.
Ringraziamo l'Assessore per la precisa e puntuale relazione ed anche per l'analisi dei fatti che ci è stata fornita.
La situazione dal punto di vista sanitario appare abbastanza positiva però dal punto di vista della comunità civile di Caluso crea dei grossi problemi. E' importante ed auspicabile che l'acqua messa in rete possa essere resa potabile entro le 48 ore. Una soluzione nell'immediato sarebbe estremamente positiva e certo noi la auspichiamo.
Rimangono i problemi del recupero del pozzo 1 e 2 e quello degli oneri finanziari che ricadranno sul Comune di Caluso anche se è indiscutibile che potranno esserci risarcimenti di danni materiali a cui accennava l'Assessore in ordine ai quali c'è già un'indagine in corso da parte del Comune di Caluso.
Credo che la Regione debba pensare a considerare il fatto di Caluso come un fatto eccezionale, come un fatto in ordine al quale si impone un intervento eccezionale, forse dell'amministrazione regionale, con un contributo straordinario per il ripristino dei pozzi, per la loro sostituzione o per interventi straordinari. Mi permetto quindi a nome del Gruppo D.C. di invitare la Giunta regionale l'Assessore competente ed il Presidente della Giunta a valutare, se sia necessario uno stanziamento straordinario di pronto intervento a sostegno del Comune di Caluso in questa difficile fase perché quello che importa è l'essere in grado di dare ai cittadini un servizio sicuro e in tempo utile, quindi con tempestività.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Reburdo.



REBURDO Giuseppe

Sono molto più preoccupato rispetto a quello che è stato detto dall'intervento del Capogruppo della D.C. ed anche di una certa ritrosia nel mettere in evidenza alcuni problemi ed alcune gravi deficienze che sono avvenute nel Comune di Caluso che ora brevemente elencherò.
E' stata data una scarsissima informazione ai cittadini. I cittadini hanno appreso più dai giornali che dall'informazione diretta dell'Amministrazione comunale la situazione che si stava sviluppando. Da questo punto di vista vengono fatte delle accuse che i giornali di rilevanza nazionale hanno messo in evidenza questo dato e questo elemento.
Ritengo sia stato grave da parte del Sindaco di Caluso aver minimizzato troppo i fatti. In larga parte questo tipo di problema rimane ancora oggi.
Si è fatto troppo poco per dare una informazione corretta su quello che stava avvenendo, si fa ancora troppo poco per informare sulle eventuali conseguenze e su come procedere.
Un secondo aspetto estremamente grave che meriterebbe una ulteriore riflessione e una inchiesta più approfondita, riguarda il fatto che alcuni commercianti hanno duplicato e triplicato i prezzi di alcuni beni fondamentali come l'acqua minerale. Chiedo che si faccia chiarezza su queste voci e che vengano presi gli opportuni provvedimenti.
Devo ancora dire che è mancato per alcuni giorni il pane. Ci chiediamo che cosa sarebbe successo se la situazione di Caluso si fosse estesa ad altri Comuni.
Voglio ancora rilevare due aspetti. Occorre verificare se è vero che l'acqua di quei pozzi era già precedentemente inquinata, aggravata poi dalla rottura della fognatura e se la situazione dell'acquedotto presentasse già elementi di questo tipo. Allora ci si domanda perché non ci sia stato e non ci sia un controllo sufficiente in particolare laddove esistono realtà produttive che possono potenzialmente determinare eventuali situazioni di questo genere e quindi una attenzione particolare.
Infine, l'Assessore nella sua relazione lo ha escluso, però voci giungono e giornali scrivono che, per esempio, per quanto riguarda la vaccinazione ci sia incertezza nel senso che localmente si tenda a non informare sufficientemente i cittadini della necessità di vaccinarsi nel caso fosse indispensabile e quali conseguenze queste determinano.
Alcune strutture ed organizzazioni sociali ricevono continuamente delle segnalazioni ponendo problemi ed interrogativi.
Mi domando se l'Amministrazione comunale abbia fatto tutto il suo dovere per dare gli strumenti ai cittadini affinché sappiano le conseguenze che si possono ancora determina-, re. Se questo non è stato fatto a sufficienza la stessa Regione deve sopperire a queste carenze sollecitando la USSL a provvedere nel merito.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cerchio.



CERCHIO Giuseppe

Sono sconcertato dall'intervento testé fatto dal collega Reburdo.
La responsabilità di un amministratore regionale che vuole essere attento ad una situazione che si è verificata in termini di eccezionale gravità deve a mio avviso vedere da parte di un amministratore regionale non la ricerca di forme ulteriori di allarmismo con problematiche e dubbi che non sono provati, ma sono lanciati come occasione per ulteriormente pescare nel torbido quando questo riferimento è anche fisicamente realizzato nella fattispecie di Caluso.
Non si tratta, a mio avviso, attraverso la corretta informazione dell'Assessore Bajardi, di utilizzare queste occasioni per porsi dei problemi e dei dubbi sull'atteggiamento di operatori, di soggetti e di cittadini localizzati in Caluso che abbiano strumentalmente, o come è stato paventato nell'intervento del collega, vergognosamente utilizzata questa situazione drammatica.
Questo non per dire che la situazione è difficile e che bisogna polemizzare con l'amministrazione comunale, con la USSL o con i soggetti che in termini quotidiani diurni o notturni in questi giorni hanno attivato forme di intervento in una situazione di eccezionalità, non certo prevedibile e come tale essendo eccezionale non può non trovare dei disagi di carattere strutturale. Ma se è vero, come è vero, che operatori privati di Caluso hanno distribuito in questi giorni 100 mila bottiglie di acqua minerale gratis, vuoi dire che evidentemente si utilizza una palestra regionale in questa assemblea per ulteriormente creare dell'allarmismo e quando il Sindaco di Caluso a nome dell'Amministrazione comunale ha preventivamente e tempestivamente informato in termini pubblici eccezionali, manifesti, comunicazioni volanti per la città, la situazione era quanto una amministrazione comunale poteva fare pur con mezzi eccezionali di fronte ad un fatto eccezionale.
L'amministrazione comunale non può cavalcare elementi di ulteriore confusione e di agitazione, ma non poteva non realizzare occasioni di controllo della situazione per non creare quell'allarmismo che dalle parole che sono state realizzate questa mattina dal collega, rischiano ulteriormente di creare delle confusioni e non delle certezze.
Ritengo che il richiamo del collega Capogruppo Brizio che di fronte ad una situazione di eccezionalità verificatasi nella zona di Caluso, non si possa seriamente rispondere con il massimo della mobilitazione e con il massimo di intervento anche con strutture di supporto e finanziarie che vista l'eccezionalità, il Comune e la USSL. debbano ricevere.
Sono certo che l'esecutivo vorrà dare delle risposte concrete e non solo delle occasioni di polemica. Solo con un ritorno alla razionalità degli interventi, seppur accelerati ed eccezionali, potremo alimentare una educazione del problema in quel di Caluso e non creare ulteriori conflittualità che hanno tanto sapore di utilizzo e di strumentalizzazione di carattere politico.



REBURDO Giuseppe

Presidente, vorrei intervenire per fatto personale.



PRESIDENTE

Prego, Consigliere.



REBURDO Giuseppe

Ritengo che sia dovere di un Consigliere regionale sollecitare, sulla base di informazioni che non sono per nulla verificate ma che stanno dentro a molti settori della popolazione di Caluso, quanto sta emergendo per cercare ad essi di dare delle risposte, quindi nessuna strumentalizzazione di carattere politico, pertanto certe parole forse sarebbe bene che le usasse per sé stesso.



PRESIDENTE

Debbo dirle che avevo colto nel discorso del Consigliere Cerchio l'uso dell'avverbio "vergognosamente" non come attribuito a lei Consigliere, ma ad un comportamento che lei attribuiva a qualche soggetto in causa.
Comunque si può ascoltare il testo stenografico e valutare meglio. Il senso che avevo colto in quell'avverbio era riferito a soggetti esterni all'aula.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

Ritengo che quando un Consigliere regionale o qualsiasi altro cittadino pone dei problemi rispetto ad un grave fatto che si è verificato in quanto va ad implicare ed incidere sulla salute di migliaia di cittadini, non si può pensare che quanto si denunciano delle inefficienze o delle gravità di ciò che è successo venga poi tacciato di strumentalità.
Nel nostro Paese, ma non solo nel nostro, si ripetono di volta in volta disastri, problemi connessi all'uso del territorio, al funzionamento di impianti che andando ad inquinare il territorio e ad incidere sulla salute dei cittadini, dimostrano una non adeguata efficienza degli apparati pubblici a rispondere con la protezione civile, la difesa civile, sul come si coinvolgono le popolazioni interessate e come far crescere una coscienza. Quando si denunciano i ritardi, credo che queste denunce debbano essere prese ed assunte come contributo e sollecitazione affinché cresca la coscienza civile per affrontare questi problemi.
Occorre capire qual è il rischio a cui è sottoposto il nostro territorio derivante dall'incidenza che c'é per quanto riguarda i rischi dall'esistenza sul territorio di fabbriche, di produzioni e dello smaltimento dei rifiuti o residui di lavorazioni inquinanti. La vicenda di Caluso sollecita la necessità di fare una verifica approfondita sul rischio a cui è sottoposto il nostro territorio, sui rischi derivanti da una serie di lavorazioni che nessuno purtroppo conosce.
Questo è un problema importante attraverso il quale possiamo fare opera di prevenzione per evitare che sistematicamente si ripetano simili disastri, perché soltanto attraverso adeguati elementi di conoscenza possiamo prevenire.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta regionale.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Molto brevemente. La Giunta regionale è intervenuta tempestivamente con tutti i mezzi che aveva a disposizione. Diamo assicurazione ai Consiglieri che dal punto di vista del pronto intervento e del ripristino delle opere ho già dato disposizioni in tal senso all'Assessore Cerutti perché nulla si è trascurato. Dal punto di vista sanitario l'Assessore Bajardi ha già provveduto.
Non tralasceremo nulla perché la situazione sia completamente normalizzata, quindi tutto ciò che si tratterà di fare, lo faremo.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Bajardi.



BAJARDI Sante, Assessore alla sanità ed assistenza

Non aggiungendo nulla alle questioni che ha sottolineato il Presidente Viglione, nella mia informazione erano presenti alcuni elementi su cui bisognerebbe attendere, perché da domani l'acqua sarà sufficiente per tutta la città. I quantitativi semmai mostre ranno il rapporto con il fabbisogno dei consumi estivi. Il pozzo 1 pare non si possa più recuperare perché è ampiamente inquinato. Circa il pozzo 2 invece i tecnici stanno esaminando il problema e fra un mese circa si pota renderlo potabile.
Gli elementi alternativi debbono essere certamente impostati, ma se si riesce a garantire il fabbisogno sarebbe necessario avere una maggiore riserva per garantire questo elemento indispensabile che è l'acqua. In relazione agli aspetti più specifici mi sono attenuto ad una prudente relazione cercando di esporre la globalità degli interventi che sono stati realizzati. Personalmente posso testimoniare l'uso di almeno tre autoradio che hanno circolato da domenica pomeriggio a lunedì. Mettendo in moto tale meccanismo, 590 persone si sono rivolte direttamente al poliambulatorio su una popolazione di 7 mila persone.
Nella mia informazione ho precisato il comportamento non corretto di alcuni panificatori che hanno violato l'impegno che si erano assunti di approvvigionarsi a Torino.
Questa è una occasione per riflettere su certi aspetti di assenza di elementi di solidarietà sociale perché sono appunto questi elementi che aggravano i problemi. In relazione all'acqua avevo avuto qualche preoccupazione che questa generosa donazione non assumesse aspetti pubblicitari.
Tutto il magazzino è stato svuotato e messo a disposizione della popolazione. Le osservazioni che sono state fatte devono farci riflettere.
Domenica alle ore 19 quando "TG 2" ha trasmesso la notizia automaticamente sono state interrotte tutte le comunicazioni telefoniche perché i cittadini hanno bloccato le linee sino alle ore 11 rendendo così impossibili i rapporti per l'organizzazione delle attività di soccorso e di assistenza, costringendo all'uso degli impianti radio della polizia, il che è assurdo, quando abbiamo tutte le tecnologie a disposizione. Non ho nessun imbarazzo a dire che quelle notizie hanno portato allarmismo inutile in mezzo alla gente. Nei casi della protezione civile l'allarmismo è da non confondere con l'informazione.
L'informazione va gestita, ma non ci devono essere protagonisti della domenica.


Argomento: Bilanci preventivi

Esame progetto di legge n. 453: "Bilancio di previsione per l'anno finanziario 1985"


PRESIDENTE

Punto quarto all'ordine del giorno: Esame progetto di legge n. 453: "Bilancio di previsione per l'anno finanziario 1985".
La parola al relatore, Consigliere Valeri.



VALERI Gilberto, relatore

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il bilancio di previsione per l'esercizio finanziario 1985 pareggia in termini di competenza sulla somma di L. 4.711.094 milioni ed in termini di cassa sulla somma di L. 4.901.160 milioni.
Nei confronti dell'esercizio 1984 si rileva un incremento del 17 per cento rispetto alle previsioni iniziali di bilancio, in termini di competenza, mentre l'incremento si riduce all'1,45 per cento se il confronto avviene con le previsioni finali del bilancio stesso. Tuttavia vi è da ritenere che ulteriori risorse potranno ancora confluire al bilancio regionale, allorché saranno complessivamente note le quote di riparto derivanti dalle leggi settoriali, il cui rifinanziamento è autorizzato con la legge finanziaria dello Stato per l'esercizio 1985, tuttora in fase di approvazione. Queste risorse, che non possono essere caratterizzate dal vincolo di destinazione, concorreranno, peraltro, ad accrescere il tasso di rigidità del bilancio. Si è tuttavia a conoscenza che nella legge finanziaria dello Stato si sta affermando un nuovo concetto di vincolo di destinazione, essendo in essa autorizzata per il settore agricoltura il riparto tra le Regioni di 1.100 miliardi, di cui per il Piemonte è stata accertata una quota di 49 miliardi, la cui destinazione è il finanziamento di programmi d'intervento, definiti dalla Regione secondo la propria discrezionalità. E' evidente che se tale tendenza governativa di attribuire maggiore potere discrezionale alle Regioni nell'impiego delle risorse loro assegnate, si estende ad altri settori d'intervento, non potranno che derivarne benefiche conseguenze in termini di allentamento della rigidità dei bilanci regionali. Tuttavia è interessante rilevare che il pur limitato fatto nuovo, rappresentato dal fondo per l'agricoltura previsto dalla legge finanziaria, occorre a far compiere un ulteriore passo in avanti alla tendenza, già rilevata nell'esame delle previsioni iniziali di entrata alla diminuzione del tasso di rigidità del bilancio. Infatti, rispetto all'esercizio 1984, si registra un incremento dell'8,2 per cento delle entrate senza vincolo di destinazione, cui consegue una parallela riduzione di incidenza, sul complesso delle risorse disponibili, di quelle con vincolo dì destinazione, le quali nel 1984 costituivano il 73,3% delle previsioni di entrata in termini di competenza, mentre nell'esercizio 1985 la loro incidenza diminuisce al 71,5%, con uno scarto dell'1,8%. Questa seppur limitata diminuzione del tasso di rigidità del bilancio, ha determinato, come successivamente avremo occasione di verificare, la destinazione al finanziamento di spese d'investimento di 177 miliardi circa, appartenenti alle risorse senza vincolo di destinazione.
La capacità d'iniziativa della Regione nel campo degli investimenti trova tuttavia un limite nel rilevante ammontare dei residui attivi, ossia delle risorse accertate ma non riscosse, che nel 1985 è di 817.928 milioni pari al 17,4% delle entrate complessive, ed è costituito per il 76,5%, pari a 626.042 milioni, da mancate riscossioni di entrate statali a destinazione vincolata.
Rinviando più avanti ad una ulteriore più approfondita analisi delle entrate con vincolo di destinazione, l'esame del Titolo l dello stato di previsione delle entrate, pone in rilievo una diminuzione rispetto all'esercizio 1984 di quelle derivanti dalle imposte sul patrimonio e sul reddito; diminuzione che raggiunge il 18,07% ed è determinata da uguale decremento, pari a 1.365 milioni, del gettito dell'Ilor. La previsione del gettito delle tasse ed imposte sugli affari si accresce invece del 19,46 per 11.220 milioni, determinati: da un incremento di 5 miliardi, pari al 50% della previsione 1984, delle tasse sulle concessioni regionali, da un aumento di 5 miliardi del gettito della tassa regionale di circolazione su veicoli ed autoscafi; da un incremento di 500 milioni, pari al 9,09% della tassa di concessione regionale per l'abilitazione all'esercizio venatorio da un gettito di 600 milioni derivante dalla legge N. 1/84 sull'istituzione delle tasse regionali universitarie. Relativamente alle entrate tributarie si è tenuto conto, da un lato, dell'incremento del gettito che potrà derivare dall'applicazione della legge regionale N. 43 del 27 agosto 1984 che in applicazione della legge dello Stato N. 131/1983 ha aumentato le tasse sulle concessioni regionali, e, dall'altro, dei risultati che stanno già derivando dall'eliminazione dell'evasione ai tributi regionali. Infine la partecipazione della Regione alle quote dei tributi statali, costituenti il fondo di cui all'art. 8 della legge 281/70, si incrementa del 6,18% pari a 22.617 milioni.
Complessivamente le entrate del Titolo I sono previste in aumento nella misura del 7,4%, rispetto a quelle del bilancio 1984. Altre entrate non soggette a vincolo di destinazione sono costituite dai proventi dei beni della Regiome, che rispetto all'esercizio 1984 si incrementano del 10,76 pari a 980 milioni, dovuti ad un incremento di 500 milioni degli interessi attivi sulle disponibilità di cassa, sulla giacenza dei fondi economali, e sulle aperture di credito (al riguardo, l'approvazione della legge nazionale sulla tesoreria unica, potrebbe avere qualche influenza negativa su questa previsione), nonché da un incremento di 450 milioni dei proventi derivanti dalla vendita di pubblicazioni culturali e dalla realizzazione di iniziative culturali.
Rilevante in questa categoria di entrate sono i proventi connessi con la violazione delle norme sui tributi propri della Regione, la cui previsione per l'anno 1985 è ancora di 2 miliardi come per il 1984; si contrappongo no però, nella categoria dei proventi per servizi pubblici l'iscrizione per memoria, rispetto ai 600 milioni del 1984, dei proventi connessi alle sanzioni amministrative per le violazioni in materia di caccia, e la diminuzione di 300 milioni della previsione dei proventi connessi alle sanzioni amministrative, per depenalizzazione dei reati pubblici con la sola ammenda o multa.
Una nuova entrata si inserisce infine, a partire dall'esercizio 1985 tra i proventi per servizi pubblici, ed è quella derivante dalla gestione del servizio di informazioni video telematico denominato VIS, che per il 1985 si prevede porterà alle casse regionali entrate per 400 milioni.
Nella categoria delle entrate derivanti da recuperi e contributi, la rilevante diminuzione di risorse disponibili rispetto all'esercizio 1984 pari a 23.830 milioni, è in gran parte determinata da minor contributo della CEE per le spese relative alla realizzazione di pro getti di formazione professionale, finalizzate a specifiche occasioni d'impiego.
Infatti i possibili contributi accertati per il 1985 ammontano a 10.366 milioni, con una diminuzione di 20.634 milioni rispetto all'esercizio 1984.
Complessivamente dunque le entrate del Titolo III derivanti da rendite patrimoniali, da utili di Enti, od aziende regionali, presenta una riduzione del 40,9%, pari a 23.350 milioni rispetto all'esercizio 1984.
Relativamente alle entrate del Titolo IV, l'aspetto più rilevante è dato dal mancato stanziamento di 5 miliardi, come per l'esercizio 1984, per somme derivanti da erogazioni liberali in applicazione della legge 512/82.
Un'ultima partita d'entrata è rappresentata dal provento dei mutui a pareggio del bilancio che è stato calcolato in 240 miliardi, e che rappresenta una capacità d'indebitamento intermedia, tra il limite dell'ammontare degli oneri di ammortamento calcolato sulla base del 20 delle entrate del Titolo I, come prescritto dalla legge di contabilità regionale, e quello calcolato sul 25% delle stesse entrate, come previsto dalla circolare ministeriale. Si è potuto così constatare che l'indebitamento di 240 miliardi, a ripiano del bilancio, costituisce una soluzione intermedia che consente di non impiegare l'intera capacità d'indebitamento della Regione. Naturalmente non tutta la possibilità di contrarre mutui autorizzati sarà utilizzata e trasformata in risorse derivanti da assunzione di mutui, ma dai risultati del preconsuntivo emerge che la necessità di stipulazione di mutui è dell'ordine di 80 miliardi.
Ancora una volta, cioé, la scelta che si compie è quella di limitare la contrazione dei mutui al minimo indispensabile, ritenendo più opportuno sfruttare la liquidità di cassa, anche se con il provvedimento di istituzione della tesoreria unica e con la limitazione imposta alla giacenza di cassa di un ammontare non superiore del 4% del complesso delle risorse di bilancio, i margini per tale manovra tendono a ridursi drasticamente. Ciò non di meno, viene confermato l'intento di non caricare il bilancio di gravosi oneri d'ammortamento, destinati ad assorbire quote non indifferenti di risorse libere e ad accrescere la rigidità del bilancio, ed a conservare per gli esercizi futuri una concreta capacita d'indebitamento.
Detta scelta tiene conto dell'interruzione di metà anno dovuta alla fine della legislatura, ed appare particolarmente corretta nei confronti dell'Amministrazione regionale che scaturirà dall'esito delle prossime consultazioni. Tuttavia occorrerebbe non trascurare un altro aspetto politico molto importante, rappresentato dall'attuazione del Piano regionale di sviluppo ed in particolare dei progetti immediatamente realizzabili in esso contenuti, e che possono contribuire ad alleviare la crisi occupazionale ed a delineare una nuova fase di sviluppo per la nostra Regione. In quest'ottica, peraltro, appare opportuno un approfondimento dell'analisi prima sommariamente accennata di quelli che sono i fondi erogati dallo Stato con vincolo di destinazione, e della capacita d'investimento che essi determinano per l'anno 1985.
Una riflessione più puntuale merita farla sulla natura di destinazione di questi fondi. In proposito, da calcoli accurati, che tuttavia scontano un inevitabile seppur limitato margine di approssimazione, emerge che nell'esercizio 1984 il rapporto tra fondi a destinazione vincolata impiegati in spese d'investimento e quelli destinati a far fronte a spese correnti, entrambi al netto delle risorse destinate al comparto sanitario è stato rispettivamente del 57,35% destinato a spese d'investimento e del 42,65% destinato alla copertura di spese correnti.
Nell'esercizio 1985 tale rapporto muta in negativo e solo il 34,2% dei fondi a destinazione vincolata è destinato a copertura finanziaria di spese d'investimento.
Quanto poi ai residui attivi derivanti da fondi statali a destinazione vincolata, dei 613.742 milioni che ne costituiscono l'ammontare complessivo, 366.161 milioni, ossia il 59,66%, riguardano spese d'investimento, e 247.580 milioni sono destinati a copertura di spese correnti.
Ne discende che un ulteriore elemento di rigidità del bilancio è costituito dalla sempre più limitata quota di fondi a destinazione vincolata impiegabili per spese di investimento, poiché con le scarse risorse che lo Stato destina ai singoli settori d'intervento, le Regioni devono far fronte a ripianamenti di disavanzi d'esercizio, come nei confronti delle aziende di trasporto, o di altre imprese singole od associate, od alla copertura di passività onerose.
Circa la ripartizione dei fondi a destinazione vincolata tra i vari settori d'intervento dell'attività regionale, si rileva che le risorse con vincolo di destinazione all'agricoltura stati z ia te nella competenza dell'esercizio 1985; ammontano a 80.223 milioni, e sono inferiori del 33,9%, pari a 41.117 milioni, a quelle previste nell'esercizio 1984. Tra le risorse accertate, per l'esercizio 1985. 49 miliardi presentano la caratteristica di essere destinate a finanziare programmi d'intervento che sono definiti dalla Regione e che possono costituire la base per l'avvio dei programmi di settore per l'agricoltura, indicati dal Piano regionale di sviluppo. Questo complesso di risorse si può considerare erogato dallo Stato a parziale copertura del mancato o limitato rifinanziamento delle leggi settoriali, che riguardavano l'agricoltura e che complessivamente oltre alle somme previste, avrebbero dovuto mettere a disposizione ddla Regione un complesso di risorse per 98 miliardi circa.
Autorizzati da queste leggi, e non ancora riscossi, sono i residui attivi presunti esistenti in bilaneio per 102.343 milioni, la cui destinazione, secondo calcoli approssimativi, dovrebbe consistere in 74.149 milioni di spese di investimento, ed in 28.194 milioni per spese correnti.
Per quanto riguarda altri settori, la sanità ha a disposizione sulla competenza dell'esercizio 1985 risorse per 2.976.573 milioni, superiori del 13,8% a quelle dell'esercizio 1984, ossia 361.178 milioni, mentre la quota di riparto del fondo sanitario nazionale si è accresciuta del 18,4% circa.
Questa differenza tra le due percentuali d'incremento è determinata da numerose altre partite riguardanti la sanità, che sono state iscritte solo per memoria.
Per il settore dei trasporti, la disponibilità delle risorse in competenza si è accresciuta del 2% circa, pari a 5.953 milioni. In ogni caso la disponibilità complessiva è di 297.000 milioni, di cui 27.000 milioni sono destinati ad impieghi in investimenti, mentre 270 miliardi sono destinati al ripiano dei disavanzi d'esercizio delle aziende di trasporto.
Per quanto riguarda l'edilizia pubblica sovvenzionata e convenzionata tutti i relativi stanziamenti di entrata sono stati iscritti per memoria fatta eccezione per uno stanziamento di 2.120 milioni, autorizzati negli anni precedenti dalla legge n. 25/80 e riguardanti contributi negli interessi per interventi diretti all'acquisto ed la costruzione di abitazioni, al fine di promuovere la proprietà della casa fra le categorie dei cittadini meno abbienti.
In questo settore l'ammontare dei residui attivi è particolarmente elevato e raggiunge i 93.306 milioni, in quanto le erogazioni dello Stato nel 1984 sono state limitate a 20 miliardi.
Il settore dell'assistenza sociale, rispetto all'esercizio 1984 incrementa k proprie competenze di esercizio dell'1,6 % in ragione di un leggero incremento del contributo statale nelle spese per la costruzione impianto e gestione degli asili nido, e di un incremento di 500 milioni dell'assegnazione di fondi provenienti dalle entrate degli enti della tabella B, di cui all'arti 113 del DPR 616/77.
Relativamente al settore della depurazione delle acque, non è più stata rifinanziata la legge n. 650/79, per cui i relativi stanziamenti sono stati iscritti per memoria. Risulta altresì ancora di riscuotere una Quota dell'assegnazione sui fondi FIO, di competenza dell'esercizio 1983, pari a 25.000 milioni, destinati al risanamento delle acque nell'area metropolitana torinese e nel bacino della Valle Scrivia.
Ed a proposito di fondi FIO per il finanziamento di progetti immediatamente eseguibili, risulta essere ancora da riscuotere, sulla quota dell'anno 1983, la somma di 36.350 milioni.
Per il settore del turismo, la legge n. 217/83 sullo sviluppo dell'offerta turistica, ha reso disponibili risorse per 6.099 milioni, che risultano essere del 28,6% inferiori a quelle stanziate nell'esercizio 1984, mentre i residui attivi ammontano a 5 miliardi.
Merita ancora di essere ricordato il settore della formazione professionale la cui disponibilità di risorse diminuisce complessivamente del 60.3% pari a 23.834 milioni, in conseguenza di una riduzione di 3.800 milioni della quota di riparto del fondo di rotazione, e di un decremento del contributo CEE per le spese relative alla realizzazione di progetti di formazione professionale finalizzati a specifiche occasioni di impiego che, come già prima ricordato, scendono dai 31 miliardi del 1984 ai 10.366 milioni dell'esercizio 1985.
Resta da considerare, tra i fondi con vincolo di destinazione, il fondo per il finanziamento del programma regionale di sviluppo, di cui all'arti 9 della legge n. 281/70, fondo che è molto importante, in quanto sul medesimo la Regione può esercitare tutto il suo potere discrezionale. Lo Stato ha bloccato l'ammontare di detto fondo ai livelli del 1983, senza cioè applicare allo stesso i tassi programmati di inflazione relativi agli anni 1984 e 1985, per cui esso risulta palesemente inadeguato e ridotto di circa il 20% in termini reali. A ciò si aggiunge il fatto che, per l'esercizio 1985, i residui attivi presunti su detto fondo sono di ammontare pari alla competenza dell'esercizio 1984, non avendo ancora lo Stato erogato alcuna somma nel corrente esercizio.
Non è possibile chiudere il capitolo entrate del bilancio regionale senza rilevare che una delle sue partite più importanti è l'avanzo finanziario presunto, che è stato quantificato in 492 miliardi, ma che non è sufficiente a dare copertura ai fondi statali da reimpostare nella competenza dell'esercizio 1985, pari a 596 miliardi, per cui 104 miliardi devono trovare copertura nelle risorse libere regionali, e costituiscono il disavanzo finanziario presunto dell'esercizio.
In termini di previsioni di cassa, l'ammontare complessivo degli stanziamenti raggiunge l'88,9% della somma degli stanziamenti di competenza e dei residui attivi presunti. Se si considera quanto già prima ricordato in ordine al fatto che il resto della finanza regionale è per la gran parte costituito da trasferimenti statali settoriali, che limitano le possibilità programmatorie regionali, si ha la misura dell'impronta anti-regionalista che domina la politica finanziaria dello Stato, e la divaricazione tra questa ed il modello di finanza regionale concepito dalla Costituzione. A maggiore ragione, dunque, risulta urgente la necessità che si intensifichino le iniziative rivolte a reagire a questo progressivo degrado del peso della finanza regionale sull'insieme della finanza del settore pubblico allargato, e a pretendere il rispetto degli impegni governativi di volta in volta assunti e poi disattesi; occorre cioé un forte rilancio dell'azione per la riforma della finanza regionale e locale, sulla base della proposta di legge organica trasmessa dalle Regioni al Presidente del Consiglio.
L'esame dello stato di previsione della spesa evidenzia che, al netto dei 9.255 milioni a cui ammontano le contabilità speciali, i 4.701.839 milioni di spese correnti, da 62.386 milioni di spese di ammortamento dei mutui assunti a ripiano dei bilanci e per singoli settori d'intervento nonché da 772.972 milioni di spese di investimento.
Inoltre, per avere un'idea più concreta della portata di questo bilancio, è necessario depurare le suddette cifre dei 596.400 milioni di fondi statali non impegnati negli esercizi precedenti e reimpostati nella competenza dell'esercizio 1985, nonché della quota di riparto del fondo sanitario nazionale, composta da 2.959.602 milioni destinati alla copertura delle spese correnti, e da 16.000 milioni destinati alle spese d'investimento. Nella spesa per l'assistenza sanitaria sono però comprese anche ulteriori reimpostazioni di fondi statali, ed in particolare 48.256 milioni di fondi per spese d'investimento e 150.715 milioni di fondi per spese correnti, per un complesso di 199.241 milioni di reimpostazioni.
Pertanto, le suddette tre categorie di spese, depurate dalla spesa per la sanità, si modificano nella seguente misura: le spese per l'ammortamento dei mutui restano invariate, le spese correnti si riducono a 756.161 milioni, e le spese in conto capitale si riducono a 708.446 milioni. Su queste rimanenze giocano ancora le restanti reimpostazioni, che riguardano per 12.513 milioni le spese correnti e per 384.647 milioni le spese per investimento, per cui in definitiva le spese correnti si riducono ulteriormente a 743.648 milioni, mentre quelle in conto capitale si riducono a 323.799 milioni. Complessivamente, dunque, il bilancio 1985 è caratterizzato da spese finanziate con nuovi fondi per un ammontare di 1.129.836 milioni.
Ai fini della copertura finanziaria di queste spese, è opportuno verificare l'ammontare e la natura delle risorse di competenza dell'esercizio, al netto di quelle destinate alla spesa sanitaria ed alle reimpostazioni dei fondi statali.
I 4.701.839 milioni sui quali si verifica il pareggio del bilancio, al netto delle contabilità speciali, sono costituiti da 492 miliardi di avanzo finanziario presunto; dai fondi statali a destinazione vincolata che ammontano a 3.453.098 milioni, ed infine delle risorse senza vincolo di destinazione, sulle quali la Regione può esercitare il proprio potere discrezionale, che ammontano a 756.741 milioni.
La copertura finanziaria delle reimpostazioni dei fondi statali dei precedenti esercizi, come già abbiamo detto, assorbe completamente l'avanzo finanziario presunto e richiede il concorso aggiuntivo di 104.400 milioni di risorse senza vincolo di destinazione, che in tal modo sì riducono a 652.341 milioni. Lo scorporo, per l'adeguamento all'operazione effettuata sullo stato di previsione della spesa, delle risorse destinate all'assistenza sanitaria, riduce le entrate a destinazione vincolata a 477.496 milioni, di cui 146.788 milioni con vincolo di destinazione a spese d'investimento, e 330.709 milioni destinati a spese correnti.
Complessivamente, riepilogando, sono dunque disponibili 652.341 milioni di risorse libere, 146.788 milioni di risorse vincolate a copertura di spese in conto capitale e 330.708 milioni di risorse vincolate a copertura di spese correnti, per un totale di 1.129.837 milioni,che rappresentano appunto, l'ammontare di risorse necessario per la copertura finanziaria delle spese di competenza dell'esercizio 1985.
Per quanto riguarda la natura delle risorse utilizzate, gli 806.037 milioni di spese correnti, comprendenti anche le spese per l'ammortamento dei mutui, saranno finanziati con 330.708 milioni di fondi statali a destinazione vincolata e con 475.329 milioni di risorse libere, mentre i 323.799 milioni di spese per investimenti saranno finanziati con 146.788 milioni di fondi statali vincolati e con 177.011 milioni di risorse senza vincolo di destinazione.
Lo stato di previsione della spesa è caratterizzato dalle sue connessioni col secondo Piano regionale di sviluppo, di cui sono ormai noti i programmi finalizzati in esso specificati, e le politiche di settore in esso indicate. Ora le scelte di bilancio fanno appunto riferimento a questi elementi concreti di programmazione, anche se in termini parziali per quanto riguarda i programmi finalizzati, e con previsioni suscettibili di successivi aggiustamenti, quelle relative alle politiche settoriali, ancora largamente caratterizzate da interventi tradizionali, spesso indotti dalla stessa legislazione nazionale. Queste scelte evidenziano anche i limiti strutturali all'azione della Regione, determinati essenzialmente dall'insufficienza delle risorse disponibili e da fattori di rigidità della spesa.
Le connessioni degli stanziamenti di bilancio con il secondo Piano di sviluppo, se da un lato determinano l'esigenza di indicare con precisione le scelte di fondo praticabili, dall'altro accentuano il carattere di progettualità dell'azione regionale e, quindi, dello strumento finanziario che le fa da supporto. Progettualità che, ai fini del reperimento di ulteriori disponibilità di risorse, costituisce il presupposto per l'accesso a finanziamenti di carattere straordinario, quali il fondo per gli investimenti e l'occupazione; i fondi della CEE per le politiche regionali; i prestiti della BEI, che complessivamente consentono il finanziamento di investimenti di notevole portata, di cui la Regione Piemonte intende assicurarsi la disponibilità. Circa le scelte che hanno dato origine agli stanziamenti di bilancio, esse sono correlate a tre ordini di riferimenti: un determinato complesso di interventi è riconducibile ai comparti a rilevanza prevalentemente economica ed occupazionale; altri complessi di interventi fanno riferimento all'organizzazione del territorio, alla creazione di elementi di riequilibrio dello stesso, alla politica dei servizi ed alle connesse problematiche di riqualificazione dell'ambiente e di miglioramento della qualità della vita, un ulteriore complesso di interventi è rivolto allo studio, alla ricerca ed alla progettazione, in funzione della politica di programmazione e di pianificazione del territorio.
Nel primo comparto trovano posto gli interventi nei settori dell'agricoltura e foreste, dell'industria e del lavoro, dell'artigianato e della promozione commerciale delle attività produttive, dell'edilizia abitativa, e gli interventi in materia di formazione professionale.
Gli interventi regionali nel settore agricoltura hanno sempre trovato la prevalente fonte di finanziamento nelle erogazioni statali autorizzate con leggi settoriali, che ne vincolano la destinazione e l'ammontare. Per l'esercizio 1985, la legge finanziaria dello Stato prevede l'erogazione alle Regioni di 1.100 miliardi con vincolo di destinazione al settore agricoltura, ma da impiegare in interventi definiti autonomamente dalle singole Regioni. La quota di riparto che si prevede andrà a favore della nostra Regione è stata accertata in 49 miliardi, somma che, nella discrezionalità del suo potere di scelta, l'amministrazione potrà destinare ad avviare l'attuazione di quei programmi finalizzati previsti dal Piano regionale di sviluppo, che riguardano l'agricoltura, ed alla realizzazione della politica di settore indicata nel piano stesso, diretta alla realizzazione di progetti integrati di carattere strutturale ed infrastrutturale. Questa quota di riparto che sarà autorizzata con la le e finanziaria per l'anno 1985, copre all'incirca soltanto il 50% delle risorse che sarebbero derivate alla Regione dal rifinanziamento di diverse altre le settoriali in base alle quote assegnate per l'esercizio 1984, per cui, complessivamente, le risorse a disposizione dell'area di intervento agricoltura, ammontano a 257.039 milioni, con un incremento rispetto all'esercizio 1984 di appena il 2,2%, inferiore quindi al tasso programmato d'inflazione per l'anno 1985.
Gli stanziamenti riguardano per 218.718 milioni le spese per investimenti, per 37.031 milioni le spese di natura corrente, e per 1.830 milioni le spese per l'ammortamento di mutui contratti. Relativamente a questo settore, però, le reimpostazioni di fondi statali non impegnati negli esercizi precedenti, ammontano a 117.623 milioni, di cui 100.437 milioni da destinare a spese per investimenti e 17.186 milioni da destinare a spese correnti.
Ai fini della copertura finanziaria della spesa complessiva concorreranno pertanto: 117.623 milioni di reimpostazioni di fondi statali dei precedenti esercizi, 83.770 milioni di fondi statali a destinazione vincolata e 55.646 milioni di risorse regionali libere da vincoli di destinazione.
In questo settore le risorse sono essenzialmente finalizzate, in primo luogo, ad assicurare l'ammodernamento delle strutture produttive, in relazione al quale programma vengono destinati 26.406 milioni in misura quasi uguale a quella dell'esercizio 1984, ed alla realizzazione di un programma di bonifica ed irrigazione, diretto anche alla creazione di infrastrutture, per il quale è previsto l'impiego di 12.339 milioni di risorse, con un decremento del 12,7% rispetto all'esercizio 1984. In secondo luogo, le risorse sono finalizzate a mantenere il livello dei servizi assicurati al settore, quali la ricerca, la sperimentazione l'assistenza tecnica e contabile, nonché i servizi di supporto alla cooperazione ed alla attività promozionale, con una spesa complessiva prevista di 77.056 milioni, superiore del 7,4% a quella dell'esercizio 1984.
Nell'ambito del progetto montagna, viene incentivata la produzione di carne, specie nelle Comunità Montane dell'Alessandrino e del Cuneese, con l'utilizzo di fondi messi a disposizione dalla CEE. Il comparto zootecnico tuttavia, utilizza nel suo complesso una mole di risorse pari a 57.356 milioni, inferiore dell'1,1% a quella dell'esercizio 1984; 10.344 milioni dei quali sono costituiti da contributi in capitale e negli interessi ad imprenditori agricoli singoli ed associati, per la realizzazione di impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili.
Rientrano pure, nell'ambito del programma di valorizzazione delle zone collinari e montane, il riordino fondiario, il completamento della elettrificazione rurale e la realizzazione di strade interpoderali e vicinali, a cui sono destinate risorse per 21.362 milioni, maggiori del 10,5% alle spese previste per l'esercizio 1984.
Per quanto riguarda le produzioni agricole, si tende ad incentivare e potenziare le colture pregiate, per il quale programma è prevista una spesa di 10.635 milioni, pressoché uguale a quella dell'esercizio 1984.
Nell'ambito del programma per la forestazione, che peraltro impiega risorse complessive per. 24.693 milioni, pressoché di pari ammontare a quelle dell'esercizio 1984, si sviluppa il programma speciale forestale Piemonte finanziato dalla CEE, che mette a disposizione per l'esercizio 1985, risorse per 3.660 milioni circa. Viene infine assicurato un livello non indifferente di risorse per 24.264 milioni, peraltro inferiore del 12,8% a quello dell'esercizio 1984, per favorire l'accesso al credito agrario di miglioramento fondiario.
Altri settori di rilevanza economica e con riflessi occupazionali sono quelli dell'industria e del lavoro, relativamente ai quali gli interventi sono finalizzati al recupero lavorativo delle categorie indicate come maggiormente colpite dalla congiuntura occupazionale, cioè giovani e cassintegrati. A favore di queste categorie si tende ad un recupero attraverso attività organizzate in forme cooperative, ovvero attraverso l'istituzione da parte degli Enti locali di cantieri di lavoro.
In quest'ottica rientra la previsione di un'assegnazione alle Province di 1.500 milioni per l'istituzione nei vari Comuni di cantieri di lavoro per giovani disoccupati e cassintegrati; contributo per 350 milioni per le spese generali di avviamento delle cooperative costituite dalle stesse categorie; finanziamenti e contributi in c/rapitale per 2 miliardi alle cooperative stesse, per l'attuazione di progetti di sviluppo, ed infine la partecipazione alla costituzione di un fondo di garanzia, per favorire l'accesso al credito d'esercizio delle cooperative stesse, con uno stanziamento di 100 milioni. Naturalmente il necessario supporto all'azione di conoscenza dei fenomeni della disoccupazione e cassintegrazione e delle relative dinamiche è assicurato dall'osservatorio sul mercato del lavoro cui viene attribuita una dotazione di 200 milioni.
Ma l'intervento regionale si rivolge anche direttamente al settore industriale, con la realizzazione di aree industriali attrezzate, a completamento delle localizzazioni previste o programmate.
Con stanziamenti per complessivi 3.200 milioni, si fa fronte: all'acquisizione dei terreni ed all'affidamento di un primo lotto di lavori per l'area attrezzata di Varallo Sesia; al completamento dell'area di Ivrea; ed all'avvio dei lavori in quella di Asti, per la quale sono già disponibili i terreni.
Il problema delle aree industriali attrezzate è tuttavia di così vaste dimensioni che la soluzione richiederebbe l'impiego di ingenti quantità di risorse, per cui l'intervento della Regione, limitato al completamento di alcune aree industriali attrezzate di portata limitata, può apparire come un minor impegno della Regione nel settore. In realtà, da un lato le modificate caratteristiche della congiuntura produttiva-occupazionale, che ha investito l'intera Regione ed in relazione alle quali non è più pensabile impostare il problema del riequilibrio industriale sulle rilocalizzazioni delle imprese dalle aree urbane ed in particolare dall'area metropolitana torinese, dall'altro la presenza di innumerevoli fabbricati industriali vuoti da destinare al riuso, consiglia di procedere con cautela nella realizzazione di aree industriali attrezzate, affinch sia successivamente assicurata, sulle medesime, l'effettiva presenza delle imprese industriali ed artigiane.
A favore del settore industriale non si possono infine trascurare i 2.509 milioni, di cui 800 milioni accantonati sui fondi globali, destinati ai sensi della legge 240/81, e della legge regionale n. 17/84, alla partecipazione a società consortili e per contributi agli investimenti delle stesse.
Per quanto riguarda l'artigianato, che rientra pure tra le attività a rilevanza economica e con riflessi occupazionali, occorre rilevare che l'obiettivo fondamentale è la valorizzazione delle possibilità di assorbimento occupazionale, e lo sviluppo di elementi di innovazione tecnologica.
In quest'ottica, la Regione ha concentrato uno sforzo particolare nella realizzazione di aree attrezzate per insediamenti artigiani, tenendo anche presente che a favore dell'artigianato e della piccola e media industria giocano anche le risorse destinate alla realizzazione del programma per la promozione commerciale delle attività produttive.
Nella scarsità delle risorse disponibili, che sono complessivamente inferiori del 17,3% a quelle stanziate nell'esercizio 1984, quelle da destinare a nuovi investimenti non superano i 3.750 milioni, e di esse ben 3.150 milioni sono finalizzati alla realizzazione di aree per insediamenti artigiani. Dì questi insediamenti ne saranno attuati uno nell'area metropolitana torinese, con la creazione di una seconda area nel Comune di Nichelino, ed uno per ciascuno dei Comuni di Trontano, S. Maurizio d'Opaglio e Cossato, rispettivamente interessati alla lavorazione di materiali lapidei, dei casalinghi, e del ciclo tessile.
Si evidenziano così in bilancio due stanziamenti, finanziati con risorse libere regionali, per la realizzazione di aree attrezzate per l'industria e per l'artigianato, stanziamenti che pur facendo fronte a situazioni di reale necessità, nella scarsità delle risorse disponibili forse richiederebbero una maggior correlazione tra le rispettive politiche che li determinano, come unica è la politica della promozione commerciale a favore delle produzioni, sia della piccola e media industria, che dell'artigianato.
Per quanto riguarda la spesa di natura corrente, una quota pari a 350 milioni circa è destinata ad interventi promozionali, ed in particolare all'attivazione di sistemi informativi per la gestione degli albi delle imprese artigiane. Infine, nei fondi globali occorrenti per far fronte ad oneri derivanti da provvedimenti legislativi in corso, recanti spese correnti e spese per investimenti, sono poi accantonate risorse per 3.850 milioni, la cui erogazione sarà autorizzata per interventi regionali, che oltre ad adeguarsi alle linee programmatiche per l'artigianato previste dal Piano regionale di sviluppo, costituiscono un'organica importante revisione dell'insieme degli interventi regionali in materia. Anche in questo caso la somma prevista risulta limitata rispetto alle necessità del settore trattandosi tra l'altro di interventi per favorire l'accesso dell'artigianato al credito agevolato, ma vi è da ritenere, che avviata la nuova legislatura, con l'operazione di assestamento del bilancio la disponibilità di quelle risorse potrà essere incrementata.
L'attività commerciale deve essere considerata nei due aspetti: di attività economica con riflessi occupazionali, e di promozione commerciale delle attività produttive. Per quanto riguarda la distribuzione commerciale, l'intervento regionale si articola in finanziamenti e contributi in capitale per 1.200 milioni, a favore dei Comuni che realizzano infrastrutture commerciali ed in prima istanza mercati ambulanti, nonché in contributi in capitale per 250 milioni a favore degli operatori commerciali singoli ed associati, che trasformano ed innovano i loro punti di vendita rendendoli più efficienti, o che aderiscono a consorzi fidi.
Data la profonda modificazione strutturale di cui è investito il settore commerciale attraverso l'ammodernamento della rete distributiva l'ampliamento delle superfici, la specializzazione e l'introduzione di innovazioni, emerge che la limitatezza delle risorse stanziate a favore degli operatori commerciali singoli, potrebbe rendere opportuna una revisione dei principi che determinano il finanziamento, da parte della Regione, della politica commerciale dei Comuni, la quale o non esiste o si estrinseca nella realizzazione di strutture che favoriscono la grande distribuzione o forme di ambulantato, nessuna delle quali riesce a sostituire quella funzione di assorbimento di una parte considerevole della manodopera lasciata inattiva dalla congiuntura occupazionale, che una sana e moderna rete di distribuzione commerciale può assolvere.
Sotto l'aspetto della promozione commerciale delle attività produttive il bilancio non può che fare riferimento allo specifico programma previsto dal Piano regionale di sviluppo, finalizzato al potenziamento ed al coordinamento dell'attività degli Enti operanti nel settore; per favorire occasioni di migliore collocazione delle imprese piemontesi sul mercato interno ed internazionale.
Tale obiettivo si intende raggiungerlo attraverso: l'attuazione dell'intesa programmatica Stato-Regioni ed il coordinamento tra le Regioni la stipulazione e successiva gestione della convenzione tra le Regioni e l'istituto per il commercio con l'estero, la riqualificazione della Promark secondo un piano di attività già predisposto, la riorganizzazione delle attività fieristiche specie nell'area metropolitana di Torino, in base a quanto previsto dal relativo programma finalizzato.
Per questi obiettivi sono stati stanziati 2.200 milioni, con un incremento del 104,7% rispetto alle risorse impiegate nel 1984, da destinare ad un programma promozionale regionale all'estero, comprensivo delle iniziative che" parzialmente finanziate dalla Regione, saranno realizzate dalla Promark, dal centro estero dell'Unioncamere e dalle associazioni di categoria; nonché ad un programma regionale di promozione del settore artigiano sul mercato interno, realizzato dalla Promark e dalle associazioni di categoria.
Rientra tra le attività a rilevante influenza sul piano economico ed occupazionale anche il settore dell'edilizia abitativa, attualmente caratterizzato da una forte flessione degli investimenti e da una stasi di mercato, anche se qualche segno di ripresa si sta verificando nell'area metropolitana.
In questa situazione, l'intervento pubblico si rende dispensabile, non solo agli effetti di ridurre la tensione sul piano abitativo, ma come fonte di finanziamento finalizzato ai livelli occupazionali, che attualmente sono ridotti ai minimi storici. Essendo le risorse dello Stato in materia di edilizia pubblica residenziale erogate direttamente ai Comuni interessati sul bilancio regionale non trovano allocazione che reimpostazioni di fondi statali non impegnati negli esercizi precedenti, mentre sono in fase di esecuzione le opere a valere sui fondi di cui al terzo e quarto progetto biennale, relativi agli anni 1982/85, della Legge n. 457/78 per l'edilizia sovvenzionata, che complessivamente ammontano a 175 miliardi. Lo stesso discorso vale per i contributi in conto interesse per l'edilizia agevolata che negli anni 1985/86 attiveranno mutui per 230 miliardi ed investimenti complessivi nel settore per circa 450 miliardi.
Interventi straordinari per le aree metropolitane di Torino e Novara sono stati finanziati dallo Stato, con risorse rispettivamente di 113 e 7 miliardi, destinati alla realizzazione di abitazioni da assegnare prioritariamente a soggetti sottoposti a procedimenti di sfratto esecutivo.
Questi interventi, che rivestono un carattere essenzialmente occupazionale-sociale, so no integrati da altri interventi a carattere più propriamente sociale, autorizzati ai sensi dell'art. 2 comma X della legge 94/82, di cui è in fase di erogazione l'assegnazione statale relativa al biennio 1982/83, dell'ammontare di 32 miliardi, in contributi in capitale per l'acquisto, la costruzione o il recupero di alloggi, al fine di favorire l'accesso alla proprietà dell'abitazione da parte delle categorie di cittadini meno abbienti. Sempre in funzione di questo fine, esistono ancora in bilancio stanziamenti relativi alle erogazioni del biennio 1980/81, autorizzati dalla legge n. 25/80, per concessioni di contributi negli interessi per interventi di edilizia pubblica agevolata diretti all'acquisto ed alla costruzione di abitazioni, per complessivi 9.963 milioni.
Concorre, infine, all'obiettivo del sostegno dell'occupazione il settore della formazione professionale, relativamente al quale gli interventi regionali, ai quali il bilancio di previsione dell'esercizio 1985 sì ricollega, sono-ricomprasi nei programmi finalizzati previsti dal Piano regionale di sviluppo.
Il settore trova il suo finanziamento base nella quota di riparto del fondo di rotazione, istituito ai sensi dell'articolo 25 della Legge n.
845/78, per l'attuazione dei progetti di formazione professionale, che per l'esercizio 1985 ha reso disponibili risorse per 5.300 milioni, e nei contributi ad Enti pubblici e privati assegnati dalla Comunità Europea per lo svolgimento di attività di formazione professionale, che per l'esercizio 1985 ammontano a 10.366 milioni, La disponibilità di questi contributi nello stato di previsione della spesa, è tuttavia limitata a 5 miliardi, in quanto la rimanente quota è stata forzatamente destinata a parziale copertura della differenza tra la previsione definitiva, relativa ai contributi in questione.
Abbiamo in precedenza parlato di un secondo complesso di interventi cui corrispondono iscrizioni contabili nello stato di previsione della spesa del bilancio per l'esercizio 1985, il cui riferimento è l'organizzazione del territorio, gli elementi di riequilibrio dello stesso la politica dei servizi e le connesse problematiche di riqualificazione dell'ambiente ed il miglioramento della qualità della vita.
Rientrano in questo complesso di interventi quelli relativi all'attività turistica e sportiva.
Per i primi il bilancio prevede spese per 22.986 milioni, maggiori del 19,8% di quelle dell'esercizio 1984, 6.660 milioni dei quali rappresentano spese di natura corrente, e 16.325 milioni spese per investimenti.
Di queste ultime, 12 miliardi, di cui 6 miliardi reimpostati dagli esercizi precedenti, sono da erogarsi sotto forma di contributi in capitale per la costruzione ed il miglioramento di strutture ricettive, di strutture ed impianti complementari all'attività turistica, il miglioramento della ricettività agrituristica, ecc., mentre 1.500 milioni sono costituiti da risorse regionali senza vincolo di destinazione, da erogare sotto forma di contributi costanti della durata massima di 15 anni, per la costruzione ed il miglioramento di strutture ricettive, di esercizi della ristorazione nonché di strutture ed impianti complementari all'attività turistica.
Relativamente agli interventi della Regione nel settore dello sport sono previste spese per 4.700 milioni, superiori del 27% alle spese relative all'esercizio 1984.
Interventi importanti sono costituiti dai 3 miliardi da erogare ai Comuni, Consorzi di enti locali, Comunità Montane per il recupero di impianti sportivi: si tratta per lo più di opere di completamento finalizzate ad assicurare l'efficienza, sotto il profilo funzionale ed economico, delle strutture esistenti. Per le aree destinate al tempo libero è prevista una spesa di 900 milioni, finalizzati alla riqualificazione di spazi urbani da destinare a verde attrezzato, e ad aree idonee all'attività motoria.
Un altro complesso di interventi finalizzati all'organizzazione del territorio, riguarda la costruzione e l'ampliamento di acquedotti e fognature, nonché di depuratori comunali, per il quale programma di interventi sono previste in bilancio spese per 87.799 milioni, di cui 53.893 milioni riguardano la costruzione di depuratori, mentre 33.906 milioni si riferiscono all'ampliamento o alla ristrutturazione di acquedotti e fognature.
Tenendo conto delle quote parte dei Comuni per interventi in questo settore, si può dire che l'entità degli investimenti complessivamente attivati ammonta a 128 miliardi circa. Si tratta di opere che rivestono una indubbia valenza economica, in quanto per la loro natura creano rilevante occupazione indotta in fase di cantiere, occupazione che suscita l'interesse di numerose piccole e medie imprese locali.
Relativamente a questo settore, per il 1985 sono venuti a mancare i finanziamenti dallo Stato, per cui le spese previste sono finanziate o con la reimpostazione di fondi statali non impegnati in precedenti esercizi, o con risorse regionali senza vincolo di destinazione. Di questa natura sono per esempio i 9 miliardi di contributi in capitale a Comuni, loro Consorzi e Comunità Montane per la costruzione, ricostruzione, ampliamento e potenziamento degli acquedotti e delle fognature, ed i 2.319 milioni di contributi negli interessi, erogati per gli stessi motivi e costituiti da quote di limiti d'impegno slittate dal 1981 al 1984.
Sono invece risorse statali provenienti dalla quota di riparto del fondo per gli investimenti e l'occupazione relativa all'esercizio 1983, e reimpostati nella competenza dell'esercizio 1985, i 5.562 milioni erogati per l'attuazione dei piano di intervento per il potenziamento degli acquedotti di Torino.
In materia di protezione e risanamento delle acque, appartengono ancora ai fondi FIO, relativi all'esercizio 1983 e reimpostati nella competenza del bilancio, i 30 miliardi per depurazione e canalizzazioni consortili nel bacino Alba Nord, e per la depurazione delle acque di scarico dei Comuni della bassa Vai Sesia.
Sono inoltre finanziati mediante reimpostazioni i 1.064 milioni per il risanamento delle acque dell'area metropolitana torinese, nonché i 2 miliardi da erogare alle imprese industriali e i 2.400 milioni da erogare alle imprese agricole per l'ammodernamento degli impianti di tutela delle acque dall'inquinamento.
Sono finanziati, invece, con risorse regionali senza vincolo di destinazione, i 10 miliardi di spese per contributi in capitale, a favore di Consorzi e dì altri Enti locali, nelle spese per la costruzione di collettori e di impianti di depurazione degli scarichi di acque reflue.
Tutti questi interventi nel settore, risultano riconducibili alle finalità specifiche del "progetto Po", oltre che alla generale politica di tutela del territorio e dell'ambiente.
Altro complesso di interventi di spesa per la tutela del territorio riguardano lo smaltimento dei rifiuti solidi, nei suoi due aspetti di costruzione di discariche controllate e di trasporto dei rifiuti solidi urbani. La spesa prevista per questi interventi ammonta complessivamente a 11.203 milioni, con un incremento di ben 9.331 milioni rispetto alle risorse stanziate nel 1984. Si tratta esclusivamente di risorse regionali senza vincolo di destinazione, il cui impiego è finalizzato al contenimento delle condizioni di degrado del patrimonio ambientale e, quindi, ad obiettivi di politica di tutela del territorio.
Per la costruzione di discariche controllate e, più in generale, per la realizzazione di impianti di trattamento dei rifiuti solidi, sono resi disponibili, per il 1985, 8.000 milioni per contributi in capitale a favore di Consorzi tra Enti locali, e 1.622 milioni di contributi negli interessi derivanti da quote di limiti d'impegno slittate dal 1983 al 1984. Saranno privilegiate le opere di maggiori dimensioni, relative ad ampi bacini di utenza attualmente sprovvisti di strutture. Collegati al più generale obiettivo della tutela del territorio, evidenziati nelle politiche di settore del Piano regionale di sviluppo, sono gli interventi per il trasporto dei rifiuti solidi urbani, per i quali sono stati stanziati in bilancio 1.000 milioni, per contributi in capitale a Consorzi tra Enti locali per l'acquisto di attrezzature, e 1.060 milioni, di cui 960 milioni sui fondi globali, per contributi nelle spese di gestione.
Saranno privilegiati gli interventi nelle Comunità Montane, in quanto quei territori, in genere, non dispongono di aree pianeggianti idonee allo smaltimento dei rifiuti, e pertanto devono ricorrere al trasporto degli stessi. Il riferimento specifico per questi interventi, regolati con una diversificazione di norme e di procedure a seconda delle particolari caratteristiche strutturali delle aree montane, lo si trova nel "Progetto montagna".
Correlato sempre alle problematiche della tutela dell'ambiente, pur presentando anche interessanti valenze economiche, per la sua connessione al problema dell'utilizzo ottimale delle fonti energetiche, è il progetto di metanizzazione delle aree periferiche della Regione, per il quale è previsto per il 1985 un intervento per 3 miliardi, accantonati sui fondi globali, che vengono utilizzati nell'ambito del piano SNAM e delle convenzioni Eni-Regione, secondo priorità ancora da definire d'intesa con Comprensori e Province.
In tema di energia e di tutela dell'ambiente, non è possibile trascurare il problema dell'utilizzo delle fonti energetiche rinnovabili per il quale sono disponibili nel bilancio 1985, anche se derivanti da reimpostazioni di fondi statali non impegnati, risorse per 39.200 milioni da erogare in contributi in capitale nel settore dell'edilizia. Altri 43.800 milioni sono disponibili, mediante la reimpostazione dell'apposito stanziamento non utilizzato nel 1984, per l'erogazione di contributi negli interessi a favore del settore agricolo ed industriale, per interventi di contenimento dei consumi energetici.
Tra gli elementi di riequilibrio del territorio, assume una importanza non indifferente l'aspetto del pronto intervento nel caso di eventi calamitosi, ovvero dei ripristini urgenti in dipendenza dei danni provocati da eventi metereologici, Le risorse destinate nell'esercizio 1985 a queste forme di intervento ammontano a 28.558 milioni circa, con un decremento rispetto all'esercizio 1984 del 15,7%. Di queste, le risorse di competenza dell'esercizio 1985, destinate ad interventi a tutela dell'incolumità pubblica, ammontano a 8 miliardi, mentre a 1.350 milioni ammontano i contributi negli interessi per sopperire a necessità derivanti da eventi calamitosi.
Al riequilibrio territoriale concorrono, con particolare rilievo, gli interventi sulla viabilità, per i quali il bilancio 1.985 prevede spese per 36.536 milioni, con un incremento del 20,6% su quelle stanziate nel bilancio 1984. Di queste risorse complessive, 20 miliardi dì fondi regionali senza vincolo di destinazione sono impiegati per l'attuazione ed il completamento di programmi statali nel settore della viabilità, che riveste rilevante interesse regionale, anche se eseguiti da società concessionarie. Questi investimenti saranno infatti gestiti nell'ambito della convenzione Anas-Regione.
Per quanto riguarda la viabilità provinciale e comunale, oltre ai 3.500 milioni per contributi alle Province per la manutenzione delle strade comunali di bonifica classificate tra le provinciali, sono previsti in bilancio 3.200 milioni in contributi in capitale, per la costruzione e la sistemazione di strade comunali e provinciali, e 1.713 milioni di contributi costanti trentacinquennali a Comuni, loro Consorzi e Comunità Montane, nella spesa per la costruzione, il completamento e la sistemazione di strade comunali.
Tale somma è costituita dalle quote dei limiti d'impegno slittate dagli esercizi 1981 e 1984. Collegati a questo complesso d'interventi sono quelli relativi all'elettrificazione, che per il 1985 comportano una spesa di 379 milioni, per il finanziamento di limitati ampliamenti di rete. Ulteriore elemento di rie- di espansione delle strutture scolastiche. Questa diminuzione è conseguente anche alla realizzazione di programmi di edilizia scolastica, attuati dalla Regione negli anni 1976/1981 su finanziamenti della legge 412/75, che hanno determinato investimenti per oltre 100 miliardi, e che hanno fornito una risposta generalizzata e diffusa a gravi fabbisogni pregressi. Esiste tuttavia una domanda tuttora sostenuta per ci che riguarda una serie di puntuali fabbisogni, il cui soddisfacimento richiederebbe la disponibilità di risorse per 80 miliardi, ed alla quale la Regione non potrà far fronte senza un adeguato rifinanziamento della legge 412.
Gli stanziamenti di bilancio consentono appena di soddisfare i fabbisogni di adeguamenti e ristrutturazioni, nelle seguenti misure: 2 miliardi per le ristrutturazioni; 1.800 milioni per interventi urgenti; 100 milioni per palestre ed impianti sportivi scolastici; 100 milioni per scuole materne non statali.
Per quanto concerne i criteri di erogazione, saranno privilegiati i Comuni minori, mentre sani data priorità agli interventi urgenti di carattere strutturale, concernenti la sicurezza degli edifici.
Parlando di tutela del territorio, non è possibile dimenticare di considerare i parchi e le riserve naturali. 11 settore è caratterizzato da un notevole incremento delle spese per il personale, conseguente all'ampliamento degli organici. Le risorse destinate a copertura delle spese di questo settore ammontano a 7.600 milioni, di cui 100 milioni sui fondi globali, con un incremento del 19% rispetto al loro ammontare nel 1984. Tuttavia, a causa del suddetto incremento delle spese per il personale, non sono prevedibili nuovi interventi per acquisizioni, affitti e studi naturalistici; nessun incremento sostanziale è poi previsto per le assegnazioni agli Enti che gestiscono i parchi e le riserve. Tra i servizi diffusi sul territorio quelli di natura culturale sono sicuramente tra i più importanti. In questo campo, i relativi programmi d'intervento sono strettamente correlati con i programmi finalizzati previsti nel Piano regionale di sviluppo.
L'importanza del settore è sottolineata dall'ammontare delle risorse ad esso destinate, che ammontano a 66.915 milioni e toccano i più svariati aspetti del complesso servizio culturale.
Agli interventi strutturali di riordino e di arricchimento delle collezioni e di attività divulgativa a favore del Museo di scienze naturali, per i quali è previsto l'impiego di 1.050 milioni, si accompagna la previsione di interventi edilizi di ristrutturazione di edifici adibiti a servizi culturali, od ancora, ad interventi per l'acquisto o la produzione di beni o di strumenti ed attrezzature da destinare ad attività culturali, per complessivi 4.200 milioni.
Altri interventi riguardano tutta una serie di contributi e finanziamenti ad Enti locali, associazioni culturali, Teatro stabile di Torino, e così via, come supporto finanziario ad una maggior diffusione della cultura, per i quali sono previste spese per 12.850 milioni.
Inoltre un complesso di interventi affrontano il problema dell'aiuto diretto a chi intende approfondire il proprio livello culturale, realizzato attraverso l'assistenza scolastica, le borse di studio, il diritto allo studio nell'ambito universitario, per un complesso di 48.415 milioni, con un incremento del 6,5% sull'ammontare delle risorse stanziate nell'esercizio 1984.
La sanità e l'assistenza rappresentano un altro servizio diffuso sul territorio, di importanza vitale per la collettività regionale. La linea politica, cui gli interventi in questo settore si ispirano, è quella sviluppata nella proposta di piano socio sanitario regionale per il triennio 1985/87, in fase di consultazione. Obiettivo fondamentale degli interventi in questo settore risulta essere l'integrazione funzionale e territoriale fra il comparto sanità e quello socio-assistenziale.
In proposito si tratta di realizzare una piena valorizzazione delle risorse disponibili, in particolare di quelle finanziarie, come è proprio di una politica di piano. Per l'esercizio 1985 le risorse attualmente disponibili per il settore sanità ammontano a 3.204.722 milioni, 2.959.602 dei quali per le spese correnti e 16 miliardi per spese d'investimento. Si riteneva che con la legge finanziaria dello Stato per l'anno 1985, tuttora all'esame del Parlamento, sarebbe stato previsto un incremento sia della quota di riparto del fondo sanitario nazionale per la spesa corrente, sia di quella per gli investimenti, la quale ultima avrebbe dovuto raggiungere l'ammontare di 80 miliardi. Mentre l'incremento della quota di riparto per le spese correnti - seppure sotto stimato rispetto alle reali esigenze - è già stato accertato in 359.602 milioni nella prima nota di variazione al bilancio, nessuna traccia appare invece dell'auspicato incremento della quota di riparto per le spese d'investimento. Rientra infine nelle previsioni programmatiche che riguardano il settore della sanità un'ulteriore disponibilità di 50/70 miliardi derivanti da fonti esterne al fondo.
Relativamente al comparto socio assistenziale, le disponibilità di risorse ammontano a 77.889 milioni, mentre il fondo per la gestione dei servizi socio assistenziali ammonta attualmente a 50.887 milioni: 40 miliardi dei quali provenienti da assegnazioni statali vincolate ad interventi socio-assistenziali, 10.887 milioni rappresentati da risorse regionali non vincolate. Vi è da ritenere che, nel corso del 1985, tale fondo possa ulteriormente incrementarsi fino a raggiungere i 55 miliardi.
Queste risorse saranno poste a disposizione delle Unità Sanitarie Locali con i criteri di riparto previsti dalla legislazione regionale in materia e secondo le linee fissate dal piano socio sanitario. Gli interventi in questo settore, riguardano anche la riorganizzazione dei servizi di base quali gli asili nido, per la cui costruzione, manutenzione e gestione, sono stanziate spese per 10.227 milioni, mentre nell'ambito del progetto anziani sono poi stanziati 186 milioni, quale contributo trentacinquennale per la costruzione, l'ampliamento e la ristrutturazione di case albergo, centri di incontro, case di riposo per anziani, ecc.
Per gli interventi di carattere essenzialmente assistenziale è stato riconfermato lo stanziamento di 1 miliardo, per contributi ad Enti ed istituzioni di assistenza, sussidi assistenziali e contributi per provvidenze eccezionali specialmente in caso di pubbliche calamità.
Un ulteriore servizio diffuso sul territorio, non meno importante per una migliore qualità della vita della collettività regionale, è rappresentato dai trasporti. A questo settore, comprendente il trasporto stradale, quello lacuale, lo sgombro neve, ecc, il bilancio destina risorse per 327.762 milioni, di cui 33.555 milioni, provenienti dalla legge 151/81 sono disponibili per spese d'investimento, e 274 miliardi sono destinati al ripiano dei disavanzi d'esercizio delle aziende di trasporto, pubbliche e private, di persone.
Tale cifra tuttavia non è sufficiente a coprire i disavanzi maturati negli esercizi precedenti, a causa del rifiuto governativo di adeguare nel 1982 il fondo nazionale trasporti alla reale spesa consolidata del settore,ai cui pesanti effetti negativi si sono sommati quelli del non adeguamento successivo ai tassi programmati d'inflazione. Se, come pare ormai certo, la legge finanziaria dello Stato non apporterà seri correttivi alle previsioni finora formulate, la differenza in rosso per il solo Piemonte sarà di circa 50 miliardi.
Per la navigazione lacuale sono previsti interventi per 14.104 milioni costituiti essenzialmente da reimpostazioni nella competenza dell'esercizio 1985 di fondi statali con vincolo di destinazione, non impegnati nei precedenti esercizi.
Rilevante infine il contributo di 1 miliardo ai Comuni e loro Consorzi per l'acquisto di scuola bus, per il trasporto di alunni della scuola materna e della scuola dell'obbligo, nonché l'incremento di 500 milioni circa per l'espletamento del servizio di sgombro della neve.
S'era detto in precedenza di un terzo complesso di interventi nel settore dello studio, della ricerca e della progettazione, ma in funzione della politica di programmazione e di pianificazione del territorio. In relazione a questi interventi si evidenziano taluni problemi inerenti il rapporto della Regione con gli enti strumentali e le società a partecipazione regionale. Essi concernono in particolare due diversi ordini di interventi: da un lato quelli connessi all'affidamento ad alcuni Enti e società di specifici incarichi di studio di ricerca e di elaborazione dall'altro gli interventi regionali realizzati attraverso le iniziative delle società a partecipazione regionale. Alla prima specie appartengono ad esempio gli incarichi affidati all'Ires, al quale sono affidate sia ricerche e studi che assumono rilevanza nei confronti della programmazione regionale, sia specifici affidamenti di settore, per cui potranno individuarsi un'attività ordinaria dell'Istituto ed una attività più specifica, riferita a singole materie d'interesse regionale. Rientrano pure in questa prima categoria le commesse già avviate, ed i nuovi progetti di studio e di ricerca che saranno affidati all'Ipla SpA, con rilevanza sul territorio, sulla forestazione e sulla tutela del patrimonio naturalistico.
All'Ipla è stato pure affidato l'intervento di durata triennale finanziato con i fondi FIO 1983, per la formazione di operai forestali, ed interventi silvo-colturali in Vai Sessera. Questi interventi si inquadrano nel contesto del piano Piemonte foreste, predisposto dalla stessa Ipla e di cui la Regione ha proposto il finanziamento, sui fondi FIO 1984, di un ulteriore stralcio.
Della stessa natura sono le commesse che la :Regione affida al CSI, in funzione della realizzazione del sistema informativo regionale. Un diverso ordine di problemi di rapporto, comportano le iniziative portate avanti dalle società a partecipazione regionale, nei settori della infraristrutturazione e dello sviluppo dell'attività promozionale a rilevanza produttiva. Mentre per quest'ultima sarà realizzato il programma di attività della Promark, per l'avvio della realizzazione dell'Interporto di Torino, di competenza della Sito SpA, si dovranno ricercare risorse oggi non previste a bilancio, mentre uno stralcio per l'inizio delle opere è stato proposto al finanziamento sui fondi FIO 1984. Il previsto aumento del capitale sociale della società, sarà evidentemente condizionato, oltre che dal comportamento della componente privata che vi partecipa, dalle disponibilità finanziarie della Regione e degli altri Enti pubblici, che influirà sulla possibilità e sui tempi della necessaria acquisizione dei terreni sui quali dovrà insistere l'interporto.
Nei riguardi della Finpiemonte, il futuro programma di sviluppo proposto dalla società sarà condizionato dagli atteggiamenti che saranno assunti dai più importanti partners della Regione.
Il discorso, relativo ai rapporti della Regione con i suoi principali enti strumentali, non può peraltro essere avulso da quello che riguarda l'intera attività di funzionamento degli organi istituzionali, e dell'apparato burocratico regionale, come pure delle sue implicazioni sugli stanziamenti di bilancio.
In proposito, per quanto riguarda l'area di attività, le previsioni di spesa presentano un incremento rispetto all'esercizio 1984 del 3,6%, quindi al di sotto del tasso d'inflazione programmato e in diminuzione in termini reali.
Concorrono a questo risultato la diminuzione di 2.525 milioni della spesa per il personale, nonostante l'applicazione del contratto, per effetto della riduzione dell'organico, nonché una contrazione per 2.494 milioni delle spese per le consulenze.
Sul piano istituzionale si incrementano del 31,9% le spese per il Consiglio regionale, a causa dell'applicazione della legge regionale n.
9/84, recante norme sulla previdenza e l'indennità di fine mandato dei Consiglieri regionali del Piemonte, mentre diminuiscono di 45 milioni le spese per la Giunta regionale. Le spese per beni e servizi si accrescono rispetto:al 1984 nella misura del 18,25% pari a 8.407 milioni, rispetto al loro ammontare nel 1984; di questa maggior disponibilità di risorse, 4.500 milioni incrementano il capitolo per l'acquisizione e la manutenzione straordinaria degli immobili di proprietà regionale, che passano a 22 miliardi, e 2.150 milioni incrementano il capitolo relativo alle spese per l'acquisto e l'uso degli impianti di telecomunicazioni, portandolo a 5 miliardi.
Il programma enti strumentali della programmazione si è incrementato di 1.520 milioni, rispetto allo stanziamento dell'esercizio 1984 corrispondente alla maggior quota di finanziamento attribuita all'Esap mentre i 300 milioni attribuiti in più all'Ires sono compensati da un decremento del contributo regionale al consorzio di calcolo.
Per quanto riguarda il programma decentramento sono diminuite di 288 milioni le spese per i Comprensori, mentre il complesso delle risorse statali e regionali da erogare alle Comunità Montane sono diminuite di 802 milioni, pari al 7,6%.
Lo stanziamento per l'attuazione delle deleghe agli Enti locali è rimasto costante a quello dell'esercizio 1984, anche perché più del 50% di quello stanziamento è ancora conservato sui residui passivi presunti.
Pressoché costante rispetto all'esercizio 1984 si è mantenuta, (6.900 milioni) la spesa per il programma d'informazione. Un notevole decremento pari al 52%, subisce invece la spesa per il programma di attività per la programmazione socio-economica, a causa soprattutto della minor previsione di spesa per le consulenze esterne. In relazione all'area di attività, che per lo più è caratterizzata da spese di natura corrente, l'esistenza di residui passivi presunti per 27.548 milioni induce a riflettere sulla effettiva capacità di pagamento della Regione, specie se si considera che ben 17.724 milioni di questi, pari al 64,3%, sono residui passivi di spese per acquisti di beni e servizi, e quindi derivanti con tutta probabilità da deficienza di liquidità di cassa.
Un'ultima considerazione riguarda i residui passivi, che attraverso la pratica delle reimpostazioni si riesce a mantenere entro limiti fisiologici (312.797 milioni). In ogni caso, vi è da ritenere che essi non rappresentano tanto il segno di una limitata capacità di spesa della Regione, quanto piuttosto la conseguenza di una più generale politica di contenimento della spesa pubblica, e di una estrema limitatezza delle disponibilità liquide di cassa. Lo stanno a dimostrare anche gli 818 miliardi circa di residui attivi, quasi esclusivamente derivanti da mancate erogazioni delle assegnazioni da parte dello Stato.
Colleghi Consiglieri, la recente relazione annuale della Corte dei Conti sullo stato della finanza pubblica, nel capitolo dedicato alle Regioni, ha rilevato che nel 1983 soltanto la Regione Piemonte aveva presentato ed approvato in tempo utile il bilancio di previsione, evitando l'esercizio provvisorio. Ciò vale anche per i bilanci 1984 e 1985 e rappresenta indubbiamente un segno di corretta e capace gestione amministrativa.
Le linee del bilancio di previsione, che con questa relazione ho cercato di illustrare, credo corrispondano agli indirizzi del Piano regionale che abbiamo appena approvato, ed all'attuazione degli obiettivi prioritari in esso contenuti. Peraltro, per taluni tipi di intervento, il confronto sviluppatosi in Commissione ha fatto emergere la disponibilità della Giunta di manovrare attraverso successive variazioni di bilancio agli adeguamenti ed ai riequilibri delle previsioni, che l'evolversi della situazione rendesse necessari.
Il bilancio pluriennale presenta la medesima coerenza, pur nei limiti di previsione imposti dalle perduranti incertezze, relativi al quadro delle risorse regionali, al cui evolversi potranno e dovranno successivamente operarsi le opportune correzioni ed integrazioni.
Per quanto riguarda i bilanci degli Enti strumentali e dei parchi, che sono allegati al bilancio regionale, mi limito a sottolineare Io sforzo che essi manifestano di utilizzare al meglio le scarse risorse disponibili e di massimizzarne gli effetti. A questo proposito va altresì giustamente evidenziato che con il bilancio 1985, con la sola eccezione dell'Ires dovuta al ritardo dell'approvazione della legge di nuovo assetto dell'Istituto, viene integralmente applicata la normativa prevista dalla legge di contabilità regionale, relativa ai bilanci degli Enti dipendenti della Regione.
Per tutte le altre ragioni illustrate, la Commissione ha a maggioranza approvato i documenti di bilancio e ne raccomanda l'approvazione da parte di questo Consiglio.



PETRINI LUIGI



PRESIDENTE

La discussione è aperta.
E' iscritto a parlare il Consigliere Vetrino.



VETRINO Bianca

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, la presentazione del bilancio di previsione 1985 è secondo noi anche l'opportunità che viene offerta all'ente regionale di misurarsi con i problemi economici sociali che la nostra società presenta e che a nostro avviso si possono sintetizzare in tre punti: 1) far fronte alla competizione internazionale sia nel campo dell'innovazione industriale, sia in quello dell'agricoltura e dei servizi 2) vincere o attenuare il problema drammatico della disoccupazione, non solo dei giovani, ma anche di coloro che vengono espulsi dai processi produttivi 3) fare in modo che il Piemonte offra ai suoi abitanti un contesto vivo e ricco di maggiori possibilità di incontri e scambi tra tutti coloro che vi risiedono.
Prima di verificare se gli obiettivi politici che la Giunta si è posta nel redigere il presente bilancio siano compatibili con questi problemi, mi soffermerò brevemente su questi problemi.
Sul processo tecnologico in atto: i più ottimisti ritengono che il Piemonte si trova ad essere in questo momento di forte innovazione tecnologica di processo e di prodotto, in una fase particolarmente dinamica. L'impatto della microelettronica, che coinvolge non soltanto il sistema produttivo, ma anche il settore della comunicazione agli uffici può avere conseguenze determinanti facendo parlare di una tecnocity o di Silicon Valley italiana. Mentre si innova il sistema industriale piemontese si internazionalizza, questa internazionalizzazione potrebbe sembrare un dato negativo perché rende il Piemonte indipendente non solo dalla ripresa economica nazionale, ma anche da quella mondiale, eppure rappresenta un dato fortemente positivo perché inserisce la realtà industriale piemontese a livello della grande competitività internazionale.
Questi processi di modernizzazione in atto nella nostra società, come è noto, hanno avuto la conseguenza della riduzione del numero degli occupati e per raggiungere la piena occupazione sarebbe necessario creare, secondo gli esperti, entro il 1991 circa 360 mila nuovi posto di lavoro. Fino a quella data, infatti, non si potrà beneficiare della diminuzione delle nascite che incomincerà ad avere i suoi effetti sul mercato del lavoro soltanto tra una decina di anni e anche solo per mantenere lo stesso tasso di disoccupazione esistente in Piemonte, nel 1981 sarebbe necessario creare entro il 1991, 100 mila posti di lavoro.
A questo problema ne richiamo un altro che è quello dell'invecchiamento della popolazione. Gli ultra sessantenni aumenteranno la loro incidenza sulla popolazione complessiva che attualmente in Italia è del 23%, al 26,5%, nel 1991, e al 30% nel 2000. Dal canto loro i giovani fra i 18 e i 24 anni rappresenteranno al 1991 il 10,3% della popolazione, per scendere nel 2000 al 7,3%.
Il tasso di dipendenza degli anziani nei confronti della popolazione lavorativa passerà dagli attuali 39 a 40%, al 44% del 1991 e al 52% del 2000.
Una percentuale elevata di popolazione anziana vuol dire per una società avanzata dotarsi di strutture e di servizi più adeguati che spaziano dal settore abitativo a quello alberghiero turistico, a quello medico e paramedico ed arricchire l'ambiente sociale di infrastrutture moderne.
Tale problema, posto inoltre un assetto sociale che consenta di evitare l'emarginazione di fasce della popolazione, che assumono per la loro rilevanza numerica una importanza determinante nel contesto umano della nostra Regione.
Veniamo dunque al nostro bilancio.
Mentre mi riprometto di suffragare subito l'affermazione che farò con dati di bilancio, devo dire che a nostro avviso nessuna connessione esiste tra il documento contabile che abbiamo di fronte e l'esigenza della società nuova che ho cercato di sintetizzare nella mia introduzione.
Dirò di più, che non esiste alcuna connessione tra questo bilancio e il Piano di sviluppo che la Giunta regionale ha votato una settimana fa e che prefigurava nel suo scenario queste esigenze.
Cercherò di suffragare questa mia affermazione che reputo pesante con le cifre.
L'infrastrutturazione e lo sviluppo delle attività di rilevanza produttiva e commerciale, sono obiettivi del Piano di sviluppo, ma dobbiamo ritenere non del bilancio 1985, se consideriamo che nemmeno una lira viene posta per il Sito, mentre prendiamo a conoscenza che il previsto aumento di capitale a 4 miliardi, è stato contenuto a 900 milioni, che, come è noto serviranno a pagare i debiti del Sito.
Il Presidente Viglione ha rilevato scarso entusiasmo rispetto a questa opera da parte dei privati. Noi diciamo che è la Regione che deve dimostrare entusiasmo a decidere quello che intende fare.
Siamo stupiti anche noi, quanto l'Unione Industriale, la Finpiemonte che non ci sia stanziamento alcuno in questo bilancio e noi chiediamo subito al Presidente Viglione una nota di variazione e cioé un trasferimento di 40.024.004 milioni (cifra anche richiesta dalla Finpiemonte) per poter da un lato partecipare all'aumento di capitale e dall'altro acquisire la: disponibilità delle aree su cui dovrà realizzarsi il primo modulo funzionale. Noi diciamo anche, Presidente Viglione, da quale capitolo stornare questa relativamente ingente cifra.
Dal capitolo 1000, quelle delle acquisizioni patrimoniali che presenta una previsione in conto 1985 di 22 miliardi, e che dal 1980 ad oggi ha visto acquisizioni per circa 65,3 miliardi; una bella cifra che ha rappresentato una scelta patrimoniale della Regione.
Lo stanziamento dell'apposito capitolo su Sito è dunque possibile, la Regione faccia la scelta, acquisti i terreni, faccia con la Finpiemonte il progetto definitivo e lo si mandi al Fio per il finanziamento.
Forse quando i privati constateranno qualche atto decisionale della Regione, saranno costretti a dimostrare il loro entusiasmo.
Se il capitolo della infrastrutturazione ha deluso, non di meno ha deluso quello sulle aree attrezzate. La nota di variazione varia per fortuna, di un miliardo in più, l'esiguo stanziamento di 2.200 milioni ed è tutto sommato ancora un po' poco se pensiamo alle ambizioni della legge regionale 9 del 1980 e alle potenzialità intrinseche della legge.
Ci sono altre cifre del bilancio che fanno pensare a quale sia la reale volontà della Giunta di passare da un bilancio di assistenza a un bilancio di sviluppo.
Prendiamo il capitolo della tutela dell'ambiente. Per la sistemazione idrogeologica negli anni dal 1980 al 1984 si sono spesi 50 miliardi, una cifra che di per sé non può dire nulla ma che fa pensare se si considera che nello stesso periodo la Regione ha speso 134 miliardi nel cosiddetto "pronto intervento". Anche a questo riguardo si preferisce la cura della prevenzione.
Identiche considerazioni si potrebbero fare per il turismo, settore che a nostro avviso può rappresentare per il Piemonte un futuro business capace di nuove attività industriali nei settori di punta. Ma qual è l'impegno del Piemonte? L'intervento statale è di 6 miliardi e va bene, la Regione distribuisce in propaganda circa 4 miliardi per lo svolgimento di attività concernenti il turismo, per contributi ad enti pubblici per manifestazioni, per contributi una tantum e stanziamenti che sono imposte iscritte dal bilancio, mentre le risorse libere raggiungono soltanto un miliardo e mezzo per la costruzione ed il miglioramento delle strutture ricettive, per la ristorazione e per gli impianti complementari ed attività turistica, cioé un progetto di minima rispetto a questo problema che viceversa secondo noi dovrebbe essere oggetto di un progetto importante.
Penso qualche volta ad un progetto di affermazione di una immagine turistica del Piemonte.
So che Torino non è Parigi né Roma, ma ritengo che qualche tentativo in più per immetterla nel giro delle grandi capitali anche turistiche europee potrebbe essere fatto, utilizzando al meglio anche gli investimenti nel campo culturale, soprattutto con azione di maggior coordinamento tra le iniziative dell'ente pubblico e quelli dei privati.
Il salone dell'automobile al Lingotto è stato un successo, è stato detto, se è vero, che circa 650 mila visitatori hanno visitato il salone.
Ma chiedete ai commercianti di Torino quante di queste persone hanno visitato oltre al salone la città? Vi sorprenderà la notizia: una percentuale ridicola. Così come è urgente un maggior coordinamento tra queste iniziative, così come è urgente questo maggior coordinamento nel campo della formazione professionale.
Noi abbiamo speso negli anni dall'80 all'84, circa 300 miliardi nella formazione professionale. Nel 1985 contiamo di spenderne circa 45 miliardi.
Ho parlato prima della innovazione tecnologica, che ha portato alla ribalta in tutta la sua ampiezza ed urgenza il problema della riqualificazione professionale. Anche se si registreranno delle variazioni demografiche favorevoli alla piena occupazione ci si troverebbe di fronte ad una sempre crescente espulsione dì manodopera a bassissimo livello e dall'altro lato ad una richiesta di personale qualificato non solo in senso tecnico o professionale, ma con una preparazione di base diversa che lo ponga in grado di affrontare l'era dell'automazione sia in fabbrica che in ufficio.
Ne va sottovalutato un altro aspetto che è anch'esso legato alla formazione e cioé la possibilità di sviluppo di nuove attività imprenditoriali favorite dall'esistenza in Piemonte di un humus di aziende di consorzi, di servizi, di finanziamenti e di centri di ricerche che ne possono favorire la crescita.
Bisogna ricordare a questo proposito che i tanti decantati milioni di posti creati dal sistema economico americano negli ultimi anni, non provengono né dalle grandi imprese industriali, né dalle aziende tecnologicamente avanzate, ma piuttosto di aziende che operano nei settori maturi e da una miriade di attività imprenditoriali e artigianali che rispondono ai diversi bisogni sociali emergenti.
Vorrei rivolgermi all'Assessore Tapparo: i 45 miliardi del bilancio di previsione 1985 per la formazione professionale consentono di adeguare le professionalità ad un sistema avanzato come quello piemontese in grado di seguire la velocità dello sviluppo tecnologico ed economico? E quali azioni si prevedono per il potenziamento e la diffusione di moderni organi di servizio, di terziario avanzato che consentono soprattutto alle piccole e medie aziende o alle nuove attività imprenditoriali di avere a disposizione un materiale umano con conoscenze adeguate? L'intervento più massiccio nella formazione professionale è di 31 miliardi sul capitolo 11.555 intitolato "contributi ad enti pubblici e privati per l'organizzazione ed il funzionamento dei corsi di formazione addestramento professionale, e dei corsi per apprendisti", mentre nella relazione Valeri viene scritto che "soltanto 300 milioni sono andati all'aggiornamento nei settori della piccola imprenditoria e del lavoro autonomo". Non voglio fare il discorso sulla formazione professionale che abbiamo già fatto tante volte, ma rinnovo la mia domanda all'Assessore Tapparo.
Signor Presidente, colleghi Consiglieri, mentre il tempo che mi è stato assegnato fugge velocemente, mi accorgo di non aver ancora toccato in questo mio intervento i punti che rappresentano i punti cardine, incostanti e classici sui quali il P.R.I. si diffonde in sede di discussione di bilancio.
Ho rinunciato lasciando da parte quest' anno la parte dell'entrata al discorso della gonfiatura delle entrate alla nota e sempre pendente vicenda dell'avanzo finanziario che a consuntivo diventa un disavanzo e quindi è un avanzo fittizio all'eccessivo mutuo di indebitamento per il pareggio di 240 miliardi, mentre facendo il calcolo preciso, in base ai criteri definiti dalla legislazione vigente, l'indebitamento possibile è al massimo di 150 miliardi. Non ho parlato, rinunciando in parte a temi che, peraltro ho già toccato, degli enti strumentali, delle deleghe ai Comuni e dei Comprensori.
Voglio aggiungere però qualche cosa sulla spesa di funzionamento dell'Ente regionale.
C'è a mio avviso un contenimento che è solo apparente. Difatti ogni anno questo apparente decremento viene poi rivisto ed aumentato in sede di assestamento. Per contro, occorre dire che l'organizzazione della Regione non è di molto migliorata; apprezziamo certamente la volontà del Presidente Viglione di assestare l'organico a quota 2500, quello che si potrà fare, ma le spese per la formazione professionale dei dipendenti, continuano ad essere irrisorie. Per contro, quando abbiamo avuto bisogno di professionalità particolari, per esempio, per riempire le schede del FIO abbiamo incaricato la Finpiemonte la quale ha preso dei consulenti. Così è successo anche per i piani socio-economici e territoriali. La scelta sulla professionalizzazione dei dipendenti è ancora una volta rinviata, mentre l'attività di ricerca e di consulenza che è stata-, dall'80 all'84 di circa 15 miliardi, sarà per quest'anno di tre miliardi un po' meno dello scorso anno, ma il discorso delle consulenze non è quello che ci interessa di più anche perché se la consulenza è utile e qualificata, come sapete, i nostri voti ci sono sempre stati.
Purtroppo ci sarebbe da chiedersi se - avendo tra l'altro recentemente varata la legge di riforma dell'Ires - questo istituto non debba assumere una parte di questo capitolo del bilancio regionale.
Non vedo l'Assessore Ferraris e vorrei dirgli che non ho parlato di agricoltura, anche se ho posto il problema agricolo all'inizio del mio intervento come uno dei settori dello sviluppo anche tecnologico della nostra società, ma perché meglio di me potrebbe parlarne il collega Gastaldi.
Gli stanziamenti a favore dell'agricoltura sono stati in questi ultimi anni abbastanza consistenti, anche se caratterizzati a volte da residui attivi perché non ci vengono dati, sia dei residui passivi, e dal fatto che buona parte dei finanziamenti sono dovuti a stanziamenti statali.
Sulla politica ci sarebbe da discutere a lungo, molte delle iniziative le abbiamo condivise e le abbiamo anche votate, soprattutto vorremmo parlare di più di quella portata avanti dall'Esap che quest'anno vede il capitolo per il suo finanziamento aumentato del 100%, 4,6 miliardi.
Signor Presidente, concludendo questo mio intervento mi sembra di poter dire che il Piemonte, come società generalmente intesa e la Regione Piemonte, come ente istituzionale, di governo, sono entrambi ad un bivio.
Il Piemonte si chiede se deve mobilitare le energie e le risorse economiche e culturali di cui storicamente dispone, e che lo avvantaggiano rispetto ad altre Regioni italiane, verso un obiettivo di innovazione globale oppure se mantenere il trend manifestatosi alla fine degli anni '70 e parzialmente recuperato agli inizi degli anni '80, di accettare un triste futuro di società in gran parte assistita e più vecchia.
La Regione Piemonte deve decidere se rinchiudersi in sé stessa nella gestione dell'esistente del giorno per giorno con bilanci sempre più problematici, oppure se giocare in quest'ultimo scorcio di secolo alle soglie del 2000 il ruolo di organo di governo consapevole e compartecipe di una società civile preparata e che aspetta dall'Ente pubblico tante risposte che in questi anni non ha avuto come la totalità dei consultati ha ripetuto anche in quest'ultima consultazione sul bilancio 1985.
Per il Piemonte e per la Regione Piemonte si tratta di cogliere le occasioni, oppure indirizzare la nostra zona verso un doloroso irreversibile declino.
Tutto questo dipenderà dalla coerenza e dallo sforzo innovativo che le amministrazioni locali, le categorie imprenditoriali e sociali riusciranno a fare.
E' ovvio che il Governo di Roma i cui ritardi nell'interpretare i fenomeni di questi anni sono stati da noi sempre messi in evidenza dovrà giocare una parte rilevante e per questo attendiamo con fiducia l'incontro dell'U gennaio a Torino, ma molto può già essere fatto in Piemonte da solo per tenere sotto controllo e, eventualmente modificare, le prospettive di sviluppo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carletto.



CARLETTO Mario

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, stiamo affrontando la discussione sul bilancio del 1985, un bilancio di fine legislatura, di una legislatura difficile, di una legislatura nella quale abbiamo vissuto momenti di grande preoccupazione ed anche, se mi consentite, di disinteresse rispetto ai problemi del nostro Piemonte. Vorrei far rilevare se i colleghi me lo consentono, che l'intervento estremamente lucido ed interessante della collega Vetrino, Capogruppo del P.R.I., ha visto l'assenza del Capogruppo del P.C.I. dall'aula, ha visto l'assenza quasi totale del Capogruppo del P.S.I., ha visto l'assenza quasi totale perché è entrato da pochi minuti il Presidente Benzi del Gruppo P.S.D.I. E quindi un sostanziale disinteresse della maggioranza e delle forze politiche che la sostengono agli interventi del Capogruppo del P.R.I., questo non lo dico perché soffro in questo momento di questa assenza.
Credo di poter parlare anche con queste assenze e di poter dire delle cose che mi augura possano interessare gli altri amici presenti, ma è la fotografia di una drammatica situazione di questo Consiglio regionale nel quale dobbiamo registrare che anche di fronte a problemi importanti come il bilancio, prevalgono interessi ed attenzioni di altro tipo nei corridoi che impediscono a noi che abbiamo responsabilità di guidare questo Consiglio regionale, di seguire interventi come quello del Capogruppo del P.R.I.
Bilancio di fine legislatura, di una legislatura difficile, di una legislatura che si conclude con una serie di fotografie che vogliamo ricordare.
Rapporti difficili tra maggioranza ed opposizione, dobbiamo constatarlo, confronto aspro, spesso tra le forze politiche quando si riesce ad entrare nel merito dei problemi, confronto disattento quando nei problemi non si riesce ad entrare. Scandali che hanno investito il Piemonte e le Giunte di sinistra del Piemonte, assenza che noi giudichiamo grave di guida politica in Consiglio regionale, programmazione inesistente, rapporto contraddittorio con i Comprensori.
Lo so che queste cose non fanno piacere alla maggioranza, ma credo che in un confronto tra maggioranza ed opposizione anche la maggioranza debba stare un attimo ad ascoltare le valutazioni che l'opposizione fa, quindi credo che sia mio dovere a nome del mio Gruppo di dire queste cose perch non le diciamo in modo strumentale, ma le diciamo perché le pensiamo.
Dobbiamo anche ribadire che nei comportamenti e nella forma non si riesce a recuperare. Ieri sera io ed il Capogruppo del P.L.I. ci siamo rifiutati di ritirare questa relazione per questioni di dignità, non perch ritenga ininfluente la relazione del Consigliere Valeri rispetto alla discussione sul bilancio, ma perché è una questione di dignità.
Con questo non voglio dire che la responsabilità è del Presidente della I Commissione, ma è del mancato funzionamento dell'istituzione regionale che non consente ai Consiglieri di fare il proprio dovere. La consegna della prima nota di variazione al bilancio, che i colleghi hanno avuto questa mattina, è l'ulteriore dimostrazione di questo scollamento e di questa mancanza di volontà di lavorare seriamente per affrontare i problemi del Piemonte. Che cosa ci resta a fine legislatura? Ci restano i problemi sicuramente irrisolti, ci restano i problemi della Giunta di sinistra. Presidente Viglione, i proclami di 40 mila posti di lavoro che lei annunciò e che noi stiamo sempre aspettando, sono gli 84 progetti, e gli 11 progetti sugli obiettivi mirati al 1985? L'anno scorso ebbi modo di dichiarare il libro dei sogni di quegli 11 progetti. Vorrei che il Presidente della Giunta nella replica ci dicesse quanti di quei progetti sono stati avviati e realizzati.
Credo che sia sotto gli occhi di tutta la politica fallimentare della sanità e dell'assistenza di questa Regione. La politica degli enti strumentali è nota a tutti; la maggior parte di loro non hanno risposto alle aspettative della comunità regionale.
La politica del personale regionale è nota a tutti e lei Presidente Viglione la conosce bene: è una politica fallimentare che lascia aperti tutti i problemi (problemi di applicazione del contratto, di strutture, del Piano di sviluppo approvato a fine legislatura, con un atto da noi ritenuto scorretto e per il quale non cì siamo atteggiati nel merito, ma siamo usciti dall'aula, un piano di sviluppo presentato a fine legislatura che è costato più di venti miliardi). In questo scenario, che giudichiamo negativo, l'unico aspetto positivo è quello di tentare di approvare il bilancio entro la fine dell'anno. Siamo contro gli esercizi provvisori e la Giunta deve dare atto del contributo che le opposizioni hanno dato in questo mese per far sì che il bilancio fosse approvato nei termini previsti dalla legge.
La disattenzione della maggioranza rispetto alle proposte che l'opposizione ha sempre fatto in questi anni, sono la dimostrazione di disattenzione e di miopia politica.
Il ruolo delle opposizioni è un ruolo che poteva essere interessante ed incisivo in questa Regione e lo abbiamo dimostrato in due recenti vicende: la legge 56 ha avuto un contributo significativo e deciso delle opposizioni ed in particolare quello della D.C., ed il ruolo che le opposizioni stanno svolgendo sul problema energetico.
Credo che queste due occasioni di serio confronto nelle quali è stata data l'opportunità alle opposizioni di entrare seriamente nei problemi, ci diano la possibilità di svolgere un buon lavoro.
Il bilancio 1985 dimostra ancora questa insensibilità e non è accettabile, come alibi, l'attacco al Governo contenuto nella relazione che accompagna il disegno di legge, attacco che se è condivisibile, in minima parte, per alcuni ritorni al centralismo statale è grave se formulato in questo modo da forze politiche che fanno parte del governo, del quale condividono la politica e gli obiettivi, che in parte si stanno realizzando.
Ma come giudica la D.C. il bilancio 1985? 1. IL CARATTERE "ELETTORALE" DELLE PREVISIONI DI ENTRATA E DI SPESA



DEL BILANCIO REGIONALE

L'imminenza delle prossime elezioni ha convinto la Giunta regionale dell'opportunità di garantirsi una disponibilità adeguata di risorse, da procurarsi attraverso una sovrastima di alcune poste di entrata e la sottostima di talune spese. In particolare, le previsioni in eccesso (e in difetto) riguardano: l'avanzo finanziario per 80 miliardi le tasse sulle concessioni regionali per 3 miliardi le tasse sulla circolazione degli autoveicoli per 5 miliardi le spese di funzionamento per 15 miliardi i mutui per 50 miliardi per un totale di circa 150 miliardi.
Del resto, l'eccessiva previsione di mutui appare evidente se si considerano le difficoltà, della Regione di indicare, per lo stesso ammontare, i capitoli di spesa da finanziare con i mutui medesimi.
Nell'apposito elenco figurano infatti somme reimpostate ed addirittura residui perenti sui quali credo che non mancherà il rilievo del Commissario di Governo.
La sottostima delle spese di funzionamento si ricava anche dall'esame dei rendiconti degli ultimi esercizi: tra le previsioni iniziali e quelle assestate è sempre intervenuta una variazione in aumento di circa il 10%.
E' quasi certo che anche quest'anno succederà la stessa cosa.
E' molto importante sottolineare, sin da ora, questi comportamenti e chiarire le conseguenze che essi produrranno sui bilanci dei futuri esercizi, per quanto concerne, soprattutto, l'ulteriore riduzione dei margini di manovra, che si produrrà allorquando si dovrà far fronte alle maggiori spese e si dovranno coprire le entrate che non si realizzeranno per il fatto di essere "gonfiate".
Sono rischi che noi vogliamo denunciare in questo momento, richiamando fin d'ora la responsabilità di chi ha ritenuto di operare in questo modo che noi riteniamo dannoso per i futuri bilanci regionali.
2. LA RIGIDITA' DELLA SPESA REGIONALE Si tratta, di un tema ampiamente sviluppato nelle nostre osservazioni sui bilanci degli anni scorsi e che intendiamo riprendere. Mi limiterei quindi a riportare questo argomento all'attenzione del Consiglio regionale con l'aggiunta di una considerazione riguardante le ragioni che hanno portato alla progressiva rigidità della spesa regionale.
Nelle nostre critiche di questi anni si fa riferimento alle conseguenze prodotte dall'aver voluto privilegiare l'attività regionale rispetto a quella di indirizzo e di scelta.
Una Regione la nostra, che non programma e non progetta, ma che gestisce.
Accanto a questo motivo, altrettanto rilevanti sono le scelte volte a privilegiare la contribuzione in conto interessi (più facilmente adattabile ad esigenze clientelari) e la mancanza di una politica di bilancio di più ampio respiro, non limitata, cioé, alla gestione del contingente.
Del resto, la mancanza di una prospettiva di medio termine emerge chiaramente dall'assoluta mancanza di collegamento fra le scelte di bilancio e quelle del piano (recentemente approvato) dalla mancanza di un quadro pluriennale delle risorse regionali, che è cosa ben diversa dal bilancio pluriennale, oggi privo di ogni significato.
A questo proposito, è da sottolineare negativamente il tentativo (quasi patetico) di cercare a posteriori un collegamento tra il bilancio 1985 ed il Piano di sviluppo, quando basta un'analisi superficiale per rendersi conto dell'assoluta mancanza di collegamento fra i due documenti.
Lo scollamento è tale che diventa praticamente impossibile indicare quali dei progetti previsti nel Piano non sia stato finanziato, anche perché una delle caratteristiche negative del Piano medesimo è la mancata quantificazione della spesa prevista e l'insufficiente definizione dei vari progetti di intervento. Si tratta, in definitiva, di due documenti che non hanno niente in comune se non l'indeterminatezza.
Questa è una considerazione non solo del Gruppo della D.C., ma è una considerazione che è stata ripresa in più documenti presentati alle consultazioni sul bilancio.
Queste considerazioni ci confortano ulteriormente circa la scelta di non aver partecipato alla discussione e alla votazione del Piano regionale di sviluppo, documento che non condividiamo nella forma e nella sostanza.
3. LE TENDENZE DI FONDO DELLA FINANZA REGIONALE A questo proposito, riteniamo che solo un'attenta analisi, di come si sono ripartite le risorse disponibili fra i vari aggregati di spesa, possa consentire di cogliere i nodi di fondo della finanza regionale e, quindi, i punti su cui è necessario intervenire.
Dai risultati di questa analisi si ricava che: a) tra il 1978 e il 1985 le risorse a disposizione della Regione (al netto dei residui attivi) sono cresciute in termini reali del 72,6%. Al netto del fondo sanitario la crescita è stata del 28,8 b) a fronte dell'aumento "reale" delle risorse disponibili, si rileva un incremento più che proporzionale delle spese rigide (pari al 220,6%) particolarmente elevato per le spese provenienti da altri esercizi (+613,3%) e per le spese ricorrenti (annualità ed oneri di ammortamento) che aumentano, in complesso, del 133%, in misura pressoché doppia rispetto all'incremento delle risorse disponibili c) un aumento delle spese di funzionamento in linea con quello delle risorse disponibili (al netto del fondo sanitario), che dimostra tuttavia l'incapacità di incidere significativamente sulla spesa corrente. Negli ultimi quattro anni, il peso di questa componente si mantiene infatti su valori costanti elevati, originati dalla crescita sensibile del 1980 d) una conseguente riduzione delle spese decise autonomamente dalla Regione, che diminuiscono in valori "reali" del 25,4% e di circa 10 punti in termini di incidenza e) una riduzione del peso delle assegnazioni statali vincolate che passano dal 21,7% del 1978 al 10,2% del 1985, dopo aver raggiunto valori superiori al 25% negli anni centrali del periodo f) un progressivo aumento del grado di rigidità della spesa regionale a partire dal 1980 e la tendenza al peggioramento della situazione negli ultimi due anni, per effetto dell'abnorme peso assunto, in termini assoluti e relativi, dalle risorse da destinare al pagamento di debiti pregressi.
Si tratta di indicazioni assai preoccupanti che devono far riflettere sul ruolo stesso della Regione e sulla sua capacità di incidere sulla realtà locale.
Da questa analisi si ricava, infatti, un quadro della finanza regionale non aderente al ruolo istituzionale delle Regioni: non si può accettare come congrua e sufficiente un'autonomia normativa e programmatoria della Regione che valga meno del 10%, del totale delle risorse che affluiscono al suo bilancio.
Le ragioni che hanno condotto a questa situazione sono molteplici.
Molto è dipeso dall'attuazione, solo parziale, del decentramento di funzioni alle Regioni, che ha finito per accentuare il rapporto di "dipendenza" nei confronti dello Stato, generando, nel contempo, un contenzioso delle conseguenze spesso paralizzanti sull'attività regionale.
Molto è dipeso anche da autonome scelte regionali, specie nel momento in cui si è preferito privilegiare l'attività gestionale, dotandosi di strutture più consone ad un Ente che amministra piuttosto che ad un organismo chiamato a svolgere una funzione di indirizzo e di scelta.
Le conseguenze di questi comportamenti sono nei dati della nostra analisi: aumento della rigidità della spesa da un lato e conseguente riduzione degli spazi decisionali autonomi dall'altro. Si tratta di un processo che può condurre ad una progressiva paralisi dell'attività regionale.
4. LA CAPACITA' DI SPESA DELLA REGIONE Il progressivo peggioramento della situazione della finanza regionale emerge anche dai dati sulla capacità di spesa.
Da alcune elaborazioni fatte sulla situazione dei pagamenti aggiornata agli inizi di dicembre, emerge un brusco peggioramento della capacità erogatoria regionale. Solo il 38% delle risorse stanziate nel 1984 (al netto della spesa sanitaria) risulta erogato contro percentuali tra il 50/60% registrate negli esercizi precedenti.
La capacità di spesa risulta particolarmente bassa in alcuni settori di particolare rilevanza per l'economia piemontese. In particolare: nell'area dell'agricoltura 27 distribuzione commerciale 25 edilizia 25-30 turismo 23 sistemazione idrogeologica 10 risanamento acque 36 smaltimento rifiuti 28 Questa situazione trova peraltro conferma indiretta dalla riconosciuta incapacità della Regione di dimostrare di saper spendere quanto lo Stato le assegna mensilmente. Spesso, infatti, la Regione è costretta ad emettere mandati accelerati per riuscire a spendere quanto riceve e non vedersi ridotte le assegnazioni.
Ciò conferma ancora una volta l'assoluta infondatezza delle lamentele regionali collegate alla mancanza di risorse spendibili. Non esiste infatti un problema di cassa: esiste, semmai, un problema di competenza dovuto, in larga parte, a scelte che hanno prodotto l'attuale grado di rigidità della spesa regionale.
Signor Presidente, colleghi Consiglieri, in conclusione di questo mio intervento, considerato che altri colleghi del Gruppo della D.C.
affronteranno temi specifici come quelli dell'agricoltura e della sanità, e tenuto conto che il Capogruppo Brizio, in dichiarazione di voto esprimerà le valutazioni più squisitamente politiche del nostro Gruppo, a me non rimane, a conclusione di questo mio intervento, che invitare la Giunta a trarre delle conclusioni, non solo dalle cose che ho cercato di evidenziare, ma in particolare dalle cose dette e scritte nelle consultazioni delle categorie sociali, consultate sul bilancio e sul Piano di sviluppo.
I sindacati si rifiutano da tempo di dare valutazioni sui documenti regionali, motivando con il fatto che i protocolli d'intesa firmati sono stati disattesi dalla Giunta. Questa è una preoccupazione che noi abbiamo e che abbiamo dovuto registrare come comportamento del sindacato piemontese non da oggi e ci stupisce che una Giunta di sinistra possa accettare un rapporto con il sindacato piemontese di questo tipo.
Noi siamo fortemente preoccupati e vorremmo che la Giunta si attivasse affinché il sindacato torni a parlare con la Giunta regionale.
Gli imprenditori, i commercianti, gli artigiani, gli agricoltori abbondano in critiche, a volte anche dure e dettagliate, accusando spesso la Regione di inefficienza e incapacità. Nessuno degli obiettivi che questa maggioranza si era prefissi al momento della sua costituzione sono stati raggiunti.
Non a caso la conferenza sull'occupazione aprì nel 1975 le Giunte di sinistra, non a caso nel mese di gennaio mi pare sia convocata una nuova conferenza sull'occupazione.
Noi ci auguriamo che possa essere conclusiva, così come quella fu di apertura di questa esperienza di Giunta di sinistra alla Regione Piemonte.
Quante volte, cari colleghi, ci siamo sentiti incapaci di intervenire efficacemente di fronte ai problemi del nostro Piemonte.
Io mi auguro che il 1985 ci porti ad una quarta legislatura regionale che sappia affrontare i problemi con meno schematismi, senza proclami ma con molto più realismo ed un pizzico di fantasia in più.



PRESIDENTE

Poiché è stata convocata la Commissione Nomine in una sala attigua del Consiglio regionale, sospendo i lavori per riprenderli puntualmente alle ore 15.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 12.45)



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