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Dettaglio seduta n.294 del 14/12/84 - Legislatura n. III - Sedute dal 9 giugno 1980 al 11 maggio 1985

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BENZI


Argomento: Delega di funzioni regionali agli enti locali

Esame legge rinviata dal Governo relativa a: "Norme per l'esercizio delle funzioni trasferite alla Regione in materia di polizia mineraria nelle cave, torbiere, acque minerali e termali"


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Iniziamo i lavori con il punto 7) all'ordine del giorno che prevede l'esame della legge rinviata dal Governo relativa a: "Norme per l'esercizio delle funzioni trasferite alla Regione in materia di polizia mineraria nelle cave, torbiere, acque minerali e termali".
Non essendovi interventi, passiamo alla votazione dell'articolo modificato, tenendo conto delle osservazioni del Governo.
Art. 6 (Qualifica dei funzionari) "1 funzionari regionali di polizia mineraria, nei limiti del servizio cui sono destinati e secondo le attribuzioni ad essi conferite dalla legge sono ufficiali di polizia giudiziaria, ai sensi dell'art. 5 del DPR 128/59 e dell'art. 221 - ultima comma - del Codice di procedura penale.
Tale qualifica è conservata dai funzionari provenienti dal Corpo statale delle miniere ai sensi del DPR 616/77, nell'ambito di applicazione della presente legge.
La nomina dei nuovi funzionari avviene previo accertamento, da parte della Giunta regionale, dei requisiti richiesti per l'espletamento delle funzioni di polizia mineraria.
I funzionari di cui al presente articolo devono essere muniti di apposito documento regionale di riconoscimento attestante la qualifica di Ufficiale di Polizia giudiziaria".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 27 hanno risposto SI 27 Consiglieri L'art. 6 è approvato.
Pongo ora in votazione l'intero testo della legge.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 27 hanno risposto SI 27 Consiglieri L'intero testo della legge è approvato.



PETRINI LUIGI


Argomento: Informazione

Esame ordini del giorno in materia radio-televisiva


PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE PETRINI

In merito al punto undicesimo all'ordine del giorno: "Esame ordini del giorno in materia radio-televisiva", ha chiesto di parlare il Consigliere Cerchio. Ne ha facoltà.



CERCHIO Giuseppe

Colleghi Consiglieri, al di là della semplicità di questi ordini del giorno, il tema è di una rilevanza e di una valenza certamente non indifferente ed è per questo che abbiamo presentato l'ordine del giorno peraltro non in dissonanza con quello presentato dal collega Reburdo.
Si tratta di una presa di posizione da parte di tutte le forze politiche per creare i necessari ed opportuni correttivi a questo decreto.
L'approvazione di questo ordine del giorno non deve semplicemente essere una formalità senza incidere nella sostanza; sì tratta di riconsiderare tutta la problematica relativa all'informazione locale e regionale che soprattutto le televisioni private locali e l'eminenza radio televisiva da tempo stanno attivando con lodevoli iniziative promozionali.
L'emittenza privata delle radio e delle televisioni non può non trovare l'attenzione del Consiglio regionale se vuole in qualche misura andare incontro in termini strutturali allo sforzo non indifferente realizzato dall'emittenza privata locale.
L'uso di un solo ponte di trasmissione va di fatto a limitare fortemente il bacino di utenza regionale delle televisioni private locali e quindi a penalizzarle ulteriormente. Richiamo questo come rappresentante di un Gruppo che vuole essere attento a questi problemi, in una situazione molte volte di monopolio di informazione.
Questo vale anche per quelle iniziative che abbiamo attivato come Gruppo, ed alla quale la Giunta ha fatto replica ed attenzione nel passato quelle leggi cioè che debbono essere nuovamente ripresentate riguardanti il finanziamento alle comunità montane per permettere a tutti i cittadini di usufruire del servizio, attraverso l'installamento di ripetitori.
Voglio ricordare che domani in questa sede istituzionale, il comitato per l'informazione RAI-TV, attiverà un convegno che potrà essere l'occasione per affrontare in termini non solo formali, ma sostanziali questi temi.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE PETRINI

Propongo di sospendere la seduta per pochi minuti per vedere di unificare i due ordini del giorno.
La parola al Consigliere Reburdo.



REBURDO Giuseppe

Poiché è assente il Capogruppo socialista Moretti, ed essendo egli uno dei firmatari, chiediamo di attendere il suo arrivo.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE PETRINI

La parola al Consigliere Vetrino.



VETRINO Bianca

Credo sarebbe più opportuno aggiornare la seduta a un'ora certa, per non continuare a perdere tempo.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE PETRINI

La parola al Consigliere Cerchio.



CERCHIO Giuseppe

Per semplificare i lavori, credo che la D.C. possa fare proprio l'ordine del giorno presentato dai colleghi Reburdo, Moretti e Bontempi con un'unica correzione non di merito.
Al primo comma dove si dice: "Il Consiglio regionale del Piemonte esprime la propria preoccupazione sul decreto del Governo che ripristina l'operatività dei circuiti nazionali televisivi privati evidenzia..." proporrei il termine: "evidenziando".



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE PETRINI

La parola al Consigliere Reburdo.



REBURDO Giuseppe

Mi dichiaro d'accordo con la proposta del Consigliere Cerchio. Vorrei solo che si sentisse l'opinione del Gruppo socialista.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE PETRINI

La parola all'Assessore Tapparo.



TAPPARO Giancarlo, Assessore al lavoro

Non sapevo dell'assenza del mio Capogruppo. Ritengo comunque che si possa procedere nel modo che avete indicato.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE PETRINI

Pongo in votazione l'ordine del giorno, tenendo presente che questo ordine del giorno porta anche la firma dei colleghi Brizio e Cerchio.
Ve ne do lettura: "Il Consiglio regionale del Piemonte esprime la propria preoccupazione sul D.L. del Governo che ripristina l'operatività dei circuiti nazionali televisivi privati evidenziando la parzialità di detto intervento che di fatto condiziona l'emittenza privata locale attraverso la limitazione dell'uso di un solo ponte di trasmissione non in grado di garantire la piena copertura del bacino d'utenza regionale ritenuto che ciò possa purtroppo rendere possibile l'intervento della magistratura finalizzato alla chiusura dei ponti di trasmissione in "eccedenza" chiede al Governo ed al Parlamento la modifica del decreto o comunque disposizioni del Ministero delle telecomunicazioni per ripristinare le condizioni di pari diritto delle emittenze private locali rispetto a quelle a circuito nazionale sollecita l'approvazione urgente di una legge che regolamenti tutte la complessa e delicata materia radiotelevisiva".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 27 Consiglieri presenti.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Ordine del giorno inerente la crisi occupazionale in Piemonte


PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE PETRINI

E' stato presentato un ordine del giorno firmato dai Consiglieri Barisione, Di Gioia, Montefalchesi e Moretti inerente la crisi occupazionale in Piemonte.
La parola al collega Barisione per l'illustrazione dell'ordine del giorno.



BARISIONE Luigi

Lo illustro brevemente, augurandomi che a questo ordine del giorno si aggiungano anche le firme degli altri Gruppi. E' stato presentato nella tarda serata di ieri, come risposta del Consiglio regionale a una sollecitazione pervenuta dalle organizzazioni sindacali e dal coordinamento cassintegrati i quali nella giornata di ieri hanno manifestato presso la sede dell'Inps torinese in ordine al problema. Faccio un inciso.
Stamattina i dipendenti dei trasporti sono in agitazione perché nello stesso provvedimento finanziario c'è un aumento degli oneri previdenziali dell'8,65 per cento. Per la prima volta le indennità di cassa integrazione vengono assoggettate a ritenute previdenziali dell'8,65 per cento, mentre prima c'era una cifra simbolica di circa 3.000 lire mensili.
Dal primo gennaio 1985 anziché avere una rivalutazione annuale già insufficiente della cassa integrazione si andrebbe a determinare una riduzione reale dell'indennità stessa. Il problema che riguarda soprattutto la nostra Regione, ma interessa ovviamente tutta l'Italia, crea una situazione di tensione sociale; la cassa integrazione è uno strumento che doveva - essere straordinario ma che è purtroppo diventato uno strumento che si protrarrà per lungo tempo, determinando delle distorsioni nel mercato del lavoro, determinando una situazione di precarietà dei lavoratori.
Circa 70.000 lavoratori sono a zero ore e di questi, più della metà non hanno certezza di rientrare al lavoro. L'indennità che percepiscono non è il salario completo: inizialmente era l'80 per cento ma con i meccanismi di tetto stabiliti dal 1980, il salario si è progressivamente ridotto. Nessuno di noi contesta la giustezza che anche sulla cassa integrazione ci siano le ritenute previdenziali. Il problema è che occorre contestualmente all'introduzione di questa norma, modificare il tetto, nel senso di riportare la copertura reale all'80 per cento come era inizialmente.
Altrimenti, accanto ai disoccupati, ai redditi zero che in Torino sono più di 3000 e accanto a tutti gli altri problemi, si vanno ad assommare problemi di assistenza, anche per questi lavoratori che teoricamente dovrebbero essere assistiti dalla cassa integrazione.
È pur vero che alcuni cassintegrati integrano il loro reddito con il lavoro nero, ma ciò non vale per la totalità dei 70.000 lavoratori o dei 135.000 cassintegrati piemontesi. Credo che un intervento che solleciti il Senato in sede di discussione della legge finanziaria che andrà in aula martedì prossimo, sia quanto mai opportuno soprattutto nella nostra Regione. Dalle ultime rilevazioni dell'osservatorio sul mercato del lavoro infatti, risulta che il Piemonte contribuisce per un terzo della cassa integrazione nazionale come ore di cassa integrazione.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE PETRINI

Ha chiesto di intervenire l'Assessore Tapparo. Ne ha facoltà.



TAPPARO Giancarlo, Assessore al lavoro

Molto spesso in una situazione di forte inflazione non è ancora stato recepito sufficientemente che cosa significa operare in un ambiente di questo genere. Le stesse imprese si sono attrezzate per avere una valutazione finanziaria, una contabilità dell'inflazione. Scelte fatte anni addietro riguardo i contributi, eppure gli elementi di tutela, di "meccanismi sociali" della disoccupazione vengono a perdere via via peso e forza reale. Questi processi possono essere voluti ed allora basta dichiararlo con nettezza, che c'è un processo di graduale riduzione del contributi, in termini reali, per gli strumenti di ammortizzazione sociale delle ristrutturazioni industriali. Tuttavia così non era nel momento in cui il legislatore ha operato. Credo allora che questo ordine del giorno che semplicemente tende a dire che almeno in termini reali sia dato quanto previsto al lavoratore cassintegrato, diventi quanto mai opportuno. Va anche detto che il processo di crescita della cassa integrazione, malgrado il Consigliere Brizio dica che sono risorse che attinge il Piemonte ovviamente non era stato pensato dal legislatore come strumento per operare in una situazione di emergenza come quella attuale. Situazione non facilmente sanabile in quanto come ben sapete in questi ultimi giorni la Indesit ha espresso una eccedenza strutturale solo per la provincia di Torino di 2000 dipendenti. La Volkswagen ed altre imprese del settore auto stanno automatizzando le linee di montaggio e quando questo processo arriverà alla Fiat significherà altre decine di migliaia di lavoratori Fiat in cassa integrazione.
Con questo ordine del giorno chiediamo di tener conto del potere reale di acquisto della cassa integrazione e non di un potere puramente formale che ben presto non arriverà al minimo vitale.
Per questa strada ben presto i contributi assistenziali tenderanno ad essere superiori ai contributi che si possono ricavare attraverso la condizione di cassa integrazione, che immagino da parte dei lavoratori non sia voluta perché la stragrande parte dei lavoratori vuole avere la possibilità di operare, vuole avere non un posto, ma un lavoro.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE PETRINI

La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

Il Piemonte per quanto riguarda la cassa integrazione, contribuisce per un terzo al totale numerico e conseguentemente assorbe un terzo di risorse.
Sono ormai alcuni anni che il bilancio consolidato piemontese è passivo nei confronti del bilancio statale, una novità assoluta nella storia del Piemonte. Questo è il dato reale: prendiamo piú di quello che diamo; non si è mai verificata tale situazione dall'unità d'Italia. Certo sul bilancio del prendere, pesa la cassa integrazione, conseguente alla gravità della crisi industriale. Il problema degli ammortizzatori sociali cui faceva riferimento l'Assessore Tapparo è un problema che certamente esiste e ce ne rendiamo conto.
Su "Il Popolo" di alcuni giorni fa, Lauriola riproponeva il problema di un salario sodale minimo per i disoccupati, la cui sussistenza occorre pur garantire, se vogliamo dare libertà all'impresa di assumere e di licenziare secondo le esigenze. Se non c'è una domanda di lavoro sufficiente, non credo che il problema si possa altrimenti risolvere. Non crediamo alla panacea dei prepensionamenti; anzi il prepensionamento finisce poi per creare lavoro nero, perché a 50 anni è difficile stare a far niente.
Occorre guardare più lontano. Il prepensionamento può essere un elemento contingente, marginale, in un progetto più ampio, ma non può costituire la proposta. Non abbiamo perplessità su questo ordine del giorno e lo firmeremo. Avremmo comunque gradito essere senti ti; mi risulta che ieri si è avuto un incontro presso il comitato provinciale presente l'Assessore Tapparo..



TAPPARO Giancarlo, Assessore al lavoro

C'è stata l'occupazione da parte dei cassintegrati; siamo arrivati perché chiamati in emergenza.



BRIZIO Gian Paolo

Ha partecipato anche un rappresentante del Gruppo D.C. Barisione mentre il Gruppo democristiano invece non è stato avvisato. Ho detto comunque che "avremmo gradito" una segnalazione, non altro. Capisco che a volte si tratta di cose improvvisate; che la Giunta deve partecipare senza invitare i Capigruppo, però, siccome nella fattispecie era presente un Gruppo politico, mi pare potesse partecipare anche il nostro.
Firmiamo comunque l'ordine del giorno.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE PETRINI

La parola al Consigliere Reburdo.



REBURDO Giuseppe

Ci sarebbe da apportare una correzione formale. Al secondo paragrafo dove si dice: "rilevato il protrarsi della esigenza" proporrei la parola "permanenza".



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE PETRINI

Questo del Consiglio regionale è un voto importante che trasmettiamo alla Presidenza del Senato ed alla Presidenza del Consiglio dei Ministri.
La Presidenza si farà carico di trasmetterlo subito.
Pongo pertanto in votazione tale ordine del giorno.
Ve ne do lettura: "Il Consiglio regionale del Piemonte di fronte alla gravità della crisi occupazionale che attraverso la nostra Regione, confermata anche dalle ultime rilevazioni rilevata la permanenza di cig ordinaria e straordinaria (70.000 lavoratori a zero ore) visto i contenuti della legge finanziaria 1985 in esame presso il Senato nella quale tra l'altro si conferma anche per il prossimo anno il meccanismo di adeguamento per il tetto stabilito dalla legge 891 del 22/12/1980 e si introducono per la prima volta le detrazioni anche per oneri previdenziali (8,65 per cento) sulle somme erogate per la cig considerato che il combinarsi del già insufficiente aumento annuale del tetto salariale (attualmente copre solo il 70 per cento del salario reale) con le ulteriori detrazioni si arriverebbe ad una copertura reale pari a circa il 60 per cento del salario constatato che se si attuasse tale misura i redditi familiari dei lavoratori che usufruiscono dell'istituto della cig diventerebbero insufficienti a garantire la già precaria sopravvivenza di intere fasce di lavoratori determinando quindi un aggravamento ulteriore delle tensioni sociali oggi esistenti nella nostra Regione invita il Senato della Repubblica a rivedere i contenuti dell'art. 9 del Titolo VII della legge finanziaria in modo da garantire dal 1 gennaio 1985 la copertura salariale effettiva della cig secondo quanto previsto dalla legge sulle provvidenze della stessa (circa 80%) impegna la Presidenza del Consiglio regionale a trasmettere il presente ordine del giorno alla Presidenza del Senato, alla Presidenza del Consiglio dei Ministri ed ai Gruppi senatoriali".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 27 Consiglieri presenti.


Argomento: Comprensori

Esame progetto di legge n. 304: "Abrogazione della legge regionale 4/6/1975, n. 41 - Individuazione ed istituzione dei Comprensori" (ai sensi dell'art. 32, quarto comma del regolamento del Consiglio regionale) (rinvio)


PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE PETRINI

Il punto sesto all'ordine del giorno prevede l'esame del progetto di legge n. 304: "Abrogazione della legge regionale 4/6/1975 n. 41 individuazione ed istituzione dei Comprensori".
I colleghi Marchini e Turbiglio presentatori di questo disegno di legge che era stato presentato il 15/2/1983, preso atto che sono trascorsi ampiamente i termini previsti dall'art. 32 del regolamento della Regione Piemonte per la presentazione al Consiglio, hanno chiesto ai sensi del terzo comma dello stesso art. 32 che la proposta di legge venisse messa all'ordine del giorno del Consiglio e discussa nel testo proposto.
Devo anche comunicare che in base al regolamento del Consiglio, l'art.
32 recita che nel caso che un argomento a norma dei commi precedenti pervenga all'esame del Consiglio senza che la Commissione abbia provveduto a norma del precedente art. 26, l'argomento verrà preliminarmente illustrato dal proponente dopo che il Presidente della Commissione avrà riferito sull'iter complessivo dello stesso.
Poiché il Presidente della Commissione non è presente in aula, se il collega Marchini acconsente, può procedere all'illustrazione.
La parola al collega Marchini.



MARCHINI Sergio, relatore

Do per letta la relazione allegata, e suggerisco ai colleghi di leggerla ormai non più in termini legislativi mai in termini politici.
Abbiamo fatto uno sforzo per immaginare come si possa risolvere questo nodo del passaggio a un unico grado dell'amministrazione locale senza del tutto perdere quella che è stata un'esperienza che certamente ha lasciato nel nostro territorio e nella nostra classe politica un radicamento che va in qualche misura coltivato.
Abbiamo quindi suggerito come strumento quello della delega della Provincia, ed abbiamo ritenuto opportuno introdurre la conferenza sulla programmazione. Abbiamo discusso a lungo sul piano di sviluppo; ci si rende conto che sostanzialmente la programmazione è una filosofia, un metodo del governo e in una qualche misura l'Assessore Rivalta aveva ragione quando diceva che leggendo a valle alcuni comportamenti di grande amministrazione della Giunta, si può ritenere che questi siano riportabili a un disegno comune e siano l'un l'altro omogenei e quindi in questo senso si può dire che questa Giunta ha fatto programmazione, voglio dire che la programmazione in un sistema flessibile e fortemente mobile come il nostro deve anche tenere presente che non si può concretare solo in alcuni documenti-simbolo ormai un po' mitici.
Abbiamo ritenuto che sarebbe opportuno inventare quella che potrebbe essere una conferenza sullo stato dell'unione, cioè un incontro tra i poteri locali compresa ovviamente la Regione ed una serie di soggetti esterni all'istituzione che una volta all'anno facciano un seminario di quattro o cinque giorni sullo stato della programmazione in Piemonte.
Abbiamo infatti la grossa preoccupazione di non vanificare la cultura della programmazione, che piaccia o non piaccia attraverso i comprensori, è maturata sul territorio.
Non possiamo non immaginare che il rapporto della Regione con il territorio avvenga con occasioni e con spazi sovracomunali; bisognerà fare uno sforzo di fantasia per immaginare occasioni soprattutto sul piano della programmazione, di dialogo e di governo raccordato non in termini di decisioni, ma di conoscenza e di predisposizione degli strumenti, fra la Regione e gli enti locali.
Alla conferenza che in questa nostra proposta di legge concepiamo come un ufficio regionale, devono fare riferimento i documenti sulla programmazione che vengono elaborati a tutti i livelli, i quali vengono organizzati e distribuiti ai destinatari e ai soggetti della conferenza della programmazione. Mi sembra un tipo di ragionamento che permette di rompere in una qualche misura questa contraddizione fra l'impossibilità di rispondere anche in termini di consuntivo ogni qualvolta facciamo dei ragionamenti di tipo propositivo. Ho l'impressione che il linguaggio e la programmazione così come concepita da noi, probabilmente è diversa da quella con cui viene Concepita presso gli enti locali.
Sulla scorta di questo ragionamento, potremmo immaginare la conferenza come un mezzo per governare questo difficile passaggio che sta di fronte a noi, quello cioè nel quale la Provincia avrà funzioni di programmazione. A questo punto se non troviamo uno strumento "soffice" come direbbe l'Assessore Tapparo, per passare dai comprensori alla Provincia, rischiamo che nei confronti della Provincia sorga un processo in una qualche misura di rifiuto e di spirito di colonizzazione da parte della stessa, rispetto alle realtà nuove che noi stessi abbiamo creato. Ho l'impressione che al di là del momento in cui si passa dal Comprensorio alla Provincia, bisogna che i Comuni a livello comprensoriale continuino ad avere una loro capacità di lettura dei problemi comuni su aree omogenee e quindi possano affrontare meglio la fase di transizione e quindi di confronto con la Provincia e con la Regione ma anche successivamente ci sembra che i Comuni debbano avere una sede in cui far valere le loro ragioni facendo uno sforzo di raccordo con le aree omogenee che abbiamo designato a livello comprensoriale.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE PETRINI

La parola al Consigliere Valeri.



VALERI Gilberto

Vi è a questo proposito un'altra proposta di legge assegnata alla I Commissione in sede referente. Voglio soltanto far rilevare che in altre circostanze sarebbe stato più opportuno prima di arrivare direttamente in aula, procedere ad una sollecitazione nei confronti della Commissione. Ci perché, al di là della volontà di chi dirige la Commissione e di chi prepara gli ordini del giorno, vi sono meccanismi oggettivi che a volte portano a trascurare o a sottovalutare elementi che potrebbero forse essere corretti in presenza di un intervento da parte dei proponenti.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE PETRINI

Ha chiesto di parlare il Consigliere Bontempi. Ne ha facoltà.



BONTEMPI Rinaldo

La mia scelta di un intervento breve è necessitata dal fatto che l'argomento è talmente importante che richiederebbe un dibattito molto più ampio e non è qui possibile trovare una misura di mezzo rispetto a una collocazione sulla base anche delle cose dette dal Consigliere Marchini. Il problema posto dall'iniziativa del Gruppo liberale, al di là appunto del suo percorso, è un problema che sappiamo perfettamente essere sul tappeto da tempo. La questione del come oggi riorientare, ridefinire un modo di essere dei poteri locali in Piemonte, si pone prima di andare a fine legislatura. Sarebbe fonte di equivoco lasciare in sospeso la questione se rieleggeremo o no i Comprensori. Mi limiterò a dire che è in atto da parte delle Province un lavoro rispetto al quale sono stato anche molto critico nel passato e che oggi sta diventando serio, perché c'è un tentativo di partire dal discorso della programmazione e del ruolo della Regione. Su questo terreno non dobbiamo avere timori e dobbiamo svolgere un ruolo.
Nelle osservazioni al Piano di sviluppo che abbiamo fatto come Gruppo sulla parte istituzionale, chiedevamo alla Giunta di riuscire entro il mese dì febbraio anche in risultanza delle verifiche e degli incontri con L'URP, a definire una posizione come Regione in ordine ai problemi che la le e richiama solo per alcuni punti ma che certamente sono più ampi e più complessivi. Ritengo di dovere ancora precisare che la prima anticipazione da fare sia l'approvazione della legge di delega sui trasporti entro il mese di gennaio.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE PETRINI

La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il problema sollevato in aula da questa proposta di legge del Gruppo liberale è un problema reale che è corretto affrontare. Mi richiamo all'ordine del giorno approvato in questa aula da tutte le forze politiche per ricordare, che la posizione in allora assunta era quella di attendere questa legge sul riordino delle autonomie locali, per comprendere quale sarà il ruolo definitivo della Provincia in assenza dei Comprensori ed operare invece per conservarne gli elementi ancora vitali. Riteniamo che al momento non si può procedere all'esame del provvedimento perché occorre concordare anche con gli stessi proponenti la forma con cui procedere, pur tenendo presente che il problema sollevato è reale e che anche le proposte che il Gruppo liberale porta avanti possono costituire un contributo alla discussione del problema quando il problema dell'ente intermedio sarà risolto. Ho assistito con molto interesse al convegno dell'URP e mi stupisce che la Giunta regionale l'abbia disertato in blocco (abbiamo presentato anche una interrogazione al Presidente della Giunta a questo proposito). E' stato un fatto davvero singolare, anche perché si parlava dei rapporti Provincia-Regione e c'era uno sforzo importante da parte dell'URP con la presentazione di una serie di disegni di leggi, illustrati da autorevoli studiosi del problema, per affrontare la riforma delle autonomie locali, e quindi il problema centrale delle deleghe. Anche se non è che si debbano condividere tutte le indicazioni che in quella sede sono emerse.
A mio avviso inserire un livello di programmazione nella provincia pu essere un elemento di confusione; in proposito sono in disaccordo anche con l'ordine del giorno del Senato e con i disegni che si stanno portando avanti.
In quell'occasione si è parlato anche di Comprensorio e quindi di salvaguardarne non la forma, ma quanto di vitale esso conteneva.
Non mancano problemi perché l'individuazione nell'assemblea dei sindaci dell'organo comprensoriale, provoca degli scompensi se non si tiene conto della ponderalità dei Comuni; allo stesso tempo se si tiene conto della ponderalità dei Comuni c'è il rischio di una prevaricazione delle grandi città sul complesso del Comprensorio.
In ogni caso non serve ignorare il problema, ma occorre discuterlo come non serve non affrontare il problema delle deleghe, cosa che purtroppo la nostra Regione ha fatto direi sistematicamente in questi anni.
Per sabato è previsto a Pinerolo un convegno sul Comprensorio di Pinerolo e sul futuro del Comprensorio in generale. E' un'iniziativa intelligente. I Comprensori purtroppo in questi anni sono stati i grandi emarginati lentamente tagliati fuori dalla programmazione sebbene organi della programmazione.
Durante le consultazioni sul bilancio, ha parlato Costamagna in rappresentanza di un Comprensorio e facendo la critica al bilancio che presto approveremo ha centrato l'intervento sullo sganciamento tra Comprensorio e Regione. C'è un gonfiamento delle entrate che si delinea soprattutto nella parte disponibile della Regione. Non vorremmo, diceva giustamente, che ci sia la corsa a liquidare tutto entro il 28 marzo senza aver sentito i Comprensori. Questa sarebbe la prova finale che i Comprensori sono morti, non per loro deficienza, ma per opera di chi non li ha voluti utilizzare per quello che valevano.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE PETRINI

La parola al Consigliere Cerutti.



CERUTTI Giuseppe

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il richiamo in aula del disegno di legge presentato dai liberali nel 1983 in riferimento specifico alla realtà che sta assumendo l'ente intermedio, è una nuova occasione che ci viene data come Consiglieri regionali di prendere atto di una situazione particolarmente difficile per quanto riguarda il momento istituzionale, ma che comunque richiede da parte del Consiglio una decisione definitiva. Sar più drastico nella mia valutazione, a differenza del collega Brizio che da un lato sollecita, da parte dell'amministrazione regionale e della Giunta questa attenzione particolare verso le Province, per quanto riguarda la delega e funzioni specifiche a questo ente intermedio e dall'altra evidenzia la mancata attenzione e la responsabilità di un mancato funzionamento dei Comprensori.
Penso che la maggior parte dei Comprensori abbia fallito per incapacità, ha fallito l'obiettivo di essere un organo di programmazione serio, intermedio tra la Regione ed i Comuni.
La dimostrazione è data dal fatto che gli obiettivi primari sui quali doveva porsi una programmazione corretta non sono avvenuti nell'ambito del Comprensorio perché sono mancati i presupposti. I bilanci consolidati dei Comuni, gli aspetti finanziari che dovevano essere raccolti nell'ambito dei Comprensori per dare risposte di programmazione e di pianificazione del territorio, sono stati tradotti nella sostanza in una specie di lottizzazione di interventi che nulla hanno a che vedere con la programmazione.
Una cosa però abbiamo dato ai Comprensori e non possiamo ignorarla: un grosso pacchetto di funzionari e di dipendenti che a mio avviso sono tutti sottoutilizzati e questo ovviamente dà anche la dimostrazione di una certa incapacità di funzionamento interno. Ora, ciascuno di noi ha delle colpe le stesse forze politiche presenti in Consiglio, che da una parte vorrebbero tenere una certa struttura e dall'altra vorrebbero allargare un'altra struttura. Questo disegno di legge presentato nell'83 aveva un grosso significato perché avrebbe consentito il passaggio di questa professionalità in un ambito di trasmissione di funzioni; la cosa peggiore che dobbiamo registrare è la mancata decisione di assumere comunque degli indirizzi per quello che sarà il futuro dell'ente intermedio nella Regione Piemonte. L'Emilia Romagna a un certo punto ha registrato questa incapacità dei Comprensori e li ha cancellati, lo stesso ha fatto la Lombardia sebbene forse in quelle Regioni il meccanismo fosse più semplice. Se la decisione del Consiglio è quella di non perdere il patrimonio di programmazione che c'è stato nei Comprensori che hanno funzionato, allora maggiore responsabilità ci viene data nei pochi mesi che ancora ci rimangono, per guardare un pochino avanti e per capire che la cancellazione sistematica senza una preventiva trasposizione di forze, di esperienze, di atti amministrativi od altro, rischierebbe di vanificare, di cancellare questi anni di attività comprensoriale.
Togliere una sia pur minima funzione di preparazione e di programmazione nell'ente intermedio, creerebbe un vuoto tra Ente locale e Regione, rischiando di far cadere troppo dall'alto decisioni programmatiche che rischiano di non trovare riscontro sul territorio. Ritengo che questa sia stata una occasione posta dai colleghi del P.L.I. per farci meditare su cosa avverrà l'anno prossimo. Ci auguravamo che la legge sulle deleghe avvenisse prima delle elezioni; difficilmente un Governo assume decisioni così importanti in questo momento di vuoto amministrativo dell'Ente locale (non governativo mi auguro) ma certamente noi come Regione; dobbiamo avviare questo processo; cercheremo di farlo nel settore dei trasporti con l'avvio in discussione della delega in materia. Occorrerà circa un anno di tempo per trasferire personale, predisporre mezzi affinché una delega tanto delicata e tanto importante non impatti poi con il nulla e con problemi organizzativi che rischiano di avere un impatto deteriore nei confronti del sistema dei trasporti.
L'esperienza che viviamo nell'Assessorato ai trasporti mi auguro avvenga anche per quanto riguarda il trapasso tra il Comprensorio e la Provincia poiché riconosciamo in essa l'autentico ente intermedio che si pone tra Regione ed Enti locali comuni.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE PETRINI

La parola al Consigliere Valeri.



VALERI Gilberto

Per le ragioni emerse dal dibattito, credo che non esistano le condizioni per il passaggio agli articoli.
Peraltro la proposta di legge attiene ad un problema reale che necessita di una soluzione e gli interventi l'hanno confermato. Sono da presumere altre proposte al riguardo da parte dei Gruppi e dell'esecutivo per questo, se i proponenti convengono, suggerirei di rinviare in Commissione la proposta di legge per consentire il suo esame integrato con le altre che perverranno.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE PETRINI

Coglierei la sollecitazione perché l'argomento che è sul tappeto da tempo ed è un problema reale, ritorni in Commissione. Mi pare di aver colto pure l'interesse di tutti i Gruppi perché entro il mese di febbraio si discuta e si definisca una posizione da parte della Regione nei confronti dell'Ente intermedio e quindi dei Comprensori. Se il collega Marchini concorda, la proposta che potremmo assumere alla conclusione di questo dibattito è quindi il rinvio in I Commissione della proposta di legge n.
304.


Argomento: Iniziativa legislativa popolare e degli enti locali

Esame progetto di legge n. 457: "Convalida della deliberazione della Giunta regionale n. 2-38263 in data 30 ottobre 1984"


PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE PETRINI

Passiamo al punto ottavo all'ordine del giorno: Esame progetto di legge n. 457: "Convalida della deliberazione della Giunta regionale n. 2-38263 in data 30 ottobre 1984".
Il collega Nerviani ha sollevato ieri alcuni argomenti relativi all'ammissibilità di questa iniziativa.
Devo precisare al collega Nerviani che sono a carico della Regione le spese per l'autenticazione del minimo delle firme necessarie alla presentazione della proposta di legge di iniziativa popolare. Questa iniziativa di legge è stata presentata poiché nel bilancio del 1984 non figura questo capitolo; la Giunta ha deliberato il prelievo dal fondo di riserva: l'ultimo comma di questo articolo stabilisce che la delibera di Giunta che autorizza il prelievo, sia convalidata con una legge regionale entro 30 giorni dalla pubblicazione sul Bollettino Ufficiale. Se acconsente il collega Nerviani voteremmo la legge per non mancare ad un adempimento che potrebbe essere impugnato dai terzi, nella fattispecie da coloro che hanno promosso l'iniziativa popolare. Utilizzeremmo questo tempo nell'iter di approvazione della legge per riesaminare il problema sollevato dal collega Nerviani relativo all'ammissibilità ed in questo caso forniremo dalla prossima settimana tutti gli atti che l'Ufficio di Presidenza ha compiuto, direttamente al collega Nerviani. Se giungeremo insieme alla conclusione che paventa il collega Nerviani con l'intesa assunta stamattina con il Presidente della Giunta Viglione alla conferenza dei Presidenti dei Gruppi, non verrà erogata la somma, pur avendola prevista con questa legge che oggi adottiamo.
La parola al Consigliere Nerviani.



NERVIANI Enrico

Non ho niente da osservare se non che, date le scadenze che sono ormai prossime, il realismo impone di accettare una proposta di questo genere che mi sembra fondata sul buon senso e sulla collaborazione fra esecutivo e Consiglio.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE PETRINI

Ringrazio il collega Nerviani. Possiamo passare alla votazione del relativo articolato.
Art. 1 "La deliberazione della Giunta regionale n. 2-38263 in data 30 ottobre 1984, assunta ai sensi dell'art. 39 della legge regionale 29 dicembre 1981 n. 55, è convalidata" Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE PETRINI

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 35 hanno risposto SI 35 Consiglieri L'art. 1 è approvato.
Art. 2 (Urgenza) "La presente legge regionale è dichiarata urgente ed entra in vigore nel giorno della sua pubblicazione sul Bollettino Ufficiale della Regione Piemonte, ai sensi del sesto comma dell'articolo 45 dello Statuto".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE PETRINI

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 35 hanno risposto SI 35 Consiglieri L'art. 2 è approvato.
Pongo ora in votazione l'intero testo della legge.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE PETRINI

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 35 hanno risposto SI 35 Consiglieri L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Artigianato

Esame progetti di legge n. 389 e n. 350 relativi a: "Provvedimenti per l'ammodernamento tecnologico e 'Incremento della produttività nel settore dell'artigianato"


PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE PETRINI

Il punto nono all'ordine del giorno prevede l'esame dei progetti di legge n. 389 e n. 350 relativi a: "Provvedimenti per l'ammodernamento tecnologico e l'incremento della produttività nel settore dell'artigianato", il testo è stato licenziato a maggioranza dalla IV Commissione. La parola al relatore, Consigliere Cernetti.



CERNETTI Elettra, relatore

Illustre Presidente, colleghi Consiglieri, presentando il disegno di legge sull'artigianato licenziato dalla IV Commissione il 6 novembre scorso, credo utile rimarcare preliminarmente l'importanza di tale provvedimento per le esigenze di sviluppo di un settore che - in base alle più recenti rilevazioni - raggruppa nella nostra regione 126.606 imprese operanti in numerosi rami di attività.
Tale importanza è comprovata d'altro canto, non solo dai contenuti del disegno di legge e dalla sua collocazione temporale in un periodo che richiede misure adeguate di sostegno allo sforzo di ammodernamento dell'apparato produttivo, ma anche dalle sollecitazioni ricevute dalle organizzazioni di categoria e dalla stessa breve cronistoria dei lavori che la IV Commissione ha effettuato per poter licenziare il testo.
Sono occorse più di dieci sedute della commissione dedicate a questo problema, tra discussione generale, consultazioni ed esame di merito dell'articolato, riuscendosi alla fine ad unificare in un unico testo, il disegno di legge n. 389 presentato dalla Giunta il 2 aprile scorso e la proposta n. 350 della D C, del 5 gennaio scorso recante incentivi ed agevolazioni in materia di credito dell'artigianato. Nel corso del dibattito sono stati approfonditi sia aspetti specifici delle proposte all'esame della Commissione e sia questioni più generali attinenti ai modelli ed alla impostazione politico-programmatica degli interventi regionali in materia di artigianato.
Su tali questioni ci si è mossi peraltro nel solco delle indicazioni tracciate dal Consiglio regionale con l'ordine del giorno approvato all'unanimità il 13 luglio 1983. E' stata operata pertanto una sintesi ed uno sforzo non soltanto di natura politica, ma anche culturale nel senso più ampio, di comprensione cioè delle vie attraverso cui è possibile garantire condizioni per la salvaguardia e l'affermazione del ruolo dell'artigianato.
Le stesse espressioni di voto in merito all'articolato da parte dei gruppi politici di opposizione (D.C. e P.L.I.) indicano chiaramente l'esistenza di importanti convergenze su contenuti primari del testo legislativo. Tali convergenze non sono sminuite dall'aver altresì registrato problemi su cui non è stato possibile individuare soluzioni univoche per tutti. Si tratta in particolare delle proposte, reciprocamente conflittuali per loro stessa natura, concernenti le deleghe di funzioni agli Enti locali e la costituzione di un ente di sviluppo per l'artigianato. Su tali argomenti è stato comunque svolto un dibattito chiarificatore che sicuramente tornerà utile tanto nell'esame dell'articolato, quanto in merito alle eventuali ulteriori iniziative che si vorranno assumere per l'artigianato.
Il disegno di legge in discussione offre peraltro concrete risposte ad entrambi i problemi ed in questo fatto risiede a mio parere il più apprezzabile risultato che dal punto di vista politico è stato raggiunto attraverso lavori della Commissione. Mentre infatti rispetto alle deleghe il disegno di legge si presenta aperto ed anzi con la sua stessa impostazione ne reca chiari significati anticipatori, per quanto concerne l'ente di sviluppo sono previsti da un lato interventi concreti orientati nella stessa direzione di quella che dovrebbe essere l'attività dell'ente secondo i suoi proponenti e dall'altro, strutture e momenti di forte partecipazione della categoria sia alla gestione della legge, e sia alla realizzazione di una politica di settore sempre più mirata verso le reali esigenze delle imprese.
Il disegno di legge sottoposto al vostro esame merita comunque attenzione non soltanto per gli aspetti appena richiamati, ma anche per la sistemazione generale che esso attua tra interventi di natura diversa tra di loro. C'è chi a questo riguardo ha sostenuto l'utilità di emanare leggi diverse per singole tipologie di argomenti, anziché racchiudere in un unico testo legislativo interventi affatto diversi tra di loro. Le motivazioni per assumere un tale comportamento non appaiono tuttavia convincenti.
Penso che bene sia l'essere riusciti a collocare in una cornice unitaria strumenti affatto diversi tra di loro, perché se una cosa è il piano tecnico degli interventi, che possono rispecchiare logiche interne particolari per ogni singolo strumento, altra cosa è il piano politico sul quale gli interventi tutti si muovono. In questo senso interventi anche diversissimi tra di loro devono essere sorretti da una coerenza di fondo che ne unifichi gli effetti rispetto a determinati obiettivi più generali.
Il testo legislativo unico facilita semmai e non ostacola una buona politica di settore, quella cioé di riuscire ad individuare un quadro coerente di obiettivi generali da cui far discendere un quadro altrettanto coerente di obiettivi specifici, strumenti e logiche di intervento particolare che si saldano insieme in una azione di governo chiaramente determinata.
A questo riguardo anzi credo che sia da sollecitare la Giunta regionale a pensare all'utilità di predisporre un testo unico delle le i in vigore per la tutela e lo sviluppo dell'artigianato, da tenere aggiornato costantemente e da farne elemento di una politica di accesso alle informazioni da parte dell'intera categoria. Troppo spesso ognuno di noi credo abbia potuto rilevare infatti, e la positiva campagna di informazione che viene attualmente condotta dalle società di locazione finanziaria sui principali quotidiani, indirettamente lo conferma, quanto parziale intempestiva o distorta sia a volte la conoscenza degli strumenti che i pubblici poteri approntano per venire incontro alle esigenze del mondo dell'artigianato.
Entrando più nello specifico del disegno di legge occorre evidenziare inoltre che esso realizza un profondo rinnovamento della strumentazione di intervento che la Regione ha finora utilizzato, cercando nel contempo di superare i limiti di diversa natura che l'esperienza ha fatto emergere.
Il testo predisposto pertanto risponde all'esigenza di una riforma complessiva dell'intervento regionale, confermando e valorizzando nel contempo il ruolo propulsivo dell'artigianato quale settore produttivo di beni e servizi in grado di contribuire allo sviluppo economico ed alla tenuta occupazionale.
L'articolato si compone di ventinove articoli suddivisi in sei titoli.
Una efficace illustrazione dei contenuti del disegno può essere fatta sulla base dei titoli che compongono il testo, tenendo presente - come dato generale - che ciascun intervento previsto tiene anche conto sul piano tecnico di uno sforzo teso a snellire i vari meccanismi procedurali.
TITOLO I (Artt. 1-3) Indica le finalità della legge e stabilisce tipologie di intervento e destinatari. Attribuisce inoltre alla Giunta regionale i poteri di indirizzo e di coordinamento degli interventi previsti e istituisce la Consulta regionale dell'artigianato attuando in questo modo una necessaria integrazione tra due momenti che allo stato attuale operano in modo separato e distinto: il Comitato tecnico consultivo ex art. 3 della legge regionale n. 47/78 e la Consulta istituita con deliberazione del Consiglio regionale del 31 ottobre 1979.
TITOLO II (Artt. 4-8) Prevede interventi per la realizzazione di progetti di investimento a scala di più imprese e per lo sviluppo dell'associazionismo economico. Da rilevare, come innovazione legislativa rispetto a quanto attualmente già previsto dalle normative regionali in vigore, la possibilità di intervenire per l'insediamento di imprese artigiane negli immobili industriali da ristrutturare e nei centri storici. Ai normali consorzi e società consortili fra imprese artigiane, oppure ad apposite società di intervento il compito di promuovere i progetti di investimenti per la cui istruttoria la Giunta regionale dovrà avvalersi degli Enti locali interessati e potrà fare ricorso alla finanziaria regionale. In ogni caso i criteri di valutazione di ogni singolo intervento devono essere basati su funzioni di utilità oggettiva e di rapporti costi/benefici.
Alcuni si ostinano a vedere nel testo della legge uno spazio eccessivo riservato agli interventi di promozione dell'associazionismo economico rispetto alle misure di sostegno riservate alle imprese singole. Occorre rilevare a questo riguardo che giusta ed opportuna risulta oggi una accentuazione delle politiche di associazionismo economico, come soluzione organizzativa che consente soprattutto ai piccoli produttori di competere efficacemente con tutte le realtà produttive, ma che appare ingiustificata la preoccupazione di quanti temono una penalizzazione nel trasferimento di risorse alle aziende singole. In effetti è sempre su queste ultime che continuano a diffondersi i volumi maggiori di spesa se si considera l'attività della cassa per il credito alle imprese artigiane che viene come si vedrà meglio più avanti - alimentata anche da conferimenti regionali, e l'attività delle stesse cooperative artigiane di garanzia per quanto concerne il credito di esercizio.
TITOLO III (Artt. 9-11) Riafferma la possibilità per la Regione di intervenire con propri contributi nelle operazioni di credito a medio-lungo termine e di locazione finanziaria assunte dalle imprese artigiane, singole o associate, per la realizzazione di investimenti fissi.
L'intervento si realizza attraverso conferimenti di fondi alla cassa per il credito alle imprese artigiane affinché siano integrate le disponibilità finanziarie, tanto in termini di risorse che di limiti di fido utilizzabili da una singola impresa, a valere sugli appositi fondi statali. I contributi derivanti dai conferimenti regionali seguono le stesse procedure e modalità di concessione dei contributi statali consentendo così alle imprese artigiane di attingere attraverso un unico strumento ai finanziamenti disponibili.
TITOLO IV (Artt. 12-20) Tratta degli incentivi alle cooperative artigiane di garanzia, al loro consorzio di secondo grado, al consorzio "Artigianfidi" promosso dalla finanziaria regionale ed alle imprese artigiane che utilizzano crediti bancari a breve garantiti dalle cooperative stesse, ll sistema delle cooperative di garanzia, sviluppatosi ampiamente nel decennio trascorso per effetto della politica incentivante della Regione, svolge un ruolo molto importante nel prestare garanzie addizionali per i crediti necessari all'esercizio delle imprese e nel fornire assistenza e consulenza finanziaria agli associati. La crescita del sistema accusa tuttavia alcuni limiti dati da un basso indice medio di soci per cooperativa e da una scarsa capacità di autocoordinamento che porta a non utilizzare appieno le risorse finanziarie disponibili.
Gli interventi previsti risultano pertanto calibrati sull'obiettivo di favorire il potenziamento e la valorizzazione del sistema di garanzie primarie collettive costituite, rafforzando la spinta all'ampliamento della base associativa piuttosto che la nascita di ulteriori cooperative.
Nel campo delle cooperative di garanzia un ulteriore intervento di sviluppo e qualificazione viene previsto avuto riguardo ai fondi rischi speciali costituiti presso Artigianfidi, consorzio costituito dalle cooperative, dalla Finpiemonte e da altri enti pubblici e privati, con lo scopo di garantire crediti finalizzati sia a breve che a medio termine. La buona riuscita di questo consorzio nel garantire i crediti derivanti da commesse, ordini, contratti di fornitura, induce a svilupparne l'attività verso altre formule finanziarie quali lo smobilizzo di crediti, il factoring, ed il finanziamento di particolari programmi aziendali (partecipazione a gare d'appalto, ingegnerizzazione di innovazioni tecnologiche, iniziative di penetrazione commerciale su nuovi mercati rilocalizzazione in aree attrezzate od in altre aree ed immobili destinati all'insediamento di imprese artigiane).
TITOLO V (Artt. 21-24) Facendo ricorso a quanto prevede la legge istitutiva della Finpiemonte viene prevista la costituzione di apposito fondo attraverso cui organizzare la fornitura alle imprese artigiane di alcuni servizi di aggiornamento tecnologico, di assistenza tecnica e di informazione economica.
Per la gestione del fondo è prevista l'istituzione di un apposito comitato cui spetta anche la predisposizione dei programmi di attività secondo precisi requisiti di valutazione tecnico-finanziaria. Per i 'controlli necessari è prevista procedura di rendiconto da parte della Finpiemonte, da sottoporre ad approvazione della Giunta regionale.
L'intervento delineato cerca di descrivere un possibile percorso di attivazione di un centro regionale di assistenza e di servizi al settore artigiano prevedendo due fasi: la prima di carattere sperimentale volta a definire le modalità organizzative e funzionali che dovrebbero caratterizzare il centro - realizzate appunto con il fondo istituito presso Finpiemonte - la seconda rappresentata dalla costituzione in senso proprio del centro, che potrebbe essere resa subito operativa utilizzando l'esperienza maturata in fase sperimentale. E' ovvio che qualora la fase sperimentale accerti una carenza di utilizzo da parte delle imprese artigiane, l'iniziativa nel suo complesso potrà essere rivista.
TITOLO VI (Artt. 25-29) Reca le disposizioni di carattere finanziario, finali e transitorie.
Per quanto concerne il finanziamento degli interventi le risorse ricavate dai fondi globali consentono sicuramente di dare applicazione al provvedimento nel corso del 1985. Sono comunque largamente insufficienti se valutate in un'ottica di medio periodo, quando la legge eserciterà al massimo i suoi effetti. Occorrerà a questo riguardo considerare più adeguatamente in futuro, il problema dei mezzi finanziari se si vorranno ottenere i positivi risultati che la legge, nei suoi contenuti, intende promuovere.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARCHIARO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cerchio.



CERCHIO Giuseppe

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, la normativa oggetto dell'attenzione odierna riguarda un settore certamente importante e rilevante quale quello dell'artigianato, settore che proprio in questi giorni ha attivato una mobilitazione intensa ed attenta su alcune vicende legate alla questione Visentini, e ad altri aspetti che certamente hanno messo al centro dell'attenzione una problematica relativa al settore del lavoro autonomo e dell'artigianato in particolare, con una vivacità non indifferente.
La normativa che oggi esaminiamo non può non rappresentare in questo momento difficile del settore, una attenzione di operatori che richiedono giustamente un chiaro indirizzo politico di ampio respiro per aggredire le problematiche della crisi presente nel Paese e con intensità non indifferente nella realtà torinese e metropolitana in particolare.
La normativa che andiamo ad affrontare non può non inquadrarsi in un discorso di carattere più generale anche solo per richiamo e memoria storica, qual è quello del riferimento del quadro nazionale che dopo molti anni ha ancora numerosi punti interrogativi e quello regionale non slegato da alcuni strumenti ed elementi che debbono essere oggetto di supporto all'attività legislativa. Mi riferisco intanto al Piano di sviluppo oggetto nelle ore passate di attenzione in questa assemblea e di rifiuto da parte delle opposizioni e della D.C. ad affrontare nel merito uno strumento come il Piano di sviluppo per il fortissimo ritardo col quale esso è arrivato non rappresentando purtroppo questo in una realtà difficile del Piemonte quel volano necessario per far decollare un minimo di programmazione certa e credibile. Uno strumento privo di impulsi e stimoli programmatici che costituisce a nostro modo di vedere un passo all'indietro pericoloso e negativo.
La mancanza di un preciso indirizzo programmatico per quanto ci riguarda, riferito nella fattispecie all'artigianato, è tanto più grave se si pensa alla dichiarata opzione principale del presunto Piano, cioè lo sviluppo dell'occupazione.
Sin dal 1983, nel documento programmatico presentato dal Gruppo della D.C. per affrontare una crisi politica del marzo 1983 (crisi politica che in questi giorni e in queste settimane recita a tutta pagina una situazione di difficoltà del quadro politico amministrativo della nostra realtà torinese e piemontese) il Gruppo della D.C. fra le tante osservazioni positive, già preannunciava una sua proposta di legge per incentivare investimenti produttivi nel settore dell'artigianato, stimolata fra l'altro questa occasione anche dalla giusta attenzione che proprio in quell'anno si rilevava sul comparto dell'artigianato essendo quello l'anno dell'artigianato.
Si trattava di stimolare e favorire l'ammodernamento tecnologico delle aziende per promuovere lo sviluppo dell'occupazione nel settore.
Si trattava di superare certe insufficienze di fondi e certe lentezze burocratiche peraltro verificate nella gestione della vecchia legge, la 47 e si trattava di sollecitare in sostanza una riforma della legge regionale n. 47 del 1978 attraverso una maggiore realizzazione ed uso delle risorse una legge in parte concettualmente valida, non sempre però gestita in modo ottimale, giunta peraltro come è noto, al suo blocco sin dagli ultimi mesi del 1981.
In questo quadro di fronte a silenzi e vuoti dell'esecutivo regionale di fronte ai ritardi nella presentazione del Piano di sviluppo regionale 1982/85, in un momento sempre più drammatico e difficile nel quale le componenti e le forze economiche risultavano indebolite dalla lunga crisi di fronte alla mancanza di un chiaro indirizzo politico di ampio respiro il nostro Gruppo ai primi di gennaio del 1984, presentava la proposta di legge- intitolata "provvedimenti per incentivare investimenti produttivi nel settore dell'artigianato".Constava di 11 articoli con lo scopo di rivolgersi intanto all'impresa artigiana per eliminare certe insufficienze di fondi, certe lentezze burocratiche, certi premi alle grandi cooperative certi privilegi dei pochi realizzati a danno di molti.
La proposta della D.C. restava ferma come purtroppo è consolidata abitudine di questa Regione o meglio di questo esecutivo. Un tempo per la verità lontano, troppo abituata a pubblicizzare ripetutamente ruoli di avanguardia e di primogenitura, ruoli più dichiarati che veramente attuati ora non più nemmeno autorizzata a recitare tale parte di fronte alla pochezza di programmazione, ai vuoti di azione, alle contraddizioni, alle necessità di rincorrere sempre le iniziative di una opposizione nella fattispecie, della opposizione democratica cristiana.
Alcuni esempi: la legge urbanistica di iniziativa del nostro Gruppo e di altri Gruppi è in estremo ritardo e il problema viene affrontato solo quando c'è una iniziativa dell'esecutivo nonostante le strutture l'organizzazione di una macchina regionale che certamente ha capacità maggiori e più organizzate dell'opposizione; la legge sull'associazionismo segreto, il problema della normativa sul diritto allo studio non ancora decollata ma attivata a seguito di iniziative della D.C.; la legge sulle rivendite dei giornali che alcuni giorni fa è finalmente stata quasi licenziata dalla IV Commissione. I problemi potrebbero rivolgersi ad altri campi; progetti fermi perché la Giunta non ha attivato la sua normativa e non ha attivato la scelta politica di andare avanti fin quando non esiste la propria proposta di legge.
Ritorniamo all'artigianato e agli artigiani che sono i veri destinatari di questa normativa.
Nell'aprile del 1984 finalmente la Giunta presentava un suo disegno di legge e si attivavano intense consultazioni e numerose riunioni sino a giungere alla realizzazione della fusione dei due testi, quello iniziale della D.C. finalizzato in particolare a riproporre una occasione di rifinanziamento del credito in un settore importante, e quello della Giunta con una visione diversa, più organica nel senso di un quadro di riferimento omnicomprensivo del problema dell'artigianato.
Riteniamo positivo che finalmente il testo giunga in aula dopo un defatigante e certamente difficile lavoro nel corso del quale la D.C. si è impegnata intensamente in un ruolo di opposizione critica al disegno della Giunta, una Giunta che ha segnato fino in fondo, lo dico in polemica politica, momenti di disagio, momenti di contraddizione, momenti di lacerazione proprio nel settore dell'artigianato tanto da dover far uso di vari stratagemmi per superare le citate conflittualità: conferire ad un collega o meglio ad una collega socialista la relazione, per (senza riferimento polemico) vincolare intanto il P.S.I. ad un voto.
Il rapporto senza polemica è stato intensamente vissuto in queste settimane dalla D.C. in posizione polemica nei confronti della Giunta rappresentata quasi esclusivamente (se ne dà merito e atto all'impegno della Giunta) nella persona dell'Assessore e nella rappresentanza sostanzialmente comunista in una posizione dialettica alternativa alla nostra. Merito quindi al P.C.I. che ha intensamente lavorato in questo settore e all'impegno della D.C. che in termini alternativi ha espresso non con ostruzionismo anche se con intensità di lavoro, una attività ed un impegno in Commissione e nelle consultazioni, alternativo.
Soprattutto per una conflittualità che si è registrata fra la maggioranza impersonificata dal P.C.I. con il P.S.D.I. sulla posizione nota della presentazione di una proposta di legge che era per molti versi una proposta di legge elle nei contenuti era stata presentata anche dalla D.C.
sulla nota vicenda dell'agenzia di sviluppo, il P.S.D.I. partito di maggioranza di questa Giunta nei confronti del quale i rappresentanti non più della Giunta regionale, ma del P.C.I. presente, intensamente c lodevolmente in questi lavori della legge sull'artigianato, ha ripetutamente dichiarato a nostri solleciti per affrontare il problema nella coralità di tutte le forze della maggioranza e quindi anche del P.S.D.I. a richiesta della D.C. di ritenere ininfluente la proposta del partito socialdemocratico se pur proveniente da un importante e determinante partito di maggioranza e dico di più con una proposta presentata dallo stesso Presidente del Consiglio regionale, Germano Benzi.
Con tutte queste difficoltà, giungiamo in aula con un testo notevolmente diverso dalle sue origini iniziali, con miglioramenti certo significativi, un testo che mantiene una generica impalcatura di cornice unitaria del comparto nei confronti della quale ci siamo come D.C. espressi con preoccupazione e perplessità non per ostinazione, come ha rilevato poc'anzi in un passaggio della sua relazione il relatore, collega Cernetti ostinazione veniva detto nella relazione, a vedere nel testo della legge uno spazio eccessivo riservato agli interventi di promozione dell'associazionismo economico rispetto alle misure di sostegno riservate alle imprese singole.
Una ostinazione viceversa è stata costante nel nostro impegno non ostruzionistico ma ostinazione si, nel ricercare il raggiungimento di obiettivi certi con procedure il più semplificate possibile per snellire il credito tenendo presente che in alcuni casi risulta determinante più della agevolazione, la stessa tempestività dell'erogazione.
Se questa è stata ostinazione da parte della D.C. siamo lieti di avere espresso questa impressione, perché colleghi, continueremo a rimanere ostinati assertori della necessità di una reale salvaguardia del ruolo dell'artigianato delle 126.000 imprese operanti in Piemonte, dei circa 500.000 addetti del comparto artigianale per un migliore assetto ed una migliore razionalizzazione del sistema delle agevolazioni creditizie, della attuazione di una valida politica di formazione professionale della promozione commerciale dei prodotti artigianali, di un reale sviluppo dell'auto governo della categoria da attuarsi con la valorizzazione dell'esistente, con il suo miglioramento e la ricerca di attivazione di opportuni sostegni quale un'agenzia regionale che l'Assessorato ha ritenuto lui sì ostinatamente, di non dover considerare nemmeno nella proposta di colleghi e partners socialdemocratici e che noi democratici cristiani abbiamo sostenuto e continuiamo a sostenere indispensabile per lo sviluppo dell'artigianato per favorire la crescita qualitativa nonché economica produttiva ed occupazionale del settore.
Risponde a tutto ciò il testo che o:4:1 discutiamo? Non ci pare completamente, anche se dobbiamo dire che alcune proposte emerse nel corso della consultazione sono state recepite e molte proposte avanzate dal Gruppo della D.C. sono state attentamente considerate ed accolte e di questo diamo atto dell'attenzione dell'Assessorato.
Per questi motivi non possiamo non esprimere motivi di soddisfazione per le attenzioni riservate ad alcune richieste da noi avanzate in Commissione ma anche riserve e dissensi per quelle altre proposte che non sono state dalla maggioranza o meglio dal P.C.I., prese in considerazione.
E' in questa linea volta soprattutto a considerare l'artigianato non solo una entità economica, ma anche una cultura, una scelta di vita, che ci siamo mossi e ci muoveremo ancora oggi nel presentare ulteriori emendamenti proprio perché noi riteniamo che l'artigianato racchiuda dei valori fondamentali per stimolare intanto le migliori energie dell'uomo dell'individuo, cioè la difesa della libertà, della democrazia, degli ideali spirituali e civili di cui è certamente portatore il destino del lavoro autonomo e degli artigiani in particolare.
In questo senso la D.C. sarà attenta a quanto dovesse ancora essere accolto circa nostre proposte e nostri emendamenti e conseguentemente il nostro Gruppo si atteggerà nella sede di votazione conseguentemente alle ulteriori espressioni di disponibilità che questo Assessorato ha accolto in buona parte in questi intensi lavori di questi mesi ma che non ha accolto nella pienezza quello che è stato lo spirito, l'intenzione, la filosofia che il Gruppo della D.C. ha inteso attivare su questa problematica.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Benzi.



BENZI Germano

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, ritengo di avere titolo particolare per parlare sull'artigianato, avendo diretto per set, te ami una associazione di piccoli imprenditori ed avendo fatto per 7-8 anni il Vicepresidente di una associazione artigiana e partecipato a diversi di questi congressi provinciali organizzati dagli artigiani.
Forse il piano era un passo troppo avanti, tenuto conto dell'attuale mentalità: un conto è essere in mezzo agli artigiani e lavorare come loro mentre diverso è vederli dal di fuori in qualità di tecnici.
L'artigiano se vuole sopravvivere deve adeguarsi ai nuovi sistemi di produzione, il che vuoi dire andare avanti con i progressi tecnici e con i progressi in campo elettorale.
Parte degli emendamenti, la Giunta li ha accettati, ma occorre secondo me riunire le diverse forze lavoro in un unico ente.
La nostra proposta era quella di cercare di indirizzare l'artigianato con un metodo più moderno, più attuale, perché in questo campo siamo ancora sugli schemi del 1848 al tempo di Carlo Alberto, quando le imprese constavano di 2-3 artigiani che si aiutavano fra di loro.
Avere un consulente significa vedersi assorbire il SO per cento dei suoi utili.
La burocrazia soffoca le piccole aziende.
E' vero che l'Assessore può rivedere questa legge e perfezionarla; mi auguro che lo faccia per dare un aiuto effettivo agli artigiani.
Altrimenti facciamo sempre le stesse cose, qualche volta integrate, ma il passo è pur sempre troppo breve.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Barisione.



BARISIONE Luigi

Cercherò di essere breve data l'ora e dato il fatto che ci riconosciamo ampiamente nella relazione della collega Cernetti.
Mi limiterò pertanto ad alcune brevi osservazioni.
E' una legge volta allo sviluppo ed all'ammodernamento dell'artigianato.
Con questa legge facciamo una operazione legislativa di grande portata: andiamo a unificare in un unico strumento le varie leggi che la Regione si era data in precedenza. Richiamo l'attenzione dei Consiglieri che con l'art. 29 abroghiamo ben 4 precedenti.
E' un testo unico per l'artigianato che dà agli operatori ed agli artigiani la possibilità di avere sotto mano uno strumento che permette di avere dei canali di finanziamento, di Attività unificati sia per l'istituzione dell'impresa (capitali fissi di impianto) sia per le risorse di gestione e per l'ammodernamento tecnologico delle imprese stesse.
Concordo con il Presidente Benzi quando dice che l'artigianato deve riuscire a introdurre nelle sue strutture un grande contenuto tecnologico altrimenti vivrebbe una vita estremamente difficile.
Questo è un filone che attraversa tutta la legge presentata, nel senso di dare all'artigianato dei punti di riferimento costituendo un fondo per l'innovazione. Il fondo viene gestito da 5 persone: un rappresentante della Regione, uno della Finpiemonte e tre rappresentanti delle organizzazioni artigiane.
Ci corre l'obbligo di sottolineare come gran parte dei contenuti delle leggi sia della D.C., sia del P.S.D.I. sono presenti in questa legge.
Con questa legge sì inizia a sperimentare questa struttura ed il suo funzionamento. Se poi gli strumenti si rivelano insufficienti rispetto agli obiettivi, non abbiamo nulla in contrario a rivederli.
Dobbiamo anche dire che esperienze di altre Regioni non sempre hanno dato dei risultati positivi. Anzi c'è un ripensamento rispetto a soluzioni a questo riguardo. Non ci pare corretto dire che all'interno della Commissione, il Gruppo comunista ha dichiarato ininfluente la presentazione della proposta del P.S.D.I. In effetti ci siamo rifiutati di votare un ordine del giorno del Consigliere Brizio che egli stesso dichiarava ininfluente.
Ribadiamo che le proposte presentate nel disegno di legge dal Gruppo socialdemocratico non erano accettate come formulazione dello strumento ma sono recepite nella lese fermo restando quanto ha detto all'inizio e cioè che formalmente sono ancora giacenti e quindi ci potranno essere ulteriori spazi di discussione sulla legge stessa.
Concludo rapidamente dicendo che riteniamo che questa legge sia una legge importante, che certo non risolve tutti i problemi che ha l'artigianato: i problemi fiscali sono all'ordine del giorno; vi sono poi i problemi dell'innovazione, dell'associazionismo artigiano.
Infine sottolineo ancora che con questa legge, predisponiamo anche il passo successivo che ritengo sia importante attuare e cioé quello della legge sulle deleghe alle Province per la gestione del settore.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Preliminarmente esprimo il rammarico che il collega Turbiglio non abbia la possibilità, per difficoltà di ordine personale, ad essere presente per svolgere un intervento che sarebbe stato dello spessore conseguente all'impegno dallo stesso svolto in Commissione.
L'intervento del Gruppo si riduce quindi ad alcune brevissime considerazioni.
Il documento sui nostri tavoli arriva contestualmente alla presentazione del secondo Piano di sviluppo e viene per una parte presentato come uno strumento di attuazione delle linee sulle quali lo stesso si muove. Su questo versante il documento soffre di tutti i limiti e deve essere oggetto di tutte le considerazioni che abbiamo fatto nel dibattito relativo al Piano di sviluppo per cui in una qualche misura anche qui la maggioranza con atti legislativi che non sono soltanto di normazione, ma anche di programmazione economica a lungo respiro sostanzialmente pone dei vincoli e delle risorse significative e pesanti sui tempi lunghi dell'istituzione.
Siamo quindi nella incertezza di capire e di giudicare il provvedimento sotto l'aspetto della sua ricaduta in un sistema che comunque viene visto con un tipo di ottica che è quella di considerare l'artigianato il parente povero dell'industria, mentre l'artigianato è un settore che ha proprie caratteristiche e specificità dimensionali e professionali e che attiene pur sempre al problema più ampio dell'impresa.
Ci sembra quindi che i ritardi in una qualche misura tipici di questa maggioranza a cogliere il fenomeno di innovazione tecnologica, in Piemonte di grande utilità e trasformazione del sistema produttivo, rischino in una qualche misura di gelare il processo di innovazione tecnologica e soprattutto di diversificazione produttiva che ha investito la nostra Regione e quindi anche l'artigianato.
Noto che quando si parla di queste cose, non si riflette mai abbastanza sul fatto che l'innovazione tecnologica non è soltanto un processo di adozione di tecnologie e professionalità tali da recuperare livelli di produttività, ma è soprattutto l'acquisizione di tecnologie e professionalità che rendono il sistema più flessibile e quindi diversificabile nel momento finale del prodotto consegnato.
I livelli politici sono in una qualche misura ancora condizionati dalla considerazione che la nostra sarebbe una Regione monoculturale.
La nostra Regione è ancora una Regione monoculturale dal punto di vista oggettivo, ma è ormai una Regione diversificata dal punto di vista delle sue potenzialità.
Si tratta di capire come si riuscirà a far decollare questo grado di potenzialità rispetto ad una realtà che è ancora oggettivamente legata ad una realtà di tipo monoculturale.
In questa misura i colleghi della Giunta e della maggioranza, capiranno meglio il perché della nostra non presenza nella discussione sul Piano di sviluppo; la nostra era una scelta di riconoscere il limite che ha l'istituzione a dibattere questo problema posto che questo problema deve avere una partecipazione in prima persona della realtà produttiva e soprattutto di lavoro della nostra Regione che in una qualche misura pu essere sufficientemente soddisfatta dall'istituto della democrazia rappresentativa.
Ci sembra che su questo, le forze politiche abbiano bisogno di quello che abbiamo chiamato il periodo di decantazione dal dibattito e di approfondimento nei temi, senza l'esigenza di dovere comunque contrapporsi in termini di maggioranza e minoranza su cose che da Cartesio in poi sfuggono al giudizio di maggioranza e minoranza ma che evidentemente sono soggette al giudizio di realtà.
Sulla legge specifica non possiamo non riconoscere che si è posto l'obiettivo di guardare con attenzione più, puntuale, moderna, razionale e più sistematica, al settore dell'artigianato. Questo è un riconoscimento venuto dalle categorie interessate che il Gruppo lealmente riconosce ai proponenti e quindi all'Assessore.
La precedente legge 47 nella sua gestione aveva messo in evidenza il peso burocratico degli atti, la lunghezza dei tempi e la capacità defatigatoria delle procedure che sostanzialmente continuavano a far riconoscere anche nell'istituto regionale un istituto caratterizzato da logiche, mentalità e strutture di tipo borbonico.
Quello che c'era di positivo nella vecchia normativa, veniva in una qualche misura snaturato e portato a nessuna efficacia pratica sul piano sostanzialmente gestionale.
Riconosciamo quindi che la legge che ci viene proposta è caratterizzata dall'aver ottenuto un risultato di grandi semplificazioni e di accelerazione delle pratiche per le concessioni.
Tuttavia riteniamo che quanto si è ottenuto è ancora lontano dal risultato ottimale. In una qualche misura dal punto di vista culturale generale, ci sembra che sia da considerare in una qualche misura superato e superabile il considerare il fenomeno dell'associazionismo un elemento privilegiante per l'intervento regionale.
Anche qui l'innovazione tecnologica che ha determinato altre conseguenze sul sistema dell'impresa, ha in una qualche misura accorciato di molto la vita del paese.
E' difficile pensare a una società del futuro con ditte che potranno mettere lapidi sulle loro sedi con cui si dirà che il nonno aveva fondato il padre aveva fatto crescere, e il nipote, attuale proprietario, gestisce.
La società del futuro sarà probabilmente caratterizzata dall'organizzazione di risorse, strutture, professionalità e tecnologie funzionali a un progetto che consumerà il suo tempo, nel tempo funzionale rispetto al progetto.
Avremo più aziende che si legheranno a un progetto e non progetti che si legano alle aziende.
Voglio quindi dire che questa esigenza di grande flessibilità ed agilità che avrà l'impresa del futuro soprattutto quella artigiana, non sono così facilmente conciliabili con il processo di associazione che per sua natura richiede che i soggetti che si associano abbiano una - loro durata nel tempo, sia dal punto di vista istituzionale, che oggettivo.
Perché in una associazione si sia presenti e vi si possa rimanere bisogna contare su un tempo di esistenza a lungo nel tempo e probabilmente ad una omogeneità di settore. Tutto questo finisce forse per essere un vincolo alla mobilità del sistema ed alla sua diversificazione.
Richiamiamo l'attenzione dei colleghi e dell'Assessore all'art. 4.
Riteniamo opportuna, senza tuttavia formalizzare l'emendamento l'eliminazione dei capoversi b) e d) che riguardano consorzi e cooperative lasciando agli altri proponenti 'indicati nello stesso articolo, le iniziative.
Riteniamo, sempre in termini di dibattito generale che l'art. 12 abbia una dimensione troppo ampia e indefinita, nella misura in cui non individua con puntualità le strutture e le dimensioni sociali creando gravi rischi per la possibilità concreta di perseguire gli obiettivi che l'articolo stesso si pone.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Bruciamacchie.



BRUCIAMACCHIE Mario, Assessore all'artigianato

Gli argomenti usati nei vari interventi stimolerebbero delle risposte molto argomentate.
Troveremo probabilmente altre occasioni per approfondire questi aspetti; l'importante è che il tutto sia improntato ad estrema serietà e rigore oppure disegni che vengono qui proposti.
Credo che tra ciò che abbiamo inserito ed approvato ieri nel Piano regionale di sviluppo e ciò che era presente nella prima bozza di Piano regionale di sviluppo, ci sia un salto di qualità significativo nell'ambito del settore artigiano per quanto riguarda l'economia piemontese ed il ruolo che deve e può svolgere questo settore a livello regionale.
Mi attengo dunque a quanto hanno detto le associazioni che sono le dirette interessate le quali misurano direttamente la loro politica rispetto alle ipotesi di sviluppo e agli strumenti che vengono messi in campo da parte della Regione.
Sono 206.000 circa le aziende che hanno subito una flessione che in termini numerici significa una perdita di oltre 400.000 addetti. Quindi una grande realtà economica, produttiva e sociale che va valorizzata in presenza di crisi che hanno investito i grandi complessi e che sono in fase di recupero di produttività e di economicità.
Questo fenomeno di crisi e di industrializzazione che ha investito anche il settore artigiano, ha prodotto grosse difficoltà nel settore, ma ha anche dimostrato la grande capacità del settore stesso, di adeguarsi a quelle che erano le difficoltà nuove, di avere il coraggio di investire. Ne sono significativa testimonianza le domande di investimento pervenute, alle quali si è risposto a livello regionale.
E' indubbio che negli anni a venire non avremo più l'etichetta: "il nonno aveva fondato e noi continuiamo" ma avremo sicuramente aziende artigiane e imprese che se vorranno stare sul mercato, dovranno puntare nella loro capacità di innovazione e produzione sempre nuova e più avanzata di prodotti. Sarà un mutamento profondo. Questo però comporterà di conseguenza il dotare il settore di tutta una serie di servizi senza i quali evidentemente si incontrerebbero delle grossissime difficoltà e trovare quindi momenti associativi capaci di garantire servizi reali alle imprese.
E' una domanda che viene dal mondo imprenditoriale non solo dell'artigianato, ma anche della piccola e media industria ed anche della grande industria ed in questo senso mi sembra che il disegno di legge che abbiamo proposto dia una risposta abbastanza precisa.
C'è una ripresa significativa di investimento nel settore artigiano: avevamo circa 3.800 domande di finanziamento nel 1982 e parte dell'83.
Quest'anno raggiungeremo le 7.000 domande di finanziamento che vengono soddisfatte sia con risorse Artigiancassa, sia con parte di risorse regionali. Questo significa che nel settore c'è vivacità e possibilità di andare a produrre significative innovazioni e passi in avanti. Vogliamo anche ricordare che vì è a livello regionale, in virtù di un mutamento anche di quadro nazionale sul piano delle risorse, una disponibilità di 105 miliardi circa, per intervenire a favore degli artigiani che avanzano una domanda di finanziamento, sia per quanto riguarda le strutture, sia per quanto riguarda i macchinari, strutture murali e così via.
Il tasso oggi a carico degli artigiani è di questo tipo: 9,60 per cento per le zone insufficientemente sviluppate; 11,85 per cento per gli altri Comuni non ricadenti sotto la L. 902; il 13 per cento per le scorte. Questo dimostra che c'è una politica che rimanendo nel campo del credito ed avvalendosi delle risorse artigiancassa e delle risorse regionali, pu cogliere esigenze molto concrete.
A ciò c'è da aggiungere che è partito il leasing a livello artigiancassa nazionale, e quindi ci sono oggi sul fronte del credito possibilità che non esistevano ancora negli anni 1981/82.
La politica del credito tuttavia non è l'unica che può essere fatta nella direzione del settore artigiano. C'è la politica del credito, ma c'è anche la politica delle aree artigiane attrezzate che viene fatta con la base della L. 64. Sono 14 le aree artigiane attrezzate che sono state ultimate in buona parte e quattro ancora finanziate nel bilancio 1984: altre cinque possono decollare nel bilancio finanziario 1985.
Ci muoviamo nella direzione delle aree artigiane attrezzate, della formazione professionale, della valorizzazione dell'artigiano tipico ed artistico, di momento dell'esportazione.
Introduciamo con questo disegno di legge delle innovazioni abbastanza significative. In questo disegno di legge manteniamo ferma da una parte la politica che va a cogliere l'esigenza dell'artigiano singolo ed in questo senso c'è tutta la politica del credito che viene mantenuta e facilitata dall'altro pensiamo che sia necessario puntare sempre più verso una politica che non umiliando assolutamente quella che è la capacità imprenditoriale singola che deve essere salvaguardata, punti a dare servizi collettivi alle imprese senza i quali l'artigianato non può stare né nel mercato interno né pensare di proporsi a livello internazionale. Ecco perché puntiamo sullo sviluppo delle cooperative artigiane di garanzia: 35 sono già realizzate in virtù di una politica fatta a livello regionale necessaria anche una politica di consorzi che intervenga in modo molto finalizzato per far superare difficoltà a quella azienda singola che altrimenti non sarebbe in grado di superare.
Anche la politica tesa al recupero degli immobili dismessi da attività industriali, è un campo nuovo nel quale stiamo lavorando nel senso che oggi è possibile andare a recuperare un patrimonio di grande significato per continuare attività produttive.
Questo disegno di legge non vuole essere assolutamente sostitutivo di altri disegni di legge che sono oggi presenti all'interno della IV Commissione.
Noi non portiamo un assemblaggio di 4-5 disegni di legge: ci sono due disegni di le .e che sono stati confrontati, arricchiti ed integrati reciprocamente e ci sono altri tre disegni di legge che riguardano le agenzie regionali di sviluppo, ma che sono momenti a sé stanti di iniziative proposte da Consiglieri regionali che andranno ad essere esaminati nella sede opportuna che è la IV Commissione.
E' evidente che nel momento in cui presentavamo come Giunta una proposta di legge complessiva, abbiamo considerato anche la possibilità di interventi che riguardavano tutta la parte dei servizi reali alle imprese ed abbiamo ritenuto di inserirli e proporli già all'interno di questo articolato, senza con questo voler andare a dare risposte compiute ad altre problematiche che venivano segnalate e presentate in altri disegni di legge.
Pensiamo che il contenuto delle cose che abbiamo inserito nel disegno di legge all'esame del Consiglio regionale, e che si riferiscono al titolo IV, già colgono gran parte delle proposte che sono state avanzate dai vari disegni di legge e che si riferiscono all'agenzia. Se guardiamo gli emendamenti presentati dal Consigliere Cerchio invece, notiamo che si cambia il titolo o il nome ma la sostanza non viene mutata; questo a dimostrazione che in termini di contenuto abbiamo un disegno di legge che recepisce una politica e la propone: questa era già presente nel primo disegno di legge approvato dalla Giunta, sul quale abbiamo ancora lavorato insieme, accogliendo altri suggerimenti e lavorando in modo proficuo per arrivare ad un testo definitivo che mi sembra raccolga in generale un consenso abbastanza significativo da parte delle associazioni.
Abbiamo bisogno di portare a compimento anche la questione dille deleghe. Ricordo al Consiglio che abbiamo un disegno di legge che risale al giugno 1981 esaminato in Commissione ed ancora fermo, ma è nostra intenzione andare avanti, perché solo attraverso lo sbocco di questo disegno di legge, sarà possibile recuperare nel settore efficienza e ritardi.



PRESIDENTE

Passiamo alla votazione del relativo articolato.
Titolo I Disposizioni generali Art. 1 (Finalità e destinatari) "La Regione Piemonte con gli interventi previsti dalla presente legge, si propone, in attuazione dell'art. 4 dello Statuto regionale, di favorire lo sviluppo e la qualificazione del settore dell'artigianato, creando condizioni per la salvaguardia dei livelli di occupazione, la riconversione dell'apparato produttivo e la qualificazione dei servizi.
Per i fini di cui al precedente comma, la Regione agevola l'accesso delle imprese artigiane al credito ed ai finanziamenti parabancari, incentiva la realizzazione di programmi di potenziamento e di sviluppo aziendale sostiene e sviluppa l'associazionismo economico, ricerca e promuove, con la collaborazione dell'Istituto finanziario regionale - Finpiemonte Spa - e degli istituti di credito operanti nella Regione, ogni iniziativa utile a reperire sul mercato finanziario nazionale ed europeo, risorse creditizie aggiuntive da destinare attraverso la definizione di progetti specifici, al consolidamento ed allo sviluppo del settore artigiano.
La Regione ricerca il concorso e l'apporto degli Enti locali e delle rappresentanze sindacali della categoria nell'attuazione delle politiche di tutela e sviluppo dell'artigianato e si avvale dell'istituto finanziario regionale - Finpiemonte Spa - per promuovere la creazione di servizi di assistenza tecnica, tecnologica ed organizzativo-manageriale.
Gli interventi sono attuati a favore delle imprese qualificate artigiane ai sensi delle vigenti disposizioni di legge, nonché dei gruppi di imprese artigiane associate o consorziate nelle forme di legge che hanno sede e svolgono la propria attività nel territorio della Regione".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 37 Consiglieri L'art. 1 è approvato.
Art. 2 (Indirizzo e coordinamento degli interventi) "Ai fine di garantire particolari esigenze di sviluppo e qualificazione dell'artigianato piemontese, anche in rapporto alla sua articolazione settoriale e territoriale, la Giunta regionale esercita - nel rispetto degli obiettivi e delle indicazioni del Piano regionale di sviluppo funzioni di indirizzo e coordinamento su tutti gli interventi previsti dalla presente legge. Le stesse funzioni vengono esercitate, nei limiti di quanto previsto dall'art. 109 del DPR 24 luglio 1977 n. 616, sugli interventi attuati tramite la cassa per il credito alle imprese artigiane.
Per l'esercizio delle funzioni stabilite con la presente legge la Giunta regionale si avvale del parere espresso dalla Consulta regionale dell'artigianato di cui al successivo articolo 3".
I Consiglieri Cerchio e Brizio presentano il seguente emendamento: all'ultimo comma, sostituire le parole "si avvale del parere" con : "si avvale delle decisioni".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 14 voti favorevoli e 23 contrari.
Pongo in votazione l'art. 2 nel testo originario.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 23 Consiglieri hanno risposto NO 16 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere L'art. 2 è approvato.
Art. 3 (Consulta regionale dell'artigianato) "La Giunta regionale esercita le funzioni di indirizzo e di coordinamento di cui all'articolo precedente, nonché quanto altro richiesto dalla presente legge, avvalendosi del parere espresso da una Consulta regionale alla quale sono riconosciute altresì funzioni propositive e di studio relativamente alla materia dell'artigianato, con particolare riguardo alla programmazione regionale, ai bilanci regionali di competenza ed alla formulazione delle leggi riguardanti il settore.
La Consulta è tenuta ad esprimere il proprio parere su ogni problema e/o atto sottopostole dalla Giunta regionale.
La Consulta regionale dell'artigianato è composta: a) dall'Assessore regionale incaricato per il settore o da un suo delegato con funzioni di presidente b) da cinque Consiglieri regionali nominati dal Consiglio c) da un rappresentante della Commissione regionale per l'artigianato d) dai presidenti delle commissioni provinciali per l'artigianato e) dai presidenti e dai segretari regionali delle Confederazioni sindacali artigiane più rappresentative f) da un rappresentante dell'Uncem regionale g) da un rappresentante dell'Anci regionale h) da due rappresentanti del settore creditizio di cui uno designato dall'Associazione bancaria italiana ed uno dalla federazione regionale delle casse rurali ed artigiane i) da un rappresentante del comitato tecnico regionale della cassa per il credito alle imprese artigiane 1) da un rappresentante dell'Istituto finanziario regionale - Finpiemonte Spa m) da un rappresentante del consorzio regionale tra le cooperative artigiane di garanzia Artigianfidi.
Per ognuno dei rappresentanti degli enti di cui alle lettere d, f, g, h, i 1, m, del presente articolo, è designato un membro supplente con la stessa procedura prevista per la designazione dei membri effettivi.
La Consulta nomina tre vicepresidenti scelti tra i componenti di cui alla lettera e).
Per l'elaborazione dei programmi di atti- vità e gli indirizzi di attuazione la Consulta istituisce nel proprio seno un apposito Comitato di presidenza formato dal presidente, dai vicepresidenti, da due consiglieri regionali e dal rappresentante della commissione regionale per l'artigianato.
Alla costituzione della Consulta, che dura in carica tre anni e scade comunque con lo scioglimento del Consiglio regionale, provvede il Presidente della Giunta regionale con proprio decreto.
La Consulta disciplina, con norme regolamentari soggette ad approvazione del Consiglio regionale, la propria organizzazione ed il proprio funzionamento.
Le funzioni di segretario della Consulta sono svolte da un funzionario del servizio artigianato.
Le spese per il funzionamento della Consulta sono a carico della Regione".
I Consiglieri Cerchio e Brizio presentano i seguenti emendamenti: 1) al primo comma sostituire le parole "avvalendosi del parere" con: "avvalendosi delle decisioni".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano. E' respinto con 17 voti favorevoli e 23 contrari.
2) Sopprimere la lettera m).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 17 voti favorevoli e 23 contrari.
Pongo in votazione l'art. 3 nel testo originario.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 23 Consiglieri hanno risposto NO 16 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere L'art. 3 è approvato.
Titolo II Programma di potenziamento e di sviluppo aziendale e promozione dell'associazionismo Art. 4 (Interventi) "Allo scopo di favorire la realizzazione di qualificati programmi di potenziamento e di sviluppo aziendale e di promuovere l'associazionismo nel settore dell'artigianato, la Regione Piemonte pub concedere: a) contributi in capitale per la realizzazione dei progetti di investimento in infrastrutture, strutture di laboratori e macchinari, all'interno di aree attrezzate per insediamenti artigiani, di aree che utilizzano Immobili industriali da ristrutturare oppure di piani particolareggiati per i centri storici. I progetti di investimento devono essere promossi da consorzi e società consortili fra imprese artigiane, oppure da apposite società di intervento costituite dall'Istituto finanziario regionale Finpiemonte Spa con la partecipazione di istituti di credito, associazioni di imprese consorzi di imprese artigiane ed altri Enti, oppure da consorzi e società consortili fra imprese artigiane b) contributi nelle spese di impianto, come tali definite ai sensi dell'articolo 2426 del codice civile, sostenute da consorzi e società consortili costituiti, anche in forma cooperativa, da imprese artigiane per uno o più degli scopi indicati dall'articolo 6 della legge 21 maggio 1981, n. 240 c) contributi nelle spese straordinarie di gestione derivanti da convenzioni stipulate dai soggetti di cui al precedente punto b) con enti istituti, organizzazioni pubbliche o private di ricerca scientifica, per progettazioni, consulenze, ricerche e studi diretti a favorire l'ammodernamento tecnologico, la razionalizzazione dei cicli produttivi e delle tipologie aziendali, l'incremento della produttività, il miglioramento delle fasi di commercializzazione delle imprese associate d) contributi annuali nelle spese di funzionamento del centro regionale delle strutture associative dell'artigianato, costituito dai consorzi e società consortili, indicati al precedente punto b), con lo scopo di promuovere lo studio delle esperienze di associazionismo economico e di favorirne la diffusione nel settore dell'artigianato. Al centro regionale delle strutture associative possono aderire le organizzazioni sindacali artigiane maggiormente rappresentative della Regione, nonché altri enti pubblici e privati, che si propongano finalità di sviluppo dell'associazionismo economico nell'artigianato.
Le domande per la concessione dei contributi previsti dal presente articolo, unitamente alla documentazione richiesta, ai sensi dei successivi articoli, devono essere presentate al Presidente della Giunta regionale, a pena di decadenza, entro 90 giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge e, successivamente, entro il 31 marzo di ogni anno".
I Consiglieri Cerchio e Brizio presentano il seguente emendamento: sopprimere la lettera d).
La parola all'Assessore Bruciamacchie.



BRUCIAMACCHIE Mario, Assessore all'artigianato

Su questo emendamento c'è stata una lunga discussione in Commissione.
Si prevede la possibilità di costituire questo centro regionale delle strutture associative dell'artigianato. E' una possibilità che viene data in funzione di quella operazione politica. Respingiamo l'emendamento.



PRESIDENTE

Pongo in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la :nano.
E' respinto con 17 voti favorevoli e 23 contrari.
Pongo in votazione l'art. 4 nel testo originario.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 23 Consiglieri hanno risposto NO 16 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere L'art. 4 è approvato.
Art. 5 (Contributi in capitale) I contributi previsti dalla lettera a) del precedente articolo 4 sono accordati in misura non superiore al 60 per cento della somma riconosciuta ammissibile qualora si tratti di iniziative localizzate in territori montani e nei territori dei Comuni definiti insufficientemente sviluppati ai sensi dell'art. 7 del DPR 9.11.1976 n. 902, ed in misura non superiore al 40 per cento della spesa ritenuta ammissibile per le rimanenti zone.
L'importo dei contributi, nei limiti stabiliti dal comma precedente, è determinato dalla Giunta regionale sulla base del numero di imprese per le quali è realizzato il progetto degli effetti occupazionali che esso determina.
In ogni caso tale importo non può essere superiore a 500 milioni di lire per ciascun progetto di investimento.
E' esclusa dal computo della spesa ammissibile la quota di investimenti che può beneficiare del concorso nel pagamento degli interessi ai sensi della legge 25 luglio 1952 n. 949 e successive modificazioni, o di altre agevolazioni finanziarie.
L'ammissione dei progetti ai contributi è deliberata dalla Giunta regionale presti() parere della Consulta prevista dal precedente art. 3. I contributi, da erogarsi con decreto del Presidente della Giunta regionale sono anticipati alla società di intervento che dovrà obbligarsi a cedere gli investimenti realizzati ad imprese artigiane, trasferendo con testualmente i benefici regionali alle imprese medesime. Nel caso in cui i progetti siano promossi da consorzi e società consortili fra imprese artigiane, i contributi verranno corrisposti direttamente a questi ultimi.
La Giunta regionale accerta attraverso i propri uffici l'attuazione delle iniziative ammesse ai contributi. In caso di mancato adempimento dell'obbligo essenziale della destinazione dei finanziamenti alle finalità dichiarate, il Presidente della Giunta regionale, previa conforme deliberazione della Giunta medesima, provvede con proprio decreto per la revoca dei contributi concessi maggiorati degli interessi legali decorrenti dalla data di erogazione.
La Giunta regionale è autorizzata a stabilire, adottando apposito disciplinare, la documentazione da allegare alle domande di contributo.
Per l'istruttoria dei progetti di investimento presentati la Giunta regionale si avvale degli Enti locali interessati e può fare ricorso alla collaborazione dell'istituto finanziario regionale - Finpiemonte Spa stipulando con quest'ultimo apposita convenzione.
I criteri di istruttoria dovranno tendere, a parità di altre condizioni, a massimizzare l'efficacia degli interventi e della spesa regionale, avuto riguardo alle esigenze di sviluppo socio-economico del territorio e di ripresa produttiva nelle aree caratterizzate da fattori di crisi industriale".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 24 Consiglieri si sono astenuti 16 Consiglieri L'art. 5 è approvato.
Art. 6 (Contributi nelle spese di impianto) "I contributi previsti dalla lettera b) del precedente articolo 4 sono accordati in misura non superiore al 50 per cento della spesa riconosciuta ammissibile e comunque fino ad un massimo di 5 milioni di lire.
Le domande di contributo devono essere presentate al Presidente della Giunta regionale unitamente: ad una copia conforme dell'atto costitutivo e dello statuto sociale all'elenco nominativo dei soci del consorzio o della cooperativa, con indicazione per ciascun socio della rispettiva attività professionale e domicilio.
Alla concessione ed erogazione dei contributi provvede la Giunta regionale previo parere della Consulta di cui al precedente art. 3".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 40 Consiglieri L'art. 6 è approvato.
Art. 7 (Contributi nelle spese straordinarie di gestione) "I contributi nelle spese straordinarie di gestione, previsti dalla lettera c) del precedente articolo 4, sono accordati in misura non superiore al 70 per cento della spesa riconosciuta ammissibile e comunque fino ad un massimo di 50 milioni di lire. Con la deliberazione di concessione dei contributi sono altresì determinate le modalità di erogazione.
Le domande di contributo devono essere presentate al Presidente della Giunta regionale e devono essere corredate dai seguenti documenti: copia conforme dell'atto costitutivo e dello statuto sociale elenco nominativo dei soci, con indicazione della loro attività professionale e domicilio copia autenticata della convenzione di cui alla lettera c) del precedente art. 4 piano tecnico-finanziario della consulenza o della ricerca che forma oggetto della convenzione, con allegata relazione illustrativa.
La Giunta regionale potrà richiedere qualsiasi altra documentazione legale attinente all'attività della cooperativa o del consorzio.
In caso di mancata realizzazione dell'iniziativa o di inosservanza delle condizioni in merito stabilite con la deliberazione di concessione, la Giunta regionale provvede alla revoca del contributo concesso".
Viene presentato il seguente emendamento dai Consiglieri Cerchio e Brizio: al terzo comma, dopo le parole "La Giunta regionale" aggiungere: "e/o la Consulta di cui al precedente articolo 3, in sede di esame preventivo potranno richiedere".
La parola al Consigliere Cerchio.



CERCHIO Giuseppe

Ho rinunciato ad illustrare gli altri emendamenti e farò altrettanto per questi. Ritengo sulla scia di un lavoro fatto in Commissione che questi emendamenti saranno sostanzialmente tutti respinti dalla Giunta. Ritengo tuttavia che in termini di cortesia, forse la Giunta potrà modificare il "no totale" a questo emendamento, proprio per un discorso di coinvolgimento della Consulta, la quale dovendo svolgere un ruolo di informazione propedeutico, ha diritto alla stessa stregua della Giunta di avere tutti gli elementi ed i documenti possibili per il proprio lavoro.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Bruciamacchie.



BRUCIAMACCHIE Mario

Assessore all'artigianato. Quando diciamo che è la Giunta regionale che può chiedere informazioni, parliamo della Giunta come organismo che ha capacità di rivolgersi all'esterno.
Il problema che sorge è di vedere se la Consulta dell'artigianato ha l'autorità per fare verso le associazioni un intervento consistente nel chiedere documentazione e integrazioni.
Ho però l'impressione che solo la Giunta può avere questa autorità e non un organismo interno.



PRESIDENTE

Pongo in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 16 voti favorevoli e 24 contrari.
Pongo in votazione l'art. 7 nel testo originario.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 24 Consiglieri hanno risposto NO 15 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere L'art. 7 è approvato.
Art. 8 (Centro regionale delle strutture associative) "I contributi annuali nelle spese di funzionamento del centro regionale delle strutture associative dell'artigianato sono accordati in misura non superiore al 50 per cento delle spese effettivamente sostenute e documentate e, comunque per non più di 75 milioni di lire all'anno.
Le domande di contributo devono essere presentate al Presidente della Giunta regionale, dal legale rappresentante del centro, unitamente a: copia dell'ultimo bilancio approvato con l'elencazione delle spese sostenute dal centro relazione previsionale e programmatica di attività.
La concessione dei contributi è disposta dalla Giunta regionale previo parere della Consulta di cui al precedente art. 3".
I Consiglieri Cerchio e Brizio presentano il seguente emendamento: l'intero articolo è così sostituito: "In seno alla Consulta di cui al precedente art. 3 è costituita una Commissione per le forme associative, composta dai rappresentanti delle strutture associative dell'artigianato (con esclusione delle cooperative di garanzia) avente lo scopo di promuovere Io studio delle esperienze di associazionismo economico e di favorirne la diffusione nel settore dell'artigianato.
Della Commissione possono far parte esponenti delle organizzazioni sindacali regionali dell'artigianato, nonché di altri Enti pubblici o privati che si propongano finalità di sviluppo dell'associazionismo economico nell'artigianato".
La parola all'Assessore Bruciamacchie.



BRUCIAMACCHIE Mario, Assessore all'artigianato

La Giunta non l'accoglie perché abbiamo già votato l'art. 4 dove al punto d) si dà la possibilità della creazione del centro regionale delle strutture associative e l'an. 8 riprende il punto d) dove si prevedono contributi a questo centro regionale se verrà costruito, per far sì che abbia la capacità di intervenire più efficacemente.



PRESIDENTE

Pongo in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 15 voti favorevoli, 24 contrari ed I astensione.
Pongo in votazione l'art. 8 nel testo originario.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 24 Consiglieri hanno risposto NO 15 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere L'art. 8 è approvato.
Titolo III (Promozione degli investimenti attraverso operazioni di credito a medio termine e di locazione finanziaria) Art. 9 (Interventi) "La Regione Piemonte promuove la realizzazione di investimenti, da parte di imprese artigiane singole o associate, finalizzati al raggiungimento di obiettivi di ammodernamento aziendale o di riconversione produttiva. A tal fine la Regione può concedere contributi in conto interessi sui finanziamenti bancari assunti per iniziative di investimento concernenti impianto, ampliamento e ammodernamento di laboratori nonché acquisto di macchinari ed attrezzature.
Qualora le iniziative di investimento previste dal presente articolo siano realizzate attraverso operazioni di locazione finanziaria la Regione pu concedere contributi in conto canoni, in misura equivalente in valore attuale a quella dei contributi in conto interessi, sulle medesime operazioni di locazione.
Per la concessione dei contributi di cui ai precedenti commi la Regione interviene con propri conferimenti, ai sensi dell'art. 1 lettera b) della legge 7 agosto 1971 n. 685, nel finanziamento dell'apposito fondo istituito presso la Cassa per il credito alle imprese artigiane.
Le quote di conferimento, destinate rispettivamente alla copertura di contributi in conto interessi e dei contributi in conto canoni, sono fissate dalla Giunta regionale".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 40 Consiglieri L'art. 9 è approvato.
Art. 10 (Modalità dei conferimenti e poteri della Regione) "I conferimenti regionali sono utilizzabili per la parte di finanziamento non coperta dai contributi di derivazione statale che affluiscono al fondo istituito ai sensi della legge 25 luglio 1952 n. 949 e successive modificazioni e integrazioni. Le disponibilità finanziarie di derivazione statale e quelle derivanti dai conferimenti regionali, entrambe imputate sul suddetto fondo, saranno assoggettate alla cassa per il credito alle imprese artigiane e gestioni contabili separate.
La Giunta regionale, ai sensi del precedente articolo 2 e nell'ambito dei limiti massimi stabiliti in base a legge dello Stato, indirizza la questione dei relativi interventi agevolativi, con particolare riferimento a: a) limiti di importo massimo, di tasso agevolato e di durata dei finanziamenti ammissibili a contributo b) criteri selettivi e prioritari inerenti la concessione delle agevolazioni, articolati per categorie di attività ed ubicazione territoriale c) disciplina dei rapporti con gli istituti finanziari d) controlli sull'effettiva destinazione economica dei finanziamenti.
I rapporti tra la Regione Piemonte e la casca per il credito alle imprese artigiane sono regolati da una convenzione approvata dalla Giunta regionale.
contributi previsti dai conferimenti regionali sono concessi con le stesse procedure e modalità dei contributi derivanti dai fondi statali".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 40 Consiglieri L'art. 10 è approvato.
Art. 11 (Adempimenti della cassa per il credito alle imprese artigiane) "Con periodicità trimestrale, la cassa per il credito alle imprese artigiane provvede tramite il proprio ufficio regionale per il Piemonte, a fornire al Presidente della Giunta regionale adeguate informazioni sulla dinamica delle operazioni agevolate, evidenziando le operazioni presentate quelle ammesse al contributo in conto interessi o in conto canoni e quelle respinte con la specificazione delle motivazioni, oltre al quadro finanziario relativo allo stato di fondo.
Entro il 31 gennaio di ogni anno la cassa per il credito alle imprese artigiane, provvede direttamente a comunicare al Presidente della Giunta regionale i dati consuntivi delle operazioni ammesse ai benefici regionali articolati per settori e per aree territoriali sulla scorta delle direttive e dei criteri che saranno stabiliti dalla Giunta regionale" Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 40 Consiglieri L'art. 11 è approvato.
Titolo IV (Cooperative artigiane di garanzia, loro soci e consorzio regionale fra le stesse cooperative) Art. 12 (Interventi) "Per sviluppare e potenziare il sistema di garanzie primarie collettive nelle operazioni di credito alle imprese artigiane, la Regione con cede alle cooperative artigiane di garanzia ed al consorzio regionale, fra le stesse cooperative, nei limiti delle somme stanziate annualmente in bilancio: a) contributi annuali nelle spese di esercizio b) contributi annuali ordinari nella formazione del patrimonio sociale.
Allo scopo di agevolare l'accesso delle imprese artigiane ai servizi offerti dalle cooperative artigiane di garanzia, la Regione concorre inoltre nel pagamento degli interessi relativi ai prestiti di esercizio contratti da imprese artigiane ed assistiti da fidejussione prestata da una cooperativa di garanzia alla quale le imprese stesse partecipino in qualità di soci.
Hanno titolo a conseguire i benefici regionali le cooperative artigiane di garanzia costituite e funzionanti in base allo Statuto- tipo approvato dalla. Regione e composte da almeno 200 soci.
Per le cooperative artigiane di garanzia che hanno sede nel territorio di una Comunità Montana il limite numerico di cui al comma precedente è ridotto a 100 unità.
Alle cooperative artigiane di garanzia già costituite e funzionanti alla data di entrata in vigore della presente legge, che abbiano un numero di soci inferiore a quello previsto ai precedenti commi, possono essere concessi i contributi regionali per non più di due anni consecutivi decorsi i quali la concessione dei contributi resta subordinata al raggiungimento dei limiti numerici previsti dal presente articolo.
I contributi previsti dal presente articolo sono concessi, nella misura stabilita ai successivi articoli 14 e 15, anche al consorzio regionale costituito fra le cooperative artigiane di garanzia che operi in conformità alle disposizioni di cui al successivo articolo 13. La scelta dei rappresentanti regionali in seno alle cooperative artigiane di garanzia effettuata tra gli iscritti negli albi professionali dei ragionieri dottori commercialisti e revisori ufficiali dei conti della provincia in cui ha sede la cooperativa, per il presidente del collegio sindacale, e tra esperti in materia creditizia e finanziaria per le cariche in seno al consiglio di amministrazione.
Le cooperative artigiane di garanzia interessate, nel rispetto dei criteri previsti al comma precedente, possono avanzare proprie proposte di designazione".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 40 Consiglieri L'art. 12 è approvato.
Art. 13 (Consorzio regionale fra k cooperative artigiane di garanzia Artigianfidi) "Il Consorzio regionale costituito fra le cooperative artigiane di garanzia ha i seguenti scopi: 1) promuovere e coordinare, con procedure e criteri unitari adottati in conformità agli indirizzi ed ai programmi della Regione Piemonte, la politica creditizia delle singole cooperative artigiane di garanzia 2) riassicurare i rischi delle cooperative associate nella misura e secondo le modalità che verranno fissate dallo statuto sociale 3) tutelare, assistere e rappresentare le cooperative artigiane di garanzia, su loro richiesta, nei rapporti con gli istituti di credito.
Lo statuto del Consorzio, da approvare con deliberazione della Giunta regionale, previo parere della Consulta di cui al precedente art. 3, deve prevedere: a) la mancanza dello scopo di lucro e il divieto di distribuire utili sotto qualsiasi forma, ai soci b) la presenza di due rappresentanti della Regione nominati dalla Giunta regionale, nel Consiglio di amministrazione del Consorzio c) la riserva della carica di Presidente del Collegio sindacale ad un rappresentante nominate dalla Giunta regionale, iscritto nel ruolo dei revisora ufficiali dei conti d) la regolamentazione dei casi di imprese artigiane iscritte a più cooperative di garanzia e delle conseguenti procedure e sanzioni nei confronti delle cooperative che non attuino quanto disposto dall'art. 8 terzo comma - dello Statuto-tipo. A tal fine il Consorzio, è tenuto ad effettuare, con frequenza non inferiore all'anno, appositi controlli ed a comunicare l'esito alla Regione.
Fatti salvi gli adeguamenti statutari richiesti dal presente articolo, il Consorzio regionale fra le cooperative artigiane di garanzia può essere costituito in capo al Consorzio artigianfidi, che risulta alla data di entrata in vigore della presente legge già operante con la partecipazione dell'istituto finanziario regionale piemontese - Finpiemonte Spa. A tal fine il consorzio Artigianfidi dispone il necessario adeguamento della propria struttura organizzativa e dell'assetto contabile interno" Viene presentato il seguente emendamento dai Consiglieri Cerchio e Brizio: l'intero articolo è soppresso.
La parola all'Assessore Bruciamacchie.



BRUCIAMACCHIE Mario, Assessore all'artigianato

Pensiamo sia necessario creare tra le varie forme cooperative (35 a livello regionale) un consorzio regionale che sia in grado di garantire anche la singola cooperativa e quindi la riassicurazione dei rischi oltre ad altre funzioni descritte nell'articolo.



PRESIDENTE

Pongo in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 15 voti favorevoli, 24 contrari e 1 astensione.
Pongo in votazione l'art. 13 nel testo emendato.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 24 Consiglieri hanno risposto NO 15 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere L'art. 13 è approvato.
Art. 14 (Contributi nelle spese di esercizio) "Ad ogni cooperativa artigiana di garanzia è corrisposto un contributo fisso di L 3 milioni per le spese di esercizio dell'anno precedente aumentato, per le cooperative con oltre 500 soci, della somma di lire 5.000 per ogni socio eccedente tale numero. Il contributo non può comunque superare l'importo massimo di lire 5 milioni per anno e viene commisurato in dodicesimi, computando come un mese intero le frazioni di almeno 15 giorni.
Per le cooperative artigiane di garanzia che, oltre a rispondere ai requisiti di cui all'art. 12, terzo e quarto comma - dispongono di almeno un segretario, con funzioni di supporto tecnico e manageriale, regolarmente iscritto a libro paga dalla cooperativa, il contributo spettante in base a quanto previsto al precedente comma può essere raddoppiato.
Per il Consorzio regionale costituito tra le cooperative artigiane di garanzia il contributo annuale nelle spese di esercizio è stabilito in misura fissa di lire 15 milioni".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 40 Consiglieri L'art. 14 è approvato.
Art. 15 (Contributi nella formazione del patrimonio sociale) "Ad ogni cooperativa artigiana di garanzia è concesso un contributo nella formazione del patrimonio sociale il cui importo, determinato in base alle somme stanziate annualmente in bilancio, può arrivare fino al 5 per cento delle operazioni di credito effettivamente garantite nell'anno precedente e, in nessun caso, può superare l'importo di lire 20 milioni annui per cooperativa.
Al Consorzio regionale fra le cooperative artigiane di garanzia il contributo nella formazione del patrimonio sociale è concesso in proporzione ai rischi riassicurati e sulla base delle perdite sofferte nell'anno precedente. L'ammontare del contributo sarà determinato annualmente con la legge di approvazione del bilancio regionale e, in ogni caso, non potrà superare l'importo di 100 milioni di lire.
All'approvazione dello statuto del consorzio la Regione concede un contributo di avviamento, ad integrazione del capitale sociale sottoscritto e versato dai soci, pari a 200 milioni di lire".
I Consiglieri Cerchio e Brizio presentano il seguente emendamento: sopprimere il secondo e il terzo comma.
Pongo in votazione tale emendamento. Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 15 voti favorevoli, 24 contrari ed 1 astensione.
Pongo in votazione l'art. 15 nel testo originario.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 24 Consiglieri hanno risposto NO 15 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere L'art. 15 è approvato.
Art. 16 (Concessione dei contributi) "Per la concessione dei contributi di cui ai precedenti articoli 14 e 15 le cooperative artigiane di garanzia devono presentare domanda, entro il 28 febbraio di ogni anno, al Presidente della Giunta regionale. Le domande devono essere corredate: dall'elenco nominativo dei soci risultante dall'apposito libro alla data del 31 dicembre dell'anno precedente, con indicazione per ciascun nominativo del numero di iscrizione all'albo delle imprese artigiane da una dichiarazione congiunta del Presidente del Consiglio di amministrazione e del Presidente del collegio sindacale della cooperativa da cui risulti l'incremento del numero dei soci registrato a l'incremento delle quote sottoscritte e versate dai soci nell'anno da un certificato di iscrizione al registro prefettizio delle cooperative rilasciato in data non anteriore a tre mesi dalla data della domanda da una copia dell'ultimo bilancio approvato e dalle relative relazioni del Consiglio di amministrazione e del Collegio sindacale da una dichiarazione degli Istituti di credito convenzionati con le cooperative da cui risulti l'importo delle operazioni garantite nell'anno.
La domanda per la concessione del contributo nelle spese di esercizio e nella formazione del patrimonio sociale, da parte del Consorzio regionale fra le cooperative artigiane di garanzia, deve essere presentata nello stesso termine di cui al primo comma del presente articolo e deve essere corredata: dall'elenco delle cooperative artigiane di garanzia associate da una dichiarazione congiunta del Presidente e del Consiglio di amministrazione e del Presidente del Collegio sindacale dei consorzio da cui risulti, oltre all'incremento dell'ammontare del capitale sociale sottoscritto e versato dai soci nell'anno, il numero e l'importo dei rischi riassicurati suddivisi per cooperativa e l'ammontare delle perdite sofferte da una copia dell'ultimo bilancio approvato e dalle relative relazioni del Consiglio di amministrazione e del collegio sindacale da un certificato di iscrizione al registro prefettizio delle cooperative rilasciato in data non anteriore a tre mesi dalla data della domanda da una attestazione del Consiglio di amministrazione comprovante modalità ed esito dei controlli eseguiti ai sensi del precedente articolo 13, lett.
d).
La mancata presentazione delle domande di contributo e della documentazione allegata, nei termini di cui ai precedenti commi, è causa di decadenza dai benefici regionali.
La Giunta regionale, nel rispetto della normativa civile e fiscale, pu impartire direttive e definire criteri per la formazione del bilancio annuale di esercizio delle cooperative artigiane di garanzia e del consorzio regionale fra le stesse.
Le cooperative artigiane e il consorzio regionale che beneficiano dei contributi regionali, sono tenuti ad attenersi ai criteri ed alle direttive impartite come pure a fornire alla Giunta regionale, su richiesta di quest'ultima, ogni elemento conoscitivo attinente alle gestioni attuate.
La concessione dei contributi è disposta con provvedimento della Giunta regionale, previo parere della Consulta prevista dal precedente art. 3 della presente legge".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 40 Consiglieri L'art. 16 è approvato.
Art. 17 (Caratteristiche dei prestiti di esercizio) "La Regione concorre, nella misura del 5 per cento annuo, nel pagamento degli interessi sui prestiti di esercizio contratti da imprese artigiane ed assistiti da fidejussione prestata da una cooperativa artigiana di garanzia.
Il concorso di cui al comma precedente è disposto con riferimento ad un importo massimo di prestito di lire 10 milioni per ciascuna impresa e con durata non superiore ai 24 mesi. Sono esclusi dal contributo regionale i prestiti che non risultano destinati ad effettive occorrenze di esercizio delle imprese e quelli che beneficiano di agevolazioni, di qualsiasi natura, disposte da altri enti.
In caso di anticipata estinzione del debito, il prestito non può essere rinnovato prima che sia decorso interamente il periodo di durata stabilito in origine.
Per le cooperative ed i consorzi artigiani il contributo regionale è concesso per un importo massimo di prestito pari al prodotto tra il limite consentito per ciascuna impresa ed il numero di imprese artigiane consorziate".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 40 Consiglieri L'art. 17 è approvato.
Art. 18 (Concessione ed erogazione dei contributi) "La concessione dei contributi è disposta, con provvedimento della Giunta regionale, a seguito di domanda inoltrata dall'impresa artigiana interessata, tramite la cooperativa artigiana di garanzia che presta la fidejussione al prestito e previa comunicazione di avvenuta erogazione da parte degli Istituti di credito mutuanti.
L'erogazione dei contributi per il concorso nel pagamento degli interessi per i prestiti di esercizio è effettuata direttamente nei confronti degli istituti di credito che hanno concesso i prestiti garantiti da fidejussione delle cooperative artigiane di garanzia.
A tal fine il contributo nel pagamento degli interessi può essere erogato agli istituti di credito in unica soluzione, anticipando il valore attuale delle rate costanti posticipate di concorso regionale.
Per l'attuazione degli interventi la Giunta regionale approva un apposito regolamento delle operazioni al quale devono attenersi sia le cooperative artigiane di garanzia, che gli istituti di credito. Il regolamento dovrà comunque prevedere: l'ammortamento dei prestiti a rate costanti semestrali e posticipate calcolate al tasso agevolato dal contributo regionale le condizioni di recupero dei contributi non dovuti in caso di estinzioni anticipate dei prestiti o di insolvenze definitive da parte dei mutuatari le modalità di controllo dei prestiti erogati".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 40 Consiglieri L'art. 18 è approvato.
Art. 19 (Consorzio regionale per la gestione di fondi rischi speciali Artigianfidi) "La Regione Piemonte può concedere contributi straordinari al Consorzio regionale artigiano di garanzia fidi - Artigianfidi - costituito dalle cooperative artigiane di garanzia, con la partecipazione dell'istituto finanziario regionale piemontese - Finpiemonte Spa - e di altri enti pubblici e privati, allo scopo di favorire l'accesso al credito a breve e medio termine finalizzato ad una o più delle seguenti necessità aziendali: 1) stipulazione di contratti per commesse, forniture e subforniture, anche per l'esportazione, o acquisizione di ordini che per la loro entità non sono assistibili dalle singole cooperative artigiane di garanzia 2) partecipazione a gare, appalti e commesse 3) ingegnerizzazione di innovazioni tecnologiche e svolgimento di attività scientifica, tecnologica e di sperimentazione tecnica 4) realizzazione di programmi di penetrazione commerciale su nuovi mercati 5) smobilizzo di crediti, anche attraverso operazioni, di fattorizzazione 'pro soluto', tramite società specializzate od istituti di credito 6) realizzazione di programmi di investimento in aree attrezzate per insediamenti artigiani o, comunque, in aree e immobili destinati alla rilocalizzazione aziendale.
I contributi di cui al precedente comma possono essere concessi al consorzio soltanto in presenza di uno specifico programma corredato di dettagliate analisi di fattibilità e di una relazione sull'attività svolta.
La misura dei contributi è determinata dalla Giunta regionale, previo parere della Consulta di cui al precedente articolo 3, sulla base degli stanziamenti disposti in bilancio e delle seguenti voci e parametri di riferimento: a) copertura delle spese generali di attuazione del programma, non più del 70 per cento b) integrazione del fondo rischi, non inferiore al 20 per cento e non superiore al 40 per cento del rischio aggiuntivo previsto dall'attuazione del programma c) riduzione degli oneri passivi per le imprese richiedenti l'intervento del fondo, per gli scopi di cui ai precedenti punti 3 e 4 del presente articolo, non più del 2 per cento annuo per ciascuna impresa sui finanziamenti regolarmente andati a buon fine.
Con il provvedimento di concessione dei contributi sono stabiliti anche i criteri e le modalità della loro utilizzazione". Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 40 Consiglieri L'art. 19 è approvato.
Art. 20 (Statuto del Consorzio) "Lo statuto del Consorzio regionale dì cui al precedente articolo 19 è approvato dalla Giunta regionale, previo parere della Consulta di cui al precedente art. 3 della presente legge. Esso deve comunque prevedere: a) la mancanza dello scopo di lucro ed il divieto di distribuire utili sotto qualsiasi forma, ai soci b) la presenza, negli organi amministrativi del Consorzio, di due rappresentanti della Regione nominati dalla Giunta regionale c) la carica di Presidente del collegio sindacale ad un rappresentante nominato dalla Giunta regionale, su designazione della Finpiemonte SpA, che risulti iscritto nel ruolo dei revisori ufficiali dei conti".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 40 Consiglieri L'art. 20 è approvato.
Titolo V (Servizi alle imprese) Art. 21 (Fondo per i servizi alle imprese) "La Regione Piemonte promuove l'organizzazione di servizi le imprese per il rinnovamento tecnico e tecnologico, l'assistenza organizzativa e manageriale, il trasferimento di informazioni relativa normative nazionali e comunitarie, l'assistenza di marketing.
Per l'attuazione d i servizi previsti dal presente articolo la Regione si avvale dell'Istituto finanziario regio le - Finpiemonte SpA - stanziando a favore i quest'ultimo appositi fondi in base a quanto previsto dall'art. 5 della L.R. 26.1.1976 n. 8".
I Consiglieri Cerchio e Brizio presentano il seguente emendamento: l'intero articolo così sostituito: "La Regione Piemonte promuove l'organizzazione di servizi alle imprese di rinnovamento tecnico e tecnologico, di assistenza organizzativa e manageriale, di trasferimento di informazioni relative a normative nazionali e comunitarie, di assistenza di marketing attraverso una apposita agenzia di intervento avente sede presso l'istituto finanziario piemontese Finpiemonte SpA." La parola al Consigliere Cerchio.



CERCHIO Giuseppe

Dall'art. 21 alla fine viene inserito il discorso sull'agenzia.
Di fronte al rifiuto della Giunta di dar corso in termini organi i all'agenzia, con motivazioni che non so o collimanti con le nostre, abbiamo ritenuto di presentare gli emendamenti in ordine a tutti questi articoli che in qualche modo inserendosi nell'articolato, tenessero conto del richiamo almeno formale all'agenzia. In questo senso non illustro tutti gli emendarne ti sostanziali a questi articoli ma esprimiamo la preoccupazione che non si addivenga a dare questo ruolo e questo spazio di intervento d' etto del mondo produttivo artigianale in questo settore.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mignone.



MIGNONE Andrea

Voteremo contro questo emendamento perché come ha precisato l'Assessore Bruciamacchie, la legge che stiamo approvando, attiene ai credito pur riconducendo al suo interno alcuni aspetti e contenuti della nostra proposta in tema di agenzia per io sviluppo dell'artigianato.
La Giunta si è impegnata a valutare nella sede opportuna della Commissione.



PRESIDENTE

Pongo in votazione tale emendamento. Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 15 voti favorevoli, 24 contrari ed 1 astensione.
Pongo in votazione l'art. 21 nel testo emendato.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 24 Consiglieri hanno risposto NO 15 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere L'art. 21 e approvato.
Art. 22 (Comitato di gestione) "Per l'elaborazione dei programmi da attivare sul fondo di cui all'art.
precedente è istituito, presso la Finpiemonte SpA un comitato composto: a) da un rappresentante della Finpiemonte con funzioni di Presidente b) da un funzionario dell'Assessorato competente designato dalla Giunta regionale c) da tre rappresentanti delle organizzazioni sindacali artigiane maggiormente rappresentative a livello regionale.
Entro 60 giorni dalla sua costituzione il Comitato previsto dal presente articolo predispone il regolamento del fondo e lo sottopone alla Giunta regionale per l'approvazione.
Il regolamento dovrà prevedere che alle riunioni del Comitato possono partecipare anche funzionari regionali esperti nelle aree di attività dell'artigianato e della formazione professionale e che, a tale fine, sarà trasmesso ai rispettivi Assessorati l'ordine del giorno delle riunioni con un congruo anticipo di tempo.
Alla costituzione del comitato provvede il Presidente della Giunta regionale con proprio decreto.
Le funzioni di segreteria del Comitato, sono espletate dalla Finpiemonte SpA".
I Consiglieri Cerchio e Brizio presentano i seguenti emendamenti: l) sostituire l'intitolazione dell'articolo con la seguente: "Comitato di gestione dell'Agenzia" 2) sostituire il primo comma con: "Per la gestione dell'Agenzia e del relativo fondo di dotazione è istituito un comitato composto:" 3) al secondo comma sostituire le parole "il regolamento del fondo" con: "il regolamento dell'Agenzia" 4) al quarto comma sostituire le parole "Alla costituzione del Comitato" con: "Alla costituzione dell'Agenzia".
Pongo in votazione l'emendamento n. 1). Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 15 voti favorevoli, 24 contrari ed l astensione Pongo in votazione l'emendamento n. 2). Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 15 voti favorevoli, 24 contrari ed 1 astensione.
Pongo in votazione l'emendamento n. 3). Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con I5 voti favorevoli, 24 contrari ed 1 astensione.
Pongo in votazione l'emendamento n. 4). Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 15 voti favorevoli, 24 contrari ed 1 astensione.
Pongo in votazione l'art. 22 nel testo originario.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 24 Consiglieri hanno risposto NO 15 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere L'art. 22 è approvato.
Art. 23 (Funzionamento del fondo) "Per il finanziamento dei programmi di intervento, il Comitato previsto dal precedente art. 22 presenta alla Regione, entro 60 giorni dall'entrata in vigore della presente legge e successivamente entro il 30 settembre di ogni anno, il programma delle iniziative che intende realizzare nell'esercizio finanziario successivo.
Tale programma deve dettagliare: l) gli obiettivi che si intendono raggiungere 2) gli impegni finanziari previsti 3) le risorse professionali attraverso cui si realizza il programma 4) gli elementi valutativi dell'interesse per le imprese artigiane a fruire degli interventi previsti dal programma 5) gli impegni delle organizzazioni artigiane a promuovere fra le imprese del settore la diffusione dei servizi realizzati 6) i criteri di erogazione dei servizi, con l'indicazione dell'onere finanziario da porre a carico delle imprese artigiane che vi fanno ricorso 7) i costi amministrativi sopportati dalla Finpiemonte SpA per la gestione del fondo previsto dal programma.
Qualora il programma degli interventi preveda una articolazione in progetti diversi, gli elementi di cui ai punti precedenti devono essere specificati in ordine a ciascun progetto da attuare.
Nel termine massimo di tre mesi dalla presentazione del programma la Giunta regionale assume le proprie determinazioni in merito allo stesso. Nel deliberare l'assegnazione di fondi necessari all'attuazione del programma la Giunta regionale determina la quota dei fondi che può essere impiegata per scopi promozionali e la quota da impiegare come fondo rotativo dei servizi offerti alle imprese".
Viene presentato dai Consiglieri Cerchio e Brizio il seguente emendamento: sostituire l'intitolazione dell'articolo con la seguente: "Funzionamento dell'Agenzia".
Pongo in votazione tale emendamento. Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 15 voti favorevoli, 24 contrari e 1 astensione Pongo in votazione l'art. 23 nel testo originario.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 24 Consiglieri hanno risposto NO 15 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere L'art. 23 è approvato.
Art. 24 (Rendiconto) "Entro il 30 settembre di ogni anno la Finpiemonte SpA presenta alla Regione un rendiconto analitico degli interventi e dei beneficiari del fondo.
Il rendiconto annuale coinciderà con l'esercizio sociale della Finpiemonte la Regione potrà tuttavia chiedere in qualsiasi momento notizie e chiarimenti sullo stato di attuazione degli interventi posti a carico del fondo.
il rendiconto previsto dal presente articolo è approvato dalla Giunta regionale. L'assegnazione di fondi con cui far fronte al finanziamento di nuovi programmi di intervento, è subordinata all'approvazione dei rendiconti relativi ai programmi attuati.
rapporti tra Regione e Finpiemonte SpA verranno regolati da apposita convenzione il cui schema verrà approvato dalla Giunta regionale".
I Consiglieri Cerchio e Brizio presentano i seguenti emendamenti: 1) al primo comma sostituire le parole "Finpiemonte SpA" con: "l'Agenzia" 2) al quarto comma, dopo le parole "Finpiemonte SpA" aggiungere: "ed Agenzia".
Pongo in votazione l'emendamento n, l ). Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 15 voti favorevoli, 24 contrari ed I astensione.
Pongo in votazione l'emendamento n. 2. Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 15 voti favorevoli, 24 contrari e 1 astensione.
Pongo in votazione l'art. 24 nel testo originario.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 24 Consiglieri hanno risposto NO 15 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere L'art. 24 è approvato.
Titolo VI (Disposizioni finanziarie, finali e transitorie) Art. 25 (Spese per il funzionamento della Consulta regionale dell'artigianato) "Agli oneri di cui all'art. 3, ultimo comma, della presente legge, valutati per l'anno finanziario 1985 in lire 3 milioni, si farà fronte con lo stanziamento di cui al capitolo n. 1900 dello stato di previsione della spesa per lo stesso anno.
Per gli anni successivi al 1985 si provvederà mediante i corrispondenti stanziamenti che verranno annualmente iscritti con le leggi regionali di approvazione dei relativi bilanci".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 24 Consiglieri si sono astenuti 16 Consiglieri L'art. 25 è approvato.
Art. 26 (Autorizzazioni di spesa per gli interventi) "Per l'attuazione della presente legge è autorizzata per l'anno 1985 la spesa complessiva di lire 3.850 milioni. Ai conseguenti oneri si farà fronte mediante riduzione dei capitoli n. 12500 e n. 12600 del bilancio per l'anno 1985, nella rispettiva misura di 700 e 3.150 milioni di lire in termini di competenza e di cassa.
Nello stato di previsione della spesa del bilancio per l'anno 1985 vengono conseguentemente istituiti i seguenti capitoli con lo stanziamento, in termini di competenza e di cassa, a fianco di ciascuno indicato: Contributi in capitale per la realizzazione di progetti di investimento all'interno di aree attrezzate per insediamenti artigiani, di aree che utilizzano immobili industriali da ristrutturare oppure di piani particolareggiati per i centri storici: L. 1.000.000.000 Spese per l'istruttoria dei progetti di investimento: L. 50.000.000 Contributi ai Consorzi e società consortili costituiti anche in forma di cooperativa da imprese artigiane: L. 70.000.000 Contributo annuale nelle spese di funzionamento del centro regionale delle strutture associative dell'artigianato: L. p.m.
Conferimenti finanziari della cassa per il credito alle imprese artigiane per la concessione di contributi in conto interessi sui finanziamenti bancari ed in conto canoni per operazioni di locazione finanziaria: L.
1.500.000.000 Contributi per la formazione del patrimonio sociale delle cooperative artigiane di garanzia e del consorzio regionale: L. 300.000.000 Contributi nelle spese di esercizio delle cooperative artigiane di garanzia: L. 230.000.000 Contributo di avviamento e nelle spese di esercizio del Consorzio regionale fra le cooperative artigiane di garanzia Artigianfidi: L.
200.000.000 Contributi nel pagamento degli interessi per prestiti biennali garantiti dalle cooperative artigiane di garanzia: L. 350.000.000 Contributi straordinari al Consorzio regionale Artigianfidi per la gestione di fondi risai speciali: L. 50.000.000 Stanziamenti a favore dell'istituto finanziario regionale - Finpiemonte Spa per la realizzazione di servizi alle imprese: L. 100.000.000.
la spesa per ciascuno degli esercizi finanziari successivi al 1985 sarà determinata con la legge di approvazione del relativo bilancio.
Il Presidente della Giunta regionale è autorizzato ad apportare, con proprio decreto, le occorrenti variazioni di bilancio".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 24 Consiglieri si sono astenuti 16 Consiglieri L'art. 26 è approvato.
Art. 27 (Divieto di cumulo) "I benefici concessi dalla presente legge non sono cumulabili con gli altri previsti per le stesse finalità se non fino ad integrazione nella misura del beneficio regionale, se questo risulti di maggiore entità".
Si passi alla votazione.



PRESIDENTE

Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 40 Consiglieri L'art. 27 è approvato.
Art. 28 (Adempimenti) "La Giunta regionale entro il 30 giugno di ogni anno, presenta al Consiglio una relazione illustrativa sulla gestione della presente legge".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 40 Consiglieri L'art. 28 è approvato.
Art. 29 (Norme transitorie) "Sono abrogate le leggi regionali: 9 aprile 1974, n. 10 23 agosto 1974, n. 26 7 maggio 1976, n. 24 28 luglio 1978, n. 47 fatte salve le disposizioni relative ad impegni contabili già assunti in base a formali atti amministrativi, nonché le disposizioni riguardanti le domande di contributo non ancora esaminate che, alla data di entrata in vigore della presente legge, risultano presentate e regolarmente rubricate a protocollo. Per la concessione dei contributi di cui all'art. 9 della I.r. .28/7/78 n .47 saranno ritenute valide le domande presentate fino a tutti il 16/1/84. Per la concessione del contributo di cui all'art. 17 della l.r. 28/7/78 n. 47, per le quali non sia stata-ancora disposta la concessione dei contributi regionali, saranno esaminate ai sensi della presente legge".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 40 Consiglieri L'art. 29 è approvato.
Passiamo alle dichiarazioni di voto. La parola al Consigliere Cerchio.



CERCHIO Giuseppe

Siamo stati attenti osservatori di quanto la Giunta accoglieva dei nostri emendamenti ed abbiamo osservato che essa con reiterata posizione negativa li ha respinti quasi tutti.
Non possiamo che dichiararci insoddisfatti di questa posizione della Giunta stessa.
Riconosciamo alla Giunta un'attenzione particolare nel lavoro svolto in Commissione; siamo soddisfatti e lieti che una serie di osservazioni proposte dalla D.C. siano state accolte dall'Assessorato stesso ma non possiamo non esprimere le preoccupazioni soprattutto in ordine agli ultimi punti della proposta di legge inerente l'agenzia.
Ci fa piacere che tra le altre cose sia stata accolta la nostra richiesta emersa in Commissione riguardo l'impegno finanziario.
Ci preoccupa l'atteggiamento del P.S.D.I. perché in effetti, come ha sempre giustamente rilevato l'Assessorato e l'Assessore, il disegno di legge della Giunta si differenziava dalla proposta di legge della D.C. per il fatto che la Giunta ha sempre detto che attraverso l'articolato proposto si addiveniva a dare un quadro di riferimento organico a tutta la materia.
Non a caso il rappresentante della maggioranza, collega Barisione, ha detto che si tratta quasi di una legge quadro del settore.
Il partito social democratico, non è stato attento a questo passaggio perché il Capogruppo ha detto viceversa che questa legge è una legge finalizzata sostanzialmente al credito. La proposta della D.C. aveva una sua filosofia logica che intendeva addivenire al credito, mentre viceversa la Giunta od almeno l'Assessore ha inteso proporre una sistemazione più organica del settore La D.C. riteneva e ritiene tuttora che, non essendo possibile per volontà della Giunta o meglio dell'Assessore, addivenire alla fattispecie dell'agenzia sull'artigianato, è un falso problema nascondersi dietro l'alibi che esistono ancora in piedi proposte di legge della D.C. del M.S.I. e del P.S.D.I. perché l'espressione di volontà politica espressa in Commissione dall'Assessorato e dai suoi rappresentanti è stata quella di dire che l'agenzia è uno strumento che non può funzionare a suffragio ed a sostegno della politica dell'artigianato.
Gli emendamenti presentati dalla D.C. rappresentano pari pari le proposte del P.S.D.I. tramite la presentazione di una proposta di legge a firma del collega Benzi, per cui è una contraddizione reale votarvi contro.
Non si può giocare sull'equivoco che in quanto è maggioranza, si vota a favore, oppure che l'agenzia rimane in piedi perché le proposte di legge sono ancora giacenti in Commissione.
C'è la volontà espressa e dichiarata del PCI a nome della maggioranza ulteriore esempio di una contrattazione della maggioranza che maggioranza non è ma si impatta semplicemente per mantenere numericamente il quadro politico per giungere al 12 maggio, lo diciamo in termini non solo di informazione, ma di correttezza perché le proposte di legge nella sostanza non esistono più anche se sono formalmente giacenti in Commissione.
Ci dispiace che non si sia colto il senso ed il significato di una agenzia che non vuole essere un carrozzone ma uno strumento anello per addivenire a partecipare all'informazione e al coinvolgimento della stessa categoria non spogliando il potere esecutivo, legislativo e gestionale della Regione ma partecipando insieme alla Regione con tutti i suoi contributi che come forza autonoma in questi giorni sono stati vivacizzati e sollecitati.
Pur riconoscendo che molte delle osservazioni presentate dalla D.C.
sono state accolte, ma altrettante non sono state accolte, la D.C. si astiene dalla votazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mignone.



MIGNONE Andrea

Ribadiamo il voto complessivamente favorevole al disegno dì legge all'esame del Consiglio per le ragioni che seppur sommariamente ho preannunciato ai momento dell'illustrazione degli emendamenti proposti dalla D.C.
Risparmierò ì colleghi del Consiglio da lunghe disquisizioni intorno al ruolo dell'artigianato nella nostra Regione ed anche ad una certa funzione pedagogica dell'artigiano.
Ci sembra questo uno strumento tutto sommato legislativo importante nel senso che va a snellire procedure e svolge un ruolo importante a favore dell'ammodernamento tecnologico delle imprese artigiane per prepararle più e meglio ad affrontare la concorrenza sui mercati internazionali.
Non ho seguito le vicende all'interno della Commissione e quindi mi rimetto a quelle che sono state le dichiarazioni dei Gruppi attorno a presunte o vere dichiarazioni di ininfluenza della proposta di legge socialdemocratica presentata.
Mi auguro che così non sia per il rispetto che c'è tra le forze politiche e se invece risultasse così, come forza politica sapremmo certamente trarne le logiche conseguenze.
Mi pare che la dichiarazione politica a cui dobbiamo attenerci è quella emersa in questo dibattito consiliare e dalle dichiarazioni che l'Assessore a nome della Giunta ha fatto nel senso di ritenere disgiunti due provvedimenti ancorché il provvedimento all'esame oggi del Consiglio in parte già recepisca una serie di contenuti presenti nelle proposte di legge ancora giacenti presso la competente commissione consiliare.
Prendiamo inoltre atto dell'impegno ad esaminare all'interno di quella sede istituzionale, il complesso delle normative che attengono a questo aspetto e che era la sostanza della proposta di legge presentata dal collega, Consigliere Benzi.
Tenendo presente tutto questo, dichiariamo voto favorevole alla presente proposta.



PRESIDENTE

La parola al collega Barisione.



BARISIONE Luigi

Dichiaro il voto favorevole del mio Gruppo alla legge. Auspichiamo e sollecitiamo il confronto in Commissione sui disegni di legge ancora giacenti. Abbiamo espresso nostre perplessità sulla soluzione ma siamo per confrontare le idee e per giungere insieme a tutte le forze politiche a delle determinazioni su questo disegno di legge.
Questa è la nostra posizione senza voler né assorbire il tutto n escludere o enfatizzare le cose. Questa è la nostra precisa volontà, tenuto conto che su questo terreno la discussione è ancora aperta.
Insieme decideremo che cosa fare e quale sarà la conclusione di questi esami.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

Darò voto favorevole a questo disegno di legge perché ritengo che sia una legge adeguata a rispondere alle esigenze del settore artigiano e in particolare all'esigenza di una sua profonda trasformazione e ammodernamento in grado di rispondere a quelle che sono le modificazioni che stanno avvenendo nella società, nei prodotti, nei mercati e quindi un provvedimento che, sia per quanto riguarda la parte finanziaria e quindi l'utilizzo dei finanziamenti, sia per quanto riguarda l'attivazione di servizi è idonea a rispondere alle esigenze che il settore artigiano ha.
?Credo sia stata giusta la scelta di fare una legge che sia in qualche modo, quadro di riferimento organico sia per quanto riguarda le scelte finanziarie di contribuzione inerente il settore artigiano, sia per quanto riguarda i servizi.
Una legge che contenga entrambi i corni del problema che non possono essere disgiunti.
E' evidente che tutte le leggi che sono ancora giacenti in Commissione devono essere esaminate e quindi evidentemente anche le proposte giacenti per, quanto riguarda l'esigenza, debbono essere esaminate.



BRIZIO Gian Paolo

Ci vuole un po' di coerenza.



MONTEFALCHESI Corrado

Essendo Presidente di - quella Commissione ho sempre sostenuto che tutte le proposte di legge debbono andare alla, loro conclusione attraverso un esame e quindi è evidente che nel momento in cui abbiamo fatto una legge ed è approdato un testo di legge che è un testo unico tra il disegno di legge della Giunta e quello della D.C. sul credito, rimangono da esaminare tutte le altre proposte di legge comprese quelle sull'agenzia.
Queste proposte di legge giacenti, verranno esaminate nella misura in cui le forze politiche ritengono di dover entrare nel merito, ma questa è già una scelta delle forze politiche le quali possono anche ritenere di dovere entrare nel merito ma devono esprimersi con un voto.
Aggiungo due incisi e termino.
Credo che ogni forza politica ha giustamente la propria opinione e pu proporre le soluzioni che ritiene più idonee.
Io ho la convinzione che le esperienze di enti di sviluppo della nostra Regione non sono esaltanti da questo punto di vista.
La seconda questione è che per una ragione di correttezza e di coerenza, l'esame delle proposte di legge sull'agenzia non possono prescindere dalle scelte che questa legge ha fatto.
Questo non significa che le proposte di legge non debbono essere esaminate.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Vorrà scusare non soltanto il sottoscritto ma anche alcuni colleghi che hanno dovuto pronunciarsi su un argomento di ordine politico introdotto non solo più come giudizio ma come nodo politico della dichiarazione socialdemocratica che non ha posto solo una valutazione politica ma ha posto un nodo politico.
Sostanzialmente il collega Montefalchesi riconosce che questa legge disciplina e in qualche misura pregiudica quello che sarà il risultato finale del dibattito in Commissione sull'agenzia.
E' evidente che siamo in un processo all'interno del quale si sono fatte delle scelte che sono quelle che stiamo approvando ed esistono altri temi sui quali è aperto il confronto. Questa è la differenza fondamentale: la scelta politica dell'Assessorato e quindi della maggioranza; prioritaria è quella che si è espressa con la legge che abbiamo davanti a noi e quindi una scelta di razionalizzazione, di privilegio di un certo sistema.
Esiste una disponibilità del P.C.I. a confrontarsi tutti insieme per arrivare tutti insieme. Questo tipo di linguaggio sta a dire che non è maturata all'interno del P.C.I. una volontà in ordine alle leggi presentate in Commissione ma c'è una volontà ad esaminare.
Ho l'impressione che la distanza politica tra le forze di maggioranza sia molta. Perché il nostro Gruppo è interessato a fare chiarezza su questo argomento? Perché il nostro Gruppo considera l'agenzia un elemento centrale.
Parlando come ultima forza dell'opposizione, ho l'impressione che a questo punto devo fare mia una preoccupazione ed una volontà che però a verbale non è espressa, di almeno un proponente della D.C. che questa questione venga affrontata formalmente nei tempi più stretti possibili perché si sciolga questo nodo politico e la nostra forza politica in Commissione riprenderà l'esame di questa legge non più con la convinzione e nella fiducia che alcune forze della maggioranza sulle leggi che hanno presentato in Commissione, sono disposte a fare una battaglia politica.
Registriamo che da parte socialdemocratica c'è la volontà di andare in fondo ad un'iniziativa legislativa, facendo di questo un nodo politico e il nostro partito lo ringrazia perché evidentemente questo dà spazio e speranze a che l'attività legislativa che riteniamo di dover svolgere sia pure solo in termini di contributo della D.C. e del P.S.D.I. a questo punto torni ad avere significato, mentre se questa precisazione non fosse stata fatta in aula, dovremmo riconoscere che nessuno della maggioranza è più disponibile a giocare su questa vicenda.
Ringraziamo il P.S.D.I. per questa precisazione. Su questa legge abbiamo anticipato il nostro giudizio nell'intervento di carattere generale.
E' certamente un grosso passo avanti sul piano della razionalizzazione e in una qualche misura della riconduzione ad unità della normativa in materia di artigianato. Di questo deve esserne dato atto all'Assessore.
Ho l'impressione che i problemi di ordine sistematico e di processo che abbiamo evidenziato troveranno la loro soluzione nella legge sull'agenzia.
Sarà là che si capirà la funzione ed il ruolo e il tipo di meccanismo che vogliamo mettere in movimento.
Sospendiamo il giudizio politico globale sull'operato dell'Assessorato al complesso delle norme che questa maggioranza e questa Giunta lasceranno alla conclusione della loro attività.
Il nostro è pertanto un voto di astensione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cernetti.



CERNETTI Elettra

Il P.S.I. approva questa legge che considera un grosso passo avanti per quanto riguarda il settore dell'artigianato, il suo rilancio e il suo potenziamento e questo sia relativamente ai finanziamenti, sia relativamente ai servizi. Ne condivide i principi informatori, compresa la sottolineatura dell'associazionismo. Difatti è un detto proverbiale del mio partito quello che l'unione fa la forza, quanto mai utile in questo settore e posso aggiungere per il collega Cerchio, che questi principi li avrebbe condivisi anche se il relatore della legge non fosse stato un socialista.
Prendiamo atto delle dichiarazioni fatte dal Presidente della IV Commissione che anche le altre proposte di legge devono essere prese in considerazione e come spesso accade saranno non solo prese in considerazione ma considerate anche in collaborazione per una legge che pur avendo individuati quelli che sono gli obiettivi prioritari è sempre per suscettibile a migliora menti che possono derivante anche da successivi esami di altre leggi proposte dalla minoranza.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'intero testo della legge.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 25 Consiglieri si sono astenuti 16 Consiglieri L'intero testo della legge è approvato.
Comunico infine che il Consiglio verrà convocato per i giorni 20 e 21 dicembre 1984 e 4 gennaio 1985.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13.45)



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