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Dettaglio seduta n.288 del 29/11/84 - Legislatura n. III - Sedute dal 9 giugno 1980 al 11 maggio 1985

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BENZI


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Punto primo all'ordine del giorno: "Approvazione verbali precedenti sedute". Il processo verbale dell'adunanza consiliare del 10 ottobre è stato distribuito ai Consiglieri prima dell'inizio della seduta odierna. Se non vi sono osservazioni il processo verbale si intende approvato.


Argomento: Consulte, commissioni, comitati ed altri organi collegiali - Programm. e promoz. attivita" socio-assist. (assist. minori, anziani, portat. handicap, privato sociale, nuove poverta")

Interrogazione dei Consiglieri Ratti e Carletto inerente la Commissione regionale Invalidi civili


PRESIDENTE

Punto secondo all'ordine del giorno: Interrogazioni ed interpellanze esaminiamo l'interrogazione dei Consiglieri Ratti e Carletto, inerente la Commissione regionale invalidi civili. La parola all'Assessore Bajardi



BAJARDI Sante, Assessore all'assistenza

La Commissione regionale sanitaria per l'accertamento dell'invalidità civile per il quadrante Nord-Ovest risulta incompleta nella sua composizione a far data dal 10/5/1983, da quando cioè i due sanitari specialisti in neuropsichiatria, componenti effettivo e supplente in seno alla stessa, venutisi a trovare, con l'entrata in vigore della L.R.
27/10/1982, n, 31, in condizioni di non poter percepire i relativi compensi previsti dalla L.R. 2/7/1976 n. 33, in quanto dipendenti del Servizio sanitario nazionale, hanno ritenuto opportuno non partecipare più ai lavori della già citata Commissione.
Per quanto riguarda possibili responsabilità occorre piuttosto rilevare oggettive difficoltà nel reperire i sostituti dei due sanitari dimissionari. Infatti, dal momento della verificata vacanza dei due componenti sanitari, si è ripetutamente cercato, anche con contatti personali, medici specialisti in discipline neuropsichiatriche, da reinserire nella Commissione di cui all'oggetto. La ricerca è stata fatta anche nell'ambito di .operatori non dipendenti, ma i risultati sono stati nulli stante anche l'entità del gettone ex art. 1 della L.R. 1976 n. 33.
Alla data odierna i casi di invalidità civile non esaminati dalla Commissione per la mancanza di specialisti in neuropsichiatria risultano essere 400 circa.
Questo Assessorato, vista l'infruttuosità di quanto esperito, ha concordato con l'USSL 1/23 di Torino la possibilità di attivare le procedure di comando per due sanitari, utilizzando comunque quanto previsto da disposizioni di legge del settore sanitario.
Con deliberazione della Giunta regionale n. 69-36648 è stato deliberato il comando dei due sanitari. La deliberazione per il loro inserimento nella Commissione è in corso di predisposizione e sarà al più presto approvata.
Appena divenuta esecutiva, la Commissione potrà riprendere i lavori nella pienezza delle sue funzioni.
Questo Assessorato si farà carico di sollecitare il Presidente della Commissione regionale ad evadere con priorità le pratiche sospese.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Ratti. Ne ha facoltà.



RATTI Aldo

Ringrazio l'Assessore per la risposta di cui non posso dirmi soddisfatto perché, a distanza di oltre due anni, la Commissione non è ancora funzionante, non solo, ma dovrebbe essere deliberato il comando di due persone.



BAJARDI Sante, Assessore all'assistenza

Questa deliberazione è già stata fatta.



RATTI Aldo

Ma poteva essere fatta due anni fa. Vorrei che l'Assessore mi consentisse in breve di fare un piccolo excursus per sommi capi della vicenda.
Il 27/10/1982 venne promulgata la L.R. 31 la quale all'art. l stabilisce che le domande di accertamento invalidità devono essere esaminate entro 90 giorni dalla data di ricevimento.
Però quella legge, come tante altre leggi regionali, non dice che cosa succede se le pratiche non vengono esaminate entro i 90 giorni. Adesso di giorni ne sono passati ben di più dal momento della presentazione di quelle domande che l'Assessore precisa essere ben 400. Sette mesi dopo, nel maggio del 1983, l'Assessore si rende conto che la Commissione non funziona e quindi chiede il distacco di due persone all'USSL segnalando l'urgenza del problema.
L'USSL 1/23 che evidentemente non prende delle decisioni avventate, ma molto riflessive, impiega 5 mesi per dare uno sguardo alla lettera dell'Assessore e dopo 5 mesi il servizio di medicina legale presenta all'USSL un ventaglio di alcune possibilità, sulle quali per altri due mesi riflettono i responsabili dell'USSL. per cui dopo 7 mesi dalla data della lettera dell'Assessore arriva la risposta con la segnalazione di due nominativi.
Questo l'8 dicembre del 1983.
Se è riflessiva l'USSL però è anche riflessiva la Regione. Tant'è vero che la lettera ricevuta l'8/12/1983 non ha nessun esito al punto che il Presidente della Giunta 1'8 giugno del 1984 scrive all'Assessore per dirgli: "Lascia perdere la storia del comando, perché non va avanti.
Imbocca un'altra strada, per esempio, quella di una convenzione con l'USSL che preveda l'utilizzo di personale esterno".
Il personale doveva essere comandato per 3 ore alla settimana.
Evidentemente il suggerimento del Presidente Viglione, visto che siamo ormai alla fine di novembre, non ha trovato soluzione.
Noi ci chiediamo come mai si arrivi adesso a proporre una deliberazione per un comando quando questa strada si è dimostrata non praticabile per due anni consecutivi.
Abbiamo la preoccupazione che neanche questa volta non si giunga in porto.
Qualche tempo fa La Stampa di Torino disse che la Regione è lenta e pasticciona. Io mi fermo sul primo aggettivo, quanto a lentezza evidentemente non ci sono dubbi, perché 400 persone da due anni aspettano l'attivazione di una Commissione; queste 400 persone sono povere, sono bisognose, sono handicappate, sono persone che hanno bisogno di tutta la nostra sensibilità.
Questo è un esempio di disfunzione della Regione che io mi permetto segnalare e che probabilmente non è colpa personale dell'Assessore. Debbo anche dire che nella lettera dell'11 ottobre 1983 dell'USSL si diceva che "l'entità delle pratiche per le quali occorre il giudizio specialistico è notevole e va aumentando e il problema va assumendo proporzioni cospicue non facilmente controllabili".
Prego veramente l'Assessore di prendersi a cuore questo problema per trovare una soluzione.
E' indegno che noi trattiamo in questo modo gli invalidi civili: persone che devono essere oggetto di tutta la nostra preoccupazione, ed avere tutta la nostra sensibile attenzione.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Interrogazione dei Consiglieri Marchini, Gerini, Turbiglio inerente il reparto di radioterapia all'ospedale civile di Asti


PRESIDENTE

Interrogazione dei Consiglieri Marchini, Gerini, Turbiglio, inerente il reparto di radioterapia all'ospedale civile di Asti.
Risponde l'Assessore Bajardi.



BAJARDI Sante, Assessore all'assistenza

La proposta del piano socio-sanitario 1985/87 in ordine alla distribuzione dei servizi di radioterapia riprende quella contenuta nel precedente piano socio-sanitario (L.R. 10/3/82 n. 7) e tiene conto di precise valutazioni costi-benefici ed in particolare di riconosciuti standards internazionali circa le potenzialità delle apparecchiature e delle incidenze di tumori che abbisognano di tali terapie.
L'ospedale di Asti per altro non ha le caratteristiche di un centro di riferimento oncologico almeno di quadrante, in quanto mancano specialità e servizi che afferiscono normalmente ad una completa attività di prevenzione e cura dei tumori.
Tuttavia sono degne di rilievo le osservazioni circa l'attuale reale stato di funzionalità dei servizi esistenti e il costituirsi di flussi di fatto ai servizi diversi da quelli prevedibili nella pianificazione regionale, dovuti alle esperienze pregresse, alla facilità di accesso all'ospedale di Asti ed a determinate caratteristiche orografiche delle Province di Cuneo ed Asti.
Ciò potrà far considerare l'ipotesi di inserire anche il servizio di Asti tra quelli previsti dal nuovo piano socio sanitario regionale 1985/87.
Quindi, previo sopralluogo da parte dei tecnici dell'Assessorato, per valutare l'idoneità dei locali complessivamente utilizzati per l'attività del servizio di radioterapia, verrà posto il mantenimento dello stesso nella rete regionale prevista dalla Legge di piano.
Sarà quindi possibile predisporre, compatibilmente con le disponibilità finanziarie del prossimo triennio, un piano di finanziamento per la sostituzione delle attuali apparecchiature obsolete con un acceleratore lineare che integri altri fondi già a disposizione dell'USSL n. 68.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Marchini. Ne ha facoltà.



MARCHINI Sergio

Gli interroganti si dichiarano soddisfatti e ringraziano l'Assessore.


Argomento: Unita' locali dei servizi sociali ed assistenziali e dei servizi sanitari

Interrogazione dei Consiglieri Nerviani, Devecchi, Bergoglio, Lombardi Martinetti, Ratti inerente le competenze assistenziali delle UU.SS.SS.LL.


PRESIDENTE

All'interrogazione dei Consiglieri Nerviani, Devecchi, Bergoglio Lombardi, Martinetti, Ratti inerente le competenze assistenziali delle UU.SS.SS.LL risponde l'Assessore Bajardi.



BAJARDI Sante, Assessore all'assistenza

Per quanto riguarda gli aspetti istituzionali del riordino, ai quali fa riferimento l'interrogazione, dopo poco di più di due anni dall'entrata in vigore della L.R. 20/82, in 20 zone socio-sanitarie si gestiscono le attività socio-assistenziali in forma associata. Inoltre in altre 17 zone socio-sanitarie, dopo incontri e dibattiti fra i Comuni associati, sono già stati adottati provvedimenti formali per regolamentare i rapporto tra UU.SS.SS.LL. e Comuni, ed altri sono in procinto di essere adottati, sicch il processo per attuare la gestione in forma associata è avviato verso la conclusione.
Anche nelle restanti 16 zone socio-sanitarie (escludendo Torino) è comunque avviato il rapporto e il dibattito tra UU.SS.SS.LL. e Comune e si stanno per adottare i primi necessari provvedimenti formali.
L'Amministrazione regionale considera esigenza primaria che tutte le associazioni di Comuni possano continuare e concludere l'iter del processo di riordino con la necessaria serenità, senza che insorgano difficoltà giuridiche e operative in quegli ambiti territoriali in cui era stato ritenuto concordemente che per alcune prestazioni (fra quelle elencate nell'art. 36 della L.R. 20/82) non ci fossero ancora i presupposti necessari per la gestione associata. A tal fine il Consiglio regionale nell'ambito della regolamentazione relativa agli ambiti territoriali delle UU.SS.SS.LL. della Città di Torino, ha approvato una norma che proroga al 31/12/85 per tutte le altre UU.SS.SS.LL. il termine massimo per l'assunzione integrale della gestione delle attività socio-assistenziali.
L'Amministrazione regionale continua nel frattempo ad operare per offrire strumenti operativi alle UU.SS.SS.LL. in grado di risolvere obiettive difficoltà per il funzionamento efficace ed efficiente dei servizi sul territorio.
Si citano a tale proposito la deliberazione recentemente approvata dal Consiglio, per la formazione degli operatori addetti all'assistenza domiciliare e ai presidi residenziali nonché il riparto di ulteriori fondi regionali per la gestione dei servizi socio-assistenziali, già approvata da parte del Consiglio.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Nerviani. Ne ha facoltà.



NERVIANI Enrico

Mi ritengo sostanzialmente soddisfatto, d'altra parte il problema era già stato superato con l'approvazione della legge per la riorganizzazione dei servizi sanitari nella città di Torino. L'Assessore ha posto l'accento sulla necessità di mettere le Unità Sanitarie Locali e i Comuni nella condizione di operare nella necessaria serenità. Era la ragione per cui avevamo presentato un disegno di legge che prevedeva il rinvio di un anno per il trasferimento delle competenze dai Comuni alle Unità Sanitarie Locali. In ogni caso, anche questa nostra proposta era stata assorbita dalla legge cui ho fatto cenno e mi sembra di potere accettare questo impegno per orientarsi al rispetto della serenità dei Comuni delle Unità Sanitarie Locali. Quest'anno di tempo farà riflettere tutti sull'opportunità di continuare per la strada intrapresa oppure di arrestarsi o di trovarne una intermedia che dia più soddisfazione, come noi riteniamo, alle necessità dei Comuni in materia di assistenza.


Argomento: Parchi e riserve - Trasporti e comunicazioni: argomenti non sopra specificati

Interpellanza dei Consiglieri Reburdo e Montefalchesi, inerente l'ampliamento della pista Fiat nel parco della Mandria ed interrogazione del Consigliere Turbiglio inerente l'autostrada Torino-Savona - tratto pista Fiat


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interpellanza dei Consiglieri Reburdo e Montefalchesi inerente l'ampliamento della pista Fiat nel parco della Mandria e l'interrogazione del Consigliere Turbiglio inerente l'autostrada Torino Savona - tratto pista Fiat.
La parola all'Assessore Rivalta.



RIVALTA Luigi, Assessore ai parchi

Rispondo partendo dall'interrogazione del Consigliere Turbiglio, il quale chiede di essere informato se siano in corso trattative tra la Regione e la Fiat per aprire al traffico la corsia dell'autostrada Torino Savona, nel tratto Carmagnola-Marene, attualmente utilizzata come pista di prova per velocità delle autovetture della Fiat stessa: all'interrogante risulta infatti che la Fiat sia disponibile ad abbandonare questo tratto autostradale se fosse consentito all'azienda di ampliare l'attuale pista esistente alla Mandria, ampliamento consentito soltanto sulla base di una convenzione tra Regione e Fiat che non è stata ancora stipulata. Sulla base di quanto sopra il Consigliere Turbiglio chiede: perché non sia stata ancora stipulata la convenzione quali sono gli ostacoli che si frappongono a chi si possono attribuire le responsabilità per questi ritardi quando si ritiene possibile una conclusione.
Mi permetta amichevolmente il Consigliere Turbiglio di rispondergli che la sua richiesta assume la caratteristica di una domanda di grande ingenuità visto che di questa questione stiamo discutendo dalla passata legislatura.
E' dalla passata legislatura che la Fiat non solo si dichiara disponibile allo spostamento della pista Carmagnola-Marene in un altro luogo, ma addirittura sollecita iniziative in questo senso perché il problema si sblocchi.
Abbiamo cercato soluzioni alternative in varie parti del Piemonte nessuna delle quali è risultata agibile sia sotto il profilo di una facile disponibilità dell'area, sia per le contrapposizioni che ad una pista di prova per auto le popolazioni interessate alle nuove localizzazioni hanno espresso.
Aggiungerei che abbiamo caldeggiato due soluzioni in particolare per quella della localizzazione della pista Fiat nella zona di Morano Po e quella di Lombardore. Per quest'ultima avevamo avviato rapporti con il Comando militare della zona Nord-Ovest. C'era stato uno scambio interlocutorio e in un primo tempo sembrava potesse approdare a soluzione con utilizzo di aree ora del Demanio Militare.
C'è stata una inversione di atteggiamento da parte degli organi militari in virtù di disposizioni date dal Ministro Lagorio, all'epoca Ministro della difesa, quando avviò una politica di dislocazione dei poligoni di tiro e delle servitù militari, diversa da quella tradizionale che è tuttora in gran parte incentrata sulle Regioni Friuli e Sardegna.
Le aree del Demanio militare del Piemonte non sono più aree alienabili da parte del Ministero della difesa, quindi sono cadute le possibilità di accedere alla soluzione Lombardore.
A Morano Po la proprietà del terreno è dell'ospedale di Vercelli, per un certo periodo si riteneva di proprietà del Comune. Ora è di proprietà dell'USSL.
Quella soluzione consentirebbe con maggior facilità la trattativa. C'è l'opposizione della Fiat in merito soprattutto perché nella zona spesso è presente la nebbia.
Fatto un rilevamento sulle giornate di nebbia, è risultato che la zona di Morano ha un numero minore di giornate complete di nebbia (una giornata in meno) rispetto alla zona di Carmagnola, quindi, questo non sarebbe un problema cosi discriminante.
Potrebbe esserlo rispetto a una localizzazione che non presentasse il problema della nebbia o lo presentasse in misura molto limitata come in effetti sarebbe quella di Lombardore. Di fronte a queste difficoltà di trovare soluzioni avevamo avviato una interlocuzione con la Fiat. Poiché il Consiglio regionale ha approvato il parco della Mandria ed il piano del parco e poiché quell'area è tutelata dagli anni '50, abbiamo cercato di trovare una linea di soluzione che consenta nell'immediato e nel tempo medio transitoriamente il recepimento dell'ampliamento alla Mandria, ma in una prospettiva che preveda il recupero ambientale di quell'area o perlomeno il recupero dell'uso anche di quell'area a fini pubblici connessi al parco. Eravamo giunti all'esame di un progetto e alla formulazione di una prima bozza di convenzione che ancora non è definitiva perché ancora non era concorde l'atteggiamento circa le condizioni di dismissione della Fiat dell'area alla Regione, che secondo noi doveva avvenire subito in proprietà e per l'uso essere liberata dalla Fiat dopo 25 anni senza oneri da parte della Regione.
Nel corso dell'istruttoria per definire la convenzione, si è peraltro attivato un procedimento penale promosso dalla Pretura di Torino per accertare eventuali responsabilità della Fiat in merito alla costruzione di impianti esistenti: infatti l'area della Mandria è, fin dal 1952 sottoposta al vincolo di cui alla legge 1497 del 1939 sulle bellezze paesaggistiche, vincolo che prevede l'assoluta inedificabilità all'interno della tenuta La Mandria.
Da quando la Regione ha acquisito parte della Mandria, non abbiamo più autorizzato, ai sensi della legge 1497 nessuna costruzione e sotto questo profilo abbiamo impedito la realizzazione di ulteriori insediamenti nella lottizzazione Saim.
Perciò tutti gli interventi edificatori succedutisi dal 1952 agli anni '70 anche di fronte a un procedimento aperto della Pretura nei confronti dei responsabili dell'azienda, sono stati effettuati nella presunzione della violazione della legge 1497.
Credo che sia una posizione necessaria quella di non concludere la convenzione con la Fiat nè da parte della Fiat né da parte della Regione è possibile giungere a conclusione essendo in corso un procedimento penale di quella natura.
Credo proprio che il Consigliere Turbiglio con la sua interrogazione non volesse spingerci nella direzione di una ulteriore violazione di legge.
Va infine ricordato che il Ministero per i beni culturali ed ambientali, con lettera a firma del Ministro Gullotti, del 20 luglio 1984 ha sottolineato l'incompatibilità di un qualsiasi ampliamento della pista Fiat con la salvaguardia dell'ambiente naturale confermando il parere negativo del Ministero.
Devo dire "a suo tempo" ma non nei momenti in cui la pista Fiat alla Mandria si è insediata, perché questa almeno per una certa serie di ampliamenti ha avuto l'autorizzazione della Sovraintendenza ai beni culturali, quindi del Ministero, quando la competenza prima del 1978 competeva loro.
Se il procedimento penale ha sostanza è evidente che quelle autorizzazioni sono state date in violazione ai disposti della legge 1497.
Credo di aver in questo modo risposto a tutte le richieste di informazione che il Consigliere Turbiglio ha posto.
I Consiglieri Reburdo e Montefalchesi richiedono di sapere in quale modo la Giunta regionale intenda risolvere il problema della pista Fiat alla Mandria, in coerenza con le posizioni enunciate dal Ministero dei beni culturali ed ambientali nella lettera a firma del Ministro Gullotti.
Aggiungo che è intervenuta anche la Corte dei Conti che ha chiesto tutta la documentazione per verificare - presumo - se l'atteggiamento della Regione, non abbia portato danni a un bene tutelato com'è quello della Mandria.
I Consiglieri Montefalchesi e Reburdo pongono la questione della localizzazione della pista Fiat nel Demanio militare di Lombardore.
Sulla questione Lombardore, rispondendo al Consigliere Turbiglio, ho già richiamato quale è stato il rapporto con il Ministero della Difesa e quali sono le ragioni di merito e di fondo che hanno impedito di trovare uno sbocco in quell'area.
Aggiungo che ho risposto alla lettera del Ministro Gullotti e rispondendo a quella lettera ho anche dichiarato di prendere atto con soddisfazione della posizione del Ministero a tutela della Mandria, in quanto la posizione assunta adesso dal Ministro Gullotti conforta l'azione che la Regione fin dal 1978 ha intrapreso attraverso l'istituzione del parco e attraverso l'applicazione del Decreto Ministeriale del 1952.
Nella lettera si sottolinea come le compromissioni della Mandria succedutesi dalla fine degli anni '50 fino al 1975 siano senza dubbio da ritenersi incompatibili con l'ambiente naturale e frutto di scelte sbagliate.
Non si può certamente dire che la pista attuale sia stata localizzata in un punto opportuno, né che la lottizzazione Saim dovesse trovare accettazione in un'area come quella della Mandria.
Si richiede pertanto, con la nota citata, al Ministero di affiancarsi alla Regione nella ricerca di una soluzione alternativa alla pista Fiat tenendo conto delle obiettive esigenze produttive dell'Azienda: in tal senso il Ministero stesso è invitato a farsi parte attiva nei confronti del competente Ministero della difesa per ottenere la disponibilità di una parte dei terreni di Lombardore.
Aggiungo ancora che saremmo a disposizione della Fiat se la Fiat accedesse all'ipotesi di Morano; se non assumesse un atteggiamento di preclusione potremmo vedere di trovare linee procedurali e soluzioni tecniche che soddisfino all'esigenza Fiat. Tenuto conto che la pista della Fiat alla Mandria è già fortemente compressa in un'area limitata l'aggiunta di un'ulteriore attrezzatura di prova la renderebbe ancor meno funzionale di oggi.
Credo che alla Fiat converrebbe localizzarsi altrove in spazi più ampi con maggiore flessibilità di adattamento del terreno.
Spero di avere risposto a tutte le domande riconfermando però che anche nel transitorio, ove in accordo con la Pretura, si ritenesse di trovare una soluzione ancora più ridotta di quella a .cui avevamo già condizionato l'eventuale intervento della Fiat e questo venisse almeno transitoriamente accettato (non più di un discorso amministrativo all'interno della Regione ma nel confronto anche della Pretura e del Ministro dei beni culturali) potremmo valutare con quali condizioni si può pensare ad una soluzione transitoria alla Mandria.
Comunque dovrebbe essere solo transitoria.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARCHIARO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere interpellante Turbiglio.



TURBIGLIO Antonio

Ringrazio l'Assessore per la risposta e l'assicuro che non mi sono sentito colpito sentendomi dare dell'ingenuo.
La mia ingenuità era un tantino mirata perché intendevo sentire quali erano i rapporti tra la Giunta e la Fiat.
Mi è stato confermato che oramai il discorso va avanti da cinque o sei anni durante i quali non abbiamo avuto informazioni.
Io perlomeno non ne avevo.
Non è che io voglia spingere la Fiat alla Mandria, ma vorrei riversare la definizione di ingenuità alla Giunta in quanto, per le informazioni che io ho, la Giunta non ha assolutamente bisogno della pista Torino Carmagnola.
Ho presentato questa interrogazione perché sono estremamente interessato a che venga liberato quel tratto di autostrada, molto importante per il collegamento di Torino con il Piemonte Sud, con la zona del cuneese e con Savona.
A me pare che la Fiat non voglia lasciarlo tirando in ballo la questione della seconda pista. E' un falso motivo. L'Assessore Rivalta sa che la Fiat, come in genere le fabbriche di automobili e di motociclette hanno bisogno di piste di collaudo che chiamano piste di prova a lunga durata o piste di prova a corsa breve.
Per la pista di lunga durata dove vengono simulate curve, dislivelli possibilità di interruzioni, frenaggi, distanze di frenatura, la Fiat dispone della più grande pista che sia esistente in Europa e si trova a Nardò in provincia di Lecce.
Questa pista viene usata dalla Fiat, dalla Lancia, dall'Autobianchi dalla Ferrari, dall'Iveco e viene poi affittata ad aziende automobilistiche europee. Invece per le piste di breve durata la Fiat utilizza la Mandria e sporadicamente - posso dirlo perché quasi quotidianamente percorro quella strada - una volta al mese o ogni due mesi qualche macchina corre tra Carmagnola e Marene.
Quindi quella è una pista che la Fiat cerca di mantenere con una situazione di fatto più che di diritto, quindi porta avanti questo discorso per giocare con la Regione e per avere altri motivi di scambio.
Alla Mandria il fatto non si risolve e noi non apriamo mai l'autostrada Torino-Savona.
Vorrei invitare la Giunta a sospendere le trattative per la Mandria e a dire alla Fiat che le cose non sono come le prospetta, che la Fiat non ha bisogno del tratto di strada di Carmagnola-Marene, che invece il Piemonte ha bisogno, per intanto di quel tratto per il raddoppio dell'autostrada.
Poi potranno attuarsi le alternative a cui lei ha accennato, Lombardore o Morano Po, si vedrà quale sarà più utile.
Mi dispiace che non sia presente il Presidente della Giunta che vorrei invitare ad assumere una posizione molto più rigida, molto più ferma nei confronti della Fiat, per indurla a lasciare libero un tratto di strada che interrompe le comunicazioni, che provoca inconvenienti al turismo, al traffico, al commercio di Torino, del Piemonte Sud e della Liguria.
In conclusione la Fiat non ha bisogno di quella pista; mentre i piemontesi hanno bisogno di quel pezzo di strada.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Reburdo. Ne ha facoltà.



REBURDO Giuseppe

La risposta dell'Assessore Rivalta ci soddisfa in parte rispetto al merito delle questioni che noi abbiamo sollevato.
La parte che ci soddisfa di più è la sia pur breve ma molto chiara ricostruzione storica della pista Fiat dalla quale risulterebbe che rispetto al decreto ministeriale del 31 marzo 1952 e quindi alla legge conseguente c'è stata una continua violazione sostanziale della legge quindi bene ha fatto il Pretore a sollevare la questione penale.
A rigore di logica, a rigore del decreto ministeriale del 1959 la pista Fiat, non dovrebbe manco sussistere. In queste condizioni noi riteniamo che non si possa più prendere, neanche con un accordo con il Pretore a eventuali altre incomprensioni, se non cancellare l'esistente e trovare una soluzione alternativa.
Le leggi vanno rispettate fino in fondo, neanche i compromessi, sia pure a fronte di certe esigenze, possono essere accettabili.
Quindi si pone con forza l'esigenza di trovare una alternativa. La soluzione prevista di riutilizzo della pista Fiat alla Mandria è praticamente impossibile.
Si tratta di ricercare delle alternative.
Non sono del tutto d'accordo con il Consigliere Turbiglio. Quando si discuteva la convenzione con la Fiat, avevamo rilevato che non sono così indispensabili le piste con certe determinate caratteristiche, si fa a meno degli operai e si riduce l'occupazione, quindi anche in questo campo la scienza e la tecnica fanno dei passi da gigante nelle prove d'auto che non sono più fatte tutte sul terreno, ma vengono effettuate con strumenti tecnologici.
Nel caso in cui si presentasse ancora l'esigenza di dare una risposta alla Fiat e visto che la risposta non può più essere la Mandria, noi riproponiamo con forza la questione di Lombardore.
La riproponiamo per due semplicissimi motivi: l'uno di carattere ideologico-culturale. C'è un poligono militare, noi riteniamo che si possa fare a meno dei poligoni militari.
C'è anche un aspetto naturalistico che potrebbe essere salvaguardato almeno per la parte non ancora compromessa dalle cosiddette manovre militari, e dove invece il terreno è compromesso dalle manovre militari potrebbe essere insediata la pista Fiat.
Quindi la Fiat, che è così potente, che ha braccia così lunghe, che riesce a fare il bello e cattivo tempo in questo Paese, si dia da fare per risolvere questo problema che è di primaria importanza per i bisogni della collettività.
Ma c'è di più. Sappiamo che alcuni rappresentanti degli enti locali precisamente i Presidenti delle Province di Alessandria e di Vercelli, per interpretare il volere delle popolazioni che loro rappresentano, hanno dichiarato in questi giorni di essere ben lieti di ospitare la centrale nucleare.
Allora, visto che i due Presidenti delle Province accettano un impatto sul loro territorio di una certa rilevanza e visto che sono cosi disponibili e interpretano cosi bene le esigenze delle loro popolazioni potrebbero attivarsi anche per risolvere il problema della pista Fiat tanto più che una pista avrebbe sicuramente un impatto minore rispetto ad una centrale nucleare.
Quindi il Presidente della Provincia di Alessandria si attivi presso la Fiat in ordine alla questione di Morano Po.
A questo punto non può essere portata avanti nessuna convenzione con la Fiat che riguardi il riutilizzo del Parco La Mandria. Questo andrebbe contro la legge e la legge va pur rispettata anche quando tocca patenti di questo livello.


Argomento: Edilizia pubblica (convenzionata, sovvenzionata, agevolata)

Interrogazione del Consigliere Moretti relativa allo I.A.C.P.


PRESIDENTE

Interrogazione del Consigliere Moretti relativa allo I.A.C.P.
La parola all'Assessore Bruciamacchie.



BRUCIAMACCHIE Mario, Assessore all'edilizia

Con riferimento all'interrogazione del Consigliere Moretti, relativa all'argomento in oggetto, si comunicano le seguenti notizie fornite dallo I.A.C.P. della provincia di Torino.
Nel 1954, la gestione Ina-Casa assegnò a riscatto con patto di futura vendita gli alloggi siti in via delle Betulle 1, 27 - zona Falchera Torino, realizzati dall'Inps quale stazione appaltante.
A seguito di una vertenza fra gli assegnatari e la gestione Ina Casa con deliberazione n. 56/11 del 12/11/1957, dispose in via definitiva, il trasferimento degli assegnatavi in altri alloggi della Falchera e delle Vallette alle stesse condizioni della precedente assegnazione.
Dopo il trasferimento degli assegnatari nei nuovi alloggi, il cantiere venne restituito all'Inps, per l'esecuzione delle opere approvate dalla gestione Ina Casa a rimedio degli inconvenienti che erano stati riscontrati.
Il 19/1/1959, l'Ina Casa provvide, tramite bando, a riassegnare gli alloggi di via delle Betulle 1-27, destinandoli a locazione semplice rimandando l'occupazione degli alloggi da parte degli aventi diritto al compimento dei lavori di ripristino.
Nell'ottobre 1960, durante il corso di tali lavori avvennero delle occupazioni abusive all'interno del cantiere, per cui si interruppero le opere e la gestione Ina Casa avviò le pratiche legali per allontanare gli abusivi.
Man mano che gli alloggi si liberavano, l'Ina Casa provvide alla consegna immediata degli stessi agli assegnatari individuati con il bando del 1959, i quali vennero autorizzati a fare eseguire direttamente i lavori di ripristino degli alloggi, con promessa di rimborso delle spese sulla base delle fatture da presentare all'incaricato dell'Ina.
Nel 1974, il patrimonio della gestione Ina Casa fu devoluto per legge agli Istituti.
Il 5/5/1975, lo IACP della Provincia di Torino scrisse al comitato di liquidazione dell'Ina Casa, denunciando la situazione amministrativa e tecnica dei fabbricati, facendo altresì presente che gli assegnatari, pur privi di contratto, in quanto mai stipulato, avevano inoltrato richiesta di riscatto degli alloggi così come previsto dalla legge n. 60 del 14/2/1963.
A seguito della legge 8/8/77 n. 513" gli assegnatari degli alloggi, ai sensi e per gli effetti dell'art. 27 della legge stessa, confermarono le domande di riscatto già presentate. Il Consiglio di amministrazione dello IACP della provincia di Torino, con deliberazione n. 1 in data 8/6/1984 stabiliva, non essendo gli assegnatari di tali alloggi in possesso di contratto di locazione, in quanto mai stipulato con l'Ina Casa, di stipulare un regolare contratto di locazione a tutti gli assegnatari aventi titolo e di procedere al recupero dei canoni pregressi.
Poiché, però, lo stesso Consiglio di amministrazione, con deliberazione n. 375/76 ha stabilito di riconoscere i diritti soggettivi acquisiti dagli assegnatari purché abbiano presentato domanda di riscatto anteriormente al 22/10/1971, sia per gli alloggi costruiti con il concorso o il contributo dello Stato, previsti dal DPR 1 7/1/1 959, n. 2, sia per gli alloggi ex Ini Casa, ex Gescal, ex Incis, ex Ises, ha quindi disposto, con successiva deliberazione n. 8 in data 11/10/84, quanto segue: a) di revocare la delibera n. 1 dell'8/6/1984 b) di procedere al trasferimento in proprietà degli alloggi del cantiere n. 4375/L in Torino - Via delle Betulle 1/27 agli assegnatari che l'hanno già richiesto o che lo confermino, previa acquisizione dei dati previsti al punto c), nonché la sottoscrizione del contratto definitivo di locazione ed il pagamento dei canoni pregressi calcolati dalla data di consegna dell'alloggio e sino all'ottobre 1977 incluso, nella misura mensile di L. 656 a vano, come stabilito dalla ex gestione Ina Casa e successivamente come previsto dall'art. 22 della legge n. 513 dell'8/8/1977 dedotta la quota c (manutenzione ordinaria) ed il 30 per cento della quota b (amministrazione), in quanto alloggi interamente gestiti dagli occupanti.
Nella determinazione dell'importo complessivo sarà tenuto conto delle somme a suo tempo versate dai singoli occupanti e dai rimborsi delle somme anticipate dagli stessi per il ripristino degli alloggi ed a tale scopo riconosciute purché da essi rigorosamente documentate c) di vagliare la possibilità di cedere gli alloggi in base a quanto previsto dalla legge n. 60 del 14/2/1963 agli aventi diritto, previo parere legale in merito, e tenuto conto delle maggiori spese, in supero al finanziamento Gescal, sostenute dall'Istituto per il completamento dei lavori di sistemazione degli alloggi e delle relative pertinenze.
La citata deliberazione n. 2 in data 11/10/1984 accoglie nella sostanza le aspettative degli assegnatati, così come manifestate in incontri tenutisi fra i rappresentanti degli assegnatati e i funzionari dell'istituto. Si rimane quindi in attesa che il parere legale previsto al punto c) di detta delibera fughi ogni dubbio interpretativo delle norme vigenti e rimuova, quindi, ogni causa ostativa che si frappone all'attuazione delle disposizioni di cui al punto b) della deliberazione stessa, cioè al trasferimento in proprietà degli alloggi agli assegnatari.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Moretti.



MORETTI Michele

Ringrazio l'Assessore per la risposta data all'interrogazione.
Devo rilevare che lo IACP ha commesso molti errori, fra i quali quello di non aver stipulato un contratto, anzi di averlo stipulato dopo 25-26 anni, facendo ricadere naturalmente sugli assegnatari la colpa della non presentazione della domanda.
Come poteva presentare la domanda un inquilino se non era assegnatario? E una situazione che deve essere vista sotto il profilo amministrativo.
Secondo me, è opportuno qualche accertamento sui ritardi, perché il deficit dell'Istituto può anche derivare dal fatto di non aver mai stipulato contratti e mai riscosso quote di locazione.
Ricordo all'Assessore che la stessa situazione esiste alle Vallette.
Che dobbiamo fare? Dobbiamo ripresentare un'interrogazione per impegnare l'Iacp oppure l'istituto deve esaminare la situazione di queste incongruità di occupanti non abusivi, senza contratto? Ecco perché invito l'Assessore ad avviare un accertamento molto approfondito per conoscere esattamente tutta la situazione degli assegnatari delle case popolari.


Argomento: Edilizia pubblica (convenzionata, sovvenzionata, agevolata)

Interrogazioni dei Consiglieri Moretti, Marchini, Di Gioia e Ferrari inerenti le case IACP quartiere Falchera E2


PRESIDENTE

Alle interrogazioni dei Consiglieri Moretti, Marchini, Di Gioia e Ferrari inerenti le case IACP quartiere Falchera E 2, risponde a tutte l'Assessore Bruciamacchie.



BRUCIAMACCHIE Mario, Assessore all'edilizia

Con riferimento alle interrogazioni dei Consiglieri Moretti, Marchini Di Gioia e Ferrari in merito all'argomento di cui all'oggetto, si comunica quanto segue.
Lo IACP della provincia di Torino, con nota n- 601 del 5/10/1984 successivamente rettificata per suo errore materiale con nota del 6/11/1984, n. 693/481, ha chiesto, ai sensi dell'art. 22 del proprio Statuto, l'approvazione della deliberazione n. 7 del 4/10/1.984, con la quale il Consiglio di Amministrazione del predetto istituto aveva stabilito l'affidamento mediante trattativa privata della gestione di riscaldamento 1984/85, relativa ai fabbricati siti in Torino - Via Ulivi nn. 10 e 17 Quartiere Falchera E/2.
Tale richiesta è stata motivata dal fatto che: circa il 50 per cento degli inquilini dei suddetti fabbricati ha provveduto all'installazione abusiva di impianti autonomi di riscaldamento disattivando l'alimentazione centralizzata detta quota presumibilmente è destinata ad aumentare è quindi difficilmente stimabile quale sarà il numero degli alloggi da riscaldare con l'impianto centralizzato l'imminenza della stagione invernale e l'anomala situazione non consentono di esperire in tempo utile normale licitazione privata.
Queste operazioni erano in corso e non si era in grado di quantificare quanti di costoro avevano proceduto alla trasformazione. C'è naturalmente da presumere che altre trasformazioni erano in atto e quindi la richiesta veniva motivata in questo modo.
Nel frattempo lo stesso IACP della provincia di Torino, con nota n. 603 in data 2600/84, successivamente ripetuta in data 30/110/84, chiedeva nell'ambito dell'emanando programma di localizzazione per l'edilizia agevolata, la cui competenza è attribuita all'Assessorato alla pianificazione del territorio, la concessione di un finanziamento al fine di provvedere alla installazione degli impianti autonomi di riscaldamento a favore di quegli inquilini dei fabbricati della Falchera - zona E2 - e di Corso Taranto - quartiere 33 - (la cui situazione è analoga) che non vi avessero ancora provveduto.
L'Istituto chiedeva altresì, con la stessa nota, l'autorizzazione ad affidare i relativi lavori di installazione mediante trattativa privata.
Il Presidente dello IACP della provincia di Torino, con atto monocratico n. 82 in data 30/10/84, nelle more della concessione dei finanziamenti richiesti per le installazioni degli impianti di cui sopra ha deliberato di richiedere l'autorizzazione a ricorrere alla trattativa privata per l'affidamento della gestione dell'impianto termico del quartiere 33, sito nel Comune di Torino, corso Taranto, per la durata di trenta giorni a decorrere dalla data del 6/11/84 comunicando tale decisione a questa Regione con telegramma in data 31/10/1984.
In data 6/11/1984, si è tenuto presso questa Regione un incontro con funzionari dello IACP della provincia di Torino, per analizzare nel suo complesso la gestione calore degli stabili dell'Istituto, ed in special modo le circostanze che hanno determinato situazioni, tipo quella di corso Taranto e della Falchera.
Con provvedimento in data 8/11/84, il Presidente della Giunta regionale ha quindi provveduto ad approvare ai sensi dell'art. 22 dello Statuto dello IACP della Provincia di Torino, la deliberazione n. 7 in data 4/10/84 del Consiglio di amministrazione e la deliberazione monocratica n. 82 in data 30/10/84 del Presidente dello IACP stesso, riguardanti rispettivamente, come già riportato in precedenza, l'affidamento mediante trattativa privata della gesti one del riscaldamento 1984/85, relativa agli stabili del quartiere Falchera E2 e la gestione calore nei fabbricati di corso Taranto per un periodo di trenta giorni, a decorrere dalla data del 6/11/84.
A fronte dei fatti e degli atti sopra riportati, si possono formulare in merito alla situazione venutasi a determinare, le seguenti considerazioni e valutazioni: La possibilità di trasformare gli impianti di riscaldamento centralizzati in impianti singoli, era già stata valutata da parte di questa Regione. Infatti, con nota n. 2671 in data 11/10/82 a firma dell'Assessore alla pianificazione Luigi Rivalta, era stato comunicato allo IACP della provincia di Torino che la tematica in argomento rientrava fra le competenze del Consiglio di amministrazione dell'Istituto. L'Istituto poteva rilasciare apposita autorizzazione alle trasformazioni, purch questo fosse subordinato ad una verifica di fattibilità da parte di un'apposita Commissione tecnica, composta da due esperti (di cui uno nominato dagli utenti e uno dallo IACP), da un rappresentante dell'Ufficio di igiene e dall'Italgas.
In linea di principio, la trasformazione degli impianti di riscaldamento centralizzati in impianti singoli, promossa e controllata dagli IACP può essere considerata da questa Regione in senso positivo, in quanto contribuisce a risolvere problemi, a volte annosi, all'interno delle Case popolari, quale la morosità, e ad eliminare gli inconvenienti connessi alla gestione calore dei fabbricati.
Le trasformazioni effettuate abusivamente dagli inquilini dello IACP nel corso di questi ultimi anni, hanno creato, per contro, notevoli problemi, sia per assicurare il riscaldamento agli inquilini che non si erano dotati, a loro volta, di caldaiette, sia per garantire la sicurezza e l'incolumità degli inquilini stessi, in quanto l'installazione di tali impianti non è stata verificata dal punto di vista tecnico. In merito a ci giova ricordare, che l'assicurazione stipulata dallo IACP per i propri fabbricati, non risarcirebbe eventuali danni provocati da tali impianti, di cui invece dovrebbero rispondere gli inquilini.
Per tali motivi, le installazioni abusive dovevano essere già all'origine perseguite legalmente e mi risulta che in qualche caso è stato fatto dallo IACP, che d'altra parte avrebbe dovuto provvedere a formulare programmi concordati con gli inquilini per la progressiva ed ordinata trasformazione degli impianti di riscaldamento.
La decisione dello IACP della provincia di Torino di trasformare gli impianti di riscaldamento da centralizzati a singoli e la relativa richiesta di un contributo per il finanziamento delle opere giungono tardivamente. Le stesse, infatti, sono state formulate a fine del mese di ottobre, quando gli impianti in questione avrebbero dovuto essere regolarmente funzionanti.
Ciò per altro se verranno installati in questo periodo com'è la loro richiesta, comporterà inevitabilmente ulteriori disagi agli abitanti di quegli alloggi. Tali interventi, infatti, potevano e dovevano essere programmati per il periodo primavera-estate, in tempo sufficientemente utile per espletare i lavori prima dell'inizio della stagione invernale.
Inoltre vi sarebbe stato tempo sufficiente per la predisposizione degli atti necessari per esperire l'eventuale gara di appalto con i metodi della licitazione privata, nel rispetto di quanto previsto dalle vigenti leggi in materia.
Alla luce di quanto sopra esposto, emerge quindi la necessità di far rilevare allo IACP della provincia di Torino, che tutti i lavori relativi alla manutenzione ed alla ristrutturazione del patrimonio edilizio pubblico, siano eseguiti sulla base di precisi programmi organici, tali da consentire, da un lato, di evitare disagi agli inquilini e, dall'altro, di evitare di ricorrere frequentemente all'uso del metodo della trattativa privata, per l'affidamento dei lavori.
Tuttavia, data la necessità di sanare la difficile situazione venutasi a creare, questa Amministrazione, ritiene di dover adottare ogni provvedimento che si renda necessario per la risoluzione dei problemi in argomento, non rinunciando peraltro ad una assidua vigilanza nei confronti dell'operato dell'Istituto.
Appare peraltro evidente che qualora si dovesse registrare il persistere di metodi di direzione dello IACP di Torino non improntati ad una programmazione effettiva delle priorità degli interventi da compiere sulla base di una tempestiva ricerca e quantificazione delle risorse finanziarie necessarie, si aprirebbe il problema di valutare la capacità di direzione politico-amministrativa dell'attuale Consiglio di amministrazione dell'Istituto autonomo case popolari della provincia di Torino.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Moretti. Ne ha facoltà.



MORETTI Michele

Ringrazio l'Assessore dell'ampia risposta data che accenna anche ad alcuni aspetti non rilevati dall'interrogazione, utili sotto l'aspetto amministrativo anche per ciò che avevo detto precedentemente. E' opportuno che sulla gestione da parte degli enti strumentali vi sia un più accorto controllo della spesa e delle decisioni che vengono prese. Quanto al riscaldamento è chiaro che sono gli inquilini quelli che hanno subito le maggiori conseguenze in quanto hanno atteso inutilmente l'autorizzazione all'accensione da parte dell'Istituto autonomo case popolari, che è giunta credo - una settimana fa, con tutte le conseguenze immaginabili soprattutto per i bambini. Sono errori da non ripetersi. Naturalmente questo non è un appunto rivolto all'Assessore, ma a chi ha la responsabilità della gestione delle case popolari.
Le caldaiette sono un altro problema. Le difficoltà sono anche di natura finanziaria. Alcuni inquilini hanno avuto la possibilità di fare un contratto, altri non l'hanno avuta. Concordo con l'Assessore che occorre affrontare questo problema in tempo utile anche per verificare sul mercato le offerte. L'urgenza non è colpa dell'inquilino. E' l'amministrazione che non ha saputo opportunamente assumere decisioni in tempo per non trovarsi di fronte all'urgenza.
Prego l'Assessore di farmi pervenire la documentazione relativa alle due interrogazioni discusse questa mattina perché desidero verificare quello che sta avvenendo nell'IACP il cui controllo compete alla Giunta regionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Anche da parte nostra c'è il ringraziamento all'Assessore per la risposta molto ampia. Debbo dire pero che non è stata data adeguata risposta al problema che abbiamo posto e cioè che al termine di queste vicende, ci sia una "ripianazione" in termini di giustizia perché è difficile capire quale sarà la situazione a regime con caldaiette realizzate dai privati, e qualcuna posta in essere dall'Istituto.
Insisto nel chiedere all'Assessore di voler vigilare perché vengano sanate le situazioni di disparità tra gli utenti, perché la disparità premia chi ha ritenuto di fare un sacrificio avendone la possibilità e penalizza sul servizio quelli che questo sacrificio non hanno potuto fare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferrari.



FERRARI Maria Sofia

Anche noi ringraziamo l'Assessore per le informazioni che ci ha dato ma anche per il tono delle stesse. La situazione era già pesante e sta diventando sempre più pesante da qualche tempo. E' in corso un procedimento penale che ha coinvolto molti inquilini.
Non era una situazione prevedibile quindi ci auguriamo che la vigilanza della Regione sia sempre serrata per evitare il ripetersi di queste situazioni, soprattutto in particolari periodi dell'anno per tutte le conseguenze che ne derivano dagli abitanti.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

In merito al punto terzo dell'ordine del giorno; "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico che sono in congedo i Consiglieri: Astengo, Carazzoni, Chiabrando, Ferraris, Genovese Marchesotti.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

Sono stati presentati i seguenti progetti di legge: N. 455: "Disciplina relativa al sequestro di cose e disposizioni per gli accertamenti mediante analisi di campione in materia di illeciti amministrativi" presentato dalla Giunta regionale in data 22 novembre 1984 ed assegnato alla I Commissione in data 93 novembre 1984 N. 456: "Modifiche alla legge regionale 13 ottobre 1972 n. 10 e successive modificazioni" presentato dai Consiglieri Benzi, Marchiaro Petrini, Cernetti, Turbiglio, Vetrino e Ferro in data 22 novembre 1984 ed assegnato alla I Commissione nella stessa data N. 457: "Convalida della deliberazione della Giunta regionale n. 2-38263 in data 30 ottobre 1984", presentato dalla Giunta regionale in data 26 novembre 1984 ed assegnato all'esame della I Commissione.


Argomento:

c) Deliberazioni adottate dalla Giunta regionale


PRESIDENTE

Le deliberazioni adottate dalla Giunta regionale nelle sedute del 13 15 e 20 novembre 1984 - in attuazione dell'art. 7, primo comma della legge regionale 6/11/1978 n. 65, sono depositate e a disposizione presso l'Ufficio Aula.


Argomento: Consiglio, organizzazione e funzioni

d) Richiesta di non effettuare sedute consiliari


PRESIDENTE

Svolgendosi a Roma il Congresso nazionale del MSI-DN, il Gruppo aveva chiesto di non effettuare sedute consiliari nei giorni dal 25 novembre al 2 dicembre. Rendendosi conto delle oggettive necessità del Consiglio regionale di riunirsi ugualmente, il Gruppo MSI-DN ha acconsentito che anche in assenza dei suoi rappresentanti, il Consiglio tenga seduta oggi.
Resta comunque riconosciuto il principio che debba essere differita la seduta consiliare quando una forza politica tiene il proprio Congresso nazionale.


Argomento: Gruppi consiliari

e) Nuova denominazione Gruppo consiliare


PRESIDENTE

Da parte del Consigliere Montefalchesi è stato comunicato che a decorrere dal 1° dicembre il Gruppo P.d.U.P, assumerà la denominazione "Gruppo indipendente di sinistra".


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Comunicazioni della Giunta regionale su: risultati della Conferenza sull'occupazione


PRESIDENTE

Sulle comunicazioni della Giunta regionale, ha la parola l'Assessore Tapparo.



TAPPARO Giancarlo, Assessore al lavoro

La mia comunicazione fa riferimento ad una sollecitazione che le organizzazioni sindacali avevano fatto nel settembre scorso, visto l'aggravarsi di alcuni fenomeni di disoccupazione e di cassa integrazione non ultimo il problema che si prospettava per la cassa integrazione Fiat.
Le organizzazioni sindacali chiedevano di attivare un tavolo di lavoro al quale potessero essere presenti le associazioni degli imprenditori e le organizzazioni sindacali.
La verifica ebbe luogo a fine settembre ed è emersa omogeneità di giudizio sulla criticità della situazione occupazionale della nostra Regione, in particolare dell'area metropolitana torinese.
Erano invece molto diverse le terapie da adottare. Si era convenuto che le organizzazioni degli imprenditori e il sindacato avrebbero cercato attraverso incontri bilaterali, di accertare le possibili strade da percorrere, con l'intesa che se gli incontri bilaterali non avessero dato esito si sarebbe riattivato il tavolo a tre per nuove ipotesi di lavoro.
Questi incontri bilaterali non hanno dato l'esito sperato.
La Giunta ha riconvocato le parti martedì scorso in un tavolo congiunto. Anche da questo incontro è emersa una omogeneità di giudizi sulla crescente drammaticità della situazione occupazionale. Tra l'altro proprio in quelle ore, giungevano le notizie relative alla Indesit. Diverse sono le terapie delle organizzazioni sindacali. Questa volta più ancora che a settembre si sono presentate delle posizioni articolate.
E' sembrato pertanto opportuno a tutte le parti promuovere un confronto più ampio che coinvolgesse il Governo e che assumesse il carattere di una vera e propria conferenza sull'occupazione, legata non solo ai problemi contingenti della cassa integrazione Fiat, ma che collegasse problemi dell'emergenza della disoccupazione con le prospettive di ripresa, di sviluppo e di modernizzazione del nostro sistema produttivo.
Si è concordato di promuovere una conferenza sull'occupazione in Piemonte per 1'11 gennaio 1985 (si dovrebbe poter contare per quella data sulla partecipazione di almeno 3 o 4 Ministri dei Dicasteri che hanno competenze sulle materie che verranno trattate in quell'occasione).



PRESIDENTE

Su questa comunicazione è aperta la discussione che immagino, non molto ampia.
La parola al Consigliere Brizio. Ne ha facoltà.



BRIZIO Gian Paolo

Noi non abbiamo partecipato all'incontro del 21 settembre mentre abbiamo partecipato a quello dell'altro ieri e ringraziamo la Giunta che ci ha consentito di essere presenti.
Come abbiamo avuto occasione di affermare in quella occasione noi siamo perplessi sull'iniziativa di promuovere una conferenza sull'occupazione intanto perché sappiamo che nel merito vi è disaccordo fra le organizzazioni sindacali.
Pensiamo che una conferenza sull'occupazione finisca per portare avanti in modo prevalente se non esclusivo l'ipotesi di un massiccio pre pensionamento come soluzione prevalente se non esclusiva dei problemi occupazionali del Piemonte.
D'altro canto questa conferenza si effettua in un periodo pre elettorale, in una fase quindi in cui assume significato di proposta politica che a nostro avviso però è tardiva.
Giova ricordare che nel 1975 attraverso una trionfalistica conferenza sull'occupazione si è avviata la stagione delle Giunte di sinistra con un "patto sociale" che ha portato profondi disagi al Piemonte ed i cui risultati sono di fronte a tutti.
Ripetere dopo dieci anni analoga proposta alla vigilia elettorale ci sembra velleitario ed anche sbagliato. Certamente, non ci sottrarremo al confronto, la proposta è però sostanzialmente intempestiva.
Con questa seconda conferenza dell'occupazione potrebbe finire il ciclo delle Giunte rosse; un canto del cigno che potrebbe essere per noi la più bella delle soddisfazioni.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Marchini. Ne ha facoltà.



MARCHINI Sergio

Noi diciamo che è una scelta fortemente sbagliata, in qualche misura anche scorretta. Non si pubblicizza un incontro con le forze politiche e con i Capi Gruppo in un'ora in cui questi sono impegnati nella Conferenza dei Capigruppo.
All'origine della nostra esperienza in quest'aula abbiamo rilevato che lei, signor Assessore, non è molto attento a queste cose.
Non è una questione caratteriale: è la concezione della politica che lei ha, quindi, quello che lei sta commettendo con questa iniziativa di natura politica è un errore politico grave che attiene al suo modo di concepire la politica e di condurre il suo Assessorato.
E' un metodo che noi profondamente contestiamo.
Non si coinvolge la Regione né come istituzione né come realtà.
Assessore Tapparo, la Regione-realtà non è quella che lei descrive e che lei vende nei suoi interventi, nelle sue relazioni, nelle sue comunicazioni, è molto diversa.
La realtà piemontese non è quella che lei va descrivendo. E' una realtà diversa che le forze politiche hanno il diritto ed il dovere di analizzare a fondo per pronunciare la proposta elettorale.
Non si chiude la legislatura con un'ennesima moltiplicazione e divisione dei progetti, non si chiude la legislatura con un'immagine di una Regione disastrata e in preda alla crisi: le cose non stanno così questa Regione ha delle esigenze, storicamente passa un momento di emergenza.
La storia dirà se questo è un periodo di crisi o un periodo di difficoltà.
Questo è un momento di difficoltà, secondo noi, non di crisi, io invece ho l'impressione che lei pensi di portare le difficoltà a una situazione di regime. Invece noi crediamo che si debba uscire dalle difficoltà avendo ben presente che questo è un momento di grande maturazione, di grande recupero di capacità sul piano della competitività del sistema piemontese.
Noi non accettiamo la sua diagnosi del sistema piemontese, non accettiamo il suo modo di concepire i rapporti con il Governo nazionale soprattutto rifiutiamo che lei continui a mirare l'attività dell'Assessorato e della Giunta in funzione di aspetti che in questo momento, rispetto ai problemi del Piemonte, incominciano ad essere se non marginali, almeno altrettanto importanti come quelli che lei trascura.
Quelli che lei trascura sono la collocazione internazionale dell'impresa Piemonte. Non riesce a far decollare un modello piemontese dell'economia così come hanno fatto le altre Regioni.
Non intendiamo avviare un dibattito con la Giunta e con lei in particolare perché non ci sono né i temi, né il tempo. Rifiutiamo peraltro il fatto che si voglia vendere, in chiusura di legislatura, un'ennesima chiamata di pro-consoli al capezzale di un malato che tale non è: il Piemonte non è malato.
Il Piemonte porta ormai sul suo scheletro le conseguenze di un processo attraverso il quale è passato. Bisogna su questo riflettere, le forze politiche devono assumere le proprie responsabilità e dare delle risposte o suggerire delle soluzioni. Continuo a considerare inaccettabile la pretesa da parte della Giunta ed in particolare del suo Assessorato di coinvolgere all'esterno queste iniziative come iniziative che coinvolgono la completezza della Regione che invece, al massimo, competono a una maggioranza che è poco più del 51 per cento.
Le forze politiche non sono state presenti all'incontro che lei ha ritenuto di promuovere. L'ha convocato, guarda caso, proprio nelle ore in cui è istituzionalmente prevista la Conferenza dei Capigruppo.
Quindi condividiamo il giudizio della D.C. che sottolineiamo con ancora maggiore vivacità.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Montefalchesi. Ne ha facoltà.



MONTEFALCHESI Corrado

Nella riunione di martedì c'ero, non ho partecipato alla Conferenza dei Capigruppo. Ho fatto una scelta di fronte a una convocazione concomitante con altre riunioni. Non credo sia possibile dare alla comunità piemontese l'immagine di una classe politica che dice tutto ed il contrario di tutto.
Anch'io spesso ho criticato la Giunta e l'Assessore Tapparo perché a volte hanno avuto scarsa capacità di assumersi fino in fondo le responsabilità.
Non possiamo dare l'immagine di una classe politica che un giorno accusa la Regione e l'esecutivo di fare poco o di non fare niente per risolversi la crisi del Piemonte e il giorno che l'esecutivo propone delle iniziative, dire che non bisogna attuarle.
La situazione che viviamo in Piemonte è drammatica perché non ci sono solo gli 11.000 lavoratori in cassa integrazione della Fiat, ma c'è un arco grandissimo di altri lavoratori, strutturalmente eccedenti che rischiano il licenziamento.
E' riesploso drammaticamente il caso Indesit.
Dobbiamo chiedere che la Regione e la Giunta assumano iniziative non strumentali, non finalizzate alla campagna elettorale e di promuovere quella conferenza che io giudico positiva portando delle proposte ed assumendosi fino in fondo le responsabilità.
Quelle responsabilità, cari colleghi, che devono assumersi tutti, la Regione, le forze imprenditoriali, le organizzazioni sindacali, il Governo in quanto i problemi si affrontano in questa complessità di forze perch altrimenti non si risolverebbero.
Visto che è stata fatta dall'Isfol la proposta di trasformare la cassa integrazione in erogazione di un salario minimo garantito ai disoccupati, e visto che qualcuno dice che tale proposta non è percorribile, mi chiedo se qualcuno non pensa di percorrere la strada del licenziamento dei lavoratori alla cassa integrazione.
Mi auguro che da quella Conferenza venga la proposta dei prepensionamenti con il subingresso all'interno delle aziende di giovani e di cassintegrati.
Chi rifiuta questa proposta ha il dovere di proporre altre soluzioni a meno che non pensi che la soluzione è di trasformare i lavoratori in cassa integrazione in disoccupati.
Ma ci sono altri problemi Cari colleghi, dobbiamo tutti prendere coscienza dell'innovazione che è avvenuta nel settore auto. L'automazione sta arrivando alla fase dei montaggi finali con tutto quello che significa la Fiat costruirà a Termoli nel prossimo futuro un motore con 40 lavoratori.
Ci rendiamo conto che cosa significherà questo? Se noi non saremo in grado di risolvere i problemi che abbiamo alle spalle, prima che quella fase si apra, vivremo una situazione esplosiva che coinvolgerà tutti.
C'è il problema di una nuova concorrenza da parte degli USA a fronte di un mercato stagnante e di una immissione di auto sul mercato in aumento.
Si apriranno problemi per la Fiat e per le case europee, problemi che investiranno responsabilità di governo, allora o le case automobilistiche europee daranno una risposta comune, oppure si aprirà la strada agli apparentamenti come ha fatto la Olivetti.
Non è ininfluente aprire una Conferenza per discuterne e per chiedere al Governo quali impegni e quale linea di condotta intende assumere.
La Regione non deve stare ferma, questa sarebbe una responsabilità gravissima che ricadrebbe non solo sulla Giunta, ma anche sulle forze politiche.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Di Gioia. Ne ha facoltà.
DI GIOIA Vittorio Intanto devo ringraziare l'Assessore per aver promosso una conferenza sull'occupazione, che riteniamo molto utile per valutare la situazione occupazionale, che riteniamo molto pesante specie a Torino e in tutto il Piemonte.
I sindacati in questo momento fanno pressione sugli enti locali in particolare perché assumano delle iniziative, quindi senza entrare nelle beghe esistenti all'interno del sindacato, credo che la Giunta e la Regione Piemonte possano mettere in campo tutte le forze possibili per dare risposte che in questo momento sono particolarmente attese sia dai cassintegrati e dai disoccupati che da coloro che hanno probabilità di diventare disoccupati a breve scadenza a seguito dei processi di ristrutturazione in atto.
Questa iniziativa deve però dare un chiaro indirizzo e non devono essere escluse dal dibattito le iniziative eccezionali per Torino in questo momento dibattute all'interno del sindacato. La conferenza dell'11 gennaio deve essere un momento significativo per uscire con proposte e per evitare dispute dannose volte alla propaganda per le future elezioni.
Credo che non possiamo aspettare la conclusione delle elezioni per iniziare a lavorare e per cercare di dare risposte ai disoccupati.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PETRINI



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Vetrino. Ne ha facoltà.



VETRINO Bianca

Intendo fare una brevissima osservazione per dire che trovo assolutamente inutile la comunicazione che ci ha fatto l'Assessore, così come trovo inutile il dibattito che brevemente si è sviluppato attorno a questa cosa, intanto perché non si possono liquidare problemi importanti come quello del pre-pensionamento, quello del progetto Isfol e quello generale dell'occupazione in Piemonte con una comunicazione concentrata in cinque minuti.
In secondo luogo la Giunta ha deciso che 1'11 di gennaio ci sarà una conferenza. Sono stati contattati Ministri e funzionari quindi, mi sembra assolutamente inutile stare qui a discutere attorno a questo tema.
Rispetto all'opportunità o meno di tenere una conferenza, può darsi che il momento sarà elettorale, non lo so, ritengo però che attorno a questo tema il dibattito invece si debba sviluppare.
Tra l'altro, l'll gennaio, perseguendo la volontà della Giunta che vuole portare al dibattito del Consiglio il Piano di sviluppo della Regione entro il mese di dicembre, noi avremo uno strumento votato dal Consiglio sul quale verificare anche le scelte che la Regione ha fatto. Penso che il progetto sia da perseguire e da portare avanti.
Mi chiedo però se non sia più interessante discutere del Piano di sviluppo dopo la conferenza, in questo senso, ripeto la nostra richiesta di sviluppare attorno al Piano di sviluppo un tempo e delle attenzioni che siano più ampie, probabilmente anche con il conforto di tesi e di proposte che vengono dalle sedi del governo e delle aziende.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Moretti. Ne ha facoltà.



MORETTI Michele

Il nostro Gruppo è favorevole all'iniziativa presa dall'Assessore in ordine alla conferenza sull'occupazione. Un impegno e problemi di natura familiare non mi hanno permesso di partecipare alla riunione che si è tenuta ieri.
Dico questo per non apparire come chi rimane assente per motivi di dissenso.
L'iniziativa in un momento così delicato della situazione economica ed occupazionale è utile.
E' anche opportuno all'inizio dell'anno fare un consuntivo dell'anno precedente e un bilancio di ciò che può succedere nel prossimo.
Non è una conferenza di parte, perciò il responsabile politico deve preoccuparsi di assumere delle iniziative perché ci sono scadenze che vanno al di là della campagna elettorale. E' una conferenza dalla quale possono emergere delle soluzioni, degli indirizzi alle decisioni da prendere, non solo per quanto riguarda il Piemonte, ma anche a livello nazionale; molti problemi sono di competenza del governo centrale, quindi è opportuno che emergano le posizioni politiche della Regione Piemonte.
Il nostro Gruppo è sempre favorevole ad iniziative che vedono impegnata la Giunta nel cercare di risolvere problemi economici ed occupazionali.



PRESIDENTE

Per alcune precisazioni conclude la comunicazione l'Assessore Tapparo.



TAPPARO Giancarlo, Assessore al lavoro

Non credo che i 250.000 disoccupati, tra iscritti al collocamento ed i cassintegrati, possano concedersi un semestre bianco, perché c'è il rischio che sia manipolabile una eventuale iniziativa o il lavoro sul problema dei disoccupati.
Le brevi considerazioni che si sono fatte riconfermano la necessità di un incontro di verifica sui problemi dell'occupazione capace di essere anche un momento propositivo.
La Regione Piemonte e la Giunta regionale hanno posto il problema della trasformazione del tessuto economico come aspetto primario e le conseguenze della disoccupazione come un problema altrettanto rilevante, ma non esclusivo.
Del resto noi non abbiamo mai usato il termine "crisi" in termini tradizionali, ma abbiamo parlato di cambiamento, di trasformazione, con effetti di varia natura, tra i quali, quello d'autentica emergenza sociale che è la disoccupazione.
Tale cambiamento vogliamo governarlo nel miglior modo confrontandoci con il Governo, per poter correlare le rispettive iniziative. Questo è il senso della conferenza sull'occupazione che intendiamo promuovere l'11 gennaio.


Argomento: Università

Proposta al Governo per l'istituzione di un nuovo ateneo in Piemonte


PRESIDENTE

La seconda comunicazione è dell'Assessore Ferrero, relativa alla seconda università piemontese.



FERRERO Giovanni, Assessore all'istruzione

La Giunta chiede l'iscrizione all'ordine del giorno della prossima seduta del Consiglio regionale di un punto che abbia, a titolo esemplificativo, questa dicitura: "Proposta al Governo per un nuovo Ateneo in Piemonte".
Questa richiesta nasce dall'esigenza, avvertita da tutte le forze politiche e dai Consiglieri regionali, di portare e di concludere in quest'aula un iter avviato da un ordine del giorno approvato all'unanimità dal Consiglio regionale alcuni mesi or sono.
L'ordine del giorno dava mandato alla Giunta di procedere, di concerto con gli Enti locali e in rapporto con gli Atenei alla prefigurazione di un'ipotesi che veda interessato il Consiglio, di soluzione dei problemi dell'Università di Torino attraverso la formalizzazione del piano delle permute e interventi straordinari in ordine alla ricollocazione edilizia dell'Università di Torino e per il Piemonte un decentramento degli atenei torinesi.
L'altro punto di pari peso, dal punto di vista dell'innovazione riguardava la formalizzazione di una richiesta di università multipolare collocata nel triangolo Novara-Vercelli- Alessandria.
La Giunta ha operato incontri con gli Enti locali ed ha esaminato l'imponente documentazione che le forze politiche hanno elaborato e discusso in Commissione parlamentare quando ancora era Presidente Romita per arrivare a definire la legge 590 che pone il Piemonte in priorità per un'ulteriore sede universitaria.
Si è rilevata una sostanziale convergenza tra i pronunciamenti assunti dai diversi soggetti nelle sedi istituzionali e quindi si è lavorato attivamente per implementare l'ordine del giorno del Consiglio regionale con ulteriori argomentazioni e specificazioni.
Durante questo iter vi è stata una dichiarazione di grande peso politico riportata dai giornali da parte del Ministro della pubblica istruzione, l'on. Falcucci, la quale in un incontro a Roma con quasi la totalità dei parlamentari piemontesi, ha ricordato che la sua intenzione politica era di offrire alle amministrazioni regionali interessate, al Piemonte, Puglia, Campania, Emilia-Romagna, le Regioni citate dalla legge 590, uno spazio progettuale e che, in mancanza di una indicazione progettuale esecutiva da parte delle Regioni si sarebbe vista costretta ad adottare una politica - se mi permettete l'uso di questo termine - dei due tempi, cioè la presentazione di un piano quadriennale che affronta i problemi dell'università in Italia e, in un secondo tempo, come stralcio o aggiunta la questione posta dalla legge 590 sulle nuove sedi universitarie.
Le procedure previste dalla legislazione attuale in materia di insediamenti universitari sono assai rigorose. Prevedono un atto legislativo delle Camere che istituisce le specificazioni adeguate, le facoltà nuove, in un secondo tempo, attraverso una elezione interna al corpo accademico afferente alle facoltà che il Parlamento ha individuato si costituisce una fase che è contemporaneamente di progettazione didattico scientifica in modo da assicurare la necessaria autonomia che l'ordinamento universitario preserva al corpo docente e ai ricercatori, al mondo universitario, fase che è contemporaneamente di progettazione e di gestione delle operazioni.
Non possiamo non cogliere nelle dichiarazioni del Ministro una intenzione "straordinaria" di far proprio un documento regionale che non è un atto amministrativo che consegue ad una procedura di legge, ma che è certamente una espressione di volontà e di prefigurazione.
Quindi si sono avuti ulteriori incontri a Vercelli ed a Torino e in altre sedi tra l'amministrazione regionale e gli Enti locali al fine di cercare di definire un progetto, sapendo che un progetto contiene anche indicazioni che vanno al di là della stretta procedura di legge.
Il progetto, per esempio, deve articolare le facoltà in corsi di laurea per indicare esigenze ed orientamenti, deve indicare la disponibilità delle sedi, delle strutture, dei servizi generali, deve prefigurare una articolazione territoriale sui tre poli anche in termini di attribuzioni alle diverse sedi di corsi e attività universitarie.
A me pare che un progetto non possa espandersi al di là di quello che può essere il contenuto del disegno di legge che il Parlamento dovrà proporre e poi votare, quindi non compete alla Regione se non a titolo esemplificativo, entrare nelle articolazioni dipartimentali che costituiscono l'Ateneo e definiti i corsi, sono un atto autonomo dei docenti a cui saranno chiamati.
Su tutto credo faccia premio la dichiarazione di intenti politici del Ministro. La Giunta regionale sta cercando di raccogliere in modo collegiale le risultanze di questo lavoro, quindi credo di poter dire che nella giornata di domani consegnerà ai Consiglieri membri della VI Commissione, ai Capigruppo e quindi al Consiglio una ipotesi sulla quale si possa maturare una riflessione.
Il Governo pone esigenze di tempi stretti.
Quindi io suggerirei di considerare con oggi aperta la discussione con la comunicazione della Giunta, che viene trasferita nella sede della Commissione e quindi nelle altre sedi preparatorie, e lavorare per concludere entro una settimana.
Questo sarebbe di particolare importanza, ove comunicato anche alle sedi nazionali, perché potrebbe evitare che, dilazioni da parte nostra offrano giustificazioni a uno sganciamento rispetto alla proposta politica che ci è stata fatta.
Ricordo che un'altra decisione importante deve essere valutata in questi giorni e su questa faccio una proposta.
Non mi pare che la descrizione che ho fatto della procedura che la Regione abbia giustificazione per un atto amministrativo del Consiglio o della Giunta, non mi pare che esistano leggi che presuppongano una deliberazione del Consiglio regionale e quindi l'approvazione da parte del Commissario di Governo, quindi la esecutività di un atto amministrativo.
La nostra posizione deve essere quella di approvazione, con tutto il peso politico e quindi istituzionale che questo assume, di un documento di natura progettuale, quindi sufficientemente analitico, documento che credo debba essere iscritto all'ordine del giorno e che, per la sua natura, non può essere meccanicamente confuso soprattutto all'esterno con un ordine del giorno.
Non voglio con questo dare all'ordine del giorno un significato diminutivo. L'ordine del giorno l'abbiamo già approvato, quindi una nuova approvazione deve avere carattere analitico, impegnativo e progettuale.
Domani mattina potremmo continuare la discussione dopo la consegna dei materiali, ovviamente, con l'atteggiamento di massima apertura e disponibilità da parte dell'esecutivo, come di tutte le forze politiche.
Apertura e disponibilità che ha l'obiettivo strategico di impedire che la Regione Piemonte sia l'unica Regione in Italia che non ha mai potuto avvalersi di organici insediamenti universitari e della costituzione in sedi diverse da Torino di nuovi Atenei.
Ovviamente anche dopo l'approvazione da parte del Consiglio regionale del documento progettuale, si tratterà di mantenere l'iniziativa presso le sedi nazionali perché l'atto legislativo venga approvato secondo le nostre indicazioni. Dobbiamo anche mantenere l'intelligenza dell'obiettivo e la flessibilità sulle forme, sulle modulazioni di tempi e di contenuti per raggiungere questo obiettivo.
Ritengo che non si debba confondere gli elementi del documento non centrali con l'obiettivo fondamentale che dobbiamo raggiungere.



PRESIDENTE

Ci sono dei colleghi che intendono intervenire sulla comunicazione? Ha chiesto di parlare il Consigliere Villa. Ne ha facoltà.



VILLA Antonino

Desidero parlare per manifestare l'adesione del Gruppo della D.C. a quanto è stato richiesto dall'Assessore Ferrero. I tempi stringono, non solo, ma credo che il lavoro che viene in questi giorni fatto dalle forze politiche e dalle istituzioni nei Comuni e nelle Province, deve avere una sua consacrazione.
Sarebbe deleterio se per una inadempienza, anche soltanto formale della Regione, si dovesse perdere un treno per il Piemonte che sappiamo essere doveroso prendere.
L'Assessore Ferrero ha accennato all'esigenza assoluta di una seconda Università da localizzare nel Piemonte orientale; nel documento è da riprendere l'attenzione sulle altre zone del Piemonte: il documento è assolutamente da presentare per il prossimo Consiglio.
Quindi adesione piena alla richiesta di inserimento all'ordine del giorno.
L'unica perplessità che potrebbe esserci è sull'aspetto formale. Già l'Assessore ha accennato a questo aspetto, dando una soluzione che ritengo possa anche essere esatta: quella del documento.
Lo prego di verificare questa possibilità procedurale, per non avere degli ostacoli imprevisti sorgenti da imperfezioni formali. Se sarà una deliberazione di Giunta, se dovrà essere una deliberazione di intenti, se occorreranno altre procedure: sono aspetti che debbono essere verificati proprio per non perdere questa possibilità che da anni viene rincorsa e che è stata sollecitata in questi ultimi tempi.
Si raccolgano le iniziative di tutti gli Enti locali interessati, la Regione si ponga a guida di questo cammino.
Ritengo non soltanto di aderire, ma di sollecitare perché fin dalla settimana ventura si apra la discussione sul documento, in modo da non avere nessuna imputazione di colpa nell'eventualità che le cose non dovessero scorrere come tutti ci auguriamo.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Gerini. Ne ha facoltà.



GERINI Armando

Il Gruppo liberale è d'accordo di discutere al più presto anche a cominciare da domani, nella sede della VI Commissione, la proposta avanzata dall'Assessore Ferrero.
Una simile opportunità, come emerge dalle dichiarazioni del Ministro Falcucci, non potrebbe più venire.
Circa la discussione e l'approvazione di un documento sono d'accordo con quanto ha detto l'Assessore Ferrero e cioè che debba essere un documento con indicazioni al Parlamento e al Ministro sulla base delle proposizioni scaturite dagli incontri che si sono tenuti da anni nella nostra Regione. L'ultimo incontro, quello di Vercelli, di poche settimane fa, ha visto presenti parlamentari piemontesi, rappresentanti degli enti locali e l'Assessore Ferrero.
Dobbiamo dunque stringere i tempi, perché da quanto ho sentito nei dibattiti, e secondo le intenzioni del Ministro, si deve far pervenire questo documento entro il mese di dicembre.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Nerviani. Ne ha facoltà.



NERVIANI Enrico

Ringrazio l'Assessore Ferrero che ha mantenuto, con un lieve ritardo la parola che aveva dato di porre questo argomento all'ordine del giorno dei lavori del Consiglio regionale alcune settimane fa.
Debbo anche riconoscere l'importanza del dibattito che sarà avviato giovedì prossimo su questo argomento e sottolineare che si tratta di un fatto storico.
E' assurdo il ritardo con il quale il Piemonte è costretto a trattare e risolvere problemi che quasi tutte le altre Regioni hanno risolto da tanto tempo.
Devo anche ricordare che la Regione non può essere ritenuta un elemento propulsore primo nello sblocco di questo problema, in quanto qualche riserva in ordine alla tempestività degli interventi della Regione dobbiamo farla.
In realtà, l'attivazione o la riattivazione di questo problema avvenuta fuori dalle sedi regionali. Diciamo pure che la Regione è stata trascinata a trattare a questo problema dalle iniziative parlamentari e degli enti locali, in particolare dalla Provincia e dal Comune di Novara che hanno ripreso l'ordine del giorno che il Consiglio regionale a suo tempo approv e ha cercato di dare allo stesso un contenuto operativo pratico.
Le cose si sono smosse, dobbiamo anche ricordare che il Ministro all'istruzione, Falcucci, ha annotato che l'unico progetto definito presentato fino a qualche mese fa era soltanto quello della Regione Puglia mentre quello della Regione Piemonte non era pervenuto sul tavolo dei Ministri e degli organi competenti a valutarlo.
Quindi, soddisfazione per questa decisione, un bonario rimprovero per il ritardo con il quale si sono attivati questi problemi nella fase solutiva.
Faccio formalmente la richiesta di avere per tempo il documento su cui lavoreremo giovedì prossimo.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Cerutti. Ne ha facoltà.



CERUTTI Giuseppe

Ringrazio l'Assessore Ferrero per la celerità con cui ha predisposto gli atti inerenti il secondo Ateneo piemontese.
E' bene precisare che la procedura che stiamo attivando è quando meno anomala rispetto al processo che la legge nazionale prevede in materia.
Non vorrei che tutto questo fervore e questa iniziativa che la Giunta sottoporrà all'approvazione del Consiglio, all'atto pratico, si scontri nel terminale nazionale contro realtà diverse e vanifichi l'attenzione che gli enti territoriali compresa la Regione rivolgono a questo problema.
Mi auguro che il collega Ferrero continui la sua azione per delega della Giunta ed in rappresentanza del Consiglio e che tutti gli atti predisposti, oltretutto in modo celere, trovino una giusta conclusione a livello nazionale e la consacrazione definitiva del secondo ateneo del Piemonte.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Ariotti. Ne ha facoltà.



ARIOTTI Anna Maria

Vorrei soltanto ricordare il molto lavoro svolto su questo tema, in questo periodo e nei quindici anni passati, sia da parte della Regione, sia da parte degli enti locali.
Desidero sottolineare soprattutto alcuni momenti che hanno avuto anche una sanzione ufficiale, gli schemi di piano territoriale che approvati alla fine della legislatura scorsa, in quest'aula, segnano già in modo molto preciso, alcuni criteri di indirizzo sufficienti per servirci da guida; i numerosi ordini del giorno votati che sottintendono il lavoro e la discussione precedenti; la pluralità delle iniziative attraverso i Comuni e le Province che non è stata inutile, ma non è stata esclusiva, essendo avvenuta in pieno accordo con la Regione, proprio perché si è voluto dare il maggiore spazio possibile ad una pluralità di interventi e di apporti dal momento che in questo campo le problematiche sono molte e coinvolgono problemi numerosi.
Vi è la necessità di procedere con la stessa serietà con cui abbiamo proceduto fino ad ora e di chiudere con pacatezza e con serietà questo problema, tenendo conto di tutti gli apporti che sono stati dati.



PRESIDENTE

La Presidenza aderisce all'invito dell'Assessore Ferrero e dei diversi Gruppi che la sua comunicazione sia trasferita nella competente Commissione: che al prossimo Consiglio regionale sia iscritto all'ordine del giorno il punto specifico "Proposta al Governo nazionale per un secondo Ateneo in Piemonte".
Contemporaneamente la Presidenza della Regione si farà carico oggi stesso di stilare un telegramma informando il Ministro della pubblica istruzione che al Consiglio regionale del Piemonte si è avviato l'esame per la proposta di insediamento del secondo Ateneo e che faremo conoscere le conclusioni a cui perverrà il Consiglio regionale nella prossima seduta.
Le comunicazioni della Giunta regionale sono così concluse.



MARCHIARO MARIA LAURA


Argomento: Enti strumentali

Esame progetti di legge nn. 412 e 443: "Disciplina dell'Istituto di ricerche economiche e sociali del Piemonte. Abrogazione L.R. 2/9/1974, n. 29 e successive modifiche ed integrazioni"


PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE MARCHIARO

Punto quinto all'ordine del giorno: Esame progetti di legge nn. 412 e 443: "Disciplina dell'Istituto di ricerche economiche e sociali del Piemonte. Abrogazione L.R. 2/9/1974, n. 29 e successive modifiche ed integrazioni".
Apro la discussione generale su questo punto e do la parola al relatore, Consigliere Valeri.



VALERI Gilberto, relatore

Illustre Presidente, signori Consiglieri, dai lavori della I Commissione, che ha esaminato nel corso di più sedute il disegno di legge presentato dalla Giunta ed il progetto predisposto al Gruppo consiliare della D.C., concernenti la disciplina dell'Istituto di ricerche regionali (Ires), è risultato un testo unificato - licenziato a maggioranza che viene proposto al dibattito ed alle conseguenti determinazioni dell'Assemblea.
Al riguardo è doveroso richiamare come una organica, compiuta disciplina della fisionomia, della struttura e delle competenze dell'Istituto, rivesta, per molti versi, carattere di urgenza, attese le vistose carenze della disciplina in vigore, cui pure si era inteso porre rimedio - al termine della scorsa legislatura - con l'approvazione da parte del Consiglio di un testo di legge che, oggetto di osservazioni da parte dell'Autorità di controllo, non era stato riadottato" anche per l'intervenuta scadenza di quel mandato.
D'altra parte, il rilievo che quella disciplina assume per la Regione Piemonte è dimostrato dall'impegno con cui sia la Giunta, sia il maggior partito di opposizione hanno affrontato il problema, mirando essenzialmente a sostituire una normativa incompleta e fonte dell'ingenerarsi di numerosi problemi nella gestione dell'istituto e nei rapporti di questi con la Regione con una nuova disciplina più definita e certa atta a consentire lo sviluppo e l'ulteriore qualificazione dell'attività e del ruolo di ricerca dell'Ires. Sviluppo di cui sentiamo fortemente il bisogno in ragione delle esigenze di conoscenza, analisi e ricerca poste dalle profonde e complesse trasformazioni che investono il tessuto economico e sociale della nostra come delle altre Regioni.
Il testo unificato recepisce da entrambi quei momenti di iniziativa legislativa le connotazione che ne informano il dettato.
Permane, in primo luogo, l'impostazione del testo dell'Esecutivo, per quanto concerne la definizione dei compiti dell'Istituto e la distinzione in quest'ambito, tra l'attività ordinaria attraverso cui viene assicurata la collaborazione dell'Ires all'azione generale di programmazione e di pianificazione della Regione, che presuppone lo sviluppo adeguato della ricerca di base e quella che l'Istituto stesso sviluppa in stretto raccordo con le strutture regionali, in funzione di esigenze anche settoriali.
Si raccordano con tale distinzione i meccanismi di finanziamento, la cui impostazione che, nel testo unificato, si differenzia da entrambe le proposte in materia presentate - tiene conto, in egual misura dell'autonomia dell'Ente nella predisposizione dei propri progetti di ricerca e delle esigenze della Regione, per quanto concerne gli affidamenti specifici. Ne costituisce corollario - oltre che attuazione di principi legislativi in materia - l'inserimento del bilancio dell'Ires nell'ambito di quello della Regione.
All'interno di un quadro - di merito e finanziario - così ricomposto possono trovare spazio anche affidamenti esterni, la valutazione della cui compatibilità rispetto agli impegni nei confronti della Regione viene affidata al Consiglio di amministrazione dell'Istituto, fermo restando che gli oneri conseguenti non potranno essere accollati, neppure parzialmente alla finanza regionale.
Il testo che si propone salvaguarda integralmente l'autonomia e l'indipendenza dell'Istituto, per quanto concerne i contenuti delle ricerche e degli studi, in armonia con i principi in materia dettati dallo Statuto Regionale e della stessa Costituzione.
Sotto il profilo amministrativo, invece, sono previste forme ordinarie di controllo - con opportuni automatismi nell'esecutorietà dei provvedimenti, connessi al mero decorso di termini, senza che intervengano provvedimenti di annullamento - controlli che, per quanto concerne i documenti contabili, sono demandati alla legge regionale, in relazione a quanto sancito, in via generale, dalla legislazione in materia di contabilità.
I controlli amministrativi sono riservati alla Giunta, in applicazione dei principi di cui all'art. 39 dello Statuto che, al primo comma, affida all'Esecutivo precise prerogative in materia.
Rispetto alle proposte iniziali, risulta stralciata la normativa di dettaglio concernente il personale.
Sono conservate esclusivamente le normative di principio - quelle che in attuazione - della disposizione statutaria di cui all'art. 72, quarto comma, prescrivono, per norma, l'applicazione agli Enti dipendenti dalla Regione del contratto di lavoro proprio dei dipendenti regionali - mentre viene operato formale rinvio ad un successivo provvedimento legislativo per quanto concerne la determinazione dell'organico e della struttura operativa dell'Ente, da definire - contestualmente alle strutture regionali previa opportuna trattativa con quelle organizzazioni sindacali.
Viene conservata all'Istituto l'iniziativa per la predisposizione di un regolamento interno di organizzazione - che dovrà essere approvato con deliberazione del Consiglio regionale - e che, oltre a determinare puntualmente, in attuazione della legge le modalità di funzionamento prevederà norme di dettaglio in ordine alla Conferenza di ricerca, momento di raccordo tra il Comitato scientifico e l'insieme dei ricercatori dell'Istituto, la cui previsione è stata derivata dalla proposta di legge del Gruppo della D.C., oltre dai suggerimenti e dalle osservazioni formulate dalle organizzazioni sindacali.
Per quanto concerne la possibilità per l'Ires di avvalersi di collaborazioni esterne, il prescrizioni in materia di cui all'art. 152 del DPR n. 1077/70, che disciplina, in via generale, analoghi istituti nell'ambito della legislazione in materia di pubblico impiego.
Vengono sostanzialmente conservate nel testo originale del disegno di legge le norme transitorie, la cui funzione risulta momento di prima approssimazione rispetto sia a normative di carattere generale, in materia di gettoni e di controlli, sia con riguardo alla prevista disciplina regolamentare dell'Istituto.
Rientra in questo contesto, in osservanza ai principi generali dettati dal nostro Statuto e dalla legislazione statale regionale in materia di contabilità, l'introduzione di controlli sugli atti e sui provvedimenti dell'Istituto già richiamati precedentemente.
Riguardo a questo, che è risultato essere uno dei punti più controversi della nuova normativa, appare opportuno sottolineare come la soluzione data non contenga alcunché di discrezionale e sia del tutto conseguenziale alla vigente legislazione in materia di controlli dalla cui modifica soltanto potranno originarsi eventuali variazioni relativamente alle responsabilità amministrative degli Enti strumentali, della Regione.
Su queste basi i lavori della Commissione e gli approfondimenti da essa compiuti anche attraverso un'articolata consultazione dell'amministrazione dell'Istituto e delle organizzazioni sindacali, ritengo costituiscano il presupposto per un più agevole esame della proposta da parte del Consiglio nonché per la sua approvazione.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE MARCHIARO

Sulla relazione è aperta la discussione generale. Ha chiesto di parlare il Consigliere Majorino. Ne ha facoltà.



MAJORINO Gaetano

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, prima di effettuare una disamina concisa sull'intelaiatura del p.d.l. 412 e 440 va fatta una premessa. Va cioè ricordato che in materia di enti strumentali, cioè di quegli enti che gestiscono e svolgono servizi di rilievo generale e che sono espressamente previsti dall'art. 117 della Costituzione che li delinea come enti amministrativi dipendenti dalla Regione. Sono due le tesi che sul piano politico-dottrinale, ma prevalentemente politico, si contendono in campo. L'una in forza della quale gli organi istituzionali politicamente competenti, quindi Giunta e Consiglio, devono governare, coordinare e controllare in maniera incisiva gli enti strumentali. L'altra tesi in materia è quella in forza della quale gli enti strumentali si prospettano come corpi separati, come centri di potere autocefali che sono portatori di una loro politica con un blando controllo limitato normalmente ai bilanci consuntivi da esaminarsi in sede di approvazione dei bilanci regionali.
Orbene, la scelta che in materia di enti strumentali è stata fatta in sede di Statuto della Regione Piemonte, si è diretta nel senso di sposare una tesi intermedia fra le due contrapposte che ho richiamato: subordinazione totale dell'ente strumentale agli organi istituzionali o autonomia e blando o blandissimo controllo. Tesi intermedia perché? Perché appunto l'art. 72 dello Statuto, prendendo posizione fra queste due opinioni, ha fissato da un canto il principio dell'autonomia funzionale ed organizzativa laddove dice: "la Regione può con propria legge costituire enti dotati di autonomia funzionale ed organizzativa e nel contempo ha previsto, come di spettanza della Regione e quindi del Consiglio regionale, in quanto usandosi la parola Regione genericamente necessariamente ci si riferisce al Consiglio regionale funzioni di indirizzo, di coordinamento e di controllo su questi enti.
Ora di fronte a queste enunciazioni dello Statuto concise e lapidarie come tutti i principi statutari, sarebbe stata necessaria - e l'avevamo sollecitata in uno scritto comparso su Notizie - la predisposizione e l'emanazione di una legge quadro regionale in materia di enti strumentali la quale sviluppando le norme di principio contenute nell'art. 72 dello Statuto, cioè autonomia da un canto, controllo e coordinamento dall'altro fissasse i criteri a valere per tutti gli enti strumentali in modo che la legge sugli enti strumentali fosse uguale per tutti e non si verificasse quello scoordinamento che è dato di cogliere scorrendo le leggi finora emanate in materia di enti strumentali.
Alcuni enti strumentali hanno l'obbligo di predisporre un bilancio e una documentata relazione sull'attività svolta, di fare relazioni previsionali, per alcuni enti strumentali sono previste le direttive da parte del Consiglio regionale.
Altri Enti invece non contengono questi principi e quindi violando l'art. 72 dello Statuto, sottraggono le funzioni di coordinamento, di controllo e di indirizzo.
Venendo al p.d.l. sull'Ires si è verificato questo scoordinamento perché violandosi l'art. 72 dello Statuto, che sceglieva la tesi intermedia fra autonomia totale dell'ente strumentale e una sottoposizione a rigoroso controllo dello stesso, e ci si è diretti verso la tesi, formalizzata dall'intero contesto del d.d.l. di una autonomia totale e di uno scarsissimo controllo.
Autonomia sulla quale il Vicepresidente della Giunta, l'Assessore Rivalta, in sede di Commissione aveva mostrato delle perplessità.
Il resoconto sommario di una delle riunioni di Commissione accennava che il Vice presidente Rivalta, rifacendosi alle consultazioni, afferma che sono emersi aspetti veramente gravi come quello relativo alla questione dei controlli dell'Ires, il quale non vorrebbe sottostare ad alcun controllo.



RIVALTA Luigi, Vicepresidente della Giunta regionale

Che un verbale dica cose di questo genere. Forse avrò spiegato i motivi.



MAJORINO Gaetano

Colgo dal verbale sommario, diciamo cosi, una messa in evidenza.Tendo a ribadire che lo Statuto riconosce alle Regioni funzioni di indirizzo, di coordinamento e queste non si colgono nell'ente strumentale Ires.
Quindi è stata fatta una scelta sostanzialmente abrogatrice di quella norma dello Statuto.
Questo è l'aspetto negativo su cui mi soffermo, che concerne l'intera intelaiatura dell'Ires.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE MARCHIARO

Ha chiesto di parlare il Consigliere Brizio. Ne ha facoltà.



BRIZIO Gian Paolo

L'intervento del Consigliere Majorino è come sempre stimolante ed interessante. Il Gruppo D.C. è sempre stato critico sulla gestione della Giunta a causa dell'assenza di una politica di precisi indirizzi. Majorino ha fatto un accenno importante alla necessità di una legge quadro, di riordino degli enti strumentali.
Anche noi l'abbiamo richiesta più di una volta, legge quadro che sarebbe essenziale anche per raccordare lo Statuto degli enti strumentali.
Tuttavia non si può dimenticare che c'è una sostanziale differenza fra enti che hanno funzioni operative ed enti che hanno funzioni di studio e di ricerca come è l'Ires, per cui una legge quadro dovrebbe avere impostazioni differenziate. L'Ires è un ente che ha attraversato periodi difficili forse più di altri enti.
Il Consigliere Valeri nella sua relazione, ha ricordato che era stata approvata una proposta di legge alla fine della precedente legislatura poi fermata dal Commissario di Governo.
Nel corso di questa legislatura si è peraltro stentato ad arrivare ad una vera proposta, poiché vi erano valutazioni diverse anche nell'ambito della maggioranza.
Quando in I Commissione Viglione rappresentava il Gruppo socialista metteva in evidenza la necessità di una produttività diversa dall'Istituto di ricerche economiche e sociali del Piemonte.
Solo a fine legislatura dunque affrontiamo sul piano legislativo il problema, dopo che anche il Consiglio di amministrazione dell'Istituto ha inviato alla Giunta una sua proposta e dopo che la difficile situazione del personale ha costretto un nostro Consigliere di amministrazione, prof.
Frigerio, a rassegnare le dimissioni motivate da valutazioni personali sullo stato giuridico dell'Istituto.
La proposta della Giunta si colloca in una posizione di riduzione dell'autonomia. E' qui che non concordiamo con Majorino. Noi riteniamo che proprio per la natura dell'Istituto sia necessaria un'autonomia di fondo.
La proposta della Giunta ci pare indirizzata più a ingabbare l'ente che a consentirgli quel colpo d'ala che è oggi necessario.
Se si vuole la completa e totale dipendenza dell'Istituto dalla Regione, non si giustifica un Istituto con proprio consiglio di amministrazione e tanto varrebbe farne un ufficio programmazione, un servizio regionale di ricerche.
Mi rendo conto che conciliare l'autonomia di un Istituto di ricerche con gli indirizzi che la Regione deve dare è difficile e complesso, ma proprio per questo la nostra proposta era indirizzata a mediare fra l'indubbia necessità di un maggior raccordo tra Regione ed istituto e l'esigenza di autonomia operativa, essenziale per un Ente di ricerca.
Alcune nostre proposte sono state giudicate positive ed accolte: la più significativa è quella che prevede la possibilità dell'Istituto di aprirsi all'esterno.
Si tratta di cosa importante sotto il profilo della qualificazione, del contatto, sul terreno delle ricerche, con la realtà economica e sociale.
L'altra modifica accolta riguarda la conferenza di ricerca.
Tra gli emendamenti che non sono stati accolti ricordiamo quello relativo ai controlli che volevamo agili e limitati, in assenza di una legge quadro che definisca i controlli degli enti strumentali in modo organico.
Quanto al bilancio noi riteniamo giusto che i finanziamenti siano proporzionati all'attività, che vi sia una parte di risorse con significato di commessa e di corrispettivo di un effettivo servizio, ma siccome la ricerca è la base in un istituto di ricerca, una quota fissa consistente non può mancare e la formulazione proposta del collegamento con il bilancio, per quanto già migliore di quella originale, ci lascia ancora perplessi.
Riteniamo che questa proposta possa essere abbinata all'emendamento che noi presenteremo con il quale vogliamo garantire che il contributo ordinario copra almeno i due terzi del personale.
In conclusione il testo finale non ci soddisfa in quanto in esso prevalgono i rapporti tra Regione ed istituto più il rilancio dell'istituto stesso.
Consideriamo infatti l'Ires un ente particolare nell'ambito degli enti strumentali ed anche se con questa proposta di legge compiamo un passo avanti non riteniamo che su questa strada l'Ires possa rivivere la grande stagione che, alle sue origini, ne ha fatto un protagonista della programmazione e del dibattito su temi socio-economici.
La caduta di immagine che ha avuto l'Istituto, difficilmente potrà essere superata se non vi è la volontà di dargli una maggiore autonomia nuovo rigore.
Il voto che daremo, il nostro giudizio finale sul p.d.l. è in relazione all'attenzione che sarà prestata ai nostri emendamenti.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE MARCHIARO

Ha chiesto di parlare il Consigliere Bontempi. Ne ha facoltà.



BONTEMPI Rinaldo

Posso affermare che abbiamo compiuto in Commissione un lavoro non facile, ma un buon lavoro con disponibilità da parte della Giunta e siamo arrivati alla definizione di un testo che a noi pare soddisfacente.
Hanno collaborato i lavoratori e il Consiglio di amministrazione dell'Ires e i punti che continuano a non essere soddisfatti sono stati oggetto di un'attenta verifica.
La questione su cui si è molto discusso è quella della dicotomia tra autonomia dell'ente ed indirizzo e controllo della Regione.
La discussione è servita, però continuano ad esistere elementi arretrati rispetto alla peculiarità ed alla delicatezza della questione.
I comunisti e le sinistre hanno da sempre una concezione in materia di controlli che e tesa a privilegiare i concetti di autonomia degli enti germinati dalle istituzioni elettive di primo grado e costruito in base a fondamenti politici e sociali un indirizzo, un comportamento costante.
Questo concetto di autonomia è oggi da verificare alla luce di novità che sono intervenute negli ultimi tempi, che attengono ai principi generali di responsabilità degli enti, riferita in particolare all'erogazione di pubblico denaro degli enti primari e a tutta una crescente giurisprudenza amministrativa che mette in crisi uno dei concetti tradizionali della nostra impostazione. Dobbiamo arrenderci a questa interpretazione che noi riteniamo riduttiva degli spazi di libertà e di pluralismo che la concezione dell'autonomia dava? lo credo di no, pero l'attenzione e la minuziosità che abbiamo cercato di dare ai punti della legge che rappresentano un indicatore, una cartina di tornasole riguardante questi rapporti, sono in qualche misura modificative di un atteggiamento e devono essere modificativi. Prendo spunto da alcune proposte che sono state fatte dal Consiglio di amministrazione.
In materia di controlli si è preferito stabilire un generico principio di controllo e di vigilanza senza dire concretamente come vengono effettuati questi controlli.
O si imbocca la strada (quella che io francamente preferisco e l'Assessore la confermerà perché l'ha espressa chiaramente in commissione) della tipizzazione netta e tassativa di pochi atti fondamentali, da sottoporre a controllo lasciando autonomia del Consiglio dell'amministrazione, del collegio dei revisori per gli altri oppure occorre dire con chiarezza come si fanno i controlli.
Perché questo è un carico di responsabilità a chi governa, oggi è questa Giunta, domani potrà essere un'altra, che può essere pericoloso equivoco ed ambiguo.
Ma non è solo sui controlli che dobbiamo misurare l'autonomia e il rapporto tra autonomia e carattere regionale. E' giusta l'osservazione fatta che la peculiarità di un istituto di ricerca è tale da presupporre un'autonomia del sapere e della ricerca scientifica, ma io credo anche un'autonomia di movimento, di iniziativa, di lavoro che è coerente con le finalità ed i caratteri dell'ente.
E' anche vero però che questo punto va fortemente correlato a meccanismi non rigidi e a possibilità di avviare quella dialettica interorganica, interistituzionale, a cui noi attribuiamo, come abbiamo fatto con la legge sulle nomine, grande rilievo.
In altre parole, autonomia non può essere irresponsabilità ma autonomia deve essere condizione anche ampia entro indirizzi preventivi e verifiche successive, addirittura in corso d'opera, verifica importante per quanto riguarda gli aggiustamenti progressivi.
La legge, per esempio, per quanto riguarda le norme finanziarie, con le soluzioni imboccate dà una risposta soddisfacente a questo problema.
Fatta questa riflessione, dapprima generale e poi specifica sull'Ires occorre più che insistere in maniera nominalistica o con una battaglia di bandiera, raccogliere dalle norme i momenti in cui questa esplicazione di ambito proprio dell'istituto viene correlata ad una funzione reale di orientamento, di indirizzo e di verifica dell'istituto regionale, Giunta e Consiglio.
Quali sono i punti più qualificanti della legge? Grazie agli emendamenti che abbiamo realizzato in Commissione, sono due: quello di riuscire ad attivare potenzialmente (la legge poi è un atto potenziale che deve tradursi in concreti comportamenti e in concrete azioni) un principio che tende a fare dell'istituto non un insieme di ricercatori che, per una situazione di staticità sia nella loro posizione, sia nei rapporti con la Regione, sia nel non confronto con l'esterno, rischia di depotenziare gravemente quello che è invece la peculiarità di un istituto di ricerca moderno, che invece è quello di stare al passo con le realtà e con le novità, quello di introdurre elementi flessibili e verificabili continuamente di qualità della ricerca, quello di ricondurre tutto ci nell'ambito di indirizzi, di direttive della programmazione regionale.
Quindi supporto creativo e preventivo, ma anche momento realizzativo ed anche esecutivo degli atti di programmazione dell'ente elettivo di primo grado, dell'ente regionale.
In questo senso quindi le convenzioni con l'esterno, i rapporti con enti, istituti, organismi pubblici e privati. Lo stesso meccanismo delle consulenze, che viene contenuto nei limiti giusti per non debordare da principi di carattere generale, sono strumenti che appartengono a questa flessibilità e noi vorremmo che venissero interpretati proprio in chiave di strumento di possibile apertura, di confronto con le realtà pluralistiche che ci sono nella società e che, pur partendo dal ceppo regionale come ceppo ineliminabile centrale e fondamentale, possano arricchire la complessa gamma di conoscenze di attività dell'ente.
Di grande significato è l'istituzione del comitato scientifico. Era già presente nella legge dell'80. Rappresenta un organismo consultivo, non di amministrazione attiva, su cui però si giocano molte possibilità di creare un rapporto fecondo sul piano degli indirizzi e della cultura della ricerca necessaria, utile, aggiornabile con l'insieme dell'istituto, dal direttore ai ricercatori.
Noi abbiamo proposto un emendamento sul comitato scientifico. Ci pare molto importante riuscire a caratterizzare anche nelle norme relative alla sua composizione ed elezione, le caratteristiche di un organo di questo tipo.
Ci pare cioè che la limitazione del voto all'interno del comitato scientifico per garantire le minoranze sia sbagliata: occorre garantire il pluralismo delle aree culturali e scientifiche, sapendo che un organismo del genere regge anche per la qualità di chi verrà eletto.
Non abbiamo preventive targhettature politiche degli esperti, nello stesso tempo abbiamo una composizione che, tenendo conto del vincolo delle aree culturali, scientifiche e delle esperienze permetta di realizzare ad un livello scientifico, non politico, un organismo unitario.
Chiudendo, mi sembra di dover dire che un compito attende alla Regione agli amministratori dell'Ires, ai lavoratori dell'Ires, quello di tentare parafrasando Dumas vent'anni dopo, non solo il rilancio dell'istituto, ma una sua collocazione nella mutata realtà economica e sociale del Piemonte ed anche nella mutata realtà istituzionale e politica.
Si tratta di riprendere, in capo a questo istituto, i caratteri di pubblicità, quindi di emanazione della Regione e di strumento a disposizione anche del sistema degli enti locali.
Mi pare che il carattere di pubblicità debba essere fortemente mantenuto dando a questa occasione istituzionale, il respiro di un reale confronto di aree, di orientamenti, culturali e scientifici, su problemi che, a differenza degli anni '60, hanno caratterizzato gli ultimi anni della vita politica, economica e sociale.
Un incontro quindi tra le correnti culturali, politiche, di pensiero attorno ai progetti, alle ricerche per riuscire a costruire elementi diffusi di programmazione, elementi completi, ricchi di informazione e di integrazione con quello che fuori dalle istituzioni e dalla realtà pubblica esiste.
E' un'operazione che richiede grande volontà e grande slancio, da parte dell'istituto regionale, da parte dell'ente.
Se prima abbiamo accentuato gli aspetti di autonomia, conviene ricordare che i caratteri di pubblicità e di regionalità dell'ente impongono all'ente comportamenti coerenti con questa finalità e con un rapporto ricco di autonomia, ma anche coerente e corretto nei confronti della Regione.
Rispetto al passato occorre riprendere quello che fu uno dei motivi ispiratori dell'Ires, che era un confronto alto, che ebbe anche influenza nella definizione di scelte istituzionali, ed il coraggio di imboccare settori nuovi in armonia con le esigenze che qualsiasi operatore, pubblico e privato, si trova a dover fronteggiare.
Credo che la pubblicità di questo ente possa rappresentare quel quid in più su cui puntare per un lavoro positivo.
La legge mi pare ne costituisca il presupposto.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE MARCHIARO

Colleghi, data l'ora proporrei, se non vi sono indicazioni contrarie di sospendere la seduta del mattino, di riprendere puntualmente alle 15 per portare avanti la discussione e la votazione della legge.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 12.45)



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