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Dettaglio seduta n.285 del 15/11/84 - Legislatura n. III - Sedute dal 9 giugno 1980 al 11 maggio 1985

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BENZI


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Punto 1) all'ordine del giorno: "Approvazione verbali precedenti sedute".
I processi verbali delle adunanze consiliari del 2 ottobre 1984 sono stati distribuiti ai Consiglieri prima della seduta odierna.
Se non vi sono osservazioni si intendono approvati.


Argomento: Informazione

Interrogazione del Consigliere Carazzoni inerente la terza rete televisiva non ricevibile in tutto il Piemonte


PRESIDENTE

Punto 2) all'ordine del giorno: "interrogazioni ed interpellanze".
Interrogazione del Consigliere Carazzoni inerente la terza rete televisiva non ricevibile in tutto il Piemonte.
Risponde il Presidente Viglione.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Le iniziative per la realizzazione di filmati a scopo orientativamente universitario rientrano nel quadro della collaborazione in atto fra la Regione Piemonte e la RAI.
In particolare, al di là della situazione di fatto verificata in Piemonte, si vuol dare il segno che le Istituzioni credono nel valore della Terza Rete e nel servizio che la stessa può fornire nei confronti della società regionale.
Purtroppo i limiti denunciati dal Consigliere Carazzoni sono reali, ma non dipendono da volontà locali. In effetti la ridotta diffusione della Terza Rete in Piemonte è dovuta al fatto che si è impedito di allargarla con l'installazione di strutture adeguate. La prima convenzione Stato-RAI del 1975 previde una copertura del 55 per cento del territorio italiano nella successiva, del 1982, il Ministero delle Poste non ratificò la proposta RAI di raggiungere 1'85 per cento, è fissò il limite nel 65 per cento onde consentire, pare, uno spazio di operatività all'emittenza locale e privata. Tale decisione, per molti versi inattesa, portò alla conseguenza di bloccare i già programmati lavori di installazione di un ripetitore sul Monte Penice, che avrebbe dovuto servire il Piemonte orientale (attualmente coperto dai segnali della Terze Rete Lombardia).
Ad oggi non vi sono novità, anche se l'approvazione (speriamo rapida) delle norme per l'emittenza privata, dovrebbe sbloccare una situazione che rischia l'assurdo. La Presidenza della Regione è comunque attenta al problema, in ciò assecondata da positive indicazioni della Sede Rai Torino e del Comitato regionale per il servizio radiotelevisivo che di recente ha trattato la questione. Se entro breve non si registreranno novità certamente interverremo sul Governo e sul Parlamento per far rispettare il giusto diritto dell'intero Piemonte a non essere "colonizzato" dall'informazione lombarda.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carazzoni.



CARAZZONI Nino

La risposta del Presidente della Giunta, che ringrazio della sua cortesia, mi lascia peraltro insoddisfatto, intanto in quanto non ha affrontato il nocciolo della questione.
Chiedevo di sapere perché la Regione Piemonte continuasse a concedere contributi e a finanziare trasmissioni sulla Terza Rete televisiva, quando questa stessa Terza Rete non è ricevuta in molte zone del Piemonte ed è quindi automatica la discriminazione che si viene a determinare fra cittadini piemontesi di una zona nei confronti di cittadini di altre zone.
Francamente mi riesce difficile credere che, nell'epoca del computer della telematica, della informatica, di progresso tecnologico, non sia possibile ottenere l'installazione di un nuovo ripetitore che consenta la ricezione del segnale televisivo di Torino anziché di quello di Milano.
Non ritengo che sia un problema irrisolvibile, ma un problema di pressione politica, di intervento politico, di raccomandazione politica. E su questo piano mi spiace dover annotare che questa mattina ho sentito ripetere le parole che già avevo udito in occasione del dibattito di due anni fa sulla informazione televisiva. Sono ripetute le promesse di intervento presso la sede RAI e l'impegno che, qualora la sede RAI di Torino non provvedesse ad ottemperare agli impegni presi, noi faremo diremo, interverremo. Ma queste, Signor Presidente, sono parole che lasciano sostanzialmente immutata la situazione, situazione che mi sono permesso segnalare e denunciare con questa interrogazione e sulla quale voglio ancora richiamare un'attenzione più sensibile sua e della Giunta dichiarandomi insoddisfatto di quanto mi è stato comunicato.


Argomento: Problemi energetici - Tutela dell'ambiente - Inquinamenti: argomenti non sopra specificati

Interpellanza ed interrogazioni dei Consiglieri Reburdo e Montefalchesi inerenti: la convenzione Regione Piemonte-Atenei per il nucleare; la convenzione con l'Ansaldo S.p.A.; l'installazione di due centrali nucleari in Piemonte.


PRESIDENTE

Procediamo all'interpellanza ed interrogazioni dei Consiglieri Reburdo e Montefalchesi inerenti: la convenzione Regione Piemonte-Atenei per il nucleare; la convenzione con l'Ansaldo S.p.A.; l'installazione di due centrali nucleari in Piemonte.
Alle tre interrogazioni risponde l'Assessore Calsolaro.



CALSOLARO Corrado, Assessore all'energia

La prima interrogazione del 10 ottobre riguarda la dichiarazione fatta dal Ministro Altissimo relativa alla ipotesi di una seconda centrale nucleare in Piemonte.
Ho già risposto in una passata seduta ad un'analoga interrogazione presentata dal gruppo comunista, facendo presente che il Piano energetico nazionale, come la successiva delibera CIPE, prevedono per il Piemonte la localizzazione di una centrale elettronucleare da 2.000 MW, e non due; e che conseguentemente il problema di una seconda centrale nucleare non esiste. La posizione della Giunta in merito alla dichiarazione del Ministro Altissimo è stata confermata nel corso della riunione del Comitato misto Regione-ENEL- ENEA di sabato scorso.
La seconda interrogazione del 10 ottobre riguarda la convenzione con l'Ansaldo.
La convenzione con l'Ansaldo corrisponde alla politica regionale della terza legislatura in materia di energia che si è configurata come momento di coordinamento di tutte le azioni tese a riunire in una unica sede istituzionale e con obiettivi omogenei e prioritari tutti gli operatori nazionali che potessero offrire nell'ambito dei propri compiti di istituto un complesso ventaglio di azioni e di risorse qualificate, abilitate a fronteggiare, secondo un disegno organico e unitario, il deficit energetico piemontese e a risollevare, nello stesso tempo, la struttura imprenditoriale locale.
La firma della convenzione con l'Ansaldo fa seguito allo scambio di note tra la Presidenza della Finmeccanica (17 gennaio 1983) e la Presidenza della Giunta regionale (22 febbraio 1983) e ad una ulteriore nota della Direzione Generale delle Fonti di Energia del Ministero per l'Industria del 22 febbraio 1983.
La convenzione stipulata con l'Ansaldo, come risulta dalla deliberazione della Giunta regionale in data 26 luglio 1984 e come ho avuto occasione di dire nel corso di una delle ultime sedute della VII Commissione che aveva trattato la questione, non intende sostituire la convenzione stipulata precedentemente con gli Atenei torinesi. Entrambe le convenzioni hanno lo scopo di tradursi in altrettanti strumenti idonei ad ottimizzare la localizzazione degli impianti.
Mediante la convenzione con gli Atenei la Regione ha inteso assicurarsi e dotarsi di adeguati strumenti tecnico-scientifici e di studio, mentre mediante la convenzione con l'Ansaldo (che riguarda l'intera materia energetica, e non solo l'insediamento della centrale nucleare) la Regione ha inteso avvalersi della pluriennale esperienza acquisita dall'industria a partecipazione statale ai fini del processo di integrazione territoriale degli impianti produttivi.
Pertanto le due convenzioni, ciascuna nel proprio ambito, si integrano a vicenda allo scopo comune di consentire alla Regione, con il conforto di tutti gli studi, le indagini e l'esperienza necessari, di giungere alla localizzazione definitiva di cui all'art. 4 della legge 393/75 con elementi certi ed obiettivi.
Aggiungo ancora che la convenzione con l'Ansaldo non comporta alcuna spesa da parte della Regione.
Informo infine: Accordo Ansaldo - Regione Emilia Romagna (Il Sole - 24 ore).
Altre convenzioni operative di questo tipo sono attualmente vigenti con altre Regioni (Sardegna e Liguria), ed altre sono in corso di perfezionamento.
Non si ravvisa pertanto alcuna ragione per sospendere l'operatività del protocollo stipulato con l'Ansaldo.
Per quanto riguarda infine - sempre con riferimento alla seconda interrogazione del 10 ottobre - il Piano energetico regionale, non posso che respingere l'affermazione degli interroganti circa la presunta scorrettezza in confronto del Consiglio regionale per non aver presentato al Consiglio il documento contenente le "Linee di impostazione del Piano energetico regionale".
Il documento, che è stato a suo tempo inviato a tutti i Consiglieri regionali, non contiene alcuna proposta suscettibile di approvazione da parte del Consiglio regionale, ma si limita ad una semplice comunicazione al Consiglio in merito alla volontà della Giunta di attuare il voto, più volte espresso dal Consiglio, di procedere alla predisposizione del Piano energetico regionale.
Entro la prossima settimana l'ENEA presenterà il primo volume del Piano energetico regionale, dal titolo 'Pianificazione energetica della Regione Piemonte".
"Analisi preliminari del sistema energetico regionale".
Trattasi di uno studio di 107 pagine, più un sommario, riferimenti bibliografici e tre appendici, che sarà ovviamente sottoposto all'esame del Consiglio regionale.
La terza interrogazione, presentata il 30 ottobre riguarda essenzialmente la nota controversia relativa al questionario inviato ai Consiglieri comunali dei Comuni delle aree Po 1 e Po 2 dal Dipartimento di scienze e tecniche per i processi di insediamento del Politecnico di Torino.
La questione sta in questi termini: in data 28/9/1984 il Dipartimento di scienze e tecniche per i processi di insediamento del Politecnico di Torino inviava una lettera ai Consiglieri comunali delle aree Po 1 e Po 2 in cui, sotto il titolo "Convenzione Regione Piemonte-Politecnico Università" dove chiedeva di rispondere ad un questionario e tra l'altro diceva: "I nostri ricercatori provvederanno alla consegna dei questionari nella sede municipale e verranno a ritirarli.
E' utile precisare che il questionario deve essere compilato in forma anonima e che i risultati verranno resi noti solo in forma aggregata".
Il questionario che ho avuto da alcuni Comuni delle due aree Po 1 e Po 2 recita: "Convenzione Regione, Politecnico e Università: Indagine sugli atteggiamenti e la partecipazione delle popolazioni interessate".
Questionario rivolto ai Consiglieri comunali delle aree Po 1 e Po 2.
Le modalità per la compilazione del questionario prevedono che lo stesso, compilato in tutte le sue parti, debba essere inserito nella busta allegata (in modo da garantirne l'anonimato)e consegnato nella sede comunale entro il 10/10/1984.
Il ricercatore o l'assistente del professore porta il questionario ai vari Comuni, Guazzora ecc.quindi ritorna nei Comuni a prendere le buste con le 15 risposte dei Consiglieri comunali. Come viene garantito l'anonimato.
La prima domanda riguarda il sesso. A Palazzolo vercellese il Sindaco è una donna ed è l'unica donna presente nel Consiglio comunale! Si chiede quindi l'età, lo stato civile, il Comune di nascita, il Comune di residenza, da quanto risiede nel Comune, in quale Comune risiedeva prima di trasferirsi.
Teniamo presente che si tratta di Comuni che hanno poche centinaia di abitanti, ad eccezione di Crescentino e di Trino che votano con il sistema proporzionale per i quali è attuato un altro meccanismo (titolo di studio professione, professione svolta dal padre, ecc., sempre per garantire l'anonimato). Poi ci sono altre domande su vantaggi e svantaggi della decisione. Ho ricevuto un questionario da un Comune dell'area Po 2 nel quale c'è scritto: "Nell' ipotesi di una localizzazione in Po 2 quali tra i gruppi sociali locali lei ritiene destinati ad essere avvantaggiati o svantaggiati da questa decisione?" Quindi si incomincia a dividere tra Po 1 e Po 2.
Altra domanda: "Quali fra i seguenti attori decisionali ritiene dovrebbero essere più rilevanti nella decisione pro/contro l'insediamento della centrale? ". Altra domanda sempre tesa a garantirne l'anonimato: "Quale forza politica rappresenta nel Consiglio comunale?". A Trino, per esempio, il PSDI ha un solo Consigliere comunale. Mi chiedo: questa non è una schedatura? Ho mandato un telegramma ai Comuni dell'area di Po 1 e Po 2 comunicando loro che questo questionario non era autorizzato dalla Regione e che non era conforme alla convenzione.
Abbiamo sempre affermato che i rapporti con gli enti locali li tiene la Regione, tant'è vero che quando si discusse della Convenzione venne chiaramente scritto il principio che i Comuni i quali avessero ritenuto di dover chiedere qualche cosa al Politecnico o all'Università avrebbero dovuto rivolgersi alla Regione e la Regione avrebbe dirottato le richieste.
Questa questione riguarda un solo Dipartimento non l'Università e il Politecnico in quanto tali.
Infine affermavo che il questionario, a mio avviso, violava i principi della riservatezza e delle libertà personali e pregavo i Comuni di non rispondere, ciò al fine di evitare che la Regione fosse considerata partecipe, iniziatrice di questa indagine, atteso appunto che nella intestazione si dice: "Convenzione-Regione-Politecnico-Università di Torino", salvo però, se i Comuni o i Consiglieri comunali avessero voluto rispondere, potevano farlo.
Lo stesso telegramma inviavo ai due responsabili della Segreteria del Politecnico e dell'Università invitando a diffidare iniziative estemporanee e non autorizzate da questo Assessorato e dal Comitato di gestione. Le segreterie del Politecnico e dell'Università, nelle persone dei due coordinatori, mi rispondevano respingendo fermamente: "l'inammissibile interferenza con indagine su atteggiamenti et partecipazione pubblica prevista da convenzione et già at conoscenza Signoria Vostra et Comitato gestione sia per contenuto diffamatorio confronti autonoma attività Atenei sia per aspetti più specificatamente formali concernenti modalità gestione convenzioni. Stop". Ripeto: non era affatto a mia conoscenza l'esistenza di questo questionario. Prosegue la risposta: "Esigesi immediato telegramma doverosa rettifica at sindaci aree interessate insediamento nucleare. ...
ecc." Non ho la copia del telegramma che è stato inviato dalle Segreterie tecniche dell'Università e del Politecnico di Torino perché lo stesso mi è stato telefonato da un ente locale. Evidentemente i buoni rapporti con gli enti locali funzionano.
C'è poi un telegramma delle Segreterie tecniche del Politecnico e dell'Università di Torino che invita invece i Consiglieri Comunali a rispondere al loro quesito e che ribadisce che la riservatezza è tutelata da norme di deontologia professionale.
La riservatezza deve essere tutelata in primo luogo dal rispetto delle norme e dalle leggi.
Il 17 ottobre arrivava una lettera dal Comitato Piemontese per il Controllo Popolare sulle Scelte Energetiche che esprimeva stupore e sdegno per il mio telegramma con il quale - è detto nella lettera - avrei fidato i Consiglieri comunali delle aree Po 1 e Po 2 a rispondere al questionario. E si dice: "L'iniziativa dell'Assessore è una Violazione del diritto-dovere degli amministratori comunali di esprimersi liberamente su una questione di grande momento per le popolazioni ed è una grave e indebita interferenza nel lavoro della Commissione Tecnico-scientifica nominata dalla stessa Giunta regionale con funzioni di controllo critico". Si parla poi di atteggiamento censorio di grave atto politico.
Si conclude dicendo: "Il Comitato ritiene che la presenza dell'Avv.
Calsolaro alla carica di Assessore all'energia non possa più assicurare una scelta meditata e fondata e ne richiede pertanto le dimissioni". Cosa che io non mi sogno di dare. Allega - fatto molto significativo - la copia .del telegramma che ho mandato ai responsabili delle due Segreterie del Politecnico e dell'Università di Torino. La copia di questo telegramma, tra l'altro, è stata pubblicata su numerosi giornali dell'alessandrino. Gli elenchi dei Consiglieri comunali delle aree Po 1 e Po 2 li hanno tutti l'unica che non li ha è la Regione.
La Regione ha l'elenco dei sindaci, membri del Comitato delle aree Po l e Po 2. Non abbiamo degli utenti inquisitori.
Nella copia del telegramma pervenuto dalle due Segreterie è stato mascherato l'indirizzo, ma è chiaramente il telegramma che ho mandato io (come se non sapessi a chi ho mandato il telegramma).
Vi è infine una lettera del Preside di Architettura, inviato alle autorità locali dove è detto: "Riscontro estremi di eccezionali gravità spero che l'incidente possa venire ricomposto alla dimensione di grave equivoco". Poi chiede "una azione di concreta riparazione del gravissimo danno arrecato alla ricerca e all'Istituto Universitario".
Questi sono i fatti. Dichiaro di non avere nulla da aggiungere, da modificare o da ritirare in merito quanto ho detto e scritto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

Ho ascoltato con sconcerto la risposta dell'Assessore Calsolaro soprattutto l'ultima parte sui rapporti con gli Atenei.
Mi risulta che i rapporti tra gli Atenei e gli Enti locali interessati sono più positivi e più collaborativi di quelli tra la Regione e l'Università.
Assessore, noi nell'interpellanza non abbiamo chiesto le sue dimissioni, però dopo questo tipo di risposte lei dovrebbe prendere seriamente in considerazione l'opportunità di dare le dimissioni. Risposte di questo genere sono assolutamente inaccettabili e non condivisibili.
Se lei avesse letto l'allegato tecnico alla Convenzione Regione Piemonte-Politecnico- Università di Torino, non sarebbe incorso in quell'infortunio che, come minimo, avrebbe dovuto riconoscere e scusarsi nei confronti degli Atenei ai quali ha attribuito la volontà di schedatura nei confronti degli Enti locali. L'allegato tecnico all'area 6 dice tra le altre cose: "Lo studio si articola (punto 2): indagine empirica da realizzare in entrambe le aree, Po 1 e Po 2, allo scopo di tracciare un quadro dei soggetti sociali coinvolti nei processi decisionali sia in quanto ricoprano ruoli istituzionali, sia in quanto rappresentanti di interessi e di valori presenti nella società".
Caro Assessore, hanno ragione gli Atenei a dire che la loro iniziativa è pienamente all'interno della Convenzione: questa Convenzione l'ha firmata la Regione, l'ha firmata lei, l'ha firmata il Presidente della Giunta.
Se non c'è una violazione nella Convenzione, il suo atteggiamento evidentemente si spiega per altre ragioni. Dal suo modo di agire e di lavorare e anche dalla risposta di questa mattina emerge il fatto che la centrale nucleare è una cosa da imporre alla gente e siccome la gente non la vuole, allora bisogna garantirgli i soldi della legge 8 che sono finanziamenti su una legge corruttiva nei confronti delle comunità locali e bisogna garantire una serie di altre questioni.
Evidentemente sulla Centrale nucleare non si può e non si deve misurare il consenso, né si deve ricercare il consenso. Caro Assessore, che cos'è se non il tentativo di misurare il consenso l'indagine avviata dagli Atenei, e magari rilevando dei dissensi? Siccome la cosa è da imporre, occorre adottare degli strumenti "anche di carattere corruttivo" attraverso finanziamenti che incentivano e poi non si va a misurare il consenso anche perché può emergere anche il dissenso, la gente discute e la gente non bisogna né farla discutere né informarla (stiamo ancora aspettando il progetto informazione della Regione nei confronti delle comunità locali).
Al fondo di questo emerge un aspetto che è inaccettabile e cioè la teorizzazione che la gente non è in grado di capire una cosa di questo genere, quindi non bisogna informarla, non bisogna misurare il consenso, ma bisogna imporle delle decisioni. Secondo tali tesi gli unici depositari della verità e della giustezza delle cose sono la Giunta regionale l'Assessore all'energia, è qualcun altro che sta al di sopra della gente con il quale non ci si confronta.
Questa mattina mi aspettavo che lei, Assessore, facesse un'autocritica rispetto a quell'atteggiamento.
Passo ora all'altra interpellanza sulla Convenzione con l'Ansaldo.
Siccome la Centrale nucleare è una cosa da imporre, evidentemente sin dall'inizio qualcuno ha pensato di assegnare agli Atenei non un ruolo di esplicazione delle loro professionalità e di approfondimento, ma un ruolo di semplice giustificazione tecnica su scelte politiche già fatte a monte da tempo, in attuazione di volontà politiche che sono quelle di installare la Centrale al di là delle indagini tecniche, del rapporto del Politecnico e dell'Università. Allora, il rapporto con gli Atenei lo si fa tenere dai funzionari dell'Assessorato all'energia attraverso il Comitato di Gestione.
La VII Commissione il 31 ottobre scorso si è incontrata con gli Atenei i cui rappresentanti hanno riferito, tra l'altro, che l'unica persona che non hanno mai visto è il "padrone", il committente, che in prima persona dovrebbe essere lei: questi sono i tipi di rapporti. Io vorrei sfidarla Assessore, in un confronto con la gente anche per conquistare il consenso sulla scelta della Centrale nucleare, contro la mia tesi alternativa.
La realtà è che attraverso la Convenzione con l'Ansaldo controllate quello che fanno il Politecnico e l'Università. Avete fatto una Convenzione con il Politecnico, quando vi siete accorti che gli Atenei non ci stavano a svolgere un ruolo di semplice giustificazione tecnica, ma entravano nel merito ponendo anche dei problemi che comunque vanno affrontati e vanno posti nella Convenzione con l'Enel (è importante ed opportuno che le capacità tecniche e scientifiche degli Atenei si esplichino fino in fondo senza nessuna connivenza o sottacendo le questioni) avete poi fatto la convenzione con l'Ansaldo trovando un meccanismo per controllare Politecnico e Università. Nella Convenzione con l'Ansaldo, alla lettera b) del punto 4) è detto che l'Ansaldo farà una valutazione sugli effetti territoriali connessi alla realizzazione di grandi insediamenti elettro produttivi.
Cos'è questo se non la stessa tematica sulla quale stanno indagando Politecnico e Università.
Abbiamo pagato un miliardo agli Atenei torinesi. Non solo. Gli Atenei torinesi nella riunione del 31/10/1984 hanno detto che non conoscono la Convenzione con l'Ansaldo perché nessuno gli ha parlato della sua esistenza. Gli Atenei hanno affermato che negli incontri con i Comuni interessati al loro fianco non c'era la Giunta regionale, ma c'erano i tecnici dell'Ansaldo. Io le domando cosa ci facevano i tecnici dell'Ansaldo? A mio avviso controllavano ciò che fanno Politecnico e Università.
Ecco perché Assessore è assolutamente inaccettabile la sua risposta.
Prima che lei Assessore avesse discusso con l'Ansaldo le linee del piano energetico regionale, io avrei voluto discuterne anche perché ci sono forze politiche che da quattro anni chiedono che la Giunta faccia un piano energetico regionale. La Convenzione con l'Ansaldo è successiva a quella con l'Enea, a quella con l'Eni, a quella con la Fiat. In tutte quelle Convenzioni c'è scritto che questi enti danno il supporto alla Regione per predisporre il Piano energetico regionale.
Per predisporre il Piano energetico regionale quante altre Convenzioni ci vorranno? Quando noi chiediamo la sospensione della Convenzione con l'Ansaldo e che si venga in quest'aula a rendere conto di che cosa hanno prodotto quelle convenzioni, non chiediamo qualcosa al di fuori delle nostre competenze e dei nostri diritti, ma chiediamo soltanto una parte di ciò che da tempo avreste dovuto fare. Chiediamo che il Consiglio finalmente discuta del modo con cui vengono attivati questi rapporti, la ragione per la quale vengono attivati questi rapporti, che l'Assessore venga in aula a riferire sulla politica energetica di questi quattro anni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Reburdo.



REBURDO Giuseppe

Cercherò di svolgere un ragionamento pacato anche se il tono e il metodo usati dall'Assessore nel rispondere alle nostre interpellanze pongono un problema politico che investe l'intera Giunta.
Non credo che di fronte ai problemi reali e seri sollevati dalle nostre interpellanze, si possa fuggire con affermazioni che provano quanto abbiamo criticato all'interno delle nostre interpellanze. Io sono molto più esplicito del collega Montefalchesi. Penso che sia in gioco il metodo democratico con il quale si affrontano in questa Regione i nodi cruciali della nostra società. Questo dell'energia e delle centrali nucleari è il classico caso dove, purtroppo, quasi sempre le maggioranze sono tutte uguali, nel senso che si intende imporre una decisione, senza un sufficiente dibattito nella società, senza gli strumenti indispensabili di informazione che sono pregiudiziali a qualunque decisione di carattere politico. Non è solo l'Assessore ad essere chiamato in causa, ma è tutta la Giunta. Stupisce che in una Regione come il Piemonte, dove esistono una Università e un Politecnico, dove operano docenti di fama :internazionale non si utilizzino le esperienze e le potenzialità esistenti, in particolare sul tema dell'energia. Molti docenti universitari e del Politecnico ci sono invidiati dall'estero, noi invece utilizziamo l'Ansaldo, l'Enea, Enti che sono finalizzati ad imporre le scelte e non a farle maturare. Questo fatto non ha precedenti.
Come è possibile pensare di assegnare all'Ansaldo il compito di definire il Piano energetico regionale? Come è possibile pensare di dare questa competenza ad una società che è direttamente coinvolta in una scelta precisa, aprioristica in campo energetico? Come è possibile lasciar fuori da queste scelte l'Università e il Politecnico? Come è possibile pensare di avviare un rapporto serio con le popolazioni? Come può l'Assessore dire che è in atto una schedatura? Lo sa Assessore, che il Ministero degli interni e altri Ministeri stanno gestendo in modo squallido i servizi segreti del nostro Paese? Stanno affrontando le schedature nei confronti del Movimento per la Pace e del Movimento ecologico? Con quali metodi stanno operando? Quando lei usa una parola di questo genere si rende conto di quello che lei dice? Lei parla di schedature, quando invece si tenta di capire quello che pensa la gente.
L'Università e il Politecnico hanno fatto delle ricerche. Dove sono queste ricerche? Se è stato consegnato qualche cosa alla Giunta, perché non viene dato? Circolano informazioni, si leggono le notizie sui giornali, ma i Consiglieri regionali non sono informati.
Su questo è opportuno un esame di coscienza. Di fronte alle dichiarazioni gravissime dell'Assessore Calsolaro si deve aprire subito un dibattito in Consiglio regionale per discutere della imposizione della Centrale nucleare nella nostra Regione e le linee del piano energetico regionale prima di dare qualunque incarico. Faccio un appello al Presidente della Giunta regionale perché si discuta su queste linee.
Se queste sono le risposte che si danno a problemi delicati, dobbiamo chiederci se i cittadini possono avere ancora fiducia nelle istituzioni e nelle scelte che li riguardano.
Si impone la Centrale nucleare, ma, guarda caso, non si impone la proposta Visentini perché i commercianti e gli artigiani paghino le tasse.
Lì non si va alla imposizione, lì non si va agli incentivi, li non si va alla corruzione con una legge pubblica per obbligare i Comuni a compiere determinate scelte. Sulla Centrale nucleare sì.
Se questo è il modo di intendere la democrazia, io non sono per il tipo di democrazia che voi intendete.



MARCHIARO MARIA LAURA


Argomento: Spettacoli: teatro, musica, cinema, danza

Interpellanza dei Consiglieri Carazzoni e Majorino ed interrogazioni dei Consiglieri Marchini, Gerini, Turbiglio e dei Consiglieri Brizio, Cerchio Villa inerenti il contributo concesso alla manifestazione "Spazio Aperto" nell'ambito del 2° Festival Cinema Giovani


PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE MARCHIARO

Esaminiamo l'interpellanza dei Consiglieri Carazzoni e Majorino ed interrogazioni dei Consiglieri Marchini, Gerini, Turbiglio e dei Consiglieri Brizio, Cerchio, Villa inerenti il contributo concesso alla manifestazione "Spazio Aperto" nell'ambito del 2° Festival Cinema Giovani.
La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Signor Presidente, colleghi, con la nostra interpellanza chiediamo alla Giunta una spiegazione dei motivi che l'hanno indotta ad erogare alla sezione "Spazio Aperto" del festival Cinema Giovani la somma di 100 milioni. All'interno di questa argomentazione è responsabile o comunque organizzatore o ideatore o compartecipe o promotore o comprimario o magna pars o piccola parte, quello Stefano Della Casa che il Tribunale e la Corte d'Appello di Torino hanno condannato a 3 anni di reclusione in quanto ritenuto responsabile di incendio doloso del bar Angelo Azzurro e di omicidio preterintenzionale dello studente Roberto Crescenzio, bruciato vivo nel rogo.
Sono delitti di cui egli si è reso responsabile nel 1977 quale compartecipante di un corteo eversivo che, all'epoca, ha terrorizzato Torino attraverso la consumazione di reati contro cose, persone e immobili (in quella occasione la sede del sindacato CISNAL è stata letteralmente saccheggiata), corteo che aveva pretesti ideologici che peraltro sono stati ampiamente rigettati dall'intera cittadinanza e da tutti i piemontesi. A sostegno e a fondamento della nostra interpellanza, va ricordato che il 19 luglio 1979, questo Consiglio regionale, con legge, approvava l'istituzione presso la Presidenza del Consiglio di un fondo di solidarietà intestato a Roberto Crescenzio e a Emanuele Iurilli, allo scopo di intervenire recitava l'art. 1 della legge - con concrete forme di solidarietà nei confronti delle vittime del terrorismo e delle loro famiglie. I1 fondo era intestato a vittime emblematiche del terrorismo, a giovani vite innocenti che il terrorismo nella sua cieca violenza ha stroncato crudelmente.
Questo concetto contenuto nel disegno di legge veniva ripreso dal Presidente del Consiglio regionale dell'epoca il quale cercava la dose ma interpretava nel contempo il pensiero e lo stato d'animo del Consiglio e della cittadinanza, perché diceva: "costoro si dicono di Prima Linea".
Prima Linea di che cosa? Gruppi per la rivoluzione, contro chi? Contro un ragazzo di 19 anni armato dei suoi libri (era il povero Crescenzio); contro una famiglia che aveva messo in piedi un povero bar a prezzo di sacrifici enormi. E concludeva: "costoro sono dei vigliacchi assassini, altro che amnistia" Ci pare, e siamo anzi convinti, che sia moralmente e politicamente censurabile il comportamento della Giunta in quanto compartecipe primaria delle istituzioni, che da un canto attraverso il fondo di solidarietà intitolato alla vittima Crescenzio esprime umana, tangibile e concreta solidarietà per le vittime del terrorismo e d'altro canto, in sede di delibere nel quadro di impegni culturali, eroga a favore di una associazione di cui è quanto meno compartecipe se non diretto responsabile un ex terrorista e, guarda caso, proprio quel terrorista che è il responsabile dell'omicidio preterintenzionale ritenuto benevolmente dal Tribunale della Corte torinese, di quel Crescenzio a nome del quale è intestato il fondo.
Siamo convinti che ci sia una contrapposizione e una contradditorietà prima ancora che politica, morale.
Questi sono i motivi della nostra interpellanza. Prevediamo la risposta, perché ci era già stata data in anteprima attraverso una dichiarazione alla Stampa ed era una risposta di sostegno di questa iniziativa.
Noi avremmo sperato che, dopo la presentazione dell'interpellanza, ci si dicesse che la Giunta quando ha emanato questo provvedimento erogatore di denaro, non sapeva che c'era l'ex terrorista nell'associazione. Sarebbe stata un'onorevole ritirata.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE MARCHIARO

La parola all'Assessore Ferrero per la risposta.



FERRERO Giovanni, Assessore alla cultura

Ringrazio innanzitutto i Consiglieri interroganti, e questo va le anche per il Gruppo del Movimento Sociale italiano Destra Nazionale, perché il tono e di conseguenza l'atteggiamento usato nell'accostarsi ai fatti è assai diverso da quello usato nel comunicato del Gruppo del Movimento Sociale Italiano Destra Nazionale.
Uso di proposito il termine "comunicato" per il suono di presa di posizione definitiva sull'argomento e non di apertura di un dialogo, sia pure aspro e preoccupato, di ricerca di verità, che parrebbe essere componente ineliminabile di una lettera, anche di una lettera aperta.
Alla luce di questa constatazione ancora più ringrazio i Consiglieri interroganti perché mi tolgono dall'impaccio del silenzio, giacchè non posso credere che il Capogruppo del MSI-DN. si attendesse una lettera o magari un comunicato in risposta al suo, e permettono alla mia risposta di svilupparsi nella sede più propria, quella del Consiglio regionale.
I fatti.
Due anni or sono, a seguito della costituzione dell'ente "Festival Cinema Giovani" aveva luogo la prima edizione dell'omonima rassegna. Essa conteneva, come elemento di interesse e novità non unico, ma certo di singolare spicco, la sezione denominata "Spazio Aperto". Su incarico della Direzione dell'ente e quindi del Festival, fin dall'inizio assunta dal prof. Rondolino ordinario di Storia del Cinema presso l'Università di Torino, la responsabilità della Sezione veniva assunta dal dott. Sergio Toffetti; la manifestazione aveva luogo nella città di Torino ed era la Civica Amministrazione a sopportare la più parte dei relativi oneri finanziari essendone peraltro pienamente ripagata dal successo di critiche di pubblico puntualmente e unicamente registrato dagli organi di informazione. Tali positivi riscontri e i legami stabilitisi con gli ambienti interessati a livello nazionale e internazionale, hanno reso possibile (nonostante la interruzione di un anno nell'attività di programmazione del Festival intervenuto nell'83, per le note vicende) di riprendere con successo la manifestazione nel 1984. L'Assessore alla cultura della Regione aveva nel frattempo annunciato nella conferenza di presentazione relativa all'edizione 1984 l'intenzione di erogare un contributo, poi quantificato in 100 milioni di lire, a fronte degli oneri che l'ente avrebbe dovuto sostenere per la sezione Spazio Aperto.
La puntuale specificazione dell'atto deliberativo, tendeva a rendere più agevole e certa la quantificazione dell'importo del contributo stesso mentre la scelta della Sezione (qui rispondo ad alcune delle interrogazioni avanzate) risultava da un'ovvia considerazione sulla vocazione istituzionale di Comune e Regione. Al primo, al Comune, non poteva che andare il sostegno delle rassegne capaci di mobilitare un largo pubblico locale, alla Regione, sulla base dei criteri generali dettati dagli stessi piani annuali di attività, gli aspetti di ricerca e sperimentazione capaci di inserirsi in un organico impianto di politica culturale (Castello di Rivoli, riorganizzazione del settore della sperimentazione teatrale particolari momenti di attività musicale). In questa seconda edizione il dott. Stefano Della Casa veniva chiamato dall'ente a svolgere le funzioni di responsabile della sezione in questione. Atto di rilevanza istituzionale quello compiuto dalla Regione e dal Comune nei rapporti con l'ente, volto a determinare le caratteristiche dell'iniziativa, di rilevanza interna e di strutturazione operativa, non direzionale, quello compiuto dall'ente. Atti peraltro che si muovono in ambiti autonomi e tra di loro non dipendenti come sempre in un rapporto di questo tipo, tra ente locale e istituzione culturale. La proposta dell'iniziativa e la responsabilità di realizzarla compete all'istituzione culturale, la valutazione e comunque non l'accoglimento in toto dei contenuti culturali della proposta e dei risultati dell'iniziativa, compete all'ente o agli enti che concorrono a sostenere gli oneri. Nella correttezza di questo delicato rapporto tra parte pubblica e operatore privato, risiede il punto nodale di un effettivo pluralismo culturale.
Il Consiglio valuti quali potrebbero essere le conseguenze di un baratto tra appoggio pubblico e scelta da parte del potere politico dei contenuti o per avvicinarsi al caso in questione, dei fornitori, dei collaboratori ecc, cui costringere l'associazione, l'ente esterno, ad adeguarsi.
Nel caso specifico, il buon esito delle iniziative e la serietà dei soggetti proponenti era ed è (mi pare nessuno lo metta in discussione) fuori discussione. Gli incontri peraltro sono intervenuti tra l'Assessore regionale e il suo collega, Ass. Alfieri del Comune di Torino, per le valutazioni di assenso generale, con il Presidente dell'Ente prof. Vattimo e con il direttore, prof. Rondolino, per le determinazioni conseguenti, (la strutturazione del programma, l'impianto, le date) e con il sig. Vallero amministratore dell'Ente per avviare la procedura di quantificazione della spesa, che è poi stata portata avanti ed esaminata dai competenti uffici regionali e che ha dato luogo all'atto amministrativo. Fin qui il rapporto tra gli enti interessati, che costituisce l'elemento sostantivo dal punto di vista amministrativo e concreto dell'iniziativa e fissa peraltro preziosi riferimenti cui ancorare gli altri aspetti della questione, altri aspetti che per quanto possano essere indagati e opinabili, in ogni caso non possono ridurre la questione alla giusta apposizione di elementi sconnessi e accostati per suggerire, quasi in modo subliminale, infamanti quanto inafferrabili accuse.
Si ribadisce quindi in questa sede la correttezza e conseguenzialità degli atteggiamenti tenuti dall'amministrazione regionale, la mancanza di motivazione che inficerebbe qualunque ulteriore provvedimento amministrativo in materia volto a modificare gli atti fin qui assunti, il carattere motivato e puntuale dell'inserimento di detta iniziativa, nell' organica programmazione culturale della Regione Piemonte.
Come si potrebbe comprendere un'autocritica in occasione di una iniziativa coronata da pieno successo? Ferrero e il suo comportamento. Pare risulti implicito nei fatti precedentemente esposti che accostamenti tra la persona incaricata e la Regione Piemonte non determinano alcun imbarazzo nell'Assessore in quanto i fatti hanno dimostrato valida la proposta e riuscito l'esito della stessa quindi, dal punto di vista professionale e quindi amministrativamente valutabile, capace il realizzatore della stessa.
Si apre ora la seconda delle questioni sollevate. Come doveva comportarsi e come si è comportato l'Assessore Ferrero quando ha saputo dei trascorsi penali di Stefano Della Casa (nel corso peraltro dell'iter su esposto ma non è nel mio stile usare o inventare con dichiarazioni verbali la risposta ad accuse così pesanti. Sarebbe un escamotage immorale. Mi stupisce che mi venga suggerito)? La decisione possibile poteva svilupparsi sostanzialmente lungo tre direttrici: 1) - Annullare la partecipazione regionale pur rimanendo convinti della sua positività modificando quindi gli impegni pubblici assunti; annullarla senza che vi fosse nell'atto e nel cambiamento di posizione amministrativa nessuna giustificazione amministrativa, ma un atteggiamento di sdegno individuale e soggettivo.
2) - Chiedere la sostituzione del dott. Della Casa e ove non ottenutala, ovviamente, ricadere nel caso precedente.
3) - Assumersi il rischio di attacchi personali, politicamente strumentalizzabili con molta facilità e non interferire nelle decisioni dell'Ente. Quali i ragionamenti? E perché non dirlo, quali le emozioni che hanno fatto prevalere l'ultima delle ipotesi prospettate? Vorrei essere molto chiaro su questo punto. In questa seconda questione si ragiona di morale, non di amministrazione, è quindi ovvio che la separazione di potestà e ambiti di competenza amministrative che sussiste anche nella terza ipotesi (che ho dimostrato in modo inequivocabile nella prima parte del ragionamento), quella che attiene ai rapporti istituzionali tra enti e amministrazioni, di nulla attenua la solidarietà sul piano morale tra chi sceglie e chi assiste passivo alla scelta.
Ebbene, le variabili in gioco a mio avviso erano e sono le seguenti.
Lo sdegno per un orribile crimine. Questo sdegno è cosi forte che impedisce di risolvere con la propria coscienza la questione soltanto in termini di questione istituzionale.
Il comportamento da tenersi nei confronti di chi ha scontato la pena e quindi, dal punto di vista giuridico, ha la possibilità di inserimento nella società per effetto delle sue capacità professionali, non per effetto di elementi di forza o di legami che possono derivare dai suoi trascorsi penali o che comunque attengano, concorrano o siano almeno collaterali rispetto agli elementi penali per cui è stato condannato.
La preoccupazione di esporre se stessi ad attacchi personali.
Permettetemi di sbarazzarmi per intanto dell'ultima considerazione è meschina ma in questi tempi umanamente comprensibile.
La pressione sull'ente poteva ingenerare attacchi politici né più n meno che l'astenersi. Un solo esempio basti per tutti. Il desiderio di strumentalizzare una debole posizione della persona scelta dall'ente per piazzare persona gradita, magari il responsabile che aveva curato la prima edizione, comunque una persona lottizzata, incompetente, amica, in sostanza, l'ultimo ordine di considerazioni non è di alcuna utilità per decidere.
La prima considerazione e cioè che io sento molto forte lo sdegno morale, esclude comunque la seconda decisione. Non si può mercanteggiare sullo sdegno e sulla condanna del terrorismo. Non mi è nemmeno riuscito di scrivere il ricordo e la posizione da me e da molti qui unanimente assunta di orrore di fronte ai crimini più afferati, l'impegno straordinario che è stato impiegato per spazzar via, speriamo per sempre, da Torino questa cosa, la mobilitazione non soltanto politica ma anche sociale che c'è stata.
Mi pare sia inutile tra di noi fare della retorica su questa pagina dolorosa della nostra storia.
Infatti, e torno al punto, se si considera decisiva e dirimente, cioè capace di illuminare la decisione da assumere, questo tipo di considerazione, che giudizio dare di Vattimo e di Rondolino tale certamente da rendere impossibile qualunque rapporto con l'ente in questione? Non si risolve sostituendo il responsabile visto che è stato scelto. O si rompono i rapporti o si accetta di scavare più a fondo nella nostra coscienza e si ragiona dopo aver messo al riparo l'ente che si amministra da responsabilità, anche morali, come prima ho dimostrato, non in funzione di sé e del proprio interesse politico ma in funzione della persona che costituisce obiettivamente il problema o che comunque offre il pretesto all'odierna discussione.
Sono stato per qualche anno Assessore alla Formazione Professionale prima che fosse l'Assessore Tapparo a continuare il mio lavoro e mi sono occupato in mezzo a difficoltà e a considerazioni dello stesso genere delle quali oggi stiamo discutendo del reinserimento lavorativo degli ex detenuti e con condanne non preterintenzionali. Era tutto sbagliato? Nelle prossime settimane si apre alla Mole, su richiesta del Ministero di Grazia e Giustizia, una mostra che attraverso il lavoro degli ex detenuti vuol prospettare alla società in termini inquietanti una questione che credo sul piano della tranquillità personale non sarà mai risolta ma che certamente è una delle esigenze di una società civile che non vuole negare di guardare le conseguenze anche delle parti più infami di sé.
Si può decidere che una persona, che magari ha 30 anni non ha più diritto alla vita (quello che qui diciamo vale in qualunque sede e per qualunque tipo di rapporto di lavoro).
E' un problema che sul piano politico e dei rapporti politici con molti colleghi mi sono posto. Come va considerata una persona che ha scontata la pena che gli ha inflitto il Tribunale o che magari non sarà mai processata perché gode di immunità? Che conseguenze devono avere sul nostro agire quotidiano gli appelli alla pacificazione che provengono da importanti autorità morali del nostro Paese? Ne abbiamo lette di autorevolissime ultimamente.
Questo processo che, con una certa sofferenza personale cerco di riproporre ad alta voce, mi pare che abbia tediato il Consiglio anche troppo.
Ho deciso di tenermi le inquietudini e di tirare avanti senza neppure chiedere incontri con i responsabili dell'ente né tanto meno esercitare pressioni.
Non mi piace il metodo dello scarica barile né rimestare pentole per vedere di spargere gli schizzi su qualcun altro magari seduto vicino.
La certezza è difficile da acquisire in questioni così delicate questioni che toccano gli elementi fondamentali della storia dell'uomo, in cui opposte motivazioni sono chiaramente in conflitto tra di loro.
Ciascuno nella sua coscienza e con tutta la forza di cui si ritiene capace, giudica se stesso e giudica gli altri. Ma c'è un ultimo punto secondo me di straordinario interesse che la discussione di oggi solleva e questo mi permetterete di trattarlo, per quanto la questione lo consenta in maniera scherzosa. E' il più feroce dei tre.
La questione è la seguente. Lo star seduti vicini, Assessori e assassini. Come poi si rileva non ha alcuna importanza, che lo stesso non sia salito sui palco del teatro ma sia rimasto seduto sotto. La questione è lo star seduti vicino Assessori e assassini.
Credo che non si possa che ammettere con tacito che "percursus improvise interrogatione paulo reticuit" sgomento dalla questione inaspettatamente buttatagli avanti, perdette per un attimo l'uso della favella. Tacito continuerebbe in quel pezzo in cui parla Tiberio "deinde collecto animo sico respondit", ripreso il controllo di sé così rispose.
Devo dirvi che, per quanto mi sia sforzato in questi 15 giorni di fronte a una questione così schiacciante, la saldezza d'animo non sono riuscito a riacchiapparla. D'altra parte Tiberio era ben più bravo di me, lui è arrivato a fare l'imperatore, mentre io più che ad Assessore regionale di una delle Regioni d'Italia non posso aspirare.
La domanda era: "perché tu povero Tiberio, giacchè non vuoi sobbarcarti l'onore di tutto l'impero, non prendi almeno la Spagna?" Tiberio rispose che lui non poteva accettare in parte quello che aveva già in toto richiamato. Mi pare poi che Tacito faccia punto e dica che quel senatore fu il primo che perdette la vita quando Tiberio diventò imperatore. Sono argomenti che si possono trattare solo per scherzo, perché se uno li tratta sul serio sono pesanti per un Consiglio regionale.
Il mio animus ormai se n'è chiaramente andato. Quando è assente Calsolaro che per fortuna adesso è qui e che ha la sedia più vicina della mia a quella di Carazzoni io sono il membro di Giunta più accanto alla destra, dacché non si può negare che il MSI-DN di destra sia e vi confesso che non è bello per un comunista scoprire, dopo quasi 20 anni di iscrizione al partito e di milizia politica, di aver praticato con pervicace pluriennale, colpevole costanza, una tale vicinanza.
Che sia missino un po' anch'io? L'unica mia speranza di fronte ad argomentazioni di questo genere è che i giornali non lo facciano mai sapere perché è chiaro che non saprei in alcun modo come giustificare la mia scelta.
Questo non è che uno degli esempi più blandi delle colpe di cui in base a questo nuovo principio del retto agire, che chiamerò di saltuaria contiguità, mi sarei macchiato. Ogni giorno, ogni ora, ogni minuto la memoria mi tormenta con nuovi ricordi. Con il principio di contiguità si dimostrano cose strabilianti. Per intanto si unifica la cultura umanistica e la cultura scientifica opera ciclopica, mai riuscita al pensiero umano riducendo la morale a una rigorosa rilevabile misura di distanza enciclidea sul piano geometrico, (e questo non è poco. Dove non sono riusciti i greci noi siamo mirabilmente riusciti) permette una definizione inedita di molti reati. Cos'è l'associazione per delinquere? E' chiaramente lo strusciarsi l'un contro l'altro, il lassismo morale è lo star seduti vicino. Se si esce un momento dallo scherzo, non importa più quello che si dice, non pesano gli atti compiuti, a nulla vale considerare i moventi e le intenzioni, a nulla vale considerare l'esito degli atti. Il diritto è assolutamente un ciarpame. Voi capite che non riesco a trovare di fronte a una argomentazione cosi risolutiva un argomento serio, ma, siccome non si sono risparmiate in questa discussione le finezze personali, permettetemi di citarne almeno una.
Tra le tante inverosimili conclusioni di questo principio di contiguità ce n'è una che secondo me è invece vera e realistica.
Sarebbe interessante per chi avesse un minuto di tempo soffermarsi sulla differenza da questo terzo punto di vista della lettera e dell'interrogazione dello stesso Gruppo; probabilmente l'intervento di un bravo avvocato ha permesso di cambiare la questione. Ci sono solo due differenze fra i documenti che vengono dalla stessa parte politica; un firmatario in più e uno stile diverso; sarà un indebito uso e accostamento del principio di contiguità.
Tutta la questione che qui si sta discutendo è stata cancellata ed è stata trasformata nella seconda questione, quella di cui ho parlato prima.
Questa terza questione esiste in un solo documento e una volta sola, per cui non è la stessa cosa.
La naturalezza con cui lo si usa questo principio non può che essere segno di una convinzione o volontaria o inconscia, poco importa: quella che ben illustra il favolista latino (superior stabat lupus, inferior agnus).
Il lupo deve azzannare l'agnello e cerca una scusa quindi comincia a dire (col principio di contiguità) "tu sporchi la mia acqua". Purtroppo l'acqua scende da monte a valle e quindi dal punto di vista geometrico la contiguità non c'è. Vi ricordate come finisce per azzannarlo? Dice: "tuo padre, disse male di me". Dalla contiguità fisica, prima fase ancora ingenua del ragionamento, il lupo passa alla compiuta argomentazione giuridica, che ben seppero usare i più feroci signori delle epoche buie.
Questo dai processi staliniani al genocidio degli ebrei, è l'argomento principe che ricorre nel distruggere la gente. Il lupo impara con gli anni.
La domanda con cui concludo è questa: l'usare il principio di contiguità sia la spia che in qualche modo accende, anche nelle tenebre, il brillio sugli occhi del lupo?



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE MARCHIARO

La parola al Consigliere Carazzoni.



CARAZZONI Nino

Signor Presidente, colleghi, la mia sarà una replica molto breve, non infiorata di citazioni latine, non basata sul principio di contiguità, ma unicamente attestata sui fatti, quali sono risultati, quali risultano quali sono stati confermati dalla incredibile risposta avuta dall'Assessore Ferrero. Una riposta che non soltanto ci lascia profondamente e compiutamente insoddisfatti ma una risposta che vorrei anche conoscere nel suo testo integrale, e stenografico, per farne oggetto, sia pure a titolo personale, di più profonde meditazioni mie, per esempio su come si possa trattare così scherzosamente un argomento di una tale gravità quale abbiamo sollevato.
Scherzosamente sono le battute che hanno infiorato la risposta che noi non accettiamo.



FERRERO Giovanni, Assessore alla cultura

Ammetti la generosità che tu non hai negli altri.



CARAZZONI Nino

Quello che devo dire subito è che mi riesce difficile aderire a quella che era l'iniziale non preghiera ma certo aspirazione dell'Assessore Ferrero che ci fosse la possibilità di dialogo su questo argomento. La possibilità di dialogo non c'è.
In secondo luogo, perché questa risposta ci ha deluso? Perché è una risposta squisitamente burocratica nella parte iniziale, perché è una risposta evasiva e deludente nella parte finale. E' una risposta burocratica nella parte iniziale là dove tende, attraverso la lunga spiegazione che ci è stata data, a dimostrare che la Regione non ha fatto altro che tenere un rapporto istituzionale con l'Ente Cinema che già negli anni precedenti aveva dato vita alla sezione "Spazio aperto", che aveva riscosso notevole successo. Nessuno contesta questo principio e nessuno contesta l'elargizione, abbastanza sostanziosa, di 100 milioni. Quello che si contesta, ed è qui il punto, è che a responsabile di questa sezione fosse un ex terrorista. Ricordiamoci i fatti ed inquadriamoli nella loro giusta luce.
Nell'autunno del 1977 il PCI aveva l'interesse a presentarsi, durante quel periodo di piombo per Torino e il Piemonte, come partito d'ordine sostenitore dell'unità antifascista, contro la violenza, e così si impadroniva subito della povera vittima dell"Angelo Azzurro" e diventava possibile al Presidente Sanlorenzo parlarne come di un ragazzo "nostro" ed erano possibili le veglie funebri che gli attivisti comunisti organizzavano sul luogo dell'attentato.....



BONTEMPI Rinaldo

Cosa dici? Tu non hai capito niente.



FERRERO Giovanni, Assessore alla cultura

Abbi il coraggio di dire che io sono amico dei terroristi



CARAZZONI Nino

Lo dico perché i fatti lo hanno dimostrato, perché quando si accetta di andare a partecipare ad una tavola rotonda a fianco dei terroristi, si ha verso di loro una certa comprensione. Questo è il fatto. Sto all'esame dei fatti e l'esame dei fatti mi dice che a una tavola rotonda l'Assessore Ferrero partecipava accanto a Stefano Della Casa.
Quando uno accetta di partecipare a manifestazioni congiunte, di cui fanno parte anche i terroristi, le conclusioni le lascio trarre a voi.
Certamente io non vado a tavole rotonde con ex terroristi.



BONTEMPI Rinaldo

In quest'aula non è uso usare questa strumentalizzazione come stai facendo.



CARAZZONI Nino

Risparmiati le censure e lasciami continuare.
Stavo ricordando il clima del 1977. Da allora il tempo è passato. Di Roberto Crescenzio non si parla più e a distanza di 7 anni la Giunta, e specificatamente l'Assessore alla Cultura, stanzia un contributo in favore di una sezione cinematografica che è diretta dal responsabile dell'uccisione di Roberto Crescenzio.
Abbiamo sentito tutte le riflessioni ad alta voce dell'Assessore Ferrero, le sue inquietudini, i suoi turbamenti, i suoi problemi di coscienza, non ci resta che prenderne atto. Ma stiamo ai fatti e i fatti ci dicono che il contributo è stato stanziato, che la tavola rotonda è stata annunciata (non ha alcuna importanza il fatto che l'ex terrorista Stefano Della Casa non sia salito sul palco, fianco a fianco con l'Assessore Ferrero) e tutto questo è incontestabile e incontrovertibile.
Ci ha detto ancora l'Assessore Ferrero che, d'altra parte, c'è il problema del reinserimento nella vita civile di un individuo che ha pagato la sua colpa nei confronti della società.
Siamo molto perplessi anche in ordine a questa spiegazione perch ricordiamo per esempio che, durante il processo, il Tribunale stesso propose che fossero negate le circostanze attenuanti al Della Casa colpevole di aver tenuto, durante tutta la deposizione della madre di Roberto Crescenzio, un contegno arrogante e sprezzante. E' un individuo che si dimostra così cinico, così insensibile, che non crediamo che possa già considerarsi un redento e, comunque sia, sosteniamo che non può essere un redento che a un certo momento, viene premiato, ricompensato con un contributo sostanzioso della Regione per le sue attività.
L'Assessore Ferrero faccia come crede. Noi non chiederemo le sue dimissioni; gli diciamo soltanto che quando ci si rende responsabili (a parte le responsabilità della Giunta) di simili atti, di simili comportamenti, i casi sono soltanto due: o si resta cinicamente indifferenti e si fa finta di niente; oppure si ha un residuo di coscienza e ci si dimette. Scelga l'Assessore Ferrero la strada che preferisce.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE MARCHIARO

La parola al Consigliere Cerchio.



CERCHIO Giuseppe

L'Assessore Ferrero e la Giunta vorranno concedermi un tono apparentemente sommesso e di povertà culturale su questa interrogazione che aveva una valenza diversa dal tono della replica. E' una risposta stimolante, recitata con passione, conseguenza di una interrogazione pungente dal Movimento Sociale.
Mi permetterò, con atteggiamento sommesso (anche se non è nel mio costume), ma non rinunciatario, di replicare senza citare in latino o in greco reminiscenze di vocabolario Rocci, e senza citare autori famosi non essendo tra quelli che gioiscono di queste cose. Non citerò né il terrorismo armato, anche se è una triste realtà del nostro Paese ne il terrorismo verbale, entrato nell'abitudine di questo Paese come occasione per portare discredito a qualsiasi istituzione e in qualsiasi sede anche nel Parlamento italiano.
Cercherò invece di essere il più razionale e il più corretto possibile per replicare ad una risposta che solo marginalmente ha toccato i temi che abbiamo sollevato nella interrogazione.
La risposta dell'Assessore Ferrero si è collocata nella dimensione di una comunicazione. E' stimolante per noi replicare a questa intelligente comunicazione soprattutto per noi democratici cristiani che da anni sollecitiamo in questa assemblea una valutazione della programmazione o delle scelte del "prodotto culturale" offerto dalla Giunta regionale del Piemonte. E' stimolante perché già al termine della seconda legislatura, ad una critica della DC volta al vuoto di programmazione o alle contraddizioni nella programmazione della Regione Piemonte sul tema culturale più volte ne avevamo sollevato, non scoltati, l'opportunità di un approfondimento in sede di Consiglio regionale.
Dopo reiterate e ripetute sollecitazioni da parte del nostro Gruppo all'inizio della III legislatura, è stato possibile approfondire, in una intensa giornata di dibattito che ha avuto toni significativi il tema della cultura, valutando strade, posizioni ideologiche, storiche e gestionali dell'apposizione è della Giunta, a testimonianza che il nuovo Assessore alla cultura aveva realizzato un salto di qualità, almeno metodologica rispetto al precedente Assessore, comunista pure lui.
La risposta di Ferrero è corposa e tendente a sostanziare la dimensione internazionale dell'iniziativa. Non ci è possibile, per altri termini regolamentari, cavalcare la strada intrapresa dall'Assessore Ferrero che ha risposto con intelligenza aggressiva, ma non completamente condivisibile per ciò che si riferisce ai contenuti della politica culturale della Regione.
Abbiamo sempre sostenuto che pluralismo culturale e cultura sono due termini che si integrano. Pluralismo e soprattutto cultura per noi democratici cristiani significa permettere ai "produttori di proposta culturale" di essere messi tutti orizzontalmente nelle stesse condizioni di esprimere le loro capacità e non significa una concezione dirigistica della cultura pilotata attraverso progetti finalizzati. Questa amministrazione regionale intende la cultura come progetto culturale e questo è negazione del pluralismo e della cultura. Le sue scelte hanno un carattere dirigistico ideologico. Non sono scelte di programmazione culturale, ma occasioni di promozione.
Nella nostra interrogazione si chiedeva l'ammontare degli impegni finanziari ai vari livelli regionale, provinciale, comunale per organizzazione del secondo Festival Cinema Giovani. Il comportamento abituale di questo esecutivo non lo riteniamo corretto, per esempio, in data 16 ottobre è stata approvata una deliberazione di 68 milioni e 500 mila lire per il secondo Festival Cinema Giovani; una successiva deliberazione di 100 milioni per finanziare altre iniziative di quel Festival è passata nove giorni dopo e non sappiamo quali ipotesi successive si presenteranno e non abbiamo nemmeno notizia delle compartecipazioni da parte dell'Amministrazione Provinciale della Città di Torino in questa iniziativa che ha avuto una eco promozionale da parte degli Enti pubblici.
I tre livelli istituzionali in sostanza hanno fatto grosso sforzo finanziario a fronte, tra l'altro, di una iniziativa che non offre un prezzo politico. Il tema cinematografico e audiovisivo è già stato oggetto di una interrogazione mia e di altri colleghi. In quell'occasione è stata annunciata una iniziativa legislativa del Gruppo DC per dare certezza e regolarità al settore cinematografico e audiovisivo.
Al terzo punto dell'interrogazione chiediamo se la Regione Piemonte non ritenga opportuno richiamare una puntuale attenzione alla pluralità delle iniziative culturali attivate dalla Regione che sorgono, senza una organica programmazione o selezione in modo da evitare un sostegno indifferenziato e non motivato da parte dell'Ente pubblico. Non vuole essere questa una fumosa dichiarazione di neutralità del Gruppo DC, che noi democratici e cristiani al tempo stesso riteniamo che una persona ha pieno diritto alla vita.
Occorre affermare con solidarietà il recupero totale della socializzazione di coloro che possono aver sbagliato, occorre la massima attenzione al recupero occupazionale di soggetti che hanno difficoltà all'inserimento in una società dissacrata e dissacrante, quale quella in cui purtroppo viviamo.
Abbiamo sottolineato la opportunità politica di non affidare ad un soggetto che ha avuto dei problemi con la giustizia, che ha però diritto di essere socialmente inserito - e le istituzioni devono essere responsabili su questo campo - e la opportunità politica dell'Ente locale di una preventiva comunicazione per motivare le scelte sulle persone, questo per evitare le facili strumentalizzazioni che sono state attivate o potranno essere attivate in vista dei tempi che stanno avvicinandosi di vivacità politica.
Per questi motivi, senza entrare nei temi del terrorismo armato o verbale, noi che al terrorismo armato insieme a tanti altri politici magistrati, operatori della difesa, ecc, abbiamo pagato prezzi umani e personali a causa della cultura dell'odio, dell'aggressione nei confronti delle istituzioni alimentata nella scuola, nella società, nella fabbrica.
Noi che con gli altri abbiamo pagato, siamo consapevoli che occorre una responsabile attenzione a questi problemi e condanniamo le strumentalizzazioni.
Proprio in questi giorni si fanno nel Parlamento sulla vicenda Moro utilizzazioni strumentali anche da parte di partiti popolari costituzionali.
Non ci prestiamo a queste utilizzazioni che possono essere occasioni di spazi politici tra qualche mese nella campagna elettorale.
Ci dichiariamo insoddisfatti della risposta della Giunta.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE MARCHIARO

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Compete anche al nostro Gruppo fare qualche considerazione più ampia posto che il tema della nostra interrogazione, guarda caso, è stato al centro della risposta dell'Assessore.
Sulla politica culturale della Regione e sulla risposta che ha dato l'Assessore, avremo altre sedi in cui disputare anche perché diventa difficile non essere distratti rispetto alla risposta dell'Assessore da interventi successivi che qualche volta sembrano contraddittori.
Quando si chiede un piano, si chiede una programmazione, quindi il governo di un processo, non una sola presenza più o meno mecenatesca. In effetti la Regione sulla materia culturale deve porsi degli obiettivi questo non significa finanziare utilizzando lo strumento finanziario come elemento di giudizio e di selezione, ma utilizzo delle risorse per un progetto politico.
Quello che ha distinto la Giunta della Città di Torino dalla Giunta della Regione Piemonte è che la Regione Piemonte ha una politica culturale mentre la Città di Torino non che l'ha. Questo è balzato in assoluta evidenza ed è un giudizio che rivela come nella sinistra il problema della cultura non ha ancora trovato l'approfondimento necessario e che ci sono ancora delle contraddizioni.
Certamente bisogna dare a tutti le stesse condizioni di operare. Così facendo invece si stravolge l'orientamento della Giunta di sostenere alcuni punti forti della cultura nella Regione per dargli certezza rispetto agli obiettivi. Si è messo in discussione questo principio, dopodiché è garantita la sopravvivenza, non fisica, ma meramente di targa a decine e decine di associazioni. Questo è un modo scorretto di interpretare la presenza sempre e dovunque della Regione per offrire le condizioni a tutti.
Le condizioni a tutti uguali non si possono dare. Una politica culturale della Regione ci vuole e potremmo disputare se questa politica è finalizzata a certi obiettivi che condividiamo e soprattutto se gli strumenti sono condivisibili.
Devo anche dire che l'Assessore non ci trova in posizione troppo critica rispetto ai comportamenti nello specifico. Ho grande stima dell'Assessore, della sua misura che rivela però uno sforzo di fuggire a quella che caratterialmente è un'altra vocazione. Ci sono alcuni comunisti in quest'aula che fanno un grosso sforzo per essere diversi da quella che è la loro natura. Apprezzo lo sforzo che fa l'Assessore alla cultura di essere molto più liberale di quanto non sia la sua scelta politica. Qualche volta, qualche brutto servizio glielo fa l'apparato. Non posso in questa sede non ricordare come una piccola iniziativa culturale della mia Città sia stata sostenuta in crescendo dall'apparato (non dall'Assessore) fin quando, guarda caso, i protagonisti erano vicini a un'area politica; quando questi protagonisti sono entrati in urto con l'Amministrazione, al punto che ne è sorta una causa civile, per ragioni che politicamente continuo a definire valide, questa iniziativa è cessata, i soldi non sono più arrivati e, contestualmente, è partita una iniziativa identica e parallela in un'altra sede del Piemonte e della Provincia di Torino. Questo brutto precedente mi ha fatto meditare sulle capacità che ha l'Assessorato alla cultura di governare tutte le vicende della Regione. Sono situazioni delicate e complete ma non gliene voglio oltre misura.
Abbiamo usato nella nostra interrogazione un termine di valore in ordine al problema fondamentale, cioè alla partecipazione fisica dell'Assessore a una manifestazione e al sostegno della Regione a un'iniziativa; la perplessità. La perplessità è uno stato d'animo che una collettività o una persona si pone dei dubbi. Come voi sapete le interrogazioni si scrivono nei corridoi, però l'anima politica di ognuno di noi viene fuori nell'uso delle parole. La perplessità c'è e non si pu risolvere (non me ne vogliano gli amici democristiani) con l'indicazione di valori assoluti come il perdono. Il perdono è un valore assoluto che attiene alla sfera della morale e che alcuni uomini possono utilizzare come criterio di risoluzione di alcuni dubbi, ma per la collettività il perdono non è un valore; la società non utilizza il perdono, per valutare i comportamenti, le situazioni e le realtà, utilizza altri strumenti. Il comunista è stato molto laico e ha posto un problema di comportamento della istituzione rispetto a una vicenda che era avvenuta.
Apprezzo il fatto che abbia deciso di non interferire, perché se avesse interferito, comunque avesse interferito, si sarebbe fatto carico di sciogliere il nodo delle perplessità e di prendere posizione rispetto a un problema che rimane. Emerge un fatto molto più ampio: come può una collettività convivere con il posterrorismo? Amici della DC consentitemi di dire che non si vive con il posterrorismo sui valori cristiani del perdono.
Di perdono non si è mai parlato neanche nelle leggi, c'è stata una valutazione giuridica di uso di strumenti rispetto alla tutela delle istituzioni e della società, dei suoi valori. Non si è perdonato qualcuno.
Si è semplicemente detto: posto che la norma penale persegue due obiettivi la sanzione e la prevenzione del reato.
Si è ritenuto che attraverso le leggi sul pentimento si potesse ridurre l'uso della norma penale come sanzione e la si utilizzasse maggiormente come elemento tendente a ridurre la possibilità del ripetersi dell'evento criminoso. Questa è stata una scelta oculata da parte del legislatore delle due lame della forbice che è la sanzione penale, ma sanzione è rimasta e la riduzione della sanzione come lama prevalente rispetto a quella della prevenzione è una scelta di ordine tattico che la società giuridica, civile e politica del nostro Paese ha fatto.
Il perdono è un valore individuale e non di tipo civile. La società non perdona. Anzi, c'è da dire che la storia del nostro Paese è ricca di troppi perdoni. Siamo stati tutti perdonati in un momento della nostra storia: le forze politiche, addirittura i soggetti hanno potuto beneficiare di un grande perdono e mi chiedo se i ritardi della nostra crescita politica culturale non sono anche dovuti alla incapacità della società,di misurami con i processi ad applicare le sanzioni e non ritenere di potere recuperare tutto nell'arco della storia in una concezione cattolica.
I tempi lunghi della storia sono certamente vincenti ma fanno pagare alle generazioni che utilizzano questo strumento dei prezzi molto alti: per esempio, nelle vicende successive alla Resistenza c'è stato o non c'è stato il perdono? Probabilmente sì. La sanzione, seppure criticabile dal punto di vista storico e non accettabile dal punto di vista umano, probabilmente non è stata adeguata. Anche in quell'epoca si è posto il problema di come convivere con il post-fascismo. L'accostamento non è del tutto sproporzionato. Il disegno politico che c'era dietro il terrorismo non era meno pericoloso di quello realizzato dal regime fascista, quello che volevano i terroristi era qualcosa di peggio rispetto a quello che il fascismo ha realizzato in Italia.
La società non può dimenticare, non può perdonare, non tanto perché non attiene alla serie dei valori civili, ma perché su queste cose deve ogni giorno misurarsi con le conseguenze.
Una società non può abbassare la guardia rispetto a un processo che è permanente in qualunque corpo sociale dove esistono sempre delle minoranze che non accettano il sistema democratico. Qualunque democrazia ha al proprio interno minoranze che ritengono che il contare le teste sia un criterio sbagliato. Questo avviene in tutte le società, sia più vicine che più lontane dalle nostre.
Questa perplessità che è diffusa nella pubblica opinione è uno stato di disagio nel quale dobbiamo convivere. Le istituzioni, al di là del comportamento nella specie, devono porsi il problema di come fare riflettere costoro e se anche nella specie il soggetto non è stato destinatario di norme speciali (non è un pentito) attiene però ad un processo politico con il quale conviviamo di cui lui è protagonista. Questo signore capirà bene che oltre a commettere un crimine ha anche tenuto un comportamento politico, quindi è stato un politico. I politici, per loro disgrazia, pagano non solo per quello che hanno fatto, ma per le cose che hanno determinato, quindi devono sapere pagare alcuni prezzi.
Nella specie, questa degnissima persona che ha il diritto di realizzarsi nella vita deve pur capire che lui nel suo complesso deve pagare un prezzo nei confronti della società dal punto di vista politico.
In altri termini, se coloro che nei processi sono pentiti si rendono conto che c'è stato della società un comportamento tendente a garantire la sua continuità, senza mettere in discussione i valori, certamente non modificando il giudizio sur loro comportamenti né sul piano penale né sul piano politico ne su quello umano, allora questo processo viene riassorbito senza traumi per i valori sui quali fondiamo la nostra società, ma se i terroristi pentiti, oltre a essere molto abili nell'uso del mitra fossero anche molto abili nell'esercizio di professioni, diventerebbe difficile coabitare in questa situazione, non perché sia qualche cosa da rifiutare ma perché mentre un patto di non belligeranza con costoro, conche sia dalle due parti interpretato in modo corretto, può essere il modo per uscire elegantemente da questa vicenda e per superare questo stato di perplessità le situazioni che politicamente mettono queste persone in condizione di ostentare il risultato di questo patto strano che, dal punto di vista giuridico e politico è condivisibile, ma che difficilmente è condivisibile dal punto di vista umano (il perdono attiene a chi è stato offeso non alla società), corriamo il rischio che si apra un'altra forbice tra il dolore delle vittime e dei sopravvissuti che hanno sentito il trauma di un comportamento della società la quale non ha rimediato con la sanzione. La parte offesa da un lato istintivamente si aspettava che la società con la sanzione rimediasse al suo dolore e dall'altro constata che non hanno subito la sanzione, per un diritto superiore a quello della parte offesa.
Si è deciso quindi a livello politico e giuridico di sacrificare la parte offesa perché si tutelava un benessere superiore cioè la società e la sua continuità.
Costoro oltre a vivere ogni giorno il dramma di sentirsi in una qualche misura colpevolizzati sono quelli che hanno pagato due volte: per aver perso i loro affetti e per non essere stati risarciti sul piano della sanzione penale. Mentre il destinatario della sanzione penale, non solo non ha subito la sanzione penale, ma non ha subito neanche l'altra sanzione che io politicamente ritengo debbano subire: la presa d'atto di aver commesso un errore di natura politica. L'errore politico è sottolineato dal comportamento di ordine penalmente rilevante.
C'è da augurarsi che le persone portatrici del grande problema della convivenza con la società sappiano trarre dalla loro esperienza la misura e il limite dei loro comportamenti rispetto alla società. In realtà alcune interviste televisive fanno pensare che costoro la lezione non l'abbiano capita. La mia forza politica chiede a costoro, sul piano della sanzione politica, soltanto misura, correttezza e comprensione nei confronti della società che invece nei loro confronti ha tenuto un certo comportamento. Ho però l'impressione che la società nel suo complesso dovrà arrivare al punto di esigerlo perché altrimenti costoro fra qualche anno diventeranno soggetto di un altro problema.... Avevamo veramente sbagliato?



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE MARCHIARO

La invito a rispettare i tempi



MARCHINI Sergio

Dei tempi qui hanno abusato tutti. Prendo atto che ancora una volta la parte liberale è oggetto di applicazione puntuale del Regolamento. Chiedo per quale ragione il Presidente Benzi non presiede queste sedute. Non intendo più tollerare ulteriormente questo comportamento nei confronti della mia parte politica. Stavo sviluppando un concetto nei tempi e nell'approfondimento richiesto dall'intervento di colui che ha risposto all'interrogazione.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE MARCHIARO

Le faccio presente che lei ha superato largamente i tempi consentiti dal regolamento andando ben al di là anche dei termini che per convenzione qui si ritengono accettabili.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente, lei ha consentito che in quest'aula venissero utilizzati dei termini offensivi nei confronti di colleghi senza intervenire. Sono state fatte delle affermazioni da codice penale e lei non è intervenuto. Interviene con il cronometro sull'intervento da parte liberale. Io protesto formalmente e chiedo solidarietà al Consiglio. Mi ritengo condizionato nel mio diritto -dovere di esprimere fino in fondo la valutazione di una parte politica rispetto a un problema che ringrazio l'Assessore di aver portato in termini di tempo e di approfondimento, ben al di là dei tempi del Regolamento e ben al di là del contenuto dell'interrogazione. Questo lei non l'ha capito e questo è da parte mia ragione di grande amarezza.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE MARCHIARO

Lei mi deve spiegare in che cosa consistono i termini offensivi che la Presidenza non avrebbe rilevato.



MARCHINI Sergio

La parte comunista glielo può suggerire. Il termine "amico dei terroristi" è stato usato o non è stato usato? Se è stato usato si doveva il suo intervento perché le cose che qui avvengono devono trovare la loro sanzione e la loro decantazione in questa sede. Non può la Presidenza esimersi dal richiamare i colleghi da taluni comportamenti perché questo richiede ai colleghi di tutelare queste vicende in altra sede, cosa che io rifiuto come metodo.
Poiché questo è un Parlamento, deve avere al proprio interno le proprie occasioni di sanzione, le proprie occasioni di decantazione senza che quello che avviene tra di noi, che non è mai di natura personale, ma di natura politica, debba trovare la propria sanzione e decantazione all'esterno. Il termine: "rinvio alla Magistratura di soluzioni e di controversie politiche" che qui nascono devono trovare qui la loro soluzione. Compito della Presidenza è di far sì che la sanzione al collega che ha tenuto un comportamento, se nella specie c'è stato, deve essere sancito qui. Compito della Presidenza non è solo l'uso più o meno corretto del cronometro, ma è l'uso di ben altre doti che nella specie non mi sembra ci siano state.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE MARCHIARO

Alcune affermazioni del Consigliere Marchini nei confronti della Presidenza sono state particolarmente gravi ed esigono una risposta.
La vicenda di questa interrogazione ha superato largamente i termini previsti dal Regolamento per quanto riguarda i tempi l'Assessore Ferrero aveva chiesto alla Presidenza di quanto tempo poteva disporre. Dovendo rispondere a due interrogazioni e a una interpellanza, gli è stato concesso un tempo che consistesse nella somma di dieci minuti che sono riservati alla Giunta per ogni interrogazione. Non li ha usati interamente I Consiglieri che hanno replicato li hanno superati. Consigliere Marchini sto parlando anche con lei, la prego di tenere un comportamento rispettoso.



MARCHINI Sergio

Lei mi ha interrotto e io ho il diritto di uscire.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE MARCHIARO

Non l'ho interrotta e non l'ho nemmeno richiamata al tempo. Di questo colleghi, per favore prendete atto. La Presidenza non ha interrotto alcun Consigliere, non ha tolto la parola a nessuno. E' stato fatto soltanto un breve richiamo con il campanello. In nessun modo questo richiamo può essere considerato interruzione o censura.
La Presidenza non ha avuto modo di rilevare le espressioni sottolineate dal Consigliere Marchini e non ha ritenuto, anche se aveva il potere di farlo, di richiamare ai termini della discussione i Consiglieri Carazzoni e Cerchio perché la discussione era particolarmente tesa e a tratti anche confusa e ciò per l'ampiezza dei problemi sollevati dalla replica dell'Assessore Ferrero.
L'unico richiamo è stato fatto dunque per il tempo, mentre il Consigliere Marchini ha richiamato il Presidente in modi che paiono assolutamente scorretti.
Se qui c'è stata una lesione e una mancanza di rispetto nei confronti di qualcuno sono state quelle del Consigliere Marchini nei confronti della Presidenza.
Il Presidente Viglione consegna una risposta scritta al Consigliere Biazzi per l'interrogazione n. 1023.


Argomento:

Interpellanza dei Consiglieri Carazzoni e Majorino ed interrogazioni dei Consiglieri Marchini, Gerini, Turbiglio e dei Consiglieri Brizio, Cerchio Villa inerenti il contributo concesso alla manifestazione "Spazio Aperto" nell'ambito del 2° Festival Cinema Giovani

Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE MARCHIARO


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE MARCHIARO

Circa il punto 3) dell'ordine del giorno: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale" comunico che sono in congedo i Consiglieri Chiabrando e Mignone.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE MARCHIARO

Sono stati presentati i seguenti progetti di legge: N. 448: "Modifica alla L.R. 26/7/1984, n. 33. 'Norme per la determinazione dei canoni degli alloggi di edilizia residenziale pubblica ai sensi dell'art. 2, 2, comma della L. 5/8/1978 N. 457, in attuazione della deliberazione CIPE pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 348 del 19/12/1981", presentato dalla Giunta Regionale in data 7 novembre 1984 ed assegnato alla 2° Commissione in data 14 novembre 1984 N. 449: "Modificazione alla legge regionale approvata dal Consiglio Regionale in data 31/10/1984 relativa a: 'Modificazioni alla legge regionale 56/77'", presentato dai Consiglieri Biazzi, Vetrino, Calsolaro Genovese, Montefalchesi e Picco in data 8 novembre 1984 ed assegnato alla 2° Commissione in data 8 novembre 1984 (approvato nella seduta consiliare dell'8 novembre 1984) N. 450: "Istituzione dell'area attrezzata del Castello di Santena" presentato dalla Giunta regionale in data 9 novembre 1984 ed assegnato in sede referente alla 2° Commissione ed in sede consultiva alla 1 Commissione in data 14 novembre 1984 N. 451: "Snellimento delle procedure di cui alla legge 2/2/1974, n. 64 in attuazione della legge 10 dicembre 1981, n. 741", presentato dalla Giunta regionale in data 9 novembre 1984 ed assegnato alla 2° Commissione in data 14 novembre 1984 N. 452: "Partecipazione della Regione Piemonte alla Società Consortile per azioni Consusa (Consorzio per il Trattamento delle merci in Valle di Susa", presentato dalla Giunta regionale in data 9 novembre 1984 ed assegnato alla 1° Commissione in data 14 novembre 1984.


Argomento:

c) Apposizione visto Commissario del Governo


PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE MARCHIARO

Il Commissario del Governo ha apposto il visto: alla legge regionale del 2 ottobre 1984: "Disposizioni finanziarie concernenti autorizzazioni di spesa per l'anno 1984 e 1985 nonchè devoluzione di quote di assegnazioni statali nell'area di intervento agricoltura"


Argomento:

d) Mancata apposizione visto Commissario del Governo


PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE MARCHIARO

Il Commissario del Governo non ha apposto il visto: alla legge regionale del 25 settembre 1984: "Integrazioni e modificazioni alla L.R. 22/4/1980 n. 24 'Istituzione del centro Gianni Oberto' e successive modificazioni ed abrogazione della L.R. 21/2/1983 n.
5" alla legge regionale del 2 ottobre 1984: "Norme per l'esercizio delle funzioni trasferite alla Regione in materia di polizia mineraria nelle cave, torbiere, acque minerali e termali".



PETRINI LUIGI


Argomento: Unita' locali dei servizi sociali ed assistenziali e dei servizi sanitari

Proseguimento esame progetti di legge n. 124 e 433: "Modifica degli ambiti territoriali delle USSL del Comune di Torino e disposizioni per la riorganizzazione dei servizi".


PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE PETRINI

Punto 4) all'ordine del giorno: "Proseguimento esame progetti di legge n. 124 e 433: 'Modifica degli ambiti territoriali delle USSL del Comune di Torino e disposizioni per la riorganizzazione dei servizi"'.
La parola all'Assessore Bajardi.



BAJARDI Sante, Assessore alla sanità

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, la legge per il superamento della Unità Socio Sanitaria 1/23 e la definizione di una nuova zonizzazione è giunta all'esame del Consiglio.
Ai ritardi determinatisi in fase di istruttoria si è aggiunto il lungo iter per l'approvazione delle modifiche alla legge 56.
Di questo non posso che rammaricarmi personalmente e non resta che prenderne atto. Questo ulteriore intervallo di tempo è stato utilizzato per fare qualche verifica a livello nazionale e locale e ne sono emersi gli estremi per proporre al Consiglio alcuni emendamenti di forma e di contenuto. Sono stati consegnati da parte della Giunta nella scorsa seduta e mi auguro siano accolti dal Consiglio.
Alcuni di essi riecheggiano e danno risposte ad alcuni dei problemi sollevati dal dibattito.
Sul dibattito voglio innanzitutto ringraziare il relatore e i Consiglieri intervenuti. Seppure nella giusta stringatezza vi è stato un serio ed ampio confronto a dimostrazione dell'urgenza di assumere importanti decisioni. Ho ricevuto stamane altre proposte di emendamenti. Li valuterò nell'intervallo. Resta il valore di questa presa di coscienza che responsabilizza ulteriormente le forze politiche.
Anche in sede di V Commissione il dibattito è stato proficuo e di esso voglio ringraziarne il Presidente, il Vice Presidente e tutti i Consiglieri membri.
Nel corso del dibattito sono emersi riferimenti generali al Servizio Sanitario Nazionale. Ciò era inevitabile e forse anche utile per richiamare alla nostra attenzione che la situazione di Torino Città investe una problematica molto complessa e di cui si dovrà discutere: investe i grandi centri da ricondurre, come facciamo oggi, in un quadro giuridico certo.
Il richiamo al disegno di legge di iniziativa governativa fatto dal Consigliere Marchini e a numerose altre proposte di legge giacenti in Parlamento, non può, a mio giudizio, portarci alla conclusione di non decidere; la nostra decisione è un fatto doveroso per rendere omogenea la realtà di Torino con il resto della Regione e il resto d'Italia.
Per quanto ci è dato di conoscere la proposta governativa essenzialmente affronta problemi di organizzazione interna alle UU.SS.SS.LL. che in ogni caso dovrebbero essere affrontati non solo per Torino ma per tutto il Servizio Sanitario.
L'eventuale autonomia dei grandi ospedali, pur nell'ambito dell'Unità Sanitaria, è di per sé ampiamente discutibile, e pone problemi di ordine diverso da quello della zonizzazione, oggetto della proposta di legge oggi all'esame.
In ogni caso, la indeterminatezza dei tempi ci induce a decidere oggi anche con prudenza, e di ciò fanno fede alcuni emendamenti proposti dalla Giunta e dai Consiglieri. Dobbiamo decidere. Non decidere sarebbe peggio di qualsiasi aggiornamento che potrà venire domani.
Il collega Marchini nel suo tradizionale modo di porre i problemi, ha parlato di altre cose, ha parlato del ritardo di Novelli e di altri aspetti relativi all'Amministrazione comunale di Torino. Sono problemi che ci interessano, ma sui ritardi degli altri mi limito a ricordare due date: quella della proposta di legge di iniziativa della D.C. 1981 e quella del d.d.l. della Giunta regionale 1982. Mi permetto di rilevare e di richiamare alla attenzione che decidiamo alla fine del 1984. Tutto poteva essere ampiamente risolto prima. Certo, a gennaio dell'84 si è accolta la proposta del Comune di Torino di attendere le conclusioni dei lavori della propria Commissione. E' evidente che al ritardo si sommano problemi di altro genere.
Nel mese di gennaio forse non restava altro da fare e non credo di offendere nessuno se ricordo i miei continui solleciti a procedere in tal senso nel 1983.
Ed anche l'assenza del P.S.N, non mi pare essere un corretto argomento.
La non decisione degli altri non può essere invocata per rinviare ulteriormente le nostre decisioni.
Anzi, la discussione sulla proposta di piano per 1'85-87, sarà una buona occasione per entrare nel merito dei servizi. Non posso ignorare che il d.d.l. della Giunta regionale dell'82, immediatamente successivo alla approvazione della legge di piano regionale socio-sanitario, raccoglieva una indicazione specifica del piano regionale socio-sanitario che invitava alla costituzione di un apposito organismo per presentare precise proposte che furono organizzate giuridicamente in quel disegno di legge in una proposta che formulava una ipotesi di organizzazione di servizi fondata su una zonizzazione in li Unità Socio-Sanitarie Locali.
E' parso ragionevole a causa dei ritardi, scorporare la parte programmatoria di organizzazione dei servizi da quella della zonizzazione.
Mi sono stupito a suo tempo che non sia stato colto il senso politico di aver scorporato questa parte, evitando il pericolo di discuterne pochi giorni prima della proposta di Piano Socio-Sanitario, che avrebbe potuto rappresentare una non corretta connessione. Se si vuole guardare al futuro credo che stiano maturando le condizioni per riflettere nella prospettiva del terzo Piano ('88-'90) affrontando un discorso generale sulla zonizzazione non solo di Torino, ma di tutta la Regione. In discussioni non ufficiali in più di un'occasione più di un collega mi ha posto il problema delle 53 Unità Socio-Sanitarie al di fuori della Città di Torino. Bisognerà sapere riflettere su questa divisione nel rispetto delle procedure previste.
La positiva esperienza di unicità di responsabilità delle Comunità Montane, anche per le UU.SS.SS.LL. potrebbe in proposito farci riflettere sull'attuale zonizzazione delle Comunità montane e, più in generale, non può essere esclusa l'ipotesi di alcuni accorpamenti di alcune delle attuali UU.SS.SS.LL. esistenti, a cui ovviamente non si può non andare che nel rispetto della legislazione regionale e non con soluzioni calate dall'alto.
Infine, per quanti si sono soffermati sui diritti dei cittadini verso il Servizio Sanitario Nazionale, sui problemi della partecipazione dei cittadini e degli operatori del Servizio Sanitario, problemi più che mai di attualità, anche nella città di Torino, e non in contraddizione con una linea di efficienza e di controllo dei costi, ricordo che è giacente in V Commissione un apposito disegno di legge che mi auguro possa rapidamente diventare oggetto di confronto in Consiglio regionale.
Mi pare doveroso soffermarmi in primo luogo sugli emendamenti proposti anche per riprendere alcuni temi ad essi connessi emersi nel dibattito.
Il Consigliere Gastaldi propone una organizzazione in sette unità, la collega Bergoglio a nome della DC ne propone otto. La V Commissione accolse la proposta del Comune di Torino di poter presentare una propria ipotesi ed è quella formulata dalla Commissione comunale, recuperata ed organizzata in forma giuridica dal disegno di legge n. 433 della Giunta.
Ma non posso non ricordare che la proposta della Giunta era di 11 UU.SS.SS.LL.
Pare ragionevole dare credito ad una proposta che ha riscosso un larghissimo consenso nel Consiglio comunale di Torino, anche perchè mi pare buona norma il massimo di responsabilizzazione. Il salto di qualità sta nel scendere da 23 a 10 o da 1 a 10: le cifre contigue, 11 della Giunta, 8 della DC, 7 del PRI sono dal punto di vista della sanità sostanzialmente equivalenti.
Il che permette a questa dimensione un ampio recupero non possibile con l'1 e nemmeno con il 23 di quella triplice funzione di prevenzione, cura e riabilitazione, su cui si è soffermata giustamente la collega Cernetti.
Ma non può essere ignorato l'altro aspetto già richiamato per le Comunità Montane, cioè che è ragionevole considerare anche gli organi del decentramento amministrativo del Comune di Torino. Al di là di alcuni aspetti istituzionali conseguenti alla legge 833 che impongono la costituzione di un apposito Comitato di gestione, che mi auguro possa essere superato, le forze politiche di maggioranza in Regione e al Comune di Torino, congiuntamente e separatamente, hanno più volte sottolineato la necessità di recuperare una coincidenza di dimensione tra le zonizzazioni delle UU.SS.SS.LL. e quelle del decentramento.
E' questo il criterio che ha sottesto la proposta. I colleghi Reburdo e Bergoglio hanno richiesto l'enucleazione di criteri: questo è un criterio preciso consistente nel recuperare una coincidenza di dimensioni inequivocabili, di ampia prospettiva, che guarda con fiducia alla riforma del sistema delle autonomie, alla ipotesi di autorità dell'area metropolitana, quindi a scala più larga del Comune di Torino, e che presuppone anche all'interno della Città di Torino l'esistenza di più Comuni urbani. E' una ipotesi da dibattere, anche nella sede del Comune di Torino a cui la legge 833 affida un ruolo importante. In ogni caso il Comune è il titolare sovrano delle competenze sanitarie e per la organizzazione dei servizi, per tutte le realtà sottomultiple all'interno della città e ciò a maggior ragione quando il passaggio da l a 23 a 10 ci pone nella condizione di cogliere al massimo livello quegli elementi di funzionalità a cui mi sono riferito.
Cosa ben diversa e per le altre UU.SS.SS.LL. fuori della Città di Torino, tutte sovracomunali, dove è indispensabile un livello superiore che sappia superare peculiarità locali, che si possono tradurre anche in localismi. Su questo esistono precise procedure di aggiornamento.
Dovrà essere avviata la procedura di adeguamento anche per i distretti scolastici. E' una logica conseguenza; e rispondo in questo modo ad un quesito del collega Reburdo.
Mi pare inoltre non eludibile una riflessione sul valore e sulla autonomia dei concetti di decentramento e di partecipazione. Al decentramento su 10 circoscrizioni può corrispondere una partecipazione non ridotta a 23 e che può essere ben più articolata e recuperare forse anche parte di quella realtà della fine degli anni 60 e 70 caratterizzata dalla esistenza dei 45 comitati spontanei nella Città di Torino.
Credo si abbia bisogno di un momento dialettico tra decentramento e partecipazione. La mia opinione è che non sono la stessa cosa: sono cose diverse e credo abbia fatto bene a soffermarsi su ciò il collega Barisione.
Non è possibile vincolare con legge regionale la presenza nei comitati di gestione di soli eletti (è il quesito posto dal collega Reburdo). E' un problema politico e in termini politici può essere concretamente risolto in questa direzione. Questo sta alla facoltà del Consiglio Comunale di Torino: ma nei confronti della presenza dei rappresentati delle circoscrizioni, su loro richiesta, nella nostra proposta di legge viene evidenziata una presenza minima al di sotto della quale non si deve andare.
L'assemblea del Comune di Torino deciderà.
Dal punto di vista giuridico generale debbo ricordare che la proposta del Governo, dando personalità giuridica alle UU.SS.SS.LL., fa scattare la incompatibilità per l'appartenenza al Comitato di gestione degli eletti così come avviene nelle aziende municipalizzate. Su questo problema rifletteremo di fronte alla legge nazionale e alla legge di riforma del sistema delle autonomie.
Sono stati sollevati dalla collega Bergoglio problemi di funzionalità del Comitato di Coordinamento e del ruolo della struttura di supporto.
L'emendamento proposto dalla DC su cui ha già riferito la collega Bergoglio va nella direzione, giusta, di evitare confusione di ruoli tra tecnici e politici.
L'emendamento proposto dalla Giunta all'art. 8 considera alcune doverose eccezioni sulla organizzazione dei servizi.
Informo che, accogliendo alcune serie preoccupazioni espresse dal mondo imprenditoriale, ho sostituito l'emendamento all'art. 8 con altro emendamento sul problema dell'ambiente di lavoro, problema che può far sollevare delle eccezioni di non uniformità, introducendo il concetto della gradualità nella costituzione di quella parte di attività che si riferisce al controllo dell'ambiente di lavoro.
Un altro emendamento risultante da una verifica ministeriale introduce il "gettone" rispetto alla "indennità". E' parso ragionevole contenere il gettone per i membri del Comitato di Coordinamento allo stesso livello dei Consiglieri dell'assemblea generale.
Dalla verifica centrale è venuto anche il suggerimento di non confondere ruoli sanitari con quelli socio-assistenziali e di ciò se ne e tenuto conto anche per l'assetto organizzativo dei coordinatori del Comitato e per la relativa copertura della spesa che deve essere attribuita al Fondo socio-assistenziale delle UU.SS.SS.LL.
In ultimo alcune parole sulla deroga al 31/12/1985 per il trasferimento delle funzioni assistenziali nel Comune di Torino e la estensione della deroga a tutte le Unità socio-sanitarie locali in ritardo. Per me (ma le opinioni possono anche essere diverse) non esistono problemi di correttezza legislativa proprio in quanto la estensione della deroga trae lo spunto dalla deroga specifica al Comune di Torino.
Sulla contemporanea presentazione della proposta di legge da parte della Giunta e della DC bisogna dare credito alla buona fede della gente.
In più occasioni ho dichiarato che non ero assolutamente al corrente della presentazione della proposta di legge della DC perché nessuno me l'aveva trasmessa. D'altro canto ci sono mille esempi: a partire dalla antica querelle su chi ha inventato per primo il telefono per cui in cinque paesi del mondo ci sono altrettanti inventori del telefono! Non ho nessun imbarazzo a dire che è un dato oggettivo: non mi interessa la progenitura della proposta di legge, mi interessa che il problema sia risolto perch sarebbe impossibile gestire una eccezione per il Comune di Torino e non riconoscerla ad altri che si trovano nelle stesse condizioni.
Non dobbiamo ignorare che la DC con una proposta di legge generale chiede l'aggiornamento della legge 20 e il Consiglio assumerà nei suoi pieni poteri le proprie determinazioni. Non sta a me in questo momento suggerire nulla. Oggi è lo slittamento di un anno di una data. La riflessione generale sul Piano regionale socio-sanitario 1985-1987, pur non potendo essere considerata uno strumento taumaturgico, potrà fornire elementi di merito per una più corretta impostazione del problema che è quello di fondo della integrazione funzionale fra sanità ed assistenza e che resta l'obiettivo sostanziale da perseguire. Attorno alla convergenza sull'obiettivo sostanziale il Consiglio saprà assumere le conseguenti determinazioni.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE PETRINI

Si chiude la discussione generale.
Possiamo passare all'esame dell'articolato dei progetti di legge nn.
124 e 433.
Chiede la parola il Consigliere Bergoglio. Ne ha facoltà.



BERGOGLIO Emilia

Prima di entrare all'esame degli emendamenti, posto che siamo ad ora tarda e siccome molti degli emendamenti sono stati consegnati questa mattina, chiedo di rinviare alla seduta del pomeriggio l'inizio dell'esame degli articoli.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE PETRINI

La Presidenza è d'accordo. Se non ci sono obiezioni la seduta è rinviata alle ore 15,15.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 12,40)



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