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Dettaglio seduta n.283 del 31/10/84 - Legislatura n. III - Sedute dal 9 giugno 1980 al 11 maggio 1985

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Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARCHIARO


Argomento: Attrezzature sanitarie (presidi di diagnosi e cura delle USSL)

Interpellanza del Consigliere Valeri inerente il sistema XTEL


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Signori Consiglieri, prima di riprendere la discussione sui disegni di legge di modifica alla 56, discutiamo l'interpellanza del Consigliere Valeri inerente il sistema X-TEL.
La parola all'Assessore Bajardi.



BAJARDI Sante, Assessore alla sanità.

La U.S.S.L. di Vercelli ha recentemente acquistato un calcolatore VAX.
Risponde al vero che tale calcolatore non è inseribile nella rete X-TEL della Regione Piemonte. Va detto che l'U.S.S.L. non ha richiesto parere preventivo per l'acquisto alla Regione così come previsto da una direttiva dell'Assessorato del 1982 (Direttiva 383/82/SGSS). Abbiamo richiesto chiarimenti per iscritto alla U.S.S.L. per comprendere tale comportamento.
Risulta al vero che il sistema VAX è particolarmente impiegato nel settore scientifico mentre nel campo gestionale si conoscono limitate applicazioni.
Di conseguenza risponde ancora al vero l'osservazione dell'interrogante che, ove la U.S.S.L. voglia collegare il sistema acquistato alla rete X-TEL incontrerebbe costi aggiuntivi.
Va però detto che la rete X-TEL è una rete di comunicazione di posta elettronica e comunicazione dati e che di conseguenza gli eventuali costi aggiuntivi riguardano solo la comunicazione dei dati. Non risulta all'Assessorato che ci siano altri casi in Piemonte analoghi alla situazione di Vercelli, con la sola eccezione di Acqui Terme dove però sono in corso i dovuti accertamenti tecnici; questa U.S.S.L., ha, infatti correttamente informato l'Assessorato regionale alla sanità.
Ovviamente esistono situazioni di non collegabilità alla rete X-TEL in altre UU.SS.SS.LL., ma è dovuto ad acquisti di macchine precedenti alla nascita ed all'avvio del progetto X-TEL.
Per formare un quadro aggiornato di tutte le iniziative in corso nelle UU.SS.SS.LL. occorre attendere la conclusione di una indagine che l'Assessorato ha contribuito a svolgere per conto del Ministero della sanità Ufficio centrale di programmazione sanitaria.
Per quanto riguarda il ruolo della Regione va specificato che l'Assessorato ha sempre cercato di indicare le linee guida degli interventi da effettuare (soprattutto attraverso XTEL) ed ha da tempo assunto i provvedimenti idonei ad affermare un ruolo regionale di autorizzazione degli acquisti delle UU.SS.SS.LL., con la citata Direttiva, sia pure per gli acquisti superiori a L. 50 milioni. Per gli acquisti inferiori (nel nostro caso personal computers) le indicazioni regionali (e gli "indirizzi" di questo particolare mercato) sono sempre stati sufficienti.
Va detto, inoltre, che l'Assessorato guarda con particolare perplessità l'acquisto di grossi calcolatori. Un grosso calcolatore infatti richiede la costituzione di un vero e proprio C.E.D.) (Centro Elaborazione Dati) all'interno del quale decisiva è la possibilità di reperire il personale qualificato adatto. In carenza di tale personale i costi lievitano ulteriormente poiché occorre affidarsi a software house, ecc..
E' comunque intendimento dell'Assessorato, riproporre, su questo argomento, la Direttiva del 1982 aggiornata.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Valeri.



VALERI Gilberto

Non ho nulla da aggiungere. Ringrazio l'Assessore per la risposta che condivido.


Argomento: Urbanistica (piani territoriali, piani di recupero, centri storici

Proseguimento esame p.d.l. nn. 91, 125, 185, 192, 214, 244, 249 e 337: "Modifiche ed integrazioni alla L.R. 56/77 e successive modificazioni"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame delle modifiche alla L. 56.
Articolo 91 bis L.R. 56/77 Vengono presentati i seguenti emendamenti: dai Consiglieri Bontempi Genovese ed altri: "Art. 91 bis - Commissione regionale per la tutela e valorizzazione dei beni ambientali.
E' istituita la Commissione regionale per i beni ambientali la quale è investita della competenza e delle attribuzioni delle Commissioni provinciali di cui all'art. 2 della Legge 29 giugno 1939 n. 1497 modificato dall'art. 3 del DPR 3 dicembre 1975 n. 805.
La Commissione inoltre svolge attività di consulenza a favore del Consiglio e della Giunta regionale, nonché dei Comitati comprensoriali, in materia di beni ambientali. Essa fornisce pure indirizzi alle sezioni comprensoriali di cui al successivo IX comma promuovendone il coordinamento e l'armonizzazione dei criteri operativi.
La Commissione è costituita con decreto del Presidente della Giunta regionale, dura in carica tre anni ed ha sede nel capoluogo della Regione.
I componenti sono rieleggibili.
La Commissione regionale per i beni ambientali è composta da: a) l'Assessore regionale competente per delega nella materia, con funzioni di Presidente b) il Presidente del CUR o suo delegato c) tre esperti nella materia di competenza nominati dal Consiglio regionale di comprovata specifica esperienza scientifica e professionale d) il responsabile del Servizio regionale competente in materia di Legge 1497/39 e) tre funzionari regionali, designati dalla Giunta regionale tenendo conto della specifica competenza f) il Soprintendente per i beni ambientali ed architettonici del Piemonte g) il Soprintendente archeologico del Piemonte.
Quali membri aggregati, aventi voto limitatamente agli oggetti che ne determinano la convocazione, alle riunioni della Commissione sono invitati di volta in volta il responsabile regionale del Corpo delle miniere, il Magistrato del Po e il responsabile regionale del Corpo forestale dello Stato o loro delegati. Devono inoltre essere convocati, ad esprimere un parere consultivo, i Sindaci dei Comuni nel cui territorio si trovano i beni ambientali dei quali si discute.
La partecipazione dei rappresentanti delle Amministrazioni statali è subordinata al consenso e alla designazione degli stessi.
Il Presidente può far intervenire di volta in volta alle riunioni senza diritto di voto, studiosi e tecnici, esperti in specifici problemi nonché rappresentanti designati da associazioni e sodalizi culturali.
Le riunioni della Commissione sono valide con la presenza della maggioranza assoluta dei componenti con diritto di voto; le deliberazioni sono valide quando sono adottate con voto favorevole della maggioranza assoluta dei presenti.
Sono sezioni decentrate della Commissione regionale le Sezioni comprensoriali per la tutela dei beni culturali e ambientali costituite presso ogni Comprensorio.
La sezione comprensoriale promuove un censimento dei beni ambientali e culturali nel territorio di sua competenza; propone la istituzione di vincoli e forme diverse di tutela su specifici beni o parti del territorio svolge attività consultiva a favore del Comprensorio in materia di tutela e valorizzazione dei beni culturali ed ambientali; ad essa può essere, dalla Commissione regionale, attribuita la formulazione dei pareri previsti agli artt. 40, 41 bis, 49 della presente legge, sulla base degli indirizzi e dei compiti forniti ai sensi del secondo comma del presente articolo.
La Sezione comprensoriale dura in carica tre anni.
Essa è composta da: a) il Presidente del Comitato comprensoriale, o da un suo delegato, con funzioni di Presidente b) quattro esperti eletti dal Consiglio regionale, due dei quali di norma scelti in terne proposte dalle associazioni culturali maggiormente attive nel territorio del Comprensorio. La qualifica di esperto nella materia deve essere comprovata da specifica esperienza scientifica e professionale.
Per lo svolgimento dell'attività delle Sezioni Comprensoriali valgono le norme di cui ai precedenti quinto, sesto, Settimo ed ottavo comma.
Alle spese di funzionamento della Commissione regionale e delle sezioni comprensoriali si provvede a norma della legge regionale n. 33/76".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è approvato all'unanimità dei 35 Consiglieri presenti in aula.
Dai Consiglieri Marchini, Gerini e Turbiglio: emendamento aggiuntivo: tra l'art. 62 e l'art. 63 del D.D.L., inserire l'art. 62 bis che recita: "In coda all'art. 91 bis è aggiunto il comma seguente: In attuazione dei poteri trasferiti ai sensi dell'ari. 82 del DPR 24 luglio 1977, N. 616, l'approvazione dei progetti di intervento relativi ad immobili compresi negli elenchi di cui alla legge 29 giugno 1939, n. 1497 avviene con deliberazione della Giunta regionale' ".
Chi è favorevole e pregato di alzare la mano.
L'emendamento è respinto all'unanimità dei 35 Consiglieri.
Pongo in votazione l'art. l bis nel testo come sopra emendato.
(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 35 hanno risposto SI 35 Consiglieri E' approvato.
Articolo 91 quinquies - L.R. 56/77 Vengono presentati i seguenti emenda menti dai Consiglieri Chiabrando Picco e Genovese: all'art.85 della L.R. 56/77, primo è aggiunto il seguente nuovo secondo comma "Sono in ogni caso consentiti gli interventi necessari per l'attuazione delle norme di cui alla legge 64/74".
All'art. 91 quater della legge regionale n. 56 del 5.12.1977 modificata con L.R. del 20.5.1980, è aggiunto il seguente nuovo articolo 91 quinquies: "Nell'ambito territoriale dei Comuni classificati in zona sismica con D.I. n. 82 del 4.2.1982, gli interventi di restauro, di risanamento conservativo e di ristrutturazione edilizia di cui all'articolo 13, lettere c) e d), sono comunque consentiti in funzione della realizzazione delle opere strutturali e di consolidamento necessarie all'adeguamento degli edifici ai sensi della legge 64 del 2.2.1974 e delle prescrizioni tecniche contenute nel D.M. 3.3.1975.
Le norme della legge 64/74 e le relative prescrizioni tecniche prevalgono sulle disposizioni degli strumenti urbanistici generali e dei regolamenti edilizi approvati prima dell'entrata in vigore della presente legge.
Per gli insediamenti e gli edifici rurali o civili individuati ai sensi dell'art. 24, primo comma, della presente legge, gli interventi di cui al primo comma del presente articolo, sono concessi dal Sindaco su conforme parere della Commissione comprensoriale per la tutela dei beni culturali e ambientali, formata ai sensi dell'art. 91 bis della presente legge.
I Comuni inseriti nella zona sismica con D.I. n. 82 del 4.2.1982, non ancora dotati di piano regolatore ai sensi della L.R. 56/77 possono individuare gli insediamenti e gli edifici di cui al comma precedente, con deliberazione consiliare.
In mancanza dell'individuazione di cui ai commi precedenti, le concessioni edilizie per il restauro ed il risanamento conservativo in funzione dell'adeguamento statico di cui alla citata legge n. 64 del 2.2.1974 e del D.M. 3.3.1975, se in contrasto con le prescrizioni degli strumenti urbanistici vigenti, sono ammesse previo parere favorevole della Commissione comprensoriale formata ai sensi dell'art. 91 bis della presente legge".
La parola al Consigliere Picco.



PICCO Giovanni

Questo richiamo potrebbe risultare anche superfluo, però, alla luce di una serie di preoccupazioni che si hanno sull'applicabilità immediata rispetto a determinate situazioni (PPA, ecc.) riveste per noi una certa importanza.
Vogliamo sentire la maggioranza che cosa dice su questo argomento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Biazzi.



BIAZZI Guido

Per quanto riguarda le esigenze di intervento immediato, di adeguamento alle norme della legge 64 del '74 abbiamo già dato una risposta positiva con l'emendamento all'art. 85. Abbiamo invece forti dubbi per quanto riguarda la restante normativa. Data la delicatezza della materia sarebbe più opportuno rinviarla a un complesso organico di norme che recuperi le esigenze poste in quest'emendamento e le collochi opportunamente all'interno del nostro ordinamento. Pertanto, non accettiamo la seconda parte dell'emendamento.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Vicepresidente Rivalta. Ne ha facoltà.



RIVALTA Luigi, Vicepresidente della Giunta regionale

La norma inserita all'art. 85 che consente di intervenire per le opere di ristrutturazione là dove non esiste il piano regolatore, è una norma che assume un valore di carattere generale, per cui la seconda parte degli emendamenti mi sembra pleonastica per che i piani regolatori delle zone sismiche stanno facendo quelle operazioni, d'altra parte non sarebbero approvabili dal CUR se non introducono per le zone sismiche, sulla base del Decreto Ministeriale, norme specifiche. Per quanto riguarda la materia relativa all'art. 24, ritengo che non sia qui acquisibile questo discorso tanto più che la legge sismica n. 64 del '74, dopo aver fissato norme tecniche di comportamento, introduce (art. 16) una normativa per le situazioni in cui sono presenti edifici di carattere monumentale o comunque storico, artistico, archeologico per le quali valgono le normative vigenti e riguardanti gli aspetti storici, ambientali e archeologici.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Genovese. Ne ha facoltà.



GENOVESE Piero Arturo

Conserviamo qualche perplessità tuttavia ritiriamo l'emendamento. Ci riserviamo, qualora si presentassero dei problemi, di risollevare il problema e di chiedere che questa materia venga disciplinata con una legge autonoma.



PRESIDENTE

Tale emendamento è pertanto ritirato.
Emendamento presentato dai Consiglieri Biazzi, Calsolaro e Mignone: emendamento aggiuntivo: all'art. 91 quinquies della L.R. 56/77, così come modificata dalla L.R.
17/82, primo comma, sono soppresse le parole: "Fino al 31 dicembre 1984".
All'ultimo comma sono soppresse le parole: "Fino al 31 dicembre 1984".
Al primo comma, dopo le parole "legge 25 marzo 1982, n. 94" aggiungere: "e nei limiti temporali ivi prescritti".
Idem all'ultimo comma.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è approvato all'unanimità dei 35 Consiglieri presenti.
Pongo in votazione l'art. 91 quinquies nel testo come sopra emendato.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 38 hanno risposto SI 36 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri E' approvato.
Articolo 63 D.D.L. 337 Tale articolo viene posto ai voti per appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 27 Consiglieri si sono astenuti 13 Consiglieri E' approvato.
Articolo 64 D.D.L. 337 I Consiglieri Montefalchesi e Reburdo presentano il seguente emendamento: l'art. 64 D.D.L. è soppresso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 40 Consiglieri presenti.
Articolo 91 septies L.R. 56/77 Viene presentato un emendamento dai Consiglieri Biazzi, Calsolaro Moretti ed altri: è aggiunto al testo della L.R. 56/77 un nuovo articolo 91 septies che recita: "Art. 91 septies - Installazioni di impianti ed antenne per teleradiocomunicazioni. L'installazione o la modifica di impianti per le teleradiocomunicazioni è subordinata alla autorizzazione del Presidente della Giunta regionale, sentiti i competenti organi regionali, nel rispetto delle competenze statali nella materia, ed alla concessione edilizia di cui all'art. 48 nel caso in cui si prevedano opere eccedenti quelle necessarie per la semplice installazione delle attrezzature tecniche costituenti l'impianto.
Con l'autorizzazione il Presidente della Giunta regionale fissa una congrua fascia di rispetto ai fini della tutela sanitaria ed ambientale oltre che il periodo di validità dell'autorizzazione stessa.
I titolari di impianti esistenti prima della data di entrata in vigore della presente legge dovranno richiedere entro 120 giorni dall'entrata in vigore della stessa, l'autorizzazione e la concessione, ove necessaria secondo le modalità di cui ai precedenti commi".
La parola al Consigliere Reburdo.



REBURDO Giuseppe

La maggioranza aveva concordato questa proposta. Non si può parlare di antenne, ma di pali e di tralicci che portano più antenne; queste antenne per essere funzionali hanno bisogno di un impianto operativo a terra composto da una serie di strutture, trasmettitore, lineari di potenza che richiedono un ricovero che generalmente è fatto in grotte o in scavi sotterranei; in altre situazioni sono dei prefabbricati.
Ho proposto questi aggiustamenti successivi proprio perché il problema è più complesso di quanto poteva.
Il comma aggiuntivo dovrebbe consentire di regolarizzare le vertenze in atto, per esempio, la vertenza con il Comune di Pecetto.



BIAZZI Guido

L'emendamento è frutto di un accordo intervenuto fra tutte le forze politiche.



PRESIDENTE

Quindi si può considerare integrato nell'emendamento della maggioranza.La parola al Consigliere Cerchio.



CERCHIO Giuseppe

Anche il Gruppo democristiano ha presentato un emendamento sostitutivo in ordine alla vicenda delle emittenti private.
L'ultima edizione proposta, anche se non entra nel merito di quanto noi abbiamo scritto in un emendamento sostitutivo, può essere accettata.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino. Ne ha facoltà.



MAJORINO Gaetano

Ieri, quando stavamo per esaminare le norme relative alle sanzioni della legge 56, unanimi abbiamo deciso di accantonarle con il ritiro delle proposte degli emendamenti, ai fini di non emanare delle norme che possano essere in contrasto con la prossima normativa statale che presumibilmente disciplinerà nei principi e nel dettaglio le sanzioni amministrative in materia urbanistica.
Fatta questa premessa, intendo ricordare che la materia dell'installazione delle antenne verrà quanto prima normata da una legge statale.
Quindi anche questa materia riterrei opportuno non normarla in questa sede in quanto si corre il rischio di emanare una norma in contrasto con la normativa nazionale, non tanto con quella vigente ma con quella che prossimamente verrà disciplinata dal Parlamento. Mi pare che la medesima ragione di prudenza che ieri ci ha suggerito di accantonare l'esame delle sanzioni nella materia urbanistica dovrebbe suggerire di accantonare la disciplina di questa norma.
Se la maggioranza del Consiglio invece deciderà di esaminarla, da parte nostra ci sarà voto di astensione.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare ancora il Consigliere Reburdo.



REBURDO Giuseppe

Per rispondere all'osservazione del Consigliere Majorino sottolineo che nell'articolo proposto c'è il riferimento: "nel rispetto delle competenze statali".



PRESIDENTE

Pongo in votazione tale emendamento.
Chi e favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è approvato con 39 voti favorevoli e 1 astensione.
Il Consigliere Cerchio presenta il seguente emendamento: "Articolo 63 bis - Concessioni per l'installazione di impianti ed antenne per teleradiocomunicazioni.
L'installazione di impianti ed antenne per teleradiocomunicazioni è soggetta a concessione fatti salvi i diritti di terzi nonché il rispetto delle normative nazionali ed internazionali riguardanti il settore specifico.
L'installazione degli impianti di cui al precedente comma è consentita su tutto il territorio, ad esclusione di aree espressamente individuate dai piani regolatori o da norme di legge.
E' prescritta una zona di rispetto che dovrà essere asservita alle proprietà degli impianti; all'interno di tale area non saranno in nessun caso ammessi insediamenti umani. La configurazione della zona è fissata dallo strumento urbanistico e/o dall'atto di concessione, nel rispetto delle norme e dei criteri generali che dovranno essere richiesti dai Comuni al laboratorio sanità pubblica dell'USSL 40, competente in materia di inquinamento da radiazioni non ionizzanti.
La concessione è subordinata al parere favorevole dello stesso laboratorio sanità pubblica dell'USSL 40 da richiedersi a cura del titolare dell'impianto che sostituisce il parere dell'USSL competente per territorio; nella richiesta del parere dovranno essere indicate le caratteristiche principali dell'impianto, con particolare riguardo alle potenze di emissione.
Ogni modifica alle caratteristiche degli impianti è subordinata a nuova concessione o a variante, con le stesse modalità sopra indicate".
Tale emendamento è ritirato dal proponente.
Viene altresì ritirato dal Consiglierete Reburdo il seguente emendamento: dopo l'art. 91 septies di modifica della legge regionale 5.12.1977 n.
56, e successive modificazioni è aggiunto il seguente: "Articolo - Norme transitorie per il rilascio di concessioni per l'installazione di impianti di antenne per teleradiocomunicazioni e di radar.
I titolari di impianti esistenti al 30 settembre 1984 dovranno richiedere, entro 120 giorni dall'entrata in vigore della presente legge la concessione con le modalità di cui all'art. 55 bis della presente legge".
Abbiamo concluso questo travagliato iter legislativo. Prima di procedere alle dichiarazioni di voto e alla votazione finale dell'intero progetto di legge, chiede la parola il Consigliere Genovese. Ne ha facoltà.



GENOVESE Piero Arturo

Nelle discussioni che abbiamo avuto a lato del Consiglio regionale, era stato presentato come articolo aggiuntivo da parte della maggioranza un emendamento all'art. 90 della Legge 56, che mi si dice sia già stato approvato nella confusione che regna in aula.
L'articolo aggiuntivo recitava: "gli strumenti urbanistici generali ed esecutivi adottati a norma della L.R. 56/77 e successive modifiche sono approvati a norma della presente legge".
Se è stato votato, prima della chiusura dell'articolato ci sono delle precisazioni da fare, eventualmente attraverso un nuovo articolo, per quanto attiene gli strumenti urbanistici generali in corso di formazione e di approvazione.



PRESIDENTE

Votiamo ora le seguenti disposizioni finali: Art. 1 "Gli strumenti urbanistici generali ed esecutivi adottati a norma della legge regionale 56/1977 e successive modificazioni e integrazioni prima dell'entrata in vigore della presente legge sono approvati secondo le procedure della presente legge".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 42 hanno risposto SI 42 Consiglieri E' approvato.
Art. 2 "Gli strumenti urbanistici generali ed esecutivi in corso di formazione alla data di entrata in vigore della presente legge sono adottati ed approvati secondo i disposti della presente legge".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 43 hanno risposto SI 42 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere E' approvato.
Art. 3 "Il Comitato Urbanistico Regionale è rinnovato nella sua composizione entro 60 giorni dall'entrata in vigore della presente legge".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 40 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere E' approvato.
Ha chiesto di parlare il Consigliere Biazzi. Ne ha facoltà.



BIAZZI Guido

Potrebbero sorgere dei dubbi sulla collocazione degli articoli che abbiamo appena approvato sotto il titolo di "Disposizioni finali".
Questa parte del d.d.l., a mio parere, dovrebbe essere l'unica parte della legge ad avere vita autonoma, nel senso che non dovrebbe far parte del testo coordinato della legge 56, in analogia del resto a quanto abbiamo già fatto nel 1982 con la legge 17, che emendava la legge 56 e ha avuto vita autonoma per alcuni articoli.



PRESIDENTE

Prima della votazione finale rimangono due adempimenti, le dichiarazioni di voto e le modifiche di coordinamento che sono previste all'art. 81 del regolamento, che verranno votati dopo le dichiarazioni di voto e prima della votazione finale.
Ha chiesto di parlare il Consigliere Gastaldi per dichiarazione di voto.



GASTALDI Enrico

Signor Presidente, signori Consiglieri, è difficile giudicare una legge, soprattutto una legge così complessa, come quella in materia urbanistica, perché il giudizio implica la conoscenza ed il supporto interdisciplinare di tante specializzazioni quanti sono i temi che ricadono direttamente od indirettamente nelle sfere della legge (giuridiche tecniche, sociali, di territorio, ecc.).
A me pare che un giudizio sereno ed obiettivo sulle modifiche della 56 debba basarsi sul perché dell'impatto in parte negativo che la 56 ha avuto sulla realtà e sulla valutazione delle correzioni proposte.
Schematizzando, la legge 56 da una parte: l) impegnava la Regione indirettamente ad un piano di sviluppo e direttamente i comprensori ad un piano territoriale ed i Comuni ad un piano regolatore generale 2) dava indicazioni e traccia per la compilazione dei diversi piani territoriali e comunali 3) prometteva aiuti e sostegni tecnici, economici e giuridici per la compilazione dei piani e per l'applicazione della legge 4) ne fissava i tempi minacciando il potere sostitutivo.
Dall'altra parte: 1) si riservava il giudizio sui piani attraverso il CUR e ne fissava i tempi 2) dava ai PRG approvati valore di legge per i cittadini e facilitava gli amministratori locali nella loro applicazione con la previsione di penalità piuttosto gravi per gli inadempienti. Era una legge molto complessa ed anche molto coraggiosa (il collega Bianchi, nel 1978, la definiva di peso parlamentare) perché, pur non discostandosi dalle leggi e dalle norme nazionali esistenti in materia, proponeva ed assumeva disegni nuovi anche in assenza di una legge quadro nazionale. Noi avevamo dato voto di astensione perché, a nostro modo di vedere, era troppo teorica e basata su schemi troppo rigidi e vincolistici e quindi di difficile applicabilità ed operatività, soprattutto perché la pianificazione, pur condivisa proposta dalla 56, veniva a scontrarsi con una struttura Comune Comprensorio e Regione, che in quei tempi non era preparata ad affrontare il sistema di pianificazione imposto e le sue norme troppo complesse e macchinose e perché conteneva alcune incongruenze (diversa durata dei piani di sviluppo regionali e dei piani territoriali senza il collegamento dei relativi piani di attuazione).
Il Piano di sviluppo proponeva poi di intervenire e modificare quelle tendenze passate che invece la legge indicava come base per la formazione dei piani regolatori e per altre manchevolezze di natura pratica).
Nell'impatto con la realtà, dico questo senza intenzione di polemica si è verificato che la Regione si è resa assente negli impegni che si era prefissi con la legge, condizionando a catena i comportamenti dei comprensori e dei Comuni. Ed in particolare sono stati disattesi i ritmi di lavoro e di scadenze; vi è stata se non riluttanza, certo scarsa accoglienza nell'imporre i termini ordinativi, provocando la non entrata a regime della formazione sia dei piani territoriali, sia di quelli regolatori generali comunali.
La Regione poi si è resa, se non assente o restia, almeno non pronta a dare quell'aiuto tecnico e giuridico alle amministrazioni locali per l'applicazione della legge, obbligandole a consulenze private (non sempre esatte) ed a determinazioni quindi che talora vengono bocciate da sentenze del TAR. generando nei Comuni, difficoltà a catena, incertezza e paura di intervenire sulle inadempienze e favorendo cosi indirettamente gli abusivismi. L'impatto con la realtà ha poi dimostrato le altre manchevolezze della legge sul piano pratico, che ne hanno condizionato l'attuazione col risultato di lasciare ulteriormente deteriorata una situazione edilizia sia occupazionale che edificatoria che era già grave nel 1978. Era tempo quindi di proporre modifiche: era necessario ormai che chi ha l'autorità di proporle, come ben dice il collega Majorino nella sua precisa e puntuale relazione di minoranza, con umiltà in senso legislativo facesse: 1) l'analisi dei motivi della non tempestiva presenza della Regione negli impegni, sia propri, sia nei rapporti degli enti locali 2) l'analisi e la elencazione dei difetti della legge (desumibili dai documenti che si sono sviluppati nei sette anni di applicazione della 56: dibattiti, scritti e pubblicazioni scientifiche, conclusioni ed osservazioni dei tecnici ed anche sentenze del TAR) e, in base a queste analisi, proporre le necessarie correzioni.
Le modifiche attuali invece sembrano: 1) Eludere il problema della assenza della Regione (attraverso, ad esempio, la proposta di un piano operativo di nuova concezione e presentato come un qualcosa di facile e rapida attuazione sembra si vogliano accusare di lentezza gli enti locali).
2) E non sembrano, seppur vaste, né complete né sufficienti le modifiche perché carenti dell'analisi dei documenti di base che evidenziano i difetti della legge (è istruttiva la vicenda dell'emendamento Majorino sulle necessità di pubblicazione all'albo pretorio della notizia dell'avvenuta approvazione del PRG). Tutto ciò e lo stesso lungo ed anomalo iter della legge in Commissione e in Consiglio, di conseguenza lascia il sospetto che dopo tanto tempo e dopo tante discussioni sull'imponente numero di emendamenti, che hanno evidenziato divergenze non sanate in Commissione e non risolte in Consiglio, si siano fatte modifiche insufficienti a rispondere a tutte le necessita dell'urbanistica che lasceranno ancora gli enti locali nella incertezza, nella indecisione e nella paura di applicare la legge. Con tutto ciò non voglio dire che nelle modifiche proposte non vi sia nessun elemento positivo: ad esempio un certo snellimento è stato apportato in diversi momenti pianificatori (le varianti, i PPA, ad esempio, ancora l'art. 21 risolverà certamente molte difficoltà che il 25 della 56 non risolveva, ad esempio, il certificato urbanistico potrà fornire agli interessati le informazioni indispensabili circa l'ammissibilità e la portata delle realizzazioni edilizie desiderate ad esempio ancora la soppressione dell'articolo che prevedeva la salvaguardia attiva ed altri). Restano però punti oscuri dei quali già aveva parlato la collega Vetrino. Il più importante è quello che riguarda il PTO. Tale piano, anche se notevolmente corretto relativamente alla prima proposta, non garantisce ancora l'autonomia comunale nell'attività pianificatoria della quale è il legittimo depositario e che ne costituisce una intoccabile prerogativa e sulla quale solo la legge dello Stato potrebbe intervenire, e centralizza la pianificazione contrastando il decentramento già tanto propagandato.La semplice audizione dei Comuni, vuoi per il timore reverenziale dei Comuni verso la Regione, come ricordava la collega Vetrino, vuoi per altri motivi esterni ai Comuni, di fatto non potrà influire sull'adozione o non adozione di un PTO. Gli standards urbanistici poi non dovrebbero essere quantificati in modo uniforme per tutto il territorio: diverse sono le realtà e le esigenze nei vari Comuni diversi anche di conseguenza i valori degli standards. Gli standards dovrebbero avere carattere più qualitativo che quantitativo e dovrebbero essere legati, per la qualità, alla diversa abitudine e richieste ed usi dei singoli Comuni, che sono ben diversi a seconda che si tratti di grossi o piccoli Comuni, di Comuni con richiami turistici, di montagna, ecc. Non è sufficiente quindi, secondo noi, l'emendamento approvato a proposito dell'articolo relativo agli standards.
Permane poi una certa macchinosità nelle procedure: non è stata ad esempio abolita la doppia verifica dei PRG in sede comprensoriale, che quasi mai è o funziona come un vero organo di decentramento, e in sede centrale e regionale. Non evitando di fatto quello che avviene di solito che il giudizio del Comprensorio è una fotocopia del ragionamento del tecnico che ha preparato il PRG, e per cui il più delle volte il giudizio comprensoriale sui PRG diventa inutile. Non sempre vi è poi la garanzia che tutte le scelte che interessano il territorio siano sempre la conseguenza di analisi scientifiche e politiche e non il frutto di "genialità" o di "invenzioni" più o meno casuali, non solo, ma che esse siano correlate con altre leggi o documenti già approvati, che, in pratica, potrebbero impedirne la realizzazione (mi riferisco ad esempio al SITO, al Campo volo ed altri). Per quanto poi riguarda il titolo IX dobbiamo notare che gli emendamenti proposti dall'Assessore sono di minima entità e non incideranno sulla diversità di funzionamento degli organi previsti dalla 56. A noi preme far notare che non è tanto la composizione di questi organi che ci interessa (al limite non solo l'aumento numerico, ma la stessa presenza della minoranza sarebbe da noi richiesto). Per questo ci siamo astenuti nella votazione dei singoli articoli del titolo IX. A noi preme, e già l'aveva fatto notare la collega Vetrino, che tutto questo capitolo funzioni in modo che i piani che vengono approvati abbiano le garanzie di essere il frutto di analisi tecniche e scelte politiche e che non vi siano spazi a concessioni o approvazioni basate su fattori diversi da quelli tecnici o politici. In conclusione il giudizio di astensione, che nel 1978 la nostra parte aveva dato sulla 56, non potrà essere mantenuto.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Montefalchesi. Ne ha facoltà.



MONTEFALCHESI Corrado

Dopo due mesi di discussione e dieci o undici riunioni del Consiglio regionale, questa materia è stata affrontata approfonditamente e appassionatamente articolo per articolo, quindi l'imperativo è di essere brevi nelle dichiarazioni di voto.
Questi due mesi faticosi hanno esaltato il ruolo di questa assemblea legislativa.
Scorrendo il testo delle modifiche che stiamo per varare non si può non rilevare che la legge che esce dal Consiglio regionale è profondamente diversa dalla legge che era stata licenziata dalla Commissione, rispetto alla quale eravamo contrari.
La legge che ci apprestiamo a votare è profondamente modificata su due aspetti fondamentali, sui quali si è incentrato il nostro dissenso in Commissione, sul P.T.O. e sull'approvazione dei piani regolatori in regime di silenzio-assenso, due aspetti che escono profondamente modificati in senso positivo. Non siamo cosi presuntuosi da ritenere che a questo risultato si sia giunti solo per merito della battaglia da noi condotta all'interno ed all'esterno di quest'aula coinvolgendo la comunità, certo che a questo risultato siamo pervenuti per la fondatezza e la serietà delle ragioni che abbiamo sollevato, per la corrispondenza alla realtà delle argomentazioni che abbiamo portato.
A questo risultato si è pervenuti anche con il contributo importante e fondamentale dato dal collega Astengo. Credo che l'intervento di rottura fatto da Astengo sia stata una scossa per tutti e la premessa per arrivare ad una legge che non rompesse drammaticamente con l'ispirazione culturale della legge 56.
Il P.T.O., cosi come era formulato, era uno strumento che prevaricava i piani territoriali e vanificava la pianificazione territoriale sostituendo ad essa una pianificazione per progetti slegata da qualsiasi quadro di riferimento complessivo e sottoposta alle pressioni ed ai condizionamenti di vari e diffusi interessi nella società non sempre in assonanza con l'interesse collettivo.
L'altro aspetto che sottolineammo quale elemento di fondo da modificare era l'eliminazione del silenzio-assenso che ritenevamo una grave e pericolosa scorciatoia nell'affrontare i ritardi di approvazione degli strumenti urbanistici. Concluso l'esame degli articoli, possiamo dire con soddisfazione che su questi due nodi fondamentali abbiamo raggiunto in gran parte l'obiettivo che ci eravamo prefissi: il P.T.O. è stato, ricondotto ad uno strumento, attuativo delle previsioni del piano territoriale, il quale mantiene il suo carattere di quadro di riferimento complessivo per gli interventi sul territorio, più chiaro e più trasparente è il metodo di individuazione di ulteriori aree oltre a quelle individuate nel piano territoriale sulle quali poter formare il P.T.O.
Rilievo politico assume il metodo di formazione e di approvazione del P.T.O.
Il P.T.O. è formato dalla Giunta regionale, non è più uno strumento in mano ai privati. Questi mantengono solo il diritto di proposta.
L'altro elemento importante è la cancellazione del silenzio-assenso nell'approvazione dei piani regolatori generali. Un aspetto rimane irrisolto: come agire sulla macchina regionale, Assessorato e CUR., per adeguarla alle esigenze di una maggiore velocizzazione nell'esame degli strumenti urbanistici? Il nodo della struttura e della macchina regionale che noi riteniamo fondamentale per accorciare i tempi di approvazione degli strumenti urbanistici rimane irrisolto E' comprensibile la tesi degli Assessori competenti che ritengono di non dover stravolgere, in questa fase di fine legislatura, la struttura dell'Assessorato e del CUR perchè si rischierebbe alla fine della legislatura di mettere in difficoltà il lavoro avviato. E' anche necessario ed opportuno assumere l'impegno politico di affrontare al più presto questo nodo. Questo nodo rimane irrisolto anche perché è necessario evitare il pericolo che, di fronte al perdurare di eventuali ritardi nell'approvazione degli strumenti urbanistici, questo induca ad atteggiamenti irresponsabili ed immotivati, tendenti a scaricare sulla struttura funzionariale colpe e responsabilità di altri. Abbiamo condotto una battaglia per certi aspetti difensiva tendente ad evitare lo smantellamento e il ribaltamento dell'ispirazione di fondo della legge 56 od evitare una aggressione e una incontrollata gestione del territorio.
Riteniamo che ci siano le condizioni per mutare il voto negativo che avevamo espresso in Commissione in un voto positivo a fronte dei risultati ottenuti.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Majorino. Ne ha facoltà.



MAJORINO Gaetano

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, devo innanzitutto ricordare che in sede di dichiarazione di voto, pronunciata nell'ottobre del 1977 sulla legge 56, il nostro Gruppo, pur manifestando espressamente un sincero apprezzamento per il valore e la competenza del Consigliere Prof. Astengo considerandolo nella sua veste di urbanista e di docente universitario mise in evidenza il ruolo negativo che fatalmente avrebbe giocato sul terreno operativo un testo di legge a contenuto eccessivamente scientifico e utopistico, sganciato e scoordinato in quanto tale dalle problematiche urbanistiche che dovevano essere risolte nella realtà piemontese. Ci esprimemmo nella fase conclusiva della legge 56 assumendo fra l'altro che si stava per licenziare una normativa farraginosa, complicata, rigidamente vincolante, ingiustamente punitiva, di difficilissima operatività e prevedendo e purtroppo le previsioni si sono avverate che con l'entrata in vigore della legge Astengo l'edilizia piemontese sarebbe entrata in una fase di stallo e di paralisi. Oggi possiamo tranquillamente affermare che la concausa principale della paralisi della situazione edilizia in Piemonte va proprio ravvisata nei contenuti legislativi della legge 56. Ma questo non lo diciamo solo noi, che in quanto forza politica di opposizione potremmo apparire una fonte sospetta nell'interpretare questo fenomeno, ma è il giudizio unanime di tutti gli operatori. E' soprattutto un giudizio che, con varie sfumature più o meno intense, è dato di cogliere nelle dichiarazioni scritte ed orali di quasi tutti i soggetti consultati, al di là delle loro collocazioni politiche. E' poi un giudizio di non raggiungimento degli scopi che il suo principale proponente additava e prevedeva. E' un giudizio che trova dei riscontri obiettivi. Un primo riscontro proviene proprio dal Consigliere Prof. Astengo il quale in quest'aula pur avendo difeso appassionatamente la sua creatura ha detto che è stata gestita male e non è stato certo avaro di critiche nei confronti di coloro i quali l'hanno gestita male e questi "coloro" non sono altro che gli Assessori che l'hanno gestita dal 1977 ai giorni nostri.
E' poi dato di cogliere un riscontro obiettivo sul cattivo funzionamento della legge nelle proposizioni programmatiche della Giunta che si è installata al governo del Piemonte dopo le elezioni del 1980 nella parte che riguarda l'urbanistica laddove si additava la necessità di riformare, di rivedere al più presto i contenuti della 56.
Si ribadiva questo concetto nel corso della verifica del marzo 1982 e poi è dato di cogliere anche in una dichiarazione del 12 novembre 1981 a mio avviso preziosa, rilevante e autorevole, era una dichiarazione del Vice Presidente pro tempore della Giunta, il quale diceva testualmente: "alla fine del mese di novembre deve venire fuori l'articolato di modifica".
Questo vuol dire assumersi delle responsabilità. Il testo articolato di proposte di modifica è arrivato solo nell'estate del 1983. Va rimarcato questo ritardo, nonostante la necessità di volere rivedere la legge non solo da parte degli operatori e delle forze politiche di opposizione, ma della stessa maggioranza.
E' un ritardo che si è protratto per tre anni prima di forgiare, prima di partorire un articolato. E un ritardo evidentemente dovuto non penso a capacità propositiva, ma a sensibili contrasti fra le componenti delle forze di Governo.
Varato nell'estate dell'83 il d.d.l. si è caratterizzato per la conclamata volontà mantenere intatto l'impianto base della 56 perfezionando, secondo i proponenti, altra verso l'introduzione nel suo tessuto ai lini di snellire l'impianto dei due istituti fondamentali, il P.T.O. e la salvaguardia attiva.
Non mi dilungo sulle obiezioni che nella relazione di minoranza abbiamo diffusamente espresso su questi due nuovi istituti, devo però ricordare che, per quanto riguarda il P.T.O., c'è una definizione pesantissima del Consigliere prof. Astengo il quale in questa aula lo ha definito "mostruosità giuridica scientifico-operativa".
Sulla mostruosità giuridica ed operativa concordiamo per motivi diversi da quelli e sposti dal Consigliere Astengo, sono esposti nella relazione di minoranza e consistono m quella non costituzionalità del P.T.O. e soprattutto in quella complicanza del tessuto che esso porta.
Non parlerei di mostruosità scientifica perché serenamente lo abbiamo apprezzato come strumento sotto il profilo scientifico additandolo come possibile strumento, da valere per provvedimenti d'urgenza operativa (del decreto legge rispetto alla legge).
Va rilevato che la salvaguardia e il P.T.O. sono usciti sensibilmente ridimensionati nel corso della discussione e in aula e riteniamo che anche il nostro apporto abbia concausato questo ridimensionamento.
Rimane comunque il nostro giudizio pesantemente negativo. Che cosa avremmo voluto? Come si sarebbe dovuto operare? A nostro avviso si sarebbe dovuto operare con maggior pragmatismo.
Questo era il concetto base del nostro punto di vista. Se si fosse potuto usare uno slogan nel corpo della relazione di minoranza si sarebbe dovuto dire, questa era la bandiera della relazione di minoranza: "più pragmatismo, meno ideologismo" ai fini di rendere chiaro, comprensibile e intelleggibile il testo di legge per tutti i suoi destinatari, che sono poi gli operatori del settore, i Sindaci, gli uffici tecnici dei Comuni e della Regione. Un piccolo snellimento delle procedure c'è stato, ci sono stati dei chiarimenti interpretativi di alcune norme, quindi, a nostro avviso, si può concludere osservando che se un mutamento di rotta c'è stato sotto il profilo dello snellimento del macchinoso quadro legislativo, questo mutamento è stato estremamente modesto e sarà estremamente modesto a nostro avviso nei suoi effetti.
Vorremmo essere falsi profeti, ma abbiamo il fondato timore e formuliamo la ragionata previsione che questo estremamente modesto snellimento delle procedure della legge 56 e questo modesto chiarimento dei punti della 56 più oscuri e più macchinosi, non saranno in grado e non saranno idonei a smuovere la situazione di stallo e di immobilismo che caratterizza l'edilizia in Piemonte.
E' una previsione ragionata sulla base della realtà del prodotto legislativo che sta per essere approvato, dell'articolato che è stato approvato, anche se ribadisco vorremmo essere su questa previsione dei falsi profeti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Moretti.



MORETTI Michele

La discussione, ormai avviata a conclusione, sulla legge urbanistica regionale, ha rappresentato un fatto non ordinario nella vita di questo nostro Consiglio regionale, per la carica di passione, la quantità e la qualità degli argomenti che sono emersi ma anche e soprattutto per il ruolo di centralità che lo stesso Consiglio regionale ha finito per assumere nella definizione dei maggiori argomenti sul tappeto.
Abbiamo assistito, ed insisto su questo aspetto, ad una discussione aperta in cui mi sembra abbia prevalso la valutazione in concreto dei problemi e delle proposte avanzate per risolverli, anche effettuata da singoli Consiglieri, una discussione da cui è emersa l'esigenza di comprendere e valutare il ruolo complessivo dell'Istituto regionale nei confronti di quello che costituisce uno dei suoi ambiti di esplicazione primaria: il governo del territorio, i metodi e gli strumenti che lo possono conseguire.
Credo che l'intervento del collega Astengo abbia costituito un momento centrale per avviare in questa direzione il dibattito allargando l'orizzonte, ma anche calando maggiormente la discussione nel concreto dei problemi, sottolineando con forza un elemento troppo spesso sottovalutato e cioè che gli interventi legislativi di per sé sono in grado di produrre soltanto risultati limitati. Per dare concretezza e consentire il dispiegarsi pieno degli effetti voluti, occorre che la norma legislativa sia inserita come tassello in un quadro complessivo di atti e di interventi coerenti, mirati e continuativi.
I problemi della gestione sono cosi venuti alla ribalta in primo piano nella discussione consiliare in una serie di interventi di Consiglieri della minoranza e della maggioranza. L'Assessore Calsolaro in particolare ha centrato sia l'intervento che la replica proprio su questi aspetti, non solo riconoscendone l'importanza, ma dando atto al Consiglio dei risultati già raggiunti in quello che costituiva il problema più macroscopico: la lentezza da parte della Regione nell'esame degli strumenti urbanistici contestualmente indicando le prospettive e le modalità di intervento da applicare in futuro, cioè formulando, in sostanza, un pacchetto integrato di proposte costituito di interventi amministrativi ed organizzativi ed anche di limitate modifiche legislative.
Mi pare dunque possibile dire che uno degli esiti della discussione è stato quello di richiamare l'attenzione di tutti sulla sostanza dei problemi e nella conseguente individuazione di possibili strumenti di interventi anche amministrativi ed organizzativi in grado di affrontarli.
Peraltro, il dibattito ha stimolato e prodotto una riflessione approfondita sugli stessi aspetti normativi del decreto legge di modifica alla L.R. 56 consentendo di apportare, anche tenuto conto dei contributi critici e propositivi da varie parti provenienti, dentro e fuori la maggioranza, aggiustamenti significativi in grado di superare a nostro avviso, nodi principali di polemica e di dissenso che il dibattito stesso aveva fatto emergere; mi riferisco in particolare alla questione del progetto operativo territoriale e del cosiddetto silenzio-assenso e salvaguardia attiva.
Quanto al P.T.O. ritengo che gli emendamenti proposti dalla maggioranza, e già illustrati dal collega Simonelli in sede di replica consentono di superare i rilievi ad essi stessi mossi, relativi in sintesi alla atipicità, eterogeneità ed anche indeterminatezza dello strumento.
Il P.T.O. non è ora, certamente, un oggetto indefinito, è invece lo strumento di attuazione e specificazione delle politiche territoriali decise dalla Regione.
Esso, pur dotato della necessaria flessibilità per consentire una effettiva operatività, resta sempre sotto il controllo del Consiglio regionale che ne autorizza la formazione e della Giunta regionale che provvede anche alla formazione.
Ritengo che siano perciò da considerare superate le riserve e le preoccupazioni a questo riguardo evidenziate dal collega Montefalchesi.
Credo che si sia data una risposta convincente alle perplessità avanzate dal Consigliere Astengo perché dando definitezza e chiarezza alle caratteristiche di questo nuovo strumento, individuando in modo compiuto le procedure della sua formazione, nonché quelle relative alla sua attuazione che garantiscono il potere di indirizzo e di controllo del Consiglio regionale e l'attività di gestione della Giunta regionale, definendo in modo chiaro i suoi contenuti, abbiamo arricchito lo strumentario dei possibili mezzi di intervento senza introdurre elementi di confusione e di scarsa chiarezza. Anche sulla questione della cosiddetta "salvaguardia attiva" o silenzio-assenso, come dir si voglia, credo che molta chiarezza il dibattito consiliare abbia contribuito a portare, consentendo di evidenziare e circoscrivere il problema che si voleva affrontare con il nuovo istituto e suggerendo i mezzi idonei per darvi soluzione. Questi mezzi consistono innanzitutto nella maggiore attenzione verso quella attività di gestione di cui già ho sottolineato l'importanza (e che mi sembra come già detto nella parte del mio intervento) abbia trovato adeguata considerazione anche nell'intervento dell'Assessore oltre che in alcuni ritocchi normativi che consentono di ampliare l'autonomia comunale e senza ledere le potestà ed i doveri che spettano alla Regione in materia di indirizzo e di guida del processo di pianificazione del territorio.
Si è giunti ad una soluzione, già prospettata dal collega Simonelli che sulla base del riconoscimento dei diversi livelli di responsabilità che fanno capo ai diversi livelli di governo del territorio, consente una risposta equa e ragionevole ai problemi dell'attuazione degli strumenti urbanistici locali, come anche sostenuto dal collega Bontempi.
Mi pare che in questo modo si sia eliminato il rischio di una interpretazione che vedeva nel meccanismo della salvaguardia attiva la rassegnata accettazione, da parte della Regione, dell'esistenza di insufficienze organizzative e la conseguente rinuncia ad esercitare quel ruolo di governo che istituzionalmente le compete. L'avere eliminato questo equivoco malizioso mi pare un risultato consistente.
Con gli emendamenti della maggioranza si consente inoltre di avviare di fatto, l'attuazione a regime della legge potendo provvedere i Comuni ad avviare da subito un processo di variante ai propri strumenti urbanistici per adeguarli alle scelte già compiute (e comunque in via di definizione) della pianificazione territoriale. E' il nuovo articolo con la previsione degli interventi che si potrebbero definire ad "attuazione differita". Le modifiche ulteriori che il dibattito e le conseguenti valutazioni degli emendamenti ha consigliato di introdurre e non mi soffermerò su queste anche esse costituiscono la prova evidente della serietà, della concretezza del dibattito e dell'attenzione che ad esso hanno rivolto le forze politiche.
Si tratta ora di passare ai fatti, da una parte affinando perfezionando ed attivando le strategie di gestione, dall'altra portando a compimento in tempi serrati il processo di pianificazione a livello locale e territoriale e consentendo così il definitivo passaggio a regime della legge.
Per questo è, fra le altre cose, indispensabile attivare al meglio potenziare ed estendere la gamma degli strumenti regionali di intervento idonei a garantire forme incisive di assistenza tecnica e finanziaria degli Enti Locali.
E' sulla base di questo programma di lavoro, di questi impegni che noi del Gruppo socialista riteniamo di esprimere una dichiarazione favorevole alle proposte di modifica alla legge e dichiariamo anche di essere impegnati, come ci siamo impegnati con la presentazione di questa proposta di legge nel 1977, a dare attuazione alla legge in tempi brevi, cioè appena approvata dal Commissario del Governo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Reburdo.



REBURDO Giuseppe

Devo fare un chiarimento. Nel dibattito generale di questa legge avevo dichiarato che se le proposte fossero state quelle formulate e ribadite.



PRESIDENTE

In sede di dichiarazioni di voto si fanno solo le dichiarazioni di voto. L'art. 62 del Regolamento stabilisce che la dichiarazione di voto pu essere fatta dal Consigliere di un Gruppo se si discosta dalla dichiarazione ufficiale del Gruppo. Ci saranno discussioni su altri argomenti che le consentiranno di esprimere il suo pensiero. In questo momento le chiedo di attenersi al Regolamento che prescrive norme molto precise e rigide. Se la sua posizione di voto è la stessa del Gruppo comunista, lei non può intervenire.



REBURDO Giuseppe

Avendo nel dibattito generale fatto certe dichiarazioni e poiché adesso la mia posizione è cambiata, credo di avere il diritto di spiegare il perché. Se invece non ho questo diritto, sarà un cambiamento silenzioso non spiegato. Prendo atto che il Regolamento viene applicato soltanto quando fa comodo.



PRESIDENTE

Se lei mi può indicare dei precedenti in cui sia stato violato l'art.
62 del Regolamento, le chiedo di farlo per iscritto. Se ci sono punti del Regolamento messi in discussione e talvolta infranti dipende anche dal fatto che alcune norme possono presentare ambiguità. Nel caso dell'art. 62 la norma è chiarissima.



REBURDO Giuseppe

L'ambiguità rimane per un Consigliere.
Prendo atto che non mi è consentito di spiegare i motivi del mio atteggiamento di voto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, non so se rimarrò nei tempi previsti dal Regolamento e non so neanche se rimarrò nel merito di una dichiarazione di voto, perché riservo di valutare le argomentazioni che andrò a svolgere rispetto all'udienza che le stesse avranno in questo Consiglio.
Ritengo che una dichiarazione di voto, che normalmente è l'elemento finale di una attività legislativa, in questa occasione debba essere qualcosa di più e di diverso posto che ci è stata sollecitata dal relatore replicante questa occasione oltre che per una attività di carattere legislativo come una occasione di arricchimento e di confronto di dibattito politico, ideale e culturale.
Mi pare quindi che le conclusioni alle quali le forze politiche perverranno nell'enunciare il loro voto, non potranno non trovare tra le loro motivazioni non solo quelle di ordine tecnico-legislativo, ma di ordine politico che in questo caso non coincidono, perché la nostra discussione si è svolta su piani diversi e non c'è stata né la possibilità né la volontà, né la capacità di rendere permeabili questi strati diversi nei quali si è collocata la discussione.
In altri termini, il grande livello con cui la discussione è stata avviata, la tematica posta dall'opposizione non ha trovato un suo sbocco nel dibattito legislativo.
Il nostro giudizio sulla legge è ovviamente negativo. Mi sono stupito di sentire esaltata da un collega la funzione che ha avuto il Consiglio in questa occasione; il Consiglio non si divide in Commissione e aula consiliare, è tutt'uno, allora devo dire che se si può apprezzare da parte di qualcuno che in sede dibattimentale si siano operate alcune cose che non si sono operate in Commissione, questo a mio avviso non giustifica voler dare maggior significato alla fase dibattimentale rispetto a quella istruttoria in aula. Siamo molto preoccupati e questa potrebbe essere l'unica ragione di un voto negativo sulla legge che stiamo votando, sul fatto che questa è una legge che è stata svolta formalmente in aula e concretamente nelle Commissioni strane che si sono costituite presso i diversi Presidenti di Commissione, l'agricoltura, l'urbanistica, i trasporti. Vedevamo i nostri Consiglieri distribuiti nei meandri di questo strano bunker a fare non si sa bene che cosa, a produrre non abbiamo capito bene cosa.
Una legge è un complesso di norme, non una serie di norme, e deve avere al proprio interno una sua sistematicità, una certa armonia. C'era la volontà di chiudere questa legge da parte della maggioranza ed in particolare del partito politico che ha rifiutato il confronto che altri partiti politici hanno posto su questo argomento, che si è defilato, che ha cercato di evitare lo scontro pagando qualche piatto di lenticchie all'opposizione, cioè il P.C.I., con grave danno al risultato finale. La legge è considerata uno strumento con cui i cittadini regolano i loro rapporti.
Per esempio qui si dice che si è superato il silenzio-assenso. Mi piacerebbe capire che tipo di risultato normativo, a prescindere dal contenuto, si è ottenuto inventando questo ulteriore Minosse, questo strano animale, con cui un piano regolatore non ancora approvato è provvisoriamente esecutivo.
Entra in vigore immediatamente per una sua parte. I miei colleghi avvocati sanno che la provvisoria esecutorietà dei decreti ingiuntivi è molte volte un'arma a doppio taglio perché ci mette nelle condizioni di dare subito al cliente rassegno, ma rischiamo dopo alcuni anni di dover richiedere indietro rassegno triplicato per spese e interesse. Questa è la situazione nella quale poniamo i cittadini: di poter operare immediatamente in base ad alcune norme di un piano regolatore che non è ancora in vigore perché non è ancora stato approvato, in vigenza di un altro piano regolatore che è superato dal nuovo piano regolatore solo con l'approvazione definitiva. Mi pare che basta questo aspetto, che è stato in definitiva una trovata, un escamotage in aula, che potrei accettare come un artificio anche intelligente, se avesse come destinatario l'attività della Regione la quale con propri regolamenti e circolari si atteggerà in conseguenza di questi fatti. Noi qui andiamo invece ad inserirci nell'aspetto dei diritti assoluti dei cittadini i quali hanno diritto a valersi di una norma di legge perché tale è il piano regolatore quando è stato adottato dal Comune e riconosciuto di tale valenza della legge regionale.
Questo è un esempio tra i tanti per dire come questa legge, sarà non più la legge dei costruttori o dei non costruttori, ma sarà la legge degli avvocati, probabilmente di una sezione specializzata al TAR per le cause che insorgeranno di conseguenza.
Come al solito i miei interventi sollecitano l'ilarità della Giunta.
Devo peraltro ricordare quali critiche alla legge di Astengo sono contenute nelle sentenze del TAR, legge che quanto meno dal punto di vista formale e sistematico è una buona legge.
Non sono poi così convinto che una legge raffazzonata all'ultimo momento con la maggioranza (che alle 7 di sera ci dice che deve ancora verificare gli ultimi tre articoli) sia un buon prodotto dal punto di vista dello strumento.
Sarà sicuramente un brutto strumento, che determinerà un grande contenzioso, grandi incertezze, dalle quali si avrà una ricaduta sui tempi in termini negativi. Le procedure accelerano i tempi nella misura in cui sono chiare e non soggette a contenzioso, quando sono soggette a contenzioso apparentemente sono tempi accelerati, ma nella realtà sono tempi ancora più lunghi.
Evidentemente quando si scelgono delle linee politiche bisogna avere la forza di portarle avanti, quella del silenzio-assenso era una chiara indicazione di come l'istituzione ha dei doveri precisi di rispondere ad un minimo di tempistica e, nel caso non risponda a questa tempistica, deve pagare una sanzione come chiunque di noi paga una sanzione qualora contravvenga ad una norma. Non è pensabile che l'istituzione non sia mai soggetta ad alcuna sanzione. L'innovazione del silenzio-assenso che per un liberale è un mostro giuridico e anche culturale, sembra il rimedio ultimo al quale si deve rivolgere la cultura politica per far sì che questo Stato finalmente si metta a funzionare. Su questo evidentemente per evitare che il personaggio, il re, il capocomico dei solisti veneti, insistesse nelle sue pressioni e che su questo insistessero alcune forze culturali e politiche, si è ritenuto di tornare indietro.
Ci sembra molto rischioso dire che alle osservazioni si risponde con provvedimento della Giunta perché significa fare un decreto: un decreto deve come ogni atto amministrativo rispondere ad una serie di requisiti di carattere formale, sostanziale. La mancanza di uno di questi requisiti inceppa tutto il meccanismo. Quindi la deliberazione deve essere motivata non deve essere viziata dai vizi capitali che normalmente può avere un atto amministrativo.
La Giunta si troverà a dover fare centinaia di atti amministrativi che corrono tutti questo rischio.
L'importante era arrivare ad un metodo di apparente accelerazione delle procedure. Che questo comportasse dei rischi quali quelli evidenziati dal nostro Gruppo, non importa, perché lo scopo vero della modifica della Legge 56 è di natura politica, non legislativa. Non si vuole assolutamente accelerare le procedure, si vuole in una qualche misura abbattere la testa di turco e quindi ricondurre a responsabilità ed a merito di alcune vicende politiche la 56.
E vengo al nodo di questa discussione. Rifiutiamo la sceneggiata che si sta facendo a livello politico di voler far crescere la 56 a responsabile di tutto quello che in questi 5 anni non si è fatto, rifiutiamo anche che si attribuisca alla responsabilità di un professore, illuminato o degenerato a seconda dei punti di vista, avrebbe fatto nella prima legislatura.
Le cose non sono così, qualcuno in questa sede lo ha dichiarato e guarda caso è il P.C.I. il quale ha sostenuto che la scelta di Astengo non è una tesi di laurea, è un atto politico che è stato voluto da una maggioranza e in particolare dal P.C.I.
Immediatamente dopo però si viene a dire che sono i vestiti troppo stretti, magari fuori moda, ad avere reso questa legge non praticabile e poi magari si dice che non solo questa legge non è praticabile, ma non è stata neanche praticata per l'inefficienza dell'Assessorato, guarda caso dello stesso partito che fa i vestiti troppo stretti magari fuori moda e che altri sarti dello stesso partito non sanno neanche provare. Le cose non stanno così. Noi siamo fra quelli che pensano che la legge urbanistica abbia delle grosse responsabilità, ma la riconducono sostanzialmente a quello che è. Presidente Viglione, lei che nella II legislatura cominciava a disegnare questo suo affresco (che incomincia a manifestare alcune muffe molto preoccupanti) ha disegnato un impianto significativo in cui la legge urbanistica si poneva soltanto come uno strumento della politica del territorio, finalizzato alla scelta del riequilibrio territoriale e della congelazione sostanzialmente dell'innovazione e della mobilità sociale ed economica, era uno strumento non era una politica.
In questa legislatura, questa legge, è apparsa ancora più ingombrante ma solo perché era ostica rispetto alla realtà ma non era più funzionale a una politica e non perché fosse cambiata la politica, perché la politica non esiste. Se la legge urbanistica è lo strumento con cui si vincolano sul territorio le decisioni della programmazione attraverso la griglia dei piani territoriali, è evidente che per far funzionare in termini politici la legge urbanistica, ci vuole un piano di sviluppo e dei piani territoriali approvati ed efficienti. Questo è il quadro che dopo dieci anni la maggioranza di sinistra non è riuscita a realizzare, per responsabilità sua o per merito dell'avversario contrapposto che è la società.
Comunque si sciolga il nodo del problema, ci sono conseguenze politiche da trarre anche perché, cari amici soprattutto del P.C.I., le democrazie occidentali, come le avrebbe chiamate Viglione, non conoscono l'autocritica, conoscono le dimissioni e conoscono le alternanze. Questa è la filosofia della democrazia occidentale. Riteniamo che quando maturano e vengono evidenziati alcuni fallimenti, le forze politiche che ne sono responsabili devono trarne le conseguenze e non dire: "avete ragione, ci siamo sbagliati, abbiamo visto male, quindi ci adeguiamo". Soprattutto non mi sembra neanche giusto che alcuni partiti si assumano il ruolo di mentori di altri partiti, per esempio, al Comune di Torino dove su questa tematica il P.S.I. e il P.S.D.I. si vantano di aver fatto crescere culturalmente il P.C.I. Sono convinto che il PC.I. ha una sua vultura, un suo ruolo, i suoi obiettivi politici che evidentemente non sono condizionati dalla capacità che hanno le altre forze politiche di farli crescere, cambiare, maturare.
Incomincio a capire la difficoltà del P.C.I., di vivere in un sistema di alleanze in cui di tanto in tanto viene trattato come la guardia pretoriana di un proconsole più o meno illuminato.
Prima vi hanno accusati di non sapervi adattare all'ombra dei grattacieli, quasi che foste dei mugik appena rientrati a Vienna. Sapete cosa è successo quando è stata occupata Vienna? Poiché le donne si rifugiavano agli ultimi piani dei palazzi di Vienna, posto che i mugik avevano paura a salire, questi personaggi hanno pensato di far saltare le case pensando di recuperare le donne, ovviamente ci hanno rimesso sia le case, sia le donne.
Il P.C.I., non è questo, non è un partito che può essere accusato di avere paura di passeggiare all'ombra dei grattacieli, cosi come non è neanche un partito che "fa cultura sui pianerottoli".
Queste non sono parole di Marchini, ma sono parole di altri personaggi che vi accusano in questo momento di praticare la cultura sui pianerottoli.
I pianerottoli certamente non sono depositari di cultura di governo.
Sono depositari di culture atte a perseguire altri obiettivi. Nel momento in cui alla fine della legislatura si cerca di scaricare sulla 56 le responsabilità del fallimento di una politica che non si è voluto o potuto perseguire e si ritiene che con la modifica della 56 si possono rimettere in pista dei processi che non sono più nella realtà o che comunque questa Giunta non intende più perseguire perché non ha né piano di sviluppo n piano territoriale approvato, evidentemente dobbiamo pensare che c'è qualcosa che non funziona. Quello che non funziona è che il P.C.I., anzich riconoscere il fallimento del proprio disegno in Piemonte e a Torino, cerca di scaricare in particolare in Regione la responsabilità del fallimento della politica al P.S.I. Sono due i personaggi: l'uno ha fatto una legge superata, l'altro l'ha gestita male. In quest'ultima parte della legislatura va tutto bene, tutto è perfetto, la prima parte della legislatura, chissà perché, ha trovato più oppositori di quanti non ne avesse già quando di oppositori eravamo tanti, c'eravamo noi dell'opposizione e in più c'era l'attuale Presidente della Giunta.
Il relatore ci ha raccontato alcune favole molto interessanti sui solisti veneti. Io mi chiedo se siamo ben certi che al posto dei solisti veneti non ci siano i cadetti del liscio.
Non sono certo che le decisioni in materia urbanistica passino tutte e solo attraverso le strutture regionali. Mi risulta per esempio che esistono alcuni onesti artigiani dell'urbanistica che a cachet esaminano i piani regolatori. Non ho la capacità di capire che differenza c'è tra quello e questo procedere. Devo dire che mentre quello dei solisti veneti era un termine che in una qualche misura mi affascinava, non trovo termini per definire questa soluzione che va per la maggiore.
Se sono ben informato pare che i cadetti del liscio od artigiani della fisarmonica lavorano anche quando gli uffici non hanno niente da fare.
Questa è malignità mia. Ci sono state raccontate molte favole per introdurre l'argomento pero, alla fine, il dunque il collega relatore lo ha posto con assoluta brutalità: ha detto nel modo più assoluto che il concetto della pianificazione totalizzante, del demiurgo che risolve dall'alto e della divisione manichea tra privato brutto e pubblico bello, è finita.
E' posto questo problema alla maggioranza ed al Consiglio, ma non è sufficientemente approfondito o è eluso. Mentre a Torino il P.C.I., a conclusione del dibattito, ha ritenuto di prendere atto che qualcosa bisognava cambiare, questo non è avvenuto. E' qui la divaricazione netta tra due concezioni dei rapporti che ci sono tra istituzione e società. Il senso del pluralismo, di riconoscere accanto alle istituzioni ed ai partiti, la presenza, con pari dignità, delle parti sociali. Questa concezione della democrazia e dell'istituzione ha trovato una contrapposizione netta e ferma da parte del P.C.I. che nei due interventi più significativi; quello del capogruppo e del Presidente di Commissione Biazzi, ha detto fermo e chiaro che la filosofia di questa legge, il concetto di pianificazione totalizzante non era stato assolutamente scalfito e ha precisato Biazzi: attenzione! Se per caso non ci siamo fatti capire ve lo spiegheremo meglio, vogliamo semplicemente rendere questi strumenti più finalizzati e più utilizzabili rispetto allo scopo. Lo scopo non è assolutamente cambiato. Ecco la situazione paradossale! Un partito che ha la responsabilità assoluta e totale della programmazione e della pianificazione territoriale, che è in grande ritardo sull'uno e sull'altro versante, e che quindi è il responsabile vero del fallimento di una politica oppure è colui che ha riconosciuto i limiti di questa politica difende comunque l'obiettivo di questa politica e cerca di scaricare su altri la responsabilità. La verità è quella che ha detto Simonelli: la società non si è fatta ingabbiare. La rendita, amici comunisti e in particolare collega Rivalta, è un mostro, una testa di turco che è morta negli anni '50 e non è più qualcosa di cui si debba parlare negli anni '80.
Il profitto o la rendita che derivano anche dai processi immobiliari sono distribuiti a cascata attraverso soggetti diversi per cui è difficile distinguere chi sia il beneficiario finale di un intervento sul territorio.
Certamente non è la rendita. Qui c'è una contrapposizione. Invece l'Assessore Rivalta ha riproposto rendita come uno dei pericoli dai quali ci si deve atteggiare. Siamo di fronte a una divaricazione netta e profonda tra un'anima socialista (e mi auguro che sia tutta l'anima socialista) e l'anima comunista. Diventa comprensibile la mia non adesione alla richiesta di Brizio che su queste cose si avesse un pronunciamento in termine palese sull'esistenza o meno della maggioranza. Ritengo che questo sia un processo avviato che ha giustificazioni profonde e che avrà risultati significativi ai tempi che dovranno maturare.
Un'assemblea però non può non segnare questo processo, non rimarcarlo non sottolinearlo a propria memoria, soprattutto anche ad indirizzo dei propri comportamenti.
E' una divaricazione profonda che da parte del P.S.I. fa giustizia rispetto a una realtà che per qualche ragione aveva ritenuto di disconoscere o di conoscere in modo diverso dal nostro per un certo periodo di tempo. Diversa è la posizione del P.C.I. Non credo nel modo più assoluto che il P.C.I. pensi veramente le cose che dice con gli interventi di Biazzi e del suo Capogruppo.
Il P.C.I. è ben consapevole che un quadro del Piemonte, un quadro della nostra società, gli obiettivi di questa maggioranza di sinistra sono saltati.
Evidentemente non possiamo non prendere atto che il P.C.I. non pu accettare questa sconfitta e paga dei prezzi altissimi: quello di essere considerato una forza che ha paura di passeggiare all'ombra dei grattacieli o che raccoglie la propria cultura sui pianerottoli. Questa è un'accusa sanguinosa che il P.C.I. accetta perché sulla vicenda piemontese ha giocato una grossa scommessa. E' stata un'occasione unica, non ripetibile di governare da protagonista una realtà industriale avanzata in un periodo di transizione nel cuore dell'Europa che avanza, che si modifica, che si trasforma. E' evidente che non intende essere rigettato purtroppo in quella che è la logica di un sistema come il nostro, in una situazione marginale rispetto alla società rispetto a questi processi. Evidentemente è una sconfitta che brucia, che non accetta e che nasconde. Su questo non solo ha scommesso molto, ma ha mobilitato il meglio dei suoi cervelli, lo sono certo che comunque finisca questo nostro scontro-confronto, che dura da cinque anni, e che si concluderà sul piano elettorale, ci sarà sempre da parte del nostro Gruppo politico, il massimo della considerazione per quanto il P.C.I., in termini culturali, di impegno, di serietà, ha portato in questo Consiglio.
Il no del Gruppo liberale sarà un no a una legge che è ben lontana dal perseguire gli obiettivi che avevamo posto con la nostra proposta. Siamo molto preoccupati nella misura in cui determinerà, rispetto ai tempi e alle procedure, che era l'obiettivo minima le di questa riforma, tempi e procedure più complessi e lunghi in conseguenza della sua ulteriore macchinosità. Il no del Gruppo liberale si pone come un voto negativo di natura politica perché si pone come rifiuto di considerare questa attività di natura legislativa come la scriminante e il premio rispetto alla volontà trasformistica e innovativa di una maggioranza che invece è rimasta ancorata ai presupposti di carattere politico, ideale e culturale che avevano informato la stessa maggioranza ha trovato un interprete intelligente e capace nel professor Astengo nell'anno 1976/77.
Voto negativo con le argomentazioni che ho svolto.
Vi ringrazio dell'attenzione.



MONTEFALCHESI Corrado

Chiedo come Capogruppo che la Presidenza applichi correttamente il Regolamento per quanto riguarda i tempi delle dichiarazioni di voto.



PRESIDENTE

Ricordo a tutti che i tempi previsti dal Regolamento sono di 20 minuti.
Ha la parola il Consigliere Cerutti.



CERUTTI Giuseppe

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, non sarà necessario, per quanto mi riguarda, un richiamo per restare nei tempi previsti dal Regolamento nell'esporre il nostro voto sulla modifica della legge 56. Dal pessimismo del collega Marchini voglio passare, al termine di questo dibattito, ad un certo ottimismo, legato anche alla soddisfazione del nostro Gruppo di aver raggiunto un obiettivo che per noi costituiva un punto fondamentale del programma sottoscritto, per il nostro ingresso la nostra permanenza nella maggioranza che ha guidato in questi quattro anni l'Amministrazione regionale.
Qualcuno potrà sottolineare che sono passati quattro anni dalla costituzione della maggioranza e dagli obiettivi che erano stati posti alla base del suo programma. Il tempo trascorso non ci ha scoraggiati, anzi maggiormente stimolati. Abbiamo registrato con soddisfazione che mentre nel 1980 la nostra richiesta poteva apparire forzata, quattro anni sono stati utili invece per portare altre forze politiche alla convinzione della necessità di una verifica sostanziale della legge 56, non più adatta alla mostra società e bisognosa di cambiamenti, anche radicali, come considero siano stati alcuni di quelli apportati. Non abbiamo la presunzione (altrove ci sono già certe dichiarazioni apparse sui giornali di meriti e demeriti) di essere stati gli unici artefici della modifica alla legge 56. Abbiamo dato un nostro contributo ed abbiamo registrato con estrema soddisfazione l'apporto che altre forze politiche, non solo della maggioranza, ma anche dell'opposizione hanno fornito. Marchini ha ragione nel dire che il recupero avvenuto in aula deve essere visto nel suo complesso poiché il lavoro del Consiglio non è solo quello che si svolge in aula, ma anche quello che avviene nelle Commissioni. Abbiamo notato un importante cambiamento di rotta: mentre le modifiche in sede di Commissione sono state difficili da apportare e sviluppare, il dibattito in aula ha invece consentito, forse in una forma anomala rispetto alle procedure che il regolamento prevede, un qualificato e consistente confronto anche di tipo culturale che ci porta oggi a votare una legge più adeguata alla realtà sociale ed economica piemontese.
E' un merito che va a tutte le forze politiche ed anche ai colleghi dell'opposizione che si sono prestati a questo grosso sforzo innovativo. Da queste considerazioni di carattere generale e di apprezzamento rimane escluso, e mi dispiace, il P.R.I. del quale non abbiamo capito l'atteggiamento e gli indirizzi che intendeva svolgere sulla legge in senso positivo. Per scelta di Gruppo ha preferito defilarsi da tutta la discussione da tutto il contesto innovativo, limitandosi ad una dichiarazione di voto negativa da parte del Capogruppo ed a quella del collega Gastaldi stamattina in sede di voto.
Vengo ai motivi del nostro voto positivo su questa legge.
Il testo definitivo, emendato ulteriormente in aula, rappresenta una sostanziale modifica della vecchia legge urbanistica e consente legislativamente di compiere un grande salto di qualità nel controllo nella programmazione e nella gestione del territorio.
Qualche collega, intervenendo nel dibattito, ha inteso, sminuire questo importante risultato, dichiarando che le modifiche apportate sono inconsistenti e frutto di improvvisazione; evidentemente o non ha seguito l'intero dibattito o non ha compreso la reale portata delle innovazioni introdotte che sono frutto di una precisa e qualificata strategia urbanistica.
Desidero brevemente e sinteticamente sottolineare alcuni punti significativi della nuova normativa.
In primo luogo una considerazione di carattere generale: i Comuni sono finalmente diventati maggiorenni, non più guardati con sospetto e diffidenza per la gestione dei loro territori e non più soggetti a verifiche asfissianti con procedimenti burocratici interminabili, ma veri protagonisti del corretto sviluppo e delle scelte programmatiche con ampi poteri esecutivi. I piani regolatori comunali avranno una durata decennale e tutti gli strumenti attuativi non saranno più assoggettati ad approvazione regionale ma semplicemente comunale.
La norma che consentiva l'applicazione parziale del piano regolatore trascorsi 180 giorni dall'adozione e denominata "salvaguardia attiva" è stata ulteriormente migliorata accogliendo integralmente le nostre indicazioni iniziali, consentendo così ai Comuni di attuare parte del piano subito dopo l'adozione definitiva dello strumento ed il suo invio in Regione.
Si è praticamente accolto lo spirito della Legge Nicolazzi n. 94 sull'edificabilità immediata delle aree completamente urbanizzate consentendo cosi a tutti i Comuni di rispondere immediatamente e positivamente a parecchie richieste edilizie, sia di tipo residenziale sia di tipo produttivo.
Una differenziazione importante è stata introdotta per agevolare i Comuni più piccoli nelle procedure di adozione di strumenti urbanistici e nelle previsioni degli standards. Infatti i Comuni con popolazione inferiore ai 5.000 abitanti potranno adottare contestualmente la delibera programmatica con il progetto preliminare di piano ed i Comuni fino a 2.000 abitanti potranno prevedere degli standards urbanistici pari a 18 mq. per abitante, mentre in tutti gli altri Comuni, 7 mq. di servizi per abitante sui 25 mq. previsti potranno essere reperiti in aree private assoggettate a convenzione ad uso pubblico.
L'introduzione del Progetto Territoriale Operativo, mentre da un lato consentirà di realizzare in tempi brevi progetti specifici su aree importanti senza sottostare al lungo processo di variante ai piani territoriali, dall'altro garantirà l'autonomia e la partecipazione degli Enti locali a queste importanti decisioni.
Ritengo che una particolare attenzione meritino le modifiche introdotte per accelerare l'iter di approvazione degli strumenti urbanistici. Noi sosteniamo, perché convinti, che soltanto con un apparato interno assessorile, opportunamente ristrutturato e responsabilizzato sul territorio si possano ridurre notevolmente i tempi tecnici di esame e di approvazione dei piani regolatori comunali.
E' indispensabile uniformare e predisporre contestualmente l'istruttoria e la relazione dei piani sotto la responsabilità di un funzionario centrale al quale sarà assegnata la competenza di un territorio provinciale o comprensoriale e che diventerà anche il relatore al Comitato Urbanistico Regionale. Tutto ciò non annullerà la possibilità di ricorrere all'aiuto di membri esterni, così come oggi avviene, che saranno in futuro chiamati ad affiancare la struttura interna per sbrigare la notevole mole di lavoro, ma soprattutto consolidare e professionalizzare l'apparato regionale che dovrà essere in grado di rispondere positivamente alle aspettative del territorio.
Ecco perché, in sintesi, riteniamo che questa legge rappresenti un salto di qualità rispetto al passato e possa finalmente rappresentare un vero strumento per consentire di operare una corretta gestione e programmazione del territorio nel rispetto delle autonomie comunali senza sacrificare l'interesse globale della comunità piemontese.
Noi riteniamo di avere fatto il nostro dovere con senso di responsabilità, professionalità ed anche tenacia. Affidiamo ora questa legge agli Amministratori del Piemonte affinché ne colgano tutte le potenzialità positive in essa contenute.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Biazzi.



BIAZZI Guido

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, votiamo a favore della proposta di legge convinti e soddisfatti per i risultati positivi a cui siamo pervenuti.
La soddisfazione è abbastanza diffusa all'interno del Consiglio e va ben oltre lo schieramento di maggioranza la quale, peraltro, pare che si presenti in modo coeso e coerente con le scelte di fondo fatte all'atto del licenziamento del disegno di legge da parte della Commissione. Il collega Marchini ha fatto due osservazioni di fondo: l'una che riguarda tutto il Consiglio, l'altra il Gruppo del P.C.I.
Dice che la legge non ha una sistematicità. Il collega Cerutti ha già risposto in merito in modo dettagliato.
Ci sembra di ribadire comunque che il confronto che c'è stato in aula non è mai stato fatto, caso per caso, articolo per articolo, ma si è seguito un filo logico conduttore.
Dice anche Marchini che il partito comunista ha eluso il confronto.
Per quanto riguarda l'aula e la Commissione penso che ognuno di noi ha potuto verificare se ci siamo sottratti o meno al confronto. Molto spesso ci accusavano di sollecitarlo con troppa insistenza alle altre forze politiche.
E questa, dell'apertura al confronto, è una caratteristica generale non solo del nostro Gruppo, ma della maggioranza: e proprio perché la maggioranza era coerente e unita nelle sue scelte, si è presentata alle forze di minoranza aperta a qualsiasi nuovo apporto, a qualsiasi modificazione purché si seguisse nelle modifiche un filo logico, non si snaturasse la filosofia della proposta di legge. Non ci siamo sottratti al confronto perché forti delle nostre elaborazioni. Sin dal mese di maggio del 1981 abbiamo presentato le prime osservazioni o proposte di modifica.
Aggiungo che il Gruppo non si è sottratto al confronto, né all'interno delle istituzioni regionali, né all'esterno, ed ha sollecitato ed accolto le richieste di confronto, di chiarimenti, che venivano dalle associazioni dalle rappresentanze di forze politiche e sociali.
Questi incontri non li abbiamo avuti sul pianerottolo, ma nel nostro Gruppo o nelle sedi in cui le associazioni ritenevano opportuno aprire o continuare il confronto.
Pensiamo di consegnare alla comunità piemontese una buona legge che migliora la legge 56, l'adegua alle esigenze maturate in questi anni, la dota di istituti e di strumenti nuovi, come per esempio il progetto territoriale operativo, la salvaguardia attiva o comunque la si voglia chiamare, che sono fortemente innovativi.
Sarà poi l'esperienza che ne determinerà la validità. La maggioranza ha lavorato sull'impianto della legge 56 senza stravolgerne la struttura introducendo con coraggio innovazioni significative, snellimenti di procedura e così via.
Questa non era una scelta obbligata, era una scelta cosciente fatta dalla maggioranza e dal nostro Gruppo.
Potevano essere scelte altre strade, come hanno fatto altre Regioni del resto per regolamentare la disciplina urbanistica. L'Emilia ha votato una legge diversa; la Lombardia dove il nostro Gruppo è all'opposizione, ha fatto lo stesso, e noi abbiamo giudicato positivamente, nel complesso quella normativa. Il nostro Gruppo alla fine dell'altra legislatura aveva formulato una proposta di legge urbanistica su basi e su presupposti diversi da quelli della legge 56. Nonostante questo abbiamo aderito in modo convinto alla legge 56 e confermiamo ancora oggi che gli obiettivi che stavano alla base o nelle finalità della 56 erano condivisibili allora e lo sono anche adesso.
Il confronto nel merito degli articoli e la discussione di carattere generale hanno confermato come la legge 56 è stata uno strumento che ha segnato una svolta nel governo dei territorio.
Proprio per questo ne siamo ancora convinti sostenitori. Quella svolta era frutto di un impegno di governo che si manifestò nel 1975, che non veniva calato nel nulla ma voleva opporsi, e in buona parte ci è riuscito ad un'altra politica che, coscientemente o meno, da decenni era perpetrata nel nostro paese, in termini di sottovalutazione del bene territorio, di sostegno soggettivo e oggettivo all'acquisizione delle rendite da parte di privati, subordinando, ad interessi particolari, di ceti e gruppi, le risorse primarie che sono irripetibili, come le risorse ambientali naturalistiche, storiche e culturali. E di fronte a quella situazione la legge 56 ha segnato indubbiamente una svolta ed ha dimostrato di essere efficace strumento di governo. Per questo la riconosciamo ancora valida.
I piani regolatori non esistevano; non c'era conoscenza del territorio non c'era cultura di governo del territorio.
Oggi si deve riconoscere che la situazione è cambiata profondamente; ci sono 600 piani regolatori approvati o adottati, che hanno contenuti e finalità del tutto nuove, che sono l'espressione di una cultura diversa del territorio. E' mutato l'atteggiamento culturale degli amministratori ed il loro modo di rapportarsi al territorio ed all'ambiente. Pensiamo che con le modifiche che stiamo per approvare si rafforzi la funzione di governo della 56. Questo risultato è ottenuto grazie all'apporto di tutte le forze politiche presenti in Consiglio.
Si valorizzano le autonomie e le responsabilità degli amministratori locali; si snelliscono le procedure di approvazione degli strumenti esecutivi nella formazione dei piani regolatori comunali ed intercomunali si introduce la salvaguardia attiva. Si valorizza il Consiglio regionale nella sua funzione centrale di governo degli atti di alta amministrazione con il progetto territoriale operativo; c'è maggiore flessibilità possibilità di un migliore adattamento alle realtà locali, sia per le nuove norme che allargano la possibilità di assentire alcuni interventi al di fuori del P.P.A. Su questo punto c'è stato un contributo originale da parte della D.C. C'è un miglioramento per quanto riguarda le zone sismiche. C'è un nuovo adeguamento degli standards, e si superano alcuni rischi di intralcio che potevano derivare dalla normativa che aveva licenziato la Commissione.
La discussione è stata lunga in alcuni momenti addirittura estenuante ma proficua nel merito dei problemi (migliore definizione del progetto territoriale operativo, della salva-guardia attiva; nuove procedure inerenti la strumentazione esecutiva e una serie di altri istituti che sono stati modificati o inseriti ex novo).
Si è discusso molto sulla salvaguardia attiva e le norme approvate sono indubbiamente migliori di quelle che aveva licenziato la Commissione.
Si è precisato meglio nel dettaglio, ciò che possono fare i Comuni; si è salvaguardata maggiormente l'autonomia e la responsabilità degli amministratori.
Si è precisata meglio la finalità della pianificazione territoriale in relazione agli obiettivi che la Regione si pone, facendo assumere di più al piano territoriale il carattere di quadro di riferimento per le scelte sul territorio e si assumono i programmi settoriali in termini di incidenza diretta con decisioni che possano valere anche come scelte operative.
Dove queste rimangono come indicazione di obiettivi, non ancora definiti in termini spaziali e territoriali, si rimanda a fasi successive la definizione.
Sono scelte di competenza della Regione, a mezzo dei piani territoriali o del loro aggiornamento o a mezzo dell'adozione dei progetti territoriali operativi e si rimandano le ulteriori precisazioni ai Comuni con gli strumenti urbanistici.
Si sottolinei di più il carattere di strumentazione della pianificazione territoriale attraverso la quale si esplica l'azione di governo della Regione, completando in questo senso in modo più organico la parte amministrativa. Il progetto territoriale operativo si colloca opportunamente in questa visione. E' uno strumento del Consiglio regionale prima che della Giunta, per governare meglio le decisioni, gli atti amministrativi e le scelte di spesa.
E' uno strumento per seguirli meglio fino alla loro attuazione, per garantire una verifica ed un controllo sia sotto il profilo dei benefici economici, sia sotto quello dell'incidenza sul territorio e dell'impatto ambientale. Questi obiettivi erano già contenuti nelle finalità generali della legge 56. In più si recupera un ruolo di governo per quanto attiene il Consiglio regionale per gli atti di alta amministrazione, come sono i progetti territoriali operativi. Grazie all'apporto di tutti, il progetto territoriale operativo è più ancorato al processo di pianificazione in atto: è garantita in modo migliore rispetto all'impostazione ordinaria l'autonomia comunale.
Tutti sappiamo che questo è uno strumento fortemente innovativo, non è uscito dalla testa di Giove come Minerva, già pronto, ma è il frutto di una ricerca e di un dibattito che abbiamo sollecitato e che adesso ha ottenuto una definizione che riteniamo positiva. Nessuno ha mai pensato che non dovesse essere strumento nuovo e trasparente, che permettesse alla Regione di governare meglio le proposte scelte ma soprattutto che non fosse rispettoso delle autonomie locali.
Il risultato sembra soddisfacente.
Si sono manifestati timori sulla tutela delle risorse ambientali.
Le norme della legge che riguardano la partita della tutela dell'ambiente e del suolo non sono cambiate nella sostanza, nel senso che non sono rese più deboli in riferimento all'obiettivo di tutela.
E' vero che numerose rigidità sono state eliminate (per quanto riguarda le fasce di rispetto, gli interventi nei centri storici e così via) ma in materia di tutela ambientale abbiamo di fronte una normativa migliorata anche nella sostanza e che facilita il lavoro che coerentemente la Regione porta avanti da anni.
Con le nuove norme si possono allargare le prospettive e il campo di applicazione in questo campo. Fino a ieri sera ci siamo misurati su questo tema con la definizione dell'art. 91 bis. Che sia stato produttivo questo lavoro deriva dal fatto che in aula abbiamo votato senza riaprire il dibattito. E' un articolo importante ed innovativo perché permette di allargare l'azione della Regione a tutto il sistema delle autonomie locali di articolare le sua incidenza a livello di comprensorio in modo più coerente di quanto non facessero le Commissioni comprensoriali. Quando si è trattato di introdurre la salvaguardia attiva alcune posizioni non le abbiamo capite.
La normativa che regola i contenuti e la formazione dei piani regolatori generali non è cambiata nella sostanza, per alcuni versi è migliorata. Si è innovata a livello di procedure, si permette ai Comuni di attuare alcuni interventi una volta adottato il PRG. La sostanza del piano regolatore, che deve essere conforme alle leggi, non è assolutamente cambiata, non c'è stata in questo senso nessuna incrinatura.
Forse in materia di controlli qualcosa e cambiato ma non credo che sia un assioma sempre valido affermare che i controlli stretti sono di per s sempre garanzia di effettivo rigore. L'esperienza che abbiamo maturato in questi anni ci dice qualcosa in proposito.
Abbiamo perseguito l'obiettivo della valorizzazione dell'autonomia e della responsabilità degli enti locali snellendo le procedure, abbiamo deciso che siano i Comuni ad approvare gli strumenti esecutivi. La normativa vigente prevede che gli strumenti esecutivi siano sottoposti al controllo della Regione, ma nella sostanza si sottoponevano al controllo regionale gli strumenti esecutivi di iniziativa pubblica (PEEP e PIP) ma quelli di iniziativa privata, come i piani di edilizia convenzionata, erano approvati solo dal Comune. Su strumenti urbanistici di questo tipo i Comprensori, al massimo, potevano fare le loro osservazioni. Mi pare che fosse una stortura, molto spesso ignorata anche da parecchi Consiglieri come è emerso in sede di confronto e di discussione. Ci sembra che sia stata una scelta giusta quella di mettere gli strumenti di iniziativa pubblica sullo stesso piano di quelli di iniziativa privata e che tutti siano approvati dal Comune.
Con queste modifiche è stato prodotto un ulteriore miglioramento alla L. 56, innanzitutto si è precisato che alcuni piani particolareggiati o singoli interventi che riguardano aree di particolare interesse ambientale od urbanistico siano sottoposte al controllo di un organismo più qualificato di quello previsto dalla legge 56, che sostanzialmente si riferiva alle Commissioni comprensoriali, metà delle quali non hanno funzionato o hanno funzionato in modo discutibile. Questa è diventata una norma a regime. Soprattutto si è stabilito che i piani esecutivi di strumenti urbanistici approvati prima dell' entrata in vigore della L. 56 siano tutti sottoposti al controllo regionale.
Ha motivato il collega Cerutti ieri le ragioni di questa introduzione.
A 8 anni dall'approvazione della L.56 di incentivare l'adeguamento dei vecchi piani alla legge urbanistica che abbiamo approvato 7/8 anni addietro per chiudere o almeno limitare il varco che la legge 56 teneva aperto con la facoltà concessa ai Comuni di attuare, fuori da qualsiasi controllo parti importanti e delicate dei vecchi strumenti urbanistici che potevano risalire anche ad epoche in cui la cultura urbanistica era diversa, in cui le previsioni di espansione ed insediative erano di gran lunga superiori di quelle che attualmente verifichiamo all'interno degli strumenti urbanistici. Anche in questo versante si è innovato, sulla scia della 56 ma anche introducendo modifiche significative. Ho fatto solo alcuni esempi per dimostrare che con le modifiche proposte siamo ben lungi dallo snaturare la L. 56, anzi, ne esaltiamo come Gruppo e come maggioranza, gli obiettivi, cerchiamo di adeguarla agli obiettivi che vogliamo raggiungere.
La Regione Piemonte è tra quelle che vogliono continuare a svolgere il ruolo che gli compete di legislazione, di indirizzo e di controllo in una materia così delicata com'è quella territoriale ed urbanistica.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, siamo alle ultime battute alla fase conclusiva dell'iter complesso della revisione della legge urbanistica regionale approvata nel 1977, Si è trattato di un lungo e non facile cammino a tratti defatigante e tormentato sia per la complessità della materia e sia per lo squilibrio del tutto anomalo fra il lavoro di Commissione ed il lavoro in aula, sia infine per l'urgenza e la tensione determinate dall'approssimarsi della fine legislatura. Si è arrivati tardi ad affrontare il problema, ampiamente maturo della revisione della L. 56.
Fin dal maggio 1981 il nostro Gruppo aveva richiamato l'attenzione del Consiglio con una specifica proposta di legge, alla quale si sono affiancate quelle di altri Gruppi ed è seguita solo nell'ottobre 1983, dopo la crisi di marzo, quella della Giunta. A ben vedere l'esigenza era già emersa fin dalla contrastata approvazione del provvedimento nel corso della II legislatura come sosteneva il Gruppo della D.C., tanto è vero che il tema della legislazione urbanistica entrò con vigore nella campagna elettorale del 1980 e che il P.S.D.I., fece dell'inserimento in programma di una sua revisione, elemento essenziale per la discussa adesione alla Giunta di sinistra.
Si è fatta via via strada, la consapevolezza che al di là della dignità culturale da tutti, anche da noi che ne fummo da sempre tenaci avversari ampiamente riconosciuta alla legge 56 per la pesantezza complessiva, per la rigidità normativa, per la rigidità normativa, per l'astrattezza di impostazione, per il centralismo ed il dirigismo ispiratori e dominanti, la 56 non fosse idonea a conseguire gli obiettivi prefissati, a promuovere o a consentire lo sviluppo urbanistico della Regione, della sua realtà complessa, articolata e variegata.
Se alla 56 sono state imputate, non soltanto dalle forze politiche, ma anche e talvolta con veemenza dalle forze economiche e più in generale dalla comunità piemontese, gravi responsabilità per l'arretramento dell'attività edilizia nella nostra Regione è primariamente per un difetto originale, non soltanto per carenze attuative come ha cercato di dimostrare nell'appassionata difesa della sua legge, il prof. Astengo.
Ricordiamo le lucide indicazioni del nostro Capogruppo Bianchi che denunciava nella sua dichiarazione di voto del settembre 1977 il pessimismo di fondo nei confronti dell'autonomia locale, il razionalismo esasperato tendente a sacrificare obiettivamente la molteplicità e la diversità delle realtà sociali ed istituzionali, il proposito di dare disciplina rigorosa a tutti i momenti di presenza e di intervento sul territorio, tale da soffocare e contenere il necessario sforzo della creatività non spontaneistica, ma consapevolmente e culturalmente sviluppantesi nella nostra comunità. Questo concetto è stato ripreso dal Consigliere Simonelli nella sua relazione del 31 luglio scorso quando ha detto testualmente: "la pretesa di normare e disciplinare in modo meccanicamente uniforme tutte le realtà estremamente diversificate e presenti nella Regione, era una pretesa assurda", ma se nella successiva replica il Consigliere Simonelli" rispondendo al collega di Gruppo Astengo, ha teso a scaricare sulla legge tutte le carenze gestionali dell' Assessorato, noi non ci sentiamo di seguirlo perché riteniamo che a quello che abbiamo chiamato il difetto originale della 56 si sia aggiunto un difetto operativo del governo regionale sul terreno attuativo, con la sfiducia nella programmazione comprensoriale, con l'esasperante lentezza nell'approvazione degli strumenti urbanistici che ha portato ad una stasi e ad una inerzia grave in assoluto e ancor più nella difficile situazione presente della nostra Regione. Basti pensare alla situazione singolare nella quale si trova Torino capitale della Regione; oggi dopo 10 anni di governo delle sinistre senza piano regolatore, col mito dello sviluppo ad Ovest superato, con la paralisi del centro storico, con la metropolitana da ripensare ed una politica urbanistica tutta da fare. La Regione si è profondamente disinteressata di Torino, della propria capitale e se ne vedono chiari i segni. La negativa gestione ha esaltato i limiti della legge ed ha reso evidente a tutti la necessità di una non marginale revisione. Come si è collocata sul problema la D.C.? Quale è stato il suo approccio? Ci è stato ben presente quando abbiamo predisposto il nostro progetto ed anche successivamente nel confronto politico, il nostro ruolo di opposizione, per cui non ci siamo posti traguardi velleitari, ma l'obiettivo di evitare storture, di semplificare, di rendere più agile e più flessibile la normativa; in sostanza di revisionare la legge. Nessuno potrà dubitare oggi, a iter di revisione compiuto, con il contributo di proposta e di elaborazione del nostro Gruppo e dei colleghi Picco e Genovese in particolare, che vi si sono dedicati in modo eccezionale, delle nostre capacità di avanzare una proposta di legge urbanistica alternativa dell'impianto e nel complesso normativo, secondo quelle linee di programmazione a maglie larghe, non a minuziose e frenanti maglie strette cui faceva cenno il Consigliere Genovese in sede di dibattito generale e che sono apparse recentemente in più di una riflessione sul presente e sul futuro di una urbanistica non teorica e velleitaria, anche culturalmente più moderna.
Abbiamo ritenuto non esservi tuttavia le condizioni di una proposta alternativa siffatta, che probabilmente avremmo elaborato e sulla quale avremmo cercato il consenso degli alleati se fossimo stati chiamati, nel 1980, a quel ruolo di governo in Regione che le indicazioni elettorali ipotizzavano e rendevano ampiamente possibile. Non avremmo dovuto attendere 5 anni, possiamo dire al collega Cerutti! Siamo cosi scesi sul terreno delle modifiche della legge vigente, anziché su quello oggi ritenuto precluso e impercorribile di una nuova legge urbanistica. Abbiamo avuto difficoltà in Commissione ad avviare un confronto positivo anche perché non ci è parso chiaro né definito l'atteggiamento della maggioranza che da un lato puntava prevalentemente sul progetto territoriale operativo come nuovo strumento urbanistico e sulla nota proposta del silenzio-assenso per i piani regolatori, dall'altro non pareva orientata ad allargare il terreno del confronto, bensì a chiudere rapidamente i lavori di Commissione ed a trasferire la discussione in aula fidando in una rapida approvazione. In realtà la chiusura dell'esame in Commissione ed il passaggio in aula erano come abbiamo ripetutamente osservato, ben prematuri e non meditati anche perché la forte contestazione del progetto territoriale operativo a stralcio, nella sua originale formulazione non solo da parte delle forze politiche, ma anche da parte dei movimenti naturalisti e di opinione, come ha ricordato il Consigliere Montefalchesi, e la non percorribilità del silenzio-assenso, come prospettato, hanno reso incerta e indefinita la proposta della maggioranza. Questa incertezza ha in qualche modo stimolato il nostro Gruppo ad una più marcata iniziativa che si è manifestata con un complesso di emendamenti e di proposte tali da investire tutto l'articolato e da porre il problema di una revisione legislativa di ben diversa portata di un allargamento del confronto di ben altra rilevanza da quello inizialmente delineato.
Riteniamo di poter affermare che la vastità delle nostre proposte, la loro profondità, la loro elaborazione e la loro fondatezza hanno sorpreso la maggioranza, che peraltro non si è pregiudizialmente chiusa in s stessa, ha accettato di affrontare il merito dei problemi sollevati con puntualità ed impegno. Ne è derivato un esame in aula che ha coinvolto tutti i Gruppi, alcuni dei quali non hanno mancato di intervenire con significativi emendamenti attraverso un lavoro pesante e complesso che ha avuto aspetti anomali ed ha portato a ripetute sospensioni e convocazioni di riunioni informali dei Gruppi, poco dissimili nella sostanza da formali riunioni di Commissione.
Innanzitutto ci par giusto evidenziare l'apporto del nostro Gruppo e particolarmente il lavoro puntuale dei colleghi Picco e Genovese che hanno saputo sintetizzare mirabilmente tecnica e politica, operando senza quel supporto esterno qualificato che abbiamo visto spesso in aula allineato dietro i banchi della maggioranza e che abbiamo rivisto nelle riunioni informali, autorevole interlocutore.
In secondo luogo merita sottolineare la scarsa partecipazione della Giunta, del governo come tale, al dibattito ed alla elaborazione. Ancora una volta è emersa a nostro avviso, la debolezza dell'esecutivo come elemento fondamentale di proposta, di sintesi e di mediazione fra i Gruppi.
Si è svolto un lavoro assembleare dal quale il Governo come tale è stato assente, mancando anche ad una propria collocazione specifica sulle proposte e sugli emendamenti che venivano respinti od accolti dai Gruppi di maggioranza, attraverso un confronto diretto che ha visto presente certo un ruolo della maggioranza, ma ha anche fatto emergere più di una volta al suo interno posizioni diversificate.
In questo rapporto tra i Gruppi in ripetute occasioni si è potuta riscontrare la convergenza di posizioni fra il nostro Gruppo e tutte le componenti dell'area di maggioranza.
Crediamo di poter affermare con certezza che parecchie modifiche non sarebbero passate senza questa convergenza, senza questa reciproca disponibilità ed attenzione ed è per noi importante in questo rapporto complesso la significativa omogeneità di valutazioni più volte manifestatasi con i socialisti ed i socialdemocratici. Il consuntivo finale ha per noi luci ed ombre, ragioni di soddisfazione per gli emendamenti accolti, per le modifiche motivate intorno al merito dei temi sollevati ragioni di insoddisfazione per le significative proposte respinte o non accolte, per le modifiche che sarebbero state a nostro avviso essenziali e non si è voluto attuare. Fra le ragioni di soddisfazione meritano di essere ricordate: la nuova definizione dei contenuti del piano territoriale largamente attinta dal nostro testo, e che ne fa uno strumento di programmazione a maglie più larghe come sempre da noi richiesto; la riformulazione definitiva della natura del progetto territoriale operativo che ne fa uno strumento attuativo aderente in parte alle nostre proposte: si è voluta rifiutare la denominazione attuativa ma si è dovuto convenire nella sostanza; l'iter previsto per la formulazione e l'approvazione del progetto territoriale operativo con il coinvolgimento degli enti locali in gran parte ispirato dal nostro Gruppo; alcune modifiche ai contenuti del piano regolatore generale dalle norme relative al rapporto Comuni-Consorzi nei piani regolatori generali e dalle varianti di piani regolatori generali intercomunali riguardanti singoli Comuni; alcune modifiche, per quanto insufficienti, agli standards urbanistici; le nuove norme per le aree destinate alle attività agricole in gran parte da noi riscritte con la collaborazione di tutti gli altri Gruppi; una serie di importanti e significative disposizioni concernenti le modalità progettuali per il superamento delle barriere architettoniche che trovano origine nella nostra proposta del 1981; l'ampliamento degli interventi possibili al di fuori del PPA; le norme per l'approvazione a livello comunale degli strumenti esecutivi, anch'esse da noi ampiamente proposte sin dal 1981.
Le importanti modifiche alle norme concernenti i piani di edilizia economica e popolare ed i piani per le aree di insediamenti produttivi; le corrette procedure individuate per i comparti di intervento e di ristrutturazione urbanistica, anch'esse originate dalla nostra proposta di legge del 1981; la previsione di criteri per l'utilizzazione delle somme riguardanti opere di urbanizzazione secondaria facenti capo a soggetti diversi dal Comune, quali le opere per il culto; alcune delle modifiche riguardanti il CUR ed i servizi; alcune norme riguardanti il regime transitorio quale l'applicazione per 18 mesi del piano territoriale operativo ed il superamento di limitazione all'edilizia residenziale sugli schemi di piano territoriale; l'anticipazione di alcuni interventi edilizi al momento dell'adozione del piano regolatore generale. Fra le ragioni di insoddisfazione ricordiamo quelle prevalenti: la riconferma di gran parte dei contenuti del piano regolatore generale previsti dalla L. 56; le norme riguardanti gli elaborati del piano regolatore generale ed in particolare l'assurda discriminazione fra i Comuni oltre e sotto il 30.000 abitanti a tutto danno di questi in ordine alle scale degli sviluppi cartografici; la ripulsa della nostra proposta semplificatrice per l'eliminazione del progetto preliminare; la mancata accettazione della nostra proposta innovatrice per il calcolo della capacità insediativa residenziale e la conferma delle norme superate della 56; la conferma di alcune norme eccessivamente pesanti in merito agli standards urbanistici; le norme per le sponde dei laghi, dei fiumi, dei torrenti, dei canali; il mancato accoglimento di gran parte delle nostre proposte di modifica, delle norme regolanti il PPA. le troppo limitate previsioni per i Comuni di rilevanza turistica minore; le norme per i regolamenti edilizi; le eccessive limitazioni dei PPA sino all'approvazione del PRG conforme alla legge urbanistica regionale; la mancata accettazione di una sanzione politica da noi indicata nel trasferimento della decisione al Consiglio regionale in caso di mancata approvazione nei termini del piano regolatore generale da parte della Giunta.
E' quella che abbiamo indicato una serie certo non esaustiva delle ragioni di soddisfazione e di insoddisfazione. Ci sarà tempo, riteniamo per un inventario più completo. Ci pare che già da questo sintetico e forzatamente incompleto consuntivo si può facilmente evincere il nostro giudizio non positivo in merito al testo definitivo di revisione della legge urbanistica sul quale siamo chiamati ad esprimerci.
Abbiamo valutato in tutta serenità la possibilità di segnare il nostro contributo consistente e profondo all'elaborazione della legge con un voto di astensione, giudicando peraltro infine di non poter assumere un simile atteggiamento. Tale nostra posizione non trova origine in un giudizio pregiudiziale nè nell'opportunità di distinguerci in modo netto dalla maggioranza nel clima oramai presente di confronto elettorale né nella volontà di rispondere alle forzature ed alla insensibilità di una maggioranza che, con l' obiettivo di conseguire ad ogni costo un consuntivo decente, spinge per una frettolosa approvazione del Piano di sviluppo a fine legislatura e nega le consultazioni sulla nostra proposta di modifica alla legge 20 insieme a quelle per il piano socio-sanitario; trova invece fondamento nella convinzione che il prodotto finale della nostra fatica sia gravemente inadeguato, non idoneo a promuovere un corretto ma forte sviluppo urbanistico del Piemonte. Abbiamo buttato molto vino buono nella botte della legge urbanistica ma, per quanto il taglio sia stato consistente, il sapore resta non lontano da quello aspro di prima e non possiamo e non vogliamo mettere su di esso il nostro marchio di qualità che risulterebbe ingannevole soprattutto per i piemontesi che debbono berlo e sono raffinati buongustai.
Si è parlato di riconosciuta maturità delle autonomie comunali, ma a noi pare che in realtà si prospetti per i Comuni ancora un lungo corso di laurea ed alla fine anche un esame di abilitazione alla professione. Rimane infine l'impianto macchinoso, rigido, costringente della 56 talché le modifiche, anche le migliori, sono andate forzatamente nella direzione della regolamentazione, mentre anche in campo urbanistico una saggia deregolamentazione sembra essere oggi più opportuna e necessaria.
Queste le ragioni del nostro voto contrario col quale vogliamo indicare anche l'esigenza di quella legge nuova e diversa nell'approccio e nella concezione culturale alla quale una maggioranza anch'essa diversa potrebbe utilmente por mano.
La nostra fatica, il nostro impegno perché maturino le condizioni a ci necessarie, non finiscono oggi, ma continuano, anzi certamente continueranno.



PRESIDENTE

Sono finite le dichiarazioni di voto. Rimane ora un adempimento che viene, credo, presentato per la prima volta in questa legislatura. Fa riferimento alla necessità di apportare agli articoli votati nel corso di queste sedute le modifiche cosiddette di coordinamento. All'art. 81 il Regolamento recita: "prima della votazione finale, ogni Consigliere pu richiamare l'attenzione del Consiglio sopra le correzioni di forma e le modificazioni di coordinamento che giudichi opportune nonché sopra quelle disposizioni già approvate che sembrano in contrasto tra loro o inconciliabili con lo scopo della legge. Nel caso di semplici correzioni di forma, il Consiglio delibera per alzata di mano dopo l'intervento di non più di un oratore per ciascun Gruppo".
Quando si tratta di modifiche più complesse ma sempre formali la procedura è la seguente: "le proposte di modificazioni dovute a ragioni di coordinamento o al contrasto tra le disposizioni adottate o alla loro inconciliabilità con lo scopo della legge, sono ammissibili solo quando alla richiesta non si oppongono oltre 1/4 dei Consiglieri presenti o i rappresentanti di Gruppi consiliari che rappresentino oltre 1/4 dei componenti del Consiglio. Nel caso in cui tali proposte siano ammesse, esse sono adottate a maggioranza assoluta dei Consiglieri componenti del Consiglio". L'ultimo comma riguarda una procedura che non spetta all'assemblea ma che è possibile venga assunta: "qualora la necessità di correzioni formali sia rilevata in un momento successivo tali correzioni possono essere apportate dall'Ufficio di Presidenza del Consiglio e delle medesime e data comunicazione al Consiglio nella prima seduta". Questa parte può essere un adempimento che assume l'Ufficio di Presidenza nella giornata di lunedì. Una serie di modifiche di coordinamento i Consiglieri le hanno già esaminate perché sono state rilevate nel corso del riordino degli articoli che abbiamo votato durante queste sedute.
Se si vuole procedere si tratterà di esprimere prima l'accettazione della proposta di modifica, e quindi di votare.
Ha chiesto di parlare il Consigliere Bontempi. Ne ha facoltà.



BONTEMPI Rinaldo

I Gruppi hanno esaminato le correzioni che non possono essere coperte con sufficiente certezza dal coordinamento formale degli uffici. Il testo è predisposto quindi è possibile innescare il meccanismo richiesta accettazione, qualora lo si ritenga.
Chiedo qualche minuto di sospensione.



PRESIDENTE

Sospensione accordata.



(La seduta, sospesa alle ore 14.05 riprende alle ore 14.20)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Pongo in votazione le correzioni di carattere formale al testo modificato della L.R. 56/77.
Sono approvate all'unanimità dei 44 Consiglieri presenti in aula.
Pongo ora in votazione l'intero testo della legge di modifica della L.R. 56.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 54 hanno risposto SI 29 Consiglieri hanno risposto NO 25 Consiglieri E' approvato.


Argomento: Agricoltura: argomenti non sopra specificati - Urbanistica (piani territoriali, piani di recupero, centri storici

Ordine del giorno sulle norme generali urbanistiche per aree destinate alle attività agricole


PRESIDENTE

E' stato presentato un ordine del giorno sulle norme generali urbanistiche per aree destinate alle attività agricole firmato dai Consiglieri Chiabrando e Gastaldi. Pongo in votazione tale ordine del giorno. Ve ne do lettura: "Il Consiglio regionale visto il nuovo testo dell'articolo 25 della L.R. 56/77 che detta norme generali urbanistiche per le aree destinate alle attività agricole constatato che non sono stati fissati parametri e norme di dettaglio per la formazione e la gestione degli strumenti urbanistici ritenuto comunque necessario stabilire norme di comportamento omogenee su tutto il territorio regionale considerato che è interesse generale fornire maggiori e più chiari elementi per una corretta interpretazione dell'articolo da parte dei tecnici, amministratori ed organi di controllo impegna la Giunta regionale ad emanare entro 90 giorni dalla pubblicazione della legge regionale di modifica della L.R. 56/77, sentite le Commissioni competenti del Consiglio regionale, istruzioni attuative del nuovo articolo 25".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 54 Consiglieri presenti.


Argomento: Psichiatria

Ordine del giorno inerente l'ulteriore proroga dei termini per la Commissione d'indagine conoscitiva sull'attuazione della riforma psichiatrica in Piemonte


PRESIDENTE

Viene altresì posto in votazione l'ordine del giorno presentato dai Consiglieri Brizio, Majorino, Bontempi, Marchini, Moretti, Montefalchesi e Mignone inerente l'ulteriore proroga dei termini per la Commissione d'indagine conoscitiva sull'attuazione della riforma psichiatrica in Pie monte.
Ve ne do lettura: "Il Consiglio regionale vista la propria deliberazione n. 625-CR 545 del 17/1/84, con la quale istituiva una Commissione speciale d'indagine conoscitiva incaricandola di verificare lo stato di attuazione della riforma psichiatrica in Piemonte, assegnando alla Commissione stessa, dalla data del suo insediamento, il termine dei sei mesi entro il quale avrebbe dovuto riferire in merito al Consiglio regionale visto il proprio ordine del giorno, approvato in data 26/7/84, con il quale concedeva a detta Commissione una proroga della scadenza dei propri lavori al 15/10/84 vista la richiesta, avanzata dalla Commissione, di aggiornare ulteriormente tale scadenza al 30/11/84, per consentirle di predisporre una relazione il più possibile approfondita ed accurata accoglie la richiesta di aggiornamento della data di scadenza dei lavori della Commissione speciale di indagine conoscitiva sullo stato di attuazione della riforma psichiatrica in Piemonte al 30/11/1984".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 54 Consiglieri presenti.


Argomento:

Nomine


PRESIDENTE

In merito al punto tredicesimo all'ordine del giorno, vengono effettuate le seguenti "Nomine".


Argomento: Nomine

Commissione regionale per l'impiego: nomina di 2 membri effettivi e 2 supplenti con voto limitato ad uno.


PRESIDENTE

Si distribuiscano le schede per la votazione.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 44 hanno riportato voti:



BRIZIO Gian Paolo n. 14

MARCHINI Sergio n. 9 BARISIONE Luigi n. 28 MONTEFALCHESI Corrado n. 26 Schede bianche n. 2 Li proclamo eletti.
Pongo inoltre ai voti l'immediata esecutività, ai sensi dell'art. 49 della legge 10/2/1953, n. 62, della deliberazione suddetta.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvata all'unanimità dei 44 Consiglieri presenti.


Argomento: Nomine

Collegio dei Revisori dei Conti dell'Ordine Mauriziano nomina di un rappresentante effettivo e di uno supplente.


PRESIDENTE

Si distribuiscano le schede per la votazione.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 39 hanno riportato voti: FANTOZZI Raffaele n. 37 (rappresentante effettivo) RAFFONE Gaetano n. 26 (rappresentante supplente) Scheda nulla n. 1 Schede bianche n. 11 Li proclamo eletti.
Pongo inoltre ai voti l'immediata esecutività, ai sensi dell'art. 49 della legge 10/2/1953, n. 62, della deliberazione suddetta.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvata all'unanimità dei 39 Consiglieri presenti.


Argomento: Nomine

Consiglio di Amministrazione dell'IRES: sostituzione membro dimissionario Fausto Fiorini.


PRESIDENTE

Si distribuiscano le schede per la votazione.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 44 hanno riportato voti: FERRERO Bruno n. 30 VIGLIONE Aldo n. 1 schede bianche n. 13 Proclamo eletto il Signor Bruno Ferrero.
Pongo inoltre ai voti l'immediata esecutività, ai sensi dell'art. 49 della legge 10/2/1953, n. 62, della deliberazione suddetta.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvata all'unanimità dei 44 Consiglieri presenti.


Argomento: Nomine

Sezione decentrata Co.Re.Co. di Mondovì; sostituzione membro supplente dimissionario Lucio Argo Anfossi.


PRESIDENTE

Si distribuiscano le schede per la votazione.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 43 hanno riportato voti: ALCIATI Davide n. 32 MATTA Dario n. 2 schede bianche n. 9 Proclamo eletto il signor Alciati Davide.
Pongo inoltre ai voti l'immediata esecutività, ai sensi dell'art. 49 della legge 10/2/1953, n. 62, della deliberazione suddetta.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvata all'unanimità dei 43 Consiglieri presenti.


Argomento: Nomine

Sezione decentrata Co.Re.Co. del Verbano-Cusio-Ossola: sostituzione membro supplente dimissionario Ernesto Uberti.


PRESIDENTE

Si distribuiscono le schede per la votazione.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 44 ha riportato voti: VITO Alessandro n. 33 schede bianche n. 11 Proclamo eletto il signor Alessandro Vito.
Pongo inoltre ai voti l'immediata esecutività, ai sensi dell'art. 49 della legge 10/2/1953, n. 62, della deliberazione suddetta.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvata all'unanimità dei 44 Consiglieri presenti.
Le nomine sono così terminate.


Argomento: Variazioni di bilancio

Esame deliberazione Giunta regionale n. 2-37400: "Sesto prelievo dal fondo di riserva di cassa di cui al capitolo n. 12900 dello stato di previsione spesa del bilancio per l'anno finanziario 1984, della somma di L. 7.693.733.123"


PRESIDENTE

Punto undicesimo all'ordine del giorno: Esame deliberazione Giunta regionale n. 2-37400: "Sesto prelievo dal fondo di riserva di cassa di cui al capitolo n. 12900 dello stato di previsione spesa del bilancio per l'anno finanziario 1984, della somma di L. 7.693.733.123".
Pongo ai voti tale deliberazione.
Ve ne do lettura: "Il Consiglio regionale visto l'articolo 40 della legge regionale 29 Dicembre 1981 n. 55 concernente il prelevamento dal fondo di riserva di cassa visto l'articolo 2 della legge regionale 16 agosto 1984 n. 38, che ha fissato in L. 32.089.127.689 la dotazione del fondo di riserva di cassa tenuto conto che l'integrazione ed il prelievo possono essere stabiliti nella misura di L. 7.693.733.123 visto il parere favorevole espresso dalla I Commissione Consiliare delibera 1) l'incremento delle previsioni in termini di cassa per l'anno finanziario 1984, relativamente ai capitoli e negli importi di seguito indicati: capitolo n. 2645 L. 1.000.000.000 capitolo n. 3485 L. 10.000.000 capitolo n. 3555 L. 150.000.000 capitolo n. 4168 L. 1.350.000.000 capitolo n. 10350 L. 2.880.142.526 capitolo n. 10807 L. 1.500.000.000 capitolo n. 10990 L. 803.590.597 L. 7.693.733.123 2) la riduzione di L. 7.693.733.123 del fondo di riserva di cassa di cui al capitolo n. 12900 dello stato di previsione della spesa del bilancio per l'anno finanziario 1984 di autorizzare il Presidente della Giunta regionale ad apportare con proprio decreto, le occorrenti variazioni di bilancio".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvata con 45 voti favorevoli e 4 astensioni.
Pongo inoltre ai voti l'immediata esecutività, ai sensi dell'art. 49 della legge 10/2/1953 n. 62, della deliberazione suddetta.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvata all'unanimità dei 49 Consiglieri presenti.


Argomento: Pesca

Esame deliberazione Giunta regionale n. 62-32853: "Approvazione Regolamento regionale sugli attrezzi e mezzi di pesca nelle acque interne del Piemonte"


PRESIDENTE

Punto decimo all'ordine del giorno: Esame deliberazione Giunta regionale n. 62-32853: "Approvazione regolamento regionale sugli attrezzi e mezzi di pesca nelle acque interne del Piemonte".
Pongo in votazione tale deliberazione.
Ve ne do lettura: "Il Consiglio regionale vista la deliberazione della Giunta regionale n. 66-22758 del 25 gennaio 1983 con la quale è stata disposta, ai sensi dell'art. 6 della legge regionale 18.2.1981, n. 7, la classificazione delle acque in principali e secondarie considerato che tale classificazione determina per ciascuna categoria di acque un diverso regime di pesce con riferimento ai mezzi consentiti agli orari, alle località, a seconda delle loro caratteristiche di portata di pescosità, di ambiente e di popolamento ittico.
visto l'art. 7 della legge regionale 18.2.1981, n. 7 che prevede l'emanazione da parte del Consiglio regionale di disposizioni per la disciplina dell'attività della pesca ai fini dell'uso degli strumenti e mezzi di pesca nelle acque principali e secondarie considerato opportuno provvedere all'approvazione delle norme concernenti la descrizione, il numero degli attrezzi e dei mezzi consentiti per l'esercizio della pesca, le località nelle quali questi possono essere usati, i limiti e i periodi di tempo per il loro uso considerato altresì che la normativa di cui al regolamento regionale mira ad una disciplina di protezione tendente ad assicurare uno sfruttamento razionale delle risorse ittiche sentito il parere del Comitato consultivo regionale per la pesca sentito il parere espresso dalla Commissione consiliare competente delibera di approvare il regolamento regionale sugli strumenti e mezzi di pesca nelle acque interne del Piemonte, allegato alla presente deliberazione per farne parte integrante.
La presente deliberazione sarà pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione ai sensi dell'art. 65 dello Statuto".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvata all'unanimità dei 49 Consiglieri presenti in aula.
Pongo inoltre ai voti l'immediata esecutività, ai sensi dell'art. 49 della legge 10/2/1953 n. 62, della deliberazione suddetta.
E' approvata all'unanimità dei 49 Consiglieri presenti in aula.


Argomento: Partecipazioni azionarie regionali

Esame progetto di legge n. 439: "Partecipazione della Regione Piemonte alla Socotras S.p.A."


PRESIDENTE

Propongo di iscrivere all'ordine del giorno l'esame del progetto di legge n. 439: "Partecipazione della Regione Piemonte alla Socotras S.p.A.".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 47 Consiglieri presenti in aula.
Chiede la parola per dichiarazione di voto il Consigliere Brizio. Ne ha facoltà.



BRIZIO Gian Paolo

Il nostro Gruppo si asterrà perché da un lato riteniamo giusto che debba procedere l'iniziativa che è stata portata avanti per il Sito dall'altro non possiamo non rilevare che attraverso questa già da tempo prefigurata partecipazione della Regione si va a delineare una situazione del tutto particolare.
La Regione è azionista del Sito direttamente, è azionista inoltre attraverso due partecipazioni indirette, quella della Finpiemonte prima adesso quella della Socotras.
Concordiamo sull'esigenza di un contatto con i privati ai fini della gestione futura dell'Interporto, ma la situazione è del tutto anomala e deve essere ridefinita. Due partecipazioni indirette determinano una situazione assolutamente non chiara che deve essere al più presto modificata con una partecipazione organica della Regione o una indiretta unica e ben definita.
Siamo sempre stati favorevoli ad una partecipazione indiretta unica attraverso la Finpiemonte e riteniamo che su questa strada ci si debba muovere al più presto.
Non vogliamo dare un voto negativo per non dare l'impressione di intralciare la realizzazione dell'Interporto, ma vogliamo segnalare con la nostra astensione il nostro dissenso a una situazione quanto meno singolare.



PRESIDENTE

Per dichiarazione di voto la parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Il nostro Gruppo fa proprie le argomentazioni sviluppate dal Consigliere Brizio.
L'atteggiamento del voto è diverso perché a noi sembra che la maggioranza abbia preso atto di queste preoccupazioni. Nella misura in cui le ha riproposte nella relazione c'è un segnale preciso che viene lasciato alla Giunta perché a tempi stretti su questa complessa problematica assuma una iniziativa che non è soltanto relativa alla Socotras, ma al complesso degli interventi della Regione nei flussi finanziari.
Riteniamo di avere fatto la nostra parte sensibilizzando la Giunta, non dubitiamo che la Giunta faccia propria questa raccomandazione.
E' evidente che qualora non seguissero atti conseguenti alla raccomandazione della Commissione, adotteremo le iniziative politiche che riterremo adeguate ed opportune.



PRESIDENTE

Passiamo alla votazione del relativo articolato Art. 1 "La Regione Piemonte assume una partecipazione azionaria di minoranza nella Socotras Spa con sede in Torino.
La partecipazione è assunta, nell'ambito di quanto previsto dall'art.
72 dello Statuto regionale, in funzione del miglior coordinamento degli interventi relativi alla realizzazione ed alla gestione del centro intermodale di Orbassano, in relazione alla partecipazione azionaria alla Sito Spa, di cui alla legge regionale 18 marzo l 982, n. 8".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 47 hanno risposto SI 30 Consiglieri si sono astenuti 17 Consiglieri L'art. 1 è approvato.
Art. 2 "La Giunta regionale è autorizzata a compiere gli atti necessari per l'acquisizione al patrimonio della Regione di azioni della Spa Socotras per un valore complessivo, nominale di Lire 115 milioni, pari al 10 per cento di quel capitale sociale Al fine di conservare tale quota di partecipazione, ove la Socotras Spa deliberasse aumenti del proprio capitale, potrà essere autorizzata con legge regionale l'eventuale ulteriore sottoscrizione di azioni".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 47 hanno risposto SI 30 Consiglieri si sono astenuti l7 Consiglieri L'art. 2 è approvato.
Art. 3 "I membri del Consiglio di amministrazione e del Collegio sindacale della Spa Socotras, la cui nomina sia riservata alla Regione Piemonte, ai sensi dell'art. 2458 e segg, del C.C., saranno nominati dal Consiglio regionale, assicurando, ove possibile, la rappresentanza delle minoranze.
In relazione alle funzioni di indirizzo, che competono alla Regione ai sensi del capoverso dell'art. 72 dello Statuto regionale, i membri del Consiglio di amministrazione, come sopra nominati, sono vincolati nell'esercizio del mandato, all'osservanza degli indirizzi e delle direttive dei competenti organi regionali".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 47 hanno risposto SI 30 Consiglieri si sono astenuti 17 Consiglieri L'art. 3 è approvato.
Art. 4 "Per l'attuazione della presente legge è autorizzata, per l'anno finanziario 1984, la spesa di L. 115.500.000, comprensiva degli oneri legali connessi all'acquisto di cui all'articolo 1.
All'onere di cui al precedente comma si provvede mediante una riduzione di pari ammontare, in termini di competenza e di cassa, del fondo di cui al capitolo 12600 dello stato di previsione della spesa per l'anno finanziario 1984.
Nello stato di previsione della spesa per l'esercizio finanziario 1984 sarà, conseguentemente, istituito apposito capitolo con la denominazione: 'Oneri relativi all'acquisto di azioni della Socotras Spa di Torino' recante uno stanziamento, in termini di competenza e di cassa di L.
115.500.000.
Il Presidente della Giunta regionale è autorizzato ad apportare, con proprio decreto, le variazioni di bilancio conseguenti alla attuazione della presente legge".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 47 hanno risposto SI 30 Consiglieri si sono astenuti 17 Consiglieri L'art. 4 è approvato.
Procediamo alla votazione sull'intero testo della legge.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 47 hanno risposto SI 30 Consiglieri si sono astenuti 17 Consiglieri L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Rapporti Regioni - Enti pubblici nazionali

Ordine del giorno relativo all'assassinio di Padre Popielusko


PRESIDENTE

Sono stati presentati alla Presidenza due ordini del giorno sui fatti della Polonia, il primo firmato da tutti i Consiglieri della D.C., il secondo firmato dai Consiglieri Reburdo, Montefalchesi, Mignone, Moretti Avondo, Turco, Ferrari.
Ha la parola il Consigliere Signora Bergoglio.



BERGOGLIO Emilia

Un argomento di questo peso e di tale gravità non può passare quasi alla chetichella al termine di una seduta in cui si è parlato di tutt'altro argomento quasi che fosse un'appendice in cui disattentamente alziamo la mano senza sapere di che cosa parliamo. L'uccisione di Padre Popielusko è un fatto cosi grave da richiedere una discussione e un pronunciamento da parte delle forze politiche presenti in Consiglio, non sotto la spinta di una emotività irrazionale, ma preoccupati dalla gravità e dall'estremo disagio che, tutti abbiamo nei confronti di episodi di questo genere.
Credo sia opportuno il pronunciamento delle forze politiche.
L'ondata di indignazione e il senso di commozione vanno esternati non soltanto con una votazione frettolosa.



PRESIDENTE

Sono perfettamente d'accordo. Io l'ho fatto non per porlo in votazione alla chetichella ma perché l'opinione pubblica potesse sapere oggi della presa di posizione del Consiglio regionale su questo argomento.
La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

Ha ragione la signora Bergoglio che sono temi che meritano un ampio dibattito, però c'è l'urgenza.
Vediamo se possiamo mediare tra le due posizioni con l'impegno di un documento unico.



PRESIDENTE

D'accordo.
Vi leggo l'ordine del giorno sottoscritto da tutti i Gruppi sui fatti della Polonia: "Il Consiglio regionale del Piemonte di fronte al perdurare della crisi polacca nonostante sforzi di dialogo, ancora però largamente, insufficienti a rispondere alle domande di partecipazione della società civile emblematicamente rappresentata da Solidarnosc appresa la notizia del ritrovamento del corpo di padre Jerzy Popielusko barbaramente trucidato dalla fanatica crudeltà di oscuri personaggi della polizia polacca esprime il suo più profondo sdegno e la più vibrante condanna per gli esecutori e i possibili mandanti di un crimine tanto assurdo efferrato denuncia la responsabilità morale di chi, fra le autorità polacche, ha favorito il clima nel quale potuto maturare il disegno criminale dell'uccisione di Padre Popielusko manifesta solidarietà alla Chiesa ed al popolo polacco tutto auspica che Chiesa e popolo sappiano, in spirito di pace, trarre da questa nuova prova la forza necessaria per continuare coraggiosamente a battersi per la conquista di nuovi spazi di libertà e di condizioni di vita più contro ogni violenza e ogni dittatura.
Chiede al regime polacco di fare chiarezza sull'accaduto individuando anche i mandanti, di accogliere le istanze di democrazia, partecipazione e pluralismo della società polacca, di svi luppare appieno il dialogo tra Stato-Società-Chiesa al fine di dare concretezza agli accordi di Danzica e di porre termine ad ogni discriminazione religiosa e politica ritiene che la questione polacca, come tutti gli altri focolai di tensione, le situazioni di dittatura ed oppressione esistenti in varie parti del mondo possano e debbano essere superate anche attraverso il contributo attivo dell'Europa teso ad una politica di dialogo tra est e ovest e di diversi rapporti tra il Nord ed il Sud del mondo, indirizzando risorse ed energie verso l'obiettivo di una pace fondata sulla giustizia, sulla democrazia sulla autodeterminazione dei popoli".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 33 Consiglieri presenti.



CERCHIO Giuseppe

Prego la Presidenza del Consiglio, a chiusura di questa seduta, di ricordare l'attentato ad Indira Ghandi.



PRESIDENTE

Voglio anche dire che sono stati uccisi sette dimostranti in Cile durante lo sciopero generale. Non è prassi di questo Consiglio commemorare Capi di Stato. Certamente condivido la richiesta del Consigliere Cerchio poiché ciò che è avvenuto oggi in India è una grande tragedia.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13.30)



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