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Dettaglio seduta n.270 del 25/09/84 - Legislatura n. III - Sedute dal 9 giugno 1980 al 11 maggio 1985

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Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARCHIARO


Argomento: Urbanistica (piani territoriali, piani di recupero, centri storici

Proseguimento esame dei progetti di legge n. 91, 125, 185, 192, 214, 244 249 e 337: "Modifiche ed integrazioni alla L.R. 56/1977 e successive modificazioni"


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
L'ordine del giorno prosegue con la discussione sui progetti di legge di modifica e di integrazione alla legge 56 del 1977. Siamo in fase di replica.
Ha la parola l'Assessore Rivalta.



RIVALTA Luigi, Assessore alla pianificazione territoriale

Non è certo singolare che la discussione sulla variante alla legge 56 abbia acceso una tensione polemica non usuale e che per molti aspetti abbia messo in evidenza una dialettica non solo tra maggioranza e opposizione, ma anche all'interno di alcuni partiti Meno normale è che, nell'ambito della discussione, siano emerse incoerenze di atteggiamento negli interventi.
Al di là dei giochi polemici e strumentali che un dibattito come questo porta con sé, credo sia difficile per un argomento come questo eliminare la strumentalizzazione politica. Si discute di uno strumento di governo del territorio, che è il campo d'azione, di ogni iniziativa, di ogni atto di vita della comunità.
Quindi l'argomento, al di là degli aspetti tecnici e delle interpretazioni di scuola, delle interessanti teorizzazioni che si sono sentite, riguarda l'insieme degli interessi della comunità regionale dai più piccoli ai più grandi. Dalla discussione è emerso il problema del rapporto tra interesse pubblico e interesse sociale, tra singolo e privato fra dirigismo e liberismo. Non voglio mettere in discussione e fare l'analisi degli interventi, ma certamente all'interno del Partito democristiano sono emerse posizioni di polarizzazione tra liberismo e dirigismo, così come sono emerse all'interno del Partito Socialista dalle posizioni espresse da Astengo a quelle espresse da Simonelli.



MORETTI Michele

E' la filosofia dell'urbanistica, sono concezioni che ci fanno discutere in modo diverso.



RIVALTA Luigi, Assessore alla pianificazione territoriale

Spero che tu Moretti, che sei arrivato adesso, mi lasci la possibilità di discutere e non mi chiuda la bocca su questa questione. Non sto facendo una polemica su queste polarizzazioni.
Nella fase finale dell'esame della legge, quindi nella discussione degli articoli e degli emendamenti dovremmo fondare la nostra discussione sugli aspetti che riguardano gli strumenti necessari per governare i processi reali in corso, più che sulla struttura formale della normativa che è stata il limite di tanti momenti della discussione.
Dobbiamo allora sapere che con gli strumenti urbanistici non si costruisce la "città ideale". D'altra parte non possiamo pensare ad una legislazione di natura urbanistica che, come da qualche accenno è emerso cerchi di ripristinare un regime puramente garantista verso l'iniziativa privata. Credo intanto di dover dire, a scanso di equivoci, che la legge 56 che è nata nella passata legislatura, uno strumento di governo lo è stato ma nella discussione lo si è dimenticato.
E' il frutto di un impegno a governare quanto nel territorio si era espresso a partire dal 1975 e che si collocava in una prassi d'azione che storicamente sarà ricordata come quella dell'aggressione al territorio dello sviluppo disordinato, dell'acquisizione delle rendite. La legge 56 nasce in quel momento e nasce in presenza di un processo durato decenni di distruzione di risorse primarie, ambientali, paesistiche, naturalistiche di costruzione di città degradate già nel momento della loro espansione, senza servizi, con un processo di realizzazione di sistemi insediativi e infrastrutturali irrazionali e non funzionali.
Credo che la funzione di governo della legge 56 non possa essere disconosciuta da nessuno. E' intervenuta peraltro, in presenza di un movimento di massa crescente - richiamo questo aspetto non soltanto per un'immagine di parte o ideologica ma per legare gli strumenti urbanistici ai processi reali - come strumento di governo.
Eravamo in assenza di piani regolatori, eravamo persino in assenza di dati di conoscenza del territorio, ma soprattutto eravamo largamente in assenza di una coscienza dei problemi che l'uso del territorio pone eravamo largamente nel vuoto di una cultura della gestione urbanistica. La legge è intervenuta in quella realtà che ha avuto degli effetti che non possono non essere considerati positivi, quindi, pur essendo aperto il discorso fra strumento urbanistico, immagine del futuro e garanzia di operatività da lasciare a una molteplicità di attori presenti sul territorio, non possiamo dimenticare che la legge, in quel momento, ha prodotto degli effetti positivi che sono più di 300 piani regolatori generali comunali approvati aventi contenuti e finalità del tutto nuovi 600 piani regolatori adottati in istruttoria o per i quali si deve ancora aprire l'istruttoria.
Questo vuole dire che in questi anni la legge ha svolto un'azione culturale profonda, questo vuol dire che 600 Comuni maggiori della nostra Regione hanno discusso dello sviluppo del loro territorio avendo come punto di riferimento proprio la legge 56 su cui si sono appuntate tante critiche a cui oggi apportiamo delle varianti, questo vuol dire che altri Comuni hanno in corso una elaborazione e una discussione.
Vuol dire anche che la gran parte dei Comuni piemontesi ha incominciato a ragionare sulla propria politica amministrativa, tenendo conto degli effetti spaziali, territoriali che essa determina e introducendo in questa attenzione elementi qualitativi come quello della difesa dell'ambiente.
La legge 56 impone documentazioni che riguardano appunto la natura e le risorse primarie del territorio e vari altri aspetti fisici di esso, come il carattere qualitativo dell'organizzazione urbana.
Sotto questo profilo è stato uno strumento di governo che ha modificato il modo d'essere dell'amministrazione comunale in molti Comuni.
Comprensori, a cui oramai è stato dato un termine di vita, hanno vissuto un periodo felice che non può essere dimenticato nella storia amministrativa di questi anni, che li ha portati a promuovere gli schemi di piano territoriale chiamando la comunità, attraverso le associazioni, le istituzioni e gli enti, a confrontarsi sui problemi, ad individuare orientamenti organizzativi della trasformazione, a legare i processi sul territorio ad aspettative di carattere economico.
Quindi questa legge è uno strumento importante di governo che ha caratterizzato in modo nuovo le amministrazioni comunali creando anche coscienza nuova negli stessi amministratori.
Personalmente, sin dal momento della formulazione, non sono stato mai del tutto d'accordo sulla sua struttura e sulla sua costruzione normativa molto riferita ad una volontà dirigista e illuminista del governo dei processi e le mie posizioni le avevo espresse già allora.
Non posso però non riconoscere il valore e la funzione che ha avuto e che continua ad avere questa legge. In questo dibattito voglio cogliere la positività di alcune caratteristiche di dirigismo che questa legge contiene, che stanno nei fatti che io ho richiamato. Il mio giudizio è storicizzato per il momento in cui è nata e per il processo reale che questa legge ha determinato. Non è acritico e quindi non mi colloco su una posizione o sull'altra perché credo che dobbiamo coglierne il valore di processo storico che stiamo vivendo e saperci giustamente adeguare ed evolvere senza avere facili innamoramenti a quella che si ritiene la politica del futuro.
A chi sorrideva quando accennavo alle diverse posizioni che qui si sono espresse tra maggioranza e minoranza, dico che l'interessante intervento di Claudio Simonelli mi trova teoricamente d'accordo ma non mi trova d'accordo su tutti gli aspetti dal punto di vista della scelta politica da farsi in questo momento.
Non esprimo neppure un giudizio acritico rispetto alla legge. Ho ben coscienza che in questa normativa ci siano elementi di irrigidezza atteggiamenti difensivi rispetto ai processi che hanno portato la rigidezza di procedure e di vincoli. Ho coscienza che la legge abbia consentito anche processi non del tutto positivi. Per esempio in molte parti del Piemonte sono rimasti come dei fantasmi fabbricati industriali (pilastri e copertura) al di sotto dei 2000 metri quadri di superficie in aree agricole.
Nella discussione tra libertà d'azione e controllo rigido scegliemmo troppo facilmente la strada della liberalizzazione ed oggi abbiamo gli effetti negativi prodotti. Per esempio, che l'aver lasciato ai Comuni decisioni che riguardano impegni, valori, incidenze non propriamente comunali debba essere considerato negativo. Qualche settimana fa sulla base di una interrogazione di Montefalchesi esaminai un piano approvato ai sensi della legge 56 dal Comune di Pragelato (siamo nel caso di aver fatto salve decisioni precedenti che non erano maturate nell'ambito delle finalità della legge 56), la decisione comunale ha portato all'approvazione di un insediamento dell'ordine di migliaia di stanze, in zona montana, quindi con le morfologie della montagna, con parte forestata e curve di livello impattato su un territorio come si trattasse di una costruzione lineare a stecche parallele in zona di pianura. Abbiamo per altri versi limitato eccessivamente altri interventi su aree che avevano interessi locali o che incidevano più minimalmente su valori di carattere ambientale o storico.
Le finalità della legge erano giuste. Essa è nata con l'impegno di impedire le trasformazioni non corrette e di dirigere su altri binari le trasformazioni che dovevano essere consentite.
La situazione è cambiata. Basti pensare agli anni, dal 1980 al 1984. In qualche caso oggi non dobbiamo difenderci, ma siamo costretti a stimolare dei processi insediativi e di espansione. Per questo non dobbiamo considerarci un ente pubblico demiurgo che decide tutto, ma dobbiamo riuscire a trascinare e far partecipe alla trasformazione l'operatore privato.
Qui viene fuori un nodo che non è stato toccato nella discussione: il rapporto tra rendita e profitto. La mia impressione è che oggi le teorie e le posizioni liberiste non sono soltanto portate avanti dall'imprenditore che tende a collaborare per un giusto utilizzo del territorio attivando e realizzando le proprie strutture operative, ma siano, in parte consistente soggette ad una forte spinta di recupero di rendita che coincide con una interpretazione della crisi economica e del suo superamento ancorata alla possibilità di recuperare di nuovo rendite, mentre molte analisi nel passato ed ancora oggi considerano la rendita una delle cause e uno degli elementi della crisi.
Credo quindi che gli accenti liberisti debbano metterci in guardia perché si mostrano troppo viziati da aspettative di interessi ancora di rendita parassitaria.
Nel nostro paese il nodo continua ad essere questo. La Corte Costituzionale è intervenuta sul regime dei suoli, tuttavia stagna la presa di responsabilità nei confronti di questo problema. Vengo ad esempi che possono essere esemplari e significativi: l'operazione Lingotto avviata dalla Fiat la quale ha questa matrice.
Non apro una polemica con la Fiat per la posizione assunta nell'utilizzo delle aree da trasformare nella città, Colgo in questa operazione la ripresa di una politica che con l'azienda produttiva non ha a che fare se non come un autofinanziamento da trarre attraverso gli utilizzi delle rendite.
Problemi analoghi si possono cogliere nelle spinte che in una situazione di crisi dei centri turistici vengono per nuove costruzioni. Non riusciamo a razionalizzare quelle esistenti, non riusciamo a portarli ad un livello qualitativo che li renda competitivi a quelli di altri paesi perché siano in grado di richiamare il turismo dall'estero più di quello interno, che è in crisi per restrizioni di reddito familiare.
In paesi a noi vicini il territorio è governato da un regime del suolo che non consente l'acquisizione di certe rendite.
Dalla struttura economica imprenditoriale, sia nel settore industriale che in quello turistico, emerge ancora un'incapacità a confrontarsi a livello di mercato sul piano del profitto e ricorre ancora alla rendita.
Questo non è irrilevante nella definizione degli strumenti di governo a meno che non si voglia rimanere sulla base di brillanti teorizzazioni.
Credo che si debbano introdurre elementi di governabilità diversa del territorio, che introducono maggiore duttilità nelle decisioni, maggiore apertura a pluralismo di proposte, ma anche maggiore capacità di governo delle assemblee elettive.
Le esigenze di una maggiore duttilità nella governabilità dei processi del territorio coincide con l'esigenza di dare maggiore processualità alle nostre decisioni di carattere urbanistico.
Il piano territoriale che nella nostra Regione è giunto solo a livello di schemi, pur nei limiti di questi schemi, è l'unica esperienza consistente di approccio ad un governo territoriale di aree estese che esista nel nostro Paese.
Credo che, i piani territoriali, rispetto alla concezione che traspare all'art. 5 della legge 56, debbano essere richiamati di più alla funzione di strumento di inquadramento, di piano direttore, a cui non è richiesto di definire tutti i suoi contenuti in termini immediatamente operativi.
E' un piano che deve indicare gli elementi di trasformazione strutturale sul territorio e che per una parte più o meno larga di indicazioni rimanda a successive precisazioni l'effettiva definizione dell'intervento territoriale e delle sue caratteristiche, lasciando quindi elasticità di definizione nel momento in cui gli interventi si realizzano consentendo un processo di definizione anche fondato su elementi di conoscenza maggiore di quanta se ne possa avere nella prima fase di definizione dei piani territoriali.
Tutto questo vale per i Comuni come indicazione per adeguare i piani regolatori, vale come indicazione da precisare da parte della stessa Regione in un processo successivo. Ciò non toglie che il piano territoriale possa già contenere delle indicazioni precise di carattere operativo o di carattere esecutivo dove questo è possibile, dove esistono elementi di conoscenza del territorio per precisare indicazioni in termini esecutivi dove ci sono processi reali che lo richiedono e che rendano quindi temporalmente coerente la precisazione con l'attuazione. L'attuazione di questo piano avviene appunto attraverso i piani regolatori e gli altri strumenti urbanistici di precisazione (precisazioni che saranno poi ancora verificate ed approvate dal Consiglio regionale) ed attraverso quei piani territoriali operativi, là dove si ritiene di procedere con tempi diversi più accelerati e con l'assunzione di responsabilità diretta da parte della Regione.
Vengo proprio all'ultimo tema.
L'amministrazione regionale è nata su atti legislativi ed amministrativi. Ha poi attuato le sue leggi e le sue competenze amministrative attraverso decisioni che riguardano la spesa, senza quasi mai verificarne a livello di Consiglio regionale la collocazione spaziale e territoriale e gli effetti.
Quanti atti amministrativi di grande portata riguardanti interventi stradali, riguardanti interventi di finanziamenti di investimenti residenziali o di insediamenti industriali, di costruzione di aree industriali abbiamo assunto come puro atto amministrativo di finanziamento e di ripartizione di risorse, senza interpretarne e senza valutarne gli aspetti di carattere territoriale, gli effetti economici, territoriali spaziali.
Dobbiamo fare un'analisi critica non tanto della parte della maggioranza, della minoranza, del partito, ma da parte della istituzione una istituzione che ha operato in termini riduttivi rispetto alle sue competenze di programmazione socio-economica.
E' responsabile per una assemblea elettiva del livello del Consiglio regionale avere strumenti di definizione dell'oggetto della propria decisione di carattere territoriale e questi sono i piani territoriali operativi che sono strumenti di attuazione del piano territoriale generale.
Il Piano Territoriale Operativo si giustifica sotto questo profilo. Il P.T.O. mi pare importante come strumento di governo reale. E' un atto di maturazione dell'azione di governo del Consiglio regionale, non un atto di appropriazione di responsabilità che non gli competono. Il Consiglio regionale ha responsabilità che stanno proprio nel promuovere la trasformazione dell'organizzazione territoriale complessiva verso il rispetto delle risorse primarie, verso i benefici di carattere funzionale verso i benefici di carattere economico.
Non è un'appropriazione, ma una tardiva dotazione di appropriati strumenti di governo. Se il P.T.O. potrà divenire momento di attuazione e di indicazione di piani territoriali o di schemi di piani territoriali con possibilità di proposta di soggetti plurimi pubblici e privati, non solo avremo completato un vuoto nelle nostre capacità di governo, ma creeremo le condizioni perché le nostre capacità di governo non siano per costruire una "città ideale" che non si realizza mai, ma siano un processo di realizzazione e di indicazioni territoriali che si realizzano colloquiando con la pluralità degli operatori presenti nella Regione, tenendo conto delle esigenze reali e delle capacità economiche.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Calsolaro.



CALSOLARO Corrado, Assessore all'urbanistica

Il dibattito sul disegno di legge di modifica della legge urbanistica regionale si è concentrato su alcuni temi specifici dei quali alcuni riferiti alle proposte di modifica della normativa vigente - in particolare al P.T.O. e alla cosiddetta salvaguardia attiva - altri al funzionamento dei servizi dell'Assessorato regionale all'urbanistica - in particolare al CUR ed alle giacenze degli strumenti in Regione.
Assumendo, un anno fa, la responsabilità dell'Assessorato regionale all'urbanistica, mi ero subito preoccupato di fornire al Consiglio i dati sulle pratiche in giacenza (al 12 settembre 1983) facendo rilevare come essi, ad una prima lettura, denunciassero una situazione di sofferenza e di disagio nel lavoro di pianificazione urbanistica, e come fosse necessario verificare dove si trovassero gli intoppi per intervenire sulle strozzature. Nel tempo stesso richiamavo l'opportunità di valutare lo sforzo che era stato necessario produrre per far crescere negli amministratori locali e nella gente che deve accettarne le decisioni, i vincoli e le conseguenti limitazioni, certi elementi di sensibilità e di cultura urbanistica delle comunità locali pressoché assenti nel nostro Paese e nella nostra stessa Regione.
Lo dimostravano i dati del 1 agosto 1975, con 722 Comuni sprovvisti di strumento urbanistico generale vigente (pari al 60 per cento dei Comuni della Regione), dei quali 286 (pari al 23 per cento dei Comuni della Regione) addirittura privi di perimetrazione. Dei 487 Comuni dotati di strumento urbanistico generale vigente, solo 27 erano dotati di P.R.G. e 311 di P.d.F. post '68: solo 338 Comuni in Piemonte (neanche il 28 per cento) era quindi dotato di strumento urbanistico generale adeguato agli standards urbanistici fissati dal D.M. n. 1444/68. In una situazione come quella che emergeva dall'esame dello stato della strumentazione urbanistica in Regione, appariva indispensabile una iniziativa legislativa regionale che comportasse un più pregnante controllo sull'attività di gestione del territorio svolta dagli Enti locali.
Nella relazione al disegno di legge n. 117 (l'attuale 56) dichiaravo che: "La domanda che ci si pone è quanto tempo ci separi dalla messa a regime: non meno di tre anni, con una ragionevole ipotesi di cinque o sei anni". Avevo evidentemente peccato di eccessivo ottimismo. In realtà i nuovi piani formati ai sensi della legge regionale n. 56 hanno cominciato a concludersi a partire dal 1980, e non ne è ancora chiaramente prevedibile l'evoluzione. Mentre vanno inoltre considerate la relativa rigidità della struttura regionale, le difficoltà e le lentezze che si incontrano nei tentativi di un suo adeguamento al mutare della produzione dei piani. Il maggiore sforzo della Giunta in quest' ultimo anno si è pertanto rivolto all'accelerazione delle procedure di esame dei piani e che questo sforzo abbia prodotto risultati positivi lo dimostrano chiaramente i dati che sono stati forniti con la comunicazione scritta che ho fatto al Consiglio il 3 settembre scorso.
Nel secondo semestre del 1983 sono pervenuti in Regione 59 piani e ne sono stati esaminati 113; nel primo semestre 1984 ne sono pervenuti 89 e ne sono stati esaminati 99. In quest'ultimo anno, pertanto, a fronte di 148 piani pervenuti ne sono stati esaminati 212, il che sta a significare che si stanno progressivamente eliminando le giacenze che si erano andate via via accumulando presso l'Assessorato regionale all'urbanistica. Alla fine di giugno, i PRG in giacenza erano in totale 300, di cui 90 presso il servizio istruttoria, 128 presso il CUR in attesa di esame e 82 già esaminati ed in attesa di deliberazione o dei conseguenti adempimenti amministrativi.
Nel trimestre luglio-settembre di quest'anno, tenendo conto che durante il mese di agosto il CUR non ha tenuto sedute, sono stati esaminati 58 piani regolatoti generali, rispetto ai 128 in giacenza alla fine di giugno.
La previsione fatta nella comunicazione sullo stato delle giacenze di 130 PRG, suscettibili di esame nel II semestre 1984, obiettivo che la Giunta si propone di raggiungere, si dimostra pertanto quanto mai realistica. Sono già stati predisposti i programmi per l'esame dei PRG del prossimo mese di ottobre mentre si stanno predisponendo quelli per i prossimi mesi di novembre e di dicembre.
Il dato bimestrale è ancora più significativo se si pone in rapporto con il numero dei piani esaminati nei passati semestri a dimostrazione che non è affatto diminuita la "tensione", che pure esisteva nel I, II semestre, nel III semestre 83, così come è stato affermato da alcuni Consiglieri, ma che invece il "pressing" messo in atto dalla Giunta ha trovato una effettiva corrispondenza nell'impegno dei competenti servizi regionali.
Degli 82 piani in giacenza presso l'Ufficio predisposizione atti alla fine di giugno ne sono rimasti la meta, dei quali alla I oro volta, la meta sono già stati inviati alla Giunta per l'approvazione della relativa deliberazione o sono in attesa dei successivi ed ineliminabili adempimenti amministrativi.
Un dato che mi sembra utile richiamare quello che si riferisce ai PRG entrati in Regione prima del I giugno 1983 ed ancora da esaminare.
Riferisco questo dato perché all'atto della formazione della Giunta regionale il Presidente Viglione, ebbe, in più occasioni, a dichiarare che tutte le giacenze esistenti sarebbero state eliminate entro Un anno. In effetti le pratiche pervenute anteriormente al 1 giugno 83 sono pressoch concluse (rimangono esattamente 20 PRG comunali e 4 PRG intercomunali.
Tutti questi piani saranno esaminati entro la fine dell'anno. Occorre però aggiungere affinché questo dato sia compreso nel suo significato, che l'attività del CUR non si è limitata ad eliminare le giacenze ma ha contemporaneamente provveduto all'esame dei piani pervenuti successivamente al 1 giugno 1983 e la cui istruttoria si era nel frattempo conclusa. Non si e seguito un criterio meramente cronologico perché, se così si fosse fatto il PRG di Novara sarebbe ancora presso l'istruttoria o giacente presso il CUR e il piano di Vercelli passerebbe dopo la prossima tornata amministrativa. Si è seguito anche un criterio di sostanza, oltre che un semplice criterio cronologico.
Riassumendo la situazione attuale (al 20/9/1984) dei PRG nei Comuni della Regione si ha: 649 Comuni (pari al 53 per cento) hanno adottato il piano ai sensi della L. 56 319 Comuni (pari al 26,4 per cento) sono dotati di un piano approvato ai sensi della L. 56.
Da fine giugno al 20/9/1984, sono pervenuti al servizio istruttoria 39 PRG: si tratta di un afflusso veramente eccezionale che dimostra, e lo ripeto ancora una volta, che la tensione non si è attenuata, ma che la crescita della sensibilità e della cultura urbanistica è andata nel corso di questa legislatura sempre più affermandosi, producendo una quantità di piani tale da mettere in crisi la struttura regionale. 39 PRG giunti fra luglio-agosto e i primi giorni di settembre, vuole dire una media di 200 PRG all'anno.
Nel primo semestre 82 ne erano arrivati 140, la punta più bassa si è avuta nel secondo semestre 83 con 59.
Credo che sbagliano coloro che parlano di una mancanza di tensione.
Forse la tensione c'è nei Comuni che aspettano l'approvazione dei piani ma non certamente nei servizi regionali.
Nella comunicazione inviata al Consiglio regionale sullo "stato delle giacenze degli strumenti urbanistici nella Regione Piemonte" sono stati messi in rilievo l'evoluzione e lo stato della dotazione degli strumenti urbanistici generali nelle due ultime legislature nei 1209 Comuni della Regione; sono stati richiamati i passaggi fondamentali relativi all'esame dei PRG; sono state formulate le conseguenti proposte di riforma che non richiamo perché sono contenute nel documento che i Consiglieri hanno già ricevuto. E' stata attuata la riforma dei panini ai quali si riferiva il collega Astengo. Ai membri del CUR non si forniscono più i panini da mezzogiorno alle due.
Sono stati individuati alcuni nodi relativi al funzionamento del CUR: composizione non omogenea quale "l'assemblea generale panurbanistica", la rigorosa distinzione fra istruttori e relatori, il fatto che accanto a membri seriamente impegnati nell'esame dei piani, ve ne siano altri che partecipano scarsamente ai lavori del Comitato e che danno un contributo del tutto episodico o irrilevante. In base a queste considerazioni sono state indicate le possibili soluzioni, alcune delle quali strettamente subordinate a modifiche della vigente legge urbanistica, altre alla puntuale applicazione del regolamento per il funzionamento del CUR o ad alcune sue modifiche.
Ci sembra opportuno mettere in rilievo la proposta che prevede la revoca dei membri del CUR per gravi e ripetute inadempienze sulla base del principio che la Regione, alla quale la Costituzione e le leggi vigenti attribuiscono la piena competenza nella materia urbanistica, deve rispondere agli enti locali, che hanno alla loro volta specifiche competenze nel governo del territorio, ed alla collettività, del corretto esercizio delle sue funzioni.
Non credo che questa norma possa risolvere il problema (perch sicuramente non verrà mai revocato nessuno), ma si comincia intanto a stabilire il principio in cui si dice che è possibile revocare i membri del CUR per gravi e ripetute inadempienze.
Sarei meno favorevole alla proposta che è stata avanzata di promuovere la decadenza di chi non partecipa alle sedute per un certo numero di volte perché si tratta di una norma facilmente eludibile. Poi sappiamo che in genere queste norme non hanno nessuna pratica attuazione.
Ogni inadempimento della Regione nell'ambito della pianificazione urbanistica reca gravi conseguenze sullo sviluppo socio-economico del territorio, quantificabile anche in termini di impedimenti frapposti alle iniziative imprenditoriali, con conseguente mancata occupazione nel delicato settore dell'edilizia.
Per questi motivi, occorre che tutti coloro che sono chiamati, per designazione degli organi elettivi, alla responsabilità di collaborare alla gestione del governo del territorio, sappiano rendersi consapevoli dei compiti loro affidati. Ciò in larga parte già avviene: occorre per proseguire in un'opera continua di promozione e di stimolo affinché ogni ritardo venga, per quanto possibile, eliminato, e sia data pronta risposta alle istanze degli Enti locali e delle forze sociali della Regione.
Con l'accelerazione delle procedure del CUR. quale si desume dai dati contenuti nel documento, si sta creando un nuovo "imbuto" per quanto riguarda il tempo medio di giacenza delle pratiche di predisposizione degli atti che - calcolato in 180 giorni a far tempo dal 30 settembre 1981 tenderà inevitabilmente ad attestarsi sui tempi più lunghi. Nel documento sono indicate le ragioni che determinano la non breve giacenza degli atti presso questo ufficio e le possibili soluzioni.
Un nuovo ostacolo è sorto in queste ultime settimane da parte della Commissione di controllo sugli atti della Regione relativamente all'approvazione delle deliberazioni della Giunta regionale, con riferimento all'introduzione delle cosiddette modifiche d'ufficio.
Riteniamo però che esso possa essere facilmente superato con una più attenta interpretazione della normativa e con qualche modifica legislativa meramente marginale.
Le necessarie modifiche formali che emergono dalla comunicazione e che sono proposte nel documento allegato sono sostanzialmente contenute nel disegno di legge della Giunta: mentre l'aspetto "politico" delle modifiche consiste nell'esigenza di conferire una maggiore flessibilità ed operatività della normativa ed una maggiore autonomia dell'ente locale nel processo di formazione e di attuazione degli strumenti urbanistici riservando alla Regione un ruolo più correttamente incentrato nell'attività di programmazione, di promozione e di controllo sui soli strumenti urbanistici generali.
Nell'ambito dello snellimento delle procedure sono stati proposti alcuni emendamenti al disegno di legge presentato dalla Giunta, che conserva comunque la sua validità, fra i quali la soppressione dell'autorizzazione preventiva alla variante di piano, che ha creato non pochi problemi interpretativi in ordine all'esame di essa da parte del CUR e agli stessi Comuni che con difficoltà riuscivano ad interpretare la normativa relativa all'autorizzazione preventiva alla variante e l'individuazione di modificazioni parziali o totali ai singoli interventi ammissibili e definiti dal PRG sul patrimonio edilizio esistente che, non comportando sostanziali variazioni nel rapporto tra capacità insedia riva ed aree destinate a pubblici servizi, si ritiene non debbano costituire variante al PRG, e come tale da approvarsi direttamente dai Comuni.
Si tratta di modifiche che si iscrivono nel disegno più generale adottato dalla Giunta regionale nel predisporre il quadro delle modifiche alla L. 56, di conferire appunto ai Comuni un maggiore spazio di autonomia e di autogoverno.
E' stato rilevato da alcuni Consiglieri che il CUR è un organismo pletorico. In questa direzione si propone di ridurne drasticamente la sua composizione, riservando il voto ai soli membri nominati dalla Giunta, dal Consiglio regionale e dalle Associazioni degli Enti locali, ed abbassando il quorum per la validità delle sedute ad 1/3 dei membri effettivi, ai sensi della L. 1 già ampiamente recepita in altre leggi votate dal Consiglio regionale.
Così come, al fine di procedere ad una sollecita approvazione dei piani e per superare l'ostacolo interpretativo di recente frapposto dalla Commissione regionale di controllo sugli atti della Regione, è stata introdotta una norma che consente alla Giunta di apportare modifiche d'ufficio ai PRG, quando si tratta della mera correzione di errori materiali, di chiarimenti su singole disposizioni e di semplici adeguamenti formali a norme di legge. Si tratta in effetti delle modifiche che vengono introdotte più diffusamente in ordine all'esame dei PRG, che non toccano l'essenza e la struttura dei piani, ma che a seguito del nuovo indirizzo giurisprudenziale assunto dalla Commissione di controllo, costringe attualmente il CUR a restituire ai Comuni per le controdeduzioni tutti i piani esaminati e determinando di conseguenza un ulteriore allungamento della procedura di approvazione dei piani.
E' stato posto da qualche parte il problema della profettazione d'ufficio e cioè dell'opportunità della accentuazione da parte della Regione all'uso dei poteri sostitutivi nei confronti dei Comuni inadempienti.
In questo senso è pervenuto, negli ultimi giorni, un documento di "Italia nostra" che mi permette di richiamare per la parte che riguarda i rapporti fra Regioni e Comuni. Il documento testualmente recita: "Pur essendo quello dei tempi di approvazione un problema reale, non va sopravalutato a scapito dell'altro, ancora più grave, che è costituito dai tempi di formazione degli strumenti urbanistici. A quasi sette anni dall'entrata in vigore della legge 56, ci pare di poter dire che le inadempienze dei Comuni sono ingiustificabili e che è masochistico, da parte della Regione, sentirsi in colpa per ritardi che nella stragrande maggioranza dei casi dipendono dall'inerzia e dalla mancanza di volontà politica degli amministratori locali".
"Anziché spogliarsi delle proprie prerogative- e venir meno alle proprie responsabilità, la Regione dovrebbe decidersi ad attuare, in ottemperanza del resto ad un suo preciso dovere - quanto previsto dalla 56 in caso di inerzia dei Comuni, commissariando quelli che ancora non hanno adottato i piani. E' obiettivamente scandaloso che la maggioranza regionale ponga mano a modifiche eversive della legge senza averla mai applicata nel punto in cui essa consentirebbe uno 'snellimento' veramente efficace".
"D'altra parte sui tempi di approvazione dei piani influiscono anche la pretesa della Regione (pretesa eccedente le competenze istituzionali e lesive dell'autonomia dei Comuni cui pure dichiara di ispirarsi) di 'riscrivere' i piani. Molti dei pareri di osservazione 'condizionata' emessi dal CUR potrebbero essere sostituiti da più oneste proposte di restituzione, che avrebbero il vantaggio di semplificare le istruttorie senza peraltro abbassarne la qualità: si tratterebbe in sostanza di limitarsi ad un esame della compatibilità dei piani con le prescrizioni e le indicazioni fondamentali della 56, ovviamente più celere della loro riproposizione dettagliata ai Comuni verrebbe concessa una 'prova di appello', fallita la quale dovrebbero essere commissariati".
Sono fermamente contrario alla nomina dei "podestà", così come viene proposta dal documento che non esito a definire aberrante di "Italia nostra". Il fatto è che la Regione non si sente in colpa per le inadempienze, i ritardi e la mancanza di volontà politica, come dice il documento di "Italia nostra" degli amministratori locali, ma semmai ed in primo luogo, per le proprie inadempienze nei confronti dei Comuni adempienti.
Ho esposto nella comunicazione sullo "stato delle giacenze degli strumenti urbanistici nella Regione Piemonte" le ragioni per cui, negli ultimi tempi, si era consolidata una giurisprudenza della Giunta regionale intesa ad accelerare le procedure, già di per sé defatiganti, di approvazione degli strumenti urbanistici fondamentali, quando il Comune acconsentiva alle modifiche suggerite dal CUR in sede tecnica: una interpretazione evolutiva legata, da un lato, ad obiettive esigenze di migliore funzionalità e, dall'altro, all'assenso preventivo del Comune (o del Consorzio dei Comuni) interessati, seppure informalmente espresso in sede di dibattito tecnico presso il CU R.
Che il problema dello snellimento delle procedure possa essere risolto con la restituzione del piano ai Comuni per la sua rielaborazione, con la benevola concessione da parte della Regione della "prova d'appello" fallita la quale i Comuni dovrebbero essere commissariati o che si debba provvedere ad un generale commissariamento dei Comuni che non hanno adottato i piani, ed in particolare che queste proposte avrebbero il vantaggio di semplificare le istruttorie senza abbassarne la qualità, sono iniziative che possono trovare il consenso solo di chi non conosce la realtà effettiva della nostra Regione e dei nostri Comuni, generalmente privi dei più elementari strumenti di programmazione e di pianificazione, e le procedure di formazione dei piani.
Una iniziativa rivolta al commissariamento di alcuni Comuni inadempienti venne "pensata" a suo tempo dal collega Simonelli; mi sono posto lo stesso problema al tempo della mia nomina ad Assessore all'urbanistica. Il fatto è che una Regione, per alcuni versi in mora nell'esame e nell'approvazione degli strumenti urbanistici comunali, non ha titolo "politico" per intervenire nei confronti dei Comuni inadempienti. Se poi lo dovesse fare, dovrebbe cominciare con il Comune capoluogo della Regione che sembra uniformarsi ad una normativa tutt'affatto particolare e non certamente conforme alla Legge 56.
Ho detto all'inizio, che sono stati fatti alcuni rilievi in ordine al funzionamento dei servizi ed ai conseguenti adempimenti previsti dalla L.
56.
A questi rilievi ha fatto cenno lo stesso relatore Simonelli.
1) Criteri ed indirizzi omogenei per la redazione dei regolamenti edilizi comunali (art. 87, L.R. 56/77). Gli uffici dell'Assessorato hanno completato in questi giorni la stesura di una prima sezione, organica e completa, dei criteri regionali per la redazione dei regolamenti edilizi comunali. Il lavoro svolto sarà, sin dal prossimo mese, oggetto di esame da parte del Comitato Urbanistico Regionale prima e successivamente della II Commissione Consiliare, come prescritto dallo stesso art. 87 della legge urbanistica regionale. La metodologia seguita nella stesura dei criteri presenta la duplice caratteristica di offrire un ampio grado di flessibilità normativa per meglio adeguarsi a situazioni molto diversificate sul territorio (Comuni molto diversi per dimensioni popolazione, caratteri economici, morfologici, ecc.) e di costituire altresì un quadro di riferimento volto alla necessaria unificazione di alcuni contenuti in materia regolamentare.
Lo studio dei criteri regionali per la redazione dei R.E. individua due principali ambiti normativi: il primo relativo agli aspetti "procedurali" ed amministrativi del regolamento, si pone l'obiettivo di unificare i regimi di controllo degli interventi urbanistici ed edilizi; il secondo concernente gli aspetti "tecnico-funzionali ed ambientali" del R.E.
intende proporre la definizione di requisiti "tecnici" principali degli organismi edilizi (ambientali, di sicurezza, di uso o fruizione, ecc.) e di norme "ambientali" sulla disciplina delle funzioni e degli spazi di uso collettivo (arredo urbano, ecc.).
La sezione relativa alle "procedure", interamente curata dagli uffici regionali è stata ultimata.
Mi permetterei di porre l'accento sul fatto che la normativa relativa ai regolamenti edilizi è stata portata a termine dagli uffici regionali senza ricorso né a quelli che il collega Simonelli ha chiamato i "solisti veneti" né al coro della Grangia, quello che c'è in Val Sangone.
Questo mi pare sia un fatto molto importante perché dimostra, nonostante qualche voce discorde emersa in questo Consiglio, che i servizi sono in grado di rispondere, nonostante la loro ridotta dimensione, perfettamente ai compiti loro affidati dalla normativa regionale.
Per la seconda sezione, invece, quella relativa cioè alle norme "tecnico funzionali ed ambientali", saranno necessari contributi specialistici, non presenti negli uffici regionali.
2) Un secondo problema riguarda l'attività di promozione e di indirizzo volta a sostenere i processi di pianificazione urbanistica dei Comuni. E' stato fatto richiamo alla necessità di emanare delle circolari. Questo è stato fatto, mi richiamo alla circolare emanata dall'Assessore Simonelli sugli orientamenti, procedure e sugli atti amministrativi e su alcuni contenuti tecnici dei piani regolatori generali (la circolare n. 17 e la seconda del maggio scorso), sulla definizione dei tipi di intervento edilizi ed urbanistici di cui all'art. 13 della L. regionale n. 56/77 che attualmente i Comuni stanno attentamente valutando ed applicando.
3) L'erogazione di contributi ai soggetti della pianificazione urbanistica.
La Regione è impegnata, sin dal 1975, in un'azione di sostegno finanziario alla pianificazione urbanistica di Comuni, Consorzi e Comunità Montane.
La ridotta disponibilità di risorse finanziarie e la conseguente necessità di operare con criteri selettivi hanno assegnato finora priorità di intervento nella destinazione dei contributi ai soli piani regolatori generali, trascurando le altre possibilità offerte dalla legge (finanziamento degli strumenti urbanistici esecutivi, degli uffici tecnici intercomunali studi e ricerche di carattere urbanistico).
Le risorse finanziarie impegnate in questo settore ammontano oggi a circa 7,6 miliardi, di cui circa 4,3 miliardi sono già stati erogati; il numero di Comuni che hanno beneficiato di questo intervento sono ben 1.128.
Se è vero che la quasi totalità dei Comuni piemontesi può oggi contare su questo sostegno generalizzato nella fase di formazione del proprio strumento urbanistico, tuttavia occorre tenere presente la parziale inadeguatezza delle quote di contributo assegnate nei primi anni, a fronte dei maggiori tempi richiesti dai Comuni.
Il secondo Piano regionale di sviluppo propone un allargamento del campo di azione di questo programma di finanziamento, rivolgendo in particolare la sua attenzione verso gli strumenti esecutivi di iniziativa pubblica - quali i piani di recupero, i piani per l'edilizia economica e popolare, i piani per gli insediamenti produttivi - soprattutto per i rilevanti effetti economici e sociali che essi producono.
I servizi regionali hanno seguito tutta la procedura di cui al disegno di legge relativo al condono edilizio e come i colleghi sanno, le Regioni saranno chiamate entro 90 giorni dall'approvazione della legge, ad adeguare la propria normativa e noi contiamo di essere in grado di rimanere nei tempi previsti. E' stato detto che sarebbe stato raggiunto un accordo in sede di Parlamento per avviare sollecitamente ad approvazione il disegno di legge, quindi questo è un altro impegno che abbiamo seguito attentamente anche perché la Regione Piemonte è capofila tra le Regioni in materia di condono edilizio.
Il servizio dei programmi pluriennali di attuazione, è da tempo impegnato in conformità a quanto enunciato nel programma della Giunta e nel secondo Piano di sviluppo, nella revisione delle parametriche regionali relative agli oneri di urbanizzazione approvati dal Consiglio regionale nel maggio 77. Sono già stati definiti i parametri prescelti, i criteri di stima dei costi, i metodi di computo e quasi interamente le norme applicative per la determinazione del contributo. Devono essere completate le parti relative alla determinazione dei valori e dei costi e quelle illustrative.
Nel corso della predisposizione dei parametri sono tuttavia emersi dubbi circa la possibilità di rendere cogenti per i Comuni gli indirizzi normativi predisposti, se approvati, con semplice deliberazione del Consiglio regionale in assenza di un esplicito supporto legislativo. Del resto l'ampiezza di contenuto della norma si è resa necessaria per definire tutte le questioni e gli argomenti che non risultavano sufficientemente chiariti nella precedente stesura sommaria, anche sulla base di quanto fatto da altre Regioni che hanno invece provveduto in materia con leggi specifiche.
Il problema potrà essere risolto inserendo nell'art. 52 della legge 56 una disposizione che contempli la possibilità per il Consiglio regionale di stabilire criteri di applicazione e di indirizzi normativi che i Comuni devono recepire nei loro provvedimenti. Si tratta cioè di fissare nella legge che il Consiglio regionale può fare questi interventi.
Sono state fatte alcune osservazioni in materia del Cartografico, ma vedo che tutti i colleghi non sono presenti. Dirò ai servizi che mandino ai colleghi che sono intervenuti su questo problema una nota.
Mi sembra di dover concludere, rilevando come nel corso del dibattito siano giunte, anche da parte dei colleghi dell'opposizione, alcune voci di consenso; mi riferisco, per esempio, alle modifiche che riguardano il conferimento pieno delle competenze ai Comuni nella materia relativa all'attuazione dei piani regolatori generali (riservando cosi alla Regione i compiti di promozione, di verifica e di controllo dei PRG) e le proposte di modifica del titolo IX della legge, relativo agli organi tecnici consultivi della Regione inviate ai Consiglieri regionali. E' già stato detto che la modifica non riguarda la legge nel suo complesso e il suo impianto, ma intende sciogliere alcuni nodi per rendere la normativa più flessibile e le procedure più celeri. Penso che il disegno di legge risponda coerentemente a questi obiettivi come è stato puntualmente detto nella replica dal relatore.
Sono convinto che nel corso dell'esame degli emendamenti sia possibile realizzare le più ampie convergenze, anche perché, come è stato fatto rilevare, non è emersa in questo dibattito una contrapposizione frontale tra i diversi schieramenti, di modo che il testo che verrà approvato dal Consiglio possa essere il testo di tutto il Consiglio. Credo che in questo senso, da parte della Giunta come da parte delle forze dell'opposizione debba essere fatto ogni possibile sforzo per raggiungere questo obiettivo nell'interesse non di una parte o dell'altra, ma dell'intera comunità regionale.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

La discussione generale è terminata.
Nella sede della Conferenza dei Presidenti dei Gruppi è stato concordato di passare all'esame degli articoli nelle sedute del 2-3-4 ottobre. Ad oggi sono stati presentati da parte del Consigliere Majorino 19 emendamenti, da parte del Gruppo della Democrazia Cristiana 31 emendamenti da parte dei Consiglieri Simonelli, Bontempi, Moretti, Biazzi Cenati 12 emendamenti. Pertanto l'esame degli articoli si annuncia piuttosto complesso ed anche lungo.
Se queste sono le intese possiamo passare al punto successivo e rinviare quindi l'esame degli articoli alla Seduta del 2 ottobre.
In sede di esame degli articoli è sempre possibile richiedere in base al regolamento il rinvio in Commissione, poi evidentemente si vedrà come svolgere la discussione.
Ha chiesto di parlare il Consigliere Marchini. Ne ha facoltà.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente, il collega Brizio chiede se vi è la possibilità di proporre il non passaggio agli articoli all'inizio della seduta del 2/10 che quindi viene considerata prosecuzione del dibattito generale. Visto che ora si chiude il dibattito generale, chiedo alla Presidenza di date atto che nella seduta del 2/10 si potrà eventualmente ancora proporre un ordine del giorno di non passaggio agli articoli.



PRESIDENTE

Collega Marchini, in base all'art. 61 del regolamento, a cui la richiamo, la questione preliminare di non passaggio agli articoli dovrebbe essere presentata prima della discussione generale.
E' invece possibile, in sede di esame degli articoli, chiedere il rinvio in Commissione.



MARCHINI Sergio

Il non passaggio agli articoli si può porre prima dell'inizio dell'esame dell'articolato.



PRESIDENTE

La richiesta con ordine del giorno di non passaggio ad articoli è stata sempre intesa come questione preliminare.
Comunque, colleghi, esamineremo questa questione procedurale nella sede della Conferenza dei Gruppi in aula il giorno 2 ottobre. Se per oggi la questione è conclusa, possiamo passare al punto successivo dell'ordine del giorno.


Argomento: Calamità naturali

Esame progetto di legge n. 329: "Partecipazione della Regione Piemonte all'Associazione interregionale di coordinamento e documentazione per i problemi inerenti alla neve ed alle valanghe (AINEVA)"


PRESIDENTE

Passiamo pertanto al punto quinto all'ordine del giorno che prevede l'esame del progetto di legge n. 329 "Partecipazione della Regione Piemonte all'Associazione interregionale di coordinamento e documentazione per i problemi inerenti alla neve ed alle valanghe (AINEVA)".
Questo provvedimento è stato licenziato all'unanimità dalla Commissione. La relazione è del Consigliere Moretti, che ha facoltà di parlare.



MORETTI Michele, relatore

Il problema dell'innevamento è particolarmente sentito in una Regione come il Piemonte avente una rilevante porzione di territorio montuoso e quindi interessato ai problemi inerenti la neve e le valanghe per vari motivi, che vanno dalla sicurezza della viabilità e degli insediamenti residenziali alla programmazione turistica, alla pianificazione territoriale alla organizzazione di interventi per la protezione civile ad una migliore conoscenza ed utilizzazione delle risorse naturali in genere.
La Regione Piemonte ha attualmente in corso di istituzione un servizio inerente lo studio della neve e delle valanghe la cui funzione principale sarà quella di coordinamento e gestione della raccolta dei dati meteonivometrici, l'archiviazione automatica e l'elaborazione di tali dati.
Poiché tutte le Regioni e Province autonome dell'arco alpino dispongono di servizi o uffici simili, è emersa la necessità di instaurare un rapporto di collaborazione e di contatti fra le varie amministrazioni interessate.
A tale scopo nell'autunno del 1982 per iniziativa delle otto Amministrazioni alpine (Liguria, Piemonte, Valle d'Aosta, Lombardia Veneto, Province autonome di Trento e Bolzano, Friuli Venezia Giulia), è sorta l'A.I.N.E.V.A. associazione interregionale di coordinamento e documentazione per i problemi inerenti alla neve ed alle valanghe.
Gli scopi di tale associazione sono di coordinamento delle azioni ed iniziative degli enti associati in materia di prevenzione e studi inerenti alla neve ed alle valanghe ed in particolare di favorire lo scambio di informazioni, notizie e dati, l'adozione di mezzi e strumenti di informazioni uniformi anche nel campo del trattamento elettronico dei dati la messa a punto di mezzi e strumentazioni ed attrezzature nello specifico settore, la realizzazione e la diffusione di pubblicazioni ed infine la formazione e l'aggiornamento di tecnici specialisti.
L'associazione all'AINEVA è già stata resa effettiva con deliberazioni delle regioni e province autonome, mentre per le Regioni a statuto ordinario è necessaria l'emanazione di apposita legge. Attualmente sono in corso di sottoscrizione una ipotesi di intesa interregionale e lo statuto da parte dei Presidenti interessati, in attesa della formulazione dei disegni di legge che recepiscano l'accordo nei termini concordati.
Per quanto riguarda la Regione Piemonte, la Giunta regionale ha espresso parere favorevole all'adesione sulla scorta di comunicazione del signor Presidente nella seduta della Giunta regionale del 20/10/82, il quale ha già firmato lo schema di intesa interregionale ai sensi dell'art n. 8 del D.P.R. 24 luglio 1977, n. 616.
E' questo un problema che risale agli anni 1978/79 quando tutto l'arco alpino era interessato alla caduta di valanghe.
Si è parlato anche della costituzione di un catasto, ovvero la raccolta di elementi di riferimento per quanto riguarda le aree e di predisposizione degli strumenti idonei alla rilevazione dei dati. Le Regioni dell'arco alpino si sono fatte carico di questo problema al quale sono interessati l'esercito e quanti operano in montagna.
La Commissione si è espressa unanimemente perché il problema interessa tutta la comunità piemontese.



PRESIDENTE

Non vi sono richieste di intervento, passiamo quindi all'esame del relativo articolato.
Art. 1 "La Regione Piemonte, in applicazione dell'art. 8 del D.P.R. 24 luglio 1977, n. 616, partecipa con le Regioni Friuli-Venezia Giulia, Lombardia Valle d'Aosta, Veneto, Liguria e con le Province autonome di Trento e di Bolzano all'Associazione interregionale di coordinamento e documentazione per i problemi inerenti alla neve ed alle valanghe (AINEVA), secondo le norme dello Statuto, concordato con gli altri Enti partecipanti, che allegato alla presente legge, ne forma parte integrante. Eventuali modifiche alla predetta disciplina saranno disposte giusto accordi tra gli Enti associati e saranno approvate con legge regionale".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 37 Consiglieri L'art. 1 è approvato.
Art. 2 "La costituzione dell'associazione di cui alla presente legge diviene efficace con l'entrata in vigore delle leggi o dei provvedimenti che dispongono l'adesione degli altri Enti associati".



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 37 Consiglieri L'art. 2 è approvato.
Art. 3 "Ai fini dell'applicazione della presente legge è autorizzata per l'anno 1984 la spesa di Lit. 5.000.000.
Agli oneri derivanti dall'applicazione della presente legge si provvede mediante una riduzione di pari ammontare in termini di competenze e di cassa del capitolo 780 del bilancio 1984, parte spesa. Nello stato di previsione della spesa per l'anno 1 984 viene istituito apposito capitolo avente la seguente denominazione: 'Adesione della Regione Piemonte all'Associazione interregionale di coordinamento e documentazione per i problemi inerenti alla neve ed alle valanghe AINEVA' e con la dotazione di Lit. 5.000.000 in termini di competenza e di cassa. Per gli esercizi successivi il contributo verrà determinato con la legge di approvazione dei relativi bilanci.
Il Presidente della Giunta regionale è autorizzato ad apportare con proprio decreto, le occorrenti variazioni di bilancio".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 37 Consiglieri L'art. 3 è approvato.
Procediamo alla votazione sull'intero testo della legge.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 37 Consiglieri L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Nomine

Esame progetti di legge n. 336 e 270: "Criteri e disciplina delle nomine ed incarichi pubblici di competenza regionale" (rinvio)


PRESIDENTE

Il punto sesto all'ordine del giorno prevede l'esame dei progetti di legge nn. 336 e 270: "Criteri e disciplina delle nomine ed incarichi pubblici di competenza regionale". I relatori sono i Consiglieri Vetrino e Bontempi.
Chiedono di rinviare l'esame di questo punto alla prossima adunanza.
Pongo in votazione tale richiesta.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità.


Argomento: Consulte, commissioni, comitati ed altri organi collegiali

Esame progetto di legge n. 427: "Integrazioni e modificazioni alla L.R. 22/4/1980, n. 24 - Istituzione del Centro Gianni Oberto - e successive modificazioni ed abrogazione della L.R. 21/2/1983, n. 5"


PRESIDENTE

Passiamo pertanto al punto settimo all'ordine del giorno che reca: Esame progetto di legge n. 427: "Integrazioni e modificazioni alla L.R.
22/4/1980, n. 24: 'Istituzione del Centro Gianni Oberto' e successive modificazioni ed abrogazioni della L.R. 21/2/1983, n. 5".
Il relatore è il Consigliere Villa che ha la parola.



VILLA Antonino, relatore

E' passato poco più di un anno e mezzo da quando il nostro Consiglio regionale il 18.1.1983 ha portato alcuni lievi ritocchi alla L.R. 22 aprile 1980, n. 24 "Istituzione del Centro Gianni Oberto".
Si è risentita la generale partecipazione delle forze politiche al doveroso omaggio verso una personalità che onorò la nostra Assemblea e la nostra Regione.
Quanto richiesto dalle modifiche apportare dalla L.R. 21.2.1983, n. 5 ha avuto una sua puntuale realizzazione nel concorso bandito e nella manifestazione celebrativa in onore dell'avv. Gianni Oberto il 28 gennaio al "Giacosa" di Ivrea.
Operando tuttavia non raramente succede che si intravvedano possibilità migliorative di progetti, spazi più ampi nei quali inserire ulteriori modi che concorrano all'acquisizione dello stesso fine.
Si è inoltre considerata l'eventualità di una sovrapposizione ai finanziamenti stabiliti dalla L.R. 30/79, per cui potrebbero confluire sulla stessa iniziativa risorse attinte da capitoli diversi. A tale proposito si è concordato di suggerire al Centro Oberto l'opportunità di assumere decisioni, dopo aver preso atto dei contributi ex legge 30/79 sollecitando conseguentemente reciproca informazione e coordinamento tra il Centro e l'Assessorato alla cultura.
Sulla scorta della prima esperienza vissuta la Presidente del Consiglio unanime ha ritenuto di proporre non solo la ripetizione dell'iniziativa, ma un superamento e miglioramento, estendendola a tutti i cultori dei valori della nostra tradizione.
In questa visione si è ritenuto di allargare i compiti del Centro sia al punto 5) del primo comma dell'art. 2 della L.R. 24/80 così come appariva all'articolo unico della L.R. 5/83 sia con l'aggiunta di un punto 6).
Quest'ultima apertura in pratica si configura come incitamento al Centro Oberto ad attuare in prima persona iniziative che servano a rievocare la passione per la nostra terra di tanti piemontesi ed a curarne la rivitalizzazione nella consacrazione del documento.



PRESIDENTE

Se non vi sono interventi sulla relazione del Consigliere Villa passiamo alla votazione del relativo articolato.
Art. 1 "E' abrogata la legge regionale 1 febbraio 1983, n. 5".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 37 Consiglieri L'art. 1 è approvato.
Art. 2 "Al primo comma dell'art. 2 della legge regionale 22 aprile 1980, n. 24 sono aggiunti i seguenti due punti: 5) proporre l'istituzione di premi da attribuire a studiosi ed esperti per studi e ricerche relativi alla letteratura italiana in Piemonte, alla letteratura in piemontese, alla cultura popolare ed al teatro piemontese 6) promuovere manifestazioni e curare pubblicazioni aventi per oggetto la promozione e la valorizzazione del patrimonio storico, culturale e linguistico del Piemonte.
Il primo comma dell'art. 3 della legge regionale 22 aprile 1980, n. 24, è così sostituito: 'Le decisioni relative ai punti 1, 2, 3, 5 e 6 del primo comma dell'art. 2 sono assunte dall'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale, sentito il Comitato consultivo".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 37 Consiglieri L'art. 2 è approvato.
Procediamo alla votazione sull'intero testo della legge.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 37 Consiglieri L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Formazione professionale

Esame deliberazione relativa a: "Programma annuale dei corsi di formazione professionale 1984/1985"


PRESIDENTE

Il punto ottavo all'ordine del giorno prevede l'esame della deliberazione relativa a: "Programma annuale dei corsi di formazione professionale 1983/1985".
Il provvedimento è stato licenziato all'unanimità dalla VI Commissione.
Il testo a mani dei Consiglieri necessita di una integrazione in quanto la Giunta ha presentato un emendamento aggiuntivo dovuto ad una semplice dimenticanza nella dattiloscrittura.
Ha chiesto di parlare il Consigliere Nerviani. Ne ha facoltà.



NERVIANI Enrico

Voglio ricordare una vicenda non perfettamente chiara relativa alla promessa istituzione di un corso per floricoltori di primo livello e di secondo livello nella città di Verbania, sul quale si erano espresse in modo unanime tutte le componenti del Comitato comprensoriale. La richiesta di istituzione era avanzata dagli ex allievi salesiani, dell'Istituto San Luigi, ed era compatibile con le annotazioni al Piano di sviluppo che lo stesso Comprensorio aveva predisposto e che credo abbia già inviato alla competente Commissione regionale e all'Assessore più direttamente interessato al Piano. Con un sorprendente mutamento di orientamento l'Assessore Tapparo, poco prima che la decisione finale venisse assunta, ha scritto al Comprensorio dicendo che l'assegnazione era diventata problematica ed il corso di primo livello per floricoltori doveva essere cancellato dalla possibilità di realizzazione.
Chiedo all'Assessore non tanto una spiegazione sul suo comportamento perché non è mia intenzione fare polemica, ma qualcosa di più concreto cioè una riflessione sull'opportunità di tornare a riflettere sulla necessità di istituire questo corso che risponde a obiettive esigenze locali.
Sembra che qualche altra scuola sia preoccupata di perdere gli alunni nel momento in cui venisse istituito questo corso di formazione professionale per floricoltori.
Credo invece che ci sia spazio di attività e "gloria" per tutti soprattutto in una zona che deve modificare le sue caratteristiche produttive e le sue preparazioni professionali. Ritengo che la convivenza sarebbe stata possibile: comunque, le obiezioni dei centri di promozioni locali già esistenti dovevano opportunamente essere poste in evidenza, cosa che non è stata fatta.
Quindi torno sulla mia richiesta di rivedere questa deliberazione e di considerare l'inserimento nel piano anche del corso di primo livello per floricoltori di cui si è detto.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Tapparo.



TAPPARO Giancarlo, Assessore alla formazione professionale

In merito al corso, del quale parla il collega Nerviani, nella Commissione competente ho già avuto occasione di discuterne, anzi, in quella occasione le motivazioni che erano state portate da me furono valutate e considerate dai membri della Commissione e non avevano dato luogo che a una raccomandazione di attenzione a questo problema.
L'attenzione permane, non vogliamo con questa decisione dire un no definitivo. Esistevano alcuni problemi per la partenza del corso di primo livello nel senso che proponeva il Consigliere Nerviani.
E' un fatto di equilibrio nell'uso delle risorse per la formazione nel settore delle coltivazioni floricole in serra. In questo senso mi ero anche espresso nel messaggio inviato al Presidente del Comprensorio.
Ho letto poi un articolo sulla pagina della Stampa dedicata alla Provincia di Novara che dava dei giudizi estremamente duri su questa mia scelta. Non credo che giovi a nessuno drammatizzare la situazione. Ci sono altri casi analoghi che vengono fatti scorrere nel tempo, in attesa di condizioni opportune per avviare iniziative. Non è un no né pregiudiziale né assoluto, né punitivo. Avevamo l'impressione che questa scelta potesse impattare in modo non corretto con le altre presenze formative nel settore della zona dell'Alto Novarese.
Necessitava un'ulteriore fase di riflessione che non poteva esaurirsi in questo periodo.
Devo sottolineare un fatto curioso. I Comprensori danno pareri suggerimenti, orientamenti per la formazione professionale. Se dovessimo automaticamente registrare ed approvare tali indicazioni, dovremmo elaborare i piani di formazione professionale. Mi è parso di sentir dire da qualche responsabile locale che, visto che il Comprensorio aveva "indicato", "stabilito" un tipo di scelta, da parte dell'Assessorato era obbligatorio prenderne atto ed attuare....
Se l'Assessorato facesse una sommatoria di tutte le richieste ne risulterebbe un piano di formazione iniziale e sovraccarico (con ovvi limiti di risorse).
Mi pare obbligo di una corretta amministrazione attutire le spinte, a volte localistiche, a volte tese solo a far valere interessi particolari.
Nel caso del corso proposto per Verbania non c'era un interesse particolare municipalistico, mi pare però che alcuni tendano a tradurlo in questo senso, certamente non aiutando alla soluzione del problema, che vedo però non impossibile per il futuro.



PRESIDENTE

Prima di votare l'intera deliberazione pongo in votazione l'emendamento aggiuntivo all'allegato (a pag. 79 del tabulato).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità.
Ha chiesto di parlare il Consigliere Nerviani. Ne ha facoltà.



NERVIANI Enrico

Ritengo che non sia opportuno smentire in toto o in parte i lavori condotti dalla Commissione e il voto di adesione del nostro Gruppo, dato in Commissione e ripetuto qui. E vi è anche il mio personale voto favorevole che si fonda sul credito che do alle premesse non esplicite, ma comunque accennate, dall'Assessore Tapparo per il riesame della possibilità di assegnazione. E ciò anche se ho nella mente qualche altra promessa passata dell'Assessore che non è stata mantenuta. In ogni caso, penso che, questa volta, trattandosi di un Comprensorio lontano, in cui non c'è neppure il benché minimo interesse politico personale, l'attenzione dell'Assessore possa essere diversa. Condivido, d'altra parte, le convinzioni dell'Assessore Tapparo relativamente alle funzioni del Comprensorio.
Intervenendo, non aveva nessuna pretesa di attribuire a questo ente compiti decisionali finali e immodificabili; essendosi però trattato in questo caso, di una decisione che era relativa all'istituzione di un corso che poteva rientrate facilmente nell'impianto generale della programmazione delle attività di formazione regionale, il voto del Comprensorio doveva avere altra attenzione da parte dell'Assessorato. Comunque il voto è favorevole, in attesa che le promesse diventino fatti.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Ariotti. Ne ha facoltà.



ARIOTTI Anna Maria

Annuncio il parere favorevole del Gruppo comunista perché questo primo piano annuale cerca di tradurre in concreto quei criteri informatori, che sono stati dibattuti ed approvati, nell'ambito della formazione del piano pluriennale.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, pongo in votazione tale deliberazione.
Ve ne do lettura: "Il Consiglio regionale vista la legge regionale 25/2/1980 n. 8, ed in particolare gli articoli 6 e 7 della legge regionale citata che, nell'ambito delle procedure della programmazione, prevedono l'approvazione del programma annuale della formazione professionale mediante deliberazione consiliare visto il piano pluriennale della formazione professionale 1984/1987 approvato con deliberazione Consiglio regionale n. 739-7795 del 19 luglio 1984 viste le proposte formulate dagli Enti gestori dei corsi ed i pareri espressi dagli organi comprensoriali sentito il parere della Commissione consiliare competente delibera di approvare il programma annuale della formazione professionale - corsi normali e speciali e per invalidi civili - anno formativo 1984/1985 allegato alla presente deliberazione e qui di seguito riportato per farne parte integrante di demandare alla Giunta regionale la determinazione dell'ammontare della spesa complessiva e la ripartizione della spesa stessa per gli esercizi 1984 e 1985 in base ai parametri ed ai criteri di cui alla convenzione tipo Regione-Enti, nonché l'adozione degli appositi provvedimenti amministrativi per il funzionamento dei corsi di formazione professionale.
La presente deliberazione è dichiarata immediatamente esecutiva ai sensi dell'art. 49 della legge 10 febbraio 1953 n. 62 e sarà pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione ai sensi dell'art. 65 dello Statuto".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvata all'unanimità dei 34 Consiglieri presenti in aula.
Pongo in votazione l'immediata esecutività. E' approvata all'unanimità dei 34 Consiglieri presenti.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PETRINI


Argomento: Delega di funzioni regionali agli enti locali

Esame progetto di legge m. 415: "Delega alle Province delle funzioni amministrative relative al rilascio delle autorizzazioni per la circolazione su strade provinciali e comunali di macchine agricole, di macchine operatrici e di carrelli" (rinvio)


PRESIDENTE

In merito al punto undicesimo all'ordine del giorno: Esame progetto di legge n. 415: "Delega alle Province delle funzioni amministrative relative al rilascio delle autorizzazioni per la circolazione su strade provinciali e comunali di macchine agricole, di macchine operatrici e di carrelli", ha chiesto di parlare il Consigliere Biazzi. Ne ha facoltà.



BIAZZI Guido

Signor Presidente, su questo disegno di legge, dopo che è stato licenziato dalla Commissione erano emersi dei problemi sulla sua gestione in quanto attualmente le Province hanno competenze delegate molto più ampie.
In ottemperanza al decreto del Ministero dei lavori pubblici previsto questa delega alle Province verrebbe tolta.
Sul territorio pero, non ci sarebbero uffici in grado di gestire le deleghe e le macchine agricole dovrebbero venire a Torino per le revisioni.
Per questo motivo chiediamo di non passare al voto degli articoli. La richiesta è rafforzata dal fatto che il decreto sposta la sua validità dal mese di luglio al 1 gennaio 1985 forse proprio in considerazione delle difficoltà ricordate.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cerutti per la replica.



CERUTTI Giuseppe, Assessore ai trasporti

Signor Presidente, colleghi, le questioni legate alla delega sia per i trasporti eccezionali, sia per i mezzi d'opera, sia per i mezzi agricoli stanno attraversando un momento di incertezza per le decisioni finali che il Governo ed in particolare i Ministri dei lavori pubblici e dei trasporti dovrebbero assumere. Sembrava che dal 1 giugno non fosse possibile delegare alle Province, cosi come la Regione aveva fatto con propria legge, le concessioni ai mezzi d'opera e ai mezzi agricoli.
Dopo gli incontri avuti con il Governo e con le altre Regioni, il decreto è slittato al 1 dicembre. Le Regioni sono in attesa che il Governo dia la possibilità di delegare alle Province le concessioni per i mezzi agricoli e per i mezzi d'opera.
Nel caso in cui vengano mantenuti i contenuti di questo decreto, la proposta di legge che è all'attenzione del Consiglio regionale diventa indispensabile perché alle Province rimarrebbe soltanto la delega per le autorizzazioni ai mezzi agricoli e i mezzi d'opera ritornerebbero di competenza della Regione. Non c'è altra soluzione per delegare agli uffici periferici del Genio Civile quello che oggi viene svolto dalle Province ovviamente con una nuova organizzazione di servizio che possa assicurare agli imprenditori il rilascio delle autorizzazioni.
Il decreto legge prevede per la prima volta una tassa a fronte del danno che i mezzi d opera provocano sulle strade comunali e provinciali.
La proposta è duplice: forfettaria di un milione all'anno per ogni mezzo una tassa in funzione dei chilometri percorsi giornalmente sulle strade comunali e sulle strade provinciali.
Questa seconda proposta non è facilmente applicabile soprattutto nelle province confinanti con un'altra Regione. In questo caso l'imprenditore dovrebbe pagare nell'una e nell'altra Regione o pagherebbe solo nella Regione dove ha la residenza.
Un altro aspetto delicato riguarda la ripartizione dei fondi. La Regione, che ha compiti di esattore, dovrebbe ripartirli ai Comuni e alle Province in funzione della percorrenza dei mezzi. La quantificazione dovrebbe essere forfettaria.
I rappresentanti di categoria cercano di ottenere gratuitamente questa concessione.
Il Governo si è assunto l'impegno di riesaminare il decreto, quindi vi chiedo di soprassedere alla decisione.



PRESIDENTE

L'esame della legge è rinviato ad una prossima adunanza consiliare.


Argomento:

Esame progetto di legge m. 415: "Delega alle Province delle funzioni amministrative relative al rilascio delle autorizzazioni per la circolazione su strade provinciali e comunali di macchine agricole, di macchine operatrici e di carrelli" (rinvio)

Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

La Conferenza dei Presidenti dei Gruppi e la Presidenza del Consiglio hanno chiesto che il Consiglio esamini le seguenti proposte di deliberazione: "Progetto di intervento dell'interporto di Torino-Orbassano approvato a maggioranza Commissione II" "Norme per l'esercizio e la funzione trasferita alla Regione in materia di polizia mineraria nelle cave torbiere, acque minerali e termali approvato all'unanimità dalla IV Commissione".
"Sottoscrizione nuove azioni della SACE spa approvata all'unanimità dalla I Commissione".
"Contributo Regione Piemonte per la costruzione a monumento al medico condotto approvato all'unanimità dalla I Commissione".
"Legge regionale 31: contributi per limitati interventi di edilizia scolastica secondo stralcio proposta di deliberazione testo approvato all'unanimità dalla Il e dalla VI Commissione e ammissione al trattamento di missione previsto per i dipendenti regionali dei componenti delle Commissioni tecnicoconsultive costituite presso l'Assessorato alla sanità ed assistenza in attuazione della legge regionale di approvazione del piano socio-sanitario triennale, testo approvato all'unanimità dalla I Commissione".
Il Consiglio approva la loro iscrizione all'ordine del giorno. Ha chiesto di parlare il Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

Se l'iscrizione all'ordine del giorno vuol dire che non procediamo alla trattazione di tutti questi argomenti, siamo d'accordo. Il testo relativo alla polizia mineraria non è ancora definitivo. Lo abbiamo approvato con riserva. Se lo si vuole inserire all'ordine del giorno, sta beve, purch ciò non significhi che lo si esamina questa sera.



PRESIDENTE

D'accordo.


Argomento: Centri intermodali

Esame deliberazione Giunta regionale n. 57-36147: "Progetto di intervento dell'Interporto di Torino-Orbassano. Trasmissione al Consiglio regionale per l'approvazione ai sensi della legge regionale n. 11/1980 ed approvazione primo stralcio operativo, per la presentazione al FIO, Lire 36.618.000.000"


PRESIDENTE

Pongo pertanto in votazione la deliberazione della giunta regionale n.
57-36147: "Progetto di intervento dell'Interporto di Torino-Orbassano.
Trasmissione al Consiglio regionale per l'approvazione ai sensi della legge regionale n. 11/1980 ed approvazione primo stralcio operativo, per la presentazione al FIO, Lire 36.618.000.000".
La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

Una brevissima dichiarazione.
In sede di Commissione abbiamo dato un voto di astensione perché il progetto arrivava con notevole ritardo e ci siamo riservati di dare una valutazione definitiva in aula. Il nostro voto è favorevole perch l'approvazione del progetto è necessaria ai fini della domanda per il FIO.
Rimangono le nostre perplessità sull'aspetto definitivo del territorio sulle forme giuridiche dell'intervento, perplessità che ci riserviamo di meglio esporre quando verranno esaminati i documenti esecutivi e le proposte sull'assetto societario.



PRESIDENTE

Vi do lettura della deliberazione: "Il Consiglio regionale vista la deliberazione della Giunta regionale n. 57-36147 del 19/4/1984 relativa a 'Progetto di intervento dellinterporto di Torino-Orbassano.
Trasmissione al Consiglio regionale per l'approvazione ai sensi della L.R.
n. 11/1980 ed approvazione del primo stralcio operativo, per la presentazione al 110. Lire 36.618.000.000" sentita la competente Commissione consiliare delibera di approvare, ai sensi dell'art. 13 della legge regionale n. 11, il progetto di intervento per la realizzazione dell'interporto di Torino Orbassano, composto dai seguenti elaborati, che formano parte integrante della presente deliberazione: Interporto di Orbassano: a) Elementi di sintesi sul dimensionamento e le funzioni b) Elaborati cartografici".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvata all'unanimità dei 34 Consiglieri presenti in aula.


Argomento: Partecipazioni azionarie regionali

Esame progetto di legge n. 374: "Sottoscrizione di nuove azioni della S.A.CE. spa"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame del progetto di legge n. 374: "Sottoscrizione di nuove azioni della S.A.CE. s.p.a.". Il testo è stato approvato all'unanimità dalla I Commissione nella seduta del 19 settembre.
Relatore è il collega Valeri che ha facoltà di svolgere la relazione.



VALERI Gilberto, relatore

E' un disegno di legge che mantiene immutata la quota di partecipazione regionale (15 per cento) al capitale azionario della società per l'aeroporto di Cerione e adegua la stessa per effetto della ricapitalizzazione che è stata decisa dall'assemblea dei soci. La provincia di Vercelli, il comune di Biella e le banche hanno già adeguato le loro quote.



PRESIDENTE

Ringrazio il relatore e se non ci sono altre richieste di intervento possiamo passare alla votazione del relativo articolato.
Art. 1 "La Giunta regionale è autorizzata a sottoscrivere n. 12.740 nuove azioni da nominali L. 1.750 ciascuna, emesse dalla S.A.CE. spa, in esecuzione dell'aumento del suo capitale sociale da L. 298.172.000 a L. 447.258.000 al costo effettivo di L. 5.000, di cui L. 3.250 a titolo di sovrapprezzo azioni".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 33 hanno risposto SI 33 Consiglieri L'art. 1 è approvato.
Art. 2 "Per l'attuazione della presente legge è autorizzata per l'anno finanziario 1984 la spesa di L. 63.700.000.
All'onere di cui al precedente comma si provvede mediante una riduzione di L. 63.700.000, in termini di competenza e di cassa, dello stanziamento di cui al cap. 12.600 dello stato di previsione della spesa per l'anno finanziario 1984 e mediante l'istituzione, nello stato di previsione medesimo, di apposito capitolo, con la denominazione: 'Oneri relativi alla sottoscrizione di nuove azioni della Spa S.A.CE' e con lo stanziamento di L. 63.700.000 in termini di competenza e di cassa.
Il Presidente della Giunta regionale è autorizzato ad apportare con proprio decreto le occorrenti variazioni del bilancio".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 33 hanno risposto SI 33 Consiglieri L'art. 2 è approvato.
Procediamo alla votazione sull'intero testo della legge.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 33 hanno risposto SI 33 Consiglieri L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Beni culturali (tutela, valorizzazione, catalogazione monumenti e complessi monumentali, aree archeologiche)

Esame progetto di legge n. 359: "Contributo Regione Piemonte per costruzione monumento al medico condotto"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame del progetto di legge n. 359: "Contributo Regione Piemonte per costruzione monumento al medico condotto".
Il testo è stato approvato all'unanimità dalla I Commissione.
Il relatore è il Consigliere Simonelli.



SIMONELLI Claudio, relatore

Signor Presidente, viene all'approvazione del Consiglio, dopo molto tempo, un progetto di legge firmato con me e dagli altri Consiglieri regionali della Provincia di Alessandria, inteso a conferire al Comitato promotore per l'erezione del monumento al medico condotto che ha sede presso l'amministrazione provinciale di Alessandria, un contributo di lire 25 milioni.
Il monumento è stato eretto nel Parco di Crea. Con l'approvazione della legge di assestamento è stata reperita la somma al capitolo 12600.



PRESIDENTE

Se non vi sono altri interventi passiamo alla votazione dell'articolo unico.
Articolo unico "La Regione Piemonte eroga al Comitato promotore con sede presso l'Amministrazione provinciale di Alessandria del "Monumento al medico condotto", realizzato nell'ambito del parco naturale ed area attrezzata del Sacro Monte di Crea in Comune di Serralunga, un contributo una tantum di lire venticinquemilioni.
La Giunta regionale provvederà all'erogazione di cui al comma precedente con proprio provvedimento.
All'onere relativo si farà fronte mediante una riduzione pari a L.
25.000.000, in termini di competenza e di cassa, dello stanziamento di cui al cap. 12600 dello stato di previsione della spesa per l'anno finanziario 1984; e con la conseguente istituzione, nello stato di previsione medesimo di apposito capitolo avente denominazione: 'Contributo una tantum della Regione Piemonte alla realizzazione del monumento al medico condotto, in Serralunga' dotato di uno stanziamento di lire venticinquemilioni, in termini sia di competenza che di cassa.
Il Presidente della Giunta regionale è autorizzato ad apportare, con proprio decreto, le occorrenti variazioni al bilancio".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 34 hanno risposto SI 34 Consiglieri L'articolo unico è approvato.


Argomento: Edilizia scolastica

Esame deliberazione Giunta regionale n. 59-36900 relativa a: "Legge regionale n. 31/1978 - Contributi per limitati interventi di edilizia scolastica. Programma 1984 - secondo stralcio"


PRESIDENTE

Esaminiamo ora la deliberazione relativa alla legge regionale n. 31/78: "Contributi per limitati interventi di edilizia scolastica. Programma 1984.
Secondo stralcio".
L'approvazione delle Commissione competenti è stata unanime.
Pongo pertanto in votazione tale deliberazione. Ve ne do lettura: "Il Consiglio regionale vista la legge regionale 12 giugno 1978 31, nonché la ripartizione comprensoriale del finanziamento, formulato a termine di legge ai Comuni interessati viste le segnalazioni in ordine alle priorità di intervento formulate dal Comprensorio di Mondovì, ai sensi dell'art. 3 della legge stessa e già valutate dalle competenti Commissioni consiliari vista la proposta di deliberazione della Giunta regionale n. 59-36900 del 4 settembre 1984 sentito il parere espresso dalle Commissioni consiliari competenti delibera di approvare il secondo stralcio del programma degli interventi relativo all'anno 1984, per il Comprensorio di Mondovì come di seguito articolato: Bagnasco L. 12.600.000 Carrù L. 12.600.000 Dogliani L. 12.600.000 Farigliano L. 12.600.000 Montaldo Mondovì L. 10.000.000 Pamparato L. 12.600.000 Prunetto L. 10.300.000 Somano L. 21.800.000 Torre Mondovì L. 12.600.000 Totale L. 117.700.000 La spesa complessiva di L. 117.700.000 verrà impegnata sul cap. 7800 del bilancio di previsione per l'anno 1984 con successiva deliberazione della Giunta regionale.
Data l'urgenza di inviare le relative comunicazioni agli Enti obbligati alla realizzazione degli interventi, la presente deliberazione dichiarata immediatamente eseguibile ai sensi dell'art. 49 della legge 10 febbraio 1953, n. 62 e sarà pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione ai sensi dell 'art. 65 dello Statuto".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvata all'unanimità dei 34 Consiglieri presenti in aula.
Pongo in votazione l'immediata esecutività. E' approvata all'unanimità dei 34 Consiglieri presenti.


Argomento: Organizzazione degli uffici - Regolamento del personale

Esame progetto di legge n. 401: "Ammissione al trattamento di missione previsto per i dipendenti regionali, dei componenti delle Commissioni tecnico-consultive costituite presso l'Assessorato alla sanità ed assistenza in attuazione della legge regionale di approvazione del piano socio-sanitario triennale"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame del progetto di legge n. 401: "Ammissione al trattamento di missione, previsto per i dipendenti regionali, dei componenti delle Commissioni tecnico-consultive costituite presso l'Assessorato alla sanità ed assistenza in attuazione della legge regionale di approvazione del piano socio-sanitario triennale".
Il Consigliere Avondo è il relatore che ha facoltà di intervenire.



AVONDO Giampiero, relatore

Col presente disegno di legge si intende risolvere la questione del pagamento delle spese di viaggio eventualmente sostenute per partecipare ai lavori delle Commissioni tecnico-consultive, costituite in attuazione del piano socio-sanitario.
Con la legge si sana una situazione pendente e si liquidano le spese di viaggio ai membri all'interno delle suddette Commissioni. La I Commissione ha approvato all'unanimità il testo, quindi se ne raccomanda l'approvazione da parte del Consiglio.



PRESIDENTE

Non essendovi interventi, passiamo alla votazione del relativo articolato.
Art. 1 "Per l'attuazione della legge regionale di approvazione del piano socio sanitario triennale, sono costituite apposite Commissioni tecnico consultive, presso l'Assessorato alla sanità ed assistenza composte da esperti per le singole materie".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 33 hanno risposto SI 33 Consiglieri L'art. 1 è approvato.
Art. 2 "Ai componenti delle Commissioni di cui all'articolo precedente non viene corrisposto alcun compenso. Ai componenti delle Commissioni spettano il rimborso delle spese di viaggio ed il pagamento dell'indennità di missione secondo le modalità di cui all'art. 3 della legge regionale 2.7.1976 n. 33.
In deroga a quanto previsto al primo comma del presente articolo per le Commissioni previste da leggi nazionali si applica la normativa di cui alla legge regionale 2.7.1976 n. 33".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 33 hanno risposto SI 33 Consiglieri L'art. 2 è approvato.
Art. 3 "Agli oneri derivanti dall'attuazione della presente legge, valutati in 50 milioni annui, si provvede, per l'anno finanziario 1984 con lo stanziamento, in termini di competenza e di cassa, di cui al capitolo n.
10676 dello stato di previsione della spesa del bilancio per l'anno finanziario 1984".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 33 hanno risposto SI 33 Consiglieri L'art. 3 è approvato.
Si proceda alla votazione sull'intero testo della legge.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 33 hanno risposto SI 33 Consiglieri L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Informazione

Ordine del giorno relativo al sistema televisivo privato


PRESIDENTE

Infine, è stato presentato dai Consiglieri Bontempi, Cerchio, Majorino Marchini, Vetrino, Moretti, Montefalchesi, Mignone, Reburdo, un ordine del giorno relativo al numero delle stazioni televisive indipendenti con sede in Piemonte.
Lo pongo in votazione. Ve ne do lettura: "Il Consiglio regionale del Piemonte considerato che il numero delle stazioni televisive indipendenti con sede in Piemonte e programmazione originale è in continua diminuzione per l'acquisizione di alcune di esse da parte di aziende con sede in Lombardia che tale acquisizione assume con l'attuazione di un collegamento interregionale in alta frequenza il significato della riduzione della stazione piemontese a semplice ripetitore che l'attività di tali stazioni interregionali causa difficoltà di mercato crescenti alle stazioni operanti in ambito regionale che l'attuazione di tali collegamenti interregionali in alta frequenza che peraltro nemmeno i cosiddetti 3 network nazionali utilizzano, è senza dubbio alcuno eccedente l'ambito locale previsto dalla sentenza n. 202 del 28 luglio 1976 della Corte Costituzionale, che non può essere interpretato come più esteso dello spazio regionale, ed è dunque tale collegamento attuato in violazione di legge che la possibilità di esprimere dei valori culturali legati al territorio e l'informazione locale e regionale sono valori essenziali e da tutelare che l'essenziale alla esistenza di stazioni televisive private locali e regionali è la delimitazione dell'ambito regionale per tale attività.
Il Consiglio regionale del Piemonte invita nuovamente il Governo ed il Parlamento a predisporre la legge di regolamentazione del settore e con urgenza richiede l'intervento del competente Ministero delle Poste e delle comunicazioni e dei suoi organi amministrativi periferici (Escopost) per immediatamente porre fine ai citati illegali collegamenti altamente negativi, in assenza di regolamentazione, ai fini di un'evoluzione del sistema televisivo privato verso un assetto stabile ed equilibrato" Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 33 Consiglieri presenti.
Il Consiglio è convocato per i giorni 9, 3 e 4 ottobre.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 17.40)



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