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Dettaglio seduta n.261 del 26/07/84 - Legislatura n. III - Sedute dal 9 giugno 1980 al 11 maggio 1985

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BENZI


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 1) dell'ordine del giorno: "Approvazione processi verbali delle precedenti sedute", non essendovi osservazioni, i processi verbali delle adunanze consiliari del 12 e 13 luglio si intendono approvati.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Interpellanze del Consigliere Avondo inerenti la discarica del Comune di Gargallo


PRESIDENTE

In merito al punto secondo all'ordine del giorno: "Interrogazioni ed interpellanze", esaminiamo le interpellanze del Consigliere Avondo inerenti la discarica del Comune di Gargallo.
Risponde l'Assessore Calsolaro.



CALSOLARO Corrado, Assessore alla tutela ambientale

I problemi connessi alla discarica di Gargallo sono stati esaminati nel corso di una riunione tenutasi martedì scorso 17 giugno presso la sede della provincia di Novara.
La riunione riguardava tutto il complesso dei problemi relativi allo smaltimento dei rifiuti del novarese, ivi compreso quello di Gargallo, ed era stata espressamente richiesta con lettera dai Consiglieri regionali del Gruppo D.C. Nerviani e Borando e con l'interpellanza del Consigliere del Gruppo comunista Avondo.
Erano presenti alla riunione, che ha visto una larga partecipazione di amministratori comunali e provinciali, i Consiglieri regionali Avondo Borando, Cernetti e Nerviani.
La conclusione è stata sostanzialmente questa: che verrà quanto prima convocata una riunione specifica sull'argomento, non appena verranno acquisiti nuovi elementi di valutazione sulla contrastata vicenda.
Ritengo tuttavia opportuno aggiungere che l'autorizzazione rilasciata ai sensi dell'art. 31, ultimo comma, del D.P.R. 915/82 è del tutto legittima, ed è confortata da quanto disposto dai commi quarto e quinto dello stesso articolo.
L'autorizzazione, pur prendendo atto di una progettazione puntuale e documentata, ha comunque imposto specifiche prescrizioni per richiamare l'istante ad un rigoroso rispetto dei principi generali dettati dall'art. 1 del D.P.R. 915. Il progetto prevedeva una serie di accorgimenti tecnici necessari a tutelare sia le acque superficiali sia le acque profonde che attualmente risultano già inquinate, come si rileva dalle premesse contenute nell'interpellanza.
Per quanto riguarda la salvaguardia di valori naturalistici, pu sembrare eccessiva la qualificazione di "notevoli", in quanto dallo studio progettuale, nella relazione relativa alla vegetazione esistente, sono riportati una consistente serie di rilievi floristici dai quali si pu dedurre che l'area è per buona parte ricoperta da bosco ceduo degradato con prevalenza di castagno.
Si rileva al riguardo che la pratica esperita dalla ditta ai sensi della legge regionale 27/81 ha ottenuto la prescritta autorizzazione con decreto del Presidente della Giunta regionale 12.4.1984, sentiti i pareri espressi dal Corpo forestale dello Stato e dal servizio geologico regionale.
Al momento del rilascio dell'autorizzazione lo studio sulla captazione del rio Sizzone non era ancora noto.
Si ritiene comunque che, con l'attuazione di tutte le tecnologie previste nel progetto, il rio non sarà interessato da inquinamenti provenienti da discarica.
Il piano di gestione e di utilizzo della discarica prevede una serie di fasi (la prima delle quali, oggetto dell'autorizzazione, di 13.000 mq) a loro volta suddivise in aree di coltivazione della superficie di 3000 mq, e quindi non interessante gli 82.000 mq citati nell'interpellanza.
La questione, come già detto, è seguita dai servizi dell'Assessorato che si terranno in costante contatto con la Provincia di Novara per ogni opportuna determinazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Avondo.



AVONDO Giampiero

La prima interpellanza è del mese di aprile quando mi assunsi l'incarico di rappresentare la crescente preoccupazione esistente nella zona. Infatti è di questa mattina la notizia che il Comune di Borgomanero ieri sera ha assunto la decisione all'unanimità di opporsi alla costruenda discarica in questione per il pericolo di inquinamento del torrente Sizzone.
Le notizie fornite dall'Assessore ci paiono confortanti sul piano tecnico, ma non su quello politico, dove sarebbe necessaria una decisione da parte della Giunta regionale. L'amministrazione provinciale di Novara nel mese di febbraio ha fatto una relazione che però non ha fornito gli elementi di conoscenza e di valutazione atti a tranquillizzare i cittadini della zona.
Infatti i Comuni si sono opposti alla discarica.
Dice quella relazione: "il sopralluogo diede le seguenti risultanze tratte dalla visita compiuta nella località interessata dalla discarica dal colloquio svolto con il titolare dell'azienda, da notizie fornite da impiegati del Comune di Gargallo oltre che dall'esame delle relazioni tecniche allegate alla domanda.
La località prescelta in regione Chepoli si trova a circa 4 chilometri dal centro abitato di Gargallo, è raggiungibile attraverso una strada comunale non asfaltata, recentemente resa carrozzabile da interventi della società Poli rifiuti.
Il territorio interessato confina a sud con il Torrente Sizzone che scorre a fondo valle e a nord con lo spartiacque che delimita i confini tra i Comuni di Gargallo e di Sorriso. La strada citata scorre a mezza costa delle località e le divide in due parti delle quali quella a monte è in dolce pendenza con limitati bacini imbriferi, quella a valle è più pendente con tre valli parallele i cui ruscelli si immettono nel Sizzone.
Nella zona non esistono corsi d'acqua, fonti o pozzi, mentre è presente una discarica selvaggia che ha già interessato il torrente Sizzone.
Naturalmente nel progetto generale è compresa la bonifica di tale situazione. Non esistono vincoli di natura paesaggistica o militare o urbanistica, mentre è presente un vincolo idrogeologico per cui la ditta ha inoltrato alla Regione la domanda di autorizzazione, ai sensi della legge regionale 27 ecc." A noi pare che una relazione di questo tipo da parte dell'organismo che ha compiti di controllo sia quanto meno insufficiente a dare le garanzie che i cittadini chiedono.
Se poi aggiungiamo le prescrizioni che sono previste nella autorizzazione della Regione per l'avvio di questo progetto laddove si dice "lo spessore minimo dei materiali impermeabili naturali e/o artificiali usati per realizzare l'impermeabilizzazione deve essere tale da evitare la fuga del percolato per almeno 59 anni, calcolati come spessore dello strato diviso per la permeabilità del materiale che lo compone", ci pare di poter rappresentare una situazione che non ci tranquillizza. Ringrazio l'Assessore della risposta che ha fornito, ma invito la Giunta a intervenire dopo gli accertamenti e gli approfondimenti del caso con prescrizioni più precise di quanto non siano quelle contenute nella prima autorizzazione, anche alla luce di una insufficiente garanzia che gli organi di controllo, nel caso specifico della Provincia di Novara hanno rappresentato con la relazione che ho appena letto in alcune delle sue parti.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti atmosferici ed acustici

Interrogazione del Consigliere Cerchio inerente l'inquinamento in località Strada di Settimo


PRESIDENTE

L'Assessore Calsolaro risponde ancora all'interrogazione del Consigliere Cerchio inerente l'inquinamento in località Strada di Settimo.



CALSOLARO Corrado, Assessore all'inquinamento atmosferico

L'interrogazione del Consigliere Cerchio non contiene elementi per fornire una risposta adeguata.
Si è provveduto pertanto a richiedere alla Provincia di Torino, quale Ente preposto al controllo ai sensi del D.P.R. 915/82, un sopraluogo sulla località al fine di identificare il titolare del deposito del materiale ferroso in oggetto e di accertare la sua posizione relativa agli adempimenti previsti dal D.P.R. 915/82 (e cioè la presentazione della domanda di autorizzazione alla Regione, l'esistenza di una pratica in corso di istruttoria o l'avvenuto rilascio dell'autorizzazione regionale).
Ulteriori informazioni potranno essere fornite soltanto dopo che la Provincia avrà provveduto a sua volta a trasmetterle alla Regione.



CERCHIO Giuseppe

Ringrazio l'Assessore della risposta. Mi farò premura di indicare la titolarità dell'azienda in modo che l'Assessore possa attivarsi.


Argomento: Spettacoli: teatro, musica, cinema, danza

Interrogazione del Consigliere Cerchio inerente il Teatro Regio di Torino


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione del Consigliere Cerchio inerente il Teatro Regio di Torino. Risponde l'Assessore Ferrero.



FERRERO Giovanni, Assessore alla cultura

La Regione, con una oculata politica di coordinamento tra interventi culturali e turistici, intende affrontare con la massima energia le questioni poste dal Consigliere Cerchio, questioni che attengono a uno dei maggiori enti culturali del nostro Piemonte.
E' probabile, se non vi siano ulteriori interventi finanziari, che per la prima volta il Teatro lirico di Torino possa non conseguire il pareggio.
Non mi pare una situazione drammatica quella del Teatro Regio di Torino che con il Teatro di Bologna ha sempre chiuso in pareggio.
Gli altri enti lirici italiani chiudono sempre in spareggio.
Sulla questione del commissariamento posso solo dire che auspico che il Governo rispetti le leggi e qualora ci fosse una situazione di bilancio di non pareggio che si proceda al commissariamento.
Va solo detto che in questo caso verrebbe commissariata l'intera lirica italiana.
Sarebbe grave se, con gli sforzi della Regione, del Comune, della Provincia e degli amministratori del Teatro Regio, l'ente unico in Italia ottenesse ancora una volta il pareggio e alla fine si scoprisse che disposizioni di legge che prevedono il commissariamento per gli enti lirici in passivo si trasformassero in leggi speciali di ripiano dei debiti quindi il Regio si troverebbe, dopo anni di oculata amministrazione, ad essere magari penalizzato dagli stessi utenti del Regio che avrebbero potuto beneficiare, attraverso un disavanzo rovinoso, come altri enti che hanno deciso di scegliere magari cantanti di grande nome o un numero di allestimento più grande e più sfarzoso.
La Regione quest'anno ha ancora garantito e continuerà a garantire grazie alla legge specifica, dei consistenti grossi pacchetti attributivi come dice l'interrogazione.
Quest'anno sono stati erogati 900 milioni che, considerata la situazione finanziaria della Regione non è piccola cifra. E' la stessa cifra erogata al Teatro Stabile di Torino. In un incontro tenuto una settimana fa circa, tra Assessori del Comune della Provincia e della Regione è stata peraltro ribadita la linea che, qualora si realizzasse la troverei molto positiva e mi pare sia stata concordata in un incontro tra una delegazione del Teatro Regio e amministratori della Provincia di Torino, che si possa cioè ottenere un interessamento e un sostegno finanziario anche da parte dell'amministrazione provinciale, ente che finora, impegnato dal punto di vista delle politiche culturali nel sostegno delle iniziative territoriali peraltro anche consone alla sua natura, non era mai intervenuto in sostegni consistenti all'ente lirico.
Mi sembrerebbe importante, oltre che per la possibilità di ottenere per questa via ulteriori fondi, rendendo più forte l'immagine dei maggiori enti locali e dell'ente lirico in solidale sforzo di difesa e di sostegno.
La Consulta per i beni culturali ha discusso e ha dato parere favorevole su una scelta per quanto riguarda la musica. Il 1984 sarà ancora in parte un anno di transizione.
La Giunta intende uscire dalla logica di contributi a singoli enti locali o a singoli soggetti produttori di manifestazioni musicali, per concepire invece una funzione della Regione che mette in contatto il complesso della produzione musicale con il complesso delle richieste, che vanno dalle singole esibizioni fino alle rassegne o ai festival più impegnati.
Il circuito regionale della musica è previsto come modo per valorizzare la presenza dei maggiori enti musicali che operano in Piemonte, in particolare dell'orchestra sinfonica della RAI e del Regio i quali costituiscono un livello professionale indiscutibile.
La RAI dovrebbe restituirci firmata nei prossimi giorni una convenzione sulle direzioni artistiche del Regio, della RAI e dell'Unione musicale di Torino, per far sì che lo scambio tra domanda ed offerta avvenga anche con reciproca garanzia di serietà dei programmi.
Ho detto questo per annunciare come al di là delle ulteriori integrazioni finanziarie che potranno essere passibili soltanto attraverso un ulteriore aggiustamento del bilancio che è possibile anzi, è prevista già nel 1984 una quota finanziaria di sostegno all'operazione di decentramento e di circuito regionale che, avvalendosi delle competenze professionali, artistiche ed esecutive del Regio può diventare in forma indiretta una voce del bilancio dell'ente. Certamente non è pensabile di risolvere il problema della lirica attraverso un circuito regionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cerchio.



CERCHIO Giuseppe

Sul tema del Teatro Regio come sul tema Teatro Stabile, due importanti presidi culturali della città di Torino e della Regione, i riferimenti sono stati ripetuti in questi ultimi anni.
In questa assemblea e in Consiglio comunale di Torino ancora recentemente si è discusso sulla promozionalità, sulla validità di progetti e di programmi del Teatro Regio e del Teatro Stabile e abbiamo assistito a scaricamenti di responsabilità da soggetto a soggetto, da istituzione ad istituzione.
Le dichiarazioni rilasciate dal Direttore artistico del Teatro Regio a una rivista piemontese indicano una drammatica situazione.
Ma, al di là della drammaticità verifichiamo la possibilità di uno spareggio conseguentemente l'ipotesi del commissariamento fatto certamente nuovo per il Teatro Regio.
Una ulteriore e sempre più pressante richiesta di coordinamento di tutti gli interventi culturali e turistici da parte degli Assessorati competenti della Regione mi pare ovvia perché il tema culturale ha delle zone grigie che toccano altri settori.
E' stato ricordato dall'Assessore stesso che la politica culturale coinvolge altre istituzioni, a partire dall'Amministrazione provinciale e dal Comune di Torino per gli interventi finanziari non indifferenti che hanno profuso in questi anni.
In realtà i finanziamenti considerevoli che la Regione ed altri enti elargiscono altro non sono che fondi a ripiano del passivo.
L'attenzione dell'Assessorato alla politica culturale è lodevole, ma è necessaria una collegialità della Giunta per un programma razionale degli interventi culturali, turistici e promozionali della Regione e delle altre istituzioni, provincia e città di Torino Non dimentichiamo anche la RAI, la sua orchestra sinfonica, il coro per cui mi paiono doverosi questi approfondimenti in tutte le sedi istituzionali e politiche perché si addivenga ad un razionale intervento nel settore.


Argomento:

Risposta scritta ad interrogazione


PRESIDENTE

Rendo noto che l'Assessore Mignone ha dato risposta scritta all'interrogazione del Consigliere Vetrino inerente la caccia.


Argomento: Asili nido

Interrogazione del Consigliere Cerchio inerente l'asilo nido "Salvador Allende" di Montalto Dora


PRESIDENTE

L'Assessore Bajardi risponde all'interrogazione del Consigliere Cerchio inerente l'asilo nido "Salvador Allende" di Montalto Dora.



BAJARDI Sante, Assessore all'assistenza

Questo nido è stato costruito dal Comune con i contributi della Regione assegnatigli, ai sensi della Legge n. 1044/71 e della L.R. n. 3/73, con il piano riferito all'anno 1984. Localizzazione e finanziamento sono stati deliberati dalla Giunta regionale nell'aprile 1975.
L'asilo, realizzato per 65 posti/bambino, è stato attivato soltanto più per 45 posti, essendo tale il fabbisogno espresso dalla popolazione infantile residente.
Nel 1982 i bambini iscritti sono stati in media 33, a fronte di una popolazione infantile (0-3 anni) di 119 unità.
Nel 1983 gli iscritti sono stati 34, a fronte di una popolazione infantile pari sempre a 119 unità. Dell'asilo di Montalto Dora ha quindi usufruito nel 1982 il 27,73% della popolazione infantile residente e nel 1983 il 28,57, a fronte di una percentuale del 12/13 ritenuta ottimale non solo in Piemonte, ma in tutta Italia.
Le famiglie di Montalto Dora sembrano dunque ritenere l'asilo nido comunale un buon servizio visto che ad esso affidano i proprii bambini in percentuale superiore alla media. L'Amministrazione comunale, peraltro, al riguardo ha dichiarato di essere favorevole ad una politica dei servizi e fra questi dell'asilo nido: si tratta di una scelta che rientra nella piena autonomia istituzionale del comune.
Dalla tabella analitica dei costi, che consegnerò all'interrogante emerge che il costo-bambino dell'asilo nido di Montalto Dora è molto inferiore alla media regionale. La spesa complessiva (composta in gran parte da spesa per il personale), pur elevata, non è anomala n eccezionale.
Allo scopo di ridurre i costi, oltre che migliorare il servizio, è stato costituito nel 1983 il consorzio tra i comuni di Montalto Dora e Borgofranco di Ivrea per la gestione dell'asilo nido, che, entrato in attività nel 1984, dovrebbe produrre i primi risultati alla fine di quest'anno.
Più in generale non può essere ignorato che la causa principale dell'aumento dei costi per la gestione degli asili nido è la drastica riduzione delle nascite avvenuta nella nostra Regione negli ultimi anni.
Per ridurli l'Assessorato promuove la formazione di consorzi di comuni per la gestione degli asili nido; non ostacola situazioni di uso incrociato asilo nido e scuola materna, programma rigorosamente i nuovi investimenti secondo quanto previsto dal D.D.L. 261/82 approvato all'unanimità nel Consiglio del 21/6/1984, che prevede la realizzazione di nuovi asili nido "ove se ne verifichi la concreta esigenza, in rapporto al fabbisogno del servizio".
Non è nostra intenzione, infine, dare giudizi negativi a priori su gestioni a carattere privato (purché non aventi fini di lucro, visto il tipo di servizio) qualora sia garantito un livello di servizio pari a quello pubblico e maggior economicità nei costi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cerchio.



CERCHIO Giuseppe

L'asilo nido di Montalto Dora è un caso a campione preso dal sottoscritto per rilevare una situazione che si ripete in molte altre realtà del territorio regionale piemontese in ordine ai costi che sono al di là delle medie a cui si riferiva l'Assessore. Ma un conto sono gli iscritti, altro conto sono i reali fruitori del servizio.
Le famiglie del Comune di Montalto Dora, come le famiglie di altri Comuni per la verità non giudicano buono il servizio offerto. La stampa locale ha riferito sulle prese di posizione del Consiglio comunale di Montalto e sulla ipotesi di consorzio con i comuni vicini per risolvere gli alti costi della gestione dell'asilo nido.
La parte finale dell'interrogazione è provocatoria nel senso buono del termine. Non sarebbe vantaggiosa un'opera di razionale coordinamento da parte della Regione, tale da sconsigliare la costruzione di strutture non indispensabili com'è quella di Montalto, e se non sia più opportuno prendere in considerazione altre valide forme di educazione senza escludere l'affidamento a gestioni private.
Per queste motivazioni ci dichiariamo non soddisfatti non tanto della risposta dell'Assessore quanto delle iniziative dell'Amministrazione comunale di Montalto, soprattutto per i rilievi che in questi ultimi tempi nella realtà di Montalto sono stati avviati. Ripeto non è sufficiente fare la statistica degli iscritti, ma occorre farla sugli utenti reali.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PETRINI


Argomento: Informazione

Interrogazione dei Consiglieri Brizio, Carletto, Bergoglio, Fassio, Villa Cerchio e Sartoris inerente il trasferimento della RAI da Torino


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione dei Consiglieri Brizio, Carletto Bergoglio, Fassio, Villa, Cerchio e Sartoris inerente il trasferimento della RAI da Torino.
Risponde il Presidente Viglione.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Conosciamo da notizie di stampa e di agenzia e da informazioni di ambienti dirigenziali e sindacali della RAI-TV gli elementi di fondo del piano di ristrutturazione dell'azienda, messo a punto dal direttore generale Agnes ed illustrato ufficialmente martedì 24 luglio alla Commissione parlamentare di vigilanza.
Si tratta di proposte che riguardano molto da vicino Torino ed il Piemonte, ben al di là di aspetti generali e più complessivi come la reiterata richiesta di aumento del canone avanzata dalla RAI-TV e il sollecito per una nuova legge che aggiorni le indicazioni contenute nel provvedimento di riforma della RAI-TV del 1975 Nel "piano Agnes" infatti si parla tra l'altro di "trasferimento graduale degli uffici dei supporti centrali" (che interessa quindi la struttura torinese di Via Cernaia), di "portare al massimo l'attività dei centri di produzione", di "riduzione da 4 a 2 delle orchestre e dei cori", di mantenimento dell'attuale identità della terza rete televisiva.
Pur nella genericità di queste prime informazioni, la Giunta regionale ha tempestivamente rilevato l'importanza e la delicatezza del problema collegandosi al Comune ed alla Provincia di Torino per un'immediata richiesta di verifica e confronto con il Consiglio di amministrazione della RAI-TV, mentre in questi giorni, a livello di sindacati e forze politiche si sono svolti incontri e assunte prese di posizione, a confermare lo spessore della questione nei suoi diversi aspetti, da quello occupazionale a quello culturale. Ad oggi, il telegramma inviato il 16 luglio al Presidente Zavoli non ha ancora avuto riscontro e intendiamo ora risollecitare con fermezza la riunione, anche sulla base dell'odierna discussione in sede consiliare.
Le interrogazioni presentate rappresentano peraltro l'occasione ideale per ulteriori riflessioni sul problema e per una presa di posizione del Consiglio regionale in materia.
E' chiaro che l'attuale progetto della RAI-TV si porrebbe nel suo insieme in una logica di spoliazione delle strutture torinesi e di depauperamento di una città e di una regione che hanno fatto da base per la nascita e lo sviluppo dell'esperienza radiotelevisiva nel nostro Paese. Non si tratta di fare della retorica o di piagnucolare sulle glorie del passato come giustamente avvertiva Luigi Firpo sulla "Stampa" di domenica scorsa bensì di rivendicare con dati reali un ruolo che in sede locale si è svolto e si può continuare a svolgere pur nel rispetto delle legittime esigenze di funzionalità dell'azienda RAI, tanto più doverose e necessarie quanto più il servizio pubblico nazionale ha l'impegno di ben operare nel nuovo sistema radiotelevisivo, che vede - accanto all'azienda di Stato un'importante presenza di grandi emittenti private.
Nei tempi passati, dopo aver dato vigore alle strutture radiofoniche Torino ha già dovuto subire un primo depauperamento avviando a Roma le direzioni generali, in cambio di una corretta garanzia politica sul mantenimento di una qualificata presenza di tipo culturale, tecnico e - di riflesso - anche occupazionale della RAI. Oggi nel nostro capoluogo operano oltre la Sede regionale - uno dei quattro centri di produzione dell'azienda, la Direzione di supporto di via Cernaia, il centro ricerche di corso Giambone (una struttura potenzialmente assai qualificata) l'orchestra e coro che nel 1983 hanno festeggiato i 50 anni di fondazione.
Un discorso a parte meritano le speranze nate dopo la riforma del servizio pubblico e con l'avvio delle trasmissioni della Terza Rete TV, che lasciavano intravvedere un più ampio decentramento e una maggiore autonomia delle strutture periferiche: gli auspici però non si sono affatto realizzati. Ricordo qui che la Regione Piemonte si è sempre battuta in modo univoco perché tali aspettative si realizzassero, ma sinora non si sono avuti riscontri concreti e positivi né per l'aspetto della presenza regionale nei programmi nazionali, né per il sufficiente decollo delle stesse trasmissioni regionali.
Nonostante ciò, la Regione ha proseguito nel suo impegno verso il servizio pubblico: basti ricordare, per essere concreti, i provvedimenti legislativi di supplenza della RAI per cancellare le "zone d'ombra" dei programmi televisivi nelle nostre montagne (l'onere per il bilancio regionale ha ormai raggiunto e superato i 2 miliardi), nonché la realizzazione sperimentale di programmi regionali per la Terza Rete (con un intervento finanziario della Regione per oltre 200 milioni).
A fronte di tali iniziative, nelle quali ci siamo sempre posti con spirito di collaborazione, abbiamo oggi un progetto di piano della RAI-TV che non appare assolutamente accettabile, anche perché non sembra adeguato alle stesse finalità di efficace ristrutturazione aziendale e di rilancio della RAI-TV.
Le ipotesi in discussione sono decisamente insoddisfacenti sul piano culturale, ove si ventilasse realisticamente una proposta di scioglimento dell'orchestra sinfonica di Torino che - specie negli ultimi anni - ha dato prova, oltre che del suo valore artistico, di una capacità di muoversi con agilità e fantasia anche in rilevanti manifestazioni estere, pur operando in condizioni di bilancio assai limitate rispetto alle reali necessità.
Altrettanto discutibile appare l'ipotesi di trasferimento della direzione di supporto; alcune centinaia di posti di lavoro lascerebbero Torino per andare ad infoltire le già nutrite schiere del "terziario" della capitale. Dichiarazioni di gradualità dell'intervento e fini "distinguo" di tutela dei lavoratori non attenuano la gravità di una simile previsione.
Resta comunque da sottolineare l'inaccettabile indeterminatezza delle informazioni e giustificazioni della RAI rispetto al progetto complessivo di ristrutturazione, per cui riteniamo assolutamente indispensabile un confronto con il vertice aziendale. In quella sede intendiamo suggerire e richiedere gli opportuni ripensamenti e le necessarie modifiche al progetto, con argomentazioni precise, sia per un ancor più accentuato ruolo culturale dell'orchestra e del coro, sia per possibili alternative ad uno spostamento della struttura di via Cernaia.
E' chiaro che, di fronte ad un eventuale atteggiamento preclusivo dell'azienda, la Regione sarebbe posta in condizione di rivedere radicalmente il suo impegno di collaborazione nei confronti della RAI-TV fin qui realizzatosi in misura non trascurabile, e di dover sollevare il problema in sedi politiche, sia a livello di Governo che di Parlamento.
Non vorrei però che un terrorizzante quadro della RAI-TV fosse una spinta al Parlamento per un aumento dei canoni. Il canone è fermo da quattro anni e siamo favorevoli ad un aumento del canone se a questo si accompagni un progetto di ristrutturazione per cui le somme che i cittadini versano rientrino in un piano generale che non salvaguardi l'occupazione gli aspetti culturali della nostra Regione e delle altre Regioni. Siamo per la crescita e non per lo spegnimento di queste speranze.
In questo quadro si muoverà il governo regionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

Ringrazio il Presidente della Giunta per la puntuale risposta alla nostra interrogazione. Nella conferenza dei Capigruppo avevamo convenuto per la seduta del 31 luglio di fare una discussione ampia su questo argomento.
Intanto prendiamo atto della risposta di stamani.
Abbiamo presentato questa interrogazione perché fortemente preoccupati della situazione Rai così come emerge dal piano di ristrutturazione. Non contestiamo che sia necessario ristrutturare la Rai, però il piano penalizza Torino sia per quello che in esso si dice, sia per quello che non si dice che è altrettanto chiaro ed evidente.
Già alcuni anni fa si è parlato del problema del grattacielo di via Cernaia e del trasferimento degli uffici amministrativi e già allora il nostro Gruppo e il partito sono intervenuti.
Credo che dobbiamo affrontare questo tema con serenità ma soprattutto con una volontà decisa di difendere il ruolo storico che la Città di Torino ha avuto nella RAI e il ruolo che oggi hanno le strutture presenti.
In questi giorni, in attesa della risposta della Giunta, il Gruppo regionale D.C. e il nostro partito hanno avuto contatti con la sede di via Cernaia e di Via Verdi per conferire sia con i lavoratori e le loro organizzazioni, sia con le dirigenze locali.
Ci sono molte ragioni per difendere energicamente la presenza della RAI a Torino, sia del centro di produzione che è qualitativamente elevata e tecnicamente adeguata, sia delle strutture di direzione generale.
Quando negli anni '50 si trasferì la direzione a Roma, si impostò il discorso del grattacielo e degli uffici amministrativi a Torino in accordo con le amministrazioni pubbliche.
Quell'accordo deve essere rispettato e devono rimanere a Torino le strutture di supporto, come appunto il Centro di calcolo ed i sistemi elettronici che possono funzionare lontano dalla direzione generale grazie ai moderni sistemi per il trasferimento dei dati oggi in funzione.
Circa il problema dell'orchestra sinfonica, il piano è ambiguo.
Non credo che l'ipotesi di fare delle orchestre di Milano e di Torino un'orchestra sola, sia un discorso positivo ed accettabile.
L'orchestra sinfonica di Torino ha dato alla storia della RAI un contributo rilevante, quindi anche sotto questo aspetto Torino non deve assolutamente essere depauperata.
Tutto questo richiama un discorso generale - dobbiamo dircelo con franchezza: da Torino si allontanano troppe attività, vogliamo uscire dalla crisi industriale anche con il potenziamento delle strutture terziarie, ma queste se ne vanno.
E' una storia lunga di anni.
Saremmo poco attenti se non rilevassimo che dal 1975 in poi i trasferimenti si sono susseguiti rapidamente, quindi occorre operare tutti insieme con grande spirito di collaborazione e di impegno a livello di forze politiche e di istituzioni.
L'importanza della nostra città e della nostra Regione non è difesa n dal settore pubblico né dal settore privato. Si è parlato negli anni scorsi del possibile acquisto da parte della Regione del grattacielo di via Cernaia, così come ha fatto la Regione Lombardia per il grattacielo Pirelli.
E' stato incauto ipotizzare questo discorso perché ha posto in evidenza possibilità di uscita degli uffici della RAI in un periodo in cui forse non si dava l'importanza alla difesa del settore.
Occorre condurre una battaglia energica e la nostra forza politica la farà così come altre forze politiche la fanno, così come la deve fare energicamente chi rappresenta le istituzioni.
Certo non abbiamo visto con favore per esempio che nella manifestazione dell'orchestra sinfonica di fronte al Papa in cui erano presenti i Ministri, l'orchestra sinfonica di Torino non aveva una rappresentanza locale.
Lo diciamo senza spirito di polemica, ma per sollevare una necessità di fondo se vogliamo difendere queste istituzioni.
Un ultimo rilievo. Nella nota Ansa leggiamo che il Consiglio di amministrazione dovrebbe decidere il 2 agosto. Dobbiamo muoverci sollecitamente come istituzioni e noi siamo disponibili a dare il nostro supporto.
Il partito e il Gruppo contatteranno i nostri membri all'interno del Consiglio di amministrazione; il gruppo parlamentare della Camera e del Senato si stanno attivando in questo senso.
Il fatto che il Direttore generale e quattro membri del Consiglio di amministrazione siano democristiani, non ci fa velo nella difesa degli interessi di Torino e del Piemonte.
Non siamo centralisti per tradizione. Abbiamo la capacità di reagire quando è necessario, alle decisioni che consideriamo immotivate.
Questa libertà è una ricchezza del nostro Partito, quindi ci sentiamo profondamente liberi nel condurre la battaglia a difesa di Torino e della Regione. Sappiamo che altre forze politiche hanno presentato ordini del giorno o hanno intenzione di farlo.
Il tempo è estremamente limitato, ci vuole una presa di posizione energica: Regione, Provincia, Comune di Torino devono muoversi per avere non soltanto a livello conoscitivo, ma a livello operativo, un confronto serrato a difesa di Torino.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Insieme con i colleghi Moretti, Mignone ed altri colleghi del mio Gruppo abbiamo presentato un ordine del giorno che vorremo discutere per poter assumere una posizione istituzionale ancora in tempi utili in vista del 2 agosto, pertanto chiedo se è possibile considerare la risposta alla interrogazione del Presidente Viglione come introduzione a un rapido dibattito.



PRESIDENTE

La risposta del Presidente della Giunta è stata una comunicazione di un certo rilievo visto che la ristrutturazione della RAI di Torino è di notevole interesse per la comunità piemontese.
La Presidenza, dopo le dichiarazioni dei colleghi Brizio e Bontempi accede ad un dibattito generale più ampio, aperto ai diversi Gruppi consiliari in base all'art. 89 del regolamento del Consiglio.
Quindi il dibattito è aperto.



BONTEMPI Rinaldo

Intervengo brevemente per puntualizzare le nostre proposte sul piano di ristrutturazione della Rai. Il piano di ristrutturazione può avere due chiavi di lettura, una esclusivamente torinese per i rischi che comporta alle strutture, l'altra nazionale e in qualche misura prioritaria.
Certo, la Rai si trova in condizioni molti difficili per una serie di gravi responsabilità che risalgono al passato, quindi un piano di ristrutturazione è probabilmente necessario e noi non dobbiamo fuggire con semplici no e con una opposizione a queste esigenze, ma ponendoci di fronte alle proposte che sono state formulate. Il PCI ha sviluppato delle iniziative coinvolgendo i suoi rappresentanti nel Consiglio di amministrazione. La caratteristica del piano è che affronta alcuni problemi in modo positivo, ma con grave ritardo e che manca in quel respiro di progettualità che deve corrispondere agli obiettivi.
In altre parole, un piano di ristrutturazione è possibile se si hanno chiari gli obiettivi, il ruolo del servizio pubblico in un sistema che ormai possiamo definire misto.
La legge di riforma 103, deve essere rivista alla luce delle novità e la novità più clamorosa è che quando nel 1975 venne varata la legge non si intravedeva la possibilità di un sistema misto.
Ci si trova in questa situazione anche a causa della lunga assenza della legge di regolamentazione sulla emittenza che continua ad essere un caso clamoroso ed incredibile in un paese industriale avanzato.
La legge di riforma affermava il principio del decentramento ideativo e produttivo e il ruolo delle 21 sedi regionali alle quali il nostro Gruppo continua a riferirsi e chiediamo che anche nella posizione che assumerà il Consiglio di amministrazione, questo concetto sia ripreso.
Il piano di ristrutturazione però contiene dei tagli e indica dei risparmi, ma sembra percorrere una logica opposta a questi concetti, è la logica di trasferire a Roma piuttosto che in altre sedi Rai, quando invece sappiamo che grazie alle risorse umane, all'esperienza acquisita e alla storia c'è la possibilità di agganciare in modo reale la realtà nelle varie sedi. Il piano di ristrutturazione non ha un respiro progettuale, ma soprattutto non contiene assolutamente il rispetto di quello che per noi è un criterio discriminante fondamentale: il decentramento e il ruolo delle 21 sedi. Con l'acquisizione di Retequattro da parte di Romagnoli (ma pare che dietro ci sia Berlusconi) oltre a Canale 5 e Italia 1 che già sono di Berlusconi, abbiamo non più di un oligopolio ma un monopolio, quindi un network.
Per competere con queste strutture è necessaria una rigorosa politica aziendale, oltre ad una attenta strategia politica sul servizio pubblico.
Come è possibile questo se non attraverso l'informazione e il collegamento con le realtà locali. L'altro punto centrale sono le colpevoli assenze, i colpevoli ritardi sul piano della regolamentazione che stiamo pagando, sui quali non si può oggi intervenire con i tagli.
Partendo da queste considerazioni risulta meno improvvisato e meno provinciale il discorso su Torino. Dobbiamo avere la capacità di collegarle a questo discorso per non innescare una guerra tra le sedi che rischia di dividere i lavoratori, le forze politiche e le istituzioni, rischia di fare il gioco del divide et impera per arrivare alla fine alla soluzione centralizzata. I nostri rappresentanti nel Consiglio di amministrazione alla conferenza stampa dell'altro giorno hanno affermato la loro disponibilità a battersi su questi punti.
La peculiarità delle questioni torinesi è l'esistenza di una orchestra molto qualificata, che comunque non è il fiore all'occhiello della Rai, ma sono delle strutture la cui funzione e la cui potenzialità in un raccordo con il sistema culturale degli enti locali, del Ministero può avere sistemi supporto che mantengano però la centralità ed il ruolo che a Torino trovano una situazione particolare nell'Auditorium.
Un'orchestra di quel genere è irripetibile. Quest'anno è l'anno europeo della musica. E' strano che si pensi di ridurre l'orchestra e di fare un combattimento non più sulla qualità, ma sulla corporazione tra Milano e Torino.
Non è accettabile. Il discorso dell'orchestra va ripreso in chiave di costi, ma anche di utilizzo di strutture da parte del sistema dei soggetti istituzionali e sociali.
Vi è poi la questione dell'autonomia della sede. La Regione ha svolto in Commissione un lavoro sulla convenzione e sul collegamento e credo che il problema politico dell'autonomia della sede vada posto con forza.
Occorre passare dagli orientamenti alle decisioni e alla produttività delle decisioni. Ricordo la questione della Terza rete che è trasmessa solo parzialmente in Piemonte e questo dovrebbe indurci a richiedere con più forza l'autonomia della sede.
Se il bollo che deve arrivare da Roma segue i tempi che abbiamo visto in questi anni credo sia difficile pensare che le istituzioni locali possano avere fiducia in una proiezione decentrata, vicina ai problemi delle collettività.
L'altro punto importante è quello del centro ricerche che il piano per non tocca. Questo è assolutamente uno strumento da potenziare, visto che non si può pensare ad una azienda Rai in ritardo nei processi di innovazione tecnologica a livello sia dei grandi strumenti, dei satelliti sia dei collegamenti che all'interno della produzione o della ricerca devono essere fatti.
L'ultimo punto è quello di via Cernaia, Non siamo assolutamente indisponibili a misure di razionalizzazione amministrativa che portino ad intervenire nella Rai come in qualsiasi altra azienda per elevarne la produttività e per qualificarne la presenza come servizio pubblico e sul mercato. La strada giusta però non è quella dei licenziamenti, dei dubbi su strutture che invece possono coesistere in un rapporto corretto di decentramento con funzioni che giustamente devono essere date a Roma. C'è una questione di trasparenza nell'azienda Rai, c'è una questione di fondo.
L'azienda è cresciuta all'infuori di criteri di trasparenze e all'insegna di criteri che hanno reso abbastanza emblematico nel nostro Paese il concetto di lottizzazione e di dominio dei partiti. E' giunto il momento di battere le strade della massima trasparenza, della chiarezza, della produttività, funzionalità e responsabilità.
Non è possibile realizzare correttamente il pluralismo dividendo le testate per partiti politici.
Il pluralismo si realizza attraverso la presa in diretta, con la realtà pluralistica del nostro Paese, con la professionalità dei giornalisti, con il coraggio di misurarsi sull'esigenza di fare spettacolo e di dare informazione. Ricorre sempre la polemica sulle iniziative che vanno via da Torino, ma viene riconosciuto che ci sono i soggetti che hanno la responsabilità.
Mi pare strano un discorso che rovesci sulle istituzioni locali, che non hanno potere di interloquire quando le decisioni hanno targhe, nomi qualifiche, politiche ben precise.
Non vorrei che il lietmotiv: "dal 1975 le iniziative sono andate via da Torino" non corrisponda alla non omogeneità politica con certe forze politiche, in particolare con la D.C. e che in fondo i trasferimenti siano un buon alibi per predicare magari o per preconizzare un ritorno a un domani felice.
Mi auguro che non sia così, Consigliere Brizio. Credo che quando si deve imputare la perdita di pezzi significativi, importanti nel panorama del terziario piemontese o torinese, occorra andare alle responsabilità e fare battaglie giuste di ampio respiro su questioni generali, ma anche sulla difesa di legittimi interessi di questa collettività.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vetrino.



VETRINO Bianca

Ringrazio la Presidenza per aver accolto la richiesta di allargare questo dibattito su un tema che in questi giorni appassiona l'opinione pubblica.
Vorrei fare due considerazioni, l'una di carattere strettamente generale, allacciandomi più in particolare all'ultima parte dell'intervento del Consigliere Bontempi, l'altra che attiene più specificamente al progetto di ristrutturazione della Rai che incide così pesantemente sulla nostra Regione.
L'ipotesi di smantellamento parziale della Rai di Torino ed il trasferimento a Roma di una parte consistente di impianti e di personale fanno parte di quella cascata che negli ultimi anni si è riversata sulla nostra Regione e sulla nostra città, cascata di perdite di occasioni di lavoro che se non freniamo, come non l'abbiamo frenata finora, l'isolamento della nostra Regione e della nostra città è praticamente definito. Negli ultimi anni abbiamo registrato una serie di perdite di occasioni di lavoro e di affermazioni industriali, di terziario avanzato sulle quali non dobbiamo continuare a lamentarci ma dobbiamo, semmai, assumere maggiori responsabilità per fare in modo che la perdita di prestigio e di credibilità venga frenata.
Dobbiamo essere coscienti che queste perdite sono avvenute, le cause ognuno le individuerà dove le vorrà individuare. Ho letto molto affrettatamente il comunicato Ansa che attiene al resoconto della conferenza stampa dell'incontro avvenuto con i dirigenti della Rai e con la Commissione parlamentare preposta.
Alcune righe nel comunicato stampa sono estremamente preoccupanti e mi fanno dire che, tra le istituzioni e la Rai doveva già esserci stata una serie di incontri per definire più in specifico il futuro della Rai di Torino nel programma di ristrutturazione. Forse di speranze non ce ne sono perché viene detto che per il trasferimento graduale degli uffici, dei supporti centrali dislocati in Torino saranno approfondite le giuste esigenze del personale.
Questo vuol dire che ormai i trasferimenti sono definiti, semmai ci saranno delle difficoltà per quanto riguarda il personale, ma sappiamo benissimo che per il personale con il prepensionamento e con le buone liquidazioni, in genere, si trova sempre una composizione rispetto a questi temi.
La situazione finanziaria della Rai è gravissima. Le perdite del 1983 se sono quelle che intravedo sono alte, e per il 1985 sono previsti 115 miliardi.
La situazione è talmente drammatica che il Presidente ha dichiarato di essere ormai al limite della gestione commissariale.
C'è una precisazione per quanto riguarda Torino che in fondo ci pu consolare e cioè saranno potenziati in Torino i laboratori di ricerca questo è un aspetto che possiamo valutare con favore e con consolazione rispetto a quello che ci aspetta.
I rappresentanti dei Consigli di amministrazione non avrebbero bisogno di essere sollecitati se facessero correttamente il loro lavoro di rappresentanza. Sono stati indicati perché gestiscano con responsabilità con conoscenza, con competenza e con specificità.
Tuttavia si intervenga se questo può servire.
Quella che richiamo però è una forte presenza istituzionale da parte del Presidente della Giunta come massimo esponente della Regione Piemonte che credo abbia anche il prestigio personale per ottenere dalla Rai una attenzione particolare perché egli rappresenta alla Rai i problemi di una Regione che anche in questo campo vuole difendere il suo prestigio oltre al posto di lavoro di un determinato numero di lavoratori.
Vorrei mettere in evidenza l'importanza che deve assumere questo rapporto istituzionale anzi questo rapporto avrebbe dovuto essere sollecitato prima d'ora.
I Consigli di amministrazione prima di arrivare a dei piani di ristrutturazione dovrebbero tenere rapporti con gli enti istituzionali, nel caso specifico con la Regione Piemonte e il Comune di Torino, proprio perché sono a conoscenza della situazione locale assai meglio di quanto non lo siano i dirigenti della Rai a Roma. Il 2 agosto è molto vicino Presidente Viglione, spero che lei abbia la possibilità di ottenere questo importante incontro.
Se l'ordine del giorno tende a rafforzare il contatto che il Presidente Viglione dovrà tenere nei prossimi giorni il nostro voto sarà senz'altro favorevole.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARCHIARO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Moretti.



MORETTI Michele

Già quando si trasferì a Roma la Direzione Rai si parlava di accentramento dei servizi. Queste notizie di ristrutturazione ci preoccupano non solo per i riflessi occupazionali, ma per gli aspetti che riguardano l'informazione. Speriamo che il Consiglio regionale affronti con decisione il tema dell'informazione.
L'intesa dei Gruppi era di promuovere un dibattito e io credo che se lo avessimo fatto coincidere con questo argomento sarebbe stato di supporto alla richiesta di conservazione dei servizi Rai a Torino.
Il mio partito ha avuto un incontro con i sindacati ed alcuni dirigenti e amministratori della Rai ed ha manifestato la propria preoccupazione per questo trasferimento.
Per esempio il trasferimento del centro ricerca, quali costi comporterà? Non vorrei che nel momento in cui si parla di contenimento della spesa pubblica ci trovassimo di fronte ad un aumento dei costi a causa del trasferimento di questi servizi.
E' programmato un incontro fra Comune, Provincia e Regione e i dipendenti della Rai di Torino per giovedì, pertanto è opportuno che il Consiglio regionale approvi un ordine del giorno e che giovedì Giunta e Consiglio partecipino all'incontro nel quale si potranno assumere decisioni su alcuni punti che possono essere proposti al Consiglio di amministrazione che si riunirà il 2 agosto.
Noi siamo del parere che la Rai di Stato debba avere il suo spazio nell'informazione ma anche le TV private, quindi il dibattito che si terrà dovrà affrontare tutta la tematica dell'informazione che non deve essere legata alla questione del trasferimento Rai.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

Ritengo che il Consiglio debba approvare un ordine del giorno con una valutazione negativa sul piano proposto dalla Direzione Rai non soltanto perché 800 posti di lavoro sono in pericolo, non soltanto perch l'orchestra sinfonica è un fiore all'occhiello, ma porche lo smantellamento dell'orchestra sinfonica significherebbe un grave impoverimento culturale di Torino e della Regione.
Tra l' altro questo piano non risolve i problemi di bilancio della Rai.
La posizione della Rai è strumentale e finalizzata all'aumento del canone.
Non sono nemmeno opportuni gli atteggiamenti campanilistici di fronte alla scelta dell'accentramento perché noi difenderemo la nostra orchestra magari sperando che smantellino quella di Milano, i milanesi difenderebbero un altro pezzo in una situazione che non muta rispetto al disegno generale.
La Regione Piemonte dovrebbe prendere contatto con le altre Regioni anzi sollecito il Presidente della Giunta a porre questo argomento alla Conferenza dei Presidenti delle Regioni.
Si tratta di mobilitare le forze politiche, le istituzioni e le forze sociali per mettere finalmente i piedi nel piatto dell'informazione, per approfondire il rapporto tra la Rai-TV e l'emittenza privata e il modo di dare l'informazione che spesso non risponde a criteri di imparzialità e obiettività.
Mettere i piedi nel piatto per le Regioni significa la difesa del ruolo pubblico del servizio radiotelevisivo della Rai. In questo senso è auspicabile un piano di sviluppo della Rai che confermi il decentramento come scelta di potenziamento, di autonomia funzionale e di qualificazione delle sedi periferiche.
Bisogna porre con forza al Governo e al Parlamento il problema della regolamentazione dell'emittenza privata per fermare il monopolio dell'informazione. Un piano di sviluppo che riconfermi il decentramento per Torino non solo significa bloccare lo smantellamento, ma significa anche chiarire il problema del centro di produzione Rai che è sottoutilizzato quantitativamente e qualitativamente.
La Rai deve dirci in quale modo intende utilizzare il centro di produzione. Io credo che l'emittenza privata che ha realmente carattere locale, che non ha l'obiettivo di porsi in alternativa al livello nazionale, ma essendo libera ed indipendente, fa informazione e permette la crescita culturale, dove poter utilizzare il centro di produzione per i suoi programmi e usufruire di materiali dati in noleggio.
L'altra questione che bisogna porre con forza è quella del laboratorio tecnico-scientifico, che è uno strumento fondamentale e decisivo se la Rai vuole essere al passo con i mutamenti e in grado di competere con le strutture private.
Queste sono le questioni che bisogna porre alla Rai e al Governo sulle quali la Regione ha un ruolo da giocare in ordine alla complementarietà tra pubblico e privato dell'informazione.
Bisognerà intervenire con un progetto di informazione della Regione che individui tappe, modi e strumenti.
Se si voterà un ordine del giorno è auspicabile che sia un ordine del giorno unitario nell'esprimere parere contrario al piano della Rai e nel sollecitare un piano di sviluppo reale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Ringraziamo la Presidenza per la sensibilità dimostrata nel porre in discussione questo tema e la disponibilità della D.C. a che un argomento sollevato in primis dalla stessa D.C. possa vedere presenti le forze politiche.
Il nostro intervento si ridurrà a poche considerazioni.
E' fuori luogo ribadire oltre misura concetti già svolti da altri colleghi così come è inopportuno, fuori luogo ed esteticamente poco premiante voler ricercare responsabilità politiche anche locali andando a scoprire qualche disegno arcano con cui la D.C. sarebbe dietro la Rai per farla trasferire a Torino e per dimostrare che la Giunta di sinistra fa scappare la Rai: è una visione che probabilmente neanche Hitchok avrebbe individuato.
Nell'ultimo anno di legislatura si può dire di tutti e di tutto.
Il problema se non compromesso è già molto avanti perché grandemente condizionato da decisioni già così articolate da fare pensare che i margini in trattative non siano molti.
Il fatto cioè che si individuino le modalità del trasferimento del personale e si veda nel rilancio del centro di ricerca la soluzione della dialettica su questo problema, fa temere fortemente anche a noi che i margini di trattativa siano molto pochi.
Proprio per questo sarà necessario utilizzare gli argomenti che i colleghi hanno sollevato, sostenuto ed illustrato nelle sedi opportune.
Contiamo che il Presidente della Giunta su questo faccia, come al solito, tutto il suo dovere. Spenderei alcune parole per cercare di dare un contributo al processo, ormai decennale, della riduzione del ruolo di Torino.
Il substrato culturale, che aveva tenuto insieme una realtà statuale nazionale, quella che faceva capo ai Savoia, è stato utilizzato dalla classe politica della seconda metà dell'800 per creare una nazione moderna su un tessuto antico che ha portato nella storia, anche internazionale, a questi risultati.
Non è un caso che la più grande concentrazione industriale sia avvenuta a Torino. Probabilmente il Piemonte non è solo la Regione del vino, ma è soprattutto la regione del lavoro. La cultura del lavoro in questa Regione ha ancora dato la possibilità a Torino di giocare la sua ultima carta per sopravvivere come centro di riferimento nazionale ed internazionale.
Probabilmente dovremmo riflettere sul fatto che si è esaurita la capacità culturale e progettuale del Piemonte e di questa città al di là dell'ultima occasione di concretizzarsi quella della grande esperienza industriale.
La realtà dell'informatica che cosa porta? Porta la grande diffusione e la grande concentrazione contemporaneamente, ma la grande diffusione non significa assolutamente che debba rilocalizzarsi nelle sedi precedenti.
Piccole aree marginate e aree nuove possono diventare improvvisamente protagoniste di grandi processi industriali. Non c'è più niente del passato che regga nel futuro attraverso il processo dell'innovazione tecnologica.
Quindi le linee di tendenza alla concentrazione nelle grandi città, che in tutti i Paesi europei ed industrializzati in genere si sono concretizzate (Parigi, Bonn, Londra, Washington, New York ne sono una dimostrazione) continueranno a far sì che ci siano funzioni centripete attraverso la capitale.
Si tratta di rilanciare la nostra Regione e la nostra città a valori di natura culturali e di intelligenze, non solo artificiali ma anche umane, in grado di rimettere in pista un circuito che abbia le sue origini nella grande tradizione piemontese, ma che si attualizzi, tale che vicende come quella della Rai non si potrebbero riproporre nella misura in cui Torino è ancora al centro di un proprio spazio.
Probabilmente lo spazio di Torino che giustifica il mantenimento quasi storico di certe situazioni, si deve ritrovare nella misura in cui il circuito delle relazioni e delle prospettive torinesi si rinnovi completamente.
La posizione difensiva della nostra Regione non può essere tenuta oltre misura: bisogna trovare uno spazio diverso e innovativo.
Bisogna voltare pagina (non mi riferisco a questa maggioranza ma alla cultura "provinciale" di questa città e di questa Regione della quale tutti quanti ci siamo un po' piccati).
Le polemiche sul Teatro Regio per esempio, le ricordo da quando ero poco più che bambino. Se si è fatto del Regio una sede teatrale di serie B è una scelta nella logica del decadimento di ambizione del ruolo che la gente di questa città aveva per questa città.
E' un piccolo esempio, ma indicativo. Non si e più voluto il grande Regio che doveva essere uno dei punti di riferimento della cultura musicale internazionale, si è scelto un piccolo regio misurato sulla logica dei soldi che era meglio spendere in un posto rispetto all'altro.
Questa mancanza di grandi ambizioni, di grandi scenari alla fine determina questi risultati.
Proviamo quindi a voltare pagina anche nelle piccole cose. Per esempio cerchiamo di capire se la mostra dell'antiquariato deve essere una ulteriore occasione di vendita, una ulteriore mostra nel senso mercantile oppure una occasione di grande cultura nazionale.
Torino sta diventando storicamente, culturalmente ed economicamente una città di serie B. Deve ritrovare un suo ruolo non in contestazione con qualcun altro, ma nella capacità di crearsi un proprio scenario nel quale collocarsi.
Probabilmente questo scenario è quello di natura europea, noi abbiamo apprezzato il lavoro della Giunta per recuperare gli antichi confini del Piemonte (che finivano a Genova che era un porto piemontese).
Al di là degli accordi meramente funzionali e di natura economica cerchiamo di dare a questa nostra città e a questa nostra Regione uno scenario ed uno spazio diverso, altrimenti vicende di questo genere si riproporranno nuovamente e sarà un gioco al massacro magari divertente magari produttivo per le forze politiche di opposizione agli effetti dei conti alla fine della legislatura, ma non per una città.
La responsabilità di questi fatti di queste vicende, al di là del contingente, è il prezzo che Torino paga al grande sacrificio che ha fatto creando la Nazione, rinunciando ad essere una piccola realtà, accettando il prezzo, il costo che doveva pagare per far sì che questo Paese da espressione geografica diventasse una nazione, uno Stato.
Questa Regione e questa città hanno svolto questo compito storico, si è quindi esaurito un ciclo che è durato 400 anni.
La nostra generazione politica deve prenderne atto e ricercare un nuovo scenario, nuovi obiettivi, nuovi titoli per vantare, non solo sul piano sindacale e contrattuale, ma sul piano dei valori storici e culturali il titolo a mantenere ad avere e creare uno spazio culturale economico e sociale degno delle sue tradizioni e della gente che la abita.



PRESIDENTE

La discussione è così conclusa.
E' stata annunciata la presentazione di un ordine del giorno che è stato anche richiesto da più parti che l'ordine del giorno sia, se possibile, unitario.
Le altre interrogazioni ed interpellanze verranno discusse nella prossima seduta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

In merito al punto terzo all'ordine del giorno: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico che hanno chiesto congedo i Consiglieri Astengo, Carazzoni, Chiabrando, Genovese e Picco.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

Sono stati presentati i seguenti progetti di legge: N.426: "Integrazione dei tickets sanitari per i cittadini della Regione Piemonte" di iniziativa popolare, depositata in data 22 giugno 1984, dichiarata ricevibile ed ammissibile dall'Ufficio di Presidenza in data 17 luglio 1984, assegnata all'esame in sede referente della V Commissione ed in sede consultiva della Commissione in data 19 luglio 1984 N.427: "Integrazioni, e modificazioni alla legge regionale 22 aprile 1980, n. 24 'Istituzione del Centro Gianni Oberto' e successive modificazioni e abrogazione della legge regionale 21 febbraio 1984 n. 5" presentata dall'Ufficio di Presidenza in data 19 luglio 1984 ed assegnata alla VI Commissione in data 24 luglio 1984 N.428: "Istituzione dei servizi sostitutivi in agricoltura" presentata dai Consiglieri Marchini, Gerini e Turbiglio in data 23 luglio 1984, assegnata all'esame in sede referente della III Commissione ed in sede consultiva della I Commissione in data 16 luglio 1984.
N.429: "Istituzione dell'Albo degli imprenditori agricoli a titolo principale", presentata dai Consiglieri Gerini, Marchini e Turbiglio in data 23 luglio 1984 ed assegnata all'esame della III Commissione in data 26 luglio 1984.


Argomento:

c) Deliberazioni adottate dalla Giunta regionale e dall'Ufficio di Presidenza


PRESIDENTE

Le deliberazioni adottate dalla Giunta regionale nelle sedute del 10 12, 17 e 19 luglio 1984 e dall'Ufficio di Presidenza nella seduta del 3 luglio 1984 - in attuazione dell'art. 7 primo comma della L.R. 6/11/1978 n. 65 - in materia di consulenze ed incarichi sono depositate e a disposizione presso il Servizio Aula.


Argomento: Partecipazioni azionarie regionali - Industria (anche piccola e media)

Esame progetto di legge n. 379: "Costituzione dell'Istituto Tecnotex S.P.A. - Biella"


PRESIDENTE

Passiamo al punto settimo dell'ordine del giorno: esame progetto di legge n. 379: "Costituzione dell'Istituto Tecnotex S.P.A. - Biella".
Relatore è il Consigliere Acotto che ha facoltà di parlare.



ACOTTO Ezio, relatore

Signor Presidente, egregi Consiglieri, con la legge che stiamo per discutere ed approvare, la nostra Regione promuove una iniziativa di grande rilievo le cui premesse sono state poste allorquando fu deciso dal precedente Consiglio regionale, di dare vita, in quel di Biella, ad un centro di formazione professionale sperimentale per il settore tessile collegato ad un impianto pilota e ad altri segmenti di attività di servizio su cui si è innestata una concreta esperienza di rapporto tra pubblico e privato.
E' alla luce di tale esperienza che si è ravvisata la necessità di dotare il complesso delle iniziative presenti e preventivate nell'ambito del progetto comunemente denominato "Città degli studi tessili" di uno strumento di gestione più efficace rispetto agli obiettivi e più idoneo nell'interpretare la complessità degli apporti provenienti da più soggetti pubblici e privati.
Nasce di qui l'idea della costituzione di un apposito ente strumentale che assumendo la forma giuridica di società per azioni a capitale misto pare prestarsi meglio di altre ipotesi agli scopi che si intendono perseguire. Ma prima di entrare nel merito delle funzioni attribuite alla costituenda SpA, è quanto mai opportuno sottolineare, anche se brevemente la realtà produttiva che sta a monte delle strutture di cui oggi discutiamo. Tale realtà è quella di un settore, il tessile, richiamando il quale si sente ancora l'eco delle dispute del passato sulla sua maturità e sull' inesorabile destino, a cui sarebbe stato condannato, il comparto tipico dei paesi del II e IV mondo. La lettura dei più recenti indicatori economici (come annotano gli autori di un pregevole inserto pubblicato sul trimestrale dell'Assessorato al lavoro che citerò ampiamente) fanno giustizia di quelle analisi quanto meno superficiali.
"Infatti il settore tessile si è dimostrato un settore forte per l'economia italiana, un settore di base, quasi strategico per la nostra politica industriale".
Le caratteristiche che lo rendono tale possono così essere sintetizzate: alta occupazione, una forte percentuale di occupazione femminile, un tessuto di piccole e medie imprese diffuse su vaste aree geografiche, una grande tradizione di creatività, un alto livello di esportazione, un importante saldo attivo nella bilancia dei pagamenti, un notevole patrimonio di tecnologie. Il settore tessile ha apertamente anticipato il ciclo dell'innovazione tecnologica degli altri settori, così come - e specie in Piemonte - verso la metà degli anni settanta ne aveva anticipato la crisi.
La rincorsa all'ammodernamento è stata condotta soprattutto per contrastare la produzione dei paesi del terzo mondo, a basso costo del lavoro, ed è stata di tale intensità da collocare l'industria italiana tessile in un ruolo di preminenza in Europa. Ad oggi, oltre il 30 per cento degli impianti industriali delle aziende tessili italiane hanno meno di 10 addetti, contro il 19 per cento del livello medio europeo.
Il tessile abbigliamento italiano occupa circa un milione di addetti fattura oltre 40 mila miliardi di cui oltre 1/3 all'export, registra un saldo attivo di 13 mila miliardi.
Tale saldo attivo nella bilancia commerciale è il primo per importanza ed è tale da coprire largamente il disavanzo alimentare e circa il 50 per cento disavanzo petrolifero. Per il valore dell'esportazione tessile e di confezioni l'Italia si colloca al primo posto nel mondo. Il confronto con i dati degli altri paesi dimostra ampiamente che l'Italia supera per l'ampiezza del saldo attivo nella bilancia del settore non solo i paesi CEE ma anche le altre due potenze commerciali tessili del mondo: gli USA e il Giappone.
Riflettendo sui dati statistici del settore si può quindi affermare che esistono tutti i presupposti perché l'Italia divenga il "polo tessile d'Europa" visto e considerato che il nostro paese da oggi costituisce un polo tessile nel mondo. Questa è dunque la dimensione economica e produttiva del settore, e non è perciò vuota enfasi collocare l'iniziativa di cui oggi discutiamo, all'interno di questa dimensione europea e internazionale.
Il Piemonte e il Biellese in particolare, possono, da questo punto di vista dare un ulteriore contributo allo sviluppo e alle trasformazioni che sono in atto nel settore e che rappresentano una grande sfida sul terreno dell'innovazione, della ricerca e dell'investimento sul fattore umano.
A questi scopi fondamentali la promuovenda SpA che si è voluto denominare con la sigla Tecnotex (certamente più idonea dal punto di vista dell'immagine che non l'originaria Ifist) ha l'ambizione di corrispondere.
Proiettare il nostro ragionamento su queste potenzialità non significa perciò fuga dalla complessa realtà quotidiana con cui oggi si misurano le nostre strutture: certamente i conti devono tornare anche a questo riguardo.
Ma sarebbe un errore imperdonabile se noi e tutti gli altri partners pubblici e privati non cogliessimo il livello e la portata dell'iniziativa che stiamo avviando verso la fase costituente.
La sede nella quale esprimere il maggiore impegno su questi insieme di questioni è certamente la formazione dello statuto della costituenda SpA; è a quel livello che abbiamo teso riportare una serie di temi sollevati nel corso delle consultazioni in quanto lo strumento statuto meglio si presta a questo scopo e nel contempo assicura, in quanto atto deliberativo, una maggior snellezza di adozione e di successivi adeguamenti.
Credo che questo Consiglio possa, nel momento in cui si accinge ad approvare questa legge chiedere a se stesso ed a tutti i soggetti interessati a Tecnotex-Biella, di dedicare tutta l'attenzione necessaria nella stesura di uno Statuto che consenta un decollo dell'iniziativa coerente con quelle premesse oggettive che mi sono permesso di evidenziare.
L'articolato della legge precisa all'art.1 il regime giuridico dell'Istituto: società consortile per azioni costituita dalla Regione Piemonte con altri soggetti pubblici e privati, individua all'art. 2 le finalità e i compiti dell'Istituto e indica all'art. 3 le modalità attraverso cui si realizza l'attività dell'Istituto stesso.
Gli articoli 4 e 6 precisano il capitale (nella misura massima del 70 per cento e comunque non inferiore al 51 per cento sottoscritto da parte della Regione) e gli organi sociali (la nomina diretta da parte della Regione della maggioranza dei membri del C.d.A. e del Collegio sindacale).
L'art. 5 prevede i documenti che l'Istituto deve presentare alla Regione (bilancio, relazione sull'attività svolta e relazione programmatica).
Gli articoli 7, 8, 9 e 10 prevedono le norme di attuazione: nello specifico l'art. 7 prevede che il Presidente della Giunta regionale è autorizzato a compiere tutti gli atti necessari per la costituzione dell'Istituto successivamente all'approvazione dello Statuto. L'art. 9 determina la copertura finanziaria mentre l'art. 10 abroga le disposizioni della L.R. 33/79 incompatibili con la presente legge.
Il presente d.d.l., approvato a maggioranza dalle Commissioni IV e VI si sottopone all'approvazione del Consiglio regionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Gerini.



GERINI Armando

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, con questo disegno di legge diamo corpo ad uno di quei poli che erano stati ipotizzati nella relazione al piano pluriennale di formazione professionale e che poi vennero disattesi.
E' un polo integrato che potrà assumere dimensioni a livello internazionale se verranno realizzate quelle strutture sul modello dei colleges intese ad ospitare studenti europei ed anche extraeuropei.
La collaborazione di enti pubblici e privati che gestiranno i compiti precisati nell'art. 1 ce lo debbono far sperare.
La domanda di formazione professionale nel settore tessile, e quello di Biella è un settore all'avanguardia, è strettamente particolare e significativa e può collocarsi nel tradizionale secondo livello per gli aspetti tecnologici, di sperimentazione e di creatività.
La consultazione a questo disegno di legge ha comportato modifiche formali e sostanziali che la Giunta regionale in via di massima ha ritenuto di poter condividere.
La modifica del titolo da Ifist (Istituto per la formazione professionale ed innovazione del settore tessile) a "Istituto Tecnotex Biella SpA" corrisponde maggiormente e immediatamente l'immagine di questo polo e della capitale della lana oltre che risultare più semplice e più chiara.
La modifica dell'art. 6 del primitivo disegno di legge, specie per quanto attiene all'ultimo comma che stabiliva la nomina del Direttore generale da parte del Consiglio di amministrazione su designazione della Regione, si è resa opportuna anche in questo caso quanto meno come immagine in quanto la Regione ha la maggioranza del capitale sottoscritto che prima era dell'80 per cento ed ora è del 70 per cento comunque, non sarà mai inferiore al 51 per cento. In caso di aumento del capitale la Regione esercita il diritto di opzione per mantenere la maggioranza azionaria assoluta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Villa.



VILLA Antonino

Ritengo doveroso intervenire per dichiarare il voto favorevole della D.C. al disegno di legge: "Costituzione dell'Istituto Tecnotex-Biella" superando perciò l'esitazione non solo da noi annunciata in Commissione ma anche da altri condivisa. Si tratta di un interrogativo di carattere giuridico che ci viene assicurato superabile. Il rinvio allo Statuto di punti controversi lascia sempre incertezze. Ci appigliamo alla speranza che le difficoltà vengano superate.
Sì, dunque, al nuovo Istituto perché è nella direttrice di un cammino che la D.C. ha da tempo intrapreso, perché è una sperimentazione che si ritiene utile, non esclusivamente al territorio biellese, ma a tutto quanto il Piemonte e, nell'auspicio, anche in ambito sovranazionale.
Non rinuncio, pur senza approfondire la polemica, alla lettura di due brani delle dichiarazioni di voto della D.C., favorevole, e del P.C.I.
contrario, quando si trattava di avviare la Città degli Studi di Biella con l'ampliamento dell'Istituto tecnico industriale, nella seduta del Consiglio provinciale di Vercelli che allora presiedevo.
Era il 16 dicembre 1971. In concreto, si iniziava la Città degli studi tessili. Era la prima realizzazione. Diceva la D.C.: "Si può auspicare che i problemi della fase di studio passino al più presto possibile alla fase operativa, che gli enti pubblici, a cominciare dalla Regione, vengano investiti a tutti i livelli e siano chiamati ad interessarsi responsabilmente del problema per saldare il momento scuola-società, che è uno dei punti di frizione più grossi attualmente e che soprattutto il settore della formazione professionale sia direttamente collegato ad un disegno globale di sviluppo che abbia come momento fondamentale la programmazione democratica al fine di evitare zone di parcheggio di candidati alla disoccupazione". Questa era la dichiarazione di voto della D.C.
Diceva invece l'architetto Mosengo a nome del P.C.I.: "Voto contrario del Gruppo giacché, a giudizio dello stesso, ratificare la deliberazione significa porre delle premesse sicure per far sì che l'ampliamento dell'ITI debba collocarsi nel quadro di quella iniziativa che è la Città degli studi tessili". A volte è cosa saggia e anche segno di onestà cambiare parere.
Sono ben lieto, anche in funzione di questo ricordo, di prendere atto che si è cambiato parere e che esiste unanimità, ora, su questo problema nella parte essenziale. Rimangono, come già dissi, alcune incertezze operative che tutti conosciamo e che vengono demandate allo Statuto. E' bene comunque che si costituisca questa Tecnotex-Biella.
Il "Sole 24 ore" di alcune settimane prima della riunione del Consiglio provinciale di cui ho parlato, prospettava la necessità in Italia di 4-5 centri di istruzione tecnica estremamente qualificati, fra i quali si collocava la Città degli studi di Biella. Si è nell'orbita di questo progetto, da tempo da noi voluto; perciò concordiamo con buona parte della relazione con la quale la Giunta ha presentato il disegno di legge sottolineando però particolarmente il passaggio in cui si ammette - è un bagno di sincerità - pur con motivazioni di vincoli e rigidità giuridiche che il centro di formazione professionale direttamente gestito dalla Regione non sempre è andato ad operare nella situazione specifica in maniera positiva e sulla base di comuni programmi con gli altri enti coinvolti nel progetto, quali Città studi Sp, impianto pilota, CNR. ITI e con l'imprenditoria privata.
Si è trovato uno strumento interessante e riteniamo idoneo a superare ostacoli e a raggiungere traguardi. Questa società consortile, che approviamo insieme alla richiesta che il Consiglio regionale possa in tempi ragionevolmente brevi addivenire anche all'approvazione dello Statuto del Tecnotex, nel suo regime giuridico e nelle sue finalità può veramente aiutare una crescita non più rinviabile. I compiti richiamati dalla legge istitutiva e altri omogenei e coerenti danno indicazioni precise. Passiamo dalla concezione - e sia lecito ricordare fra tutti coloro che hanno operato per questa realtà, particolarmente Giuseppe Pella - al lieto evento e sia foriero di buoni frutti: ne ha la virtualità: lavoriamo per la loro maturazione.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PETRINI



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

Il mio intervento è anche la dichiarazione di voto. Già la scorsa settimana quando abbiamo discusso sul piano pluriennale della formazione professionale ho espresso il mio dissenso sulla proposta di gestire parti di formazione professionale attraverso la società per azioni.
Oggi si concretizza un primo provvedimento che riguarda l'Istituto Tecnotex di Biella. In verità a Biella, viste le sue peculiari caratteristiche ad alta concentrazione di industrie tessili, probabilmente si spiega di più l'istituzione di un centro ad hoc, che molto di meno si spiegherebbe in altre zone come è ventilato nel piano di formazione professionale.
Nonostante questo rilievo, i miei dubbi e il mio dissenso permangono sull'assetto societario di questa struttura, che in qualche modo diventa il reale momento di programmazione della formazione professionale. Nella SpA si assumeranno le decisioni sul tipo di formazione professionale, sui corsi, sulla qualità, sulle fasce professionali, in rapporto alle esigenze che verranno portate dalle aziende.
Questo significa egemonia in termini di programmazione e in termini di gestione da parte delle imprese. Questo significa dare la delega sulle scelte in materia di formazione professionale alle imprese.
Questi dubbi sono confermati da altri elementi quali la incapacità della Regione di avere una serie di sensori nella società a livello decentrato, a livello di zone, a livello di comprensori che permettano di conoscere realmente la qualità della forza-lavoro,il tipo di sistema produttivo e l'evoluzione dello stesso a livello di zone e sub-aree, quindi la Regione non ha quegli elementi per fare programmazione a livello decentrato e per guidare le scelte.
Io credo che sia prioritario dotarsi di queste strutture e capacità.
Per questi motivi il nostro voto sarà di astensione, voto di astensione che se non ci fosse la peculiarità dell'area e l'opportunità che lì sorga una struttura di supporto a questo tipo di produzione, sarebbe un voto contrario.
I partiti di sinistra soprattutto dovrebbero tener presente che questo d.d.l. è stato profondamente modificato dopo le consultazioni e considerare il fatto che una parte delle forze sociali non ha trovato l'accordo al suo interno sulla opportunità o meno di essere soci fondatori di questa struttura (tanto è vero che la legge non lo prevede).
L'ultima riflessione che vorrei portare ai partiti ed alla Giunta di sinistra è questa: è opportuno scegliere assetti societari che, come abbiamo verificato, contribuiscono ad approfondire le divisioni già esistenti tra le organizzazioni sindacali sull'opportunità di essere soci fondatori di una struttura di questo genere? Sono divisioni che si riallacciano a concezioni diverse sul ruolo e sulla natura del sindacato.
Non sarebbe più opportuno scegliere un assetto societario che non determini questi riflessi? Credo che una riflessione approfondita debba essere fatta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vetrino.



VETRINO Bianca

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, prego di considerare questo mio intervento anche agli effetti della dichiarazione di voto.
La deliberazione sull'Istituto Tecnotex di Biella rappresenta un passo concreto verso quella formazione professionale più qualificata ed inserita nella realtà piemontese di cui abbiamo discusso in Consiglio la scorsa settimana.
Questa delibera è inoltre occasione per esaminare più a fondo le condizioni attuative ed operative nel quale si calano gli interventi regionali. Dal disegno di legge e dalla relazione del collega Acotto emerge infatti la necessità, più volte ribadita, di una riforma del collocamento e dell' ufficio del lavoro per eliminare i numerosi ostacoli che gli attuali uffici, così come attualmente sono ordinati, frappongono ad una reale integrazione tra le esigenze formative e del mercato del lavoro. Sappiamo tuttavia che il problema, in questo caso, è di più ampia portata. Riguarda la normativa pilota di cui il Piemonte ha bisogno nel campo del lavoro e della formazione. Riguarda la poco consolidata dialettica sociale nella nostra Regione. Riguarda, in sintesi, la necessità, l'urgente bisogno di adattare gli interventi pubblici al mutato quadro di relazioni sociali ai cambiamenti economici.
Per il Tecnotex noi avvertiamo innanzitutto il problema del rapporto con l'ufficio del lavoro, il tassello di congiunzione verso il mercato che oggi appare debole e conflittuale, capace di attenuare gli aspetti positivi della formazione professionale dell'Istituto e di ciò che esso rappresenta.
Non si tratta solo di intoppi burocratici, ma di un contrasto vero e proprio tra gli interventi di diverso livello.
Il nuovo Presidente della Camera di commercio, Frignani, intervenendo l'altro giorno alla consultazione sul Piano regionale di sviluppo, attuata dalla I Commissione, ha sostenuto che il numero degli allievi che vengono licenziati dal Centro di Biella trova regolarmente sempre lavoro. Non solo ma sarebbe necessario un maggior numero di licenziati ogni anno. Mi è sembrata questa affermazione molto importante ed ho voluto verificarla.
Purtroppo mi è stato detto che le cose non stanno così che non solo quelli che vengono licenziati, peraltro pochi annualmente, non trovano lavoro, ma succede che una parte delle specialità nelle quali essi vengono licenziati ma una parte di questa specialità, non sono compatibili con le reali esigenze dell'industria tessile. Cosa emerge? Emerge la mancanza di un rapporto istituzionale costante tra il centro di formazione, e dunque la Regione, e la parte industriale, non solo per un riconoscimento formale della nostra azione, ma soprattutto per dare linearità al rapporto tra gli imprenditori biellesi e la Regione, anche per un aggiornamento continuo sui problemi di realizzazione futuri.
Non dimentichiamo che questo centro è destinato ad un futuro di impegni a carattere economico abbastanza pesante: cinque miliardi sono già stati investiti, ma si parla di investimenti che nel tempo dovrebbero arrivare anche a 40 miliardi. E' comunque importante che la Tecnotex avvii a pieno la sua attività e che questa avvenga tenendo presente la flessibilità e l'alta operatività di cui un simile istituto abbisogna. Più volte abbiamo visto agili strumenti trasformarsi in pesanti carrozzoni burocratici. Per questo ritengo che più che mai in questo caso le nomine che dovremo effettuare dovranno rispondere a criteri di assoluta professionalità ed essere ispirate dal consenso dei promotori.
Noi voteremo a favore di questo disegno di legge.



PRESIDENTE

La parola per la replica al rappresentante della Giunta, l'Assessore Tapparo.



TAPPARO Giancarlo, Assessore al lavoro

L'Istituto Tecnotex vuole essere una componente di una iniziativa più generale che è stata qui illustrata in occasione della discussione del piano triennale della formazione professionale.
In questo progetto emerge in modo significativo il raccordo tra formazione professionale, da usarsi come leva di politica industriale come strumento che favorisce l'innovazione tecnologica, ed il mondo dell'impresa.
Valuteremo attentamente questa esperienza, seguendola da vicino, giorno per giorno, e vedremo se in altre aree con vocazioni specifiche ed in altri campi, si potrà ricostruire questo modello o se si dovranno cercare altre forme.
Queste forme le abbiamo già anticipate nel piano triennale della formazione professionale: possono essere quelle delle società consortili miste, quindi riteniamo che la forma societaria non sia un elemento vincolante, piuttosto è da vedersi il contenuto di questa esperienza che salda l'elemento formativo all' elemento produttivo e dell'innovazione di prodotto e di processo.
C'era l'intenzione di alcune componenti del sindacato di operare all'interno del Consiglio di amministrazione, altre pensavano di operare attraverso una struttura parallela, quella che si è definita nei lavori preparatori del comitato tecnico-scientifico.
Si tratta di una fase sperimentale significativa che si colloca in una area di natura industriale ben precisata. Nel piano triennale abbiamo detto che non ci sarà una proliferazione di queste strutture, andremo cauti valuteremo questa esperienza e poi vedremo.
Riteniamo di avere delle ragionevoli speranze per pensare che possa questa struttura procedere positivamente. Non rinunciamo, Consigliere Montefalchesi, al ruolo primario della Regione anche in termini di politica industriale, anche perché l'istituto continuerà ad avere un rapporto diretto per l'elaborazione del piano generale dei corsi della formazione professionale.
Il finanziamento, per quanto riguarda il versante della formazione professionale, sarà comunque sempre collegato all'elaborazione generale della Regione. C'è la consapevolezza che sul terreno dell'alta specializzazione non è positivo vivere isolati, occorre invece operare collegati con gli altri soggetti interessati, non in posizione minoritaria o rinunciataria, ma in posizione tale da far valere i nostri obiettivi generali.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARCHIARO



PRESIDENTE

Passiamo alla votazione dell'articolato.
Titolo I (Regime giuridico e finalità) Art. 1 "La Regione Piemonte promuove la costituzione con altri soggetti pubblici e privati, secondo l'art. 2615 ter e secondo le modalità degli articoli 2328 e seguenti del codice civile, di una società consortile per azioni denominata 'Istituto Tecnotex - Biella - S.p.A.'.
L'Istituto Tecnotex - Biella opera ai fini di interesse regionale nell'ambito stabilito dall'art. 72 dello Statuto regionale e dagli articoli 117 e 118 della Costituzione.
Lo Statuto dell'Istituto Tecnotex-Biella e le sue modifiche devono essere approvati dal Consiglio regionale".
L'Assessore Tapparo presenta il seguente emendamento: al secondo comma, sostituire le parole "stabilito dall'art. 72" con: "stabilito dal primo comma dell'art. 72".
Pongo in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità.
Pongo in votazione l'articolo 1 nel testo così modificato.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 40 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere L'art. 1 è approvato.
Art. 2 "L'Istituto Tecnotex - Biella costituisce un complesso integrato di funzioni e di interventi volti al miglioramento e allo sviluppo delle attività produttive del settore tessile e delle altre produzioni ad esso collegate con riferimento all'intera Regione.
L'attività dell'Istituto Tecnotex - Biella ha come fine la realizzazione, in concorso con altri Enti ed aziende pubbliche e private degli obiettivi indicati dal Piano regionale di sviluppo per le attività ed i settori di specifica competenza dell'Istituto stesso. A tale scopo l'Istituto Tecnotex - Biella opera per attuare in particolare i piani pluriennali ed i programmi annuali di formazione professionale di cui alla legge regionale 25 febbraio 1980, n. 8.
Tra i compiti dell'Istituto Tecnotex - Biella, rientrano: la formazione professionale delle maestranze, dei tecnici, dei quadri e dei dirigenti superiori la formazione e l'aggiornamento dei formatori l'orientamento professionale la sperimentazione e la ricerca applicata dei prodotti, delle tecnologie e dei sistemi di produzione il trasferimento delle tecnologie lo studio e la ricerca economica relativi al settore tessile la divulgazione scientifica e dei risultati delle ricerche e degli studi economici la produzione dei beni economici in conto terzi, intesa quale necessario supporto e completamento della formazione, sperimentazione ricerca, trasferimento di tecnologie".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 40 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere L'art. 2 è approvato.
Art. 3 "L'attività dell'Istituto Tecnotex - Biella realizza: mediante i propri servizi ed uffici in base alle dotazioni organiche stabilite mediante organismi, aziende ed altre strutture idonee create direttamente dall'Istituto stesso tramite convenzioni con enti, aziende ed altri istituti pubblici e privati assumendo partecipazioni in società già esistenti ovvero promovendone, in concorso con altri, la costituzione.
Gli atti costitutivi, gli statuti e relative modificazioni degli Enti e delle Società in cui l'Istituto Tecnotex - Biella assume partecipazioni devono essere trasmessi alla Regione, a cura dell'Istituto Tecnotex Biella, unitamente alla documentazione di cui al successivo articolo 5.
L'Istituto Tecnotex - Biella gestisce autonomamente brevetti e licenze derivanti dalla sua attività e provvede alla commercializzazione dei propri prodotti." Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 40 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere L'art. 3 è approvato.
Titolo II (Capitale - Organi sociali) Art. 4 "La Regione Piemonte, all'atto della costituzione dell'Istituto Tecnotex - Biella, sottoscrive azioni nella misura massima del 70 per cento del capitale nominale, ma comunque in misura non inferiore al 51 per cento di esso.
Nei casi di aumento del capitale, la Regione esercita il diritto di opzione allo scopo di mantenere la maggioranza azionaria assoluta".
L'Assessore Tapparo presenta il seguente emendamento: le parole "nella misura massima del 70% del capitale nominale, ma comunque in misura non inferiore al 51% di esso", sono sostituite con le seguenti: "in misura non inferiore al 51 % e non superiore all'80 % del capitale nominale".
La parola all'Assessore Tapparo.



TAPPARO Giancarlo, Assessore al lavoro

Propongo il seguente emendamento: "sottoscrive azioni in misura non inferiore al 51%, e non superiore all'80 % del capitale nominale".
Questo permette un recupero maggiore rispetto alla formulazione precedente.



MONTEFALCHESI Corrado

Non capisco la ragione di questo emendamento. Nel mio intervento avevo espresso i miei dubbi sull'opportunità che la Regione intervenga fino al 70 per cento e che le aziende gestiscano.
Se si propone di aumentare ulteriormente la quota della Regione il mio giudizio è peggiorativo. Di questo passo dovrò rifare la mia dichiarazione di voto.
Voterò contro questo emendamento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

Fissare il 70 per cento secco vuol dire limitare con legge la possibilità di azione. Rimanere al minimo del 51% e portare il livello più alto all'80%, significa dare sensibilità e agilità alla Giunta nella impostazione del lavoro in modo di arrivare ad una soluzione accettabile.
Se la Giunta riesce a piazzare il 69 % del capitale e non riesce a piazzare il 70 % non costituiamo la società? In questo senso si dava un margine maggiore per avere maggiore sicurezza.
Votiamo a favore dell'emendamento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Acotto.



ACOTTO Ezio

In effetti il Consigliere Montefalchesi ha richiamato un dato che fu presente nella discussione della Commissione.
Si scese dalla primitiva ipotesi dell'80 % a quella del 70% anche per dare un segnale politico alle risultanze che emersero in sede di consultazione, allo scopo di allargare con la diminuzione della quota massima regionale lo spazio agli altri soggetti.
Mi pare che si possa accogliere l'emendamento, ma riscendendo dall'80 al 70 %.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Tapparo.



TAPPARO Giancarlo, Assessore al lavoro

Eravamo passati al 70 per cento per permettere l'inserimento nel Consiglio di amministrazione di alcune parti sociali attraverso l'acquisizione di una quota.
L'emendamento era nato per il timore di una non completa copertura dell'operazione. Questo spostamento ci permette ugualmente di operare? Che cosa succede nell'ipotesi che non si vada all'intera copertura? Proporrei una riflessione su questo aspetto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

Il discorso era di dare spazio alle parti sociali che hanno la possibilità di arrivare sino al 49% perché c'è il minimo del 51%. Il rischio è opposto, cioè che le parti sociali non siano disponibili. Se la Giunta vuole ritirare l'emendamento il Gruppo democristiano lo presenta e ne chiediamo la votazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

Se c'è il rischio che gli imprenditori non coprano neppure il 30 per cento, voglio riconsiderare l'opportunità, di approvare questa legge sul Centro di Biella.



PRESIDENTE

La Giunta ritira l'emendamento.
Il Gruppo D.C. ha formulato l'emendamento che pongo in votazione.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto.
Pongo in votazione l'art .4 nel testo originario.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 48 hanno risposto SI 29 Consiglieri ha risposto NO 1 Consigliere si sono astenuti 18 Consiglieri L'art. 4 è approvato.
Art. 5 "L'Istituto Tecnotex - Biella presenta ogni anno alla Regione, entro 30 giorni dalla sua approvazione, il proprio bilancio, redatto a norma degli artt. 2423 e seguenti del codice civile, nonchè una relazione sull'attività svolta da unire alla documentazione allegata al conto consuntivo della Regione.
Ogni anno entro il 15 settembre l'Istituto Tecnotex - Biella presenta altresì alla Regione una relazione programmatica della propria attività che viene unita alla documentazione allegata ai bilancio di previsione della Regione.
Le informazioni relative alla partecipazione della Regione all'Istituto Tecnotex - Biella sono fornite ai Consiglieri regionali a richiesta degli stessi con le modalità previste dalle disposizioni del regolamento del Consiglio regionale attuative dell'art. 12, comma terzo dello Statuto regionale".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 47 hanno risposto SI 47 Consiglieri L'art. 5 è approvato.
Art. 6 "La Regione, a norma dell'articolo 2458 del codice civile, nomina direttamente la maggioranza dei membri del Consiglio di amministrazione e del Collegio sindacale dell'Istituto, assicurando la rappresentanza delle minoranze, ai sensi dell'articolo 72 dello Statuto regionale, nella misura di almeno un terzo dei membri da nominare".
Il Consigliere Majorino presenta il seguente emendamento: dopo il primo comma aggiungere il seguente secondo comma: "I Consiglieri di amministrazione come sopra nominati sono vincolati nell'esercizio del mandato, all'osservanza degli indirizzi e delle direttive impartite dai competenti organi della Regione".
La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

La formula legislativa di questo emendamento è stata ripresa testualmente dalla legge istitutiva dell'ente strumentale Promark. Infatti qualche mese fa i Consiglieri di Amministrazione della Promark, che costituiscono maggioranza in quell'ente hanno ricevuto da una deliberazione di Giunta approvata dal Consiglio regionale le istruzioni, gli indirizzi e le direttive. E' opportuno che anche per questo ente strumentale nel quale sicuramente la Regione avrà il minimo del 51 per cento di azioni, riceva queste direttive e che la formula legislativa non si riduca solo a una formula di stile ma che questo avvenga nella realtà, possibilmente entro maggio-giugno di ogni anno, visto che la legge prevede una relazione previsionale del Consiglio di amministrazione da proporsi a settembre. Ci sarà in sostanza il cordone ombelicale fra la Regione da una parte, i suoi amministratori che costituiscono la maggioranza dall'altra, le istruzioni e gli indirizzi alla cui osservanza sono tenuti e il loro peso che avranno nel Consiglio di amministrazione ai fini della relazione previsionale programmatica del settembre di ogni anno.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Tapparo.



TAPPARO Giancarlo, Assessore al lavoro

La Giunta accoglie l'emendamento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

Propongo un sub emendamento e precisamente di sostituire le parole "dai competenti organi della Regione" con le seguenti: "dalla Regione".



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

La considerazione del Consigliere Brizio mi pare pertinente. Peraltro per la Promark c'è il precedente di una deliberazione di Giunta che è stata successivamente approvata.
Se a fronte di questo precedente si segue questa prassi anche se la formula non è formalizzata nella legge, penso vada bene.
Si potrebbe modificare precisando: "direttive impartite dalla Regione" per Regione si intende Consiglio regionale. Necessariamente la procedura sarà una deliberazione di Giunta che deve essere approvata dal Consiglio regionale.



PRESIDENTE

La parola al Vice Presidente della Giunta, Rivalta.



RIVALTA Luigi, Vicepresidente della Giunta regionale

Gli indirizzi operativi agli enti strumentali sono dati dalla Giunta regionale, quindi credo che ci si debba riferire alla prassi che richiamava il Consigliere Majorino, già attuata per la Promark.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

A mio avviso va mantenuta la ratio. Gli indirizzi sono generali e per gli indirizzi generali v'è la competenza del Consiglio. L'emendamento quindi va modificato in questo senso: "l'osservanza degli indirizzi della Regione" quindi depennando "e delle direttive impartite dai competenti organi".
Il Consigliere che viene nominato in rappresentanza delle minoranze deve seguire gli indirizzi deliberati da tutti, ma non deve seguire le direttive strette impartite dall'organo esecutivo.
Dobbiamo muoverci in un quadro di correttezza e di chiarezza.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vetrino.



VETRINO Bianca

Questa discussione mette il dito in una piaga: sulla necessità più volte ribadita di un dibattito generale sui rapporti della Regione Piemonte con gli enti strumentali, sui limiti e sulle possibilità del Consiglio nella definizione degli indirizzi e - se mi consentite - dei controlli.
Parliamo sempre degli indirizzi, ma nessuno si preoccupa di controllare se gli indirizzi abbiano sortito degli effetti.
Nello specifico, probabilmente, è più corretto lasciare le parole "dei competenti organi" (tra l'altro è il testo dell'articolo di legge sulla costituzione degli enti strumentali).
Comunque sarà il Consiglio regionale che darà nello specifico questi ordini, così come è successo per la Promark. Quindi sarei più favorevole alla primitiva formulazione proposta dal Consigliere Majorino.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Tapparo.



TAPPARO Giancarlo, Assessore al lavoro

Siamo d'accordo sull'emendamento del Consigliere Majorino e non sul sub emendamento che è stato proposto dal Consigliere Brizio di sostituire "impartite dai competenti organi" con "della Regione Piemonte".



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Di fronte al precedente verificatosi per la Promark e cioè che gli indirizzi sono stati proposti dalla Giunta ed approvati dal Consiglio mantengo questo testo a fronte però del chiarimento interpretativo della Giunta e cioè, come ha detto il Vice Presidente Rivalta, sarà sempre il Consiglio regionale che esaminerà gli indirizzi di fondo.



BRIZIO Gian Paolo

Dopo questa precisazione ritiro il sub emendamento.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento del Consigliere Majorino.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato.
Pongo in votazione l'art. 6 nel testo modificato.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 46 hanno risposto SI 46 Consiglieri L'art. 6 è approvato.
Titolo III (Norme di attuazione) Art. 7 "Il Presidente della Giunta regionale è autorizzato a compiere successivamente all'approvazione dello Statuto di cui all'art, l tutti gli atti necessari per la costituzione dell'Istituto Tecnotex - Biella secondo le norme della presente legge".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 46 hanno risposto SI 46 Consiglieri L'art. 7 è approvato.
Art. 8 "La Giunta regionale è autorizzata a mettere a disposizione dell'Istituto Tecnotex Biella l'edificio sede del Centro di formazione professionale di Biella e le attrezzature didattiche di proprietà regionale in esso ubicate".
Il Consigliere Majorino presenta il seguente emendamento: dopo le parole "la Giunta regionale è autorizzata a mettere a disposizione dell'Istituto Tecnotex - Biella" inserire: "mediante convenzione di comodato".
Pongo in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato.
Pongo in votazione l'art. 8 nel testo modificato.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 46 hanno risposto SI 46 Consiglieri L'art. 8 è approvato.
Art. 9 "Per il finanziamento della quota iniziale di capitale azionario da sottoscrivere ai sensi dell'art. 4 della presente legge, è autorizzata la spesa massima di lire 160 milioni.
All'onere di cui al precedente comma si provvede per l'anno 1984 mediante una riduzione di pari ammontare, in termini di competenza e di cassa, dello stanziamento di cui al capitolo 11550 dello stato di previsione della spesa per lo stesso anno ed iscrivendo la stessa spesa in apposito capitolo con la denominazione "Oneri relativi alla sottoscrizione della quota iniziale di capitale azionario dell'Istituto Tecnotex - Biella e con lo stanziamento di lire 160 milioni in termini di competenza e di cassa." Il Presidente della Giunta regionale è autorizzato ad apportare, con proprio decreto, le occorrenti variazioni di bilancio".
L'Assessore Tapparo presenta il seguente emendamento: sostituire al primo e secondo comma "la spesa massima di lire 160 milioni" con: "la spesa massima di lire 140 milioni".
La parola all'Assessore Tapparo.



TAPPARO Giancarlo, Assessore al lavoro

Passando al 70 per cento, su un capitile di 200 milioni, evidentemente il limite sul quale si è, di 140 milioni e non di 160, fa l'operazione.



PRESIDENTE

Pongo in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato.
Pongo in votazione l'art. 9 nel testo modificato.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 46 hanno risposto SI 46 Consiglieri L'art. 9 è approvato.
L'Assessore Tapparo presenta il seguente nuovo articolo: Art. 9 bis "I finanziamenti della Regione per le attività di formazione professionale previsti dai piani pluriennali e dai programmi annuali di cui alla legge regionale 25/2/1980 n. 8 sono oggetto di apposite convenzioni annualmente stipulate tra la Regione e l'Istituto.
La Regione provvederà con apposito atto deliberativo alla dotazione iniziale di fondi per le spese di primo impianto e per le attività svolte dall'Ente nel corso del primo esercizio finanziario".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano. E' approvato.
Pongo in votazione l'art. 9 bis (che diventa art. 10).



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 46 hanno risposto SI 46 Consiglieri L'art. 9 bis è approvato.
Art. 10 "Sono abrogate le disposizioni di cui alla legge regionale 12 giugno 1978, n. 33, incompatibili con la presente legge regionale".
Pongo in votazione l'art. 10 (che diventa art. 11).



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 46 hanno risposto SI 46 Consiglieri L'art. 10 è approvato.
Pongo in votazione l'intero testo della legge.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 46 hanno risposto SI 45 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Beni culturali (tutela, valorizzazione, catalogazione monumenti e complessi monumentali, aree archeologiche)

Esame legge rinviata dal Governo relativa a: "Valorizzazione e sviluppo del volontariato nel settore sanitario e socio-assistenziale"


PRESIDENTE

Il punto quarto all'ordine del giorno prevede l'esame della legge rinviata dal Governo relativa a: "Valorizzazione e sviluppo del volontariato nel settore sanitario e socio-assistenziale".
E' una legge che il Governo aveva rinviato in data 9.12.1983 e che la V Commissione ha riesaminato ed approvato all'unanimità.
Chiede la parola il Consigliere Martinetti. Ne ha facoltà.



MARTINETTI Bartolomeo, relatore

Credo che sia indispensabile un piccolo intervento da parte nostra perché il Consiglio deve essere edotto sulle ragioni per cui una legge approvata dal Consiglio nel mese di novembre del 1983 e rinviata dal Governo il 9 dicembre 1983, arriva al riesame del Consiglio dopo tutti questi mesi, tanto più che si trattava di una legge approvata all'unanimità.
Il rilievo del Governo riguardava la legittimità del riconoscimento del volontariato singolo, o meglio, della sua utilizzazione nell'ambito dell'attività socio-sanitaria posta in essere dall'ente pubblico.
Riferendosi alla legislazione quadro nazionale, esistente soltanto per il settore sanitario, il Governo esclude che si possa prevedere l'utilizzazione formale, organizzata ed ufficiale del volontariato nei servizi sociosanitari quando questo volontariato sia posto in essere da singoli e non da forme associate.
Dal punto di vista strettamente giuridico, sembra evidente che non esiste differenza concettuale sostanziale tra il comparto sanitario e quello socio-assistenziale.
Non abbiamo potuto perciò, come Gruppo, seguire la linea inizialmente proposta dalla maggioranza della Commissione e dalla Giunta regionale di distinguere, di interpretare che il rilievo governativo riguardasse esclusivamente il comparto sanitario, mentre fosse possibile accettare l'utilizzazione del volontariato singolo, nel comparto assistenziale.
Infatti, è vero che non esiste una legislazione nazionale quadro sull'assistenza, che, come avviene per il comparto sanitario, prevede esclusivamente il volontariato associato, però bisogna ricordare che la legge di riforma dell'assistenza, sino al punto in cui era pervenuto l'esame da parte delle Commissioni congiunte del Parlamento, ricalcava anche su questo punto la legge di riforma sanitaria e cioè prevedeva solo le associazioni di volontariato. Bisogna ricordare che, per quanto sta alla Regione Piemonte, esiste la legge regionale n. 20 del 1982, che parla soltanto di associazioni e di organizzazioni di volontariato.
Tuttavia, non abbiamo difficoltà a riconoscere che le osservazioni del Governo hanno provocato in noi, a parte l'aspetto giuridico di legittimità costituzionale, una utile occasione di riflessione al fondo della quale siamo pervenuti alla convinzione che il rilievo ha fondamento anche nel merito, per cui in un dibattito, che si è prolungato (ecco la ragione per cui il dibattito in Commissione si è prolungato per tutti questi mesi) sino ad oggi, abbiamo sostenuto l'opportunità di limitare l'intervento diretto nelle strutture e nei programmi pubblici al volontariato associato.
La nostra meditata convinzione su questo punto poggia sulle seguenti considerazioni: 1) è opportuno che la Regione incentivi e promuova un processo associativo dei volontari, in quanto l'aggregazione delle forze è certamente un dato positivo sia dal punto di vista della coscienza partecipativi degli individui, sia da quello della preparazione e della responsabilizzazione dei volontari sia, infine, da quello del rendimento e della buona organizzazione degli interventi 2) l'utilizzazione, in via normale ed ordinaria e soprattutto in forme convenzionate, del volontariato singolo presta obiettivamente il fianco a rischi notevoli, sia per le minori garanzie di regolarità e funzionalità delle prestazioni, sia per la più facile confusione con forme ambigue di prestazioni d'opera dipendente, che è cosa da evitare accuratamente se si vuole che il volontariato mantenga i suoi caratteri di gratuità e disinteresse che ne costituiscono l'essenza.
Attraverso un uso disinvolto delle prestazioni individuali, c'è poi il pericolo che l'ente pubblico si senta sollevato dal dovere di assicurare i servizi essenziali, contando in modo atipico ed ambiguo su forme di supplenza che non rappresentano un modo esatto e corretto di interpretare la funzione del volontariato.
Siamo perciò lieti che alla fine la Commissione nella sua unanimità abbia accettato la nostra proposta di accogliere, senza svincolamenti, la richiesta del Governo, chiarendo in modo inoppugnabile che al volontariato associato nelle numerose e vitali associazioni, che esistono ed operano nel territorio piemontese, che si richiede di agire insieme e in forme coordinate con le UU.SS.SS.LL. per il conseguimento delle finalità della politica socio-sanitaria regionale.
Su nostra proposta è stato comunque inserito l'articolo 9 con cui si sottolinea la validità sociale dell'attività volontaria dei singoli cittadini, delle famiglie e delle comunità, perché è chiaro che noi non intendiamo sminuire l'importanza dell'attività generosa, che può essere svolta anche al di fuori delle forme organizzate ufficiali.
Al fine di giungere ad una definizione che rendesse finalmente esecutiva la legge, che è già rimasta in sofferenza sin troppo tempo abbiamo a nostra volta accettato l'inclusione di un comma che prevede la possibilità da parte delle UU.SS.SS.LL. di stabilire accordi con i suddetti volontari, anche non associati, per il comparto assistenziale.
Dovrà trattarsi evidentemente di situazioni eccezionali e transitorie che si potranno verificare, ma che dovranno mantenere questo carattere di eccezionalità, ponendo la massima cura ad evitare che si verifichino quelle condizioni di rischio, che potrebbero snaturare il carattere peculiare che deve essere la prestazione volontaria.
Fatte queste precisazioni che ritenevamo utili, annunciamo il nostro voto favorevole al testo definitivo della legge, alla cui formazione avevamo contribuito sia con l'iniziale proposta sia con il lavoro serio nella Commissione competente.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Reburdo.



REBURDO Giuseppe

L'originaria formulazione della legge sul volontariato approvata dal Consiglio regionale era frutto di uno sforzo costruttivo delle forze politiche.
Un volontariato che si esprime sotto diverse forme, attraverso diverse esperienze, complesse e contraddittorie.
Tra le forme di volontariato c'è quello singolo che si pone in termini paritari con il volontariato più complesso e più strutturato dimostrando di essere in grado di rispondere a bisogni particolari.
Avevamo avuto qualche perplessità a normare esperienze di questo tipo tuttavia eravamo riusciti a formulare questa legge che il Governo ha interpretato in modo eccessivamente restrittivo.
A noi pare che non si potrebbe considerare come normativa-quadro l'articolo a cui fanno riferimento le osservazioni del Commissario di Governo rispetto alla legge 833.
Riteniamo che quella possa essere considerata una forma d'orientamento ma non una forma di vincolo, e che il Governo abbia in qualche modo ecceduto in una interpretazione restrittiva perché spazio e possibilità autonoma alla Regione doveva essere dato, tanto è vero che alcune UU.SS.SS.LL. e alcuni Comuni, come anche il Comune di Torino, da tempo stanno valorizzando il volontariato singolo.
Ancora recentemente il Comune di Torino ha predisposto una proposta di deliberazione, ora in consultazione per la valorizzazione del volontariato singolo.
Per questo motivo insistiamo su queste proposte.
E' vero il volontariato singolo e i piccoli gruppi presentano dei rischi, ma anche il volontariato strutturato determina situazioni di rischio nei confronti delle pubbliche istituzioni e della società civile.
Il volontariato è una esperienza che permane nella società e nelle istituzioni come elemento di contraddizione. E' qui la valenza politicamente, socialmente e culturalmente positiva del volontariato.
Riteniamo che dalla estensione delle legislazioni regionali e dalla sperimentazione sul campo possano nascere valutazioni e indicazioni per una legge nazionale, legge che non scende dall'alto, ma che fa i conti con l'esperienza che via via si consolida.
Il tema meriterebbe una valutazione più attenta malgrado il provvedimento abbia usufruito di un apporto di indicazioni, di sollecitazioni e di correzioni che danno un segno positivo a questa proposta.
La Giunta dovrà provvedere a una serie di adempimenti, in collaborazione con la Commissione.
In particolare ricordo l'ultimo comma dell'art. 9 che impegna la Giunta, sentita la Commissione, ad emanare direttive per agevolare le finalità della legge.
Queste direttive possono già essere avviate anche nell'attesa dell'approvazione da parte del Commissario di Governo perché è importante dare immediata applicazione a queste normative visto che molte UU.SS.SS.LL.
sono già fortemente impegnate in questo campo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Intervengo brevemente per rettificare una affermazione del Consigliere Martinetti il quale aveva ricordato che il Consiglio unanime aveva votato la legge mesi or sono. Volevo precisare che da parte nostra venne tenuto un comportamento di astensione, prima di tutto per motivi di merito e poi per motivi di legittimità perché ritenevamo che non avessero diritto di cittadinanza nella legge i singoli e le famiglie. In altri termini ritenevamo che solo le associazioni di volontariato sono in grado di rendere alle UU.SS.SS.LL. (che impropriamente si possono ritenere la controparte) un servizio veramente efficiente.
La ragione di legittimità che era peraltro a nostro avviso estremamente chiara per quanto riguardava l'aspetto sanitario, era peraltro altrettanto evidente anche per quanto riguarda il settore assistenziale, perché come ha ricordato il Consigliere Martinetti all'art. 14 della legge 18 si dice a chiare note che "le UU.SS.SS.LL. possono stipulare convenzioni con organizzazioni e associazioni di volontariato". Il che significa che, sia pure per implicito, si prendono in considerazione nella normativa esclusivamente le associazioni di volontariato anche per il settore assistenziale e questo per volontà politica del Consiglio allorquando var la legge n. 18.
Con questa nuova formulazione il nostro voto sarà favorevole all'intero d.d.l. e sarà contrario limitatamente all'art. 9 dove, sia pure in maniera sfumata, si valorizza il volontariato singolo, non per una prevenzione verso i singoli, ma perché riteniamo che in questo determinato settore solo le associazioni possano svolgere un compito estremamente utile.



PRESIDENTE

La discussione è conclusa. Passiamo alla votazione del relativo articolato modificato tenendo conto delle osservazioni del Governo.
Art. 1 (Riconoscimento e valorizzazione del volontariato) "La Regione Piemonte riconosce e favorisce tutte le forme di espressione autonoma dei cittadini che realizzino modi di partecipazione democratica alla vita delle istituzioni e contribuiscano allo sviluppo della società.
In particolare, a norma e per i fini di cui alla legge 23/12/1978, n.
833, alla legge regionale 10/3/1982 n. 7 e alla legge regionale 23/8/1982 n. 20, la Regione riconosce e valorizza la funzione sociale del volontariato che concorra alla promozione della salute, al miglioramento della qualità della vita e delle relazioni tra i cittadini".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 43 hanno risposto SI 43 Consiglieri L'art. 1 è approvato.
Art. 2 (Definizione del volontariato socio-sanitario) "Le attività di volontariato considerate nella presente legge consistono in prestazioni libere, gratuite e senza fini di lucro, che concorrono a prevenire e a rimuovere, o alleviare stati di bisogno situazioni di emarginazione e carenze fisiche, psichiche o di altro genere mediante adeguati interventi nell'ambito sanitario e socio-assistenziale.
Il volontariato concorre al miglior conseguimento dei fini del servizio sanitario nazionale, nonché degli obiettivi dei servizi definiti dalle leggi regionali e dal piano socio-sanitario regionale".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 43 hanno risposto SI 43 Consiglieri L'art. 2 è approvato.
Art. 3 (Associazioni di volontariato) "Con il termine "associazioni di volontariato" si intendono le associazioni di fatto o legalmente riconosciute e le organizzazioni di carattere nazionale, regionale o locale, totalmente o parzialmente finalizzate agli obiettivi socio-assistenziali e/o sanitari di cui alla presente legge.
Le associazioni di volontariato di cui alla presente legge si fondano a norma di statuto, su prestazioni libere, gratuite e disinteressate dei soci.
Tali prestazioni, di norma, non debbano configurare rapporti di dipendenza contrattuale di chi le presta, né comportare impegno a tempo pieno.
Le cariche dirigenziali di dette associazioni debbono essere, comunque a titolo gratuito".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 43 hanno risposto SI 43 Consiglieri L'art. 3 è approvato.
Art. 4 (Ambito di intervento) "Le attività di volontariato previste dalla presente legge possono concorrere all'attuazione della politica sanitaria e socio-assistenziale mediante interventi integrativi delle prestazioni cui sono tenuti i pubblici operatori.
Tra l'altro possono riguardare: le prestazioni dirette al recupero funzionale e sociale dei soggetti affetti da minorazioni fisiche, psichiche e sensoriali, da qualunque causa provocate la donazione e la raccolta del sangue umano, nonché ogni attività rivolta ad una maggiore sensibilizzazione della comunità sul problema della donazione di organi e il raccordo con le strutture sanitarie operanti in tale settore gli interventi per la tutela sociale, compreso l'affidamento delle persone in difficoltà,con particolare riferimento agli anziani, ai tossico dipendenti e al settore materno-infantile, per quanto riguarda sia l'attività consultoriale prevista dalla legge 22/5/1978 n. 194, sia la prevenzione e la riabilitazione dei portatori di handicaps l'assistenza ai dimessi dal carcere e dalle strutture sanitarie e socio-assistenziali, anche a seguito dei provvedimenti di ristrutturazione e riconversione dei servizi ospedalieri e residenziali attuati a norma del piano socio-sanitario regionale e della legge regionale 23/8/1982, n. 20 le iniziative rivolte al recupero dei soggetti che si trovano in situazioni emarginanti e al loro reinserimento nel tessuto sociale e nelle famiglie le attività di trasporto per gli utenti del servizio socio-sanitario non in grado di raggiungere con mezzi propri i centri erogatori dei servizi socio-sanitari e delle altre attività di socializzazione sul territorio il collegamento tra gli utenti dei servizi residenziali e le loro famiglie l'educazione sanitaria".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 43 hanno risposto SI 43 Consiglieri L'art. 4 è approvato.
Art. 5 (Partecipazione) "La partecipazione delle associazioni di volontariato alla programmazione ed all'attività dei servizi sanitari e socio-assistenziali si attua secondo i principi e le modalità indicati nella legge 23/12/1978 n. 833, artt. 1, 11 e 13, nonché nelle leggi regionali 10/3/1982, n. 7 all. 1, nn. 75-76 e 23/8/1982 n. 20, art. 2, n. 6-7.
Il regolamento previsto dal secondo comma dell'articolo 18 della legge regionale 21/1/1980 n. 3, fissa le forme e le modalità di partecipazione consultazione e informazione delle associazioni di volontariato e detta norme per l'inclusione delle associazioni di volontariato negli organismi di cui alla lettera a) del citato comma. Le associazioni di volontariato partecipano alle consultazioni indette per la formazione e l'aggiornamento del piano socio-sanitario regionale".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 43 hanno risposto SI 43 Consiglieri L'art. 5 è approvato.
Art. 6 (Attività delle associazioni di volontariato) "Le associazioni di volontariato di cui al precedente articolo 3 svolgono la loro attività, per il raggiungimento delle finalità statutarie in piena autonomia, nell'ambito della legislazione vigente.
Qualora intendano direttamente concorrere al perseguimento degli obiettivi fissati dai piani zonali delle UU.SS.SS.LL. o, comunque, la loro attività comporti l'accesso alle strutture pubbliche e/o la necessità di rapporti con i servizi ed il personale dipendente dalle UU.SS.SS.LL.
stesse, le associazioni devono presentare specifiche proposte-progetti al Comitato di gestione dell'U. S. S. L. interessata.
Sulla base di tali proposte-progetti e delle modalità di intervento concordate tra l'U.S.S.L. e l'associazione deve essere stipulata apposita convenzione regolante i reciproci rapporti, le modalità per l'effettuazione dei servizi, la verifica periodica dell'attuazione dei programmi predisposti ed il riscontro dei risultati conseguiti, anche in relazione alle risorse impiegate.
La Giunta regionale, sentita la competente Commissione consiliare ed esperite le necessarie consultazioni con il volontariato, provvede a predisporre uno schema tipo della suddetta convenzione.
Se le proposte di intervento riguardano l'intero territorio regionale la convenzione deve essere concordata e stipulata tra l'associazione proponente e la Giunta regionale; in tal caso l'attuazione della convenzione stessa nell'ambito delle zone socio-sanitarie è subordinata al consenso delle relative UU.SS.SS.LL.".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 43 hanno risposto SI 43 Consiglieri L'art. 6 è approvato.
Art. 7 (Censimento, addestramento ed informazione dei volontari) "Le UU.SS.SS.LL., al fine della programmazione dei servizi socio sanitari: provvedono al censimento delle risorse di volontariato presenti nel rispettivo territorio stimolano iniziative rivolte alla reciproca conoscenza, allo scambio di informazioni e di esperienze favoriscono l'approfondimento culturale e tecnico della problematica del volontariato.
Le UU.SS.SS.LL. collaborano al conseguimento di una adeguata professionalità da parte dei volontari, assicurando alle associazioni di cui al precedente articolo 3, che organizzano corsi di addestramento ed informazione, tutte le informazioni necessarie e mettendo a loro disposizione, se richiesto, proprio personale tecnico.
Le UU.SS.SS.LL. possono concordare con le associazioni e con gli altri soggetti interessati la partecipazione dei volontari ai corsi di formazione e aggiornamento promossi per il proprio personale dipendente".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 43 hanno risposto SI 43 Consiglieri L'art. 7 è approvato.
Art. 8 (Sostegno alle attività di volontariato) "Le convenzioni di cui al precedente articolo 6 stabiliscono la misura e le modalità di erogazione dei rimborsi previsti per le associazioni, in relazione all'attuazione dei programmi di intervento oggetto delle convenzioni stesse. Tali rimborsi devono concernere esclusivamente le spese vive affrontate dall'associazione per l'espletamento degli obblighi previsti in convenzione.
Le associazioni che ricevono rimborsi ai sensi del comma precedente sono tenute ad assicurare, per la durata della convenzione, la pubblicità dei propri bilanci e il riscontro dei risultati ottenuti in relazione alle risorse impiegate.
Alle assicurazioni di volontariato che svolgono attività convenzionate o, comunque, ritenute utili per la comunità locale, le UU.SS.SS.LL. possono concedere in uso locali ed attrezzature per il loro funzionamento e coordinamento associativo.
Le UU.SS.SS.LL. assumono a proprio carico gli oneri relativi alle necessarie coperture assicurative contro gli infortuni e per la responsabilità civile verso terzi dei volontari nell'espletamento dei servizi".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 43 hanno risposto SI 43 Consiglieri L'art. 8 è approvato.
Art. 9 (Volontariato dei singoli, delle famiglie e delle comunità) "La Regione riconosce la validità sociale dell'attività volontaria dei singoli cittadini, delle famiglie e delle comunità che, con prestazioni personali, offerta di ospitalità ed altre iniziative, svolgono azione di sostegno in favore dei cittadini in stato di bisogno.
Con i soggetti di cui al comma precedente le UU.SS.SS.LL. e gli Enti locali possono stabilire rapporti collaborativi, nell'ambito dei programmi relativi ai servizi socio-assistenziali".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 43 hanno risposto SI 43 Consiglieri L'art. 9 è approvato.
Art. 10 (Relazione annuale) "Le UU.SS.SS.LL. trasmettono alla Giunta regionale, entro il 31 gennaio di ogni anno, una relazione in merito alla attività del volontariato nell'attuazione dei loro programmi, nonché i dati del censimento di cui al precedente articolo 7.
La Giunta regionale, entro il 31 marzo di ogni anno, presenta al Consiglio regionale una dettagliata relazione sulle attività di volontariato e sullo stato di attuazione della presente legge, sia a livello delle singole UU.SS.SS.LL. che a quello di sua diretta competenza".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 43 hanno risposto SI 43 Consiglieri L'art. 10 è approvato.
Art. 11 (Rapporti con la Regione) "La Regione: attua il censimento del volontariato organizzato a livello regionale e coordina il censimento delle UU.SS.SS.LL. di cui al precedente articolo 7 promuove direttamente e favorisce le iniziative culturali e di ricerca tese ad approfondire le motivazioni sociali, civili, etiche religiose, che stanno alla base del volontariato stimola, favorisce, valorizza, su precise e circostanziate proposte anche attività di volontariato che sperimentino forme innovative in campo sanitario e in campo socio-assistenziale, in armonia con quanto previsto all'art. 2, punti 6 e 7 della legge regionale 23/8/1982, n. 20.
La Giunta regionale, sentita la competente Commissione consiliare emana direttive volte ad agevolare il conseguimento delle finalità della presente legge".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 43 hanno risposto SI 43 Consiglieri L'art. 11 è approvato.
Art. 12 (Norme finanziarie) "Agli oneri derivanti dalla presente legge provvedono, secondo i rispettivi livelli di intervento, la Regione e le Unità Socio-sanitarie Locali.
Alla spesa che la Regione sostiene per il proprio livello d'intervento direttamente o, per iniziative di particolare significato, in concorso convenzionato con le Unità Socio-Sanitarie Locali, si fa fronte: per la parte sanitaria e per l'ammontare di lire 250.000.000 in termini di competenza e di cassa, con lo stanziamento del Capitolo 10674 del bilancio 1984; per la parte socio-assistenziale e per l'ammontare di lire 250.000.000 in termini di competenza e di cassa si provvede, in deroga all'articolo 34 della legge regionale 23 agosto 1982 n. 20 e dell'articolo 4 della legge regionale 5 settembre 1983, n. 15, con una quota parte di pari ammontare del capitolo 10350 del bilancio 1984: 'Fondo per la gestione dei servizi socio-assistenziali, risorse regionali' e l'istituzione del capitolo con la denominazione: 'Fondo per interventi diretti o, per iniziative di particolare significato, in concorso convenzionato con le Unità Socio-Sanitarie Locali, in materia di volontariato' e con lo stanziamento di lire 250.000.000 in termini di competenza e di cassa.
Per gli esercizi successivi si provvederà in sede di approvazione delle rispettive leggi di bilancio.
Le Unità Socio-Sanitarie Locali intervengono utilizzando: a) il fondo sanitario regionale, in via prioritaria le quote a destinazione vincolata di cui agli articoli 2 e 15 della legge regionale 3 settembre 1981, n. 42 b) il fondo per la gestione dei servizi socio-assistenziali di cui all'articolo 34 della legge regionale 23 agosto 1982, n. 20".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 43 hanno risposto SI 43 Consiglieri L'art. 12 è approvato.
Pongo in votazione l'intero testo della legge.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 43 hanno risposto SI 43 Consiglieri L'intero testo della legge è approvato.
Convoco la conferenza dei Presidenti per le ore 15 e ricordo che il Consiglio proseguirà i lavori nel pomeriggio.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13,10)



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