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Dettaglio seduta n.259 del 19/07/84 - Legislatura n. III - Sedute dal 9 giugno 1980 al 11 maggio 1985

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BENZI


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto primo all'ordine del giorno: "Approvazione verbali precedenti sedute", non essendovi osservazioni il processo verbale dell'adunanza consiliare del 5.7.1984 si intende approvato.


Argomento: Norme generali sull'agricoltura

Interrogazione dei Consiglieri Lombardi, Chiabrando, Devecchi, Giorsetti Penasso e Quaglia inerente la mancata pubblicazione sul B.U.R. dei valori agricoli medi dei terreni


PRESIDENTE

In merito al punto secondo all'ordine del giorno: "Interrogazioni e interpellanze", esaminiamo l'interrogazione dei Consiglieri Lombardo Chiabrando, Devecchi, Giorsetti, Penasso e Quaglia inerente la mancata pubblicazione sul B.U.R. dei valori agricoli medi dei terreni.
Risponde il Presidente Viglione.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Gli interroganti lamentano che alla data della presentazione dell'interrogazione, il Bollettino Ufficiale della Regione non aveva ancora pubblicato i valori agricoli medi dei terreni per il 1984 quali definiti dalle Commissioni provinciali di cui all'art. 4 della legge 28/1/1977 n.
10.
Comunico che la pubblicazione di cui trattasi è avvenuta sul numero 29 del Bollettino Ufficiale del luglio 1984 e che il breve ritardo, limitato ad alcune settimane, è dovuto esclusivamente ai dubbi risolti soltanto nei giorni scorsi dall'Ufficio espropri circa la legittimità di applicazione dei valori medi anzidetti dopo la sentenza n. 223 del 1983 della Corte Costituzionale.
Superati positivamente i dubbi rimasti ed accertata l'attualità di tali valori e la loro applicabilità alle aree agricole, l'Ufficio espropri ha provveduto in data 10.7.1984 a trasmettere alla direzione dei Bollettini Ufficiali i valori medesimi e quindi la pubblicazione degli stessi è stata possibile nel mese di luglio del 1984.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere interrogante.



LOMBARDI Emilio

Siamo lieti che la nostra interrogazione abbia fatto sì che in tempi stretti venissero pubblicati i valori medi dei terreni agricoli, perché se è vero che per quello che riguarda altre aree rimangono dei problemi, è pur vero che per quel che riguarda i terreni agricoli esiste una circolare del Ministero dell'agricoltura e sono già state prese delle decisioni da parte di altre Regioni che hanno precisato le procedure e i criteri attraverso i quali si arriva all'indennizzo dei terreni espropriati. Prendiamo atto quindi, con soddisfazione dell'avvenuta pubblicazione che risolve il problema almeno per quel che riguarda le aree interessanti i terreni agricoli.
Visto che ho la parola e che trattiamo di una interrogazione che tocca il problema dell'esproprio dei terreni agricoli, vorrei ricordare che in questo Consiglio è già stato sollevato il problema riguardante l'esproprio da parte della Regione di terreni agricoli per l'espansione del vivaio di Chiusa Pesio, problema che rimane aperto nonostante le assicurazioni del Presidente e dell'Assessore all'agricoltura. Sono fatti che non depongono certamente a merito della nostra Regione. E' necessario che quando un ente pubblico, sia esso un Comune, una Provincia, o la Regione, entra in terreni di proprietà privata, tanto più quando queste proprietà appartengono a piccoli proprietari che traggono dalla coltivazione di quei fondi il sostentamento per la loro famiglia, è necessario essere veloci nel riconoscimento possibile in quel momento del valore dei terreni espropriati. E questo purtroppo nella nostra Regione non avviene. La nostra Regione ha espropriato terreni da anni e ad oggi i proprietari di quei terreni non hanno ancora ricevuto l'indennizzo. Riteniamo che sia estremamente grave che avvengano e che esistano di queste situazioni.
Gli espropri sono possibili se c'è fiducia reciproca fra ente pubblico e proprietario, ma certamente con questo metodo tale fiducia non si pu instaurare perché anche quando il valore viene stabilito poi non viene pagato. Io sollecito quindi ancora una volta il Presidente a prendersi a cuore di questa situazione, specialmente per quanto riguarda i piccoli proprietari dei terreni espropriati e di far sì che l'ufficio competente e probabilmente ci sono delle carenze anche a livello di struttura regionale proceda perché il giusto venga riconosciuto a chi spetta.



PRESIDENTE

L'interrogazione del Consigliere Carazzoni, inerente il problema della sostituzione del personale assente per maternità, non viene discussa in quanto il collega ha chiesto risposta scritta.


Argomento: Giunta, organizzazione e funzioni

Interpellanza dei Consiglieri Gerini, Marchini e Turbiglio inerente l'ampliamento della Giunta regionale


PRESIDENTE

Il Presidente della Giunta risponde ancora all'interpellanza dei Consiglieri Gerini, Marchini e Turbiglio inerente l'ampliamento della Giunta regionale.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta

Signori Consiglieri, in merito all'interpellanza presentata dai Consiglieri Gerini, Marchini e Turbiglio, prima di affrontare l'aspetto delle implicazioni sul terreno politico ed istituzionale, mi sia permesso di salutare l'avvenuto proscioglimento con formula piena in sede istruttoria del Consigliere Michele Moretti, come un atto di giustizia e di chiarezza nei confronti dell'uomo, del collega, del compagno.
Sono certo che questo sentimento e queste valutazioni siano comuni a tutti voi, Signori Consiglieri.
Per parte mia vorrei sottolineare in particolare il significato dell'impegno continuo e leale profuso dal compagno Moretti nella funzione di Capogruppo che ha saputo svolgere, in questo periodo intercorso tra le dimissioni dalla Giunta e la conclusione della fase istruttoria, con intelligenza politica, correttezza istituzionale e spirito di franca collaborazione.
Tali tratti di comportamento, naturale e logica conseguenza dell'atteggiamento di responsabilità, sensibilità politica ed istituzionale, avevano già caratterizzato la decisione assunta dal Consigliere Moretti di presentare le dimissioni pur in presenza della semplice comunicazione giudiziaria; decisione assunta proprio allo scopo di favorire il massimo chiarimento possibile in una vicenda per tanti versi grave e complessa.
Oggi il pieno reintegro del compagno Moretti nelle funzioni di governo all'interno dell'esecutivo regionale a cui per tanti anni ha offerto il proprio contributo politico ed amministrativo e di esperienza, è prima di tutto un atto giusto e naturale, oltreché un impegno assunto al momento della formazione della maggioranza, un anno fa, dai tre partiti che la costituirono.
In quanto atto giusto e naturale, sono convinto si possa convenire con me che non debba essere offuscato nè stravolto da alcuna strumentalizzazione.
In tal senso, peraltro, va la posizione assunta concordemente dai tre partiti che compongono la maggioranza, la scorsa settimana, attraverso l'impegno a procedere, d'intesa con la Giunta, e col confronto naturale all'interno del Consiglio con le forze politiche ad un rimpasto di tipo puramente tecnico della Giunta stessa per consentire l'ingresso di un nuovo Assessore socialista, nella persona di Michele Moretti e di un nuovo Assessore comunista.
Per quanto riguarda i tempi del rimpasto, lo stesso compagno Moretti ha proposto, in piena sintonia con le valutazioni del governo regionale, che questo avvenga alla ripresa postferiale, in modo da permettere alla maggioranza ed all'esecutivo, senza perdere neanche un giorno di lavoro, di portare a compimento i provvedimenti e le leggi predisposte in questi mesi.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PETRINI



PRESIDENTE

L'interpellante intende replicare? Ne ha facoltà.



MARCHINI Sergio

La nostra interpellanza ed il sollecito inviato successivamente al Presidente del Consiglio Benzi sono stati occasione di alcune considerazioni che andavano fatte in quest'aula. Il Gruppo liberale, e sono certo anche tutte le altre forze politiche presenti in Consiglio regionale condivide le valutazioni che il Presidente Viglione ha fatto nei confronti del collega Moretti. Io avevo fatto una formale richiesta al Presidente del Consiglio Benzi perché l'esito della fase istruttoria venisse comunicato in aula, anche perché ritengo che la sentenza istruttoria, al di là dell'esito felice per il quale noi ci congratuliamo, e ci compiacciamo con il collega Moretti, ha pure alcune considerazioni che meriterebbero riflessioni in questa sede, opportunamente pubblicizzate e considerate.
La vicenda del 2 marzo esce dalla fase istruttoria diversa rispetto a quella che all'opinione pubblica era apparsa: non esiste un superpentito non esistono collegamenti, non esiste la classe politica trasformata in associazione a delinquere, esistono fatti che devono essere ancora verificati e ulteriormente approfonditi, ma che comunque sembrano, almeno così sembra dalla sentenza istruttoria, riferiti a comportamenti di persone senza collegamento con le forze politiche, ma soprattutto senza che tra le diverse forze politiche ci fosse collegamento. Questo mi pare un dato, sul piano della storia di questa vicenda, che quanto prima viene conosciuto e in una qualche misura valutato, tanto prima renderà più facile il nostro difficile lavoro di pubblici amministratori.
Sulla risposta del Presidente Viglione, io non dubito che la terminologia usata sia quella giusta, debbo peraltro dire che se così non fosse sarebbe molto grave. Perché per me "rimpasto tecnico" vuol dire che al posto di un Assessore ne subentra un altro. Perché se così non è, cioè se si passa da un numero di Assessori A ad un numero di Assessori B, su questa questione abbiamo ormai fatto letteratura, si passa attraverso le dimissioni della Giunta e la sua ricomposizione.
Io interpreto in linea rigorosa la sua risposta di 'rimpasto tecnico'.
Questo vuol dire che non ci sarà dimissione della Giunta, e noi ci compiacciamo di questo, perché i documenti che noi abbiamo inviato alla Presidenza erano tutti tesi a chiudere questa vicenda nei termini più stretti possibili. Anche perché, lo dico molto brutalmente, non confido molto che le lettere di Gianpaolo ai romani potranno sortire alcun risultato; quindi io sono convinto che la vicenda piemontese si misura nella nostra capacità di confronto, nella nostra capacità di proposte e ripeto, non nelle lettere ai romani.
Noi siamo convinti che le nostre vicende politiche si misurano sulla realtà e sulla capacità di proposte, probabilmente non sono sufficienti le lettere ai romani, non sono state neanche sufficienti quelle di Paolo il santo, certamente difficilmente lo saranno quelle di un Paolo che è molto vicino a quegli ambienti, ma probabilmente non è santo.
Noi confidiamo che questa vicenda si chiuda nei termini più stretti per la massima funzionalità del Consiglio. Noto una contraddizione palese circa l'ipotesi di un rimpasto tecnico. Rimpasto tecnico significa dunque dimissione di un Assessore e subentro di un altro Assessore e questo si pu fare esattamente in due giorni, come ha detto giustamente il segretario regionale del P.S.D.I. Boienti, se c'è la volontà politica. Sembrerebbe allora che se c'è la volontà politica individuata dal segretario regionale del P.S.D.I. Boienti, la via è molto semplice: un Assessore socialdemocratico lascia l'Assessorato al collega Moretti, e guarda caso c'è anche la successione nelle funzioni svolte così bene in questi ultimi anni e non ci dovrebbe essere pertanto nessun problema.
Per noi rimpasto vuol dire sostituzione di un Assessore con un altro tecnico che non è politico ma che semplicemente devono essere individuate le soluzioni tecnicamente più adeguate. Noi diciamo che se le cose fossero in questi termini, probabilmente il problema si sarebbe già risolto. Mi auguro veramente, Presidente Viglione, che questa sua affermazione non debba essere poi contraddetta dai fatti successivi, perché se un risultato positivo ha avuto la nostra iniziativa è quello di portare questo problema all'interno dell'istituzione e noi ci auguriamo che si concluda nell'istituzione senza che questo "rimpasto tecnico" diventi invece un atto di dimissione della Giunta, perché non si è potuti accedere a quello che sembra il risultato normale di questa procedura: dimissioni di un Assessore e subentro di un altro.
Secondo me questo non potrà avvenire, e se sarà così, Presidente Viglione, lei sarà contraddetto dai Partiti che la sostengono e dalla sua maggioranza; ci saranno le dimissioni della Giunta, un dibattito breve e in due giorni tutto si ricompone.
Noi siamo disponibili, saremmo stati molto più lieti se si fosse chiusa la vicenda prima delle ferie natalizie, anche perché io devo appurare chi ha le chiavi del cuore dell'Assessore al turismo per accertare alcune vicende.
Sarei stato molto lieto di sapere se un'iniziativa che intendo assumere per conoscere chi ha le chiavi del cuore dell'Assessore al turismo (che pare che sia un ex-dipendente regionale, attualmente Ministro) avesse valore politico nei confronti della Giunta o rimanesse soltanto un fatto di costume di una qualche forza politica. E' anche per questa ragione che io mi auguravo che questa questione si chiarisse al più presto.
Questo giallo del dipendente regionale diventato Ministro ve lo pongo come ragione di riflessione nelle vostre vacanze estive.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BENZI



BRIZIO Gian Paolo

Chiedo la parola per fatto personale perché sono stato chiamato per nome.



PRESIDENTE

Non è un fatto personale!



BRIZIO Gian Paolo

Altro che personale.



PRESIDENTE

No, ritengo che sia stato un lapsus del collega Marchini.



BRIZIO Gian Paolo

Io non lo considero tale ed insisto per chiedere la parola



PRESIDENTE

Io non lo ritengo un fatto personale e quindi non possiamo fare altro che porre ai voti questa richiesta.



BRIZIO Gian Paolo

Non abbiamo mai fatto così.



PRESIDENTE

Leggo testualmente il regolamento che recita: "Fatto personale e onorabilità del Consigliere. E' fatto personale l'essere censurato nella propria condotta e sentirsi attribuire fatti non veri od opinioni contrarie a quelle espresse: in questo caso chi chiede la parola deve indicare in che consiste il fatto personale, spetta al Presidente decidere sulla consistenza del fatto personale. Se il Consigliere insisterà avverso alla decisione del Presidente, deciderà il Consiglio senza discussione per alzata di mano".



BRIZIO Gian Paolo

Signor Presidente, mi è stata attribuita una lettera e delle intenzioni che non corrispondono a verità.



PRESIDENTE

Collega Marchini, è vero che alludeva al collega Brizio?



MARCHINI Sergio

Posso aver errato sul piano storico nel ritenere che queste lettere ai romani siano state firmate da Gianpaolo. Le attribuisco a Gianpaolo perch sui giornali è stato detto che le lettere ai romani sono state firmate da un personaggio, nonché dal nostro collega Capogruppo democristiano.
Se così non è, faccio evidentemente le mie scuse. Ma sul valore comunque delle lettere ai romani che è un giudizio politico, non personale mantengo la mia posizione.
Se così non è, si è trattato di un'informazione non corretta dei giornali.



BRIZIO Gian Paolo

L'informazione è corretta però intendo precisare talune cose. Signor Presidente, se lei non mi dà la parola, ne prendo atto e ne traggo le conseguenze.



PRESIDENTE

Benissimo, allora l'interpellanza è discussa.



BRIZIO Gian Paolo

Non si è mai negata la parola per fatto personale a un Consigliere.
Più volte è stata chiesta da Paganelli quando si è verificato il fatto di Revelli. E' una scorrettezza della quale prendiamo atto.



PRESIDENTE

Scorrettezza? Collega, la prego di stare attento.



BRIZIO Gian Paolo

Sto attentissimo!



PRESIDENTE

Allora mettiamo ai voti per alzata di mano se il fatto è personale o meno.
La parola al Presidente della Giunta.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Per la lunga esperienza che ho in quest'aula anche come Presidente del Consiglio, ritengo che al Consigliere sia dato di spiegare.
Che poi, dopo la spiegazione, il Consigliere possa intervenire successivamente questo è rimesso al Presidente.



PRESIDENTE

Consigliere Brizio, ha la parola.



BRIZIO Gian Paolo

Nel suo intervento il collega Marchini ha accennato alla nostra lettera con allusioni e confronti esagerati si parva licet componere magnis.
Sono ben lieto che non si accosti a San Paolo. Le sue lettere hanno avuto grande peso e lo dimostra la storia.
Il Consigliere Marchini ha citato quella lettera come una mera richiesta di intervento del nostro segretario nazionale sulla crisi.
Abbiamo capito tutti che se si affronterà il problema si aprirà la crisi.
Chi ha letto integralmente la lettera sa che invece ha un diverso contenuto. V'è una precisa puntualizzazione della situazione politica regionale piemontese con i suoi elementi di crisi economica, con i suoi elementi di crisi politica, con la necessità di una progettualità diversa e di un'operatività più decisa a livello regionale, una lettera di contenuti resa pubblica perché riteniamo che in questi rapporti non ci debba essere nulla di segreto.
Se il segretario nazionale ha avuto anche per iscritto un rapporto sulla situazione locale, ciò corrisponde a quel metodo che un tempo era ritenuto il modo meditato di trasmettere le idee, lasciando qualche cosa non dico alla storia, ma almeno alla cronaca.
Mi auguro che il paragone sia efficace e che il risultato sia positivo se non nell'immediato, quanto meno nell'esame profondo della situazione piemontese.



BONTEMPI Rinaldo

Abbiamo chiarito che non era un fatto personale.
Sono valutazioni politiche che si devono fare in altra sede.



PRESIDENTE

Abbiamo superato l'empasse.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Marchini parlava per apologo; bisogna capire come hanno capito tutti che la lettera di Gianpaolo ai romani voleva dire la lettera di Brizio a De Mita.



PRESIDENTE

L'abbiamo capito tutti. L'interpellanza è discussa.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PETRINI


Argomento: Organizzazione turistica

Interrogazione dei Consiglieri Cerchio e Picco inerente il turismo in Piemonte


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione dei Consiglieri Picco e Cerchio inerente il turismo in Piemonte.
Risponde l'Assessore Mignone.



MIGNONE Andrea, Assessore al turismo

L'interrogazione presentata dai Consiglieri Picco e Cerchio, si riferisce a problematiche del turismo, in particolare invernale, che richiedono un'analisi approfondita per quanto sintetica data la natura dell'interrogazione. In primo luogo vorrei contestare l'affermazione contenuta nell'interrogazione Picco-Cerchio, laddove si sostiene la sostanziale latitanza della Regione a sostegno dello sviluppo delle attrezzature alberghiere e degli impianti sciistici di risalita.
La Regione Piemonte dal 1974 si è dotata di una strumentazione legislativa per intervenire a sostegno delle strutture turistico-ricettive.
Negli ultimi anni (79-80-81-82) in base alle leggi 56/79 e 28/81 la Regione è intervenuta a sostenere finanziariamente (circa 600 interventi) per la ristrutturazione o l'ammodernamento di 302 alberghi, la costruzione di 40 nuovi alberghi, la ristrutturazione di 14 impianti di risalita e la costruzione di 41 nuovi impianti di risalita, interventi vari per altre 102 strutture turistico-ricettive, di modo da portare l'impegno regionale a circa 8 miliardi e investimenti di oltre 100 miliardi, talché ciò ha fatto sì che il Piemonte sia diventato oggi, certamente non soltanto per l'intervento regionale, la seconda Regione in Italia, dopo il Trentino, per numero di impianti di risalita.
Per dare continuità a tale azione di incentivazione che è certamente significativa e che attesta una presenza attiva della Regione nel processo di sviluppo e di qualificazione del turismo piemontese, il Consiglio regionale il 28 giugno scorso ha approvato la legge di: "Interventi per lo sviluppo dell'offerta turistica"; legge che utilizza tra l'altro i fondi messi a disposizione dalla legge quadro sul turismo 217/83.
Nell'interrogazione Picco-Cerchio si sostiene inoltre che il mancato intervento a sostegno degli impianti di risalita è evidenziato dal palese divario di tariffe e facilitazioni praticate dagli operatori francesi.
Riteniamo che lo stabilire un rapporto diretto di causa ed effetto tra incentivi e tariffe praticate possa apparire semplicistico e fuorviante rispetto ai reali problemi del settore del turismo invernale.
L'argomento del turismo invernale assume una dimensione molto ampia e richiederebbe una trattazione apposita che impegnerebbe il Consiglio per qualche ora. Mi preme sottolineare tuttavia alcune differenze tra la situazione del versante francese delle Alpi e quello Piemontese: 1) Le Alpi del Sud rappresentano per la Francia l'area più depressa e su di essa lo Stato ha indirizzato i massicci sostegni che lo Stato Italiano per impegno concorde di tutte le forze politiche e sindacali, ha indirizzato verso il Mezzogiorno 2) Le stazioni francesi sono state impostate per sviluppare nelle valli alpine un'economia turistica che si articola sull'arco dell'intera stagione (e quindi ammortizzano i costi su un'utenza distribuita anche settimanalmente) mentre le stazioni piemontesi sono state costruite in genere in funzione di una politica immobiliare e si trovano sovraccariche di seconde case utilizzate per larga parte soltanto nel fine settimana e nel periodo natalizio: di qui la sottoutilizzazione settimanale degli impianti e il tentativo di recuperare in pareggio di bilancio aumentando i prezzi unitari dei biglietti 3) Vi sono in Francia norme di sicurezza che comportano una incidenza sui costi di costruzione e gestione degli impianti inferiore al 20 per cento circa, rispetto all'Italia; nonché a un numero di addetti superiore in Italia rispetto a quelli richiesti dalle norme di sicurezza in Francia.
4) L'alto indice dell'inflazione italiana non compensata da una formale svalutazione ha fatto perdere rapidamente competitività ai prezzi non solo degli impianti di risalita ma anche degli altri servizi turistici, sia rispetto alla Francia che addirittura rispetto all'Austria; il problema non è limitato al turismo invernale, ma si estende anche al turismo estivo dove l'Italia sta pericolosamente "andando fuori mercato" in termini di prezzi come lamentato da molti operatori e tour operators internazionali.
A causa dell'inflazione anche il costo del denaro per gli investimenti è assai più alto che in Francia e viene a ribaltarsi sui prezzi 5) Le stesse strategie imprenditoriali sono diverse: in periodo di difficoltà di mercato per la situazione economica difficile a livello europeo alcune stazioni francesi hanno cercato di ampliare l'utenza abbassando o contenendo i prezzi e puntando su economie di scala.
In molte nostre stazioni, gestite non da imprenditori turistici in senso stretto, ma da costruttori edili o operatori finanziari, si è cercato di recuperare sul prezzo del biglietto unitario perdendo ulteriormente clientela. Del resto, analisi che sono anche in parte confermate da una relazione tenuta da Carlo Bertolotti in un convegno a Saint-Vincent sugli impianti di trasporto a fune.
Come si vede sono molti gli elementi da prendere in considerazione per capire le attuali difficoltà delle stazioni piemontesi per cui si intrecciano cause congiunturali e cause strutturali. La Giunta regionale intende comunque affrontare organicamente la programmazione di un settore che ha avuto negli ultimi 20 anni un notevole e squilibrato sviluppo in Piemonte. A tal fine ha già avviato un'azione sistematica di analisi, anche in collegamento con le Province, con le Comunità Montane e con l'Ires, e intende predisporre entro il prossimo anno un piano di settore per i centri turistici di sport invernali, finalizzato in primo luogo a razionalizzare e consolidare la struttura esistente ed a integrare tra di loro le stazioni: progetto che è all'interno, fra l'altro, del Progetto montagna del secondo Piano di sviluppo che vede anche come realizzazioni immediate la borsa della neve che si terrà a Torino nel prossimo inverno e il tentativo di realizzare una agenzia a capitale misto, pubblico e privato, di intermediazione. Esigenza questa sentita dagli operatori turistici per far modo di avere dei pacchetti di offerte integrati tra di loro che riescano ad essere appetibili rispetto ai grandi tours operators internazionali.
Nell'ambito di tale lavoro saranno anche esaminate in modo approfondito le proposte di nuovi insediamenti, che non possono certo costituire l'obiettivo primario della strategia della Regione in questo settore, ma che non devono neppure essere esorcizzati o scartati aprioristicamente. Fra questi è certamente di notevole rilevanza l'intervento di Valfrejus: su di esso non vi è ancora nessuna presa di posizione dell'Amministrazione regionale e tanto meno una promessa di finanziamenti, anche perché non è stata trasmessa alla Regione la documentazione necessaria ad avviare una istruttoria completa ed approfondita.
Diverso è il ragionamento che questo impianto di Valfrejus possa utilizzare tecnologie e strutture di ditte italiane e di ottenere magari contributi da parte dello Stato in quanto si tratterebbe di esportazione di tecnologia italiana. Di questo però non siamo assolutamente a conoscenza.
Si tratterà quindi di esaminare con estrema obiettività e senza preclusioni di sorta i lati positivi e negativi del progetto per poter formulare un parere che risponda agli interessi di sviluppo equilibrato e non avventuristico del turismo locale e piemontese, nel rispetto del territorio montano.
Peraltro noi abbiamo già indicato come obiettivo prioritario del progetto per i centri di sport invernali quello di razionalizzare e integrare fra di loro le stazioni piemontesi esistenti e quindi di dare ad esse la priorità rispetto all'ipotesi di sviluppo di nuove stazioni.
Vorrei da ultimo fornire una risposta all'interrogazione Picco-Cerchio sulla chiusura degli esercizi alberghieri in Piemonte. Esaminando i dati statistici per il periodo che va dal 1970 al 1982 si possono trarre le seguenti considerazioni.
Gli esercizi alberghieri che erano 3567 si sono ridotti a 2794; la perdita consistente si è avuta nel comparto delle locande (passate da 2067 a 1279) e delle pensioni (passate da 155 a 111) mentre nel comparto degli alberghi si è verificato un incremento da 1345 a 1404. In tutti tre i comparti vi è un incremento di bagni passati in globale da 16768 a 24547.
Si denota quindi come tendenza di periodo, l'espulsione dal mercato di esercizi di categoria molto bassa che hanno perso la loro funzione storica e una generale riqualificazione della struttura alberghiera con un aumento di posti letto negli alberghi propriamente detti (pur in presenza di una esplosione nei medesimi anni del fenomeno della seconda casa nelle località turistiche che ha di fatto assorbito tutto l'incremento turistico). Risulta invece difficile rispondere in dettaglio alla richiesta di conoscere l'ubicazione, la consistenza e la causa del cessato esercizio: ci richiederebbe un apposito studio e le informazioni dovrebbero essere raccolte in un volume.
Comunque abbiamo colto lo spunto dall'interrogazione per cercare attraverso il nostro Centro di elaborazione dati di acquisire anche questi elementi dettagliati e appena li avremo li forniremo ai Consiglieri interroganti e anche agli altri colleghi. Mi limiterò quindi ad evidenziare i tratti fondamentali del fenomeno, che credo interessino agli interroganti.
Negli anni '70 vi è stata nelle località turistiche la tendenza a ricercare la rendita di posizione che consentiva l'immobile con la richiesta enorme di seconde case, piuttosto che a continuare l'attività di impresa: di qui la trasformazione di alberghi in residences e il loro frazionamento immobiliare. Negli ultimi anni il fenomeno sembra essersi fermato nelle località turistiche e vi è anzi un recupero di interesse per ciò che di buono offre l'attività alberghiera (pur trattandosi sempre di immobilizzi di capitali a bassa remunerazione per lungo periodo) con il fiorire di nuove iniziative. Nelle città vi è un comportamento differente: vi è un interesse speculativo di trasformazione di immobili alberghieri siti in sedi centrali per attività terziarie più remunerative (banche assicurazioni, ecc.). Vi è in altri casi l'esigenza di reimpostare l'attività dell'azienda in modo più funzionale: talvolta un vecchio edificio non è idoneamente ristrutturabile e la stessa azienda va a ricollocarsi in un edificio nuovo più funzionale e meglio situato anche dal punto di vista urbanistico (accesso, parcheggi, ecc.).
L'aumento dei canoni di locazione ha ultimamente provocato tensioni nelle zone urbane anche per quanto riguarda gli alberghi e la bassa remuneratività dei capitali investiti rispetto altre rendite (Bot - CCT ecc.) invoglia certo alcuni proprietari a trasformare la destinazione degli immobili. La Regione in questi anni ha sempre contrastato i tentativi di facile trasformazione, invitando anche i Comuni con apposita circolare ad avvalersi delle norme della l.r. 56/77 per impedire trasformazioni non conformi alle specifiche previsioni del piano regolatore.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Picco. Ne ha facoltà.



PICCO Giovanni

Questa lunga risposta credo denunci l'utilità dei contenuti dell'interrogazione perché, come è stato detto fugacemente nel testo della stessa, noi abbiamo sentito in quest'aula, e mi spiace non sia ora presente il collega Moretti, molte verbose relazioni su questi fenomeni, ma di analisi strategiche innanzitutto sulla possibilità e la necessità di intervenire puntualmente rispetto a situazioni diverse che si danno nella nostra realtà regionale, non ne abbiamo sentite.
Questo è l'aspetto più carente della politica regionale. E' una latitanza strategica più che di peso, di distribuzione a pioggia di finanziamenti. La latitanza si verifica nella sostanza degli effetti proprio dai fatti che abbiamo analizzato. Da un lato, viene operato un tipo di intervento promozionale, per esempio sugli impianti di risalita in valli che non hanno prospettive e laddove comunque (non è che io sostenga l'inutilità di questi interventi), l'intervento deve essere rapportato agli effetti che la promozione produce. Parlo ad esempio della Val Chiusella della Val Soana, delle Valli dell'Orco che sono valli, tra l'altro, nelle quali dobbiamo tutelare, anche da un punto di vista politico, gli interessi dei nostri elettori e quindi ci rendiamo conto dell'esigenza comunque che la Regione intervenga. Non possiamo però accettare, come purtroppo abbiamo sentito nell'ultima campagna elettorale, che alcune forze politiche della maggioranza operino su questa vicenda un innesco di promesse con interventi di finanziamento, addirittura con ipotesi di sostegno di finanziamento integrativi da parte degli istituti di credito, su operazioni che hanno una proiezione, anche dal punto di vista della dimensione-promozione, del tutto limitata.
Assessore Mignone, il problema è quello di individuare, per quel che concerne le piccole valli minori, una strategia precisa che non sia l'intervento a pioggia, che sia anche l'intervento finanziato al 100 per cento, ma che produca degli effetti. Rimane invece poi dall'altro lato il problema relativo alle valli che tirano già, ivi compresa la valle di Susa ed ecco perché l'interrogazione in larga misura faceva riferimento a questo problema. L'Assessore ha assistito ad una riunione degli operatori in Valle di Susa dalla quale non sono venuti tutti quei consensi che sono stati citati nella prima parte della risposta all'interrogazione. Infatti, sia gli amministratori pubblici, sia gli operatori degli impianti di risalita e sia anche gli albergatori, lamentano la non presenza della Regione in una serie di puntuali interventi che dovrebbero dare il segno di questa caratterizzazione.
Si pone ad esempio il problema di affrontare la questione tariffe, che non è secondario. Assessore, lei non può affermare nella risposta che il riferimento: dimensione degli interventi rispetto alle tariffe è semplicistico. Chi fa un investimento promozionale o a sostegno di un'attrezzatura complessiva che esiste e che deve, anche in Valle di Susa (quindi già in presenza di una attrezzatura consistente), operare in regime di concorrenza rispetto a ciò che si sta impostando nelle valli vicine, non può pensare di fare questi investimenti in termini di perdita e quindi l'unico punto sul quale appellarsi è un adeguamento delle tariffe che renda comunque l'investimento non totalmente deficitario e che consenta poi di garantire un servizio che sia adeguato alla domanda. Su questo versante però la Regione non può dire di non poter farci nulla. E' una risposta che non accetto e della quale sono assolutamente insoddisfatto.
Bisogna trovare il modo per far sì che queste tariffe non siano più nel rapporto attuale di 21.000 lire per uno ski-pass giornaliero in una certa valle contro 6/7/8 mila lire per quello di una località che si trova a cinque chilometri di distanza. E' una situazione che farà cadere in ginocchio il nostro turismo sportivo e creerà delle situazioni di grave disagio a tutti i livelli.
C'è poi il problema relativo alla questione Valfrejus che è delicatissimo e sul quale invito la Giunta ad approfondire le informazioni.
L'Assessore ha accennato al fatto che il Ministro dell'industria, ha concesso dei finanziamenti a questa stazione in quanto relativi ad investimenti produttivi che incrementano l'occupazione nella nostra realtà nazionale, della quale siamo ben lieti, salvo poi il fatto che questi investimenti produttivi vengono trasferiti, in termini di localizzazione del prodotto, proprio in una località attigua alla nostra, dove operano un sistema concorrenziale del tutto a danno della nostra economia.
Siamo di fronte a un fenomeno complesso che potrà avere delle formali correttezze, ma che nella sostanza richiede anche un intervento regionale.
L'operatore francese ha dichiarato alla radio di Chambery che la Regione Piemonte aveva promesso dei finanziamenti.



MIGNONE Andrea, Assessore al turismo

Lo escludo formalmente.



PICCO Giovanni

Ora assistiamo ad una formale smentita, comunque è di dominio pubblico questa dichiarazione e quindi sarà bene forse che anche ufficialmente ci avvenga, perché ha destato molta sorpresa negli operatori, soprattutto quelli della valle di Susa, il fatto che la Regione Piemonte si sia sbilanciata nell'andare a promettere finanziamenti, quando esistono ben altri problemi da affrontare e difficoltà ad intervenire nelle nostre realtà.
Il problema del raccordo tra le politiche strategiche che riguardano la Val di Susa e le valli attigue spero venga finalmente affrontato in termini definitivi, perché già esistono su questo versante studi della Comunità dell'Alta Valle ed elaborazioni degli operatori dai quali la Regione deve poter trarre delle conclusioni per attuare una serie di politiche che caratterizzino questa sua presenza.
La presenza della Regione si caratterizza oltre che affrontando il problema relativo alle norme di sicurezza e alle spese degli impianti di gestione, se non anche il problema delle tariffe, ma certamente sulle norme di sicurezza e sulle spese credo che un intervento regionale possa essere fatto, anche in termini di politica urbanistica relativamente alla seconda casa e in termini di politica alberghiera. I dati forniti dall'Assessore denunciano questa caduta. Noi chiediamo che venga fatto un approfondimento del dato qualitativo, perché dobbiamo conoscere le ragioni per le quali questi esercizi hanno chiuso l'attività e chiediamo che in termini di politica alberghiera si affronti il problema della seconda casa in termini di quota-parte per le attrezzature para-ricettive. Questo infatti è l'unico sistema tramite il quale la Regione può, disponendo dello strumento del controllo sulle nuove edificazioni, operare un investimento che produrrà degli effetti a lungo termine. Non è pensabile che sia la strategia vincente quella di voler continuate a lasciare aperti alberghi che sono obsoleti e che devono chiudere: questi devono chiudere perché non hanno le condizioni per poter essere tenuti in esercizio; mentre invece è possibile realizzare nei nuovi investimenti una quota di para-ricettivo sotto forme diverse, perché si conseguano effetti tali da non ridurre il problema della presenza in queste stazioni alpine solo limitatamente all'uso della seconda casa.
Faccio un'ultima raccomandazione all'Assessore per quanto riguarda il modo complessivo di presentazione di questa tematica che ha delle implicazioni non settoriali, non specificatamente intese solo nella direzione dell'Assessorato al turismo, ma anche connesse e correlate con i trasporti, con l'urbanistica, con una politica delle opere pubbliche.
Su questo versante l'Assessore ha fatto un rapido accenno all'ipotesi di un piano di settore. Noi raccomandiamo che questo piano di settore ancora non sia onnicomprensivo, ma specifico per ogni realtà e che soprattutto venga prodotto, poiché è l'unico modo per farsi intendere dagli operatori e dagli amministratori locali e per esigere quindi un comportamento consequenziale per quel che concerne i compiti di loro spettanza e che sia in linea con una strategia complessivamente producente sviluppo e non stagnazione.


Argomento: Protezione della natura (fauna, flora, minerali, vigilanza, ecc.) - Caccia

Interrogazione dei Consiglieri Valeri e Acotto inerente le critiche formulate dalle Associazioni dei cacciatori biellesi all'immissione della coturnice nella zona delle Alpi della Provincia di Vercelli


PRESIDENTE

L'Assessore Mignone risponde all'interrogazione dei Consiglieri Valeri e Acotto, inerente le critiche formulate dalle Associazioni dei cacciatori biellesi, all'immissione della coturnice nella zona delle Alpi della provincia di Vercelli.



MIGNONE Andrea, Assessore alla caccia

In realtà l'interrogazione riguarda un aspetto particolare e non il problema della caccia in generale. Riguarda le iniziative promozionali che la Regione ha assunto attraverso la distribuzione delle Amministrazioni provinciali di una serie di specie particolarmente pregiate.
Nel quadro delle iniziative promozionali che la Regione da tempo sta portando avanti in materia di caccia, si era deciso l'acquisto di alcune specie particolarmente pregiate perché in pericolo di estinzione o di riduzione pericolosa sull'areale piemontese, in particolare della coturnice, della pernice rossa, del capriolo. Questa iniziativa promozionale è stata concordata con le Amministrazioni provinciali.
Rispetto al primo punto sollevato dai Consiglieri interroganti; e cioè "se era stata sentita la Consulta regionale per la caccia", posso dire che la Consulta regionale della caccia è stata coinvolta nella fase di dibattito complessivo circa la opportunità o meno che la Regione intraprendesse un'azione promozionale di questo tipo. L'intervento specifico avviato quest'anno quindi non è stato discusso in seno alla Consulta, ma è stato invece deciso d'accordo con le Amministrazioni provinciali in una riunione tenuta il 27/3/1984. In base alle richieste delle Province stesse, quindi, sono state ripartite le quote di coturnici di pernici rosse e di caprioli che si riteneva opportuno immettere sul territorio. Da questo punto di vista, la Regione non ha fatto altro che recepire le indicazioni delle Amministrazioni provinciali sui quantitativi delle varie specie, da immettere sul territorio, lasciando poi alle Province l'individuazione della zona particolare nella quale andare ad immettere le singole specie.
Per quanto riguarda la provincia di Vercelli, la quota di ripartizione era la seguente: duecento coppie di coturnici, dieci caprioli e 2.100 fagiani "tenebrosi".
E' noto peraltro poi che nel periodo in cui si sarebbe dovuto lanciare questa selvaggina, le condizioni atmosferiche peggiorarono fortemente, in modo tale da compromettere l'iniziativa promozionale volta ad immettere selvaggina particolarmente pregiata in aree in cui era vietata la caccia avendo lo scopo principale del ripopolamento e del rinsanguamento di queste specie. Dato il protrarsi della cattiva stagione (gli interroganti tra l'altro fanno riferimento a delle proteste svoltesi nel Vercellese rispetto ad una ipotesi di immissione delle coturnici in un periodo non idoneo dato il maltempo), la Regione ha provveduto a stralciare questa parte rispetto al disegno complessivo e, quindi, non sono state consegnate le coturnici alla Provincia di Vercelli ed è anche stata modificata la deliberazione nel senso che è stato ridotto l'impegno finanziario della Regione per l'importo corrispondente alle duecento coppie di coturnici assegnate alla Provincia di Vercelli. Nessun danno finanziario ne è venuto quindi per la pubblica amministrazione.
Gli interroganti fanno infine riferimento a problemi che vi sarebbero all'interno della Provincia di Vercelli nei rapporti tra la Provincia stessa e le associazioni venatorie. La Regione non intende interferire su questo aspetto. Domani mattina nell'incontro che avremo con le Province richiameremo l'importanza e la necessità di un rapporto proficuo e corretto tra Amministrazioni provinciali e Associazioni venatorie le quali fra l'altro sono molto sensibili a interventi promozionali e sono state le prime a sollevare la questione dell'immissione delle coturnici in zona Alpi in un periodo non consono, in una stagione che non era favorevole.



PRESIDENTE

I Consiglieri interroganti si ritengono soddisfatti. L'interrogazione è discussa.


Argomento: Beni culturali (tutela, valorizzazione, catalogazione monumenti e complessi monumentali, aree archeologiche) - Formazione professionale

Interpellanza del Consigliere Cernetti inerente il progetto riguardante la formazione di soggetti portatori di handicap


PRESIDENTE

Esaminiamo ora l'interpellanza del Consigliere Cernetti inerente il progetto riguardante la formazione di soggetti portatori di handicap.
La parola al Consigliere Cernetti per l'illustrazione.



CERNETTI Elettra

In data 6 ottobre 1982 l'Assessorato all'assistenza, che allora mi vedeva Assessore, aveva inoltrato, tramite il proprio Ufficio C.E.E.
presso il Ministero del lavoro e previdenza sociale di Roma un progetto riguardante la formazione di 1047 soggetti portatori di handicap.
Data la ristrettezza dei tempi, la presentazione del progetto doveva essere fatta entro e non oltre il 10/12/1982.
L'Assessorato all'assistenza si rifece ad una precedente analoga richiesta conclusasi con il finanziamento del primo piano C.E.E.
handicappati.
Vorrei a questo punto precisare che non è che l'Assessorato si sia fatto cogliere di sorpresa, ma intendo dire che la C.E.E. non finanzia con continuazione lo stesso progetto ed essendo già scaduti i termini per il primo progetto, non era pertanto possibile rivedere finanziato per i due anni successivi un altro similare progetto "handicappati".
Avendo però saputo in via ufficiosa che alla C.E.E. erano stati avanzati dei fondi sugli handicappati, mi affrettai a ripresentare il progetto che in ragione di questo avanzo sarebbe stato rifinanziato.
Il progetto in questione venne assunto dagli organi competenti della C.E.E. e in data 20/1/1984 pervenne all'Assessorato all'assistenza, tramite l'Assessorato alla formazione professionale, copia del contratto comprovante il finanziamento di 837.600.000 lire pari al 50 per cento del contributo richiesto dalla Regione Piemonte alla C.E.E.
Su tale contratto veniva precisato il periodo durante il quale si sarebbe dovuto attuare il progetto, precisamente dal 13/3/1983 al 14/3/1984, ma avendo solo nel mese del gennaio 1984 avuta comunicazione del nulla osta a procedere da parte della C.E.E. si ritenne opportuno richiedere con telegramma lo slittamento di tale periodo.
Dall'esame del progetto in questione approvato dalla C.E.E. si rivela identicità tra le attività attuate nel primo progetto C.E.E. e quelle previste nel secondo; la gestione dell'Assessorato alla formazione professionale e dell'Assessorato alla sanità ed assistenza dovrebbe essere di tipo collegiale e tesa al recupero delle forze più deboli del mercato del lavoro.
Tutto ciò premesso, la sottoscritta interpella gli Assessori competenti per conoscere: 1) a che punto è la richiesta di slittamento relativa al progetto 2) se i competenti uffici hanno predisposto un piano di lavoro relativo al progetto regionale "handicap", per l'inserimento di 1047 soggetti 3) se è stata predisposta la delibera di Giunta per il recepimento del progetto stesso.
Sottolineo, inoltre, che ulteriori ritardi rischiano di vanificare gli sforzi dell'Assessorato all'assistenza per ottenere il contributo C.E.E.
diminuendo ulteriormente gli scarsissimi fondi destinati alle fasce più deboli della popolazione ed in particolare agli handicappati.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Tapparo.



TAPPARO Giancarlo, Assessore alla formazione professionale

Per quanto riguarda i contenuti dell'interpellanza, mi permetta il Consigliere di evidenziare che in questo momento sono inseriti nel nostro sistema formativo professionale 218 handicappati nei corsi speciali e nei corsi normali 235 handicappati ed inoltre si sta per avviare un progetto finalizzato con l'utilizzo del F.S.E. per 200 handicappati. Sottolineo corso finalizzato di cui la Regione ha delegato ai Comuni capoluoghi di Provincia la gestione.
Intendo premettere questi elementi per far rilevare che il tipo di impegno nell'area della formazione professionale che investe handicappati non è marginale. Circa il progetto di cui il Consigliere Cernetti ha illustrato gli elementi noti della vicenda, posso aggiungere che solo in data 25 gennaio 1984 si è avuta la comunicazione dell'approvazione del progetto da parte della CEE. quindi a 40/50 giorni dal momento in cui si sarebbe dovuto avere il progetto.
Questo problema dei tempi ha creato delle oggettive difficoltà.
Va ancora precisato che il beneficiario del progetto CEE in questione era l'Assessorato all'assistenza e naturalmente questo Assessorato avrebbe avuto a proprio carico l'operazione finanziaria connessa al finanziamento del 50 per cento del finanziamento comunitario.
Valutata l'impossibilità di poter procedere all'avvio di un programma veramente valido e capace di rispondere alla dimensione di formazione che si richiedeva, si era richiesto uno slittamento del periodo di avvio della formazione all'anno successivo.
A tutt'oggi non abbiamo avuto risposta e non abbiamo elementi sufficienti per stabilire se sia stato accolto questo tipo di scorrimento.
Va anche detto che rispetto alla richiesta avanzata la CEE ha autorizzato solo le attività inerenti la formazione di soggetti portatori di handicap e la formazione dei formatori.
E' evidente che se così è, l'attuazione del progetto dovrebbe vedere impegnato in modo non marginale anche l'Assessorato alla formazione professionale.
Ho sottolineato in premessa l'impegno che pone l'Assessorato alla formazione professionale nell'inserimento degli handicappati nel sistema formativo professionale. Più volte in quest'aula ho affermato che per vincoli di bilancio e per funzionalità la struttura formativa è di una certa dimensione che non può andare oltre il regime stabilito per un progetto straordinario. Vale a dire che il progetto straordinario, non essendo ricorrente, pone problemi all'impianto formativo che non possono essere sottovalutati.
Infatti, non a caso il finanziamento del Ministero del lavoro e della Comunità Economica Europea per il progetto dei 1350 disoccupati a reddito zero che noi avvieremo a settembre-ottobre non prevede un aumento degli organici, ma prevede un'opera di sistemazione interstiziale nell'attuale apparato formativo e per tale lavoro è dalla primavera scorsa che si sta operando.
Probabilmente si è investito in modo insufficiente e non a priori l'Assessorato alla formazione professionale, nella fase di elaborazione del progetto, affinché potesse verificare se poteva reggere con la propria struttura tale impegno relativo non a decine di unità, ma quasi ad un migliaio. Dimensione rilevante se si pensa che nel piano corsi della diretta e convenzionata vi sono 20.000 allievi in tutto.
E' certo importante ottenere l'avallo di un progetto di accesso al fondo sociale europeo, ma bisogna prioritariamente valutarne la fattibilità.
Come è noto il progetto è nato a piena titolarità dell'Assessorato all'assistenza; quindi, probabilmente un collegamento maggiore tra i due Assessorati sarebbe stato necessario, per evitare che l'attuazione del progetto provocasse un ampliamento insostenibile degli organici del personale docente della formazione professionale su un progetto transitorio.
Non avendo ancora ricevuto risposta in merito allo scorrimento del periodo di formazione e considerando il progetto di per sé valido, ma di difficile fattibilità nell'ambito dei vincoli della struttura formativa attuale (che non può accollarsi, come detto, ulteriormente una crescita di organici per quel che concerne il personale docente che avrebbe carattere di appoggio e di specializzazione e che quindi alla fine del corso non potrà entrare a regime nel sistema formativo) ritengo che si possa pensare a reimpostare un nuovo progetto correlato sin dalle origini tra Assessorato all'assistenza e Assessorato alla formazione professionale, per valutare la reale fattibilità circa la possibilità di inserire questi giovani handicappati all'interno di una struttura cursuale adeguata e nel contempo che non sbilanci quelli che sono certamente i vincoli che in questo momento sovrastano la formazione professionale.
Non è stata quindi predisposta una deliberazione in merito come chiede il Consigliere.
L'ipotesi è quella dunque di andare a recuperare il contenuto di quel progetto che è valido e collegarlo ad un elemento di fattibilità all'interno della struttura della formazione professionale.



PRESIDENTE

L'interrogante intende replicare? Ne ha facoltà.



CERNETTI Elettra

Ringrazio l'Assessore della risposta, per quanto, ad essere sinceri attendevo questa risposta dall'Assessore Bajardi proprio perché, come ha precisato l'Assessore Tapparo, l'Assessore alla formazione professionale ne è sì interessato, ma la titolarità è dell'Assessorato all'assistenza.
Ringrazio anche se così vogliamo dire, l'onestà mentale dell'Assessore per l'evidente imbarazzo nel rispondere a questa interpellanza.
Non posso invece ringraziare della sollecitudine della risposta avendo presentato questa interpellanza il 7 maggio ed essendo trascorsi quindi due mesi e mezzo, relativamente ad un argomento a mio parere molto importante.
E' stato chiesto uno slittamento al 1985. Ora, se i tempi previsti dalla C.E.E., avendo ricevuto notizia del finanziamento soltanto il 25 gennaio e prevedendo il termine di questa operazione entro il mese di marzo, erano indubbiamente molto ristretti, è anche vero che chiedere uno slittamento al 1985, che andrebbe quindi fuori dal bilancio 1984, ci fa correre il rischio di perderlo, come avviene anche in Regione Piemonte per simili casi.
Certamente si potrà reimpostare come dice l'Assessore, un piano che preveda tempi più lunghi, però la verità è che quando avremo ben reimpostato i fondi ci saranno difficoltà e molti dubbi: avremo reimpostato il programma, ma ci saranno estreme difficoltà nell'ottenere i fondi che adesso avevamo in effetti già in mano.
Sono a conoscenza di una riunione avvenuta a livello di Assessori e di funzionari il 27/3/1984, quindi con un deciso ritardo, vista la ristrettezza dei tempi rispetto alla comunicazione C.E.E. relativa al finanziamento datato 25 gennaio 1984.
Era anche stata ventilata la possibilità di portare delle varianti al piano in modo da renderne la gestione più snella.
Niente però è stato fatto e la verità è che abbiamo sostanzialmente respinto, rimandato, alla C.E.E. 837 milioni, visto che sarà estremamente difficile che la CEE ci conservi per il 1985 questa somma che era destinata per il 1984.
Stando così le cose, non mi posso ritenere soddisfatta della risposta.
Mi spiace di questo, ma voi sapete come io mi sono sempre battuta in qualità di Assessore all'assistenza, anche in Giunta, per ottenere dei fondi a favore di queste fasce più emarginate della popolazione. Ora noi dimostriamo invece che i fondi non sono scarsi, ma addirittura eccedenti, e ciò non avendo fatto nemmeno la deliberazione di assunzione di questi fondi e non avendo previsto, anche con delle varianti, uno snellimento tale per cui questo progetto così come è stato finanziato poteva e doveva essere portato avanti.
Se altri progetti, come l'Assessore Tapparo ha detto, relativi agli handicappati sono stati messi a punto, essendo purtroppo gli handicappati così numerosi, certo non avrebbe storpiato un surplus che prevedeva sostanzialmente circa un miliardo e 700 milioni per avviare altri handicappati al lavoro e per andare anche a finanziare i centri diurni per handicappati più gravi.


Argomento: Musei

Interrogazione del Consigliere Cerchio inerente il Museo del mare nel castello di Venaria


PRESIDENTE

Esaminiamo infine l'interrogazione del Consigliere Cerchio inerente il Museo del mare nel castello di Venaria.
La parola all'Assessore Ferrero.



FERRERO Giovanni, Assessore alla cultura

La Soprintendente ai beni ambientali e architettonici interpellata dal servizio musei dell'Assessorato alla cultura della Regione segnala che il mantenimento di terzi all'interno del castello di Venaria crea problemi di responsabilità particolarmente gravi date le dubbie condizioni di statica e custodia in cui è lasciata la reggia e sottolinea che l'occupazione dei locali era stata a suo tempo concessa solo in via provvisoria e con l'intesa che il Museo provvedesse ad ottenere altri spazi.
Per questi motivi, dovendo attuarsi a breve termine la transizione al Ministero dei beni culturali della parte dell'edificio in cui si trova il Museo che finora era rimasta in carico al Demanio militare, la Soprintendenza si dichiara obbligata, decisa, a non accettare in consegna i locali, se non sgombri. Per quanto tale posizione sembri netta, questo Assessorato non ritiene di poter intervenire a modificarla dato che trattandosi di proprietà statali, lo stabile e il suo utilizzo non sono sotto la competenza regionale.
Concordo con quanto scrive il Consigliere che possa e debba essere impegno della Regione il mettere in atto lo sforzo e le iniziative per collocare in idonea sede le attività ed i materiali che prima erano collocati presso questo patrimonio del Demanio militare. Recentemente insieme al Presidente e al Direttore dell'azienda La Mandria, abbiamo esaminato con attenzione la situazione degli spazi disponibili all'interno dell'azienda La Mandria perché come è noto la Regione negli anni passati con successive deliberazioni si era impegnata a sostenere e a collocare un'altra iniziativa museale di grande interesse, il museo dell'agricoltura piemontese; i materiali di detto Museo, in parte anche acquisiti con i fondi regionali, sono collocati in edifici, capannoni, del parco La Mandria.
Purtroppo è emerso che stante l'attuale situazione di necessità dell'azienda, ma anche di operazioni in parte di consolidamento di tetti o comunque di restauro di edifici e in parte per necessità di attendere interventi del FIO per aprire nuovi spazi e nuovi edifici, non solo non è possibile collocare presso l'azienda La Mandria ulteriori attività e materiali, ma che addirittura esistono delle difficoltà ad immaginare per lo stesso museo dell'agricoltura una sede stabile e permanente presso l'azienda La Mandria. Questo ho voluto dire per significare come l'impegno che non deve essere attutito da parte della Regione, purtroppo non pu svilupparsi lungo l'indicazione opportunamente suggerita dal Consigliere interrogante perché questa, prima ancora e anche per motivi paralleli della risposta all'interrogazione, è già stata sondata con degli esiti che almeno nell'immediato non sono confortanti. Credo che si potrebbe, per soprattutto con il conforto del Consiglio regionale, e questo è un impegno che non sempre comporta tempi rapidi, ma noi speriamo comunque con degli esiti possibili, anche assumere l'impegno che presso il Comune di Venaria in altri casi presso altri Comuni come Torino o i Comuni limitrofi, presso patrimoni che hanno avuto destinazioni di uso e il cui stato di conservazione è migliore di quello degli edifici di cui stiamo parlando, mi riferisco al castello di Venaria, o che non richiedono interventi di ripristino così pesanti, possa realizzarsi l'insediamento di tali attività musicali.
Il Demanio militare o altri comparti dello Stato possono essere forse interessati insieme ad enti locali o altre istituzioni pubbliche a questa soluzione.



PRESIDENTE

L'interrogante intende replicare? Ne ha facoltà.



CERCHIO Giuseppe

Ringrazio l'Assessore della risposta, questa volta rapida, questa volta della Giunta, ma sempre rapida dell'Assessore ai temi di rilevanza culturale.
Ci rendiamo conto come qui abbiamo sollevato un intervento di mediazione, di promozione, della Regione in un settore nel quale comprendiamo la Regione possa in realtà poco, in termini di iniziativa essendo localizzato il Museo del mare in ambienti che esorbitano dalla competenza regionale stessa.
Il Museo del mare, attivato sulla base del volontariato dell'Associazione marinai d'Italia, è "accampato" in un paio di stanze gentilmente messe a disposizione dal Demanio militare, seppure con la provvisorietà e quindi con la prospettiva, già quando si costituì il Museo stesso, di trovare comunque in un certo periodo soluzioni alternative.
Parte della documentazione ed alcuni materiali non sono nemmeno esposti, ma accantonati, come purtroppo è una tradizione di molte altre realtà di questo genere. Occorre trovare una soluzione alternativa, ma ho colto che esistono difficoltà, per non dire impossibilità, di trovare localizzazione nello stesso territorio di Venaria utilizzando le strutture dell'azienda La Mandria che vedono oggi tra l'altro attivata una richiesta di allontanamento dello stesso Museo dell'agricoltura. Come amministrazione regionale sta ricercando per il Museo dell'agricoltura soluzioni alternative (so che sono già in atto ipotesi ed interventi per localizzare diversamente il Museo dell'agricoltura), suggerirei con la disponibilità dell'Assessore di realizzare un incontro con l'Amministrazione comunale di Venaria, i responsabili del Museo del mare e l'Assessorato stesso, per attivare intanto la ricerca complementare di una soluzione partecipata ai vari livelli.


Argomento:

Risposta scritta ad interrogazione


PRESIDENTE

Rendo noto che è stata data risposta scritta all'interrogazione presentata dal Consigliere Carazzoni inerente il problema della sostituzione del personale assente per maternità.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

In merito al punto terzo dell'ordine del giorno: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico che hanno chiesto congedo i Consiglieri Astengo, Avondo, Carazzoni, Chiabrando e Testa.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

Sono stati presentati i seguenti progetti di legge: N. 423: "Interventi nei confronti dell'associazionismo di cittadini portatori di handicaps", presentato dai Consiglieri Cerchio, Devecchi Bergoglio, Lombardi, Martinetti, Nerviani e Ratti in data 11 luglio 1984 assegnato all'esame in sede referente della V Commissione ed in sede consultiva della I Commissione in data 16 luglio 1984 N. 424: "Obblighi delle Amministrazioni e degli operatori delle UU.SS.SS.LL. al fine della salvaguardia dei diritti degli utenti dei servizi sanitari e socio-assistenziali e alla partecipazione ai servizi stessi degli operatori, delle formazioni sociali dei cittadini e degli utenti direttamente interessati", presentato dalla Giunta regionale in data 17 luglio 1984 N. 425: "Adeguamento delle leggi regionali 5 maggio 1980 n. 35, 31 agosto 1982 n. 28 e 31 agosto 1982 n. 29, inerenti le piante organiche degli Enti di gestione dei parchi e delle riserve naturali regionali" presentato dalla Giunta regionale in data 17 luglio 1984.


Argomento:

c) Apposizione visto Commissario del Governo


PRESIDENTE

Il Commissario del Governo ha apposto il visto: alla legge regionale del 21 giugno 1984: "Rettifica alla legge regionale 23 marzo 1984 n. 19 'Norme di attuazione della legge 29 maggio 1982, n. 308 Interventi in materia di risparmio energetico e sviluppo delle fonti rinnovabili di energia"'.


Argomento:

d) Deliberazioni adottate dall'Ufficio di Presidenza


PRESIDENTE

La deliberazione assunta dall'Ufficio di Presidenza nella seduta del 26 giugno 1984 in attuazione della L.R. 6/11/1978, n. 65: "Incarico al prof.
Ermanno Bonazzi di consulenza nell'ambito di corsi formativi per i funzionari del Consiglio regionale sui temi connessi alle tecniche legislative" è depositata e a disposizione presso il servizio Aula.


Argomento: Giunta, organizzazione e funzioni - Celebrazioni Manifestazioni Anniversari Convegni

Comunicazioni della Giunta regionale


PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta regionale che intende svolgere una comunicazione.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Ieri si è tenuta presso il Comune di Torino una riunione tra varie forze istituzionali ed economiche per dare inizio ad un processo che porterà nel 1986 alla presentazione presso una esposizione a Parigi dell'immagine passata e presente di Torino e del Piemonte. Si tratta di una mostra riguardante la scienza dell'innovazione, della cultura, della storia del Piemonte portata a Parigi e che si presuppone sarà visitata da non meno di un milione di persone. L'assemblea dei partecipanti, Regione Piemonte Comune di Torino, Consiglio regionale e vari altri enti, ha ritenuto di nominarmi Presidente del Comitato che porterà avanti questo progetto.
Sarà mia cura illustrare compiutamente prima in Commissione e poi in Consiglio gli elementi del progetto. Si tratta di una mostra su "Torino e il Piemonte come eravamo e come siamo oggi", che parte dall'antico per arrivare alle moderne tecnologie di cui dispone il Piemonte. Infatti, il Piemonte produce più del 70 per cento della robotistica attualmente esistente, delle scienze avanzate, della tecnologia dell'informazione e di tutti quelli che sono i nuovi motivi centrali dello sviluppo della società.
Nei mesi di settembre o di ottobre potremo in sede di Commissione delineare anche la partecipazione del Consiglio e della Giunta regionale in questo quadro e valutare gli interventi da attuare e le linee da seguire. A questo sono chiamati imprenditori privati, associazioni degli industriali associazioni culturali.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Cerchio. Ne ha facoltà.



CERCHIO Giuseppe

Abbiamo appreso di questo dai giornali di ieri, in una lettura peraltro abbastanza incomprensibile, e volevo chiedere al Presidente che cosa in realtà dovrà decollare, se si tratta di promozione nobilitata di tante iniziative come quelle che sono partite dal vino, hanno esorbitato nella birra e che qui avranno coinvolgimenti storici istituzionali, produttivi e promozionali. Al nostro Presidente viene affidata un'altra presidenza oneri e incarichi che vanno certamente ad una persona che in termini di promozionalità ha grande titolarità, avendo portato in questi anni di persona la rappresentanza stessa della Regione, non solo fuori del territorio regionale, ma anche di quello nazionale ad est e ad ovest.
Speriamo che questa iniziativa possa produrre quel circuito di interesse e di produttività di occupazione, di promozionalità di vendita del prodotto, di immagine del prodotto anche lavorato che questo Piemonte abbisogna per assicurarsi spazi nuovi.
La mia richiesta di ulteriori informazioni si riferisce al soggetto promotore di questa iniziativa che non ho inteso bene quale sia. Si tratta sì di un pool di soggetti, ma credo vi sarà stato un soggetto che abbia inizialmente avuto questa idea, per cui vorrei sapere se noi siamo uno dei tanti soggetti che si aggrega o se l'iniziativa è partita dalla amministrazione regionale.
Si è inoltre fatto cenno di una comunicazione più dettagliata ed articolata in sede di Commissione.
Vorrei sapere in quale Commissione ciò avverrà al fine di evitare che queste cose siano lasciate alla elasticità e quindi per la possibilità di un controllo e di una gestione.
Si è infatti detto che vi partecipano il Comune di Torino, gli industriali, il Consiglio regionale.
Forse, si è usato impropriamente il termine "Consiglio regionale" perché, se era presente il Presidente della Regione, egli rappresenta la Regione, ma è pur sempre il Presidente della Giunta, e quindi il Consiglio come istituzione o comunque attraverso la partecipazione concreta delle ramificazioni istituzionali che sono le Commissioni consiliari permanenti è altra cosa.
Varrà quindi forse la pena di coinvolgere anche i soggetti politici di questo Consiglio, sperando peraltro che non sia la solita Promark che troverà ulteriori spazi in quella linea della quale abbiamo già discusso più di una volta per trovare produttività di lavoro a qualche direttore della stessa associazione.


Argomento: Commercio all"ingrosso

Esame deliberazione Giunta regionale n. 97-35890: "Piano di settore dei mercati all'ingrosso di cui alla legge regionale 30/10/1979 n. 62"


PRESIDENTE

Il punto quarto all'ordine del giorno prevede l'esame della deliberazione della Giunta regionale n. 97-35890: "Piano di settore dei mercati all'ingrosso di cui alla L.R. 30/10/1979, n. 62".
Il testo della deliberazione, la relazione ed il piano sono stati distribuiti ai Consiglieri nell'adunanza del 12 luglio.
Relatore per la IV Commissione è il Consigliere Barisione che ha quindi facoltà di parlare.



BARISIONE Luigi, relatore

E' una breve relazione, in quanto all'interno del piano, poich trattasi di un piano di settore, sono contenute le informazioni e le scelte necessarie al Consiglio regionale per una opportuna valutazione.
La relazione inquadra il piano in una prospettiva più ampia.
1. Nei confronti della distribuzione commerciale dei prodotti agro alimentari i mercati all'ingrosso devono svolgere un positivo ruolo nei processi di produzione, distribuzione e consumo dei prodotti agricoli e delle derrate alimentari ed in particolar modo di quelle deperibili.
Tenendo presente questo obiettivo, la Regione Piemonte ha approvato la legge 62/79 "Disciplina dei mercati all'ingrosso" ed i relativi regolamenti tipo e la Giunta ha redatto una proposta di "Piano di settore dei mercati all'ingrosso" oggi in discussione in Consiglio regionale.
L'azione regionale è quindi indirizzata ad una valorizzazione dei mercati, individuando nel mercato all'ingrosso la sede in cui si possono realizzare obiettivi di politica economica.
Occorreva affrontare i problemi relativi al degrado strutturale in cui versavano pressoché tutti gli stabilimenti mercatali, la scarsa efficienza gestionale che li caratterizzava, la mancanza di adeguamento anche a superati modelli di commercializzazione, la non efficiente localizzazione di alcune di queste strutture (mercati alla produzione), tutti elementi che caratterizzavano e che caratterizzano il panorama della situazione all'ingrosso degli impianti pubblici; a questo si aggiunga una perdita di importanza di non pochi di questi centri che nel triennio 1978/80 hanno registrato per il comparto ortofrutticolo contrazioni di prodotto trattato di circa il 15 per cento ed in quello del bestiame-carni di circa il 20 per cento.
2. I centri di ingrosso debbono diventare luoghi principali di contrattazioni fornendo agli operatori commerciali impianti e tecnologie utili allo svolgimento della loro attività.
Per i mercati alla produzione l'obiettivo è quello della concentrazione sull'offerta favorita da strutture sovracomunali, gestite possibilmente dalla produzione stessa, in cui l'operatore agricolo possa realizzare un valore aggiunto legato alla lavorazione e confezione del prodotto ed accedere alle informazioni di mercato sulle quali programmare le coltivazioni; a medio termine occorre valutare la convenienza dei produttori ad operare in mercati terminali in cui l'andamento della domanda è costantemente misurabile, il numero di acquirenti, e quindi di sbocchi più ampio, il prezzo normalmente più remunerativo.
Per i mercati terminali è auspicabile il completamento della gamma dei prodotti trattati, l'acquisizione in alcuni casi della tipologia di centro alimentare o di mercato polivalente per dare risposte e stimoli adeguati ad un settore commerciale in trasformazione.
Particolarmente per i mercati tipicamente di consumo che non svolgono un ruolo redistributivo l'attuale situazione di stallo aziendale può essere superata con una maggiore attenzione, da una parte, al mondo agricolo (divenendo punti di attrazione della produzione), dall'altra agli operatori acquirenti con l'allargamento della gamma venduta a tutti i prodotti alimentari.
Anche il comparto di commercializzazione delle carni e del bestiame presenta problemi complessi. Salvo che per la commercializzazione dei capi da vita il Foro Boario è destinato ad essere superato: le vendite del capo mattato e lavorato, oltre al rilevante flusso di importazioni, si sono ormai da anni imposti quali canali fondamentali di commercializzazione.
Questa tendenza ha comportato una marginalizzazione della presenza pubblica e l'assestarsi sul mercato di alcuni grandi gruppi privati con negativi aspetti oligopolistici ed anche igienico-sanitari.
Occorre quindi che l'operatore pubblico rivitalizzi la sua presenza, in relazione sia alla naturale importanza strategica del comparto, sia alla necessità di dare uno sbocco ai consistenti investimenti pubblici che sono stati fatti.
3. Se strutture adeguate sono necessarie, non sono tuttavia sufficienti senza la presenza di una diversa organizzazione gestionale. L'esperienza acquisita rivela una situazione organizzativa e gestionale spesso più interessata a problemi di corrente amministrazione che di acquisizione di un ruolo imprenditoriale. La gestione in economia diretta da parte di Comuni formula propria alla totalità dei mercati piemontesi presenta in troppi casi una viscosità di risposta ed una amministrativizzazione di gestione che non giovano ad un mercato che si ponga quale luogo preferenziale dello scambio.
E' necessario quindi rivedere le formule organizzative e gestionali fin qui adottate; se per i mercati alla produzione si è inteso con la legge regionale privilegiare la gestione diretta degli imprenditori agricoli, non escludendo la partecipazione degli enti locali, per i mercati di consumo occorre trovare soluzioni adeguate sotto l'aspetto dell'efficienza, ma anche del controllo pubblico; laddove vi siano presenti più impianti annonari la snellezza di gestione suggerisce la necessità di un accentramento direzionale.
4. Il disegno di ristrutturazione e potenziamento degli impianti dei mercati comporta un impegno finanziario di alcune centinaia di miliardi di lire, a cui far fronte con le sole risorse comunali e della Regione risulta impossibile.
L'apporto dello Stato, della CEE. dei privati operatori è necessario quale segnale di un interesse nuovo e qualificato al settore; il primo all'interno di un auspicabile disegno di rete nazionale, la seconda che già interviene attraverso il FEOGA sulle strutture di commercializzazione dei produttori agricoli potrebbe allargare ai mercati terminali la sua azione gli ultimi intervenendo per lo meno nelle aree complementari.
5. La presente delibera concernente il piano di settore dei mercati all'ingrosso, costituisce uno dei piani settoriali del Piano regionale di sviluppo. L'obiettivo che il piano di settore si pone è il riequilibrio ed il potenziamento delle strutture mercatali all'ingrosso della Regione.
L'obiettivo da raggiungere si traduce in: fornire agli operatori commerciali le necessarie strutture per un efficiente svolgersi della loro attività incentivare l'emergere e l'affermarsi di nuove figure commerciali che si giustifichino come fornitrici di servizi qualificati favorire l'aggregazione dell'offerta dei prodotti agricoli da parte dei produttori e fornire agli stessi le strutture per un più attivo ruolo di mercato.
In particolare il piano di settore individua nella rete regionale dei mercati ortofrutticoli all'ingrosso l'impianto su cui andare ad un riequilibrio territoriale piemontese.
La rete così definita si articola in tre livelli: 1) rete mercatale di livello nazionale ed internazionale la quale oltre all'approvvigionamento al dettaglio di una determinata area, svolge il ruolo di distribuzione sia all'interno che all'esterno della Regione e dell'Italia. Tale ruolo può assumere Torino, con il rafforzamento del polo di Alessandria in tale funzione 2) rete mercatale di livello comprensoriale con la necessità di rendere polivalenti i mercati esistenti che vanno opportunamente ristrutturati e quando occorra, rilocalizzati 3) rete mercatale di livello locale.
Il dettaglio degli interventi sulle strutture mercatali della rete sono definiti nel piano in modo ampio e quindi ad esso si rimanda per i dettagli.
Per quanto riguarda i mercati del bestiame si parte dalla constatazione che l'attuale rete di commercializzazione si ritiene sufficiente per il livello di compravendita oggi esistente e che oggi si consolida sempre più il circuito del morto a scapito di quello del vivo con gli evidenti vantaggi di ordine sanitario ed economico, per cui si propone che anche gli stabilimenti pubblici si orientino decisamente in tale direzione (Torino Cuneo, Asti, Alessandria).
Per le singole proposte si rimanda al piano sottolineando che dal piano sono per il momento escluse le ipotesi di sviluppo, data la complessità dei ruoli reciproci, per Chivasso, Moncalieri, Torino, i tre maggiori centri di contrattazione di bestiame-carni.
In conclusione si ritiene di proporre all'approvazione del Consiglio la delibera del piano di settore dei mercati ortofrutticoli e del bestiame all'ingrosso, sottolineando la valenza positiva di una sua attuazione peraltro già avviata in diversi centri piemontesi, per quanto riguarda la qualificazione delle strutture, l'affermarsi di nuove figure commerciali l'aggregarsi dei produttori agricoli.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Lombardi. Ne ha facoltà.



LOMBARDI Emilio

Signor Presidente, colleghi, il problema del piano di settore dei mercati all'ingrosso non ha avuto in questo Consiglio grande attenzione nelle Commissioni competenti e mi sembra che non ne abbia granché nemmeno nell'aula consiliare; noi riteniamo si tratti di un piano che va a toccare una materia di esclusiva competenza regionale e di una certa rilevanza per la commercializzazione dei prodotti agricoli e che tocca anche i consumatori.
I mercati, siano essi ortofrutticoli, del bestiame o di qualsiasi altro prodotto agricolo, sono nati, cresciuti, scomparsi, in stretta correlazione con le produzioni agricole, lo sviluppo delle tecniche produttive, così come di quelle di conservazione, trasformazione e commercializzazione dei prodotti. Diventa quindi difficile e pericoloso programmare nel dettaglio una rete di mercati che può essere sconvolta in tempi brevi da cambiamenti di indirizzi colturali, causati dalle motivazioni più diverse: mancata remuneratività di un certo tipo di produzione, miglioramenti fondiari (per esempio l'irrigazione, è logico che se in determinate zone del nostro Piemonte dovesse giungere l'irrigazione cambierebbero le produzioni e quindi anche la rete dei mercati) o da nuove tecniche inerenti la trasformazione dei prodotti (per esempio, la conservazione: i consumatori italiani sono ancora fortunati perché in questo Paese è ancora possibile consumare larga parte dei prodotti ortofrutticoli allo stato fresco, mentre in altre realtà più avanzate, come ad esempio gli Stati Uniti d'America o altri Paesi occidentali, questa possibilità non esiste più, perché il 90-95 per cento della produzione ortofrutticola viene conservato in scatole con altre tecniche per cui il mercato della produzione fresca non ha più motivo di esistere) e la commercializzazione (nella relazione e nello stesso piano si fa riferimento, per esempio, alla tecnica nuova del "capo morto", è una tecnica che procede bene e in un futuro certamente le strutture mercatali del bestiame, così come noi le abbiamo conosciute, dovranno o tenderanno a scomparire).
E' pertanto evidente che i mercati, in un sistema di libero mercato e di libera iniziativa, specie in un settore come quello agricolo che vede nella nostra Regione la presenza di 180.000 piccole o medie aziende condotte da lavoratori autonomi, non possono nascere per legge o per decreto. Per legge o per decreto possono essere soppressi, ma il farlo sarebbe un grave errore, perché se esistono, pur in dimensioni ridotte, è evidente che svolgono un ruolo sino a quel momento insostituibile.
Certo, l'ente pubblico, in questo caso la Regione, ha il compito di programmare, di indirizzare, di promuovere, ma questo ruolo deve essere svolto con prudenza e soprattutto con una conoscenza approfondita della realtà in atto e della sua possibile evoluzione.
Con questa premessa di carattere generale, dall'analisi del piano propostoci dalla Giunta ed approvato nelle Commissioni competenti, emergono alcune carenze a nostro avviso di notevole rilievo.
Innanzitutto, non vi è sufficiente approfondimento sulle cause della riduzione del prodotto commercializzato sui mercati piemontesi, sia ortofrutticoli che del bestiame, pur in presenza di un aumento di entrambe le produzioni. Per il bestiame, si evidenzia l'incremento del circuito del "capo morto", ma non si dice niente sul possibile sviluppo di questo metodo di commercializzazione che potrebbe, a nostro avviso, in tempi medi rendere superflua tutta una serie di strutture.
Per l'ortofrutta, manca un quadro complessivo delle strutture cooperativistiche e associazionistiche.
E' una carenza grave, perché ci sembra chiaro che le produzioni che vanno alla cooperazione, non possono più andare sul mercato. E' un problema che va approfondito se non si vuole finanziare con denaro pubblico iniziative che si elidono a vicenda e deve essere affrontato in stretta collaborazione tra Assessorato all'agricoltura, che non abbiamo visto molto presente nella discussione sul piano nelle competenti Commissioni, e Assessorato al commercio.
Per quanto riguarda i mercati del bestiame, non si può non rilevare l'incapacità di giungere a programmi chiari e definiti nel Comprensorio di Torino.
Quanto dice il piano all'ultimo periodo di pagina 34 è la dimostrazione che quando esistono problemi nell'area torinese, la tecnica è quella del rinvio.
E' possibile definire la programmazione settoriale nel resto del Piemonte, dove esistono maggioranze politiche diverse da quella regionale è impossibile farlo nell'area torinese, ove l'omogeneità è quasi totale.
E' successo per la programmazione sanitaria, per quella territoriale si ripete per quella mercatale. Il fatto va evidenziato e crediamo che questa maggioranza, così sicura di sé, dovrebbe spiegarci il perché. Il perché è possibile programmare sul resto del territorio piemontese e non è possibile farlo, laddove esiste questa omogeneità politica quasi totale nell'area torinese.
Vi è poi la questione della gestione dell'attuale realtà mercatale. Nel dibattito - e in questa aula di dibattiti ne facciamo tanti, ma le conclusioni e i fatti conseguenti mi sembra che siano sempre molto pochi sull'aumento del costo della vita svolto in questo Consiglio all'inizio della Legislatura, avevamo sostenuto che una diversa, più efficiente migliore organizzazione delle strutture dei mercati agricoli, poteva offrire un notevole contributo a ridurre l'aumento del costo della vita.
E' necessario a nostro avviso, facilitare l'accesso sui mercati ai produttori agricoli, per evitare passaggi costosi, quando non parassitari.
Nonostante che questa esigenza al momento del dibattito sia stata condivisa, nella realtà non si è fatto nulla. Anzi, si può dire che la situazione si è aggravata. Notizie di stampa e conoscenza diretta ci dicono che la fase di commercializzazione dei prodotti agricoli nella nostra Regione si è ulteriormente deteriorata. E' sempre più difficile (lo dimostrano le difficoltà delle molte domande bloccate negli Uffici comunali, in ispecie a Torino) per i produttori agricoli arrivare direttamente al consumatore - strada maestra secondo noi per ridurre i costi dei prodotti alimentari.
La forbice crescente tra prezzi alla produzione e prezzi al consumo (a tal fine ricordo che nella nostra Regione come nel resto del territorio nazionale i prezzi di alcuni prodotti agricoli importantissimi in questi ultimi mesi hanno avuto una riduzione di prezzo notevole alla produzione e al contrario, un aumento del costo d'acquisto da parte dei consumatori; mi riferisco ad esempio alla carne suina e alle mele i cui produttori nella campagna 1983/84 hanno ricavato prezzi ben inferiori a quelli realizzati nella campagna precedente e ciò nonostante sui mercati, sia nazionali, sia piemontesi, questo prodotto non ha subìto nessun ribasso con conseguente danno del consumatore, del produttore e della collettività, perché non essendo diminuiti i prezzi, il consumo non è aumentato e si è quindi dovuto intervenire attraverso l'AIMA per distruggere o comunque pagare il prodotto che non viene consumato) dimostra che è necessaria un'azione seria e concreta per affrontare il problema sul quale si sono fatte tante parole anche in quest'aula, ma poco si è realizzato.
Lo studio effettuato dall'Istituto di economia agraria di Torino sui costi di produzione di importanti prodotti agricoli, per conto del Consiglio regionale, è un'utile base di partenza per iniziare a concretizzare iniziative valide. Invitiamo gli Assessorati responsabili a muoversi, perché da questo studio partano programmi concreti.
Il lavoro svolto dalle Commissioni III e IV ha migliorato, a nostro avviso, nonostante le carenze sopra richiamate, il testo del piano. Si è soprattutto cercato di graduare gli interventi, adattandoli alle diverse realtà.
Il nostro Gruppo ha presentato alcuni emendamenti che illustreremo in seguito; dal loro recepimento dipenderà il nostro voto finale al piano.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il collega Marchesotti. Ne ha facoltà.



MARCHESOTTI Domenico

In Piemonte, purtroppo, esiste una rete di mercati particellari; mi riferisco ai mercati alla produzione ed esiste una cooperazione molto debole.
E' una constatazione reale e concreta. Proprio perché la cooperazione agricola in Piemonte è debole per quanto riguarda la produzione dell'ortofrutta o anche del bestiame, si sono sviluppati dei mercati a carattere particellare che non trovano nemmeno una definizione a carattere nazionale perché sono presenti quasi esclusivamente soltanto in Piemonte.
Il mercato alla produzione del tipo piemontese non è presente in altre Regioni oppure se non sono presenti i mercati alla produzione sono mercati gestiti, diretti, costruiti dalla cooperazione e non dai Comuni.
La valutazione che diamo al piano proposto è quella di una serie di indicazioni date per ottenere un minimo, in certi casi ed un massimo in altri, di razionalizzazione e di rapporto tra mercati alla produzione e mercati al consumo.
Il piano non fa esplicitamente una scelta che rimane da fare e cioè se puntiamo sui mercati gestiti dai Comuni oppure se abbandoniamo questa forma di mercato alla produzione per puntare su quelli gestiti dalla cooperazione.
Al di là delle polemiche a carattere nazionale in merito a questo problema, non è stata fatta questa scelta e per le debolezze dell'uno e per la non forza dell'altro.
Soltanto se sul piano politico il Consiglio regionale volesse muoversi in una direzione piuttosto che in un'altra, è chiaro che allora sarebbe possibile farlo. Da parte nostra pensiamo che il piano così come viene proposto rappresenta una via intermedia per andare nella direzione giusta per verificare le capacità della cooperazione di venire avanti oppure della capacità degli enti locali di assolvere a quella funzione di mercato che pure hanno assolto e possono assolvere anche in sostituzione dell'associazionismo dei produttori.
E' una questione dialettica, concreta.
Ad esempio nel Cuneese esiste un certo tipo di cooperazione di produzione agricola che si muove in questo contesto, mentre nella provincia di Alessandria esiste un certo tipo di produzione dell'ortofrutta, e soprattutto degli ortaggi, nel cui ambito sono gli enti locali a muoversi.
In questa condizione, a mio parere, il piano non poteva essere che questo e cioè una serie di indicazioni che facessero fare dei passi in avanti nell'uno e nell'altro caso perché dal confronto si avesse una soluzione.
Si è cercato di razionalizzare questo settore per rendere il più efficiente possibile i mercati.
Approvare questo piano significa impegnarsi a finanziare quei mercati che nel piano sono indicati, mentre i comuni se intendono istituire dei mercati senza il contributo dei finanziamenti pubblici hanno il potere di farlo perché l'autorità che decide di istituire o meno un mercato non è sicuramente la Regione, ma sono i Comuni.
In questo discorso si innestano poi gli interessi di questa o quell'altra forza politica nei confronti di un mercato piuttosto che un altro, mentre non si è in grado di decidere, vengono magari sostenuti mercati che non hanno o non possono più avere la funzione svolta in passato ma questo, caro Lombardi, avviene sia dove c'è omogeneità politica di maggioranze di sinistra, sia dove c'è omogeneità politica di maggioranze di altro colore.
Il mercato per tradizione ha un certo prestigio che sindaci di Comuni di 500 o 600 abitanti, con produzioni molto scarse non intendono perdere sebbene i loro mercati vengano aperti per 15 o 20 giorni o al massimo un mese in tutto l'arco dell'anno.
E' vero comunque che nell'area metropolitana torinese, per quanto riguarda i mercati bestiame, non siamo riusciti ad arrivare ad una conclusione.
Perché forse in Italia si è arrivati alle conclusioni nei rapporti tra Regioni e aree metropolitane per la riforma delle autonomie? Questa è una dimostrazione che forse era bene ed è bene oggi non decidere. Il Consiglio regionale potrebbe anche decidere che invece di due mercati se ne realizzi uno ed in quale luogo farlo, ma poi nel contesto italiano, non quindi dell'area metropolitana torinese e quindi delle maggioranze di sinistra, ma anche dove non vi sono maggioranze di sinistra tali questioni non vanno avanti.
Qui c'è il nodo di come l'Italia dovrà essere governata nei prossimi anni, della funzione delle Regioni rispetto ai Comuni per i piani che esse predispongono. Il problema, quindi, non è quello di una maggioranza di sinistra che non riesce a decidere in quest' area metropolitana, ma si tratta di un problema ben più grande che interessa tutti ed impegna ogni forza politica.
Noi valuteremo gli emendamenti che la D.C. presenterà che se spingeranno nella direzione almeno di un minimo di razionalizzazione vedranno anche il nostro appoggio, in caso contrario non verranno assolti.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Bruciamacchie per le conclusioni.



BRUCIAMACCHIE Mario, Assessore al commercio

Ringrazio le forze politiche che in commissione hanno dato un notevole contributo per precisare parti delle proposte contenute nel piano.
Attraverso un confronto molto sereno ed altrettanto puntuale si è riusciti anche a recepire i contributi emersi dal dibattito sviluppatosi durante le consultazioni degli enti locali e delle associazioni di categoria. Il piano risente positivamente di questi apporti e di questi contributi che la società organizzata ci ha fornito.
E' un documento che si caratterizza anche per la maggiore apertura rispetto alle prime ipotesi formulate; è un documento programmatico che vuole essere un momento di pianificazione, di programmazione di una politica settoriale e quindi attuare le direttive del piano regionale di sviluppo.
Esso non vuole assolutamente essere uno strumento coercitivo, inteso soprattutto come uno strumento che vuole realizzare una programmazione così minuta, perfino di dettaglio, incapace quindi di cogliere i mutamenti che possono prodursi nella società piemontese, ma anzi uno strumento programmatico che coglie i mutamenti in atto, che ha contribuito anche a sviluppare questi mutamenti e che traccia delle linee e a breve termine e a lungo periodo con l'intento evidente di porre particolare attenzione a quelle che saranno le novità positive che si produrranno nel campo delle produzioni agricole nella nostra Regione per recepirle.
E' uno strumento programmatorio che non presenta vincolismi eccessivi per Comuni, enti ed associazioni, ma che pensiamo abbia tutte le garanzie di un piano che non può che essere il portatore di contributi autonomi e che veda un ruolo primario dei Comuni, delle associazioni, di quelle esistenti e di quelle che sorgeranno, convinti profondamente che nel corso dei prossimi anni sarà necessario andare a rivedere e a riprecisare alcune parti del piano, proprio perché dobbiamo avere coscienza che dietro un'apparente staticità del campo dell'agricoltura, in realtà avvengono processi, sia nel campo produttivo, sia nel campo della commercializzazione, di grande significato che non possono che essere tenuti in conto in una fase successiva a quella dell'approvazione del piano.
Giungere ad un piano regionale per quanto riguarda i mercati ortofrutticoli e quelli del bestiame era una urgenza reale, proprio perch si è in presenza di una struttura mercatale ormai chiaramente inefficiente frammentata, non più adeguata alle moderne tecniche di commercializzazione una struttura che non rispondeva e non risponde né all'esigenza del produttore, né alle esigenze del consumatore, nemmeno alle esigenze di colui che fa dell'attività commerciale la sua prima attività.
E' per questo che abbiamo ritenuto di dare delle indicazioni a questi soggetti a livello regionale e prefigurare quindi interventi in questa e in quell'altra area capaci di cogliere gli elementi di novità.
Si interviene sull'area torinese per quanto riguarda il comparto ortofrutta.
Si è constatato come Torino, che deve assurgere sempre di più ad un ruolo importante, non solo a livello regionale, ma anche a livello internazionale, si presenta però da questo punto di vista come un'area abbastanza decentrata, rispetto al ruolo complessivo della Regione e quindi si è rilevata la necessità di creare altri poli che assolvano funzioni altrettanto importanti che colleghino parti della nostra Regione con altre Regioni e con altre zone europee.
Si è infatti pensato ad un'altra area di riequilibrio a livello regionale, sempre che vi siano tutte le condizioni prefigurate nel piano si è pensato all'area dell'Alessandrino, avendo presenti i collegamenti viari già esistenti e avendo presente l'ipotesi di sviluppo dell'entroterra del Basso Piemonte con tutto il sistema portuale ligure e il collegamento con le regioni del Centro Europa.
Nel piano sono inoltre prefigurati livelli di rete a carattere comprensoriale, di zone e via dicendo. Attraverso queste indicazioni noi abbiamo oggi la possibilità di dare ai Comuni, agli operatori, sia agricoli, sia commerciali, dei punti di riferimento che in passato non avevano e abbiamo la possibilità anche di ottenere una politica dell'utilizzo delle risorse molto più precisa e finalizzata, in grado di realizzare strutture veramente moderne ed efficienti e quindi superare la vecchia area mercatale (che spesso consisteva in una tettoia, una bilancia e nient'altro) e pensare invece a mercati ben strutturati che dispongano al loro interno di adeguati spazi, celle frigo, locali ove poter venire a conoscenza dei prezzi praticati in altri mercati e quindi in grado di dare al produttore, in forma singola o associata (e noi spingiamo come si vede nel piano, chiaramente in questa direzione) un potere decisamente superiore sul mercato e di potenziare la fase della commercializzazione, cercando di evitare quei passaggi oggi esistenti che in termini concreti sono molto costosi per l'intera collettività.
E' vero ciò che dice Lombardi che questo provvedimento vuol anche significare un intervento per far sì che a livelli di consumo e quindi di carovita ci sia un impatto positivo se certi obiettivi verranno realizzati.
Ci muoviamo quindi in quest'ottica e mi pare che la realtà ci stia dando ragione, nel senso che, dai primi studi ad oggi, ci troviamo in presenza di significative iniziative che coprono molte Province e Comprensori della nostra Regione.
Cito ad esempio l'amministrazione comunale di Cuneo che già in questo senso ha assunto decisioni importanti relativamente alla costruzione di un mercato bestiame, annesso mercato carni macello e mercato ortofrutticolo che va nella direzione da noi indicata; si registra quindi un'assonanza tra ciò che è nel piano e ciò che concretamente si muove a livello di realtà locale con investimenti consistenti ed anche con una risposta politica ed economica di grande respiro per tutta quell'area. Iniziative di questa natura, di momenti associativi di produttori e di Comuni che insieme hanno già costituito consorzi e che hanno già realizzato o che hanno in corso studi di fattibilità di queste nuove strutture sono numerosi.
Ciò significa che è stata superata l'idea di un localismo molto ristretto e che si va verso l'idea di strutture adeguate ad una commercializzazione efficiente della produzione agricola.
Si tratta di un atto che ha quasi un carattere conclusivo in quanto nel '79 il Consiglio regionale ha approvato la legge n. 62 che dava questa precisa indicazione, successivamente è stato approvato il regolamento dei mercati all'ingrosso, oggi quindi siamo a compiere un atto che va a completare un organico intervento in questa direzione.
Per quanto riguarda i mercati bestiame, le scelte che avevamo di fronte erano due: la prima era quella di scorporare questo filone (il piano dei mercati bestiame) dalla delibera che era stata adottata e in questo caso però si veniva a penalizzare tutto il territorio piemontese tranne che il Comprensorio di Torino, che era già pronto in termini di ipotesi e di progetti concreti per andare all'ammodernamento e al potenziamento di queste strutture mercatali, in questo caso quindi avremmo avuto una prospettiva di blocco per un certo periodo di tempo in attesa che il Comune di Torino definisse le sue scelte; seconda scelta invece era quella di procedere per tutte quelle situazioni che erano mature pronte, capaci quindi di incidere positivamente nella realtà, in questo caso si trattava quindi di disconoscere dal piano regionale il comprensorio di Torino.
Credo che abbiamo fatto bene ad effettuare questa scelta. E' comunque una scelta che non ci soddisfa completamente.
E' evidente però che i problemi del Comprensorio di Torino sono così complessi e così grossi che a livello delle forze politiche, anche a livello di piano socio-economico territoriale (primo schema del Comprensorio di Torino) non si è riusciti a risolverli.
La scelta allora era quella di prendere atto di questo ritardo che poteva essere condizionante rispetto al resto, oppure di constatare l'esistenza di questo ritardo e fare quindi un discorso, anche di sollecitazione, perché venga sciolto questo nodo relativo ai mercati bestiame e alla struttura oggi esistente in Torino che sono estremamente costose e penalizzanti, per le finanze pubbliche.
C'è quindi bisogno di un intervento rapido per dare soluzione a questi problemi in un ambito che naturalmente non può che essere almeno questo del Comprensorio, in un dibattito molto serrato e abbastanza ravvicinato.
Le indicazioni contenute nel piano, e coloro che vi hanno lavorato in termini di impegno concreto nella Commissione ne sono a conoscenza, stanno trovando attuazione concreta.
Non si tratta quindi di un piano campato in aria. Esistono realtà concrete, Comuni e produttori in forma singola e associata, che si muovono per realizzare quanto è previsto dal piano in tempi molto più rapidi rispetto a quello che si possa pensare.



PRESIDENTE

Passiamo ora all'esame di questa deliberazione di Giunta alla quale sono stati proposti degli emendamenti da parte di diversi Gruppi: 1) presentato dal Consigliere Lombardi: il testo, a partire dalla ottava riga di pag. 19, viene così sostituito: "Boves: dal 1978 al 1982, il mercato ha raddoppiato la produzione trattata (da 6.347 a 12.000 quintali).
Nel medio-lungo periodo, con la confluenza delle derrate sul nuovo mercato di Cuneo, la struttura può divenire un centro di raccolta.
Peveragno: l'amministrazione peveragnese sta avviando l'edificazione di un nuovo mercato assistito da contributo regionale che sarà gestito da un consorzio formato oltreché dai comuni di Peveragno e Pianfei dalle cooperative agricole Agrifrut, Miranda e Peveragnese.
Nel medio-lungo periodo con la confluenza delle derrate sul mercato di Cuneo, la struttura può divenire un centro di raccolta".
La parola al Consigliere Lombardi per l'illustrazione.



LOMBARDI Emilio

Riguarda un problema relativo a un'area particolare del Cuneese che ha una sua realtà mercatale consolidata nel tempo.
E' frutto anche di decisioni della Giunta in contrasto con quello che era il piano approvato dalla Giunta stessa, perché nella prima stesura del piano, così come poi è stato discusso in Commissione, si prevedeva un unico mercato nella zona Boves-Peveragno, in località baricentrica fra i due mercati.
In seguito a decisioni di cui non conosco la paternità fu privilegiato il mercato di Peveragno che in un primo momento doveva essere un mercato che costava sei miliardi, ma che attualmente è previsto debba diventare un centro di raccolta.
Su questo fatto non intendiamo fare polemiche. Proponiamo di tenere in considerazione le due realtà esistenti con pari dignità.
Il mercato di Peveragno ha in corso una ristrutturazione, anche con finanziamento regionale, e per entrambi i mercati prevediamo la stessa sorte a medio lungo termine.
Intendo sottolineare un altro aspetto. Quanto detto dall'Assessore è vero, ma occorre tenere sempre ben presente che la struttura dei mercati è collegata strettamente con la realtà delle aziende agricole.
Per quanto riguarda Boves e Peveragno ci troviamo in presenza di tante piccole aziende delle quali molte condotte a part-time.
Noi vorremmo avere nel nostro Piemonte una struttura produttiva agricola composta di aziende condotte a tempo pieno ed efficienti, ma non è così. E allora questi mercati hanno una loro validità perché permettono a questo tipo di aziende di trovare una collocazione del proprio prodotto senza eccessivi impegni di carattere organizzativo e finanziario.
Alla sera i coltivatori e gli operai contadini della zona portano sul mercato di Boves o di Peveragno le fragole ed i fagioli; ricavano quello che il mercato dà anche se purtroppo non è mai il prezzo giusto, quindi riescono a proseguire questa attività che rappresenta una forma di integrazione di reddito per le famiglie di quelle zone.
E abbiamo visto che, pur con queste carenze, quelle zone sono rifiorite grazie a queste coltivazioni specializzate e grazie anche all'esistenza di un mercato che offre loro la possibilità di collocare il prodotto.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

La Giunta accoglie questo emendamento anche perché probabilmente inizialmente si è commesso un errore, cioè quello di volere raggruppare i produttori di tutta la valle e quindi provenienti da Limone, Armenagna Gesso, Boves, Peveragno, Chiusa Pesio, Beinette: si tratta di un'area grande per la quale si prevedeva la realizzazione di un unico mercato.
Io ero sempre stato dubbioso su questo, perché le produzioni di Chiusa Pesio e di Peveragno ad esempio sono sostanzialmente diverse da quelle di altre zone.
Inoltre occorre considerare l'aspetto della lontananza, che impedisce di poter accedere ad un mercato per quanto grande sia. Non sono pochi i chilometri che deve percorrere il contadino con il trattore per portare i suoi prodotti al mercato, tanto varrebbe dire che il mercato unico è quello di Cuneo per tutta l'area. Questa però sarebbe una follia in quanto un tragitto superiore ai 5 km, diventa immediatamente antieconomico soprattutto quando si tratta di piccoli prodotti che si vendono normalmente durante i quattro mesi estivi.
Ritengo sia un emendamento giusto e ringrazio chi lo ha proposto.



PRESIDENTE

Pongo in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 43 Consiglieri presenti in aula.
2) Presentato dai Consiglieri Devecchi e Genovese: all'ultimo capoverso di pag. 25 sostituire la frase da "unificare" a "unitamente" con: "adeguare le strutture mercatali di Viguzzolo, Monleale e Volpedo, con l'eventuale unificazione di questi ultimi due (i predetti tre Comuni...)" 3) presentato dai Consiglieri Devecchi e Genovese: a pag. 32, nella seconda colonna, in corrispondenza di Volpedo, Monleale, Viguzzolo sostituire "Unica struttura mercatale in zona idonea" con: "Adeguamento dei mercati con eventuale riunificazione di Monleale e Volpedo" 4) presentato dai Consiglieri Devecchi e Genovese: a pag. 32, nella terza colonna, sempre in corrispondenza di Volpedo, Monleale, Viguzzolo sopprimere "eventuale trasformazione in centro di raccolta" 5) presentato dai Consiglieri Devecchi e Genovese: a pag. 32, nella terza colonna, in corrispondenza di Gabiano, sopprimere la frase "eventuale trasformazione in centro raccolta".
La parola al Consigliere Devecchi per l'illustrazione.



DEVECCHI Armando

Potrei anche esimermi dall'illustrare l'emendamento proposto perch praticamente le motivazioni sono identiche a quelle adottate dal collega Lombardi in favore dell'istituzione dei mercati di Boves e di Peveragno.
Gli emendamenti Lombardi sono accolti, quindi potrei illudermi che vengano accolti anche i nostri! Gli emendamenti tendono a non voler forzare in tempi brevi le soluzioni che portano ad accorpamenti imposti dai mercati di Monleale, Volpedo e Viguzzolo con tutti gli altri piccoli centri della Val Grue, Val Curone e Valle Ossona. Questo per quanto riguarda l'emendamento a pag. 32, e per il mercato di Gabbiano, nella zona della Val Cerrina, per il quale è prevista l'eventuale trasformazione in centro di raccolta. Noi proponiamo di procedere con gradualità sia per le differenze produttive esistenti nella zona, sia per le gravitazioni consolidate.
Vi è poi un altro motivo da non sottovalutare: la popolazione agricola dell'alessandrino e quella delle zone interessate in modo particolare appartiene a fasce di età avanzata e quindi diventa difficile far percorrere loro alcuni chilometri con il trattore o con altri mezzi per portare i loro prodotti al mercato.
Vi è poi un'altra fascia di persone che si dedica alla frutticoltura a tempo parziale, sono operai, impiegati, pensionati che danno un notevole apporto alla produzione delle derrate ortofrutticole, diventerebbe per loro sempre più disagevole confluire in un centro tecnico e distante dall'abitazione.
Si propone quindi di procedere con gradualità senza pregiudicare altre soluzioni quando i tempi saranno veramente maturi.
Il consorzio tra i vari comuni è un'entità praticamente inesistente. Il tentativo di unificare degli imballaggi per ora si è risolto in un notevole aggravio dei costi che sono andati a pesare quasi esclusivamente sui produttori agricoli. L'ulteriore accorpamento dei mercati, a fronte di un ipotetico vantaggio futuro, per ora aumenterebbe oneri e burocrazia.
Noi desideriamo che i mercati siano veramente utili alla produzione e non un qualche cosa di imposto dall'alto che non risponde alle esigenze reali degli agricoltori.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Gerini.



GERINI Armando

Vorrei anch'io aderire alle proposte testè fatte dal collega Devecchi e mi riferisco specialmente all'emendamento soppressivo presentato a pag. 32 per quanto inerisce il mercato di Gabiano.
Debbo far presente che questo mercato oggi aperto agli operatori per almeno nove mesi all'anno è nato faticosamente e oggi gode di taluni vantaggi.
Per questo mercato enti pubblici e specialmente la Provincia, hanno compiuto interventi di ristrutturazione e hanno aperto un'importante via d'accesso.
Le colture che ineriscono i Comuni di Moncenisio Villamiroglio Gabiano, Cerrina, Mombello sono state trasformate: si è passati dai vigneti all'ortofrutta e oggi i produttori, in gran parte anziani, traggono un buon profitto da questo mercato.
Siamo d'accordo pertanto, nell'adeguare le strutture di questo mercato ma l'eventuale trasformazione in centro di raccolta vorremmo che non avvenisse, quanto meno in questo momento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchesotti.



MARCHESOTTI Domenico

Devo dire che, contrariamente a quanto affermato dal Consigliere Devecchi, l'emendamento presentato da Lombardi e accolto è sostanzialmente diverso da questo. L'emendamento di Lombardi non chiede finanziamenti mentre quello di Devecchi sì.
Pertanto noi non accettiamo questo emendamento.
Vorrei fare un rilievo di carattere politico: a me pare che non sia senza significato il fatto che i due emendamenti sono diversi: l'emendamento presentato da Lombardi va nella direzione di un minimo di razionalizzazione mentre l'altro non solo lascia le cose come sono, ma tende ad andare indietro e non per niente la D.C. ha un valore diverso tra Alessandria e Cuneo.
Anche per questo ci sentiamo sicuri di votare contro.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Genovese. Ne ha facoltà.



GENOVESE Piero Arturo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, io non sono un conoscitore dei problemi dei mercati come lo è il collega Marchesotti, però credo che quando Marchesotti sostiene che attraverso questi emendamenti vengono chiesti dei finanziamenti e quindi oneri a carico della Regione che la maggioranza non propone, non sia preciso, perché a pag. 32 del piano si prevede per gli interventi a breve e medio termine la creazione di un'unica nuova struttura mercatale per i tre mercati di Volpedo, Monreale e Viguzzolo.
Noi chiediamo che rimangano le strutture mercatali di Viguzzolo e che le altre siano adeguate. E' tutto da dimostrare se non sia più onerosa la soluzione proposta dalla maggioranza, quella cioè di creare una nuova struttura mercatale che concentri in un unico centro i tre mercati ora esistenti rispetto a quella che avanziamo noi di concentrare cioè in due mercati i tre esistenti.
Nel caso di Gabiano poi la proposta licenziata prevede l'adeguamento del mercato esattamente come abbiamo proposto anche noi, con l'unica differenza che noi proponiamo che non solo in questa fase non venga presa in considerazione, ma anche nel periodo lungo, l'eventuale trasformazione in centro di raccolta.
Mi sembra quindi che l'argomentazione sul piano dei costi per la Regione non regga e sia comunque da dimostrare. Pensiamo che l'agricoltura non è come vorremmo non solo a Cuneo, ma ancora di più in provincia di Alessandria. Certamente più che a Cuneo.
Siamo anche noi per una riduzione delle strutture, diciamo di concentrare quelle di Volpedo e Monleale. I processi di trasformazione non sembrano così rapidi per arrivare ad una situazione di strutture cooperative a cui si riferiva Marchesotti nel suo intervento precedente nella zona per ora non esistono e se ne discute. Anch'io mi auguro che possano diventare una realtà.
Oggi questi mercati alla produzione rappresentano un servizio per l'agricoltura della zona.
A noi sembra più razionale mantenere una struttura per la Val Curone e per la zona di pianura adiacente ad una struttura per le Valli Grue ed Ossona e Viguzzolo, facendo leva sui mercati già esistenti.
Detto questo però aggiungiamo che ci dispiace di non avere il Presidente della Giunta originario dall'Alessandrino e di avere invece l'ex Assessore Marchesotti che tutte le volte che si parla di questi problemi è per la razionalizzazione in modo rigido.



MARCHESOTTI Domenico

Non rigido, ma efficiente, perché tre mercati nel giro di 6 chilometri è sinonimo di inefficienza.



GENOVESE Piero Arturo

Noi parliamo di due mercati, non di tre: questo per superare gradualmente problemi che Marchesotti conosce benissimo e che esistono da sempre nella patria di Pelizza da Volpedo e nei dintorni.
Poiché sappiamo che il Presidente della Giunta regionale è particolarmente legato e affezionato a Pelizza da Volpedo (che non ha niente a che vedere con i mercati) se ciò può servire, non essendo alessandrino, potremo proporre che a Viglione venga concessa la cittadinanza onoraria di Volpedo.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Bruciamacchie.



BRUCIAMACCHIE Mario, Assessore al commercio

Credo ci sia il bisogno di informare il Consiglio che le cose si stanno evolvendo in una direzione che contrasta chiaramente con l'emendamento proposto dalla Democrazia Cristiana.
Ci sono processi in corso da qualche anno in quell'area che allo stato attuale significa un marchio unico per la produzione e un sistema di confezionamento unico per tutti i prodotti.
Esistono gli atti deliberativi relativi a sedici comuni di quest'area per quanto riguarda la costituzione di un consorzio al fine di procedere allo studio di fattibilità di un mercato che raccolga tutta l'area delle Comunità montane della Val Curone, Val Grua e Valle Ossona. Siamo quindi in presenza di atti che dimostrano volontà precise da parte di amministrazioni che sono di diverso colore politico che però convergono attorno a questo obiettivo e cioè con la coscienza che le attuali strutture mercatali di Volpedo, Monleale e Viguzzolo sono nient'altro che tre tettoie sotto le quali ci stanno a malapena due bilance, e che per la crescita della domanda di prodotti orticoli e frutticoli di quella zona è necessario andare a creare una struttura che sia veramente al servizio dell'agricoltura, in grado quindi di rispondere alle esigenze di un'agricoltura moderna.
Questo non significa che si smette di svolgere attività negli attuali mercati. Questi continueranno ad operare finché non sorgerà una nuova struttura circa la cui collocazione al momento non sono in grado di riferirvi. Lo studio di fattibilità dimostrerà ove sarà opportuno realizzare questa struttura, sulla base quindi di ragionamenti economici strettamente precisi. Sono decisamente convinto di non accettare gli emendamenti proposti proprio perché già la realtà locale si muove in un'ottica completamente diversa.
Per quanto riguarda il mercato di Gabiano, noi proponiamo intanto un processo di ristrutturazione e prevediamo un "eventuale", come detto nel piano, trasformazione in centro di raccolta.
E' un'ipotesi che sarà realizzata o meno in rapporto all'evolversi che si avrà a livello locale di quel tipo di produzione, della convenienza quindi che si riscontrerà o meno.
Non possiamo trattare in modo difforme tutte quelle strutture mercatali che abbiamo individuato e messo a livello di piano.
Quindi anche il mercato di Gabiano deve essere considerato al pari di altre strutture mercatali, così come quello di Peveragno, Boves, ecc.
Credo vi sia uniformità di comportamento in questo senso, pertanto ribadisco che gli emendamenti non sono accolti.



PRESIDENTE

Pongo in votazione gli emendamenti presentati dai Consiglieri Devecchi e Genovese.
Chi è favorevole all'emendamento n. 2 è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 19 voti favorevoli, 23 contrari ed 1 astensione.
Chi è favorevole all'emendamento 3) è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 21 voti favorevoli, 24 contrari ed 1 astensione.
Chi è favorevole all'emendamento 4) è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 21 voti favorevoli, 24 contrari ed 1 astensione.
Chi è favorevole all'emendamento 5) è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 21 voti favorevoli, 24 contrari ed 1 astensione.
6) Presentato dall'Assessore Bruciamacchie: a pag. 31, la penultima e terzultima riga, relativa a Boves e Peveragno, vanno così modificate: la seconda colonna (interventi previsti nel breve periodo (5 anni) della riga relativa a Boves non va compilata, nella terza colonna (Interventi previsti nel medio-lungo periodo) occorre inserire: "Confluenza su Cuneo e trasformazione in centro di raccolta"; nella seconda colonna della riga relativa a Peveragno, va inserito: "Rilocalizzazione"; nella terza colonna "Confluenza su Cuneo e trasformazione in centro di raccolta".
L'Assessore Bruciamacchie intende illustrare l'emendamento? Ne ha facoltà.



BRUCIAMACCHIE Mario, Assessore al commercio

E' la conseguenza naturale dell'emendamento presentato dal Consigliere Lombardi che è stato accolto.



PRESIDENTE

Pongo in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 46 Consiglieri presenti in aula.
7) Presentato dall'Assessore Bruciamacchie: a pag. 36 dopo il quinto comma inserire: "3.2.3.2. Borgomanero La struttura del foro boario del Comune di Borgomanero sarebbe opportuno venisse destinata ad un diverso uso commerciale vista l'assenza di contrattazione, così come proposto dall'Amministrazione comunale".
La parola all'Assessore Bruciamacchie.



BRUCIAMACCHIE Mario, Assessore al commercio

Si è trattato di una vera e propria dimenticanza nel senso che nell'esame dei mercati, il Foro Boario di Borgomanero era stato del tutto saltato.
Si tratta quindi ora di recepire l'indicazione, proveniente dal Comune di trasformazione a destinazione per uso diverso di altre attività commerciali.
Rimane comunque preciso l'obiettivo che è fissato a piano.



PRESIDENTE

Pongo in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 24 voti favorevoli e 22 astensioni.
Pongo ora in votazione l'intera deliberazione. Ve ne do lettura: "Il Consiglio regionale considerato che la Giunta regionale nella deliberazione del 20/5/1981 n. 118/6690 'Piano di settore dei mercati all'ingrosso di cui alla legge regionale 30/10/1979 n. 62. Proposta al Consiglio' aveva, ai sensi dell'art. 3 della L.R. 62/79 e sulla L.R. 43/77 sulle procedure della programmazione, individuato le linee programmatiche di sviluppo per i mercati ortofrutticoli all'ingrosso e per i mercati del bestiame proponendo gli interventi necessari ai vari livelli di rete essendosi concluse le consultazioni, promosse dalle competenti Commissioni consiliari I, II e IV, con i Comitati comprensoriali e con i rappresentanti degli Enti locali, con i sindacati dei lavoratori, con le organizzazioni di categoria degli organismi economici e con le altre forze sociali ai sensi dell'art. 7 della L.R. 43/77 avendo altresì le Commissioni I, II e IV discusso la proposta di piano succitata, sulla base anche dei rilievi emersi nelle consultazioni, ed avuto modo di avanzare proposte di modifica e integrazione non ultimo in relazione ai necessari aggiornamenti legati all'evoluzione verificatasi negli ultimissimi anni considerato ancora che la I Commissione - bilancio e programmazione aveva trasmesso di conseguenza alla Giunta le sue conclusioni nonch l'esito delle consultazioni e le proposte di integrazione e modifica; sulla base di questo materiale è stato redatto il piano di settore dei mercati all'ingrosso considerata inoltre la necessità che il Consiglio approvi al più presto il piano di settore in questione, in modo che il medesimo possa informare i programmi di investimento promossi dagli enti istruttori e gestori dei mercati valutata positivamente la relazione, vista la L.R. 30/10/79 n. 62 sulla 'Disciplina dei mercati all'ingrosso' e in particolare l'art. 3 il quale definisce gli ambiti e le caratteristiche sulla programmazione di settore vista la L.R. 43/77 sulle procedure della programmazione ed in particolare l'art. 4 che identifica i piani di settore quali parti integranti il piano regionale di sviluppo, ed art. 6 che traccia il percorso procedurale per l'approvazione del piano vista la D.G.R. del 20/5/1981 n. 118/6690 'Piano di settore dei mercati all'ingrosso di cui alla legge regionale 30/10/1979 n. 62 Proposta al Consiglio' tenuto conto delle consultazioni realizzate dal Consiglio e delle osservazioni, con proposte di modifica ed integrazione, avanzate dalle Commissioni consiliari I, II e IV competenti in materia sentita la relazione delle Commissioni competenti delibera di approvare l'allegato 'Piano di settore dei mercati all'ingrosso di cui alla L.R. n. 62/79' che costituisce parte integrante della presente deliberazione".
Prima di passare alla votazione per l'immediata esecutività ai sensi dell'art. 49 della legge 10/2/53 n. 62 richiesta dalla Giunta, dò la parola alla collega Vetrino.



VETRINO Bianca

Non ho avuto la possibilità di intervenire nel dibattito generale perché né io né il collega Gastaldi facciamo parte della Commissione che ha esaminato questo provvedimento e non abbiamo la fortuna di avere una schiera di Consiglieri che possono riportare in quest'aula le conoscenze dei ruoli, delle caratteristiche, delle esigenze dei mercati locali.
Speriamo nel futuro.
Ma ritengo sia giusto esprimere anche un parere dal momento che andiamo a esprimere un voto. E' certamente importante che la Giunta, e quindi il Consiglio, oggi si accingano a votare questo piano di settore dei mercati ortofrutticoli all'ingrosso e dei mercati del bestiame perché questo, tra l'altro, è uno dei documenti settoriali del Piano regionale di sviluppo, o almeno dovrebbe essere, che ha per obiettivo l'equilibrio e il potenziamento delle strutture mercatali all'ingrosso della Regione.
Si tratta quindi di un atto di programmazione importante rispetto al quale il nostro giudizio non potrebbe che essere positivo.
Quello che trovo grave, e il dibattito ha evidenziato questo aspetto (d'altra parte lo evidenziavano anche la relazione e il piano stesso e l'Assessore ha detto, peraltro, che non era contento di constatare questa carenza) è che in ordine ai tre maggiori centri di contrattazione del bestiame, Chivasso, Moncalieri e Torino, il problema venga accantonato e cioè nel momento in cui si fa un progetto generale fondamentale, l'elemento principale di tutta un'economia che attiene a questo settore viene messo da parte e si rimanda ad un secondo tempo l'individuazione dei ruoli e degli interventi rispetto a questi che sono i tre mercati più importanti della Regione Piemonte. Questo è un fatto grave che intendo rilevare e vorrei anche dire che questo è un ennesimo problema che viene accantonato.
Non voglio risalire alle difficoltà di carattere politico che possono avere impedito questa definizione, osservo però che questo piano è carente grossolanamente di questa individuazione. Vorrei inoltre dire al cortese collega Marchesotti che non si può far risalire alla mancanza del disegno di riforma delle autonomie locali il fatto che la Giunta di sinistra non abbia potuto mettersi d'accordo sui mercati di Chivasso, Moncalieri e Torino.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi pongo in votazione tale deliberazione.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvata con il seguente esito: presenti e votanti 46 favorevoli 24 Consiglieri astenuti 22 Consiglieri Pongo inoltre in votazione l'immediata esecutività ai sensi dell'art.
49 della legge 10/2/1953 n. 60.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinta con 27 voti favorevoli e 15 astensioni.


Argomento: USSL: Piante organiche

Esame deliberazione Giunta regionale n. 57.35177: "U.S.S.L. n. 59 di Dronero. Deliberazione dell'Assemblea generale del 28/9/1982 n. 9. Ampliamento della pianta organica provvisoria per attuazione leggi 405/75 685/75, 180/78 e 194/78"


PRESIDENTE

Concordemente a quanto è stato deciso fra l'Ufficio di Presidenza e i Presidenti dei Gruppi consiliari propongo l'iscrizione all'ordine del giorno di questa seduta del seguente argomento: punto decimo: esame deliberazione Giunta regionale n. 57-35177: "U.S.S.L. n. 59 di Dronero.
Deliberazione dell'Assemblea generale del 28/9/1982 n. 9. Ampliamento della pianta organica provvisoria per l'attuazione leggi 405/75, 685/75, 180/78 e 194/78".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 42 Consiglieri presenti in aula.
Pongo pertanto in votazione tale deliberazione. Ve ne dò lettura: "Il Consiglio regionale vista la legge 26 gennaio 1982 n. 12 vista la legge regionale 10 marzo 1982 n. 7 vista la deliberazione della Giunta regionale n. 57-35177 del 19/6/84 sentito il parere espresso dalla V Commissione permanente delibera di disporre, ai sensi e per gli effetti di cui all'articolo 1 , 5 comma D.L. 21/11/81 n. 678, convertito con modificazioni nella legge 26 gennaio 1982 n. 12, l'ampliamento della pianta organica provvisoria della U.S.S.L. n. 59 di Dronero per strutture e servizi finalizzati all'attuazione delle leggi 405/75, 685/75, 180/78 e 194/78 mediante l'istituzione dei seguenti nuovi posti: n. 1 posto di primario medico psichiatra n. 3 posti di psicologo collaboratore n. 5 posti di infermiere professionale n. 1 posto di logopedista n. 2 posti di vigilatrice d'infanzia di non autorizzare, per le motivazioni espresse in premessa, L'U.S.S.L.
n. 59 di Dronero ad istituire i seguenti nuovi posti: n. 4 posti di medico consultoriale n. 5 posti di assistente sociale n. 2 posti di ausiliario socio sanitario di dare atto che l'autorizzazione all'ampliamento della pianta organica provvisoria non comporterà automaticamente l'incremento della quota di riparto del F.S.R. attribuita all'U.S.S.L. n. 59 di Dronero e che pertanto, la copertura dei relativi nuovi posti dovrà avvenire avuto riguardo alle disponibilità finanziarie dell'U.S.S.L. richiedente per il corrente anno.
La presente deliberazione sarà pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione Piemonte ai sensi dell'art. 65 dello Statuto".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano. E' approvata all'unanimità dei 42 Consiglieri presenti in aula.


Argomento: Problemi generali - Problemi istituzionali - Rapporti con lo Stato:argomenti non sopra specificati

Esame deliberazione Giunta regionale n. 103-35695: "Accordo fra l'Italia e la Svizzera relativo all'imposizione dei lavoratori frontalieri ed alla compensazione finanziaria a favore dei Comuni italiani di confine. Legge 26/7/1975 n. 386"


PRESIDENTE

Propongo infine di iscrivere all'ordine del giorno il seguente altro punto undicesimo: esame deliberazione Giunta regionale n. 193-35695: "Accordo fra l'Italia e la Svizzera relativo all'imposizione dei lavoratori frontalieri ed alla compensazione finanziaria a favore dei Comuni italiani di confine. Legge 26/7/1975 n.386".
E' approvata all'unanimità dei 42 Consiglieri presenti in aula.
Pongo pertanto in votazione tale deliberazione.
Ve ne dò lettura: "Il Consiglio regionale visto l'accordo italo-svizzero siglato il 3.10.1974, nonché la legge 26.7.75 n. 386 recante 'Approvazione ed esecuzione dell'accordo tra l'Italia e la Svizzera relativo all'imposizione dei lavoratori frontalieri ed alla compensazione finanziaria a favore dei Comuni italiani di confine' visto in particolare l'art. 5 della suddetta legge che prevede che le Regioni Lombardia, Piemonte e la Provincia autonoma di Bolzano esprimano un parere sui criteri di ripartizione e di utilizzazione di fondi di cui all'art. 3 della legge citata, da adottarsi annualmente dal Ministero delle Finanze di concerto con il Ministero del Tesoro vista la comunicazione del Ministero delle finanze Direzione generale per la finanza locale del 3.4.84 prot. n. 2/1283 con la quale ai sensi dell'art. 5 della legge 386/75 è stata sottoposta alle Regioni ed agli Enti locali interessati la proposta di riconfermare, per la ripartizione relativa agli anni '82/'83, i criteri già adottati per il precedente riparto relativo al periodo 1980/1981 preso atto della valutazione positiva espressa nel corso di una riunione fra Comunità Montane e Comuni interessati svoltasi a Verbania il 7.5.1984, in ordine alla riconferma anche per il riparto per il periodo 1982/83, dei criteri già adottati nella precedente ripartizione (anno 1980/1981) preso altresì atto dei pareri favorevoli espressi dalla Giunta comprensoriale del Verbano-Cusio-Ossola, con deliberazione n. 3/84 del 10.5.1984 e dalla Consulta regionale dell'emigrazione e immigrazione nella seduta del 14.5.1984 vista la precedente deliberazione del Consiglio regionale n. 322-C.R.
6864 in data 27 luglio 1982, con la quale sono stati fissati i criteri per il trasferimento dei fondi a) alle Comunità Montane in rapporto alla situazione di frontalierato registrata nei Comuni compresi in tutto od in parte nelle Comunità Montane stesse ed il cui territorio sia compreso in tutto od in parte nella fascia di 20 km, dal confine con la Svizzera b) direttamente ai Comuni nei soli casi in cui il Comune destinatario non faccia parte di Comunità Montana e sempre che il suo territorio sia ricompreso in tutto od in parte nella fascia di 20 km, dal confine italo svizzero vista la comunicazione di parere favorevole espresso d alla IV Commissione il 17.7.1984 DELIBERA di esprimere parere favorevole in ordine alla proposta formulata dal Ministero delle finanze con la comunicazione n. 2/1283 del 3.4.1984 di mantenere i criteri già adottati nella ripartizione per il periodo 1980/1981 anche per la ripartizione relativa agli anni 1982/1983, in particolare per quanto attiene al trasferimento dei fondi: a) direttamente alle Comunità Montane per i fondi riferentisi ai Comuni a ciascuno di esse appartenenti in relazione al numero di frontalieri residenti alla data del 31.12.1983 b) per i Comuni il cui territorio non ricade nell'ambito delle Comunità Montane, direttamente ai Comuni stessi in relazione al numero dei frontalieri residenti nel loro territorio alla data del 31 dicembre 1983.
La presente deliberazione sarà pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione ai sensi dell'art. 65 dello Statuto".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvata all'unanimità dei 42 Consiglieri presenti in aula.
Ricordo infine che i lavori proseguiranno nel pomeriggio alle ore 15,00.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 12,35)



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