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Dettaglio seduta n.256 del 12/07/84 - Legislatura n. III - Sedute dal 9 giugno 1980 al 11 maggio 1985

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BENZI


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Punto primo all'ordine del giorno: Approvazione verbali precedenti sedute. I processi verbali delle adunanze consiliari del 28/29 giugno 1984 sono stati distribuiti ai Consiglieri prima dell'inizio della seduta odierna.
Se non vi sono osservazioni si intendono approvati.


Argomento: Consulte, commissioni, comitati ed altri organi collegiali - Personale del servizio sanitario

Interrogazione dei Consiglieri Gerini, Marchini, Turbiglio, atta ad avere notizie sulle deliberazioni n. 82-83


PRESIDENTE

Punto secondo all'ordine del giorno: Interrogazioni e interpellanze.
Interrogazione dei Consiglieri Gerini, Marchini, Turbiglio atta ad avere notizie sulle deliberazioni n. 82-83.
Risponde l'Assessore Bajardi.



BAJARDI Sante, Assessore alla sanità

L'Assessorato alla sanità ed assistenza ha da tempo effettuato la scelta di costituire Commissioni o Gruppi di lavoro di carattere tecnico consultivo. Una delle prime iniziative promozionali assunta dopo l'approvazione della legge regionale 10.3.1982 n. 7 è stata appunto l'attivazione progressiva di gruppi di lavoro per allegati e per temi attraverso la cooptazione di unità di qualificato personale del servizio sanitario regionale e dell'Università degli studi, espressione anche delle realtà territoriali più rappresentative (quadranti) poste a fianco ed a supporto della struttura regionale per la definizione e verifica funzionale dei criteri di indirizzo della politica di piano. Due cose sono da rilevare: ai componenti di questi gruppi di lavoro non è stato corrisposto alcun compenso per la loro partecipazione all'attività regionale, mentre per gli operatori dipendenti da Unità Socio Sanitarie Locali diverse da Torino è stato previsto il rimborso delle sole spese di viaggio. E' comunque da ricordare che stante l'annullamento della parte economica di deliberazioni di costituzione di gruppi di lavoro da parte della Commissione di controllo, la Giunta regionale ha approvato un apposito disegno di legge che prevede il rimborso delle spese di viaggio ai componenti dei gruppi di lavoro; il disegno di legge è stato assegnato alla prima Commissione consiliare permanente in data 7 maggio u.s.
La seconda cosa di importanza sostanziale maggiore riguarda il fatto che il lavoro delle Commissioni ha prodotto iniziative pubbliche di confronto sulle linee dell'Amministrazione; è questo il caso del convegno nazionale sui laboratori di sanità pubblica, dell' edizione della rivista di educazione alla salute, del convegno nazionale sull'ordinamento interno dell'ospedale.
Le consulenze proposte dall'Assessorato alla sanità ed assistenza sono state indirizzate all'attivazione di strumenti attuativi del piano socio sanitario nonché nella preparazione del nuovo piano triennale; in questo senso si ritiene significativo dichiarare che la proposta di piano socio sanitario per al triennio 1985/87 è stata pressoché ultimata e verrà prossimamente trasmessa all'esame del Consiglio regionale; i consulenti citati nell'interrogazione sono tutti professionisti che già avevano partecipato all'elaborazione del primo piano socio-sanitario che com'è noto ha avuto autorevoli riconoscimenti di validità non solo a livello locale per cui si è ritenuto opportuno a suo tempo confermare la collaborazione stante anche la stretta continuità scientifica e culturale che lega le due proposte di piano.
Si tratta comunque di operatori di riconosciuto valore sotto il profilo della programmazione sanitaria e socio-assistenziale nulla togliendo all'Università degli Studi (ed al Politecnico di Torino) i professori della quale sono massicciamente presenti nelle commissioni tecnico-consultive di cui in precedenza.
Da ultimo l'incarico affidato al CRESA; si tratta di argomento di fondamentale importanza, stante la volontà della Regione di definire da una parte un sistema di indicatori socio-sanitari, indispensabile per giungere finalmente ad una corretta definizione dei livelli di prestazioni medie ed anche ad utilizzare criteri obiettivi per il riparto del fondo sociosanitario e d'altra parte individuare le modalità per l'avvio della sperimentazione del sistema budget cui la Regione Piemonte si è fatta promotrice a livello nazionale in occasione dell'elaborazione del primo contratto del personale sanitario.
Al momento attuale sono terminate le procedure per l'assegnazione mediante avviso pubblico, di incarichi di ricerca sugli argomenti citati in sei Unità Socio Sanitarie Locali piemontesi a persone in possesso rispettivamente di laurea in medicina e di laurea di indirizzo giuridico economico per un totale di dodici incarichi di ricerca.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Ringrazio l'Assessore per la risposta dettagliata e approfondita. Il gruppo si riserva valutazioni prudenti sulla risposta stessa e iniziative conseguenti.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Interrogazione dei Consiglieri Devecchi, Bergoglio, Lombardi, Martinetti Nerviani, Ratti, inerente la cardiochirurgia dell'Ospedale infantile Regina Margherita


PRESIDENTE

Interrogazione dei Consiglieri Devecchi, Bergoglio, Lombardi Martinetti, Nerviani, Ratti, inerente la cardiochirurgia dell'ospedale infantile Regina Margherita.
Risponde l'Assessore Bajardi.



BAJARDI Sante, Assessore alla sanità

Nel corso dei primi mesi del 1983 sono stati definiti gli interventi prioritari per il riassetto dell'attività cardiochirurgica in Piemonte successivi all'apertura del nuovo centro Blalok delle Molinette.
E' stato predisposto quindi il piano di finanziamento del rinnovo attrezzature delle divisioni di cardiochirurgia e di cardiologia dell'Ospedale Regina Margherita, che prevedeva, nel piano investimenti 1983, una spesa di 1.560 milioni per il completo rinnovo delle attrezzature emodinamiche indispensabili per l'attività cardiochirurgica. Tale somma è stata destinata all'U.S.S.L. 1-23 con successive deliberazioni e quindi si può procedere all'acquisto delle apparecchiature. Nel frattempo sono stati eseguiti già i lavori di manutenzione necessari e quindi non esisterebbero impedimenti affinché la sala possa diventare operativa.
Nella relazione della commissione regionale tecnico-consultiva contro le malattie cardiovascolari è stata ribadita l'importanza di dotare l'ospedale Regina Margherita di un centro cardiochirurgico in grado di soddisfare il fabbisogno di circa 150 interventi per anno, operando anche in collegamento dipartimentale con la cardiochirurgia per adulti e agendo anche sul versante della collaborazione università di Torino-U.S.S.L. 1-23.
Nella stessa relazione si ritiene prioritario oltre che migliorare il grado di asepsi delle camere operatorie con gli interventi minimi necessari, progettare per il futuro un nuovo blocco operatorio nell'ospedale che comprenda anche la sala per la cardiochirurgia ovviamente nel quadro della ristrutturazione complessiva dell'ospedale stesso.
La direzione sanitaria del Regina Margherita ha recentemente riferito che l'U.S.S.L. 1-23 ha costituito un'apposita commissione per l'acquisto dell'attrezzatura per la sala di emodinamica e pertanto si ritiene che le procedure per l'appalto della stessa potranno espletarsi a tempi brevi. Si è anche appreso che la completa messa in funzione del reparto, già predisposto al VI piano dell'O.R.I.M., necessita del completamento di attrezzature comprendenti 4 letti monitorizzati per la terapia intensiva la cui spesa potrà essere inserita nel riparto dei fondi per il triennio in corso.
I provvedimenti di cui sopra confermano, di conseguenza, le scelte regionali riferite alle attività di cardiologia e cardiochirurgia nell' area torinese - che saranno ribadite nell'aggiornamento del piano socio sanitario 1985-87 - e dimostrano come i problemi ad esse relativi, in considerazione della loro estrema rilevanza, sono stati affrontati da tempo senza attendere le spinte di pressione o sollecitazioni esterne.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bergoglio.



BERGOGLIO Emilia

Che ci sia esigenza di spinte e sollecitazioni, lo dimostrano i tempi di questa operazione: a tre anni dall'avvio dei primi provvedimenti relativi a questo centro di cardiochirurgia infantile, oggi apprendiamo che la U.S.S.L. ha finalmente nominato le Commissioni competenti per le procedure relative all'affidamento e all'acquisto dei materiali necessari.
Questi ritardi e queste lungaggini sono inspiegabili, stante l'urgenza e l'importanza dei provvedimenti, posto che la Regione ha predisposto i finanziamenti già da molto tempo.
D'altra parte, il fatto che si debbano ancora mettere in atto altre procedure per completare il quadro dei provvedimenti, come ha detto l'Assessore Bajardi, dimostra che le nostre preoccupazioni, come anche quelle espresse in un articolo di "Stampa sera" al quale si faceva riferimento nell'interrogazione, sono del tutto fondate, perché in realtà prima che questo centro possa funzionare trascorreranno ancora parecchi anni e i nostri pazienti dovranno continuare a recarsi all'estero per farsi curare, incontrando molte difficoltà relativamente al rimborso delle spese difficoltà che l'Assessore ben conosce, anche se non possiamo farne una colpa direttamente a lui. Crediamo che le sollecitazioni siano indispensabili perché questo problema che dovrebbe avere priorità ed essere affrontato con serietà, per una serie di questioni, che non vengono mai evidenziate e che io individuerei anche in un disaccordo all'interno degli operatori e della classe medica interessata e in una scarsità di coraggio da parte degli amministratori nell'assumere delle decisioni al riguardo non viene mai affrontato nella sua globalità ed interezza.
Si continua ad andare all'estero, si spende del denaro che probabilmente potrebbe consentirci di porre le nostre attrezzature in grado di essere effettivamente competenti e concorrenti con quanto si sta facendo non molto lontano da noi.
Non è un caso che molti medici, anche torinesi, vadano ad operare ed a lavorare in centri stranieri e forse un po' di attenzione da parte dell'Assessorato ci potrebbe far riscontrare qualche resistenza, non soltanto torinese.


Argomento: Comprensori - Enti Locali - Forme associative - Deleghe: argomenti non sopra specificati

Interrogazione dei Consiglieri Gerini, Marchini, Turbiglio, inerente la deliberazione n. 11-32686 dell'8/3/1984


PRESIDENTE

Interrogazione dei Consiglieri Gerini, Marchini, Turbiglio, inerente la deliberazione n. 11-32686 dell'8/3/1984.
Risponde il Presidente della Giunta Viglione.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

La deliberazione n. 11-32686 dell'8 marzo 1984 è relativa a liquidazione di spese sulla base delle convenzioni a suo tempo stipulate fra la Regione Piemonte ed alcune amministrazioni comunali e provinciali per l'utilizzazione di locali ed attrezzature delle suddette amministrazioni da parte dei Comitati comprensoriali.
In particolare nella predetta deliberazione si liquidano le seguenti spese sulla base delle richieste avanzate dagli Enti locali: Comune di Biella L. 1.020.000 per l'anno 1981, sulla base della deliberazione della Giunta regionale n. 8 del 4/7/1978 che autorizzava la stipula della convenzione relativa all'utilizzazione dei locali da parte del Comitato comprensoriale di Biella.
Comune di Saluzzo L. 19.000.000 per gli anni 1977/78/79/80 sulla base della deliberazione della Giunta regionale n. 42 del 19/7/1977 che autorizzava alla stipulazione della convenzione fra la Regione Piemonte ed il Comune di Saluzzo per l'utilizzo di locali ed attrezzature da parte del Comitato comprensoriale di Saluzzo, Savigliano, Fossano.
Provincia di Asti per L. 7.535.293 per l'anno 1981, sulla base della deliberazione della Giunta regionale n. 2 del 30/5/1978 che autorizzava la stipulazione della convenzione fra la Regione Piemonte e la Provincia di Asti per l'utilizzo di locali da parte del Comprensorio di Asti.
Comune di Borgosesia L. 35.000.000 per gli anni 1977/78/79/80/81/82/83, sulla base della deliberazione della Giunta regionale n. 140 del 30/3/1979 che autorizzava la stipulazione della convenzione fra la Regione Piemonte e il Comune di Borgosesia per l'uso dei locali da parte del comprensorio di Borgosesia.
Provincia di Torino L. 8.533.500 per gli anni 1977/78, sulla base della deliberazione della Giunta regionale n. 1 del 29/3/1977 che autorizzava la stipulazione della convenzione fra la Regione Piemonte e la Provincia di Torino per l'uso dei locali da parte del comprensorio di Torino.
La deliberazione è riassuntiva di spese che avremmo dovuto sostenere dal 1977. Le amministrazioni ne hanno fatto richiesta in ritardo, quindi sono state pagate, in ogni caso ciò non ha comportato alcuna mora od oneri di altro genere.
Abbiamo comunque corrisposto quanto dovevamo, avvalendoci delle Province e dei Comuni che ci hanno inviato il rendiconto dopo un certo periodo di tempo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

La nostra interrogazione tendeva soltanto ad evidenziare lo sconcerto che può avere il normale cittadino leggendo una deliberazione in cui gli interventi sono così differenti e poco comprensibili anche da parte degli amministratori.
Chiedo di avere la risposta scritta.


Argomento: Comitato regionale e sue sezioni

Interrogazione del Consigliere Acotto, inerente il Co.Re.Co di Biella


PRESIDENTE

Interrogazione del Consigliere Acotto inerente il Co.Re.Co, di Biella.
Risponde il Presidente Viglione.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Com'è noto la funzione di coordinamento, svolta dalla Presidenza della Giunta nei confronti degli organi regionali di controllo, nel rispetto della piena ed esclusiva autonomia decisionale di questi ultimi, è sempre stata unicamente rivolta a favorire l'unità di indirizzo delle decisioni assunte dai Consessi ovvero la risoluzione di problemi organizzativi emergenti in seno alle sezioni, senza con questo voler entrare nel merito dei singoli provvedimenti adottati: ciò in quanto l'esercizio del potere di controllo sfugge per principio a subordinazioni gerarchiche ed è insindacabile solo in via giurisdizionale.
Per quanto riguarda in particolare il Co.Re.Co. di Biella, sentiti il funzionario responsabile e, separatamente da questi, il Presidente del comitato, l'impressione è che il malcontento lamentato possa ricondursi ad equivoci insorti a livello burocratico, piuttosto che ad una volontà punitiva della sezione nei confronti di qualsivoglia Comune.
D'altro canto ci viene riferito che per consuetudine consolidata il Comitato in questione cerca di contenere le difficoltà emergenti attraverso un costante anche se informale colloquio con gli Enti ed i rispettivi funzionari, al fine di ridurre per quanto possibile i proprii interventi censori: tale rapporto di collaborazione è confermato dai dati risultanti nella relazione presentata dal Consesso ex art. 15 L.R. n. 42/76 dalla quale risulta una percentuale dell'1 % di atti annullati e del 7 % di richieste chiarimenti, medie che rispecchiano quelle delle altre sezioni ed in particolare per gli annullamenti, si tratta di percentuali fra le più basse tra tutti i Consessi.
Nonostante ciò, ove sussistessero specifici rilievi da formulare nei confronti dell'apparato della sezione in argomento, sarebbe opportuno evidenziarli singolarmente, caso per caso, anche per l'eventuale contestazione di responsabilità funzionali, ove esistenti.
Relativamente al secondo punto dell'interrogazione, è d'uopo sottolineare che tra gli obiettivi che la L.R. n. 42/76 si poneva, era ricompreso quello della riduzione del numero degli atti sottoposti al controllo: ciononostante la prassi, consolidata da tempo presso i Comuni di inviare ai comitati ogni provvedimento assunto senza previa selezione alcuna, non va assolutamente attenuandosi.
Pertanto recentemente è stata esaminata la possibilità di modificare la L.R. sovracitata, sulla base di quella adottata dalla Regione Lombardia, la quale prevede che soltanto un terzo degli atti dei Comuni e delle istituzioni soggetti al controllo deve essere inviato al Co.Re.Co. Questa norma ha ottenuto il visto dal Governo. Una proposta analoga di cui era relatore il Consigliere Signora Vetrino venne invece bocciata.
La Giunta ha predisposto un altro d.d.l., ma, per esaminare l'argomento nella sua interezza, occorre del tempo; conviene piuttosto estrapolare le norme più importanti sugli atti soggetti al controllo e sottoporle al Governo. Vorrò vedere come il Governo potrà aver approvato le norme alla Lombardia e bocciarle al Piemonte. Con questo provvedimento si solleverebbe il comitato di controllo dall'esame di molti atti meramente formali.
Nell'ultima riunione dell'A.N.C.I. il senatore Triglia ha sollecitato a nome di tutti i Comuni piemontesi, la predisposizione di un d.d.l. in tal senso.
Credo che questo potrà essere fatto quanto prima, liquidando così le lamentele che giustamente il Consigliere Acotto ha sollevato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Acotto.



ACOTTO Ezio

Ringrazio il Presidente della Giunta per l'attenzione che ha voluto manifestare a questo problema, anche al di là della prima parte della sua risposta che dal punto di vista delle informazioni ufficiali non poteva essere diversa.
Purtroppo il malcontento, per quanto riguarda un'area consistente di Comuni biellesi, rimane, ma da questo punto di vista potremmo essere molto più precisi nel momento in cui questi Comuni attueranno quanto assunto in un loro ordine del giorno, circa una ricognizione del numero degli atti deliberativi, non solo annullati, ma anche integrati. Ho già preso visione delle percentuali relative agli atti integrati e devo dire che si rivelano molto alte e preoccupanti. Non appena avrò a disposizione questi dati mi farò premura di farli presenti alla Presidenza.
Per quanto riguarda la seconda parte della risposta, prendo atto con favore della volontà e dello stimolo che viene dalla Presidenza di andare a compiere un semplice stralcio di quell'articolato legislativo, che già è all'esame della I Commissione, in modo da ridurre quantitativamente gli atti sottoposti al controllo. Questo allevierebbe una situazione che per quanto riguarda il Co.Re.Co di Biella è invece oggi molto pesante.


Argomento: Boschi e foreste

Interrogazione del Consigliere Moretti, inerente le cooperative vivaistiche e agro-forestali


PRESIDENTE

Interrogazione del Consigliere Moretti, inerente le cooperative vivaistiche ed agro-forestali.
Risponde l'Assessore Ferraris.



FERRARIS Bruno, Assessore all'agricoltura

Questa interrogazione tratta in modo generico e complessivo del problema delle cooperative vivaistiche e agro-forestali. Credo però di aver compreso, dacché si tratta di cooperative che in genere non hanno chiesto né ottenuto contributi consistenti per quanto riguarda la loro attività, le cui difficoltà si riferiscono fondamentalmente a lavori che vengono loro affidati nel settore della forestazione.
Poiché si tratta di cooperative di lavoro esse possono incontrare difficoltà allorché si esauriscono le risorse in alcune località per concentrarsi in altre. I lavori forestali vengono eseguiti in parte sur terreni demaniali della Regione Piemonte, in amministrazione diretta, dai servizi forestali. Questi lavori ad esempio nella Provincia di Alessandria vengono eseguiti attraverso la forma del cottimo fiduciario: la gestione è diretta, quindi non esistono cooperative: i lavoratori vengono assunti in base al contratto di categoria che abbiamo recepito in quest'aula.
In altre Province vige una situazione mista, nel senso che si tende a creare un certo equilibrio tra i lavoratori forestali a cottimo e le cooperative.
Da alcuni anni a questa parte, ed ecco perché le risorse si concentrano in determinate Province anziché in altre, due Province della nostra Regione sono sottoposte alle previdenze del regolamento CEE n. 269 attraverso il quale vengono ottenuti contributi specifici che non vengono gestiti dall'Assessorato, ma dalle Comunità Montane. La Comunità Montana riceve il 40% dalla Regione, il 50 % dalla CEE, mentre il restante 10% è a suo carico e fa eseguire questi lavori attraverso la licitazione privata, l'appalto o l'affidamento e, per quanto di mia competenza le cooperative hanno una certa quantità di lavori da eseguire.
Cito ad esempio le cooperative operanti nella Provincia di Cuneo che hanno eseguito o stanno eseguendo lavori forestali per un totale di 1.726 milioni.
L'Assessore e l'Ipla hanno concordato che si facciano appalti modesti relativi quindi a molti lotti, in modo che possano concorrere le cooperative e le imprese private. Complessivamente in questi anni le cooperative forestali hanno realizzato o stanno realizzando lavori, che hanno avuto in affidamento o diretto o per appalto, per un totale di 3.050 milioni di lire.
Nell'ambito della Provincia di Vercelli, devono essere appaltati lavori per un totale di 10 miliardi, lavori suddivisi in piccoli lotti al fine appunto di favorire la partecipazione delle cooperative.
La CEE ha inoltre avviato un altro programma in riferimento al regolamento n. 269 che riguarda ancora le Province di Cuneo e di Alessandria; ed ancora c'è una pratica FIO (che però deve ancora svolgere il suo iter) che se sarà approvata, metterà a disposizione altre risorse ancora nelle Province di Alessandria e Cuneo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Moretti.



MORETTI Michele

Ringrazio l'Assessore per la dettagliata risposta e lo prego di farmi pervenire nota scritta di quanto ha illustrato.
Il motivo dell'interrogazione era anche di natura occupazionale perch molti giovani sono impegnati nell'ambito della cooperazione in campo agro forestale.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARCHIARO


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interpellanza del Consigliere Montefalchesi inerente i lavoratori dell'Ufficio Notifiche della Corte d'Appello


PRESIDENTE

Interpellanza del Consigliere Montefalchesi inerente i lavoratori dell'Ufficio Notifiche della Corte d'Appello.
Risponde il Presidente Viglione.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Con riferimento all'interpellanza avente per oggetto le problematiche conseguenti alle carenze organiche dell'Ufficio Notifiche della Corte d'Appello di Torino, si comunica che il Presidente della suddetta Corte all'uopo interpellato, ha assicurato il suo costante interessamento, già estrinsecatosi in passato, affinché la questione sia presto risolta.
Questa Amministrazione dal canto suo solleciterà direttamente il Ministero di Grazia e Giustizia ad intervenire fattivamente.
Per quanto concerne la richiesta di interessamento affinché non si proceda nei confronti dei rappresentanti sindacali che hanno ricevuto comunicazione giudiziaria per interruzione di pubblico servizio, si osserva che, essendosi ormai avviato il procedimento giudiziario, qualunque tipo di intervento, in considerazione dell'autonomia decisionale della magistratura, sarebbe illegittimo. Diamo solidarietà a chi ha lottato per una causa giusta, perché finalmente nella Città di Torino la giustizia funzioni.
Non potendo intervenire nel procedimento che è ancora in corso, ci auguriamo che questo si definisca favorevolmente.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

Ringrazio il Presidente per la risposta data, della quale chiedo copia.
La nostra interpellanza riguarda il problema più generale del funzionamento degli uffici giudiziari della nostra Regione ed in particolare della città di Torino.
Accolgo favorevolmente gli impegni e gli interessamenti da parte del Presidente della Giunta, tra l'altro evidenziati nella nota redatta dal Presidente stesso in collaborazione con il Sindaco di Torino, circa le possibilità di copertura degli organici nella pubblica amministrazione della nostra Regione, che è stata inviata al Presidente del Consiglio dei Ministri e ai Ministri interessati.
Mi dichiaro soddisfatto.


Argomento: Commercio - Celebrazioni Manifestazioni Anniversari Convegni

Interrogazione del Consigliere Carazzoni; interrogazione dei Consiglieri Lombardi, Borando, Chiabrando, Devecchi, Martinetti, Giorsetti, Fassio Penasso, Quaglia e Villa; Interrogazione dei Consiglieri Gerini, Marchini e Turbiglio inerenti il 1° Festival della birra


PRESIDENTE

Interrogazione del Consigliere Carazzoni; Interrogazione dei Consiglieri Lombardo, Chiabrando, De Vecchi, Martinetti, Giorsetti, Fassio Penasso, Quaglia e Villa; Interrogazione dei Consiglieri Gerini, Marchini e Turbiglio inerenti il 1° Festival della birra.
Risponde il Presidente della Giunta Viglione.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Nella sola città di Torino esistono 180 birrerie. Negli ultimi anni vi è stato un incremento notevole che non trova riscontro sul resto del territorio nazionale.
Dibattiti e seminari all'interno del Festival tenteranno di dare una spiegazione al fenomeno e di conoscerne le cause.
La commercializzazione della birra sulla base dei dati accertati per l'anno 1982 è stata di 12.000.000 di ettolitri; di questi 9 milioni sono esclusivamente di produzione nazionale, 1.500.000 di importazione dall'estero e 1.500.000 di produttori esteri con stabilimenti in Italia.
I consumi di birra si possono classificare in due grosse categorie: il 15% riguarda il consumo familiare ed il 45% il consumo in locali pubblici.
In Piemonte, come del resto nel Trentino, esiste una tradizione storica di produzione della birra con sistemi originali non di importazione tedesca o comunque nord-europea. Due esempi classici furono rappresentati da birrerie ormai chiuse e cioè la Metzger e la Boringhieri. In questa ultima sita in Piazza Adriano fino al momento della ristrutturazione e successiva costruzione del giardino, solevano riunirsi gli esponenti rappresentativi del mondo della cultura piemontese, delle lettere e delle arti.
Attualmente in Piemonte i produttori di birra sono tre: Menabrea Biella (oltre il 50% della sua produzione viene esportata soprattutto negli USA). Peroni, Savigliano; Prinz, Carisio.
Attualmente la produzione dei tre stabilimenti piemontesi si assomma a circa 300.000 ettolitri all'anno con un impiego complessivo di maestranze valutabile in circa 300 persone. Complessivamente in Piemonte attorno al mercato della birra (produzione, commercializzazione, vendita) trovano occupazione circa 5.000 persone.
Il festival, cui partecipano come espositori tutti i produttori presenti sul mercato italiano, è stato interamente sovvenzionato con i contributi degli espositori stessi. L'intervento degli enti pubblici, 50 milioni a carico della Regione, riguarda esclusivamente le forme pubblicitarie e di divulgazione delle manifestazioni culturali e sportive che fanno da contorno al complesso della manifestazione.
Da informazioni assunte presso il competente servizio dell'Assessorato agricoltura non risultano in Piemonte piantagioni di luppolo.
Occorre rilevare però un altro fatto. L' Europa deve aprire i confini e vedere la collaborazione tra i vari Paesi ed in questo momento vengono allestite delle manifestazioni nei paesi tipici della birra (la Baviera Stoccarda, Francoforte), luoghi in cui si consumano 100 litri di birra e 20 litri di vino all'anno pro-capite.
Mentre ora, quando ci rechiamo in quei luoghi, veniamo ricevuti dal Borgomastro e da tutte le autorità locali, se venisse impostata una campagna contro i nostri prodotti, anziché essere ricevuti dal Borgomastro verremmo ricevuti con dei pomodori.
Recentemente mi sono recato a Bolzano per presentare i vini piemontesi e sono stato accolto da tutte le autorità che mi hanno accompagnato per quelle valli ed hanno popolareggiato i nostri vini, proprio in una Regione dove di vino ce n'è tanto e di quello buono.
Non c'è alcuna intenzione di penalizzare il settore vinicolo, nel momento in cui viene dato il patrocinio ad una manifestazione in favore della birra, soprattutto considerando il fatto che da 15 anni a questa parte sono stati spesi miliardi per polarizzare in tutti gli Stati del mondo il vino piemontese, mentre non è stata spesa una lira in favore della birra.
Riteniamo giusto pertanto in questo contesto generale di aver dato almeno il patrocinio ad una manifestazione relativa ad un prodotto che per grossa parte proveniva dal Piemonte. Ribadisco comunque che guardiamo con particolare occhio la situazione vinicola piemontese che sappiamo essere pesante e verso la quale interverremo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carazzoni.



CARAZZONI Nino

Ringrazio il Presidente per aver voluto rispondere prima della vendemmia di autunno a questa interrogazione che risale allo scorso mese di maggio.
Il Presidente ha citato alcuni dati che mi permetto di contestare perché le informazioni in mio possesso sono altre ed affermano, per esempio, che il consumo della birra in Italia negli ultimi 6 anni è aumentato del 33 per cento, con un aumento annuo del 5 per cento e con un consumo pro-capite di 22 litri; inoltre, la situazione nazionale è completamente diversa da quella di altri Paesi europei: in Italia operano 13 società con 19 stabilimenti di produzione, 3 delle quali localizzate in Piemonte, a fronte delle 1230 società con 1292 stabilimenti di produzione operanti in Germania.
Non sono assolutamente d'accordo con il Presidente, quando afferma che esportiamo birra con conseguente benefico influsso sulla bilancia dei pagamenti, perché mi risulta che l'anno scorso sono stati importati 682.000 ettolitri di birra dalla Germania Federale, 200.000 dall'Austria ed ancora da Olanda, Belgio, Danimarca, Cecoslovacchia, Gran Bretagna, Lussemburgo Svizzera, mentre sono stati esportati soltanto 72.000 ettolitri verso la Francia e la Grecia. Non metto in dubbio le cifre fornite dal Presidente ma le cifre da me raccolte sono queste.
Il discorso sull'Europa, sulle necessità di allargare la nostra visione, è valido fino al punto in cui gli interessi nostri non si vengono a scontrare con gli interessi altrui. Proprio ieri leggevo su un giornale che - e sarà dimostrazione di spirito antieuropeo - in Germania c'è una grossa resistenza all'importazione di birra da parte dell'Olanda e di altri Paesi.
Per quanto ci riguarda, nessuno chiede che la birra sia penalizzata, si chiede soltanto, questo tenendo conto delle enormi difficoltà nelle quali versa il settore vinicolo piemontese in particolare, di non patrocinare manifestazioni promozionali della birra che sono già largamente sovvenzionate da campagne pubblicitarie intensissime (ricordo a tutti la trovata di Renzo Arbore: "bevi birra e sai cosa bevi!!"). Non ci pare quindi sia proprio il caso che la Regione intervenga a dare il suo appoggio ad una manifestazione del genere, anche se, comportandosi diversamente, se ne avrà come conseguenza che il Presidente Viglione non sarà più ricevuto dai Borgomastri esteri con la banda in testa. Perché questa mi sembra veramente una ragione leggermente risibile.
D'altra parte, che questa sia stata un'incauta iniziativa non l'abbiamo detto solo noi, ma anche per esempio l'Assessore all'agricoltura Ferraris come risulta da un giornale di Asti datato 1/6/1984: i comunisti ed i socialisti, che erano imbarazzati in quella circostanza e che hanno finito col prendere posizione, con l'aderire obtorto collo alla mozione di censura verso la politica della Regione Piemonte, hanno giustificato questo fatto dicendo che l'Assessore all'agricoltura si era voluto differenziare.
Concludo dichiarandomi completamente insoddisfatto e chiedendomi come possa pretendere il Presidente Viglione, di fronte ad una iniziativa giudicata incauta e criticata anche da un suo collega di maggioranza, per giunta Assessore, che abbia a potersi dichiarare soddisfatto un Consigliere di opposizione. Questo mi sembrerebbe veramente troppo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Signora Fassio.



FASSIO Luigia

Dovrei associarmi al collega Carazzoni per ringraziare il Presidente che si è finalmente degnato di fornire risposta a questa interrogazione presentata con carattere di urgenza, a distanza di due mesi.
Le argomentazioni sviluppate dal Presidente non mi convincono, ma soprattutto non convincono le migliaia di produttori di vino del Piemonte che ne sono rimasti veramente scossi.
Tutto il Piemonte ha reagito a questa manifestazione che ha visto il patrocinio della Regione Piemonte.
Quando è stato affrontato questo tema in sede di Consiglio provinciale di Asti, tutti i Consiglieri, di ogni espressione politica, hanno dichiarato la loro disapprovazione e su iniziativa del Gruppo della D.C. è stato redatto un ordine del giorno che è stato approvato all' unanimità. Se i colleghi me lo consentono, vorrei leggere il testo di questo ordine del giorno che dimostra la reazione non solo del Consiglio provinciale di Asti ma di tutti il Piemonte.
"Il Consiglio provinciale di Asti, in relazione all'iniziativa promossa nel capoluogo piemontese del 1 Festival internazionale della birra in programma nel prossimo mese di giugno, disapprova che la Regione Piemonte la Provincia ed il Comune di Torino siano gli ufficiali e dichiarati patrocinatori di tale iniziativa; sottolinea l'inopportunità l'incongruenza, di un simile atteggiamento patrocinatore da parte di enti pubblici elettivi doverosamente proiettati per compito istituzionale nella difesa degli interessi anche economici e produttivi della comunità locale evidenzia che l'appoggio offerto da tali enti a ditte prevalentemente estere (143 ditte estere e 13 italiane, risultanti dall'opuscolo "A tutta birra") produttrici e commercializzatrici di bevande alternative al vino contrasta non solo con gli impegni morali nei confronti degli agricoltori e degli operatori del settore vitivinicolo, ma può risultare pregiudizievole e deleterio nei confronti di quei viticoltori che nella prima parte della corrente annata agraria già sono state gravemente penalizzati dalle avversità atmosferiche (brina e precipitazioni eccessive prima e grandine poi); auspica che le forze politiche democratiche piemontesi, gli altri enti territoriali, le organizzazioni sindacali agricole e tutti i viticoltori sappiano porre rimedio per la salvaguardia dei loro più elementari interessi di reddito e di mercato ad una iniziativa tanto inattesa, quando preoccupante e del tutto anomala rispetto alle caratteristiche vocazionali produttive piemontesi".
Questa manifestazione a favore della birra è stata dequalificante per la nostra Regione e tra l'altro svoltasi in un ambiente dove regnavano il disordine e la sporcizia, e soprattutto dove si faceva propaganda politica.
Non sono d'accordo sulle precisazioni fornite dal Presidente. Io ho ricevuto, come penso anche tutti gli altri colleghi, i biglietti per poter accedere gratuitamente a questa manifestazione; non so chi li abbia pagati ma il Presidente ha affermato che le spese sono state sostenute dar produttori e dalle ditte intervenuti. Il Presidente ha affermato inoltre che i contributi della Regione si riferivano a manifestazioni culturali e sportive che hanno fatto da contorno al complesso della manifestazione e devo dire che ciò non mi trova d'accordo in quanto tali iniziative rientravano comunque in quella manifestazione. Ritengo che il Presidente abbia una certa sensibilità politica per capire questi problemi, per cui confido che in futuro di fronte a simili iniziative egli vi rifletterà sopra a lungo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Gerini.



GERINI Armando

Mi dichiaro anch'io non soddisfatto della risposta data dal Presidente.
Proprio nei giorni in cui veniva dato il patrocinio a questo I festival della birra, a Gabiano Monferrato, il senatore Desana, Presidente del comitato vitivinicolo nazionale, festeggiava il riconoscimento D.O.C., al vino del Gabianese. Questo patrocinio, dunque è caduto in un momento poco felice e cioè appena dopo che calamità atmosferiche avevano colpito ancora una volta duramente la vitivinicoltura piemontese. Perciò le reazioni, come hanno evidenziato i Consiglieri Carazzoni e Fassio, sono state unanimi e generali. La stampa locale soprattutto se ne è occupata, stigmatizzando questa iniziativa.
L'Associazione dei produttori di birra; infatti, ha radici profonde di carattere soprattutto economico ed ha un sistema promozionale efficientissimo. Potete constatare come in televisione un giorno sì e uno no si assista a reclamizzazioni della birra, mentre i produttori vitivinicoli, oltre che essere sottoposti a calamità atmosferiche di grande rilevanza, nel sistema promozionale non hanno i mezzi finanziari che hanno i produttori di birra.
Recentemente, ho assistito ad una riunione alla quale partecipava anche la Promark insieme ad alcune Amministrazioni provinciali, il cui scopo era di riuscire, con fatica, a reperire un finanziamento di 70 milioni per portare alcuni vini alla rassegna di Montreal che avrà luogo verso la fine del mese di settembre. La ratio che io colgo è questa: esiste la categoria di produttori di birra, alla quale guardiamo con interesse rilevante rispetto ai produttori di vino; categoria, la prima che ha un sistema promozionale eccezionale. La categoria dei produttori vitivinicoli piemontesi, male amministrati in questo caso anche dall'Assessore all'agricoltura Ferraris, non ha mezzi di difesa sufficienti. Pertanto, in questo particolare momento, ritengo che neanche il patrocinio doveva e poteva essere dato a questa manifestazione, anche se penso che di contributi non ne siano stati dati.
Invito la Giunta a non commettere più di questi errori, perché di errori si tratta, ed a voler tutelare maggiormente gli interessi dei nostri viticoltori. Sono noti al Consiglio gli ordini del giorno approvati all'unanimità da tutte le parti politiche nei Consigli provinciali di Asti Alessandria e Cuneo; perciò il biasimo è generale e anch'io lo voglio esprimere in ques t'aula.


Argomento: Interventi per calamita' naturali

Interrogazione dei Consiglieri Nerviani e Borando ed interrogazione del Consigliere Biazzi inerente la frana in Valle Strona


PRESIDENTE

Interrogazione dei Consiglieri Nerviani e Borando, inerente la frana in Valle Strona. Interrogazione del Consigliere Biazzi sullo stesso argomento.
La parola all'Assessore Cerutti.



CERUTTI Giuseppe, Assessore al pronto intervento

La Regione Piemonte nell'ambito delle competenze della L. 38 per ovviare ai disagi della popolazione provocati dalla frana che ha interrotto la strada di fondo valle della Valle Strona ha predisposto i seguenti interventi: concessione di due contributi in conto capitale, il primo di 100 ed il secondo di 128 milioni, all'Amministrazione provinciale di Novara; i contributi sono stati utilizzati per eseguire i lavori di placcatura dei muri di controripa della strada per evitare l'estendersi del movimento franoso, per costruzione di due spallette atte a supportare un ponte per poter riaprire la viabilità a breve termine.
Per quanto riguarda le opere definitive si dovrà prevedere un progetto generale di risanamento del corpo franoso e nel caso di deviazione del corpo stradale si ha notizia che il Ministero dell'interno e della protezione civile abbiano stanziato all'uopo 300 milioni.
Lo studio globale ed il preventivo di spesa ipotizzato da parte degli uffici centrali è dell'ordine di due miliardi e mezzo. Si tratterà con uno studio adatto al recupero di tutto l'ambiente e della viabilità definitiva di reperire dei finanziamenti, perché difficilmente solo con i fondi regionali si riuscirà a superare questo grosso impegno finanziario.
Devo anche precisare che lo studio idrogeologico predisposto dalla Comunità montana è solo uno studio di massima e pertanto quasi inutilizzabile per avviare interventi di sistemazione definitiva.
So che i colleghi hanno esaminato di persona questa situazione. La riapertura del traffico ha ovviamente già dato una prima risposta in tempi tecnici accettabili per ovviare agli inconvenienti lamentati dar cittadini.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Nerviani.



NERVIANI Enrico

Mi ritengo soddisfatto della risposta dell'Assessore Cerutti.
L'interrogazione era stata presentata precedentemente al secondo intervento che prevedeva un contributo in conto capitale di 100 milioni, che era anche precedente all'intervento che è stato messo in atto in loco alla presenza anche del Presidente della Giunta regionale Viglione.
Oggi, l'Assessore ha dichiarato la disponibilità a risolvere radicalmente il problema viario della Valle Strona. In questi ultimi anni la Valle ha risolto quasi autonomamente i suoi problemi che sono peraltro simili a quelli di tutte le valli strette e chiuse, con inventiva di lavoro e capacità artigianali ampiamente sfruttate con iniziative originali e con limitati aiuti.
I dati positivi che ho rilevato nella risposta si riferiscono dunque all'erogazione del secondo contributo in conto capitale e alla sollecitazione da parte della Provincia di Novara di un intervento del Ministero degli interni e della protezione civile. Attendiamo quindi che anche da parte del Governo si addivenga ad una iniziativa opportuna di soluzione generale dei problemi viari della Valle Strona.
Devo per ultimo ricordare all'Assessore Cerutti che dovrebbero essere disponibili in conto annualità somme ammontanti a 400 milioni che fino ad ora non è stato possibile utilizzare perché le Comunità Montane non sono autorizzate ad accendere mutui con la Cassa depositi e prestiti. E' un aspetto che potremmo analizzare insieme, al fine di recuperare in qualche modo queste disponibilità. Si tratterebbe di un'ulteriore azione positiva a favore di questa valle che per le capacità di lavoro dimostrate merita un'attenzione molto particolare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Biazzi.



BIAZZI Guido

Ringrazio l'Assessore e mi dichiaro soddisfatto della risposta e delle informazioni che ha dato al Consiglio.
La Valle Strona è una valle tormentata come tante altre, ma forse più delle altre. Come rilevava il collega Nerviani, è stato anche grazie alla volontà dei valligiani che si è potuto far fronte a problemi urgenti ed evitare un ulteriore degrado.
Ho appreso con soddisfazione che sono stati stanziati contributi urgenti per un complesso di circa 300 milioni e che le opere siano state in brevissimo tempo completate. Questo va a merito della Regione che del resto ha ormai una lunga tradizione di interventi validi in tutta la zona.
Sono soddisfatto per la parte della risposta relativa all'iniziativa portata avanti dalla Regione, perché ci sia un intervento da parte del Governo in modo diretto ed urgente, attraverso il Ministero degli interni o quello della protezione civile per altri investimenti urgenti di circa 300 milioni.
Rimane, come ci ha ricordato l'Assessore, il problema della sistemazione definitiva della struttura viaria della valle per la quale difficilmente la Regione potrà intervenire con fondi propri. Si tratta di somme che si aggirano intorno ai 3 miliardi.
Nell'incontro avuto a Domodossola con la Commissione parlamentare della Camera dei Deputati, competente in materia di lavori pubblici e difesa del territorio, abbiamo appreso che i due disegni di legge giacenti presso tale Commissione in materia di difesa del suolo, dovrebbero andare in approvazione entro breve tempo.
Si potrà allora mobilitare una somma che si aggira intorno ai 1500-2000 miliardi. Si tratta di fondi che sono attualmente inutilizzati, iscritti a bilancio, ma non disponibili per mancanza di una legge di spesa.
All'interno dell'applicazione dell'approvanda legge nazionale per la difesa del suolo, ritengo possa essere affrontato in modo globale il problema della Valle Strona, come quello più complessivo dell'assetto idrogeologico della Valle d' Ossola.
Penso che la Giunta seguirà con molta attenzione questo problema predisponendo gli strumenti esecutivi, in modo che, appena approvata la legge nazionale, ci sia la possibilità di dare attuazione agli interventi che tutti noi sollecitiamo e auspichiamo si realizzino in breve tempo.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Punto terzo all'ordine del giorno: "Comunicazioni del Presidente".
Comunico che è in congedo il Consigliere Petrini.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

Sono stati presentati i seguenti progetti di legge: N. 421: "Protezione civile", presentato dalla Giunta regionale in data 4 luglio 1984, assegnato all'esame congiunto in sede referente della I, II e VII Commissione in data 10 luglio I984 N. 422: "Modifiche alle 'Norme per la tutela e la disciplina della caccia' di cui alla legge regionale 17/10/1979 n. 60 in relazione alla detenzione o possesso di esemplari faunistici", presentato dai Consiglieri Cerchio e Villa in data 5 luglio 1984 ed assegnato alla VI Commissione in data 10 luglio 1984.


Argomento:

c) Apposizione visto Commissario del Governo


PRESIDENTE

Il Commissario del Governo ha apposto il visto: alla legge regionale del 31 maggio 1984: "Istituzione del Consiglio regionale di sanità ed assistenza".


Argomento:

d) Mancata apposizione visto Commissario del Governo


PRESIDENTE

Il Commissario del Governo non ha apposto il visto: alla legge regionale del 31 maggio 1984: "Disciplina per l'apertura l'esercizio e la vigilanza dei laboratori privati di analisi mediche a scopo di accertamento diagnostico" alla legge regionale del 31 maggio 1984: "Norme per la regolamentazione, la tutelate lo sviluppo dell'apicoltura in Piemonte".


Argomento:

e) Deliberaziomi adottate dalla Giunta regionale


PRESIDENTE

Comunico che le deliberazioni adottate dalla Giunta regionale nelle sedute del 28 giugno, 3 e 5 luglio 1984 - in attuazione dell'articolo 7 primo comma legge regionale 6/11 /1978 n. 65 - in materia di consulenze ed incarichi, sono depositate e a disposizione presso l'Ufficio Aula.


Argomento: Sanita': argomenti non sopra specificati

Esame dell'andamento della spesa sanitaria regionale e dei conseguenti provvedimenti da assumere in relazione all'assestamento dei bilanci delle Unità Socio Sanitarie Locali del Piemonte


PRESIDENTE

Punto VI all'ordine del giorno: "Esame dell'andamento della spesa sanitaria regionale e dei conseguenti provvedimenti da assumere in relazione all'assestamento dei bilanci delle Unità Socio Sanitarie Locali del Piemonte".
Nell'aula dei Capigruppo è in corso la dimostrazione del sistema di comunicazione tra la Regione Piemonte ed alcune UU.SS.SS.LL.
Invitiamo i signori Consiglieri a recarsi individualmente o a gruppi durante le pause dei lavori nell'aula per assistere alle dimostrazioni.
La parola all'Assessore Bajardi.



BAJARDI Sante, Assessore alla sanità

Nell'ambito del vasto dibattito che, in ogni settore della vita si va conducendo sulle vicende del Servizio Sanitario Nazionale, ed in particolar modo sui problemi della spesa sanitaria, abbiamo ritenuto necessario fornire al Consiglio regionale un'ampia documentazione sull'attività della Regione e delle Unità Socio Sanitarie Piemontesi, inquadrandola nel contesto delle vicissitudini del Fondo sanitario nazionale in questi ultimi anni. Ci auguriamo che le documentazioni prodotte consentano ai Consiglieri regionali di partecipare al dibattito che stiamo avviando con la sufficiente informazione.
Riassumiamo, a sommi capi, quelli che sono i punti - a nostro avviso sostanziali - da affrontare.
In primo luogo, esaminare gli andamenti di spesa nel settore sanitario.
Questi andamenti sono quotidianamente oggetto di interventi nelle sedi più diverse, ma il livello di informazione raggiunto è purtroppo raramente adeguato alla necessità di effettiva comprensione che tutti, come cittadini, denunciamo.
In secondo luogo, verificare come e se le decisioni assunte a diversi livelli - Governo, Regioni, Unità Sanitarie Locali - per la parte di loro competenza, nel corso del 1983, in ordine al finanziamento del servizio sanitario per l'anno 1984, siano state attuate o meno nel Paese - e nella Regione Piemonte in particolare - e quali conseguenze ne siano derivate.
Infine, individuare quali politiche siano oggi percorribili per affrontare i problemi pressanti della spesa sanitaria.
In genere, come ebbe occasione di far notare il Prof. F. Cavazzutti, in una relazione ad un convegno della Regione Toscana sulla spesa sanitaria vengono attribuite due caratteristiche negative, che di solito sono anche tra loro confuse, alla spesa sanitaria: essere cioè la spesa sanitaria troppo alta ed essere per giunta inefficiente. Inoltre, quando si afferma che la spesa sanitaria è troppo alta, senza peraltro quasi specificare rispetto a cosa, si sottintende anche che è improduttiva.
Si considerano, in altri termini, gli effetti della spesa pubblica sanitaria prevalentemente legati a problemi di bilancio dello Stato, e quindi a problemi contingenti, di breve periodo, venendo quindi meno alle disposizioni della legge di riforma, che verrebbe quantomeno "programmato" questo tipo di spesa.
L'assunto che sta alla base di un tale atteggiamento è che la spesa sanitaria è un tipo di spesa improduttiva e che, di conseguenza, una sua eventuale diminuzione, in termini assoluti, non può che avere effetti benefici sul bilancio dello Stato e sull'intera economia del paese.
Il problema, a nostro avviso, deve essere esaminato anche da altre angolazioni.
Un modo alternativo per affrontare il problema è innanzitutto chiedersi se il livello di erogazione dei servizi sanitari nel nostro paese è adeguato al livello di sviluppo economico raggiunto.
Per rispondere a tale quesito, è necessario confrontarsi con le condizioni esistenti nelle altre nazioni, secondo il metodo richiamato dal Prof. Hanau nei suoi scritti, benché tale metodo, secondo il prof.
Cavazzutti, non tenga sufficientemente conto delle diverse legislazioni nazionali in materia di contabilità. I confronti con l'estero, che si basano sul raffronto della spesa sanitaria nei vari paesi espressa in percentuale sul P.I.L., collocano i valori italiani verso il basso della scala. Ai primi posti troviamo paesi come Stati Uniti e Germania (con una percentuale vicina al 9 per cento) poi Inghilterra, Francia, ed infine l'Italia con una percentuale tra il 5 ed il 6 per cento. Inferiore, quindi a livello di sviluppo raggiunto dal nostro Paese in altri settori.
D'altra parte non si può non rilevare come il problema del disavanzo pubblico sia diventato un fattore determinante nelle prospettive di una ripresa dello sviluppo economico del Paese.
E per comprendere se il settore sanitario contribuisca ad alimentare il deficit pubblico ed in quale misura, sarebbe a nostro avviso indispensabile poter accedere alle informazioni relative alle entrate derivanti dai versamenti contributivi per l'assistenza sanitaria, ai sensi della Legge 833/78. La legislazione vigente, infatti, non prevede alcun legame diretto tra l'ammontare di tali entrate e la quantificazione dei fondi destinati al finanziamento del Servizio sanitario nazionale, così come risultano poi iscritti nei competenti capitoli del bilancio dello Stato.
Tuttavia, se si esaminano le entrate e le uscite del F.S.N., così come risultano dalla lettura del bilancio dello Stato, si rileva che il disavanzo eventuale è contenuto a livello di 2/4000 miliardi di lire per gli anni 1981 e 1982, ovvero ad un livello inferiore al deficit che si è prodotto nel settore sanitario in quegli stessi anni, tra fabbisogno stimato dalle Regioni e le assegnazioni dello Stato.
Inoltre, questa differenza è stata rilevata in assenza (o quasi) di prelievo fiscale verso quei cittadini che non versavano contributi, ed in presenza di una "giungla"contributiva che discrimina i versamenti dello Stato tra categorie diverse.
Alcuni esperti di economia sanitaria hanno recentemente evidenziato la possibilità di pervenire ad un sostanziale pareggio tra entrate ed uscite nel settore della spesa sanitaria, vincolato all'adozione in sede legislativa di un drastico riordino del sistema contributivo, sia esso parafiscale o fiscale.
Non esistono quindi, a nostro avviso, motivi ragionevoli per ritenere a priori che il settore sanitario contribuisca in modo abnorme al debito pubblico.
Nonostante queste considerazioni, più volte ribadite dai tecnici vengono quotidianamente richiamate da parte di ampi settori delle forze politiche e della pubblica opinione, preoccupazioni crescenti sull'andamento della spesa sanitaria.
A nostro giudizio, la motivazione di fondo che porta a giustificare tali atteggiamenti sta nelle modalità con le quali viene stabilito annualmente, l'ammontare complessivo del F.S.N.
La relazione che vi è stata consegnata, sulle vicende del F.S.N. negli anni 1981/1983 è già, di per sé, significativa.
Esaminiamo invece le più recenti vicende della costituzione del F.S.N.
per l'anno 1984.
Si è partiti, nel corso del 1983, con una valutazione del F.S.N. per l'anno 1984 di L. 38.500 miliardi, unitamente condivisa da Ministero e Regioni. Su questo importo sono stati fatti abbattimenti per 4.500 miliardi di lire e, di conseguenza, è stata iscritta nel bilancio dello Stato la somma di L. 34.000 miliardi.
Il problema, quindi, non è quello dello sfondamento di un tetto di spesa prevista, ma è quello di una serie di manovre di contenimento della spesa che dovevano essere attuate ed invece o non hanno visto la luce o sono state adottate con molto ritardo (si leggano su questo punto sia la relazione del Ministero, sia quella dell'Assessorato).
Da questa constatazione emergono quindi due considerazioni: 1) i provvedimenti che dovevano essere presi sono "tecnicamente" oltre che politicamente, validi? 2) i provvedimenti, sebbene assunti in ritardo, possono ancora avere effetto sull'andamento della spesa? Per quanto riguarda il primo punto, riteniamo che in generale il problema della spesa sanitaria non sia tanto quello della sua quantificazione monetaria, quanto quello della qualità del servizio in rapporto al volume di spesa.
Diversi tra i provvedimenti predisposti hanno avuto come unico scopo quello dell'abbattimento della spesa e non sono - credo proprio per questo stati condivisi dagli operatori del Servizio sanitario.
Altri invece, dedicavano maggiore attenzione ai problemi di qualità e proprio per questo hanno trovato maggiore considerazione. Valga l'esempio dell'intervento che la Regione Piemonte sta attuando per il controllo statistico delle prescrizioni dei farmaci da parte dei medici di base, dal quale ci attendiamo, partendo da considerazioni di tipo sanitario - di fatto - consistenti risparmi monetari.
Inoltre, quando si lamenta il fatto che la spesa sanitaria è ingovernabile, occorrerebbe tenere presente che nel settore sanitario l'aumento dei costi ha spesso cause oggettive. Infatti, non dimentichiamo che: a) la maggior parte della spesa sanitaria è spesa di personale, sia della U.S.S.L. che in rapporto di convenzione b) le spese per beni e servizi risentono della rigidità che le spese di personale e delle convenzioni introducono nei bilanci degli enti erogatori (U.S.S.L.) c) non c'è coincidenza in questo, come in altri casi, tra il decisore della spesa e chi la eroga materialmente.
Per l'esperienza maturata in questi anni credo che, in realtà, la spesa sanitaria sia sì governabile, ma con politiche che hanno come riferimento temporale almeno il medio periodo e non il breve, o brevissimo, come è stato spesso sinora.
Per quanto riguarda il secondo punto, è probabile che un effetto di contenimento di spesa possa essere riscontrato solo limitatamente alla spesa farmaceutica.
In realtà, se si vogliono ottenere risultati di pareggio nei bilanci e di contenimento della spesa sanitaria, occorrerebbe innanzitutto predisporre delle politiche che ristabiliscano un clima di stabilità e di certezza per gli operatori del settore.
Esemplare, a questo proposito, mi sembrano le modalità di determinazione del F.S.N. adottate quest'anno, sopra richiamate. Nel clima di incertezze creatosi ogni valutazione fatta - ora a metà anno - è inaccettabile. Occorre quindi ripristinare un clima di stabilità cercando dei meccanismi oggettivi e costanti di determinazione del F.S.N.; tali meccanismi, prospettati e condivisi da più parti, prevedono tra l'altro l'aggancio al P.I.L. e il confronto tra entrate e spese del F.S.N.
Per quanto riguarda gli andamenti di spesa in Piemonte, rinvio alla lettura delle relazioni presentate.
Mi sembrano dati nel contesto generale sufficientemente positivi.
L'incremento di spesa previsto per il 1984 è inferiore di diversi punti al tasso di inflazione: in termini reali c'è dunque stata una diminuzione della spesa, testimonianza concreta degli sforzi compiuti nella nostra Regione per ottemperare alle disposizioni del Governo.
Ritengo invece necessario soffermarmi sui problemi connessi al finanziamento del F.S.R. per quanto riguarda la Regione Piemonte.
Nel corso del 1983, in sede di applicazione della nostra legge di riparto del FSR, 42/81, abbiamo quantificato le necessità finanziarie per il Piemonte, formulando due ipotesi: la prima, in assenza di "tagli" di L.
2.793 miliardi, la seconda, che teneva conto degli abbattimenti proposti dal Governo, di L. 2.467 miliardi.
La differenza tra le due ipotesi è di L. 326 miliardi circa.
Come emerge dalla relazione presentata dall'Assessorato, nell'attuale situazione, ossia in assenza di rifinanziamento del Fondo sanitario nazionale da parte dello Stato, il disavanzo previsto è di circa 250 miliardi di lire.
Vale a dire che, anche con la mancata adozione dei preannunciati interventi di contenimento della spesa in sede nazionale, nella Regione Piemonte si è verificata una sia pure limitata riduzione di spesa.
Le condizioni di effettiva difficoltà nelle quali si trovano ora ad operare le UU.SS.SS.LL. piemontesi sono conseguenti alla serie di considerazioni appena esposte.
Quanto sopra premesso, accertata l'insufficienza dell'ammontare del Fondo sanitario regionale per il 1984 assegnato alla Regione Piemonte, è necessario individuare e porre in atto una serie di "politiche", che possiamo così riassumere: 1) per l'immediato, una direttiva assessorile che autorizzi le UU.SS.SS.LL. ad effettuare le necessarie variazioni di bilancio. Tale direttiva è indispensabile in quanto, in sede di bilancio preventivo, gli stanziamenti relativi ai singoli capitoli di spesa iscritti nel bilanci delle UU.SS.SS.LL. sono stati intesi come tetti di spesa da non superare in realtà, come si evince dalla relazione dell'Assessorato, in assenza dei provvedimenti più volte citati, tale impostazione non può garantire una regolare attività amministrativa alle Unità Sanitarie sino alla conclusione dell'anno finanziario, ma consentirà al massimo di arrivare fino all'autunno 2) per l'autunno, il rifinanziamento del Fondo sanitario regionale, non appena sarà emanato dal Governo il decreto di rifinanziamento del Fondo sanitario nazionale. Tale decreto, improcrastinabile, considerate le oggettive necessità della spesa sanitaria sul territorio nazionale consentirà di portare in pareggio i bilanci delle UU.SS.SS.LL.
3) in generale, il proseguimento delle politiche di contenimento di spesa avviate nella nostra Regione, con particolare riguardo al contenimento della spesa farmaceutica, nonché l'attivazione di ulteriori procedure in altri campi, non appena saranno rese note le intenzioni del Ministero della sanità in questo settore.
Su quest'ultimo punto, vorrei però aggiungere che politiche di contenimento che diano risultati nel breve periodo, sono attuabili quasi esclusivamente là dove sia possibile far gravare sull'assistito una parte dei costi al momento dell'erogazione della prestazione, come sperimentato per la farmaceutica.
In altri settori, tali politiche sono strettamente legate ad un discorso molto più ampio di modificazione e di riqualificazione degli interventi sanitari e delle strutture esistenti.
Valga come esempio il problema della riduzione dei posti letto esuberanti prevista dalla legge finanziaria dello Stato per il 1984. Se si decide di sopprimere un posto letto nella dotazione di un reparto ospedaliero, il relativo contenimento della spesa è decisamente scarso ed ammonta - all'incirca - ad un 10/15 per cento. Tale percentuale è rappresentata dai costi "variabili" (es. lenzuola, ...) mentre i costi "fissi" (es. personale, costi di esercizio, ecc...) restano invariati.
E' quindi un problema che, come abbiamo già più volte ribadito, deve essere affrontato nel più ampio contesto della riqualificazione della spesa sanitaria.
Vorrei concludere questo mio intervento con alcune considerazioni sulla dimostrazione odierna del funzionamento del progetto di informatizzazione del settore sanitario in Piemonte, che va sotto la sigla "X-TEL", anche perché ho appena ricevuto dal Gruppo della D.C. una interpellanza su questo argomento.
Tale progetto, nato dalla collaborazione dell'Assessorato alla sanità e assistenza, il CSI-Piemonte, e le UU.SS.SS.LL. nell'ambito dell'accordo programmatico tra la Regione Piemonte e la società Olivetti consentirà il collegamento, attraverso una rete di terminali, tra le UU.SS.SS.LL. e la Regione, tramite il CSI Piemonte, per l'invio di posta elettronica, delle informazioni inerenti il sistema informativo sanitario regionale e di documenti contabili, in primo luogo i rendiconti trimestrali ex art. 50 L.
833/78.
Nella realizzazione pratica, il progetto X-TEL si configura come una rete di collegamenti, che garantiscono l'allineamento a standards informativi definiti a livello regionale, che può essere sviluppato sia come riferimento al sistema informatico a livello di Unità Socio Sanitaria Locale, sia con riferimento a livelli di comunicazione in campo nazionale come, ad esempio, quello previsto con il Ministero della sanità.
Il sistema X-TEL rappresenta il primo passo nel progetto di informatica distribuita sul territorio, per le funzioni sanitarie.
Secondo momento di questo progetto sarà la sostituzione delle centraline telefoniche, noleggiate dalla Sip ed attualmente collocate nelle UU.SS.SS.LL. capo-fila di quadrante, ovvero Torino, Novara, Cuneo ed Alessandria, con l'installazione di centri di calcolo che assumeranno accanto alle funzioni di controllo della rete X-TEL. funzioni di coordinamento, di supporto ed eventualmente di servizio per le Unità Socio Sanitarie Locali del quadrante, sia per attività gestionali che per l'organizzazione, la gestione e la trasmissione dei flussi informativi interessanti il livello regionale.
L'interesse della Regione non si limita a quanto esposto, ma è volto a seguire ed eventualmente promuovere iniziative che possano svilupparsi in Centri diversi da quelli di quadrante, capaci tuttavia di assolvere funzioni di rilievo: valga come esempio l'altro progetto, legato alla convenzione con la Società Olivetti, relativo al polo di Ivrea.
Lo sviluppo del settore informatico in questi anni è stato notevole su tutto il territorio nazionale e sono stati approntati, per il settore sanitario, importanti progetti. Citiamo, fra gli altri, quello denominato SISNET e sviluppato dal CNR.
La Regione intende seguire con attenzione lo sviluppo di tutte le iniziative del settore, tenendo tuttavia presente il rischio di incorrere in forme di "consumismo tecnologico", ossia alla corsa generalizzata e all'informatica, purtroppo presente in questo come in altri settori.
Per quanto riguarda i costi del progetto X-TEL, la somma finora sostenuta è di circa 1 miliardo di lire.
Ma da questo tipo di intervento ci attendiamo notevoli risultati, sia economie di gestione (risparmi nella stampa della modulistica, nel caricamento dati, negli oneri di personale ecc.) sia la riduzione dei tempi di trasmissione e di circolazione delle informazioni, di tipo economico finanziario fisico, statistico, attualmente redatte su documenti di tipo cartaceo, richieste alle UU.SS.SS.LL. sia dalla Regione che dallo Stato.
Una più immediata e puntuale raccolta di tali informazioni è determinante ai fini dell' impostazione di un moderno ed efficiente sistema informativo, che sia valido supporto alla programmazione degli interventi nel settore sanitario.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Gastaldi.



GASTALDI Enrico

Signor Presidente, colleghi, la sintesi della relazione sulla spesa sanitaria del Piemonte è questa: la spesa sanitaria in Piemonte (i dati sono un po' diversi nella relazione e nelle parole dell'Assessore) dovrebbe essere di 2.798 miliardi, base per tale previsione è il rendiconto fatto dalle UU.SS.SS.LL. nel primo trimestre. Se lo stato darà 2.517 miliardi (quota dei 36.000 miliardi previsti dalla legge finanziaria) si avrà un disavanzo di 281 miliardi. Se lo Stato invece, dato che non ha emanato i decreti per attuare i risparmi proposti per ridurre la spesa sanitaria ai 36.000 miliardi, darà al Piemonte 2.791 miliardi (quota in base alle spese rendicontate dalle UU.SS.SS.LL. nel I trimestre 1984) si avrà un avanzo di 89 miliardi.
Le proposte dell'Assessore per risolvere questo problema dipenderanno naturalmente dal momento in cui i decreti ministeriali saranno o non saranno emanati.
Di fronte a questa cifra e a questo dilemma, mi pare giusto fare alcune considerazioni (che naturalmente valgono sia per la spesa nazionale, sia per quella regionale perché la Regione può influenzare le decisioni nazionali in tema sanitario).
Tale cifra è ragionevole o troppo alta? Intanto è logico che la spesa sanitaria sia alta e vada aumentando tutti gli anni (è d'altra parte quello che succede in tutti i Paesi) non solo perché si estende la copertura assicurativa, perché aumenta la popolazione assistita e perché si ricorre di più ai servizi, ma soprattutto perché aumenta la popolazione anziana, perché si introducono tecnologie nuove e costose per il costo di investimento, di esercizio e di manutenzione ed anche perché aumenta il numero dei medici ai quali il sistema sanitario nazionale deve dare lavoro. Questo è un problema che avrà soluzione solo con il numero chiuso di iscrizione all' Università. Anche se, come dice la stessa relazione sulla spesa sanitaria in Piemonte, la velocità di crescita della spesa sta diminuendo, tale aumento esiste e continua.
Per ragionare se la spesa per la sanità è troppo alta e per avere idea delle dimensioni di questa spesa, occorre rapportarla al reddito nazionale anche se né l'una né l'altra si conoscono con sicurezza esatta. Perché? Per quella sanitaria esistono debiti sommersi coi fornitori e colle banche fatti negli anni passati e che vanno aumentando per gli interessi che si devono pagare.
Per il reddito pubblico i dati sicuri, che ci offre l'Istat, si riferiscono agli anni prima dell'83.
Ad ogni modo, prendendo per buone le cifre date, la percentuale viene ad essere del 7 per cento del PIL a carico dello Stato più l'uno per cento a carico dell'utente (per i tickets, ecc.).
I confronti internazionali non possono dirci se questa percentuale è sproporzionata: anche in Germania il rapporto è dell'8 per cento come in Italia, ciò non vuol dire che l'Italia sia alla pari della Germania, perch in Germania il reddito pro capite è molto più elevato che in Italia.
Si deve ad ogni modo dire che tale spesa, dato che si riferisce al bene "salute" sarebbe ragionevole ma diventa eccessiva alla luce del disavanzo pubblico, perché va ad aggravare il deficit di un bilancio statale dissestato.
Di fronte a tale spesa bisogna ancora chiederci: se è eccessiva, dato lo stato della finanza italiana, se esistono sprechi e se sono possibili risparmi.
Il procuratore generale della Corte dei Conti, nella sua relazione sul bilancio consuntivo dell'83, avrebbe identificato alcuni sprechi (acquisti esuberanti di medicinali, che poi scadono; acquisti di presidi sanitari che poi restano inutilizzati; occulta e ingiustificata maggiorazione dei prezzi delle forniture; indiscriminata attribuzione di indennità a categorie di dipendenti non aventi titolo; generalizzata tendenza a procedere agli inquadramenti del personale con equiparazione superiore ai livelli funzionali e retributivi; il sistematico sfondamento delle previsioni definitive di bilancio; la non corretta determinazione dei residui passivi mediante approssimate estimazioni di impegni di spesa ecc.). Onestamente, non si possono applicare a priori anche al Piemonte tali osservazioni; accertare se anche in Piemonte esistono sprechi è compito della Commissione per il controllo sulle UU.SS.SS.LL., approvata dal Consiglio che però, fino ad ora, non ha dato relazioni sulla propria attività e lo stesso X-TEL potrebbe anche aiutare ad evitare e a controllare eventualmente se tali sprechi esistono.
Piuttosto ci si deve chiedere se è possibile fare risparmi e su quali capitoli di spesa. La relazione del Ministero della sanità dedica varie pagine a questo argomento e le osservazioni del Ministero sono in parte riprese nella relazione della spesa per il Piemonte. Per sommi capi e per importanza, i risparmi si potrebbero fare: sui farmaci: la cui spesa, dice la relazione dell'Assessorato (nella relazione e nelle stesse parole dell'Assessore ho letto la volontà dell'Assessorato di non voler colpevolizzare i medici di base come aveva fatto la legge finanziaria, specie nella sua prima stesura) non deve essere sopravvalutata, né deve sviare l'attenzione dalle altre voci di spesa, ma deve essere valutata dopo una attenta statistica delle prescrizioni che si fanno, tenendo presente che la compressione di alcune voci di spesa potrebbe determinare aumenti in altre voci (ad esempio il medico di base costretto a prescrivere meno potrebbe consigliare un maggior numero di ricoveri ospedalieri molto più costosi) e che la riduzione di tale spesa più che fine a se stessa deve rivolgersi alla razionalizzazione di talune forme di consumo eccessivo dei farmaci.
Un altro capitolo di risparmio sono gli ospedali.
Il settore ospedaliero italiano presenta un elevato numero di posti letto senza un livello qualitativo sufficiente di servizi. Tale numero che in dipendenza delle varie leggi del '68 e del '74, prima aumenta poi decresce, va attestandosi a 7,2 per 1000 abitanti nell'Italia settentrionale nel 1981. Oggi però si pone il problema di ridurre ulteriormente la quantità di tali posti migliorando la qualità dei servizi.
Accanto al numero dei posti-letto vi è poi il problema del numero dei ricoveri che va diminuendo e soprattutto delle giornate di degenza, che negli ospedali pubblici va diminuendo grazie al positivo intervento della Regione nella programmazione, finanziamento e controllo dell'assistenza ospedaliera.
Essa non si verifica per le case di cura private. Di conseguenza quale elemento di risparmio, è necessario proseguire obiettivi della definizione più precisa del ruolo della ospedalità privata, ridimensionamento quantitativo dei posti letto e del miglioramento della qualità dei servizi.
Altri capitoli di risparmio che per le relazioni nazionali potrebbero permettere un risparmio complessivo di 2240 miliardi comprendono la specialistica convenzionata esterna, l'acquisto di beni e servizi, le spese per il personale e le spese per l'assistenza termale.
Ma vi è un capitolo di risparmio che non è né ricordato e quindi non valutato nella relazione: quello del boom della popolazione medica. Dal '70 all'81 gli abitanti per medico sono passati da 560 a meno di 300 e si sta avvicinando alle soglie dei 250 abitanti per medico con una crescente disoccupazione dei laureati. Aumenta il divario tra il numero dei laureati e di quelli in attività. L'aumento della popolazione medica costituisce la realtà più negativa e più gravida di conseguenze per il sistema sanitario nazionale, perché bisogna trovare un'occupazione alla massa crescente di neo-laureati con riflessi non solo sociali, ma anche economici per la Nazione.
Ad esempio, ci potrebbero essere molti più medici di base con 500 scelte che per convenzione, costano allo Stato molto di più di quelle successive alle prime 500 scelte. E' un argomento che i sindacati medici hanno sollevato, ma che non sembra essere soggetto di alcuna attenzione da parte di responsabili della politica sanitaria nazionale.
Un'altra domanda va posta. Ha lo Stato i soldi per pagare tale spesa? Ha già risposto l'Assessore però qui bisognerebbe dire che dovrebbe averli se, come dicono gli esperti, i contributi che gli utenti italiani pagano per il sistema sanitario nazionale, superano, esclusi i tickets, i 40.000 miliardi e se il governo non avesse scelto di pagare la spesa sanitaria con la legge finanziaria, inglobando al Tesoro, i contributi degli utenti in modo non solo anomalo, ma speculativo sui soldi della sanità. Si pensi poi dato che i contributi per la sanità si pagano sul reddito, quanti sarebbero se non ci fossero le evasioni. Nella realtà dei fatti tuttavia, restano dubbi non tanto sulla copertura che ad ogni modo dovrà avvenire, ma sul modo e sul quando di tale copertura e sulle difficoltà delle Regioni, delle UU.SS.SS.LL. e della stessa Nazione non prevedibili dei creditori alla fine dell'84 e all'inizio dell'85, se, per non avere per tempo emanato i decreti impositivi dei risparmi di spesa, la spesa reale sarà, nell'84 di 40.000 miliardi e non di 36.000 miliardi previsti dalla legge finanziaria.
In conclusione, anche se l'andamento della spesa sanitaria pubblica considerata astrattamente o in relazione alla PIL. non sarebbe tale da giustificare eccessivi allarmismi, essa diventa preoccupante alla luce delle possibilità offerte dallo stato di salute della nostra economia e vi è il dubbio che il finanziamento di una spesa sanitaria di per >é non eccessiva sia impossibile perdurando la crisi economica.
Tutto ciò è colpa anche della mancanza del piano sanitario nazionale che avrebbe dovuto precisare il programma triennale e sulla base di questo determinare le risorse disponibili per il servizio sanitario nazionale e indicare le prestazioni che i cittadini potevano attendere da tale servizio in modo o gratuito o compartecipativo.
La mancanza del piano ha costretto a ripiegare per fissare per il triennio i limiti di spesa corrente ed investimento sulla legge finanziaria che non può, perché non è nei suoi compiti, indicare il livello e la qualità della prestazione.
Tutto questo porta ad una considerazione più generale sulla riforma sanitaria e sull'esattezza del comportamento del PRI in occasione della discussione della L. 833. La riforma era necessaria ed era concepita in un disegno sostanzialmente bello e civile: assunzione da parte dello Stato della tutela della salute estesa a tutta la popolazione in condizioni di parità: possibilità dell'attuazione e della prevenzione, non possibile al sistema mutualistico passato, perché intervenendo a posteriori poteva garantire soltanto la cura; con partecipazione dei cittadini appunto perch rivolta alla prevenzione.
Essa però sta diventando un'utopia criticata da tutti, dalla popolazione che lamenta il basso servizio ed il basso livello delle prestazioni e l'onerosità dei servizi stessi (i tickets, ad esempio, sono vissuti come duplicazione dei contributi sociali per la sanità); dei fornitori di servizi che a parte le insolvibilità delle UU.SS.SS.LL. non possono formulare proprii programmi perché manca un quadro di riferimento stabile; dei sindacati anche da quelli che si erano battuti per la riforma dei partiti stessi che hanno approvato la riforma e che ora mostrano segni di ripensamento che giungono fino ad adombrare un ritorno a forme assicurative o privatistiche di tutela della salute.
Se la riforma sanitaria, perché, pur ponendosi obiettivi ottimi, non ha predisposto i mezzi legislativi ed economici per poterli raggiungere, non deve essere giudicata una utopia non realizzabile, sta certamente per creando grossi sforzi e grosse preoccupazioni agli amministratori pubblici.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Martinetti.



MARTINETTI Bartolomeo

Signor Presidente, signori Consiglieri, la relazione sulla spesa sanitaria per l'anno 1984 che l'Assessore Bajardi ci ha fatto pervenire insieme con altre interessanti documentazioni, tra cui particolarmente rilevante lo studio sull'andamento della spesa sanitaria nella Regione Piemonte negli anni 1981/82/83, fornisce, pur nella complessità della materia, l'occasione per alcune riflessioni.
Non abbiamo anzitutto difficoltà a rilevare il dato positivo dell'iniziativa, rendendoci conto che all'attuale stadio del sistema informativo la documentazione che ci è stata fornita, anche se sotto qualche aspetto può considerarsi carente, rappresenta pur sempre un grande sforzo da parte degli uffici assessorili. Cosi pure vogliamo rilevare la disponibilità dell'Assessore, che in due sedute della Commissione competente ha dato ai membri della Commissione stessa le precisazioni e le spiegazioni ritenute necessarie. Entrando nel merito e pur dovendo, anche per il non molto tempo avuto a disposizione, mantenerci su un piano generale, esprimeremo le nostre valutazioni, alcune anche critiche come del resto è compito che ci deriva dalla funzione di vigilanza e di stimolo propria di un'opposizione seria, anche se nelle intenzioni costruttiva.
Sappiamo che dalla nostra posizione è più facile individuare gli aspetti negativi che non offrire le soluzioni concrete per le quali peraltro mancano gli strumenti conoscitivi e operativi di cui dispone l'esecutivo.
Non per questo però, dobbiamo rinunciare ad esprimere i rilievi che ci sembrano utili allo scopo, che ritengo tutti perseguiamo, di rendere più efficace il servizio sanitario nella nostra Regione nelle più economiche e razionali condizioni di spesa.
La relazione dell'Assessore e il dibattito odierno hanno due scopi: il primo di fare il punto sull'andamento della spesa sanitaria traendone indicazioni a breve e medio termine per il migliore e più equilibrato uso delle risorse; il secondo di individuare le direttive immediate attraverso cui le UU.SS.SS.LL. possono risolvere i loro problemi finanziari per i prossimi mesi. Quanto al primo punto occorre innanzitutto rifarci all'obiettivo che in modo univoco ci siamo posti che è quello di pervenire gradualmente ad una distribuzione delle risorse in campo sanitario che non riproponga semplicemente la spesa storica, ma sia rapportato equilibratamente alle esigenze della popolazione.
Questo obiettivo è imposto dall'art. 51 della L. 833 del 1978 ed è stato ripreso con modalità abbastanza articolate nella legge regionale 42 del 1981. Nella volontà di superare il perverso sistema del pagamento a piè di lista, come premessa per qualsiasi progresso verso il riequilibrio della distribuzione delle risorse e quindi verso l'unificazione del livello dei servizi, per la prima volta è stato possibile ripartire il fondo sanitario regionale del 1984 prima della formazione dei bilanci delle unità socio sanitarie locali. Con quest'anno sia lo Stato, in forma più rudimentale che la Regione, secondo le più dettagliate modalità fissate dalla citata legge 42, hanno avviato il cammino che per la Regione Piemonte dovrebbe giungere al riparto obiettivo entro sei anni e cioè nel 1989. Quanto sia stato modesto il primo passo compiuto è dimostrato dal persistere di notevoli differenze fra le quote pro capite risultanti dal rapporto tra il fondo assegnato e la popolazione di ciascuna U.S.S.L. Si passa da quote di un milione o poco meno per abitante a quote inferiori alle 200.000 lire.
Certo le differenze hanno delle spiegazioni sia nei servizi multizonali a carico di alcune U.S.S.L. con bacini di utenza più o meno vasti, sia nella mobilità degli utenti tra le varie zone, sia nella presenza di differenti situazioni concrete e persino di particolari stati psicologici.
Ma se si comparano le diverse situazioni, ci si accorge che non sempre tali motivazioni esistono e sono del tutto convincenti. Le maggiori sperequazioni si notano all'interno dei quadranti: rapportate ai quadranti nella loro globalità, infatti, le differenze sono molto minori, in quanto le quote pro-capite si attestano attorno alla media regionale che è di 549.000 lire. Questo può essere già considerato come un dato positivo, ma è chiaro che bisogna incidere radicalmente anche all' interno dei quadranti per essere certi che l'addensamento dei servizi e delle spese nel polo o nei poli del quadrante non significhi squilibrio a danno delle popolazioni periferiche più disagiate.
Perché ciò possa avvenire è indispensabile affinare il sistema informativo, fino a che sia possibile riferire la spesa alla popolazione residente, con precisa valutazione della cosiddetta mobilità.
Ci domandiamo però se, anche allo stato attuale delle conoscenze, non sia possibile l'esposizione di dati disaggregati, anche attraverso un'opportuna volgarizzazione dei dati tecnici, a beneficio di quanti, senza preparazione specialistica, hanno pure il dovere di rendersi conto delle reali situazioni: evidenziando, ad esempio, i costi dei servizi multizonali; la misura del fenomeno dell'accesso al servizio farmaceutico in zone diverse dalla propria, ecc. Ci auguriamo che ciò diventi possibile grazie al sistema informativo che oggi ci viene presentato e sul quale peraltro alcune osservazioni saranno espresse da altro Consigliere del nostro Gruppo.
Il buon avvio del graduale riparto obiettivo avvenuto con l'assegnazione del fondo per il 1.984 si è scontrato però con gli effetti variamente giudicati, delle misure di contenimento della spesa imposte dalla legge finanziaria.
La riduzione del fondo sanitario nazionale a 34.000 miliardi, rispetto alla spesa tendenziale stimata in 38.590 miliardi, si è ripercossa sulla quota del 7,25 per cento assegnata al Piemonte.
Nel ridurre proporzionalmente le quote del fondo nazionale attribuite alle singole UU.SS.SS.LL., la Giunta regionale ha ritenuto di disattendere le norme regionali che prevedono di assegnare un fondo indistinto evidenziando invece, nelle disposizioni impartite per la compilazione dei bilanci, il valore delle singole funzioni di spesa, tenendo conto delle ipotesi di contenimento indicate in via generale dallo Stato.
A posteriori sarebbe fin troppo facile discutere se questa scelta sia stata opportuna o meno. Probabilmente, una volta imboccata la strada di una direttiva in tal senso vincolata, sarebbe stato necessario richiedere a tutte le amministrazioni, con altrettanto utili direttive, uno sforzo più determinato per far corrispondere gli impegni di spesa agli stanziamenti approvati.
Già c'è da chiedersi peraltro se la riduzione proporzionale dei capitoli, su cui, per indicazione dello Stato, dovevano effettuarsi i risparmi di spesa, rispondesse a criteri di realismo, considerato che, come abbiamo detto prima, si è tutt'altro che certi rispetto alla congruità delle quote di finanziamento assegnate.
Per restare al capitolo che maggiormente è nell'occhio del ciclone, e cioè quello della spesa farmaceutica, la quota pro-capite attribuita nel 1984 per tali funzioni va dalle 128.500 lire di Collegno alle 27.919 di Lanzo Torinese. Come si poteva chiedere ad entrambe queste UU.SS.SS.LL. di risparmiare su tale voce nella stessa proporzione? Il fatto strano comunque è che stando ai rendiconti trimestrali, Collegno denuncia un aumento del 33,13 per cento sulla spesa farmaceutica del primo trimestre '83 e Lanzo un incremento inferiore, soltanto del 23,55 per cento. Rispetto alla differenza, anche notevole, delle risorse per la spesa farmaceutica assegnate alle varie UU.SS.SS.LL. deve rilevarsi che non sempre sono convincenti le giustificazioni che si adducono in relazione alla diversa composizione demografica, per cui sarebbe logico attendersi che la spesa aumenti in zone periferiche dove prevalgono le fasce di età più avanzate.
Basta scorrere la graduatoria decrescente delle quote pro capite delle risorse attribuire nell'84 per spese farmaceutiche per accorgersi che l'affermazione teorica non è confermata dar dati. Vediamo ad esempio che la già citata U.S.S.L. di Collegno, che detiene il primato con 128.500 lire per abitante, ha uno dei più bassi indici di invecchiamento e una delle più basse età medie della popolazione fra tutte le UU.SS.SS.LL. del Piemonte mentre i dati più pesanti, quanto all'invecchiamento e alle età medie, si addensano per lo più nella seconda metà della graduatoria.
Tornando ai tagli operati dalla legge finanziaria, è vero, come dice la relazione dell'Assessore, che essi in parte, per la precisione il 57 per cento, avrebbero dovuto derivare da provvedimenti governativi non attuati o attuati tardivamente. Tuttavia, per restare alla spesa funzionale sopra ricordata, va sottolineato che, come sempre si legge nella relazione alcune Unità Sanitarie Locali hanno attivato procedure di controllo della spesa farmaceutica aderendo con ciò, con sensibilità che va menzionata allo sforzo comune richiesto a tutti per superare la grave crisi inflazionistica del paese. Anche l'Assessorato è intervenuto, sia pure soltanto a maggio, per proporre l'adozione di una procedura per un controllo di tipo statistico delle prescrizioni farmaceutiche da cui si attendono risultati nell'U.S.S.L. di Torino, dove è già sperimentata da 6 mesi nella seconda metà del 1984. Tutto questo conferma che alcune politiche di contenimento della spesa potevano e se potevano avrebbero dovuto essere avviate, sia per iniziativa delle Unità Sanitarie stesse, sia per direttiva regionale.
L'esame delle tabelle relative al rendiconto del primo trimestre 1984 pur con tutte le riserve circa la non assoluta omogeneità dei dati e restando sempre a titolo esemplificativo nel campo della spesa farmaceutica, ci pone di fronte a situazioni molto diversificate. Alcune UU.SS.SS.LL. hanno effettivamente ridotto la spesa farmaceutica rispetto al primo trimestre del 1983 ed in misura anche sostanziale: Mondovì del 72 Borgo San Dalmazzo del 63%, Santhià del 40 %, Borgomanero del 36%, Cuneo del 31 %, Alessandria del 30 %, Ceva del 27%, Caluso del 27 %, ecc.
Il che, pur in presenza di dati di partenza non omogenei, denota un impegno che ha conseguito risultati positivi e che probabilmente avrebbe potuto essere generalizzato.
In altre UU.SS.SS.LL., e facciamo anche qui tutte le riserve per le possibili situazioni particolari, la spesa farmaceutica ha segnato un incremento galoppante. Non sarà del tutto indicativo il 311 % di Novara, ma si notano il 65 % di Ciriè, il 64 % di Nichelino, il 74% di Gassino, il 98 di Dronero, il 58% di Tortona.
La relazione dell'Assessore insiste giustamente sulla non completa attendibilità del confronto fra i primi trimestri dell'84 e suggerisce anche di porre attenzione ai riflessi che tali politiche di contenimento della spesa farmaceutica possono avere avuto in spese considerate succedanee, cosicché se si comprime in modo non ponderato la spesa suddetta si possono avere aumenti in altre voci, ad esempio nel numero delle analisi e dei ricoveri. Questa asserzione però non è confermata dai dati: la relazione non ci segnala il numero delle analisi e dei ricoveri, così come non è confermata, né dai dati statistici, né dall'esperienza, l'ipotesi che pure è stata adombrata, che i cittadini delle zone in cui sono in atto misure di contenimento si riversino nelle Unità Sanitarie confinanti per i loro acquisti di farmaci.
Se confrontiamo i dati aggregati per quadrante, riscontriamo invece che il quadrante sud-ovest, che ha avuto la maggiore diminuzione della spesa farmaceutica (-19,09% rispetto al primo trimestre dell'83), ha anche avuto il minor aumento della spesa per il personale (più 9,35 contro la media regionale del 43% ) e le maggiori diminuzioni in tutte le altre principali voci (-16% nell'acquisto di beni e servizi, media regionale + 26%; -34 per la medicina convenzionata, media regionale + 15%; -44 per l'assistenza ospedaliera convenzionata, media regionale + 46 %; -65 per l'assistenza specialistica convenzionata esterna, Regione + 132% ).
Il settore della spesa farmaceutica è ancora quello esemplare delle particolari difficoltà dei bilanci delle UU.SS.SS.LL. a cui l'Assessorato intende offrire una soluzione attraverso una prossima direttiva. Molte delle UU.SS.SS.LL. hanno impegnato nel I trimestre circa il 50 per cento della disponibilità annuale del capitolo relativo a tale funzione, per cui si presume che sia vicino il momento in cui si verificherà l'impossibilità di capienza di ulteriori pagamenti.
E' probabile che la stessa situazione riguardi anche altri capitoli di spesa, ma, salvo errore, dovrebbe trattarsi di evento meno generalizzato.
Le variazioni di bilancio al fine di reimpinguare un capitolo esaurito mediante prelievo da altri capitoli che ne presentino la disponibilità, è manovra normale nella gestione dei bilanci pubblici e non ci sarebbe neppure bisogno, almeno così ci sembra, di autorizzazioni preventive, ma lo storno di bilancio che si intende consigliare alle UU.SS.SS.LL. è quanto meno atipico, perché il prelievo dovrebbe avvenire se è necessario - è possibile che lo sia nella maggior parte dei casi - anche da capitoli di bilancio i cui stanziamenti non sono esorbitanti rispetto alle prevedibili necessità dell'esercizio: ciò darebbe luogo ad una manovra sui generis, che è stata definita di allineamento, il risultato della quale sarebbe che in luogo di un capitolo di bilancio esaurito ad esempio al 31 luglio, si avrebbero una serie di capitoli o tutto il bilancio esauriti al 30 di novembre.
Probabilmente, questa è l'unica operazione possibile per evitare che le UU.SS.SS.LL., che non hanno saputo o voluto, o potuto mantenere la spesa farmaceutica entro i limiti dello stanziamento di bilancio, ridotto a seguito degli abbattimenti governativi, non siano più in grado fin da ora o dai prossimi mesi di pagare le ricette e se questa operazione viene consigliata non è per superficialità o discutibile fantasia, ma perché si ritiene assicurata la copertura da un rifinanziamento del fondo sanitario nazionale che, a dispetto di contraddittorie notizie giornalistiche, sembra certo che verrà deciso dal Governo sia pure nella misura contenuta, ma per il Piemonte sufficiente, di 3500-4000 miliardi.
Restano tuttavia molti dubbi sulla legittimità di una tale procedura sull'approvazione da parte del Co.Re.Co., sulla non eccezione da parte dei Revisori dei conti. Non spetta a noi comunque assumere responsabilità che sono dell'esecutivo e della maggioranza di questo Consiglio, anche se riconosciamo che esse nascono almeno parzialmente da uno stato di necessità dovuto anche a inadempienze governative.
Al di là dell'aspetto giuridico formale, deve essere fatta una considerazione molto chiara. Ciò che in modo assoluto occorre evitare, e crediamo che su questo punto sarà d'accordo l'intero Consiglio, è il rischio che quanto avverrà nella gestione dei bilanci delle UU.SS.SS.LL.
nei prossimi mesi, annulli il modesto, ma significativo, passo in avanti che la ripartizione del fondo sanitario regionale 1984 ha realizzato sulla strada della perequazione delle risorse e dell'unificazione del livello dei servizi.
Ciò vorrebbe dire andare contro il principio stesso della riforma che ha come principale obiettivo la parità dei cittadini rispetto alla difesa della salute.
Bisogna anche evitare che, se ci sono delle UU.SS.SS.LL. che non hanno fatto quanto avrebbero potuto per contenere la spesa, siano premiate mediante una sostanziale reintroduzione del pagamento a piè di lista, e soprattutto che le UU.SS.SS.LL. le quali, con iniziative varie, difficili magari impopolari, sono riuscite a realizzare un più o meno ampio contenimento delle loro spese, siano punite e beffate vedendosi ridotta la quota complessiva loro spettante. Non sarà inutile ricordare che in alcuni casi il contenimento è stato operato da quelle UU.SS.SS.LL. che già si vedono attribuite quote pro-capite inferiori alla media regionale, per cui un'ulteriore riduzione andrebbe contro il principio e la volontà del graduale riequilibrio.
La dichiarazione dell'Assessore e della Giunta, la cui volontà non mettiamo in dubbio, è nel senso di garantire che l'ulteriore, e speriamo certo, finanziamento statale, verrà ripartito tra le Unità Sanitarie Locali in modo da rispettare i principi posti alla base della deliberazione di riparto del 30 novembre 1983. Se abbiamo ben capito, dunque, ogni U.S.S.L.
riceverà press'a poco quanto avrebbe avuto ad inizio anno, se non si fossero effettuati gli abbattimenti resi necessari dai tagli governativi nella spesa tendenziale necessaria. Formalmente perciò l'esigenza di giustizia, soprattutto verso le UU.SS.SS.LL. che hanno richiesto sacrifici ai cittadini per restare nelle previsioni di bilancio, dovrebbe essere rispettata.
Abbiamo tuttavia molti timori che ciò, al di là della volontà dell'Assessore e della Giunta, non possa concretamente avvenire perch queste Unità Sanitarie Locali, che non avranno vistosi buchi da coprire molto difficilmente potranno impegnare entro il termine dell' esercizio le somme che prevedibilmente saranno accertabili solo nell'ultimo trimestre né ci rassicura l'aver sentito in Commissione parlare di aggiornamenti ragionieristici o contabili; preferiremmo le vie pulite e maestre che non riservano sorprese o che non richiedono furbizie o escamotages di vario genere. Su questo problema comunque nutriamo fiducia che l' Assessorato porrà in atto tutte le iniziative necessarie affinché la chiarezza di una linea, quella del graduale cammino verso il riparto obiettivo del fondo sanitario che - lo riconosciamo - si è cominciato a tracciare, non venga offuscata da decisioni improvvise e sostanzialmente ingiuste.
Abbiamo così espresso in linea generale, e nei limiti delle nostre possibilità, alcune valutazioni sulla relazione dell'Assessore circa la spesa sanitaria in Piemonte, valutazioni non prive di riserve e di timori che ci auguriamo possano essere smentite dai fatti.
Continueremo comunque a seguire con la massima attenzione la politica sanitaria posta in essere dall'esecutivo regionale, anche e soprattutto per quel che riguarda una saggia politica della spesa. Attraverso le responsabilità che il nostro partito detiene in numerose Unità Sanitarie Locali del Piemonte, ci sentiamo coinvolti in prima persona nello sforzo comune volto ad attuare, sia pure in condizioni molto difficili, quella riforma sanitaria che mon rinneghiamo e che attraverso gli opportuni auspicabili aggiustamenti e gli strumenti tecnico-operativi che già si annunciano nelle iniziative del Governo, potrà avviarci nei prossimi anni a rispondere più adeguatamente alle esigenze dei cittadini.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Acotto.



ACOTTO Ezio

Signor Presidente, signori Consiglieri, mancano circa 250 miliardi, non certo per aumentare il livello dei servizi, ma per consentire alla sanità piemontese di giungere alla fine di quest'anno senza il dramma della chiusura dei servizi essenziali, senza il rischio di non poter pagare gli stipendi di novembre o dicembre al personale, senza l'inevitabile caos che verrebbe a determinarsi tra le categorie e i fornitori di un settore tanto delicato e denso di riflessi sulla vita dei nostri cittadini.
Questo è il primo elemento che balza in tutta la sua evidenza dall'ampia documentazione che l'Assessore ci ha fornito a corredo dell'efficace relazione introduttiva che oggi ha svolto in quest'aula.
E' quello della presa d'atto della documentata mancanza di fondi per la sanità regionale, un atteggiamento di forte responsabilità politica che questo Consiglio, pensiamo, vorrà assumersi anche attraverso la discussione e l'approvazione di un apposito ordine del giorno predisposto a conclusione di questo dibattito e aperto ai vari contributi; una responsabilità politica non certo per far prevalere questa o quella posizione politica quanto invece gli interessi generali dei cittadini così pesantemente minacciati.
Questo richiamo all'interesse della comunità regionale, non ci impedisce tuttavia di porre in evidenza le ragioni per cui si è giunti a questo stato di cose, di cui denunciamo la gravità, non solo per il merito del problema, ma per il modo con cui si è teso a farlo emergere a livello nazionale.
Infatti, circa due mesi or sono il Governo scopre in modo improvviso ed allarmato che la sanità presenta un buco di alcune migliaia di miliardi.
L'effetto dell'annuncio è amplificato dai giornali e dalla TV: si grida al disastro finanziario che sarebbe provocato dalla riforma sanitaria e dalle UU.SS.SS.LL. indicate come le artefici di tanta efferatezza, non solo finanziaria.
In modo meno spettacolare, ma non meno insidioso, si è tornati a parlare nella settimana scorsa del crak della sanità, in occasione della presentazione al Parlamento della relazione del Ministro Degan sull'andamento della spesa sanitaria, da cui emerge un fabbisogno finanziario insoddisfatto di circa 4000 miliardi.
Sorge una domanda spontanea: da dove scaturisce questa voragine che viene presentata come se si trattasse di una drammatica ed improvvisa scoperta? Bisogna, per rispondere a questo interrogativo, risalire alle discussioni ed alle scelte che si fecero nell'ambito della legge finanziaria di quest'anno.
Com'è noto, questa legge ha stabilito per l'84 un fondo sanitario di 34 mila miliardi circa, che tutti riconobbero all'epoca, sia pure con modalità diverse, sottostimato di almeno 4.500 miliardi.
Il ragionamento a questo punto è di una chiarezza elementare. Oggi si scopre che manca ciò che per precisa scelta si era deciso di non dare al fondo sanitario nazionale.
Oggi si denuncia un buco di circa 4000 miliardi, che è praticamente coincidente col taglio effettuato in sede di legge finanziaria.
Un simile modo di procedere è del tutto inaccettabile, così come inaccettabili restano per noi le politiche dì inasprimento ed estensione dei tickets che hanno caratterizzato i provvedimenti governativi in materia di spesa farmaceutica. Infatti, rispetto all'obiettivo della revisione del prontuario terapeutico, si è assistito ad un progressivo voltafaccia rispetto alle intenzioni iniziali abbandonando l'ipotesi iniziale di un suo drastico ridimensionamento (si era parlato dell'esclusione di 2500 farmaci), per arrivare ad una revisione che come risultati immediati ha avuto una forte penalizzazione dei cittadini costretti a pagare i tickets su quasi tutti i farmaci, con un risparmio di 90 miliardi a fronte dei 2.500 miliardi che si voleva risparmiare nel settore.
Di fronte a questa situazione occorre perciò distinguere chiaramente cosa è necessario fare subito dalle politiche di risparmio, di riqualificazione della spesa e dei servizi che devono finalmente esprimersi in chiari indirizzi nazionali. La cosa da fare subito è quella di prendere atto che la sottostima a suo tempo attuata richiede di essere emendata riportando le risorse finanziarie al reale fabbisogno in modo da garantire il mantenimento dei servizi e delle prestazioni fino alla fine dell'anno.
Chiediamo che questa operazione avvenga attraverso parametri oggettivi e secondo criteri di riequilibrio tra le Regioni. Questo aspetto è importante evidenziarlo nell'ordine del giorno predisposto per l'odierna discussione.
Pensare che basterà, giunti a questo punto, apprestare un pacchetto risparmio per colmare i fabbisogni di bilancio già preannunciati da tutte le Regioni, è una pura illusione.
Infatti i provvedimenti di cui si parla, di riordino ospedaliero, di diverso controllo della spesa farmaceutica, di più rigide regolamentazioni sul personale, richiederanno comunque tempi tali da consentire possibili effetti soltanto a partire dal prossimo anno.
Certo di tempo se ne è perso moltissimo e sulla stessa vicenda del finanziamento del fondo sanitario nazionale, continua a gravare pesantemente la mancanza del piano sanitario nazionale. E' questa una delle pecche più gravi e pericolose nel quadro generale del sistema sanitario nazionale, poiché le stesse proposte di ristrutturazione ospedaliera e di revisione delle piante organiche, di cui si parla a proposito di risparmi hanno la necessità per essere efficaci di collocarsi all'interno di un quadro di programmazione che definisca gli standard di servizi e gli investimenti indispensabili per l'operazione di riconversione e riqualificazione dalle strutture esistenti.
Su questo terreno la Regione Piemonte si è cimentata pure in assenza totale di riferimenti nazionali.
Siamo convinti che se in Piemonte la situazione è meno tesa che altrove, ciò lo si deve all'azione che la Regione, e in primo luogo il suo Assessorato, ha saputo svolgere in questi anni di avvio della riforma sanitaria. Non solo un piano come documento culturale, ma come insieme coerente di indirizzi a cui si sono legate le quotidiane azioni di intervento. E' cresciuta una esperienza sulla quale è possibile riflettere non certo in questa sede, ma non mancheranno le occasioni per farlo in futuro. Non è possibile riflettere, infatti, per apportarvi anche i necessari adeguamenti, in sede di aggiornamento del piano, ma la nostra realtà regionale è certamente caratterizzata in positivo da ciò che già finora si è fatto sul terreno della programmazione nel settore socio sanitario. Credo che anche risultati in termini di contenimento complessivo, ed in particolare di alcuni settori di spesa, riportati nelle tabelle, sullo stato della spesa sanitaria regionale, siano il risultato congiunto dell'azione regionale e di importanti fattori di attivazione locale che vanno indubbiamente incoraggiati.
E' in ragione di questa esperienza che acquista rilievo concreto quanto previsto al primo punto dell'ordine del giorno proposto a conclusione dell'odierno dibattito. Noi siamo per sostenere tutte quelle azioni che vadano nella direzione della lotta agli sprechi e alle spese inutili, vuoi nel settore farmaceutico, vuoi negli altri comparti del sistema socio sanitario. Siamo convinti della linea della massima responsabilizzazione di tutti i cosiddetti ordinatori di spesa e siamo quindi favorevoli alle proposte, che qui l'Assessore ha annunciato, relative al controllo statistico, dal punto di vista sanitario, di questo settore.
Non ci sottraiamo certo noi ad una sfida sul rigore così inteso.
Respingiamo invece quelle interpretazioni e quelle pratiche di rigore a senso unico che contengono soprattutto gravi iniquità sociali, per noi del tutto inaccettabili.
Così come incoraggiamo le politiche di riequilibrio interno alla Regione, di cui si colgono importanti elementi di processo, e quelle politiche di investimento nel settore dell'organizzazione e dei sistemi informativi dell'azienda salute, da cui dipende alla fin fine la possibilità di affrontare alcune delle cause strutturali del disagio quotidiano del cittadino che entra in contatto con i servizi socio sanitari.
Ci sono poi altri nodi come quello del personale e degli organi istituzionali che pure intrecciandosi col tema dell'odierno dibattito non possono essere qui richiamati per ovvie ragioni di tempo. Il collega Biazzi, intervenendo più avanti, affronterà tra gli altri, l'importante capitolo della finanza sanitaria dal lato delle entrate su cui si è soffermato l'Assessore nella prima parte della sua relazione.
Voglio concludere con un ragionamento che trae origine dalla riflessione sulle modalità di determinazione nazionale del fondo sanitario nell'ultimo triennio, così come emerge dalla documentazione riassuntiva che l'Assessorato ci ha fornito.
Ai Consiglieri che hanno potuto consultare tali documenti, non saranno certo sfuggiti i tortuosi ed inestricabili percorsi continuamente mutevoli per arrivare nel triennio che ci sta alle spalle a definire annualmente l'entità del fondo da corrispondere alle Regioni e da queste alle UU.SS.SS.LL. E' gravata e grava sul settore sanitario una pesante incertezza che non solo costa fatica supplementare e distoglie energie, che potrebbero certamente essere utilmente indirizzate in alcune direttive che ha indicato anche il collega Martinetti agli amministratori periferici e determina uno stato di malessere in tutti gli operatori, ma tutto ciò tende a scaricarsi sui cittadini a cui si lascia intendere che le difficoltà presenti derivano dalla riforma sanitaria. C'è un uso, in altri termini chiaramente anti-riformatore di tutta la politica della spesa sanitaria.
Questo disegno va nettamente combattuto riportando intanto certezza sulle risorse disponibili e chiarezza di indirizzi su una politica di programmazione che è secondo noi la sola via per qualificare un servizio prioritario per la vita di tutti i cittadini.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BENZI



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Il Gruppo Liberale non occuperà molto tempo dei lavori di questo Consiglio per esprimere le proprie valutazioni, anche perché finalmente i Liberali sono liberati da quella curiosa e severa pena che il destino aveva riservato loro, per essere stati l'unica forza di Governo a votare contro la riforma sanitaria, di essere condannati a gestirla per lunghi anni e avevano qualche difficoltà a ricordare che cosa loro pensavano di questa riforma, anche perché sembrava che questo significasse che il Ministro lavorasse non nella logica dello Stato tout court, per cui il Ministro dello Stato, che è soprattutto un servitore dello Stato, secondi la lingua francese, serviva lo Stato e le sue leggi e non i ragionamenti che erano stati alla base della sua collocazione all'atto dell'approvazione della legge.
La relazione dell'Assessore Bajardi come al solito, da quel gran commis della Regione che è, è esauriente, puntuale, seria e ha tutto il nostro apprezzamento, così come lo ha senza ombra di dubbio il suo modo di condurre questo Assessorato; gli abbiamo sempre riconosciuto questo merito che non è personale, ma politico, perché l'attività delle persone in politica non si riduce mai a connotati di natura personale, ma anche quando questi ci sono, sanno influenzare i comportamenti politici.
Peraltro i nodi esistono e non se ne esce - lo dico alle altre forze politiche che sono intervenute - sulle lamentazioni e sulle cose che vanno o non vanno rispetto ad una situazione che non va oggettivamente nelle sue radici originali. Mi pare si debba pensare se non sia veramente il caso di voltare pagina, nel senso che proprio da una Regione come la nostra, così seria, così ben gestita e così corretta non debba venire il segnale di come una corretta gestione delle risorse e certamente un'anticipazione su molti temi, in particolare della programmazione ospedaliera, diano in una qualche misura il tetto di cosa possa fare una classe politica coraggiosa e avanzata rispetto a questi temi, nell'ambito di un quadro normativo che è oggettivamente non un tetto nel senso che copre, ma un tetto nel senso che schiaccia.
Pare, quindi, che si debba riflettere seriamente su come questo problema vada affrontato alla radice, perché altrimenti rischiamo che, dato il tasso di assoluta impopolarità che ha il tema della sanità nella nostra Nazione per colpa della legge di riforma, i nostri cittadini continuino a guardare alla sanità come a una cosa che non è, a un buco che mangia soldi a un settore che mangia risorse oltre misura, mentre così non è: l'ha illustrato l'Assessore Bajardi prima e ho anche apprezzato l'intervento del collega repubblicano, il quale ha fatto notare che quando si leggono le percentuali, queste vanno moltiplicate per 2 quando sono riferite alla Germania e per 1,5 quando sono riferite alla Francia. Quindi, se noi investiamo il 6 % del prodotto lordo ad altri Paesi il 9 % occorre considerare del 50 % in più quei prodotti lordi e di conseguenza a seconda dei casi questo 6 % diventa 4 o 3 %.
Ho l'impressione che la cattiva stampa che giustamente merita questa nostra riforma fa sì che sostanzialmente sulla sanità si scarichi quel tanto di rigore che questo Paese è ancora in grado di realizzare. E' un rigore - diceva bene il rappresentante del P.C.I. - a senso unico: il ticket, i pensionati, e, guarda caso, adesso anche la Regione Piemonte ci anticipa questo controllo statistico agli effetti sanitari dei farmaci.
Questa, mi pare di pensare, è una delle più asociali iniziative che si possano assumere. La società è fatta di tutta una serie di canali, di rapporti e quindi il rigore sull'oggetto normalmente significa anche poi la ricaduta di un rigore-errore sul destinatario.
Io andrei molto cauto nel mettere in moto un meccanismo, perché questo certamente è il meccanismo che si vuole costruire a valle, anche inconsciamente, che è sostanzialmente una specie di moratoria o di monitoria in ordine alla possibilità di prescrizione da parte dei medici.
E' una questione che mi preoccupa molto, soprattutto dal punto di vista dei ceti meno abbienti o comunque, se non dei ceti, dei più deboli, dei meno tutelati e come sappiamo la società produce maggiormente più tutelati che meno tutelati, in qualunque tipo di regime.
Questo tipo di prescrizione, di limitazione sostanziale alla possibilità del medico di operare, ricade sui meno difesi, sui meno tutelati. E quindi, proprio perché siamo in un settore sanitario, dobbiamo essere attenti al risultato finale che questo produce. A titolo di esempio io non conosco molto i farmaci, ma se si riuscirà a determinare la quantità ottimale di uso di un certo tipo di farmaco, ogni medico, per non essere evidenziato dalla lucetta che si accende sul calcolatore quando viene richiamato il nome, si atterrà a quella quantità. Il risultato però sarà che, come sempre avviene, la moglie, il figlio, lo zio e l'amico del medico, accederanno a quel tipo di farmaco, mentre l'ultimo della lista dei 250, 350, o 500 assistiti, non avrà questo farmaco. Bisogna quindi essere molto attenti a questo tipo di operazione, perché lo sbocco finale finisce poi per essere questo. E ciò avviene già adesso. Perché non facciamo per esempio una statistica circa i legami di parentela, e non le professioni che hanno i ricoverati rispetto a certi settori della società nei laboratori privati o nelle cliniche private? Per esempio, quanti parenti di medici si recano nelle cliniche private? E quanti parenti di politici, di magistrati, di ufficiali di talune Armi? Ecco, questo potrebbe essere un modo di leggere veramente che cosa la gente pensa della struttura pubblica non tanto le cifre.
Posto quindi che la sanità nel nostro Paese non ha la quantità di risorse necessarie perché un Paese abbia un servizio sanitario adeguato certamente possiamo disputare a lungo nel senso di dire che le risorse spese nel nostro Paese non danno un servizio proporzionale a quello che dovrebbe dare, considerati i suoi limiti.
Devo dire, e spero che l'Assessore apprezzerà questa generosità, che noi abbiamo difficoltà a deviarci su questo terreno. Certamente, di fronte agli occhi di tutti c'è il fallimento di un sistema che pensa di ridurre il servizio sanitario a un servizio dato a tutti, che va dall'aspirina alla bara, ma che non è in grado di dare l'eccezionale, lo straordinario, quello per cui in un Paese avanzato in effetti si sente l'esigenza della tutela.
Personalmente ho qualche difficoltà a capire perché devo andare dal medico per avere la prescrizione di un medicinale che vale 3.000 lire, ma ho ancora più difficoltà a capire perché un mio parente dovrà andare a Lione per subire un intervento. Preferirei un sistema nel quale si debbano pagare 10.000 lire per quel medicinale, un sistema quindi che penalizzi fortemente, ma che metta però nelle condizioni di non dover ricorrere a strutture straniere per interventi che sono poi quelli sui quali si misura la qualità di un servizio e non sulle aspirine.
Questa riforma è fallita su questo versante; il rimedio non sarà di natura finanziaria, perché non saranno certamente maggiori risorse che modificheranno la situazione sanitaria in Italia, perché a tempi brevi e a medio-lunghi non si possono immaginare scenari di politica del tesoro del nostro Paese che mettono più risorse a disposizione della sanità e comunque del settore pubblico in generale.
Ci troveremo sempre più in presenza di risorse decrescenti rispetto a una domanda di servizi che sarà sempre crescente. Questa è una forbice perché i nostri cittadini si abituano a livelli di servizi europei, e non hanno le risorse per pagarsi i servizi di livello europeo; quindi il tipo di avversione o comunque di rifiuto del sistema sanitario nazionale tenderà ad aumentare. I servizi degli altri Paesi saranno sempre più efficienti perché hanno più risorse, i nostri saranno sempre meno efficienti perch avremo meno risorse. Mi pare quindi che al di là del lavoro più o meno puntuale che si può fare a livello locale, certamente bisogna a livello nazionale ripensare alla riforma. Questo lo diciamo da sempre; abbiamo messo la sordina a questo discorso per gli anni che abbiamo avuto la responsabilità di questo settore, responsabilità che il Ministro Altissimo ha assolto con grande capacità e soprattutto con grande abnegazione, ma adesso torniamo a dirlo: la riforma sanitaria va ripensata profondamente.
Se non si fa questo, posto che le risorse scenderanno rispetto ad esigenze che aumenteranno, la situazione del cittadino italiano rispetto al cittadino europeo sarà sempre diversa. Quindi, se per noi costruire l'Europa significa costruire una società eguale per uomini eguali, non possiamo permettere che in uno dei settori più significativi della vita che è quello della sanità, nel nostro Paese si vada con la lama della forbice che va in giù, mentre tutta la società internazionale segue la lama che va in su.
I sintomi di questo malessere sono stati illustrati dai colleghi che sono intervenuti e noi li richiamiamo. Non si ha il coraggio di affrontare in termini seri la programmazione delle Università, in termini di preparazione del personale sanitario e non si ha neanche il coraggio di dire che non è possibile inserire in un'unica categoria il personale paramedico perché paramedico significa di attività affine a quella medica per cui vi sono attività umili, che hanno tutto il nostro apprezzamento, ma che non possono essere considerate paramediche in quanto si tratta di attività manuali, quali ad esempio quella dei barellieri.
Questo processo è di fronte agli occhi di tutti. Avremo sempre più una pressione di una classe medica che crescerà in modo smisurato rispetto alle esigenze, avremo sempre più servizi ospedalieri assediati da pletore di personale "paramedico"; avremo dei servizi sempre più deficitari e magari faremo qualche battaglia, che è dovuto nello spirito della legge e della politica che la Regione deve gestire, ma che in una qualche misura incomincia ad essere di retroguardia.
Questo dibattito dovrebbe essere centrato di più sui temi di natura regionale, ma ci rendiamo conto tutti di come i limiti di attività di un Assessorato peraltro gestito in modo ammirevole dall'Assessore Bajardi, si scontrino rispetto a un quadro di riferimento finanziario-normativo di carattere nazionale, rispetto al quale ci si dovrà pur muovere.
Esiste il fatto delle categorie mediche; esiste l'aspetto delle risorse; esiste poi l'aspetto istituzionale del problema.
Va ripensata la natura delle UU.SS.SS.LL. e su questo devo dire che forse le forze politiche non hanno fatto abbastanza oltre che a fare leggi.
Già nella passata legislatura avevo apprezzato da parte dell'Assessore Bajardi una indicazione sulla natura del Comitato di gestione delle UU.SS.SS.LL. E' un Consiglio di Amministrazione, non è più una Giunta. Ho l'impressione che questo tipo di filosofia non abbia attecchito molto e quindi le forze politiche trasferiscono nelle UU.SS.SS.LL. la logica maggioranza-opposizione, tipica delle assemblee di primo grado come sono queste, con le Giunte che sono espressioni di un governo e l'opposizione esterna, con questa curiosa situazione per cui i rappresentanti di opposizione nelle UU.SS.SS.LL., dove non contano e non decidono niente hanno l'unico vantaggio di ricevere l'avviso di reato per cose che evidentemente, almeno sul piano politico, sono da imputare alle maggioranze che le hanno decise.
Ho l'impressione che tutta questa vicenda vada ripensata, perch altrimenti occorrerà trovare il modo di inchiodarla anche sul piano normativo alla natura di un Consiglio di Amministrazione dal quale sia espulsa la politica intesa come metodo, ma non come obiettivo, perch certamente l'obiettivo è politico, cioè dare un servizio di carattere generale.
Va ripensata in particolare la funzione dell'ospedale rispetto all'U.S.S.L. e su questo non perdo occasione per suggerire alla maggioranza di riflettere molto sull'opportunità di non disconoscere troppo il contributo che il nostro Gruppo ha ritenuto di dare all'evoluzione di questo problema. Si dovrebbe fare una nuova riforma, ma bisogna stare attenti a fare le controriforme.
Taluni disegni nazionali di alcune forze politiche che prevedono che l'ospedale debba essere staccato dall'U.S.S.L. assumono il carattere di una controriforma e non di un'altra riforma, perché il sistema che stiamo gestendo è complesso ed ha un equilibrio, anche discutibile, che oltre un certo limite salta. Se l'ospedale - parlo a nome del Gruppo P.L.I. in Regione Piemonte e non di quello nazionale - è slegato dall'U.S.S.L. fa saltare questo equilibrio e in una qualche misura apre una conflittualità fra ospedale e servizi sociali, a mio modo di vedere, a tutto discapito dell'ospedale, perché, detto con molta semplicità, ma in termini comprensibili, è evidente che se i politici continuano a governare questa vicenda e se l'ospedale è loro sottratto, è pensabile, visto che la carne è debole e il portafoglio pure, che ci si orienti a gestire più risorse per i settori governati dai politici che non risorse per i settori non governati dar politici e quindi, probabilmente, gli ospedali slegati dalle UU.SS.SS.LL. finirebbero per essere penalizzati sul piano delle risorse e sul piano delle decisioni politiche.
Abbiamo cercato di contribuire ad affrontare questo problema proponendo un disegno di legge che sostanzialmente chiede l'applicazione dell'art. 32 nel senso che gli ospedali, quanto meno quelli multizonali, abbiano a monte, come elemento di gestione, una espressione del Comitato di gestione dell'U.S.S.L. competente allargata in modo tale da recuperare delle professionalità.
Mi pare che se non troppo tardi rispetto all'attuale legislatura questa nostra proposta dovesse essere almeno in una qualche misura coltivata e sperimentata. Probabilmente potremmo dare un contributo anche significativo a livello nazionale per non fare decollare una riforma che essendo nata morta al massimo possiamo trasportare, ma certamente per non farla camminare e potremmo evitare operazioni, magari di fine legislatura non di questa amministrativa, ma di quella politica, rispetto a un settore che, così come è stato affrontato male in termini di riforma, rischia di essere affrontato ancora peggio in termini di controriforme spicciole.
Ci riserviamo di valutare dettagliatamente l'ordine del giorno che ci è stato presentato, sul quale ci esprimeremo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Signora Cernetti.



CERNETTI Elettra

La Regione Piemonte conferma la tendenza nazionale all'aumento della spesa sanitaria contrariamente alla politica di contenimento predisposta dal Governo. Infatti, questo contenimento doveva avvenire attraverso la riduzione della spesa farmaceutica ed il blocco degli organici del personale. Ora, la spesa farmaceutica invece che diminuire di circa il 30 per cento è aumentata in Piemonte del 14 per cento e nulla fa sperare in un'inversione di tendenza.
Questo è dovuto a più fattori: a provvedimenti governativi varati in ritardo, come la revisione dei prontuari farmaceutici, ma anche a scarsa attivazione in tal senso di molte Unità Socio Sanitarie Locali, così come spiegano i dati evidenziati nella relazione del collega Martinetti spesso fortemente differenziati tra una U.S.S.L. e l'altra. Infatti il contenimento della spesa doveva avvenire anche attraverso economie gestionali delle stesse UU.SS.SS.LL. con il minor ricorso alle convenzioni per assistenza specialistica e per beni e servizi, ma soltanto in alcune di esse queste economie gestionali si sono verificate.
Per quanto riguarda il blocco degli organici, questa voce ha logicamente contribuito al contenimento della spesa, anche se ciò non è in effetti quantificabile per i maggiori costi derivati dal nuovo contratto del personale sanitario.
La spesa farmaceutica ed i costi del personale sono le voci che maggiormente hanno inciso sulla spesa sanitaria nel 1983 e tuttora incidono nel corrente anno. Ma anche altre voci sono in aumento: quelle relative all'assistenza ospedaliera in convenzione, all'assistenza specialistica e all'acquisto di beni e servizi. Anche perché, come è già stato rilevato comprimere un settore come la spesa farmaceutica può senz'altro ripercuotersi su altri settori (vedi ricoveri ed analisi), anche se ad un attento esame delle tabelle allegate alla spesa, che l'Assessore scrupolosamente ha fornito, pare di evincere principalmente questi dati: nelle UU.SS.SS.LL. dove aumenta la spesa farmaceutica, molte volte aumentano anche altre spese; nelle UU.SS.SS.LL. nel cui territorio sono localizzati ospedali di primaria importanza, talvolta la spesa farmaceutica aumenta in pari grado o addirittura di più che in UU.SS.SS.LL. nel cui territorio non vi sono grandi ospedali o aumenta quanto meno in proporzione similare alle UU.SS.SS.LL. dotate di grossi presidi ospedalieri.
Il Piemonte però ha un aumento di spesa sanitaria decisamente più contenuto rispetto ad altre Regioni. Si deve arrivare pertanto alla conclusione che ancora una volta i conti non tornano e il Governo dovrà provvedere incrementando le risorse e la spesa sanitaria.
Vorrei mettere in evidenza il fatto che questo mancato contenimento della spesa ha una duplice responsabilità: una responsabilità a livello essenzialmente centrale (provvedimenti varati in ritardo o addirittura non varati) ed una responsabilità anche a livello periferico: vi sono UU.SS.SS.LL. poco sensibilizzate che non hanno portato avanti una politica ed una attivazione nel senso di un contenimento della spesa, sebbene vi siano UU.SS.SS.LL. che hanno dimostrato una forte sensibilizzazione in materia, ottenendo risultati ben precisi, queste però sono poche rispetto alle prime Circa i 38.500 miliardi di spesa prevista dalle UU.SS.SS.LL. e concordata a livello governativo ed i 34.000 miliardi in effetti assegnati per la politica del contenimento della spesa, è prevedibile che ci sarà un ulteriore finanziamento di 4.500 miliardi da parte dello Stato per andare a colmare il deficit.
Per quanto riguarda il Piemonte, il finanziamento salirà da 2.467 miliardi già distribuiti a 2.791 miliardi, ai quali ne vanno aggiunti 82 di entrate proprie delle UU.SS.SS.LL. ed altri 58 per il riequilibrio della spesa con le altre Regioni. Dovremmo pertanto essere in grado di far quadrare i nostri conti per la spesa sanitaria, o potendo addirittura realizzare un avanzo come è stato sottolineato dal Consigliere Gastaldi dato che il Piemonte è partito da una spesa storica pro-capite che è la più bassa fra tutte le Regioni e che solo adesso si comincia a perequare; ci spiega le ragioni per le quali ci verranno assegnati 58 miliardi. La Regione Piemonte mantiene valori di spesa che sono inferiori al valore medio nazionale.
Esistono però perequazioni fra i quadranti all'interno della Regione sebbene da quest'anno sia stato dato inizio a un certo riequilibrio; ma ancora di più esistono sperequazioni tra le varie UU.SS.SS.LL.
Bisogna pertanto che la Regione miri ad un maggiore equilibrio tra queste ultime e metta in atto misure volte al contenimento della spesa, sia per quanto riguarda le sue specifiche competenze istituzionali, sia facendosi strumento di quelle che sono state e che saranno adottate dallo Stato.
Per quelle che sono le specifiche competenze istituzionali, in particolar modo rispetto alla spesa farmaceutica, ritengo, a nome del mio Gruppo, che il contenimento della spesa farmaceutica sia non solo un problema economico, ma anche di salute ed in effetti non si sa quanto giovi alla salute l'abitudine ormai da anni invalsa di uscire dalle farmacie con le borse di plastica piene di medicinali, come se si uscisse dal negozio del panettiere. Nell'ambito quindi di queste competenze istituzionali della Regione, varrebbe condurre una campagna di educazione sanitaria allo scopo di educare e convincere la popolazione che i medicinali sono utili se presi in quantità limitate per curare determinate malattie, ma possono poi rivelarsi dannosi se assunti in proporzioni talvolta esagerate.
La popolazione anziana è quella che più delle altre fasce di età fruisce e del consumo farmaceutico e del consumo di beni e di servizi, per questo occorre considerare che in queste persone i medicinali sono difficilmente e più lentamente metabolizzati, di conseguenza anche più nocivi: un contenimento nella spesa dei medicinali quindi verrebbe a corrispondere ad un vantaggio per la salute. Questa campagna di educazione sanitaria, che deve avere il carattere di un'azione incisiva potrebbe sensibilizzare non solo le UU.SS.SS.LL. e gli addetti ai servizi, ma anche e soprattutto la popolazione che oggi, proprio per la mancanza della stessa, molte volte si sente defraudata di qualcosa se recandosi dal medico, non si vede riempire fittamente tutta una ricetta di medicinali.
Deve essere inoltre preso l'impegno da parte della Regione dell'immediata ridistribuzione alle UU.SS.SS.LL. non appena sarà pervenuto il rifinanziamento, che non potrà necessariamente mancare, del Fondo sanitario nazionale e per lo spazio di tempo che eventualmente potrebbe intercorrere tra le reali ed urgenti necessità delle UU.SS.SS.LL. e l'ulteriore erogazione dei fondi predisporre misure perché le stesse possano continuare la loro attività.
La Giunta peró dovrà porre particolare attenzione nella predisposizione di queste misure, perché è facile, ripianando i conti sotto una forma od un'altra, andare a penalizzare le UU.SS.SS.LL. che hanno contenuto la spesa ed andare indirettamente a premiare quelle invece che non si sono attivate in tal senso. Ad esempio, la distribuzione già prevista con la delibera assunta alla fine del 1983, la quale teneva conto della spesa concordata tra Regioni e Governo, in proporzione è uguale per tutte le UU.SS.SS.LL. e quindi si tratta di una distribuzione che non va nel senso di premiare eventuali sprechi. Occorrerà però stare attenti a che non si prema poi, una volta avvenuta questa distribuzione di fondi, per averne delle ulteriori da parte di quelle UU.SS.SS.LL. che non con motivazioni ben precise e documentate abbiano in effetti sfondato il tetto che era stato loro assegnato.
In base al contenimento della spesa, ritengo sarebbe stato utile, da parte dell'Assessorato, stilare una tabella che contempli il livello di obsolescenza delle attrezzature presenti nel territorio della Regione Piemonte al fine di valutare con esattezza le attrezzature che devono essere rinnovate e determinare quindi a quali UU.SS.SS.LL. occorra necessariamente fornire nuove attrezzature. Ciò è necessario per poter effettuare un controllo su questo settore di spesa e per non rischiare come oggi avviene (non per fortuna in tutte le UU.SS.SS.LL. e spero anche non in molte, ma non abbiamo purtroppo un quadro globale della situazione per poterlo determinare) che attrezzature del costo di miliardi invecchino negli scantinati e alle quali addirittura non è stato ancora tolto l'imballaggio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Nerviani.



NERVIANI Enrico

Sarò molto breve riconoscendomi negli aspetti sostanziali nell'intervento eccezionalmente chiaro ed efficace fatto dal collega Martinetti.
Intervengo per sollevare una questione che potrà apparire marginale, ma che a me è, invece, rilevante: mi riferisco al caso "Novara", nel senso che sia chiesto quale sia l'attendibilità dei dati dell'U.S.S.L. 51 allegati alla relazione, peraltro completa ed esauriente, dell'Assessore Bajardi, se la relazione stessa raccomanda prudenza nell'esame di questi dati, ma la prudenza non mi è stata sufficiente per non sorprendermi di fronte ai "numeri" che riguardano l'Unità Socio Sanitaria Locale n. 51 di Novara.
Ritengo che i suoi responsabili siano persone estremamente prudenti e serie, conoscendole anche personalmente, e ciò aumenta la mia sorpresa. Il raffronto fra il primo trimestre dell'anno scorso ed il primo trimestre di quest'anno porta a queste conclusioni: a) Personale: aumento del 515 %; b) Acquisto di beni e servizi: aumento del 97,70 %; c) Assistenza farmaceutica: aumento del 321 %; d) Assistenza ospedaliera in convenzione: aumento del 20.459 %; e) Assistenza medico-specialistica convenzionata interna: aumento del 316 %; f) Altre prestazioni di assistenza sanitaria: aumenti del 3258 % e del 16 So bene che l'Assessore Bajardi, che sorridente ascolta questa denuncia, ha una risposta ben precisa da darmi, però ritengo opportuno che il Consiglio venga informato e dotato di una chiave, di un codice, che consenta un'interpretazione corretta delle tabelle forniteci, perché se noi costruiamo le nostre relazioni, come in parte ha fatto il Consigliere Martinetti, partendo da questi dati, possiamo anche sbagliare considerevolmente l'obiettivo e le valutazioni.
Penso, quindi, sia opportuna, in sede di replica da parte dell'Assessore, una spiegazione della quale lo ringrazierò particolarmente.



PRESIDENTE

I lavori riprenderanno nel pomeriggio alle ore 15.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 12,50)



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