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Dettaglio seduta n.254 del 29/06/84 - Legislatura n. III - Sedute dal 9 giugno 1980 al 11 maggio 1985

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Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARCHIARO


Argomento: Industria (anche piccola e media)

Interrogazione dei Consiglieri Bontempi, Barisione e Di Gioia inerente la situazione Indesit


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Iniziamo i lavori con il punto secondo all'ordine del giorno: "Interrogazioni ed interpellanze".
Esaminiamo per prima l'interrogazione presentata dai Consiglieri Bontempi, Barisione e Di Gioia inerente la situazione Indesit.
Risponde l'Assessore Tapparo.



TAPPARO Giancarlo, Assessore al lavoro

In merito alla situazione Indesit, gli interroganti pongono in evidenza la situazione di allarme suscitata da alcune circostanze ed elementi tipo le dimissioni da parte del dott. Monassero, dal top management di quell'azienda ed altri problemi produttivi.
La Regione Piemonte si è dedicata con particolare attenzione al settore dell'elettronica civile. Siamo stati critici nell'impostazione della legge nazionale dell'elettronica perché sembrava più rivolta al salvataggio della Zanussi che non alla situazione generale. Infatti, la Seleco che è un elemento di questa operazione, all'interno della quale ci sono la Zanussi e l'Indesit, manifesta delle grosse difficoltà; il precedente progetto di 650 mila televisori, che era il programma della realizzazione di questa società, oggi è ridotto a 200 mila e questo provocherebbe il non decollo delle produzioni a None. L'ingresso dell'Elettrolux nella Zanussi e l'assunzione di responsabilità da parte dell'Ing. Rossignolo, pu vivacizzare il settore del Tv color. Per quanto riguarda l'Indesit, il 7 giugno l'Assessore Rivalta ed io abbiamo avuto un incontro con il gruppo dirigente e con Nobili per confrontare con l'azienda i problemi e le prospettive.
Nella stessa giornata abbiamo avuto un incontro con il sindacato al quale abbiamo portato le valutazioni dell'incontro fatto in mattinata.
L'azienda che era ormai al collasso è in qualche modo salva anche se vive ancora in qualche difficoltà che le impone di continuare nel processo di ristrutturazione. Abbiamo sottolineato che questo processo deve valorizzare al massimo la produzione. L'azienda ha manifestato i suoi obiettivi di spostare all'esterno le produzioni di componenti che, per il loro numero, sono antieconomiche se prodotte all'interno. Questo comporterà un riflesso negli assetti degli organici. All'azienda abbiamo chiesto che queste trasformazioni possano essere fatte utilizzando al massimo tutti gli strumenti contrattuali.
L'azienda ha già avviato alcune esperienze che però hanno creato difficoltà con le associazioni industriali circa l'utilizzo del part-time ci sono alcune esperienze pilota in questo senso per l'utilizzo delle 20 ore settimanali. Probabilmente questa sperimentazione si potrà ampliare.
L'accordo firmato aveva al suo interno anche l'ipotesi di un regime di orario diverso. L'azienda non è ostile a praticarlo nell'ulteriore processo di ristrutturazione. Dall'altro lato l'azienda si è manifestata interessata a veder di far sì che la ricaduta del suo processo di deverticalizzazione possa avere degli effetti indotti esterni positivi e non si diffonda invece in modo casuale nel territorio nazionale o a livello internazionale.
Questo significa che nello "Stabilimento 1", ormai vuoto, si potrebbero avviare delle iniziative di rianimazione industriale nelle quali l'azienda metta a disposizione una serie di elementi, commesse, know-how, che potrebbero permettere di formare dei consorzi di piccole aziende di artigiani o anche di costituire delle cooperative che assorbono l'espulsione di produzione dall'esterno. Il breaking dell'azienda potrà essere attorno ad 1 milione 300 mila pezzi prodotti. Purtroppo l'Indesit e la Zanussi hanno un'altissima capacità produttiva inutilizzata sin dagli anni '70, anni probabilmente di carenza nella programmazione a livello nazionale nella struttura produttiva di questo settore. Va anche detto che i prezzi del prodotto elettrodomestico hanno avuto un andamento diverso da qualsiasi altro prodotto. Se rapportiamo i prezzi delle auto e dell'abbigliamento degli anni '60, agli elettrodomestici notiamo come non si sia verificata la stessa velocità di adeguamento; non si è formato fortunatamente per i consumatori, sfortunatamente per i produttori, un cartello degli otto produttori nazionali, per cui c'è un problema anche di prezzo del prodotto che lascia pochi margini.
Assetto societario. All'uscita dell'amministrazione controllata l'azienda aveva rastrellato sul mercato europeo circa 15 miliardi che ha utilizzato per pagare i fornitori. Questi 15 miliardi erano stati finanziati dalla Banque Commerciale Privè de Paris, dall'Escofri, una finanziaria inglese, dall'Amilton elettriche, società industriale inglese.
Questi soggetti possono entrare nel Consiglio di amministrazione. I punti caldi dell'azienda, a mio parere, si trovano nei rapporti con le banche le quali non danno credito; l'azienda non ha debiti con il sistema bancario ma difficoltà di liquidità anche perché i suoi pagamenti sono alla consegna della merce, mentre gli incassi avvengono non prima dei 90 giorni.
Sullo "Stabilimento 1" di Orbassano è in corso una valutazione da parte dell'Assessorato al fine di poter, anche da questo versante, dare un apporto finanziario all'azienda per riappianare le sue difficoltà finanziarie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

L'Assessore ha illustrato un quadro esauriente delle componenti della questione Indesit. Dopo l'applicazione dell'accordo è opportuno tenere costantemente sotto controllo e sotto verifica i passi non facili che devono essere compiuti. L'incertezza sta nell'operazione di scorporo e nell'abbandono della competitività realizzata all'interno.
Nel dichiararmi quindi soddisfatto e nel ringraziare l'Assessore per le informazioni fornite, invito la Giunta a proseguire nel suo lavoro, che è costante nei confronti di tutte le aziende, ma che nel caso Indesit assume un'importanza cruciale per il rilievo che l'azienda ha nel nostro tessuto industriale.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione del Consigliere Cerchio inerente la Favretto S.p.A


PRESIDENTE

L'Assessore Tapparo risponde ancora all'interrogazione presentata dal Consigliere Cerchio inerente la Favretto S.p.A.



TAPPARO Giancarlo, Assessore al lavoro.

Come giustamente affermato dall'interrogante la crisi della Favretto S.p.A. risale al novembre '81, data del primo accesso alla CIG straordinaria, anche se i prodromi risalivano al maggio '81.
La CIGS riguardava allora 125 lavoratori su un organico di 180, per un totale di 82 mila ore integrate.
Nel 1983 si registrava un calo di organico a 159 unità (107 operai e 52 impiegati) ed un consistente calo delle ore integrate (59.000). Nell'84 (situazione al 15 maggio) l'organico è divenuto complessivamente di 140 unità, con 32.360 ore integrate. Sul piano occupazionale il vero problema delle Officine Favretto consiste nello squilibrio tra l'alto numero degli impiegati (circa 50 dell'organico) ed il numero di lavoratori operai nonostante l'introduzione di sistemi informatici per parte delle funzioni gestionali, amministrative e commerciali.
Dalle informazioni direttamente assunte non esistono attualmente almeno a breve termine, rischi di licenziamento di dipendenti, né operai né impiegati, e tanto meno di cessazione dell'attività. Circa il pagamento degli stipendi esistono già accordi tra le organizzazioni sindacali e l'azienda mentre i ritardi di erogazione della CIGS non sono purtroppo difformi da quelli esistenti per molte altre aziende e sostanzialmente imputabili all'intasamento di pratiche, sia presso il CIPI.
L'Amministrazione regionale ha comunque già compiuto gli opportuni solleciti di sua iniziativa e senza richiesta diretta delle parti. Gli esiti di tali interventi non possono però essere garantiti, perché il moltiplicarsi dei ritardi costringe a solleciti generalizzati e pertanto meno efficaci del passato. Le ragioni della crisi della Favretto sono comunque comuni a tutto il settore delle macchine utensili che registra un calo di domanda generalizzato.
Occorre però considerare che le Officine Favretto, per la tipologia del prodotto, operano su un mercato mondiale con un marchio valido ed è pertanto possibile che le trattative commerciali in corso si traducano in breve in opportunità produttive concrete anche su nuovi mercati, quale, ad esempio, quello, normalmente non facile, degli Stati Uniti. In tal caso si porrà il delicato problema del finanziamento delle produzioni necessarie per non rischiare la perdita di segmenti di mercato acquisiti.
Sul piano dell'organizzazione produttiva si può affermare che si è di fronte ad un'azienda mediamente non marginale, che può trovare una condizione di equilibrio se trova un più adeguato rapporto tra lavoratori diretti ed indiretti e che prosegua la razionalizzazione produttiva già avviata mediante il decentramento della produzione di gruppi e sottogruppi a bassa tecnologia verso aziende meccaniche specializzate.
Un certo ritardo, peraltro non grave e quindi recuperabile, può essere rilevato nella tipologia di prodotto, non sempre congeniale ed inseribile in sistemi produttivi ad alta automazione (cosiddetti della terza generazione tecnologica).
Ci pare sostanzialmente di poter affermare che la Favretto non è un'azienda decotta ma bensì un'unità produttiva qualificata che, con opportuni interventi di razionalizzazione e ristrutturazione, pu conquistarsi un futuro meno travagliato.
Condizioni: che l'attuale trend di lieve ripresa economica si rafforzi consolidando la domanda di beni strumentali che continui ad incontrare la fiducia delle banche necessaria per adeguatamente finanziare la produzione.
Motivi di allarme potranno sorgere certamente in futuro.
I processi di adeguamento dell'azienda comporteranno il riequilibro degli organici (che costituisce un passaggio obbligato per un'efficace stabilizzazione aziendale).
Ci pare altresì che la situazione finanziaria della Favretto non sia drammatica e che non sia opportuno quindi diffondere un eccessivo allarme che potrebbe suscitare negative preoccupazioni da parte degli istituti di credito e dei creditori. Circa la richiesta di un intervento diretto della Regione si fa rilevare che esso è sempre fondato sulla richiesta (o per lo meno sul consenso) delle parti sociali interessate, ciò sia per ovvie ragioni di validazione consensuale del tavolo di confronto, sia perché la Regione non ha competenze dirette in materia di politica industriale, ma opera solo per connessione tra essa e le competenze proprie in materia di programmazione. Le parti sociali all'uopo interpellate, hanno ritenuto concordemente, almeno in questa fase, prematuro un intervento diretto dall'Amministrazione regionale che rimane peraltro pienamente disponibile nei confronti di istanze future.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cerchio.



CERCHIO Giuseppe

La Favretto è un'azienda che non dovrebbe essere in difficoltà per la specificità della sua produzione.
La Favretto di Pino, che è l'unica industria localizzata in quel territorio, attualmente occupa 139 dipendenti dagli originali 180. Poiché i dipendenti sono quasi tutti residenti nell'area Chieri-Pino, i livelli occupazionali vengono nuovamente colpiti incidendo ulteriormente sulla situazione di crisi della zona.
Chiediamo che la Regione intervenga, visto che finora i rapporti si sono realizzati tra le organizzazioni sindacali, la proprietà e l'Unione Industriale.
Si tratta di chiedere un ulteriore periodo di cassa integrazione speciale. L'invito colto già dichiarato da parte dell'Assessorato è di fare formali sollecitazioni richieste dal CIPI perché nel mese di luglio possa essere presa in attenzione la disponibilità da parte della nostra forza politica, come già è stato dichiarato da altre forze politiche in due incontri avvenuti fra il Consiglio di fabbrica e l'Amministrazione comunale di Chieri e di Pino nei giorni scorsi. A Roma ci sarà un corale intervento che può sposarsi per supportare la richiesta che la Regione vorrà sollecitare nei confronti dell'erogazione della cassa integrazione speciale.



PRESIDENTE

Le interrogazioni ed interpellanze sono così discusse.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione - Beni culturali (tutela, valorizzazione, catalogazione monumenti e complessi monumentali, aree archeologiche)

Comunicazioni della Giunta regionale inerenti la legge regionale 17/5/1984


PRESIDENTE

Do nuovamente la parola all'Assessore Tapparo per una comunicazione inerente la legge regionale 17/5/1984: "Interventi per l'inserimento qualificato di giovani disoccupati e lavoratori in CIG o ex dipendenti da aziende in crisi in cooperative già formate o di nuova costituzione" vistata dal Commissario del Governo.



TAPPARO Giancarlo, Assessore al lavoro

Il Consiglio ha approvato la legge sulle cooperative per i disoccupati e cassintegrati varate nei mesi scorsi. E' bene sottolineare la limitazione che è stata posta a questa approvazione in riferimento all'art. 117 della Costituzione sulle competenze della Regione. La Regione - come appare dall'art. 1 della legge - aveva l'obiettivo di utilizzare questo strumento per l'emergenza della situazione di profonda ristrutturazione dell'assetto produttivo. Questa approvazione toglie la possibilità di operare nel settore industriale che è di rilevante dimensione. Tuttavia la legge mantiene la sua efficacia e rappresenta un reale intervento sui problemi della ristrutturazione la possibilità di far lievitare iniziative di imprenditorialità collettiva, che possono occupare .spazi significativi a volte interstiziali nel settore economico produttivo piemontese. La legge prevede per il 1984 una disponibilità di 1 miliardo e 100 milioni. Stiamo predisponendo una modulistica per favorire la presentazione delle domande.
L'articolato è particolarmente rigoroso e complesso nel senso che premierà quei progetti che abbiano delle basi serie e diano garanzie. In particolare tende ad aiutare gli investimenti in capitale fisso, le fasi di avviamento anche con l'utilizzo del leasing, la realizzazione di servizi per quanto riguarda l'amministrazione ed il marketing, la costruzione della garanzia fidi che per il settore cooperativistico può rappresentare una sponda importante nel rapporto con il sistema bancario.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

Ringraziamo l'Assessore per la comunicazione ed esprimiamo la nostra soddisfazione per l'approvazione della legge. Il limite posto rientra in un discorso che avevamo svolto in quest'aula oltre che in Commissione. Avevamo accennato ad una modifica dell'articolato, ma poi ci eravamo adeguati alla proposta dell'Assessore che riteneva di non porre inizialmente vincoli, ma di verificare l'iter della legge. Però, così facendo, si è creata l'illusione nelle forze economiche e negli ambiti sindacali che si potessero realizzare cooperative anche nel settore industriale. Oggi questa illusione viene a cadere. E' importante definire chiaramente nella circolare che verrà predisposta, il livello massimo consentito per rimanere nell'ambito artigianale sia per quello che attiene i posti di lavoro, sia per ciò che attiene l'oggetto dell'iniziativa economica. Siamo disponibili a dare il nostro contributo ed invitiamo l'Assessore ad illustrare in sede di IV Commissione la circolare attuativa prima della diffusione. Tra gli interventi volti a favorire l'occupazione consideriamo questa legge unitamente a quella dei cantieri di lavoro, la più realistica e la più vicina alla nostra possibilità di intervento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Barisione.



BARISIONE Luigi

Intervengo brevemente per esprimere da una parte soddisfazione per l'approvazione della legge e dall'altra perplessità e rammarico per le limitazioni che in essa sono poste. Quando sarà fornita la motivazione ai Consiglieri faremo una valutazione attenta delle limitazioni poste in sede di Commissione.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

In merito al punto terzo all'ordine del giorno: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico che hanno chiesto congedo i Consiglieri Astengo, Carazzoni, Chiabrando, Genovese, Giorsetti Montefalchesi, Nerviani, Penasso, Petrini, Quaglia, Ratti, Sartoris e Turbiglio.


Argomento: Consiglio, organizzazione e funzioni

Esame proposta di deliberazione del Consiglio regionale per l'approvazione delle norme per il collegamento di emittenti radiofoniche all'aula consiliare per la trasmissione in diretta delle sedute del Consiglio


PRESIDENTE

Il punto settimo all'ordine dei giorno prevede l'esame della proposta di deliberazione del Consiglio regionale per l'approvazione delle norme per il collegamento di emitteniti radiofoniche all'aula consiliare per la trasmissione in diretta delle sedute del Consiglio Prima di passare alla votazione della suddetta deliberazione vi do lettura di alcuni emendamenti proposti dall'Ufficio di Presidenza: 1) all'art. 1 aggiungere: "Non potranno in alcun caso essere trasmesse sedute segrete. A tal fine, tramite idoneo dispositivo tecnico, il Presidente dell'assemblea sospende il collegamento".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è approvato.
2) All'art. 3 aggiungere dopo le parole "per il collegamento": "In attesa dell'approvazione di una normativa regionale in materia di informazione .. le spese ....".
Chiede di parlare il Consigliere Reburdo. Ne ha facoltà.



REBURDO Giuseppe

Il rinvio ad una fase successiva della decisione per un eventuale contributo per le spese di attivazione mi crea forti perplessità. Esistono infatti alcune emittenti radiofoniche che hanno alle loro spalle strumenti finanziari e forze economiche e politiche che le finanziano, mentre altre emittenti non ottengono queste contribuzioni. Sarebbe quindi opportuno verificare caso per caso. Questo principio è importante ma è inattuabile dal lato pratico perché larga parte delle radio che non hanno dietro potentati economici o forze politiche che hanno il finanziamento pubblico non sono in grado di utilizzare questi servizi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

L'intervento del Consigliere Reburdo dà occasione al nostro Gruppo di ribadire quanto abbiamo espresso in altra sede.
Consideriamo quanto stiamo approvando non un atto di volontà, ma un atto di adesione della Regione alla richiesta formulata di un esercizio di diritto.
Con questo non attiviamo un processo, ma rendiamo realizzabile un diritto di accesso all'aula attraverso lo strumento radiofonico. Ci rendiamo peraltro conto delle implicazioni esterne di questa adesione a che qualcuno eserciti un diritto che non gli si può contestare. In questo momento contribuiamo a realizzare un diritto formale, mentre probabilmente il Consigliere Reburdo vorrebbe realizzare un diritto sostanziale. Per qualche emittente il diritto sostanziale significa concorso alle spese. A nostro modo di vedere questo è un obiettivo che va perseguito. Invito a verificare se il Commissario di Governo ha approvato una legge analoga che un'altra Regione ha predisposto, in tal caso si aprirà lo spazio ad un dibattito su questo tema che potrà essere affrontato con una prospettiva più seria ed in tempi brevi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

Concordiamo con la posizione del Consigliere Marchini.
Anche noi abbiamo aderito esclusivamente perché intendevamo andare incontro ad un diritto. Negli incontri dell'Ufficio di Presidenza e della conferenza dei Capigruppo abbiamo espresso molte perplessità sull'opportunità di riprendere radiofonicamente le sedute del Consiglio regionale. Abbiamo anche rilevato che l'avvio di questa procedura ci avrebbe costretti ad un atteggiamento in aula più puntuale, più attento e più presente. Abbiamo però deciso di aderire alla proposta perché il nastro Gruppo non voleva assumere una posizione negativa nei confronti di quella richiesta.
Si tratta quindi di aderire sul piano formale. Il Consigliere Reburdo pone invece un problema diverso: la possibilità per tutte le radio di accedere e di superare i problemi finanziari connessi all'attuazione reale della disponibilità della Regione.
L'emittente in discussione ha dimostrato di avere possibilità finanziarie e così il partito che durante la campagna elettorale ha utilizzato automezzi attrezzati per l'affissione dei manifesti. E' ovvio che il finanziamento pubblico viene utilizzato, anche se è formalmente respinto.
Diamo la nostra adesione alla deliberazione predisposta dall'Ufficio di Presidenza perché non rifiutiamo l'esercizio del diritto a, trasmettere all'esterno l'andamento delle sedute pubbliche.
Sull'aspetto sostanziale dovranno intervenire altri provvedimenti specifici.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

I colleghi, esplicando le loro posizioni, hanno reso conto del lavoro che si è fatto della richiesta esistente che è giacente da circa due anni da parte di un'emittente e che in linea di principio la conferenza dei Capigruppo aveva dato l'assenso rispetto ad un diritto di informazione che deve essere esercitato. Sono sopraggiunte in extremis posizioni di rappresentanti di altre radio che hanno posto il problema sollevato dal Consigliere Reburdo. Per non rimandare ulteriormente il provvedimento si è ritenuto in via transitoria di rinviare ad un provvedimento successivo che regali anche sul piano dei contributi. Credo che si possa andare nella direzione suggerita dal Consigliere Reburdo che propone un impegno di tipo politico ed un esame dei casi particolarmente meritevoli e necessari.
La nostra posizione quindi è in questa direzione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Moretti.



MORETTI Michele

Signor Presidente, colleghi Consiglieri il PSI è favorevole al collegamento diretto delle eminenti radiofoniche con l'aula del Consiglio regionale. Il problema deve essere affrontato complessivamente con riferimento a tutte le emittenti che chiedono il collegamento con il Consiglio regionale. Altre Regioni hanno elaborato norme su questa materia quindi la Regione Piemonte deve affrontare il problema con una legge in tempi brevi.



PRESIDENTE

La parola ancora al Consigliere Reburdo.



REBURDO Giuseppe

Debbo insistere su quanto prima ho affermato pur prendendo atto delle dichiarazioni dei colleghi perché mi rimangono alcune perplessità. Intanto mi chiedo quanto tempo ci vorrà per votare un provvedimento successivo così come è stato giustamente sottolineato visto che abbiamo aspettato due anni a dare una risposta alla richiesta di Radio Radicale. D'accordo che compiamo un atto formale importante, ma di atti formali dalla Costituzione in poi è pieno il Paese. Occorre dire che sono pochissime le radio che potranno utilizzare nell'immediato di questa possibilità. La maggior parte delle emittenti sono di tipo particolare con gestione autonoma e non potranno utilizzare il provvedimento di cui stiamo discutendo. Si creerebbe un ulteriore squilibrio di forza e di ruoli nell'ambito dell'informazione privata visto che manca una regolamentazione generale. E' opportuno che vengano dati dei tempi e che la Presidenza del Consiglio si assuma l'impegno politico di verificare, nel caso in cui alcune eminenti presentassero questa esigenza e non avessero i mezzi finanziari per poterla attuare, di garantire questo aspetto. E' una deliberazione importante dal punto di vista formale e dei principi, ma sostanzialmente non applicabile.
Personalmente non mi sento di approvarla nella formulazione presentata.



PRESIDENTE

L'emendamento vuole intanto indicare la precisa intenzione ad affrontare e a risolvere il problema.
Occorre fare il censimento delle esigenze e delle realtà che lo stesso Consigliere Reburdo ha illustrato come particolarmente variegati ed un'analisi dei costi. Questo verrà fatto nel giro di poco tempo, penso di prevedere entro tre o quattro mesi.
Pongo ora in votazione l'emendamento n. 2). Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 33 voti favorevoli ed 1 astensione.
Vi è ancora un ultimo emendamento: 3) l'art. 4 viene abrogato. Gli artt. 5 e 6 diventano rispettivamente 4 e 5.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è approvato.
Pongo ora in votazione la relativa deliberazione. Ve ne do lettura: "Il Consiglio regionale del Piemonte considerato che da parte di alcune emittenti radiofoniche è stata richiesta l'autorizzazione a trasmettere in diretta le sedute consiliari per una più precisa e funzionale informazione sull'attività dell'assemblea ritenuto che tale richiesta appare accoglibile in quanto, rispondente al principio affermato dall'art. 8 dello Statuto e che pertanto occorre disciplinare le modalità di attuazione del predetto collegamento anche al fine di evitarne usi non corretti delibera di approvare le seguenti 'Norme per il collegamento di emittenti radiofoniche all'aula consiliare per la trasmissione in diretta delle sedute del Consiglio', allegate alla presente deliberazione per farne parte integrante".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 33 voti favorevoli ed 1 astensione.


Argomento: Università - Diritto allo studio - Assistenza scolastica

Esame deliberazione Giunta regionale n. 83-35002: "Diritto allo studio nell'ambito universitario. Definizione per l'anno accademico 1984/1985 dell'ammontare dell'assegno di studio, della borsa di studio e di altri servizi a prezzi differenziati, delle fasce di reddito, nonché dei requisiti di merito richiesti"


PRESIDENTE

Il punto ottavo all'ordine del giorno prevede l'esame della deliberazione della Giunta regionale n. 83-35002: "Diritto allo studio nell'ambito universitario. Definizione per l'anno accademico 1984/1985 dell'ammontare dell'assegno di studio, della borsa di studio e di altri servizi a prezzi differenziati, delle fasce di reddito, nonché dei requisiti di merito richiesti".
La parola al Consigliere Ariotti.



ARIOTTI Anna Maria

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, la deliberazione che contiene l'aggiornamento delle tariffe secondo l'indice ISTAT e l'aumento del numero degli esami da 1 a 2 per accedere alla mensa, traduce in atto, anche se non completamente, gli indirizzi proposti e discussi già negli anni scorsi. Il confronto con i rappresentanti degli studenti e le verifiche svolte in sedi diverse hanno consigliato di non riproporre il voto minimo per l'assegno di studio.
La Commissione ha sottolineato la necessità di recuperare fondi per questo settore e l'opportunità di verificare con il Comune di Forino le modalità di spesa Il Gruppo comunista è d'accordo anche su queste ultime proposte; dà parere favorevole alla deliberazione, ribadendo la positività di una linea che sia attenta ai bisogni degli studenti, ma che contemporaneamente valorizzi la serietà e l'impegno negli studi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bergoglio.



BERGOGLIO Emilia

La deliberazione in esame ripropone le modalità, con modifiche di scarso rilievo, definite lo scorso anno e di conseguenza il Gruppo DC dovrebbe esprimere lo stesso voto e le stesse riserve.
Intendo nuovamente sottolinearle perché restino all'attenzione del Consiglio regionale anche in questa occasione. L'anno scorso non eravamo d'accordo sulla distinzione, per quanto riguarda le fasce di reddito effettuata tra lavoratori autonomi e lavoratori dipendenti. A nostro parere, infatti, la differenza di oltre 6 milioni tra il reddito del lavoratore dipendente e quello del lavoratore autonomo penalizza eccessivamente quest'ultima categoria, in relazione anche agli accorgimenti ed alle modifiche che nel frattempo sono intervenute nel sistema di rilevazione ed accertamento fiscale, almeno per quanto riguarda una parte dei lavoratori autonomi. Ci pare comunque che la presunzione della Giunta regionale di riaffermare in una delibera il fatto che queste categorie siano composte nella loro totalità da evasori fiscali e per cui si devono avvantaggiare altre categorie di lavoratori sia inaccettabile nel principio e nella sostanza.
Relativamente ai servizi. Quando diciamo che si deve utilizzare una parte rilevante dell'assegno o della borsa di studio in servizi, intendiamo ribadire il nostro convincimento che per servizio non si possa intendere soltanto quello svolto direttamente dall'ente pubblico, cioè dalle strutture gestite direttamente dal Comune o da enti assimilati, ma si possa anche intendere quello svolto autonomamente e direttamente da studenti o da altre forme di cooperazione o non aventi scopo di lucro.
Questo principio non mi pare sia stato ancora recepito. Per quanto riguarda i pareri; relativamente a quello espresso dalla Commissione consiliare, per correttezza, si dovrebbe precisare nel testo della deliberazione che il parere della Commissione consiliare è stato espresso a maggioranza, perché così come è scritto "sentito il parere espresso", si potrebbe pensare ad un parere unanime o comunque ad una decisione che vede concorde tutta la Commissione, mentre così non è.
Proporrei un emendamento, scherzoso nella forma, ma serio nella sostanza, che reciti: "visto il parere espresso dalla Commissione per il diritto allo studio universitario, sentito il parere espresso a maggioranza dalla Commissione consiliare competente, di cui peraltro non si tiene in alcun conto, il Consiglio regionale delibera".
Relativamente al parere espresso dalla Commissione per il diritto allo studio, occorre dire che le osservazioni presentate da quella Commissione in parte giunte nella fase conclusiva della discussione in sede di Commissione consiliare ed in parte anche dopo, di fatto non sono state recepite, né prese in considerazione.
In particolare, mi riferisco alle osservazioni presentate con lettera datata 21 giugno 1984, che sono relative a diversi problemi: all'utilizzo di otto posti letto da parte di giovani cosiddetti "a rischio" nell'ambito delle strutture universitarie; all'utilizzo, da parte della Regione o di altri enti, di posti letto (una riserva di dieci camere doppie) per gli ospiti della Regione; all'esigenza che le iniziative effettuate dalla Regione per attività diverse dal diritto allo studio vengano stralciate e finanziate con altri fondi perché non rientrino nel calderone complessivo del diritto allo studio: di fatto una parte dei fondi destinati a questa attività viene utilizzata per iniziative che niente hanno a che fare con il diritto allo studio. Di queste osservazioni non si fa nessun esplicito riferimento nella deliberazione. Sono problemi da prendere in considerazione e sui quali credo sia necessario chiedere un pronunciamento anche da parte della Giunta. Vi sono poi osservazioni relative alla qualità dei servizi; si fa riferimento esplicito alla differenza dei costi tra i servizi gestiti direttamente dal Comune e quelli gestiti da altri enti (L.
2.700.000 per posto letto nei servizi gestiti dal Comune e L. 2.200.000 in quelli gestiti dal Collegio Einaudi, per esempio).
Riteniamo si dovrebbe dare opportuno e dovuto conto di questi maggiori oneri, anche perché dovrebbero essere giustificati da una migliore qualità del servizio, cosa che invece non emerge dalla relazione redatta dalla Commissione per il diritto allo studio.
Vi è ancora il problema dell'aumento del contributo, a carico degli studenti, al costo dei pasti In linea di principio siamo contrari a ciò, in ogni caso però tale aumento dovrebbe essere supportato e confortato da un controllo serio sul costo dei pasti, senza dare per scontato che l'aumento che ci è stato proposto (almeno da quanto risulta dagli ultimi dati forniti dal Comune) sia congruo e adeguato, perché sono all'ordine del giorno le proteste, non so se giustificate, da parte degli studenti circa la qualità e la quantità del cibo fornito nelle mense, che dovrebbero essere attentamente verificate. Occorre inoltre considerare il fatto che uno soltanto dei tre locali mensa è aperto e ciò causa notevoli difficoltà agli studenti.
Queste considerazioni, peraltro scarne, avrebbero forse meritato una maggiore attenzione in sede di Commissione. Devo dire con chiarezza che nel campo del diritto allo studio siamo entrati in una fase di routine acritica, in cui si ripropongono dei modelli che peraltro non hanno dato grandi risultati e non hanno certamente portato ad un miglioramento della qualità dei servizi, anzi, ad uno scadimento.
Questa situazione, da un lato l'aumento dei costi e lo scadimento dei servizi, dall'altro la riduzione complessiva dei finanziamenti in questo settore, non ci può vedere favorevoli, né a questa deliberazione, né al modo di gestire l'intera partita del diritto allo studio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vetrino.



VETRINO Bianca

Questa settimana si è svolta una manifestazione dei collettivi universitari di diverse Facoltà per denunciare e protestare circa l'intollerabile situazione nella quale i nostri giovani sono oggi costretti a studiare. Credo che una delegazione sia anche stata presente ieri, io non so se si è svolta la riunione in quanto non ho potuto partecipare. La vicenda della Facoltà di Geologia (che pure non è una novità), gli avvenimenti di Palazzo Nuovo, quelli della Facoltà di Lettere dello scorso anno, i muratori in servizio permanente alla Facoltà di Economia e Commercio sono i simboli dell'attuale disagio universitario.
Agli inadempimenti da parte del Governo (la mancata riforma, il saccheggio delle leggi e leggine corporative) si sovrappone oggi la fatiscenza di strutture e di cattivi servizi che di fatto vanificano ogni serio tentativo di diritto allo studio. Già nello scorso dibattito sulla seconda Università ho volutamente parlato dei soli problemi della prima ed unica Università ricordando che, non risolvendo i problemi dell'Ateneo torinese, non è possibile discutere di seconda Università.
La presente deliberazione, che si limita all'erogazione di alcuni servizi, è un'occasione per riprendere questi fatti universitari senza limitarci alla sola votazione della deliberazione. Sarebbe infatti estremamente miope non considerare la presente deliberazione un anello della catena di situazione-reazione a cui oggi gli studenti sono sottoposti. Per esempio, i parametri che stabiliscono, ai fini delle convenzioni, un tetto di esami e di votazioni acquisite per l'accesso ai servizi, sono indispensabili, ma deve essere fatta molta attenzione nel coniugare i concetti di merito alla funzionalità, alla vivibilità dei servizi offerti; la continua precarietà dei servizi bibliotecari è un indice riferibile a queste difficoltà: il diritto allo studio nella sua estensione è l'insieme di questi fattori.
Propongo nuovamente al Consiglio di sollecitare un intervento immediato dei parlamentari piemontesi di tutti i partiti democratici per salvare l'Università piemontese. Non possiamo mantenere i cantieri perennemente aperti. I problemi dell'edilizia universitaria in parte sono aggravati per le scelte operate a livello locale.
I costi di ristrutturazione dell'Istituto "Poveri Vecchi" potrebbero trovare uno sbocco attraverso un intervento di emergenza presso il Governo nazionale sollecitato da un Piemonte unito. La nostra è una posizione politica senza nulla togliere alle responsabilità che a suo tempo avevamo stigmatizzato. La posta in gioco, d'altronde, è troppo alta per dividersi su una polemica probabilmente senza fine.
Ritengo inoltre che il Consiglio regionale dovrebbe promuovere in tempi brevi un incontro con il Consiglio di amministrazione, con la Commissione per la didattica, con i Consigli di Facoltà e con le organizzazioni studentesche che stanno cercando risposte chiare e precise.
Spero che l'Assessore ed il Presidente possano confortare concretamente queste proposte. L'applicazione della legge regionale sul diritto allo studio non ci trova consenzienti. Già il convegno dello scorso anno proprio in quest'aula, rivelò le numerose perplessità che in ambito universitario erano state sollevate sugli effetti della legge. Se le ex Opere rappresentavano una fucina di sottogoverno, oggi possiamo affermare che il nuovo ordinamento ha creato un'identica situazione. Non possiamo assolutamente condividere il metodo che continua a ledere e a soggiogare l'autonomia universitaria; gli effetti della gestione delegata sono estremamente negativi, le mense hanno accumulato nello scorso esercizio ben 7 miliardi di deficit, quest'anno sembra che la gestione sia stata affidata a più di un'azienda, levando il precedente monopolio. Spero veramente che venga introdotto un criterio di concorrenzialità per migliorare un minimo di servizio che oltre ad essere in deficit era anche di basso livello. I prezzi mensa sono giustamente dei prezzi sociali, ma il deficit non è giustificabile in questo senso perché dai dati pubblicati dal servizio competente della Regione Lombardia appare che a fronte di un numero di studenti ben più elevato di Torino il prezzo unitario sia più basso a base 1983 a Milano che a Torino. Questo elemento e le polemiche dello scorso anno indicano evidentemente che il Comune di Torino non ha saputo gestire a livelli ottimali il servizio. E' necessario che la Commissione competente ed il Consiglio riflettano su questi dati. Il diritto allo studio, almeno secondo l'art. 34 della Costituzione, è lontano a venire. E' necessario che la nostra Regione partecipi più consapevolmente a questi fenomeni con attenzione e disponibilità a cambiare delle leggi che mostrano il segno di un diffuso fallimento.
Per questi motivi noi ci asterremo su questa deliberazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Reburdo.



REBURDO Giuseppe

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, colgo l'occasione per porre una domanda all'Assessore competente per quanto riguarda il delicato e complesso problema degli stranieri nel regolamento della mensa.
E' vero che questo problema non può essere affrontato solo in un regolamento ed in una deliberazione, ma è altrettanto vero che a Torino ed in Piemonte sono parecchie le situazioni delicate di presenza straniera: estremamente drammatica è la presenza di clandestini per scelta o per necessità e va ben al di là delle statistiche ufficiali.
Cercando di capire qual è il livello di incidenza della presenza degli stranieri rifugiati politici che partecipano ed usufruiscono delle strutture e dei servizi previsti dalla deliberazione, colgo l'occasione per sollecitare (non ci sono il Presidente ed il Vicepresidente, ma sono presenti autorevoli Assessori) che il problema degli stranieri in Piemonte venga ripreso in termini più globali. E' un problema drammatico che non pu essere affrontato in modo parziale. Forse sarebbe opportuno parlare di un progetto stranieri, cioè di un intervento coordinato e globale della Giunta su questo problema. Questo grave e drammatico fenomeno non può essere taciuto, né affrontato con convegni o con le cosiddette normative di legge nazionale. E' un problema reale che interessa decine di migliaia di persone che nella nostra Regione e nella nostra città si trovano in condizioni disperate. Sarebbe opportuno che la Giunta assumesse un'iniziativa politica reale dopo gli importanti convegni che si sono svolti. Inoltre vorrei capire se vi è elemento sul piano dell'applicazione di queste deliberazioni sul diritto allo studio per constatare come questo problema possa incidere anche su queste parziale aspetto.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Ferrero.



FERRERO Giovanni, Assessore all'istruzione

Molte delle considerazioni qui svolte richiederebbero una sede specifica ed una discussione approfondita.
Concordo, e voglio con questo raccogliere gli stimoli che sono pervenuti, sui problemi dell'edilizia, sulle modalità di gestione dei servizi, ma sono cose che porterebbero lontano dal provvedimento che noi oggi approviamo, provvedimento che è quello preliminare alle decisioni del Consiglio comunale per l'erogazione concreta dei servizi. Vorrei fare soltanto alcune considerazioni molto brevi. La prima riguarda la domanda posta dal Consigliere Reburdo. In realtà, dal periodo in cui Ministro della Pubblica Istruzione era l'on. Bodrato ad oggi, io non ricordo più riunioni nazionali che affrontassero il problema degli studenti stranieri, problema che in quella sede le Direzioni Generali ed il Governo, per bocca del Ministro, avevano, secondo me giustamente, avocato a loro e ad una legge quadro generale che il Parlamento avrebbe dovuto discutere. La questione ha valenze umane molto delicate, ma nel contempo ha anche una rilevanza internazionale, in qualche modo diplomatica, che mal tollererebbe dei comportamenti troppo difformi da situazione a situazione. In realtà, noi ci troviamo di fronte a diversi ordini di problemi: vi sono quegli studenti stranieri che provengono da Paesi in cui esistono vincoli agli accessi all'Università; vi sono studenti stranieri che provengono da Paesi dai quali è praticamente impossibile ottenere certificazioni o controlli confrontabili agli studenti italiani; vi sono, infine, quegli studenti stranieri, ai quali si riferiva il Consigliere Reburdo, che provengono da Pesi in cui le limitazioni della libertà, non solo di espressione, ma a volte anche di sopravvivenza, sono molto pesanti. La verità è che la presenza delle due prime categorie rende molto complesso l'affrontare la terza questione in tutta la dignità ed in tutto il rilievo.
Questo problema esiste e deve essere affrontato, riaprendo anche a livello nazionale un qualche spiraglio di discussione. Per consenso unanime degli enti sono stati affrontati alcuni casi che sembravano essere emblematici e significativi: come, ad esempio, quelli degli studenti palestinesi e degli studenti iraniani. Nel caso degli studenti palestinesi (questo elemento non è contenuto nel bando, ma è stato rilevato dalla signora Bergoglio) la destinazione delle residenze ha dovuto essere disposta in tempi abbastanza rapidi.
Non vedo comunque facile soluzione al problema sulla base soltanto regionale.
La seconda considerazione è che non vorrei che al Consiglio sfuggisse il fatto che la lievitazione delle cifre a bilancio regionale negli anni scorsi per questa materia sia stata più alta del tasso di inflazione programmato. Ci troviamo quindi in una situazione nella quale il fondo comune regionale ha contribuito a questa materia trasferita e non già ad una situazione in cui le competenze finanziarie trasferite sono ad altro fine impiegate o comunque distolte. Questo deriva dal fatto che all'atto del trasferimento alla Regione delle competenze in materia di diritto allo studio, ci trovavamo in una fase di espansione positiva dei servizi, ma ancora con degli standards molto più bassi di quelli di altre Regioni.
Il meccanismo di finanziamento non è più in grado di tenere conto delle operazioni che effettuiamo perché è congelato sulla base di un'indicizzazione uguale a quella del fondo comune. La Regione Piemonte nell'ambito del riparto nazionale è la Regione più penalizzata per quanto riguarda l'ammontare di fondi in relazione ai servizi ed al numero di studenti.
Questo comporta quindi delle dolorose decisioni che competono purtroppo ad autorità superiori a quella che io rappresento di competenza per materia: all'interno di questo bando sono anche contenute delle esigenze di contenimento della spesa con il pieno utilizzo delle risorse e dei servizi disponibili.
Stiamo operando con il Comune di Torino in modo abbastanza energico perché vengano diminuiti gli organici, che sono a carico dei tondi dell'assistenza scolastica (quest'anno ci sono stati degli abbassamenti consistenti nei costi unitari del pasto) e perché si rivedano anche le gestioni delle residenze. E' un lavoro comunque ingrato e forse ingiusto nei confronti degli studenti universitari perché si traduce poi, per quanto forte sia l'attività di riorganizzazione, in una coperta sempre più stretta.
Vorrei che questo fosse messo esplicitamente all'attenzione, perché noi votiamo "si" ad un provvedimento che è in continuità con il passato, ma anche un provvedimento che la stessa Giunta regionale non ritiene quello che avrebbe desiderato fosse approvato in altre situazioni economiche della Regione.
Infine, una, considerazione in merito ai pareri. Nei provvedimenti conclusivi vige la prassi di citare quei documenti istruttori che concorrono alla formulazione del parere conclusivo. Mi pare quindi strano in questo caso volerla modificare, perché a questo punto si tratterebbe di includere il parere nella sua estensione, non tanto di aggiungere le parole "espresso a maggioranza", ma di definire quale maggioranza e magari anche chiedersi chi era presente. Credo che giuridicamente questa parte non rilevi quello che la legge richiede e che siano stati esperiti passi ed acquisite le documentazioni necessarie.
Per quello che riguarda la Commissione per il diritto allo studio, a me pare quanto meno che l'interpretazione qui data sia un poco forzata, perch rispetto al testo originario inviato alla Commissione per il diritto allo studio, ci sono delle parti del provvedimento che sono integralmente modificate, accogliendo in toto le indicazioni giunte dalla Commissione come, ad esempio, la questione relativa alla gestione delle residenze.
Vorrei ricordare che le considerazioni che qui sono state svolte e giustamente attribuite alla Commissione per il diritto allo studio, in ogni caso, per lo più non potrebbero essere contenute all'interno di questo provvedimento: sono indicazioni, sulle quali stiamo lavorando, che riguardano l'organizzazione dei servizi e non tipologie, le fasce o le modalità di Accesso per gli studenti ai servizi stessi, cioè operano sui comportamenti sostanziali ed organizzativi dell'Amministrazione.
Sarebbe, quindi, materialmente impossibile svolgere considerazioni di quella natura nel provvedimento che oggi votiamo.
Il provvedimento richiede l'immediata esecutività; prego la Presidenza del Consiglio di procedere successivamente anche a questa votazione.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, pongo in votazione tale deliberazione.
Ve ne do lettura: "Il Consiglio regionale vista la legge 22/12/1979, n. 642, di conversione in legge con modificazioni del D. L. 31/10/1979, n. 536, concernente il trasferimento alle Regioni delle funzioni, dei beni e del personale delle Opere Universitarie di cui all'art. 44 del D.P.R. 24/7/1977, n. 616; preso atto che la legge regionale 17/12/1980, n. 84, relativa a 'Diritto allo studio nell'ambito universitario' all'art. 7 attribuisce alla Regione la funzione di indirizzo e coordinamento anche mediante l'approvazione di linee di indirizzo o direttive pluriennali;.
ritenuto necessario, in vista dell'emanazione dei bandi di concorso per i vari benefici a favore degli studenti universitari per il prossimo anno accademico 1984/1985, modificare i limiti di reddito per poter ottenere i benefici stessi nonché l'ammontare dell'assegno di studio e della borsa di studio in quanto gli stessi non risultano più congrui e adeguati visto il parere espresso dalla Commissione diritto allo studio universitario sentito il parere espresso dalla Commissione consiliare competente delibera di stabilire, sulla base della rilevazione ISTAT sulle retribuzioni medie percepite dai lavoratori per il 1982, per l'anno accademico 1984/1985, le sottoindicate fasce di reddito al netto della contingenza e degli aumenti per figli a carico (oltre il primo) per l'attribuzione della tessera mensa e di altri servizi a prezzi differenziati, secondo le modalità riferite nella presente deliberazione: Limite di reddito per la prima fascia L. 6.274.000 + (6.226.000 = 12.500.000) limite di reddito per la seconda fascia L. 11.174.000+ (6.226.000 = 17.400.000) limite di reddito per la terza fascia L. 15.974.000 + (6.226.000= 22.200.000).
Il limite di reddito per la prima fascia è anche quello fissato per l'attribuzione dell'assegno di studio per l'anno accademico 1984/1985.
I limiti di reddito sono così individuati: 1) Il reddito annuo, per la prima fascia di reddito, è fissato in misura non superiore a L. 6.274.000, elevabile di L. 1.500.000 per ciascun figlio a carico oltre il primo. A tale limite di reddito va riferito il reddito annuo lordo (al netto dei contributi assistenziali e previdenziali) dichiarato dai singoli componenti il nucleo familiare quale risulta dallo stato di famiglia a qualsiasi titolo percepito, con esclusione dei trattamenti percepiti a titolo di indennità integrativa speciale di contingenza, fino ad una cifra pari all'indennità integrativa speciale degli impiegati civili dello Stato (massimo L. 6.226.000), aumentato dei redditi esenti dall'IRPEF e dei redditi assoggettati a ritenuta alla fonte a titolo di imposta.
Per la valutazione dei redditi familiari verranno presi comunque in considerazione tutti gli elementi forniti e quindi non soltanto i redditi dichiarati ai fini dell'IRPEF, ma anche i dati reddituali emergenti da altri documenti allegati alle domande degli studenti, o dagli accertamenti della Guardia di Finanza.
2) Restano confermati comunque i criteri di valutazione per l'attribuzione dei benefici in vigore già adottati con la passata legislazione, in quanto non contrastino con le presenti disposizioni.
Per quanto non contemplato nel presente documento valgono le disposizioni dei singoli bandi di concorso redatti secondo gli schemi allegati alla presente deliberazione e qui di seguito riportati per farne parte integrante.
Si ritiene opportuno che il merito richiesto per ottenere l'assegno di studio e la borsa di studio sia eguale per lo studente che segua il piano di studio consigliato dalle Facoltà o che abbia predisposto un piano di studi individuale, ai sensi della legge 11/12/1969, n. 910 (relativa alla liberalizzazione di piani di studio), confermando quanto già fissato lo scorso anno, ossia per ogni anno di corso e per ogni corso di laurea il numero degli esami che gli studenti devono aver superato con successo per avere titolo alla concessione dell'assegno di studio o di altre provvidenze, così come indicato nella tabella allegata alla presente deliberazione per farne parte integrante.
Si precisa che per l'ottenimento del beneficio del servizio mensa è necessario essere in possesso del requisito di merito consistente nell'aver superato almeno due esami nel corso dell'anno precedente alla data di richiesta della tessera mensa.
Calcolando le varie componenti di spesa che devono sostenere gli studenti in sede e fuori sede ed applicando l'adeguamento agli indici ISTAT, si ottengono i seguenti ammontari relativi all'assegno di studio: L. 1.600.000 per gli studenti fuori sede L. 900.000 per gli studenti in sede.
Gli studenti fuori sede, assegnatari di assegno di studio, dovranno utilizzare in servizi una somma non inferiore a L. 700.000 (somma risultante dalla differenza tra l'assegno di studio assegnato agli studenti fuori sede e quello assegnato agli studenti in sede).
Lo studente decade dall'obbligo di cui sopra qualora dimostri di non poter beneficiare dei servizi per mancanza degli stessi.
L'ammontare delle borse di studio secondo l'adeguamento agli indici ISTAT viene così stabilito: L. 1.000.000 per gli studenti fuori sede L. 600.000 per gli studenti in sede.
Gli studenti fuori sede, vincitori di borsa di studio, dovranno utilizzare in servizi una somma non inferiore a L. 400.000 (somma risultante dalla differenza tra la borsa di studio assegnata agli studenti fuori sede e quella assegnata agli studenti in sede).
Lo studente decade dall'obbligo di cui sopra qualora dimostri di non poter beneficiare dei servizi per mancanza degli stessi.
I prezzi dei servizi, considerato anche quanto previsto dalla legge 27/12/1983, n. 730, sono così fissati: Servizio mensa: prima fascia L. 1.200 (limite L. 6.274.000 + 6.226.000 = 12.500.000).
seconda fascia L. 2.000 (limite L. 11.174.000 + 6.226.000 = 17.400.000) terza fascia L. 3.000 (limite L. 15.974.000 + 6.226.000 = 22.200.000) quarta fascia L. 4.500 (oltre il limite della terza fascia).
Servizio alloggio: prima fascia L. 600.000 (limite L. 6.274.000 + 6.226.000 = 12.500.000) seconda fascia L. 900.000 (limite L. 11.174.000 + 6.226.000 = 17.400.000) terza fascia L. 1.200.000 (limite L. 15.974.000 + 6.226.000 = 22.200.000).
Sono esclusi dal beneficio dell'assegno di studio e di altri sussidi e servizi a prezzi politici gli studenti iscritti ad un corso di laurea per il conseguimento della seconda laurea.
La presente deliberazione è dichiarata immediatamente esecutiva ai sensi dell'art. 49 della legge 10/2/1953, n. 62 e sarà pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione ai sensi dell'art. 65 dello Statuto".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 24 voti favorevoli, 8 contrari e 2 astensioni.
Propongo ora di votare per l'immediata esecutività della suddetta deliberazione. Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvata all'unanimità dei 34 Consiglieri presenti in aula.


Argomento: Stato giuridico ed economico del personale dipendente

Esame deliberazione Giunta regionale n. 21-34018: "Rideterminazione annuale dell'indennità di trasferta ai dipendenti regionali e revisione dell'applicazione del D.M. 12/6/1979"


PRESIDENTE

Il punto nono all'ordine del giorno prevede l'esame della deliberazione della Giunta regionale n. 21-34018: "Rideterminazione annuale dell'indennità di trasferta ai dipendenti regionali e revisione dell'applicazione del D.M. 12/6/1979".
Pongo in votazione tale deliberazione.
Ve ne do lettura: "Il Consiglio regionale visto il primo comma dell'art. 10 della legge regionale 5/12/1978, n.
'74, così come sostituito dall'articolo unico della legge regionale 511211978, n. 75, che dispone che il Consiglio regionale con propria deliberazione ridetermini annualmente le misure dell'indennità di trasferta in relazione all'indice rilevato per la maggiorazione dell'indennità integrativa speciale; e comunque in misura non superiore a quella stabilita con Decreto del Ministro del Tesoro a norma dell'art. 1 della legge 26/7/1978, n. 417 visto il Decreto Ministeriale 4/2/1983 che fissa nel limite del 12 l'aumento della misura, dell'indennità di trasferta e delle altre indennità ad essa connesse in particolare ai punti: a) eleva da L. 31.700 a L. 35.600 l'indennità di trasferta per le qualifiche a cui sono equiparabili livelli regionali VIII - VII - VI - V da L. 23.100 a L. 25.900 l'indennità di trasferta per le qualifiche a cui sono equiparabili livelli regionali IV - III - II b) eleva da L. 101 a L. 114 l'indennità per il trasporto di mobili e masserizie su percorsi serviti da ferrovia (art. 8, comma terzo, legge 26/7/1978, n. 417) c) eleva da L. 166 a L. 186 l'indennità per percorsi o frazioni di percorso non serviti da servizi di linea (art. 8, comma quinto, legge 26/7/1978, n. 417 e art. 5, quarto comma, D.P.R. 16/1/1978, n. 513) d) eleva da L. 249 a L. 279 l'indennità per percorsi effettuati a piedi (art. 8, quinto comma, legge 26/7/1978, n. 417 e art. 5, quarto comma D.P.R. 16/1/1978, n. 513) e) eleva da L. 249 a L. 279 l'indennità per il trasporto di mobili e masserizie su percorsi non serviti da ferrovia (art. 8, sesto comma, legge 26/7/1978, n. 417 e art. 5, quinto comma, D.P.R. 16/1/1978, n. 513) ritenuto di adeguare con decorrenza 1/1/1984 l'indennità di trasferta e le altre indennità ad essa connesse nella misura stabilita dal Decreto Ministeriale 10/2/1984 vista la legge regionale del 5/12/1978, n. 74 visto il D.M, del 121611979 che determina la suddivisione in gruppi ai fini del trattamento di missione all'estero, del personale statale, civile e militare, compreso quello delle amministrazioni ad ordinamento autonomo di ruolo e non di ruolo, dei magistrati ordinari e di quelli del Consiglio di Stato della Corte dei Conti e della Giustizia militare nonché degli avvocati e dei procuratori dello Stato, tenuto conto di quanto previsto .dall'art. 1 del R.D. 3/6/1926, n. 941 sull'indennità al personale dell'Amministrazione dello Stato incaricato di missioni all'estero ritenuto di dover procedere all'equiparazione dei livelli funzionali regionali rispetto ai gruppi dell'allegato A del D.M, suddetto, a partire dalla data di esecutività della presente deliberazione nel modo seguente: livello funzionale regionale 2 gruppo VIII livello funzionale regionale 3 gruppo VII livello funzionale regionale 4 gruppo VI livello funzionale regionale 5 gruppo V livelli funzionali regionali 6, 7, 8, gruppo IV.
Visto il parere favorevole espresso dalla I Commissione consiliare permanente delibera 1) di elevare così come previsto dalla legge regionale 5/12/1978, n.
75, con decorrenza 1/1/1984, l'indennità di trasferta per i livelli VIII VII - VI - V da L. 31.700 a L. 35.600 e per i livelli IV - III - II da L.
23.100 a L. 25.900 - in base all'indice fissato dal Decreto Ministeriale 10/2/1984.
2) Per quanto attiene alle altre indennità connesse allo svolgimento della trasferta o di trasferimento, di elevare: l'indennità per il trasporto di mobili o di masserizie su percorsi serviti da ferrovia (art. 8, terzo comma, legge 26/7/1978, n. 417) da L.
101 a L. 114 l'indennità per percorsi o frazioni di percorso non servizi da servizi di linea (art. 8, quinto comma, legge 26/7/1978, n. 417 e art. 5 comma quarto, D.P.R. 16/1/1978, n. 513) da L. 166 a L. 186;.
l'indennità per percorsi effettuati a piedi (art. 8, comma quinto legge 26/7/1978, n. 417 e art. 5, comma .quarto, D.P.R. 16/1/1978, n. 513) da L. 249 a L. 279 l'indennità per il trasporto di mobili e masserizie su percorsi non serviti da ferrovia (art. 8, comma sesto, legge 26/7/1978, n. 417 e art. 5 comma quinto, D.P.R. 16/1/1978, n. 513) da L. 249 a L. 279 così come stabilito dal Decreto Ministeriale 10/2/1984 3) di equiparare i livelli funzionali regionali rispetto ai gruppi dell'allegato A del D.M. suddetto, nel modo seguente: livello funzionale regionale 2 gruppo VIII livello funzionale regionale 3 gruppo VII livello funzionale regionale 4 gruppo VI livello funzionale regionale 5 gruppo V livelli funzionali regionali 6, 7, 8 gruppo IV.
La presente deliberazione sarà pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione Piemonte ai sensi dell'art. 65 dello Statuto".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 34 Consiglieri presenti in aula.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione - Trasporti e comunicazioni: argomenti non sopra specificati

Ordine del giorno sui controllori di volo


PRESIDENTE

Passiamo al punto undicesimo all'ordine del giorno che prevede l'esame dell'ordine del giorno sui controllori di volo.
E' stata distribuita una bozza con una correzione formale proposta dal Consigliere Moretti. Se nessuno chiede di parlare, pongo in votazione tale ordine del giorno.
Ve ne do lettura: "Il Consiglio regionale a seguito di un incontro, svoltosi il 29 maggio u.s., dell'Ufficio di Presidenza e dei Presidenti di Gruppo con una rappresentanza sindacale di controllori di volo dello scalo aeroportuale di Caselle nel corso del quale i lavoratori hanno esposto i loro problemi operativi-funzionali attinenti la loro attività considerata l'importanza fondamentale che il traffico aereo ha nell'attuale realtà nazionale ed internazionale e considerata altresì l'esigenza di dotare lo scalo torinese di una sempre più adeguata struttura operativa oltreché tecnica di personale adeguatamente preparato alle delicate mansioni legate al controllo di volo sottolineata l'attuale carenza di organici in un contesto nazionale e di non corretta distribuzione di personale qualificato insieme all'esigenza di incentivare un'indispensabile formazione tecnica del personale aeroportuale responsabile del controllo di volo e della rete radar non solo a livello di scalo di Caselle, ma su scala nazionale auspica da parte delle autorità competenti una pronta riposta alle esigenze sia tecnico-professionali sia umane di una particolare categoria di lavoratori quale quella dei controllori di volo - gravata da responsabilità di servizio non indifferenti nei confronti dei cittadini si impegna a promuovere, attraverso e per mezzo delle sue competenze e poteri, ad operare in tutte le sedi più opportune per migliorare l'attuale realtà lavorativa dei controllori di volo e per incentivare l'attività e la funzionalità dello scalo aeroportuale di Caselle".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato all'unanimità dei 34 Consiglieri presenti in aula.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Ordine del giorno presentato dai Consiglieri Bontempi, Montefalchesi e Moretti inerente la crisi della Casa Editrice Einaudi (rinvio)


PRESIDENTE

Al punto tredicesimo all'ordine del giorno troviamo l'esame dell'ordine del giorno presentato dai Consiglieri Bontempi. Montefalchesi e Moretti inerente la crisi della Casa Editrice Einaudi.
Poiché c'è stato un mutamento sostanziale della situazione dal momento della stesura iniziale, l'ordine del giorno verrà ripresentato per la votazione.


Argomento: Enti Locali - Forme associative - Deleghe: argomenti non sopra specificati

Ordine del giorno sulle autonomie (rinvio)


PRESIDENTE

Infine, anche il punto dodicesimo all'ordine del giorno che prevede l'esame dell'ordine del giorno sulle autonomie, viene rinviato alla prossima adunanza consiliare.
Il Consiglio è convocato per il giorno 5 luglio prossimo.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 11.30)



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