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Dettaglio seduta n.252 del 28/06/84 - Legislatura n. III - Sedute dal 9 giugno 1980 al 11 maggio 1985

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Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PETRINI


Argomento: Navigazione (lacuale e fluviale)

Interrogazione dei Consiglieri Marchini, Gerini, Turbiglio, inerente l'approdo turistico al Lago di Viverone


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Al punto secondo dell'ordine del giorno "Interrogazioni ed interpellanze" discutiamo l'interrogazione dei Consiglieri Marchini Gerini, Turbiglio, inerente l'approdo turistico al Lago di Viverone.
La parola all'Assessore Rivalta.



RIVALTA Luigi, Assessore alla pianificazione

L'interrogazione dei colleghi del Partito Liberale riguarda il lago di Viverone e precisamente la costruzione di approdi turistici che sul lago sono stati effettuati.
La Giunta regionale infatti con deliberazione del 29/12/1977 aveva approvato il progetto di costruzione di pontili nelle località prospicienti il lago di Viverone, precisamente ad Azeglio, Piverone, frazione Anzasco; a Viverone zona Lido, zona Punta Becco, frazione Comune e frazione Masseria.
Le sponde del lago di Viverone sono state spostate ai vincoli di tutela della legge 1497 del 1939, in due ambiti territoriali; uno nel Comune di Viverone che riguarda la zona costiera del lago di Viverone (il decreto è del 1952), l'altro nel Comune di Viverone che riguarda la zona costiera del lago (il decreto è del '53).
Risponde a verità che nel Comune di Viverone in località Lido, soggetta a vincoli di tutela è stato costruito un approdo turistico, che come dicevo prima era stato approvato con delibera della Giunta regionale nel 1977.
La costruzione risale al periodo 81/82 e per esso non erano state espletate le pratiche riguardanti l'autorizzazione ai sensi della legge del 1939.
A seguito della diffida che nel 1981 l'Assessorato competente (pianificazione territoriale) diresse al Sindaco di Viverone e al Sindaco di Piverone, pervenne poi all'Assessorato, dal Comune di Viverone, il progetto esecutivo dell'attracco turistico in zona Lido.
L'Assessorato regionale non riscontrava la ricezione di questo progetto ma incominciava l'istruttoria, i sopralluoghi ed il suo esame.
Incominciava, peraltro, anche l'istruttoria per estendere il vincolo di tutela paesaggistica sull'intera sponda del lago, avendo avuto in questo senso sollecitazioni dal Ministero dei beni culturali.
La costruzione del porticciolo in zona Lido del Comune di Viverone veniva intanto effettuata.
Portata avanti l'istruttoria abbiamo successivamente manifestato un parere di possibile autorizzazione in sanatoria alla costruzione di questo porticciolo poiché il progetto si può inserire in modo tale da garantire un rapporto ambientale corretto e con caratteristiche progettuali soddisfacenti.
La settimana scorsa abbiamo anche approvato e dato l'autorizzazione alla costruzione del porticciolo di Piverone. Sotto il profilo della tutela ambientale, anche se c'è stata questa sfasatura, questa incomunicabilità di rapporto fra i due Assessorati (ma si tenga conto che l'approvazione dei progetti dei porticcioli è del 1977, mentre la tutela ai sensi della legge del '39 è esercitata dalla Regione soltanto a partire dalla seconda metà del 1978) si può però dire che le realizzazioni sono state condotte in modo da avere caratteristiche intrinseche positive, e da potersi inserire in modo soddisfacente nelle caratteristiche ambientali del lago.
Quindi siamo per l'autorizzazione in sanatoria della costruzione dell'approdo a Viverone e abbiamo nella seduta di Giunta della settimana scorsa, autorizzato la costruzione del porticciolo di Piverone.
Sull'intero lago rimane poi una ragione di tutela; essa non può riguardare soltanto le sponde. Contro l'azione di tutela abbiamo trovato difficoltà di intervento nel momento in cui abbiamo proposto il parco del lago di Viverone.
Stiamo, con l'Assessorato ai trasporti, definendo un regolamento per la navigabilità sul lago. In ragione proprio della regolamentazione che si sta definendo e dei contatti che abbiamo avuto con i Comuni di Viverone e di Piverone, che sono consenzienti a questa regolamentazione, abbiamo anche dato il via alla costruzione del nuovo porticciolo di Piverone, il quale dovrebbe garantire la possibilità di approdo soprattutto alle barche a vela e a natanti con motore di piccolo potenziale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Ho apprezzato la risposta dell'Assessore Rivalta che ha riportato a concetti di psicologia l'incomunicabilità tra gli Assessori, vicenda che a noi liberali sembra inaudita e estremamente preoccupante.
La sostanza è che il Comune di Viverone ha realizzato un porticciolo in totale dispregio della nota del 22/6/81 dell'Assessore competente.
E' un fatto oggettivo incontestato, che dimostra il totale disinteresse del Comune di Viverone nei confronti dell'Assessore Rivalta. C'è poi la nota del 25/1/1983 dell'Assessore Rivalta che richiama a riflettere sull'opportunità o meno di dare un contributo in ordine a questo porticciolo, guarda caso, anche questa vede totale disinteresse dell'Assessore Cerutti e ovviamente dell'ineffabile Presidente Viglione alle raccomandazioni dell'Assessore Rivalta.
In finale la Giunta dà il contributo per un porticciolo che l'Assessore Rivalta ritiene non si debba fare e sul quale diffida il Comune competente.
Che cosa significa tutto questo? In primo luogo che la collegialità della Giunta non esiste.
Incomunicabilità vuol dire che questa Giunta si è ridotta a un complesso di feudatari chiusi nelle loro rocche all'interno delle quali gestiscono spartiscono e governano secondo il loro politico obiettivo in termine eufemistico.
E' chiaro che il "signore" del lago Maggiore e dei laghi in genere l'Assessore Cerutti, il quale a quanto pare ha anche il diritto di far percorrere in lungo e in largo il lago Maggiore a amici ed a "clienti" intesi nel senso romano, non accetta alcuna interferenza da parte degli Assessori nelle sue marche di frontiera.
Per questo lascia che Sito e Consusa vadano allo sbando; è inesistente l'Assessore Cerutti su questo settore.
Però, quando si arriva alla sua marca di frontiera, per esempio al parco del Ticino, c'è un limite invalicabile, c'è il "sole nascente" sul quale non si può interferire, non hanno potuto interferire né l'Assessore Rivalta, né la Giunta.
Certamente non ha tentato di interferire il Presidente Viglione che rivela tutta la sua forza solo nella Conferenza dei Capigruppo e non nel richiedere alla sua Giunta comportamenti di collegialità responsabili come è richiesto dallo Statuto.
Questo ineffabile Presidente, peraltro, ha richiamato gli Assessori all'uso omogeneo della carta intestata.
Non li richiama all'uso omogeneo delle loro funzioni di Assessore e alla collegialità, perché sarebbe un fatto politico che metterebbe in dubbio la sedia a rotelle sulla quale si siede.
Dico a rotelle non perché il Presidente sia invalido, ma perché la usa per girare in lungo e in largo il Piemonte e sta il meno possibile dove dovrebbe stare, cioè in Consiglio.
Assessore Rivalta, a chiusura di questa sconfortante risposta le faccio notare che esiste una nota della Sovrintendenza per i beni ambientali e architettonici del Piemonte che, al penultimo paragrafo, dice testualmente: "Al riguardo si segnala la necessità che l'intera questione sia sottoposta al vaglio dell'Avvocatura generale perché chiarisca se nel comportamento del Comune di Viverone siano da ravvisarsi gli estremi per la denuncia dell'Autorità giudiziaria competente".
Siccome questa lettera è stata inviata alla Regione Piemonte, ricordo a lei che è Vice presidente della Giunta e che in questa sede rappresenta la Giunta, che la raccomandazione della Sovrintendenza per i beni ambientali e architettonici del Piemonte deve avere da parte della Giunta la dovuta attenzione, quindi invito il Presidente della Giunta a valutare se il complesso degli atti non debba essere trasmesso alla Procura della Repubblica.



RIVALTA Luigi

Le mie lettere sono mandate ad un lungo elenco di indirizzi tra i quali ci sono le istituzioni da te citate.



MARCHINI Sergio

Siccome però mi pare che la rappresentanza legale dell'organo competa al Presidente della Giunta, mi pare che in primo luogo debba essere il Presidente della Giunta a valutare l'opportunità di questa iniziativa.
Siamo in una materia di grande delicatezza, tuttavia sul piano politico la risposta non è pervenuta. Sul piano della tutela ambientale non dubito che le conclusioni dell'Assessore, che sappiamo molto attento a questi problemi, siano in linea con la conservazione del bene naturalistico e anche in armonia con le esigenze di altra natura.
Rimane l'aspetto delicato dell'indicazione dei fatti che possono costituire reato sulla quale, posto che la VII Commissione è stata coinvolta, la Presidenza della Regione deve comunicare se intende o meno trasmettere gli atti alla Procura della Repubblica, in difetto di che, a scalare qualche altro soggetto, magari a proprio discarico di responsabilità, lo farà direttamente.


Argomento: Problemi energetici

Interrogazione dei Consiglieri Martinetti e Lombardi e interpellanza dei Consiglieri Ferro, Valeri, Avondo, Biazzi, Bontempi, inerenti il piano di metanizzazione


PRESIDENTE

Interrogazione dei Consiglieri Martinetti e Lombardi ed interpellanza dei Consiglieri Ferro, Valeri, Avondo, Biazzi, Bontempi, inerenti il piano di metanizzazione.
Risponde l'Assessore Calsolaro.



CALSOLARO Corrado, Assessore all'energia

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, lo sviluppo della rete dei metanodotti programmato dal piano energetico nazionale prevede un investimento di 1.300 miliardi di lire sul territorio nazionale dal 1981 al 1990: e più precisamente di 300 miliardi di lire per gli anni 1981/83 e di 1.000 miliardi di lire per gli anni 1984/1990. L'interpellanza dei Consiglieri del Gruppo comunista contiene quindi un errore di lettura della tabella 2 C del PEN di 1.300 miliardi di lire in eccesso (sono quindi 1.300 miliardi e non 2.600 miliardi).
Il piano di metanizzazione della Regione Piemonte che è stato redatto dalla SNAM è per ora solo un documento provvisorio: siamo pertanto in attesa del vero e proprio piano che dovrà essere predisposto dalla SNAM e che dovrà essere esaminato dalla Giunta e approvato dal Consiglio, anche per la parte relativa al suo finanziamento. Il piano, a sua volta, farà parte del più ampio piano energetico regionale per la cui predisposizione la Giunta regionale intende avvalersi della convenzione a suo tempo stipulata con l'Enea e con il coinvolgimento degli Enti nazionali e delle realtà produttive locali, private (imprenditori) e pubbliche (aziende municipalizzate e Comuni).
Le domande specifiche relative all'area monregalese si riferiscono a dichiarazioni di altri membri della Giunta i quali risponderanno in merito a quanto richiesto dai Consiglieri del Gruppo democristiano.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare l'Assessore Rivalta.



RIVALTA Luigi, Assessore alla pianificazione territoriale

L'interrogazione mi chiama in causa in relazione ad un convegno indetto dal mio Partito ad Ormea il 19 maggio nel quale si è avuta informazione che sarebbe stato richiesto il prolungamento della derivazione fino a Garessio e che il Partito Comunista - si dice nell'interrogazione - intende altresì proporre il collegamento della rete piemontese con l'impianto esistente o previsto nella Liguria occidentale assicurando così il servizio ad Ormea all'alta Valle Tanaro e al retroterra imperiese.
Voglio precisare il pensiero della Giunta sui problemi sopra accennati.
Certo, hanno ragione i Consiglieri interroganti che si debba distinguere il ruolo istituzionale dal ruolo politico.
Ero presente al convegno indetto dal partito, ma io non faccio mai questa distinzione. Voglio precisare che la Giunta regionale, al momento della presentazione del progetto Snam ha ritenuto di richiedere alla Snam, di valutare anche la possibilità di prolungare il metanodotto oltre Ceva sulla direttrice per Ormea in considerazione delle tante valutazioni che abbiamo fatto sulla crisi dell' Alta Valle Tanaro.
Ho aggiunto una mia valutazione, suffragata da apporti tecnici poiché non faccio l'apprendista stregone e cioè, che la realizzabilità del metano nell'alta Val Tanaro può trovare una giustificazione nella misura in cui quel ramo del metanodotto, congiungendosi con il metanodotto da costruire in Liguria occidentale, viene a realizzare degli anelli di condotta che rendono più flessibile e più elastica la gestione degli impianti.
Basti pensare che, ove l'impianto è lineare, qualsiasi interruzione lungo la condotta per guasto o per esigenze di manutenzione interrompe l'erogazione del metano su tutta la linea.
La costituzione ad anelli delle strutture di distribuzione dell'energia consente invece di ridurre i danni dell'interruzione a tratti limitati e di fornire l'energia per altre direttrici.
Quindi, questa ipotesi renderebbe funzionale il sistema di metanodotto per la zona piemontese e per la zona ligure.
Se il congiungimento con la Liguria fosse possibile, come io ritengo da quello che ho appurato, il metanodotto nell'Alta Val Tanaro può diventare una realtà.
Senza la costituzione dell'anello può sorgere un problema economico nel senso che la Valle Tanaro ha una bassa densità di popolazione, mentre con l'allacciamento al metanodotto della Liguria il problema della Valle Tanaro diventerebbe un tassello inserito nella funzionalità complessiva dei sistemi di metanodotto della parte nord occidentale dell'Italia.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Martinetti.



MARTINETTI Bartolomeo

Questa risposta a due voci suggerirebbe altre considerazioni di tipo polemico come quelle che ha fatto testi il Capogruppo liberale circa la collegialità della Giunta, ma, siccome nessun intendimento polemico c'era nella mia interrogazione, rifuggirò da questa tentazione e mi limiterò a ringraziare gli Assessori, anche se non posso sottacere che sul punto della proposta emersa nel Convegno di Ormea, da parte di autorevoli esponenti del Gruppo Comunista, la Giunta non ha dato una risposta.
E' anche logico che la Giunta non abbia ancora preso in esame questa impostazione e non abbia ancora nulla da dire, comunque c'è l'interesse nostro e della popolazione che ha tratto da quanto detto nel Convegno di Ormea ragioni di speranza e aspettative.
Mi auguro che per le ragioni che il Vice Presidente ha ricordato di carattere tecnico e strutturale sia possibile, se non nel tempo breve, ma in prospettiva, realizzare una linea verso la politica energetica nel settore metanifero della Regione Piemonte.
Il Presidente della Giunta ha più volte chiaramente detto nel territorio monregalese che il metanodotto arriverà non solo a Ceva, ma anche a Garessio e a Dogliani, quindi auspico che la Giunta tenga presente le esigenze di quella zona per molti versi bisognosa di sostegno sul piano strutturale e sul piano socio-economico.



PRESIDENTE

Sull'interpellanza n. 239, che tratta lo stesso argomento, ha chiesto la parola il collega Ferro. Ne ha facoltà.



FERRO Primo

Il piano della Snam è indubbiamente perfettibile.
Avviato secondo un'ottica secondo noi abbastanza discutibile, perché più che puntare sulla chiusura di anelli punta sulla realizzazione di 10 diramazioni le quali sono in funzione della costituzione di consorzi fra comuni per la realizzazione di infrastrutture a bassa pressione.
Riteniamo, come lo ritengono le aziende municipalizzate (la Cispel osservazioni di questo tipo le ha fatte) sia invece giusto operare nella direzione della chiusura di anelli, ovviamente privilegiando le aree attrezzate che per scelta politica, la Giunta intenderà privilegiare.
Intendiamo però sottolineare un altro problema.
Il Piemonte è la Regione dell'Italia settentrionale meno metanizzata. La richiesta della Snam di un concorso finanziario della Regione, attorno al 40-50 per cento della spesa non tiene conto del fatto che all'interno del piano energetico nazionale, per le opere di metanizzazione della Snam è prevista una cifra superiore ai 2000 miliardi nell'arco di un triennio.
Riteniamo sia opportuno stabilire una trattativa con la Snam affinché la maggior parte delle opere vengano realizzate attingendo dai fondi previsti dal piano energetico nazionale.


Argomento: Edilizia pubblica (convenzionata, sovvenzionata, agevolata)

Interrogazione del Consigliere Cerchio inerente le Case IACP Falchera di Torino


PRESIDENTE

Interrogazione del Consigliere Cerchio, inerente le Case IACP Falchera di Torino. La parola all'Assessore Bruciamacchie.



BRUCIAMACCHIE Mario, Assessore all'edilizia residenziale

L'Istituto Case Popolari di Torino, preso atto che la quasi totalità degli assegnatari della zona E2 Falchera aveva installato delle caldaie particolari per il riscaldamento negli alloggi, senza autorizzazione dell'Ente che nel frattempo aveva appaltato la gestione del riscaldamento centralizzato, con un ricorso del 4.11.1982 in via di urgenza in base all'art. 700 del Codice di procedura penale, chiedeva al Pretore di disporre quanto necessario per erogare il riscaldamento agli alloggi in cui l'impianto non era stato modificato. Il Pretore di Torino con un primo provvedimento disponeva il ripristino dell'erogazione del riscaldamento e in seguito ad accertamenti, revocava il provvedimento stesso. Nel frattempo gli assegnatari che non avevano eseguito le modifiche, con diversi ricorsi al Pretore di Torino, chiedevano in via d'urgenza l'erogazione del riscaldamento attraverso l'impianto centralizzato ed il Pretore ordinava allo IACP di provvedere a tale erogazione oppure, qualora non fosse possibile, di installare negli alloggi dei ricorrenti caldaiette singole, a cura e spese naturalmente dell'ente. Non essendo più possibile il tempestivo ripristino in via di urgenza degli impianti centralizzati che richiedevano ormai opere urgenti, l'istituto proponeva di eseguire l'ordinanza del Pretore installando le caldaiette.
Considerato che la posa della caldaiette da parte della quasi totalità degli assegnatari è avvenuta prima che intervenissero i consensi unanimi e l'autorizzazione, cagionando all'Istituto la spesa di cui si è detto consegue il diritto al risarcimento del danno sotto il profilo contrattuale, col riferimento al minor danno che nel confronto fra le opere di ripristino generale e la spesa della posa delle caldaiette ordinate dal Pretore, appare essere costituita da questa seconda voce.
Pertanto l'Istituto ha citato in giudizio dinanzi al Tribunale di Torino gli assegnatari che hanno installato le caldaiette senza la necessaria autorizzazione.
Si fa rilevare che sulla fattibilità dell'operazione di trasformazione da parte dell'utenza dell'impianto centralizzato in impianti singoli l'Istituto aveva richiesto un parere alla Regione Piemonte, la quale con nota del 10.2.1982 protocollata 394435, esprimeva il proprio parere favorevole anche in considerazione che tutte le spese necessarie all'esecuzione dei lavori, nonché la manutenzione ordinaria e straordinaria degli impianti sarebbero state a totale carico degli utenti, i quali avrebbero così dovuto altresì impegnarsi a cedere gratuitamente gli impianti all'Istituto in caso di rilascio dell'alloggio.
Quindi, per quanto sopra esposto appare sostanzialmente corretta l'iniziativa dell'Istituto di addebitare le spese sostenute, a seguito della citata ordinanza del Pretore, agli inquilini che hanno installato abusivamente gli impianti di riscaldamento autonomi.



PRESIDENTE

L'interrogante ha facoltà di replicare.



CERCHIO Giuseppe

La questione delle caldaiette installate nelle case IACP della Falchera si trascina ormai da anni ed è conseguente ad una serie di lodevoli iniziative, seppur in dissonanza con la visione dell'Istituto dei soggetti assegnatari i quali hanno attivato interventi migliorativi a fronte di disagi strutturali.
Con l'interrogazione si chiedeva se l'Amministrazione regionale ritiene possibile un intervento di mediazione nei confronti dell'Istituto e di aiuto nei confronti degli assegnatari.
Purtroppo la questione si è accentuata negativamente per l'intervento del Pretore e per il ricorso ai legali. Forse alcuni assegnatari hanno potuto usufruire gratuitamente dei legali perché messi a disposizione da strutture di partito, mentre altri privi di queste tutela sono stati necessitati a rivolgersi al legale a proprie spese.
La nostra richiesta era volta a trovare uno spazio che non penalizzasse ulteriormente gli assegnatari che in termini magari non formalmente legittimi ma al fine di migliorare le loro condizioni abitative hanno anche migliorato il patrimonio strutturale.
Spiace registrare che non è intervenuta l'azione di mediazione così come noi suggerivamo.


Argomento: Edilizia pubblica (convenzionata, sovvenzionata, agevolata)

Interrogazione dei Consiglieri Brizio e Picco inerente il controllo della gestione IACP di Torino


PRESIDENTE

Interrogazione dei Consiglieri Brizio e Picco inerente il controllo della gestione IACP di Torino. Risponde l'Assessore Bruciamacchie.



BRUCIAMACCHIE Mario, Assessore all'edilizia residenziale

L'azione che la Regione, in riferimento all'attività degli Istituto autonomi per le case popolari è volta ad individuare soluzioni positive al fine di incentivare il patrimonio di edilizia residenziale pubblica e di sopperire ad una situazione debitoria pesante soprattutto per l'Istituto case popolari di Torino, anche se è una situazione da ritenere fisiologica purtroppo di questi istituti.
Tuttavia l'Istituto di Torino non risulta tra quelli maggiormente indebitati. Tutto ciò a fronte anche di un notevole sviluppo dell' attività che solo negli anni 1983 e 1984 ha consentito la realizzazione di 1550 alloggi e la ristrutturazione in 13 insediamenti di oltre 1800 alloggi.
In merito all'attività di vigilanza, l'atteggiamento della Regione è disceso dalla considerazione che gli Istituti Case Popolari sono istituzionalmente autonomi e singolarmente amministrati da proprio Consiglio di Amministrazione, in cui sono presenti le istituzioni attraverso le rappresentanze dei partiti politici di maggioranza e di minoranza, altri enti e le organizzazioni sindacali.
Gli istituti per la funzione di controllo, sono dotati del Collegio dei Sindaci, quindi sono enti pienamente responsabili degli atti che compiono.
Nonostante ciò, a seguito delle problematiche inerenti gli aspetti gestionali e di bilancio, la Giunta ha incaricato tre funzionari da me coordinati a compiere verifiche. Vi sono già stati incontri con il Presidente, il Vice Presidente e il Collegio sindacale dell'istituto.
L'obiettivo della Regione è di utilizzare tutti i fondi disponibili consentire in tempi rapidi la realizzazione e la manutenzione degli edifici di edilizia residenziale pubblica, adottare provvedimenti atti ad accelerare le procedure.
Per esempio, l'Istituto di Torino necessita dell'approvazione delle modalità per la gestione della manutenzione degli edifici, della modifica dello Statuto per consentire la cessione di locali per attività commerciali, del reperimento di fondi per facilitare l'alienazione degli alloggi in particolare.
Si sono svolte attività di verifica sulla situazione patrimoniale e finanziaria degli Istituti e i relativi dati sono stati resi noti anche in risposta ad una precedente interpellanza.
L'Istituto di Torino, in merito alla data di approvazione dei bilanci ha fornito queste notizie, Il bilancio consuntivo 1981 è all'esame del Collegio sindacale ed è prevista la sua approvazione da parte del Consiglio di amministrazione entro il mese di settembre 1984.
Il bilancio consuntivo 1982 sarà approvato dal Consiglio di amministrazione entro quest'anno. Vi sono istituti di altre città che devono ancora approvare i consuntivi dell'anno 1980.
Premesso che la componente dei costi di gestione e quella dei ricavi derivano da dati incontrovertibili e verificabili occorre evidenziare che l'Istituto ha fatto fronte a questo deficit con l'accensione di mutui ipotecari di gestione, molto gravosi sotto il profilo finanziario, e tali da inasprire ulteriormente la situazione di bilancio.
Infatti il costo medio per vano amministrato dagli Istituti a consuntivo 1980 era di circa 10 mila lire vano mese, di cui 6.500 lire per oneri finanziari a fronte di un incasso medio di 3.500 lire per ogni vano mese.
La situazione debitoria degli IACP di Torino e più in generale la situazione finanziaria degli IACP piemontesi, in parte migliorerà, forse sensibilmente nei prossimi mesi a seguito dell'applicazione della legge che il Consiglio regionale ha approvato giovedì scorso, con la quale sono stati rideterminati i canoni di locazione degli alloggi e di edilizia sovvenzionata gestiti dagli IACP.
Nonostante l'intensa azione di recupero delle morosità, questo mancato introito al 31/12/81 ammontava a circa 13 miliardi.
C'è da considerare d'altronde che la condizione reale nella quale si trova ad operare l'Ente appare del tutto anomala, forse è l'unica all'interno dell'ordinamento pubblico del nostro Paese, considerato che non esiste alcun organismo chiamato ad assolvere ad una funzione sociale che non abbia riconosciuti i mezzi necessari per assolverla.
Infatti gli Istituti delle case popolari sono tenuti per legge ad autofinanziarsi sulla base dei canoni. In un simile quadro di precarietà l'Istituto di Torino ha dovuto fronteggiare situazioni di emergenza e anche con mezzi di emergenza quali appunto le consulenze che sono state necessarie perché il processo di ristrutturazione degli edifici e dei servizi dell'ente si è concluso solo nel 1983.
Le consulenze prestate all'Istituto non sono mai state a caso o per problemi banali o sporadici, bensì in relazione a motivate esigenze speciali a cui non si poteva rispondere tempestivamente con la creazione di uffici.
E' opportuno precisare che alcune consulenze hanno avuto carattere, sono state indirizzate quindi a concreti recuperi di somme per morosità o al miglioramento di strumenti amministrativi e di gestione, altre erano invece prestazioni tecniche di carattere provvisorio volte a coprire impreviste carenze.
C'è da sottolineare che questo tipo di consulenza da tempo non è più utilizzato dallo IACP, quindi in questo caso ci riferiamo a provvedimenti del passato.
Nello specifico le voci di spesa riferite alle consulenze sono: 269 milioni nel 1981 nel bilancio preventivo del 1982 erano previsti 190 milioni nel bilancio preventivo 1982, 200 milioni circa nel bilancio 1984, 190 milioni recupero morosità, affitti, conguagli vari, riscaldamento; 200 milioni per consulenze amministrative e 30 milioni per altre consulenze.
Questo tipo di consulenze ha consentito di mutare tutto il piano dei conti ed adottare per l'anno 1984 la contabilità con un sistema finanziario più idoneo ad un ente pubblico e più rispondente sia dal punto di vista civilistico che fiscale ai dettami della norma.
Quanto ai costi di ristrutturazione del quartiere IACP, in via preliminare è necessario chiarire che tutti i quadri economici dei quartieri in via di ristrutturazione sono stati approvati da apposite Commissioni della Regione e dello Stato.
Per quanto riguarda il quartiere n. 9 si chiarisce che i fondi utilizzati per la ristrutturazione sono fondi della legge 427 - secondo biennio.
Questo processo di ristrutturazione ha significato un aumento degli introiti di 300 milioni circa.
I costi sostenuti secondo l'ultimo quadro economico approvato sono i seguenti: costo per tutte le spese complessive di 2 miliardi 829 milioni per un costo a metro quadro di 565 milioni.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Picco. Ne ha facoltà.



PICCO Giovanni

E' la seconda volta che solleviamo il problema del bilancio dell'Istituto case popolari di Torino per la gravità della situazione ed i riscontri, ormai al limite della sopportazione, che si hanno nella base degli utenti sia per quanto riguarda aspetti che concernono la gestione economica e finanziaria, ma soprattutto per gli aspetti gestionali che sono inficiati e contestati per una serie ripetuta di discriminazioni sull'utenza, che vengono effettuate anche in atti che .dovrebbero invece essere attuati, come l'aumento dei canoni, con assoluta indifferenza e con perequazioni semmai da situazione a situazione, ma non con discriminazione sui soggetti.
Purtroppo siamo arrivati al punto che, nonostante la gravità della situazione e il disagio dell'utenza, si trova ancora il modo di adottare un sottogoverno discriminando perfino nella segnalazione dell'aumento dei canoni tra soggetti e soggetti.
Chiudo la parentesi.
Le risposte all'interrogazione sono ancora una volta insoddisfacenti, così come erano insoddisfacenti tutte quelle date all'interpellanza che prima è stata ricordata e che abbiamo richiamato.
Infatti i dati reali del bilancio dell'IACP non possono fare riferimento solo ai dati contabili dei singoli bilanci i quali di fronte alla chiusura del credito da parte delle banche hanno preoccupato qualche parte politica interessata che ha cominciato a paventare il commissariamento.
La situazione finanziaria pregressa dei debiti è spaventosa e non è vero Assessore - che sono pari a quelli degli altri grandi centri italiani perché è una situazione atipica e certamente più grave di quella dei grandi centri del Nord.
Se poi vogliamo andare a vedere i riferimenti nel centro e nel Sud, il ruolo che lì svolgono gli Istituti non è certo quello che svolgono nelle realtà nostre, quindi non possiamo fare dei confronti indiscriminati pensando di mettere tutto in un unico calderone.
Comunque la considerazione che L'IACP di Torino sarebbe in situazione non peggiore di quella degli altri Istituti e gravissima da parte di un Assessore responsabile di un settore come questo, per le conseguenze che ne derivano.
Se è così, allora rinunciamo a qualsiasi atteggiamento critico, rinunciamo a esercitare qualsiasi controllo e ci chiediamo che cosa possano fare quei tre poveri funzionari che l'Assessore ha nominato.
Credo invece che dobbiamo partire dalla considerazione che la situazione va comunque rimarginata e riportata a dei livelli di normalità anche solo per consentire ai flussi normali di credito immediato che consentono il pagamento degli stipendi e la ordinaria manutenzione, di potervi far fronte.
Questo ovviamente viene operato nella misura in cui l'Istituto dia un minimo di garanzie correggendo le tendenze in atto e si ponga in un atteggiamento di rimarginazione delle grosse falle che si sono aperte.
Noi non possiamo accettare risposte di questo tipo e perseguiremo l'obiettivo di tallonare la regione perché, al di là della nomina dei tre funzionari, ci dica che cosa vuole fare per attuare un reale controllo, per riportare la gestione delle case popolari, visto che il quadro nazionale oggi è chiarito, visto che l'applicazione della delibera CIPE è stata votata dal Consiglio regionale, visto che vi dovrebbe essere un'applicazione indiscriminata e indifferenziata rispetto ai soggetti per adeguare i canoni alle disposizioni di legge nazionale.
Si deve fare un programma finanziario che consenta di valutare a quale risultato possono portare gli introiti perché non è escluso che il risultato a cui possano portare gli adeguamenti dei canoni rispetto alla delibera CIPE non sia assolutamente soddisfacente, anzi, rappresentino rispetto al buco del deficit gestionale solo una minima parte di fronte ai gravi problemi esistenti.
Quindi ripeteremo istanze e sollecitazioni perché Assessore e Giunta prendano dei provvedimenti più radicali e portino un programma preventivo di adeguamento dei canoni e ipotesi di assestamento della tendenza deficitaria.
La parte sconcertante della risposta riguarda però altri aspetti. Credo che il discorso delle consulenze non sia tanto da legare ai costi delle stesse quanto al metodo, quanto all'uso dello strumento, quanto al fatto che esistono delle segreterie di vertice dell'Istituto che sono supportate da strumenti di questo tipo.
Mi chiedo se un Istituto che si trovi in queste condizioni possa permettersi queste operazioni di sottogoverno che in fondo non hanno alcuna giustificazione né sul piano dell'economicità, né sul piano della funzionalità della struttura.
Ma vorrei richiamare l'aspetto relativo alle ristrutturazione.
Nell'enfatizzazione politica complessiva che queste maggioranze fanno arriviamo alla paradossalità di produrre dei dati nei fascicoli che ci vengono distribuiti, sconcertanti.
Ricordo di avere diviso l'importo degli alloggi cosiddetti "ristrutturati" dell'IACP di Torino con gli importi che sono stati spesi e ne veniva fuori che la ristrutturazione era costata 642.000 lire per alloggio.
La ristrutturazione sarebbe stata la decorazione alla cucina o ai servizi e null'altro di più.
Allora o quelle non sono delle ristrutturazioni, ma sono degli interventi di altro tipo, oppure, mettiamoci in condizione di produrre all'opinione pubblica dei dati che siano credibili.
Comunque anche qui il discorso non va rapportato tanto a quel dato (L.
565.000 per metro quadrato) quanto alla consistenza dei lavori effettuati perché se l'intervento si riferisce ad un solo ambiente, alla cucina o al servizio e mi si parametrizza il costo unitario dell'intervento di ristrutturazione alla totalità dell'alloggio, ivi comprese le scale, penso che questo dato non sia attendibile.
Da quanto mi è stato riferito gli interventi in questi stabili sono paradossalmente cari tra ciò che si fa e il risultato complessivo.
Può essere consolante quanto ha detto l'Assessore che cioè l'aver tinteggiato i locali e l'avere cambiato qualche apparecchiatura igienico sanitaria ha prodotto un aumento di introiti di 300 milioni, però credo che esista anche l'esigenza di valutare come questi investimenti possano avere una durata nel tempo e come possano configurarsi rispetto alle finalità che la legge attribuisce loro.
Non penso che la legge 457 destini i fondi solo per dipingere dei locali o per cambiare delle apparecchiature igieniche, credo che ci siano delle esigenze più complessive, più radicali che comportino una rotazione delle utenze e un'utilizzazione del patrimonio in modo molto più consistente.
Non approfondiremo i dati che ci ha fornito l'Assessore perché il problema non può essere ricondotto solo alla parametrizzazione del costo a metro quadro e ci procureremo della documentazione sugli interventi fatti.
Il dato che va ricordato è comunque quello che ho detto in partenza, che si ha la leggerezza e la demagogia di produrre in queste pubblicazioni dei dati sostanzialmente mistificatori della sostanza.
Denunciamo ancora una volta ciò che sospettavamo e richiamiamo la Regione al controllo della gestione degli Istituti Case Popolari perché non ritenga che gli strumenti attivati per legge per il normale controllo siano sufficienti, non ritenga che questa tendenza patologica debba essere considerata irreversibile, quindi persegua tutti gli obiettivi per correggerla.


Argomento: Beni demaniali e patrimoniali

Interrogazione del Consigliere Carazzoni inerente l'Ospedale Maggiore di Novara. Accettazione eredità


PRESIDENTE

Interrogazione del Consigliere Carazzoni, inerente l'Ospedale Maggiore di Novara. Accettazione di eredità.
Risponde l'Assessore Bajardi.



BAJARDI Sante, Assessore alla sanità

Da informazioni desunte dall'U.S.S.L. 51 risulta che il prof. Fornara aveva nominato nel 1974 erede universale dei suoi beni (compresa la casa di sua proprietà, in corso Cavour 15) l'Ospedale di Novara, con l'obbligo di realizzare nuovi posti letto moderni in un complesso di villette da far sorgere ad laterem del gerontocomio di Piazza D'Armi, per vecchi ed inabili al lavoro.
Il valore dei titoli al 31/7/1975 ammontava complessivamente al 1975 a L.
103.737.489, mentre i depositi bancari (saldo fine dicembre 1974) ammontavano a L. 372.018.117.
Il valore dell'immobile di corso Cavour n. 15 venne stimato in L.
200.000.000, con rendita annua per pigioni riscosse di L. 5.358.400.
Per l'attuazione della volontà del professor Fornara, l'ufficio tecnico dell'ospedale elaborò un progetto per la costruzione di n. 2 villette binate, di circa mq. 247 e mc. 1680, da edificarsi sull'area del gerontocomio, per un importo presunto di L. 122.200.000, IVA compresa.
Il progetto venne approvato dalla Regione con DPGR n. 462 del 22/1/1979 (con la clausola che non vi fosse, anche per gli anni a venire, alcun onere per maggiori dotazioni di organico del personale, acquisti di attrezzature ecc, a carico del fondo nazionale ospedaliero di allora), ma i lavori non poterono iniziare prima per la mancata aggiudicazione alla ditta che aveva smantellato il cantiere nel padiglione lungodegenti e poi per la diserzione dell'asta pubblica.
La soppressione dell'ente ospedaliero in data 10/12/1980, provoc successivamente il passaggio di proprietà al Comune di Novara.
In base alle risultanze fornite dal servizio economico-finanziario, il denaro depositato su c/c bancario "legato Fornara" ammontava a L.
500.028.981 di capitale, che sommato agli interessi maturati a tutto il 31/12/80 portava il totale a L. 603.990.265.
Lo stesso Comune di Novara, su proposta del comitato di gestione, ha dichiarato la propria disponibilità a realizzare il lasciato prof. Fornara con l'esclusione dell'edificio di corso Cavour 15, e a destinare il ricavato alla realizzazione della Casa protetta "Piero Fornara" attraverso il recupero del padiglione lungodegenti di viale Piazza d'Armi da destinare a Casa protetta e comunità alloggio .
Il Comune ha inoltre quantificato in L. 1.103.990.265 l'importo presunto del lascito, di cui: L. 602.990.265 quale importo realizzato dall'estinzione, ai sensi della legge 114/81, del c/c in essere all'atto dello scioglimento dell'ospedale maggiore ed attualmente depositato nella contabilità speciale infruttifera in capo al Comune di Novara L. 500.000.000 quale importo presunto ricavabile dai titoli pubblici e privati costituenti il fondo.
Il progetto, ulteriormente definito sulla base del PSSR e della Legge 20/82, in due distinte case protette da 40 posti ciascuna è stato approvato dal C.R.O.P, il 26/4/1984.
Il decreto è alla firma del Presidente.



PRESIDENTE

L'interrogante ha facoltà di replicare.



CARAZZONI Nino

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, ringrazio anzitutto l'Assessore per la sua dettagliata comunicazione.
Non posso però non rilevare la stranezza di questa vicenda che ha tenuto bloccato per un tempo, secondo me eccessivamente lungo, fondi cospicui che avevano un preciso vincolo di destinazione.
Io mi permetterò richiedere il testo scritto di quanto mi è stato risposto per meglio analizzarlo di quanto mi sia possibile fare a caldo.
Stabilito che i fondi ci sono e gli interessi sono stati regolarmente registrati, non vorrei che si equivocasse in ordine alla destinazione testamentaria, che era ben precisata.
Come l'Assessore ha ricordato, si dovevano realizzare nuovi posto letto moderni in un complesso di villette da far sorgere entro le mura del gerontocomio.
In particolare era anche indicata la destinazione delle villette. Ho sottomano il decreto con il quale il Prefetto della Provincia di Novara autorizzava a suo tempo l'Ospedale Maggiore ad accettare il lascito e cito le parole del defunto: "vorrei che una delle villette, costruita con particolare cura, fosse destinata a medici che ne facciamo domanda". E' una precisa destinazione di vincolo che io richiamo alla quale il Comune di Novara deve attenersi. In conclusione, voglio comunque augurarmi che l'avere sollevato questo problema, che è di non piccola entità, valga in ogni caso ad uno snellimento della procedura di sistemazione dell'eredità.
Non posso, in tutta tranquillità e serenità, non rilevare ancora come siano andati persi nel frattempo diversi anni.



PRESIDENTE

All'interrogazione n. 868 dei Consiglieri Devecchi, Bergoglio Martinetti, Lombardi Nerviani e Ratti inerente la mancata applicazione della procedura prevista dall'art. 2 del DPR 761/79, viene data risposta scritta, mentre le interrogazioni non svolte stamane saranno riprese domattina alle 9,30.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

In merito alle comunicazioni del Presidente, rendo noto che sono in congedo i Consiglieri: Astengo, Chiabrando, Nerviani e Ratti.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

Sono stati presentati i seguenti progetti di legge: N. 417: "Disposizioni finanziarie concernenti autorizzazioni di spesa per l'anno 1985" presentato dalla Giunta regionale in data 25 giugno 1984 ed assegnato alla I Commissione in data 27 giugno 1984 N. 418: "Provvedimenti in materia di tasse sulle concessioni regionali" presentato dalla Giunta regionale in data 25 giugno 1984 ed assegnato alla I Commissione in data 27 giugno 1984.


Argomento:

c) Apposizione visto Commissario del Governo


PRESIDENTE

Il Commissario del Governo ha apposto il visto: alla legge regionale del 17 maggio 1984: "Interventi per l'inserimento qualificato di giovani disoccupati e di lavoratori in c.i.g. o ex dipendenti da aziende in crisi in cooperative già formate o di nuova costituzione" alla legge regionale del 17 maggio 1984: "Legge regionale 2/11/1982 n. 32 'Norme per la conservazione del patrimonio naturale e dell'assetto ambientale'. Modifica ed integrazione degli articoli 27, 33, 38".


Argomento:

d) Mancata apposizione visto Commissario del Governo


PRESIDENTE

Il Commissario del Governo non ha apposto il visto: alla legge regionale del 18 maggio 1984: "Disposizioni per l'eliminazione delle barriere architettoniche negli edifici di edilizia residenziale pubblica da realizzarsi da parte degli IACP e dei Comuni" alla legge regionale del 18 maggio 1984: "Adeguamento delle leggi regionali 16/6/1981 n. 21, 31/12/1981 n. 59 (Classificazione delle aziende alberghiere) e delle leggi regionali 31/8/1979 n. 54 e 27/5/1980 n. 63 (Disciplina dei complessi ricettivi all'aperto) alla legge quadro 17/5/1983, n. 217 per il turismo".


Argomento:

e) Deliberazione n. 709 - C.R. 6058


PRESIDENTE

La deliberazione n. 709 - C.R. 6058 del 31 maggio 1984 relativa a "Rendiconto del Consiglio regionale per l'esercizio finanziario 1983" è stata restituita dalla Commissione di controllo senza provvedimento trattandosi di atto non soggetto a controllo, ai sensi dell'art. 4 u.c.
della legge 6/12/1973 n. 853 e dell'art. 3 del regolamento regionale di attuazione del 24 ottobre 1974.


Argomento:

f) Deliberazioni adottate dalla Giunta regionale


PRESIDENTE

Comunico che gli elenchi delle deliberazioni adottate dalla Giunta nelle sedute del 12 e 19 giugno 1984 - in attuazione dell'art. 7, primo comma delle legge regionale 6/11/1978 n. 65 - in materia di consulenze ed incarichi, sono depositati e a disposizione presso l'Ufficio Aula.


Argomento: Interventi per lo sviluppo dell" offerta

Esame progetto di legge n. 380 "Interventi per lo sviluppo dell'offerta turistica" (rinvio)


PRESIDENTE

Punto quarto all'ordine del giorno: esame progetto di legge n. 380 "Interventi per lo sviluppo dell'offerta turistica".
Il testo è già stato distribuito ai Consiglieri e la VI Commissione lo ha approvato all'unanimità.
L'Assessore Mignone chiede la parola. Ne ha facoltà.



MIGNONE Andrea, Assessore al turismo

Poiché stiamo esaminando gli emendamenti, chiedo se è possibile spostare momentaneamente 1'esame di questo p.d.l., invertendo l'ordine del giorno.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Cerchio.



CERCHIO Giuseppe

Mi pare legittima la richiesta di posticipare la proposta di legge 380 in modo da migliorare la normativa.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Se il rinvio è di una mezz' oretta, tre quarti d'ora, va bene.


Argomento: Bilanci consuntivi (generale e del Consiglio Regionale)

Esame progetto di legge n. 399 "Rendiconto dell'esercizio finanziario 1983"


PRESIDENTE

Punto quinto all'ordine del giorno: esame progetto di legge n. 399: "Rendiconto dell'esercizio finanziario 1983". La parola al relatore Consigliere Valeri.



VALERI Gilberto, relatore

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, la relazione sul rendiconto generale della Regione mi offre l'occasione per esaminare la situazione patrimoniale complessiva e le variazioni ad essa apportate, a seguito della gestione dell'esercizio considerato. Per situazione patrimoniale complessiva si intende quella risultante dalla situazione finanziaria e dalle variazioni apportate agli elementi attivi e passivi, che costituiscono la reale consistenza patrimoniale dell'Ente.
Ritengo inoltre opportuno soffermare l' attenzione su alcuni aspetti della gestione, specie per quanto riguarda la disponibilità delle risorse, la natura delle risorse disponibili, la capacità della Regione di effettuare spese d'investimento, e l'attività svolta dalla Regione attraverso i suoi Enti strumentali.
La situazione finanziaria che concorre a determinare la situazione patrimoniale complessiva è caratterizzata, per quanto riguarda le attività da un ammontare all'1/1/1983 di 675.792 milioni, costituiti da residui attivi per 675.142 milioni, e da un fondo di cassa di 650 milioni circa.
Nel corso dell'esercizio, i residui attivi degli esercizi passati sono stati riscossi per 522.166 milioni, ed eliminati per insussistenza in misura di 22.802 milioni, ma contemporaneamente si sono formati ulteriori residui attivi, per somme accertate e non riscosse entro la fine dell'esercizio, per 696.662 milioni circa, per cui al 31 dicembre 1983 l'ammontare complessivo dei residui attivi è di 826.834 milioni circa.
A sua volta il fondo cassa ha registrato un movimento di entrate ed uscite dell'ordine di 3.116.500 milioni circa, con una prevalenza delle uscite sulle entrate per 59 milioni circa, che hanno ridotto il fondo finale di cassa a 591 milioni. Nel loro complesso dunque le attività finanziarie si sono incrementate di 151.633 milioni, portandosi, alla fine dell'esercizio ad un ammontare di 827.426 milioni circa. Le passività finanziarie sono costituite dai residui passivi, che al primo gennaio 1983 ammontavano a 372.195 milioni circa. Nel corso dell'esercizio si sono verificate le seguenti variazioni: si sono ridotti, per avvenuti pagamenti, in misura di 248.219 milioni, e perché eliminati, per accertata insussistenza, nella misura di 60.657 milioni; d'altra parte si sono incrementati, per somme rimaste da pagare alla fine dell'esercizio relative a spese di competenza per 253.433 milioni. In conseguenza di queste variazioni, le passività finanziarie alla fine dell'esercizio hanno subito un decremento di 55.443 milioni circa, passando a 316.752 milioni.
L'incremento di 151.633 milioni delle attività finanziarie, e il decremento di 55.443 milioni delle passività finanziarie, fa sì che la situazione finanziaria complessiva sia migliorata di 207.706 milioni. Allo stesso modo l'eccedenza delle attività finanziarie sulle passività che, all'inizio dell'esercizio era di 303.597 milioni, si è portata alla fine del medesimo a 510.673 milioni, che rappresenta l'avanzo finanziario da iscrivere tra le entrate dell'esercizio 1984.
Il conto generale del patrimonio è l'altro elemento che concorre a determinare la situazione patrimoniale complessiva.
Le attività patrimoniali, che sono rappresentate dalla consistenza reale del patrimonio dell'Ente, hanno subito nel corso dell'esercizio 1983 un incremento di 6,283 milioni, risultando, alla fine dell'esercizio ammontare a 108.394 milioni, ed essendo costituite da: 13.503 milioni circa di titoli di credito ed obbligazioni; 66.709 milioni circa di beni immobili indisponibili; 28.182 milioni circa di beni mobili. Se a questa consistenza patrimoniale si aggiungono i beni del Demanio regionale, valutati alla fine dell'esercizio in 456 miliardi, si raggiunge una totale consistenza patrimoniale di 564.394 milioni.
Le passività patrimoniali che sono rappresentate da debiti, mutui e prestiti, nonché da debiti latenti a fronte di perenzione di residui passivi, si sono incrementate nel corso dell' esercizio 1983 di 48.068 milioni, risultando ammontare alla fine dell'esercizio a 253.250 milioni ed essendo costituite da debiti mutui e prestiti per 230.268 milioni, e da debiti latenti di cui può essere richiesta la perenzione per 22.982 milioni.
Nella sfera del patrimonio si è dunque verificato un incremento delle attività patrimoniali per 6.283 milioni, ed un incremento delle passività patrimoniali per 48.068 milioni, per cui la situazione complessiva del patrimonio, beni demaniali esclusi, è peggiorata di 41.785 milioni, e l'eccedenza delle passività sulle attività, che all'inizio dell'esercizio era di 103.070 milioni, è valutata alla fine del medesimo in 144.856 milioni.
La situazione patrimoniale complessiva, costituita dal concorso di attività e passività finanziarie e di attività e passività patrimoniali, risulta quindi caratterizzata da un incremento delle attività per 157.916 milioni passando da 777.903 milioni a 935.891 milioni, e da un decremento delle passività di 7.375 milioni, che passano da 577.377 milioni a 570.002 milioni.
Il miglioramento derivante alla situazione patrimoniale complessiva è dunque di 165.291 milioni, confermato dall'eccedenza delle attività sulle passività, che all'inizio dell'esercizio era di 200.527 milioni, per risultare alla fine dell'esercizio di 365.818 milioni. Non vi è dubbio che questi rappresentano risultati positivi di un anno di gestione regionale sulla quale tuttavia incombono processi preoccupanti.
Si consideri infatti che l'incremento delle attività deriva quasi esclusivamente dall'incremento dei residui attivi, cioè di quelle risorse che lo Stato ritarda ad erogare, incidendo così negativamente sull'attività di spesa delle Regioni. Ad una diminuzione dei residui attivi dei passati esercizi, pari all'80,7 di quelli esistenti all'1/1/1983, ha fatto riscontro un incremento dei residui attivi per mancate riscossioni di assegnazioni di competenza, tale da portare l'ammontare dei residui attivi alla fine dell'esercizio, ad un valore superiore del 22,5 rispetto a quello iniziale.
Si consideri ancora che sul decentramento delle passività agisce una forte diminuzione di residui passivi, per somme corrispondenti a spese finanziate con risorse statali a destinazione vincolata e non impegnate al termine dell'esercizio. Somme che, ai sensi della normativa della legge regionale di contabilità, vengono eliminate dal conto dei residui passivi, con l'obbligo della reimpostazione nella competenza dell'esercizio successivo.
In conseguenza di ciò, nonché per avvenuti pagamenti e per le eliminazioni dovute ad accertata insussistenza, l'ammontare dei residui passivi al termine dell'esercizio risultava del 15 percento inferiore, rispetto al loro ammontare all'inizio dell'anno.
Ciò si è verificato, anche per l'avvenuta eliminazione dal conto dei residui passivi e la loro reimpostazione nella competenza dell'esercizio 1984 di ben 604.416 milioni, di cui 33.710 milioni dalla gestione dei residui degli esercizi passati, e 570.706 milioni dalla competenza dell'esercizio 1983, corrispondenti a spese finanziate con risorse statali a destinazione vincolata, non impegnate al termine dell'esercizio. Con l'aggiunta di questa massa di potenziali residui passivi l'ammontare complessivo dei medesimi, alla fine dell'esercizio, sarebbe risultato di 921.169 milioni, con una conseguente eccedenza delle passività finanziarie sulle attività. La conseguenza di natura contabile, sta nel fatto che l'esercizio, anziché chiudersi con un avanzo finanziario di 510.672 milioni, avrebbe dovuto registrare un disavanzo finanziario di 93.743 milioni circa.
Infatti il risultato finale dell'esercizio corrisponde da un lato, alla differenza tra il fondo di cassa alla fine dell'esercizio ed i residui attivi da una parte (827.426 milioni), ed i residui passivi (921.169 milioni) dall'altra. Questo disavanzo finanziario corrisponde alla quantità di risorse a destinazione non vincolata, che devono essere impiegate per la copertura finanziaria delle reimpostazioni, oltre naturalmente all'avanzo finanziario, che per legge deve essere destinato alla copertura dei fondi statali reimpostati. Come si vede, dunque, la pratica delle reimpostazione se risponde a precisi canoni legislativi, ed è motivata dalla necessità di rendere trasparente la gestione della competenza dell'esercizio, nonché a ripulire la gestione dei residui passivi di tutte quelle somme che non ne rivestono la caratteristica, influenza però la formazione del risultato finale della gestione.
Signor Presidente e signori Consiglieri, il rendiconto generale è anche lo strumento che illustra l'attività gestionale dell'Ente, esplicata nel corso dell'esercizio precedente e corrispondente alle scelte di politica della spesa del l' Amministrazione. L'attività regionale, però, da alcuni esercizi è influenzata solo in minima parte dalle scelte autonome di politica di spesa della Regione, dato il carattere vincolistico che la finanza regionale ha assunto, e la sempre minor disponibilità di risorse sulle quali essa può liberamente agire.
Anche la limitatezza delle disponibilità di cassa crea difficoltà all'efficienza dell'attività amministrativa dell'apparato burocratico produce essa stessa residui passivi, e contrasta sensibilmente lo sforzo dell'Amministrazione regionale per ridurre il divario temporale ed organizzativo tra impegno ed erogazione della spesa. Per questo insieme di fattori negativi, valgono le considerazioni fatte in occasione della relazione al bilancio di previsione 1984, che mi limito unicamente a ricordare, segnalando che anche il documento oggi in esame conferma il preoccupante irrigidimento della gestione delle risorse, e la necessità di porre freni maggiori all'espansione della spesa in conto interessi unitamente all'azione per ottenere mutamenti sostanziali della politica finanziaria condotta dallo Stato e dai governi verso le Regioni.
La Giunta, al fine di non accrescere ulteriormente la rigidità del bilancio, ha contenuto entro limiti ristretti l'indebitamento per mutui a ripiano, tuttavia il peso della massa di oneri di ammortamento è già ora molto gravosa e in continua ascesa.
Ritornando alla gestione della competenza le entrate accertate, alla fine dell'esercizio 1983, ammontano complessivamente a 3.290.930 milioni, di cui i fondi statali a destinazione vincolata, cioè le erogazioni statali in forza di determinate leggi di settore, rappresentano l'85,3 %, pari a 2.807.061 milioni.
Complessivamente, considerando i 397 miliardi di somme reimpostate provenienti dall'esercizio 1982, nonché le somme eliminate dalla gestione dei residui passivi alla fine dell'esercizio 1983, con l'obbligo della reimpostazione nella competenza dell'esercizio 1984, che ammontano a 570.076 milioni, il valore delle risorse a destinazione vincolata è risultato nel 1983 pari a 2.633.656 milioni. Questa somma, a sua volta depurata della spesa sanitaria finanziata con la quota di riparto del fondo sanitario nazionale, si è ridotta a 569.326 milioni, cui si sono aggiunti i 474.050 milioni di risorse libere, per una disponibilità regionale complessiva di 1.043.376 milioni.
Non tutte le risorse vincolate, accertate nel corso dell'esercizio, sono state però erogate dallo Stato, per cui alla fine dell'esercizio rimanevano da riscuotere ben 508.209 milioni, pari al 18,1 delle risorse vincolate accertate, di cui 345.301 milioni riguardanti il fondo sanitario. Di conseguenza la Regione, per poter far fronte alle esigenze di erogazione che si sono verificate, ha dovuto destinare risorse libere per 98.119 milioni a copertura finanziaria di quei fondi non ancora riscossi.
Il problema della spesa sanitaria condiziona in modo rilevante le disponibilità finanziarie delle Regioni, specie nei casi ora considerati in cui le Regioni si vedono obbligate a impegnare una parte delle loro risorse libere per far fronte alla costante e crescente differenza negativa tra esborsi e somme introitate dallo Stato, sotto forma di acconti sulle rispettive quote di riparto del fondo sanitario nazionale.
Per l'esercizio 1984 avevamo già paventato, in occasione della relazione al bilancio di previsione, che le risorse stanziate nel bilancio dello Stato per il fondo sanitario nazionale fossero ampiamente insufficienti.
Affermavamo allora che solo verso i mesi di marzo/aprile, quando le UU.SS.SS.LL. avessero accertato i loro reali disavanzi, si sarebbe potuto conoscere l'ammontare effettivo di tale insufficienza e la parte di essa che si sarebbe accollata lo Stato, e quanta ne avrebbe scaricato sulle Regioni.
Le discussioni tra le Regioni ed i vari Ministeri interessati sono tuttora in corso, per cui non è ancora possibile capire con certezza le intenzioni del Governo in ordine alle misure necessarie a colmare un disavanzo, che si profila essere nell'ordine, previsto dalle Regioni, dei 4500/4600 miliardi.
Il tentativo fatto dal Governo ed unanimemente respinto dalle Regioni, di recuperare tale disavanzo manomettendo l'applicazione del nuovo contratto nazionale di lavoro degli operatori della sanità, che secondo il Ministero del Tesoro avrebbe superato il tetto previsto, ma di cui tutte le parti interessate erano consapevoli fin dall'inizio, è un segnale preoccupante dei colpi che potrebbero ancora essere tentati a danno dei bilanci regionali.
In questa situazione, l'aspetto più grave è costituito dalla mancanza di qualsiasi elemento di certezza relativo al tetto massimo che può essere raggiunto dalla spesa sanitaria, per cui viene meno qualsiasi tentativo di programmazione della medesima. Ciò comporta come conseguenza che, nel momento in cui dovessero subentrare le Regioni per certi aspetti della spesa, scatterebbe il meccanismo del pagamento a piè di lista, con costi notevolmente superiori a quelli della spesa programmata.
Altre mancate erogazioni da parte dello Stato riguardano tra l'altro: la L.
352/76 del settore agricolo per 652 milioni, la Legge 984/74, pure del settore agricolo per 38.981 milioni; la Legge 392/78 sul fondo costituito con l'applicazione dell'equo canone, per 5.360 milioni; la L. 457/78 sui contributi all'edilizia, per 38.914 milioni; la L. 364/70 sul risarcimento dei danni all'agricoltura prodotti dalle avversità atmosferiche, per 11.298 milioni; le direttive CEE, relative all'istituzione di corsi professionali finalizzati a specifiche occasioni d'impiego, per 28.128 milioni.
Peraltro la distrazione dalla loro destinazione di risorse libere, per dare copertura finanziaria a spese da effettuarsi con risorse vincolate, non riguarda soltanto il fondo sanitario nazionale. Infatti l'avanzo finanziario dell'esercizio 1982, pari a 303.597 milioni, iscritto tra le entrate di competenza dell'esercizio 1983, e per legge destinato alla copertura finanziaria dei fondi statali vincolati, non impegnati alla fine dell'esercizio precedente e reimpostati nella competenza dell'esercizio, è risultato non sufficiente a coprire il complesso delle reimpostazioni. Di conseguenza una ulteriore quota di risorse libere, pari a 93.703 milioni ha dovuto essere distratta dal proprio naturale impiego, per essere destinata a parziale copertura finanziaria dei 397.301 milioni di somme reimpostate.
In tal modo le risorse non vincolate, che come abbiamo detto sono state accertate in 483.869 milioni, si sono ridotte a 282.228 milioni, ed inoltre ben 186.507 milioni risultavano addirittura ancora da riscuotere alla fine dell'esercizio. Va aggiunto che in base alle previsioni del bilancio per l'esercizio 1983, le risorse non vincolate avrebbero dovuto essere di molto superiori, in quanto era prevista la contrazione di mutui a ripianamento del bilancio per 181 miliardi, mentre sono state accertate entrate provenienti dalla contrazione di mutui solo per 45 miliardi, di cui 18 miliardi ancora da riscuotere, anche se i relativi mutui sono stati perfezionati entro la fine dell'esercizio. Questa minor entrata., derivante dalla mancata contrazione di mutui a ripiano, ha consentito uno spostamento in avanti nel tempo di entrate a titolo oneroso e, conseguentemente, un non indifferente alleggerimento della gestione della spesa per oneri d'ammortamento.
Con le risorse libere, la Regione ha dovuto anzitutto far fronte alle spese obbligatorie, che nell'esercizio 1983 sono ammontate a 98.482 milioni 18.585 milioni dei quali andati alla copertura degli oneri di ammortamento dei mutui contratti a ripianamento dei bilanci degli esercizi precedenti.
Circa le annualità di contributi in conto interessi, derivanti dai limiti d'impegno autorizzati negli esercizi precedenti, il loro ammontare esatto non è indicato in sede consuntiva, ma le previsioni di bilancio dell'esercizio 1983 lo valutavano nell'ordine di 104.736 milioni, inclusa la parte a carico dello Stato.
Le spese di funzionamento dell'apparato regionale, invece, raccolte nell'area di attività, sono state accertate in 106.300 milioni, comprensive di 69.879 milioni di spese obbligatorie.
Anche al termine di quest'altro capitolo di considerazioni, pare evidente constatare e sottoporre alla riflessione del Consiglio, soprattutto in vista dell'esame del secondo Piano regionale di sviluppo, che il ridursi delle risorse regionali non vincolate, collegata alle distrazioni di destinazione ed agli effetti degli impegni assunti in precedenti esercizi nonché alla necessità di mantenere ed innalzare il grado di efficienza degli apparati regionali, se non si accompagna ad un impegno di sostanziale correzione della struttura della spesa e di allentamento della sua rigidità, i margini per progetti d'investimento tenderanno sempre più e rapidamente a ridursi.
Facendo ancora riferimento alla gestione della competenza dell'esercizio 1983, emerge che le risorse non vincolate - depurate dai fondi impiegati per sopperire da un lato ai ritardati trasferimenti statali, e dall'altro alle reimpostazioni non pareggiate dall'avanzo finanziario - risultano essere appena sufficienti alla copertura delle spese obbligatorie e di funzionamento, con un avanzo di una quarantina di miliardi. In ogni caso con le risorse a disposizione, vale a dire 1.043.376 milioni al netto delle partite di giro, sono state affrontate spese per 1.047.558 milioni, al netto della spesa sanitaria e delle partite di giro, di cui 443.301 milioni di spese d'investimento e 604.257 milioni di spese di natura corrente. Dal confronto, dunque tra risorse a destinazione vincolata e risorse libere da un lato e spese d'investimento e spese correnti dall'altro, si deve dedurre che nell'esercizio 1983 le risorse con vincolo di destinazione non solo sono servite a garantire la totale copertura finanziaria alle spese d'investimento, ma parte di esse, nella misura del 22 % circa, sono state impiegate a copertura finanziaria delle spese di natura corrente. Del che sarebbe utile approfondire gli eventuali effetti collaterali, sulla politica degli investimenti e sulla gestione dei residui passivi.
La spesa di competenza dell'esercizio 1983 è stata accertata in 3.121.708 milioni. Se depurata della spesa sanitaria, in quanto trattasi di un puro trasferimento di fondi dal bilancio statale al bilancio dei singoli Enti che gestiscono, e che ammonta a 2.064.330 milioni, con un decremento rispetto all'esercizio 1982 di 106.835 milioni pari al 9,2 %.
Relativamente alla spesa sanitaria, occorre tuttavia non dimenticare che non tutti i trasferimenti del fondo sanitario nazionale rappresentano, ai fini del bilancio regionale, una mera partita di giro. Sulla parte di essi destinata in particolare agli investimenti, il ruolo di decisione della Giunta e del Consiglio è infatti pieno e determinante.
Le singole partite del consuntivo di spesa ammontano a: 98.482 milioni le spese obbligatorie; a 505.776 milioni le spese di natura corrente; a 443.301 milioni le spese d'investimento; a 9.819 milioni le spese per contabilità speciali.
Un primo importante aspetto da rilevare è che le spese obbligatorie e le spese correnti, che presentano la stessa natura e che ammontano complessivamente a 604.258 milioni, costituiscono il 57 % delle spese accertate nell'esercizio 1983.
Circa la ripartizione di dette spese tra le aree d'intervento, si hanno i seguenti dati, che se pure confrontabili solo globalmente con la ripartizione delle spese tra le aree d'intervento dell'esercizio precedente, danno un'indicazione in ordine alle possibilità di agire sugli interventi, per mutare il rapporto tra spese correnti e spese d'investimento. Relativamente all'area di attività nella quale come abbiamo detto, risulta concentrata la quasi totalità delle spese di funzionamento dell'apparato regionale; e quindi con netta prevalenza delle spese correnti su quelle d'investimento, si ha la seguente ripartizione: la spesa complessiva accertata in 129.706 milioni circa, risulta costituita da 106.310 milioni di spese correnti, comprensive di 69.879 milioni di spese obbligatorie, e da 23.396 milioni di spese d'investimento. Rispetto all'esercizio 1982 le spese dell'area di attività presentano un incremento del 13,03 %, che risulta tra l'altro ottenuto da un incremento delle spese del personale del 16,4 % circa, contro un incremento delle spese per beni e servizi dell'8,7 %circa.
Le spese dell'area d'intervento n. 1 agricoltura, accertate complessivamente in 146.447 milioni, risultano costituite da spese d'investimento per 116.893 milioni, pari al 79,8 %e da 29.460 milioni di spese correnti.
Il confronto con l'esercizio 1982 rileva un decremento delle risorse destinate all'agricoltura pari al 6,6 % circa, che, nella ripartizione dei programmi, risulta costituito da variazioni, che vanno dagli incrementi del 15,1 % del programma ammodernamento di aziende agricole, del 36 % circa del programma zootecnia, dell'84,46 % del programma bonifica, irrigazione infrastrutture, ai decrementi del 62,13 % del programma riordino fondiario e valorizzazione zone collinari e montane, del 42,45 % del programma assistenza tecnica di sostegno e di sviluppo delle aziende e delle cooperative agricole, del 45 % circa del programma altri interventi.
Per l'area di intervento n. 2 attività secondarie e terziarie le spese accessorie accertate nell'esercizio 1983 ammontano a 254.263 milioni e sono costituite da: spese obbligatorie per 1270 milioni, spese correnti per 220.076 milioni, e spese d'investimento per 32.917 milioni.
Anche per l'area di intervento n. 2 il confronto con l'esercizio 1982 rileva un decremento delle risorse ad essa destinate, pari all'8,6 % circa.
Anche in questo caso le scelte dell'Amministrazione si sono indirizzate verso programmi ben definiti, per cui l'indicazione complessiva è il risultato algebrico di variazioni più o meno accentuate, che riguardano i vari programmi. Il programma di sviluppo industriale ad esempio si è ridotto del 52,75 %; il programma di sviluppo e di qualificazione del settore artigiano si è invece incrementato del 21,4 % circa; il programma dei trasporti pubblici e comunicazioni è stato ridotto del 10 % circa, per un importo di 25.340 milioni; infine i contributi alle Province, ai Comuni ai Consorzi di Comuni ed alle Comunità Montane, per la costruzione e la manutenzione delle strade e per la fornitura di energia elettrica, si sono incrementati del 13,7 %.
Le spese accertate dell'area di intervento n. 3 Gestione ed assetto del territorio ammontano a 214.070 milioni, con un decremento rispetto all'esercizio 1982 del 12 % circa. La composizione risulta dal concorso di 1.100 milioni di spese obbligatorie, di 14.675 milioni di spese correnti e da 198.295 milioni di spese d'investimento. La diminuzione complessiva di risorse spese, si riflette anche nelle scelte dell'Amministrazione nei confronti dei vari programmi, che l'area di intervento n. 3 comprende. Tra i principali si rileva; una diminuzione del 16,56 % delle spese per il programma di interventi sulle infrastrutture di acquedotti, fognature e urbanizzazione primaria delle aree destinate ad edilizia pubblica residenziale; una diminuzione del 25,8 % circa pari a 26.437 milioni per il programma di edilizia pubblica residenziale; un incremento del 31 % circa per il programma di interventi per i parchi e le riserve naturali; un incremento del 74 % circa per il programma di sistemazione idrogeologica e forestale; un decremento del 24 % circa per il programma di pronto intervento.
Relativamente all'area d'intervento n. 4 Servizi sanitari e sociali, le spese accertate, se depurate delle erogazioni relative al fondo sanitario nazionale, si riducono a 87.062 milioni, e presentano una diminuzione rispetto all'esercizio 1982, del 18,5 % circa pari a 19.773 milioni. Degli 87.062 milioni spesi, 32.068 milioni sono costituiti da spese correnti mentre 54.994 milioni rappresentano spese d'investimento. I rimanenti programmi d'intervento presentano le seguenti variazioni: il programma di interventi per la riorganizzazione dei servizi socio-sanitari di base, un incremento di spese del 33,87 % pari a 18.114 milioni; il programma per l'assistenza sociale presenta un incremento del 28,5 %, mentre il programma che comprende tutti gli altri interventi in campo sociale e sanitario presenta un accertamento di spesa pari ad appena il 12,5 % circa di quello dell'esercizio 1982, con una diminuzione di 77.338 milioni.
L'area di intervento n. 5 Formazione cultura, ha visto le risorse ad essa destinate, e quindi l'ammontare delle spese accertate, incrementarsi del 12,5 % pari a 14.370 milioni. Alla loro formazione hanno concorso 107.221 milioni di spese correnti, e 10.931 milioni di spese d'investimento.
Naturalmente, la quota maggiore di risorse è stata destinata al programma di interventi per la formazione professionale, che ha incrementato le proprie spese accertate del 21,7 % circa, pari a 12.294 milioni.
Al programma per i beni e le attività culturali sono state destinate risorse per 17.964 milioni, contro gli 11.051 milioni dell'esercizio 1982 con un incremento del 59 % circa; il programma che comprende gli altri interventi in campo culturale ha perso invece, nel confronto dell'esercizio 1982, l'11 % circa delle risorse a disposizione, per 4.838 milioni.
L'attività della Regione Piemonte si svolge anche attraverso i propri enti strumentali, per cui la relazione sul rendiconto dell'attività regionale nell'esercizio 1983 non può chiudersi senza qualche accenno all'attività di questi Enti.
L'Ires presenta alla fine dell'esercizio 1983 una situazione patrimoniale complessiva migliorata, rispetto a quella dell'esercizio precedente, come risulta dalle variazioni verificatesi nelle sue principali componenti, in cui è articolata.
La situazione finanziaria presenta al 31.12.1983 un incremento delle attività di 187 milioni a fronte di un incremento delle passività finanziarie di 209 milioni, per cui si deve ritenere peggiorata rispetto a quella dell'esercizio precedente di 22 milioni. La consistenza del patrimonio, costituito da immobili, mobili, oggetti e beni diversi, si è incrementata di 190 milioni circa, passando da 332 milioni circa a 522 milioni, mentre non presenta elementi di passività. Dal complesso delle variazioni ora citate ne discende che la situazione patrimoniale complessiva si è migliorata di 168 milioni circa. La gestione è caratterizzata da un notevole incremento dei residui attivi, in quanto alla fine dell'esercizio le entrate di competenza, che sono state accertate in 2.694 milioni circa, risultavano per il 20,65 %, pari a 556 milioni circa da riscuotere. Anche i residui passivi presentano un incremento non indifferente, per spese di competenza dell'esercizio rimaste da pagare alla fine dell'esercizio nella misura del 10,5 %. Le spese, che sono state accertate in 2.720 milioni, si distinguono in 2.184 milioni circa di spese correnti e 151 milioni di spese in conto capitale, che consistono nell'acquisto di mobili, macchine, ed attrezzature.
L'azienda regionale dei parchi suburbani ha chiuso l'esercizio 1983 con un avanzo finanziario di 320 milioni circa, ed una perdita d'esercizio di 133 milioni circa, per cui la situazione patrimoniale complessiva appare migliorata di 187 milioni rispetto a quella dell'esercizio 1982.
La gestione di competenza dell'esercizio è stata caratterizzata da entrate accertate per 3.262 milioni circa, di cui il contributo regionale annuo sia per il funzionamento dell'azienda che per il parco naturale, è di 1.280 milioni. Altre entrate importanti per 296 milioni sono rappresentate dalle rendite patrimoniali, nelle quali sono inclusi gli interessi attivi sul fondo cassa per 89 milioni, provenienti da beni patrimoniali per 10 milioni, entrate varie per 146 milioni circa, e l'utile della vendita della selvaggina per 50 milioni circa.
Tra le entrate dell'esercizio, è infine stato iscritto l'avanzo finanziario risultante alla chiusura dell'esercizio 1982, e ammontante a 421 milioni circa. Le spese della gestione di competenza sono state accertate in 2.995 milioni, di cui le spese di funzionamento, al netto delle contabilità speciali, ammontano a 1.018 milioni, e comprendono 775 milioni circa di spese per il personale, e 214 milioni di spese per beni e servizi. Le contabilità speciali comprendono, tra l'altro, anche la gestione del settore selvaggina, che nell'esercizio 1983 ha comportato un giro d'affari di 433 milioni ed ha determinato un utile di 50 milioni, che è stato iscritto tra le entrate derivanti da rendite patrimoniali dell'Ente.
Altra gestione inclusa nelle contabilità speciali è quella della zootecnia che nell'esercizio 1983 ha comportato un giro d'affari di 718 milioni circa, ed ha chiuso in pareggio.
Per la conservazione ed il miglioramento del patrimonio immobiliare l'azienda ha speso nell'esercizio considerato 173 milioni circa, mentre per la conservazione ed il miglioramento dei servizi, la spesa è stata di 217 milioni, articolata nella spesa del rifacimento e manutenzione strade per 40 milioni, e nella spesa per linee elettriche, reti telefoniche, reti idriche e fognanti per 177 milioni circa. I vari programmi per la fruizione del parco hanno comportato una spesa di 243 milioni circa, mentre le spese relative al patrimonio forestale ammontano a 21 milioni e mezzo circa.
Infine, le spese per le strutture ed attrezzature aziendali hanno impegnato una spesa di 58 milioni circa.
Per l'Ente di sviluppo agricolo del Piemonte, la gestione finanziaria e patrimoniale, relativa all'esercizio 1983, ha portato ad un peggioramento della situazione patrimoniale complessiva per 303 milioni circa. L'esame delle varie componenti che concorrono alla sua formazione, e le variazioni dalle medesime subite nel corso della gestione, mettono in rilievo le cause di tale decremento patrimoniale. La situazione finanziaria presenta una diminuzione delle attività per 1.643 milioni circa, conseguente ad una diminuzione dei residui attivi dei passati esercizi pari al 37,3 %, ed al mancato formarsi di residui attivi, nel corso della gestione dell'esercizio 1983.
Le passività finanziarie presentano anch'esse un decremento di 1.312 milioni, per diminuzione di pari ammontare dei residui passivi dei passati esercizi. L'influenza di queste due variazioni sulla situazione finanziaria ha determinato un peggioramento della medesima, pari a 331 milioni. La consistenza dei beni immobili e mobili è diminuita nel corso dell'esercizio 1983 di 6 milioni circa, risultando ammontare alla fine dell'esercizio a 4.587 milioni, di cui 2.118 milioni di beni mobili e 2.469 milioni di beni immobili.
La situazione debitoria e creditoria presenta anch'essa un leggero miglioramento dell'entità di 24 milioni, in quanto il valore del titoli di credito è diminuito di 600 milioni circa, e l'ammontare dei debiti è diminuito di 634 milioni circa; è evidente che, sotto l'influenza di queste due variazioni, la situazione di crediti e debiti appare migliorata di 34 milioni circa. Riassumendo, il peggioramento della situazione finanziaria di 331 milioni, aggravata dalla limitata diminuzione della consistenza patrimoniale di 6 milioni, ed attenuato dal miglioramento per 34 milioni della consistenza di crediti e debiti, ha determinato un peggioramento della situazione patrimoniale complessiva di 303 milioni circa. La gestione della competenza è stata caratterizzata da entrate per 8.279 milioni, di cui il contributo regionale è ammontato a 7.400 milioni; di essi 1.300 milioni impiegati per il funzionamento delle Commissioni di zona e per la formazione e redazione dei piani agricoli zonali, e 6 miliardi per interventi ai sensi della legge istitutiva dell'Ente e successive modificazioni. La spesa che è ammontata complessivamente a 8.725 milioni ha comportato l'impiego di risorse per il funzionamento dell'Ente per 1.499 milioni.
La programmazione territoriale, che comprende il funzionamento delle Commissioni di zona e la formazione e redazione dei piani agricoli di zona ha richiesto l'impiego di risorse per 1.475 milioni.
Il programma lattiero-caseario, con interventi a ripianamento delle perdite di gestione e nella sottoscrizione di quote di partecipazione, che hanno riguardato gli stabilimenti di Crescentino e di Vigone nonché il Consorzio Latte Verbano, ha comportato una spesa complessiva di 4.321 milioni.
Altri piccoli interventi hanno riguardato il programma zootecnia per 36 milioni e mezzo, ed il programma vitivinicoltura per 38 milioni. Il programma di studi e di realizzazione di progetti per l'irrigazione, da realizzarsi attraverso il finanziamento FIO per 43 miliardi, ha richiesto interventi per 81 milioni e mezzo. Il programma di intervento fondiario con il completamento del progetto di riordino fondiario dell'azienda agricola Cannona, ha richiesto interventi per 31 milioni circa.
Relativamente all'attività promozionale e la partecipazione a fiere, sono stati spesi 115 milioni; mentre 34 milioni sono stati destinati alla gestione del Centro agro metereologico piemontese.
A conclusione di questo esame sommario del rendiconto generale della Regione per l'esercizio 1983, possiamo dunque dire che la gestione dell'esercizio è stata soprattutto caratterizzata da scarsità di risorse disponibili, soprattutto di quelle a destinazione non vincolata, e fenomeno ancora più grave, da un notevole incremento dei residui attivi per somme che, se pure previste da apposite leggi, lo Stato tarda a rendere disponibili. Ma è anche una gestione che si è caratterizzata soprattutto per aver concentrato le poche risorse disponibili su limitati obiettivi tendenti alla creazione di nuove occasioni di lavoro, all'introduzione dell'innovazione tecnologica anche nelle medie e piccole aziende all'accrescimento del livello culturale e professionale delle giovani generazioni, al soddisfacimento delle necessità più impellenti di vita, al riequilibrio ecologico del territorio.
Dal punto di vista tecnico-finanziario, caratterizza la gestione dell'esercizio 1983 un' accresciuta efficienza dell'apparato burocratico che ha consentito il pagamento del 91,65 % delle spese accertate l'eliminazione in misura notevole dei residui passivi degli esercizi passati, e la riduzione alla fine dell' esercizio della massa dei residui passivi, rispetto all'esercizio 1982.
Per queste precise ragioni la maggioranza della I Commissione ha approvato il rendiconto 1983, e lo propone all'approvazione del Consiglio regionale.



MARCHIARO MARIA LAURA



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE MARCHIARO

Sulla relazione del Consigliere Valeri è aperta la discussione generale.
Ha chiesto di parlare il Consigliere Vetrino. Ne ha facoltà.



VETRINO Bianca

Signor Presidente, colleghi, nella conferenza dei Presidenti dei Gruppi c'è stato l'accordo per interventi brevi ed io che sono favorevole ai tempi europei non posso che concordare.
Non posso però nemmeno non rilevare che la presentazione al Consiglio del rendiconto è politicamente l'atto più rilevante perché consente al Consiglio l'espletamento di una delle sue funzioni peculiari cioè il controllo.
Chi ha seguito in questi giorni sulla stampa le osservazioni al rendiconto dello Stato da parte della Corte dei Conti, non può non avere colto le critiche che vanno al Parlamento e al Governo non soltanto per le decisioni di spese prive delle indicazioni dei mezzi per farvi fronte e non di rado assunte al di fuori della manovra di bilancio, critiche per la costante espansione degli oneri di trasferimento agli enti decentrati della finanza pubblica, critiche per la scarsa governabilità del sistema impositivo, ma anche critiche per la scarsa area di lettura che questo trattato della Corte dei Conti riceve dal suo naturale destinatario che è il Parlamento.
I repubblicani hanno chiesto che quest'anno il Parlamento discuta con i documenti di rendiconto del Governo anche la requisitoria della Corte dei Conti poiché - scrive l'on. Battaglia nella lettera al Presidente della Camera: - "non è più ammissibile che i documenti della Corte siano messi negli scantinati senza che nessuno li esamini come purtroppo è avvenuto per anni".
I rendiconti delle Regioni non vengono sottoposti alla Corte dei Conti anche se proposte per la costituzione di Corte dei Conti regionali non sono mancate. Spetta dunque al Consiglio analizzare il rendiconto e dunque con la maggior consapevolezza possibile nella maggior sintesi possibile mi accingo a farlo. Infatti il documento di rendiconto e la relazione Valeri meritano alcuni seppur brevi ma inevitabili commenti.
Vorrei innanzitutto esprimere un giudizio sulla relazione Valeri che giudico, sul piano tecnico, un documento eccellente, eccellente perch esplicita, meglio di quanto facesse il documento di accompagnamento del rendiconto, tutta una serie di dati e di indicazioni e consente di fare luce su una serie di fenomeni, taluni anche preoccupanti, della gestione del bilancio, dalla disponibilità delle risorse alla natura delle risorse alla capacità della Regione di effettuare spese e opere di investimenti all'attività svolta dalla Regione attraverso i suoi enti strumentali.
L'impostazione della relazione, però e questo è il suo limite è molto simile a quella che formulano i sindaci delle Società per azioni: cioè se è pur vero che è la prima volta che in una relazione di rendiconto vengono fatti riferimenti precisi alla situazione patrimoniale della Regione (e questo è corretto anche in ossequio alla legge di contabilità e noi l'abbiamo ripetutamente chiesto negli anni passati) è altrettanto vero per che la relazione Valeri evidenzia unicamente i dati contabili non entrando nel merito della gestione, e se da un lato integra e chiarisce sul piano contabile e finanziario le risultanze in modo trasparente, all'altro lato rifugge da una valutazione delle conseguenze e dai riflessi di carattere politico che sempre stanno dietro le fredde cifre. Questo sfugge al confronto sia da parte della Giunta che da parte del relatore non dipende secondo noi da una incapacità a saper trarre le conclusioni e le conseguenze ma semplicemente dalla scelta e questa è scelta politica, che è quella di non rendere conto, se non in termini contabili, dei risultati effettivi o meno, che la mobilitazione di più migliaia di miliardi avranno pur determinato nella comunità.
Questa scelta noi non possiamo condividere perché l'occasione del rendiconto dovrebbe essere soprattutto quella di evidenziare i progetti avviati e quelli non avviati, i motivi delle discordanze fra il previsto e il realizzato.
Noi crediamo che la Giunta, a consuntivo tra l'altro di un anno difficile sotto il profilo politico e conseguentemente sotto quello gestionale avrebbe potuto con umiltà ammettere, la sua impossibilità, per il 1983, ad avviare scelte determinanti per la Regione e anche ammettere che molte delle cose rinviate, più che attribuibili al Governo che è inadempiente nei confronti della Regione, sono soprattutto da attribuirsi alle discordanze interne alla Giunta e alla difficoltà anche sul piano del quotidiano che questa Giunta fa riscontrare, nonostante l'instancabilità del Presidente Viglione e l'impegno degli Assessori.
Da anni, dal 1979, andiamo dicendo che di fatto il bilancio regionale è in deficit, deficit che fino allo scorso anno è stato mantenuto o incrementato: da quest'anno si è tentata l'operazione riassorbimento. Negli anni passati abbiamo parlato di equilibrismo contabile, quest'anno ripetiamo che, a nostro avviso, il disavanzo reale è ancora di circa 90 miliardi.
D'altra parte Valeri lo dice, ma lo afferma in termini contabili e non si atteggia a capire questo deficit, che egli giustifica sul piano contabile (e questo per noi è equilibrismo) ma che non chiarisce sotto il profilo politico.
Cosa dice Valeri nella sua relazione: "noi abbiamo come risultato di gestione un avanzo di 510 miliardi, ma abbiamo da reiscrivere nel bilancio del 1984 un ammontare di residui passivi eliminati e reimpostati appunto nell'esercizio 84 (i fondi statali a destinazione vincolata) di 604 miliardi". La conseguenza di natura contabile - dice Valeri - è che questo bilancio avrebbe dovuto registrare un disavanzo finanziario di 93 miliardi.
Certo che la pratica della reimpostazione influenza la formazione del risultato finale della gestione. Ma perché si giunge a questo? E' a questo che non si risponde.
Questo, secondo noi, è il risultato di una serie di decisioni e di scelte avvenute negli anni precedenti (delle quali peraltro nella relazione si accenna con molta onestà) che di fatto hanno comportato una spesa superiore all'effettiva possibilità di spesa della Regione.
La vera ragione è che da un lato si sono utilizzati i fondi statali per i finanziamenti delle spese ordinarie e dall'altro lato perché i mutui effettivamente contratti risultano di gran lunga inferiori al previsto mentre gli oneri passivi risultano nella fase previsionale costantemente sottostimati e le uscite (cioè gli impegni di spesa) vengono mantenute mentre avrebbero dovuto essere ridimensionate (cioè se non si fa il mutuo si deve togliere anche la spesa a fronte del quale era stato previsto nel momento dei bilancio di previsione).
Nel rendiconto che abbiamo di fronte questa mancata contrazione è stata di 55,5 miliardi e dunque sostanzialmente si è effettuata una quota di spesa senza copertura finanziaria finanziandola con la liquidità di cassa (e questo è avvenuto tutti gli anni).
Il bilancio subisce poi degli squilibri anche per effetto di previsioni di spese gonfiate, rispetto alle quali da anni formuliamo dei rilievi e delle riserve. E i rilievi noi di solito li formuliamo nel momento più giusto che è quello del momento previsionale.
Nelle entrate Ilor, nelle concessioni regionali e nella tassa di circolazione, questo rendiconto rileva una differenza di minori entrate di circa 9 miliardi; sulle concessioni regionali c'è stata una differenza sulle previsioni del 40 %.
Il Presidente Viglione si è attivato a questo riguardo ma per il 1983 è stato così e vedremo il rendiconto del 1984.
Così come negli anni passati abbiamo più volte messo in evidenza quanto l'irrigidimento della spesa fosse progressivo e non tanto e non solo perch le finanze della Regione sono delle finanze derivate quanto perché negli ultimi dieci anni si è sostanzialmente teso a privilegiare la spesa ordinaria e interventi in conto interessi.
Certo che quando Valeri scrive che il rendiconto conferma il preoccupante irrigidimento della gestione delle risorse e la necessità di porre freni maggiori all'espansione della spesa in conto interessi, noi gli diciamo, ma nessuno ha detto brava a me e nemmeno alla riguarda Vaccarino prima di me quando dicevamo queste stesse identiche cose.
Non neghiamo che sotto la Presidenza Viglione si siano fatti degli sforzi anche considerevoli, per esempio, la spesa del personale e quella dei beni e dei servizi è cresciuta poco. Ma non è sufficiente.
Le spese per le acquisizioni patrimoniali sono di oltre 14 miliardi e 3-4 miliardi per studi e ricerche ci sembrano sempre molte.
Ci sarebbe tutto il capitolo degli Enti strumentali. In parte dovrei ripetere le cose che ho già detto quando recentemente si è discusso sia dell'Esap che della Promark. Penso che sugli Enti ci sia occasione di discutere in sede di assestamento che prevede rispetto a taluni di essi dei nuovi finanziamenti.
Essi sono praticamente tutti in perdita, ci sono società che si sono mangiate ben due volte il capitale e quindi urge l'ora della verità per tutti. E' in perdita persino il Sito per 19 miliardi! Non tratto la spesa sanitaria perché è previsto un dibattito a breve e quella spesa non può essere liquidata con poche battute.
Nella relazione assai spesso si evidenziano i ritardati trasferimenti statali e l'impossibilità per la Regione di esprimere delle politiche per i vincoli che accompagnano le finanze delegate. Io credo che una corretta gestione della finanza derivata consenta di fare delle politiche. Certo che se le leggi che nascono sono del tipo di quella sull'offerta turistica, che stavamo per approvare e che approveremo credo in giornata, si continua a non far politica perché si rinuncia a quelle scelte che derivano da una programmazione pluriennale dei settori da sviluppare o da innovare.
Signor Presidente, colleghi, il Gruppo repubblicano non approverà questo rendiconto. Riconosce alcuni intenti della Giunta per il miglioramento della gestione contabile, valuta positivamente che i pagamenti siano avvenuti per il 91,65 % delle spese accertate, così come valuta positivamente la riduzione dei residui passivi e le economie che in taluni capitoli si sono registrati. Poiché però non possiamo sottoscrivere n credere che la gestione della Regione del 1983, come scrive la relazione Valeri, abbia determinato la creazione di nuove occasioni di lavoro introdotto innovazione tecnologica nella media e piccola azienda accresciuto il livello culturale e professionale delle giovani generazioni soddisfatta la necessità più impellente di vita, riequilibrato ecologicamente il territorio, ma semmai abbia confermato l'impossibilità per questa maggioranza di concentrarsi su pochi e ben definiti obiettivi quelli che possono discendere da un quadro di riferimento molto chiaro e non da una gestione del giorno per giorno, e da una maggioranza che ha nella collegialità il metodo politico e gestionale e non da gestioni per comparti, noi voteremo contro.
La realtà, signor Presidente e colleghi, è sotto gli occhi di tutti ed è stigmatizzata nel bilancio 1983: non si può cancellare con un colpo di spugna l'anno 1983, nel quale, mentre la disoccupazione aumentava, non un investimento rilevante veniva deliberato dalla Giunta, così come non si pu attribuire una semplice valenza tecnica ad atti che ne hanno ben altra ed altamente politica.
Per questo ci siamo soffermati con molta attenzione sul suo rendiconto Presidente Viglione, e sulla relazione del Presidente Valeri.
Non condividere in tutto le scelte politiche o di metodo gestionali non significa non rispettare il lavoro altrui. Se in futuro nel vostro lavoro vorrete tenere conto più che nel passato dei nostri modesti suggerimenti, i nostri giudizi potranno essere forse più benevoli. Grazie.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE MARCHIARO

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Marchini. Ne ha facoltà.



MARCHINI Sergio

E' sintomatico il fatto che un argomento come questo, che in altri tempi richiedeva molto poco tempo al relatore ed al Consiglio, abbia determinato da parte di una forza politica come quella repubblicana, sempre attenta a questi problemi, un intervento così approfondito e specifico.
E' sintomatico perché il dibattito politico, non avendo più uno scenario sul quale muoversi coglie le poche occasioni che lo Statuto e le leggi gli impongono di misurarsi con le altre forze politiche.
La relazione del Presidente della I Commissione è pregevole ed interessante anche se Valeri sembra avere il sorriso che aveva Alan Ladd nel "Cavaliere della valle solitaria" quando nell'ultima scena guarda indietro e se ne va per non volerlo paragonare a Don Chisciotte.
E' commovente la sua volontà di voler recuperare all'interno dei documenti finanziari un impegno politico e di lavoro che non è più dei nostri tempi comunque non è più nella nostra classe politica.
Noi lo ringraziamo degli stimoli che continua a dare al lavoro in Commissione e l'esempio che da a tutti; dovrebbe però trarre le conseguenze di ordine politico.
Troppe volte in Commissione vediamo il Presidente della Giunta in difficoltà, dovendo far passare in termini tecnici accettabili situazioni politiche che non condivide.
Ritengo che il Consiglio regionale viva di voci che si debbono articolare e per quanto possibile non sovrapporsi, quindi facciamo nostre le considerazioni che ha fatto il P.R.I.
Poiché di consuntivo si parla e poiché questo è l'ultimo consuntivo che affronta questo Consiglio regionale, probabilmente bisogna leggere il termine "consuntivo" per quello che è: un esame consuntivo di quel che ha fatto la Giunta nell'ambito del tempo che il documento finanziario copre sostanzialmente il consuntivo della Presidenza Viglione e della seconda fase della seconda Giunta di sinistra.
E' un consuntivo anche in termini politici quello introdotto dalla collega Vetrino.
Sostanzialmente il documento finanziario è una coperta troppo stretta, che lascia sempre i piedi freddi a qualcuno e guarda caso di quello che probabilmente nel letto sta più composto, mentre chi sa agitarsi di più probabilmente riesce a tirare la coperta dalla sua parte.
Abbiamo la netta impressione che anche dai documenti finanziari emerga come il governo della Giunta non ci sia più.
Esiste un altro tipo di coperta, quella rappresentata dal Presidente Viglione, che è molto stretta, però molto mobile e corre a destra e a sinistra cercando di coprire i piedi o altre parti più o meno interessanti del dormiente, ma non ci riesce.
Ci spiace molto questo e glielo dobbiamo dire con fraterna simpatia.
Abbiamo conosciuto Viglione, leader di una maggioranza e di una proposta politica, dal '75 all'80, di grande significato, che certamente ha lasciato il segno nella storia di questa Regione, nella storia delle istituzioni regionali in genere, l'abbiamo ritrovato alla testa di una esperienza politica che non è da lui.
Ricorderò sempre che lei immagina il suo impegno politico un grande affresco, come lo chiama lei Presidente, al quale ognuno di noi deve concorrere sia pure qualche volta dando solo i pennelli, tenendo i barattoli delle vernici, per carità, si può servire la Patria in umiltà.
L'umiltà deve conservare un minimo di decenza, politica, evidentemente.
Ho l'impressione, caro Presidente Viglione, che lei corra con il pennello a coprire continuamente con il Ducotone le realtà di questa Giunta: le realtà di questa Giunta sono davanti agli occhi di tutti e, quando si parla di consuntivo che trova la sua proiezione aritmetica e finanziaria, il consuntivo è nelle cose non fatte, negli appuntamenti mancati, totali assoluti, senza appello.
Il Piano di sviluppo è lì. Prendo anche atto sul piano del suo comportamento come Presidente della Giunta che ella ha dovuto riconoscere in Commissione la fondatezza di argomentazioni politiche che una forza politica, non dico neanche minoritaria, ma minimale, le ha fatto pervenire in tempo utile, perché non è stile di questa forza politica fare le imboscate.
Il giorno 15 dicembre la Commissione ha assunto una determinazione, il giorno 16 dicembre io le facevo una lettera in cui la invitavo a misurare le conseguenze di questa decisione. Quella lettera non ha avuto risposta ma non ha neanche avuto lettura, perché altrimenti non l'avremmo trovata così scoperta in Commissione rispetto alle obiezioni di tutti i Commissari.
Quindi il Piano di sviluppo che, per legge, la Giunta deve affrontare entro 4 mesi dalla costituzione della maggioranza, arriverà a maturazione in articulo mortis. Vorrei dire, signor Presidente e colleghi Consiglieri articulo mortis non di questa Giunta, ma del Piano, visto che il Piano cessa di avere efficacia con l'entrata in vigore della nuova Giunta all'inizio della legislatura.
La legge sulle procedure impone alla nuova Giunta ed alla nuova maggioranza a inizio di ogni legislatura di farne un altro, quindi il Piano di sviluppo decade fisiologicamente.
E' previsto per tre anni, ma, se nel corso di tre anni avviene l'incidente storico del rinnovo del Consiglio, il Piano di sviluppo cessa di avere efficacia e parte la procedura del nuovo Piano di sviluppo. Sul Piano della programmazione la situazione è quindi in questi termini.
Dal punto di vista del corpus legislativo siamo tutti troppo attenti a queste vicende per non ritenere quasi risibile questo improvviso efficientismo della Giunta che programma, chiede che si programmino cose che non ci sono, perché poi alla fine si convocano i Consigli 4 giorni in due settimane e si scopre che per gli ultimi due giorni di questi 4 non ci sono che ratifiche di delibere di Giunta perché leggi non ce ne sono.
Questa è la realtà.
La legge urbanistica, l'impegno che i socialdemocratici hanno posto alla base della loro partecipazione a questa maggioranza ormai 4 anni e mezzo fa, arriverà a conclusione per dare magari la possibilità agli amministratori della IV legislatura di correggere gli errori compiuti da questa maggioranza nella II legislatura.
Allora quando si dice che questa deve diventare la centrale dell'elettronica, delle nuove tecniche informatiche, vuole anche dire che i comportamenti politici devono essere in termini reali, non in tempi reali della politica.
Se una maggioranza nel 1980 ha riconosciuto quanto meno non perfetta l'impostazione dei problemi urbanistici, c'è da pensare che questa maggioranza voglia governare una realtà dotandosi di strumenti adeguati. Ho fatto una polemica in un tono forse troppo brusco sul comportamento della maggioranza sulla vicenda del lago di Viverone, ma da quella vicenda è emerso in modo chiaro ed assoluto che c'è un totale scollamento nei comportamenti su problemi così delicati.
Presidente Viglione, questo comportamento delle forze politiche, in particolare della sua, qualche risultato l'ha già dato e a noi preoccupa molto perché ci sentiamo coinvolti nelle vicende politiche del suo partito perché ci rendiamo conto che il suo Partito, ed in particolare il suo leader ha saputo cogliere nel Paese le novità del Paese e ha saputo trasformarle in un'attività di ordine politico.
Abbiamo l'impressione che gli errori di comportamento della classe politica laico-liberal-socialisti in genere, determinino il dato storico delle elezioni europee e cioè che questa novità della società non si traduce più in termini elettorali, non si traduce più in termini di aspettative nei confronti delle nostre forze politiche.
Questo è drammatico e dobbiamo farcene carico.
La società industriale avanzata - dice Firpo - non si governa sulla scorta di un libricino scritto tanti anni fa in Palestina. Così come non ritengo che un italiano ogni tre ritenga che questo Paese si governa sulla scorta di libri scritti nel tardo 800 in un Paese completamente diverso da noi.
E' cambiato molto. I cattolici non si misurano sul libricino, per il quale noi abbiamo il più grande rispetto, certamente siamo in una realtà completamente diversa. E' veramente grave, Presidente Viglione, che le nostre forze politiche non sappiano tradurre in proposta politica il nuovo che viene dalla società.
E allora la invitiamo Presidente a fare qualche riflessione.
Il nuovo della società avviene soprattutto nelle società industriali avanzate come sono quelle piemontesi e quelle del Piemonte, ma se le nostre forze politiche non riescono in queste realtà così significative a recuperare un loro ruolo e a rendere proposta politica, risultato politico una domanda di novità che esiste nella società, sarà il fallimento della generazione politica che ci vede impegnati su questi banchi.
Questo consuntivo sui fatti contabili e sui fatti politici deve farci riflettere molto e ci deve impegnare in quel disegno che ci ha sempre stimolati, anche se in posizione di opposizione, del recupero di uno scenario su cui disegnare un grande affresco per questa nostra Regione e per questa nostra società.
Noi la invitiamo, Presidente, soprattutto come leader di una forza politica, a recuperare questo tipo di impegno. Se questo impegno lei riuscirà a svolgerlo in questa maggioranza, ritroverà degli oppositori corretti, ma anche politicamente impegnati, che non si lasciano distrarre dalle comodità delle vicende della politica Se riterrà di estendere questa riflessione alle altre forze laiche, ai repubblicani, ai socialdemocratici e ai liberali, in forme che non significhino nuove maggioranze, ma come necessità di rivedere insieme i problemi della società. Un esperimento di questo genere c'è stato.
Il piano sanitario della nostra Regione è stato per larga parte condizionato da un rapporto privilegiato e preferenziale tra le forze laiche, le scadenze del piano sanitario e molte sue parti sono il risultato di una consultazione tra le forze laico-socialiste che non ha mai condizionato i rapporti tra maggioranza e minoranza.
Se non riusciamo a recuperare un minimo di omogeneità, in una situazione composita, probabilmente il segnale delle elezioni europee sarà un segnale brutto non soltanto per la storia dei nostri partiti, che ci importa poco ma per la storia della cultura politica del Paese.
Si scrive sui giornali che c'è un grande distacco tra paese reale e paese legale. Io mi chiedo se il paese reale, che produce, che pensa, che vive secondo certe filosofie, secondo certi comportamenti con certe aspettative quando vota, vota esattamente per le forze politiche che rappresentano il loro modo di vedere, di vivere, di pensare o votano forze politiche che pensano in modo diverso? Probabilmente la frattura fra la classe politica e la società civile non è solo responsabilità di una classe politica, che non sa interpretare la società civile.
Probabilmente la società civile non riesce a dare rappresentanza politica alle forze politiche che vede più vicino alla propria cultura.
Questo probabilmente deriva dal fatto che queste forze politiche in particolare quelle intermedie, in questi ultimi tempi hanno lasciato cadere rispetto alla loro complessità il valore comune della loro omogeneità che aveva fatto nascere molte speranze.
Il recupero del valore della omogeneità delle forze politiche in quest'area piemontese deve essere un impegno che ci deve trovare molto attenti nei modi e nelle forme che la diversa collocazione politica, le diverse aspirazioni, i diversi obiettivi, i diversi programmi, ci imporranno.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE MARCHIARO

Ha chiesto di parlare il collega Moretti. Ne ha facoltà.



MORETTI Michele

Il Gruppo socialista esprime un giudizio politico positivo sulla relazione del bilancio consuntivo 1983 sia per quanto riguarda il dettaglio delle spese, sia per quanto riguarda l'impegno politico circa l'utilizzo dei fondi a disposizione.
Il punto più importante della relazione riguarda il decremento delle passività.
Le altre Regioni hanno una passività superiore al 21 %. Occorre tenere presenti le cause che producono le passività, per esempio, gli effetti della legge sull'artigianato, o di quella turistica.
Ci troviamo nella situazione di Comuni che, per la realizzazione delle opere pubbliche, hanno impegnato le spese, e non possono erogare perché i lavori non sono ultimati, quindi in realtà la passività non è del 21 % ma del 10/11 %.
L'altro pregio di questo rendiconto deriva dal fatto che stiamo discutendolo nel mese di giugno: questo è importante dal punto di vista politico.
Occorre però fare un'altra considerazione.
Più volte è stato anche detto che la Regione non ha fondi propri per impostare una programmazione.
I fondi esistenti sono minimi rispetto al programma da realizzare assistiamo a dei ritardi rispetto all'impegno assunto dal governo centrale.
Questo aspetto va tenuto in considerazione se non vogliamo falsare i giudizi politici sulla Giunta. Quando si fa un consuntivo finanziario bisogna fare anche un consuntivo politico.
Ricordo, per esempio, che all'indomani delle elezioni politiche del 1983 in quest'aula non si parlava più del fronte laico, ma si parlava di tutt'altra cosa perché alcune forze politiche avevano ottenuto dalle consultazioni dei risultati positivi.
Oggi ritorniamo al discorso del fronte laico sul quale il Gruppo socialista è d'accordissimo. Naturalmente il fronte laico deve avere altri obiettivi sul piano economico e sociale. Per esempio, un fronte laico aperto a sinistra.
Il nostro Partito affronterà questo tema con un programma, attraverso un seminario di studio nel mese di settembre proprio per rilanciare una proposta politica, un progetto che coinvolga le forze laiche.
Non intendo precorrere i tempi, ma credo che si debba tenere conto dei risultati elettorali europei e dei risultati amministrativi.
Nella provincia di Matera, in particolare nel comune di Matera, i risultati hanno ribaltato completamente la situazione precedente.
Matera è una cittadina molto politicizzata, non esistono né fenomeni clientelari né fenomeni mafiosi. Ricordo questo perché è stata una delle città che ha affrontato per prima il problema della riforma fondiaria.
Ripeto un giudizio positivo sul rendiconto finanziario 1983. Ricordo che abbiamo discusso il piano pluriennale e che quello deve essere il punto di riferimento e l'obiettivo che la Giunta si deve porre nell'impostazione del bilancio 1985 per conseguire risultati politici positivi.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE MARCHIARO

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Carazzoni. Ne ha facoltà.



CARAZZONI Nino

Signor Presidente, colleghi, crediamo sia doveroso anche da parte nostra dare un riconoscimento al collega Valeri che ha presentato sul rendiconto generale dell'esercizio finanziario 1983 una pregevole ed apprezzata relazione, anche se dobbiamo dire tutto il nostro dispiacere per averla potuta leggere molto in ritardo e quindi per averla potuta poco meditare.
Dopo l'intervento della collega Vetrino, documentato ed approfondito, le cui conclusioni peraltro ci inducono a rilevare alcuni possibili inquietanti orientamenti circa la politica futura del P.R.I.; e dopo l'intervento del collega liberale Marchini, come sempre brillante ed acuto e del quale francamente invidiamo la capacità di improvvisare dotte dissertazioni su qualsiasi argomento (anche se talvolta dubitiamo che abbia letto l'argomento che così largamente tratta) e dopo l'intervento un poco nervoso del collega Moretti, il quale non deve pretendere spiegazioni da noi in ordine al ribaltamento delle situazioni elettorali avutesi nel Comune di Matera (lo vada a chiedere piuttosto ai colleghi comunisti che si sono visti privati nel giro di 7 giorni di una percentuale mi pare del 10/11 % . Probabilmente tra le file comuniste qualcuno può essere d'accordo con la mia tesi e cioè che alle europee si è trattato di un voto libero e quello di 7 giorni dopo invece è stato un voto legato a interessi clientelari. Moretti ha aggiunto "mafiosi" ed io non ho nessuna difficoltà ad assecondarlo), ci limiteremo a brevissime osservazioni sul rendiconto generale dicendo che, avendo votato contro il preventivo, daremo per logica coerenza, anche in questa occasione, voto contrario.
Nel leggere il documento stampato per illustrare il consuntivo, notiamo ed è la nostra prima annotazione - che la somma di 570 miliardi non impegnati rappresenta più del 15 % dell'intero bilancio e ci pare che smentisca l'affermazione fatta dal Consigliere Valeri di snellezza della macchina burocratica che invece, proprio leggendo questo dato, ci pare notevolmente appesantita e tale da far registrare ritardi burocratici non lievi e non trascurabili.
Ancora più grave ci sembra essere la gestione dei residui. Questa voce infatti significa un ritardo superiore all'anno, che non si può spiegare neanche ricorrendo ai soliti tempi tecnici. Il totale di 604 miliardi porta al 18 % circa del giro di bilancio l'importo non utilizzato dei fondi statali.
Vorremmo chiedere perché questo sia potuto avvenire e nel dettaglio quali voci ne risultino colpite. Solo così sarà possibile avere un approfondimento del bilancio, discutendo su fatti concreti e non su pure cifre.
Dobbiamo ancora notare che vi è stata una mancata contrazione di mutui per 136 miliardi e, ammesso che tutto questo sia avvenuto per ritardi bancari e per motivi tecnici, dobbiamo chiedere perché questi mutui siano stati conteggiati.
Vorremmo anche sapere a che cosa erano destinati, perché solo così potremmo farci un'idea e avere un orientamento più preciso nel merito della questione.
Infine, un'osservazione per il mancato pagamento di circa 40 miliardi per pratiche già liquidate. A prima vista la cifra sembrerebbe anche esigua rappresentando soltanto l'1,5 % del giro di bilancio, ma diviene al contrario rilevante se si tiene conto, come ci pare sia giusto fare, che questo bilancio cade per gran parte in spese correnti e quindi spese predeterminate e previncolate.
Temiamo, ma anche questo non ci è dato conoscere dal documento contabile che le pratiche cui si fa riferimento riguardino soprattutto quelle per contributi a terzi, cioè quelle per investimenti produttivi della Regione.
Ma anche in questo caso sarebbe opportuno e necessario avere un elenco delle pratiche che sono rimaste inevase.
Passando poi a una rapidissima sottolineatura delle entrate e delle spese rileviamo, quanto alle prime, che a fine esercizio si prospetta un avanzo fondo cassa di soli 591 milioni.
Ci chiediamo, di conseguenza, come sia possibile avere 4.500 milioni di interessi attivi: se abbiamo ben calcolato questo significherebbe una giacenza media attorno ai 40/50 miliardi.
Vorremmo sapere a quale tasso di interesse le somme sono state depositate e soprattutto se il tasso di interesse è stato ben contrattato.
Quanto alle spese, un dato certamente squilibrato ci sembra di doverlo cogliere nello scostamento che si ha fra preventivo e consuntivo.
Se questo scostamento del 4 % circa è accettabile per quanto riguarda le entrate, molto meno lo è per le uscite, dove lo scarto è di circa il 13 % .
Per tutti questi motivi, ammettendo onestamente la difficoltà che avvertiamo di addentrarci con competenza nell'esame tecnico di un documento contabile, ci sentiremmo di proporre al riguardo, anche per avere quella tranquillità sufficiente che invece non ci è data dalla scarsa conoscenza della materia, che i consuntivi siano anche passati al vaglio di una vera e propria certificazione di bilancio, compiuta da una abilitata, seria e possibilmente indipendente società di revisione.
Solo così sarebbe possibile avere un controllo contabile corretto e un controllo valido ed efficace anche sul piano del merito in termini di resa e di spesa.
Per tutti questi motivi, richiamandoci al voto contrario che abbiamo dato al bilancio preventivo, confermiamo a nome del Gruppo il nostro voto negativo al rendiconto generale per l'esercizio finanziario 1983.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE MARCHIARO

Ha chiesto di parlare il Consigliere Brizio. Ne ha facoltà.



BRIZIO Gian Paolo

Stiamo esprimendo un voto sul rendiconto di un bilancio a cui abbiamo dato a suo tempo voto contrario.
Forse è opportuno ricordare le tappe che hanno caratterizzato quella votazione. A fine 1982 è stato portato all'esame del Consiglio regionale il bilancio 1983, senza consultazione alcuna, perché si dovevano bruciare i tempi, con la promessa che in sede di assestamento si sarebbe fatto un approfondito esame nelle consultazioni e quindi si sarebbe permessa quella partecipazione necessaria per dare un'approvazione convinta al documento.
Si sono poi verificati i fatti di marzo, quindi la nuova affrettata edizione della Giunta di sinistra; errore politico grave, come dirò in conclusione, che si sta pagando.
Infine il 31 luglio c'è stata l'approvazione dell'assestamento e del rendiconto insieme perché bisognava fare in fretta per poter spendere quindi un'altra approvazione di bilancio, senza consultazioni, con un pragmatismo che denunciammo puntualmente.
Oggi dobbiamo giudicare il rendiconto. La gestione di questo bilancio non è migliore delle precedenti, ma quand'anche la gestione del bilancio fosse perfetta, noi non saremmo favorevoli perché non ne approviamo l'impostazione.
La gestione del bilancio peraltro conferma tutte le perplessità che avevamo avanzato in sede di approvazione e convince della gravità della situazione finanziaria della Regione Piemonte.
La relazione di Valeri è apprezzabile per la serietà con cui affronta i temi. Abbiamo letto relazione e rendiconto e rileviamo sinteticamente alcuni aspetti.
Intanto dobbiamo dire che la voce che più di altre ha sofferto è quella degli investimenti.
La parte corrente ha continuato a "correre" come dice la parola, quindi la possibilità di incidenza reale nella situazione economica della Regione Piemonte si è pesantemente ridotta.
Si fa giustamente il discorso dei residui attivi. Però su 800 miliardi di residui attivi solo 700 riguardano i trasferimenti statali, gli altri 100 miliardi riguardano entrate normali e sono pressoché in eguale rapporto con il totale delle entrate. Quindi il discorso tocca tutta la politica di riscossione della Regione Piemonte, sulla quale dirò qualcosa successivamente.
C'è invece la pesante situazione dei residui passivi.
E' vero che sì sono ridotti a 312 miliardi, ma solo per l'artificio della legge di contabilità che ha introdotto il metodo delle reimpostazioni.
Se noi operassimo ancora con la legge di contabilità precedente ci troveremmo 916 miliardi di residui passivi ridotto invece attraverso questa nuova reimpostazione contabile.
Ma non è tutto perché dobbiamo anche vedere il futuro e valutare le prenotazioni di impegno, perché anche queste sono potenziali residui passivi.
Le prenotazioni di impegno, deliberate al 31 dicembre 1983 sono pari a 33 miliardi e il complesso delle spese ferme sale a 950 miliardi, più un quarto del complessivo bilancio.
Questa è la reale pesante situazione di fronte alla quale ci troviamo.
E poi c'è il problema del disavanzo reale conseguente, sempre più sproporzionato rispetto al normale avanzo finanziario, che, procedendo in questo modo toccherà i 1.000 miliardi.
Ma l'avanzo finanziario è del tutto "fasullo" perché non tiene conto delle reimpostazioni, ed è quindi un avanzo che dà esteriormente una situazione di un certo tipo, mentre interiormente una situazione di tipo diverso.
Quando il Consigliere Valeri dice che si riduce la situazione patrimoniale che siamo in una pesante situazione rispetto alle prospettive future, ha perfettamente ragione.
E ciò che noi abbiamo sempre sostenuto ed è conseguenza della gestione passata, è conseguenza di disavanzi sotterranei che emergono.
Al disavanzo dell'anno precedente aggiungiamo il disavanzo reale di 93 miliardi di quest'anno che poi, se teniamo conto delle prenotazioni di impegno, diventa pari a 126 miliardi e quindi di importo pari ai mutui non contratti.
Ma non basta. C'è il problema dell'attività patrimoniale. L'analisi del relatore è molto attenta.
Siamo in presenza di una erosione patrimoniale, al di là delle consistenze demaniali e dell'indice di rivalutazione.
Vi sono due problemi gravi: l'uno è la progressiva rigidità del bilancio che ci porterà alla totale paralisi, l'altro è la causa della spesa.
Illuminante è il confronto tra il rendiconto '83 e il rendiconto '82, dai conti finali della Regione vediamo che noi perdiamo al netto della spesa sanitaria, il 9,2 % rispetto all'82.
La Regione ha speso meno, come accertamenti di spesa in termini di numerario, il che vuoi dire il 20 per cento almeno in termini reali tenuto conto del dato inflattivo. Quindi la capacità di spesa della Regione si è abbassata.
Diamo ora uno sguardo alle varie aree di attività. Le spese generali aumentano del 13 %, mentre le aree che comportano investimenti scendono: l'area dell'agricoltura scende del 6,6 %, l'area del secondario e del terziario scende dell'8,6 %, l'area del territorio del 12 %.
Anche la spesa sanitaria è in discesa e le ragioni sono state ampiamente espresse. E' in aumento il settore della cultura per l'impegno nel campo della formazione professionale.
La Regione è in declino nella sua attività complessiva, in termini di numerario e maggiormente in termini reali. Il discorso delle spese vincolate e delle spese non vincolate è un discorso importante. E' chiaro che in una situazione di caduta di spesa e di rigidità di bilancio ne soffrono maggiormente le risorse libere.
Vi sono peraltro anche le cause. Le risorse libere sono finanziate in gran parte con le eccedenze rimaste disponibili, con la contrazione dei mutui con entrate proprie. Sulle entrate tributarie ci sono 9 miliardi di minori accertamenti.
Il Presidente Viglione ci ha dato un librettino interessante sulla fiscalità della Regione e ci dice che ci stiamo muovendo su questa strada però al momento i risultati non ci sono.
Il relatore dice che risorse libere vanno a coprire spese vincolate, questo è vero, ma è più vero il contrario, perché succede che si usano le risorse vincolate per coprire parte di spese libere che si intende effettuare perché non si va fino in fondo nella realizzazione della politica di bilancio. Se non fosse così, non avremmo 700 milioni di residui attivi e 950 di sostanziali residui passivi.
Qui si inserisce anche il tema della liquidità e dei mezzi finanziari.
Chiudiamo con una cassa di 500 milioni.
Mediamente la cassa deve essere stata superiore altrimenti non si giustificherebbero i 4,5 miliardi di interessi attivi. Siccome questi 4,5 miliardi di interessi attivi significano mediamente 30 miliardi di esistenza di cassa, questa è stata l'esistenza reale nel 1983.
Tra l'altro, non si può neppure pensare che si vada avanti con 500 milioni in cassa.
In conclusione, la Regione sta pesantemente arretrando, il bilancio diventa rigido, la spesa si riduce, e anche l'aspetto gestionale del bilancio ci conferma nel giudizio negativo sull'efficienza e sull'operatività della Giunta.
E vengo alle valutazioni politiche. Le hanno fatte altri Gruppi e le formuliamo anche noi.
Manca il Piano di sviluppo, non c'è una programmazione della spesa e la nostra posizione sulla programmazione regionale è stata fermissima sin dalla presentazione del primo documento.
Abbiamo sempre sollecitato la presentazione di un Piano di sviluppo entro il termine previsto dalla legge o comunque nel momento in cui si faceva più grave la crisi ed era necessario scendere sul terreno delle iniziative e della programmazione regionale, ma non abbiamo avuto positivo riscontro.
Il Piano di sviluppo a fine legislatura non ha alcun senso, non ha più significato. Potremmo dibatterlo come ipotetica proposta per il futuro, ma non possiamo presumere che abbia un senso come strumento operativo al quale la Regione debba ispirarsi nella sua azione concreta. E' quanto abbiamo sostenuto in sede di Commissione, ed anche al momento della fissazione del calendario delle consultazioni.
Tra l'altro gli enti consultandi hanno insistito sul rinvio a settembre delle consultazioni perché la seconda proposta di piano richiede una attenta meditazione.
Stiamo procedendo alla cieca di fronte alla crisi. E' mancata la revisione finanziaria, che avevamo richiesto in occasione del bilancio 1983, ripresa nel nostro documento di giugno, quando era aperta la crisi della Regione Piemonte, quando vi era la possibilità di avviare una conduzione della Regione più conforme alla fase che stiamo vivendo.
Devo dire a Marchini che noi, in quel momento, guardando agli interessi generali della Regione più che agli interessi del nostro Partito avevamo ipotizzato un nostro sostegno a soluzioni intermedie di governo laico.
Successivamente avevamo proposto un governo alternativo pentapartito che dopo le elezioni del 17 giugno, dopo che molti velleitarismi o molte ipotesi di un rapido declino della D.C. sono stati smentiti dai fatti, è più che mai attuale.
Se si vuole cambiare, bisogna operare una svolta. Per questa svolta noi siamo pronti ad assumerci le responsabilità.
Se le altre forze politiche intendono rinviare e pensano che il rinvio risolva i problemi del Piemonte commettono un grave errore perché i problemi si aggraveranno e ritorneranno più pesanti in quest'aula.
Siamo sempre stati attenti al peso che hanno le forze laiche e come rivendichiamo il peso storico del nostro Partito, riconosciamo il peso storico delle forze laiche e delle forze socialiste.
Vedi, caro Marchini, i tuoi magnifici interventi "a braccio", come diceva Carazzoni, sono interessanti ma talvolta ti portano a una polemica eccessiva con tutti.
L'accenno al librettino non mi pare indovinato perché quel "librettino" è un documento suscitatore di una generale ispirazione. Quel grande liberale che è stato Benedetto Croce diceva che "non possiamo non dirci cristiani".
Era un laico, ma riconosceva la valenza della civiltà cristiana nella quale viviamo e della quale tutti dobbiamo prendere atto e coscienza.
La nostra forza politica si ispira ai valori cristiani, ne facciamo anche motivo di azione concreta, ma respingiamo l'ipotesi che essi siano un freno all'adeguamento dei tempi sia per quello che riguarda le politiche sociali o sia per quello che riguarda le politiche economiche. In risposta a questi giudizi superficiali v'è la bellissima lettera pubblicata su "24 Ore" del segretario De Mita al nuovo Presidente della Confindustria Lucchini: "la Democrazia Cristiana si sente partito di lontane tradizioni, ma partito fortemente moderno".
Questa sua modernità consente alla D.C. di porsi anche in questa fase regionale come elemento di aggregazione per ipotersi diverse, se si vogliono perseguire, se si hanno a cuore gli interessi del Piemonte.
In definitiva questo rendiconto conferma che la Regione va male, che non c'è nessuna spinta ad invertire la rotta, che si continua ad andare con occhi bendati verso il precipizio, verso la paralisi.
Per cambiare, per una vera svolta, noi siamo disponibili a dare il nostro apporto e a compiere il nostro lavoro.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE MARCHIARO

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Bontempi. Ne ha facoltà.



BONTEMPI Rinaldo

Il tono accalorato degno di una tribuna di comizio del collega Brizio mi mette in difficoltà. Il suo richiamo sul piano politico è del tutto legittimo. La svolta, il cambiamento mi sembra che si iscriva con difficoltà dopo il ragionamento sul rendiconto.
Intanto mi sembra di dovere accusare ricevuta, ma in senso positivo, delle ironie sull'impegno commovente del Presidente della I Commissione Valeri per aver fatto seriamente il suo lavoro.
Noi siamo contenti di passare per gente un po' commovente che continua a credere in certe cose, per esempio, nei lavori che si devono fare. La capacità poi è quella che è, si può esprimere al 100, all'80, al 70 per cento, comunque la serietà e la volontà di andare avanti c'è.
Il nostro partito riafferma la necessità e l'opportunità di fare delle operazioni finanziarie e di bilancio, di verità al massimo possibile.
Poi bisogna vedere come vengono usate.
L'operazione verità, il mettere in piazza la situazione, il dare conto della realtà è preliminare, è la condizione per avviare operazioni di riconversione e di risanamento della finanza regionale e del Paese come condizione per non fare della politica un triste ballo in maschera che a noi non piace e a cui non vogliamo partecipare.
Sul piano del metodo devo ricordare due fatti. Le polemiche e le accuse della opposizione sono scontate come dovere d'ufficio del tutto legittimo da parte dell'opposizione. Ci sono invece ragioni reali di difficoltà.
Io non accetto però affermazioni che continuano a ridurre tutto alle cause regionali o endogene a questa istituzione quando invece i problemi sono molto più ampi. Bastano due dati che la gente deve conoscere.
Le entrate regionali aumentano costantemente del 5,6 % all'anno, mentre le entrate fiscali dello Stato hanno un aumento medio del 30 % circa.
Questo è un dato di fondo. Quanto alla vecchia polemica tra investimenti e spese correnti rispetto agli elementi di rigidità introdotti registriamo un calo secco delle entrate regionali e condizioni spesso obbligate. Ma non è sufficiente dire questo. Cambiare vuol dire avere forti coerenze. Non basta venire qui un mattino e denunciare certi fatti senza trarre le conseguenze fino in fondo.
Voglio citare un solo fatto che mi pare emblematico. Il Capogruppo della D.C. ha parlato di rigidità della spesa sulla quale si conviene da parte di tutti le forze politiche anche a livello nazionale.
E' uno dei mali della finanza regionale.
Questa rigidità della spesa è data da un complesso di fattori, il primo dei quali è il rapporto tra finanza nazionale e finanza regionale.
Credo che il cambiamento vada fatto con grande umiltà, ma anche con concretezza. Faccio un esempio. In sede di Commissione è all'esame la legge per lo sviluppo turistico. Il Presidente della Commissione ha fatto presente la rigidità che questa legge introduce.
E' stato presentato un emendamento del Gruppo D.C. che chiede un contributo costante nella misura annua del 10 per cento. Noi osserviamo che è un contributo che può essere motivato da esigenze di merito, ma che introduce una rigidità quasi doppia di quella già esistente.
Allora vorrei dire che si dovrebbero ricercare elementi di coerenza.



LOMBARDI Emilio

Presidente, non è fondato questo ragionamento.



BONTEMPI Rinaldo

Non abbiamo il conto capitale per poter intervenire. Detto questo però, se andiamo a rivedere le leggi del nostro ordinamento regionale credo che qualche sforzo in questa direzione vada compiuto da tutti. Nel senso che è poi difficile accusare la Giunta di tagli o di venir meno a certi indirizzi dati nel passato se non c'è una forte coerenza almeno su alcuni punti e su alcune scelte. Di qui l'importanza di arrivare in tempo con gli strumenti.
E' l'ultimo punto che voglio toccare per passare poi all'aspetto politico.
Va dato atto che qualcosa è cambiato. Il bilancio di previsione è approvato in tempo, il rendiconto è approvato, l'assestamento è già presentato e andremo ad approvarlo quanto prima.
C'è la questione molto importante del Piano di sviluppo sul quale il P.R.I.
chiede la discussione per esprimersi nel merito, altri Gruppi invece sulla base di questioni procedurali o sulla base di valutazioni politiche un po' artificiose, ritengono che ad un anno delle elezioni amministrative non si possa parlare del futuro del Piemonte né discutere delle linee fondamentali della Regione.
In sostanza vogliamo dire che siamo arrivati con fatica all'appuntamento del Piano di sviluppo e questo dimostra che c'è la volontà e la capacità di corrispondere alle reiterate richieste di tutti i Gruppi e della comunità regionale.
Il richiamo del Consigliere Brizio sulla svolta è per dimostrare che la causa di ciò che non si è fatto è nell'incapacità delle istituzioni e delle maggioranze che le hanno governate a fronte di una efficienza e di una capacità di proposta da parte di soggetti esterni come le associazioni industriali che - dobbiamo riconoscerlo - si sono attrezzate con serietà su questi temi.
Noi non vogliamo lasciare il campo libero, noi, che riconosciamo un grande ruolo alla libera impresa e all'azienda, non gli riconosciamo il primato negli indirizzi politici.
Lo riconosciamo invece al sistema elettivo e alle sue espressioni politiche che devono essere in grado di fare proposte tali da coinvolgere tutti i soggetti sulla base delle decisioni assunte e ad esse essere coerenti.
Il Piano di sviluppo è un'operazione di grande segno, è un'occasione per determinare un quadro di riferimento per il sistema istituzionale e per il sistema sociale.
Per noi è importante.
Che le condizioni politiche siano maturate per una svolta e per un cambiamento non basta declamarlo o richiederlo, occorre dimostrarlo. La libera e aperta competizione sulle idee, sui contenuti e sui programmi è la condizione primaria per definire le alternative.
Sono stati dati dei facili giudizi sulle alleanze di sinistra nel momento in cui proprio il P.C.I., che è sempre messo sotto esame, acquisiva forza consensi e si stabilizzava.
Mi limito a dire che il voto ha confermato la centralità e il peso del P.C.I. in Piemonte.
Questa centralità e questo peso si basano sulla linea coerente che abbiamo tenuto nelle Giunte di sinistra. E' ovvio questo non piace all'opposizione ed è giusto che faccia di tutto per riuscire a rimontare.
E' difficile comunque dire che ci sono le condizioni per una svolta. Io vorrei vederle nei contenuti e nelle proposte. E' di grande suggestione parlare di aggregazione laica e di queste forme intermedie. Credo che sia un percorso legittimo da parte dei partiti.
Quello che vogliamo dire però è che queste forme, quando vengono presentate come forme parallele e che spesso vengono a intralciare, perturbare il lavoro istituzionale, quando le maggioranze sono formate non ci vanno molto. Ci vanno delle ricerche politiche.
Quando si rilancia il polo laico, non come operazione politico-culturale ma come un'operazione di bassa cucina per disturbare il lavoro delle istituzioni noi non ci stiamo. Anche i compagni che lavorano con noi non ci stanno.
Il senso della nostra presentazione con le carte in regola alle elezioni dell'85 sta nel lavoro che abbiamo fatto, ma anche nel lavoro che sapremo fare, anche per recuperare questo anno.
Qualche recupero c'è da fare, ma qualche segno in questa direzione il rendiconto lo ha già dimostrato.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE MARCHIARO

Se non vi sono altri interventi è conclusa la discussione generale. Ha la parola il Presidente della Giunta.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Carissimi colleghi, vi ringrazio per i vostri interventi che ho sentito tutti, tranne la prima parte della relazione del Presidente della I Commissione perché ho partecipato alla festa della Polizia.
Ammetto che questo documento è ostico e difficile però avendo io alle spalle circa 20 anni di Consiglio provinciale di Cuneo ed essendomi sempre occupato di bilancio mi sembra che le tante voci che ho sentito oggi suonino come la mia voce giovanile di allora.
Intanto incomincio a rilevare che il Piemonte è la prima Regione che presenta all'assemblea il rendiconto. Ci sono Regioni che in 15 anni non hanno mai presentato il rendiconto. E' un grave male. Qualche Regione l'ha addirittura buttato dalla finestra.
Questo rendiconto è invece venuto tempestivamente in aula così come tempestivamente presenteremo l'assestamento di bilancio.
I fatti del 1983 che hanno ritardato di qualche giorno l'azione della Regione sono stati ampiamente recuperati. Il rendiconto è un atto tecnico e politico. E' tecnico perché riconduce le cifre alla realtà, è politico perché fa emergere le scelte che sono state fatte.
Il consuntivo non è più nella nostra disponibilità. Consigliere Brizio, vi ho sentiti con molta attenzione in tutti questi anni e ho fatto tutto quello che avete detto circa i tagli, tanto è vero che la signora Vetrino lo ha ricordato: ogni capitolo è stato portato tutto all'osso, tutto è stato ricondotto ai vostri consigli.
Però quando la finanza dal 27/28 % era collegata all'aumento delle entrate tributarie è cambiata e oggi marciamo verso la crescita zero, non è più nelle nostre mani, sfugge totalmente, quindi viene a determinarsi una sorta di imposizione legislativa nazionale a cui ci si deve attenere.
A tutto questo aggiungiamo il fatto della Tesoreria unica nazionale il che vuol dire che il Governo assegna le somme due volte al mese, in genere al 6 e al 20/22 di ogni mese.
L'Assegnazione da parte del Governo prima era di 65 miliardi poi fu portata e di questo devo dire grazie al Governo perché é sempre stato verso la Regione Piemonte largo di comprensione anche perché il processo di spesa è aumentato come risulta dal documento - a 91/92 miliardi ed abbiamo questo mese una capacità di oltre 130 miliardi.
Quaranta miliardi sono in sofferenza nella Tesoreria quindi alla fine dell'anno manca la manovra delle somme spettanti.
Un tempo la Regione prelevava alla Tesoreria quanto presumibilmente pensava di spendere, in quel modo poteva dominare il processo di spesa. Oggi questa capacità di spesa non si può più esercitare.
Auguro a Brizio di venire in questo posto e magari io sarò da quella parte.
Ci confronteremo e probabilmente diremo le stesse cose: lui il mio discorso e io probabilmente farò il suo (a meno che non facciate l'accordo come è stato prospettato in Parlamento fra comunisti e democristiani e allora noi laici ce ne andiamo! ).
Se quest'anno il Governo ci ha versato 3117 miliardi è il massimo che poteva fare il Ministro Goria. Io lo capisco. L'inflazione è diminuita contro le previsioni di tutte le cassandre: siamo oggi quasi al 10 per cento, stiamo quasi scendendo sotto i due numeri.
Accetto questa politica, però dobbiamo accettarla tutti. Che discorso possiamo allora fare? Quello che ha introdotto il Consigliere Vetrino. In una situazione in cui tagliate le spese inutili, raso a terra tutto quello che poteva essere inutile, si può operare su determinate scelte con le somme di cui si pu disporre.
Già nel bilancio dell'anno scorso, però c'erano alcuni capitoli "per memoria" il che vuol dire che abbiamo abbandonato il sistema di frazionare la spesa in tanti capitoli e l'abbiamo concentrato in una ventina di capitoli consistenti: formazione umana e professionale, agricoltura artigianato, processo culturale e della scuola, territorio e casa.
Il meccanismo è duplice: con questo modello di non dominio della spesa quel tanto che c'è va programmato in modo che non sia disperso, ma sia concentrato. Credo che le grandi cose si facciano insieme come dicevo ieri a Genovese: se un certo risultato potrà sortire dall'unione della Liguria con il Piemonte rispetto al problema degli interporti, questo avverrà perché le grandi forze politiche presenti si uniranno in questo disegno.
Ci sono due strade da percorrere. Una è quella della ricerca interna del tributo proprio o del tributo improprio a volte evaso. Recenti indagini indicano che questa strada può essere percorsa.
Saremo più precisi quando tra un mese o due avremo la documentazione. Se perseguiamo questa strada, non otterremo i risultati che venivano prospettati dalla legge finanziaria n. 281, che assegnava alla Regione una percentuale rispetto alla crescita delle entrate dello Stato, ma otterremo risultati soddisfacenti.
La seconda strada è quella delle scelte. Vi è poi una terza strada, forse la più importante ed è quella del governo complessivo delle attività della Regione. Io per esempio, annetto grandissima importanza alle scelte suscitatrici di interessi economici, come sta avvenendo nell'agricoltura.
Abbiamo ancora una materia informe che non richiede spesa, ma richiede soltanto liberazione. Oggi possiamo agire: non dolersi perché il Governo fa la sua politica, che d'altronde ha dato già buoni risultati; governare la spesa accentrando le scelte; accendere la possibilità interna circa il tributo regionale che, a mio giudizio, può essere anche elevato.
C'è un ultimo punto, sempre molto complesso e difficile da toccare: quello dell'attività degli operatori regionali.
Con i nuovi meccanismi della scienza dell'informazione, con tutto ciò che viene oggi offerto dal cosiddetto Office Automation o dalle scienze similari, si deve avviare una grande riconversione, riconversione che, come voi sapete, non richiede aumento di personale, anzi, prospetta una riduzione del personale.
E' difficile però portare avanti un discorso di questo genere per chi, come noi, che ha sostenuto l'aumento occupazionale per gli anni 1984/85/86 quasi scontrandosi con le ipotesi degli imprenditori che dicevano che fino al 1980 non vi sarebbe stato più movimento nel campo dell'occupazione.
Questo discorso però dovremmo farlo anche noi, perché l'Office Automation porta al miglioramento del servizio, ma non porta il miglioramento dell'occupazione. La spesa gestionale oggi sul bilancio regionale non arriva al 4 %, quindi ha un livello molto basso. Terremo presenti queste 4 o 5 regole e, certamente, la situazione migliorerà.
Quand'anche si determinino alcune sfasature come quella recente che ci ha costretti a restituire improvvisamente 30 miliardi per la sanità contrariamente il Governo non avrebbe approvato l'assestamento di bilancio la situazione non cambierebbe di molto.
Questo è un bilancio che può essere tranquillamente rimesso, nel 1985, alle forze che gli elettori vorranno chiamare a governare la Regione.
Nessuno tema di trovare un bilancio che abbia delle somme sotterranee. La Giunta presenta un bilancio pulito, ordinato. I rendiconti sono stati approvati tutti tempestivamente da quando la Regione esiste quindi consegniamo al futuro una Regione che ha avuto qualche difficoltà nel 1983 ma che ha saputo tirarsene rapidamente fuori e che sa consegnarsi nuovamente alla storia.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE MARCHIARO

Passiamo ora alla votazione dell'articolato.
Art. 1 (Approvazione del rendiconto) "Il rendiconto generale della Regione, per l'anno finanziario 1983, è approvato con le risultanze di cui alla presente legge.
Al rendiconto di cui al precedente comma, è allegato ai sensi dell'art. 13 della legge regionale 2 settembre 1974, n. 29, il, conto consuntivo dell'Istituto ricerche economico- sociali del Piemonte per l'anno finanziario 1983, il conto consuntivo dell'Azienda regionale "Tenuta La Mandria" per l'anno finanziario 1983 e il conto consuntivo dell'Ente di sviluppo agricolo del Piemonte per l'anno finanziario 1983".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE MARCHIARO

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 45 hanno risposto SI 26 Consiglieri hanno risposto NO 19 Consiglieri L'art. 1 è approvato.
Art. 2 (Entrate di competenza dell'esercizio finanziario 1983) "Le entrate tributarie, le entrate per quote di tributi statali, le entrate extra-tributarie, le entrate per alienazione ed ammortamento di beni patrimoniali, le entrate per rimborso di crediti ed accensione di prestiti le entrate per contabilità speciali, per la competenza dell'esercizio finanziario 1983, risultano accertate dal rendiconto consuntivo del bilancio in lire 3.290.929.613.173. Le entrate di cui al primo comma furono riscosse in lire 2.594.267.847.910 e rimasero da riscuotere in lire 696.66I.765.263".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE MARCHIARO

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 45 hanno risposto SI 26 Consiglieri hanno risposto NO 19 Consiglieri L'art. 2 è approvato.
Art. 3 (Spese di competenza dell'esercizio finanziario 1983) "Le spese dell'area di attività e delle aree di intervento, nonché delle contabilità speciali dell'esercizio finanziario 1983 risultano stabilite dal rendiconto consuntivo del bilancio in lire 3.121.708.139.530.
Le spese di cui al precedente comma furono pagate in lire 2.868.274.889.425 e rimasero da pagare in lire 253.433.250.105".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE MARCHIARO

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 45 hanno risposto SI 26 Consiglieri hanno risposto NO 19 Consiglieri L'art. 3 è approvato.
Art. 4 (Fondo cassa) "Il fondo cassa al termine dell'esercizio finanziario 1983 risulta di lire 591.289.950 come si deduce dal conto presentato dai Tesoriere ed approvato dalla Giunta regionale, nonché dal seguente prospetto: Fondo cassa all'1.1.83 L. 649.980.296 Entrate complessive L. 3.116.434.958.011 Totale L. 3.117.084.938.30-i Spese complessive L. 3.116.493.648.35-) Fondo cassa 31.12.83 L. 59I.289.95C Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE MARCHIARO

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 45 hanno risposto SI 26 Consiglieri hanno risposto NO 19 Consiglieri L'art. 4 è approvato.
Art. 5 (Residui attivi dell'esercizio finanziario 1982 e precedenti) "I residui attivi degli esercizi finanziari precedenti risultano stabiliti alla chiusura dell'esercizio finanziario 1982 in lire 675.142.045.467.
I residui di cui al precedente comma sono stati riaccertati al 31.12.1983 in lire 652.339.566.039, riscossi in lire 522.167.110.101 e rimasti da riscuotere per [ire 130.172.455.938".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE MARCHIARO

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 45 hanno risposto SI 26 Consiglieri hanno risposto NO 19 Consiglieri L'art. 5 è approvato.
Art. 6 (Spese residue degli esercizi finanziari 1982 e precedenti) "I residui passivi degli esercizi finanziari precedenti risultavano alla chiusura dell'esercizio finanziario 1982 in complessive lire 372.194.992.437.
I residui di cui al precedente comma sono stati riaccertati al 31.12.1983 in lire 311.537.613.038, pagati in lire 248.218.758.932 e rimasero da pagare lire 63.318.854.106".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE MARCHIARO

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 45 hanno risposto SI 26 Consiglieri hanno risposto NO 19 Consiglieri L'art. 6 è approvato.
Art. 7 (Residui attivi alla chiusura dell'esercizio finanziario 1983) "I residui attivi alla chiusura dell'esercizio finanziario 1983 risultano stabiliti, dal rendiconto consuntivo del bilancio in lire 825.834.221.201 e si riferiscono per lire 696.661.765.263 alle somme rimaste da riscuotere sulle entrate accertate per la competenza propria dell'esercizio finanziario 1983 come risulta dal precedente articolo 2, per lire 130.172.455.938 alle somme rimaste da riscuotere sui residui degli esercizi finanziari 1982 e precedenti come risulta indicato nel precedente articolo 5".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE MARCHIARO

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 45 hanno risposto SI 26 Consiglieri hanno risposto NO 19 Consiglieri L'art. 7 è approvato Art. 8 (Residui passivi alla chiusura dell'esercizio finanziario 1983) "I residui passivi alla chiusura dell'esercizio finanziario 1983 risultano stabiliti, dal rendiconto consuntivo del bilancio in lire 316.752.104.211.
I residui di cui al precedente comma si riferiscono per lire 254.433.250.105 alle somme rimaste da pagare sulle spese impegnate per la competenza propria dell'esercizio finanziario 1982, come risulta indicato nel precedente articolo 3 per lire 63.318.854.106 alle somme rimaste da pagare sui residui dell'esercizio finanziario 1982, come risulta nel precedente articolo 6".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE MARCHIARO

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 45 hanno risposto SI 26 Consiglieri hanno risposto NO 19 Consiglieri L'art. 8 è approvato.
Art. 9 (Avanzo finanziario) "L'avanzo finanziario dell'esercizio 1983 è di lire 510.673.406.940 così come risulta dal seguente prospetto: Fondo di cassa L. 591.289.950 Residui attivi L. 826.834.221.201 Totale L. 827.425.511.151 Residui passivi L. 316.752.104.2I1 Avanzo finanziario L. 510.673.406.940 Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE MARCHIARO

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 45 hanno risposto SI 26 Consiglieri hanno risposto NO 19 Consiglieri L'art. 9 è approvato.
Art. 10 (Disposizioni speciali) "E' approvata l'eccedenza di cassa di cui al cap. 5856 ed al cap. 14020 dello stato di previsione della spesa per l'esercizio 1983".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE MARCHIARO

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 45 hanno risposto SI 26 Consiglieri hanno risposto NO 19 Consiglieri L'art. 10 è approvato .
Art. 11 (Attività finanziarie e patrimoniali) "La consistenza delle attività finanziarie e patrimoniali alla chiusura dell'esercizio finanziario per l'anno 1983, risulta stabilita nel relativo rendiconto generale in lire 935.819.427.261.
La consistenza delle passività finanziarie e patrimoniali alla chiusura dell'esercizio finanziario per l'anno 1983 risulta stabilita nel relativo rendiconto generale in lire 570.001.894.745.
L'eccedenza delle attività al 31 dicembre 1983 risulta di lire 365.817.532.516.
La presente legge regionale sarà pubblicata nel Bollettino Ufficiale della Regione.
E' fatto obbligo a chiunque spetti di osservarla e di farla osservare come legge della Regione Piemonte".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE MARCHIARO

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 45 hanno risposto SI 26 Consiglieri hanno risposto NO 19 Consiglieri L'art. 11 è approvato.
Procediamo alla votazione sull'intero testo della legge.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE MARCHIARO

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 45 hanno risposto SI 26 Consiglieri hanno risposto NO 19 Consiglieri L'intero testo della legge è approvato.
I lavori riprenderanno alle ore 15.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13.30)



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