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Dettaglio seduta n.249 del 07/06/84 - Legislatura n. III - Sedute dal 9 giugno 1980 al 11 maggio 1985

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Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PETRINI



PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Prosecuzione del punto settimo e del punto ottavo all'ordine del giorno: Dibattito sulla politica promozionale e risposta alle relative interrogazioni ed interpellanze contestualmente all'esame della relazione relativa agli indirizzi di politica promozionale ai rappresentanti regionali in segno al Consiglio di amministrazione della Promark.
Il primo iscritto a parlare è il Consigliere Cerchio.



CERCHIO Giuseppe

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, abbiamo ascoltato stamane la relazione dell'Assessore Bruciamacchie in ordine alla politica promozionale e, tranne alcune doverose modifiche, è una relazione che potrei leggere io in quanto democristiano, o un socialista o un repubblicano, perché in realtà la relazione tocca temi generali, indici, necessità della promozionalità come fatto propedeutico di ricerca di nuovi mercati interni e stranieri sui quali siamo tutti d'accordo.
L'importante è verificare se da queste dichiarazioni di intenti vorranno seguire operazioni concrete sul territorio.
Spesso discutendo mozioni ed interrogazioni abbiamo criticato con la nostra ottica di opposizione vuoti di programmazione, silenzi responsabili o irresponsabili, carenze, lacune e anche interventi contraddittori.
Mi riferisco alla Promark che, in questi anni, esorbitando dai compiti statutari, ha attivato iniziative magari lodevoli sul piano dell'occupazione del personale, ma criticabile perché ha attivato una serie di servizi che non rientrano nella funzione della Promark, servizi come l'organizzazione del Congresso nazionale del P.L.I. a Torino l'organizzazione dell'assise degli Stati Generali.
Tutte finalità che competono semmai a soggetti titolati di altre competenze.
Leggo per esempio nelle note che l'Assessorato molto diligentemente ci ha fatto pervenire, della partecipazione della Promark al carnevale di Ivrea.
Non aggiungo altri commenti.
Detto questo, non possiamo addebitare alla Regione e in specifico all'Assessorato, in ordine alla metodologia sulla politica promozionale alcuni rilievi di eccezione.
Ritengo che parlando della funzione di un ente strumentale come la S.p.A. Promark, non si può non sottolineare il ruolo che certo deve essere diverso da quello finora gestito.
La Promark si è ridotta in sostanza a funzioni di collettore commerciale, di gestore delle fiere e di mercati dove la promozionalità non è di casa, mentre il ruolo della Promark dovrebbe essere incentrato in una vera e reale promozione che trovi nella manifestazione fieristica uno dei momenti e non l'unico e centrale momento del programma.
A questo riguardo abbiamo presentato un emendamento alla deliberazione di indirizzi.
La Promark dovrebbe diventare, sull'esempio anglosassone, un ente capace di elaborare piani di marketing internazionale rivolti per fare conoscere la potenzialità reale dei mercati per promuovere la creazione per realizzare i supporti necessari affinché gli operatori traducano la loro potenzialità in concreta applicazione. Dovrebbe inoltre realizzare sul territorio nazionale iniziative capaci di qualificare le tecnologie e le innovazioni.
Per realizzare tutto questo occorre il coinvolgimento delle forze economiche, degli operatori, delle loro organizzazioni, delle loro aggregazioni. Anche su questo punto abbiamo presentato un emendamento alla deliberazione di indirizzi.
Più volte abbiamo manifestato il nostro dissenso nei confronti di manifestazioni che la Promark ha realizzato in questi anni che non hanno recato nessun vantaggio all'economia piemontese in quanto si è trattato di vendita diretta al pubblico attraverso la ripetitività delle attività commerciali, dei negozi, dei punti di vendita tradizionali che non hanno dato originalità o novità, né prodotto vantaggi per il consumatore in quanto non c'è né innovazione dell'offerta, né convenienza del prezzo.
Proponiamo di avviare attraverso la Promark attività promozionali con il coinvolgimento delle categorie interessate per promuovere la produzione locale, per immetterla nel mercato extra regionale e nazionale.
Molte volte abbiamo avuto la sensazione che il titolo della Promark desse una giustificazione localistica senza avere un reale collegamento con la realtà produttiva piemontese.
L'Assessore Bruciamacchie si riferisce al centro fiere per il rilancio o una proposizione nuova a fronte della lacuna esistente nella realtà torinese e regionale. Mi pare di capire che la Regione sarebbe un soggetto attivo e si appoggerebbe su punti alternativi già ipotizzati ma non ancora decisi (Corso Marche, Lingotto, altre zone).
Il Gruppo D.C. e gli operatori diretti del settore da anni sollecitano un intervento alternativo non essendo sufficientemente capienti le sedi attuali per il rilancio del settore.
Ricordo questi aspetti anche alla luce degli ultimi avvenimenti oggetto di nostri interventi e sollecitazioni come l'allontanamento di mostre e di rassegne.
Questa Giunta lascia aperto il problema e questo può essere una scusa per dire che il confronto avverrà nelle sedi istituzionali con le forze politiche e le forze economiche. La Regione deve indicare le sue scelte e la sua politica di indirizzo, non può non averla, pena la rinuncia alla sua competenza nel guidare e indirizzare le attività.
Altri colleghi interverranno nel corso del dibattito, soprattutto relativamente alla convenzione Regione-ICE.
Invito l'esecutivo ad eliminare quelle forme che, attraverso la Promark, si sono istituzionalizzate in questi anni all'insegna dell'abusivismo di iniziative caratterizzate dalla estemporaneità e dalla eterogeneità degli espositori, creando una sleale concorrenza nei confronti di quegli operatori commerciali che in momenti di difficoltà economica sono chiamati ogni giorno a gravi sacrifici.
Non esasperiamo ulteriormente queste categorie, valutiamo l'aspetto negativo di un ente pubblico, in questo caso la Regione, che attraverso un suo ente strumentale alimenta e aiuta iniziative a danno della categoria produttiva.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Signora Vetrino.



VETRINO Bianca

Signor Presidente, colleghi, il tipo di documentazione che l'Assessorato ci ha fatto pervenire è quello che in genere ci consegna, e del quale si discute, all'inizio di una legislatura.
E' un materiale che definisce, o tenta di definire, a grandi linee un'analisi del problema, proponendo alcune soluzioni.
L'assemblea consiliare e l'intera comunità regionale si sarebbero aspettate che oggi nel mese di giugno del 1984 avrebbero già potuto essere registrati alcuni risultati delle politiche commerciali sviluppate in questi ultimi quattro anni. Poiché però, siamo di fronte ad un materiale di analisi (questo perché siamo ancora in attesa di discutere il Piano di sviluppo e stamattina abbiamo ricevuto l'ennesima bozza, come è stata definita) sosterremo il confronto o tenteremo di sostenerlo su questo livello.
La voluminosa documentazione predisposta dall'Assessorato al commercio sulla promozione commerciale delle attività produttive piemontesi propone una serie di tematiche e intenzioni politiche e settoriali delle quali alcune ben individuate, altre frammentarie e altre totalmente dimenticate.
Cogliendo da una parte molto superficialmente i problemi reali della Regione, la relazione esprime con una carenza di analisi di base concreta le indicazioni assai lontane dai problemi del commercio e molto più vicine forse, a questioni di politica estera. Non escludo che la Regione debba interessarsi alla politica estera o che si dimostri sensibile a flussi che incidono su tutti i settori della vita economica e sociale, ma da qui ad affermare che in Italia si sono perse delle commesse che sarebbero andate alla Germania e alla Francia perché meno sudditi degli Stati Uniti, mi sembra francamente esagerato. Da qui l'argomento che stiamo trattando, ci sono alcune rilevanti differenze che cercherò sommariamente di illustrare.
Innanzitutto, l'analisi. I forti ritardi che si registrano nella manovra economica del Governo, come ha evidenziato l'ultimo rapporto della Banca d'Italia, rischiano di compromettere le incidenze della ripresa italiana sulla scia della ripresa internazionale.
La mini-ripresa attuale è infatti decisamente svincolata rispetto ai ritardi attuativi del Governo.
La Banca d'Italia, infatti, si è espressa chiaramente su queste necessità: contenimento delle spese correnti; rafforzamento degli incentivi fiscali agli investimenti; rigoroso mantenimento dello schema di creazione monetaria e creditizia; eventuale ammissione in deduzione fiscale entro limiti prefissati degli acquisti di nuove azioni; fermo allineamento della lira nell'ambito dello SME.
E' un quadro di compatibilità stretto ed è l'unico che può fornire una risposta positiva alla stabilità del cambio che deve essere conquistata con buone politiche, non assunta a base di buone politiche.
La differenza è sostanziale e non formale. Un'economia piccola e aperta al commercio mondiale come la nostra, ha infatti scarse possibilità di pilotare autonomamente i movimenti dei tassi di cambio se mancano i presupposti per gli stessi.
L'esistenza di questi ultimi dipende in buona misura dagli effetti delle politiche interne effettivamente perseguite.
A questo handicap, sul quale nella presente situazione l'opinione pubblica non appare pienamente informata, si sommano i problemi strutturali della nostra economia e qui mi limito ad indicare solamente i problemi legati alla ristrutturazione industriale intrecciati all'applicazione delle nuove tecnologie.
Questo, e non altro, è il quadro a cui dobbiamo riferirci, dal quale possiamo dedurre i motivi della nostra azione, estrarre alcune priorità dunque chiarire il metodo che l'ente pubblico deve assumere.
A mio avviso, l'ente pubblico non deve guidare amministrativamente tali processi, ma deve stimolarli, anticiparli ed assecondarli. Non è credibile che un ente che ricerchi una manovra autonoma e scollegata dal contesto economico in cui opera; né oggi è credibile che un ente pubblico assuma tali compiti. Tanto meno ciò è accettabile per il Piemonte, visti i risultati sino ad ora conseguiti da tali enti che possiamo definire a dir poco fallimentari.
L'ente pubblico tuttavia può ancora fare molto per aiutare l'economia piemontese. Deve però cambiare strada e obiettivi affinché si possano raggiungere concretamente dei risultati o intrecciare un dialogo per spezzare l'isolamento piemontese.
Quali sono questi aspetti sui quali la Regione Piemonte in particolare può intervenire per cambiare le condizioni perché anche nel campo commerciale possiamo registrare degli effetti positivi? Innanzitutto, nel campo delle infrastrutture. E' l'ente pubblico che deve assicurare infrastrutture moderne su cui l'iniziativa privata possa svilupparsi e far sì che le aziende restino nella nostra Regione. Evito di ricordare per l'ennesima volta le troppe imprese qui nate che si sono poi trasferite a Milano, città molto più avanzata per quanto riguarda le infrastrutture.
Molte di queste realizzazioni di infrastrutture sono di competenza della Regione, molte altre dipendono da decisioni governative, il che presuppone degli enti locali che vogliano e sappiano dialogare a favore degli interessi della nostra Regione.
Su questo aspetto, priorità assoluta deve essere data al sistema delle comunicazioni e dei trasporti e devo osservare che la relazione non tocca mai questi aspetti e le loro correlazioni con la politica commerciale.
Tutti sappiamo invece che la condizione indispensabile per togliere Torino e il Piemonte dall'isolamento che sta rendendo così difficile la vita della nostra economia poggia su questo presupposto.
Se Torino e il Piemonte non entrano nelle grandi correnti di traffico internazionale (il che non significa affatto che il nostro aeroporto debba diventare un aeroporto intercontinentale), la nostra economia rimarrà marginale, gli orizzonti dei nostri imprenditori si provincializzeranno o non si sprovincializzeranno mai; la capacità innovativa della nostra industria rimarrà depressa. Vi gioca cioè un fattore culturale, oltre che di efficienza. Su questo isolamento del Piemonte e di Torino si intrecciano oramai i luoghi comuni più banali. Ho letto che la Regione Piemonte non riesce ad uscire da questa crisi e la ripresa dell'economia è così difficile perché la Regione Piemonte sarebbe geograficamente isolata.
Torino, città europea, Piemonte, regione d'Europa, sarebbero dunque isolate dall'Italia. A parte che ci sono città in Europa, come per esempio Monaco di Baviera che erano effettivamente geograficamente isolate, ma che sono diventare le prime in Europa. La carenza di analisi da parte della relazione sul settore delle infrastrutture mi lascia anche notare che non si parla di questi aspetti e non si parla dei benefici che possono venire a questo settore anche dalla installazione e dall'avvio di una struttura importante quale quella del SITO. Abbiamo ricevuto stamattina da parte del Presidente Viglione un primo appunto sul problema del SITO che ho anche letto e nel quale mi sembra ci siano alcune cose importanti. Credo sia tempo che il Consiglio regionale affronti, in termini impegnati e definitivi, questo problema che può influenzare anche profondamente l'aspetto commerciale della nostra economia.
Il secondo punto riguarda l'informazione intesa in senso molto lato. E' l'ente pubblico che deve assicurare agli operatori economici le informazioni e le documentazione sulle nuove tecnologie, sui nuovi metodi di gestione, sull'evoluzione dei mercati internazionali, così come è l'ente pubblico che deve favorire con ogni mezzo lo sviluppo di quel terziario che è presupposto dell'attività commerciale, oltre naturalmente alle banche e alle assicurazioni, le aziende di software, l'informatica e il marketing la ricerca e la pubblicità, che sono ormai un forte sostegno per l'economia moderna e che in Piemonte non hanno sviluppo conforme all'importanza economica della Regione.
Un altro aspetto sul quale la relazione si sofferma molto è il problema della commercializzazione dei prodotti piemontesi. I soggetti per i quali impegnarci a questo riguardo sono le aziende medie e piccole, agricole artigianali e industriali; sono le società di commercializzazione che rappresentano le aziende produttrici di prodotti di categorie omogenee, i cui azionisti siano gli stessi produttori, ma anche le banche e gli enti pubblici, possibilmente con quote di minoranza. Sono queste aziende che vanno create e la cui creazione deve essere incoraggiata, con l'avvertenza che l'associazionismo consortile per l'esportazione va legato a ciò che già esiste, senza impegnare ex-novo energie e risorse pubbliche che andrebbero sprecate. In Piemonte esistono delle grandi aziende che per le loro esportazioni usano canali collaudati; inoltre il Piemonte non ha nulla da invidiare alla Lombardia come circolazione finanziaria. Questi due elementi dovrebbero far riflettere sulle possibilità reali in particolare per le piccole e medie aziende di attivare un rapporto per l'export evitando da una parte di affidarsi alle fiere minori tipo Promark e dall'altra di uscire dalla dicotomia del piccolo e medio imprenditore che basa tutta la sua attività sulla produzione e basta. Un simile progetto, però, significa un assetto di relazioni in e tra industriali grandi, medi e piccoli completamente diverso dall'attuale, caratterizzato da una frattura orizzontale.
Un altro aspetto è quello dell'export. Per consolidare l'economia piemontese, per lanciarla nell'export, occorre innanzitutto consolidare le capacità manageriali e competitive delle aziende sui liberi mercati.
Innanzitutto sui mercati domestici e ciò in primo luogo in Italia e quindi in Europa. Solo una posizione consolidata sui mercati domestici dà garanzia di continuità nel tempo alle aziende; la commessa strappata ad un Paese del terzo mondo o la partita di merce piazzata in Cecoslovacchia o in Brasile con compensazione o meno, possono assicurare un buon guadagno all'imprenditore, ma non hanno caratteristiche di continuità, non creano un'azienda e soprattutto non danno una garanzia di stabilità occupazionale.
Dobbiamo quindi creare aziende capaci di conquistare quote di mercato in regime concorrenziale sui propri mercati. Questo deve essere l'obiettivo fondamentale.
Ultimo punto è il centro fieristico. Non mi soffermerò molto sulla sua sede, rispetto alla quale il discorso è ancora tutto da definire perché le possibilità sono molte e possono ancora essere proposte altre soluzioni. E' giusto sviluppare l'attività fieristica in Piemonte. Il centro fieristico è indispensabile, ma ho l'impressione che l'Assessore pensi a una struttura che potrebbe ancora essere una ennesima cattedrale nel deserto, con il particolare che un aereo nel deserto può ancora atterrare, ma a Caselle no.
Affinché questa attività possa avere sviluppo, occorre potenziare le infrastrutture: trasporti, comunicazioni, ricezione alberghiera. Di qui la necessità che le iniziative sul piano commerciale siano correlate con quelle del piano turistico. L'immagine di Torino e del Piemonte è ancora una immagine non caratterizzata. Questo, di contribuire alla caratterizzazione di un'immagine del Piemonte, sarebbe tra l'altro il primo compito della Promark che ha nei suoi obiettivi quello di diffondere l'immagine e la promozione dei prodotti piemontesi.
Questo significa avere un programma e non fare di tutto un po' per interferire dove più è possibile e per accontentare un po' tutti e forse anche scontentare i più.
Non si può passare dalla celebrazione del centenario del collegio dei ragionieri di Torino all'esposizione felina, dalla Fiera di primavera e di autunno alla Mostra scambio auto-moto ed accessori d'epoca. L'assenza di qualificazione credo sia ben evidenziata nella relazione dell'Assessore che a questo riguardo non esita a fare una profonda critica anche rispetto all'eccessiva proliferazione delle manifestazioni attuate dalla Promark.
Non so quale uso farà la Promark degli indirizzi di politica promozionale che la Giunta ha definito e che ora stiamo esaminando in questa sede. Certo è che se la Promark li dovrà perseguire, ben difficilmente nell'84 e nell'85 potrà proporre il programma di iniziative che ha finora sviluppato perché gli indirizzi contenuti in questa delibera sono forse eccessivamente generici, ma non c'è dubbio che precisano alcune nozioni di base che sono serie. Noi proporremmo che il punto e) laddove si chiede di realizzare studi e ricerche volti ad individuare le potenzialità di mercato della produzione piemontese, nonché le direttrici dei settori da privilegiare diventi il punto a); così come avremmo preferito che non "entro 60 giorni dall'approvazione degli indirizzi" ma semmai "60 giorni prima" la Promark avesse presentato il bilancio delle attività della società dal '79 in poi l'analisi dei costi e delle professionalità presenti in funzione degli obiettivi.
Forse, però, sarebbe assai più semplice se la Giunta dicesse a chiare cifre quanto sia costata, dal momento della sua costituzione ad oggi, alla comunità, la Promark. I risultati non occorre esplicitarli, li conosciamo tutti. Potremmo finalmente fare una verifica.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Lombardi.



LOMBARDI Emilio

Signor Presidente, colleghi, il ponderoso documento consegnatoci dall'Assessore rappresenta certamente uno sforzo e ci offre la possibilità di venire a conoscenza nel concreto di alcuni problemi importanti, quale quello della promozione, per quel che riguarda le attività economiche nella nostra Regio ne.
Ritengo siano condivisibili alcuni obiettivi di fondo sulle grandi linee, d'altronde molto spesso è facile trovare accordo sulle linee generali specie quando si afferma che sono necessari maggior coordinamento programmazione e professionalità. Occorre però scendere nei particolari per verificare se queste impostazioni di carattere generale si realizzano concretamente.
Condividendo quanto detto dal collega Cerchio e dal Capogruppo del P.R.I. nel suo ottimo intervento, cercherò di fare alcuni riferimenti concreti.
Il documento che ci è stato consegnato ha dei riferimenti anche di carattere finanziario. Vengono citate infatti: la spesa sostenuta dalla Promark nel 1982, nel 1983, e nella prima parte del 1984 e la previsione di spesa per la seconda parte; la spesa sostenuta direttamente dalla Regione e qui sorge il primo dubbio: è quello che ha speso l'Assessore all'agricoltura ha risposto che dal 1980 al 1984 (e siamo solo a metà di quest'anno) sono stati spesi da quell'Assessorato cinque miliardi per la promozione dei prodotti agricoli nella nostra Regione.
Ci sono evidentemente delle incongruenze fra le cifre fornite dall'Assessorato al commercio e quelle fornite dall'Assessorato all'agricoltura. Credo che la promozione venga svolta non solo dall'Assessorato al commercio ma anche dall'Assessorato all'agricoltura e dall'Assessorato al turismo. Sarebbe opportuno, quando si parla di necessità di coordinamento, per esempio fra l'Ice, il Ministero e le Camere di commercio, che si incominciasse a coordinare e programmare all'interno del nostro ente tra i vari Assessorati. Nonostante l'apprezzamento sulla complessità e su certi approfondimenti del documento, infatti, non mi sembra siano evidenziate cifre e contenuti tali da poter avere un quadro chiaro e preciso di quanto è stato speso per la promozione nella nostra Regione.
Per quel che riguarda la promozione nel settore agricolo, in questi anni sono state portate avanti diverse iniziative. I 5 miliardi spesi, in larga parte dedicati al settore del vino, non hanno portato risultati apprezzabili. Le statistiche parlano di una diminuzione dell'export dei vini piemontesi.
Il Piemonte però non esporta solo vino; ma anche centinaia di migliaia di quintali di ortofrutta. Per questo settore, né da parte dell'Assessorato all'agricoltura, né da parte dell'Assessorato al commercio, è stato fatto alcunché. E' vero che esistono l'Istituto del commercio con l'estero e le Camere di commercio, ma anche da parte loro è mancata una iniziativa che sarebbe stata importante soprattutto se si considerano le difficoltà crescenti di collocare sul mercato le produzioni orto-frutticole della nostra Regione.
Da questo discorso emerge l'esigenza di una razionalizzazione non solo con il Ministero, le Camere di commercio e l'Istituto del commercio con l'estero, ma anche all'interno delle nostre responsabilità a livello regionale.
Un altro aspetto negativo della relazione, oltre quelli già evidenziati, è il fatto che mentre si afferma che il governo nazionale non ottempera ai suoi compiti, non si fa una sufficiente autocritica su quello che la Regione Piemonte, in questi anni, non ha fatto.
Vogliamo per caso lasciare andare avanti gli enti strumentali della Regione (Promark, Esap, ecc.) come è successo in questi anni dalla loro costituzione? In questa relazione vi sono alcuni elementi che mi hanno colpito: per esempio, che la Promark ha 27 dipendenti, che il Presidente ha un appannaggio di 47 milioni annui e il Vice Presidente di 36 milioni annui, più il gettone di presenza.
Sono stati creati, degli enti a struttura presidenziale che offrono dei risultati in base anche ai costi di rappresentanza che abbiamo riconosciuto. In quella sede palesammo la nostre perplessità rispetto a questo tipo di impostazione, perché simili appannaggi, per partecipare poi al Carnevale di Ivrea, non ci convincono. Ricordo ad esempio, che fino al 1976 il Presidente dell'Istituto zooprofilattico del Piemonte riceveva il solo rimborso spese, oggi invece il Presidente di quell'istituto, dopo le riforme volute dalla Giunta di sinistra, ha l'appannaggio di un Consigliere regionale. I risultati ottenuti, a nostro avviso, non giustificano questo tipo di riconoscimento economico.
Voglio riferirmi ora ad altri aspetti di carattere particolare. Nella relazione non viene illustrato il criterio in base al quale vengono scelte le ditte agricole e artigianali che partecipano alle varie fiere. Vi sono forse dei collegamenti con le rappresentanze di queste categorie o vengono adottati particolari criteri? Un'altra valutazione. Alla fine della seconda legislatura avevo presentato una interrogazione in merito alla mostra dell'antiquariato svoltasi a Torino nel 1982. Tutti sappiamo che nella nostra Regione esiste un centro importante per quel che riguarda l'artigianato artistico e l'antiquariato e cioè la città di Saluzzo: perché allora quella mostra ha dovuto tenersi a Torino? Sembra quasi che nella nostra Regione esista solo Torino e non la provincia. Non mi risulta infatti che la Promark in questi anni abbia creato delle iniziative in provincia di Cuneo, Asti o Alessandria. E' pur vero che la provincia di Torino è intervenuta con la sottoscrizione di una certa quota del capitale, ma è altrettanto vero che la Regione non è solo Torino, è anche il resto del Piemonte. Non solo tutte le iniziative vengono concentrate a Torino, ma vengono effettuate delle scelte che penalizzano le realtà esistenti, con una cultura, una tradizione, una civiltà che sono secolari, per cui certamente gli artigiani e gli antiquari, ad esempio, non sono stati molto soddisfatti dal fatto che la Promark, o la Regione, patrocinasse una mostra di antiquariato a Torino.
Noto, comunque, con piacere, che nel 1984, forse già nel 1983, questa mostra non è stata più realizzata. Sarebbe interessante conoscerne il perché: si è capito forse che ci si era sbagliati oppure che non si era più in grado di portare avanti quel tipo di iniziativa? Lo stesso discorso vale per la manifestazione "Vinincontri" che fu realizzata nel 1975 e non venne più ripetuta. Occorre valutare attentamente l'opportunità di realizzare delle iniziative di questo tipo, perché se non si è più in grado di portarle avanti si è solamente sprecato del denaro pubblico.
Non parlo delle grandi linee programmatiche o delle nuove sedi, chiedo solamente che venga tenuto conto di tutta la realtà piemontese. Certamente è giusto chiedere al livello nazionale di essere più puntuale e più preciso, ma credo anche sia nostro compito iniziare a fare le cose che ci competono per avere le carte in regola e poter quindi dire agli altri di fare altrettanto.
Sino ad oggi non mi sembra che questa Regione abbia dato un esempio di politica promozionale delle sue produzioni talmente valido da poter dire ad altri di fare qualcosa.
Dobbiamo intanto svolgere la parte che ci compete, pur essendo d'accordo con l'Assessore nel chiedere agli altri di mettere in moto quei meccanismi e quelle iniziative realmente necessarie a rilanciare la produzione agricola e artigianale piemontese nell'economia italiana e in quella europea.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARCHIARO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, la delibera relativa alla Promark vuole essere attuativa della legge istitutiva della Promark stessa in forza della quale " i Consiglieri di nomina regionale sono vincolati nell'esercizio del mandato all'osservanza degli indirizzi e delle direttive impartite dai competenti organi della Regione", prendiamo atto, di fronte alla delibera oggi presentata in aula, che è la prima volta da quando è entrata in vigore la legge 9 marzo 1978 istitutiva dell'ente strumentale Promark che vengono emanate direttive che pur costituivano un atto dovuto standosi al tenore letterale del menzionato art. 3.
Va preso atto di una inadempienza che si è perpetrata per 6 anni da parte delle Giunte che si sono succedute al governo della Regione Piemonte.
In seguito a questa inadempienza, l'ente satellite Promark ha potuto ruotare in maniera autonoma perdendo di vista quelli che erano gli scopi istituzionali, come ha già ricordato il collega Consigliere Cerchio, e dando luogo a quegli inconvenienti che sono stati lamentati in particolare dall'Associazione commercianti.
D'altro canto, lo stesso Assessore Bruciamacchie nel corso della sua relazione rileva che per la prima volta vengono date queste direttive cui non si era mai dato corso in precedenza.
Per quanto riguarda il merito della delibera, va innanzitutto rilevato che questa consta di due parti. Ricordo che gli amministratori designati dalla Regione, in seguito all'aumento del capitale del luglio 1981, sono in maggioranza nel Consiglio di amministrazione della Promark quindi, seguendo le direttive emanate, possono dare una decisa linea da seguire all'ente stesso.
Gli adempimenti di cui alla seconda parte della delibera che dovrebbero essere compiuti, entro 60 giorni dalla sua approvazione, dal Consiglio di amministrazione della Promark sono di un certo peso perché si tratta di linee direttrici promozionali per il triennio, di programma pluriennale di attività che deve essere trasmesso al Consiglio regionale, di piano di assetto della società per quanto riguarda la composizione azionaria al personale, di bilancio dell'attività della società dal '79 ad oggi, di un bilancio previsionale non più triennale, ma annuale, relativo all'attività da svolgere, infine, di un consuntivo dell'attività svolta nell'anno precedente.
Mi pare che con questi adempimenti, che vengono, sotto il profilo di direttiva, additati e quindi in buona sostanza imposti al Consiglio di amministrazione della Promark, si tende a recuperare una lacuna della legge istitutiva, per colmare la quale da parte nostra era stato presentato il 1 settembre 1981 un disegno di legge affinché, integrandosi la legge istitutiva della Promark, si inserissero come adempimenti a regime (quindi non solo con un carattere transitorio, perché le direttive hanno un carattere transitorio, seppure riferite ai tempi) l'obbligo della Promark di presentare alla Regione, ogni anno, una relazione previsionale e programmatica della propria attività per consentire ai Consiglieri regionali di compiere quella funzione ispettiva relativa alla richiesta di informazioni sulle attività, sulle operazioni, sugli atti dell'ente.
Questa proposta riprendeva integralmente due norme relativamente ad altri due enti strumentali della Regione: non era quindi una ingerenza che riguardasse in particolare la Promark, ma era l'inserire a regime, anche per questo ente, delle direttive e normative già contenute nella legge istitutiva della Finpiemonte e nella legge istitutiva del Cartografico.
Queste norme avrebbero potuto essere collocate all'interno della legge istitutiva della Promark, e così sarebbero rimaste a regime, adesso invece si tenta di recuperarle attraverso questa complessa serie di adempimenti.
Se fra i sei adempimenti contenuti nella delibera, si chiede anche la relazione previsionale, triennale prima, poi precisata in un altro punto nell'annuale, sarebbe stato bene ed opportuno prima di emanare le direttive, di pretendere la relazione consuntiva e soprattutto previsionale, verificarla attraverso un dibattito in Consiglio e formulare dopo il dibattito o dopo una proposta di delibera da parte della Giunta, le direttive.
Qui viceversa è stata capovolta con procedura, mi pare anomala la situazione, perché si emanano le direttive, che fra l'altro sono molto di massima e pressappoco sviluppano quelli che sono i fini istituzionali dell'ente e poi si pongono questi adempimenti; talché, a seconda di come il Consiglio di amministrazione della Promark recepirà queste direttive, si avrà la formazione di una relazione previsionale che sarà tutta da verificare.
A mio avviso il contenuto della delibera avrebbe dovuto essere capovolto: occorreva prima imporre - con la legge o con la delibera - la relazione previsionale, poi verificarla, dopodiché dare le direttive che in teoria potrebbero essere perfettamente identiche alla relazione previsionale, oppure ricevere le opportune modifiche in seguito al dibattito in Consiglio.
Nel merito accennerò a quanto ha messo in evidenza, sulla base di elementi obiettivi, il collega Cerchio, circa cioè l'abusivismo e la concorrenza sleale che si sono verificate per mancanza di direttive (durata 6 anni) da parte della Promark ai danni delle categorie commerciali, sia per l'eterogeneità degli operatori, sia per le località di provenienza dei prodotti. Nella legge istitutiva della Promark si diceva che lo scopo istituzionale era quello di sostenere e incrementare nell'ambito delle proprie competenze le attività economiche del Piemonte, ponendo quindi una norma di sostanziale, serio e sano protezionismo dei prodotti del Piemonte e degli operatori economici del Piemonte: viceversa, promuovendo quelle tali fiere che hanno dato luogo al fenomeno dell'abusivismo per l'ingresso di operatori non operanti nella Regione (ed erano essi che dovevano essere sostenuti) e attraverso l'introduzione di prodotti non locali si è esorbitato dai fini istituzionali dell'ente strumentale Promark.
Per le considerazioni svolte, riteniamo di non potere condividere le linee essenziali della delibera e per quanto concerne l'attività fieristica, che è citata in uno dei punti della delibera, abbiamo proposto un emendamento, richiamando i fini istituzionali e il divieto di concorrenza sleale.
Questione ICE. Volutamente non entro nel merito, se non attraverso un breve accenno. Con riferimento alla convenzione con l'Istituto commercio estero, penso si possa dire che siamo all'anno "0": è tutto da rifare perché le vicende della convenzione si sono concluse con un infortunio contrattuale, tant'è che la convenzione già approvata dalla Regione con delibera di Giunta e passata al Co.Re.Co. è stata disattesa in seguito a una difforme controproposta dell'Istituto di commercio con l'estero. Penso che questo infortunio contrattuale è anche dovuto al fatto che la Giunta si è arrogata competenze che appartengono al Consiglio.
Se la bozza di convenzione avesse seguito la via maestra di venire in Commissione, essere esaminata, fare le normali consultazioni in quella sede, forse il risultato sarebbe anche potuto essere lo stesso, comunque si sarebbe verificata l'intera situazione nella sede istituzionale, tant'è che adesso si auspica un intervento della Commissione consiliare attraverso incontro con l'Istituto commercio estero.
Evidentemente quando è stata stilata la bozza recepita dalla Giunta nella sua delibera, non si è colto che da parte dell'altro contraente non si era ancora del tutto d'accordo.
Il fatto che volevo sottolineare non è tanto quello dell'infortunio contrattuale presumibilmente verificatosi per fatto e colpa della controparte, quanto il fatto che le norme di cui alla convenzione non sono state portate in Commissione e non si sono fatte le rituali consultazioni e, al riguardo penso non possano sorgere dubbi, siccome le norme che disciplinano l'Istituto commercio con l'estero prevedono la convenzione con la Regione, in base a una norma statutaria, quando si parla di Regione, si parla di Consiglio regionale. Nei confronti dell'ICE, non è avvenuto quanto si è verificato in occasione delle direttive alla Promark.
Per quanto riguarda le strutture fieristiche, il discorso in linea di principio ci trova consenzienti.
Si è parlato dell'area di Corso Marche e di altre localizzazioni.
Quando verrà presentato il progetto, esamineremo nel dettaglio quella proposta e formuleremo le nostre osservazioni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchesotti.



MARCHESOTTI Domenico

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, naturalmente concordo con la relazione in quanto essa contiene indicazioni, criteri, scelte soprattutto sulla piccola e media impresa piemontese e una meritevole riflessione metodologica, quella che noi comunisti chiamiamo autocritica.
Debbo rilevare che la meritevole riflessione dell'Assessore non ha cambiato l'atteggiamento di coloro che sono intervenuti, i quali continuano a dire che bisogna portare la questione della convenzione con l'ICE in Consiglio, che l'errore è stato quello, ecc, ecc.
L'Assessore e la Giunta lo riconoscono.
Il problema è però nel merito e poiché noi concordiamo sul merito della proposta fatta dalla Giunta regionale all'ICE gradirei sapere qual è la posizione dei vari Gruppi.
Se ci riferiamo alle proposte che l'Assessore Bruciamacchie a nome della Giunta ha presentato questa mattina, dobbiamo osservare che, forse la relazione doveva affrontare la questione della promozionalità anche in riferimento agli Assessorati che promozionalità fanno, ma non in termini di spesa o di iniziative, ma, a nome della Giunta, in termini di indirizzo politico.
Il rilievo che ha fatto il Consigliere Lombardi dovrebbe essere accettato e questo comporterebbe una serie di scelte di indirizzo politico di strutture regionali e di visione della promozionalità e nelle iniziative della Giunta e degli Assessorati. Forse la maggioranza e la Giunta hanno bisogno di vivere questi momenti con maggiore coscienza delle loro capacità.
Il Gruppo D.C. ci ha detto: "Voi il piano non riuscirete a presentarlo". Invece il piano è stato presentato.
Ora ci dice: "Noi non lo faremo passare!" Questa non mi pare una posizione di forza della D.C., che probabilmente- pensa di non confrontarsi nel merito.
Questa mattina il Consigliere Brizio nel rispondere al Presidente della Giunta ha detto che questa maggioranza non gode la fiducia della Fiat e del mondo imprenditoriale. Per la verità non so bene quando questa maggioranza ha avuto questa fiducia.
Probabilmente mai! E probabilmente c'è qualche preoccupazione rispetto al Piano di sviluppo. Aggiunge il Consigliere Brizio: "Viglione dirige bene quando c'è la crisi e va male, naturalmente assieme ai comunisti, quando c'è la ripresa".
Mi chiedo di quale ripresa si parla, visto che il Presidente della Confindustria ha detto qualche giorno fa che non c'è nessuna ripresa. Il Consigliere Picco giovedì scorso, sicuramente con benevola ed insistente cattiveria chiedeva alla Giunta: "Voi dovete dirci cosa avete fatto".
Che cosa voleva dire con questo? Voleva dire mettendo insieme il Samia ed il Miad: "Voi non siete capaci di trattenere né il Samia né il Miad". Ma dobbiamo riflettere. Intanto va detto che il Samia venne chiuso a causa di una profonda crisi, mentre il Miad si trasferisce in periodo di crescita continua.
Sempre altrove vanno, ma in condizioni diverse. Semmai noi abbiamo ereditato un Samia in crisi e abbiamo potenziato e sviluppato nonostante le grosse difficoltà il Miad. Il Consigliere Picco che è stato Sindaco di Torino, faccia anche lui una riflessione con tutti noi.
La crisi generale, i debiti del Terzo Mondo hanno accentuato la concorrenza sui mercati internazionali. Se vogliamo venir fuori dalla crisi dobbiamo ricercare, ma anche trovare i punti di accordo per sviluppare imprenditorialità e lavoro, per entrare sui mercati esteri e per unire i fondi della Regione con quelli degli Enti locali e del Governo per raggiungere gli obiettivi di promozionalità e di commercializzazione dei prodotti del Piemonte.
La relazione dell'Assessore e le proposte di piano, contengono i presupposti politici, programmatici e strategici per una operazione di questo tipo.
Siamo d'accordo, colleghi, di coinvolgere le associazioni industriali dell'Api e della Confindustria, le Camere di Commercio, gli artigiani, le associazioni dei commercianti e gli imprenditori agricoli nell'intento di definire alcuni punti fermi sui quali operare a favore della comunità piemontese.
In questa direzione ci siamo impegnati da anni, mentre i nostri avversari all'opposizione, pur coscienti di questa nostra posizione preferivano affrontare problemi metodologici anziché le scelte.
Ci vuole un salto di qualità.
Occorre confrontarsi con la piccola e la media industria e con gli imprenditori. Non vogliamo essere concorrenziali a nessuno e vogliamo fare il nostro dovere. Se invece di trovare i motivi di divisione e di polemica ci sforzassimo per trovare modi per andare avanti, faremmo una politica seria per lo sviluppo del commercio.
La Promark deve avere indirizzi unitari.
Mi auguro che questa deliberazione sia approvata all'unanimità perch indica una prospettiva chiara. Condivido l'impostazione data dal Capogruppo del P.R.I.
Sentendola mi sembrava di discutere a livello del Commercio con l'estero. In questa direzione noi vogliamo contribuire con nostri fondi elaborare una politica, programmare interventi.
La proposta della Giunta all'ICE va in questa direzione.
Perché porre delle pregiudiziali politiche, così come mi è parso di capire nella posizione del Consigliere Picco o di altri Consiglieri che dicono: "La Giunta regionale non riesce ad avviare della giusta promozionalità e a sviluppare delle iniziative perché è socialcomunista o perché non gode della fiducia del mondo imprenditoriale".
Questo non è vero e quando è vero bisogna fare di tutto perché non lo sia più. Debbo dire al Consigliere Brizio che chi in questi mesi gli ha telefonato, ora incomincia a telefonare anche a me e magari telefonerà anche al Presidente.
Se poi vogliamo parlare delle strutture fieristiche, dobbiamo ripercorrere la storia di Torino-Esposizioni.
Quando il Comune di Torino e la Fiat decisero di costituire quella struttura, hanno chiesto i contributi all'on. Einaudi, allora Ministro del bilancio. Einaudi, visto il progetto, non ha dato un soldo perché non condivideva che il fatto che Torino-Esposizioni venisse realizzata al Valentino.
Infatti Torino-Esposizioni è una delle poche strutture del Piemonte che non ha avuto il contributo del Governo.
I liberali qualche ragione che l'hanno. Torino-Esposizioni, che ha una maggioranza di azioni Fiat, è sempre stata contraria a nuove strutture fieristiche e ha sollecitato nel 1979 il rinnovo della convenzione con il Comune di Torino; l'Anfia è invece per nuove strutture fieristiche.
Questa contraddizione del mondo industriale torinese va risolta. La maggioranza è per una nuova struttura fieristica.
Le altre forze politiche sono del parere di andare avanti in questa direzione? Se vogliamo andare avanti, dove, con chi e con quali strumenti procediamo? Le strutture fieristiche moderne debbono essere fatte soltanto dalla Regione, dal Governo, dal Comune, o è opportuno interessare quegli operatori che le utilizzeranno? Se decidessimo di muoverci sulla base degli orientamenti del Comprensorio di Torino faremmo dei notevoli passi avanti.
Noi siamo disponibili.
La collega Vetrino a nome del P.R.I. dovrà pronunciarsi su questo.
Avete mai visto la zona attorno a Torino-Esposizioni durante una manifestazione? Non si sa dove posteggiare un'auto. Gli espositori hanno a disposizione bel altre aree, in altre città e altre condizioni e sicuramente si appoggiano altrove.
Noi siamo all'opposizione al Governo e lo critichiamo, voi siete all'opposizione in Regione e ci criticate, ma la situazione non cambia.
Per cambiarla questa maggioranza, comunisti, socialisti e socialdemocratici hanno dato un contributo. Possiamo aver commesso degli errori perché la materia è complessa e difficile, ma, di fronte alle proposte, possiamo valutarle e andare avanti.
Ne approfitto per farne, due: la prima oltre ad essere una proposta è un'autocritica per la responsabilità che ho avuto ed è il fatto che ancora non si è elaborata una legge regionale con normative sulla promozionalità.
Tocca alla Giunta provvedere.
L'altra questione è direttamente collegata all'osservazione del Consigliere Lombardi. Nella discussione della legge sulle strutture si toccherà questa questione. Probabilmente non basta avere dei servizi divisi per Assessorato, ma occorre una direzione strutturale unitaria sul piano politico e del coordinamento che ci permetta di capire le situazioni, di avere un rapporto diretto con chi svolge il non facile compito di promozionare i prodotti piemontesi.
Comunque discutiamone per andare avanti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Moretti.



MORETTI Michele

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, visto che questo dibattito si è sviluppato al di là degli aspetti promozionali e ha toccato anche quelli economici, ritengo opportuno sviluppare l'intervento sui temi che riguardano l'economia del Piemonte.
La discussione sul secondo Piano di sviluppo ci offrirà l'occasione per affrontare un dibattito molto più ampio rispetto alla dimensione economica della nostra Regione. L'attività promozionale tocca aspetti di natura commerciale, aspetti di immagine ed aspetti di natura culturale.
Sono tre momenti che non possono trovare un collegamento a meno che non si voglia creare un Assessorato che si occupi di promozione che è tutt'altra cosa rispetto alla commercializzazione. Un conto è commercializzare un prodotto confezionato, che è legato ad una produzione industriale o artigianale, altro è promuovere una promozionalità nell'immagine della nostra Regione sotto l'aspetto culturale e turistico.
E' inutile parlare di strutture se non si sviluppa il discorso attorno all'azione da svolgere per inserire il prodotto nel mercato. Chiariti questi aspetti si potrà parlare della dimensione delle strutture espositive. La relazione dell'Assessore parla di strutture espositive; noi abbiamo delle opinioni in proposito che spero vengano accolte. Secondo noi occorre un centro congressuale espositivo e fieristico, evitando la realizzazione di strutture senza riferimento preciso all'attività economica. Spesso in quest'aula si discute sull'inserimento della Città di Torino in un discorso di terziarizzazione. Questo può essere un momento. La terziarizzazione va oltre la tecnologia ed è un fenomeno da affrontare con un impegno politico da parte della Regione Piemonte, coinvolgendo la comunità piemontese, l'attività promozionale interessa tutte le realtà della nostra Regione. Per promuovere il prodotto agricolo, si devono individuare aree sviluppate nel campo della produzione agricola, e lo stesso discorso vale per il turismo.
Condivido le linee indicate dalla relazione dell'Assessore; il mio intervento è critico, ma vuol essere un contributo al dibattito che si sta sviluppando in Consiglio regionale.
C'è un riferimento alle analisi di mercato, ma ritengo che si debba svolgere una ricerca per conoscere tutti i mercati nazionali e internazionali. Questa ricerca ovviamente deve essere fatta dalla Regione Piemonte d'intesa con il Ministero per il commercio estero e l'ICE dopodiché si potrà discutere un piano di attività promozionale che interessi il mercato nazionale e quello internazionale. Il marketing è un riferimento importante di cui un ente organizzato deve valersi per acquisire mercati.
Quanto alla terziarizzazione, devo dire che se ne sente parlare da parte di molte forze politiche. C'è anche la tendenza a filosofare attorno a questo argomento e le tesi sono diverse, le principali però sono legate allo sviluppo delle industrie.
Siamo però convinti che la terziarizzazione sia legata alla capacità che la Regione sa sviluppare come attività non solo di commercializzazione ma di promozione. Nella Regione Piemonte è molto sviluppata l'attività artigianale. Occorre però individuare il tipo di artigianato da promozionare e inserire in un programma che investe il terziario. Possiamo anche affermare che lo sviluppo del terziario interessa i trasporti compresa l'area aeroportuale e può favorire le attività turistiche.
L'interrogazione che ho presentato non è in polemica con l'Assessore ma chiede alcuni chiarimenti in ordine all'attività della SpA Promark che non deve interferire nelle attività commerciali, ma spetta agli operatori del settore. La preoccupazione nasce dall'impostazione della Promark, che invade il campo degli operatori. Mentre sviluppiamo il discorso sulla terziarizzazione, andiamo a creare una struttura che tende ad un indirizzo monopolistico e privilegia alcuni e penalizza altri. La Regione, oltre a predisporre gli indirizzi per gli amministratori della Promark, come viene indicato nella relazione della deliberazione, deve predisporre una programmazione promozionale. Questa è la forma più corretta per indicare alla società Promark gli indirizzi da seguire circa la sua attività.
Non sono d'accordo sulle critiche che vengono avanzate agli indirizzi del Ministro per il commercio con l'estero. Ho letto le proposte del Ministero e il piano di programmazione dell'ICE; sia l'ICE che il Ministero coinvolgono le Regioni e le indicazioni dell'ICE favoriscono l'inserimento delle Regioni. Certo, le Regioni hanno realtà diverse sul piano economico e produttivo e devono essere coordinate attraverso l'ICE.
La relazione dell'Assessore, secondo me, deve essere integrata. Il secondo piano di sviluppo riprende alcune indicazioni circa l'attività promozionale che l'Assessorato ha imposto nel settore della commercializzazione. Ben venga allora la proposta di approntare le tematiche della promozionalità e della terziarizzazione. Ho accennato ad un Assessorato alla promozione, credo che se ne debba parlare e se intendessimo inserire nell'ambito della commercializzazione l'attività promozionale, commetteremmo un errore di valutazione politica e creeremmo difficoltà allo sviluppo di settori con propria capacità di inserimento nei mercati.
Quanto alle proposte operative spero di non essere frainteso se propongo di potenziare la Promark dandole precise indicazioni programmatiche. Sono d'accordo sulla verifica dell'attività, ma proporrei anche degli incontri periodici di intesa e di studi dei problemi.
Non vedo qui presenti i funzionari e gli amministratori della Promark.
Poiché sono contrario ai corpi separati che spesso creano difficoltà questa assenza mi preoccupa. Prego l'Assessore di invitare gli Amministratori e i funzionari della Promark a partecipare alle sedute ogni qualvolta si trattano i problemi promozionali per conoscere gli indirizzi dell'Assessorato e le opinioni delle forze politiche.
Concludo ribadendo che l'attività programmatica proposta dall'Assessore va integrata con aspetti che interessano i settori economici dell'artigianato e dell'industria.
Parlando di promozionalità l'altro giorno ho fatto cenno ad una mostra sull'informatica. Il Piemonte annovera nell'area del Canavese importanti aziende specializzate in informatica, come l'Olivetti, quindi è opportuno inserire nel piano di attività queste società.
La Promark spesso nell'attività fieristica inserisce - produttori di altre Regioni il che sta bene nell'ambito di Torino-Esposizioni, ma non sta bene per la Promark. Può rientrare la manifestazione di "Vinincontri" che tratta i vini piemontesi.
La Promark deve affermarsi in campo nazionale con esposizioni a Torino ma su tutta la penisola italiana. Il collega Marchesotti ha fatto un cenno alla ripresa economica e il contributo che può dare la Promark. In effetti in un Paese in profonda crisi economica la ripresa si verifica più lentamente. Anche il decreto sulla manovra economica ha influito. Tuttavia nella relazione si fa riferimento alla ripresa economica.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, a prescindere dall'occasione istituzionale che ci viene offerta, quello della promozione è un argomento che deve vedere attenta la classe politica, in particolare una classe politica di governo.
L'azione promozionale ha come primo elemento un oggetto, quindi per giudicare i risultati dell'azione promozionale bisognerà scontare i limiti che ha l'oggetto. Non sono convinto che l'oggetto della promozione in Piemonte sia così specifico, così significativo del livello e della qualità.
Ci vorrebbe la modestia di capire che la funzione promozionale pu arricchire il bene oggetto della promozione, ma non lo può arricchire al di là dei limiti della tecnica degli strumenti di marketing, strumenti e tecniche oltretutto che, essendo ormai generalizzati, non lasciano molto da scoprire a questo o a quell'altro soggetto.
Quando si parla di promozione non si deve dimenticare quanto di positivo è stato fatto per cercare di ricondurre ad unità alcuni valori. Il Piemonte è la regione del vino, non solo del Barolo: questo è un risultato positivo, però pensiamo all'immagine della Svizzera che presenta facce molto contrastanti, eppure l'immagine è unica e il prodotto artigianale beneficia dell'immagine di grande pulizia, di grande ordine che non attiene all'oggetto commercializzato, ma attiene all'immagine generale dell'area che produce quel prodotto.
Concordo con quanti hanno sottolineato l'eccessiva istituzionalizzazione dell'ente al quale facciamo riferimento. Quando si dice a una società "devi fare la promozione" non si capisce se la promozione diventa la promozione dell'oggetto della promozione o la promozione di se stessi.
Studi recenti dicono che la generazione che entra in questo momento nel processo produttivo non terminerà la sua vita lavorativa nell'ambito dello stesso settore produttivo. Infatti i tempi di mobilità intellettuale e professionale sono divenuti estremamente veloci.
Ho il timore che questa società tenda ad istituzionalizzare e a rinunciare a una delle regole einaudiane di gestione della cosa pubblica: la capacità di fare il bilancio a zero, quella tecnica con cui quando si fa il bilancio preventivo, non si prende in esame né il bilancio precedente n il consuntivo, ma si parte da zero.
Difficilmente le società altamente istituzionalizzate hanno la capacità di fare questa operazione, perché si portano dietro le loro "rendite" di ordine culturale ed organizzativo che finiscono per essere un peso alla loro attività.
Dovremmo mantenere a questa società la logica di un gruppo di lavoro e di opinione molto agile, molto flessibile rispetto ai tempi.
Sono stati citati in termini politici gli emolumenti che perseguono gli amministratori delle società.
A questo punto incomincio ad essere perplesso su come devo condurre la campagna elettorale dell'anno prossimo: se va bene mi ritrovo esattamente come sono e non è una grandissima prospettiva, anche se questa attività mi remunera e mi dà momenti di grande soddisfazione ed altri di grande amarezza ma, se mi va male, posso anche fare il Presidente dell'Esap o di qualche altra società.
Non ci sarà più il problema di fare il capitalista, ma quello di fare i capi esclusi. Non mi scandalizzo di niente.
Questa classe politica dovrebbe avere l'orgoglio e i titoli per dire che chi si occupa della cosa pubblica ha il diritto di essere remunerato esattamente come chi si occupa della cosa privata, il problema è di garantire i numeri di chi è preposto a questo tipo di interventi.
La metodologia è criticabile perché si ha l'impressione che la società Promark tenda a far sopravvivere se stessa.
Probabilmente, proprio perché non è stimolata da oggetti sufficientemente significativi e specifici, tende ad occuparsi di molte cose e qualche volta nelle operazioni di avanguardia, viene inquinata dal cesto di mele cattive. Qualcuno ha fatto polemica sulla mostra dell'antiquariato.
Senza offesa per nessuno, devo dire che l'antiquariato di Saluzzo è una gran bella cosa, mentre la mostra dell'antiquariato di Torino è una cosa diversa.
Bisogna garantirsi che Torino non voglia fare concorrenza a Saluzzo.
Per carità, io confido che si faccia di nuovo la mostra dell'antiquariato a Torino.
Questa campagna elettorale, per esempio, ha avuto la fortuna di avere l'apprezzamento e la simpatia di una organizzazione di signore le quali mi hanno dato la possibilità di vedere il Piemonte che io non conoscevo, il Piemonte delle grandi case delle Langhe e di quello che c'è dentro e mi sono reso conto che l'antiquariato non è soltanto la riproduzione di beni ma è un momento di grande approccio culturale.
Se Torino si ponesse in questi termini sul terreno dell'antiquariato non sarebbe in concorrenza con Saluzzo, anzi, rilancerebbe la capacità di Saluzzo, che è soggetto che produce, non soggetto che ha.
Le specificità devono essere valorizzate anche in relazione al mercato che hanno queste specificità. Andiamo cauti a far nascere l'impressione che le iniziative, nella misura in cui sono di grande immagine e di grande rilievo, fatte in realtà diverse, possano sembrare concorrenti.
Non devono essere concorrenti, anzi devono valorizzare l'altro tipo di specificità.
Certo, alcune iniziative sono curiose. Mi aspetto di sentire il Presidente Viglione raccontare agli amici di Bardonecchia che lui ha ancora alcune lattine di una certa birra che viene fatta solo più da alcuni anziani contadini.
E' evidente che una grande attività promozionale, soprattutto se parliamo di attività tradizionale e di immagine complessiva che abbia spazi per le iniziative più specifiche e più finalizzate, deve trovare collocazioni idonee.
Mi fa piacere che si è voluto considerare Einaudi, anzi, credo che debba essere considerato come patrimonio della cultura piemontese più che della cultura liberale.
In occasione della manifestazione per gli Stati Generali dei Comuni d'Europa, ci siamo resi conto della pochezza di Torino, come metropoli come città moderna, in tema di centri per i congressi.
Visto che si parla tanto della "A Uno" un amico del mio partito, non piemontese, che ha una wolkswagen, si è scandalizzato che la Città che è una delle capitali dell'industria automobilistica europea, non abbia beneficiato di questo titolo e non abbia creato all'esterno del proprio impero quei templi dell'immagine moderna che sono, per esempio, le opere faraoniche in cui la gente si trova a discutere.
Stupisce il fatto che una città come Torino si riduca a tenere congressi in contenitori, a dir poco, abominevoli.
Lo sforzo deve essere complessivo. Non per niente sono partito dall'oggetto per dire che i limiti dell'attività promozionale dipendono dai limiti dell'oggetto e non tanto dal limite dello strumento, anche perché se lo strumento fosse inadeguato all'oggetto, rischieremmo quel disequilibrio fra le due posizioni che normalmente determina il ridicolo, probabilmente il limite di alcune iniziative ha una sua giustificazione.
Per quanto riguarda le strutture si tratta di capire se la nuova Torino che vogliamo inventare crede di dover crescere in termini di qualità e di dimensione in modo tale da giustificare la nascita di strutture di grande promozione, di grande presenza.
Su questa scommessa dobbiamo misurarci.
Sempre parlando della "A Uno" che non "è fiduciosa" secondo il Consigliere Marchesotti, ci sono delle posizioni che vengono dal Lingotto un po' provocatorie.
E' apprezzabile la messa a disposizione di una serie di scenari e di lavori, non è apprezzabile che si chiedano dei tempi perché il Lingotto si trova al momento terminale di una storia durata 50 anni.
Quel contenitore avrà uno spazio in una storia che non si può inventare in 90 giorni, quindi le dichiarazioni nei circoli rotaryani su vicende che hanno tempi storici, impongono alla classe politica decisioni che hanno tempi di cronaca, meriterebbero una riflessione.
Sulle strutture si dovrà ragionare, ma si dovrà ragionare sul modo d'essere di questa assemblea negli ultimi mesi di questa legislatura.
Ho preparato tre cartelle che trasmetterò al Presidente della Giunta: il senso è questo: cerchiamo di inventare per questi ultimi sei mesi la piattaforma sulla quale ci misureremo nella campagna elettorale.
Rivendicheremo i titoli per governare questa Regione.
Mi mortifica - e lo scrivo in queste righe - di dover ridurre la mia presenza personale e politica all'attesa di qualche scivolata sullo scalone d'entrata di qualche Assessore.
Dobbiamo creare una piattaforma di grande dimensione, se poi su quella piattaforma qualche forza politica non si ritroverà più, è bene che non si ritrovi.
Dal mese di ottobre al mese di gennaio su quella piattaforma ci confronteremo, discuteremo e andremo davanti agli elettori. E' nelle istituzioni che si deve elaborare la realtà della lotta politica, non nelle segreterie dei partiti. Queste dovranno prendere atto che in quest'aula è emersa una problematica sulla quale loro si devono pronunciare.
Non possiamo lasciare ancora decidere a qualche cenacolo di addetti ai lavori che poi manda le veline ai partiti, che elabora queste veline secondo il proprio orientamento.
L'istituzione deve anche governare la sua successione. Se avessimo Marchesotti e Rivalta all'opposizione assisteremo a vere partite da coppa.
Solo che ho l'impressione che Marchesotti sia poco allenato, come Moretti quando è tornato nella veste di Capogruppo.
Il Consigliere Marchesotti si è imbarcato in una polemica con la D.C.
sul Piano di sviluppo non sapendo che è un argomento che io seguo, quindi mi ha lasciato l'ultima parola. In questo senso è messo fuori gioco.



(Interruzione di Marchesotti)



PRESIDENTE

Prego di non interrompere, anche perché le partite di calcio durano 90 minuti, mentre gli interventi in aula durano 20 minuti.



MARCHINI Sergio

Consigliere Marchesotti, sul Piano di sviluppo ci troveremo, però devo dire che dal punto d i vista formale, la deliberazione della Giunta contiene delle inesattezze. Se si usano i termini giusti la gente si offende, allora si dicono delle cose diverse.
Nella parte narrativa della deliberazione di adozione c'è scritto: "vista la nuova formulazione del Piano regionale di sviluppo che tiene conto delle proposte di integrazione e di modifica..".
Signor Presidente Viglione, la Giunta non ha ricevuto nessuna proposta di integrazione e di modifica perché la I Commissione, l'unico soggetto che può presentare tali proposte, non le ha presentate.
Su questo argomento ho aperto un ragionamento. Penso che dovrebbe essere spinto con minor iattanza e con minore supponenza. Può darsi che ci sia stato un incidente di percorso, tra l'altro non provocato e non voluto.
Non è stata l'opposizione a premere perché il processo avvenisse in un certo modo.
E' avvenuto naturalmente perché questa Giunta non ha avuto in questi quattro anni la capacità di formulare il Piano di sviluppo.
Quella poca capacità che c'è stata, è stata sconfessata. E' per questo che nella lettera che farò pervenire al Presidente della Giunta (che comunque continuerà a dormire sonni tranquilli, così come il Consigliere Astengo dormiva sereno nelle ferie del 1979 in attesa delle mie considerazioni sulla legge urbanistica) dirò che probabilmente questa Giunta anziché fare un Piano di sviluppo, che non avrà più il titolo politico perché coprirà un tempo che non è più il suo, dovrebbe impostare un progetto preciso, concreto, comprensibile, quella piattaforma sulla quale stavamo ragionando.
Se il Piano di sviluppo che viene portato avanti corrisponde a una serie di appuntamenti, di iniziative concrete che occupino uno spazio alla portata della nostra capacità di comprensione e di governo, certamente non utilizzeranno i sistemi della dialettica avvocatesca per superare formalmente un documento.
E' una obiezione preliminare che cerca di condurre la Giunta a collocarsi nel proprio tempo, perché un Partito come il nostro sarebbe in grave imbarazzo se dovesse assumere la Presidenza della Giunta con di fronte un Piano di sviluppo portato avanti dalla maggioranza di sinistra si troverebbe nella stessa situazione difficile, ma obbligata, in cui si è trovato il Ministro Altissimo, che è stato sicuramente il più convinto difensore della riforma sanitaria, dopo esserne stato il più convinto avversario.
Cerchiamo allora di misurare le nostre decisioni rispetto alla nostra capacità di governo.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PETRINI



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

La relazione dell'Assessore Bruciamacchie ha tratteggiato la difficoltà della struttura produttiva in particolare delle piccole imprese nell'essere presenti e competitive sui mercati esteri. Per capire dove si vuole arrivare, occorre richiamare alla mente l'eredità del passato e le distorsioni che un certo sviluppo ha determinato sulla struttura produttiva.
Sono difficoltà specifiche che vanno sommate alle difficoltà generali nazionali e internazionali che hanno fatto del Piemonte, la Regione più penalizzata.
Il Piemonte è partito dallo sviluppo mono-industriale legato all'auto all'interno del quale si è sviluppato un tessuto produttivo legato in prevalenza o quasi esclusivamente a tale settore. Non solo le piccole imprese ma anche le medie erano produttivamente e tecnologicamente subordinate alla Fiat; erano aziende che non avevano una capacità autonoma di progettazione e di innovazione dei prodotti, quindi era un apparato produttivo che non si è mai posto il problema di una struttura tecnica e neppure aveva una capacità di commercializzazione dei prodotti in quanto lo sbocco produttivo era la Fiat.
Tutto questo ha prodotto dei guasti strutturali e culturali; non è cresciuta la cultura dell'associazionismo; del consorziamento, della cooperazione che può favorire la realizzazione di strutture collettive capaci di capire i cambiamenti del mercato e di adeguate in tempo i prodotti.
Non è cresciuta nel mondo produttivo la domanda all'ente pubblico di strumenti, di strutture, di servizi per il sostegno della commercializzazione, perché non ve ne era bisogno.
Questa eredità ha causato anche al mondo produttivo difficoltà nell'indirizzarsi verso altri prodotti, perché era culturalmente ed organizzativamente impreparato.
C'è stata poi una carenza e un ritardo dell'ente pubblico a fornire servizi e strutture che fino a cinque anni fa lo stesso mondo produttivo non richiedeva. Probabilmente se andiamo a fondo della questione comprendiamo che non basta una risposta legata unicamente alla promozionalità.
La responsabilità di tale situazione sul piano sociale e politico è di chi ha condiviso quelle scelte. Cito un dato: nel 1983 il 93 dei fondi della legge 46 sull'innovazione tecnologica sono stati erogati alla grande impresa. Questa è la spia delle difficoltà con le quali dobbiamo fare i conti. Per rilanciare l'apparato produttivo della piccola e media impresa non basta una politica promozionale. Queste deve collocarsi in un disegno più ampio e in una pluralità di interventi, il primo dei quali è l'individuazione di linee e di obiettivi di sviluppo che non ripercorrano gli errori del passato e siano in grado di far crescere la struttura produttiva. Questa risposta non può che venire attraverso il secondo Piano di sviluppo.
La polemica che io faccio è sul fatto che la Giunta è notevolmente in ritardo a presentare il secondo Piano di sviluppo.
Il secondo obiettivo è quello di sviluppare le iniziative che sono di supporto al mondo produttivo in modo da far crescere nella piccola e media impresa una capacità autonoma di innovazione tecnologica.
Per favorire questo sviluppo la Regione ha approvato la legge sui consorzi, ha rielaborato la legge 47 sull'artigianato. In questo quadro, la Promark così come è strutturata è inadeguata a svolgere il ruolo che le compete.
Probabilmente l'attuale attività a malapena giustifica un organico che comprende un direttore e 27 dipendenti.
Dobbiamo fare delle scelte e stabilire che la Promark deve essere in grado di fornire al mondo produttivo servizi reali e non manifestazioni di basso livello come quella dell'"anno della sposa" che hanno un peso marginale, deve svolgere un ruolo di promozione rispetto al consorziamento delle imprese, deve sapersi rapportare con il mercato attraverso l'assistenza tecnica alle imprese, la consulenza, deve attuare la legge sui consorzi, deve dotarsi di capacità di analisi dei mercati.
Per ottenere tutto questo è necessario l'adeguamento strutturale della società e delle capacità tecnico-professionali. In questo senso condivido la deliberazione sui criteri e gli indirizzi ai rappresentanti regionali all'interno del Consiglio di amministrazione della Promark. Approvo la norma che attribuisce alla Promark il compito di presentare entro 60 giorni una proposta di adeguamento strutturale della Società ed una analisi sul modo in cui si intende acquisire le capacità tecnico-professionali e manageriali.
Soltanto se questo iter darà dei risultati positivi, potremo considerare un aumento di capitale della società Promark.
Convenzione con l'ICE. Da quando siedo su questi banchi sento parlare del Piemonte Regione d'Europa e del suo sbocco in campo europeo. Mi chiedo che senso ha l'opzione del Piemonte per l'Europa se si deve accettare una convenzione restrittiva e a termine come quella che propone l'ICE.
Approvo la proposta avanzata dalla Regione e mi auguro che dal Consiglio venga una espressione di solidarietà alla Giunta e che quando si riaprirà la discussione con l'ICE siano mantenuti fermi alcuni punti importanti. Non si può da un lato accusare la Regione di scarsa operatività e dall'altro difendere gli interessi delle forze economiche che tendono a limitarla.
Termino con una considerazione sulle strutture fieristiche.
L'Assessore ha avanzato la proposta, che condivido di una nuova struttura fieristica. Discutiamone quanto prima perché venga realizzata al più presto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mignone.



MIGNONE Andrea

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il nostro Gruppo condivide la relazione presentata dall'Assessore Bruciamacchie, poiché ci pare una relazione aperta, quindi disponibile ad accogliere suggerimenti ed indicazioni. In alcune parti è però una relazione problematica, nel senso che si pone la domanda se le azioni fin qui intraprese siano sempre state congrue rispetto ai programmi o se siano opportuni in alcuni casi correttivi e precisazioni. Comunque, la relazione ha il pregio di porre all'attenzione del Consiglio regionale un dibattito sul terziario e sul ruolo di questo comparto produttivo al di fuori delle dichiarazioni di intenti o delle mere enunciazioni. Viene posta la questione di un certo tipo di terziario e del ruolo che esso può svolgere nell'economia piemontese in termini concreti ed operativi, dando una indicazione che deve essere accolta in tutta la sua valenza.
Un terziario di tipo qualificato come quello che può essere svolto nel settore della promozione e commercializzazione è un settore che va sviluppato e potenziato: sia per favorire processi di innovazione tecnologica, sia per creare nuove professionalità ed acquisire la capacità di cogliere l'evoluzione del mercato e dell'economia a livello regionale.
Tale promozione comporta anche livelli nuovi di comunicazione e di commercializzazione attraverso una serie di strumenti che sono indicati nella relazione relativamente alle piccole e medie imprese, quali, ad esempio, i consorzi. Nella relazione emerge il segnale che tutto sommato sino ad oggi non è stata registrata una risposta del tutto soddisfacente da parte delle piccole e medie imprese rispetto a questi nuovi processi e agli sforzi che anche lo Stato ha compiuto in questa direzione. Certamente, il problema è assai complesso e attiene anche ad un certo tipo di cultura mono industriale, acquisito in questi anni nella Regione Piemonte. Non è certo sufficiente dire che sino ad oggi vi sono stati scarsi e inadeguate attenzioni e interessi da parte delle piccole e medie imprese. Occorre per mettere in moto strumenti tali da consentire di superare questa fase.
Un secondo elemento di riflessione che emerge dalla relazione e dal dibattito riguarda la necessità di un maggior coordinamento di tutte le attività promozionali che vengono svolte dai vari enti, innanzitutto dagli Assessorati regionali.
In Piemonte viene sviluppata una grande attività promozionale da diversi enti, quali, ad esempio, le Camere di commercio, le Province, le Comunità Montane; per cui oggi è più opportuno non tanto incentivare nuove forme di promozione, quanto coordinare quelle esistenti. Ritengo infatti che da questo punto di vista sia stato raggiunto un livello pericoloso di frammentazione di iniziative.
Non è sufficiente soltanto mettere a disposizione degli spazi e dei supporti logistici a questa attività di promozione, ma occorre compiere un lavoro preventivo di organizzazione delle varie offerte, per realizzare gruppi di offerte il più possibile omogenei tra loro, da presentare alle varie occasioni promozionali ed espositive sia nazionali, sia internazionali.
Occorre realizzare un'immagine complessiva del prodotto Piemonte potenziando le capacità produttive esistenti sul nostro territorio attraverso un raccordo tra Stato, Regione, Camere di Commercio, Province ed anche privati, dei quali occorre valutare e stimolare la partecipazione attiva e propositiva a questo tipo di azione. Da un lato, quindi, non bisogna cadere nel velleitarismo di promuovere iniziative che in realtà poi non possono essere sostenute, dall'altro non limitarsi a fare la sommatoria degli interessi settoriali o particolari che di volta in volta si ritiene di dover promuovere e sviluppare.
Il terzo elemento di riflessione riguarda i rapporti con l'Istituto per il commercio estero. Questa è una struttura fondamentale e vitale, con la quale dobbiamo confrontarci e raccordarci, perché diversamente non diventa molto comprensibile un discorso portato all'estero che sia frazionato per località o singoli prodotti. Il ruolo che può svolgere l'ICE da questo punto di vista è fondamentale, quindi, per promuovere complessivamente un'immagine dei prodotti italiani. Tale istituto, però deve anche fare qualche passo avanti nei rapporti con la Regione, e così pure il Governo perché è fuor di dubbio che in questo campo,come anche in altri, il termine di "intesa" è stato forzato.
Ritengo che la convenzione possa rappresentare in questa direzione un utile quadro di riferimento comune. Auspichiamo che quanto più rapidamente possibile ciò diventi un fatto operativo, così come pure i Comitati consultivi.
Il quarto elemento è relativo alla Promark.
Pur riconoscendo che certamente per quanto riguarda la Promark si potrebbe fare di più e meglio, in considerazione però anche delle risorse umane e finanziarie a sua disposizione, credo non si possa non dare atto che la Promark ha ampliato considerevolmente il proprio fatturato e intrapreso una serie di iniziative di tutta utilità e interesse, quali ad esempio quelle relative all'antiquariato, all'automobile, e all'abbigliamento, quest'ultimo correlato al discorso "moda" che ha una lunga tradizione nella nostra Regione.
Condivido pienamente quanto detto nella relazione circa il fatto che la Promark non ha mai ricevuto introiti a fondo perduto da parte degli enti pubblici, come invece avviene per altri enti strumentali. E' una precisazione molto opportuna, che deve essere sottolineata.
Non entro nel merito del discorso relativo alle indennità; si tratta in fondo di indennità pari a quelle percepite dagli Assessori e dai Consiglieri regionali. Il discorso riguarda non tanto l'indennità percepita, quanto il fatto che le persone preposte agli incarichi svolgano appieno il loro ruolo, e personalmente ritengo lo abbiano sempre svolto.
Vi è certo la necessità di un maggior raccordo con la Regione ed a questo proposito occorre valutare positivamente l'iniziativa di predisporre dei documenti di indirizzo all'interno delle indicazioni programmatiche e del Piano di sviluppo. Deve anche essere raggiunto l'obiettivo di qualificare maggiormente le attività promozionali.
Per quanto riguarda il tema della consulenza introdotto dal Consigliere Montefalchesi, ho alcune perplessità pur non avendo approfondito questo argomento; può essere comunque ritenuto un elemento di valutazione.
Infine, vorrei fare un riferimento al Centro espositivo.
Concordo anch'io sul fatto che più che un Centro espositivo sia necessario realizzare un vero e proprio complesso fieristico e congressuale di tipo polivalente.
Vi sono alcune proposte di localizzazione portate avanti dagli organismi di pianificazione territoriale, che mi paiono condivisibili. Vi sono però due problemi che rimangono aperti: uno è quello delle risorse finanziarie necessarie a realizzare questo tipo di infrastrutture; l'altro è quello dell'utilizzo delle infrastrutture già esistenti che con la creazione di un nuovo centro verranno a perdere parte della loro funzione.
Sotto questo punto di vista i piani comprensoriali territoriali dovranno fornire delle indicazioni puntuali e concrete. Avendo anche presenti le grandi disponibilità offerte oggi dal Lingotto, il cui ripensamento in termini di centro espositivo deve essere valutato positivamente e con la celerità che il caso richiede.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, non svilupperò un intervento generale, essendo già intervenuti i colleghi Cerchio e Lombardi, ma il dibattito che si è svolto mi spinge ad alcune puntualizzazioni.
Innanzitutto mi compiaccio che la nostra interrogazione sull'ICE insieme alla deliberazione prevista per la Spa Promark, abbia stimolato un dibattito molto utile sul tema della promozionalità.
Sul tema dell'ICE, la Giunta ha ammesso di aver commesso alcuni errori e noi non vogliamo insistere, dobbiamo però precisare che è mancato un dibattito in sede di Commissione sulla proposta, è mancato un aggancio con le categorie economico-sociali e con gli operatori, è mancata una valutazione da parte del Consiglio sulle competenze, come è emerso dalla lucida analisi svolta dal collega Majorino.
Si deve poi prendere atto che la convenzione è stata approvata. E' vero che gli uffici regionali avevano raggiunto un accordo con gli uffici dell'ICE, ma il testo di una convenzione di questa importanza doveva essere concordato con il consiglio di amministrazione. Ragionare su problemi che toccano il mercato senza avere presenti le azioni di coloro che operano sul mercato è velleitario. Perché siamo stati stimolati dall'intervento del Consigliere Marchesotti ad entrare nel merito non abbiamo timore di dire la nostra opinione. Non siamo solidali con il testo della Giunta, non siamo neanche supini nei confronti del testo proposto dall'ICE. C'è però una sostanziale diversità di impostazione che è sempre legata al rapporto con i soggetti. Le convenzioni devono essere chiare nella definizione degli interlocutori e degli obiettivi. La convenzione proposta dall'ICE valida per tutte le Regioni, è la base di confronto con l'ICE. Non sottovaluterei la proposta di costituire un gruppo di lavoro misto, allargato agli enti territoriali interessati. La Regione non può pensare di sostituirsi agli organismi esistenti, Camere di commercio, istituti specializzati, semmai deve coinvolgerli. La convenzione prefigurata dall'ICE ha una durata limitata all'entrata in funzione dei Comitati consultivi regionali. E qui c'è un grave ritardo. Probabilmente la convenzione potrebbe essere diversa dopo la fase iniziale del gruppo di lavoro misto e dopo che sia avviato il comitato consultivo. Da quel momento probabilmente le convenzioni conformemente all'art. 4 della legge 818, potranno essere più specifiche.
Siamo disponibili a dare il nostro contributo per l'approvazione definitiva della convenzione quando del problema saranno interessati il Consiglio e la Commissione competente.
Problema delle fiere. Prendiamo atto che le fiere si trasferiscono. Se ne è andato il Samia prima, il Miad poi. La nostra presenza è scaduta nelle fiere qualificate e importanti, quelle che rappresentano il mondo produttivo piemontese. Il fatto che se ne vadano da Torino sia le manifestazioni di settori in crisi, sia quelle di settori in crescita, deve farci riflettere sulla debolezza della nostra struttura commerciale e sulla capacità del Piemonte di essere un punto di riferimento. Le strutture pongono problemi di coinvolgimento degli operatori economici, ma richiedono anche una programmazione locale. La città di Torino non ha un piano regolatore generale, è priva di un piano territoriale di coordinamento per il Comprensorio di Torino.
Abbiamo seguito per un certo periodo il discorso dello sviluppo ad ovest (Corso Marche) che è anche condizionato a queste proposte: poi si è avviato il discorso di Collegno, poi quello del recupero del centro storico. Tutte ipotesi possibili, ma ad un certo momento bisogna scegliere.
La scelta si fa approvando il piano territoriale di coordinamento del comprensorio, il piano regolatore generale dei Comuni interessati, quanto al resto ci sono soltanto parole. Il discorso sul Lingotto sarà provocatorio ma noi abbiamo dato il nostro contributo con proposte articolare ed attente.
Il trasferimento del Lingotto si era già posto nel 1936 quando è nata Mirafiori con il passaggio dalla fabbrica verticale a quella orizzontale e già allora di era parlato di soluzioni come quelle che stanno andando avanti ora. Non possiamo sperare nel miracolo del 1945, nel grande boom che ha rilanciato per una generazione ancora il Lingotto come contenitore produttivo.
Promark. Noi abbiamo fatto delle proposte che sono comprese negli emendamenti presentati. Se questi verranno accolti, voteremo favorevolmente alla delibera di indirizzi per la Promark. I nostri sono emendamenti che tendono all'allargamento della partecipazione delle forze economiche come fatto di garanzia da perseguire.
Crisi del Piemonte. Piano di sviluppo, problemi della maggioranza: caro Marchesotti, io non ho detto che la Giunta di sinistra va bene per i periodi di crisi e non va bene per i periodi di sviluppo. Sono invece convinto che la Giunta di sinistra non è la soluzione idonea né per i periodi di crisi né per i periodi di sviluppo. Ho detto che le Giunte di sinistra in Piemonte, a livello regionale, provinciale e soprattutto a livello cittadino, sono state funzionali alla grande ristrutturazione del Piemonte. Sono state viste, concepite, sponsorizzate, facilitate in termini politici dalle forze economiche come capaci di garantire (in particolare con la presenza del PCI nella maggioranza) quella tranquillità quell'inerzia utile a lasciar passare il grande piano di ristrutturazione.
Questa è una valutazione storica.
Oggi, di fronte alla caduta del Piemonte che è andata al di là delle più nere previsioni (basti pensare che Torino, secondo i dati Censis si è classificata al 51 posto come livello di vita complessivo) c'è la necessità di creare le condizioni per la ripresa. Si fanno più attente le valutazioni e le opinioni delle forze economiche e la nostra opinione si fa strada in molti ambienti. Se così è, è più ampia la presa di coscienza sulle necessità di un cambiamento di governo. D'altra parte la crisi continua. La maggioranza ha molti limiti. Purtroppo non vedo spuntare all'orizzonte nemmeno uno di quei quaranta mila posti di lavoro che il Presidente Viglione aveva assicurato dieci mesi fa. La situazione è complessa e difficile anche sotto il profilo occupazionale. E' necessaria una accelerazione, che però non è pensabile possa essere realizzata con questo tipo di governo. E' un dato che fa riflettere anche le forze politiche che siedono sui banchi della maggioranza.
Questa è la nostra analisi alla quale si collega il discorso sul Piano di sviluppo. Noi abbiamo sempre denunciato il ritardo del Piano di sviluppo. All'inizio c'è stato proposto un anno di transizione, è stato propinato lo slogan degli 84 progetti, poi ancora la crisi e la Giunta si è giustificata con l'impossibilità di programmare, quindi si è passati alla progettualità improvvisata, si è arrivati finalmente allo schema di Piano di sviluppo, che però è apparso sin dall'inizio insufficiente. Ora il Piano di sviluppo c'è, almeno pare, ma siamo a fine legislatura.
Le nostre valutazioni sull'aspetto formale collimano con quelle del Consigliere Marchini, ma v'è anche un aspetto sostanziale assai più importante: non riteniamo possibile, a fine legislatura, portare avanti un discorso che dovrebbe incidere profondamente oltre i termini della legislatura stessa.
Questa maggioranza, se ha capacità di azione e di governo, scelga la strada di un programma breve, sintetico, efficace per l'ultima fase della legislatura e ponga le basi di una ipotesi per il futuro: una ipotesi, non un documento vincolante da approvare ai sensi di legge altrimenti il ritardo oltre ad essere colpevole sarebbe anche provocatorio nei confronti delle autonomie locali.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARCHIARO



PRESIDENTE

La discussione generale è conclusa.
La parola per le conclusioni all'Assessore Bruciamacchie.



BRUCIAMACCHIE Mario, Assessore al commercio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, ringrazio gli intervenuti che hanno contribuito a sviluppare riflessioni attorno ad una problematica a cui spesso non viene data la dovuta attenzione, nonostante possa essere decisiva ai fini della ripresa dell'economia piemontese.
Le valutazioni fatte in aula saranno considerate con attenzione anche nel dibattito attorno al secondo Piano regionale di sviluppo, che si aggancia al discorso complessivo dell'economia piemontese.
La relazione contiene delle proposte, ma rileva anche le carenze e le disfunzioni e non manca di denunciare insoddisfazione in questo o in quell'altro campo. Indica però una via di superamento dei ritardi, anche storici, del Piemonte.
Questa Regione ha sviluppato con forza una politica per le attività produttive, ma non ha avuto uguale capacità per sviluppare attività promozionali del terziario, capacità che invece l'imprenditore ha sviluppato in altre Regioni, anche in accordo con il potere pubblico costruendo quelle condizioni che annullano le divisioni tra il momento produttivo e il momento della proposizione del prodotto. La relazione non si sofferma su considerazioni di politica economica generale o di analisi sulla tendenza dell'economia internazionale. Questa scelta, opinabile finché si vuole, aveva un fine preciso, quello di evitare un dibattito che richiamasse i grandi sistemi, le grandi tendenze dell'economia delle varie aree geografiche.
Chi ha avuto la possibilità di prendere in visione il piano regolatore di sviluppo ha rilevato che questa politica settoriale ha degli agganci molto stretti con tutti i movimenti economici a livello di scambi internazionali. Gli Stati Uniti d'America, il Giappone e alcuni Paesi europei sono in ripresa, ma anche alcuni settori dell'economia italiana e piemontese hanno ripreso le esportazioni, hanno ricuperato una dinamicità attraverso processi di riconversione e di innovazione. Nessuno ignora per che questa ripresa a livello internazionale è ancora incerta in ordine ai riflessi nell'economia a livello nazionale. In sostanza è una ripresa che rischia di fallire se si fanno delle scelte sbagliate in politica economica. Questa coscienza c'è nella maggioranza ed è profonda.
Come deve essere impostata una politica di promozionalità a livello regionale malgrado i condizionamenti di legge e restando nell'ambito di competenza della Regione? La Giunta ha la volontà di operare con tutti gli altri livelli che operano in questa direzione, affinché le poche risorse che ha a disposizione possano incidere in termini di promozione.
Occorre passare dalle affermazioni alla dotazione di strumenti e la convenzione con l'ICE si colloca in questo contesto nella politica. Qui emergono le volontà politiche espresse dalla maggioranza e dalla Giunta nel momento in cui hanno approvato quel testo di convenzione, ed espresse dalle forze di governo quando con la Regione ne hanno concordato il testo.
E' un testo che non è concordato con qualche esponente di secondo piano che non si sa bene quale responsabilità abbia all'interno dell'istituto, ma è un testo concordato, precisato e puntualizzato con il Direttore generale dell'ICE, il dottor Mancini. I Consiglieri conoscono la risposta che dà il dottor Mancini in proposito quando nella lettera dice che purtroppo la convenzione non è stata approvata in sede di Consiglio di amministrazione per l'opposizione della Confindustria e della Federexport.
Qui abbiamo incontrato quelle resistenze, che dimostrano che esiste una società con la quale dobbiamo fare i conti. Sono resistenze che hanno alla base i problemi che sollevava il Consigliere Brizio nel suo intervento problemi di spazio di mercato. Sono problemi che si sono superati nella seduta successiva con la Confindustria ma che non sono superati con la Federexport.
La Giunta vuole perfezionare il testo affinché si possa lavorare sulla base annuale e pluriennale con l'Istituto e con le altre forze regionali ma occorre pensare ad un testo di convenzione che superi alcuni aspetti contenuti nella convenzione propostaci dall'ICE che generano non solo in noi, ma nelle forze imprenditoriali e nelle associazioni, grosse preoccupazioni.
Con la costituzione del Gruppo di lavoro regionale si va di fatto a costituire un organismo, un surrogato dei comitati consultivi previsti dal decreto del 1978, i quali dovevano sorgere subito dopo l'emanazione del decreto. Dopo 6 anni i comitati non sono attuati, nonostante la Regione e la Confederazione industriale avessero nominato i loro rappresentanti. Non si era emanato il decreto. Abbiamo sollecitato il Ministero in proposito.
Noi vogliamo realizzare quel coordinamento per realizzare una politica di promozionalità a livello regionale e a livello internazionale. Sappiamo come la nostra presenza nei mercati internazionali sia estremamente scoordinata, una presenza capace di conquistare spazi di mercato solo nel tempo breve.
Ho esaminato gli emendamenti alla deliberazione Promark e credo sia possibile una integrazione con il testo proposto dalla Giunta.
Con questo documento riusciamo a dare, anche se in ritardo, degli indirizzi precisi agli amministratori nominati dal Consiglio regionale.
Questa novità è positiva e ci permette di fare una riflessione sull'attività svolta da questa società per azione nella quale, insieme alla Provincia di Torino, costituiamo la maggioranza, nell'ottica di un rilancio e di un miglioramento di tale attività per raggiungere i fini cui è preposta la legge istitutiva. Il prevalere di attività a carattere fieristico non dà soddisfazione anche alla stessa maggioranza e, in questo senso, tramite questi indirizzi si intendono portare dei correttivi.
Per quanto riguarda il centro espositivo o il centro congressuale espositivo fieristico, come viene proposto da più parti, abbiamo valutato varie ipotesi tra le quali è stata poi indicata quella che, a nostro parere, presenta maggiori possibilità di realizzazione. Siamo senz'altro disponibili ad esaminare e a discutere nuove eventuali proposte.
Per quanto riguarda il coordinamento a livello degli Assessorati regionali, rilevo che esiste questa necessità come anche la necessità di dotarsi di una struttura capace poi di svolgere questa attività di provocazione e di coordinamento.
In questo senso siamo impegnati e credo che le sollecitazioni avanzate dal dibattito verranno senz'altro accolte.


Argomento:

Nomine


PRESIDENTE

Punto tredicesimo all'ordine del giorno: Nomine.


Argomento: Nomine

Comitato Urbanistico Regionale: nove esperti con voto limitato a cinque (L.R. 5/12/1977, n. 56, art. 76, lett. b)


PRESIDENTE

Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 31 hanno riportato voti: ARNAUDO Giovanni n. 22 TODROS Alberto n. 22 MARSERO Wiliam n. 21 LOMBARDO Fedele n. 22 ANSELMO Gianfranco n. 22



VARNERO Gian Paolo n. 9

VEZZATI Renato n. 9 BARBIERI Mario n. 9 GALLINA Beppe n. 9 Li proclamo eletti.
La presente deliberazione è dichiarata immediatamente eseguibile ai sensi dell'art. 49 della legge 20/1/1953 n. 62 e sarà pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione a norma dell'art. 65 dello Statuto.
b) Comitato Urbanistico Regionale: tre esperti designati dalle associazioni più rappresentative in materia urbanistica, naturalistica ed ecologica (L.R. 5/12/1966, n. 56 - art. 76 lett. m) Si distribuiscano le schede e si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 31 hanno ottenuto voti: designata dall'I.N.U.
VERNETTO M.Luigia n. 30 designato dalla Pro-natura GIULIANO Walter n. 31 designato dall'ANCSA MASSARELLA Giancarlo n. 30 Li proclamo eletti.
La presente deliberazione è dichiarata immediatamente eseguibile ai sensi dell'art. 49 della legge 10/2/1953 n. 62 e sarà pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione a norma dell'art. 65 dello Statuto.


Argomento: Partecipazioni azionarie regionali - Commercio

Deliberazione della Giunta regionale "Indirizzi di politica promozionale ai rappresentanti regionali in seno al Consiglio di amministrazione della Promark"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame degli emendamenti alla deliberazione della Giunta regionale "Indirizzi di politica promozionale ai rappresentanti regionali in seno al Consiglio di amministrazione della Promark".
Emendamenti presentati dai Consiglieri Cerchio, Brizio e Lombardi: 1) al punto 1) dell'allegato A, dopo "... e la promozione dei prodotti" inserire: "avvalendosi prevalentemente delle forze economiche esistenti nel territorio regionale".
Chi approva è pregato di alzare la mano. E' approvato all'unanimità dei 31 Consiglieri presenti.
2) Al punto 3 dell'allegato A, prima della parola "Piemonte" inserire: "evitando quindi la realizzazione di iniziative che di fatto rappresentino un canale alternativo alla commercializzazione dei prodotti non tipici e non riconducibili ad una immagine della produzione piemontese".
Chi approva è pregato di alzare la mano. E' approvato all'unanimità dei 31 Consiglieri presenti.
3) Al punto 2, lettera d) dell'allegato A, sostituire il termine "Economia pianificata" con: "Economia programmata".
Tale emendamento viene ritirato dai proponenti.
4) Al punto 3 dell'allegato A, inserire dopo "rilancio dell'attività fieristica specializzata", le parole: "che deve essere uno dei momenti del programma e non il solo momento".
Chi approva è pregato di alzare la mano. E' approvato all'unanimità dei 31 Consiglieri presenti.
Emendamento presentato dal Consigliere Majorino: 5) Al punto 3) dell'allegato A, dopo la parola "piemontese" dell'emendamento n. 2 presentato dai Consiglieri Cerchio, Brizio e Lombardi, aggiungere: "nell'osservanza dell' art. 1 della legge regionale 26 marzo 1976, n. 16 e delle norme di legge che vietano la concorrenza sleale".
Chi approva è pregato di alzare la mano. E' approvato all'unanimità dei 31 Consiglieri presenti.
La deliberazione recita: "Il Consiglio regionale visto l'art. 3, secondo comma della legge regionale n. 16 del 26 marzo 1976 preso atto che in data 14/13/1983 l'assemblea dei soci della Promark Spa, riunita in sede ordinaria, ha provveduto al rinnovo del consiglio di Amministrazione vista la proposta della Giunta regionale; visto il parere favorevole della IV Commissione consiliare DELIBERA di approvare, ai sensi dell'art. 3, secondo comma della legge regionale n. 16/1976 gli indirizzi di politica promozionale proposti dalla Giunta regionale di cui all'allegato 'A' della presente deliberazione che ne costituisce parte integrante di demandare alla Giunta regionale e per essa all'Assessore competente l'incarico di impartire i suddetti indirizzi ai rappresentanti regionali in seno al consiglio di Amministrazione della Promark SpA e di sovrintendere all'attuazione degli stessi.
La presente deliberazione sarà pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione ai sensi dell'art. 65 dello Statuto".
Chi approva è pregato di alzare la mano. E' approvata con 29 voti favorevoli e 2 astensioni.
Con l'approvazione di tale deliberazione ed il dibattito sulla politica promozionale, si intendono discusse: l'interpellanza n. 245 dei Consiglieri Brizio e Cerchio inerente la convenzione ICE-Regione e l'interrogazione n. 860 del Consigliere Moretti inerente le mostre organizzate dalla Promark.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Ordine del giorno inerente la crisi occupazionale dell'Indesit


PRESIDENTE

I Consiglieri Bontempi, Moretti, Vetrino, Montefalchesi, Brizio Mignone e Marchini hanno presentato un ordine del giorno il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte nel sottolineare il ruolo attivo che la Regione Piemonte ha avuto in questi anni in relazione alla crisi Indesit sia nella fase che ha preceduto e portato alla legge nazionale per l'elettronica sia nella fase che ha portato all'accordo sindacale dell'ottobre 1983 vista la nuova e preoccupante situazione che si è venuta a determinare ultimamente circa le prospettive produttive e quelle occupazionali considerato che la predetta situazione si colloca in un bacino di pendolarismo industriale, il pinerolese, già attraversato da crisi occupazionali e produttive pesanti (talco grafite, Fiat Villar, Filseta) constatate le persistenti difficoltà alla piena attuazione degli accordi sindacali siglati nell'ottobre 1983 per quanto riguarda il part-time ed i contratti di solidarietà impegna la Giunta regionale a continuare nella sua azione per contribuire da una parte a realizzare la piena attuazione degli accordi sindacali sottoscritti, dall'altra a creare le condizioni per consolidare le prospettive produttive ed occupazionali della Indesit, anche attraverso una immediata sollecitazione al Governo ad intervenire attivamente in un momento delicato per i livelli occupazionali e per il futuro produttivo stesso dell'azienda".
Chi approva è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 31 Consiglieri presenti.
La prossima seduta si terrà il giorno 21.6.1984.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 18,55)



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