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Dettaglio seduta n.248 del 07/06/84 - Legislatura n. III - Sedute dal 9 giugno 1980 al 11 maggio 1985

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BENZI


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Punto primo all'ordine del giorno: "Approvazione verbali precedenti sedute". Il processo verbale dell'adunanza consiliare del 18.5.1984 è stato distribuito ai Consiglieri prima dell'inizio della seduta odierna.
Se non vi sono osservazioni è approvato.


Argomento: Strutture ricettive (albergh., extra-albergh., campeggi e villaggi, classif., vincolo) e strutture e impianti turist.

Interrogazione del Consigliere Moretti, inerente i progetti "Plan 2000 e Pattemouche 2000" di Pragelato. Interpellanza dei Consiglieri Montefalchesi e Reburdo, inerente la realizzazione in Val Troncea di complessi residenziali. Interpellanza dei Consiglieri Bontempi, Ariotti, Barisione Ferraris inerente i complessi residenziali in Val Troncea


PRESIDENTE

Punto secondo all'ordine del giorno: interrogazioni e interpellanze.
Discutiamo congiuntamente l'interrogazione del Consigliere Moretti inerente i progetti "Plan 2000 e Pattemouche 2000" di Pragelato l'interpellanza dei Consiglieri Montefalchesi e Reburdo, inerente la realizzazione in Val Troncea di complessi residenziali e l'interpellanza dei Consiglieri Bontempi, Ariotti, Barisione, Ferraris inerente i complessi residenziali in Val Troncea.
Risponde a tutte l'Assessore Calsolaro.



CALSOLARO Corrado, Assessore all'urbanistica

Signor Presidente, queste interrogazioni coinvolgono risposte di Assessori diversi.
Per quanto mi riguarda sono in grado di rispondere relativamente allo stato degli strumenti urbanistici ma non in ordine alle iniziative che si intendono assumere ai sensi dell'art. 9 della legge 56 che è di competenza dell'Assessore ai beni ambientali e Vice Presidente Rivalta.
Il Comune di Pragelato è dotato di un programma di fabbricazione approvato dopo il 1968. La legge regionale n. 56 ha attribuito l'approvazione dei piani esecutivi convenzionati, in precedenza di competenza regionale, ai singoli Comuni.
La legge statale n. 94/1982 (c.d. Nicolazzi) e il conseguente recepimento dei suoi contenuti nella legge regionale n. 17/82, hanno demandato al Comune il compito di approvare il programma pluriennale di attuazione.
Pertanto nessuna possibilità di intervento è individuabile nelle "normali" competenze dell'Assessorato all'urbanistica.
Le "osservazioni negative" cui si fa cenno nell'interpellanza riguardano probabilmente i rilievi formulati in data 10 maggio 1983 dal Servizio istruttoria dell'Assessorato all'urbanistica di cui si avvale, in sede decentrata, il Comprensorio per l'istruttoria tecnica preliminare.
Le osservazioni del Servizio urbanistico regionale presso il Comprensorio di Pinerolo sono sostanzialmente tre.
La prima osservazione è che l'area individuata in cartografia e destinata a stazione dell'impianto funi-scioviario ricade in zona agricola di tipo E3 dello strumento urbanistico vigente. L'utilizzazione di tale area risulta in contrasto con la normativa prevista dall'art. 32 del regolamento edilizio con annesso programma di fabbricazione vigente nel Comune.
La seconda osservazione del Servizio Urbanistico regionale è che il primo schema del piano territoriale del Comprensorio di Pinerolo, approvato dal Comitato Comprensoriale il 23.2.1980, individua il Comune di Pragelato fra i centri montani di prevalente recupero e di eventuale sviluppo della ricettività turistica.
Per tali centri il primo schema di piano territoriale comprensoriale prevede il recupero e la nuova edificazione con funzioni turistico ricettive alberghiere e limitatamente extra-alberghiere (intendendo per funzioni extra-alberghiere le seconde case). Prevede inoltre che gli interventi di nuovi impianti debbano essere localizzati in prossimità dei nuclei abitati evitando interventi in aree non ancora toccate dall'edificazione e comunque adottando criteri di massima salvaguardia dei beni ambientali e paesaggistici.
L'intervento in oggetto - dice la relazione del Servizio urbanistico regionale - pur proponendo delle soluzioni progettuali attentamente studiate appare poco coerente rispetto alle indicazioni contenute nel primo schema del piano territoriale comprensoriale.
La terza osservazione è che "vista l'entità dell'intervento del PEC Pattemouche in oggetto mc3 34.526 e dell'adiacente PEC Plan 200 mc3 43.955 le cui realizzazioni - viene precisato nella relazione illustrativa - sono destinate ad inserire il Comune in un circuito internazionale di turismo invernale e visto altresì i tempi ormai ampiamente scaduti fissati dall'art. 19 della legge regionale 56 per l'adozione del piano regolatore si ritiene opportuno che il presente PEC venga riesaminato e riproposto alla luce delle previsioni di un piano regolatore adottato e approvato ai sensi della legge regionale 56 date le limitate capacità operative del programma di fabbricazione vigente e meglio ancora se coordinato con le previsioni dei Comuni contermini nell'ambito di un piano intercomunale".
Si ritiene inoltre opportuno - conclude la relazione dell'istruttore regionale - che per insediamenti di tali dimensioni che innescano problemi non solamente a livello comunale il Comune debba richiedere un preventivo parere alla Comunità Montana di appartenenza.
Queste osservazioni del servizio urbanistico regionale non sono state accolte dal Comitato comprensoriale che ha controdedotto rigettandole e sostenendo invece la validità degli interventi proposti nei due PEC Pattemouche e Plan 2000. Infatti hanno poi votato (presenti 38: 31 hanno detto si ai due PEC e 7, dal punto di vista degli strumenti urbanistici vigenti, hanno detto no).
Allo stato attuale dei fatti la situazione è la seguente: l'area ricade in zona edificabile del programma di fabbricazione l'intero controllo sull'iter di approvazione (piano esecutivo e programma di attuazione) è demandato dalle leggi all'Amministrazione comunale e al Comprensorio l'intervento edilizio è conforme alla normativa del Comune, ad eccezione della realizzazione dell'impianto scioviario, come fatto rilevare dal funzionario del servizio istruttoria e, probabilmente non compatibile come peraltro affermato dal nostro servizio con lo schema del piano territoriale.
E' quindi evidente che le uniche possibilità di intervento sono quelle indicate nell'interpellanza dei Consiglieri Montefalchesi di adottare i provvedimenti di cui all'art. 9 per la tutela dei beni ambientali.



PETRINI LUIGI



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE PETRINI

Ha chiesto di intervenire il collega Bontempi. Ne ha facoltà.



BONTEMPI Rinaldo

Mi considero soddisfatto della risposta dell'Assessore Calsolaro per la parte che gli riguarda. Chiederei se è possibile, avere una risposta ad integrazione da parte dell'Assessore Rivalta per quanto riguarda gli aspetti della tutela ambientale e della pianificazione territoriale.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE PETRINI

Ha chiesto di parlare il collega Montefalchesi. Ne ha facoltà.



MONTEFALCHESI Corrado

Mi dichiaro soddisfatto della risposta dell'Assessore Calsolaro per quanto riguarda gli aspetti urbanistici.
Sono in attesa che il Vice Presidente della Giunta, Assessore Rivalta risponda per la seconda parte cui accennava l'Assessore Calsolaro e, in particolare chiedo, se non si ritenga opportuno intervenire con provvedimento cautelare applicando l'art. 9 della legge 56.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE PETRINI

Ha chiesto di parlare il collega Moretti. Ne ha facoltà.



MORETTI Michele

Ringrazio l'Assessore Calsolaro per le informazioni date circa l'aspetto urbanistico e convengo con i colleghi Consiglieri che per quanto concerne l'aspetto ambientale sia opportuna una risposta dell'Assessore Rivalta tanto più che il riferimento era soprattutto legato alla questione paesaggistica.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE PETRINI

Non appena sarà in aula daremo la parola per questa integrazione all'Assessore Rivalta.


Argomento: Urbanistica (piani territoriali, piani di recupero, centri storici

Interrogazione dei Consiglieri Sartoris, Chiabrando, Penasso, inerente "Oneri di urbanizzazione da destinare alle attrezzature religiose"


PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE PETRINI

Interrogazione dei Consiglieri Sartoris, Chiabrando, Penasso inerente "Oneri di urbanizzazione da destinare alle attrezzature religiose".
La parola all'Assessore Calsolaro.



CALSOLARO Corrado, Assessore all'urbanistica

La L. 29/9/1964 n. 847 all'art. 4 classifica tra le opere di urbanizzazione secondaria le "chiese ed altri edifici per servizi religiosi" il D.M. 2.4.1968 n. 1444 all'art. 3, lett. b), stabilisce che mq 2,00 per abitante siano riservati negli strumenti urbanistici alle aree "per attrezzature di interesse comune: religiose, culturali, ..") la L.R. 5.12.1977 n. 56 all'art. 51, lettera m), classifica gli "edifici per il culto" tra le opere di urbanizzazione secondaria ed all'art. 21, lettera b), stabilisce che mq 3,00 per abitante siano assicurati nei piani regolatori generali per "attrezzature di interesse comune (religiose, culturali..)"; quindi, mentre non sussistono dubbi circa la classificazione delle attrezzature religiose tra le opere di urbanizzazione secondaria pertinenti agli insediamenti residenziali, si osserva come le disposizioni legislative nazionali e regionali non attribuiscono ad esse uno specifico standard di aree, ma solo alla categoria più ampia delle attrezzature di interesse comune.
2) La L. 28.1.1977 n. 10 all'art. 3 stabilisce il principio della concessione edilizia onerosa, comportante "la corresponsione di un contributo commisurato all'incidenza delle spese di urbanizzazione nonch al costo di costruzione" ed all'art. 5 stabilisce le modalità ed i criteri generali secondo i quali Regioni e Comuni debbono provvedere a determinare l'incidenza in questione la legge citata norma ancora all'art. 12 la destinazione dei proventi delle concessioni (e delle sanzioni amministrative) stabilendo che "sono versati in un conto corrente vincolato presso la tesoreria del Comune e sono destinati alla realizzazione delle opere di urbanizzazione primaria e secondaria, al risanamento di complessi edilizi compresi nei centri storici, nonché all'acquisizione delle aree da espropriare per la realizzazione dei programmi pluriennali di cui al successivo art. 13" (P.P.A.) da quanto sopra emerge che la legge nazionale non prevede né la specifica individuazione dell'incidenza delle singole opere di urbanizzazione, né la suddivisione dei proventi del contributo di concessione in "quote parti" ad esse afferenti.
3) La Regione Piemonte nella propria deliberazione consiliare del 26 maggio 1977, con la quale assolve gli adempimenti derivanti dall'art. 5 della legge 10/77, mantiene l'impostazione sopra delineata formando gruppi di opere di urbanizzazione secondaria corrispondenti alle categorie di cui al D.M. 2.4.1968 n. 1444 e determina per ciascun gruppo lo standard di progetto e l'incidenza delle spese di urbanizzazione; risulta perció che le attrezzature religiose, seppure non esplicitamente nominate, debbono ritenersi comprese nelle "attrezzature civiche", mq 3 per ab., come poi definitivamente stabilito nella L.R. 56/77 entrata in vigore a dicembre dello stesso anno (art. 21, lettera b);si deve comunque presumere che tale modo di procedere sia stato scelto non solo per mantenere stretta aderenza con la legge 10/77, ma anche per non introdurre elementi di rigidezza nella materia: infatti la scomposizione percentuale degli oneri di urbanizzazione per le singole opere determina un vincolo aggiuntivo per i proventi del contributo di concessione che non potrebbero essere utilizzati dai Comuni secondo un quadro di priorità di interventi da essi stabilito e variabile da caso a caso, come ora avviene; si pensi alla rilevanza che la questione può avere per i piccoli Comuni in cui gli introiti sono molto limitati ed un ulteriore vincolo alla loro destinazione produrrebbe una frammentazione delle cifre fino a renderle non concretamente utilizzabili.
In definitiva, mentre si può affermare che l'operato della Regione risulta coerente con le leggi vigenti, è altrettanto chiaro che le attrezzature religiose, alla stregua delle altre opere di urbanizzazione secondaria, sono, in linea di principio, finanziabili con i proventi derivanti dai contributi di concessione per quanto concerne: l'acquisizione delle aree la realizzazione delle opere la manutenzione (del resto già prevista all'art. 91 della L. 3 marzo 1934 n. 383).
Non si può però non rilevare la difficoltà di rapporto tra "enti istituzionalmente competenti" per le attrezzature in argomento: infatti il Comune, in questo caso non ha la gestione dell'opera, per cui è necessario un armonico raccordo con gli Enti religiosi per quanto riguarda l'acquisizione delle richieste di intervento e la pratica realizzazione tramite i programmi attuativi comunali.
Per quanto concerne le procedure adottate da altre Regioni, è noto il caso dell'Emilia-Romagna che ha effettivamente individuato l'incidenza percentuale delle singole opere di urbanizzazione secondaria e stabilito che la quota parte dei proventi del contributo di concessione afferente alle attrezzature religiose sia utilizzata dai Comuni "d'intesa con gli enti religiosi istituzionalmente competenti"; in proposito si fa per osservare che la Regione Emilia, all'articolo 46 della propria legge 7.12.1978 n. 47 "Tutela ed uso del territorio" ha anche definito lo specifico standard urbanistico: "mq 4 di aree per attrezzature di interesse comune, di cui mq 1,2 per servizi religiosi".
In conclusione si ritiene che, qualora la Regione Piemonte voglia adottare una procedura analoga di ripartizione dei proventi dei contributi di concessione, debba essere introdotto nella L.R. 56/77 uno specifico standard di riferimento per le "attrezzature religiose" e quindi calcolata la relativa incidenza percentuale rivedendo le tabelle parametriche regionali; si fa ancora presente che l'incidenza percentuale dovrebbe essere calcolata anche per le altre opere di urbanizzazione secondaria per evidenti ragioni di omogeneità di comportamento.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE PETRINI

Se l'interrogante intende replicare, ne ha facoltà.



SARTORIS Riccardo

Dalla risposta dell'Assessore non emerge la volontà della Giunta regionale di non accogliere l'esortazione da noi introdotta nell'interrogazione.
Ne prendiamo atto e dichiariamo che la nostra azione in ordine a questo problema continuerà nelle forme consentite dal Consiglio regionale.


Argomento: Sanita': argomenti non sopra specificati

Interpellanza del Gruppo D.C. inerente il disservizio sanitario USSL 1/23


PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE PETRINI

Interpellanza del Gruppo D.C. inerente il disservizio sanitario dell'USSL 1/23.
Risponde l'Assessore Bajardi.



BAJARDI Sante, Assessore alla sanità

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, sono due le interpellanze che per una parte si ripetono ma che debbo in ogni caso affrontare in modo disgiunto. Questa si riferisce a due progetti di opere pubbliche per il Presidio ospedaliero San Giovanni sede Nuova Astanteria Martini.
Il progetto di riforma dei volumi esistenti, per il completamento e la razionalizzazione dei servizi della sede N.A.M., venne approvato con DPGR n. 6688 in data 27/7/79, previo parere favorevole espresso dal Comitato regionale per le opere pubbliche con voto n. 40/12 del 12/3/79, per l'importo complessivo di L. 2.366.000.000.
Le finalità del progetto erano volte all'istituzione del Dipartimento di emergenza ed accettazione di primo livello, previsto dal P.S.S.R., alla realizzazione dei nuovi reparti di pediatria, ginecologia ed ostetricia necessari per una più corretta ripartizione delle due specialità nel territorio del capoluogo, nonché al potenziamento dei trasporti verticali.
Tali inserimenti prevedevano il contestuale trasferimento dei servizi generali dell'ospedale (mensa, magazzini, laboratori operai ecc.) nei sottopiani, per cui si rendevano necessarie le opere di bonifica degli stessi.
I lavori vennero affidati, nelle forme di legge, mediante gara di licitazione privata, all'impresa Carmine Provvisiero di Torino, con aumento del 41,83 sul prezzo a base d'asta.
L'inizio dei lavori, come da verbale, avvenne il 20 marzo 1981.
Con DPGR n. 4522 in data 18/5/82, venne definito l'importo del finanziamento dei lavori, in c/ capitale, in complessive L. 3.310.788.220 di cui L. 2.586.972.000 per lavori a base d'appalto, compreso l'aumento d'asta e L. 723.816.220 per somme a disposizione dell'amministrazione.
Con D.P.G.R. n. 1854 in data 12/3/84 è stata approvata, in sanatoria con le osservazioni già espresse dal Comitato regionale opere pubbliche nella seduta del 22/12/83 con voto n. 97/2bis, la perizia di variante tecnica dei lavori, nell'importo complessivo di L. 3.310.788.220, senza aumento di spesa.
La variazione sostanziale, rispetto al progetto originario, è stata quella di eseguire una limitata parte delle opere previste senza modificare le finalità dell'opera e per realizzare i fini progettuali necessiteranno ovviamente, ulteriori finanziamenti.
Le motivazioni per le quali sono state eseguite opere diverse da quelle previste dal progetto sono esclusivamente di carattere tecnico, come descritto in dettaglio nel voto espresso dal Comitato regionale opere pubbliche nella seduta del 22/12/83 in sede di esame della perizia in argomento.
Tali maggiori opere sono costituite da: sottomurazione e rafforzamento delle strutture portanti in c.a. e adozione di tecnologie silenziose per le perforazioni delle pareti in c.a.
previste per l'apertura sul perimetro del sottopiano di nuove finestrature e vani porta formazione di intercapedine perimetrale, a cielo aperto, di sezione maggiorata rispetto a quella prevista creazione di un nuovo cunicolo dorsale pedonabile, ubicato al di sotto del piano di appoggio dei plinti nelle strutture portanti per l'inserimento dei collettori di alimentazione di tutti gli impianti tecnologici, nonché di quelli di scarico.
Gli spazi originariamente previsti per la collocazione dei collettori dei suddetti impianti non erano sufficienti, per cui la Direzione lavori ha ritenuto necessario costruire il cunicolo anzidetto per raggruppare i collettori in un'unica sede. Durante la realizzazione di tale cunicolo ed a seguito degli sbancamenti per la creazione dell'intercapedine, si sono rilevate fessurazioni e carenze di staticità delle strutture portanti che hanno determinato i lavori di rafforzamento e consolidamento.
Per quanto concerne, comunque, l'accertamento di eventuali responsabilità, in ordine alla atipicità della procedura seguita nella gestione dei lavori, si è in attesa di conoscere l'esito degli accertamenti che la U.S.S.L. interessata è tenuta a svolgere a seguito delle osservazioni formulate dal C.R.OO.PP. e confermate con il decreto n.
1854/84, di approvazione in sanatoria della perizia, trasmesso alla U.S.S.L. con nota del 19 aprile u.s.
Con il citato decreto, si è inoltre richiamata la responsabilità della U.S.S.L. 1/23 ad una più stretta vigilanza sui contenuti tecnici delle progettazioni e delle loro realizzazioni.
In ultima analisi e come previsto dalla normativa, sarà il collaudatore nominato dal competente Assessorato regionale alla viabilità e trasporti ad accertare la regolarità tecnico-amministrativa della documentazione contabile e l'accettabilità delle opere eseguite.
Per quanto riguarda il secondo Presidio ospedaliero San Giovanni - Sede Molinette - Divisione di cardiochirurgia le considerazioni sono le seguenti: Il progetto relativo ai lavori di ristrutturazione, ripristino igienico edilizio ed adeguamento degli impianti della Divisione di cardiochirurgia dell'Università di Torino, venne approvato con DPGR n. 2377 in data 23/3/1982, previo parere favorevole del Comitato regionale per le opere pubbliche, espresso con voto unanime nel settembre 1982 n. 68/25 del 8/9/1981, per l'importo complessivo di lire 1.700.000.000.
I lavori vennero affidati, a licitazione privata, alle Imprese: Dolza di Torino per le opere edili, Bogetto di Torino per gli impianti tecnologici e Salice di Torino per gli impianti elettrici. I lavori edili ebbero inizio il 12/11/81. Gli impianti elettrici iniziarono il 10/11/81 e le opere termotecniche il giorno 24 novembre 1981.
Nel corso dell'esecuzione delle opere si sono riscontrate evidenti necessità di consolidamento dei pilastri di sostegno dei locali sovrastanti; l'esigenza di aumentare e migliorare le strutture igienico sanitarie, nonché di predisporre accorgimenti atti a mantenere la sterilità dei locali e di sostituire tutti i serramenti interni, con delle soluzioni di tecnologia avanzata per i comandi di apertura e chiusura dei serramenti del reparto operatorio.
In relazione a quanto sopra il Direttore dei Lavori predispose la prima perizia suppletiva, dell'importo complessivo di Lire 2.596.000.000, con un maggior onere di spesa di L. 896.000.000.
La suddetta perizia venne approvata con D.P.G.R. n. 2553 del 25 marzo 1983 e successivo n. 5963 del 26/7/1983.
Con decreto n. 3094 del 16/4/84, è stata approvata, in sanatoria previo parere favorevole espresso dal C.R.OO.PP. in data 21/2/1984 con voto n. 99/29, la seconda perizia di variante e suppletiva, dell'importo complessivo di L. 2.863.347.723 e quindi, con un'ulteriore maggiore spesa di L. 267.347.723 che, assommata al maggiore costo della prima perizia determina un onere suppletivo globale di L. 1.163.347.723, rispetto a L.
1.700.000.000 del progetto originario.
Le maggiori opere che hanno determinato la stesura della seconda perizia riguardano: il potenziamento della rete di distribuzione e di alimentazione dell'acqua potabile il potenziamento della rete di distribuzione del vapore per la sterilizzazione il potenziamento e perfezionamento del nuovo impianto di condizionamento d'aria gli accorgimenti specifici di adattamento alle nuove norme antincendio il potenziamento ed aggiornamento dell'impianto elettrico.
Va sempre ricordato che il reparto di cardiochirurgia è entrato in funzione nel mese di Marzo 1983.
Nel caso specifico del nuovo reparto di cardiochirurgia, non si ravvisa alcuna eccezione al comportamento della Direzione Lavori in quanto era riconosciuta l'assoluta urgenza e priorità di consentire, nel più breve tempo possibile, l'agibilità del rapporto, unico nella Regione.
Per quanto riguarda la correttezza della tenuta contabile dei lavori e della loro esecuzione, sarà il collaudatore, già nominato dal competente Assessorato, ad esprimersi.
Per quanto concerne, infine, le sollecitazioni di intervento rivolte alla Giunta dagli interpellanti, va precisato che l'Unità Socio Sanitaria Locale, quale Ente committente dei lavori - e per essa il Direttore dei lavori stessi - si assume la responsabilità dell'applicazione della legge.
L'Amministrazione regionale, in ogni caso, con il D.P.G.R. n. 3094 del 16/4 u.s., ha già formalmente richiamato la U.S.S.L. 1/23 all'osservanza delle norme vigenti in materia di contabilità delle OO.PP, e di gestione dei lavori.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE PETRINI

Ha chiesto di replicare la collega Bergoglio. Ne ha facoltà.



BERGOGLIO Emilia

L'argomento è di particolare rilievo e le informazioni che ci sono state fornite dall'Assessore ci inducono a qualche considerazione.
Intanto, come ha rilevato l'Assessore Bajardi, la procedura seguita in questi due fatti è atipica.
E' un termine eufemistico se usato in materia di esecuzione di opere pubbliche, ma in questo caso si tratta di opere pubbliche eseguite senza il rispetto delle leggi vigenti, quindi la procedura atipica significa violazioni di legge, le quali a nostro avviso, non possono essere liquidate con sanatorie né possono essere demandate ad accertamenti successivi o alla responsabilità del collaudo.
Mi chiedo che cosa farà il collaudatore quando, terminate le opere, si troverà di fronte alla difformità tra il progetto originario e le perizie successive, i nuovi progetti e i lavori eseguiti.
Non potrà che dire che, nonostante le procedure atipiche, le opere sono collaudate.
Quali potrebbero essere le soluzioni? Distribuzione delle opere, multa all'ente pubblico? Leggo testualmente i punti che hanno sollevato le nostre perplessità: "Il comitato ha rilevato che la perizia di variante tecnica, relativa a dette opere, differisce per contenuti e tipologie di opere dal progetto originario".
La procedura prevista per la progettazione e l'affidamento di opere pubbliche e per le ulteriori varianti prevede che le opere debbano essere approvate in via preventiva. Non è escluso che iniziati i lavori si verifichino situazioni diverse da quella progettata.
Non ci scandalizziamo per questo.
E' vero che il primo stralcio di opere nella Nuova Astanteria Martini non ha avuto un aumento rilevante dei costi rispetto al progetto originario, però è anche vero che molte opere previste nel progetto originario non sono state eseguite, quindi dovranno essere ulteriormente finanziate, con aumenti di costi.
Se sbaglio nella interpretazione della risposta pongo questi interrogativi per i quali attendo un chiarimento. Non posso ritenermi soddisfatta della risposta dell'Assessore quando dice che si trova di fronte a un fatto di cui non è direttamente responsabile e che la documentazione gli è stata fornita da altri.



RIVALTA Luigi, Assessore alla programmazione

Abbiamo fatto una discussione la volta scorsa su questi terni. Bisogna tenere conto del regolamento che stabilisce che le interrogazioni e le interpellanze hanno procedure di tempo diverse dal regolamento.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE PETRINI

Prosegua Consigliere Bergoglio. Purtroppo i tempi non sono rispettati né dall'una né dall'altra parte.



BERGOGLIO Emilia

Non credo di aver superato i tempi, comunque sono gli argomenti che creano una certa difficoltà e un certo imbarazzo.
L'Assessore Rivalta dovrebbe preoccuparsi più del contenuto dell'interpellanza che dei tempi.



RIVALTA Luigi, Assessore alla programmazione

Chiedo che si modifichi il regolamento perché l'Assessore Bajardi avrebbe diritto di poter ribadire nel merito.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE PETRINI

Se il Consigliere non è soddisfatto può trasformare l'interpellanza in mozione.
Invito la collega a concludere.



BERGOGLIO Emilia

La prima parte è conclusa. Sulla seconda parte, sempre nei verbali si legge: "il Comitato rileva che non sono state seguite le norme di legge previste dal capitolato regionale OO.PP. e dal regolamento 350 in materia di OO.PP. ed esprime il proprio parere esclusivamente sulle opere effettivamente realizzate in base agli atti a disposizione e di quanto richiesto dalla direzione lavori".
Ultimo punto: "Tutto ciò premesso e considerato questo Comitato esprime parere favorevole all'approvazione in sanatoria della perizia di variante tecnica dei lavori di cui all'oggetto, dell'importo invariato di lire tre miliardi 310 milioni demandando all'Amministrazione dell'USSL l'accertamento di responsabilità in ordine ad eventuali maggiori spese conseguenti all'atipicità della procedura seguita nella gestione dei lavori".
Le considerazioni che ho letto per i lavori della Nuova Astanteria Martini sono contenute nel verbale che si riferisce alle opere di cardiochirurgia. Va rilevato che, nell'arco di due anni, i maggiori oneri sono passati da un miliardo e 700 milioni a 2 miliardi 863 con un aumento del 40 circa.
Chiediamo alla Giunta, di la delle irritazioni non giustificate espresse in questa sede, di esprimersi sulla correttezza delle procedure perché noi riteniamo che su fatti così gravi non si possa sottacere.
Il non rispetto delle procedure rispetto a lavori pubblici comporta da parte della Regione l'obbligo di assunzione di responsabilità il che in questo caso non è stato chiaramente affermato.


Argomento: Personale del servizio sanitario - Sanita': argomenti non sopra specificati

Interpellanza dei Consiglieri Bergoglio, Devecchi, Lombardi, Martinetti Nerviani, Ratti, inerente il disservizio sanitario a Torino


PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE PETRINI

Interpellanza dei Consiglieri Bergoglio, Devecchi, Lombardi Martinetti, Nerviani, Ratti, inerente il disservizio sanitario a Torino.
La parola all'Assessore Bajardi.



BAJARDI Sante, Assessore alla sanità

Prima di rispondere si pone una questione di principio e cioè se rispondo in modo esauriente vengo rimproverato di aver risposto troppo esaurientemente; se rispondo in modo sintetico vengo rimproverato di aver risposto troppo succintamente. In questo caso esprimo il mio imbarazzo perché mi trovo di fronte ad un'interpellanza che ha carattere di mozione perché pone diversi quesiti, ognuno dei quali esige un ragionamento.
Occorre trovare una soluzione per questi casi.
"La reale situazione dell'applicazione del contratto nazionale ai 'dipendenti della U.S.S.L. 1/23' " è indubbiamente identica a quella di tutti gli altri dipendenti del Servizio sanitario nazionale in Piemonte e in Italia.
D'altra parte questo fatto è ben noto al Consiglio regionale, il quale è stato chiamato ad approvare l'intesa sottoscritta tra la Regione Piemonte, l'A.N.C.I. sanità e le organizzazioni sanitarie, per quanto inerisce l'applicazione del contratto stesso.
Questa deliberazione ha ottenuto in questi giorni il visto del Commissario di Governo per cui diventa operativa; si può procedere all'inquadramento di tutto il personale sanitario piemontese nei nuovi livelli contrattuali, così come previsto nel D.P.R. 348/83.
In merito alle "difficoltà che sono state incontrate e ai nodi principali che ancora rimangono da sciogliere" non possiamo non riaffermare quanto già espresso in quest'aula e cioè che la situazione di disagio e di ritardo è stata creata prima dalla mancata emanazione della circolare ministeriale interpretativa del contratto, sempre promessa e poi per lunghi mesi disattesa, e poi dall'emanazione (quando già le Regioni si erano attivate sulla strada di accordi decentrati - sulla base di una loro intesa) di una circolare non ai sensi della legge quadro sul pubblico impiego (trattandosi tra l'altro di un accordo siglato precedentemente all'emanazione della legge stessa e quindi non rientrante nelle specie normate dalla legge) ma, come affermato nella stessa lettera di trasmissione, sulla base di quesiti pervenuti al Ministero della funzione pubblica e che, pur tuttavia, il Ministero riteneva dovesse essere atto vincolante per tutte le amministrazioni in indirizzo.
Non mi voglio ulteriormente soffermare sulla illogicità della circolare, trattandosi di un concetto già ampiamente espresso e documentato né tanto meno sulla sua intempestività e inopportunità, trattandosi di un atto unilaterale che, oltre tutto, esulava e superava l'accordo contrattuale stesso.
Per quanto concerne i nodi principali ancora da sciogliere riteniamo di poterlo identificare nell'accordo sulla produttività per cui siamo in dirittura d'arrivo avendo raggiunto un'intesa di massima al termine di un paio di mesi di trattative serrate, intesa di massima che però non ha avuto sbocchi nella trattativa di ieri pomeriggio. Le organizzazioni sindacali confederali dei medici hanno infatti rifiutato di apporre la firma sul contratto sino a quando non sarà pubblicato il nuovo tariffario, che per legge di contratto il Governo avrebbe dovuto pubblicare nel giugno del 1983, ma che ancora nel giugno del 1984 non ha pubblicato. Le organizzazioni sindacali inoltre hanno richiesto un minimo garantito del premio di produttività, ma da un punto di vista giuridico questo non pu essere assolutamente acquisito, perché il premio di produttività deve corrispondere a reali risultati di produttività, come previsto dalla legge di contratto. Non ritengo assolutamente di potermi assumere responsabilità di questo tipo che avrebbero inoltre conseguenze penali, non solo a carico dell'Assessore, ma anche dei Presidenti delle UU.SS.SS.LL.; una tale decisione comunque sarebbe bocciata dallo stesso Commissario di Governo.
Assisteremo nei prossimi giorni agli sviluppi che avrà l'impegno assunto dal Governo di pubblicare il nuovo tariffario entro il mese di giugno, richiesta unanime di tutte le Regioni.
Altro nodo qualificante ancora da sciogliere, ma per cui esiste una volontà di trattativa da tutte le parti e per cui è già stata calendarizzata la trattativa stessa, è quello della formazione e dell'aggiornamento professionale.
A questo proposito la Giunta regionale ha già presentato alle organizzazioni sindacali una bozza del disegno di legge per giungere a una normativa precisa in materia.
Per quanto concerne l'applicazione contrattuale vogliamo infine ricordare che in Piemonte, a seguito di preciso accordo sottoscritto nel luglio scorso da Regione Piemonte, ANCI Sanità e Organizzazioni Sindacali gli acconti contrattuali sono stati pagati in una misura quasi perfettamente pari all'importo finale dovuto fin dal mese successivo alla pubblicazione del contratto sulla Gazzetta Ufficiale dello Stato.
Nell'ottobre è stato inoltre siglato un preciso accordo per quanto riguarda un istituto peculiare quale la pronta disponibilità e per quanto concerne la mensa e le modalità con cui attivare le deroghe, accordo che ha permesso il corretto funzionamento del servizio sanitario in Piemonte.
Per quanto concerne "la metodologia seguita per l'assunzione del personale e quale garanzie sono state poste in essere per assicurarne la professionalità" la Regione non ha riscontri obiettivi non avendo competenze specifiche in materia; occorre tuttavia precisare che per quanto concerne la metodologia questa è fissata dalla legislazione statale e regionale in materia in modo vincolante per tutte le UU.SS.SS.LL. senza possibilità di discrezionalità alcuna.
In particolare la legge regionale n. 19 fissa le modalità per il conferimento degli incarichi in attesa della procedura concorsuale, e qui chiaramente pensiamo che l'interpellanza faccia riferimento a tale tipo di assunzione.
Mentre per quanto concerne i requisiti della professionalità e del suo accertamento vale la norma fissata dal D.M. 10.1.1982 sulla cui attendibilità e attualità nutriamo seri dubbi e per cui abbiamo più volte chiesto al Governo e ai due rami del Parlamento l'immediata abrogazione e sostituzione con norme più credibili ed efficaci.
Pur tuttavia finché le norme rimangono in vigore devono essere applicate e quindi confidiamo che siano state da tutti rispettate, tuttavia l'organo deputato al controllo è il CO.RE.CO.
A questo proposito occorre rilevare che non lievi difficoltà ha prodotto alle UU.SS.SS.LL. l'interpretazione riduttiva e non sempre omogenea dell'art. 31 della legge regionale 19/83 da parte dell'organo di controllo, il quale sostituendosi all'organo costituzionale ha ridotto in alcuni casi l'efficacia dell'articolo stesso, limitando a sei mesi la durata degli incarichi e quindi ponendo le basi per nuovi precari, quando la norma era stata prevista proprio per impedire in futuro il ripetersi di tale anomala situazione.
Il precariato deriva dalla impossibilità, stante la normativa attuale di esperire procedure concorsuali, e non solo per la lunghezza burocratica minimo 17 mesi per concorso, ma anche per la astrusità delle norme contradditorie con gli altri settori del pubblico impiego.
La nostra Regione ha più volte sollevato il problema nelle sedi istituzionali opportune, ottenendo sia dal Governo che dal Parlamento la promessa che le norme sarebbero state rapidamente modificate. Siamo ancora in attesa, occorre tuttavia dire che il Governo ha nominato presso il centro studi del Ministero una commissione di studio ad hoc (e in cui la nostra Regione è rappresentata) e che la commissione sanità del Senato ha garantito che non procederà all'esame del disegno di legge di sanatoria se non contestualmente alle modifiche del D.P.R. 761/79 in materia concorsuale.
In ordine alla situazione della divisione di otorinolaringoiatria faccio riferimento a quanto ho già avuto modo di illustrare nella risposta alla specifica interrogazione dei Consiglieri Montefalchesi e Reburdo e alle precisazioni all'uopo fornite dalla stessa Unità sanitaria.
In particolare, in ordine al trasferimento proposto nel 1983 dalla Sovrintendenza sanitaria all'Astanteria San Gottardo, rammento come il Comitato di gestione ne abbia escluso al momento la possibilità, sia per motivi contingenti, sia in attesa di valutare quale delle 3 Divisioni (2 universitarie e 1 ospedaliera) fosse quella da trasferire. Non c'è dubbio peraltro che la situazione della Divisione di otorinolaringoiatria che attualmente opera con ritmo ridotto riproponga, come ho già avuto modo di rilevare, l'esigenza complessiva del riordino dell'assistenza integrativa di base nella città di Torino, già evidenziata in sede di piano, e per la quale la Giunta regionale già nell'ottobre 1982 ha presentato un d.d.l., il n. 264, ancora all'esame della competente Commissione consiliare e che mi auguro possa procedere dopo le recenti consultazioni con la competente Commissione del Comune di Torino.
Solo un riequilibrio nei servizi ospedalieri e poliambulatoriali della città di Torino, un rafforzamento delle UU.SS.SS.LL. dell'intera Regione e in particolare, della cintura di Torino (Rivoli e San Luigi), un decentramento dei servizi oggi accentrati nella zona Nizza Millefonti pu garantire un'organizzazione efficiente, in grado di fornire risposte proprie, rapide e corrette. Non c'è dubbio che occorre quanto prima avviare questo processo di riordino al fine di non assumere provvedimenti contingenti, ma finalizzati sempre all'assetto a regime.
In ordine ai problemi relativi al ripetersi di situazioni che concernono episodi denunciati dal Tribunale del malato, si sottolinea come l'Assessorato con nota 21.2.84 n. 0267/140 ha richiamato l'attenzione delle UU.SS.SS.LL. sulle garanzie di tutela della salute degli utenti.
In particolare nella nota suddetta si stigmatizzava la pratica delle dimissioni affrettate, nei confronti di pazienti per i quali le patologie non risultano totalmente risolte o per i quali deve essere garantita la necessaria terapia antalgica.
Per quanto attiene all'ultima parte dell'interrogazione relativa a materiale sanitario non utilizzato, ove il riferimento sia rivolto alle attrezzature per emodinamica, il ritardo è dovuto come è stato risposto in occasione di una interrogazione dell'anno 1983, a gravi ritardi tecnici edilizi di predisposizione dei relativi locali, ma i cui lavori avranno termine nel IV trimestre 1984.
Non c'è dubbio che molti problemi emergono nella situazione sanitaria specie del capoluogo, cui si rivolge la maggior parte della domanda: la Regione, nel quadro delle sue competenze, di indirizzo, di programmazione e di coordinamento ha messo in essere i presupposti per la corretta soluzione dei problemi, che passa però anche attraverso l'approvazione del d.d.l, sul piano di Torino e della sua attuazione concreta.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE PETRINI

Ha facoltà di replica all'interpellanza la collega Bergoglio.



BERGOGLIO Emilia

La materia che è oggetto dell'interpellanza è di particolare rilievo perché riguarda i quotidiani disservizi nell'ambito dell'USSL 1/23. La nostra interpellanza risale al 22 febbraio; i tempi di elaborazione della risposta sono stati sufficienti. Nel frattempo ci sono state delle modifiche per quanto riguarda il contratto.
E' in atto un'altra agitazione che ha provocato una rottura. I titoli dei giornali all'inizio di febbraio erano: "di nuovo in agitazione i dipendenti del San Giovanni", "ricorso al TAR contro le Molinette", "si teme la chiusura di una divisione", "morire su una barella in ospedale" "caos negli ospedali", "nei guai il cittadino", "e adesso dove operiamo? " "gli ammalati attendono in barella", "sei anziano e ammalato torna a casa e arrangiati", "sono in coda da molti mesi per un ricovero a Torino", "la legge finanziaria non sa che cos'è la salute", "troppe difficoltà per fare una ecografia", ecc.
Questi disservizi-disfunzioni sono stati confermati dall'Assessore.
L'accorata conclusione sulla necessità di definire il riordino dei servizi poliambulatoriali di Torino, noi l'abbiamo espressa da tempo tuttavia i ritardi continuano ad allungarsi.
Nel corso della consultazione l'USSL 1/23 comunicò di aver iniziato attraverso una commissione, il riordino dei servizi e che doveva terminare entro il mese di marzo. Ci risulta che la Commissione ha concluso i lavori preliminari, che c'è stata la consultazione dei quartieri di Torino e che le proposte si dovranno approvare nelle sedi dell'Assemblea o del Consiglio comunale.
La Regione dovrà discuterne e tradurre in provvedimenti legislativi quelle indicazioni e quei suggerimenti.
Ritardi ci sono e non si possono giustificare semplicemente dicendo che c'è una proposta di legge giacente in Commissione, anzi, in qualche modo la maggioranza è dell'opinione di attendere che l'USSL 1/23 completi il suo lavoro, in conclusione i tempi tecnici - chiamiamoli cosi - slittano continuamente e il disservizio continua. Potrei citarne altri che sono di questi giorni.
Invito l'Assessore a visitare le camere mortuarie delle Molinette perché si renda conto dello sfacelo esistente.
Di questo faremo eventualmente oggetto di un'altra interrogazione essendo ormai scaduti i termini regolamentari.


Argomento:

Integrazione di risposta ad interrogazione ed interpellanze


PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE PETRINI

Sulla interrogazione 827, ed interpellanze 228 e 225, che avevano già avuto una risposta dall'Assessore Calsolaro, è stato chiesto dagli interroganti una integrazione di risposta sugli aspetti della pianificazione territoriale e sulle caratteristiche ambientali da parte dell'Assessore Rivalta.
Ha quindi facoltà di integrare la risposta il Vice Presidente della Giunta, Rivalta.



RIVALTA Luigi, Assessore alla pianificazione territoriale

Vorrei aggiungere alle informazioni date dall'Assessore Calsolaro alcune questioni riguardanti la qualità dell'insediamento.
Da un sopralluogo che ho effettuato ho tratto la sensazione di un insediamento che non può garantire appieno il carattere di inserimento ambientale che in quella zona dovrebbe essere rispettato.
L'insediamento è collocato tra le due frazioni Plan e Pattemouche e per un'altra parte a lato della frazione Plan con caratteristiche tipologiche che corrispondono agli insediamenti delle due frazioni soltanto dal punto di vista dei materiali. Le linee di insediamento su cui sono collocati i fabbricati sono di grande dimensione.
La densità è molto elevata e questo è un dato strutturale che rende difficile l'inserimento ambientale in quel contesto.
E' quindi necessario - e lo sottoporrò, alla II Commissione consiliare intervenire con gli strumenti di sospensione cautelativa vigenti attraverso l'art. 9 della legge 56 al fine di riaprire il discorso su quell'insediamento.
E' una responsabilità che il Consiglio regionale attraverso la Commissione competente, deve assumersi perché si tratta di insediamenti consistenti che non riguardano soltanto il livello comunale o comprensoriale. Perché non ci siano equivoci, ritengo inoltre che il sistema sciistico di Pragelato si colleghi con quello di Sestriere.
Si tratta di gestire questi processi per ottenere risultati qualitativamente elevati.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE PETRINI

Ha la parola il Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

La linea enunciata dall'Assessore Rivalta a noi pare del tutto corretta. Infatti il progetto che è stato predisposto e che il Servizio urbanistico regionale aveva in alcuni punti criticato e su cui aveva fatto obiezioni, non aveva sufficienti garanzie.
La verifica dell'impatto che le caratteristiche dell'insediamento possono avere sull'ambiente è importante così come è importante che non si riproponga una lunga serie di case a schiere con nessuna potenzialità economica per la zona.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE PETRINI

Ha chiesto di parlare il Consigliere Montefalchesi. Ne ha facoltà.



MONTEFALCHESI Corrado

Ringrazio l'Assessore Rivalta per l'integrazione della risposta della quale mi dichiaro soddisfatto. Quella che l'Assessore ha annunciato è una scelta corretta che accoglie la nostra proposta di intervenire con un provvedimento cautelativo a norma dell'art. 9 della legge 56.
Quegli insediamenti sono incompatibili con norme di tutela dell'ambiente naturale, oltretutto distruggono una parte della pista di sci di fondo che è più facilmente accessibile ad un turismo di massa, o questa scelta testimonia che l'utilizzo che si intende fare di quella zona vuol favorire il turismo di elite a scapito del turismo di massa.
Se la Giunta adotterà il provvedimento cautelativo ai sensi dell'art. 9 della legge 56, il nostro Gruppo dà sin d'ora il suo assenso.
Poiché è necessario che anche gli altri Gruppi si esprimano, chiedo che la Commissione ne discuta al più presto perché sia possibile dare il via ai provvedimenti del caso.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE PETRINI

Ha chiesto di parlare il Consigliere Moretti. Ne ha facoltà.



MORETTI Michele

Concordo con la posizione assunta dalla Giunta. Non è soltanto un problema ambientale, ma anche economico. Il fenomeno della seconda casa ha provocato nelle aree turistiche montane molti guasti e appesantite di spese mettendo in difficoltà finanziaria i Comuni. Non solo, mentre si è sviluppato un discorso di programmazione dei bacini sciistici che favorisse lo sci di massa, ma si avvia l'insediamento di Pragelato che emargina lo sci di massa e favorisce quello elitario.
E' corretta l'impostazione della sospensione cautelativa. Invito l'Assessore Rivalta a informare il Consiglio delle fasi successive.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARCHIARO


Argomento: Diritto allo studio - Assistenza scolastica

Interpellanza del Consigliere Montefalchesi, inerente la scuola dell'obbligo


PRESIDENTE

Interpellanza del Consigliere Montefalchesi inerente la scuola dell'obbligo.
La parola all'Assessore Ferrero.



FERRERO Giovanni, Assessore all'istruzione

In riferimento all'interpellanza presentata dal Consigliere Montefalchesi in merito ai problemi connessi con l'inadempienza dell'obbligo scolastico si forniscono i seguenti elementi: da alcuni anni ormai, e con impegni finanziari crescenti - Lit. 25 milioni nel 1983 l'Assessorato all'istruzione è impegnato nel campo delle attività volte al recupero dell'obbligo scolastico.
Infatti, in collaborazione con i Provveditorati agli studi delle Province piemontesi e con le organizzazioni sindacali, nel corso dell'estate, vengono organizzate campagne di sensibilizzazione e di informazione per l'istruzione e la frequenza dei corsi sperimentali per lavoratori, i cosiddetti corsi "150 ore". La campagna pubblicitaria e di sostegno prevede messaggi a mezzo stampa, radio, televisione (lo scorso anno sono state interessate le emittenti private con maggiore audience, 18 radio e 6 televisioni oltre alla RAI), fonica auto (nei mercati delle grandi città e nei luoghi in cui si ritiene possa essere più facile un approccio diretto con le persone da contattare), volantini e manifesti.
Intendo precisare al Consigliere interrogante e al Consiglio che i compiti di sostegno e di organizzazione delle attività sono propri del Ministero della pubblica istruzione e quindi dei Provveditorati agli studi sopra citati. I corsi istituiti per il recupero dell'obbligo sono stati negli ultimi anni: 532 per l'anno scolastico 1982/83 e 525 per il 1983/84 interessando 15.000 persone circa. Questo sta a significare che le persone che intendono recuperare l'obbligo scolastico sono molte di più di quelle che vengono esplicitamente segnalate. Per un certo verso, quindi, questo è un segnale di preoccupazione (si tratta per la maggior parte di adulti), ma nel contempo il fatto che i corsi continuino a rimanere in termini di quantità costanti tende anche a lasciar prevedere una qualche stabilizzazione e conclusione del fenomeno in un periodo non troppo procrastinato nel tempo.
Vi sono poi altre attività, di cui il Consigliere Montefalchesi è a conoscenza anche in quanto Presidente della IV Commissione, che sono più connesse alla formazione professionale, sulle quali non voglio esplicitamente intervenire in questa sede, perché quantitativamente, in termini di recupero dell'obbligo scolastico e quindi anche di soddisfacimento dell'ordine del giorno presentato dal Consiglio regionale sono sicuramente meno incidenti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

Mi dichiaro soddisfatto della risposta fornita dall'Assessore. Il Consiglio regionale ha votato il 24/2/1983 un ordine del giorno in materia di apprendistato nel quale impegnava la Giunta regionale a promuovere in accordo con il Ministero, il recupero della scuola dell'obbligo per i giovani che avessero superato il quattordicesimo anno di età e non fossero in possesso di quella licenza.
Dai dati forniti dal Comune di Torino risulta che molti giovani, con età inferiore ai 15 anni continuano ad essere inadempienti rispetto alla scuola dell'obbligo.
L'interpellanza voleva verificare se a quell'ordine del giorno aveva fatto seguito un'adeguata attività da parte della Giunta.


Argomento: Problemi generali - Problemi istituzionali - Rapporti con lo Stato:argomenti non sopra specificati

Interpellanza dei Consiglieri Brizio, Carletto, Bergoglio, Villa inerente la Conferenza dei Presidenti


PRESIDENTE

Interpellanza dei Consiglieri Brizio, Carletto, Bergoglio, Villa inerente la Conferenza dei Presidenti.
I presentatori non chiedono di illustrare l'interpellanza, quindi do la parola al Presidente della Giunta



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Il Consigliere Brizio aveva già rimproverato quelle persone che vanno troppo in giro per il mondo per partecipare a conferenze e a convegni che spesso hanno molto di turistico e poco di scientifico.
Condividevo con lui questa osservazione e appena sono ritornato al governo della Regione ho limitato i viaggi del tutto inutili favorendo invece gli incontri con il Governo nel seno della Conferenza dei Presidenti delle Regioni di organismi affini.
Personalmente partecipo alla Conferenza dei Presidenti quando è convocata dal Governo (sono stato un coautore del decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, onorevole Bettino Craxi che ha istituzionalizzato la Conferenza dei Presidenti). Quando invece la Conferenza dei Presidenti si riunisce nei luoghi più disparati del Paese preferisco farmi rappresentare da un Assessore o da un funzionario.
Non so che cosa intendono coloro che scrivono che il Piemonte paga lo scotto perché non è presente ai Convegni e agli incontri del Paese.
Devo dire che il Ministro delle finanze, Visentini, da me invitato ha subito dato la sua disponibilità per il Consusa, il Ministro Goria è attentissimo ai problemi del Piemonte, con il Ministro dell'industria Altissimo lunedì avremo un incontro a Torino per discutere dei problemi della tecnologia del Piemonte, il Ministro dell'agricoltura Pandolfi come altri Ministri, si sono sempre dichiarati disponibili.
Il Ministro delle Regioni, onorevole Romita, ogni volta che il Consiglio regionale presenta un provvedimento sottolinea che i provvedimenti del Piemonte hanno sempre caratteristiche di serietà e di concretezza.
Sono dell'opinione che il Presidente della Regione debba intervenire esclusivamente agli incontri con la Presidenza del Consiglio dei Ministri dietro convocazione del Presidente del Consiglio dei Ministri stesso oppure del Ministro per le Regioni onorevole Romita e che alle riunioni che interessano la sanità, l'agricoltura od altri settori, debba intervenire l'Assessore competente.
Quando invece si tratta di partecipare ai lavori di convegni tecnici ritengo che debbano intervenire i funzionari addetti.
Per quanto riguarda il Cinsedo, si era definita in precedenza la composizione della segreteria e non potevamo rivendicare alcunché.
Come sa il Consigliere capogruppo Brizio, il Piemonte ha tenuto la Presidenza della Conferenza dei Presidenti delle Regioni per lungo tempo e non poteva chiedere ancora di essere primo attore.
Lasciamo che anche le Regioni si esprimano. Sono stato a presentare i vini piemontesi a Bolzano, dove mi hanno accolto cortesemente.
Quindi in Piemonte non è chiuso come si vorrebbe far credere. Occorre invece dire che non è il Veneto la Regione che ha approvato il bilancio preventivo nei termini regolamentari, è la Regione che con la Toscana ha presentato tempestivamente il rendiconto dell'anno 1983, è la sola Regione che ha già presentato in Giunta l'assestamento di bilancio.
Il Piemonte ha infine approvato anche se con un po' di ritardo il secondo Piano di sviluppo.
Ringrazio i Consiglieri Brizio, Carletto, Bergoglio e Villa che hanno sollevato il problema del volare poco ma volare bene.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Brizio. Ne ha facoltà.



BRIZIO Gian Paolo

Prendo atto che il Presidente della Giunta assume una posizione critica nei confronti della Conferenza dei Presidenti delle Regioni.
Il nostro Gruppo ritiene che la Conferenza dei Presidenti abbia due rischi, quello di aprire una inutile conflittualità nei confronti del Governo e quello di creare un clima di confusione per la diversità delle maggioranze e delle posizioni delle forze politiche.
E' una brutta copia dell'ANCI con la differenza che le Regioni a differenza dei Comuni hanno rapporti diretti con il Governo. Non abbiamo particolarmente apprezzato l'istituzionalizzazione con decreto del Presidente del Consiglio di quella Conferenza, e ci preoccupa il cambiamento di atteggiamento del Piemonte.
Bisogna avere il coraggio di dire che la Conferenza non è utile, allora si può anche non partecipare alle riunioni perché la partecipazione saltuaria crea un'immagine di un Piemonte non presente, disattento ai problemi, cosi come è stato rilevato dagli organi di stampa.
Riteniamo che tra le presenze del passato alquanto criticabili, con i voli e le sfilate dei funzionari, con la Presidenza della Conferenza tenuta ad ogni costo ed esageratamente enfatizzata e la non presenza di oggi, sia da percorrere una posizione intermedia. Quanto alle altre osservazioni portate qui dal Presidente concordiamo sul fatto che la Giunta lavori svolga i suoi compiti istituzionali.
Certo che non siamo assolutamente soddisfatti del Piano di sviluppo, ma ne parleremo quando sarà il momento.
Ieri in sede di I Commissione abbiamo anticipato che non è possibile a fine legislatura approvare un documento largamente condizionante del futuro. Questo è la posizione che anticipiamo non solo per ragioni formali ma per ragioni politiche e sostanziali ben più gravi.


Argomento: Diritto allo studio - Assistenza scolastica

Interrogazione dei Consiglieri Picco e Cerchio, relativa all'Istituto Buon Pastore


PRESIDENTE

Interrogazione dei Consiglieri Picco e Cerchio inerente l'Istituto Buon Pastore.
Risponde il Presidente Viglione.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

La chiusura dell'ingresso di Corso Principe Eugenio, 16 dell'Istituto Buon Pastore è dovuta ad un disguido a causa di lavori di ristrutturazione in corso.
La Commissione per gli invalidi civili è stata sistemata in altro edificio dello stesso complesso, al quale è agevole accedere da Corso Regina Margherita n. 153.
Mi pare, pertanto, che occorrano particolari ed ulteriori interventi per l'eliminazione degli inconvenienti lamentati, perché è stato collocato il servizio per gli invalidi civili in una sede di facile accesso da parte degli invalidi stessi.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Cerchio. Ne ha facoltà.



CERCHIO Giuseppe

Sono lieto che la sede regionale per gli invalidi civili abbia avuto una soluzione. Sarebbe stato deprecabile se dal mese di marzo ad oggi l'istituzione pubblica che dovrebbe essere la prima ad interessarsi dei problemi del mondo degli handicappati, avesse creato condizioni negative.
Mi dichiaro però insoddisfatto perché altri casi si sono verificati come quello citato. Basti citare il caso emblematico dell'ingresso di Piazza Castello 165. Un anno o due fa si era scalinato un ingresso anti barriere architettoniche con l'impegno di decine di milioni; nei mesi scorsi invece si è rifatto lo scalino.
E' un fatto marginale e insignificante, ma negativo.


Argomento: Enti strumentali

Interrogazione dei Consiglieri Carletto e Brizio, inerente la presidenza IPLA


PRESIDENTE

Interrogazione dei Consiglieri Carletto e Brizio inerente la presidenza IPLA.
La parola al Presidente della Giunta.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

I Consiglieri interroganti desiderano conoscere le ragioni per le quali il dottor Massacesi, dipendente della Regione Piemonte, sia anche amministratore dell'Ipla nella veste di Presidente.
La designazione del funzionario regionale in questione a far parte del Consiglio di Amministrazione dell'Ipla in rappresentanza della Regione fu ratificata con delibera del Consiglio del 20/9/1983 (provv. n. 455/7411).
L'Assemblea Ipla aveva provveduto alla formale nomina in data 20/5/1984 ed il Consiglio di Amministrazione aveva eletto il predetto funzionario alla carica di Presidente con delibera del 30 maggio 1983.
La legittimità di tale situazione è stata esplicitamente riconosciuta anche con parere reso il 22/9/1983 dal servizio studi e legislativo della Giunta, in persona del proprio responsabile, dr. P. Sibille.
Dagli elementi di conoscenza in nostro possesso risulta che tale incarico è stato accettato dall'interessato in via provvisoria, in attesa di determinazioni definitive del Consiglio, soprattutto ai fini di un migliore coordinamento fra l'attività ed iniziative regionali e quelle parallele dell'Ente strumentale. Ed i fatti (anche recenti: progetto FIO 83 ad esempio) ne sono conferma.
Ci rendiamo tuttavia conto che in linea generale, la netta separazione fra le funzioni di controllore e controllato è ulteriore garanzia di corretta conduzione amministrativa dell'ente pubblico. Ma va anche aggiunto a comprensione migliore del fenomeno - che qui si tratta di un rapporto fra ente pubblico azionista e società privata, quindi trattasi di rapporti in ambito privatistico. Tutti conosciamo gli stretti legami e le interconnessioni anche a livello di persone fra società ed enti controllanti e società controllate.
Detto questo, è ovvio che il Consiglio regionale deve porsi il problema ove lo ritenga opportuno - di una decisione in merito che consideri al meglio l'interesse generale. V'è ad esempio, il problema di quei dipendenti della Regione Piemonte, e sono almeno un centinaio, che rivestono anche la carica di Assessori o Sindaci in Comuni piemontesi. E del resto appare anche chiaro che è nell'interesse dell'Amministrazione regionale eliminare la situazione sopra esposta, sia ad evitare la creazione di "precedenti" giustificati solo per la provvisorietà, sia a consentire uno svolgimento normale dell'attività regionale nei confronti degli enti strumentali basata sulla diversificazione dei ruoli dell'azionista e della Società.
Una analoga situazione di provvisorietà è presente ad esempio nella Sagat, la società che gestisce l'aeroporto torinese. Un funzionario della Regione Piemonte, infatti, fa parte del Consiglio di Amministrazione della Sagat, in attesa che venga effettuata la nomina di un membro di competenza del Consiglio regionale.
Pertanto, finché non si provvederà a questa nomina, il funzionario regionale che svolge questo compito non potrà essere rimosso.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Carletto. Ne ha facoltà.



CARLETTO Mario

Signor Presidente, l'imbarazzo di questa risposta è la dimostrazione e la conferma degli errori di conduzione di questa Giunta in ordine ai problemi del personale.
Il Dottor Massacesi è persona di grande prestigio e di grande capacità che svolge nella Regione Piemonte un ruolo importante e di tutto rispetto ma questo non giustifica il doppio ruolo che svolge.
La nostra interrogazione, signor Presidente, non ha posto il problema giuridico, quindi la risposta sul parere dato dal dott. Sibille, citato più volte (debbo osservare che raramente si citano nomi di funzionari in seduta pubblica, in questo caso si è citato e mi fa piacere perché concordo pienamente col parere del caposervizio Dr. Sibille) non attiene alla nostra interrogazione.
Noi abbiamo detto che esiste la possibilità dal punto di vista giuridico che un funzionario svolga la doppia mansione. Non abbiamo chiesto il giudizio della Giunta sull'opportunità politica e istituzionale in ordine alla situazione sopracitata.
E' una cosa diversa.
Su questa nostra richiesta il Presidente della Giunta non ha risposto o dato delle risposte citando altri esempi che non attengono a questo problema. Credo che il Consiglio regionale - e lo abbiamo detto nella nostra interrogazione - abbia avuto il tempo dal 20/9/1983 di superare la fase di transitorietà con la quale si è scelto il dr. Massacesi come Presidente dell'Ipla.
Chiedo formalmente che il Consiglio regionale nella prossima seduta provveda alla sostituzione del Dr. Massacesi con altra persona di pari capacità per guidare un ente strumentale della Regione.
Ovviamente il discorso sugli enti strumentali è tuttora aperto e sarebbe utile un giorno affrontarlo. Ci auguriamo che la Giunta voglia accettare la nostra proposta di sciogliere ogni dubbio esistente dietro questo doppio incarico che non tocca la persona ma le istituzioni.
Sappiamo benissimo che l'Ipla non è l'Olivetti né la Fiat, ma è un ente strumentale rispetto al quale la Regione ha compiti di indicazione di linee politiche, tant'è vero che per statuto questi enti debbono relazionare una volta all'anno sulla loro attività e presentare i bilanci.
Concordo pienamente con lei, che il problema non è di tipo giuridico ma è di opportunità politica e istituzionale. Vedremo se la sensibilità della Giunta sarà tale da accogliere questa richiesta.
Se cosi sarà potremo compiacercene.



PRESIDENTE

Questa interrogazione è stata presentata per incompatibilità tra due funzioni svolte da un funzionario.
Nella replica del Consigliere Carletto è stato indicato il nome della persona. In questi casi è opportuno, a termine di regolamento, svolgere il dibattito in seduta segreta.



CARLETTO Mario

I nomi li ha citati il Presidente della Giunta.



PRESIDENTE

Questo richiamo vale per tutti. Invito i colleghi, qualora nel corso di un dibattito si debba esprimere esplicitamente un nome, di chiedere preventivamente la seduta segreta. Io ho inteso il nome pronunciato solo da lei, signor Consigliere e non dal Presidente.
E' un errore mio.
Le chiedo scusa.


Argomento: Giunta, organizzazione e funzioni

Interrogazione del Consigliere Carazzoni inerente le spese per pubblicazione di riviste degli Assessorati regionali


PRESIDENTE

Interrogazione del Consigliere Carazzoni inerente le spese per pubblicazione di riviste degli Assessorati regionali.
Risponde il Presidente Viglione.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Colleghi Consiglieri, in risposta all'interrogazione del Consigliere Carazzoni preciso.
Oltre alla rivista "Notizie", che ha tiratura di 48.000 copie ed un costo a consuntivo '83 di circa 300 milioni (compresi numeri speciali sulla resistenza e sull'artigianato), la situazione delle pubblicazioni periodiche della Giunta regionale comprende: "Piemonte agricoltura", mensile di informazione socio-economica per gli agricoltori, edito in applicazione della legge 15/77 sull'attuazione delle direttive CEE, quindi è a seguito di una legge; diffusione gratuita in 73.000 copie; costo annuo di circa 130 milioni.
"Piemonte parchi", supplemento trimestrale a "Notizie": costo annuo previsto per l'84 attorno a 110/120 milioni.
"Piemonte cultura" edito dall'omonimo Assessorato; diffusione in 3.000 copie a circoli culturali, biblioteche, enti locali: costo per ogni numero mensile di circa 3 milioni.
"Politica ed economia del lavoro", bimestrale edito dall'Assessorato industria e lavoro; diffuso in circa mille copie ad associazioni sindacali ed economiche, stampato tramite l'apposita struttura interna, con un costo di composizione all'esterno valutabile in 11 milioni annui.
"Educazione alla salute", bimestrale di educazione sanitaria edito a cura dell'omonimo Assessorato; diffuso in 20.000 copie a operatori sanitari e insegnanti di scuola dell'obbligo: costo valutabile in circa 90/100 milioni annui.
Non risulta che gli Enti strumentali diffondano loro pubblicazioni periodiche, al di fuori di documenti di lavoro (esempio: bilanci e programmi annuali). Ad ulteriore informazione - seppur non richiesta specificamente - il CSI, consorzio per l'informatica cui partecipa la Regione, diffonde un notiziario bimestrale in 5/6.000 copie dirette ad Enti locali.
Complessivamente il costo delle pubblicazioni periodiche regionali tenendo presenti "Notizie" ed i supplementi di "Notizie" che è la parte principale, è 700 milioni annui, cifra abbastanza contenuta se si rileva l'importanza che ha l'informazione.
Debbo rilevare che, per quanto concerne le pubblicazioni cosiddette di Assessorato, gli oneri maggiori vengono sostenuti per riviste (agricoltura e sanità) diffuse in base a precise indicazioni di legge (norme CEE per la prima, norme di educazione sanitaria per la seconda), fatta eccezione per la rivista dei parchi che non ha veste a sé stante risultando formalmente quale supplemento a "Notizie" sia del Consiglio che della sanità, come voi sapete, anche se le spese sono a carico della Giunta.
Concordo con il Consigliere interrogante sul fatto che il settore delle pubblicazioni periodiche può comunque essere o oggetto di attenta revisione nel quadro della politica di rigore che questa Giunta ha dichiarato e dimostrato di voler praticare. Ciò potrà essere fatto nell'ambito e sulla base delle indicazioni che saranno fornite dal prossimo dibattito consiliare sui problemi dell'informazione regionale.
Per grossa parte assolviamo ad un obbligo (la parte principale): per l'altra parte la somma è così modesta che non occorre nemmeno dire che pu essere una stravolgente iniziativa contro il bilancio.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Carazzoni. Ne ha facoltà.



CARAZZONI Nino

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, potrei anche dichiararmi soddisfatto della risposta particolareggiata, ampia ed esauriente, ma devo confermare un giudizio severamente critico verso quanto è emerso dalla stessa.
Innanzitutto, è molto discutibile la politica che comporta e aggiungevo, soprattutto nella imminenza di una consultazione elettorale.
Lei signor Presidente, ha precisato che due pubblicazioni trattano adempimenti previsti da leggi: esistono però altre riviste che, poco o molto abbiano a incidere sul bilancio regionale, sono, a mio parere, fonte di discussione perché sottraggono pur sempre delle risorse alla nostra attività e soprattutto pongono in discussione il principio da tutti affermato che la Giunta è un ente collegiale, mentre l'evidente smentita di questa affermazione è data dal fatto che i diversi Assessori sono tutti presenti sul mercato piemontese - mi si passi la frase - con proprie pubblicazioni.
Lei in conclusione ha aggiunto di concordare sull'opportunità di una revisione del sistema informativo in Piemonte.
Io mi auguro che il dibattito, già calendarizzato, sui mezzi di informazione, possa comunque fornire utili indicazioni per quello che deve essere un preciso fine da raggiungere: razionalizzazione delle spese anche in questo settore e se possibile concorso al risparmio.
La prego di consegnarmi copia scritta della risposta. Grazie.


Argomento: Interventi fondiari - Uso delle acque (regimazione, usi plurimi)

Interrogazione dei Consiglieri Brizio, Sartoris, Chiabrando, Villa Lombardi, Penasso inerente la dichiarazione del Presidente di stanziamento di 40 miliardi per opere di irrigazione


PRESIDENTE

Interrogazione dei Consiglieri Brizio, Sartoris, Chiabrando, Villa Lombardi, Penasso inerente la dichiarazione del Presidente di stanziamento di 40 miliardi per opere di irrigazione.
La parola al Presidente della Giunta.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

La nostra finanza è nel complesso derivata o finalizzata. Stiamo ricercando soluzioni che permettano di far affluire alla Regione tutti i contribuenti.
Tutte le volte che qualcuno chiede quale è la somma presumibile per l'irrigazione e per le sistemazioni idrauliche legate all'irrigazione, devo dire che la relativa disponibilità finanziaria deriva dal bilancio dello Stato, perché non ho altra risposta.
Mi pare che il fondo della risposta a questa interrogazione non sia tanto la veridicità delle cifre, quanto la specificazione che questa finanza è derivata e finalizzata da leggi del Parlamento.
Posso fornire risposta scritta con tutte le specificazioni dalla quale risulta che la mia dichiarazione di una somma superiore ai 40 miliardi corrispondeva alla verità.
Se l'interrogante ritiene che ogni volta si debba specificare che sono somme che provengono da Roma, mi atterrò sicuramente a questo.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Lombardi. Ne ha facoltà.



LOMBARDI Emilio

Normalmente replica il primo interrogante che però in questo momento è assente.
Sono comunque corresponsabile di questa interrogazione avendola firmata. Prendo atto della risposta del Presidente anche se non ho capito come si inseriscano nei finanziamenti per l'irrigazione le sistemazioni idrauliche, soprattutto non ho capito la provenienza e le annualità relative ai 48 miliardi di finanziamenti nazionali.
Insomma, la risposta è molto lacunosa perché siccome si dice che sono 40 miliardi da adesso in poi, ma non vorrei che nei 48 miliardi ci fossero quelli dall'80 ad oggi. Io mi auguro che questi 48 miliardi arrivino.
Inoltre non è chiaro se i 48 miliardi saranno gestiti direttamente dalla Regione oppure se si terrà conto dei finanziamenti destinati dal livello nazionale alle amministrazioni provinciali.
Certamente non siamo dispiaciuti del fatto che arrivino dei finanziamenti per l'irrigazione della nostra Regione. Però, quando si fanno le dichiarazioni alla stampa sarebbe opportuno dare informazioni precise visto che spesso si tende a dire all'opinione pubblica piemontese che è merito della Regione se ci sono fondi da spendere e se non ci sono la colpa è del Governo nazionale.
Sarebbe opportuno dire che a volte i fondi ci sono grazie alla disponibilità del Governo nazionale.


Argomento: Problemi generali - Problemi istituzionali - Rapporti con lo Stato:argomenti non sopra specificati

Interpellanza dei Consiglieri del Gruppo D.C. inerente le affermazioni dell'onorevole La Ganga e la permanenza di un governo regionale disomogeneo


PRESIDENTE

Interpellanza dei Consiglieri del Gruppo D.C. inerente le affermazioni dell'onorevole La Ganga e la permanenza di un governo regionale disomogeneo.
La parola al Presidente Viglione.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Il Consigliere Brizio, primo firmatario dell'interpellanza, ricorda il Progetto Torino dell'Unione Industriale e si rifà ad alcune critiche che furono mosse dai Presidenti dei Comprensori e al discorso dell'onorevole La Ganga al Congresso regionale socialista.
L'on. La Ganga aveva criticato gli 84 progetti presentati e sponsorizzati dall'ex Vice Presidente Sanlorenzo. Rileva inoltre il Consigliere Brizio, che quelle valutazioni politiche collimano con quelle formulate in più occasioni dal Gruppo D.C. e chiede se si ritiene ancora motivata la permanenza di questo Governo regionale.
Ho sentito ciò che ha detto l'on. La Ganga e cioè che il Partito aveva la sua libertà e la sua autonomia e non si poteva presupporre che si sarebbe comportato in ogni occasione secondo un certo modello. In secondo luogo aveva criticato gli 84 progetti, peraltro io stesso li avevo criticati Quel giorno, su proposta dell'onorevole La Ganga, si votò un documento nel quale si apprezzava l'opera di questa Giunta. L'on. La Ganga non rilevava che vi fossero dei motivi per aprire una crisi e per modificare il quadro esistente fino al 1985.
Queste sono le decisioni che ha preso il Congresso socialista regionale.
Il mio Partito ha posto a volte delle lagnanze al suo interno, io per sono disciplinato e a queste decisioni mi attengo. Nel 1985 rimetteremo nelle mani degli elettori la situazione del Piemonte.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Brizio. Ne ha facoltà.



BRIZIO Gian Paolo

L'interpellanza è stata presentata dall'intero Gruppo della Democrazia Cristiana proprio per sottolineare l'importanza delle dichiarazioni dell'on. La Ganga e di quelle degli altri operatori economici della Provincia di Torino.
Noi facciamo queste valutazioni; è opinione generale nella Regione Piemonte e nella città di Torino che il governo delle sinistre sia stato funzionale alla ristrutturazione del sistema produttivo e che quella fase sia terminata. Si è trattato di un disegno in parte realizzato.
Le forze economiche convergono sul giudizio della D.C. che questo tipo di maggioranza non è idoneo a gestire la fase di ripresa del Piemonte.
Questo giudizio è estremamente importante.
E' emerso nel corso della presentazione del "Progetto Torino" ma è stato anche ripreso dall'avvocato Agnelli nella sua prolusione all'inaugurazione della mostra del Lingotto, quando ha parlato di "lungo sonno delle amministrazioni regionali e provinciali".
Noi siamo dell'opinione che non sia più scindibile un progetto di ripresa del Piemonte capace di far convergere su di esso le forze economiche e sociali da un cambio di maggioranza. L'abbiamo sostenuto più volte, lo ribadiamo ora.
Abbiamo anche la sensazione che questo problema sia all'attenzione delle forze politiche di maggioranza nella quale verifichiamo stanchezza e incertezza. In sede di I Commissione il bilancio dell'Esap è passato grazie alla nostra benevolenza diversamente non sarebbe iscritto all'ordine del giorno.
In sede di IV Commissione abbiamo evitato di mettere in minoranza la maggioranza incaricando il Presidente Montefalchesi di ricercare il mezzo per superare difficoltà operative della Commissione stessa.
Nelle Commissioni tutte è frequente l'assenza della maggioranza. Pu essere che questa maggioranza sia destinata a resistere ma forse dopo il 17 giugno i risultati faranno riflettere e potranno originare atteggiamenti diversi; ne abbiamo avuto eco nel dibattito di questi giorni, sia pure informale, in I Commissione.
Registriamo l'insufficienza e l'inidoneità di questa maggioranza nei confronti delle forze economiche nei confronti degli enti locali, nei confronti della comunità.
Ci auguriamo che si verifichino le condizioni per una svolta, anche prima della scadenza elettorale del 1985 e ci riserviamo di trasformare in mozione la nostra interrogazione.



CARAZZONI Nino

Signor Presidente, chiedo la parola, non sul merito, ma per fare una raccomandazione.
Il Gruppo D.C. ha esercitato un suo preciso diritto con la presentazione dell'interpellanza discussa.
Il Presidente della Giunta ha correttamente risposto.
Quando, però, una interpellanza investe situazioni e problemi di così vasta portata, solleciterei l'Ufficio di Presidenza, o perlomeno la Conferenza dei Presidenti dei Gruppi, ad esaminare nell'opportuna sede se non sia da consentire anche alle altre forze politiche di prendere la parola.
Invito il Gruppo D.C. a trasformare l'interpellanza in mozione perch tutti i Gruppi possano intervenire.


Argomento: Comprensori - Problemi energetici

Interpellanza dei Consiglieri Valeri e Ariotti inerente i piani comprensoriali dei Comprensori interessati all'insediamento di centrali nucleari


PRESIDENTE

Interpellanza dei Consiglieri Valeri e Ariotti inerente i piani comprensoriali dei Comprensori interessati all'insediamento di centrali nucleari.
La parola all'Assessore Rivalta.



RIVALTA Luigi, Assessore alla pianificazione territoriale

La questione contenuta nell'interpellanza consiste nel fatto che, alla fine delle analisi che si stanno conducendo intorno ai problemi dell'insediamento della centrale nucleare, si possa giungere ad una situazione in cui risulti indifferente rispetto ai parametri assunti dall'Enel o dall'Enea, l'insediamento Po 1 o l'insediamento Po 2.
Spetterà al Consiglio regionale una decisione, non soltanto in termini politici, ma in termini di valutazione socio-economica delle incidenze che nelle economie locali e nello sviluppo complessivo della Regione può avere l'una o l'altra scelta.
L'interpellanza pone già oggi il problema che avremo di fronte fra 5 o 6 mesi, quindi una decisione sulla scelta e l'esigenza di predisporre elementi di conoscenza e di valutazione.
Dai primi incontri che abbiamo avuto, non abbiamo tratto la sensazione che le elaborazioni Enel/Enea comprenderanno differenziazioni di opportunità fra le due aree tali da fornire già le ragioni di una scelta anzi abbiamo tratto convinzioni che probabilmente le due aree si presenteranno con uguale grado di opportunità.
Penso che si debba avviare una elaborazione di piano generale a livello comprensoriale con urgenza, per i Comprensori di Vercelli, di Casale e di Alessandria, perché in quel contesto si possono trarre gli elementi di competenza regionale per poter formulare la scelta di un'area rispetto all'altra.
Procedere in questo lavoro non è semplice e l'ho constatato nel promuovere l'elaborazione che è stata consegnata questa mattina, nel senso che negli apparati regionali una parte è professionalmente preparata ad una politica di programmazione, ma un'altra parte non ha la preparazione sufficiente sin dall'origine.
In quest'ultimo anno in particolare mi sono visto respingere quasi tutte le deliberazioni relative a collaborazioni esterne, per cui ho dovuto lavorare sui temi della programmazione con le uniche forze di cui dispone l'amministrazione.
Spero che si possano superare questi vincoli e si possano avere le collaborazioni esterne, perché le strutture regionali non sono sufficienti a elaborare né i 15 piani comprensoriali, né i piani dei tre comprensori che ho citato.
E' nostra intenzione riportare il discorso della centrale nucleare all'interno dei temi di programmazione perché in quell'ambito si trovino ragioni per procedere alla scelta del sito, ove la scelta non dipenda, come ci pare, da quei parametri di valutazione sull'ambiente, sul territorio e sulle caratteristiche fisiche del territorio che l'Enel e l'Enea stanno conducendo.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Valeri. Ne ha facoltà.



VALERI Gilberto

Ringrazio il Vice Presidente, Assessore Rivalta, per la risposta data che è esauriente.
Aggiungo che l'altro giorno a Vercelli l'Enel ha presentato una sintesi dello studio compiuto che si conclude dicendo che entrambe le aree sono idonee ad accogliere l'insediamento nucleare.
Poiché non si potrà tirare a sorte, né si potrà delegare all'Enel il compito di presentare proposte in materia socio-economica come in una riunione a Torino un rappresentante di partito all'opposizione proponeva non si può che convenire sulla risposta data dall'Assessore Rivalta.
Auspichiamo che in ordine alle collaborazioni esterne indispensabili l'Assessorato possa superare lo sbarramento del Commissario di Governo.
Se lo riterrà opportuno, non tanto per un rafforzamento di carattere giuridico-amministrativo, ma per un problema di carattere politico, così come avviene per altre collaborazioni, si potranno sottoporre al vaglio della I Commissione, la quale sicuramente darà sostegno alle deliberazioni della Giunta che il Vice Presidente anticipava.
Credo che alla fine dai processi attualmente in corso, l'ipotesi attendibile è che i Comuni delle due aree, esaminati i dati delle analisi e ottenute le garanzie del caso, si diranno disponibili.
A quel punto bisognerà scegliere non più sulla base di dati geofisici equivalenti, ma sulla base di dati socio-economici e il Consiglio comunale dovrà essere nelle condizioni di poter fruire del lavoro che i Comprensori i Comuni e la Regione avranno elaborato.


Argomento: Organizzazione regionale: argomenti non sopra specificati - Informazione

Interrogazione dei Consiglieri Bergoglio, Villa, Martinetti, Genovese inerente la rivista "Piemonte Cultura"


PRESIDENTE

Interrogazione dei Consiglieri Bergoglio, Villa, Martinetti, Genovese inerente la rivista "Piemonte Cultura".
La parola all'Assessore Ferrero.



FERRERO Giovanni, Assessore alla cultura

Assicuro i Consiglieri interroganti che nel prossimo numero, così come da loro richiesto, verrà effettuata adeguata correzione e integrazione.
Mi rammarico solo sul piano personale che la motivazione dell'interrogazione attribuisca a me un comportamento grave dal punto di vista morale. Non so a quale particolare aspetto morale questo debba essere attribuito. Aspetto che me lo si spieghi.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Bergoglio. Ne ha facoltà.



BERGOGLIO Emilia

Ringrazio l'Assessore per la disponibilità manifestata e mi dichiaro soddisfatta. Il nostro era un riferimento a una morale di tipo politico perché la legge presentata più di due anni e mezzo fa non veniva neppure citata, mentre veniva pubblicata una legge presentata un mese prima.
Dal punto di vista della morale politica questa è parsa una scorrettezza che l'Assessore ha riconosciuto dal momento che accede alla nostra richiesta di una rettifica e di questo lo ringraziamo.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Punto terzo all'ordine del giorno: "Comunicazioni del Presidente".
Rendo noto che sono in congedo i Consiglieri: Astengo - Chiabrando Mignone - Picco - Simonelli.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

Sono stati presentati i seguenti progetti di legge: N. 410: "Norme per la realizzazione della rete di distributori carburanti", presentato dalla Giunta regionale in data 30 maggio 1984 ed assegnato alla IV Commissione in data 5 giugno 1984 N. 411: "Norme per l'erogazione di contributi regionali ad Enti Istituti, Fondazioni ed Associazioni di rilievo regionale", presentato dalla Giunta regionale in data 30 maggio 1984, assegnato alle Commissioni VI referente e I consultiva in data 5 giugno 1984 N. 412: "Disciplina dell'Istituto di ricerche economiche e sociali del Piemonte. Abrogazione L.R. 2/9/1984 n. 29 e successive modifiche ed integrazioni", presentato dalla Giunta regionale in data 30 maggio 1984 ed assegnato alla I Commissione in data 5 giugno 1984 N. 413: "Iniziative regionali a favore dell'informazione e dell'educazione per la salvaguardia della salute dei cittadini negli ambienti di vita e di lavoro", presentato dai Consiglieri Cerchio Carletto, Nerviani, Brizio, Quaglia, Picco e Sartoris in data 31 maggio 1984.


Argomento:

c) Deliberazioni adottate dalla Giunta regionale


PRESIDENTE

Le deliberazioni adottate dalla Giunta regionale nelle sedute del 24 29 e 31 maggio 1984 - in attuazione dell'art. 7, primo comma della legge regionale 6/11/1978 n. 65 - in materia di consulente ed incarichi; gli elenchi sono depositati ed a disposizione presso l'ufficio Aula.


Argomento: Edilizia pubblica (convenzionata, sovvenzionata, agevolata)

Esame progetto di legge n. 368: "Disciplina delle assegnazioni degli alloggi di edilizia residenziale pubblica, ai sensi dell'art. 2, comma secondo della legge 5/8/1978 n. 457, in attuazione della deliberazione CIPE pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 348 in data 19/12/1981" (rinvio)


PRESIDENTE

Punto quarto all'ordine del giorno: Esame progetto di legge n. 368 "Disciplina delle assegnazioni degli alloggi di edilizia residenziale pubblica ai sensi dell'art. 2, comma secondo della legge 5/8/1978 n. 457 in attuazione della deliberazione CIPE pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 348 in data 19/12/1981".
Ha chiesto di parlare il Consigliere Brizio. Ne ha facoltà.



BRIZIO Gian Paolo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, come abbiamo già avuto modo di dire in sede di Conferenza dei Capigruppo chiediamo il rinvio della discussione di questo punto e di quello successivo.
L'Assessore nel frattempo ci ha fornito la documentazione mancante e lo ringraziamo. La nostra richiesta è dettata dalla delicatezza del provvedimento previsto al punto quarto perché, sia sotto il profilo sostanziale, sia sotto il profilo giuridico, ha degli aspetti che è utile approfondire in sede di Commissione.
Ci impegniamo perché nella prossima seduta del Consiglio regionale il provvedimento possa andare in votazione. Non v'è nessuna intenzione dilatoria.
Avevamo anche chiesto di scindere i due argomenti, ma la maggioranza ha sottolineato la propria esigenza di un esame comune dei provvedimenti esigenza d'altro canto legittima.
Ci auguriamo che la nostra richiesta sarà benevolmente accolta dalla maggioranza.



PRESIDENTE

Non vi sono obiezioni alla richiesta formulata dal Capogruppo. Ha quindi la parola il Vice Presidente della Giunta.



RIVALTA Luigi, Vice Presidente della Giunta regionale

Nella seduta scorsa avevo espresso il mio rammarico perché questi punti all'ordine del giorno non erano stati esperiti. L'ho fatto perché queste leggi sono urgenti.
Hanno avuto un iter faticoso non solo nella Regione Piemonte, ma in tutte le Regioni. Le prime leggi sull'argomento sono entrate in vigore soltanto nel 1984.
Circa la richiesta del Consigliere Brizio, nonostante l'urgenza e nello spirito di collaborazione che abbiamo sempre avuto credo che non possiamo non accedervi. Sui due testi di legge si può discutere in via del tutto informale, lasciandoli depositati presso la Presidenza del Consiglio regionale e iscritti all'ordine del giorno.



PRESIDENTE

Con queste precisazioni i punti 4 e 5 sono rinviati.


Argomento: Partecipazioni azionarie regionali - Commercio

Dibattito sulla politica promozionale e risposta alle relative interpellanze ed interrogazioni. Esame deliberazione Giunta regionale n. 45 32136 "Indirizzi di politica promozionale ai rappresentanti regionali in seno al Consiglio di amministrazione della Promark Spa"


PRESIDENTE

Colleghi, se permettete l'iniziativa della Presidenza sposto anche il punto 6 perché desidero avviare il dibattito sulla politica promozionale in un'ora decente della mattinata e passerei al punto 7 all'ordine del giorno: dibattito sulla politica promozionale e risposta alle relative interpellanze ed interrogazioni. Punto 8: esame deliberazione Giunta regionale n. 45-32136: "Indirizzi di politica promozionale ai rappresentanti regionali in seno al Consiglio di amministrazione della Promark Spa (art. 3, L.R. n. 16/76)".
La parola all'Assessore Bruciamacchie.



BRUCIAMACCHIE Mario, Assessore al commercio

Il mio intervento cercherà di esplicare quanto più possibile la strategia della Regione a sostegno della commercializzazione delle attività produttive, soffermandosi su 3 punti: 1) la convenzione I.C.E.-Regione come strumento di programmazione delle attività di promozione tra lo Stato e la Regione. E a questo proposito risponderò ai Consiglieri Brizio e Cerchio in merito alla loro interrogazione 2) gli indirizzi agli amministratori della Regione in seno al Consiglio di amministrazione della Promark, per un raccordo più stretto in termini programmatici e di controllo con il Consiglio regionale, e a questo proposito risponderò al Consigliere Moretti sulle fiere commerciali organizzate dalla società 3) l'urgenza di progettare a Torino un nuovo centro espositivo anche in relazione al trasferimento del Miad a Milano e del salone dell'auto al Lingotto.
E' questa l'occasione propizia per una discussione in Consiglio sulla politica di promozione commerciale delle attività produttive che intende perseguire la Giunta regionale del Piemonte, anticipando in tale sede la discussione sui contenuti del secondo Piano di sviluppo, che contiene, per tale materia, un programma d'intervento finalizzato.
E' forse dal 1976, dall'epoca delle accese discussioni sull'opportunità di entrare come soci di maggioranza nella società per azioni allora denominata Samia, ora Promark, che non si dibatte in Consiglio regionale in modo così approfondito, della politica complessiva attuata dal Governo regionale a favore della commercializzazione delle attività produttive.
La documentazione raccolta, inviata ai Gruppi consiliari per tale dibattito, ha appunto questo scopo: fornire a tutti un'informazione completa del quadro normativo, politico ed economico generale di cui tenere conto nella valutazione degli obiettivi di politica promozionale perseguiti dalla Regione.
E' bene innanzitutto chiarire che la politica regionale è indirizzata essenzialmente a favorire una migliore collocazione della piccola impresa sui mercati. Il Piemonte è, tra le regioni italiane del centro-nord, quella meno fornita di strutture e servizi per la commercializzazione delle piccole imprese; ciò è determinato anche dalla forte presenza della grande industria, che possiede proprie strutture interne. Stentano così a decollare quei processi di emancipazione commerciale della piccola impresa che sono indispensabili alla creazione di un tessuto produttivo autonomo dall'andamento della grande impresa. Alcuni, pochi, ma significativi dati: 1) circa il 90 per cento delle esportazioni piemontesi è prodotto dalla grande industria (dati del 1976) 2) l'associazionismo consortile all'export, che è uno strumento adottato dalle piccole industrie per la propria commercializzazione, ha avuto in Piemonte dall'80 in poi, anno di emanazione della legge 240, uno sviluppo irrilevante (i dati relativi ai contributi concessi ai consorzi export per l'anno '81 evidenziano che le imprese piemontesi hanno beneficiato di circa il 4 per cento dei fondi messi a disposizione sul bilancio statale. Lo stesso dato scende al due per cento circa se si considera la Provincia di Torino) 3) le piccole imprese piemontesi, agricole, artigiane e industriali per partecipare alle fiere specializzate, che sono uno dei canali preferenziali per la promozione all'export, devono riferirsi alle strutture fieristiche di altre regioni italiane ed europee 4) l'ufficio I.C.E. del Piemonte non appare ancora adeguatamente organizzato per la promozione e l'assistenza tecnica alle imprese e soffre di carenza di personale 5) la Regione Piemonte non investe ancora adeguatamente a sostegno della piccola impresa: 1 miliardo all'anno circa nell'ultimo triennio quasi 2 se si considera anche l'agricoltura, a fronte degli 8 miliardi del Veneto, dei 3 della Toscana, dei 2 dell'Emilia Romagna.
Se in presenza di violenti processi di ristrutturazione della grande industria (pensiamo al taglio drastico delle commesse Fiat all'indotto!) l'ente pubblico non saprà attivare una politica a sostegno della piccola impresa, garantendole condizioni di accesso ai mercati, lo sviluppo economico piemontese sarà ancora caratterizzato solo dalla grande impresa industriale, con gli effetti positivi ma anche con i limiti che da ci derivano.
Le linee di programma finalizzato contenuto nel secondo Piano di sviluppo e nel programma di interventi operativi mirato alla scadenza dell'85, hanno chiaramente definito i nostri obiettivi: 1) miglior collocazione delle imprese piemontesi (tecnologia e prodotti) sui mercati interno ed internazionale 2) rilancio del ruolo economico del Piemonte attraverso una maggior valorizzazione del nostro patrimonio tecnologico, sia favorendo accordi di cooperazione industriale con i paesi ad elevata industrializzazione (vedi l'es. Pininfarina - General Motors), sia favorendo la nascita di strutture stabili di commercializzazione dei nostri prodotti (presenza non occasionale delle imprese, acquisizione del valore aggiunto della fase di commercializzazione come si dice nelle linee direttrici del Mincomes), sia puntando ad una maggiore integrazione con i paesi in via di sviluppo che hanno scelto la strada dell'industrializzazione di base. E su questo piano il Piemonte ha molto da dire: la struttura produttiva della nostra regione è forse la più idonea ad avviare rapporti economici e commerciali con i paesi in via di sviluppo perché possiede in prevalenza industrie che producono beni di investimento più che di consumo e le imprese che producono beni di consumo sono anche in grado di esportare know-how e vendere impianti chiavi in mano 3) politica estera che favorisca la cooperazione quale fattore di stabilizzazione e di distensione dei rapporti politici ed economici tra gli stati 4) rilancio della Comunità Economica Europea quale area di libero scambio e di attuazione di politiche industriali che favoriscano una maggiore integrazione economico- produttiva.
A questo proposito è bene ricordare che tutte le Regioni chiedono da anni una radicale riconsiderazione del loro ruolo in campo economico, che per gli aspetti di politica promozionale, significa l'espressione degli interessi collettivi dell'imprenditoria regionale e la delineazione su queste basi dell'offerta regionale di beni e servizi da commercializzare sul mercato interno ed internazionale, collegando tale offerta alla domanda mondiale. Solo la Regione infatti è espressione degli interessi collettivi dell'economia, collocati nel quadro di uno sviluppo regionale equilibrato in cui tutte le imprese, piccole e grandi, in tutti i settori merceologici possano acquisire spazi di mercato ad armi pari, sviluppandosi e ristrutturandosi sulla base delle proprie capacità di innovazione rispetto alle esigenze di mercato.
E mi preme sottolineare questo aspetto perché tutte le forze politiche regionali hanno assistito in quest'ultimo decennio, praticamente impotenti al vero e proprio smantellamento della struttura produttiva piemontese in settori che hanno contribuito negli anni '50 a qualificare l'Italia come uno dei paesi più industrializzati: un patrimonio tecnologico menomato dalla mancanza di una politica industriale che favorisse processi di ristrutturazione con investimenti diffusi di innovazione tecnologica nei settori più avanzati, dove l'evoluzione dell'economia mondiale apriva sbocchi di mercati e dove l'impresa piemontese avrebbe potuto maggiormente essere presente se la nostra politica estera fosse stata più correlata alle esigenze della programmazione industriale.
Rivendichiamo pertanto nei confronti del Governo centrale il riconoscimento del ruolo delle Regioni quali soggetti che concorrono alla programmazione degli interventi di promozione commerciale e di cooperazione economica allorché vengono definite le priorità settoriali e geografiche nell'individuazione dei mercati su cui attuare gli investimenti pubblici di promozione. Dei 48 miliardi messi a disposizione dell'I.C.E. per il programma '84, solo una parte minima è indirizzata ai settori tecnologicamente avanzati, poiché la maggior parte delle iniziative riguardano i settori cosiddetti maturi (vini, ortofrutticoli, alimentari abbigliamento).
Quando le forze politiche ed economiche discutono sui problemi del commercio estero sono sempre d'accordo su un punto: scarsa efficienza e scoordinamento degli enti pubblici che operano a sostegno dell'export.
La pluralità dei centri decisionali a livello statale (Ministero degli esteri, del Commercio estero, del bilancio, dell'industria e del tesoro, in assenza di un organismo di coordinamento, perché il CIPES non funziona) si riflette negli altri organismi statali (Sace, Ice, Mediocredito) e regionali (Regioni, Camere di Commercio, Centri esteri dell'Unioncamere).
Gli interventi legislativi a sostegno dell'export (e basti citare la legge Ossola sui crediti all'export, quella di riordino dell'ICE, e le più recenti come la 394/81 per la penetrazione sui mercati extra CEE) sono scarsamente efficaci proprio a causa di questo scoordinamento, o peggio ancora, nate per favorire la piccola e media impresa agricola, industriale artigiana, diventano appannaggio della grande impresa industriale.
La situazione piemontese è un esempio calzante di come le poche risorse pubbliche per la promozione all'export vengano impiegate senza il bench minimo coordinamento. Tutto ciò ha reso scarsamente credibile l'ente pubblico quale momento di riferimento per una miglior collocazione delle imprese sui mercati esteri, col risultato che ogni azienda segue spesso una propria strategia di marketing. Resta il fatto che sono proprio gli stessi operatori economici che denunciano come la scarsa competitività delle piccole imprese italiane sui mercati esteri dipenda in buona misura dal fatto che i concorrenti esteri possono usufruire di strutture pubbliche efficienti, capaci di supportare l'impresa al momento giusto.
L'evoluzione del commercio mondiale inoltre è sempre più legata ai rapporti determinati dagli organismi internazionali e ai rapporti bilaterali tra gli Stati: non è più il tempo in cui l'imprenditore pu partire con la valigetta, sicuro di poter fare affari grazie alla sua intraprendenza. Uno dei fattori di competitività delle imprese è rappresentato anche dall'azione di supporto che l'ente pubblico svolge a loro favore. Spesso gli imprenditori lamentano la perdita di commesse andate a beneficio di altri paesi, a causa della scarsa efficacia dei nostri organismi pubblici nella fase più delicata: quella caratterizzata dai rapporti tra i Governi, dalle procedure per la partecipazione ai tender internazionali, dalla disponibilità di linee di credito in tempi ragionevoli, dagli adempimenti che, non attuati, compromettono irrevocabilmente ogni sforzo che l'imprenditore ha fatto per essere presente su quel mercato.
La perdita stimata per il ritardo di un anno nella firma del gasdotto algerino ammonta a circa 2 miliardi di commesse per la piccola impresa.
CONVENZIONE I.C.E. - REGIONE PIEMONTE Ed è proprio sulla base di queste considerazioni e dell'esperienza maturata negli ultimi anni che è nata la nostra proposta di Convenzione Quadro con l'Istituto per il commercio estero.
Come voi sapete la Regione può svolgere attività promozionale nelle materie di competenza soltanto previa intesa col Governo.
Ciò varrebbe a dire che la Regione dovrebbe concordare con il Ministero la propria attività annuale. Purtroppo il decreto di attuazione del DPR 616 ha trasformato il concetto di "intesa", in una vera e propria autorizzazione che la Presidenza del Consiglio dei Ministri rilascia sulla base di un'informazione dettagliata sulle caratteristiche dell'iniziativa: spesa prevista, numero di funzionari e amministratori, tempi di realizzazione, ecc. Il decreto in questione inoltre è stato applicato sulla base di un'interpretazione restrittiva e del tutto arbitraria dei settori di competenza regionale, con una visione non funzionale delle esigenze di promozione di settori produttivi in cui erano presenti le imprese agricole industriali ed artigiane. Come è noto la nostra competenza è limitata all'agricoltura e all'artigianato, oltre che al turismo, materia che pur essendo di competenza regionale non sarà oggetto di questo intervento Si intende quindi che la Regione può operare con programmi promozionali che interessano le imprese agricole ed artigiane. Senonch l'interpretazione ministeriale dei settori di competenza ha ristretto l'ambito di intervento regionale all'agricoltura e all'artigianato artistico e tipico.
E' dello scorso anno infatti il diniego alla Regione di sostenere imprese artigiane che appartenevano al settore elettronico con questo sibillino responso: "pur appartenendo le imprese a categorie artigiane, il settore non è di competenza regionale", col risultato che le imprese artigiane che volevano partecipare a Productronica di Monaco si sono viste cancellare tout court ogni sostegno regionale! L'attività regionale (in campo agricolo e artigianale) in questi anni ha potuto svilupparsi solo su due settori, pur importanti, della nostra economia: il vitivinicolo e l'orafo, che è l'unico settore dell'artigianato artistico con consistenti capacità di operare sui mercati esteri. Il conto è presto fatto: su circa 50.000 imprese artigiane che operano nel campo della produzione di manufatti noi abbiamo operato a sostegno di circa un migliaio nell'area valenzana, e di qualche centinaio nell'area ossolana (graniti).
I progetti pluriennali realizzati con l'ICE sia nel settore orafo che in quello vitivinicolo (legge quadrifoglio) hanno dimostrato che le iniziative nazionali concordate con le Regioni hanno più effetto perch aggregano gli investimenti finanziari su specifiche aree di mercato creando un terreno favorevole all'inserimento dell'impresa (vedi i vantaggi degli orafi piemontesi ad operare nell'area di Los Angeles dopo che lo Stato e le Regioni hanno speso ben 2 miliardi per pubblicizzare presso i dettaglianti la qualità dei nostri gioielli! ), e perché sono pensati con una strategia nazionale del prodotto "made in Italy" senza creare confusione all'estero. Molto spesso infatti i nostri organismi all'estero lamentano la presenza disorganizzata di Regioni, Camere di Commercio Consorzi ed Associazioni, col risultato di non poter assistere tutti adeguatamente.
Per quanto riguarda il settore vitivinicolo le cifre inserite nella documentazione indicano che la Regione, pur spendendo poco, riesce ad organizzare le sue iniziative utilizzando i fondi nazionali della Legge Quadrifoglio. Perché dunque non allargare il nostro campo d'intervento anche agli altri settori merceologici? Come intervenire su quei settori che vedono la compresenza di imprese artigiane e industriali? Così dopo le convenzioni settoriali, già attuate negli scorsi anni, è emersa l'esigenza della Convenzione quadro già prevista dall'art. 4 del DPR di riordino dell'I.C.E. del 1978, per consolidare e ampliare un'attività di collaborazione che risale almeno ad un quinquennio, allargando tale collaborazione al maggior numero possibile di imprese e di settori merceologici.
L'I.C.E. infatti è l'organismo che elabora per conto del Ministero per il Commercio estero i programmi promozionali annuali.
Il supporto legislativo è il Decreto di riordino dell'Istituto varato sotto il Ministero Ossola che aspetta ancora, dopo 6 anni, di essere attuato nella sua parte più importante, che prevede la costituzione di Comitati consultivi a livello regionale.
E qui dobbiamo ricordare che come Consiglio regionale avevamo già provveduto alla nomina dell'Assessore competente.
I campi di intervento: la Regione vuole operare nell'ambito delle proprie competenze attribuitegli dalla Costituzione e dalle leggi statali e non può certo essere una convenzione a cambiarle, soprattutto perch qualunque iniziativa concordata con l'Istituto sarà oggetto di intesa con la Presidenza del Consiglio dei Ministri, che dovrà dare il proprio assenso dopo aver attentamente valutato tutte le modalità di attuazione di ciascuna iniziativa (D.P.C.M. 11.3.1980).
La Convenzione Regione-I.C.E. quindi propone iniziative coordinate tra Stato e Regioni nei settori merceologici in cui c'è la compresenza di tutti i tipi d'impresa, nell'assunto che, ai fini della promozione all'estero non ci sono grandi differenze tra i problemi che devono affrontare le piccole imprese agricole, artigiane e industriali, ma che è opportuno concordare strategie comuni d'intervento per settori merceologici e per aree di mercato. Così l'intesa Stato-Regioni si attua a livello programmatico superando la duplicazione delle iniziative e la dispersione di fondi. Un atto quindi che rientra pienamente nelle nostre competenze e che, se si esamina attentamente nei contenuti, indica una metodologia di lavoro tra l'I.C.E. e la Regione per la programmazione di iniziative concordare.
Concordo pertanto con il Consigliere Brizio, che sebbene la Convenzione si possa assimilare ad una "proposta di intenti", era e sarà necessario coinvolgere il Consiglio regionale.
Il testo è stato concordato dalla Regione a livello tecnico, cioè con i dirigenti delegati dal Direttore dell'Istituto dottor Mancini, e tale testo è stato sottoposto dall'I.C.E. alle altre Regioni, nell'intento di innescare un processo di coordinamento tra Stato e Regioni a livello nazionale. Ma a questo punto il testo concordato non viene approvato dal Consiglio di Amministrazione dell'Istituto, per l'opposizione dei rappresentanti delle categorie economiche industriali e della Federexport.
Ci si chiederà il perché di tale opposizione. Forse alcuni elementi per capire li abbiamo: A LIVELLO NAZIONALE 1) I tentativi di coordinamento in questo campo hanno incontrato sovente resistenze politiche, in primis i comitati consultivi a livello regionale previsti dal DPR 818/78.
Le Regioni hanno più volte richiesto l'istituzione di tali comitati alcune di queste hanno, in accordo con le forze economiche locali istituito delle commissioni sostitutive. E' quello che intendiamo fare anche noi, se, pur avendo sollecitato nuovamente il Ministero ad istituirli, con lettera del 14 maggio scorso, non si provvederà.
2) La determinazione dei programmi dell'I.C.E., come conferma un interessante articolo su Espansione (n. 167 del mese di aprile), subisce non pochi condizionamenti dalle Associazioni nazionali di categoria, e tra queste dalle più forti: ciò a scapito di una logica di programmazione e di coordinamento.
A LIVELLO REGIONALE 1) La Regione Piemonte, prevalendo questa logica, è penalizzata nei suoi interventi promozionali e pertanto è limitata nella sua attività a favore della piccola impresa agricola e artigiana.
2) Il Piemonte è la Regione in cui l'I.C.E. ha operato meno, e ciò ha determinato un'immagine dell'istituto non sempre incisiva.
Per l'attuazione della Convenzione la Regione aveva previsto il coinvolgimento di tutti i soggetti interessati, riuniti infatti il 16 aprile scorso.
In quell'occasione venne illustrato dal Dottor Tabai, dirigente dell'I.C.E., il testo approvato dall'I.C.E., col consenso della Confindustria e col solo voto contrario della Federexport - che cosa prevede il nuovo testo? Esso ha per finalità il "potenziamento e la promozione dell'attività esportativa delle imprese sulla regione", la "integrazione e il coordinamento dei programmi regionali con i programmi nazionali".
Per raggiungere questi obiettivi l'I.C.E. propone la costituzione di un gruppo di lavoro misto ICE-Regione, con la partecipazione di Enti e organismi territoriali interessati all'attività promozionale all'estero con il compito di elaborare progetti annuali e programmi pluriennali a favore delle imprese regionali, nonché coordinare le proposte di iniziativa regionale con i programmi del Ministero del commercio con l'estero.
Come si può constatare nel testo propostoci vengono mantenute finalità ed obiettivi presenti nel testo di convenzione precedentemente concordato.
Consideriamo ciò come un fatto positivo di volontà politica, ma ingenera confusione e preoccupazione tra le associazioni economiche la proposta di un comitato di coordinamento a termine inteso come surrogato dei Comitati consultivi regionali previsti dal DPR 818 del 1978.
Siamo pienamente d'accordo nell'istituzione del comitato previsto dal DPR 818/78 e ne abbiamo sollecitato la costituzione al Ministero; siamo anche d'accordo che si costituisca immediatamente una commissione a livello regionale, sulla base di un accordo politico tra tutti i soggetti interessati (Camera di Commercio e associazioni di categoria), in attesa che divenga operativo il decreto ministeriale.
Il testo di convenzione con noi concordato propone un accordo quadro tra due enti nell'ambito delle rispettive competenze della Regione e dell'ICE con l'obiettivo di inserire l'attività regionale nelle linee di intervento nazionale e mira pertanto ad attuare l'intesa programmatica tra lo Stato e le Regioni prevista dal DPR 616.
Non altrettanto chiaro appare invece il testo propostoci.
Ci chiede a questo punto cosa intendiamo fare. La nostra volontà è chiara: 1) collaborazione diretta con l'ICE nelle materie di nostra competenza possibilmente l'accordo quadro, certamente continueremo con gli accordi settoriali, come abbiamo sempre fatto, questo per garantire il coordinamento tra lo Stato e le Regioni 2) istituzione dei comitati consultivi regionali per il coordinamento a livello regionale fra tutti i soggetti che operano nel campo, così come previsto dal DPR 818/78. In attesa di tale istituzione da parte del Ministero inviteremo i soggetti designati dai rispettivi enti ed associazioni ad avviare il comitato di fatto riunendoci attorno al tavolo per coordinare i programmi promozionali '85.
E' chiaro pertanto che per giungere all'approvazione di un nuovo testo di convenzione la Giunta continuerà il confronto con l'ICE e con i soggetti interessati.
Si auspica inoltre che la Commissione consiliare competente si incontro con l'ICE, consulti le associazioni di categoria e contribuisca così a definire un nuovo testo di proposta.
LA PROMARK La Regione entrò nella Promark s.p.a. quale azionista di maggioranza nel 1976 (L.R. 16/76) con lo scopo di mettere a disposizione delle imprese piemontesi uno strumento per la promozione dei loro prodotti sui mercati.
La natura giuridica e le caratteristiche strutturali della società apparivano infatti, pur con i necessari aggiustamenti, idonei al perseguimento degli obiettivi previsti in campo economico dal Piano regionale di sviluppo (diversificazione produttiva, sostegno alle esportazioni, ecc.).
La scelta della società per azioni fu determinata da alcune convinzioni: 1) che l'attività promozionale fosse strettamente legata agli interessi delle imprese, ai prodotti da promuovere ed ai mercati da penetrare, per cui l'ente pubblico non doveva svolgere un'attività diretta in questo campo 2) che in mancanza di una competenza diretta nel settore industriale la creazione di una società promozionale rappresentava un intervento indiretto a sostegno della piccola e media impresa in tutti i settori produttivi 3) che le strategie dell'ente pubblico nel campo della promozione fieristico-commerciale dovevano puntare al coordinamento di tutte le forze operanti nel campo sia a livello nazionale che regionale, senza dispersione di risorse o peggio ancora contrapposizioni.
La presenza degli enti pubblici avrebbe garantito alla società di svolgere programmi ad ampio respiro rispondenti agli obiettivi del Governo regionale, la presenza delle forze economiche interessate avrebbe garantito l'aderenza alle esigenze del mondo produttivo e il coordinamento delle iniziative promozionali.
Nel disegno iniziale era prevista la partecipazione, oltre che della Regione e della Provincia di Torino, dell'Unioncamere regionale, di Torino Esposizioni, dell'Esap, degli Istituti bancari, ecc.
Il riesame del progetto iniziale, alla luce dei problemi tuttora presenti, porta a riconoscere il carattere avanzato e moderno della strategia attuata dal Governo regionale in campo promozionale. E lo conferma anche il fatto che altre Regioni si apprestano a costituire società regionali di promozione (Umbria, Liguria).
E' da ricordare inoltre che proprio in quegli anni si attuava finalmente il dettato costituzionale con l'approvazione da parte del Parlamento della legge 382/75 e l'emanazione del DPR 616/77 sul trasferimento e le deleghe delle funzioni amministrative svolte ancora dallo Stato, in un quadro organico dei rapporti tra lo Stato e le Regioni.
La configurazione progettuale della società Promark spa rientrava in questa prospettiva e la sua nascita evidenziò immediatamente l'impossibilità di raggiungere almeno uno dei fini statutari: il coordinamento delle attività promozionali.
L'approvazione della legge istitutiva avvenne infatti soltanto previa modificazione, su richiesta del Governo, dell'art. 1, che prevedeva interventi anche in campo industriale.
La non adesione dell'Unioncamere, dovuta alla mancata approvazione della deliberazione da parte del Governo, impedì che si realizzassero le condizioni per un effettivo coordinamento delle attività promozionali.
La società per azioni era stato lo strumento scelto dalla Regione per rapportarsi alle esigenze del mondo economico rispondendo più efficacemente, di quanto non possa fare un ente pubblico, alle esigenze promozionali delle categorie imprenditoriali.
Una prima valutazione dell'attività della società, dal '76 in poi, fa rilevare invece che l'attività autonoma della società, quella che non è stata finanziata dagli enti pubblici, si è rivolta prevalentemente, salvo alcune eccezioni, all'organizzazione di fiere commerciali.
La nostra opinione sulle cause di ciò si può così sintetizzare: Fattori soggettivi: come la scarsa propensione delle imprese piemontesi ad investire in campo commerciale (l'adesione degli operatori alle iniziative promozionali della Promark avviene solo se la Regione abbatte i costi di partecipazione).
Fattori soggettivi: 1) se la Regione e gli enti pubblici si sono rapportati alla società in termini di committenza, rinunciando ad esplicare un'azione di indirizzo programmatico che pur era prevista nella legge istitutiva, all'art. 3. La stessa committenza si è esplicata non tanto sulla base di programmi organici, quanto sulle esigenze dei singoli Enti e Assessorati regionali 2) la società ha avuto difficoltà a qualificare uno staff dirigenziale tecnico nel campo della promozione all'export e della programmazione di attività fieristiche specializzate 3) l'esiguità del capitale non le ha permesso di investire su iniziative di lungo periodo 4) il rapporto con le Associazioni di categoria e gli operatori economici non è stato soddisfacente.
Gli indirizzi per la prima volta proposti e previsti dall'art. 3 della legge istitutiva, nel mantenere ampia autonomia alla società, manifestano la nostra volontà di rilancio della società stessa proprio nel quadro degli obiettivi programmatici del secondo Piano di sviluppo regionale (sviluppo del terziario di servizi alle imprese, programmazione Stato-Regioni riqualificazione enti pubblici in campo promozionale).
Rilancio che può scaturire a nostro avviso da un rapporto più stretto tra Enti pubblici azionisti (Regione-Provincia) e società in termini di programmazione e controllo. L'elaborazione del programma triennale, da presentare all'approvazione della IV Commissione consiliare, stabilisce un raccordo istituzionale tra Consiglio regionale e propri rappresentanti in seno alla società, indipendentemente dai rapporti di committenza tra la Giunta e la società.
L'indicazione della ricerca di nuovi soci, in accordo con le categorie economiche, punta ad una maggior aderenza dei programmi alle esigenze dell'economia regionale; garantendo al contempo ulteriori apporti finanziari di operatori privati.
La riqualificazione dello staff dirigenziale è inoltre premessa indispensabile per il rilancio della società, e su questo punto ritengo che tutto il Consiglio di Amministrazione debba riesaminare attentamente il riassetto organizzativo della società in funzione del ridimensionamento dei costi fissi. La Promark infatti dovrebbe maggiormente caratterizzarsi in funzione progettuale, più che esecutiva, delle attività promozionali utilizzando di volta in volta, per l'attività operativa, strutture esterne.
Uno staff dirigenziale, con professionalità specifica nel marketing e nel commercio internazionale, è la premessa indispensabile per la riqualificazione della società.
L'interrogazione del Consigliere Moretti sulle lamentele dell'Associazione commercianti relativa al fatto che alle "mostre-mercato" organizzate dalla Promark, partecipino dei commercianti non qualificati che svolgono concorrenza sleale, richiede immediate precisazioni.
A seguito di un'interrogazione parlamentare dell'onorevole Costamagna sullo stesso argomento la Guardia di Finanza ha controllato la situazione di tutti gli espositori della mostra denominata "Milleidee per un dono" senza trovare irregolarità.
La Regione non ha mai finanziato le mostre commerciali che la Promark ha organizzato al fine di reperire risorse finanziarie. E' opportuno ricordare che la Promark, non ha mai avuto introiti a fondo perduto da parte degli enti pubblici, come avviene per molti enti strumentali, ed ha sempre dovuto ripianare i propri bilanci autonomamente. Concordiamo comunque con le Associazioni dei commercianti sulla necessità di indirizzare la società verso iniziative più qualificate (da cui peraltro è possibile trarre guadagni) evitando quelle attività commerciali che possono danneggiare la categoria.
Devo rammentare tuttavia che in tutto il Piemonte e in tutta l'Italia si organizzano mostre commerciali: il concetto di concorrenza sleale non trova alcun fondamento nella normativa vigente, in quanto le fiere sono regolate dalla L. 454 del 34 e non dalla 426/71.
Si ritiene pertanto che non possa essere impedito alla società con atto amministrativo (diniego di autorizzazione) di svolgere tale attività (che per esempio svolge To-Esposizioni), quanto piuttosto indirizzarla a ridurre progressivamente tali iniziative.
E veniamo al terzo punto: la riqualificazione dell'attività fieristica.



STRUTTURE FIERISTICHE

Come indichiamo nei documenti programmatici la riqualificazione dell'attività fieristica in Piemonte richiede, oltre che un miglioramento dei soggetti organizzatori (gli indirizzi Promark sono precisi: coordinamento con altri soggetti e rilancio attività fieristiche specializzate), la creazione di un nuovo centro espositivo a Torino, con una superficie coperta espositiva di almeno 70.000 mq.
La situazione di mancanza di strutture espositive e di soggetti organizzatori capaci di promuovere i prodotti piemontesi, deriva da uno sviluppo del Piemonte che ha puntato esclusivamente sul potenziamento dell'attività produttiva, trascurando fortemente il momento della sua commercializzazione.
E così mentre in altre Regioni produzione e commercializzazione procedevano assieme, con adeguati investimenti, da noi ciò non si è realizzato, determinando la situazione odierna.
L'obsolescenza delle strutture attuali, la mancanza di servizi collaterali (parcheggi, facile accesso) l'applicazione della normativa antincendio da parte della Commissione di vigilanza, hanno determinato un grave scontento negli espositori che partecipano alle manifestazioni specializzate torinesi, costringendo gli organizzatori a ricercare nuove soluzioni: 1) il Lingotto per il salone dell'auto 2) l'Ente Fiera di Milano per il Miad L'Assessorato al commercio ha collaborato direttamente allo studio sul centro fieristico elaborato dal Comitato comprensoriale di Torino raccogliendo dagli organizzatori di manifestazioni fieristiche internazionali (To-Esposizioni, Anfia, Publieuropress) i criteri cui attenersi per l'individuazione delle aree: 1) è necessario un nuovo centro espositivo a Torino collocato su un'area di almeno 700.000 mq. di cui 70.000 coperti 2) tale centro deve essere inserito nel tessuto urbano e collegato con le principali vie di traffico internazionali (autostrade, aeroporto, ecc.) 3) la superficie espositiva deve svilupparsi linearmente e non su più piani offrendo il più possibile spazi omogenei agli espositori (non serie A e B come l'attuale To-Esposizioni).
Fra le tre aree individuate (Snia Viscosa, corso Marche e Italia '61) è risultata più idonea la soluzione di Corso Marche, in quanto l'area Snia Viscosa è troppo limitata e decentrata dalla città, mentre l'area di Italia '61 ha edifici poco rispondenti alle nuove esigenze dell'attività espositiva (il Lingotto è una soluzione provvisoria) è al contempo molto congestionata e difficilmente raggiungibile da Milano. L'area di Corso Marche, che presenta difficoltà di realizzazione per la presenza di aziende agricole in attività, ha comunque alcuni vantaggi: 1) gli spazi espositivi saranno costruiti ex novo 2) l'area è inserita nel tessuto urbano, nelle zone di espansione dell'area metropolitana 3) il futuro assetto delle comunicazioni cittadine la renderà facilmente raggiungibile dalle vie di traffico internazionali 4) non è distante e sarà collegata al campo volo, il nuovo centro direzionale.
La nostra posizione, avvalorata dai contatti diretti con gli organizzatori, conferma le indicazioni del piano comprensoriale e a questo proposito sollecitiamo il Comune di Torino a dare il via allo studio di fattibilità incaricando la Finpiemonte, come concordato nell'incontro del 15 febbraio scorso presso il Comune di Torino, cui hanno partecipato tutti i soggetti interessati.
La realizzazione della struttura fieristica dovrà essere accompagnata dalla creazione di una società che programmi anzitempo lo sviluppo dell'attività fieristica internazionale in Piemonte, sia progettando iniziative con le categorie interessate, sia attivando forze economiche specializzate nell'organizzazione di fiere e mostre internazionali, che non trovano spazio nelle altre Regioni italiane, dove operano gli enti fiera.
Su questo aspetto vorrei ricordare che il Piemonte è l'unica regione in cui non è stato costituito l'ente fiera. Qualcuno si potrà chiedere come mai il Governo regionale non abbia imboccato una strada percorsa con successo da altre Regioni: Veneto, Emilia Romagna, Lombardia, Toscana. L'Italia soffre di uno scarso coordinamento in questo campo e l'attività fieristica internazionale è oggetto di una vera e propria guerra tra gli enti fieristici, e tra enti fiera, per la loro natura, entrino prima o poi in conflitto con le Associazioni economiche di categoria. Le altre leggi regionali, riconoscendo quali soggetti organizzatori di manifestazioni fieristiche internazionali solo gli enti pubblici, hanno di fatto creato una situazione di monopolio a scapito di altre forze economiche (e la Regione Lombardia infatti ha rivisto la propria legge).
Noi pensiamo che l'organizzazione di manifestazioni fieristiche internazionali non debba essere prerogativa di nessuno, ma che l'ente pubblico (Stato e Regione) nell'autorizzarle e nel concedere la qualifica di internazionalità, debba valutare le capacità imprenditoriali dei soggetti organizzatori sulla base di progetti specifici e l'accaparramento delle manifestazioni da parte degli enti fiera ai danni delle realtà economiche, di cui le fiere sono espressione. E per questo è necessario che il Governo si affretti ad emanare un provvedimento quadro, superando l'ormai vetusta legge del 1934.
Dalle cose fin qui esposte e dagli obiettivi forniti a tutti i Consiglieri, si evidenzia una linea politica e programmatica ricca di concrete proposte alla società piemontese, sulle quali lavoreremo ancora con l'obiettivo di contribuire a creare le condizioni per uno sviluppo più equilibrato dell'economia regionale, legando più strettamente il momento produttivo allo sviluppo di un terziario superiore, strada obbligata per un'economia moderna, competitiva e creatrice di nuovi sbocchi occupazionali.



PRESIDENTE

La seduta è tolta.
Riprenderà alle 15.



(La seduta ha termine alle ore 13,00)



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