Sei qui: Home > Leggi e banche dati > Resoconti consiliari > Archivio



Dettaglio seduta n.246 del 31/05/84 - Legislatura n. III - Sedute dal 9 giugno 1980 al 11 maggio 1985

Scarica PDF completo

Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PETRINI


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto primo all'ordine del giorno: "Approvazione verbali precedenti sedute", non essendovi osservazioni, i processi verbali delle adunanze consiliari del 17 maggio 1984 si intendono approvati.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Interpellanza dei Consiglieri Montefalchesi e Reburdo relativa alla chiusura del reparto otorino alle Molinette


PRESIDENTE

In merito al punto secondo all'ordine del giorno: "Interrogazioni ed interpellanze", esaminiamo per prima l'interpellanza presentata dai Consiglieri Montefalchesi e Reburdo relativa alla chiusura del reparto otorino alle Molinette.
Risponde l'Assessore Bajardi.



BAJARDI Sante, Assessore alla sanità

L'esigenza di riordinare i servizi integrativi di carattere sanitario (poliambulatori e servizi ospedalieri) della città di Torino è posta nella legge regionale 7/1982 che stabilisce ai paragrafi 20 e 36 dell'allegato 1 la formazione di un particolare "progetto poliambulatori ed ospedali di Torino", progetto che la Giunta regionale ha trasmesso al Consiglio nell'ottobre 1982 e che attualmente è in fase avanzata di consultazione come disegno di legge n. 264.
I problemi di Torino presentano alcuni aspetti peculiari rispetto a quelli delle altre USSL. che per i servizi ospedalieri particolare sono caratterizzati da disomogeneità distributive dei servizi, dovute all'attuale assetto basata prevalentemente su ospedali monospecialistici carico eccessivo della domanda su certi servizi su cui gravitano impropriamente utenti di altre USSL esterne a Torino che dovrebbe essere superato con il graduale riordino dei servizi relativi; anomala concentrazione di ospedali nel quartiere Nizza - Millefonti; ed altri ancora che si assommano a problemi più generali di carenze organizzative funzionali, di carenze di personale propri delle altre USSL.
L'obiettivo del disegno di legge n. 264 è di procedere gradualmente al decentramento di servizi ospedalieri sul territorio urbano superando le attuali duplicazioni o disomogeneità presenti in certi quartieri per garantire in un processo programmato una distribuzione dei servizi poliambulatoriali ed ospedalieri nell'area metropolitana secondo una proposta di accorpamento dei quartieri in aree funzionali, sulla base sempre di precisi criteri organizzativi, quantitativi e territoriali.
Tale obiettivo non potrà realizzarsi che gradualmente in tempi lunghi per la complessità del processo di riordino che è peraltro determinato dagli interventi edilizi sulle strutture, individuando scelte prioritarie nell'ambito di un programma a regime che potrà essere definito dalla città di Torino, in coerenza con i contenuti del disegno di legge n. 264 quale sarà approvato dal Consiglio regionale.
Nella fase interlocutoria le scelte devono rispondere ai criteri generali e comunque essere tali da non pregiudicare l'assetto a regime quale in specifico risulterà dai contenuti della legge regionale e dal relativo programma attuativo che dovrà definire Torino.
Per quanto riguarda in specifico la divisione di otorinolaringoiatria dell'Ospedale Molinette l'USSL 1-23 invitata a fornire elementi di risposta, ha trasmesso le informazioni che di seguito si trascrivono.
Presso l'Ospedale Molinette esistono tre divisioni di otorinolaringoiatria, una ospedaliera (diretta fino al collocamento a riposo dal primario prof. Belforte), due cliniche universitarie (dirette rispettivamente dal prof. Menzio e dal prof. Sartoris) regolarmente convenzionate a suo tempo con l'ex Ente ospedaliero S. Giovanni sulla base della convenzione generale Regione - Università.
Circa l'attività di detti reparti si allegano gli elementi conoscitivi forniti dalla relazione della Sovraintendenza Sanitaria del S. Giovanni per l'anno 1982.
A seguito della nota carenza di personale infermieristico e facendo riferimento alle indicazioni del Piano socio-sanitario regionale che prevedono una divisione di otorinolaringoiatria alla Nuova Astanteria Martini di Largo Gottardo, la Sovraintendenza Sanitaria del S. Giovanni ha proposto nell'anno 1983 il trasferimento della divisione ospedaliera di otorinolaringoiatria dalle Molinette all'Ospedale di Largo Gottardo.
Tale proposta non è stata ritenuta attuabile dal Comitato di gestione dell'USSL per i seguenti motivi: 1) la struttura fisica della Nuova Astanteria Martini sia come disponibilità di reparto che di sale operatorie, non permette allo stato attuale la sistemazione di una nuova divisione di chirurgia specialistica 2) non si ritiene prioritario per le esigenze dell'utenza che gravita sulla Nuova Astanteria Martini la divisione di otorinolaringoiatria, bensì per esempio, e più urgente l'apertura dell'unità coronarica pure prevista dal Piano e per la quale esiste lo spazio, attrezzature ma vi è come al solito, purtroppo, la carenza di infermieri che ne impedisce la realizzazione 3) nell'ambito dell'eventuale trasferimento di una divisione di otorinolaringoiatria delle Molinette si ritiene opportuno verificare se questo trasferimento non debba interessare una delle due divisioni universitarie.
Per i motivi suddetti e comunicati alla Direzione Sanitaria il trasferimento non è avvenuto.
La riduzione dell'attività di ricovero e di sala operatoria della divisione ospedaliera di otorinolaringoiatria delle Molinette in atto da alcuni mesi è dovuta a situazioni contingenti ed alle iniziative che in tale situazione ha ritenuto autonomamente di prendere la Direzione Sanitaria come è nei suoi compiti.
Le situazioni contingenti sono: necessità di potenziare temporaneamente i letti di ricovero della divisione ospedaliera di urologia (diretta dal prof. Sesia) ubicata nello stesso padiglione ed il cui carico di lavoro è molto elevato e comporta attese per i pazienti da operare che raggiungono anche dodici mesi messa fuori servizio del blocco operatorio delle cliniche chirurgiche nel padiglione di corso Polonia a seguito di principio di incendio e di obsolescenza dei servizi tecnici di dette sale con conseguente necessità di dirottare l'attività di dette cliniche in alcune altre sale operatorie delle Molinette tra cui quella utilizzata dalla divisione ospedaliera di otorinolaringoiatria.
Circa l'affermazione nell'interrogazione di una "ingiustificata espansione delle strutture universitarie" si fa presente che in detto Ospedale è stata pienamente rispettata la convenzione a suo tempo stipulata dalla Regione e che pur in presenza di un costante contenimento, del numero dei letti ospedalieri, il rapporto del 50% fra strutture ospedaliere e strutture universitarie è tuttora mantenuto.
Per quanto riguarda l'audizione presso la V Commissione consiliare, i Consiglieri interpellanti potranno farsene promotori, qualora emerga l'esigenza di acquisire ulteriori elementi di conoscenza sul materiale disponibile e trasmesso dall'USSL 1-23 sul funzionamento del servizio di otorinolaringoiatria.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

Mi dichiaro soddisfatto dell'ampia risposta.
Condividiamo l'obiettivo della Giunta anche relativamente alla discussione dei provvedimenti presso la V Commissione sul decentramento delle strutture.
Evidentemente questo deve avvenire senza pregiudicarne il funzionamento.
Le nostre preoccupazioni venivano infatti dall'intendimento della Direzione Sanitaria dell'Ospedale Molinette di trasferire il reparto di otorinolaringoiatria alla Nuova Astanteria Martini.
Questa ipotesi di trasferimento è stata giudicata inattuabile. Se dalle Molinette si trasferisce un'unità si deve anche tenere conto della possibilità di trasferire una delle unità che fanno capo alla Clinica Universitaria.
La situazione è estremamente precaria, infatti all'inizio dell'anno presso la Clinica Universitaria c'erano 1.300 prenotazioni e 500 nella sezione delle Molinette e questo significa lunghe attese per i ricoveri.
Ringraziamo l'Assessore della risposta. Verificheremo in sede di V Commissione, e sarà necessario un ulteriore approfondimento attraverso le audizioni.


Argomento:

Risposta scritta e rinvio di interrogazioni


PRESIDENTE

All'interrogazione n. 800 presentata dal Consigliere Montefalchesi inerente la comunità alloggio sita in Pinerolo è stata data risposta scritta.
All'interrogazione n. 746 presentata dai Consiglieri Marchini, Gerini e Turbiglio inerente l'area campo volo è stata data altresì risposta scritta.
L'interrogazione n. 224 inerente il servizio sanitario dell'USSL 1-23 viene rinviata al 7 giugno su richiesta del Gruppo DC.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Interpellanza del Consigliere Vetrino relativa all'inquinamento nel Comune di Cerano


PRESIDENTE

L'Assessore Calsolaro risponde all'interpellanza presentata dal consigliere Vetrino relativa all'inquinamento nel Comune di Cerano.



CALSOLARO Corrado, Assessore alla tutela dell'ambiente

La risposta è lunga e dettagliata e ha una serie di documenti allegati ho ritenuto pertanto di consegnare alla collega la risposta scritta e la documentazione relativa.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vetrino.



VETRINO Bianca

La risposta fornitami dall'Assessore sarà oggetto di approfondimenti e di ulteriori richieste di informazione trattandosi di un tema molto vasto che non riguarda soltanto la realtà del Comune di Cerano, ma l'inquinamento in generale.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione del Consigliere Montefalchesi inerente le assunzioni obbligatorie legge 482


PRESIDENTE

Il Presidente della Giunta Viglione risponde ora all'interrogazione presentata dal Consigliere Montefalchesi inerente le assunzioni obbligatorie legge 482.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

In riferimento all'interrogazione pervenuta alla Presidenza della Giunta sulle ragioni della non copertura dei posti riservati alle assunzioni obbligatorie, ritengo opportuno fare alcune osservazioni.
Risultano attualmente in servizio 115 persone assunte ai sensi della legge 2/4/1968, n. 482, nella carriera esecutiva; di esse 33 sono successivamente passate alla carriera di concetto, ma fanno parte tuttavia del contingente previsto dalla legge suddetta.
I posti attualmente non coperti nella carriera esecutiva sono pertanto 19 come risulta dal prospetto già trasmesso ai Consiglieri. Nella carriera ausiliaria i posti disponibili sono 5, ma non è per il momento possibile procedere ad altre assunzioni in quanto il personale di servizio è già in numero eccedente rispetto alla dotazione organica generale. Si precisa comunque che è attualmente in corso la procedura per l'assunzione di alcune persone appartenenti alle categorie protette per le quali non si sono ancora raggiunte le percentuali stabilite dalla legge sopra richiamata.
Colgo l'occasione per comunicare altresì che nell'imminente ristrutturazione dell'apparato burocratico dell'Ente è probabile che la dotazione organica generale venga ridotta per cui verrebbero conseguentemente diminuiti i posti riservati dalla legge 482.
Nel ribadire comunque l'impegno dell'Amministrazione regionale per favorire l'integrazione nel mondo del lavoro delle persone appartenenti alle categorie protette, la Giunta si impegna ad andare in quella direzione purché le persone che debbono essere assunte corrispondano ai livelli scoperti ed ai requisiti richiesti per il lavoro per cui sono assunte.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

E' una questione di grande rilevanza sociale. E' necessario dare un segnale come ente pubblico ad un segmento del mercato del lavoro particolarmente debole e che in questi ultimi anni è stato pesantemente penalizzato con provvedimenti governativi e con leggi che limitano e bloccano le assunzioni nelle aziende private.
Di qui l'esigenza che almeno l'ente pubblico dia completa attuazione alla legge.
Prendo atto della disponibilità del Presidente della Giunta di perseguire questa strada compatibilmente con le esigenze dell'Ente.
E' necessario stabilire se i lavoratori assunti attraverso la legge 482 nelle carriere esecutive (III-IV livello) e poi transitati nelle carriere di concetto (V-VI livello) sono sempre da considerare nella percentuale stabilita del 15%.
Dalla legge 482 si desumerebbe che i dipendenti che transitano in altre carriere debbano essere rimpiazzati nelle carriere esecutive.
C'è un problema di coerenza con le esigenze dell'Ente Regione.
E' una questione che dobbiamo approfondire nelle sedi competenti.
Prendo atto della disponibilità della Giunta a coprire la quota scoperta.


Argomento: Organizzazione degli uffici - Regolamento del personale

Interrogazione del Consigliere Carazzoni inerente la carenza del personale regionale


PRESIDENTE

Il Presidente della Giunta Viglione risponde ancora all'interrogazione presentata dal Consigliere Carazzoni inerente la carenza del personale regionale.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

La media del personale regionale è sui 28-29 anni, mentre la media del personale di IV livello è sui 22-23.
Le sostituzioni per maternità sono di tre mesi in tre mesi, quindi dopo i tre mesi si deve interrompere il rapporto di lavoro e ricominciare la procedura per una subentrante.
Si sta concludendo un concorso per 37 dipendenti assunti in sostituzione di personale in maternità a tempo determinato, passati poi, a tempo indeterminato ma senza l'attribuzione di alcun livello giuridicamente valido.
Poiché la Giunta non ha ancora trovato il modo di risolvere questa situazione, il problema è allo studio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carazzoni.



CARAZZONI Nino

Non è mia intenzione contestare il legittimo diritto delle giovani dattilografe di sposarsi e, naturalmente, di collocarsi in maternità quando il lieto evento si profili all'orizzonte.
Ma non è tanto questo che mi interessava, quanto rilevare il fatto che alcune dipendenti messe in maternità, in alcuni uffici non sono state sostituite nonostante l'assunzione di altro personale che è finito dirottato diversamente.
Per un'ulteriore verifica avevo anche chiesto l'elenco delle sostituzioni effettuate dall'inizio della legislatura. Non voglio mettere in dubbio che il Presidente abbia ragione nel sostenere che niente di tutto quanto da me segnalato è avvenuto durante la sua gestione; però noi non siamo chiamati a giudicare soltanto questa gestione, ma ad un giudizio complessivo sull'attività della Giunta immutata nelle sue componenti politiche, anche se, fortunatamente per lei, Presidente, mutata nelle persone che la compongono.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Nell'elenco che viene fornito sono comprese quelle 37 persone che stanno ruotando all'interno dell'Amministrazione in sostituzione per maternità.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Interrogazione del Consigliere Devecchi inerente una discarica di rifiuti solidi urbani a Casasco (Al)


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione presentata dal Consigliere Devecchi inerente una discarica di rifiuti solidi urbani a Casasco (Al.).
Risponde l'Assessore Calsolaro.



CALSOLARO Corrado, Assessore alla tutela dell'ambiente

La discarica della Comunità montana Valli Curone - Grue - Ossona, a suo tempo, finanziata dalla Regione Piemonte ai sensi della legge regionale 46/75, era già stata oggetto di accertamenti igienico-sanitari da parte dell'USSL n. 70 sin dall'11/10/1982 e segnalata alla Regione dal Medico Provinciale di Alessandria in data 18/10/1982.
La Regione con propria nota dell'1/12/1982 invitava la Comunità montana "ad ottemperare alle indicazioni che le perverranno dall'USSL n. 70 eliminando così le difformità esistenti tra l'attuale situazione della discarica ed i punti contenuti nel disciplinare allegato alla legge regionale n. 46/75".
Si era a conoscenza che era stata nel frattempo proposta azione dinanzi al Tribunale di Tortona.
Successivamente all'interrogazione in oggetto, l'USSL n. 72, con propria nota n. 6465 del 3/4/1984, inviata all'Assessorato per conoscenza riscontrava carenze nella gestione della discarica ed invitava la Comunità montana ad adottare tutte le misure idonee all'eliminazione degli "inconvenienti".
L'Assessorato inviava in data 10/4/1984 alla Provincia di Alessandria organo competente per il controllo, il fonogramma n. 22168 invitandola ad accertamenti sulla discarica. Non avendo ricevuto risposta, in data 28/5/1984 si è inviato alla Provincia un telegramma di sollecito.
I funzionari dell'Assessorato, nel frattempo, avevano contattato anche telefonicamente sia i funzionari della Provincia, sia il Presidente della Comunità montana, perché inviassero urgentemente notizie in merito ricevendo in risposta assicurazione di adempienza, ma ciò non è avvenuto e pertanto si è inviato il telegramma di sollecito.
A questo punto è opportuno chiarire che la Regione, sia prima dell'entrata in vigore del D.P.R. 915/1982, sia dopo, non ha mai avuto compiti di controllo sulle discariche, attribuiti sia a norma dell'art. 10 del D.P.R. 616/1977 e dell'art. 7 del D.P.R. 915/1982 alle Province.
Pertanto, come specificato in una nota del 29/3/1984 inviata alle Province, la Regione assume provvedimenti di diffida, di sospensione e di revoca, solo su circostanziata segnalazione degli enti preposti al controllo.
Nel caso specifico nonostante i nostri ripetuti interventi nulla è pervenuto che permettesse l'adozione di simili provvedimenti, per cui la mia risposta è per ora interlocutoria.
Per quanto riguarda l'ultima domanda che pone il Consigliere Devecchi assicuro che la Giunta regionale non ha mai suggerito né consigliato alla Comunità montana l'esproprio del terreno



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Devecchi.



DEVECCHI Armando

Ringrazio l'Assessore per la risposta dalla quale si evince che la Regione si è mossa tempestivamente e con la volontà di far rispettare le norme più elementari che debbono presiedere ad una convivenza civile.
Prendo atto con soddisfazione che la Giunta regionale non ha mai alimentato le voci che circolavano e circolano ancora insistentemente secondo le quali si potrebbe ricorrere all'esproprio del terreno su cui sorge la discarica oggetto dell'interrogazione e che in un primo tempo era stato affittato.
Aggiungo che la risposta è in parte interlocutoria in quanto le assicurazioni che vengono fornite non offrono motivo di assoluta tranquillità per le popolazioni interessate; anche l'Assessore ci assicura che la Regione continuerà a vigilare perché quello sconcio gravissimo non abbia a continuare.
Pare che la Provincia di Alessandria sia particolarmente colpita dal fenomeno delle discariche più o meno abusive.
Ho letto sul giornale che la discarica di Pomaro, già oggetto di precedente nostra interrogazione è stata rimessa in funzione. Mentre sui periodici locali si riportano notizie di decisioni assunte dalla Comunità montana della Val Curone e trasferimento della discarica di Casasco e che purtroppo ufficialmente non trovano conferma. Ciò non può che lasciarci perplessi. Perché le assicurazioni verbali date all'Assessore dal Presidente della Comunità montana e dall'Assessore provinciale di Alessandria, non sono seguite da conferma scritta come richiesta dalla Regione? Anche di qui le nostre perplessità.
Mi chiedo con preoccupazione se la Provincia di Alessandria stia per diventare il letamaio delle Province circonvicine.
Chiedo, infine, che mi venga data copia della risposta dell'Assessore.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Interrogazione del Consigliere Montefalchesi relativa all'applicazione della legge regionale 20/1982


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione presentata dal Consigliere Montefalchesi relativa all'applicazione della legge regionale 20/1982.
Risponde l'Assessore Bajardi.



BAJARDI Sante, Assessore alla sanità

In ordine alla prima premessa dell'interrogazione, ritengo di non condividere l'assunto di una sostanziale inapplicazione della legge regionale 23/8/1982, n. 20; infatti, in varie zone si registra un'integrale applicazione, in altre il processo è avviato ed in molte sta concludendosi.
Nè può essere tralasciato il rallentamento dell'attività complessiva della Regione, provocato dalla crisi politica dello scorso anno, superata la quale si è potuto dare impulso all'applicazione della legge, con rinnovato impegno dei servizi regionali.
Ciò premesso, posso così sintetizzare lo stato d'attuazione relativo al passaggio alle USSL della gestione delle attività e dei servizi socio assistenziali: 40 USSL su 54 hanno adottato delibere di regolamentazione di tale passaggio ed in 15 di esse il passaggio è divenuto effettivamente operante in quanto sono state portate a termine le procedure della messa a disposizione delle USSL del personale, dei beni e dei finanziamenti; in almeno 4 delle rimanenti USSL la deliberazione per la regolamentazione del passaggio è imminente (fine maggio - inizio giugno).
Sono comunque d'accordo sul fatto che anche questa fase di attuazione della legge regionale 20/82 - che è preliminare e indispensabile per un'effettiva e sostanziale realizzazione degli obiettivi e dei metodi del Piano socio-sanitario regionale - debba essere portata a conclusione perché ulteriori ritardi possono essere fonte di incertezza e di confusione sulle competenze.
In tale considerazione, l'Assessorato è impegnato quotidianamente attraverso incontri (con USSL e Comuni, a livello di amministratori, e di responsabili), per facilitare la soluzione dei problemi relativi a questi aspetti, per favorire la sensibilizzazione ai problemi, per fornire chiarimenti e supporto tecnico, anche in sede di predisposizione dei programmi zonali integrati di attività e spesa e sta altresì programmando incontri nei quadranti del territorio per valutare globalmente la situazione.
Inoltre, su iniziativa dell'Assessorato, consapevole che alcuni provvedimenti previsti o sottesi dalla legge regionale 20/82 e dalla legge di piano sono strumenti necessari o preziosi per favorire il processo in atto, è stata messa in campo una serie di atti coordinati, che qui si sintetizzano: a) attraverso la legge finanziaria 5/9/1983, n. 15, è stato provveduto ai sensi dell'art. 34, a costituire il fondo regionale per la gestione dei servizi socio-assistenziali.
b) Con successiva deliberazione consiliare dell'ottobre- 1983 sono stati dettati i criteri fondamentali per il riparto del fondo tra le USSL in base al successivo art. 35, secondo parametri oggettivi, ai fini dell'equilibrio nella dotazione delle risorse, fatto salvo il riconoscimento della spesa storica e le eventuali esigenze derivanti dall'attuazione del programma.
c) Con deliberazione n. 39-30420 del 13/12/1983, sentita la V Commissione, è stato approvato il piano dei conti in attuazione della legge regionale 2/81. Va sottolineato, al proposito, che l'adozione del piano dei conti è essenziale anche ai fini dell'art. 30 della legge finanziaria 1984.
d) Nel contempo, nel gennaio 1984 è stato approvato dalla Giunta regionale il disegno di legge sulla delega alle IPAB delle autorizzazioni in tema di variazioni patrimoniali e di personale delle IPAB. E' appena il caso di sottolineare come tale delega acceleri l'iter procedurale delle autorizzazioni e faciliti dialogo tra le USSL e le IPAB del territorio.
e) A febbraio del 1984 è stata emanata una prima direttiva sull'applicazione della legge 184/83 per rispondere ai più urgenti quesiti posti dall'entrata in vigore della legge nazionale concernente "Disciplina dell'adozione e dell'affidamento dei minori".
f) Già alla fine del 1983 il gruppo del piano ha preso in esame, per le strette interrelazioni con le tematiche della legge regionale 7/82, i contenuti per la proposta di una deliberazione consiliare relativa ai criteri, ai requisiti funzionali e strutturali di procedure per il rilascio, la sospensione e la revoca delle autorizzazioni dei nuovi servizi residenziali tutelari che deve essere emanata in base agli indirizzi di piano socio-sanitario regionale, nonché per l'autorizzazione dei presidi già funzionanti (artt. 23 e 24 della legge regionale 20/82). Tale provvedimento ha iniziato, con la presentazione in Giunta in data 12/4/1984 il proprio iter procedurale.
g) E' stato altresì sottoposto nella stessa data un disegno di legge volto a risolvere il problema relativo al personale, socio-assistenziale.
h) In data 3/5/1984 è stata adottata dalla Giunta regionale la deliberazione di proposta al Consiglio regionale relativa all'esercizio delle funzioni di vigilanza ed alla conseguente attribuzione delle risorse finanziarie in attuazione dell'art. 28 della legge regionale 20, che è ora all'esame della V Commissione consiliare.
i) Un'altra bozza di disegno di legge, infine, affronta il problema della formazione del personale sanitario e di quello socio-assistenziale.
l) In questi ultimi giorni è stata fornita alle USSL un'ulteriore direttiva per quanto concerne gli adempimenti relativi ai provvedimenti delle autorità giudiziarie minorili.
m) Inoltre in dati 17/4/1984 su proposta della Giunta regionale, il Consiglio regionale ha tempestivamente adottato una deliberazione per il riparto del fondo regionale per la gestione dei servizi socio-assistenziali per il 1984, autorevolmente richiamando le USSL - e per esse i Comuni all'assunzione della gestione dei servizi socio-assistenziali.
Colgo l'occasione per riferire al Consiglio che l'assestamento al bilancio registrerà incrementi di disponibilità finanziarie previste a suo tempo dalla Giunta ed auspicati da tutto il Consiglio.
Concludendo, ritengo ci siano tutte le premesse - e da parte della Regione e da parte dei Comuni associati - per concludere quanto prima il processo di attuazione della legge regionale 20/82 ed attivare pertanto in maniera integrata i servizi socio-assistenziali su tutto territorio regionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

La nostra interrogazione nasce dalle preoccupazioni che i ritardi nel passaggio del personale dai Comuni alle USSL rischiano di pregiudicare l'attuazione della legge.
L'Assessore ha fatto un'ampia esposizione dello stato di attuazione della legge e dei provvedimenti in corso per completarlo.
Nel ringraziarlo lo invito a distribuire ai Gruppi copia della risposta.


Argomento: Spettacoli: teatro, musica, cinema, danza - Formazione professionale

Interpellanza del Consigliere Cerchio inerente l'Accademia regionale di danza


PRESIDENTE

L'Assessore Tapparo risponde all'interpellanza presentata dal Consigliere Cerchio inerenze l'Accademia regionale di danza.



TAPPARO Giancarlo, Assessore alla formazione professionale

La Regione Piemonte, con deliberazione dell'8 settembre scorso, ha stipulato una convenzione con il Teatro Nuovo di Torino per l'istituzione di due corsi di formazione professionale per giovani in uscita dalla scuola dell'obbligo, particolarmente dotati di attitudini alla danza.
I corsi investono 10 giovani. Non si tratta di un'iniziativa culturale ma di un'iniziativa chiaramente rivolta alla formazione professionale. Tale iniziativa può inquadrarsi nella politica della Regione tesa a valorizzare tutti gli spazi di diversificazione occupazionale che possono offrire anche se in numero ridotto, sbocchi occupazionali.
Il Teatro Nuovo, per le esperienze precedenti di garanzia di qualità e professionalità, ci è parsa una struttura che poteva soddisfare gli obiettivi sopraddetti.
Infatti, dietro questa esperienza, c'è quella di Vignale, che ha qualificato e contribuito a sviluppare la danza in Piemonte.
Dunque, la Regione Piemonte ha cercato di dare una risposta specifica ad una domanda reale. Posso condividere la posizione dell'interrogante sul mancato ruolo del Teatro Regio, nel settore della formazione professionale per la danza.
Toccherà comunque all'autonomia del Teatro Regio, eventualmente prevedere una qualificata iniziativa di formazione professionale nel settore della danza.
Devo anche sottolineare che non ho voluto prevaricare altri operatori privati. Attorno all'iniziativa di Vignale c'è l'interesse delle più qualificate scuole del settore.
Siamo in un campo sperimentale e, a differenza di quanto è apparso su un quotidiano, non è sperimentale il corso, ma lo sbocco dell'iniziativa.
Ripeto che questa iniziativa è un esempio di diversificazione e di sostegno all'occupazione.
Se i risultati saranno validi, vale a dire se le finalizzazioni ad attività di lavoro nella danza saranno adeguate, questa iniziativa potrà preludere all'allargamento della richiesta in questo settore.
Per quanto riguarda la mancata discussione di questo argomento nella Commissione consiliare, devo dire che si era ai primi passi della nuova Giunta e non erano ancora entrati a regime (mi si consenta di dire) i rapporti con la VI Commissione.
Comunque mi farò premura di informare la VI Commissione degli sviluppi di questa iniziativa. Nell'interpellanza si richiedevano anche dati finanziari sugli impegni della Regione nei confronti del Teatro Regio e del Teatro Nuovo.
Nel 1983 sono stati erogati al Teatro Regio 300 milioni per la stagione lirica e concertistica, 250 milioni per il decentramento degli spettacoli 400 per lo svolgimento di attività istituzionali all'ente, 100 milioni per integrazione attività di decentramento.
Nel 1984 sono stati erogati 700 milioni per la stagione lirica e concertistica.
Nei 1983 sono stati erogati al Teatro Nuovo 80 milioni per la manifestazione "Il gesto e l'anima", 125 milioni per il quinto stage di danza di Vignale, 4 milioni 720 mila per lo spettacolo "La penne naturelle".
Nell'84 sono stati erogati 10 milioni per l'integrazione dell'iniziativa "Il gesto e l'anima" e "Vignale danze".
Ribadisco che con questa iniziativa c'è la volontà della Giunta di cogliere ogni spazio, anche interstiziale, che possa dare qualificazione professionale e sbocco occupazionale ai giovani della Regione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cerchio.



CERCHIO Giuseppe

Mi rendo conto della peculiarità dell'argomento che tocca un settore ristretto, ma che investe una serie di problematiche che in questi anni il Gruppo DC ha sollevato in ordine alla politica culturale e a tutto ciò che attorno ad essa si è attivato in termini di promozionalità e di animazione.
In un precedente dibattito sulla politica culturale ho sostenuto che per la DC cultura vuol dire mettere tutti i soggetti produttori di attività cultural nelle condizioni di esprimere le loro potenzialità e se l'ente pubblico intende sostenere queste attività non deve diventare soggetto di cultura attivo.
In Piemonte esistono lavoratori disoccupati, di cassaintegrati, di giovani in attesa di occupazione o sottoccupati.
Come si possono realizzare sbocci occupazionali in favore di studenti che frequentano scuole di danza? L'operazione del Teatro Nuovo consiste nel prendere gli studenti migliori professionalmente per immetterli nel mercato nazionale.
Questa finalità è stata illustrata dal Direttore del Teatro Nuovo nel corso di una conferenza stampa nella quale ha citato una serie di nominativi che però hanno disdetto l'adesione non conoscendo le finalità dell'iniziativa.
Questa Accademia regionale dovrebbe avere lo scopo di scegliere i migliori tra tutte le scuole private e portarli al professionismo puro.
Non mi pare tuttavia eccessivamente mirata ad un reale sbocco occupazionale nel senso vero della parola. E' noto l'annuncio per i giorni 14-15 giugno di una manifestazione con l'occupazione dell'Assessorato al lavoro e dell'Ufficio del Presidente della Giunta come protesta per la discriminazione che la Regione sta predisponendo in ordine alle promozionalità attuate dalla Regione in questi anni.
Sono frequenti le iniziative promesse in dissenso con l'impostazione della politica regionale.
Nel dichiararmi insoddisfatto della risposta colgo però in essa un aspetto positivo nell'impegno da parte dell'Assessore ad attivare ad altre forme di coinvolgimento di altri soggetti che operano nel settore.
Diversamente c'è il rischio di individuare un soggetto privilegiato magari con capacità manageriale, imprenditoriale, ma supportato dai fondi regionali e da "rapporti" con l'istituzione regionale, di amicizia, di collaborazione, di collegamento politico, di collegamento imprenditoriale che però negano l'autentico pluralismo che è la condizione sostanziale per fare vera cultura in Piemonte.
Se questo è il significato della risposta dell'Assessore, lo invito a soprassedere nei confronti dell'iniziativa del Teatro Nuovo che è comunque privata e che scavalca il Teatro Regio e a convocare tutte le realtà del settore che operano con difficoltà al fine di porle tutte nelle condizioni di usufruire degli interventi regionali.
Questa iniziativa peraltro è stata venduta dai mass-media attraverso una conferenza stampa da parte del Direttore che ha coinvolto tutti i soggetti operatori di Torino e del Piemonte pensando in questa maniera di supportarsi una credibilità con la Regione, i quali si sono trovati coinvolti nel Comitato istituzionale dell'Accademia ma che hanno disdetto la loro adesione non avendola data in pieno.



TAPPARO Giancarlo, Assessore alla formazione professionale

Ho detto che il finanziamento regionale è di 91 milioni e ha carattere professionale, quindi non ha alcun collegamento diretto con il momento culturale.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interpellanza del Consigliere Montefalchesi inerente la Montedison ed interpellanza dei Consiglieri Barisione, Montefalchesi, Di Gioia e Biazzi inerente la Montefibre di Pallanza


PRESIDENTE

Esaminiamo ora congiuntamente l'interpellanza presentata dal Consigliere Montefalchesi inerente la Montedison e l'interpellanza presentata dai Consiglieri Barisione, Montefalchesi, Di Gioia e Biazzi inerente la Montefibre di Pallanza.
Risponde ad entrambe l'Assessore Tapparo.



TAPPARO Giancarlo, Assessore al lavoro

Il tema che viene posto sul tappeto è di tale portata che difficilmente può essere esaurito nel poco tempo a disposizione per rispondere alle interpellane.
Fornirò alcuni dati essenziali e rinvio alla Commissione competente un approfondimento sull'argomento.
La Giunta regionale ha avuto un incontro con la holding Montedison per verificare i caratteri della presenza nella nostra Regione di questa importante impresa del settore chimico.
Abbiamo chiesto alla Montedison di realizzare delle iniziative di reindustrializzazione, là dove più pesante era il suo disimpegno e più rilevante la ristrutturazione.
Passando ad una breve indicazione delle varie presenze della Montedison in Piemonte, si può iniziare da una presenza significativa che è l'Istituto Donegani. Tale Centro di ricerche sta gradualmente riconvertendosi passando alla ricerca nel settore della chimica fine con la graduale trasformazione del know-how del personale.
La Regione Piemonte sta favorendo tale processo con corsi di aggiornamento e perfezionamento di laureati, con l'utilizzo del Fondo Sociale Europeo.
Sono corsi di altissimo livello che permettono di far polarizzare attorno al Centro di Novara vari laureati nelle discipline chimiche prevalentemente del Piemonte.
Sullo stabilimento Montefluos, che sorge nella zona di Alessandria azienda che produce prodotti ad altissimo valore aggiunto, la Montedison prevede un forte investimento, che porterà, nell'arco di due anni e mezzo circa, al potenziamento della produzione di polimeri e monomeri fluorurati.
E' tuttavia prevista entro breve la chiusura del ciclo dell'acido fluoridrico che ha presentato ultimamente alcuni problemi con fughe di sostanze nocive.
L'Ausind (250 dipendenti) produce catalizzatori. Non presenta particolari difficoltà, quindi l'occupazione è stabile.
Presso la Rol (162 dipendenti) che produce lubrificanti ed ausiliari chimici è previsto un graduale sviluppo quantitativo delle produzioni senza riflesso sui livelli occupazionali.
La Vinavil Val d'Ossola (458 dipendenti, dei quali 24 in cassa integrazione) sta subendo un profondo ciclo di ristrutturazione anche con il graduale trasferimento di produzioni che in questo momento si fanno a Porto Marghera. L'azienda sta utilizzando finanziamenti pubblici, che a suo tempo sono stati approvati anche dal sindacato e dalla Regione l'anno scorso. I livelli occupazionali non dovrebbero cambiare, tranne che per qualche aggiustamento interno.
Alla Farmitalia di Settimo (857 dipendenti) esiste uno squilibrio che viene evidenziato dalla holding, in quanto il 40% dei dipendenti è adibito a servizi. E' necessario secondo la Montedison l'utilizzo dei pre pensionamento per riequilibrare la situazione interna.
Tuttavia la Farmitalia è una delle aziende leader del settore. Con tutta probabilità presenterà presto proposte di ampliamento occupazionale che potranno anche favorire processi di mobilità infraziendale.
Per la Montedipe di Novara (338 dipendenti) è in corso un tentativo per individuare degli acquirenti. Va notato che in tale stabilimento vi sono 250 dipendenti in cassa integrazione.
La Resem, azienda che produce carburo di calcio a Villadossola, è in una situazione particolarmente critica. La Montedison è disposta a disfarsene alienandola a prezzo politico. Riprenderemo tra non molto le trattative al Ministero delle Partecipazioni Statali con l'Italsider e ricontatteremo la Carbitalia (l'altro produttore italiano di carburo di calcio materiale che serve per il ciclo di produzione della produzione della ghisa da alto forno). C'è comunque un'affermazione netta da parte della Montedison che non intende impegnarsi in questo settore dove i consumi energetici sono elevati.
La legge approvata recentemente prevede che per la produzione del carburo di calcio vengono date delle facilitazioni tariffarie, con una riduzione del costo dell'energia del 50%. Questo potrebbe aprire un nuovo discorso sul tema del carburo, che era prima inficiato dal fatto che era un prodotto ad alto consumo energetico e le tariffe esistenti pregiudicavano di molto i livelli di competitività.
Un rilevante problema è costituito dalla Montefibre. Lunedì ho partecipato a Verbania ad una consultazione con il Comitato di difesa dell'occupazione nel Verbano - Cusio - Ossola e martedì ho incontrato i sindacati CGIL - CISL - UIL. La legge sui prepensionamenti nella siderurgia prevede, tra l'altro, la possibilità dell'intervento GEPI nell'area di Pallanza.
Questo intervento potrebbe favorire la ripresa della produzione del nylon 66, soprattutto se la Commissione che verrà costituita in questi giorni non darà parere completamente sfavorevole al progetto di ripresa altrimenti secondo l'interpretazione della legge, la GEPI dovrebbe farsi carico solo di iniziative sostitutive. Tuttavia è un aspetto che dovrà avere una parola definiva in sede politica (Ministero dell'Industria).
Si è stabilito che nella Commissione trovino posto anche tecnici di espressione regionale ed è stato individuato un tecnico nel settore delle fibre artificiali del nylon 66 indicato in comune con il sindacato.
Inoltre abbiamo sottolineato con forza che la Commissione dovrà dare solo un parere tecnico. In sede politica si faranno le opportune valutazioni in base ai problemi economici e sociali della zona.
Solleciteremo un incontro con la GEPI per valutare le possibili forme di intervento.
Farò ora qualche accenno sulla richiesta che abbiamo fatto alla Montedison di reindustrializzazione nelle aree di maggior disimpegno.
Le aree sono quelle di Verbania, Vercelli, Novara ed Ivrea. L'azienda non intende operare con partecipazione diretta, ma è disposta a prendere in considerazione "supporti" di altra natura.
Per lo stabilimento dismesso di Ivrea abbiamo chiesto un prezzo politico di una parte dell'immobile per dar vita a nuove iniziative. Per quello di Vercelli abbiamo chiesto di attivare iniziative di rianimazione industriale mirate.
Su Novara sta già operando la Finpiemonte.
Risposta negativa è stata data per l'area dell'Alto Novarese, mentre noi riteniamo che in quell'area ci deve essere un impegno significativo.
L'unica risposta chiara è quella circa il prezzo simbolico per gli impianti della Resem, come contributo al processo di reindustrializzazione dell'area.
Questi temi, ora brevemente accennati, sono stati oggetto di una discussione durata circa sette ore. Sono disponibile a riferire in Commissione e, appena avremo gli elementi necessari, a chiedere un incontro con la GEPI. La Regione ha intenzione di presentare un libro bianco quanto prima sul problema del nylon 66 come apporto alla Commissione per una valutazione tecnica.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

Come ha suggerito opportunamente l'Assessore rimandiamo questo argomento ad una discussione più approfondita.
Nell'interpellanza da me presentata chiedevo alla Giunta quale atteggiamento la Regione intende assumere di fronte alle scelte dei grandi gruppi, in questo caso della Montedison, che spesso sono caratterizzate dai disinvestimenti e dalla chiusura degli stabilimenti. La Regione non pu subire le scelte della Montedison e farsi carico di tutti i riflessi negativi.
In questo senso, se è opportuno svolgere un ruolo di mediazione tra le parti, la Regione e l'ente pubblico in generale devono necessariamente assumere anche posizioni chiare e fare pesare il loro ruolo politico contro scelte di questo tipo.
Dalle informazioni date dall'Assessore apprendiamo che la Montedison ha risposto negativamente ed è scarsamente disponibile ad impegnarsi in interventi di reindustrializzazione.
Questa posizione è inaccettabile e la Regione deve intervenire.
Inoltre quali sono gli impegni diretti per il futuro della Montedison nella gestione degli impianti e quali gli impegni indiretti per le interconnessioni esistenti tra lo stabilimento Montefibre di Pallanza nylon 66 e gli altri stabilimenti di Novara, Vercelli e della Val d'Ossola? La legge approvata dal Parlamento prevede impegni in favore dei lavoratori con interventi assistenziali, ma i lavoratori e la Regione si sono battuti per la ripresa produttiva.
Questa questione deve essere posta in termini pregiudiziali nel confronto con la Montedison.
Condivido la decisione della Regione sulla rappresentanza diretta in seno alla Commissione interministeriale che dovrà valutare l'opportunità della ripresa della produzione del nylon 66. La scelta non può derivare solo da un'analisi tecnica, ma deve avvenire in sede politica attraverso una valutazione di opportunità rispetto alla situazione sociale della zona.
Giudichiamo positivamente la risposta della Giunta circa le iniziative in corso; riteniamo però che le questioni inerenti le attività sostitutive e la reindustrializzazione delle zone dove si stanno chiudendo gli stabilimenti debbano essere poste con più forza ed in termini discriminanti nel confronto con la Montedison. Comunque proseguiremo questa discussione in sede di Commissione perché le questioni non si fermano qui.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Biazzi.



BIAZZI Guido

Ringrazio l'Assessore della risposta. Nella seconda interpellanza chiedevamo alla Giunta che cosa intende fare in ordine all'iter di formazione del disegno di legge e all'attività della costituenda Commissione.
L'Assessore ci ha indicato come la Giunta intende operare.
Indubbiamente un primo risultato è stato raggiunto con l'approvazione della legge sulla siderurgia. C'è l'aggancio con il settore delle fibre con possibilità di intervenire nel Verbano - Cusio - Ossola.
La fabbrica non chiude e questo è già un dato positivo. Bisogna per agire perché la fabbrica non chiuda in futuro.
La legge prevede la nomina entro 30 giorni di una Commissione interministeriale formata da tecnici nominati dai Ministri, la quale dovrà dare un parere tecnico sulla fattibilità e sull'economicità della produzione del nylon 66. Il parere dovrà venire entro 60 giorni. Questo è il primo banco di prova sul quale si misureranno le maestranze, gli Enti locali, la Regione. E' opportuno premere perché sia acquisito un tecnico che goda la fiducia dei lavoratori, degli Enti locali e della Regione.
E' anche opportuno un coordinamento in questa iniziativa e cioè occorre raccogliere la documentazione in modo da facilitare il lavoro della Commissione interministeriale e da fornire tutti gli elementi di giudizio come già indicava l'Assessore Tapparo.
I tempi previsti sono accoglibili. Il nylon attualmente dovrebbe essere prodotto a Pallanza invece viene prodotto all'estero ed acquistato in Italia.
Si corre il rischio di chiudere una fabbrica mentre si compera all'estero un prodotto che può essere realizzato in Italia in qualità migliore.
In questo quadro tragico, ci sono, alcuni aspetti che suscitano ironia: sembra che a commercializzare questa importazione dall'estero sia proprio la Montedison dopo che ha chiuso lo stabilimento.
Chiedo alla Giunta di farsi carico di un'indagine di mercato per conoscere esattamente i termini di questo tipo di commercializzazione, chi c'è dietro questa operazione e quali risultati ha dato.
Questi dati possono essere di contributo alla Commissione che dovrà consegnare le sue risultanze tecniche entro 60 giorni.
Chiudo non senza ricordare che corriamo il rischio di cadere nell'assistenzialismo senza risolvere i problemi per la ripresa produttiva.
La risposta dell'Assessore indica la volontà della Giunta di continuare in direzione del salvataggio della fabbrica e della risoluzione della crisi del Verbano - Cusio - Ossola.



PRESIDENTE

Le interrogazioni ed interpellanze sono così discusse.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

In merito al punto terzo all'ordine del giorno: " Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico che hanno chiesto congedo i Consiglieri Bergoglio Cordaro, Chiabrando, Genovese, Simonelli e Turco.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

Sono stati presentati i seguenti progetti di legge: N. 353/bis: "Norme transitorie relative ai patrimoni ed al personale delle IPAB e delega di funzioni ai comuni", presentato dalla Giunta regionale in data 21 maggio 1984, assegnato alle Commissioni I referente e V consultiva in data 22 maggio 1984. Nuovo testo in sostituzione del disegno di legge n. 353, ritirato dalla Giunta regionale N. 404: "Provvedimenti per l'incentivazione delle attività sportive di base", presentato dai Consiglieri Cerchio, Villa, Borando, Bergoglio e Fassio in data 9 maggio 1984, assegnato alle Commissioni VI referente e I consultiva in data 15 maggio 1984 N. 405: "Rettifica alla legge regionale 23 marzo 1984, n. 19" presentato dalla Giunta regionale in data 16 maggio 1984 ed assegnato alla Commissione VII in data 22 maggio 1984 N. 406: "Centro regionale per la rieducazione e la riqualificazione del lavoratore minorato e per il suo reinserimento lavorativo", presentato dal Consigliere Carazzoni in data 18 maggio 1984 ed assegnato alla Commissione IV in data 22 maggio 1984 N. 407: "Integrazione alla legge regionale 16 gennaio 1984, n. 4, dal titolo: 'Adozione del gonfalone e dello stemma della Regione Piemonte' " presentato dal Consigliere Majorino in data 25 maggio 1984 N. 408: "Modifica all'art. 6 della legge regionale 22 agosto 1983, n.
10: 'Istituzione, compiti, modalità di funzionamento e responsabilità del Collegio dei Revisori dei conti, delle USSL ai sensi dell'art. 13 della legge 181/1982' ", presentato dal Consigliere Majorino in data 25 maggio 1984 ed assegnato alla I Commissione in data 29 maggio 1984 N. 409: "Istituzione dell'Agenzia regionale per lo sviluppo dell'artigianato (A.R.S.A.)", presentato dai Consiglieri Cerchio, Brizio Fassio, Penasso, Quaglia e Sartoris in data 28 maggio 1984, assegnato alle Commissioni I e IV congiunte in data 30 maggio 1984.


Argomento:

c) Apposizione visto Commissario del Governo


PRESIDENTE

Il Commissario del Governo ha apposto il visto: alla legge regionale del 17 aprile 1984: "Istituzione della riserva naturale della Palude di Casalbeltrame" alla legge regionale del 17 aprile 1984: "Istituzione dell'area attrezzata della collina di Rivoli" alla legge regionale del 17 aprile 1984: "Modificazioni ed integrazioni alla legge regionale 27/4/1978, n. 20, relativa a: 'Norme per la formazione e l'approvazione dei piani zonali di sviluppo agricolo' ".


Argomento:

d) Deliberazioni adottate dalla Giunta regionale


PRESIDENTE

Le deliberazioni adottate dalla Giunta regionale nelle sedute dell'8 10, 15 e 17 maggio 1984 - in attuazione dell'art. 7, primo comma, della legge regionale 6/11/1978, n. 65 - in materia di consulenze ed incarichi sono depositate e a disposizione presso il Servizio Aula.
Le comunicazioni sono così terminate.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARCHIARO MARCHIARO MARIA LAURA


Argomento: Giunta, organizzazione e funzioni

Comunicazioni della Giunta regionale


PRESIDENTE

Ha ora la parola il Presidente della Giunta Viglione per alcune comunicazioni.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Le comunicazioni sono due: sulla prima è stato consegnato ai Capigruppo un documento sui danni causati dal maltempo, sul quale riferirà anche l'Assessore Cerutti; l'altra comunicazione riguarda la spesa sanitaria e riferirà l'Assessore Bajardi.



PRESIDENTE

Ha pertanto la parola l'Assessore Cerutti.



CERUTTI Giuseppe, Assessore al pronto intervento

Abbiamo, consegnato ai Capigruppo un documento sui danni causati dal maltempo nel mese di maggio sul territorio del Piemonte.
In sintesi abbiamo subito danni per L. 3.818.501.000.
Dalla verifica fatta dar Geni Civili risulta che 169 pratiche sono state accolte; 33 pratiche richiedono interventi definitivi che non possono rientrare nel pronto intervento, 85 richieste non sono state accolte perch mancanti dei requisiti.
Ci sono poi altre 23 segnalazioni di cui 14 a Cuneo, 5 a Vercelli, 4 ad Asti che saranno esaminate nella giornata di oggi.
La Provincia più colpita è quella di Cuneo che ha subito danni per 1 miliardo e 588 milioni; Alessandria 866.500.000; Asti 534.940.000; Novara 365 milioni; Torino 339.940.000; Vercelli 124.500.000.
Per quanto riguarda la Provincia di Novara si devono aggiungere 100 milioni di pronto intervento per la Val Strona per l'installazione di un ponte.
I tecnici ne stanno valutando con la Provincia la sistemazione definitiva, che è quanto mai problematica e che costerà da indicazioni sommarie circa 2 miliardi.
La Provincia ha stanziato con deliberazione di Giunta altri 100 milioni per il collegamento di due Comuni.
Questo problema è ancora aperto perché insorto due giorni fa e perch così complesso che non potevamo quantificarlo.
Abbiamo interessato i Ministeri della Protezione Civile e dei Lavori Pubblici, ma non ci facciamo troppe illusioni perché i terremoti recentemente avvenuti stanno impegnando tutti i fondi dello Stato.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Bajardi per la seconda comunicazione.



BAJARDI Sante, Assessore alla sanità

Gli organi di informazione si sono soffermati su varie iniziative che si sono ultimamente avviate: l'incontro del 7 maggio tra i Presidenti delle Giunte regionali e la Presidenza del Consiglio, le successive dichiarazioni del Presidente del Consiglio in sede di riunione del Consiglio dei Ministri, la riunione politica del 25 maggio presso la Presidenza del Consiglio presenti i Presidenti delle Giunte e gli Assessori regionali l'approfondimento svoltosi ieri tra gli Assessori ed il Ministro della Sanità.
Sono state fissate riunioni tecniche che avranno luogo il 4 ed il 5 giugno per elaborare ipotesi di contenimento della spesa da sottoporre all'esame del Consiglio Sanitario Nazionale il prossimo 8 giugno, onde avere elementi da trasferire alle Unità Socio-Sanitarie Locali affinch assestino i bilanci entro il mese di luglio.
La Regione Piemonte ha trasmesso ieri al Ministero della Sanità e del Tesoro la rendicontazione relativa al primo trimestre del 1984, che fa registrare con la sua proiezione una situazione omogenea rispetto a tutto il territorio nazionale e cioè una tendenza all'incremento della spesa sanitaria del 17% rispetto al 1983.
Va ricordato in proposito che nessuno dei provvedimenti di contenimento della spesa previsti dalla legge finanziaria nel 1984 e sui quali si fondava lo stanziamento a bilancio dei 34 mila miliardi a livello nazionale, ha avuto attuazione entro il primo trimestre del 1984.
Si è quindi in presenza di una proiezione secca dei criteri e delle tendenze del 1983 ed i provvedimenti successivamente adottati avranno un'incidenza ben minore di quanto era previsto nella legge finanziaria in relazione all'introduzione di criteri diversi per tutto il meccanismo dei tickets sui farmaci.
E' quindi unitamente riconosciuto un fabbisogno nazionale pari a circa 39 miliardi. Gli interventi che avranno incidenza solo sul secondo semestre non avranno incidenza sensibile, quindi per una parte dovranno essere assunti poi con atti parlamentari.
La proiezione del fabbisogno in Piemonte porta a 2.890 miliardi per il 1984, rispetto ad un consuntivo 1983 di 2.589 miliardi e ad una dotazione per il 1984 accertata di 2.433 ed estensibile con la distribuzione degli accantonamenti nazionali a 2.530 miliardi.
Il deficit a preventivo è quindi di 360 miliardi.
La legge finanziaria prevede la copertura del deficit o con il fondo comune regionale o con l'introduzione di tasse od altri criteri.
Il fondo di dotazione per investimenti della nostra Regione è ben inferiore alla metà di quanto potrebbe essere il deficit.
I problemi sono drammatici non solo per la nostra Regione ma per tutte le Regioni italiane.
Sulla base di questi dati e di altri la Giunta sta preparando (i riepiloghi consolidati sono stati trasmessi al Ministero) una relazione oltre quella generale relativa agli anni dal 1980 al 1983 della spesa regionale.
La Giunta è disponibile a discuterla in sede di V Commissione oppure se i Capigruppo lo riterranno, data la rilevanza politica e finanziaria, in Consiglio regionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Nerviani.



NERVIANI Enrico

Chiedo la parola per associarmi personalmente a nome del Gruppo alla preoccupazione gravissima che ha segnato l'intervento responsabile dell'Assessore Bajardi.
Ritengo che per la rilevanza del fatto sia opportuno coinvolgere i Capigruppo e le forze politiche presenti in Consiglio regionale, perch debbono essere date immediate soluzioni senza indugio e senza rinvii.
Vorrei, infine, un chiarimento in ordine al fondo di investimento....



BAJARDI Sante, Assessore alla sanità

Intrecciavo due cose profondamente diverse.
Il deficit teorico è di 360 miliardi del Fondo Sanitario Nazionale. Io facevo riferimento alla quota del fondo comune che il bilancio regionale ha usato per investimenti quest'anno.
La comparazione mi permette di dire che il deficit schiaccia ogni politica di investimento, ma non è un problema di Servizio Sanitario, bensì di assetto istituzionale di tutte le Regioni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

Condivido le preoccupazioni dell'Assessore Bajardi. Ritengo sia opportuno un immediato approfondimento in sede di V Commissione, perché è un problema rilevante che tocca la possibilità di erogare nel futuro in modo adeguato l'assistenza sanitaria.
Prego la Presidenza del Consiglio di portare alla prossima conferenza dei Capigruppo questo problema al fine di iscrivere all'ordine del giorno del Consiglio una discussione su questo tema.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Acotto.



ACOTTO Ezio

Aderiamo alla proposta dell'Assessore di affrontare il merito di queste questioni in V Commissione e di investire successivamente il Consiglio regionale.
La gravità della situazione che si va delineando per quanto concerne la spesa sanitaria ha in origine un incredibile ed inammissibile equivoco che abbiamo già denunciato in altre occasioni.
Siamo partiti da una sottostima del Fondo Sanitario dell'ordine di 4-5 mila miliardi.
La sottostima fu resa esplicita nel momento in cui quella scelta fu compiuta. Ora assistiamo ad una sorta di farsa per cui improvvisamente qualcuno scopre il buco di 4-5 mila miliardi del Fondo Sanitario Nazionale.
Tutto ciò è inaccettabile e, nel momento in cui affronteremo nel merito la questione, esprimeremo le nostre opinioni al riguardo.


Argomento: Presidi privati di diagnosi e cura

Esame legge rinviata dal Governo: "Disciplina per l'apertura, l'esercizio e la vigilanza dei laboratori privati di analisi mediche a scopo di accertamento diagnostico"


PRESIDENTE

Passiamo al punto quarto all'ordine del giorno che prevede l'esame della legge rinviata dal Governo: "Disciplina per l'apertura, l'esercizio e la vigilanza dei laboratori privati di analisi mediche a scopo di accertamento diagnostico".
La proposta di legge è costituita dagli emendamenti che sono stati approvati a maggioranza dalla V Commissione.
La parola all'Assessore Bajardi.



BAJARDI Sante, Assessore alla sanità

Sulle modifiche apportate alla legge in sede di V Commissione riferisco sommariamente.
Art. 3: è stata accolta l'osservazione del Governo in merito alla competenza in materia di tasse di concessione.
Art. 7: è stata accolta l'osservazione del Governo in base alla quale la conservazione dei dati è prevista per un periodo non inferiore ai dieci anni. E' stato modificato il settimo comma in ordine ai requisiti specifici per i tecnici di laboratorio.
Art. 10 è sostituito il secondo comma.
Art. 13, punto m): è stata fatta una precisazione in attuazione all'art. 8 dell'atto di indirizzo e di coordinamento del Governo per quanto riguarda la figura del Direttore.
Vi sono poi altri emendamenti che, stante l'impossibilità di riportarli all'esame della V Commissione, vengono presentati in aula.
Sono emendamenti agli art. 4, 7, 17 e 18.
L'emendamento all'art. 19 presentato dal Consigliere Majorino corrisponde all'emendamento presentato dalla Giunta allo stesso articolo quindi si intende superato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carazzoni.



CARAZZONI Nino

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, dovremmo fare un intervento forzatamente lungo, in quanto vogliamo prendere le mosse da una riflessione iniziale che forse attiene poco al merito della discussione che stiamo svolgendo, ma che è comunque carica di significato politico e che, proprio per questo motivo, non vogliamo e non possiamo tacere.
Siamo rimasti profondamente delusi per le motivazioni con le quali, il 24 novembre dello scorso anno, il Commissario di Governo ha ritenuto di rinviare a nuovo esame del Consiglio questa legge sulla disciplina dei laboratori privati di analisi.
Infatti, le osservazioni formulate sono del tutto formali, cioè non incidono sulla sostanza del provvedimento; ma si riducono a rilievi meramente burocratici, tranne per il commento circa l'eccessiva previsione del numero di analisi che un laboratorio privato è chiamato a svolgere nel corso di un anno, commento però avanzato non come osservazione sostanziale ma come considerazione aggiuntiva e, quindi, non determinante ai fini del rinvio della legge.
Dobbiamo confessare che dal rappresentante governativo ci attendevamo obiezioni di ben altro spessore.
Infatti, la normativa ci sembrava e ci sembra tuttora irrazionale e censurabile per fondati motivi. Il Commissario di Governo, al contrario, ha preferito appiattirsi su osservazioni soltanto marginali sposando tesi ed impostazioni che non esitiamo a definire contrarie ad ogni logica e che poco tempo dopo, guarda caso, dovevano venire sconfessate addirittura da un decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, sul quale poi ritorneremo.
Questa è la prima considerazione che sentivamo di dover fare e che pertanto non abbiamo inteso passare sotto silenzio, preferendo rilevare per dovere di chiarezza e con senso di responsabilità, quello che ci è sembrata essere una supina e rinunciataria acquiescienza del Governo nei confronti di una legge che pure racchiudeva in sé tante e così numerose ragioni per essere censurata in ben altri modo.
La seconda riflessione è direttamente conseguente alla prima. Ai rilievi che il Commissario di Governo non ha saputo, o non ha voluto oppure non ha potuto esprimere, al di là di una superficialità formale, era scontato, diremmo quasi logico, che si rispondesse con emendamenti di eguale superficialità: tanto è vero che, scorrendoli, non abbiamo alcuna difficoltà ad ammettere che il primo emendamento presentato viene a correggere opportunamente l'art. 3 nella parte riguardante il pagamento delle tasse di concessione regionale; che il secondo giustamente rettifica l'art. 7, stabilendo in dieci anni, così come era stato anche da noi richiesto a suo tempo, il periodo di conservazione dei dati da parte dei laboratori privati; che il terzo chiarisce meglio il disposto dell'art. 9 e precisa i requisiti richiesti per i tecnici di laboratorio; che il quarto infine, delinea in modo più soddisfacente la figura del Direttore.
Sono pervenuti successivamente gli altri emendamenti annunciati in aula dall'Assessore e potremmo ripetere uguale giudizio anche su queste correzioni del tutto formali ad un testo di legge che, secondo noi, poteva essere criticato nella sostanza.
Quindi, sono tutti emendamenti marginali che non vengono a scalfire la sostanza delle critiche da noi mosse alla legge e che si incentravano sugli aspetti di fondo della normativa che dobbiamo ritenere ancora oggi, pur dopo i correttivi che vi si vogliono apportare, come eccessivamente restrittiva quando non addirittura punitiva dei laboratori privati di analisi.
Per questo ci siamo pronunciati nello specifico contro l'art. 5 sul punto di prelievo; contro l'art. 6 sul limite annuo delle analisi imposte contro l'art. 9 sul carico di personale richiesto ai laboratori di primo impianto.
Erano questi gli articoli che caratterizzavano la normativa, che ne rivelavano l'impostazione ideologica della legge - l'abbiamo definita totalizzante e marxista - tendente cioè a privilegiare il pubblico sul privato, ossia nella fattispecie tendente a disciplinare i laboratori privati di analisi in modo da scoraggiarne la diffusione nonostante sia accertata la situazione di carenza e di inadeguatezza delle strutture pubbliche.
Il contenuto di questi articoli, accettati anche dal Commissario di Governo, non è stato modificato e non può di conseguenza venire a modificarsi neppure il giudizio parzialmente negativo manifestato con un voto di astensione che, proprio partendo dalla valutazione della ratio del provvedimento, avevamo dato della legge e che adesso ci sentiamo di dover confermare.
Vi è da aggiungere che in data 13 febbraio è stato emanato un Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri con il quale si dettano norme di indirizzo e di coordinamento per la disciplina dei laboratori privati di analisi. Una volta di più ci tocca osservare che - absit iniuria verbis il protagonismo dell'Assessore alla sanità della Regione, dimostrato con il farsi anticipatori, ed anche anticipatori avventati, della legislazione nazionale, è venuto alla luce. Noi avevamo pur detto che prima di varare questa legge era necessario, così com'è prescritto dalla legge 833 attendere l'emanazione di uno schema tipo di regolamento avente caratteristiche uniformi per tutto il territorio nazionale, perchè diversamente facendo, si andavano a travalicare le competenze della Regione e si compiva un atto formalmente scorretto.
Tale nostra riserva non fu tenuta in considerazione neppure dal Commissario di Governo. Vi è dell'altro adesso: le discordanze tra la legge regionale ed il decreto, di cui ci limiteremo a rilevare gli aspetti più appariscenti.
Si trovano all'art. 9 della legge, dove ai laboratori privati viene imposta una dotazione minima di personale che non è quella prevista dall'art. 8 del decreto; si trovano soprattutto all'art. 5 dove è contemplato un solo punto di prelievo del tutto eccezionale, un secondo punto, purché sia ubicato nel territorio dell'USSL dove insiste il laboratorio privato, mentre invece l'art. 12 del decreto parla di più punti di prelievo, venendo innanzitutto a smentire lo stesso Assessore alla sanità che, in sede di discussione generale, aveva fatto ritenere che il Consiglio della Sanità si fosse ormai orientato verso il punto di prelievo unico.
Infine, un ultimo rilievo. Il decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri parla, all'art. 8, di una Commissione tecnico-consultiva regionale (poi precisata al successivo art. 17) che deve essere costituita in ogni Regione ed alla quale debbono andare affidati compiti di non poca importanza come il rapporto tra carichi di lavoro ed organici: di questo organismo non si trova traccia nella legge regionale.
Anche questa carenza, dunque, viene ad aumentare le nostre perplessità e ci rende più scettici sulle possibilità che, soprattutto alla luce della nuova normativa del 10 febbraio e a prescindere dalle correzioni formali apportate, il Commissario di Governo voglia mantenere immodificata la valutazione eccezionalmente benevola già data in precedenza.
Fatto presente tutto questo, riteniamo che il nostro giudizio critico sulla legge debba massimamente dipendere dal carattere restrittivo che l'emananda normativa viene ad avere, per opzione ideologica, nei confronti della struttura privata pur nonostante la dimostrata insufficienza della struttura pubblica.
Un'impostazione, questa, che ovviamente non ci può trovare consenzienti e ci indurrà ad un voto di astensione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Nerviani.



NERVIANI Enrico

Non intendo riaprire, per rispetto del Consiglio, il dibattito che si è svolto in maniera completa e significativa su questa legge, mi pare sei mesi or sono, debbo soltanto osservare come troppo lunghi siano sovente i tempi per la ripresa in esame di provvedimenti che il Commissario di Governo rinvia alla considerazione del Consiglio regionale.
Questo comportamento sul piano istituzionale non è positivo.
Sostenni allora e ripeto ora che la nostra gente ha bisogno di norme le migliori possibili. Ripeto ancora che preferisco una normativa perfetta piuttosto che nessuna normativa.
Questa era la ragione del nostro voto di astensione che presumo confermeremo anche oggi.
Ritenevamo allora e riteniamo ora che il campo delle analisi mediche e cliniche debba essere meglio regolamentato, che è necessario un intervento legislativo chiaro.
Se questo intervento legislativo porta ordine non possiamo che esprimere la nostra soddisfazione anche se non ci soddisfano numerose parti del provvedimento che è all'esame del Consiglio.
Non annetto neppure a questa legge un eccezionale significato politico ritengo tuttavia anch'io, come feci osservare in allora, che in essa vi è una forte tentazione di punire il privato o di limitare eccessivamente le sue espressioni che spesse volte sono di buona qualità.
Frequentemente l'Assessore Bajardi ha ricordato la situazione particolarmente grave dei laboratori di analisi cliniche nel nostro Paese.
In via amichevole ed in via formale ha presentato situazioni assurde esistenti in altre regioni d'Italia.
Ritengo che egli sia stato eccessivamente impressionato da questa visione nazionale del problema perché se si fosse limitato ad osservare la situazione all'interno della Regione Piemonte, probabilmente l'atteggiamento nei confronti dei privati che operano in questo settore poteva essere più tollerante, più disponibile e forse anche più positivo nel senso che avrebbe riconosciuto ai laboratori privati che operano in Piemonte il compito complementare e parallelo a quello svolto dalle strutture pubbliche.
Mi aspettavo dal Commissario del Governo osservazioni più consistenti anche se non ci si può nascondere che un'osservazione consistente è stata fatta in ordine all'art. 9 dove rileva esplicitamente che il provvedimento legislativo "incide in maniera eccessivamente pesante nell'organizzazione interna delle strutture private".
Questo è motivo di perplessità e mi chiedo perché ora, potendo modificare quell'articolo, di fatto nulla si modifichi.
Come potrà il Governo approvare una legge che lascia immutato un articolo sul quale lo stesso Commissario di Governo aveva avanzato serie riserve? Potremmo ritornare sulla discussione che è stata fatta a suo tempo e che è stata richiamata dall'intervento del Consigliere Carazzoni. Ma mi sembra inutile.
Voglio soltanto dire che riteniamo che il numero dei prelievi richiesti ai laboratori privati sia eccessivo, che i punti di prelievo limitati ad uno solo e ad uno nell'USSL contermine con determinate condizioni sia un numero eccessivamente limitato e che questa norma sia fiscale e prevaricatrice.
Vogliamo ricordare come diverso sia il trattamento riservato alle strutture pubbliche.
A queste considerazioni che ci spinsero a suo tempo ad un atteggiamento negativo, aggiungiamo altre considerazioni che non sono negative e cioè che si è voluto mettere un certo ordine in un campo così delicato. Per questo la nostra posizione in allora non fu negativa e non è assolutamente negativa in questo momento, pur rimanendo intere le riserve che abbiamo ripetutamente manifestato.
Voglio anche augurarmi che nel corso dell'esame dell'articolato si possano apportare miglioramenti agli articoli che paiono ancora non soddisfacenti né sul piano formale né sul piano del contenuto.
Abbiamo presentato un emendamento di natura puramente formale all'art.
9.
Esamineremo con attenzione gli emendamenti proposti dagli altri Gruppi che ci sembreranno meritevoli di considerazione e di sostegno.
Manteniamo la nostra posizione; ci asteniamo sull'intero provvedimento ammettendo che è stato svolto un buon lavoro, anche se all'insegna di una visione limitativa dell'iniziativa privata che deve essere rispettata sempre, anche in un settore che è obiettivamente delicato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Barisione.



BARISIONE Luigi

Il decreto di indirizzo del Governo ha nella sostanza confermato la giustezza della legge approvata dal Consiglio regionale del Piemonte.
Vorrei sottolineare che quel decreto lascia alcuni spazi all'iniziativa regionale. Mi riferisco all'art. 8, ultimo comma, che stabilisce che la Regione deve definire un rapporto tra gli organici ed il carico di lavoro.
Pertanto è corretto che nella legge regionale ci siano delle definizioni in questo senso.
L'art. 12, al secondo comma, demanda alla normativa regionale la definizione nel piano programmatico dei punti di prelievo, con riferimento al piano socio-sanitario regionale ed alla realtà del Piemonte.
Tutti riconosciamo la necessità di regolamentare l'apertura ed un funzionamento dei laboratori di analisi privati visto che i laboratori di analisi pubblici sono già regolamentati dal piano socio-sanitario regionale.
La non regolamentazione dei laboratori privati avrebbe significato una penalizzazione della struttura pubblica.
Questa legge pone sullo stesso piano le strutture pubbliche e le strutture private.
Mi pare giusto che i privati abbiano dei riferimenti precisi anche in termini di economicità di gestione delle strutture.
I tecnici sostengono che con il rinnovamento tecnologico del settore si arriva sull'ordine di un milione di esami annui, quindi il livello minimo di prestazioni si sta elevando di un anno con l'evolversi delle tecniche dei laboratori e questo finisce per tutelare la comunità piemontese sulla qualità degli esami.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, questa materia ha già avuto pronunciamenti da parte delle forze politiche in altre sedi.
L'occasione odierna potrà determinare degli aggiustamenti ai singoli articoli, ma il giudizio sull'impianto della legge rimane quello espresso a suo tempo.
Contrariamente a quanto ha detto il collega Barisione, ritengo che una legge non è la politica della Regione, ma un elemento della politica della Regione. Mi sembra gesuitico indicare le soglie che si ritengono ottimali dal punto di vista imprenditoriale ed aziendale per l'operatività dei privati, dando ad intendere che si vuole garantire la loro economicità.
Cerchiamo di capire che cosa c'è dietro a questo provvedimento. La Giunta di sinistra e l'Assessore comunista sono preoccupati della salute dei pazienti o della salute della loro visione ideologica del problema? Io sono convinto che siano preoccupati solo dell'ultimo argomento.
Non è una legge della Regione che deve garantire l'economicità degli interventi dei privati.
Quindi, non intervengo in ordine alle dotazioni strumentali ed alla quantità degli esami, poiché questi sono problemi che attengono al privato.
Però introduco questo ragionamento per sapere se la Regione lascia uno spazio all'interno del quale si possa muovere il privato in termini legislativi e non in termini di economia di mercato.
Colleghi Consiglieri, la politica che conduce la Regione Piemonte in ordine a questi problemi è punitiva per non dire distruttiva delle strutture private.
Mi consenta, signor Presidente della Giunta, questo è uno dei prezzi che la Regione paga alla sua ascesa al seggio di Presidente della Giunta.
Sappiamo bene che lei era schierato su ben altre posizioni in Commissione.
La posizione politica del suo Gruppo è cambiata da quando lei è diventato Presidente della Giunta, nel senso che lei ha rinunciato a fare la nostra battaglia; la tutela degli spazi del privato.
Ho l'impressione che ci sia stato questo golpe politico e surrettizio.
Questa materia è stata decisa da una maggioranza nell'ambito della quale esiste una componente meno ideologizzata, quella socialista ed una componente sempre assente dal dibattito, quella socialdemocratica, che ha completamente tradito l'impostazione che aveva dichiarato in Commissione.
Di fatto sulla vicenda dei laboratori passa la linea Bajardi e del suo consulente che non è la linea della Regione Piemonte.
Questa linea non passa attraverso questa legge, passa attraverso i comportamenti esterni, per esempio, quello di livello nazionale.
E' curioso, per esempio, che di tutti gli operatori sanitari, gli unici, compresi quelli di ordine burocratico, che hanno un'interessenza sul lavoro che fanno, sono quelli addetti alle analisi.
Colui che taglia pance non mi risulta che abbia delle interessenze invece colui che fa gli esami per l'esterno ha delle interessenze.
Il burocrate preposto a dirottare l'utenza dal laboratorio privato al laboratorio pubblico è cointeressato al processo perché ha delle interessenze.
Quindi non siamo in presenza di concorrenza sul piano privatistico, ma di una scelta di queste linee da parte di questa Giunta che si concreta nel privilegiare i programmi delle USSL che possono anche lasciare andare a rotoli le sale operatorie, l'importante è che infarciscano i laboratori di esami, di apparecchiature, di personale.
E che questa è una decisione politica e non un processo, caro Assessore, lo si può vedere esaminando statisticamente certi fenomeni di molte USSL aventi al proprio interno laboratori convenzionati.
Il passaggio degli esami dal settore privato al settore pubblico non avviene attraverso un processo normale (non mi scandalizzerei, per esempio se in un sistema pubblico e privato in cui il privato è rappresentato dal 10, questo scenda a zero in una settimana, un mese, due mesi).
Questo passaggio di analisi da un numero X a zero avviene in 24 ore.
Quindi non è un processo di innovazione tecnologica, di adeguamento del personale, ma è una scelta politica.
E' un attacco frontale alle strutture, che lei Assessore ha condotto sul piano della legge, sulla quale non possiamo che esprimere un giudizio di astensione.
Condividiamo la legge in molte parti, non condividiamo l'uso strumentale. Allora ci asteniamo sulla legge, ma denunciamo fortemente la politica che la Regione Piemonte conduce che mortifica quel tanto o quel poco che di privato c'era nel settore.
Vorrei che il Consiglio considerasse che il PLI non tutela l'esistente ma il fenomeno.
In questa materia l'innovazione tecnologica e l'aggiornamento professionale sono questioni di fondo. Il privato deve rimanere? Il privato deve porsi come punta avanzata in grado di mettere in crisi le strutture pubbliche sul piano della qualità del servizio.
Il privato in questa materia non è concorrente mercantilistico, ma un concorrente di tipo qualitativo.
Poiché il corrispettivo è fisso e la prestazione è stabilita per legge evidentemente l'oggetto della concorrenza e la rendita del privato derivano dalla sua capacità di innovarsi.
La presenza del privato finisce per essere garanzia di tutela del livello delle strutture pubbliche, ma anche garanzia del malato.
Un esame approfondito scoprirebbe, per esempio, che mancano quelli che si chiamano gli esami di qualità.
Si potrebbe fare un'indagine per valutare se le poche prestazioni dei laboratori privati sono per caso prestazioni di cittadini insoddisfatti della prestazione pubblica; se poi andiamo a leggere la prestazione pubblica scopriamo perché improvvisamente il pubblico diventa efficiente.
Questa legge per larga parte è condivisibile e coraggiosa, ma esprime una scelta politica che appesantisce e rende difficile la vita al privato.
Ci asteniamo su questa scelta politica di cui non condividiamo le modalità di appesantimento, anche a seguito del provvedimento nazionale.
Non possiamo non denunciare la politica della maggioranza che ha una precisa etichettatura di finalizzazione e, come tale fatta da lei Assessore Bajardi, è accettabile, chiara ed esplicita.
Lei è in maggioranza, noi siamo in minoranza e democrazia decide.
A questo punto però occorre andare a fondo di alcuni nodi.
Quando finalmente verrà definita la vicenda dell'USSL intercomunale anticipo fin d'ora che presenterò un emendamento in cui chiederò che le norme della presente legge valgano anche per le USSL sub-comunali.
Ogni USSL deve avere un sistema equilibrato di presidi.
Il laboratorio di analisi si innesta in questa logica di integrazione si accetta quindi che il bacino d'utenza sia quello dell'USSL (dimensione media sotto i 100 mila abitanti).
Quando si sceglieranno le dimensioni sub-comunali dell'USSL 1-23 il bacino d'utenza del laboratorio convenzionato, dovrà essere quello dell'unità sub-comunale e non quello dell'USSL 1-23.
Diversamente incomincerei ad avere la preoccupazione che anche in questo caso si voglia fare tutto a condizione però che non si tocchino gli interessi esistenti su Torino.
Non c'è stata la mobilitazione degli ambienti interessati perché i grossi interessi su queste questioni sono su Torino ai quali se hanno la garanzia di continuare con un mercato di un milione e mezzo di cittadini poco importano i parametri, le cifre, le quantità.
Torino non può essere un'eccezione fino al punto di penalizzare le altre realtà.
Poiché ritengo che le strutture private debbano avere una funzione di concorrenza, capacità di aggiornamento tecnologico e scientifico, mi sembra giusto difendere questa ipotesi di sopravvivenza che, se c'è, deve esserci su tutto il territorio regionale.
Siamo stati tra quelli che hanno detto che era ora di finirla che i motociclisti con il casco girassero per il Piemonte a raccogliere provette di sangue (qualche volta di gallina).
Non eravamo neanche favorevoli su quella eccezione del punto di prelievo che è stata strappata e riportata come una bandiera da parte dei socialdemocratici. Questa battaglia politica si è fatta, ma noi non siamo d'accordo neanche su quello.
Se andremo a regime dovrà essere un regime uguale per tutti.
I "tutti" non significa la Regione da una parte e i privati dall'altra ma sono tutti gli utenti che hanno diritto all'eguaglianza dei servizi, la massima professionalità e presenza del privato nella sanità.
Il principio che scrimina l'USSL 1-23 rispetto alle altre USSL della Regione scrimina non soltanto l'obiettivo che vogliamo perseguire, il massimo di presenza per il massimo di garanzia, il massimo di concorrenza ma anche un massimo di eguaglianza. E' probabile che su questo punto tra maggioranza di sinistra ed opposizione liberale ci sia il consenso di intenti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Gastaldi.



GASTALDI Enrico

Intendo fare brevi e semplici considerazioni sugli emendamenti che hanno valore di premessa per il voto finale.
A noi pare che gli emendamenti proposti soddisfano le richieste del Commissario di Governo. Infatti, a parte quelle contenute nei punti a) e b) e parte del c) che riguardano gli adeguamenti a leggi preesistenti l'osservazione contenuta nel punto c), la più importante, sul privato, a noi non pare formulata in modo da richiedere obbligatoriamente una maggiore libertà da parte dei privati sull'organizzazione delle strutture e sulle caratteristiche del rapporto di impiego degli operatori. A noi pare che essa chieda e lasci al Consiglio la valutazione se ridurre o mantenere la rigidità del testo. Secondo noi, però, il mantenere tale rigidità è necessario perché l'organizzazione interna delle strutture, la qualità degli operatori sono elementi indispensabili per garantire attenzione esattezza e precisione negli esami clinici.
Resta il dubbio che non rispondono all'ultima frase del testo dell'osservazione, sul numero degli esami da effettuare nell'anno, che avevamo già accettato nella discussione della legge e che anche ora accettiamo, vi sia un motivo per un ulteriore rinvio della legge da parte del Commissario.
Con queste riserve dichiaro che il nostro voto sarà uguale a quello già dato al primo testo di legge.



PRESIDENTE

La discussione generale è terminata.
La parola all'Assessore Bajardi per la replica.



BAJARDI Sante, Assessore alla sanità

E' fuor di dubbio che di fronte al rinvio di una legge non si può che rispondere alle osservazioni del Governo.
Noi rispondiamo alle osservazioni del Governo, ci adeguiamo per quanto è obbligatorio alle indicazioni del decreto ministeriale. Le disposizioni per la pianificazione sanitaria regionale e i livelli di assistenza sanitaria, presentate dal Governo in Parlamento, costituiscono un documento vincolante per l'attività amministrativa, per il controllo dei piani regionali approvati dopo il 22 febbraio 1984. Per chiarezza, la Regione Toscana che ha approvato la legge di piano regionale giorni fa, è stata invitata a considerare tali disposizioni, che non hanno ancora valore giuridico perché non approvate dal Parlamento, ma hanno già cogenza politica ed amministrativa.
Nel corso della riunione presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, la Regione Piemonte è stata lodata dai rappresentanti del Governo per il nostro comportamento nei confronti della spesa sanitaria e del contenimento nel ricorso alle strutture esterne di diagnostica strumentale.
Il contratto di lavoro, che è legge, impone la riorganizzazione dei servizi per l'utilizzo pieno del personale anche attraverso gli incentivi di produttività. I dirigenti sindacali CGIL. CISL. UIL e le associazioni mediche che hanno vissuto queste vicende, sanno benissimo che i capitoli degli incentivi di produttività sono stati estesi a tutto il servizio sanitario. Sentirmi oggi dire che ho privilegiato i laboratori di diagnostica è ben strano. Non mi sento di aver risposto in termini negativi e punitivi nei confronti di qualche categoria di personale del servizio sanitario.
Colgo l'occasione per informare che il Commissario di Governo giorni fa ha approvato il nuovo accordo sugli incentivi di produttività sui quali c'è l'accordo delle organizzazioni sindacali. Questo crea le premesse per estenderli a tutti i lavoratori del servizio sanitario.
C'è però un problema ancora aperto: perché valgono ancora i vecchi criteri di compartecipazione: E' la richiesta che ho fatto l'altro giorno in sede di Consiglio dei Ministri. Realizzato il nuovo tariffario previsto dalla legge in attuazione del contratto, emesso dal Governo entro il 30 giugno 1983, ai primi di giugno 1984 non si è ancora arrivati (e per effetto del contratto e di un comma previsto in esso) all'estensione di cui dicevo prima.
Questi sono i reali ostacoli e qualche inadempienza a livello nazionale che non permette l'attuazione del contratto.
Poco fa ho dato una breve informazione sui problemi della spesa sanitaria. Sarà trasmesso in questi giorni il consolidato della spesa sanitaria generale e regionale di ogni USSL.
Il ricorso alla convenzionata esterna non è un fatto politico ascrivibile all'essere, un'amministrazione, di sinistra o meno (in questo secondo caso il ricorso alla convenzionata esterna sarebbe più consistente): il problema è molto complesso. I Consiglieri scopriranno delle realtà profondamente diverse che non permettono assolutamente di dare dei giudizi meccanici in rapporto alla presenza politica. La situazione attiene in primo luogo all'efficienza dei servizi pubblici che sono in grado o non sono in grado di offrire le prestazioni entro tre giorni.
Dobbiamo rispettare il criterio dell'utilizzo pieno delle strutture pubbliche.
I problemi della spesa sanitaria debbono uscire dai luoghi comuni.
Certamente ha un suo significato ciò che prevedono l'art. 4 sui criteri e comportamenti per quanto riguarda i servizi di diagnostica strumentale e l'art. 8, punto c), relativamente alle prestazioni di diagnostica strumentale di laboratorio da fornire in via normale presso i poliambulatori e i presidi delle USSL.
Credo con onestà di non aver mai assunto atteggiamenti punitivi nei confronti dei privati: mi attengo rigorosamente agli adempimenti previsti dalle leggi che sono leggi della Repubblica italiana.
A Reggio Calabria su 140 mila abitanti ci sono 27/28 laboratori privati.
Per la Regione Lombardia due anni fa è passata una legge che fissava un minimo di 150 mila esami (forse perché là c'era l'industriale Bassetti come Presidente della Regione), ma quando l'Assessore Bajardi della Regione Piemonte propone 100 mila esami sono considerati una violenza agli interessi dell'imprenditoria.
Ad un seminario nazionale sui problemi della diagnostica di laboratorio, i rappresentanti dell'imprenditoria del settore hanno chiaramente detto che il laboratorio di analisi deve orientarsi attorno al milione di esami. E' un problema complesso. L'introduzione delle nuove tecnologie in tutti i settori o riduce il personale oppure impone un processo di riorganizzazione e di concentrazione. Non è possibile ignorare la realtà evolutiva della tecnologia. Non vorrei che i livelli bassi di produttività fossero il punto di riferimento per determinare i prezzi delle prestazioni a livello nazionale. Mi domando perché un comunista deve fare discorsi di produttività, ma dato che non li faccio solo in questo campo è evidente che l'unico motivo che ispira il mio comportamento e quello della Giunta è il cercare di svolgere un'attività che permetta di ottenere i massimi risultati con le massime garanzie per il cittadino e quindi di avviare un controllo di qualità sui laboratori e su altre prestazioni.
La richiesta dei rappresentanti della DC non può essere accolta perch illegittima rispetto alle scadenze fissate dallo Stato.
Circa i punti di prelievo, la Giunta si è ispirata alla volontà espressa dal Consiglio Sanitario Nazionale. Nel provvedimento statale c'è qualche margine di elasticità, ma io ho anche un dovere nei confronti dei colleghi delle altre Regioni di sostenere nell'attività amministrativa i criteri fondamentali che unanimemente tutti gli Assessori sostengono.
La proposta di emendamento presentata dal collega Majorino di sostituire le parole "Giunta regionale" non c'è nessuna difficoltà ad accettarla. Sono atti essenzialmente tecnici. Se si vuol considerare atti amministrativi ordinari anche le deliberazioni, il sottoscritto non subisce nessuna esautorazione.
In sostanza si scarica su altri responsabilità che l'Assessore era disposto ad assumersi.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta Viglione.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Devo sottolineare che non ho cambiato idea dal momento in cui ho assunto la carica di Presidente della Giunta. Dobbiamo renderci conto che gli indirizzi del Governo vanno rispettati e gli indirizzi del Governo hanno il tono che tutti conoscete, pertanto voglio significare che resta sempre valido il nostro concetto di una sorta di competizione tra pubblico e privato, competizione che non potrà mai essere cancellata.
Allora, non si tratta di cancellare la presenza del privato, ma si tratta di razionalizzare il sistema.
Per dieci anni ho operato all'interno di un grande ospedale ed ho potuto constatare che come non è tutto possibile nel pubblico così non è tutto possibile nel privato.
In alcune Regioni la presenza privata supera largamente la presenza pubblica ed io credo che dobbiamo trovare il giusto parametro per far convivere l'uno e l'altro.
Ho avvertito qualche punto contro l'Assessore Bajardi. La norma ha un indirizzo governativo, ma ahimè, a gestirla c'è l'Assessore Bajardi, quindi userà una gestione restrittiva. Si riconosce tuttavia che noi agiamo secondo gli indirizzi governativi e questa legge risponde a criteri di moralizzazione e di bilancio rigoroso. Per esempio, il PRI porta avanti i criteri che sono contenuti in questa legge.
Non vorrei essere criminalizzato per aver portato questa legge secondo i principi posti dal Governo, dietro una sua spinta ideologica e dopo sua maturazione ideologica.
Il quadro del Paese è cambiato, è cambiata la sua finanza. Se non si definisce il problema sanitario lo scoppio sarà sul sistema democratico.
Credo che abbiamo operato nel modo giusto rientrando nei criteri espressi dal Governo.



PRESIDENTE

Chiede ancora di parlare il Consigliere Majorino. Ne ha facoltà.



MAJORINO Gaetano

L'art. 83 del Regolamento del Consiglio dice che il Consiglio pu decidere di limitare la discussione e la votazione agli articoli o alle parti che hanno dato luogo al rinvio.
Implicitamente il Consiglio ha già deciso di discutere e votare tutti gli articoli. La Giunta ha presentato emendamenti sugli articoli censurati dal Governo, ma anche sugli artt. 4, 7, 13 e 17. Poiché altri emendamenti sono presentati dal nostro Gruppo e da altre parti politiche penso che la votazione debba partire dall'art. 1.



BAJARDI Sante, Assessore alla sanità

Il Consiglio è sovrano di discutere tutto quello che ritiene opportuno di discutere.
Gli emendamenti presentati dalla Giunta attengono esclusivamente al decreto ministeriale.



PRESIDENTE

L'osservazione dell'Assessore Bajardi che fa riferimento al decreto del Governo ci rende più sicuri se esaminiamo l'intero testo in quanto ci sono incroci di nuovi elementi che derivano dalle osservazioni del Governo e dal nuovo decreto. E' opportuno passare rapidamente all'esame di tutti gli articoli.
Titolo I Norme generali Art. 1 (Principi e finalità) "La presente legge disciplina l'autorizzazione all'apertura e all'esercizio dei laboratori privati di analisi mediche scopo di accertamento diagnostico, compresi quelli delle Case di Cura private aperte ai non ricoverati, in appresso detti laboratori, e la vigilanza sugli stessi, al fine di garantire ai cittadini utenti prestazioni affidabili secondo standards di efficienza, qualificazione, uniformità ed economicità in armonia con i disposti degli artt. 32 e 41 della Costituzione della Repubblica, secondo quanto stabiliscono gli artt. 43 e 25 della legge 23/12/1978, n. 833".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 44 hanno risposto SI 27 Consiglieri si sono astenuti 17 Consiglieri L'art. 1 è approvato.
Art. 2 (Nozioni di laboratorio privato di analisi mediche a scopo di accertamento diagnostico) "Agli effetti della presente legge si intende per laboratorio ogni struttura privata aperta al pubblico, nella quale vengano eseguiti prelievi o somministrazioni per prove e indagini funzionali, ovvero indagini su materiale biologico di provenienza umana, diretta a fornire informazioni utilizzabili per la formulazione di giudizi diagnostici e/o di indirizzo terapeutico, nonchè per la prevenzione di malattie e malformazioni.
Tali strutture hanno l'obbligo di far precedere, ai fini fiscali, di individuazione e dell'informazione, la loro denominazione particolare a quella generale di 'Laboratorio privato di analisi mediche a scopo di accertamento diagnostico' ".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 44 hanno risposto SI 27 Consiglieri si sono astenuti 17 Consiglieri L'art. 2 è approvato.
Art. 3 (Attività soggette ad autorizzazione) " Sono soggette all'autorizzazione regionale: a) l'apertura, l'ampliamento, il trasferimento, la modificazione strutturale dei laboratori b) l'istituzione di punti di prelievo e di consegna di referti di cui al successivo art. 5 c) l'estensione di attività nell'ambito dell'esecuzione di gruppi di esami elencati negli allegati 2-3-4-5.
I laboratori privati di analisi mediche a scopo di accertamento diagnostico, autorizzati ai sensi della presente legge, sono obbligati alla tassa annuale di concessione regionale ai sensi delle leggi regionali 6/3/1980, n. 13 e 14/11/1983, n. 20.
Presso i competenti Servizi della Giunta regionale è tenuto un elenco nel quale sono registrati, suddivisi per USSL. i laboratori autorizzati".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 44 hanno risposto SI 27 Consiglieri si sono astenuti 17 Consiglieri L'art. 3 è approvato.
Art. 4 (Norme per le attività dei laboratori) "Il laboratorio deve essere in grado di eseguire tutti gli esami elencati nell'allegato 1 e può estendere l'attività a gruppi di esami compresi negli allegati 2-3 4-5, qualora ne ottenga la relativa autorizzazione.
Nessun laboratorio, ancorché consorziato, può trasferire ad altro presidio pubblico o privato campioni biologici per l'esecuzione degli esami per i quali è stato autorizzato, salvo i casi di forza maggiore, i quali giustifichino l'autorizzazione preventiva da parte dell'USSL competente per territorio; in questo caso il laboratorio trasferente è responsabile dell'assunzione di adeguate procedure di garanzia per il trasporto dei campioni.
Fanno eccezione particolari esami che possono venire appoggiati su servizi immuno-trasfusionali pubblici o convenzionati, di cui all'allegato 5.
L'Assessore regionale competente può, su conforme parere del Consiglio regionale di Sanità e, transitoriamente, del Comitato regionale di cui al successivo art. 18, aggiornare gli elenchi di cui agli allegati 1-2-3-4-5 6, quando si renda necessario in relazione all'evoluzione tecnico scientifica del settore".
L'Assessore Bajardi ha presentato il seguente emendamento: l'ultimo comma è così sostituito: "La Giunta regionale provvede ad adeguare ed aggiornare gli elenchi di cui agli allegati 1-2-3-4-5-6 alla presente legge di cui fanno parte integrante, con la periodicità e sulla base delle disposizioni emanate con decreto del Ministro della Sanità ai sensi e per gli effetti del settimo ottavo e nono comma dell'art. 3 del D.P.C.M. 10/2/1984".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è approvato.
Pongo in votazione l'art. 4 nel testo emendato.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 44 hanno risposto SI 27 Consiglieri si sono astenuti 17 Consiglieri L'art. 4 è approvato.
Art. 5 (Punti di prelievo) "Oltre al punto di prelievo ubicato nella sede di esecuzione di analisi la quale, ai sensi della presente legge, si identifica con la sede legale del laboratorio, a domanda può essere autorizzato, con le procedure di cui alla presente legge e quale struttura decentrata, solo un secondo punto di prelievo, purché ubicato nel territorio dell'USSL dove insiste il laboratorio.
La Giunta regionale, in via del tutto eccezionale, per sopperire a reali e documentate esigenze della popolazione, sentite le USSL interessate, che devono obbligatoriamente esprimere parere, può, nel caso di pareri favorevoli, autorizzare in alternativa il punto di prelievo in una USSL contermine.
L'autorizzazione all'attivazione di un punto di prelievo esterno al laboratorio è temporanea e può essere revocata con motivato provvedimento.
Il direttore di cui al successivo art. 10 è responsabile anche della completa funzionalità ed organizzazione del punto di prelievo dipendente dal laboratorio, in ordine al corretto prelievo dei campioni, al loro adeguato e tempestivo trasporto, nonché alla sollecita consegna dei referti.
Non è consentita l'attivazione di punti di prelievo mobili.
E' consentito il prelievo a domicilio per pazienti impossibilitati ad adire al laboratorio o al punto di prelievo".
Il Consigliere Majorino ha presentato il seguente emendamento: al primo comma sostituire alte parole "solo un secondo punto di prelievo" le parole: "altri punti di prelievo".
La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Ho già preso atto della posizione della Giunta.
L'emendamento non è opportuno, ma necessario per essere coerente con il decreto del 10/2/1984 che all'art. 12, dopo il titolo "Piani di prelievo" inizia con un preambolo identico al preambolo dell'art. 5: "Il prelievo di norma va effettuato presso la sede del laboratorio".
Precisa inoltre che "possono essere autorizzati altri punti di prelievo" il che significa che possono essere almeno due. In questa ottica e sotto questo profilo, quando nella legge regionale si dice che oltre al punto di prelievo ubicato nella sede di esecuzione delle analisi ne pu essere autorizzato un secondo, si è in contrasto con il decreto del 10/2/1984 che prevede altri punti. E' chiaro, d'altro canto, che gli altri punti, almeno due, non costituiscono poi una facoltà immediata in capo al laboratorio perché devono essere filtrati dalla Giunta in seguito ad una domanda. Verrà quindi valutato, sotto il profilo sostanziale e procedurale se il secondo o il terzo punto di prelievo possa essere autorizzato.
Quindi, sotto questo profilo, parlare di un secondo punto di prelievo contrasta con il decreto ministeriale, che sostanzialmente è legge.
Questo decreto è un decreto delegato, perché previsto espressamente dall'art. 5 della legge 833, la quale demanda ad un decreto dell'esecutivo l'indicazione dei minimi che devono possedere i laboratori, quelle caratteristiche uniformi in tutto il territorio nazionale. Questo minimo viene rispettato per il punto di prelievo solamente se se ne prevedono almeno due.
In altri termini la legge della Regione Piemonte può dire categoricamente "solo due punti di prelievo", ma non può dire uno altrimenti va contro al decreto che in quanto decreto delegato ha forza di legge.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Bajardi.



BAJARDI Sante, Assessore alla sanità

Ho già espresso la tesi della Giunta. Ho spiegato che la scelta di un unico punto di prelievo è stata determinata dal voto unanime del Consiglio Sanitario Nazionale. Questa era una facoltà. La proposta è questa. Tutti gli Assessori regionali si comportano in questo modo. Mi preme evidenziare che non è un'illegittimità. E' una scelta.
La Giunta si è adeguata a quelle parti della legge che sono imperative per quelle non imperative e che quindi permettevano una scelta si e invece adeguata al voto del Consiglio Sanitario Nazionale.



PRESIDENTE

Pongo in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 17 voti favorevoli, 25 contrari e 2 astensioni.
Pongo in votazione l'art. 5 nel testo originario.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 45 hanno risposto SI 27 Consiglieri si sono astenuti 18 Consiglieri L'art. 5 è approvato.
Art. 6 (Capacità operativa) "Al fine di garantire l'affidabilità delle analisi, l'autorizzazione è accordata esclusivamente ai laboratori in grado per struttura organizzazione interna, strumentazione, personale di eseguire annualmente un numero complessivo di analisi non inferiore a 100.000".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 45 hanno risposto SI 27 Consiglieri si sono astenuti 18 Consiglieri L'art. 6 è approvato.
Art. 7 (Raccolta e registrazione dei dati ed archiviazione dei referti) "In tutte le strutture deve essere predisposto un sistema di registrazione dei dati ed anche di refertazione, che abbia il massimo possibile di omogeneità.
All'uopo, sentito il Consiglio Regionale di Sanità e, transitoriamente il Comitato di cui al successivo art. 18, l'Assessore regionale competente impartisce ai servizi di laboratorio, sia pubblici che privati, opportune disposizioni, anche in ordine alle modalità di registrazione e di trasmissione dei dati, che diventano vincolanti allorché emanate.
In ogni caso, il sistema di cui al primo comma del presente articolo fato salvo il rispetto delle norme che salvaguardano la riservatezza dei dati, deve consentire di accertare con ragionevole immediatezza il numero dei prelievi e quello delle determinazioni analitiche effettuate giornalmente per ogni tipo di esame, anche allo scopo di verificare il carico di lavoro annuale di cui al successivo art. 17.
In particolare, è fatto obbligo di trasmissione al servizio informativo delle USSL territorialmente competenti e, tramite queste, all'Osservatorio Epidemiologico Regionale di cui alla legge regionale 10/3/1982, n. 7, di quei dati singoli o per gruppi che si rilevassero necessari ed utili agli effetti dello studio epidemiologico e statistico di alcune malattie di rilevanza sociale.
Le registrazioni e le copie dei referti devono essere conservate da ciascun laboratorio per un periodo non inferiore ad un anno.
I preparati citologici e istologici e le inclusioni in paraffina con i relativi referti quali derivati dall'attività di Anatomia e Istologia patologica e citologica debbono essere conservati per un periodo non inferiore a cinque anni.
In caso di cessazione di attività, i preparati ed i referti di cui sopra, di data infradecennale, devono essere trasferiti all'archivio del presidio ospedaliero dell'USSL competente per territorio.
I referti hanno carattere riservato e sono a disposizione unicamente degli interessati e degli enti pubblici convenzionati".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 45 hanno risposto SI 27 Consiglieri si sono astenuti 18 Consiglieri L'art. 7 è approvato.
Titolo II Criteri organizzativi obbligatori Art. 8 (Obblighi del titolare) "Il titolare del laboratorio è tenuto a trasmettere all'USSL territorialmente competente, la quale è tenuta a conservarle a disposizione degli organi regionali, le seguenti informazioni: a) entro il 31 gennaio di ogni anno, l'elenco del personale in servizio con l'indicazione delle relative qualifiche ed il numero dei prelievi nonché degli esami eseguiti nel corso dell'anno precedente suddivisi in esami di ematologia ed emocoagulazione, chimica - clinica, batteriologia e sierologia, citologia ed istopatologia, distinti per mese e secondo la codificazione stabilita dalla Giunta regionale b) il nominativo di altro laureato abilitato alla direzione, che sostituisce il direttore in caso di assenza o impedimento c) entro un mese dall'avvenuta assunzione o dimissione le eventuali variazioni del personale, adeguatamente documentate, ai sensi del successivo art. 14 d) le sostituzioni ed integrazioni delle attrezzature e) i periodi di chiusura per ferie e le interruzioni di attività da qualsiasi causa determinate f) ogni ulteriore notizia richiesta dagli organi regionali o dall'USSL territorialmente competente in ordine all'attività svolta, al personale nonché ogni altra notizia necessaria ai fini epidemiologici e statistici.
Gli atti scritti concernenti gli adempimenti di cui ai commi precedenti devono portare la firma anche del direttore tecnico.
Il titolare è altresì tenuto: a) ad assicurare la presenza del direttore tecnico responsabile per un numero di ore giornaliere pari almeno alla metà dell'orario dell'attività della struttura, nonché quello del restante personale laureato e tecnico per l'intero arco dell'orario suddetto b) a garantire, tramite il direttore tecnico, l'attuazione dei necessari controlli di qualità intra-laboratorio, nonché la partecipazione ai controlli di qualità inter-laboratorio predisposti dagli organi competenti per le strutture di diagnostica di laboratorio pubbliche private, operanti nel territorio regionale c) a provvedere al pagamento della tassa annuale di apertura entro e non oltre i termini previsti dalla normativa vigente, pena la decadenza dell'autorizzazione".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 45 hanno risposto SI 27 Consiglieri si sono astenuti 18 Consiglieri L'art. 8 è approvato.
Art. 9 (Personale) "Nel laboratorio deve essere assicurata la presenza di personale sanitario, tecnico, amministrativo ed ausiliario, con rapporto di impiego.
E' consentito l'utilizzo di personale laureato a rapporto professionale.
E' fatto assoluto divieto di utilizzo di personale dipendente da enti pubblici con rapporto di impiego a tempo pieno, fatte salve le disposizioni dell'art. 35, comma secondo, punto c), del D.P.R. 20/12/1979, n. 761, fermo restando che l'attività dell'eventuale consulente non può essere calcolata ai fini dei computi per il raggiungimento dei requisiti di cui agli artt.
4, 6, 9, 10, 16, 17 della presente legge.
Il personale deve essere numericamente proporzionato al carico di lavoro ed al grado di automazione delle attrezzature.
Requisito minimo per l'autorizzazione, in fase di primo impianto, è costituito dalla seguente dotazione di personale, individuata come condizione per consentire una minima base organizzativa: a) due laureati in medicina, biologia o chimica, di cui uno con funzioni di direttore, fatte salvi le ulteriori specificazioni di cui al successivo art. 10. Uno dei due deve essere laureato in medicina b) almeno tre tecnici di laboratorio a rapporto di impiego per i laboratori di nuova istituzione, in fase di primo impianto e fino ad un carico di lavoro di 100.000 esami. Per le strutture già autorizzate almeno due tecnici per un carico di lavoro fino e non oltre a 60.000 esami c) almeno una unità di personale amministrativo d) almeno una unità di personale ausiliario.
Tale dotazione minima deve poi essere convenientemente adeguata in proporzione all'eventuale incremento di carico di lavoro, su disposizione dei competenti organi della Giunta regionale, sentito il Consiglio regionale di Sanità o, transitoriamente, il Comitato di cui al successivo art. 18.
Ai fini dell'adeguamento dei requisiti previsti ai successivi artt. 16 e 17, nonché all'art. 5 della presente legge, il computo viene effettuato in base ai criteri indicati nell'allegato 6.
In caso di utilizzo di personale laureato a tempo parziale e a rapporto professionale, il computo viene effettuato sulla base della somma di ore annue di disponibilità di ciascuna unità interessata, indicata in base al contratto; che vale come documentazione.
I tecnici di laboratorio devono essere provvisti dei seguenti titoli: diploma di scuola speciale universitaria per tecnico di laboratorio medico attestato di corso di abilitazione per tecnico di laboratorio medico di durata almeno biennale, svolto in presidi del Servizio Sanitario Nazionale, al quale si accede con diploma di istruzione secondaria di secondo grado.
A tali titoli sono equiparati quelli indicati nell'art. 132, punto 3 del D.P.R. 27/3/1969, n. 130, purché i relativi corsi siano iniziati in data antecedente al 31/1/1982.
I tecnici in possesso di diplomi rilasciati al termine di corsi di durata triennale, o inferiore, e che alla data di approvazione della presente legge si trovino assunti con regolare contratto di lavoro presso laboratori privati di analisi mediche, autorizzati ai sensi dell'art. 193 del R.D. 27/7/1934, n. 1265, possono essere utilizzati nella stessa attività ad esaurimento.
Qualora il laboratorio di analisi richieda l'autorizzazione all'esecuzione di gruppi di esami compresi negli allegati 2, 3, 4, 5 l'organico dovrà comprendere personale laureato e tecnico dotato di specifica competenza.
Il personale laureato e tecnico dei laboratori privati convenzionati partecipa ai corsi di aggiornamento professionale promossi o organizzati dalla Regione Piemonte, in ottemperanza agli indirizzi espressi dall'art.
48 della legge 23/12/1978, n. 833. A tali corsi può partecipare, a domanda anche il personale laureato e tecnico dei laboratori privati non convenzionati".
I Consiglieri Nerviani, Martinetti e Devecchi hanno presentato il seguente emendamento: al nono comma è soppressa l'espressione finale "purché i relativi corsi siano iniziati in data antecedente al 31/1/1982".
La parola al Consigliere Nerviani.



NERVIANI Enrico

L'Assessore Bajardi dice che la frase "purché i relativi corsi siano iniziati in data antecedente al 31/1/1982" è stata inserita perché la legge lo impone Mi riferisco a quanto è stato dibattuto in Commissione; allora addirittura si affidò ad un funzionario il compito di verificare quanti allievi attualmente stessero frequentando corsi di questo genere e di verificare l'affermazione di un altro funzionario che sosteneva che questi corsi non erano più stati messi in essere dal 1982. Risposta esplicita alla richiesta fatta in allora a me personalmente non è giunta, ma non pare sia giunta neppure in Commissione.
Allora se la legge impone questo, sono disposto a ritirare l'emendamento, ma se la legge non lo dice esplicitamente, non vedo per quale ragione si debbano limitare dei diritti che sono stati acquisiti da allievi che avessero iniziato i corsi con la prospettiva di terminarli e con la speranza di vedere il loro titolo efficace al termine dei corsi.
Mi è sembrato di leggere nell'Assessore Bajardi un pò di sorpresa.
Chiedo scusa, può darsi che ci sia stato un frainteso da parte mia, ma ho voluto illustrare le ragioni del nostro emendamento che nascono da una breve discussione avvenuta in V Commissione.



BAJARDI Sante, Assessore alla sanità

Mi confermano che dopo il 30 gennaio non c'è stato più nessun corso.



NERVIANI Enrico

Ritiro l'emendamento.



PRESIDENTE

Chiede di parlare il Consigliere Carazzoni. Ne ha facoltà.



CARAZZONI Nino

Non ho ritenuto di presentare uno specifico emendamento all'art. 9.
Voglio però porre una domanda volta ad ottenere un chiarimento.
Si dice che i tecnici di laboratorio devono essere provvisti dei titoli elencati. Faccio presente che a Verbania esiste l'Istituto Tecnico Industriale Lorenzo Cobianchi che, caso unico in Piemonte, tiene dei corsi di perito chimico con indirizzo biologico, riconosciuti dalla Regione.
Vorrei sapere se i diplomati di questi corsi sono compresi o se sono esclusi. Se sono esclusi, lo sono stati con quale motivazione?



BAJARDI Sante, Assessore alla sanità

Le formulazioni sono rispettose delle leggi nazionali. Se introducessimo titoli di studio rilasciati dagli Istituti violeremmo il nostro diritto. Sono scuole che funzionano con autorizzazioni statali, non sono attività svolte su autorizzazioni regionali. E' la legislazione statale che deve dire se sono titoli equipollenti o meno.



PRESIDENTE

L'emendamento presentato dai Consiglieri Nerviani, Martinetti e Devecchi è pertanto ritirato.
Pongo in votazione l'art. 9 nel testo originario.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 43 hanno risposto SI 25 Consiglieri si sono astenuti 18 Consiglieri L'art. 9 è approvato.
Art. 10 (Direttore) "Ad ogni laboratorio privato è preposto un direttore, che non pu dirigerne altri e che deve garantire la propria presenza per almeno la metà di ore di apertura settimanale del laboratorio fissate all'atto della concessione di autorizzazione, fermo restando che in ogni caso deve essere garantita la presenza di almeno un laureato per l'intero arco di attività giornaliera del laboratorio.
Il direttore del laboratorio deve essere medico o biologo. Entrambi devono essere iscritti all'Albo dell'ordine di appartenenza, essere in possesso della laurea in medicina e chirurgia e della specializzazione o della libera docenza in una delle branche attinenti al laboratorio di analisi cliniche ovvero, in alternativa, della laurea in scienze biologiche e della specializzazione o libera docenza in una delle branche attinenti il laboratorio di analisi, nelle quali è consentita dalle norme vigenti l'ammissione dei biologi. In alternativa alla specializzazione vale per entrambi le categorie un servizio di ruolo quinquennale presso pubblici laboratori di analisi di presidi ospedalieri, istituti universitari istituti di ricovero e cura a carattere scientifico, istituzioni sanitarie di cui all'art. 41 della legge 23/12/1978, n. 833, nonché presso i laboratori di analisi dell'Istituto Superiore di Sanità e del Comitato Nazionale delle Ricerche. Qualora il direttore sia un biologo, il laboratorio, per gli atti di natura medica, deve avvalersi di un laureato in medicina e chirurgia iscritto nell'albo professionale.
Il direttore sceglie ed approva i metodi di analisi, risponde dell'attendibilità dei risultati, organizza i servizi nonché i controlli di qualità, vigila sull'idoneità delle attrezzature e degli impianti, vigila sulla refertazione, sulla registrazione e sull'archiviazione degli esami presta direttamente, o tramite i collaboratori medici a ciò destinati consulenza medica necessaria per l'interpretazione dei risultati.
Compete al direttore o ad un collaboratole laureato, all'uopo delegato la firma dei referti.
Qualora il laboratorio intenda svolgere anche attività di anatomia istologia patologica e citodiagnostica, l'addetto deve essere laureato in medicina e chirurgia ed in possesso della libera docenza o specializzazione, o dell'idoneità a primario o aiuto ospedaliero, ovvero aver prestato servizio di ruolo o per incarico presso ente pubblico in servizio di anatomia e istologia patologica per almeno cinque anni.
Il direttore tecnico è altresì responsabile: a) dell'applicazione del regolamento interno b) dello stato igienico dei locali, dello stato dell'attrezzatura e degli impianti, delle scorte e dello stato di conservazione dei reattivi e del materiale impiegato, nonché delle norme di tutela degli operatori contro i rischi derivanti dalla specifica attività c) della registrazione, trascrizione ed archiviazione dei referti d) delle segnalazioni obbligatorie previste dalle vigenti leggi".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 43 hanno risposto SI 25 Consiglieri si sono astenuti 18 Consiglieri L'art. 10 è approvato.
Art. 11 (Locali) "La dotazione minima del laboratorio è costituita dai seguenti locali: a) un vano di attesa b) un vano per il prelievo e per la raccolta dei campioni c) due vani di adeguata superficie per l'esecuzione delle analisi o uno divisibile mediante parete mobile, nonché un locale separato per esami batteriologici d) un vano per le attività amministrative e per l'archivio e) un vano di sosta fornito delle attrezzature idonea per il primo soccorso f) un vano per il lavaggio e la sterilizzazione della vetreria g) almeno due servizi igienici, uno dei quali desinato esclusivamente agli utenti.
Il punto di prelievo di cui al precedente art. 5 deve essere dotato almeno di: a) un vano di attesa b) un vano per il prelievo c) un vano per la sosta 4) almeno un servizio igienico.
I locali di cui ai precedenti commi devono essere sufficientemente ampi con pareti, pavimenti ed infissi che garantiscano una facile e adeguata pulizia e disinfezione e tali da assicurare, per aerazione, illuminazione umidificazione e termoregolazione, un ambiente di lavoro igienico.
La superficie complessiva dei locali non deve essere inferiore a mq.
100 e, in ogni caso, deve garantire la disponibilità di almeno 12 mq, per operatore laureato e tecnico in servizio.
I laboratori che richiedono l'autorizzazione per svolgere le attività di anatomia, istopatologia e citologia diagnostica devono essere dotati di almeno un locale separato per lo svolgimento di tali attività. I locali per lo svolgimento delle attività di diagnostica radio isotopica devono essere separati e rispondere alle norme protezionistiche previste dalle vigenti disposizioni in materia".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 43 hanno risposto SI 25 Consiglieri si sono astenuti 18 Consiglieri L'art. 11 è approvato.
Art. 12 (Dotazioni strumentali) "I laboratori devono essere dotati di apparecchiature tecniche in buone condizioni di efficienza, adeguatamente dimensionate per l'esecuzione del numero di analisi da effettuare ed idonee ad eseguirle correttamente.
Pertanto, il seguente elenco di dotazioni strumentali costituisce il requisito minimo per i laboratori privati di primo impianto ed all'atto della richiesta di autorizzazione: frigoriferi: capacità complessiva di lt. 1.500 congelatore a -20° (separato o incorporato ai precedenti) deionizzatori (consigliati) stufa a secco (250 °) autoclave con regolazione automatica salvo completo impiega di materiale a perdere) essiccazione per vetreria un termostato a 37 1 bagno maria a 37 1 bagno maria a 56 1 bilancia tecnica (consigliabile anche una bilancia analitica) 4 centrifughe per almeno 80 posti 2 microscopi 1 contaglobuli elettronico a 3 parametri 1 contapiastrine automatico 2 fotocolorimetri 1 spettrofotometro per letture fino a 339-340 mm.
diluitori automatici (consigliati) centrifuga per microematocrito coagulimetro a 1 o 2 canali (consigliato) fotometro a fiamma con standard interno di litio, o a elettrodi specifici alimentatore a vasche per elettroforesi densitometro per strisce elettroforetiche agitatori armadi per le vetrerie e reattivi banchi da lavoro proporzionati al numero dei locali cappa di aspirazione banco a flusso laminare (consigliato) inceneritore o altro idoneo sistema per smaltimento rifiuti.
Nel caso di richiesta di estensione dell'autorizzazione all'esecuzione degli esami contenuti nell'allegato 4, le dotazioni strumentali di base di cui al precedente comma devono essere integrate almeno dalle seguenti attrezzature: a) microtomo con lame per paraffina b) microtomo per congelazione c) stufa a paraffina o apparecchio per inclusione automatica d) microscopio binoculare in campo scuro e per fluorescenza: e) materiale per inclusione f) castelli per colorazione g) classificatori per vetrini h) classificatori per blocchetti.
Nel caso di richiesta di estensione dell'autorizzazione all'esecuzione degli esami contenuti negli allegati 2 e 3, le dotazioni strumentali di base di cui al precedente comma secondo devono essere integrate almeno dalle seguenti attrezzature: a) contatore di particelle radioattive (beta o gamma) b) fluorimetro o spettrofluorimetro c) gascromatografo (consigliato) d) attrezzature per assorbimento atomico.
Le dotazioni strumentali minime elencate ai precedenti commi secondo terzo e quarto saranno sottoposte a verifica annuale, ai fini dell'adeguamento dei requisiti previsti ai successivi artt. 16 e 17.
Il Consiglio di Sanità Regionale e, transitoriamente, il Comitato di cui al successivo art. 18 potrà proporre alla Giunta regionale l'aggiornamento delle dotazioni strumentali minime di cui ai commi precedenti.
Sulla base di tali proposte la Giunta regionale potrà emettere atto deliberativo di aggiornamento delle dotazioni strumenta) minime".
Ha chiesto di parlare il Consigliere Majorino. Ne ha facoltà.



MAJORINO Gaetano

Dichiaro che la nostra astensione viene rafforzata, rilevando che verso la fine dell'articolo, dopo che sono state indicate tutte le dotazioni strumentali, si prevede che le dotazioni strumentali minime sono sottoposte a verifica annuale e vengono poi aggiornate con provvedimento della Giunta regionale. La Giunta è periodicamente investita del potere di modificare la legge.
Prendiamo atto di questo, siamo rafforzati nell'astensione anche se il Commissario di Governo non lo ha rilevato.
Questo darà luogo fatalmente ad un contenzioso da parte di quei lavoratori che, dovendo adeguarsi all'aggiornamento delle dotazioni strumentali minime, rileveranno che l'aggiornamento è stato deciso con provvedimento di Giunta e quindi con modifica di una norma di legge.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'art. 12.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 43 hanno risposto SI 25 Consiglieri si sono astenuti 18 Consiglieri L'art. 12 è approvato.
Titolo III Adempimenti Art. 13 (Domanda di autorizzazione) "Chiunque intenda aprire, gestire, ampliare, trasformare, trasferire in altra sede una struttura privata di diagnostica di laboratorio o, comunque variare le condizioni esistenti all'atto della primitiva autorizzazione deve inoltrare domanda all'Assessore regionale competente tramite l'USSL territorialmente competente.
La domanda deve essere corredata da: a) le generalità e il domicilio del richiedente o, se trattasi di persona giuridica, la denominazione, la sede, le generalità del legale rappresentante, nonchè gli estremi dell'atto costitutivo e le successive variazioni del medesimo b) il codice fiscale del richiedente e la certificazione della sua iscrizione presso la C.C.I.A.A, competente per territorio c) la sede del laboratorio e dell'eventuale punto di prelievo d) la denominazione del laboratorio, che deve essere tale da non ingenerare equivoci con la denominazione di istituti pubblici e) indicazioni sull'orario di apertura e di attività del laboratorio f) le generalità, i titoli professionali, di studio e di carriera del direttore tecnico designato con la relativa comprovante documentazione g) indicazioni sul numero e sulle qualifiche professionali del restante personale h) indicazioni dell'orario di apertura al pubblico e dell'orario di attività i) indicazioni sulla progettazione e destinazione dei locali del laboratorio e dell'eventuale punto di prelievo, comprendenti la planimetria dei locali in scala 1/100 1) descrizione dettagliata del numero e del tipo delle attrezzature e degli impianti di cui la struttura verrebbe dotata m) eventuale richiesta di estensione dell'autorizzazione all'esecuzione di gruppi di esami compresi negli allegati 2-3-4-5 Per i laboratori autorizzati ad eseguire gli esami di cui all'allegato 2 della presente legge si applica la disposizione di cui all'art. 8, comma terzo, punto a), del D.P.C.M. 10/2/1984, concernente l'organico minimo e la figura del direttore, nonché la disposizione relativa alla presenza di almeno un laureato con i requisiti previsti per la direzione della relativa branca specialistica come disposto dal quarto comma del citato D.P.C.M.".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 43 hanno risposto SI 25 Consiglieri si sono astenuti 18 Consiglieri L'art. 13 è approvato.
Art. 14 (Procedure di autorizzazione) "L'Assessore regionale competente, acquisito il parere del Comitato di gestione dell'USSL territorialmente competente, nonché del Consiglio Regionale di Sanità e, transitoriamente, del Comitato di cui al successivo art. 18, decide, entro 90 giorni dalla data di presentazione della domanda all'USSL. sull'ammissibilità della domanda, dando comunicazione dell'esito della stessa al richiedente, nonché all'USSL interessata.
Con la comunicazione di cui sopra è contestualmente fissato il termine utile, comunque non inferiore a 90 giorni, per il completo allestimento della struttura progettata.
Vengono inoltre segnalati, se necessario, gli eventuali adeguamenti o modifiche da apportare al progetto.
Entro il termine indicato dalla comunicazione di cui al precedente comma, il richiedente deve, a pena di decadenza della preliminare decisione di cui al primo comma del presente articolo, dare conferma dell'avvenuto allestimento e trasmettere all'Assessorato competente: a) certificato di agibilità e di abitabilità dei locali b) certificato di idoneità, ai fini protezionistici, dei locali separati eventualmente adibiti ad esami radioimmunologici, ai fini dell'art. 96 del D.P.R. 13/2/1964, n.185 c) dichiarazione, a firma autenticata nelle forme di legge, di accettazione dell'incarico e della conseguente responsabilità da parte del direttore tecnico designato d) le generalità, i titoli professionali e la qualifica di tutti gli operatori, ivi compreso originale o copia autenticata del diploma di scuola professionale, nonché diploma di abilitazione e di iscrizione all'Albo professionale, ove prevista dalle presenti norme o da altre disposizioni di legge e) copia del regolamento interno f) ricevuta comprovante l'avvenuto versamento della tassa prevista dalle vigenti disposizioni di legge.
Espletate le opportune verifiche e sopralluoghi, soprattutto in ordine all'acquisizione ed installazione delle attrezzature previste, nonché al perfezionamento delle procedure per l'acquisizione del personale, mediante gli uffici regionali e con la collaborazione dei servizi dell'USSL territorialmente competente, su proposta dell'Assessore regionale competente, il Presidente della Giunta regionale rilascia, entro 60 giorni dall'avvenuta conferma di allestimento da parte del titolare, il provvedimento definitivo di autorizzazione.
Qualora dopo il rilascio del provvedimento definitivo di autorizzazione venga trasferita - per atto fra vivi o per successione - la titolarità della struttura privata di diagnostica, il successore deve documentare alla Giunta regionale la propria iscrizione alla C.C.I.A.A, competente per territorio e deve comunicare il proprio codice fiscale.
Le persone giuridiche, che abbiano conseguito il provvedimento definitivo di autorizzazione, devono comunicare alla Giunta regionale le variazioni concernenti la persona del proprio legale rappresentante.
I titolari del provvedimento definitivo di autorizzazione devono altresì comunicare alla Giunta regionale la variazione della persona del direttore tecnico, documentando il possesso dei requisiti di cui all'arti 10 della presente legge.
Gli adempimenti di cui ai commi che precedono vanno compiuti entro il termine di 90 giorni dal verificarsi dei rispettivi eventi".
Il Consigliere Majorino ha presentato il seguente emendamento: al primo comma sostituire le parole "l'Assessore regionale competente" con le parole: "la Giunta regionale".
La parola all'Assessore Bajardi.



BAJARDI Sante, Assessore alla sanità

Ho già detto che si tratta di ordinaria amministrazione della vita di un Assessorato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Se ne è parlato nel corso della scorsa seduta a proposito di un'altra legge. L'Assessore non ha competenze esterne, mentre qui all'Assessore vengono conferiti poteri decisori.
E' chiaro che è una violazione dello Statuto, anche se non grave.
Si innesterà anche in questo caso un possibile contenzioso, perché quei laboratori privati che si sentiranno esclusi o nei confronti dei quali verrà preso un provvedimento che riterranno pregiudizievole, ricorreranno al TAR e si dirà che l'Assessore non ha competenza esterna.
Lo scopo del mio emendamento era quello di incanalare nella forma dello Statuto un adempimento, un atto legislativo.
Dopodiché decida il Consiglio.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta Viglione.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Colgo l'occasione per dire che una legge può assegnare determinate rilevanze in determinate materie all'interno della Giunta.



PRESIDENTE

Pongo in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 2 voti favorevoli, 23 contrari e 15 astensioni.
Pongo in votazione l'art. 14 nel testo originario.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 43 hanno risposto SI 25 Consiglieri si sono astenuti 18 Consiglieri L'art. 14 è approvato.
Art. 15 (Pubblicità) "La pubblicità deve essere contenuta entro i limiti della serietà professionale e della dignità tecnico-scientifica ed i relativi testi devono essere preventivamente autorizzati. A tal fine, su proposta dell'Assessore regionale competente, il Presidente della Giunta regionale sentito il Consiglio Regionale di Sanità e, transitoriamente, il Comitato regionale di cui al successivo art. 18, emana il relativo provvedimento entro 60 giorni dalla richiesta, trascorsi i quali l'autorizzazione si considera accordata.
Il testo deve contenere gli estremi dell'atto di autorizzazione".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 43 hanno risposto SI 25 Consiglieri si sono astenuti 18 Consiglieri L'arti 15 è approvato.
Art. 16 (Vigilanza e sanzioni) "Allo scopo di verificare la rispondenza dei requisiti e del funzionamento delle strutture alle disposizioni della presente legge e garantire il corretto espletamento dell'attività delle stesse, l'Assessore regionale competente, avvalendosi dei Servizi dell'USSL territorialmente competente, dispone periodiche ispezioni.
E' soggetto alla sanzione amministrativa del pagamento di una somma da L. 2.000.000 a L. 20.000.000 chiunque eserciti attività di laboratorio diagnostico senza l'autorizzazione prevista dall'art. 14 della presente legge.
E' soggetto alla sanzione amministrativa del pagamento di una somma da L. 1.000.000 a L. 10.000.000 chi, dopo avere ottenuto l'autorizzazione prevista dall'art. 14 della presente legge, modifichi la struttura, la funzionalità, le dotazioni ed ogni altra caratteristica del laboratorio diagnostico, oppure ne sospenda l'attività, senza giusta causa, per un periodo superiore a due mesi.
Qualsiasi forma di compartecipazione diretta o indiretta dei medici curanti agli utili derivanti da analisi eseguite in favore di propri pazienti inviati presso un laboratorio privato è soggetta alla sanzione amministrativa del pagamento di una somma da L. 1.000.000 a L. 10.000.000.
Alla medesima sanzione amministrativa è assoggettato il titolare del laboratorio privato e l'illecito viene comunicato ai competenti ordini professionali.
Ferme restando le sanzioni amministrative di cui ai tre commi che precedono da irrogarsi in conformità dei principi e delle procedure di cui alla legge 24/11/1981, n. 689, nei casi di particolare gravità, il Presidente della Giunta regionale può inoltre revocare - con provvedimento motivato - l'autorizzazione concessa ai sensi dell'art. 14 della presente legge".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 43 hanno risposto SI 25 Consiglieri si sono astenuti 18 Consiglieri L'art. 16 è approvato.
Art. 17 (Adeguamento dei requisiti) "Sulla base del volume di lavoro annualmente accertato per ogni singola struttura con i criteri dell'allegato 6, sentito il Consiglio Regionale di Sanità e, transitoriamente, il Comitato di cui al successivo art. 18 e di concerto con l'USSL territorialmente competente, l'Assessore regionale competente dispone, per i laboratori per i quali ciò si renda necessario l'adeguamento delle dotazioni di personale e di attrezzature e locali rispetto a quelle minime iniziali di cui agli artt. 9, 11, 12 della presente legge, fissando un congruo tempo, trascorso inutilmente il quale su proposta dell'Assessore regionale competente, il Presidente della Giunta regionale procede alla revoca dell'autorizzazione".
Sono stati presentati i seguenti emendamenti: 1) dall'Assessore Bajardi: sostituire la frase "fissando un congruo tempo" con la seguente dizione: "fissando un termine in aderenza alle disposizioni di cui all'art.
18, commi secondo e quarto, del D.P.C.M. 10/2/1984" 2) dal Consigliere Majorino: al primo comma sostituire le parole "l'Assessore regionale competente" con le parole: "la Giunta regionale".
La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

L'Assessore Bajardi nell'illustrare l'emendamento aveva rilevato che questo emendamento assorbiva quello che ho presentato sull'art. 19. Non riesco a comprendere la ragione. L'art. 17 ha come titolo "Adeguamento dei requisiti" e prevede che con la legge a regime, sulla base del volume di lavoro annualmente accertato, l'Assessore dispone per i laboratori per i quali ciò si rende necessario, fissando un congruo termine, che è l'oggetto dell'emendamento della Giunta per l'adeguamento delle dotazioni di personale.
L'adeguamento di requisiti ed il richiamo al decreto ministeriale del 10/2/1984 riguarda il normale regime della legge. L'emendamento che ho proposto riguarda invece i laboratori che sono già in attività di base alle vecchie autorizzazioni, per i quali, in conformità del decreto del 10/2/1984, si prolunga il termine per adeguarsi che la legge fissava in due anni. Il decreto ne prevede esplicitamente cinque per le strutture e tre per il personale.
Sono due oggetti diversi della normativa.



BAJARDI Sante, Assessore alla sanità

Chiedo di esaminare quest'emendamento nel pomeriggio.



PRESIDENTE

D'accordo.
Sospendiamo qui i lavori che riprenderanno nel pomeriggio alle ore 15.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13,20)



< torna indietro