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Dettaglio seduta n.243 del 17/05/84 - Legislatura n. III - Sedute dal 9 giugno 1980 al 11 maggio 1985

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Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PETRINI


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

La seduta è aperta. Punto primo all'ordine del giorno: "Approvazione verbali precedenti sedute".
I processi verbali dell'adunanza consiliare del 17 aprile 1984 sono stati distribuiti ai Consiglieri prima dell'inizio della seduta odierna. Se non vi sono osservazioni i processi verbali si intendono approvati.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Interrogazione dei Consiglieri Marchini, Gerini, Turbiglio, inerente la discarica SPAIC di Villanova d'Asti


PRESIDENTE

Punto secondo all'ordine del giorno: interrogazioni e interpellanze.
Esaminiamo l'interrogazione dei Consiglieri Marchini, Gerini, Turbiglio inerente la discarica SPAIC di Villanova d'Asti. Risponde l'Assessore Calsolaro.



CALSOLARO Corrado, Assessore agli scarichi industriali

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, la Giunta regionale, in data 17.11.1983 ha rilasciato alla ditta SPAIC l'autorizzazione all'installazione ed alla gestione di una discarica in Comune di Villanova d'Asti.
Informo i Consiglieri interroganti, in particolare il Consigliere Gerini presente, che su questa discarica erano già state presentate altre interrogazioni alle quali avevo risposto.
Tale autorizzazione provvisoria è stata rilasciata, nel rispetto delle disposizioni contenute nell'art. 31 del D.P.R. 915/1982.
La Giunta non ha per ora ritenuto di rilasciare autorizzazioni definitive ai sensi dell'art. 6, lettera d) dello stesso D.P.R. 915/82 in quanto ritiene che l'applicazione di tale normativa sia subordinata all'attuazione degli altri punti dell'articolo in oggetto ed in particolare di quelli contenuti nelle lettere a), b) e f) (a) piani di organizzazione dei servizi di smaltimento dei rifiuti; b) l'individuazione delle zone idonee in cui realizzare gli impianti di trattamento e stoccaggio; f) emanazione delle norme integrative), cosa che la Regione può fare solamente dopo l'emanazione dei criteri generali da parte dello Stato così come stabilito dall'art. 33.
Queste norme avrebbero dovuto essere emanate dallo Stato entro il 31 dicembre 1983, ma non sono state ancora emanate. Si è pertanto dato corso all'applicazione del D.P.R. in questione adottando le disposizioni transitorie.
Per quanto concerne il controllo, gli Enti preposti (Provincia, USL) si sono da tempo attivati in questa prima fase di realizzazione dell'impianto di Villanova d'Asti, effettuando numerosi sopralluoghi. Si è in attesa di conoscere le determinazioni finali in base alle quali la Provincia dovrà indicare gli eventuali provvedimenti da adottare.
Per quanto concerne il contrasto fra le varie indagini geologiche e le previsioni progettuali sono emerse due conclusioni: che non è stata riscontrata inidoneità dell'area per quanto concerne la localizzazione di una discarica e che esistono perplessità sulla capacità di impermeabilità dei suoli nella misura indicata dal geologo di parte. Necessitano pertanto ulteriori accertamenti per una più esatta definizione. L'impermeabilità della discarica si può comunque ottenere con l'utilizzo di materiali impermeabilizzanti di origine naturale o artificiale. Dall'indagine sui pozzi esistenti è comunque emerso che nessuno di questi ha acqua con caratteristiche di potabilità.
La Giunta adotterà comunque i provvedimenti necessari a garantire l'osservanza dei principi stabiliti dal D.P.R. 915, mentre gli organi di controllo, in ottemperanza allo stesso D.P.R., verificheranno che le ditte autorizzate rispettino quanto ad esse prescritto.



PRESIDENTE

Gli interroganti intendono replicare? Ha chiesto di intervenire il Consigliere Gerini. Ne ha facoltà.



GERINI Armando

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, ringrazio l'Assessore Calsolaro per la risposta pregando poi di farmela pervenire.
Vorrei fare presente che per la concessione del Comune (art. 56 della legge 77) all'apertura di nuove discariche "da ubicare il più lontano possibile dalle abitazioni", ci troviamo qui di fronte ad un caso molto strano. Villanova si trova, rispetto a questa eventuale ubicazione della discarica, abbastanza lontano come comunità, però devo altresì fare presente che la discarica sorgerebbe assai vicina alle comunità di due comuni confinanti (Dusino San Michele e Valfenera).
Ecco perché il Consiglio comunale di Valfenera si è riunito appositamente e con una deliberazione del 7.2.1984 ha chiesto a tutte le autorità competenti (Regione, Provincia, Comuni viciniori), che questa concessione non venga mai adottata in quanto, in forza di un'indagine operata dal Laboratorio della U.S.S.L. n. 78, emerge che "al fondo della buca si nota uno strato di acqua che probabilmente è in collegamento con una falda acquifera".
"Esiste quindi - dice sempre il Direttore del Laboratorio - la possibilità reale di inquinamento anche se per verificarla bisognerebbe conoscere la stratigrafia del terreno con la presenza di strati non impermeabili" e, a questo, in parte l'Assessore ha risposto.
Il controllo effettuato in alcuni pozzi circostanti dimostra in genere un inquinamento di tipo batteriologico. In data 12 aprile è stato convocato il Consiglio comprensoriale, dove tutti i partiti all'unanimità hanno deliberato che siano adottate tutte le misure per impedire il proseguimento dei lavori della discarica.
Il problema perciò è interessante ed importante: non attiene solo alla Comunità di Villanova che, per un certo verso, avrebbe ottemperato ai disposti collocando questa discarica ai confini del suo Comune, ma - guarda caso, se non è zuppa è pan bagnato - inerisce e colpisce le popolazioni di due Comuni viciniori quali sono quelli di Dusino San Michele e di Valfenera che si trovano la discarica sull'uscio di casa.
Perciò alla luce della deliberazione del Comune di Valfenera, alla luce dell'ordine del giorno votato dal Consiglio Comprensoriale all'unanimità di tutti i partiti, alla luce della relazione del Direttore dell'Unità Sanitaria Locale n. 78 dove paventa pericoli per l'installazione di questa discarica, chiedo all'Assessore di farsi parte diligente acché gli studi vengano fatti nel modo più accurato e di vagliare il tutto prima di dare in base al D.P.R. 915, l'autorizzazione definitiva.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Interrogazione dei Consiglieri Sartoria, Genovese, Martinetti, Nerviani Picco e Ratti, inerente depositi di vecchie auto e rottami lungo le strade del Piemonte


PRESIDENTE

Interrogazione dei Consiglieri Sartoris, Genovese, Martinetti Nerviani, Picco e Ratti inerente depositi di vecchie auto e rottami lungo le strade del Piemonte.
La parola all'Assessore Calsolaro.



CALSOLARO Corrado, Assessore allo smaltimento rifiuti solidi

I veicoli a motore, i rimorchi e simili fuori uso e loro parti, sono considerati rifiuti speciali ai sensi del quarto comma n. 3, dell'art. 2 del D.P.R. 915/82; in quanto tali il loro smaltimento deve essere autorizzato dalla Regione.
La Regione sta attualmente procedendo al rilascio delle prescritte autorizzazioni contenenti le prescrizioni atte a garantire la corretta gestione degli impianti.
Il rispetto delle prescrizioni, a sua volta deve essere verificato dagli Enti preposti al controllo, come previsto dall'art. 7.
Occorre aggiungere che nel caso in cui i centri di raccolta siano realizzati e gestiti da soggetti diversi dai Comuni e dai Consorzi, è necessaria una apposita licenza comunale. La licenza deve contenere, ai sensi dell'art. 15 del D.P.R. 915, una serie di prescrizioni, compreso il tempo massimo di detenzione per l'avvio alla demolizione o alla rottamazione, e ciò ai fini di una sollecita riutilizzazione.
La situazione potrà migliorare soltanto in base all'applicazione dell'art. 15 nel quale si stabilisce che i veicoli devono essere consegnati ad appositi centri di raccolta e che la scelta delle aree deve essere effettuata dalla Regione nei suoi piani di smaltimento dei rifiuti.
Aggiungo infine che l'art. 9 del D.P.R. 915 sancisce il divieto di abbandono, di scarico e di deposito incontrollato di rifiuti in aree pubbliche e private soggette ad uso pubblico, prescrivendo che il Sindaco provveda a far sgomberare dette aree in danno dei soggetti obbligati.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Sartoris.



SARTORIS Riccardo

Prendiamo atto della dichiarazione dell'Assessore, pur non ritenendoci soddisfatti della risposta. Pensavamo infatti che la Giunta regionale avesse in atto un atteggiamento tendente con una certa rapidità ad impedire la formazione di centri di raccolta circa i quali dubitiamo abbiano la specifica autorizzazione.
La nostra interrogazione però era rivolta anche a richiamare l'attenzione sulla necessità di stabilire accorgimenti particolari per questi centri di raccolta, poiché questi sorgono soprattutto lungo le strade.
Tali accorgimenti dovrebbero permettere di mascherarne l'esistenza rispetto a chi percorre queste strade, perché da un punto di vista estetico la nostra Regione non fa una bella figura; infatti sono ormai numerosissimi questi centri di raccolta e in posizione non del tutto accoglibile da chi percorre le strade del Piemonte.


Argomento: Problemi energetici

Interpellanza del Consigliere Valeri, inerente l'insediamento di centrali nucleari


PRESIDENTE

Interpellanza del Consigliere Valeri, inerente l'insediamento di centrali nucleari.
Risponde l'Assessore Calsolaro.



CALSOLARO Corrado, Assessore all'energia

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, l'interpellanza presentata dal Consigliere Valeri ripropone praticamente il testo della lettera del 5 aprile scorso del Sindaco di Trino.
A questa lettera ho già risposto con una mia del 2 maggio successivo pubblicata sui giornali locali interessati. La stessa lettera ha formato oggetto di discussione durante la seduta della riunione congiunta Regione Università e Politecnico di Torino tenutasi a Trino l'8 maggio scorso.
Preciso che tutti i documenti ricevuti dall'Enel sono stati tempestivamente inviati a tutti i membri del Comitato di coordinamento dell'area Po 1 e dell'area Po 2. Lo stesso è avvenuto per la prima relazione degli Atenei torinesi. Questa relazione è stata successivamente presentata in due distinte riunioni tenutesi nelle aree Po 1 e Po 2.
Le due aree sono state invitate a scegliersi un proprio esperto per l'informazione che potesse partecipare alle riunioni del Comitato consultivo regionale per l'informazione, così come era stato proposto dal Consigliere Carletto in una passata riunione del Comitato misto Regione Enel, Enea.
I rappresentanti delle due aree potranno così farsi portavoce delle esigenze di informazione provenienti dalle Comunità locali.
Le competenze di cui alle leggi 393/75 e 8/83 appartengono esclusivamente alla Regione e ai Comuni interessati. Si tratta, ovviamente di competenze non delegabili in quanto rigorosamente determinate dalla legge.
Ciò non significa che la Regione non possa assumere, anche in concorso con gli altri Enti locali, iniziative dirette ad una più diffusa informazione sulle problematiche connesse alla localizzazione della centrale elettro-nucleare, atteso che la prevista localizzazione è un fatto che coinvolge lo sviluppo sociale ed economico dell'intera collettività regionale, e non soltanto i Comuni sede dell'impianto.
In questo senso la collaborazione offerta dalla Provincia di Vercelli che non tocca le competenze istituzionali di cui alle leggi 393/75 e 8/83 non può che essere positivamente accolta dalla Regione.



PRESIDENTE

L'interrogante intende replicare? Il Consigliere Valeri ne ha facoltà.



VALERI Gilberto

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, ringrazio l'Assessore per la seppur sintetica risposta.
La risposta che egli ha dato per iscritto sui giornali al Sindaco di Trino è stata molto più esauriente ed esplicativa.
E' comunque importante constatare che questa differente interpretazione si sia sanata nel modo più corretto, con l'affermazione da parte dell'Assessore che le competenze istituzionali previste dalle leggi riguardano la Regione e i Comuni e nessun altro soggetto istituzionale.
Sotto questo profilo va altresì rilevato che i soggetti istituzionalmente competenti (in questo caso i Comuni interessati) non debbono essere esclusi dalla fase anche preliminare di elaborazione delle proposte che li riguardano.
Ciò vale non soltanto per quanto concerne il campo importante dell'informazione, ma anche quello riguardante gli effetti di ricaduta economica di un insediamento nucleare. Pure a questo riguardo le competenze sono della Regione e dei Comuni e non di altri Enti quali le Province benché sia ovvio, a mio giudizio che la ricaduta economica non venga considerato unicamente all'interno dell'area direttamente interessata all'insediamento elettronucleare.
Forse in mattinata l'Assessore Rivalta risponderà a un'altra interrogazione presentata dal sottoscritto, dal Consigliere Ariotti riferita ai Piani dei Comprensori interessati al possibile insediamento della centrale. Ci pare infatti importante che l'attenzione debba essere posta alle sedi in cui i processi economici attuali e futuri vengono pensati, indagati, e rispetto ai quali vengono formulate delle proposte.
A nostro avviso infatti i Piani Comprensoriali sono la sede più opportuna in cui tutti i soggetti, e non solo quelli dell'area ristretta possono concorrere attivamente e senza più conflitti di competenze all'esame dei problemi sottesi alla materia in questione.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti idrici

Interpellanza dei Consiglieri Avondo e Ferro sulle opere di depurazione


PRESIDENTE

Interpellanza dei Consiglieri Avondo e Ferro sulle opere di depurazione.
La parola all'Assessore Calsolaro.



CALSOLARO Corrado, Assessore all'uso e risanamento delle acque

L'interpellanza dei Consiglieri Avondo e Ferro si articola in cinque punti, ai quali darò specifiche risposte.
Al punto primo, si chiede a quanto ammontino le risorse investite dalla Regione Piemonte in questi anni nel campo della depurazione e del risanamento delle acque.
Dal 1975 (anno di nascita del primo piano settoriale regionale) ad oggi sono stati impegnati ed in massima parte spesi i seguenti importi: a) Contributi in c/ capitale (fondi regionali) per un totale di L.
49.162.000.000. L'importo rappresenta l'80 % dell'investimento, in quanto il 20 % é a carico dell'Ente beneficiario. Ne deriva quindi un investimento di L. 61.452.500.000.
b) Contributi in annualità (a totale carico della Regione Piemonte) per l'ammodernamento di mutui accesi con la Cassa DD.PP. L'impegno a tutt'oggi ammonta a complessive L. 9.700.000.000 corrispondenti ad un investimento complessivo di L. 102.000.000.000.
c) Contributi dello Stato (ex legge. 650/1979) per un totale di L.
197.389.000.000.
d) Legge 7.8.1982 n. 526, art. 56: F.I.O. 1982. Sono stati finanziati due progetti per un totale di L. 64.800.000.000 (Consorzio Po-Sangone: L.
53.200.000.000 - Consorzio Valle Scrivia: L. 11.600.000.000).
e) Legge 26.4.1983, art. 21: F.I.O. 1983. Sono stati finanziati due progetti per un totale di L. 36.000.000.000 (Consorzio Bassa Valsesia: L.
16.000.000.000 - Consorzio Alba-Nord: L. 20.000.000.000).
Ne deriva un totale complessivo di investimento, dal 1975 ad oggi, pari a L. 461.641.500.000.
Al punto secondo, si chiede quanti siano gli impianti di depurazione funzionanti in Piemonte. Ad oggi gli impianti "significativi" che funzionano con risultati positivi, sono: 1) l'impianto del Consorzio Po-Sangone (primo modulo - per 300.000.000 mc/giorno), in funzione dal 2.4.1984 2) l'impianto del Consorzio Collegnogrugliasco e Rivoli, in funzione dal 1981 3) l'impianto del Consorzio Alpignanopianezza e Rivoli, in funzione dal 1982 4) l'impianto di depurazione del Consorzio di Belgirate, Lesa e Meina esteso recentemente al Comune di Stresa, in fase di collegamento 5) il primo modulo dell'impianto di Vercelli 6) l'impianto di Cassano e di Novi Ligure del Bacino dello Scrivia 7) l'impianto del Consorzio di Pisano-Colazza-Meina 8) l'impianto di Lagna del Consorzio cui fanno capo il Comune di Omegna; in difficoltà per gli scarichi abusivi industriali della miriade di rubinetterie.
Sono in fase di "prova in bianco" con entrata in esercizio entro poche settimane: 9) l'impianto di Arona, Domelletto, Castelletto, Borgoticino 10) l'impianto del Consorzio facente capo a Cannobio 11) l'impianto del Consorzio di Gravellona Toce e Casale Corte Cerro 12) l'impianto della città di Novara 13) l'impianto della città di Borgomanero 14) l'impianto del Consorzio di Galliate, Cerano, Romentino e Trecate 15) l'impianto di Cuneo 16) l'impianto di Casale Monferrato.
Sono in fase di completamento: 17) il secondo modulo del Consorzio Po-Sangone 18) l'impianto di Alessandria 19) l'impianto del Consorzio di Ivrea, Burolo, Chiaverano e Cascinette 20) l'impianto sul Lago di Viverone 21) l'impianto del Consorzio facente capo a Gozzano.
Al punto terzo, si chiede quali siano le cause più frequenti dei ritardi, passati e presenti, nel completamento delle opere e del loro difficile funzionamento.
Fra le cause principali del ritardo si possono citare per alcuni casi la scarsa determinazione delle Amministrazioni locali interessati e la mancanza di nuove disponibilità finanziarie.
La scarsa determinazione delle amministrazioni periferiche incide anche sull'obiettiva difficoltà di gestire queste opere.
Nel "Piano di sviluppo" si prevede di organizzare meglio le strutture intendendosi creare, in ambiti territoriali facilmente individuabili servizi tecnico-amministrativi in grado di gestire unitariamente più impianti, con professionalità specifiche da crearsi eventualmente anche con "corsi di addestramento".
Al quarto punto, si chiede a quanto ammontino, in linea generale, le risorse necessarie per il completamento delle opere in cantiere.
Con riferimento alle opere avviate per lotti esecutivi, la necessità finanziaria nel prossimo triennio, ammonterebbe almeno a 100 miliardi escludendo a priori opere di particolare rilevanza e di particolari impegni finanziari quali il terzo modulo del Consorzio Po-Sangone, le opere del Co.R.D.A.R. Biellese che, da sole superano abbondantemente i 100 miliardi.
Al punto quinto, si chiede a quanto ammontino le risorse utilizzate per revisione prezzi e per modifiche in corso d'opera degli impianti in cantiere.
La risposta al quesito è molto complessa in quanto ogni progetto ha avuto un suo iter per la realizzazione e particolare tempi per l'ultimazione delle opere.
Sul complesso delle risorse investite si può valutare un'incidenza della revisione prezzi e delle variazioni in corso d'opera di circa il 40/50, significando con ciò che vi sono opere realizzate a costo preventivato ed altre opere variate e con relativa revisione prezzi anche dell'ordine del 100 per cento.
In merito agli impianti di depurazione si può stimare il costo per abitante equivalente, per un progetto partito nel 1978, a circa 50.000/60.000 Lire ed ultimato nel 1983/1984 a costi medi valutabili attorno alle 100.000 Lire/abitante equivalente.
Ogni maggiore dettaglio, anche specifico, è verificabile sulle schede dello "Stato di attuazione" (riferito al settembre 1983) trasmesso in questi giorni, in più copie, alla VII Commissione consiliare.



PRESIDENTE

Gli interroganti intendono replicare? Ha chiesto di intervenire il Consigliere Avondo. Ne ha facoltà.



AVONDO Giampiero

Ringraziamo l'Assessore per l'esauriente risposta fornitaci, della quale chiediamo copia.
Ritengo questo sia un fatto importante per il Consiglio, in quanto si viene a conoscenza per la prima volta, almeno per quanto mi riguarda, dello sforzo compiuto dalla Regione in questa direzione.
L'interpellanza era complessa, per cui mi rendo conto delle difficoltà incontrate dall'Assessorato per esplicitare la serie dei dati richiesti.
Un elemento importante dal punto di vista politico riguarda la volontà dichiarata in questa sede dall'Assessore di procedere verso l'aggregazione di impianti a livello di più Comuni, di un bacino, per quanto riguarda la gestione. Questo per dare modo a quegli impianti che sono già funzionanti di funzionare davvero e in particolare mi riferisco al depuratore di Omegna. Immagini che il rischio che si correrebbe nel momento in cui entreranno in funzione gli altri depuratori, sarà quello di una rincorsa ad un personale non altamente qualificato da parte dei singoli Consorzi, con una conseguente perdita di tempo.
La proposta avanzata dall'Assessore, quindi, mi pare sia degna di considerazione, pertanto sollecitiamo la Giunta e per essa l'Assessore a procedere in questa direzione per giungere al concreto funzionamento degli impianti.


Argomento: Organizzazione turistica - Strutture ricettive (albergh., extra-albergh., campeggi e villaggi, classif., vincolo) e strutture e impianti turist.

Interrogazione del Consigliere Villa, inerente la legge 217 del 17.5.1983. Assegnazione di fondi per provvidenze turistiche


PRESIDENTE

Interrogazione del Consigliere Villa, inerente la legge 217 del 17.5.1983. Assegnazione di fondi per provvidenze turistiche.
La parola all'Assessore Mignone.



MIGNONE Andrea, Assessore al turismo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri. In riferimento all'interrogazione del Consigliere Villa del 14 marzo scorso, con la quale si chiede quali siano state le iniziative della Giunta regionale in merito all'attuazione di quella parte della legge quadro sul turismo n. 217 in merito alle norme finanziarie per l'incentivazione delle strutture ricettive, comunico che la Giunta regionale in data 1.3.1984 ha approvato il d.d.l. "Interventi per lo sviluppo dell'offerta turistica" che, con alcune modifiche, rifinanzia la Legge regionale n. 56 del 31.8.1979, già rifinanziata con la legge 12.8.1981 n. 28, "Provvedimenti per l'incentivazione turistico-ricettiva".
In tale disegno di legge, oltre agli interventi generali per la costruzione e il miglioramento delle strutture ricettive (alberghi campeggi, villaggi turistici, strutture per il turismo sociale, ecc.) e per gli esercizi della ristorazione in zona turistica, interventi particolari si prevedono per: la costruzione e il miglioramento di strutture ed impianti complementari all'attività turistica (compresi gli impianti sportivi e ricreativi e gli impianti termali e idropinici) soprattutto se realizzati da Enti pubblici o società a prevalente capitale pubblico le iniziative per il potenziamento dell'agriturismo secondo gli indirizzi del programma di settore predisposto a suo tempo dalla Regione le iniziative consortili e di cooperazione il miglioramento degli impianti fissi delle strutture ricettive con particolare riferimento agli interventi diretti ad adeguare le strutture ai requisiti minimi previsti dalle norme di classificazione e di migliorarne la funzionalità, per caratteristiche igienico-sanitarie e la sicurezza.
Per favorire l'accesso al credito di soggetti che non siano in grado di prestare agli Istituti mutuanti adeguate garanzie (soprattutto cooperative e imprenditori provvisti di professionalità specifica ma non di adeguati beni patrimoniali) si prevede la possibilità che la Regione conceda una garanzia fidejussoria, venendo così a sciogliere un nodo che ha impedito il decollo di alcune iniziative, penalizzando finora la forza lavoro a vantaggio del capitale.
Altra modifica è stata introdotta per quanto riguarda la non cumulabilità dei finanziamenti pubblici: tale cumulabilità potrà anche essere consentita qualora si riscontri l'opportunità di garantire la realizzazione delle iniziative anche con l'integrazione degli interventi pubblici (tipico il caso di opere comunali realizzate con l'intervento della Regione e della Comunità Montana in modo combinato).
La spesa derivante dall'attuazione del presente disegno di legge graverà sui bilanci 1984/85 e sui bilanci successivi per quanto riguarda le annualità di contributi in relazione a mutui.
Le spese in conto capitale saranno finanziate con i fondi assegnati alla Regione dalla Legge 217/83 (legge quadro sul turismo) previsti in complessive Lire 14.661.138.000 (di cui 8 miliardi e 400 milioni per gli anni 1983/1984).
Debbo peraltro precisare che la quota parte, prevista dal bilancio dello Stato per il 1983, non è stata a tutt'oggi ancora assegnata alla Regione Piemonte anche se è stata determinata nella sua entità di 2 miliardi e 440 milioni. Per quanto riguarda la quota relativa all'anno 1984 abbiamo ora notizia certa del riparto spettante alla Regione Piemonte, ma anche di questo ovviamente non vi è stato ancora l'accredito alla Regione Piemonte, comunque vi è la certezza della quota parte che a noi compete. In base a queste stime presuntive di introito noi abbiamo predisposto la norma finanziaria del disegno di legge.
Le spese in conto interessi su mutui previste in L. 1.500.000.000 per 15 annualità e quelle per la prestazione della garanzia fidejussoria saranno invece finanziate dalla Regione con fondi propri nel rispetto della norma che dice che devono essere fondi integrativi di quelli regionali.
Ovviamente la Regione interviene poi con fondi propri anche per una serie di altre attività che riguardano più in generale il tema del turismo. Far comunque avere al Consigliere Villa la copia di questo pro-memoria.



PRESIDENTE

L'interrogante intende replicare? Ne ha facoltà.



VILLA Antonino

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, ringrazio l'Assessore delle delucidazioni date e per il pro-memoria scritto che mi farà avere.
L'unico scopo della nostra interrogazione era quello di sollecitare un iter veloce per non permettere che scatti il dispositivo di legge che priverebbe il Piemonte di questi introiti.


Argomento: Urbanistica (piani territoriali, piani di recupero, centri storici

Interrogazione del Consigliere Bergoglio inerente i volumi "Progetti per la pianificazione delle risorse idriche del territorio regionale piemontese"


PRESIDENTE

Interrogazione del Consigliere Bergoglio inerente i volumi "Progetti per la pianificazione delle risorse idriche del territorio regionale piemontese".
Risponde l'Assessore Calsolaro.



CALSOLARO Corrado, Assessore all'urbanistica

Come ho già detto nella risposta all'interrogazione presentata a suo tempo dal Consigliere Marchini sullo stesso argomento, non risulta che sia stata presentata denuncia agli organi competenti allorché venne accertata la sparizione dei 9.000 volumi.
La denuncia è stata presentata da me pochi giorni dopo la mia nomina ad Assessore, subito dopo aver appreso la notizia della sparizione dei volumi.
La stampa dei volumi fu affidata, con deliberazione della Giunta regionale in data 23 ottobre 1979 alla ditta Rotostampa, con sede in Torino, Corso Tazzoli 158. Per l'esecuzione del lavoro fu stipulata, in data 7 marzo 1980, una convenzione tra la Regione e la ditta Rotostampa.
Il lavoro non fu però totalmente eseguito dalla ditta Rotostampa, in quanto il volume che costituiva l'Atlante delle carte tematiche" fu stampato dalla ditta "L'Artistica" di Savigliano. A quanto è stato riferito all'ufficio del Capo servizio per l'uso delle acque, ora in pensione, la ditta Rotostampa ebbe ad informare di questo fatto la direzione del progetto che concordò nel fare eseguire la stampa del solo Atlante ad altra ditta (e cioè all'Artistica di Savigliano) in quanto questa garantiva una migliore qualità grafica, fermo restando l'impegno finanziario previsto.
Per quanto si riferisce all'assicurazione, la situazione è la seguente: 1) Di norma i locali regionali vengono assicurati con polizze incendio e globale fabbricati, mentre la polizza furto è stipulata solo su richiesta dei servizi interessati, in relazione agli eventuali beni presenti nell'immobile.
2) Nel caso dei volumi in argomento non è stata stipulata alcuna polizza furti, anche perché detti volumi venivano distribuiti gratuitamente e pertanto sarebbero dovuti rimanere in deposito solo per un periodo di tempo limitato.
3) Nonostante ciò, è stata fatta comunque denuncia all'Assicurazione Inassital dal Presidente della Giunta regionale in data 28 agosto 1983.
Ovviamente la società di assicurazione non intende riconoscere alcun risarcimento.
Per quanto attiene alla eventualità di un'indagine conoscitiva, di cui all'art. 18 del regolamento del Consiglio regionale, si tratta di materia di competenza del Consiglio regionale, e di iniziativa delle singole Commissioni consiliari o dei singoli Consiglieri.
La collega Bergoglio deve pertanto rivolgere la sua istanza al Presidente del Consiglio regionale. Per quanto mi riguarda non ho nulla da apporre all'eventuale avvio dell'indagine, anche perché - se la collega Bergoglio mi consente - sono stato io che, con la denuncia all'autorità di polizia giudiziaria, ho dato l'avvio alla procedura penale in corso e che comunque - sia ben chiaro - riguarda fatti avvenuti otto mesi prima della mia nomina alla carica di Assessore regionale all'ambiente.



PRESIDENTE

L'interrogante intende replicare? Ne ha facoltà.



BERGOGLIO Emilia

Il motivo per cui presentai questa interrogazione che faceva seguito a quella del collega Marchini era nel fatto che la risposta in allora data al Capogruppo liberale mi era parsa incompleta in alcune parti, forse non esplicitamente richieste nell'interrogazione stessa.
Nell'interrogazione successiva da me presentata v'erano richieste precise in merito alla procedura di affidamento della stampa dei volumi e alla situazione, a mio avviso, anomala che si era verificata quando, non trovando più nel magazzino questi volumi, nessuno si sia preoccupato di questo e che un accertamento dei fatti, seppur minimo, fosse quanto meno opportuno farlo.
Di fronte ad un fatto di questo genere, i Consiglieri regionali devono preoccuparsi dell'atteggiamento quanto meno strano, temuto dall'Assessorato in questa vicenda. Pertanto, quando nell'interrogazione mi riferivo ad un'indagine o ad una verifica o comunque ad un accertamento preciso della vicenda - ora non ricordo esattamente i termini nei quali era stata posta la domanda - non intendevo tanto sollevare la richiesta di un'indagine consiliare su un tema tutto sommato circoscritto, quanto rilevare l'opportunità che si effettuasse l'accertamento di un fatto così strano.
Che qualcuno sottragga del materiale da magazzini regionali è grave, ma ci può succedere, ma che nessuno di preoccupi di denunciarlo è un'omissione quanto meno di diligenza da parte degli uffici competenti.
Ma c'è un altro fatto che mi lascia perplessa. Le procedure di acquisto da parte dell'ente pubblico sono regolamentate per norma precisa di legge e quando c'è l'affidamento anche a trattativa privata ad una ditta l'eventuale cambio di una parte dell'affidamento ad altra ditta dovrebbe essere affidato dalla Regione stessa con un aggiornamento, un'integrazione una nuova deliberazione. In questo caso, la Regione ha effettuato una deliberazione e stipulato un contratto con una ditta che si è impegnata per un determinato lavoro che in seguito è stato materialmente ritirato (ci sono bolle di accompagnamento e fatture che io ho personalmente verificato e fotocopiato). Ebbene, una ditta diversa da quella con la quale era stato stipulato il contratto, "L'Artistica" di Savigliano, è stata pagata dalla Regione, senza che risulti nessun atto formale di affidamento a questa ditta di un qualsiasi lavoro. Io mi domando che tipo di procedura è mai questa? Secondo me, è una procedura illegittima dal punto di vista amministrativo per quanto riguarda le procedure regionali di affidamento: con una delibera è stato affidato un lavoro ad una ditta, ma la fattura viene pagata ad un'altra, senza che ci sia stata una modifica dell'affidamento del contratto. Desidererei davvero che su queste cose si facesse chiarezza, perché qui non siamo al livello di una famiglia, dove succede che la massaia entra in un negozio e si fa mettere un chilo di patate sul peso, ma poi accorgendosi che nel negozio accanto le patate costano un po' meno, oppure hanno lo stesso prezzo, ma la proprietaria è più simpatica, abbandona il pacchetto sul peso di quel negozio ed entra nell'altro.
Noi ci troviamo in una situazione ben diversa, dove occorre rispettare procedure precise. Ritengo che effettuando il pagamento di fatture, senza che esistano atti formali di affidamento del lavoro, ad una ditta particolare, si commettano degli illeciti amministrativi o comunque vengano seguite delle procedure non corrette. Non intendo dire di più, perch obiettivamente non mi risulta altro, ma la risposta dell'Assessore, laddove si riferisce alle intese prese con la Direzione Progetto, la quale è stata informata ed è concorde nel fare eseguire il lavoro ad un'altra ditta, non è accettabile. In un ente pubblico, dove sono in vigore determinate procedure, questo tipo di intesa si deve tradurre in documenti ufficiali formali, approvati dagli organi competenti, nel caso la Giunta, e non possono essere risolti da intese con qualcuno non meglio identificato o a livello di ufficio o a livello di Direzione del progetto.
La risposta dell'Assessore, quindi, non può lasciarci soddisfatti e non fuga le preoccupazioni che noi abbiamo sul funzionamento in questo caso anomalo della macchina regionale.
Quanto poi al fatto che un magazzino regionale non sia assicurato contro i furti e che il Presidente della Giunta chieda all'assicurazione se questa è gentilmente disposta a risarcire i danni per un furto sul quale non è prevista la forma di assicurazione, mi si esima da commenti.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione del Consigliere Cernetti, inerente i licenziamenti alla Ditta Italpac di Biandrate


PRESIDENTE

Interrogazione del Consigliere Cernetti, inerente i licenziamenti alla Ditta Italpac di Biandrate.
Risponde l'Assessore Tapparo.



TAPPARO Giancarlo, Assessore al lavoro

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, la Italpac è una azienda che ha sede a Milano: uno dei suoi stabilimenti è a Biandrate e produce imballaggi in polpa per il settore commercio.
Questa azienda ha richiesto lo stato di crisi il 21 marzo 1983. Il suo organico era costituito da 123 dipendenti, di cui 89 operaie e 34 operai.
La Regione Piemonte non è stata coinvolta in questa vicenda, in quanto gli accordi sindacali sono stati sottoscritti a Milano da parte delle organizzazioni sindacali essendo questa una società sostanzialmente operante nel capoluogo lombardo.
Credo che sia opportuna la sensibilizzazione della signora Cernetti a questa vicenda che tra l'altro presenta elementi di drammaticità in quanto si è arrivati alla scadenza della proroga della cassa integrazione il 19 del mese scorso e quindi sia per vagliare le reali prospettive dell'azienda, sia per poter verificare un eventuale nuovo assetto proprietario con l'ingresso di un partner nuovo abbiamo convocato la Italpac in Assessorato per la prossima settimana.
In tale sede verificheremo le prospettive produttive, le prospettive dei nuovi assetti, e prenderemo anche in considerazione i problemi della cassa integrazione di questi lavoratori.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere signora Cernetti per la replica. Ne ha facoltà.



CERNETTI Elettra

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, ringrazio l'Assessore per la risposta sollecita e per l'interessamento dimostrato pregandolo di porre particolare attenzione a questa azienda e alla situazione Occupazionale del basso novarese che purtroppo sta dando segni di crisi sempre più preoccupanti.
Sottolineo ancora una volta la grave crisi dell'occupazione femminile peggiorata per l'ulteriore chiusura di stabilimenti tecnici e di stabilimenti di abbigliamento.
Pregherei inoltre l'Assessore di tenermi informata degli incontri specifici onde poter presenziare e seguire da vicino tutta la vicenda.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione del Consigliere Montefalchesi, inerente lo stabilimento Resem di Villadossola


PRESIDENTE

Interrogazione del Consigliere Montefalchesi, inerente lo stabilimento Resem di Villadossola.
La parola all'Assessore Tapparo.



TAPPARO Giancarlo, Assessore al lavoro

La Resem di Villadossola è un'azienda della holding Montedison che produceva carburo di calcio (utilizzato nella defosforazione dei processi degli altiforni).
Sia la crisi del settore siderurgico, sia le importazioni, soprattutto dai Paesi dell'Est, hanno creato problemi alla produzione di questo stabilimento, creando le condizioni per una decisione di chiusura da parte della Montedison.
I lavoratori sono in C.I.G. a zero ore praticamente da due anni, salvo un riavvio momentaneo avvenuto l'anno scorso. La Regione ha già coinvolto le parti, sia la Montedison, sia l'Italsider che era il principale cliente per verificare le possibilità di soluzioni alla crisi. La Montedison si è manifestata pienamente disponibile a concedere in modo sostanzialmente gratuito tutti gli impianti della Resem, in quanto, in base ai nuovi orientamenti strategici della holding, rivolti soprattutto al settore della chimica fine, essa ritiene di dover uscire da questo settore. Da parte dell'Italsider, è stata smentita da un lato l'ipotesi della costruzione di uno stabilimento per la produzione di carburo di calcio a Taranto e dall'altro, il direttore generale dell'Italsider, in un incontro che abbiamo avuto alle PP.SS. due mesi addietro, ha affermato che non esiste interesse da parte di Italsider a rilevare lo stabilimento di Villadossola.
Inoltre, è stato affermato che la quantità di approvvigionamento per i prossimi due anni si aggira intorno ai 10 milioni di tonnellate e non oltre, in quanto si stanno ricercando nuove sostanze per la defosforazione della ghisa.
In questo quadro, in un ultimo incontro generale con la Montedison, la delegazione dell'Azienda, diretta dal dottor Vaciago, responsabile delle relazioni esterne, ha riconfermato la non esistenza di alcuna ipotesi di riavvio delle produzioni di questo stabilimento e la disponibilità a cederlo sostanzialmente in modo gratuito ad iniziative alternative. Abbiamo anche verificato con l'altro produttore in Italia di carburo di calcio, la Carboitalia di Lecco, eventuali interessi per questo stabilimento, che per al momento attuale non sussistono. Sono state valutate soluzioni alternative, come una ipotesi cooperativistica. Abbiamo riattivato il Ministero delle PP.SS. nella persona del sottosegretario Meoli, perché si addivenga ad un nuovo incontro definitivo con Italsider, Montedison Regione e sindacato, per accertare le ultime possibilità di riavvio di questo stabilimento, che si dovrebbe tenere nei prossimi giorni presso il Ministero.
Infine, il carburo di calcio è un prodotto che richiede un alto consumo di energia. Esiste quindi il problema dell'utilizzo di risorse energetiche a basso costo che è di carattere generale e dovrebbe essere affrontato a livello di Governo e risolto applicando tariffe preferenziali alle produzioni ad alta intensità di utilizzo energetico.



PRESIDENTE

L'interrogante intende replicare? Ne ha facoltà.



MONTEFALCHESI Corrado

Vorrei richiamare l'attenzione dei colleghi su un dato in qualche modo paradossale. In una zona fortemente colpita dalla crisi, quale l'Alto Novarese, che ha costituito oggetto di approfondite discussioni in quest'aula e di specifici progetti della Giunta regionale per riavviare lo sviluppo, esiste uno stabilimento, unico in Italia, che produce carburo di calcio per la desolforazione della ghisa; l'Italsider in una sua nota del novembre 1983 prevedeva la necessità di approvvigionamenti nel 1985 pari a 20.000 tonnellate di carburo di calcio, in connessione all'avviamento di nuovi impianti. Ebbene, ora l'Italsider sta importando il carburo di calcio dalla Grecia e dalla Francia.
Credo non sia ammissibile l'atteggiamento di Montedison che cede gratuitamente questo stabilimento perché non interessa più. Non è possibile fare gli imprenditori, spesso col denaro pubblico - visto che la Montedison ha ricevuto e riceve notevoli iniezioni di denaro pubblico fin quando fa comodo e poi mettere sul lastrico 130 lavoratori. Vorrei ancora ricordare che in questa zona, non più di un anno fa, era stata costituita dall'allora Governo una Commissione interministeriale per verificare le possibilità di riavvio di stabilimenti industriali. Lo stabilimento in questione è fermo dal 31 luglio 1982. Le aziende che necessitano di questa produzione la devono acquistare dall'estero, per cui è assolutamente inspiegabile l'atteggiamento di Montedison.
Ringrazio l'Assessore della risposta ed accolgo con favore l'incontro che ci sarà a Roma, sperando che si addivenga ad una soluzione. Ritengo che la richiesta che la Regione deve portare in quella sede debba essere di un intervento energico su Montedison, utilizzando tutti gli strumenti a disposizione del Governo, perché sia riavviato lo stabilimento di Villadossola.
Non è possibile che si venga umiliati dall'arroganza di queste imprese quando alle stesse vengono concessi finanziamenti. Il fatto è che, come sta avvenendo purtroppo per la Montefibre di Pallanza, si chiudono stabilimenti che hanno una possibilità di sbocco delle loro produzioni sul mercato, per politiche assolutamente inaccettabili delle imprese, di imprese che hanno ricevuto e ricevono denaro pubblico.


Argomento: Formazione professionale

Interpellanza dei Consiglieri Cerchio e Villa, inerente il Centro di formazione professionale di Orbassano.


PRESIDENTE

Interpellanza dei Consiglieri Cerchio e Villa, inerente il Centro di formazione professionale di Orbassano.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Cerchio. Ne ha facoltà.



CERCHIO Giuseppe

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, rilevo che stamane, con ritmo efficiente vengono discusse varie interpellanze e interrogazioni da molte settimane giacenti perché non si è più riunito il Consiglio regionale.
Efficienza e produttività del Consiglio, dunque, il rischio però può essere quello di una recitazione doverosa o di una semplice passerella.
Detto questo, vorrei illustrare la situazione di estrema preoccupazione che ha mosso il sottoscritto e il collega Villa nel presentare l'interpellanza sul Centro di formazione professionale di Orbassano.
La Regione, con deliberazione del dicembre 1983, ha attribuito al Comune di Orbassano un contributo di 30 milioni per la valorizzazione di un progetto di formazione professionale del Centro di formazione professionale. Con successiva deliberazione del gennaio 1984 la Giunta comunale del Comune di Orbassano affidava alla Società "Analisi e Previsione" l'incarico di realizzare un progetto di indagine sul terziario industriale per una spesa di L. 60 milioni. Non è la prima volta che si verifica un caso del genere nei confronti del Centro di formazione professionale di Orbassano.
Come mai vengono assegnati fondi per il Centro di Orbassano, quasi a testimonianza della sua validità, quando il Centro stesso affida a terzi le ricerche che sono proprio quelle che dovrebbero dargli la titolarità e per ottenere i finanziamenti dalla Regione? Chiediamo chiarimenti non scio sulle procedure ma anche sui contenuti della ricerca in quanto da anni il bilancio comunale di Orbassano contiene una voce di passaggio di un miliardo e mezzo - con giusti fini nell'ultimo bilancio al Centro di formazione professionale, senza che su queste decisioni il Consiglio comunale di quel Comune abbia discusso.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Tapparo.



TAPPARO Giancarlo, Assessore alla formazione professionale

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, nel Centro di formazione professionale di Orbassano, uno dei più importanti nel settore dell'automazione e della robotica, è stata ipotizzata, nel 1983 l'opportunità di svolgere una ricerca per individuare quelle che potevano essere le figure professionali che si correlassero al tipo di formazione.
La ricerca è stata avviata con risorse interne (30 milioni, dei quali 15 erogati e 15 ancora da erogare con successivo provvedimento deliberativo a fronte della prima fase della ricerca stessa).
In questi giorni abbiamo ricevuto i preliminari della prima parte della ricerca svolta, come detto, da risorse interne al Centro. Ovviamente si tratta di risorse interne che quindi non possono più partecipare al ciclo di formazione e devono dunque essere sostituite(in quanto si dedicano alla ricerca degli sbocchi nel campo delle figure professionali e sul piano delle caratteristiche della diffusione dell'innovazione tecnologica nel tessuto della piccola e della media azienda e dell'artigianato).
Abbiamo ritenuto valida la necessità di una ricerca per meglio indirizzare le iniziative del Centro, sia verso il tessuto della piccola e media azienda, sia verso le figure professionali da formare.
Lo stanziamento è stato attribuito a queste condizioni: 15 milioni per una tranche di lavoro che ora l'Assessorato valuterà nel contenuto, se rispondente a requisiti di serietà, profondità, e anche per avviare la seconda tranche 15 milioni da assegnare con successivo provvedimento deliberativo se come detto, la prima parte del lavoro sarà ritenuta valida.
Se a fronte di questa prima parte della ricerca si è ritenuto opportuno compiere un ulteriore approfondimento, facendo riferimento ad una società di ricerche economico-sociali, alla quale era stato affidato nel 1982 un importante lavoro da parte dell'Assessorato per costruire i profili professionali del terziario avanzato (lavoro portato a compimento, che io giudico di buon livello) è una scelta, che mi pare non scorretta e che il Comune di Orbassano potrà adottare o meno in base a vari fattori, non ultimo quello relativo al responso che emergerà dalla prima parte della ricerca.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Villa per la replica. Ne ha facoltà.



VILLA Antonino

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, le delucidazioni che l'Assessore ci ha dato tratteggiano l'iter della vicenda, però lasciano del tutto insoddisfatti per quanto riguarda il merito.
Se ho ben capito i 60 milioni sono dati autonomamente dal Comune di Orbassano per sapere qualche cosa in più con l'indagine di cui parliamo.
Siccome però era anche compreso personale regionale dei centri di formazione professionale, nell'interpellanza chiedevamo se questo personale veniva utilizzato contemporaneamente al normale lavoro, se usufruiva di qualche quota straordinaria, se veniva adibito in qualche modo a mansioni diverse da quelle che normalmente svolge il personale regionale presso i centri di formazione professionale.
La deliberazione del Comune di Orbassano lascia ancora degli interrogativi aperti. Per quanto riguarda l'incarico dato alla società "Analisi e Previsione" non sappiamo se è stata data autonomamente dal Comune e se sono state interpellate altri Enti o altri centri di studio. Se è un'iniziativa del Comune di Orbassano se la veda il Comune di Orbassano perché non riguarda la Regione. Tutt'al più saranno i Consiglieri comunali di quel Comune che chiederanno delucidazioni; delucidazioni che purtroppo da troppo tempo non vengono. Il miliardo e mezzo, di cui parlava Cerchio non è che venga discusso nel Consiglio comunale di Orbassano. E' vero che non riguarda il nostro Ente, però se la Regione dà un miliardo e mezzo ad un Comune, sarebbe anche utile che sapesse come viene impiegato. Pare che la rendicontazione dei lavori e di quelle cifre, tutt'altro che disprezzabili, non si sia mai avuta.
Chiediamo di poter esaminare gli elementi che interessano la Regione lasciando evidentemente all'intervento dei Consiglieri del Comune di Orbassano la valutazione di quelle che riguardano il Comune.


Argomento: Rapporti Regioni - Governo - Opere idrauliche ed acquedotti

Interpellanza dei Consiglieri Bontempi, Valeri e Ariotti, inerente i finanziamenti FIO. Interrogazione dei Consiglieri Sartoris, Brizio Chiabrando, Penasso inerente il riparto FIO


PRESIDENTE

Interpellanza dei Consiglieri Bontempi, Valeri e Ariotti inerente i finanziamenti FIO e interrogazione dei Consiglieri Sartoris, Brizio Chiabrando, Penasso, inerente il riparto FIO.
Risponde ad entrambe l'Assessore Rivalta.



RIVALTA Luigi, Assessore al coordinamento progetti FIO

I colleghi della D.C. desiderano avere delle precisazioni da parte della Giunta regionale circa l'esatta posizione della Giunta rispetto al grave problema degli acquedotti. Ribadisco che la Giunta regionale ritiene le grandi opere acquedottistiche piemontesi di carattere prioritario, ci per la realizzazione di una migliore qualità della vita, soprattutto nelle aree marginali rispetto a quelle di più intenso sviluppo.
Non abbiamo espresso quindi incertezze circa la priorità del valore dell'opera acquedottistica, ma nella seduta del 22/12/1983, richiamata nell'interrogazione, come nelle dichiarazioni qui ricordate fatte successivamente ai giornali dal Presidente Viglione e da me, sottolineammo l'esigenza di una chiarezza di rapporto con il nucleo di valutazione del Ministero della programmazione e del bilancio perché ci fosse indicata con chiarezza la possibilità o meno del finanziamento da parte del FIO di opere acquedottistiche, ritenendo che potevano pur esserci nella sede della politica economica nazionale ragioni anche motivate per orientare i finanziamenti in altri settori infrastrutturali o più direttamente in settori di produzione.
Inoltre, nella loro interrogazione i colleghi del Gruppo D.C. fanno riferimento a iniziative di ricorso avviate dalla Regione Lombardia nei confronti delle decisioni del CIPE e a questo proposito desiderano conoscere "quali iniziative siano state assunte per manifestare, in caso di reale dissenso, la protesta del Piemonte in ordine al mancato accoglimento dei progetti dei grandi acquedotti".
Fin dal momento in cui circolarono in maniera irrituale delle informazioni circa le modalità di applicazione dei criteri da parte del nucleo di valutazione per giungere alla scelta dei progetti, presentammo le nostre rimostranze, chiedemmo verifiche sulla realtà di quell'informazione e, ove vere, dichiarammo la nostra contrarietà sul fatto che non venivano tenute conto delle priorità indicate dalla Regione.
Il Presidente della Giunta ebbe incontri col Ministro della programmazione e del bilancio, on.le Longo; io cercai, più modestamente tentativi di rapporto con l'apparato del Ministero della programmazione e del bilancio non ottenendo né incontri, né chiarezza su queste questioni.
Ho con me una serie di lettere inviate al Ministro Longo, al CIPE, al Presidente del Consiglio, al nucleo di valutazione, nelle quali si sottolineano le ragioni delle nostre priorità. V'è inoltre un telegramma datato 13 febbraio seguito il giorno successivo da una lettera, inviati al Ministro Longo nei quali si chiede che venga dato il via intanto ai finanziamenti stabiliti dal CIPE, i cui decreti venivano ritardati per le questioni, oggetto di ampie polemiche e pubblicizzazioni sui giornali, che sono note a tutti.



PRESIDENTE

La prego, Assessore Rivalta, di interrompere un momento il suo intervento, in quanto devo fare una comunicazione urgente: il Comitato contro gli insediamenti nucleari ha richiesto un incontro con le forze politiche, per cui pregherei i Capigruppo o i loro esperti di portarsi nella sala adiacente dei Presidenti di Gruppi.
Grazie, le restituisco la parola.



RIVALTA Luigi, Assessore al coordinamento progetti FIO

Non ci associammo all'iniziativa di ricorso al TAR avviata dalla Regione Lombardia e da qualche altra Regione nei confronti delle decisioni del CIPE, non per il merito, sul quale invece intervenimmo nelle forme di interlocuzione ordinaria e normale, ma per un nostro rispetto della statualità delle procedure e delle istituzioni.
Non lo facemmo, pur ritenendo sbagliata, almeno in parte, la decisione perché ritenemmo che quell'organo, il Ministero del bilancio e il CIPE avesse l'autorità di questa decisione che rispettammo e di conseguenza anche la procedura statuale che opera in questo senso.
Cercammo invece di procedere a dare attuazione a quanto dei finanziamenti ci era pervenuto da una decisione pur contrastata e da noi non del tutto condivisa.
Non procedemmo perché avremmo dovuto porre la questione specifica del non finanziamento di certe opere, a favore di altre opere (ad esempio il depuratore di Alba).
Noi continuiamo a ritenere che sarebbe stato prioritario il finanziamento di alcuni grandi acquedotti, anziché del depuratore di Alba e ai fini stessi di questo depuratore sarebbe stato preferibile il finanziamento del sistema acquedottistico delle Langhe.
Riteniamo inoltre, perlomeno allo stato delle stime empiriche che possiamo fare, perché non sono state fatte analisi approfondite in questo senso, che ai fini di una depurazione del mare Adriatico, cui sono orientati i finanziamenti CIPE sui depuratori, avesse più ragione un ulteriore finanziamento al depuratore Po-Sangone che non a quello di Alba perché è certo che nella visione complessiva ha più incidenza l'inquinamento provocato dalla città di Torino che non da quella di Alba.
Non obiettammo, anche per rispetto nei confronti del Comune di Alba ritenendo che, se non prioritario, era comunque un'opera opportuna ed è quindi giusto che venga realizzata.
Infine, in merito alla richiesta di precisazioni circa "quali provvedimenti si siano avviati o si stiano avviando per ottenere l'inserimento dei grandi progetti di acquedotti tra quelli da finanziare con la legge finanziaria 84, già approvata dal Parlamento" rispondo che stiamo da tempo rivedendo le modalità con cui l'anno scorso erano stati presentati i progetti degli acquedotti, per procedere in direzione di un accorpamento delle opere acquedottistiche che ci è stato indirettamente suggerito dal Ministero che ritiene sia più opportuno esaminare dei grandi progetti che non una molteplicità di piccoli progetti.
Le disposizioni emesse nel mese di Aprile dal Ministero della programmazione e del bilancio hanno precisato però che si doveva trattare non di un puro accostamento di progetti senza interrelazioni funzionali fra di loro, ma di un'aggregazione di progetti effettivamente funzionali.
D'altra parte, queste disposizioni precisano che non è più possibile presentare progetti per importi inferiori ai 10 miliardi: fissa indirettamente un limite superiore di spesa per singolo progetto che è di 250 miliardi circa e sottolinea l'importanza che i progetti siano di rilevante consistenza.
In questo senso, qui si rileva un grande significato tecnico funzionale: l'unica aggregazione di progetti che superi il minimo di spesa di 10 miliardi è quella relativa al sistema acquedottistico delle Langhe fino alla Val Tiglione, dalle sorgenti della zona del Tenda fino ad Asti e alla Val Tiglione.
In altri casi, invece, non è possibile ottenere l'aggregazione di progetti per un valore superiore ai 10 miliardi, perché funzionalmente si tratta di progetti non accorpabili.
Per quanto riguarda le domande poste nell'interrogazione presentata dai colleghi Bontempi e Ariotti, mi pare non ci siano altre questioni, se non quelle relative alle difficoltà per l'approvvigionamento dell'acqua da parte dei Comuni della collina torinese.
In quel particolare periodo di siccità, intervenimmo presso il Ministero affinché si attuassero i decreti conseguenti al finanziamento di quell'acquedotto da parte del CIPE; i decreti vennero firmati nel mese di marzo dal Ministro e venne dato inizio alle operazioni di appalto, che dovranno concludersi entro il prossimo mese di giugno, per le opere acquedottistiche riguardanti la collina torinese.



PRESIDENTE

Gli interroganti intendono replicare? Ha chiesto di intervenire il Consigliere Sartoris. Ne ha facoltà.



SARTORIS Riccardo

La nostra interrogazione è datata 7 febbraio 1984, tutte le vicende successive hanno in qualche misura chiarito soprattutto l'aspetto fondamentale a cui l'interrogazione stessa si riferiva e cioè, quale atteggiamento e quali provvedimenti la Giunta regionale intendesse assumere per ottenere l'inserimento nella legge finanziaria del 1984 dei progetti per gli acquedotti che erano stati esclusi nella ormai famosa delibera del CIPE del dicembre 1983.
La discussione odierna di questa interrogazione consente a noi del Gruppo D.C. solamente di dare un giudizio non positivo sul comportamento della Giunta che ha assunto una posizione di difesa e soprattutto, per quanto ci riguarda, di non chiarezza nei momenti in cui è avvenuta la decisione.
Per semplificare questa mia affermazione ricordo che l'Assessore Rivalta il giorno 22/12/1983, quando si trattava di approvare l'ordine del giorno che sollecitava l'intervento del Ministro del bilancio, si rifiut di approvarlo perché quell'ordine del giorno conteneva l'affermazione dell'esistenza di una profonda preoccupazione che questi progetti fossero esclusi e ciò induce a pensare che l'azione della Giunta regionale, tenuto conto dell'omessa informazione sull'iter dei lavori prima della nostra interrogazione del dicembre '83 e del fatto che con una ancora precedente interrogazione risalente al periodo settembre/ottobre del 1983, noi avevamo segnalato questo pericolo in modo molto tempestivo, sia stata caratterizzata quanto meno da una certa leggerezza, data l'importanza di tale questione rispetto alle strutture e all'urbanizzazione della nostra Regione in generale e in particolare per quanto riguarda il settore degli acquedotti.
In una lettera che è sicuramente a mani dell'Assessore, perché nella fotocopia in mio possesso vedo il timbro del protocollo della Presidenza della Regione Piemonte, ho letto che uno dei motivi per cui sarebbero stati esclusi questi finanziamenti è il grande numero di progetti presentati dalla Regione che si riflette inevitabilmente in una minore accuratezza nella descrizione delle motivazioni che sorreggono ciascuna proposta di intervento.
C'è una contraddizione che continua a non essere chiarita: l'Assessore ci dice che è stata puntualmente documentata e in modo organico la richiesta a suo tempo fatta, ma è chiaro che comunque, anche tenendo conto della risposta, emerge una rinuncia a scegliere rispetto alle opere acquedottistiche, inquadrandole in interventi del FIO e rivendicando questi interventi alla nostra Regione.
Questo è il nostro giudizio su tutta la vicenda. Speriamo che nel corso del 1984 la Giunta regionale riesca a determinare condizioni che consentano il finanziamento di queste grandi opere che sono indubbiamente e indiscutibilmente prioritarie.
Tutti affermano questo, ma nel momento in cui si debbono fare delle scelte, si indicano delle alternative, non si sa poi in che modo e attraverso quali canali, la Giunta sostenga una o l'altra indicazione.



RIVALTA Luigi, Assessore al coordinamento progetti FIO

Ho un grande rispetto del Governo nazionale e delle istituzioni statuali ed ho spiegato prima che proprio in questa ragione abbiamo deciso di non ricorrere al TAR.
Devo però anche dire che esiste un Ministero di questo Governo che non ci ha consentito di vedere le schede di decisione dei finanziamenti.
Continuiamo a non conoscere la ragione per la quale certe opere sono state oggetto di finanziamento ed altre no.
Questo è un comportamento che non dà chiarezza positiva, anche per quel che riguarda la formulazione della scelta FIO 1984.



SARTORIS Riccardo

Mi permetto di dire che io non sono preoccupato di questo fatto.



RIVALTA Luigi, Assessore al coordinamento progetti FIO

Non ho detto quello. Ho persin detto che avrei dovuto rispondere per motivi personali.



PRESIDENTE

Per quanto riguarda l'interpellanza dei colleghi del Gruppo comunista chi intende prendere la parola? Ha chiesto di intervenire il Consigliere Bontempi. Ne ha facoltà



BONTEMPI Rinaldo

A nome anche della collega Ariotti, comunico che ci dichiariamo soddisfatti della risposta data dall'Assessore. In particolare riteniamo che non si tratti soltanto di un ossequio forviale ad un'esposizione peraltro seria e lucida dei fatti, ma che tale soddisfazione coincida anche con valutazioni di merito sulla scelta operata dalla Giunta e sulla coerenza del suo comportamento pur nelle grandi difficoltà ricordate ora dall'Assessore Rivalta, che io francamente ritenevo fossero ormai acquisite a un patrimonio minimo di conoscenza di tutti noi, difficoltà nei rapporti tra Regioni e Governo relative alla vicenda FIO, al punto che gli stessi esiti della polemica a livello nazionale hanno rivelato la sua esistenza anche a coloro che il FIO non sapevano neanche cosa fosse. A me sembra un po' strano - ora posso anche capire in quanto le elezioni sono vicine; ci sono sempre momenti in cui a qualcuno interessa portare avanti la polemica fine a se stessa in questo caso non rilevare la scelta che è stata affermata e praticata con coerenza da parte della Giunta, un tentativo pure in condizioni strumentali obiettivamente difficili, di andare come Regione ad una presentazione di progetti relativi agli acquedotti che era stata anche graduata.
Se vi ricordate infatti, nella riunione della Commissione competente erano state presentate delle priorità.
Caro Sartoris, non dovrei rispondere a te, ma poiché hai collocato questa vicenda, lo dico, credevo francamente che dopo l'incidente del 22 dicembre 1983 in cui era incappato il Gruppo democristiano - altro che interrogazione! - non vi fossero più polemiche.



BRIZIO Gian Paolo

L'incidente è stato del vostro Gruppo!



BONTEMPI Rinaldo

Non vedo perché vi dobbiate arrabbiare, io dico questo con tranquillità.



BRIZIO Gian Paolo

E' stato l'Assessore Rivalta ad arrabbiarsi.



BONTEMPI Rinaldo

Io non sono arrabbiato. Dopo questo incidente pensavo di non dover ritornare più su tali argomenti.
La mia valutazione dei fatti è quella di un lavoro positivo e serio compiuto dalla Giunta, senza enfatizzazione, con una coerenza rispetto agli obiettivi dichiarati del lavoro svolto.
Nessuno che non sia animato da uno spirito polemico fuori luogo o che non riconosca la verità dei fatti, non sappia che l'esito e la grande incertezza dei risultati risiede nell'assoluta impenetrabilità e non trasparenza con cui si è proceduto, da parte del Governo e degli organismi competenti, verso la scelta dei progetti da finanziare con il FIO.
Questa è la causa e tutti gli italiani la conoscono; mi stupisce che questa sede la causa venga ricercata in un atteggiamento che, non per spirito di bandiera, a me pare, francamente, sia stato serio e corretto cosa che nel nostro Paese è già un pochino rivoluzionaria.



PRESIDENTE

Colleghi, si chiude qui, per intesa comune con la Conferenza dei Presidenti di Gruppo, il punto secondo dell'ordine del giorno. Le interrogazioni e le interpellanze non svolte stamani saranno riprese domani all'inizio della seduta.
Ha chiesto la parola il collega Lombardi. Ne ha facoltà.



LOMBARDI Emilio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, chiedo la parola per ricordare che le comunicazioni relative alle risposte a interrogazioni e interpellanze devono essere fatte in tempo utile ai Consiglieri e non soltanto nella mattinata della seduta.



PRESIDENTE

Non credo che l'informazione sia venuta dalla Presidenza.



BRIZIO Gian Paolo

Il problema è di metodo. E' inutile che la Giunta comunichi la disponibilità a rispondere alle 29 interrogazioni comprese nell'elenco quando poi in realtà risponde a sole 7 o 8 interrogazioni. O si allungano i tempi oppure non si avvertano i Consiglieri che sarà data risposta alle loro interrogazioni.



PRESIDENTE

I tempi sono stati stabiliti dalla Conferenza dei Presidenti dei Gruppi di cui lei fa parte.



BRIZIO Gian Paolo

Certo, ma l'errore sta nell'inviare un lungo elenco sapendo che il tempo è limitato ad un'ora e mezza.



PRESIDENTE

Chiede la parola il Vice Presidente Rivalta. Ne ha facoltà.



RIVALTA Luigi, Vice Presidente della Giunta regionale

L'elenco delle risposte alle interrogazioni è lungo perché da molte settimane non si è tenuta la seduta del Consiglio per motivi oggettivi di ragione politica.
Quell'elenco era stato predisposto giorni prima. Se il Consiglio regionale decide di proseguire sul punto secondo dell'ordine del giorno siamo pronti a rispondere.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Nella Conferenza dei Capigruppo più volte abbiamo affrontato questo problema poiché nel passato c'erano state delle lagnanze in ordine ai tempi di risposta. Ci siamo quindi posti l'obiettivo di rispondere alle interrogazioni ed interpellanze nei tempi previsti dal Regolamento.
La Giunta non si oppone a proseguire su questo punto all'ordine del giorno se il Consiglio lo decide.



PRESIDENTE

Vorrei precisare che le interpellanze elencate sono 29, che 11 sono state discusse e 18 rinviate a domani


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

Punto terzo all'ordine del giorno: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale"



PRESIDENTE


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Comunico che hanno chiesto congedo i Consiglieri: Bajardi - Chiabrando Reburdo e Testa.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

Sono stati presentati i seguenti progetti di legge: N. 393: "Attribuzione al Difensore civico di funzioni dirette alla tutela del cittadino nei confronti del servizio sanitario", presentato dal Consigliere Majorino in data 16 aprile 1984, assegnato alla I Commissione in data 27 aprile 1984 N. 394: "Norme tendenti a favorire lo sviluppo di una cultura di pace e a sostenere le iniziative prodotte e svolte sui temi della pace e della cooperazione, dagli Enti locali, Istituzioni, Associazioni, Movimenti ed organismi di volontariato" presentato dai Consiglieri Montefalchesi e Reburdo in data 16 aprile 1984, assegnato in sede referente alla VI Commissione e in sede consultiva alla I Commissione in data 19 aprile 1984 N. 395: "Modificazione alla legge regionale 9 dicembre 1982, n. 38 'Istituzione della riserva naturale integrale della Madonna della Neve sui Monte Lera'", presentato dalla Giunta regionale in data 18 aprile 1984 assegnato alla II Commissione in data 20 aprile 1984 N. 396: "Modificazione alla legge regionale 30 maggio 1980, n. 66 'Istituzione del parco naturale Orsiera-Rocciavre'", presentato dalla Giunta regionale in data 18 aprile 1984, assegnato alla II Commissione in data 20 aprile 1984 N. 397: "Modificazione alla legge regionale 28 dicembre 1978, n. 84 'Istituzione del parco naturale Alta Valle Pesio", presentato dalla Giunta regionale in data 18 aprile 1984, assegnato alla II Commissione in data 20 aprile 1984 N. 398: "Legge regionale 2/11/1982 n. 32 'Norme per la conservazione del patrimonio naturale e dell'assetto ambientale'. Modifica ed integrazione degli articoli 22, 27, 33,38", presentato dai Consiglieri Ferro, Chiabrando e Marchini in data 26 aprile 1984, assegnato alla VII Commissione in data 27 aprile 1984 N. 399: "Rendiconto dell'esercizio finanziario 1983", presentato



PRESIDENTE

42112 Giunta regionale in data 30 aprile 1984, assegnato alla I Commissione in data 30 aprile 1984 N. 400: "Integrazione alla legge regionale 161511980, n. 46 'Istituzione del parco naturale dei Laghi di Avigliana"', presentato dai Consiglieri Chiabrando, Penasso e Sartoris in data 30 aprile 1984 assegnato alla II Commissione in data 4 maggio 1985 N. 401: "Ammissione al trattamento di pensione, previsto per i dipendenti regionali, dei componenti delle commissioni tecnico-consultive costituite presso l'Assessorato alla sanità ed assistenza in attuazione della legge regionale di approvazione del piano socio-sanitario triennale" presentato dalla Giunta regionale in data 4 maggio 1984, assegnato alla I Commissione in data 7 maggio 1984 N. 402: "Impiego temporaneo e straordinario di lavoratori disoccupati in Cantieri di lavoro di Enti locali", presentato dalla Giunta regionale in data 4 maggio 1984, assegnato alla IV Commissione in data 7 maggio 1984 N. 403: "Rifinanziamento della Legge regionale 1/3/1979, n. 10 'Norme per la programmazione sportiva in Piemonte", presentato dalla Giunta regionale in data 4 maggio 1984, assegnato in sede referente alla VI Commissione e in sede consultiva alla I Commissione in data 7 maggio 1984.


Argomento:

c) Apposizione visto Commissario del Governo


PRESIDENTE

Il Commissario del Governo ha apposto il visto: alla legge regionale del 21 marzo 1984: "Disciplina delle funzioni regionali inerenti l'impianto di opere elettriche aventi tensioni fino a 150.000 volt" alla legge regionale del 21 marzo 1984: "Autorizzazione all'acquisto di un immobile da destinare a sede di Centro di formazione professionale della Regione" alla legge regionale del 21 marzo 1984: "Modificazione alla legge regionale 11/1/1984 n. 2 'Contributi alle comunità montane per attività divulgative della cultura e dell'informazione televisiva'" alla legge regionale del 5 aprile 1984: "Ulteriori modificazioni ed integrazioni alla Legge regionale 12/10/1978 n. 63 'Interventi regionali in materia di agricoltura e foreste".


Argomento:

d) Mancata apposizione visto Commissario del Governo


PRESIDENTE

Il Commissario del Governo non ha apposto il visto: alla legge regionale del 15 marzo 1984: "Istituzione del Consiglio regionale di sanità ed assistenza".


Argomento:

e) Attuazione dell'art. 7, primo comma della Legge regionale 6/11/1978 n.


PRESIDENTE

65



PRESIDENTE

Le deliberazioni relative alla citata legge sono state adottate dalla Giunta regionale nelle sedute del 10, 17, 19, 26 aprile 1984 e 3 maggio 1984, e dall'Ufficio di Presidenza del Consiglio nella seduta del 26 aprile 1984. Gli elenchi di tali deliberazioni sono depositati e a disposizione presso l'Ufficio Aula.
La Presidenza del Consiglio formula i più vivi auguri ai colleghi Chiabrando, Tapparo e Turbiglio, recentemente designati candidati nella nostra Circoscrizione per le imminenti elezioni europee.
La Presidenza desidera infine formulare i più vivi complimenti anche ai dirigenti, ai tecnici, ai giocatori della Società Juventus per la brillante affermazione ottenuta ieri sera in campo calcistico internazionale portando così un nuovo prestigioso trofeo alla Città di Torino ed alla squadra.
Le comunicazioni sono così esaurite.



MARCHIARO MARIA LAURA


Argomento: Difensore civico

Dibattito sull'attività esplicata dall'Ufficio del Difensore Civico nel corso degli anni 1982/1983


PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE MARCHIARO

Passiamo al punto quarto all'ordine del giorno: "Dibattito sull'attività esplicata dall'Ufficio del Difensore civico nel corso degli anni 1982/1983".
In attuazione dell'art. 8 della l.r. 9/12/81 n. 50 istitutiva dell'Ufficio del Difensore Civico sono state predisposte dal professor Francesco De Martino, eletto Difensore Civico il 17 giugno 1982, le relazioni annuali del 1982 e 1983. I due testi sono stati congiunti in un'unica discussione in accordo con la Conferenza dei Presidenti dei Gruppi per dare al Consiglio elementi maggiori di conoscenza dell'attività dell'Ufficio che costituisce una notevole novità istituzionale nel nostro ordinamento.
Se infatti nel 1982, e l'Ufficio fu attivato in sostanza soltanto il 15 luglio 1982, a richiedere l'ausilio di questo servizio sono stati oltre duecento cittadini che hanno presentato 249 casi, l'aliquota di richieste per il 1983 è salita a 335: segno del progressivo interesse e della progressiva rilevanza esterna dell'Ufficio.
Il dibattito che ora ci accingiamo a svolgere svilupperà e metterà a fuoco problemi e prospettive di questo servizio di grande importanza nel rapporto tra i cittadini e l'istituzione.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Signora Vetrino. Ne ha facoltà.



VETRINO Bianca

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, le relazioni del difensore civico dott. De Martino abbracciano diverse questioni inerenti l'attività dell'ufficio e confermano tutte le osservazioni che più di un Gruppo aveva formulato quando fu approvata questa legge regionale (quasi due anni fa).
Metodologicamente avremmo preferito vedere l'analisi dei casi trattati dal difensore precedere e non seguire la relazione, ciò avrebbe permesso di individuare con più facilità quegli spazi e lacune su cui, rispetto alla "normale" attività del difensore, noi siamo chiamati ad esprimere un giudizio. Tuttavia mi tendo perfettamente conto che l'attenzione dedicata alla relazione in termini di spazio ad una analisi della struttura burocratica regionale in rapporto alle funzioni del difensore ripropone nella sua completezza non solo il miglioramento di tale ufficio in termini di funzionalità ed efficienza, quanto la vera e propria originaria funzione.
Evidentemente, a monte di tutto ciò, ritroviamo problemi che già nelle primordiali intenzioni del legislatore venivano consegnate allo "spirito attuativo" proprio per certe difficoltà di collocazione giuridica con le quali anche la I Commissione si era scontrata, in un lungo dibattito che c'era stato all'interno della Commissione.
D'altra parte credo che non occorra dimenticare le peculiarità della nostra legge, nella quale, rispetto a leggi di istituzione del difensore civico precedentemente approvate dai Consigli regionali di altre Regioni si erano introdotte delle novità normative che facevano sperare agli osservatori in una evoluzione dell'istituto rispetto ad un modello che stava precocemente invecchiando.
Avevo letto relazioni e dibattiti, per esempio del Consiglio regionale della Liguria; già in quella sede si notavano delle difficoltà e anche una certa sfiducia degli stessi legislatori di fronte alle difficoltà di inserimento e di gestione dell'Ufficio da parte perlomeno di quella Regione. Il nostro disegno di legge, viceversa, innovava quei testi di legge e portava alcune peculiarità che, secondo noi, avevano la possibilità di dare slancio nuovo a questa figura che si stava e si sta ancora imponendo nella realtà regionale italiana.
Credo quindi che la nostra verifica odierna vada rapportata soprattutto alle differenze tra la nostra legge e le altre leggi regionali per stabilire se queste differenze teoricamente migliorative delle altre leggi regionali e più rispondenti alla funzione reale del Difensore Civico abbiano già concretamente raggiunto dei risultati. Signor Presidente chiedo un po' di silenzio.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE MARCHIARO

Il Consigliere Vetrino ha perfettamente ragione. Continuiamo la discussione soltanto se c'è attenzione e silenzio.
Sarebbe anche bene che in discussioni di questo tipo ci fossero i Consiglieri in aula. Invito i colleghi che sono nelle adiacenze di entrare in aula e i colleghi in aula a seguire con attenzione.



VETRINO Bianca

La prima peculiarità riguarda proprio i compiti del Difensore Civico.
La nostra legge, a differenza delle altre leggi, attribuisce al Difensore Civico il compito di tutelare il cittadino non solo per rilevare irregolarità e ritardi, ma anche per valutare legittimità (è il testo di legge) e Merito degli atti che gli vengono sottoposti dai cittadini sfiduciati.
Il problema che è posto in termini prioritari nella relazione del dottor De Martino è se le determinazioni alle quali perviene il Difensore Civico siano vincolanti o meno per l'amministrazione regionale. Se a questa domanda si dovesse rispondere con un sì o con un no, diremmo subito no poiché una risposta affermativa sarebbe in discrasia rispetto ad un sistema di rapporti e di interdipendenze definito. Nè ci pare che questo sia il vero problema, né condividiamo l'affermazione del Difensore Civico che questa lacuna sia la conseguenza di una valutazione intenzionale del legislatore. Poiché siamo ancora in una fase di costruzione di questo istituto, noi crediamo che sia necessario rilevare sul termine "spirito attuativo", al quale si era affidata la I Commissione nel momento in cui consegnò al Consiglio la sua legge.
Per esempio posto che non sempre le determinazioni possano essere condivise dall'amministrazione regionale, il che sarebbe auspicabile ma è anche comprensibile che non sia così, il ....



MARCHINI Sergio

Signor Presidente. Insisto sulla necessità che i Consiglieri siano presenti in aula e non partecipino a riunioni nel corso delle sedute.
Chiedo la parola!



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE MARCHIARO

Consigliere Marchini, non mi costringa a richiamare il Regolamento. Lei non ha la parola. La parola ce l'ha il Consigliere Vetrino.



VETRINO Bianca

Il Presidente della Giunta ed i singoli Assessori potrebbero con provvedimento avere valore interno disporre che gli uffici, ove credano di discostarsi dai suggerimenti del Difensore, debbano realmente con estremo rigore, compiutezza e completezza motivare le ragioni di tale diverso avviso al Difensore Civico stesso. In tal modo l'amministrazione rimarrebbe come deve rimanere - autonoma rispetto al Difensore, ma non potrebbe discostarsi dai pareri espressi se non dopo un .esame particolarmente accurato ed approfondito delle questioni controverse. Questo, sinceramente ci sembra un equilibrio giuridico-istituzionale sufficiente a garantire il funzionamento del Difensore Civico, mentre da parte delle autorità pubbliche investite dovrà essere dimostrata una lealtà istituzionale che forse in questi primi tempi di rapporto Difensore Civico-Amministrazione non è sempre stata presente. Va ribadito, inoltre, che esiste oltre al Difensore una Giunta, un Co.Re.Co e un T.A.R. e i ruoli non vanno confusi.
Riguardo ai rapporti tra il Difensore Civico e altri uffici dello Stato dal parastato e degli Enti locali (esclusa la Regione), le osservazioni del dott. De Martino sembrano accoglibili e condivisibili. Se infatti è da respingere l'idea di un corpo nazionale dei difensori civici, è altresì da escludere che l'organo possa operare in ambito territoriale troppo ristretto, con popolazione limitata e, dunque, con esigenze localistiche accentuate come potrebbe essere il difensore civico di un Comune. La dimensione regionale sembra a noi, dunque, almeno oggi, quella giusta. Ci non toglie, comunque, che è importante elaborare termini e modo di rapporto tra il difensore civico e gli altri organismi (Stato, Parastato, Enti locali) per legittimare la funzione oltre che nei confronti degli uffici regionali, altresì nei confronti di tutti gli altri Uffici pubblici con sede in Piemonte.
Queste osservazioni sono suffragate dai dati numerici: i casi sottoposti al difensore civico e non potuti trattare perché estranei alla sua competenza sono assai più numerosi di quelli potuti istruire perch riguardanti gli uffici regionali.
Se da un lato il difensore civico non può trasformarsi in una specie di assistente sociale, tuttavia può essere utile iniziare a discutere dei rapporti che egli potrà avere con altri organi extra-regionali - per esempio - con gli altri Enti locali piemontesi, a partire dai maggiori quali i Comuni capoluoghi di Provincia. In ogni caso, per ora, va escluso per quanto ci riguarda che il difensore civico possa essere dotato di uffici decentrati, mentre le stesse esigenze di assestamento dell'organo impongono che il carico di lavoro che gli è affidato rimanga, almeno per qualche tempo, limitato.
Il difensore propone di consentire ai cittadini il diretto ricorso alla Giunta regionale per ciò che concerne le osservazioni ai progetti preliminari dei P.R.G. comunali. Evidentemente si tratta di materia che riguarda le modifiche della legge 56/77 ed in quella sede andrà discussa.
Particolare rilievo assume invece la questione del comportamento delle guardie ecologiche volontarie. Secondo il difensore è necessario al riguardo attivare una adeguata formazione professionale: è un suggerimento fondato e per questo andremo ad istituire dei corsi di qualificazione. Le guardie ecologiche volontarie si sono dimostrate una preziosa risorsa umana particolarmente motivata, è dunque giusto che da parte nostra si attivi questa attenzione per una migliore e più qualificata integrazione di tali risorse.
Le osservazioni del dottor De Martino devono evidentemente trovare uno sbocco concreto, ed è bene che il Consiglio operi in tempi ravvicinati per questo adeguamento. Da parte nostra abbiamo avviato un esame sui punti sui quali mi sono soffermata. Non è l'utilità del difensore civico ad essere discussa, ma gli ostacoli che si presentano a due anni dalla sua nascita sono ancora numerosi.
Ci sembra anche di poter affermare che i soggetti interessati alle pratiche del difensore non abbiano dimostrato particolare sensibilità.
Questa volta, purtroppo, dobbiamo affermare che la causa non risale solo ad una scarsa informazione del ruolo del difensore civico nell'amministrazione regionale, ma ad un metodo di gestione della cosa pubblica che più di una volta abbiamo rilevato non efficiente e non del tutto al servizio del cittadino.
Non c'è infatti settore nel quale i reclamanti, oltre al resto lamentino i lunghi tempi tecnici impiegati dall'amministrazione per il perfezionamento delle procedure. E' probabile che molti ritardi siano attribuibili ad una imperfetta organizzazione del lavoro che anzich accelerare le decisioni e la loro gestione, allunghi i tempi e stemperi le responsabilità.
Non vogliamo però in questa sede approfondire le osservazioni del dottor De Martino al riguardo: il dibattito in corso nella I Commissione sulla legge per il personale, tra l'altro nella definizione dei profili professionali e segnatamente nella definizione delle mansioni e degli incarichi dirigenziali, potrà dare risposte a molti degli interrogativi posti dalla relazione in tema di personale.
La situazione probabilmente anche più grave di quella accennata nella relazione del difensore civico e d'altra parte .il dibattito sui coordinatori non esige altri commenti.
C'è ancora un altro aspetto che vorrei trattare: la nostra legge, a differenza delle altre prevede che le conclusioni del difensore civico siano sottoposte anche al Presidente del Consiglio affinché ne investa ove lo ritenga le Commissioni, e, se del caso anche, il Consiglio regionale.
Questa possibilità, che tende a rendere effettiva una responsabilità generale che ha il Consiglio rispetto al funzionamento dell'Ente Regione non è mai stata sfruttata. I casi non erano evidentemente tali da richiedere l'attenzione particolare del Consiglio e delle Commissioni.
Credo però che questa possibilità vada in futuro tenuta più presente e, se del caso, sfruttata.
Farò un ultimissimo accenno alle azioni che occorre intraprendere per far sapere a tutti che esiste il difensore civico e quali siano i suoi compiti.
La stampa ha più volte richiamato l'attenzione dei piemontesi su questa nuova figura, il Consiglio ha stampato migliaia di opuscoli, ma in molti Comuni si ignora tutto. Probabilmente un'azione diretta del Consiglio regionale e dell'Ufficio di Presidenza sui Comuni affinché informino le loro popolazioni sull'esistenza dell'istituto, sui compiti, sugli orari di apertura dell'ufficio sarà più che mai opportuna.
E' indubbio che la curiosità per questa nuova figura si sta diffondendo: a noi spetta di soddisfare questa curiosità con l'informazione (perché non chiedere alla RAI 3 un servizio ad hoc su questa legge e su questo nuovo istituto regionale? ) ma soprattutto garantire alla struttura di poter veramente tutelare il cittadino che ad essa si avvicina. Tutelare in questo caso significa restituire quella fiducia che l'errore, il ritardo, l'ingiustizia e l'insufficienza gli avevano sottratto.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE MARCHIARO

Ha chiesto la parola il Consigliere Bontempi sull'ordine dei lavori.



BONTEMPI Rinaldo

Signor Presidente, stiamo svolgendo un dibattito su un importante argomento che attiene ai meccanismi istituzionali, al rapporto tra cittadini e istituzioni, alla stessa legittimazione della politica.
Questo dibattito ha un senso se non lo si ritiene un rituale, ma come momento di attenzione e di partecipazione del Consiglio. Le assenze e il disinteresse che regna in tutta la sala mi preoccupano.
E' in corso una riunione sui temi del nucleare l'unica che può scusare le assenze, riunione non voluta da noi, ma richiesta.
Invito anche gli altri Gruppi a invitare i Consiglieri in aula.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE MARCHIARO

La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

I lavori si stanno in realtà svolgendo in modo poco partecipativo.
Questa osservazione l'avevo fatta nell'ultima Conferenza dei Capigruppo quando si è trattato della richiesta delle emittenti private di collegamento radiofonico con l'aula.
Ho fatto presente che se i lavori non si svolgeranno con più precisione, più puntualità, più partecipazione non daremmo all'esterno l'esempio di una istituzione democratica perfettamente funzionante.
Il discorso non vale solo in questa occasione. Devo dire che le osservazioni che tentava di formulare il Consigliere Marchini, forse in modo irrituale, sono del tutto fondate, perché quando il Presidente Benzi l'ha pregato di uscire dall'aula per un'altra riunione Marchini aveva protestato e non voleva uscire.
Se vogliamo che le sedute del Consiglio si svolgano con ordine e puntualità, non è opportuno convocare riunioni o ricevere delegazioni esterne pendenti l'Assemblea. Sono posizioni contraddittorie che distraggono dall'attenzione e creano difficoltà al normale svolgimento dei lavori.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE MARCHIARO

La parola al Consigliere Turbiglio.



TURBIGLIO Antonio

Signor Presidente, anch'io voglio sottolineare la posizione del nostro Capogruppo, il quale è stato costretto ad allontanarsi dall'aula e ha avuto i suoi rimbrotti.
Il Consigliere Marchini è stato invitato dal Presidente del Consiglio a uscire fuori aula per una riunione dei Capigruppo ed ha chiesto di ritardare questa discussione. Questo non venne fatto.
Alle richieste del Gruppo liberale sono seguite le proteste della Presidenza. A nome del mio Gruppo io protesto ulteriormente per questo comportamento e per la non presenza dei Consiglieri e dei Capigruppo durante un dibattito di estrema importanza.
Poco fa il Consigliere Vetrino stava parlando e c'erano 13 presenze in aula.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE MARCHIARO

Indubbiamente le sedute del Consiglio regionale in questi anni difficili sono gravate anche da tensioni e da pressioni che provengono da realtà esterne che hanno individuato nella nostra assemblea un punto di riferimento. Recentemente abbiamo dovuto affrontare momenti molto più tesi di questo e li abbiamo superati; dovremo sicuramente superare anche questo.
Certo, l'accesso all'aula di delegazioni esterne che chiedono di conferire con i Presidenti dei Gruppi durante le assemblee è un elemento di disturbo che dovremo cercare di ridurre al massimo. L'occasione di oggi è particolarmente urgente e credo che, eccezionalmente, si possa svolgere una riunione di questo genere a lato dell'assemblea, purché i Consiglieri impegnati in essa siano in numero limitato e comunque non più di uno per Gruppo, secondo la prassi.
Il problema in ogni caso mi sembra un altro. In aula per un certo tempo questa mattina sono stati presenti soltanto 13 Consiglieri e non mi risulta che gli altri 47 fossero impegnati nella riunione sulla centrale nucleare.
Dunque se non si può procedere speditamente nei lavori ciò non attiene all'impegno esterno e temporaneo di 5/6 persone che ricevono una delegazione.
La mancanza di assiduità e di continuità di molti nel lavoro dell'assemblea è un fatto che preoccupa la presidenza.
Devo peraltro dire che sono dispiaciutissima di aver richiamato all'ordine il Consigliere Marchini, ma ho dovuto tutelare prima di tutto i diritti di un Consigliere che stava svolgendo il suo intervento e che in quel momento era l'unico che aveva il diritto di parola e inoltre le stesse norme che ci siamo dati con il regolamento.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Marchini. Ne ha facoltà.



MARCHINI Sergio

Chiedo scusa signor Presidente, ma qui sembra che si stia svolgendo una commedia di carattere e io non vorrei che mi fosse attribuita una funzione che è esattamente la contraria di quella che ho svolta: io ho chiesto al Presidente che presiedeva una riunione - poi discuteremo in seguito sull'opportunità che si sia fatta - che venisse rinviata la discussione in Consiglio per dar modo alle forze politiche di parteciparvi, in particolare al P.R.I. che veniva accusato di insensibilità per non essere presente alla riunione nella saletta. Il mio intervento non era di disturbo alla collega Vetrino se mi consente, non era di disturbo alla signora Vetrino che stava parlando, ed era tutt'altro che di disturbo nei confronti del P.R.I. La sospensione era da me stata sollecitata, era stato chiesto al Presidente Benzi che trasferisse in questa sede questa nostra richiesta per dare modo al P.R.I. di essere presente all'incontro con la delegazione, tant'è che è stato registrato da questi ospiti la disattenzione, la poca sensibilità del P.R.I. a questo problema, mentre sappiamo benissimo che il P.R.I. ha a questo problema l'attenzione che hanno tutte le forze politiche in quest'aula. Voglio dire che è difficile in queste cose capire da che parte sia l'offeso e da che parte sta l'offensore.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE MARCHIARO

Possiamo considerare chiusa la questione. Comunque la Presidenza è contraria al fatto che si svolgano riunioni a latere nel corso della seduta dell'assemblea. Questa è regola generale.
Invito quindi le forze politiche e la Giunta ad evitare il più possibile di promuovere cose di questo genere. Indubbiamente questo non significa che se una componente rilevante dei cittadini chiede un incontro non si possa, di volta in volta, considerare l'urgenza e l'opportunità di farlo.
La parola al Presidente della Giunta.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Si abbia per memoria che la Presidenza della Giunta non chiede alcuna riunione quando si tengono le riunioni del Consiglio. Le riunioni la Giunta le tiene nella propria sede.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE MARCHIARO

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Montefalchesi. Ne ha facoltà.



MONTEFALCHESI Corrado

Devo precisare che la riunione di poc'anzi sulla questione dell'insediamento della centrale nucleare è stata di grande importanza.
Alcune questioni poste in quella riunione non le condivido, però ne condivido una di fondo.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE MARCHIARO

Consigliere Montefalchesi, non è in discussione l'argomento nucleare.



MONTEFALCHESI Corrado

Sto motivando il perché di una scelta da parte del nostro Gruppo.
Assistiamo a una gestione di questa vicenda poco democratica che comunque dà per scontato che ormai la scelta è fatta.
Secondo alcuni ormai la Regione non deve decidere se fare o no la centrale, ma dove farla.
Questo è un esempio grave di non democrazia, di scarso rapporto con i cittadini. Pur rilevando l'importanza dell'argomento in discussione, a me interessa continuare il dialogo con i cittadini che ci hanno posto questi problemi.
Perciò annuncio che mi assenterò dall'aula per continuare l'incontro con loro.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE MARCHIARO

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Moretti. Ne ha facoltà.



MORETTI Michele

La Presidenza del Consiglio regionale da un lato afferma che non si devono tenere riunioni durante le sedute del Consiglio, dall'altro però le consente, quindi invito la Presidenza ad essere coerente.
Apprendo adesso che c'è stata una riunione sulle centrali nucleari.
Sono forme di strumentalizzazione che non possono trovare disponibilità in quest'aula.
Sarebbe opportuno che le proposte fatte attraverso pubbliche proteste (che raccolgo perché la protesta è una forma di democrazia) fossero seguite da un incontro organizzato tra tutte le forze politiche.
Altrimenti qualche forza politica può apparire più disponibile al confronto e qualche altra non disponibile. Il P.S.I. è sempre disponibile al confronto anche sul problema del nucleare.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE MARCHIARO

Ringrazio i colleghi che hanno dato un apporto per ricomporre la questione. Nella Conferenza dei Presidenti dei Gruppi bisognerà definire una volta per tutte una prassi che consenta di svolgere le riunioni dell'assemblea in modo più efficiente e ordinate.
A questo punto proseguiamo il dibattito e rinnovo ai colleghi l'invito ad essere presenti in aula.


Argomento: Difensore civico

Dibattito sull'attività esplicata dall'Ufficio del Difensore Civico nel corso degli anni 1982/83 (seguito)


PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE MARCHIARO

Proseguiamo il dibattito sull'attività esplicata dal Difensore Civico.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Majorino. Ne ha facoltà.



MAJORINO Gaetano

Signor Presidente, preliminarmente desidero associarmi alle considerazioni fatte dalla Vice Presidente e dai colleghi che mi hanno preceduto sulla questione insorta, aprendo una breve parentesi senza volere tornare sull'argomento.
Effettivamente l'inopportunità di riunioni, pendenti al Consiglio va ribadita. Mi associo a quanto ha detto il Capogruppo Moretti nel senso che neppure io, che pure faccio parte dell'intercommissione nucleare sono stato invitato.
Chiudo questa parentesi perché non è il caso di fare altre polemiche.
Venendo viceversa al dibattito, desidero innanzitutto ricordare che il dato che si coglie agevolmente attraverso la lettura di entrambe le relazioni del Difensore Civico consiste - come ha sottolineato la collega Vetrino - nei limiti dell'istituto, limiti che erano ampiamente prevedibili e scontati e che sono quelli non superabili derivanti dall'art. 117 della Costituzione e chi: sono stati necessariamente recepiti nella legge regionale n. 50/1981.
Sono limiti in forza dei quali la tutela del cittadino affidata al Difensore Civico per farli conseguire quanto gli spetta di diritto va circoscritta alle irregolarità, alle negligenze e ai ritardi della pubblica amministrazione regionale in senso tecnico.
I dati statistici confermano queste considerazioni in quanto, come ha osservato il Difensore Civico, su 249 casi segnalati nel 1982 solo 28 erano di competenza del Difensore Civico e su 335 del 1983, solo 45.
Il che significa che le domande di giustizia di cui è stato investito il Difensore Civico concernevano per la maggior parte, disfunzionamenti negligenze e ritardi o violazioni di diritti o di interessi da parte della pubblica amministrazione statale, parastatale o degli enti locali.
Di qui la necessità messa in evidenza dal Difensore Civico, che va ampiamente condivisa, della istituzione, con legge del Parlamento nazionale, di un Difensore Civico su scala nazionale che possa interessarsi dei disfunzionamenti, negligenze, violazioni di diritti cioè di tutte quelle ingiustizie minori che non sono suscettibili di essere portate nell'immediato davanti all'autorità giudiziaria, ma che significano disfunzionamento dell'Amministrazione.
Di questa esigenza fanno fede i numerosi progetti presentati al Parlamento e il dibattito culturale e politico che si è aperto a livello accademico.
D'altro canto abbiamo già il Mediateur in Francia, il Defensor de pueblo in Spagna e il Consiglio d'Europa, nel corso di un congresso tenutosi a Siena, ha approvato una risoluzione per creare un Difensore Civico Europeo abilitato a trovare soluzioni ai problemi del contenzioso extra giudiziario dei cittadini dei Paesi associati.
Non è il caso di dilungarsi su queste considerazioni o di esaminare i lineamenti delle varie proposte per prospettare quello che a seconda della propria angolazione sia ritenuto il miglior metodo per istituire il Difensore Civico su scala nazionale.
In questa sede, e questo mi pare rilevante, si tratta con realismo di prendere atto che i tempi tecnici per ottenere un Difensore Civico con legge nazionale, con poteri sulla pubblica amministrazione statale e sulla amministrazione degli Enti locali, saranno fatalmente tempi lunghi.
Forse nella migliore delle ipotesi si arriverà in sede di riforma delle autonomie locali.
A mio avviso, si tratta - su questo punto mi permetto di richiamare la vostra attenzione - di sfruttare l'istituto esistente derivante dalla nostra legge regionale e di dilatare al massimo consentito, allo stato della vigente legislazione e dei poteri della Regione le competenze del Difensore Civico.
A nome del Gruppo che rappresento sono stato propositivo attraverso due disegni di legge. La prima proposta parte dall'osservazione che il Difensore Civico può avere competenze in base all'art. 117 e in seguito alla competenza che le Regioni hanno in materia di ordinamento degli uffici e degli enti amministrativi da essa dipendenti.
Non si comprende perché in sede di varo della legge n. 50 non si sia estesa la competenza agli eventuali disfunzionamenti o alle eventuali negligenze o violazioni di diritti da parte anche degli enti strumentali, i quali sono enti satelliti, sono in senso lato pubblica amministrazione.
D'altro canto qui non si tratta di motivare come e perché anche l'intervento del Difensore Civico può riguardare gli enti strumentali perché le leggi dell'Umbria, del Lazio e della Lombardia lo hanno previsto e non penso che abbiano provocato sugli enti strumentali degli scossoni per l'ingerenza del Difensore Civico se nei loro confronti vi sono stati degli interventi.
Apro una breve parentesi: nel novembre 1981 c'è stata una levata di scudi dell'Associazione dei Commercianti nei confronti della Promark che veniva accusata di comportamento che integrava gli estremi della concorrenza sleale per la mostra "Mille idee per un dono". Ebbene, se ci fosse il Difensore Civico, di fronte a una accusa così grave, che è rimasta nel dubbio se è valida o meno, avrebbe potuto dire se aveva ragione l'Associazione dei Commercianti o non piuttosto la Promark.
Chiusa questa parentesi e rilevato che la prima dilatazione, sia pure modesta, è quella di estendere l'interessamento del Difensore Civico agli eventuali disfunzionamenti degli enti strumentali, c'è un altro punto che mi pare di tutto rilievo ed è il punto che ho prospettato nella proposta di legge 393 del 16.4.1984, proponendo di integrare la vigente legge sul Difensore Civico attribuendogli competenza ai fini di tutelare il cittadino nei confronti del servizio sanitario.
Autorevoli studiosi, politici, tecnici ed accademici hanno osservato che le Unità Sanitarie Locali, data la loro particolare struttura non sono amministrazione regionale in senso tecnico. Senonché un migliore approfondimento della materia consente di rilevare che la legge 833 attribuisce alle Regioni il potere di istituire e disciplinare le Unità Sanitarie Locali; che i piani sanitari regionali attribuiscono compiti di controllo sull'andamento delle Unità Sanitarie Locali; che la legge 833 parla di partecipazione del cittadino al servizio sanitario (e Difensore Civico e partecipazione sono due anelli della stessa catena), che i compiti del Difensore Civico, quali delineati nella legge regionale, sono attuativi della partecipazione e del controllo.
Queste però sono disquisizioni istituzionali legislative, forse chi più esperto di me potrebbe controbattermi ragioni di carattere giuridico istituzionale in forza delle quali non sarebbe o non dovrebbe essere consentito al Difensore Civico di interessarsi dei quotidiani disfunzionamenti della materia sanitaria.
C'è un argomento risolutivo. Infatti la n. 36 del 1 giugno 1983 della Regione Toscana, nel dettare norme per la salvaguardia dei diritti dell'utente dei servizi delle Unità Sanitarie Locali, dedica otto norme dirette ad attribuire la competenza del Difensore Civico, già istituito e già operante nella Regione Toscana da diversi anni al fine di esaminare "le rimostranze dell'utente in ordine al funzionamento dei servizi sanitari".
Nella proposta di legge che ho illustrato è stata inserita la competenza al Difensore Civico nella materia sanitaria senza toccare la legge n. 50, ma inserendo nel tessuto già vivo e vitale della legge 50 alcune norme le quali estendono la competenza alla materia sanitaria, senza toccare la parte procedimentale sul come, quando, con quali compiti e con quali approfondimenti verso le Unità Sanitarie Locali possa agire il Difensore Civico.
Rimane tale e quale l'impatto corretto e pregevole della legge 50.
Soprattutto di fronte ai pochissimi casi per i quali il Difensore Civico è stato investito dai cittadini della Regione Piemonte penso che attribuirgli competenze in una materia nella quale le lamentele sono all'ordine del giorno sia estremamente rilevante.
I problemi di organizzazione dell'ufficio possono essere superabili. Li ha superati nella materia sanitaria la Regione Friuli-Venezia Giulia prevedendo per le materie più complesse che possono dare maggior lavoro all'ufficio l'ipotesi di un funzionario itinerante che si reca nelle Province a raccogliere i reclami, oppure uffici decentrati, fermo restando che il Difensore Civico ha da essere unico.
Passo rapidamente ai punti principali della relazione. Come ha osservato la collega Vetrino, il Difensore Civico si pone il quesito - e questo mi pare veramente rilevante per l'istituto - se sussista o meno un vincolo per l'amministrazione di adeguarsi ai suggerimenti che, in seguito alla trattazione di una pratica o in seguito al reclamo dell'interessato o a seguito di un intervento di ufficio, il Difensore Civico prospetti all'amministrazione dopo aver riscontrato irregolarità, negligenze o ritardi.
Detto in parole più povere si tratta di stabilire se l'ufficio al quale il Difensore Civico motivatamente contesta l'irregolarità, la negligenza il ritardo, la violazione di diritti, possa "ribellarsi" alla prescrizione (lo stesso quesito si pone per i Giudici minori se possano ribellarsi all'inseguimento della Cassazione. Possono ribellarsi purché motivino congruamente perché si ribellano).
In questo caso mi pare che la soluzione abbia da essere la stessa e qui in contrasto con la soluzione prospettata dal Difensore Civico, il quale dopo avere espresso alcune perplessità sulla normativa che non dice nulla ritiene che l'Ufficio sia vincolato.
Questo mi pare innanzitutto che contrasti col fondamento dell'istituto.
Il Difensore Civico è magistratura di persuasione quindi non può essere magistratura che impone una certa soluzione.
Mi pare che il problema sia risolto dall'art. 2 della legge 50, laddove si dice "il Difensore Civico non può interferire direttamente nell'espletamento dei compiti amministrativi partecipando all'elaborazione di atti e provvedimenti".
Se, dopo aver riscontrato le irregolarità, negligenze e ritardi od altre violazioni di legge da un parere e con questo parere si rifà all'atto amministrativo viola l'art. 2.
Si comporterebbe quindi come amministrazione attiva, il che non è consentito.
Va però rilevato che le conclusioni motivate del Difensore Civico rimangono agli atti, sono portate a conoscenza del cittadino e dell'amministrazione.
Allora dovrebbe instaurarsi la buona prassi a cui accennavo prima e cioè come i giudici minori possono rispettabilmente ribellarsi all'insegnamento della Cassazione motivando congruamente, la prassi che dovrebbe instaurarsi all'insegna del metodo dell'autotutela, cioè di quel principio ormai universalmente accettato nella materia del diritto amministrativo, in forza del quale quando l'amministrazione si accorge di avere sbagliato o di avere emanato un provvedimento illegittimo o inopportuno, lo annulla, lo revoca, lo modifica.
Qui, di fronte a quanto rileva il Difensore Civico, l'ufficio e per esso l'Assessore, gli uffici dovrebbero rivedere il provvedimento e mutarlo qualora si convincano della bontà delle argomentazioni del Difensore Civico: qualora ritengano, nella loro valutazione di legittimità o di merito, di andare di diverso avviso, dovrebbero o dovranno peraltro congruamente motivare il provvedimento.
Qui si sfiora anche la questione della motivazione dei provvedimenti accennata dal Difensore Civico, il quale ricorda che i provvedimenti vanno motivati.
Cita un caso che gli è accaduto nel quale la motivazione era inesistente. Il terzo punto trattato dal Difensore Civico riguarda centinaia di casi che esorbitavano dalle sue competenze. Alcuni non li ho trattati perché erano questioni giuste o ingiuste, tra privati, quindi non poteva occuparsene, oppure di liti già innestate davanti al giudice sfratti.
Il Difensore Civico si è però interessato di tutte quelle negligenze irregolarità, ritardi, violazioni di legge quando la controparte era una pubblica amministrazione sia pure diversa da quella regionale.
E' intervenuto e ha suggerito le soluzioni che a suo avviso andavano prospettate e in diversi casi ha raggiunto il suo scopo. Indubbiamente c'è stato sul piano oggettivo uno straripamento di potere, però questo straripamento di potere non si è concluso con un provvedimento imperativo o propositivo, quindi il Difensore Civico in questo campo ha agito in stato di necessità perché manca lo strumento legislativo per un suo valido intervento di fronte alle numerose richieste di giustizia.
E' mancata in parte l'informazione. Prendiamo atto che l'opuscolo che è stato distribuito non è servito, non è bastato. I rimedi che saggiamente ed opportunamente suggeriva la collega Vetrino vanno attuati attraverso informative da parte dei Comuni e dello strumento televisivo. La stampa ha già fatto il suo dovere avendo riferito già ampiamente in diverse occasioni e confidiamo persista a farlo sull'esistenza dell'ufficio del Difensore Civico. Penso però che se facessimo un'indagine doxa su chi transita in Via Alfieri chiedendo che cosa è il Difensore Civico penso che la massima parte delle persone rimanga smarrita e non sappia che cosa tratti.
Dovrebbero esserci maggiori strumenti di informativa.
Concludo ritenendo doveroso, ma spontaneo, di ringraziare il Dottor De Martino per tutta l'opera svolta. Abbiamo in lui riposta una prevista fiducia allorquando abbiamo fatto confluire a stragrande maggioranza, se non all'unanimità, il nostro assenso e abbiamo detto cosa giusta definendola persona che sarebbe stata all'altezza della situazione e avrebbe saputo essere imparziale e servus legum.
Grazie.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE MARCHIARO

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, poiché il nostro Gruppo si è posto la materia del Difensore Civico come proposta di legg e al Parlamento di iniziativa regionale, il nostro intervento sarà estremamente ridotto nei tempi e negli argomenti.
Intanto si deve riflettere sui tempi entro i quali vengono affrontati dal Consiglio gli incombenti di legge che impongono l'esame della relazione del Difensore Civico.
Signor Presidente, questo ha attinenza anche con quanto è avvenuto questa mattina in aula. Non è un caso che i lavori del Consiglio non procedano ordinatamente proprio quando i tempi entro i quali dobbiamo prendere in esame le relazioni del Difensore Civico non vengono rispettati.
L'incidente di questa mattina si inserisce nel modo di procedere e di essere del Consiglio che non è funzionale rispetto agli appuntamenti che lo stesso, come espressione della società, si pone.
In altri termini, posto che non è disattenzione né all'istituto del Difensore Civico né al suo lavoro che ci ha portati a questo ritardo, si deve fare una riflessione, visto che è di attualità riflettere sui nodi istituzionali che attengono i Consigli, le Commissioni e i diversi organismi dei Consigli.
S i dovrà pure incominciale a ridurre gli interventi e io cercherò di allinearmi a questo orientamento. Probabilmente bisognerà date più spazio alla risposta scritta per non dedica re il 50 % della capacità di lavoro del Consiglio alle interrogazioni.
Quando studiavo economia politica ho imparato che la capacità di lavoro dell'uomo diminuisce con il passare del tempo. Qui il tempo viene usato per ascoltare cose ovvie, perché non permettono la partecipazione intelligente del Consiglio nel dibattito.
Le due relazioni che abbiamo sui nostri banchi sono molto diverse l'una dall'altra.
La prima è una relazione di primo impianto dove emerge crudamente una situazione che i tanto vituperati mass-media hanno esemplificato con l'espressione: "Regione pasticciona". Io non mi preoccuperei tanto se questa Regione è pasticciona o meno, quanto di sapere se i comportamenti arroganti e le conseguenti inadempienze di taluni funzionari nei confronti del Difensore Civico siano già un segnale che anche in questa nostra istituzione si è radicata l'arroganza della burocrazia, che certamente è molto meno giustificata, è molto più radicata, molto meno conosciuta e molto meno reclamizzata che non quella dei politici.
Quanto meno i politici della loro arroganza possono farsi uno strumento, ma possono anche farsi la ragione della loro caduta; l'arroganza del politico è indirizzata in termini di assoluta libertà nei confronti del proprio contraddittore, mentre l'arroganza del burocrate purtroppo nella maggior parte dei casi è diretta al cittadino, tanto più questo è indifeso.
E' anche possibile fare un diagramma per sapere su chi si scarica l'arroganza del funzionario.
Noi non vorremmo che dietro l'arroganza del funzionario ci fosse la intoccabilità che deriva dal rapporto preferenziale con il politico. Ci auguriamo che la legge sul personale che stiamo definendo dia al personale quel tanto di indipendenza e di garanzia rispetto al potere politico che lo responsabilizzi e lo renda più capace di esprimersi e di rifuggire da questi vizi ricorrenti, tipici di tutte le burocrazie.
Non ci scandalizziamo se una pratica è sparita dagli archivi regionali.
Questa notizia non potrà supportare oltre la misura dovuta, l'immagine che cerchiamo di creare come triangolo tecnocratico d'Europa, localizzato tra Ivrea, Torino e Chivasso. Peraltro i problemi individuati nella prima relazione ci convincono dell'opportunità della scelta che abbiamo fatto.
Prima di scegliere la persona abbiamo scelto delle qualità.
Qualcuno aveva ritenuto che l'indicazione di un uomo proveniente dalla burocrazia e non proveniente per esempio, da attività più illustrative e più umanizzanti come quella della Magistratura, avrebbero ridotto la capacità di lavoro del Difensore Civico.
Invece, la capacità di porsi e di porre i problemi di questo nostro collaboratore, se così è consentito chiamarlo, probabilmente è il più grosso contributo che poteva dare.
La seconda relazione è di tipo problematico e di natura istituzionale.
Il Gruppo liberale ha ritenuto di accogliere le sollecitazioni in essa contenute e di predisporre una proposta di legge al Parlamento che taglia alle radici il problema, riconoscendo la validità dell'esistenza del Difensore Civico espresso dalla collettività regionale e investito di poteri che possono venire soltanto dal Governo centrale e dal Parlamento della Repubblica, quindi investito nella sua funzione con provvedimento del Governo centrale su designazione del Consiglio regionale. Resta ferma la necessità di dibattere su questi argomenti in Consiglio regionale.
Questo ci sembra il modo di uscire dalle secche in cui ci troviamo.
Anche qualora questa ipotesi legislativa non pervenisse in tempi brevi ad un risultato positivo, l'attività del Difensore Civico è comunque di grande valore, al di là dei suoi limiti istituzionali.
Un uomo, qualunque sia la sua professione, si trova sempre ad avere bisogno di un amico, di un avvocato, di un sacerdote.
Allora, al di fuori dell'aspetto strettamente istituzionale se fossimo riusciti a dare un amico a molti cittadini che un amico non hanno, e dal quale si sono sentiti dire che non è possibile dare corso a una loro aspettativa, avremmo fatto un grande servizio alla collettività piemontese soprattutto avremmo dimostrato che le istituzioni non crescono soltanto nelle leggi e nelle norme, ma crescono anche nel momento in cui creano tra le istituzioni e i cittadini una diversità di rapporti.
Il collega del M.S.I. ha sollevato il problema dell'U.S.S.L. Mi rifaccio integralmente alle sue argomentazioni richiamando l'attenzione della Giunta ed in particolare del Presidente della Giunta essendo assente l'Assessore competente, perché non vorrei che la problematica sollevata dal collega Majorino venisse sciolta in termini draconiani dall'Assessore alla sanità con la realizzazione dell'ipotesi della quale si sta parlando e cioè della creazione del Difensore Civico nelle UU.SS.SS.LL.
Mi sembra così di anticipare la conclusione di un processo che maturerà in tempi successivi, ma che tenderebbe a far scegliere una strada che riteniamo la peggiore.
In altri termini noi diciamo che il Difensore Civico si deve occupare di grandi cose su grandi maglie, su grandi parametri.
Siamo preoccupati che vada avanti il discorso che l'Assessorato alla sanità intende avviare non tanto perché l'utenza sanitaria abbia un punto di riferimento cui fare presenti i suoi problemi e le sue lagnanze, quanto perché innesti un processo per cui si tenda a vedere nel Difensore Civico un magistrato di quartiere.
Questo sarebbe estremamente pericoloso perché ci farebbe scendere al livello dell'addetto alla funzione e creerebbe la possibilità di una polverizzazione di persone preposte con il risultato di ottenere soluzioni e atteggiamenti diversi e grande confusione per tutti i cittadini.
Chiudo il mio brevissimo intervento richiamando le motivazioni che sono fondamento della proposta di legge che abbiamo predisposto con la quale chiediamo che il Consiglio regionale sottoponga al Parlamento un'ipotesi legislativa che preveda un Difensore Civico articolato su basi funzionali provinciali, con possibilità di intervento, di censura e di controllo su tutte le istituzioni pubbliche di espressione regionale, statale e locale.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE MARCHIARO

Ha chiesto di parlare il Consigliere Bontempi. Ne ha facoltà.
Vi informo che alle ore 13 sospendo la seduta perché ci sono due impegni prima delle 15 che devono essere adempiuti: uno è l'Ufficio di Presidenza e l'altro è la Commissione Nomine.



BONTEMPI Rinaldo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, cercherò di contenere l'intervento nel termine di 10 minuti come hanno fatto i colleghi, intanto per fare un atto realistico e poi per impegnarci a proseguire su questo tema perché se non ci fosse un prosieguo del lavoro, il dibattito di oggi dovrebbe impegnare tutta la giornata.
Sulle riflessioni dei colleghi Vetrino, Majorino e Marchini si pu leggere la storia dell'organizzazione delle istituzioni, della legittimazione, delle istituzioni e dei Partiti che danno vita alle istituzioni e dei rapporti con i cittadini attraverso quella che chiamiamo la protezione degli interessi diffusi e non organizzati E' stata affrontata nella relazione e negli interventi la questione dei limiti del potere del Difensore Civico. Si presenta però anche una grande questione politica che riguarda l'opera gigantesca che attende alle istituzioni per riorganizzare una pubblica amministrazione né trasparente né leggibile, né controllabile.
Sono convinto che questa strada sia una strada obbligata per i partiti per i rappresentanti dei partiti democratici.
Per assicurare una reale governabilità al Paese non vedo altre misure se non quelle che si ottengono con le riflessioni, gli interventi, le sperimentazioni che permettono di uscire con nuovi elementi di legittimità in favore della gente.
Il Difensore Civico è un istituto che la cultura marxista ha considerato estraneo perché poggia sulla tutela dei diritti individuali e in qualche misura mette in crisi la nozione-partito intesa nel senso della massima garanzia democratica.
Visione nobile e dignitosa su cui dobbiamo continuare a riflettere seriamente, ma che forse oggi nell'impatto con la realtà, ha mostrato la corda. Lo dice uno che proviene da un Partito che ha questa ispirazione, ma che ha capito che la società moderna o post moderna presenta delle questioni di priorità.
Parlo del Difensore Civico ma anche di altri strumenti. Fatta questa premessa che testimonia alle altre forze politiche un impegno pieno e totale, credo che a quell'opera gigantesca che richiamavo prima dovremmo approcciarci in maniera empirica, ma chiara.
Insisto sulla premessa perché è la prospettiva che può dare a molti di noi la fiducia e la speranza di poter continuare a fare politica in maniera decorosa, decente, produttiva per non sentirci personaggi con più o meno potere, con più o meno ruolo, in un meccanismo che non siamo in grado né di determinare né di governare, in cui i cittadini lamentano disfunzioni oscurità, arroganze, come ricordava Marchini.
Per questa chiarezza di prospettive occorre mettere in campo grandi energie culturali, politiche, sociali per incominciare il cammino del futuro per una società che, nella sua complessità sia chiara, democratica che sappia animarsi della forza insostituibile che pulsa dalla democrazia dalla gente che partecipa e che rivendica.
Questi istituti hanno una funzione dialettica.
Muoverci in maniera empirica vuol dire approcciarci in modo serio all'istituto del Difensore Civico partendo dalle relazioni e dando un giudizio sull'operato attento sin qui svolto.
Il Difensore Civico non tema di eccedere in prudenza. Questo è un momento di accentuazione degli elementi di indagine, di rivelazione, di analisi delle cose che non vanno. Non si abbia timore sotto questo profilo.
Fa solo del bene.
Non farebbe del bene se questo aspetto fosse vissuto in maniera strumentale, ma questa istituzione per il modo in cui è stata votata, per la persona che attualmente svolge l'incarico, non dà nessuna preoccupazione. Quindi non siamo per dire: operi, operi con i mezzi che ha a disposizione magari con qualcosa se è possibile.
Le proposte di ampliamento che faceva Majorino mi sembrano del tutto condivisibili.
Io credo che occorra operare con coraggio, perché su questo terreno possiamo innovare profondamente anche se parzialmente il modo di far politica e il modo di essere delle istituzioni.
Detto questo, occorre fare alcune riflessioni.
Qual è il nodo strutturale del Difensore Civico? Che il Difensore Civico, si trova a dover tutelare, per suo compito istituzionale, il diritto dei cittadini. La Regione in quanto ente non ha rapporti con gli interessi diffusi, ha rapporti con gli interessi organizzati.
Gli interessi organizzati hanno ben altri poteri e altre forze per farsi valere con le istituzioni (la loro partecipazione organica nella definizione delle leggi e dei piani).
Mentre la tematica degli interessi diffusi sull'ente Regione ha scarso sbocco se non per le leggi che prescrivano singoli comportamenti.
In questo senso ci impegniamo ad esaminare la proposta del Consigliere Marchini per trovare una maggiore ramificazione della funzione del Difensore Civico, senza attribuire a questo istituto poteri taumaturgici.
Non si tratta di considerare vincolanti gli indirizzi o le riflessioni del Difensore Civico sulla amministrazione, non si tratta di dare regole garantite nella sanzione per cui l'amministrazione è obbligata a eseguire quanto dice il Difensore Civico, ma dialogo; dialettica, partendo dalle esigenze che il Difensore Civico rivela in prima istanza attraverso la conoscenza della realtà.
D'altra parte noi sosteniamo da tempo la questione morale, la trasparenza delle istituzioni, una via che porti non tanto alla ipercodificazione, ma a processi di trasparenza e di dialogo tra i vari soggetti e la responsabilità di ogni soggetto.
Noi non possiamo che condividere un approccio di questo tipo che allarghi i poteri attuali del Difensore Civico e garantisca condizioni di operatività a questo istituto, prenda in esame la proposta del Parlamento per una ramificazione a livello provinciale, dia l'avvio ad un lavoro sui temi evidenziati dal Difensore Civico.
E vengo ai tempi delle pratiche, questione che abbiamo affrontato ieri in sede di II Commissione.
Un male antico affligge la pubblica amministrazione in Italia, ma credo anche all'estero ed è il pericolo delle discrezionalità che attiene all'enorme escursione fra tempi e tempi delle pratiche, a seconda della caratteristica, collocazione, settore.
La differenziazione tra corsie preferenziali e corsie non preferenziali che addirittura non arrivano mai al termine è uno dei mali che minano più profondamente la fiducia del cittadino.
Credo sia opportuno riportare in Commissione le relazioni e le riflessioni che oggi abbiamo fatto per valutare gli sviluppi che possiamo avere. Per esempio si potrebbe affidare al Difensore Civico un esame per sezioni, dei problemi strutturali che riguardano i tempi delle pratiche anche in termini di costi, di economia, di discrezionalità, di uso corretto del potere amministrativo.
Se ci sono responsabilità della Giunta, valutiamole, non è questo il problema; il problema è verificare nell'organizzazione amministrativa e politica le cause e le origini delle disfunzioni.
L'altro terreno sul quale dovremmo lavorare è il ruolo del Difensore Civico, gli strumenti garanti e diritti e gli interessi diffusi.
I diritti dei malati, i diritti dell'ambiente sono tentativi forse empirici ma anch'essi vanno perseguiti con grande attenzione.
Sono gli elementi di un livello più avanzato sui quali si misurerà la capacità di sintesi delle istituzioni e gli stessi patti politici.
Il nostro intervento perché sia un conforto all'attività del Difensore Civico e uno stimolo ad avere coraggio di operare secondo lo spirito e le finalità della legge deve garantire il cittadino attraverso le leggi e i comportamenti anche attraverso il lavoro dell'esecutivo.
Molto deve essere fatto da parte del Consiglio per ridare, nella prossima legislatura, la speranza di fare politica lottando per far tornare la Regione ai livelli di dignità che auspichiamo.
Non dobbiamo perderci di coraggio e questo non può che derivare da un dialogo serio e non strumentale fra tutte le forze politiche. Mi rendo conto che solo un anno ci separa alla fine della legislatura.
Allora facciamo presto, impegniamoci in Commissione così come il Consigliere Vetrino richiamava. Sono pienamente d'accordo perché da questo lavoro può scaturire qualche elemento utile per andare avanti nell'esame delle proposte legislative avanzate dai colleghi e per definire i nostri comportamenti.
Questo dibattito che è incominciato forse un po' stancamente, pu invece produrre un piccolo passo in avanti che non solo gratifica il dottor De Martino ma soddisfa anche noi.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE MARCHIARO

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Brizio. Ne ha facoltà.



BRIZIO Gian Paolo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, dopo ripetuti rinvii giungiamo finalmente al dibattito sulle relazioni dell'ufficio del Difensore Civico riguardanti il 1982 e 1983.
Noi avremmo preferito un dibattito specifico per ogni relazione e avevamo chiesto ripetutamente di discutere la relazione '82 entro il 1983 come prevede la legge, ma si è preferito giungere ad una discussione comune sulle due relazioni e ciò a nostro avviso non è un fatto positivo; non solo in sé, perché concreta un ritardo sui tempi previsti, ma anche perché ci sembra abbia esercitato una qualche influenza anche sul Difensore Civico e sul taglio della relazione 1983 che ha voluto "essere diversa" da quella precedente. Fatta questa premessa che ci sembra necessaria e che è tesa soprattutto ad evitare in futuro che si ripetano ingiustificati ritardi tali da pesare anche sulle iniziative che ne possono derivare, passiamo ad esprimere le nostre valutazioni.
La relazione riguardante il 1982 malgrado la forma apparentemente dimessa è, a nostro avviso, di grande pregio e dimostra la validità della scelta della persona e le sue capacità.
Confermano questo nostro giudizio: 1) L'intelligente difesa del ruolo verso l'Amministrazione e verso il Consiglio che si evince in particolare dalle considerazioni di pag. 47 e seguenti e che il Consiglio regionale e soprattutto chi come il nostro Gruppo svolge il ruolo fondamentale dell'opposizione non deve lasciar cadere nel vuoto.
2) La giustificazione delle modalità di intervento adottate rispetto agli uffici, modalità se per un verso possono sembrare rinuncia ad utilizzare tutti gli strumenti per altro verso indicano chiaramente che questa scelta è basata sulla novità dell'istituto senza pregiudicare per il futuro l'adozione di ulteriori interventi e di più incisivi comportamenti.
E a questo proposito mentre ci compiaciamo del suo previdente atteggiamento, della sua autolimitazione, d'altro canto ci par giusto incoraggiare il Difensore Civico per il futuro ad avvalersi maggiormente dei suoi poteri, per quanto limitati essi siano.
3) La giustificazione corretta che egli dà del suo interessamento irrituale, anche in materie estranee alle competenze regionali (dimostrando in tal modo tra l'altro di mirare ad una espansione dell'istituto che sarà poi meglio indicata nella relazione dell'anno successivo).
Si configura così anche una sorta di servizio della Regione alla collettività che deve essere contemperato con il ruolo fondamentale del Difensore Civico che è soprattutto funzionale al controllo, in nome del Consiglio, sull'Amministrazione.
4) La forza con la quale esso si pone anche come funzione di operatore nell'interesse dell'Amministrazione regionale senza che questa prospettiva vada a scapito del ruolo di controllore sull'Amministrazione stessa.
Nel merito la relazione indica preoccupanti carenze rispetto all'azione della Giunta e della Regione nel suo complesso. Le censure che essa evidenzia sono infatti gravissime, tali da giustificare una forte attenzione del Consiglio e da confermare i giudizi più volte espressi dal nostro Gruppo circa la caduta di operatività e di credibilità dell'Ente.
Queste censure si possono così sintetizzare: a) grande disfunzione nell'organizzazione, anche la più elementare degli uffici, specialmente in questo senso: mancanza di protocolli assessorili (pag. 9) assenza di funzionari negli uffici (pag. 12) irrazionalità nell'organizzazione dei turni di ferie (pag. 12,13) irresponsabilità dei dipendenti in fatto e in diritto (pag. 35) eccessivo uso dei moduli Collegiali di organizzazione dell'attività che distolgono i funzionari dalle loro mansioni e accentuano persino la loro irresponsabilità (pag. 37).
b) Tendenza dei funzionari a condizionare gli amministratori e degli amministratori a farsi condizionare dai funzionari, persino laddove si tratti di modificare procedure con il risultato di evitare o ritardare l'adozione di procedure più corrette e tali dichiaratamente riconosciute (pag. 34/37).
c) Ritardi gravi di efficienza e di funzionalità nei rapporti tra funzionari e cittadini (pag. 18).
d) Arbitrarietà e irrazionalità delle decisioni, anche di quelle amministrativamente più vincolate (come ad esempio la nomina di Commissione di Concorso priva di commissari esperti nelle materie) (pag. 38).
e) Totale incapacità della struttura amministrativa, oltre che di quella politica, nell'esercitare un ruolo di vigilanza della Regione rispetto agli altri enti ed apparati amministrativi anche laddove ciò sia incontestabile ed essenziale per rendere efficace la cosiddetta "filosofia" della Regione come ente di programmazione (pag. 21).
Un quadro desolante che dà ulteriore significato alla richiesta più volte formulata dal nostro Gruppo acché si affronti finalmente il problema del funzionamento delle strutture.
A questo proposito, ci pare emergere fra le righe della relazione anche una lamentela giustificata sia per quanto riguarda l'organizzazione stessa dell'ufficio del Difensore Civico, sia per quel che concerne il rapporto fra Difensore Civico e Regione, sia, infine per il modo con il quale l'ufficio è stato fatto conoscere ai cittadini.
Per tutti questi aspetti la relazione si limita diplomaticamente ad accennare solo ai problemi tutti di grande importanza e che da quelli meramente organizzativi dell'ufficio, a quelli che riguardano una più puntuale chiarificazione del ruolo dell'istituto (sui quali tornerò più avanti) a quelli, ovviamente connessi che attengono al modo di presentare l'attività e la potenzialità dell'istituto stesso alla Comunità regionale riguardano soprattutto il Consiglio e la sua funzione di controllo politico alla quale l'attività del Difensore Civico, come controllo tecnico, è certamente strumentale in senso proprio.
Per questo noi giudichiamo ragionevole, corretto e soprattutto necessario che il Consiglio prenda l'iniziativa di sentire direttamente e periodicamente in Commissione il Difensore Civico per comprendere e valutare meglio i problemi "gestionali" e di "rapporto" dell'ufficio tenuto anche conto che, data la struttura della Regione, in taluni casi di fronte all'eventuale e presumibile inazione della Giunta v'è una competenza e un campo d' azione del Consiglio sia sul terreno del già citato controllo politico, sia in ordine alla funzione legislativa poiché alcune censure implicano anche riflessioni sulla stessa legislazione regionale.
Inoltre noi riteniamo si debba stimolare il Difensore Civico ad accentuare il controllo di efficienza e di imparzialità dell'attività amministrativa superando la concezione limitativa del controllo come verifica e correzione della mera violazione di legge.
Nella relazione sull'anno 1983 il Difensore Civico pone in premessa il problema dell'adeguarsi o meno da parte dell'Amministrazione ai suoi suggerimenti.
Il dettato della legge non fornisce alcuna esplicita indicazione e il Difensore Civico conclude affermando che l'Amministrazione si adeguerà senz'altro alle soluzioni proposte quando queste sono da ritenersi giuridicamente rigorose.
E' nostra opinione che il problema debba essere definito e che sia comunque opportuna e necessaria una precisa motivazione dell'eventuale mancato adeguamento anche in forma di nota perché fornisca gli elementi per una valutazione della diversa interpretazione utile per i conseguenti interventi normativi da parte dell'organo competente atti a fornire la necessaria certezza per tutti. Fra i casi specifici segnalati è particolarmente importante quello relativo alla normativa urbanistica laddove si segnala la non prevista possibilità per il cittadino di rivolgersi ad un livello diverso dal Comune quale potrebbe essere l'Amministrazione regionale.
Si tratta di una segnalazione corretta di un problema che esiste mentre è in corso, finalmente, il riesame della legislazione urbanistica regionale.
Conciliare questa esigenza con quella pressante di semplificare le procedure ed i tempi di approvazione degli strumenti urbanistici che costituiscono un grave limite ad una corretta programmazione territoriale sarà tuttavia certamente non facile. Altro aspetto importante è costituito dalla segnalazione del comportamento delle guardie volontarie ecologiche scelte senza alcun criterio di attitudine e competenza, sicché alcune sembrano essere "soggetti psicologicamente convinti di essere investiti di autorità come falso concetto di prestigio".
Tale comportamento non è cosa banale, perché esaspera molto i cittadini colpiti in modo spesso arbitrario ed immotivato di contravvenzioni notevolmente pesanti creando in loro la sfiducia nelle istituzioni e la convinzione della sostanziale ingiustizia degli organismi pubblici statali o locali che siano. E' veramente grave che il regolamento sia stato approvato con nove mesi di ritardo rispetto alla legge e non sia ancora applicato mentre si verificano interventi delle guardie che "danneggiano il cittadino".
Aspetto già toccato dalla relazione '82 ed al quale abbiamo già accennato è poi quello della utilizzazione del personale nel settore della programmazione da una parte, rispetto a quello preposto ad attività gestionali dall'altra.
Emerge dalla relazione con molta evidenza (pag. 24-32) come la frammentazione fra le due competenze generi ritardi e lentezze nelle procedure con conseguenti danni per i cittadini. Si riconferma in sostanza quel problema della gestione del personale del quale abbiamo già trattato.
I dati statistici della relazione confermano l'esistenza di un problema in ordine al campo di competenza del Difensore Civico. Sono appena 45 le questioni sottoposte al Difensore Civico che rientrano a tutti gli effetti nella sua competenza, mentre 247 i casi estranei per i quali il Difensore Civico non ha potuto intervenire se non instaurando ove possibile (43 casi) con gli Enti interessati rapporti irrituali o informali talora positivi che confermano la validità dell'istituto da estendere all'intera pubblica amministrazione.
Lo stesso segretario nazionale del nostro partito on. De Mita nella sua relazione al recente Congresso nazionale trattando i temi istituzionali e in particolare il capitolo della pubblica amministrazione ha detto testualmente: "Specialmente per quanto riguarda l'amministrazione che eroga servizi ciò che è essenziale è garantire una qualche forma di controllo nell'amministrazione stessa da parte degli utenti, anche attraverso forme di cosiddetta democrazia diffusa o nuovi istituti quali il Difensore Civico".
Concordiamo quindi sulla esigenza di una legge statale che articoli l'istituto ed il servizio a livello e con competenza territoriale regionale, attraverso la designazione dei rispettivi Consigli.
Siamo nettamente contrari ad una diffusione a livello comunale di una parcellizzazione dell'istituto in quanto da un lato dispersiva e dall'altro destabilizzante per le istituzioni e tale giudizio vale anche per le altre diverse soluzioni ipotizzate come quella delle U.S.S.L.
Se l'istituto deve invece rimanere unico, l'allargamento della competenza è per noi condivisibile e in questo senso le osservazioni fatte dal Consigliere Majorino sono di notevole interesse.
E' stato presentato dal Gruppo liberale un P.d.l. che potrà certamente essere esaminato dal Consiglio regionale, ma sappiamo come le proposte legislative delle Regioni abbiano poca concreta possibilità di percorrere utilmente ed in modo conclusivo l'iter per una approvazione a livello nazionale e valgano più come indicazioni e come stimolo A nostro avviso se si vuole veramente perseguire con una iniziativa concreta regionale per l'ampliamento della competenza del Difensore Civico si deve scendere dal terreno legislativo al terreno amministrativo con una proposta fantasiosa, ma non impercorribile, quale quella di una "convenzione" fra Regione, Enti locali e gli altri soggetti della pubblica amministrazione, che consentano l'intervento del Difensore Civico in quei settori. Potrebbe essere una via agile, possibile, originale, nostra nell'attesa che la legislazione nazionale giunga ad una formulazione che tutti auspichiamo.
Utile a rimediare deficienze a volte inevitabili, capace di offrire al cittadino una via di tutela, indirizzato a stimolare correzioni funzionali a individuare carenze operative, l'istituto del Difensore Civico non pu coprire spazi e responsabilità che sono propri delle competenti funzioni politiche di governo. Sui limiti dell'istituto, tutti gli interventi hanno offerto puntualizzazioni e riflessioni.
Il fatto che le questioni sottoposte al Difensore Civico nel 1983 concernano ancora casi di disfunzione della macchina amministrativa regionale già ampiamente segnalati dalla relazione dell'anno precedente, ci rafforza nell'opinione, anzi nella convinzione, che anche sotto il profilo della gestione operativa e degli uffici e dei servizi l'azione del governo regionale è carente, quando non addirittura inesistente.
Per far compiere apprezzabili miglioramenti al funzionamento dell'Amministrazione regionale occorre un diverso impegno della Giunta, una carica operativa ed una tensione che ci sembrano ben lungi da quelle esplicate.
Anche dalla relazione del Difensore Civico traiamo quindi una conseguenza politica e una conferma ulteriore non necessaria, ma non inutile della incapacità di governo di una Giunta esaurita e spenta che va stancamente verso la fine del suo mandato.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE MARCHIARO

La seduta è sospesa. Riprenderà alle ore 15.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13,00)



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