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Dettaglio seduta n.242 del 17/04/84 - Legislatura n. III - Sedute dal 9 giugno 1980 al 11 maggio 1985

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Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PETRINI


Argomento: Rapporti delle Regioni con l'ordinamento comunitario - Celebrazioni Manifestazioni Anniversari Convegni

Giornata Europea delle Regioni: l'unificazione europea (seguito)


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Prosegue l'esame del punto quarto all'ordine del giorno: "Giornata Europea delle Regioni: l'unificazione europea".
La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente, debbo delle scuse all'Ufficio di Presidenza per i miei comportamenti estemporanei della seduta antimeridiana. Colgo intanto l'occasione, però, per osservare che all'Ufficio di Presidenza deve essere affidato un mandato preciso, tale da permettergli di gestire i dibattiti in modo che quelli che hanno un valore di tipo formale e rappresentativo quale questo, siano collocati in ore più utili di quanto non avvenga normalmente.
Ritengo che le ore povere possano essere destinate all'esame delle interrogazioni, mentre quelle ricche, dell'intelligenza (dalle 10 alle 13) debbano essere destinate alle cose serie. Certamente, la questione europea è una cosa seria.
Per parte mia cercherò di mantenere il mio intervento in tempi europei: l'Europa si fa anche imparando a comportarsi sul metro europeo. In proposito, ricordo che uno dei più significativi uomini politici europei di nazionalità tedesca, rientrato nella scena politica dopo 10 anni di assenza, è intervenuto per soli 12 minuti.
Noi pensiamo che la crisi che sta vivendo l'aspettativa europea abbia origini lontane, sulle quali bisogna riflettere: perché abbiamo l'impressione che i rimedi che si vogliono dare siano caratterizzati dall'errore che si è compiuto in passato: a nostro modo di vedere, lo spirito dei Trattati di Roma era proprio di uomini, militanti in partiti diversi che avevano in comune una estrazione politica non marxista, eppure i Trattati di Roma sono stati concepiti secondo una cultura e una filosofia marxista: questo è il vizio d'origine della vicenda europea.
Io sono convinto che quando gli onorevoli Martino, De Gasperi, Adenauer ed altri, pensavano all'Europa intendevano non soltanto costruire qualche cosa in positivo, ma impedire che si ripetessero la crisi e il fallimento dei valori che sono puri e tipici di una società che molte volte si sottolinea in termini occidentali in modo spregiativo. Saremmo quasi portati a dire, con un po' di sciovinismo, della civiltà tout court. Questi personaggi sapevano che quello che avevano in testa era qualcosa di diverso rispetto a quello che avevano costruito. Avevano commesso un peccato di umiltà copiando il modello del ragionamento marxista. In altri termini si era detto: "posto che le ferite delle divisioni sono ancora aperte, posto che gli odi sono ancora vivi, posto che le aspettative non sono ancora mature, posto che le differenze sono ancora molte, incominciamo a ragionare sugli elementi economici della società (così avrebbe ragionato Marx) e l'integrazione politica e culturale di immagine e di orizzonti seguirà alla soluzione dei problemi economici".
Anche in questa vicenda il marxismo ha dimostrato i suoi limiti. Non solo non funziona il marxismo gestito dai marxisti, ma non funziona neppure quando viene gestito dai migliori liberali.
Dicono i francesi (ed anche l'on. Bettizza, dal quale ho ricavato questa intuizione): "politique d'abord". Prima di tutto la politica. Nelle grandi rivoluzioni non si può barare: per gli europeisti l'aver voluto utilizzare la strada più comoda, meno lastricata di rischi, quella dell'integrazione economica, è stato probabilmente un grosso errore che crea ora qualche difficoltà a rilanciare l'Europa, soprattutto come una "questione de politique". Il fallimento è stato non soltanto nell'individuazione originaria dello schema marxista, ma, soprattutto, nel non aver voluto prendere atto dell'errore originale, quello cioè di seguire la via economica alla libertà e alla integrazione, e a questo si è aggiunto quello di aver voluto seguire la via demagogica. Quando parlo di via demagogica, mi riferisco ad esempio a quanto è stato detto in questa sede stamane ed ancora a quanto dice il Presidente della Repubblica Pertini, il quale auspica l'ingresso nella Comunità Europea di questo o di quel Paese.
Tutti sappiamo che almeno sui problemi economici e sull'integrazione l'Europa dei Sei ha funzionato benissimo, l'Europa dei Dieci non funziona l'Europa dei Dodici sarà un fallimento. Evidentemente, accentuare l'errore di partenza significa far correre a questa vicenda maggiori rischi. Su questi argomenti, si è pronunciato con grande realismo politico, di recente, il Presidente Schmidt, il quale ha ammonito, dall'alto di un'esperienza e di una lucidità politica che probabilmente non ha nel Vecchio Continente confronto, che quella dell'Europa è sempre più un'utopia, perché la questione politica potrà essere riproposta soltanto da dei protagonisti politici, intendendosi per protagonisti dei Paesi, delle Nazioni. In altri termini, Schmidt pareva auspicare la nascita di un nuovo Carlo Magno, in grado di riunire intorno a un disegno politico di grande fascino e di grandi prospettive questa nostra Europa, alla quale la classe politica governante non è in grado di dare prospettive. Noi Italiani non siamo affascinati dall'ipotesi di un nuovo Carlo Magno, soprattutto quando questo significherebbe l'alleanza fra due culture, fra due scuole politiche e anche, se mi consentite, fra due accezioni dell'Europa, che sono la Germania e la Francia. Non è quindi certamente questa la strada da seguire.
Fin qui le considerazioni di ordine pessimistico. C'è invece una constatazione di ordine realistico che ci porta a sottoscrivere in pieno l'appello e la motivazione che il Vicepresidente del Consiglio, con grande professionalità, ha voluto predisporre come schema dei nostri lavori. Il Parlamento europeo ha fatto quanto di più e di meglio si potesse chiedere a un Parlamento: di essere soprattutto rivoluziona rio.
Durante la campagna elettorale del 1980, ricordo che era stato detto che un Parlamento avrebbe dovuto essere costituito, dopodiché non si sarebbe dovuto disputare molto sui suoi poteri, perché un vero Parlamento rappresentante di una pluralità rispetto a delle unità o comunque a delle pluralità più ridotte, deve sapersi conquistare i suoi poteri. La risoluzione, cosiddetta del coccodrillo, giustificherebbe di per sé quindi l'esistenza di questo Parlamento per 5 anni. Ritengo che questa sia una notazione che è bene ci ricordiamo di fare durante la prossima campagna elettorale, perché probabilmente i timidi, gli sfiduciati e i pigri ci diranno che nulla è avvenuto in questa nostra nazione europea. Invece, è avvenuta una cosa precisa: il Parlamento europeo, composto dai rappresentanti eletti dal popolo, ha assunto una deliberazione nella quale si chiede che l'Europa degli Stati lasci il passo all'Europa dei Popoli.
Questa è una presa di posizione che non mi pare fuori luogo considerare di tipo rivoluzionario e che quindi deve essere ritenuto il massimo risultato ottenuto da questo primo Parlamento europeo.
Questo nostro dibattito - lo diceva Viglione - certamente non ha uno sbocco immediato, peraltro deve sforzarsi di indicare la via sulla quale muoversi.
In primo luogo a me pare che ci si debba pronunciare in modo chiaro ed esauriente sul fatto che si sia federalisti o meno. A questo punto infatti, la linea discriminante non è più tra europeisti e non europeisti ma tra federalisti e non federalisti. Ritengo allora che federalisti noi Liberali e i Repubblicani ci siamo dichiarati.
Ad integrazione di quanto detto dalla collega Vetrino, affermo che il senso dell'alleanza repubblicana-liberale alle elezioni europee è soprattutto un messaggio di natura politica, non partitica. Esiste una parte dell'elettorato e comunque una parte dell'opinione pubblica che pone il problema dell'Europeismo in termini di federalismo. L'alleanza tra.
P.L.I. e P.R.I, si pone come punto di riferimento di questa opzione, apre non solo le proprie liste, ma anche i propri dibattiti, i propri cervelli e le proprie coscienze, ai federalisti. Questo per quanto riguarda la proposta politica elettorale.
La nostra vocazione federalista si misurerà in relazione a come contribuiremo a costruire l'Europa dei Popoli, la federazione europea attraverso l'unico processo che a noi sembra perseguibile: partendo dal presupposto che ci si può unire soprattutto se si è molto simili (difficilmente ciò accade se si è molto distanti), questo nostro Paese deve, a fronte delle proposte elettorali e dei discorsi politici, assumere anche comportamenti e decisioni che lo facciano essere più europeo.
In questo senso, allora, il documento che è alla base della proposta federalista (non la chiamo neppure proposta elettorale) repubblicana e liberale reca tre obiettivi che non mi pare altre forze politiche o culturali abbiano mai posto con così precisa chiarezza. Questo documento non fa proprio quello delle forze liberal-democratiche europee; esso pone tre punti: un unico governo, un'unica moneta e un'unica difesa per l'Europa. Il tasso di federabilità delle diverse forze politiche si misura sul piano del governo, inteso come istituzione, sul piano della moneta intesa come economia, e sul piano della difesa, intesa come scelta di collocazione internazionale. Mi spiace che non siano ora presenti i rappresentanti delle forze dell'estrema sinistra, perché altrimenti emergerebbe chiaramente come quelle non siano forze federaliste. Esse tendono ad allontanare il nostro dagli altri Paesi europei, non lavorano quindi per l'Europa, semmai per il Terzo Mondo, per il Mediterraneo, per una federazione di tipo levantino: tutte cose molto nobili, ma molto diverse rispetto all'Europa.
Un unico governo.
Significa lavorare, come in questo momento sta facendo il Governo nazionale, per far crescere la credibilità delle istituzioni e quindi del nostro Paese, per renderlo un Paese disposto ad accettare la logica del Governo, così da nascere meno diffidenze rispetto a un'ipotesi federalista all'interno della quale l'Italia si collocherebbe come un fatto anomalo.
La maturazione che avviene in questi giorni a livello nazionale in termini di cultura politica, sul ruolo del Governo rispetto alla maggioranza, rispetto alle opposizioni e rispetto al Parlamento, è certamente un processo in avanti rispetto a un'Europa che abbia un unico Governo, perché se non ridurremo le differenze tra noi e gli altri Paesi europei renderemo sempre più difficile o comunque meno facile l'unificazione europea. Ciò avverrà nella politica e non sul vino, in quanto il vino italiano continuerà ad essere prodotto in un modo diverso da quello francese; così il latte della Baviera verrà sempre prodotto in ambienti naturali che non sono tipici dell'Italia; lo scontro economico su questi prodotti quindi avverrà sempre. La geografia economica sta a indicare che l'Europa è un'area conflittuale e non un'area di pace economica.
Un'unica moneta.
L'unica moneta - lo diceva stamani anche il Presidente Viglione - non significa semplicemente stampare delle banconote che siano accettate da tutti gli Europei. Esiste la possibilità di realizzare una moneta unica nella misura in cui tutti i Paesi europei abbiano delle economie l'une le altre comparabili: sul piano dell'inflazione, del costo del lavoro e del costo del credito.
Occorre avviare nel nostro Paese quindi una politica economica basata sulle regole di efficienza, di produttività e di riduzione della spesa pubblica che sono alla base delle politiche finanziarie degli altri Paese quanto più noi ci adopreremo per ridurre l'inflazione e gli elementi distorcenti del processo economico, tanto più perseguiremo l'obiettivo dell'unica moneta in Europa. Infine, un'unica difesa.
Una difesa unica non vuol dire neutralismo. Non significa prendere posizione a favore di questo o di quello; significa, per esempio, evitare di ripetere l'errore commesso negli ultimi 5 anni, perché la questione dei missili non è un fatto militare o solamente una battaglia curiosa condotta da parte del P.C.I., che pure aveva votato con gli altri partiti la mozione a favore del Patto Atlantico ma è un fatto politico. I russi hanno fatto saltare l'equilibrio dei missili di teatro, non solo per ottenere una superiorità di tipo militare tattico, ma probabilmente per mettere in discussione - e vi sono riusciti - la solidarietà atlantica rispetto a questo problema.
Una cosa è essere alleati degli Stati Uniti, che significa poter contare su qualcuno che arriva al momento giusto (come già due volte è successo nella storia) carico di cioccolato, di bombe e di giocattoli per i bambini; una cosa invece è correre sulla nostra pelle i rischi di questo tipo di alleanze. I missili di teatro costituiscono un rischio che noi corriamo per la difesa comune.
Il blocco sovietico, il blocco dei Paesi dell'Est, su questo ha giovato molto bene. Riteniamo che l'aver ottenuto in Italia ed in altri Paesi la manovra, in corso di installazione dei missili di teatro, sia non tanto un recupero sul piano militare di equipollenza tra le forze schierate, ma soprattutto un grande risultato dal punto di vista politico, perché ha fermato in tempo la manovra dell'Unione Sovietica e dei suoi alleati di mettere in discussione la solidarietà atlantica sul problema della difesa.
Difesa comune quindi significa recuperare l'autonomia decisionale all'interno di un patto di solidarietà con le altre potenze dell'Occidente ma non significa - me lo consentano Montefalchesi e Reburdo - uscire come Paesi del Terzo Mondo, ignorando che la politica di potenza è un dato della storia, della realtà, e quindi ritirarci nell'angolo della nostra "felix Europa", al di fuori dei grandi contrasti socio-economici e dei grandi contrasti politici che sono in essere; al di fuori cioè di questa battaglia della storia ancora aperta tra il sistema capitalista e il sistema comunista, che certamente farà ancora vittime e drammi come tutte le grandi tragedie della storia. Anche perché Reburdo continua a difendere una pace che non esiste: la mortalità media da attività belliche negli ultimi 30 anni non è quella della Pax Romana, ma quella di una guerra romana. Il Vietnam, la Cambogia, l'Alto Volta, il nostro stesso continente, sono tutti pervasi da fatti bellici che hanno come matrice originale lo scontro fra due concezioni della realtà, della storia, che sono il sistema capitalista e quello comunista.
E' impossibile pensare che l'Europa si possa estraniare da questo processo. Può utilizzare certamente la propria forza militare, la propria forza di persuasione per far sì che questo tipo di contrasto e di confronto si riduca e sia meno cruento, si trasferisce sui settori dell'economia e della ricerca, diventi quindi un processo dell'avanzamento della storia dell'uomo e della sua qualità della vita e non della distruzione e della morte. Non si può rimanere neutrali.
Nell'apprezzare l'iniziativa dell'Ufficio di Residenza diretta a far dibattere in quest'aula i problemi dell'Europa in una data così significativa, cioè prossima alle elezioni europee e appena di seguito ad un fatto importante per il Piemonte come è stata la riunione degli Stati Generali dei Comuni d'Europa, concludo richiamando l'attenzione dei colleghi sulla responsabilità forte che hanno le forze politiche in questo momento: l'Europa è a un bivio al di là del quale c'è la speranza, quella che abbiamo vissuto fino adesso, e tutti indistintamente dobbiamo essere molto attenti affinché i colori della speranza che hanno contraddistinto la nostra battaglia comune per l'Europa, non scolorino un po' per volta verso i colori dell'utopia.



PRESIDENTE

Ha chiesto di Parlare il collega Picco. Ne ha facoltà.



PICCO Giovanni

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, do atto al Vice Presidente Petrini di avere introdotto questo dibattito con ampiezza e completezza di scenario politico, in modo da offrire una base di discussione sulla quale il confronto possa essere possibile. Sia alla luce della situazione politica attuale, a due mesi dalle seconde elezioni del Parlamento Europeo sia per la sollecitazione del Parlamento Europeo ai Capi di Stato ad approvare con la ratifica dei Parlamenti, il progetto di trattato elaborato dal Parlamento stesso.
Sottolineo innanzitutto come il dibattito sulla riforma istituzionale della Comunità Europea tenda ad approfondire da un lato gli aspetti critici e negativi del distorto uso dei Trattati di Roma e dall'altro ad evidenziare i limiti e le concezioni che, solo in un processo evolutivo storico dei rapporti fra gli Stati europei, possono trovare una giusta collocazione. Ciò non riguarda solo l'evoluzione dei Trattati, ma dei rapporti tra popoli e nazioni.
La nostra capacità di apprendere e di comprendere rischia di non capire e di deformare le evoluzioni dei processi che sono in atto. Deve essere chiaro che, al di là di ogni considerazione critica sul momento storico che stiamo affrontando, quando sollecitiamo una riconsiderazione delle istituzioni europee, non facciamo una fuga in avanti; ci collochiamo correttamente rispetto alla capacità di proporre un giudizio responsabile e compartecipe degli eventi che stiamo vivendo.
E' noto come il progetto per l'Unione Europea abbia volutamente scartato l'ipotesi degli emendamenti ai Trattati di Roma, dopo gli inutili tentativi di delega al Consiglio o di iniziativa della Commissione in tale senso.
L'ipotesi di un nuovo Trattato, che istituisca formalmente ex-novo l'Unione Europea, ha insite garanzie di maggiore coerenza nell'impalcatura delle competenze e nelle architetture delle nuove strutture; non eludendo peraltro le fasi e le modalità di attuazione. Mi preme sottolineare come il progetto che sarà prossimamente all'esame dei Parlamenti preveda un sistema di continuità politica e di continuità giuridica tra la Comunità CEE e l'istituenda Unione Europea: una continuità che non smantelli il patrimonio fondamentale della cooperazione e della collaborazione tra gli Stati membri che è stato acquisito in questi anni. Le Direttive ed i Regolamenti restano in vigore fino a che l'Unione non li modificherà con proprie procedure.
Il processo di unificazione, messo in atto dalla vecchia Comunità, sia pur tardivo e decelerato, - in attesa della ratifica del Parlamento - non deve subire ulteriori remore. Non servono solo i termini critici e negativi, ma anche le sollecitazioni perché si compiano tutte le procedure possibili per approdare al nuovo progetto di Trattato, adeguato alla realtà che stiamo vivendo.
L'Unione Europea e il nuovo Consiglio Europeo composto dai Capi di Stato e di Governo, assuma impegni sulla cooperazione dopo aver formulato raccomandazioni sull'ampliamento delle competenze dell'Unione. Urge affidare la gestione delle forme di cooperazione non già ai burocrati oppure ai Ministri dei singoli Stati, ma agli organi legislativi ed esecutivi della costituenda Unione. Credo che questo sia il maggiore salto di qualità che caratterizza l'ipotesi di Trattato.
Tale ipotesi, che maturò in chiave ed in casa federalista, fin dall'anno 1941 a Ventotene, è andata via via assumendo corpo e vitalità; ha ricreato le condizioni per un'elaborazione concettuale ed operativa che ha portato nel 1979 all'elezione a suffragio universale del primo Parlamento Europeo.
Al titolo primo del Trattato è prevista la politica dell'Unione, al titolo secondo la politica delle società, al titolo terzo la politica delle relazioni internazionali.
L'attesa è che le politiche dell'Unione previste in questo Trattato possano finalmente beneficiare di atti decisionali e di risorse finanziarie adeguate alla strategia di una reale azione comune ed attuate, ove necessario, con il metodo della cooperazione.
Consentitemi di non soffermarmi ulteriormente sul commento al progetto di Trattato, che è complesso e sul quale lo sforzo fatto di diffusione pubblicitaria e di schematizzazione nelle pubblicazioni distribuite credo dia il senso e il significato dei salti di qualità che si propone.
Mi preme però sottolineare che la costruzione di una società europea più integrata, con una propria comune politica, non possa essere disgiunta dalla politica estera e dalla sicurezza che finora non sono state - come ricordava Marchini - diretta conseguenza delle strategie e delle intuizioni politiche dei Trattati di Roma.
Su tali politiche è bene fare alcune considerazioni.
Ogni forza politica o ciascuna componente aggregata a livello europeo (come è quella dei Democratici Cristiani nel Partito popolare Europeo) nel rivendicare la propria matrice storica e politica non può dimenticare che un patrimonio comune unisce tutte le componenti federaliste che hanno sinceramente operato in questi anni per la costruzione dell'Unione Europea.
Credo che l'Europa non debba soprattutto vergognarsi del comune patrimonio di modelli istituzionali che, in quanto tali, sono esportabili nel mondo. Non il modello comportamentale della società opulenta o della società egoista, ma quello preliminare e pregiudiziale sui fondamentali valori di cooperazione e di integrazione e che non riguardano solo i popoli europei ma l'intera comunità mondiale.
In altri termini, o l'Europa prende coscienza dell'esigenza di stabilire con il Terzo Mondo e con le grandi potenze mondiali un rapporto che non sia di subordinazione ma di concorrenzialità nella diffusione della democrazia nel mondo, oppure v'è il pericolo che l'Europa già in subordine sugli aspetti meramente mercantili o di produzione industriale, finisca per subire una logica di appiattimento sul neutralismo come implicito avallo alla diffusione delle autocrazie e del militarismo. Questo pericolo deve essere ricordato proprio nel momento in cui apprendiamo la morte del generale Clark, un personaggio non secondario nella storia della liberazione dell'Europa e della successiva vicenda coreana. Per molti aspetti la sua figura ci ricorda i punti critici di equilibrio tra i fronti della disgregazione della riconduzione della ragione nella pace e nella convivenza.
Queste precisazioni non debbono accentuare differenziazioni storico ideologiche, ma puntualizzare, rispetto al momento storico particolare, la dimensione dei problemi politici ed economici che, negli anni '60 furono alla base della costruzione dei primi Trattati di Roma. Forse oggi quella dimensione non riesce più a dare sufficienti risposte di aggregazione e di volontà di cooperazione tra i popoli europei.
Prendiamo atto di questa realtà e cerchiamo come Regione di collocarci in termini tali da non eludere i processi in atto. Processi che trovano la Regione, con proprie competenze, in un ruolo che non è subordinato con spazi e possibilità di concorrere all'integrazione europea.
La capacità delle autonomie locali di essere locomotive trainanti nell'identificazione di strategie è stato ricordato recentemente nella Conferenza delle Regioni di Strasburgo: e così in altra occasione a Strasburgo come Delegazione del collegio elettorale nord-occidentale e della Regione Piemonte, avevamo sollecitato come iniziativa del Parlamento Europeo.
Se un appunto può essere fatto alla relazione di Petrini è quello di non aver affrontato le modalità con cui la Regione Piemonte doveva presentarsi all'appuntamento del dibattito in Consiglio regionale, a due anni dal primo dibattito svolto nell'82 sui consuntivi dell'utilizzo regionale dei fondi comunitari. Non è tanto il caso di dissociarsi dagli eccessi di ottimismo, quanto di dare spazio a ciò che maggiormente pu servire a riconoscerci nella ricerca di obiettivi comuni. Al di là di unanimi affermazioni sugli obiettivi finali permangono grandi divari tra le forze politiche sugli apporti reali alla crescita di fattori equilibranti e di unificazione. Quando sentiamo affiorare, collateralmente alle conclusioni negative sui criteri di destinazione delle risorse comunitarie pesanti affermazioni da parte di Capi di Stato (come ha fatto recentemente Kohl), o di qualificati membri degli Stati sulla deludente capacità di alcuni ad allineare le condizioni di sviluppo degli Stati membri, non possiamo ignorare l'insufficiente ruolo delle autonomie locali per la crescita qualitativa del livello dei servizi in generale e per la modificazione, e la qualificazione della spesa pubblica come deterrente dell'inflazione.
Interroghiamoci ad esempio su come siano applicabili quattro delle conclusioni del primo rapporto del relatore Morgan presentate agli Stati Generali a Torino.
Ad esempio al punto 7 del rapporto si dice: "Le autonomie locali, quali erogatori di servizi ed elevato contenuto di mano d'opera e grandi datori di lavoro nelle località di competenza, devono dirigere consapevolmente le loro politiche dell'occupazione e degli approvvigionamenti per assistere alla creazione di posti di lavoro addizionali, fornendo opportunità per l'espansione economica e per le iniziative in materia di occupazione a livello locale".
Ci sentiamo di affermare che questo tipo di riferimento debba avere anche per la nostra realtà, una pertinenza e un'urgenza? Quali considerazioni si ha del ruolo delle autonomie rispetto alle strutture socio-politiche nelle singole realtà nazionali? Al punto 8 si afferma: "Di fronte a un deterioramento delle infrastrutture regionali e locali, ai gravi problemi sociali e ad un gettito fiscale in continua contrazione, le autorità devono adottare energicamente le misure necessarie per ottenere il riconoscimento prioritario dell'importanza dello sviluppo degli investimenti di capitali in una infrastruttura locale bene organizzata e correttamente impostata per stimolare e favorire lo sviluppo economico locale".
Anche qui interroghiamoci su come in Piemonte siamo riusciti ad attuare una condizione di questo tipo.
Al punto 9 si dice: "Le strategie di pianificazione regionale e locale devono essere realizzate positivamente per raggiungere obiettivi generali di sviluppo economico stabiliti per l'area in questione e le autorità locali regionali debbono avere un ruolo più importante nella predisposizione di politiche e di programmi dì sviluppo integrati regionali, subregionali e locali per creare occupazione, per incoraggiare la ripresa economica con la creazione di programmi di sviluppo economico e di progetti di investimenti".
Non possiamo non fare una riconsiderazione critica sulla creazione di nuovi posti di lavoro, in servizi ad elevato potenziale occupazionale, su investimenti di capitali in infrastrutture locali ben organizzate, su strategie di pianificazione regionale e subregionale, sul sostegno a nuove iniziative economiche, anche private. La Regione o le autonomie locali possono avere un ruolo di coordinamento e di indirizzo. Questi riferimenti ci consentono di capire fino a che punto, al di là dell'enfatizzazione operando confronti, sui risultati conseguiti in altre realtà, possiamo trarre stimoli ad adeguare le nostre strutture agli obiettivi comuni.
Questa rapida ennesima riesumazione dei temi che caratterizzano il ruolo delle Regioni è in realtà il tema delle politiche europee nelle quali sono imminenti le soluzioni di fondo ai nostri gravi problemi strutturali ed a quelli che ripropongono i dilemmi della crisi mondiale in atto.
Ho riletto il dibattito del 1982. Ci eravamo proposti di realizzare in questa sede un confronto sui piccoli passi possibili per rimuovere il Piemonte non solo dalle posizioni più o meno favorevoli, nelle classifiche e nelle statistiche ma nei primati negativi nei processi in atto di riconversione e di trasformazione delle strutture socio-economiche.
Quali risultati possiamo addurre? L'istituzione del servizio CEE, risalente al 1981, non ha operato i salti di qualità sulla possibilità di controllo degli investimenti fatti con i contributi della CEE. Sostanzialmente il Servizio non è riuscito nemmeno a fornirci, forse per colpa dell'insufficienza delle strutture, una puntuale informazione su tali contributi, e su come queste risorse sono state utilizzate.
Anche dalla stampa quotidiana appare chiaramente negativo il bilancio delle risorse utilizzate dalla Regione Piemonte.
Da tempo denunciamo l'insufficiente considerazione sulla potenzialità di utilizzo nella difficile situazione economica piemontese.
Il ruolo promozionale che il Consiglio regionale ha avuto in questi anni per informare la comunità rischia di rimanere sproporzionato rispetto all'effettiva capacità di tradurre tale ruolo in chiave operativa per coinvolgervi la società piemontese; ciò non solo sui temi del confronto, ma dell'adeguamento ai processi di crescita e di riqualificazione economica.
Si tratta di riconsiderare come alcuni ruoli propri della nostra città che hanno già subito modificazioni, possano essere riconsiderati alla luce di evoluzioni ancora in atto. Ci offrirebbero spunti per i confronti approfonditi fatti fare dalla Federazione degli industriali piemontesi.
(Abbiamo visto recentemente una bellissima mostra nel salone del BIT sui problemi relativi alla pianificazione ed all'uso degli strumenti di pianificazione per incentivare lo sviluppo economico in altre realtà europee).
Non è solo il caso di sollecitare ulteriori azioni di promozione culturale, ma di verificare i comportamenti e gli atti decisionali della Regione sia per problemi generali che per i settoriali che comunque concorrono ad accrescere la nostra capacità all'esigenza di cambiare, che si è manifestata nei popoli europei.
Potrei riprendere dati e comparazioni che documentano i rischi di un'Europa che non solo rimane in arretrato rispetto allo sviluppo, ma è vittima di una tenaglia neutralistica falsamente intesa rispetto a progressi che, comunque, si impongono sul piano delle politiche comuni per attrezzarci come europei ad un ruolo che il mondo da noi sollecita.
L'arretramento dell'Europa avrà soprattutto nelle Regioni come la nostra maggiori ripercussioni.
Questa forse è la constatazione più pesante che incombe sul nostro ottimismo rispetto a tutte le considerazioni che possiamo fare.
Il prezzo che dovremo pagare sarà proporzionalmente molto più alto di quello che potranno pagare la Calabria o altre Regioni più arretrate, Anche la revisione critica in atto sullo stato delle nostre Autonomie non uscirà senza conseguenze.
Il ruolo che intendiamo svolgere per il problema della riforma istituzionale è riferito anche a questo discorso. Per riprendere alcune affermazioni del Consigliere Carazzoni, gli contrapponiamo che il ruolo della Regione non lo pensiamo in logica politica di lottizzazione del potere.
Noi crediamo che, per giudicare lo spessore politico dello Stato delle Autonomie, il dibattito si debba estendere a tutte le esperienze maturate rispetto alle evoluzioni che la nostra società è andata acquisendo e ai risultati complessivi che sono sotto i nostri occhi.
Il dibattito sulle riforme istituzionali non deve vederci defilati perché le Regioni e le Autonomie locali possono far crescere la qualità della politica nel nostro Paese. Per ora non mi pare che il Piemonte sia all'avanguardia nel confronto; né offra soluzioni ed adeguamenti all'assetto istituzionale tali da consentire quella maggiore incisività nel governo che il Paese sollecita.
Anche se questo dibattito non è pertinente al confronto in atto nell'apposita Commissione bicamerale del Parlamento, dobbiamo però anche guardare a questo importante momento teso a ricercare ulteriori risposte e ulteriori soluzioni di stabilità per il nostro Paese. In questa aula avevamo svolto un interessante dibattito sul Senato delle Regioni e sulla riforma del sistema delle autonomie in Europa, ma purtroppo non ha avuto seguito. Questo come altri temi ad esso collaterali sulla consistenza della rappresentatività, sull'espressione del voto preferenziale nelle votazioni ed altri temi alla base delle esperienze di democrazie europee più evolute sulle quali si sono consolidate le istituzioni con assetti maggiormente stabili parallelamente al miglioramento delle condizioni socio-economiche devono essere ripresi. Raccomando alla Consulta europea di non compiacersi solo della diffusione dei Documenti, ma di impegnarsi maggiormente nella ricerca applicata per sviscerare maggiormente problemi con la capacità di cogliere le esigenze della comunità esterna. Anche l'eclettismo, infatti può confonderci le idee e non consentirci di operare scelte sui problemi fondamentali.
Sull'obiettivo collaterale di questo dibattito di concorrere a sollecitare i Governi nazionali e i Parlamenti per una celere ratifica del progetto di Trattato, abbiamo presentato un sintetico ordine del giorno. Se le Autonomie locali agiranno sui Governi e sui Parlamenti i nuovi Trattati ci permetteranno una adeguata presenza nella costruzione dell'Unione Europea, ed avremo dato un utile contributo in questa storica fase che stiamo vivendo.



PRESIDENTE

Il dibattito sull'unificazione europea, nel quadro della giornata europea delle Regioni, si è così concluso.
Il Consiglio della Regione Piemonte ancora una volta ha dato un contributo serio e qualificante al progetto di rifondazione della Comunità Europea e della stessa Unione Europea. Come ricordava il collega Picco è stato presentato un ordine del giorno che conclude il dibattito e che sarà posto in votazione prima del termine della seduta. Il punto quinto, per intesa con i Presidenti dei Gruppi, sarà iscritto al primo punto dell'ordine del giorno della seduta del 3 maggio 1984.


Argomento: Parchi e riserve

Esame legge rinviata dal Governo: "Istituzione della riserva naturale della Palude di Casalbeltrame"


PRESIDENTE

Passiamo al punto sesto all'ordine del giorno: Esame legge rinviata dal Governo relativa a: "Istituzione della riserva naturale della Palude di Casalbeltrame".
La parola al relatore, Consigliere Ariotti.



ARIOTTI Anna Maria, relatore

Non è stata redatta nessuna ulteriore relazione a quella già letta in sede di esame ed approvazione del disegno di legge da parte del Consiglio regionale. Questo disegno di legge ritorna all'esame ed all'approvazione del Consiglio per l'adeguamento delle sanzioni alle prescrizioni della Legge 15. Il disegno di legge ha ottenuto l'approvazione unanime della Commissione competente.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Carazzoni. Ne ha facoltà.



CARAZZONI Nino

Sull'adeguamento del disegno di legge alle osservazioni di fondo del Commissario di Governo, non abbiamo alcuna osservazione da fare.
Resta però valido, anche dopo l'esame governativo e la conseguente revisione regionale, il principio di fondo in forza del quale ci eravamo sentiti di dare un voto di astensione. E' un'affermazione inoppugnabile, e non crediamo possa essere smentita, che la cosiddetta zona paludosa di Casalbeltrame è stata costruita artificialmente allagando un'area agricola per cui ci sembra quanto meno discutibile che si voglia ora trasformarla in riserva naturale, poiché, sia pure ipoteticamente parlando, qualsiasi terreno agricolo potrebbe essere un giorno inondato e, dato che è noto che nelle zone paludose si forma rapidamente una sede ospitale per volatili di ogni specie, pensiamo sia discutibile che questa zona paludosa possa avere la dignità di oasi avio-faunistica.
Nè vale dire che i terreni sottratti all'agricoltura non venivano più coltivati, oppure che dopo gli agricoltori saranno risarciti dei danni subiti. Riaffermiamo il concetto che l'agricoltore mira alla produzione di beni di consumo e non ad una qualsiasi copertura assistenzialistica.
Pertanto, noi dobbiamo riconfermare le nostre perplessità e quindi il nostro voto di astensione a questo disegno di legge che, pur ispirato a finalità che non saremo di certo noi a non comprendere, tuttavia ci sembra voler forzare una situazione e non tenere realisticamente conto della vera origine della palude di Casalbeltrame.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Nerviani. Ne ha facoltà.



NERVIANI Enrico

Confermo la posizione favorevole del nostro Gruppo all'istituzione dell'oasi naturale di Casalbeltrame. Conosciamo l'origine di questa zona ma ciò non significa che questo angolo di terra piemontese non possa aver acquisito in questo tempo una notevole rilevanza naturalistica. In ogni caso, questa oasi è entrata nel nostro patrimonio e i danni arrecati all'agricoltura sono stati lievi anche perché si tratta di un'area di dimensioni molto limitate. Vi sono pertanto delle condizioni tali per cui un'opposizione alla richiesta di istituzione ad area naturale non ha particolare consistenza; d'altra parte, anche Carazzoni assume una posizione prudente di astensione: uno sguardo non certamente definitivamente critico nei confronti della legge che viene proposta.
Voglio rilevare che in sede di Commissione il Gruppo della D.C.
peraltro come altri Gruppi, aveva assunto un indirizzo preciso teso alla massima limitazione dei danni arrecabili all'attività agricola. Abbiamo anche affermato in quella sede che è possibile sperimentare per 5/10 anni la validità dal punto di vista naturalistico di questa zona, per poi valutarne i risultati, anche quelli didattici.
Ritengo che la scelta effettuata oggi sia giusta, una scelta che va anche nel senso del rispetto delle numerose associazioni di amanti della natura che chiedono il mantenimento di questa riserva e che si raccomandano al Consiglio regionale perché il patrimonio raccolto in questi anni non vada perduto. Il nostro Gruppo esprimerà voto favorevole, anche se vi saranno delle riserve da parte di qualche collega più vicino al mondo degli agricoltori.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARCHIARO



PRESIDENTE

Passiamo alla votazione dell'articolato.
Articolo 1 (Istituzione della Riserva naturale) "Ai sensi della legge regionale 4 giugno 1975, n. 43, è istituita, con la presente legge, la Riserva naturale della palude di Casalbeltrame integrante il parco naturale delle Lame del Sesia, istituito con legge regionale 23 agosto 1978, n. 55".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 34 hanno risposto SI 30 Consiglieri si sono astenuti 4 Consiglieri L'art. 1 è approvato.
Articolo 2 (classificazione) "Nella Riserva naturale della palude di Casalbeltrame sono individuate: a) un'area classificata 'Riserva naturale speciale' in ragione della presenza di particolari specie avifaunistiche b) una fascia di territorio circostante ed adiacente classificata 'Riserva naturale orientata'.
L'area di cui alla precedente lettera a) è preordinata all'espropriazione, ai sensi del terzo comma dell'articolo 6 della legge regionale 4 giugno 1975, n. 43, o all'acquisizione od all'affitto.
Il piano naturalistico di cui all'ultimo comma del successivo articolo 4 può apportare modifiche ai confini della Riserva naturale speciale".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 34 hanno risposto SI 30 Consiglieri si sono astenuti 4 Consiglieri L'art. 2 è approvato.
Articolo 3 (Confini) "I confini della Riserva naturale della palude di Casalbeltrame incidente sui Comuni di Casalbeltrame, Biandrate e Casalino, sono individuati nell'allegata planimetria in scala 1:25.000, facente parte integrante della presente legge, nel seguente modo: a) la Riserva naturale speciale con linea punteggiata b) la Riserva naturale orientata con tratto continuo.
I confini della Riserva naturale sono delimitati da tabelle da collocarsi lungo il perimetro dell'area in modo che siano visibili da ogni punto di accesso e che da ogni tabella siano visibili le due contigue e portanti la scritta 'Regione Piemonte - Riserva naturale della palude di Casalbeltrame'.
Le tabelle devono essere mantenute in buono stato di conservazione e di leggibilità". Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 34 hanno risposto SI 30 Consiglieri si sono astenuti 4 Consiglieri L'articolo 3 è approvato.
Articolo 4 (Finalità) "A completamento dei principi di cui all'articolo 3 della legge regionale 23 agosto 1978, n. 55, le finalità della Riserva naturale speciale della palude di Casalbeltrame sono specificate secondo quanto segue: 1) tutelare la presenza delle specie avifaunistiche presenti o che dovessero in futuro insediarsi garantendo la conoscenza delle stesse attraverso forme controllate di fruizione 2) conservare le caratteristiche ambientali dei luoghi 3) salvaguardare le attività agricole nell'area individuata come Riserva naturale orientata.
Le modalità di utilizzo e di fruizione sono stabilite dal piano naturalistico, redatto a norma dell'articolo 7 della legge regionale 4 settembre 1979, n. 57, e successive modificazioni".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 34 hanno risposto SI 30 Consiglieri si sono astenuti 4 Consiglieri L'art. 4 è approvato.
Articolo 5 (Vincoli e permessi) "Sull'intero territorio della Riserva naturale della palude di Casalbeltrame, oltre al rispetto delle leggi statali e regionali in materia di tutela dell'ambiente, della flora e della fauna, è fatto divieto di: a) aprire e coltivare cave di qualsiasi natura b) esercitare l'attività venatoria c) esercitare la pesca d) accedere, limitatamente al territorio dell'area classificata come Riserva naturale speciale, se non per motivi di carattere didattico tecnico o scientifico, senza l'autorizzazione del Consiglio Direttivo. Da tale divieto e autorizzazione sono esonerati i proprietari e gli aventi titolo e) alterare e modificare le condizioni naturali di vita degli animali f) danneggiare o distruggere i vegetali di ogni specie e tipo g) costruire nuove strade ed ampliare le esistenti se non in funzione delle finalità della Riserva specificate al precedente articolo 4 h) esercitare attività ricreative e sportive con mezzi meccanici fuori strada i) costruire nuovi edifici od opere di qualsiasi genere se non in funzione delle finalità della Riserva l) abbattere alberi se non previa autorizzazione del Presidente del Consiglio Direttivo".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 34 hanno risposto SI 30 Consiglieri si sono astenuti 4 Consiglieri L'art. 5 è approvato.
Articolo 6 (Sanzioni) "Le violazioni al divieto di cui alla lettera a) dell'articolo 5 della presente legge comportano la sanzione amministrativa da un minimo di L.
3.000.000 ad un massimo di L. 5.000.000 per ogni 10 mc. di materiale rimosso.
Per le violazioni ai divieti di cui alle lettere b) e c) del precedente articolo 5 si applicano le sanzioni previste dalle vigenti leggi in materia di caccia e pesca.
Le violazioni ai divieti di cui alle lettere d), e), f) e h) del precedente articolo 5 comportano la sanzione amministrativa da un minimo di L. 25.000 ad un massimo di lire 250.000.
Le violazioni ai divieti di cui alla lettera g) e i) del precedente articolo 5 comportano le sanzioni previste dalle leggi in materia urbanistica.
Le violazioni al divieto di cui alla lettera l) dell'articolo 5 della presente legge comportano la sanzione amministrativa da un minimo di lire 1.000.000 ad un massimo di lire 5.000.000, per ogni ettaro o frazione di ettaro di terreno su cui è stato effettuato il taglio boschivo.
Le violazioni ai divieti di cui al precedente articolo 5, lettere a) f), g), i), e l), comportano, oltre alle sanzioni previste, l'obbligo del ripristino da realizzarsi in conformità alle disposizioni che sono formulate in apposito decreto dal Presidente della Giunta regionale.
Ai sensi della legge regionale 2 marzo 1984, n. 15, per l'accertamento delle violazioni e l'applicazione delle sanzioni previste dalla presente legge si applicano le norme ed i principi di cui al capo I della legge 24 novembre 1981, n. 689.
Le somme riscosse ai sensi del presente articolo e quelle riscosse ai sensi delle norme contenute nel piano naturalistico di cui all'ultimo comma dell'articolo 4 della presente legge saranno introitate nel bilancio della Regione".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 34 hanno risposto SI 30 Consiglieri si sono astenuti 4 Consiglieri L'articolo 6 è approvato.
Articolo 7 (Gestione) "La gestione della Riserva naturale della palude di Casalbeltrame è affidata al Consiglio Direttivo del parco naturale delle Lame del Sesia la cui composizione è così modificata: a) quattro rappresentanti, di cui uno della minoranza, del Comune di Albano Vercellese b) tre rappresentanti, di cui uno della minoranza, per ciascuno dei Comuni di Casalbeltrame, Greggio, Oldenico, San Nazzaro Sesia e Villata c) un rappresentante del Comune di Villarboit d) tre rappresentanti designati dal Consiglio regionale, sentito il parere dei Comitati comprensoriali di Vercelli e di Novara.
Il Consiglio Direttivo provvede, entro 90 giorni dall'insediamento nella sua nuova composizione, a modificare lo Statuto del parco delle Lame del Sesia e delle Riserve naturali speciali dell'Isolone di Oldenico e della Garzaia di Villarboit apportando le necessarie variazioni derivanti dall'applicazione delle norme di cui alla presente legge.
Il nuovo Statuto dovrà prevedere la formazione di una Giunta esecutiva da eleggersi da parte del Consiglio Direttivo in modo che sia garantita la presenza dei Comuni di Albano Vercellese, Casalbeltrame, Greggio, Oldenico San Nazzaro Sesia e Villata, e dovrà prevedere il Presidente ed il Vice Presidente.
Lo Statuto è approvato con decreto del Presidente della Giunta regionale Il Consiglio Direttivo provvede agli oneri derivanti dalla gestione della Riserva naturale speciale con lo stanziamento regionale di cui al capitolo 7980 del bilancio di previsione per l'anno finanziario 1984 e di cui ai corrispondenti capitoli per gli anni finanziari successivi.
Conseguentemente la denominazione del capitolo 7980 del bilancio di previsione per l'anno 1984 è così modificata: 'Assegnazione regionale per le spese di gestione del parco naturale delle Lame del Sesia e della Riserva naturale speciale dell'Isolone di Oldenico, della Garzaia di Villarboit e della palude di Casalbeltrame'.
Il Presidente della Giunta regionale è autorizzato ad apportare, con proprio decreto, le occorrenti variazioni di bilancio".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 34 hanno risposto SI 30 Consiglieri si sono astenuti 4 Consiglieri L'articolo 7 è approvato.
Articolo 8 (Personale) "Per l'espletamento delle funzioni gestionali di cui al precedente articolo 7, il Consiglio Direttivo del parco si avvale del personale proprio, previsto dalla legge regionale 5 maggio 1980, n. 35, così come modificata dalla legge regionale 31 agosto 1982, n. 29, integrato da n. 2 guardiaparco da inserirsi nel V livello funzionale e retributivo degli Enti locali".
Si passi alla votazione.
(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 34 hanno risposto SI 30 Consiglieri si sono astenuti 4 Consiglieri L'art. 8 è approvato.
Articolo 9 (Norme generali) "Per quanto non espressamente previsto dalla presente legge si applicano le normative di cui alla legge regionale 23 agosto 1978, n. 55 relative a: a) durata della destinazione b) personale c) controllo d) vigilanza e) finanziamenti ed entrate.
Il territorio della Riserva naturale speciale della Palude di Casalbeltrame è oggetto, ai sensi degli articoli 7 e 8 della legge regionale 4 settembre 1979, n. 57, di apposito piano naturalistico".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 34 hanno risposto SI 30 Consiglieri si sono astenuti 4 Consiglieri L'articolo 9 è approvato.
Articolo 10 (Norma transitoria) "I membri del Consiglio Direttivo di nomina del Comune di Casalbeltrame, il membro aggiuntivo del Comune di Albano Vercellese e il membro di nomina del Comune di Villarboit, sostitutivo dei 3 rappresentanti previsti dall'articolo 5 della legge 20 agosto 1978, n. 55, di cui al secondo comma del precedente articolo 7, sono nominati dai rispettivi Consigli comunali entro 30 giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 34 hanno risposto SI 30 Consiglieri si sono astenuti 4 Consiglieri L'articolo 10 è approvato.
Si passi alla votazione dell'intero testo della legge.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 34 hanno risposto SI 30 Consiglieri si sono astenuti 4 Consiglieri L'intero progetto di legge è approvato.


Argomento: Parchi e riserve

Esame legge rinviata dal Governo relativa a: "Istituzione dell'area attrezzata della Collina di Rivoli"


PRESIDENTE

Punto settimo all'ordine del giorno: Esame legge rinviata dal Governo relativa a: "Istituzione dell'area attrezzata della Collina di Rivoli".
La parola al relatore, Consigliere Ariotti.



ARIOTTI Anna Maria, relatore

Vale il discorso fatto sul disegno di legge di cui al precedente punto all'ordine del giorno.



PRESIDENTE

Passiamo alla votazione dell'articolato.
Articolo 1 (Istituzione dell'area attrezzata) "Ai sensi della legge regionale 4 giugno 1975, n. 43, è istituita, con la presente legge, l'area attrezzata della collina di Rivoli".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 33 hanno risposto SI 19 Consiglieri si sono astenuti 14 Consiglieri L'articolo 1 è approvato.
Articolo 2 (confini) "I confini dell'area attrezzata della collina di Rivoli, incidente sul Comune di Rivoli, sono individuati nell'allegata planimetria, in scala 1:2000, facente parte integrante della presente legge.
I confini dell'area attrezzata sono delimitati da tabelle portanti la scritta 'Regione Piemonte - Area attrezzata della collina di Rivoli', da collocarsi in modo che siano visibili da ogni punto di accesso e che da ogni tabella siano visibili le due contigue.
Le tabelle debbono essere mantenute in buono stato di conservazione e di leggibilità".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 33 hanno risposto SI 19 Consiglieri si sono astenuti 14 Consiglieri L'articolo 2 è approvato.
Articolo 3 (Finalità) "Nell'ambito ed a completamento dei principi generali indicati nell'articolo 1 della legge regionale 4 giugno 1975, n, 43, le finalità dell'istituzione dell'area attrezzata della collina di Rivoli sono: 1) tutelare le caratteristiche ambientali, paesaggistiche, culturali ambientali, naturali e architettoniche dell'area attrezzata 2) mantenere e valorizzare gli aspetti culturali ed architettonici presenti nell'area attrezzata, concorrendo alla manutenzione e alla riqualificazione di entità architettoniche rilevanti, quali lo storico Castello di Rivoli, che costituiscono una componente inscindibile con l'insieme paesaggistico nel quale sono inserite 3) mantenere e valorizzare il patrimonio forestale 4) promuovere iniziative atte a consentire la fruizione dell'area attrezzata, a fini culturali, didattici e ricreativi".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 33 hanno risposto SI 19 Consiglieri si sono astenuti 14 Consiglieri L'art. 3 è approvato.
Articolo 4 (Durata della destinazione) "La destinazione ad area attrezzata, attribuita con la presente legge al territorio individuato dal precedente articolo 2, ha la durata di anni 99, prorogabile alla scadenza".
Si passi alla votazione.
(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 33 hanno risposto SI 19 Consiglieri si sono astenuti 14 Consiglieri L'articolo 4 è approvato.
Articolo 5 (Gestione) "Le funzioni di gestione direttiva, di amministrazione e di vigilanza per il conseguimento delle finalità di cui al precedente articolo 3, sono esercitate dall'Azienda regionale per i parchi suburbani, istituita con legge regionale 31 agosto 1982, n. 28".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 33 hanno risposto SI 19 Consiglieri si sono astenuti 14 Consiglieri L'articolo 5 è approvato.
Articolo 6 (Personale) "Per l'espletamento delle funzioni gestionali di cui al precedente articolo 5, l'Azienda regionale dei parchi suburbani si avvale del personale proprio, previsto dall'articolo 11 della legge regionale 31 agosto 1982, n. 28, integrato da n. 2 dipendenti da inserirsi nel IV livello e da n. 4 guardiaparco da inserirsi nel V livello funzionale e retributivo del contratto Enti locali".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 33 hanno risposto SI 19 Consiglieri si sono astenuti 14 Consiglieri L'art. 6 è approvato.
Articolo 7 (Norme vincolistiche) "Sull'intero territorio dell'area attrezzata della collina di Rivoli oltre al rispetto delle leggi statali e regionali in materia di salvaguardia dei monumenti, di tutela dell'ambiente, della flora e della fauna, nonché delle leggi sulla caccia e sulla pesca, è fatto divieto di : a) aprire e coltivare cave di qualsiasi natura b) esercitare l'attività venatoria c) alterare e modificare le condizioni naturali di vita degli animali d) danneggiare e distruggere i vegetali di ogni specie e tipo, fatte salve le normali operazioni connesse alle attività agricole e) abbattere o comunque danneggiare gli alberi che abbiano un particolare valore ambientale, scientifico, urbanistico f) costruire nuove strade ed ampliare le esistenti, se non in funzione delle finalità dell'area attrezzata g) esercitare attività ricreative e sportive con mezzi meccanici fuoristrada h) effettuare interventi di demolizione di edifici esistenti o di costruzione di nuovi edifici o di strutture stabili o temporanee che possano deteriorare le caratteristiche ambientali del luogo.
Fino all'approvazione del piano naturalistico di cui all'art. 7 della legge regionale 4 settembre 1979, n. 57, e successive modificazioni, i tagli boschivi sono regolati in base alle norme di cui all'art. 12 della legge medesima".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 33 hanno risposto SI 19 Consiglieri si sono astenuti 14 Consiglieri L'art. 7 è approvato.
Articolo 8 (Sanzioni) "Le violazioni al divieto di cui alla lettera a) dell'articolo 7 della presente legge comportano sanzioni amministrative da un minimo di lire 3.000.000 ad un massimo di lire 5.000.000 per ogni 10 mc. di materiale rimosso.
Per le violazioni al divieto di cui alla lettera b) del precedente articolo 7 si applicano le sanzioni previste dalle vigenti leggi in materia di caccia.
Le violazioni ai divieti di cui alle lettere c), d), e) e g) del precedente articolo 7 comportano sanzioni amministrative da un minimo di lire 25.000 ad un massimo di lire 250.000.
Le violazioni ai divieti di cui alle lettere f) e h) dell'articolo 7 della presente legge comportano le sanzioni previste dalle leggi in materia urbanistica.
I tagli boschivi effettuati in difformità dalla previsione di cui all'articolo 12 della legge regionale 4 settembre 1979, n. 57, comportano la sanzione amministrativa da un minimo di lire 1.000.000 ad un massimo di lire 5.000.000 per ogni ettaro o frazione di ettaro di terreno su cui è stato effettuato il taglio boschivo.
Le violazioni ai divieti richiamati ai commi primo, terzo e quarto del presente articolo comportano, oltre alle sanzioni previste, l'obbligo del ripristino che dovrà essere realizzato in conformità alle disposizioni formulate in apposito decreto del Presidente della Giunta regionale.
Ai sensi della legge regionale 2 marzo 1984, n. 15, per l'accertamento delle violazioni e l'applicazione delle sanzioni previste dalla presente legge si applicano le norme ed i principi di cui al capo I della legge 24 novembre 1981, n. 689.
Le somme riscosse ai sensi del presente articolo e quelle riscosse ai sensi delle norme contenute nel piano naturalistico di cui all'ultimo comma del precedente articolo 7 saranno introitate nel bilancio della Regione".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 33 hanno risposto SI 19 Consiglieri si sono astenuti 14 Consiglieri L'articolo 8 è approvato.
Articolo 9 (Vigilanza) "La vigilanza dell'area attrezzata della collina di Rivoli è affidata: a) al personale di vigilanza dell'Azienda regionale dei parchi suburbani b) al personale degli Enti indicati all'ultimo comma dell'articolo 3 della legge regionale 4 giugno 1975, n. 43, e successive modificazioni ed integrazioni, previa convenzione con gli Enti di appartenenza c) a guardie giurate volontarie, nominate in conformità dell'articolo 138 del T.U. delle leggi di pubblica sicurezza, approvato con R.D. 18 giugno 1931, n. 773, e che abbiano prestato giuramento davanti al Pretore previa convenzione con l'Azienda regionale dei parchi suburbani".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 33 hanno risposto SI 19 Consiglieri si sono astenuti 14 Consiglieri L'art. 9 è approvato.
Articolo 10 (Finanziamenti per le opere di tabellazione) "Agli oneri relativi alle opere di tabellazione, di cui al precedente articolo 2, provvede direttamente l'Azienda regionale dei parchi suburbani mediante lo stanziamento ad essa attribuito sul capitolo 7970 del bilancio per l'anno finanziario 1984, e sui corrispondenti capitoli di cui ai bilanci successivi".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 33 hanno risposto SI 19 Consiglieri si sono astenuti 14 Consiglieri L'articolo 10 è approvato.
Articolo 11 (Finanziamenti per la gestione) "Agli oneri per la gestione dell'area attrezzata della collina di Rivoli provvede direttamente l'Azienda regionale dei parchi suburbani mediante lo stanziamento ad essa attribuito sul capitolo 7970 del bilancio per l'anno finanziario 1984, e sui corrispondenti capitoli di cui ai bilanci successivi".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 33 hanno risposto SI 19 Consiglieri si sono astenuti 14 Consiglieri L'articolo 11 è approvato.
Articolo 12 (Disposizioni finanziarie relative alla redazione del piano naturalistico) "Per la redazione del piano naturalistico, di cui al precedente articolo 7, si provvede mediante lo stanziamento di cui al capitolo 7930 dello stato di previsione della spesa per l'anno finanziario 1984, e sui corrispondenti capitoli di cui ai bilanci successivi, a norma del secondo comma dell'articolo 21 della legge regionale 4 settembre 1979, n. 57".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 33 hanno risposto SI 19 Consiglieri si sono astenuti 14 Consiglieri L'art. 12 è approvato.
Articolo 13 (Entrate) "I proventi derivanti dalle sanzioni di cui al precedente articolo 8 saranno iscritti al capitolo 2230 dello stato di previsione delle entrate del bilancio per l'anno finanziario 1984 ed ai corrispondenti capitoli dei bilanci successivi".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 33 hanno risposto SI 19 Consiglieri si sono astenuti 14 Consiglieri L'articolo 13 è approvato.
Si passi alla votazione dell'intero testo della legge.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 33 hanno risposto SI 19 Consiglieri si sono astenuti 14 Consiglieri L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Edilizia pubblica (convenzionata, sovvenzionata, agevolata)

Esame deliberazione Giunta regionale n. 63-31965: "Modifica al regolamento per l'attuazione da parte degli I.A.C.P. e dei Comuni degli interventi di edilizia residenziale pubblica sovvenzionata localizzati per il quadriennio 1982/85 e finanziati ai sensi delle leggi 457/78 e 94/82"


PRESIDENTE

Il punto ottavo all'ordine del giorno reca: Esame deliberazione Giunta regionale n. 63-31965: "Modifica al regolamento per l'attuazione da parte degli I.A.C.P. e dei Comuni degli interventi di edilizia residenziale pubblica sovvenzionata localizzati per il quadriennio 1982/85 e finanziati ai sensi delle leggi 457/78 e 94/82".
Vi do lettura della deliberazione: "Il Consiglio regionale lista la deliberazione della Giunta regionale n. 150-24648 in data 6/4/1983 assunta ai sensi dell'art. 40 dello Statuto vista la deliberazione del consiglio regionale n. 519-8403 in data 13/10/1983, di approvazione del regolamento per l'attuazione degli interventi di edilizia residenziale pubblica sovvenzionata vista la deliberazione della Giunta regionale n. 63-31965 in data 9/1/1984 relativa a 'modifica al regolamento per l'attuazione da parte degli I.A.C.P. e dei Comuni degli interventi di edilizia residenziale pubblica sovvenzionata localizzati per il quadriennio 1982/85 e finanziati ai sensi delle leggi 457/78 e 94/82. Proposta al Consiglio regionale' sentita la competente commissione consiliare DELIBERA di integrare l'art. 25 del regolamento per l'attuazione da parte degli I.A.C.P. e dei Comuni degli interventi di edilizia residenziale pubblica sovvenzionata localizzati per il quadriennio 1982/85 e finanziati ai sensi delle leggi 5/8/1978 e 5/3/1982 n. 94, il secondo collana, punto 3) con il seguente testo a stampa: 'C) limitatamente agli interventi di recupero del patrimonio edilizio esistente, licitazione privata ai sensi della legge 8/8/1977 n. 584 art. 24 lettera a) e c).
Nel caso di ricorso al metodo di cui alla lettera a) dovrà prevedersi già in sede di lettera d'invito, una procedura che consenta l'esclusione delle offerte ritenute anomale analogamente a quanto previsto al quarto comma del successivo art. 30 del presente regolamento'.
Dopo il quarto comma è inserito il seguente testo a stampa: 'Nel caso di licitazione privata il numero delle imprese da invitare ad ogni gara non dovrà mai essere inferiore a 20.
Eventuali deroghe al predetto limite sono consentite esclusivamente per l'appalto di opere comprendenti lavori la cui esecuzione richiede da parte dell'impresa appaltante specifiche competenze tecniche, tale deroga è subordinata al rilascio di espressa autorizzazione da parte dell'Assessorato regionale competente, su richiesta motivata della stazione appaltante'".
Chi approva la deliberazione è pregato di alzare la mano.
E' approvata con 21 voti favorevoli e 10 astensioni.


Argomento: Parchi e riserve

Deliberazione della Giunta regionale n. 23-33607: "Acquisto terreni nella riserva naturale della Garzaia di Valenza di proprietà dell'Azienda Autonoma Ferrovie dello Stato. Ulteriore spesa di L. 22.190.000"


PRESIDENTE

Propongo di iscrivere all'ordine del giorno, la deliberazione approvata all'unanimità dalla II Commissione, relativa a: "Acquisto terreni nella riserva naturale della Garzaia di Valenza di proprietà dell'Azienda Autonoma Ferrovie dello Stato. Ulteriore spesa di L. 22.190.000".
La parola al Presidente della II Commissione, Consigliere Biazzi.



BIAZZI Guido

Si tratta di un provvedimento teso a dare continuità a una precedente delibera del Consiglio regionale, che delegava la Giunta all'acquisto di 64.000 mq. ca. di terreno di proprietà delle FF.SS. situati all'interno della riserva naturale della Garzaia di Valenza. Nel frattempo, sono state avanzate da altri offerte in aumento, ed ora per poter continuare a partecipare alla gara d'acquisto è necessario aumentare l'offerta originaria della Regione. Il costo totale si aggirerebbe attorno a L.
44.350.000, cifra che comprende L. 250.000 per la maggiore offerta.
La Regione mi sembra sia particolarmente interessata all'acquisto di quel terreno, dato il suo valore naturalistico. Con questa operazione si potrebbero completare gli interventi per la riserva naturale della Garzaia di Valenza.



PRESIDENTE

Passiamo alla votazione della delibera il cui testo recita: "Il Consiglio regionale vista la deliberazione della Giunta regionale del 12/4/1984 n. 23-33607 concernente 'Acquisto di terreni nella riserva naturale della Garzaia di Valenza di proprietà dell'Azienda Autonoma Ferrovie dello Stato. Ulteriore spesa di L. 22.190.000' sentita la competente Commissione consiliare DELIBERA di autorizzare il Presidente della Giunta regionale a partecipare a trattativa privata indetta dall'Azienda Autonoma Ferrovie dello Stato mediante ulteriore offerta scritta di L. 22.190.000 e quindi per complessive L. 44.350.000 a mezzo posta raccomandata entro il 20/4/1984 per l'acquisto dell'appezzamento di terreno di proprietà dell'Azienda Autonoma stessa della superficie di mq. 64.183, situato nei Comuni di Valenza Po e Frascarolo e ricadente in parte nella riserva naturale della Garzaia di Valenza.
In caso di eventuale aggiudicazione del terreno, la Giunta regionale è autorizzata ad adottare i conseguenti provvedimenti necessari per l'acquisizione dello stesso al patrimonio regionale.
Stante l'urgenza di trasmettere l'offerta nei termini previsti dalla nota n. 0005985 del 2/4/1984, la presente deliberazione è dichiarata immediatamente esecutiva ai sensi dell'art. 49 della legge 10/211953 n. 62 e sarà pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione ai sensi dell'art.
65 dello Statuto".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvata all'unanimità dei 31 Consiglieri.


Argomento:

Nomine


PRESIDENTE

In merito al punto dodicesimo all'ordine del giorno vengono effettuate le seguenti "Nomine".


Argomento: Nomine

Centro Piemontese di studi sul Medio ed Estremo Oriente: nomina di un Revisore dei Conti


PRESIDENTE

Si distribuiscano le schede per la votazione.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 33 ha ottenuto voti: MULASSANO Amilcare n. 27 Schede bianche n. 6 Proclamo eletto il Signor Mulassano Amil


Argomento: Nomine

Collegio Sindacale dell'Osservatorio di genetica animale: nomina di un Sindaco


PRESIDENTE

Si distribuiscano le schede per la votazione.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: Presenti e votanti 33 ha ottenuto voti: BALDI Claudio n. 19 Schede bianche n. 14 Proclamo eletto il Sig.Baldi Claudio.


Argomento: Nomine

Collegio dei Revisori dei Conti dell'U.S.S.L. n. 29 di Gassino Torinese: sostituzione di Raffaele Fantozzi.


PRESIDENTE

Si distribuiscano le schede per la votazione.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 43 ha ottenuto voti: VASARI Bruno n. 19 schede bianche n. 14 Proclamo eletto il Signor Bruno Vasari.


Argomento: Nomine

Sezione decentrata CO.RE.CO di Biella: sostituzione membro effettivo dimissionario Giovanni Barbone.


PRESIDENTE

Si distribuiscano le schede per la votazione.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 33 ha riportato voti: D'AMICO Giuseppe n. 20 schede bianche n. 13 Proclamo eletto il Signor Giuseppe D' Amico.


Argomento: Nomine

Consiglio di Amministrazione E.S.A.P.: sostituzione di Giovanni Rabino dimissionario.


PRESIDENTE

Si distribuiscano le schede per la votazione.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione presenti e votanti 33 ha riportato voti: RAVIZZA Giuseppe n. 30 schede bianche n. 3 Proclamo eletto il Signor Ravizza Giuseppe.


Argomento: Unita' locali dei servizi sociali ed assistenziali e dei servizi sanitari

Esame deliberazione Giunta regionale n. 60-32914: "Fondo per la gestione dei servizi socio-assistenziali di cui alla legge regionale 23/8/1982 n. 20. Riparto tra le Unità Socio Sanitarie Locali per l'anno 1984"


PRESIDENTE

Passiamo al punto nono all'ordine del giorno: Esame deliberazione giunta regionale n. 60-32914: "Fondo per la gestione dei servizi socio assistenziali di cui alla legge regionale 23/8/1982 n. 20. Riparto tra le Unità Socio Sanitarie Locali per l'anno 1984".
La V Commissione ha licenziato il provvedimento a maggioranza.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Martinetti. Ne ha facoltà.



MARTINETTI Bartolomeo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, la deliberazione di ripartizione dei fondi per l'assistenza ci suggerisce l'opportunità di ribadire alcune osservazioni che abbiamo già avuto occasione di fare.
La prima osservazione riguarda la constatazione della diminuzione delle risorse che vengono ripartite. Il quotidiano "Stampa Sera" del 2 aprile scorso sottolinea come, quest'anno, il bilancio regionale nel fondo unico destinato all'assistenza disponga di soli 32 miliardi in relazione ai 46 dell'anno scorso. Anche depurato della cifra per l'equo canone, ma aumentato del dovuto incremento relativo all'inflazione, il fondo per il 1984, dovrebbe certamente superare la quarantina di milioni.
E' stato detto, sia in sede di bilancio che in occasione di questa proposta di deliberazione, che si presume di poter integrare questo fondo con altre destinazioni di fondi da parte dello Stato. Restiamo su questa fiducia, in quanto diminuire i fondi destinati all'assistenza, proprio nel momento in cui si vuole dare una spinta al riordino dei servizi socio assistenziali, è cosa difficile ad immaginarsi.
Diamo atto all'Assessorato che è giusto provvedere subito alla ripartizione dei fondi che sono disponibili e non abbiamo difficoltà a sottolineare positivamente lo sforzo dell'Assessorato di anticipare ogni anno l'assegnazione dei fondi alle Unità Sanitarie Locali.
La seconda osservazione è relativa al problema del riequilibrio e della programmazione degli interventi. Per quanto attiene al riequilibrio dei fondi sul territorio regionale, in relazione alle effettive esigenze (superando il criterio della spesa storica), dobbiamo dire che già dall'anno scorso, a seguito del dettato della legge 20, la ripartizione avviene tenendo per base il criterio della popolazione e il criterio del territorio, con alcuni correttivi al fine di non dare alle Unità Sanitarie Locali meno di quanto si era loro attribuito negli anni precedenti. Quindi anche quest'anno, in cui per ragioni pratiche si è adottato il criterio di attribuire il 78% della cifra destinata lo scorso anno, si ha un riferimento alla spesa storica e la strada verso il riequilibrio delle risorse è appena iniziata.
Più difficile e meno realizzato è lo sforzo verso una attribuzione di fondi che segua ad una programmazione degli interventi, in quanto la programmazione dovrebbe dar modo di rispondere alle reali esigenze che si presentano nelle varie situazioni. Nella deliberazione si dice che una parte non eccessiva dei fondi dovrà essere accantonata e distribuita con le altre risorse, che nel frattempo saranno pervenute, in relazione ai programmi e alla attuazione dei programmi delle Unità Sanitarie Locali, la cui documentazione e attesa entro il 31 luglio prossimo. E' una specie di programmazione a posteriori, cioè una validazione di quanto è stato fatto più che di finanziamento di quanto si programma di fare in relazione alle necessità. Mi domando se, in un prossimo futuro, non sia possibile valutare i programmi delle Unità Sanitarie Locali assegnando i fondi in relazione ad una valutazione preventiva, che ci consenta di valutare se il finanziamento assegnato ad alcune Unità Sanitarie Locali permetta loro di realizzare anche il superfluo, mentre ad altre non consenta di realizzare neanche l'indispensabile La terza osservazione si riferisce alla ambiguità della norma che obbliga le Unità Sanitarie Locali a rispettare prioritariamente le finalizzazioni previste dalle leggi nazionali.
Ad esempio il problema dei fondi destinati all'assistenza dei mutilati ed invalidi del lavoro è ritornato in aula a seguito di interpellanze del Gruppo D.C. e del Gruppo P.S.I. Non siamo soddisfatti di quanto ci è stato e continua ad esserci spiegato su questa materia. Ci rendiamo conto che la normativa e la filosofia della legge di riordino Ai servizi e la normativa della legislazione de jure condendo sulla riforma nazionale dell'assistenza marcia verso una generalizzazione degli interventi assistenziali, i quali devono soltanto soddisfare i bisogni effettivi e non più rispondere ad altre cause, ad altre ragioni, ad altre direttive.
Il caso da noi sottolineato dei mutilati ed invalidi del lavoro, che può anche essere esteso ad altre situazioni, non è sufficientemente risolto quando nella deliberazione si prevede l'obbligo delle UU.SS.SS.LL. a rispondere prioritariamente ad esigenze effettive. Cosa significa questo in realtà? Quali sono le precise modalità con cui si risponde a questo problema? Ad esempio per quanto riguarda i mutilati ed invalidi del lavoro esisteva, nel periodo di attesa del collocamento obbligatorio, una specie di assistenza previdenziale, a cui i mutilati e gli invalidi ritenevano di avere diritto, relativa all'attribuzione di un assegno di "incollocamento".
Per questo motivo chiediamo che nelle direttive della deliberazione sia specificato in modo preciso l'obbligo delle Unità Sanitarie Locali ad assegnare l'assegno di "incollocamento" nella misura minima che può essere stabilita con criteri di valutazione dello stato di bisogno; in tutto il territorio del Piemonte, questa incombenza, che deriva da un diritto acquisito dalla categoria, deve essere rispettata.
Circa le precise finalizzazioni a cui si riferiscono i cosiddetti fondi finalizzati, che derivano dallo Stato in base a leggi particolari preghiamo l'Assessorato di fornirci un prospetto delle specifiche finalizzazioni, per capire che cosa significa il richiamo alla priorità.
La quarta ed ultima osservazione è stata fatta con preoccupazione anche dal Gruppo comunista nella Commissione competente. Essa riguarda una norma che vorrebbe essere semplicemente incentivante, spingere cioè le Unità Sanitarie Locali ad accentrare, come prevede la legge 20, le funzioni assistenziali in nome di Comuni: questi fondi saranno concretamente attribuiti alle Unità Sanitarie Locali soltanto se gli artt. 8 e 36 di detta legge saranno stati rispettati, cioè se il trasferimento di funzioni sarà avvenuto. Anche colleghi di altri Gruppi avevano sottolineato come questa più che una norma incentivante sia una norma cepestro, che non tiene conto delle complicazioni, delle difficoltà, delle perplessità e dei dubbi che questa materia presenta.
Non siamo mai stati, per principio, contro la unificazione dei servizi socio-assistenziali nella gestione USL. Abbiamo formulato alcune riserve relativamente al senso totalizzante di questa norma che non ammette eccezioni o situazioni particolari, nelle quali invece sarebbe preferibile l'erogazione di determinati servizi da parte dei Comuni.
Abbiamo l'impressione che la politica assistenziale della Giunta invece di voler verificare a fondo le difficoltà che l'attuazione della legge 20 nel territorio nazionale comporta, voglia accelerare con questa norma "incentivante" l'attuazione della legge 20 così come essa è.
Quando la legge 20 è ritornata in Consiglio per l'esame di alcune osservazioni da parte del Commissario di Governo, si era ripreso il dibattito sui temi principali da noi sottolineati relativi allo schematismo di certe rigide classificazioni e di certe imposizioni troppo lontane dalla considerazione della realtà effettiva dei nostri Paesi e dei nostri Comuni.
Ricordo che in quella occasione quasi tutti i Gruppi consiliari dimostrarono un'apertura verso le nostre considerazioni molto maggiore di quanto non avessero fatto durante il dibattito della legge 20, che peraltro è stato un dibattito ampio e ha rappresentato uno dei momenti forti del Consiglio regionale.
Ci fu un momento in cui i responsabili dei vari Gruppi sostennero che non era possibile "toccare", "modificare", "allargare" i concetti della legge 20 giudicati troppo rigidi e quindi poco attuali, poco concreti, poco realistici, perché così facendo il Governo avrebbe avuto modo di ricominciare il controllo e questo avrebbe significato perdere tempo. Devo anche dire che, con la presa di possesso dell'Assessorato all'assistenza da parte dell'Assessore Bajardi, avevamo avuto la netta sensazione che si volesse valutare in modo realistico la situazione e che non ci si lasciasse guidare da posizioni di principio pregiudiziali come quella di non toccare una legge, in quanto socialista.
Una legge invece può essere riveduta, ripensata e discussa, perch nell'impatto con una realtà non sono stati ottenuti determinati risultati.
I Comuni sono allarmati. Gli articoli 22-23-24 della legge prevedono che il Consiglio regionale deliberi le modalità attraverso le quali gli istituti residenziali, tutelasi, privati e pubblici devono richiedere l'autorizzazione per incominciare o per continuare a funzionare. Dubitiamo ampiamente della costituzionalità di questo punto. Il fatto di richiamare una successiva deliberazione del Consiglio regionale, peraltro, aveva dato l'impressione che si volesse procedere nel senso di una maggiore considerazione delle situazioni reali concrete e delle difficoltà esistenti.
Questa bozza di deliberazione gira da qualche mese in Piemonte ed è stata sottoposta alle organizzazioni. La Giunta ha diritto di consultarsi con chi crede. Forse non altrettanto bene ha fatto a distribuirla ieri, in una riunione pubblica in questa sede, prima di averne fatto partecipe la Commissione V, specificamente incaricata. L'aspetto formale che ci interessa maggiormente deriva però da una prima lettura di questa proposta di deliberazione in quanto vediamo ricomporsi, nel modo più chiuso quell'aspetto rigido, schematico: è una deliberazione che invece di allargare le maglie, di dimostrarsi, per quanto possibile, più aperta alle problematiche sorte con l'emanazione della legge, torna a ripercorrere le strade di certi piani dei servizi del passato, fatti da quelle famose equipes sulla sui impostazione io avevo già intrattenuto il Consiglio durante il dibattito sulla legge stessa. E' di nuovo una norma in cui si stabiliscono le misure precise di tutte le stanze, di tutte le camere, di tutti i corridoi e in cui si stabilisce dove devono essere attaccate le maniglie dei servizi igienici e così via. Stiamo dando, con un sistema verticistico, un'imposizione di norme che finirà per chiudere la, fantasia per impedire le sperimentazioni e tutto ciò che concretamente e realisticamente è possibile fare per migliorare il servizio. E tutto questo nel momento in cui il bilancio regionale nel fondo unico destinato all'assistenza dispone di soli 32 miliardi in relazione ai 46 dell'anno scorso e nel momento in cui la Regione manca di capacità organizzativa e tecnica per instaurare un sistema di servizi alternativi, che purtroppo restano soltanto delle speranze.
In questo momento proporre una ipotesi di deliberazione, scandita sullo stile dei tempi passati, che più volte abbiamo cercato di contestare all'Assessorato all'assistenza, ci delude e ci fa temere che non si voglia considerare il problema con l'apertura che esso meriterebbe.
Tutte queste ragioni sono sufficienti per motivare il nostro voto di astensione in questa deliberazione che dal punto di vista tecnico ed amministrativo non intendiamo comunque contestare.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Acotto. Ne ha facoltà.



ACOTTO Ezio

Signor presidente, colleghi Consiglieri, anche noi siamo fortemente preoccupati della situazione finanziaria riguardante il settore dell'assistenza, sul quale gravano in particolare la restrizione del bilancio della Regione e le norme fortemente vincolanti relative alla spesa corrente per beni e servizi degli enti locali che costituisce la quota maggiore degli interventi in questo campo. Pesano inoltre nella legislazione degli enti locali i vincoli sulle assunzioni del personale.
Questi effetti negativi sommati destano nella nostra forza politica fortissima preoccupazione e costituiscono la denuncia che costantemente rivolgiamo nei confronti delle politiche di taglio indiscriminato della spesa sociale. In questo riparto non si ha più la distribuzione dei fondi per l'equo canone, in quanto questi hanno cessato di fluire nelle casse della Regione. Chiediamo alla Giunta di fare ogni sforzo possibile perch in sede di assestamento si tenda a raggiungere un risultato equivalente in termini finanziari allo sforzo compiuto lo scorso anno.
Per quanto concerne la questione affrontata dal collega Martinetti relativamente alla finalizzazione di alcuni interventi in rapporto alle leggi nazionali, non riteniamo che nella deliberazione ci siano delle ambiguità. Sono evidentemente opinioni diverse, sulle quali è opportuno un confronto. Noi siamo convinti che la finalizzazione degli interventi debba realizzarsi sulla base dei criteri generali delle UU.SS.SS.LL. d'intervento nel settore assistenziale. Il minimo vitale, ad esempio, si riferisce ai criteri determinati dalle leggi nazionali in favore delle categorie protette. L'aver puntualizzato nella deliberazione l'opportunità che le UU.SS.SS.LL. prestino particolare attenzione a questa finalizzazione rafforza l'applicazione di questo criterio generale.
Infine, e qui sono abbastanza in sintonia con quanto diceva Martinetti rilevo una ambiguità nella formulazione del punto b) della parte dispositiva della deliberazione, quello relativo all'applicazione degli artt. 8 e 36 della Legge 20 sull'integrazione in capo alle UU.SS.SS.LL.
della gestione dei servizi.
Tale ambiguità è rimasta, malgrado i tentativi effettuati in sede di Commissione per giungere ad una formulazione più soddisfacente. Per ridurre quest'ambiguità, propongo di richiamare semplicemente l'applicazione della Legge 20. Il punto b) risulterebbe nel seguente testo: "di subordinare l'effettiva erogazione della somma spettante a ciascuna USSL all'assunzione delle funzioni socio-assistenziali, come previsto dagli artt. 8 e 36 della legge regionale n. 20". Ciò mi pare corretto, in quanto vige una legge fino al 31/12/1984 che prevede normative per la fase a regime e per la fase in deroga.



PETRINI LUIGI



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE PETRINI

La parola all'Assessore Bajardi.



BAJARDI Sante, Assessore alla sanità

Fintanto che vige la legge 20 esistono il vincolo e la deroga. Dal momento che nei prossimi mesi avvieremo una discussione sulle risorse invito fin d'ora i colleghi a partecipare a congressi come quello sui problemi della cardiologia, tenuto a Novara, quello sull'oncologia che si terrà a Cuneo e ad altre iniziative del genere e a raccogliere proposte come quelle che sono state avanzate nel corso della riunione di amministratori comunali, richiamata dal collega Martinetti.
Io ho delle opinioni leggermente diverse. E' stata presentata l'ipotesi della regolamentazione delle strutture tutelari, ma è possibile scegliere una strada radicalmente diversa. Ho lavorato sui documenti elaborati in precedenza e mi pare che ci siano state delle rilevanti modificazioni, che sono il risultato della consultazione con tutti i vari livelli che hanno responsabilità nel campo delle strutture tutelari, il che permette di ragionare all'interno del Consiglio più responsabilmente e più compiutamente.
Siano certi i colleghi che rispetterò le date e gli impegni previsti dalla Legge 20. Dobbiamo sperimentare tutti gli impegni che la Legge 20 affida alla Giunta. Alcuni atti sono stati trasmessi alla Commissione e sono profondamente convinto che prima della vacanze estive, con la presentazione del piano socio sanitario 1985/87, saremo in grado di introdurre le modifiche che si renderanno necessarie.
Prima del trasferimento delle funzioni, alcuni Comuni avevano tagliato la parte assistenziale dai loro bilanci, credendo di poter trasferire quella competenza sul bilancio regionale, ora si assiste ad un interessante ripresa di responsabilità. Si ritrova, infatti, la presentazione di un programma più organico all'interno del quale ogni Comune vede la soluzione di alcuni problemi.
Sono il primo ad essere deluso e amareggiato del fatto che non sia possibile mantenere o accrescere le risorse dell'anno scorso all'interno dell'attuale bilancio che già complessivamente ha minori risorse a disposizione. L'occasione dell'assestamento del bilancio permetterà qualche riflessione aggiuntiva, una visione comparata di questa situazione, e mi auguro che sia possibile introdurre qualche modificazione.
Vorrei assicurare il Consiglio che non si è fatto il cosiddetto "giro di vite", ma uno sforzo per capire la complessa situazione e per avviare un processo nel rispetto delle leggi vigenti, che crei le condizioni per un miglioramento globale.
Per quanto riguarda la questione ANMIL. dopo aver tratto utilità dai dibattiti avvenuti sulle varie interrogazioni e dalle indicazioni venute dai rappresentanti dell'Ente, devo dire che la richiesta di attribuire le risorse regionali ai singoli comitati provinciali dell'ANMIL. affinch questi le ridistribuiscano, mi pare improponibile, mentre mi pare più che fondata la richiesta del collega Martinetti di precisarne ulteriormente i termini.
Le risorse dell'equo canone relative agli anni 1981 e 1982 sono state accantonate per l'impossibilità materiale di distribuirle e ammontano a qualche miliardo. La Giunta ha assunto una deliberazione per l'utilizzazione nel 1984 di tali risorse. La somma così recuperata potrebbe sanare una parte del rilevante divario esistente tra le risorse dell'anno scorso e quelle di quest'anno.
L'assistenzialismo è considerato deteriore e dannoso per l'economia del nostro Paese, pertanto dobbiamo essere consapevoli che affrontando tali questioni procediamo controcorrente.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE PETRINI

La discussione è conclusa.
Il Consigliere Acotto presenta il seguente emendamento: il punto b) del testo della deliberazione è soppresso e sostituito con il seguente: "b) di richiamare le UU.SS.SS.LL. all'assunzione dell'esercizio delle funzioni socio-assistenziali come previsto dagli articoli 8 e 36 della legge regionale 23/8/1982 n. 20;".
Chi è favorevole a tale emendazione è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 38 Consiglieri.
Vi do lettura della deliberazione nel testo modificato: "Il Consiglio regionale vista la deliberazione della Giunta regionale n. 60-32914 del 15/3/1984 sentito il parere espresso dalla V commissione consiliare permanente DELIBERA a) di assegnare alle Unità Socio Sanitarie Locali le somme indicate nell'elenco allegato, che fa parte integrante della presente deliberazione per un importo complessivo di L. 31.979.970.000 quale riparto attualmente possibile del 'Fondo per la gestione dei servizi socio-assistenziali' previsto dall'art. 34 della legge regionale 231811982, n. 20 b) di richiamare le UU.SS.SS.LL. all'assunzione dell'esercizio delle funzioni socio-assistenziali come previsto dagli articoli 8 e 36 della legge regionale 23/8/1982 n. 30 c) di rinviare ad un successivo provvedimento l'assegnazione entro il 3011111984 dell'ulteriore quota del Fondo in argomento in base ai programmi zonali per il 1983 pervenuti dalle UU.SS.SS.LL. entro il 31/7/1984, nei limiti di cui in premessa.
Considerata l'urgenza di fornire alle UU.SS.SS.LL. mezzi finanziari che consentano una corretta programmazione ed attuazione dei servizi socio assistenziali, la presente deliberazione è dichiarata immediatamente esecutiva ai sensi dell'art. 49 della legge 10/2/1953 n. 62 e sarà pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione Piemonte a norma dell'art. 65 dello Statuto".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvata con 21 voti favorevoli e 17 astensioni.


Argomento: Variazioni di bilancio

Deliberazione della Giunta regionale n. 1-33429: "Terzo prelievo dal fondo di riserva di cassa di cui al capitolo 12900 dello stato di previsione della spesa del bilancio 1984, della somma di L. 5.475.854.825 per consentire pagamenti relativi alla gestione dei residui"


PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE PETRINI

Propongo di iscrivere all'ordine del giorno la deliberazione della Giunta regionale n. 1-33439: "Terzo prelievo dal fondo di riserva di cassa di cui al capitolo 12900 dello stato di previsione della spesa del bilancio 1984, della somma di L. 5.475.854.825 per consentire pagamenti relativi alla gestione dei residui".
La deliberazione recita: "Il Consiglio regionale visto l'articolo 40 della legge regionale 29 dicembre 1981 n. 55 concernente il prelevamento dal fondo di riserva di cassa presso atto che per taluni capitoli di spesa iscritti nel bilancio 1983, in base ai dati del preconsuntivo, l'ammontare presunto dei residui passivi al 31 dicembre 1983, è stato iscritto nel bilancio di previsione per l'anno finanziario 1984 in misura non sufficiente per provvedere ai pagamenti che è necessario disporre prima dell'assestamento al bilancio 1984 ritenuto necessario di procedere all'iscrizione in aumento dell'ammontare presunto dei residui passivi, nonché delle previsioni in termini di cassa per i seguenti capitoli, nell'ammontare a fianco di ciascuno indicato: Amm. Presunto Prev. in termini dei res. passivi di cassa cap. 2526 + L. 250.000.000 + L. 250.000.000 cap. 3005 + L. 12.651.078 + L. 12.651.078 cap. 3177 + L. 70.000.000 + L. 70.000.000 cap. 3213 + L. 1.700.000 + L. 1.700.000 cap. 3369 + L. 7.185.000 + L. 7.185.000 cap. 3751 + L. 150.000.000 + L. 150.000.000 cap. 3794 + L. 39.740.000 + L. 39.740.000 cap. 4010 + L. 25.571.995 + L. 25.571.995 cap. 4015 + L. 3.533.682 + L. 3.533.682 cap. 4155 + L. 1.284.607 + L. 1.284.607 cap. 4166 + L. 4.467.543 + L. 4.467.543 cap. 4230 + L. 14.378.930 + L. 14.378.930 cap. 4545 + L. 90.000.000 + L. 90.000.000 cap.8915 +L.3.305.341.990+L. 3305.341.990 L.3.975.854.825 L.3.975.854.825 vista altresì la necessità di aumentare lo stanziamento in termini di cassa del capitole n. 8915, nell'importo di L. 1.500.000.000 ritenuto di provvedere alle maggiori spese mediante prelievo dal fondo di riserva di cassa di cui al capitolo n. 12900 dello stato di previsione della spesa del bilancio per l'anno finanziario 1984 visto il parere favorevole espresso dalla I commissione consiliare permanente, DELIBERA 1) l'incremento delle previsioni in termini di cassa per l'anno finanziario 1984 in relazione al corrispondente incremento dell'ammontare presunto dei residui passivi alla chiusura dell'esercizio finanziario 1983 relativamente ai capitoli e negli importi sotto indicati: Amm. Presunto Prev. in termini dei residui pass. di cassa cap. 2526 + L. 250.000.000 + L. 250.000.000 cap. 3005 + L. 12.651.078 + L. 12.6.51.078 cap. 3177 + L. 70.000.000 + L. 70.000.000 cap. 3213 + L. 1.700.000 + L. 1.700.000 cap. 3369 + L. 7.185.000 + L. 7.185.000 cap. 3751 + L. 150.000.000 + L. 150.000.000 cap. 3794 + L. 39.740.000 + L. 39.740.000 cap. 4010 + L. 25.571.995 + L. 25.571.995 cap. 4015 + L. 3.533.682 + L. 3.533.682 cap. 4155 + L. 1.284.607 + L. 1.284.607 cap. 4166 + L. 4.467.543 + L. 4.467.543 cap. 4230 + L. 14.378.930 + L. 14.578.930 cap. 4545 + L. 90.000.000 + L. 90.000.000 cap.8915+L.3.305.341.990+ L.3.305.341.990 L.3.975.854.825 + L.3.975.854.825 2) l'incremento pari a L. 1.500.000.006 delle previsioni in termini di cassa iscritte ai capitolo n. 8915 dello stato di previsione della spesa del bilancio per l'anno finanziario 1984 3) la riduzione complessiva di L. 5.475.854.825 del fondo di riserva di cassa di cui al capitolo n. 12900 dello stato di previsione della spesa del bilancio per l'anno finanziario 1984.
Si autorizza altresì il Presidente della Giunta regionale ad apportare con proprie decreto, le occorrenti variazioni di bilancio".
Chi approva è pregato di alzare la mano. E' approvato all'unanimità dei 38 Consiglieri.


Argomento: Norme generali sull'agricoltura

Modificazioni ed integrazioni alla legge regionale 27/4/1978, n. 20 relativa a "Norme per la formazione e l'approvazione dei piani zonali di sviluppo agricolo"


PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE PETRINI

Propongo di iscrivere all'ordine del giorno il pdl 388: "Modificazioni ed integrazioni alla legge regionale 27/4/78 n. 20, relativa a: Norme per la formazione e l'approvazione dei piani zonali di sviluppo agricolo'".
Tale disegno di legge è stato licenziato all'unanimità dalla III Commissione. La relazione viene data per letta in quanto il relatore Consigliere Lombardi, non è presente in questo momento.
Chi è favorevole alla proposta di iscrizione all'ordine del giorno è pregato di alzare la mano.
E' approvata all'unanimità dei 39 Consiglieri.
Pongo in votazione l'articolo unico, il quale recita: Articolo unico "Dopo l'art. 12 della legge regionale 27/4/1978 n. 20 è aggiunto il seguente : 'Art. 13 (Disposizioni transitorie) In via transitoria, fino al 31 dicembre 1985, le procedure per la Formazione e l'approvazione dei piani zonali di sviluppo agricolo, previste dall'art. 7, a partire dal sesto comma sono così modificate: Il progetto di piano, elaborato anche sotto la forma o la denominazione di documento di sintesi, secondo la metodologia di base definita dall'Ente di sviluppo agricolo ai sensi del precedente art. 4, è inviato al Comitato comprensoriale, per il parere di compatibilità con il piano o lo schema di piano socio-economico territoriale del Comprensorio e per le eventuali osservazioni di adeguamento allo stesso.
Entro 60 giorni dal ricevimento dell'ultimo progetto di piano zonale il Comitato comprensoriale, sentite le organizzazioni agricole, trasmette tutti i progetti di piano, con le eventuali osservazioni, alla Giunta regionale.
La Giunta regionale entro i successivi 90 giorni, sentito il parere della Commissione consiliare competente, verifica la coerenza con il Piano regionale di sviluppo, qualora esistente, con le leggi regionali, statali e le disposizioni comunitarie, vi apporta le eventuali modificazioni e li approva, pubblicandoli per estratto sul Bollettino Ufficiale della Regione'".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE PETRINI

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 39 Consiglieri L'articolo unico è approvato.


Argomento: Norme generali sui trasporti - Viabilità

Deliberazione della Giunta regionale n. 58.31492: "Approvazione della rete viaria di grande comunicazione dello Stato, compresa nei confini della Regione, classificata ai sensi dell'art. 1 lettera a-b-c della legge n. 531 del 12/8/1982"


PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE PETRINI

Propongo di iscrivere all'ordine del giorno la deliberazione della Giunta regionale n. 58-31492: "Approvazione della rete viaria di grande comunicazione dello Stato compresa nei confini della Regione classificata ai sensi dell'art. 1 lettera a-b-c della legge 531 del 12/8/1982".
Chi è favorevole all'iscrizione all'ordine del giorno è pregata di alzare la mano.
L'iscrizione è approvata all'unanimità dei 39 Consiglieri.
La parola all'Assessore Cerutti.



CERUTTI Giuseppe, Assessore ai trasporti

Desidero fare una precisazione: questa deliberazione è stata tenuta in sospeso finora, perché le forze politiche intendevano meglio valutarla nell'incontro tenuto presso il comprensorio di Alessandria.
Rispetto alla precedente predisposizione, è stato richiesto di classificare interamente strada di grande viabilità la S.S. n. 456, con l'inclusione del tratto Ovada-Acqui Casello A26.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE PETRINI

Ha chiesto di intervenire per dichiarazione di voto il Consigliere Genovese. Ne ha facoltà.



GENOVESE Piero Arturo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, comunico che, al termine di questa lunga considerazione in ordine alla classificazione della rete viaria di grande comunicazione, il nostro Gruppo darà voto favorevole dato che i problemi da noi sollevati più di recente sono stati superati a seguito della discussione che ha visto coinvolte tutte le forze politiche in stretto rapporto con gli enti locali interessati e che ha portato alla classificazione anche della Acqui-Ovada.
Il nostro Gruppo mantiene una sola riserva relativa al nodo viario tra Torino e Pinerolo, per il quale valuteremo concretamente le proposte di intervento che verranno presentate dalla Giunta.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE PETRINI

Pongo in votazione la deliberazione il cui testo recita: "Il Consiglio regionale vista la deliberazione della Giunta regionale del 24/1/1984 n. 58


Argomento:

sentita la competente commissione consiliare DELIBERA a) di far proprio il piano della viabilità di grande comunicazione interessante il territorio regionale approvato con D.G.R. 9/11/1982 n. 30/20585 b) di apportare all'elenco delle strade in allora approvato le modifiche concordate con l'ANAS in maniera tale che il nuovo elenco risulti conforme all'allegato A, che diventa parte integrante della presente deliberazione". Chi approva è pregato di alzare la mano. E' approvata all'unanimità dei 39 Consiglieri. I lavori si concludono qui. Il Consiglio è convocato per il giorno 3 maggio prossimo. Auguro a tutti buona Pasqua.


PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE PETRINI

La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 17.45)



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