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Dettaglio seduta n.238 del 21/03/84 - Legislatura n. III - Sedute dal 9 giugno 1980 al 11 maggio 1985

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BENZI


Argomento: Rapporti Regioni - Governo

Esame ordini del giorno sui recenti provvedimenti assunti dal Governo nazionale (seguito)


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Proseguiamo la discussione sul punto quarto all'ordine del giorno che reca: "Esame ordini del giorno sui recenti provvedimenti assunti dal Governo nazionale.
Al riguardo sono stati presentati i seguenti altri ordini del giorno: 1) n. 294 firmato dai Consiglieri Mignone, Moretti, Marchini, Brizio e Vetrino 2) n. 295 firmato dai Consiglieri Bontempi e Montefalchesi.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARCHIARO



PRESIDENTE

Passiamo ora alle dichiarazioni di voto.
La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, abbiamo valutato la possibilità di convergere su un ordine del giorno comune delle forze che sostengono il Governo nazionale.
La DC come altri Gruppi hanno ritirato gli ordini del giorno presentati ed hanno confluito sul testo presentato dal PSI emendandolo in due punti sottoscrivendolo e facendolo proprio.
Abbiamo ritenuto di convergere con il nostro voto su quel documento per il significato politico che esso e la convergenza su esso racchiudono.
Farò due brevissime precisazioni sul dibattito di questa mattina. Da parte di alcuni Consiglieri si è fatto un cenno critico sull'accordo Scotti. Noi riteniamo invece che quell'accordo sia stato determinante ed importante e che il metodo del confronto con le forze sociali sia una linea da perseguire.
Mi ricollego inoltre all'osservazione fatta dal Consigliere Marchini relativamente al tema della mediazione e del decisionismo da me toccato.
Intendevo esplicitamente riferirmi al nostro metodo ed alla cultura della ricerca del consenso e della mediazione non statica, ma finalizzata propositiva: mediazione che è sintesi di posizioni diverse.
Riteniamo che il decreto, la decisione in assenza di un generale consenso delle parti sociali, sia un metodo eccezionale che deve servire a battere la paralisi che può derivare dal veto di una forza interessata espresso (come è avvenuto nel caso specifico) per ragioni che noi riteniamo più che di natura economica e sociale, di natura politica.
Al termine del dibattito esprimiamo soddisfazione per due ragioni: siamo stati la forza politica che per prima, il 23 febbraio, ha evidenziato la necessità di una presa di posizione del Piemonte, attraverso il Consiglio regionale, in ordine al gravoso problema della politica economica e nazionale ed in ordine specialmente alle decisioni, sofferte ma necessarie, assunte dal Governo.
Il fatto che su questa linea convergano le forze che governano a livello nazionale non è per noi che un elemento di particolare soddisfazione.
Questa mattina ho detto che a noi premeva misurare la capacità delle forze di governo nazionale, di trovare un punto di incontro a sostegno del Governo in questa fase difficile, superando tatticismi e visuali strettamente locali.
Questo è avvenuto ed è su questa linea che diamo il nostro voto.
Si è fatta polemica sulle discrepanze tra Governo nazionale ed il Governo locale.
Le nostre posizioni qui sono ben note, le abbiamo assunte in tutte le occasioni. Abbiamo detto che la maggioranza che si forma oggi si forma su questo fatto e su questo episodio.
Per noi esistono nel medio termine delle prospettive di cambiamento che consideriamo necessarie per lo sviluppo del Piemonte. In quell'ottica lavoreremo per un governo diverso anche a livello regionale.
Sappiamo che le altre forze che con noi hanno siglato l'ordine del giorno hanno opinioni e valutazioni differenti. A nostro avviso, è comunque molto importante che su questo specifico punto nasca una maggioranza precisa a sostegno del Governo nazionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vetrino.



VETRINO Bianca

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, voteremo il documento che è stato sottoscritto dai Gruppi PSI, DC, PLI e PSDI e da noi stessi, che quindi risulta il documento del pentapartito.
D'altra parte questi partiti sostengono in solidarietà a livello nazionale il Governo Craxi ed è evidente che rispetto a temi che attengono alla politica economica ed alla manovra di politica economica anticrisi si verificasse una convergenza in consonanza con il dibattito che si è realizzato questa mattina.
Ci sono evidentemente anche delle differenziazioni nelle valutazioni che abbiamo fatto, ma ciò non toglie che in una fase di sintesi queste differenziazioni lascino uno spazio politico importante che è quello di realizzare una convergenza su questi aspetti.
Appartengo ad un partito che proprio perché è di minoranza, spesso è critico nei confronti dell'azione di governo.
Diamo un profondo significato politico a questo momento di convergenza.
Per un attimo è parso che questa convergenza non fosse possibile, è prevalsa invece la buona volontà, il buon senso, la capacità di ognuno di noi di rinunciare a qualche cosa in vista di un obiettivo fondamentale che è quello di dare ai Governo Craxi, che in questo momento sta faticosamente cercando d portare in porto una manovra politica economica importante, un sostegno da parte di una Regione che tutti i giorni si attesta a fare i conti con la crisi.
Credo che questa presa di responsabilità esprima la nostra responsabilità di fronte ai problemi del Piemonte, ma anche ai problemi nazionali.
Con questo riconfermo il voto favorevole.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, daremo voto contrario all'ordine del giorno sottoscritto dalle forze del pentapartito.
Riteniamo di riprendere il giudizio che abbiamo dato nel nostro intervento sui valori del movimento di lavoratori che è decisivo per le prospettive di cambiamento e per costruire un'alternativa nel Paese.
E' importante che il movimento dei lavoratori non venga mortificato nei risultati; per questo e decisiva la battaglia che si svolge nel Parlamento per impedire il passaggio del decreto.
Verso questi obiettivi il mio partito converge ed è d'accordo assieme al PCI con il quale abbiamo concordato un ordine del giorno unitario che supera quello da noi presentato. Questa vicenda è stata usata strumentalmente come grimaldello da molte forze per scardinare le Giunte di sinistra. Da questo punto di vista cogliamo con favore la conferma fatta dal Capogruppo socialista Moretti del valore delle alleanze nelle Giunte di sinistra e respingiamo il valore che le altre forze politiche danno al voto di oggi sugli ordini del giorno.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, dopo l'incertezza iniziale se presentare o meno un nostro ordine del giorno, soprattutto per gli aspetti di forzatura e di strumentalità su questo dibattito, abbiamo ritenuto di concordare sulla posizione del compagno del PDUP.
Il lato positivo di questo dibattito è la chiarezza. Chiarezza per noi è che voteremo l'ordine del giorno assieme al compagno del PDUP, partito con il quale conduciamo la battaglia in Parlamento e fuori del Parlamento sulla questione del costo del lavoro.
E' una vecchia abitudine delle assemblee legislative o locali quella di dibattere temi di grande rilievo nazionale.
Non voglio rifugiarmi dietro la bandiera dell'accusa di strumentalità quando poi questioni del genere molto spesso vengono poste, quindi non insisto.
Tuttavia la questione è talmente seria e così rilevo, ai fini delle questioni non risolte del caso italiano, che la nostra collocazione nel dibattito avrebbe forse richiesto più che un intervento sul contingente per sottolineare elementi di contraddizione tra Giunte locali e Governo, un ragionamento sulle prospettive del Paese, sulle prospettive dell'alternativa e della sinistra per uscire dalla crisi.
In questo senso la pioggia di ordini del giorno e l'iniziativa contingente marcata e strumentale, a ridosso del fatto che siamo in una formazione politica diversa da quella governativa, merita una critica.
Come si uscirà da questa vicenda? Noi siamo molto preoccupati della divisione all'interno del movimento e riteniamo che le forze politiche su questo elemento debbano avere molta attenzione per recuperare le molte critiche indirizzate al movimento sindacale ritenuto un'espressione dei lavoratori puramente burocratica e non reale.
Non ci pare che siano all'insegna del nuovo i richiami forzati e fuori posto a quello che viene chiamato il decisionismo di fronte alla crisi che viviamo con prezzi e costi pagati dai lavoratori e dalle classi deboli. Non mi dolgo della nettezza e della chiarezza delle posizioni. Il clima che è emerso anche dall'intervento del Consigliere Moretti è stato di coerente difesa delle posizioni del suo partito, non all'insegna della forzatura strumentale verso di noi e verso la coalizione di questa maggioranza.
E' stato legittimo da parte del Consigliere Marchini e di altri Consiglieri porre la questione delle alleanze. Dato che la serietà e la complessità della situazione è molta, credo vadano considerate come routine le minacce, credo invece che la questione di fondo sia di misurare costantemente la qualità e il valore delle alleanze, non a ridosso degli stati di necessità, non perché non c'è altra alternativa, ma sugli elementi costitutivi e di prospettiva che stanno alla base delle alleanze.
E' questa la risposta che nei fatti più che nelle parole dobbiamo dare.
Il Consigliere Brizio dice che se cambiasse il governo lo sviluppo del Piemonte sarebbe assicurato: francamente, io non la penso così.
Credo che la risposta sulla qualità, sulla caratteristica, sui contenuti, sulla realtà, sul valore, sul significato e sulla credibilità delle alleanze sia l'elemento su cui possiamo rispondere: quindi non è tanto la meccanica trasposizione delle formule o degli elementi di divisione tra le forze di sinistra dal centro alla periferia, quanto il lavoro che partendo da questo scontro può ricomporre l'unità nel mondo del lavoro.
L'esperienza della Giunta qui vuole essere questo. Noi abbiamo lavorato in questi mesi con positività, non accettando le critiche che con troppa disinvoltura vengono fatte. Con questo non siamo contenti, tranquilli, ma diciamo che la capacità di prefigurare una prospettiva ed un percorso dell'alternativa con composizione a sinistra in senso largo e laico è il terreno ed il banco di prova delle alleanze che si sono mantenute a Torino.
I nostri partiti sono divisi a livello nazionale, ma credo che si debbano vedere delle volontà di lavorare che vengono dal basso, elementi per una ricostruzione seria ed elementi di unità.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, ciò che è avvenuto è di segno significativo. Vi è stato il confluire dei partiti che sostengono il Governo a livello nazionale sul documento del PSI e c'è stata la presa di posizione politica del PCI: il fatto che il PCI non si è limitato a prendere atto che alcune forze politiche esprimano un giudizio positivo sull'operato del Governo, anzi, ritiene improprio il fatto che questa assemblea si pronunci per un giudizio negativo sull'operato del Governo.
E' un passaggio politico estremamente significativo sul quale sarà il caso di fare qualche riflessione.
I partiti che sostengono il Governo sul documento socialista e la non ricomposizione dei tre ordini del giorno hanno un significato. Noi abbiamo sottoscritto il documento socialista, riconosciamo che questo documento ha alcune spigolosità che peraltro ci sembra giusto, anche se provocatorio inserire.
Certamente la posta in gioco in questo momento è importante per l'istituzione, ma è anche importante per le vicende del PSI e della sinistra in generale.
Si sono ripresi alcuni argomenti che abbiamo svolto questa mattina, in particolare si è ritenuto di ritornare sul vero significato dello scontro che avviene alle Camere che a mio modo di vedere è di tipo politico culturale e non soltanto tattico; probabilmente si misurerà anche il riflesso che la vicenda nazionale avrà sul livello locale.
Sono convinto che a livello nazionale lo scontro non è tanto sulla forma (l'uso del decreto in una materia che normalmente viene lasciata alla pattuizione delle parti), ma nell'aver rifiutato la trattativa con il PCI alle Camere: questo è il fatto significativo che ha scatenato la sinistra comunista e paracomunista.
La democrazia del consenso fa pagare tutti i prezzi che la democrazia è in grado di pagare per ottenere una decisione, mentre, secondo noi, la democrazia deve pagare un prezzo minimo al consenso, quello strettamente necessario a far prevalere la tesi della maggioranza e non ottenere un risultato che sia l'accettazione di tutti anche se poi in via formale si scompongono ancora maggioranze ed opposizioni.
Se questa è la scelta, non si esaurirà sul livello nazionale sul costo del lavoro, ma avrà una serie di passaggi successivi che rimetteranno in discussione il ruolo della sinistra ed il ruolo di questa maggioranza anche in questa Regione.
Intendo dire che se alcune forze politiche, tra cui la nostra, a livello nazionale hanno ritenuto di dover affrontare uno scontro anche socialmente e storicamente fuori tempo, è perché hanno degli obiettivi precisi che intendono perseguire. Allora se si è intervenuti sul costo del lavoro, c'è da pensare che immediatamente dopo, contestualmente, non si potrà non intervenire, per esempio, sul versante della spesa pubblica iniziando immediatamente sul versante della spesa degli Enti locali. E' qui che, a mio avviso, si misurerà la capacità delle Giunte di sinistra.
E' evidente che la democrazia governante, che decide in tempi reali verrà trasferita in periferia per recuperare risorse rispetto alla spesa pubblica in tempi rispetto all'efficienza; evidentemente la dissociazione totale ed assoluta che c'è stata, a livello nazionale, tra il PCI e PSI, si verificherà anche in questa sede.
Cosa vuol dire democrazia governante e non democrazia del compromesso a livello regionale? Vuol dire, per esempio, che il piano di sviluppo si presenta in tempi congrui, la maggioranza decide, dopo di che procede rispetto alle proprie linee e non aspetta tre o quattro anni cercando di navigare sulle onde della contingenza (non evidentemente sull'onda della scala mobile) per prendere le decisioni nel momento più opportuno.
Non è certamente una democrazia governante quella che impiega cinque anni per apportare alcune modifiche marginali alla legge urbanistica, non è certamente una politica degli Enti locali quella del recupero della spesa pubblica che consente le piste ciclabili a Torino o fenomeni come quelli di Nicolini a Roma.
E' per questo che non intendiamo forzare il senso della manifestazione di volontà politica espressa dalle forze del pentapartito.
Noi in quest'aula non abbiamo mai fatto la corsa alla maggioranza sperando in qualche falla durante la navigazione. La Regione uscirà dalla crisi nella misura in cui le condizioni generali matureranno, non solo quelle nazionali, ma quelle di natura internazionale. Rispetto a queste condizioni probabilmente ci vorrà una capacità del, complesso della Regione e non soltanto della classe politica.
La politica non è tutto. Dicono i francesi che la politica è prima di tutto. Questo vuol dire che nelle decisioni della collettività concorrono sopratutto i grandi corpi sociali.
I nodi del recupero, della selezione della spesa e dell'efficienza funzionale degli Enti locali renderanno non più praticabili maggioranze come questa che si sono caratterizzate per la non selezione della spesa e certamente per la non produttività del lavoro politico.
Siamo consapevoli che questa Giunta rimane per costrizioni contingenti rispetto alla situazione generale che si è creata. Ci rendiamo conto che una forza politica come il PSI che ha problemi attuali non è nella condizione per affrontare quel travaglio culturale e politico necessario per il passaggio dalla coalizione con il PCI alla scelta di soggetti privilegianti diversi qualora si vada ad un'alleanza di natura diversa.
Il PSI per fare questa scelta ha bisogno di un lavoro approfondito. Se fosse un passaggio improvvisato sarebbe male non soltanto per la nuova formula di governo, ma anche per le forze politiche coinvolte in un processo non maturo, non responsabile e i prezzi li pagherebbe la collettività.
Quindi deve essere un passaggio significativo nella misura in cui ci si renda conto del processo culturale e politico che si è avviato con il pentapartito presieduto dal Presidente Craxi, un processo che non si esaurirà nelle circostanze che sono sotto gli occhi di tutti, ma che avrà momenti successivi che coinvolgeranno gli Enti locali.
Probabilmente la coerenza di quanto abbiamo detto oggi renderà più difficile la coesistenza del Partito Socialista e del Partito Comunista.
Il Capogruppo del PCI si interroga su dove va la sinistra. Noi ci auguriamo che la sinistra vada dove va la democrazia nelle grandi democrazie europee: verso la sinistra riformista e non verso la sinistra massimalista.
Come democratici ci auguriamo che la scommessa la vinca il Presidente Craxi. Abbiamo la consapevolezza che da questa vicenda possano venire vantaggi alla democrazia, tua ance rischi al PSI ed al suo presidente.
Il cadavere di Craxi sono in molti ad aspettarlo lungo il fiume! Noi però ci auguriamo che questa operazione il Presidente Craxi la vinca perché il PSI sia definitivamente il fulcro verso la sinistra italiana. Quando si saranno riequilibrati i rapporti tra il PSI ed il PCI almeno alla francese, probabilmente la sinistra nel nostro Paese avrà un futuro ed uno sviluppo più coerente e più rapportabile alle realtà europee con le quali andiamo ogni giorno a confrontarci.
Questi sono gli scenari che ci stanno di fronte, queste sono le realtà rispetto alle quali ci dovremo misurare.
La preoccupazione mia e di alcuni colleghi è che la sostanziale vacanza dall'iniziativa politica della Regione che dura da almeno un anno e che probabilmente durerà ancora più di un anno, comprometta non soltanto questa maggioranza e questa Giunta, del che saremmo evidentemente lieti perché ne logorerebbe il potere, ma rischi di coinvolgere le istituzioni su parecchi temi, per esempio per quanto riguarda la centrale nucleare e l'Università.
La nostra istituzione, che ha soltanto quattordici anni di vita, cresce nella misura in cui conquista spazi, con la fantasia e con la capacità di mediare i problemi nazionali e locali e non aspettando i decreti del Governo.
In questo senso non solo non porremo dei trabocchetti a questa maggioranza, ma ci auguriamo che sappia in quest'anno di vita che ci separa dalle elezioni proporci tematiche e dialettiche stimolanti e capaci di rilanciare il dibattito politico.
Non ci scandalizzeremo se il risultato di questo dibattito politico, di questa voglia di fare fosse funzionale anche in termini elettorali e politici alla maggioranza che combattiamo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cerutti.



CERUTTI Giuseppe

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, prendo atto con soddisfazione della convergenza delle forze politico, che reggono il pentapartito; questo dimostra che al di là della loro collocazione di opposizione o di maggioranza in questa sede si rendono conto dell'importanza che questo atto ha nei confronti dell'economia nazionale.
Consideriamo la manovra fiscale un passo fondamentale per una serie di operazioni o di atti significativi che dovranno essere attuati conseguentemente sulla spesa pubblica e nei confronti dell'evasione fiscale. E' un passaggio obbligato. Non era possibile proseguire sulla strada del passato con compromessi continui che non portavano a soluzioni.
Certo non nascondiamo la nostra preoccupazione per quanto gli atti assunti dal Governo provocano nell'ambito del sindacato.
Ci auguriamo che il confronto non trasformi in scontro e che questo momento venga assunto nelle sue vere dimensioni e cren correttezza e responsabilità soprattutto che la manovra del Governo non sia interpretata come motivo di rottura dell'unione sindacale.
Siamo convinti che un sindacato forte ha l'importanza di un'economia democratica, di confronto, di sostegno e di contrattazione anche nei confronti delle azioni di Governo.
Ciò che sta avvenendo o che potrebbe avvenire il 24 di questo mese lo consideriamo un atto fine a se stesso. E' indubbio che se certe forme certe rotture, certe esasperazioni verranno portate a livelli insopportabili si verificheranno dei contraccolpi nei rapporti politici e di lavoro, che rischiano di compromettere l'intero quadro politico e potrebbero anche portate ad un ripensamento generale sul modo di governare gli Enti locali ed il mondo produttivo e del lavoro.
Abbiamo presentato con i colleghi socialisti un documento di sostegno al Governo, visto l'impegno e le responsabilità che le forze socialiste hanno assunto in questo difficile momento.
N o n accettiamo strumentalizzazione di sorta, ma chiediamo a tutte le forze politiche coerenza.
Ci troviamo a votare un documento che non è allineato con le decisioni assunte dal PCI, con il quale siamo in maggioranza, ma non in questo momento: non esistono condizioni di rottura.
E' sicuramente un momento di riflessione per tutti visto che la politica nazionale non può prescindere dalle decisioni che negli ambiti locali, Comuni, Province e Regioni, le forze politiche sono chiamate ad esprimere.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Simonelli.



SIMONELLI Claudio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il Gruppo socialista prende atto con soddisfazione delle convergenze che si sono manifestate sul documento presentato in ordine alla politica economica del Governo.
Mi pare corretta l'argomentazione con la quale il Consigliere Bontempi riconosce la naturalezza e la normalità di un comportamento che vede su un problema di politica economica nazionale ricrearsi uno schieramento politico che corrisponde a quello che sostiene in una battaglia difficile ma importante, il Governo del Paese; senza strumentalismi, senza tentativi di trasferire quelle che sono doverose scelte delle forze politiche che devono essere le stesse a Torino corre a Roma nel quadro della politica nazionale, in ambiti diversi, nei quali sono riconosciute l'autonomia e la facoltà di scelta dei governi regionali e dei governi locali, facoltà di scelta che le forze politiche hanno esercitato, senza tentennamenti e senza ripensamenti che oggi sono state riconfermate il aula e che non mettono in discussione gli equilibri e le maggioranze della Regione Piemonte, ma sulla politica nazionale è giusto dire chiaro quello che si pensa ed è giusto esprimere un consenso pieno, motivato e convinto sulla manovra complessiva del Governo, sia per le questioni di metodo, sia per le questioni di contenuto. Innanzitutto per le questioni di metodo che anche in questo caso è stato del massimo confronto, prolungato, intenso, con tutte le rappresentanze della società civile e delle forze e degli interessi organizzati che, non a caso, ha portato al consenso intorno alla manovra del Governo che è stato espresso da tutte le organizzazioni consultate, da tutti gli organismi rappresentativi dei segmenti nei quali si articola la società civile, con eccezione della maggioranza della CGIL. Nello schieramento che ha accettato e fatto propria la manovra complessiva del Governo, sono compresi organismi rappresentativi di vasti settori nei quali sono presenti le forze della sinistra, dalla Confederazione Nazionale dell'Artigianato, alla Confesercenti, dalla Confederazione delle Aziende Municipalizzate, alla Confcoltivatori, alla Lega delle Cooperative. Si è dimostrato che la lacerazione che si è determinata nella sinistra non divide con un colpo di scimitarra le forze che si ispirano ai diversi partiti della sinistra, ma passa all'interno di essa. Ricercato in questo modo il consenso, era giusto che il Governo decidesse.
Abbiamo tante volte dovuto lamentare tra i mali di questa democrazia l'incapacità a decidere, il rinvio delle scelte; oggi dobbiamo considerare positiva la decisione del Governo che ha scelto e portato in Parlamento l'unica sede legittima per esprimere delle decisioni che vincolino la collettività nazionale, il quadro complessivo della manovra economica e finanziaria.
Consenso dunque per il metodo, ma consenso anche per i contenuti. Di fronte alla necessità della revisione della scala mobile e del contenimento dei suoi effetti inflazionistici, stanno sull'altro piatto della bilancia le misure in tema di controllo delle tariffe e dei prezzi, di blocco dell'equo-canone, di revisione degli assegni familiari, di politica del lavoro e dell'occupazione, di avvio di nuovi istituti come i contatti di solidarietà e le agenzie del lavoro sperimentale a livello regionale e i primi effetti concreti di questa manovra in termini di costo del denaro e di possibile avvio di una politica di ripresa e di investimento.
Dunque anche e principalmente sul piano dei contenuti dobbiamo esprimere consenso alla manovra del Governo che è indicativa di un tentativo di uscire dall'inflazione senza ricadere nella spirale deflattiva che tante volte e in tanti Paesi ha causato nefasti effetti sui livelli occupazionali ed anche sulla tenuta dell'economia.
In ciò sta il significato nuovo ed originale di questa manovra.
Certo, noi socialisti abbiamo forti preoccupazioni di natura politica.
Siamo preoccupati dell'atteggiamento pregiudizialmente e fortemente ostile che è stato assunto dal PCI nel Parlamento e fuori del Parlamento nei confronti del Governo a Presidenza socialista, che sembra avere come sbocco non solo e non tanto il ritiro del decreto, ma la caduta del Governo.
Siamo preoccupati di questo atteggiamento che ha come primo risultato di isolare il PCI, ma anche di dividere nelle aule del Senato con effetti laceranti le forze parlamentari della sinistra.
Siamo anche preoccupati per la frattura che si è aperta nel movimento sindacale che vede nella manifestazione del 24 marzo una tappa che anche noi consideriamo pericolosa, perché non ha sbocchi, se non quelli della resa dei conti finali, prospettiva pericolosa per l'unità del movimento sindacale.
A noi socialisti in questa vicenda compete una grossa responsabilità non solo perché al PSI in questo momento spetta tanta responsabilità avendo il Presidente del Consiglio dei Ministri il compito di portare il peso politico dei provvedimenti adottati dal Governo, ma perché è in gioco l'autonomia ed il ruolo storico del PSI, la sua collocazione autonoma nello schieramento politico, la sua capacità di essere considerato per quello che esso è negli anni '80 e non in virtù del retaggio storico, con i difetti e i pregi che si è portato appresso negli anni passati.
Ieri, Alberto Ronchey ricordava queste caratteristiche richiamando che il PSI degli anni '80 con le sue luci e le sue ombre non è più il PSI degli anni '60/'70.
Occorre prendere atto di questa realtà, di questo impegno e della nostra volontà di lavorare perché si superi questa fase di scontro così aspro e dagli esiti così incerti.
Occorre lavorare per creare le condizioni di un confronto che può anche essere aspro, duro, ma tuttavia deve trovare le ragioni di una fondamentale unità tra le forze democratiche che siedono nel Parlamento della Repubblica, un confronto che deve essere ricondotto sul terreno di opzioni fattibili, di scelte verificabili e non di scelte radicali in cui al fondo ci sia soltanto la caduta del Governo o la sfida mortale in cui uno dei due contendenti sia comunque destinato a morire.
Deve essere superata la fase di attuale difficoltà all'interno del movimento sindacale perché nessuno può auspicare che rimanga in questi modi ed in queste forme perché di un sindacato unitario, capace di difendere gli interessi dei lavoratori abbiamo bisogno, soprattutto in momenti di crisi e di difficoltà economica come quelli in cui viviamo nei quali la rappresentanza dei lavoratori organizzati deve essere controparte autorevole al tavolo delle trattative.
Più unita è questa controparte, più autorevole può essere. Credo che questo dibattito civile, sereno che abbiamo svolto oggi abbia dato un contributo perché il confronto avvenga ed il superamento della situazione difficile e deprecabile in cui ci troviamo possa essere avviato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carazzoni.



CARAZZONI Nino

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, rettificando la dichiarazione che avevamo anticipato nel nostro intervento di questa mattina, abbiamo chieste di parlare ancora perché vogliamo dichiarare di avere esaminato la possibilità di votare, ma soltanto strumentalmente, il documento proposto dai cinque partiti della maggioranza governativa e, questo, per il particolare significato politico che esso viene ad assumere: con esso si determina per la prima volta l'isolamento in quest'aula del PCI.
Ne siamo veramente tentati e pensiamo che il farlo sarebbe anche un'operazione di non trascurabile significato politico. Siamo vincolati tuttavia, all'impostazione che a livello nazionale il nostro partito ha ritenuto di seguire davanti alla manovra economica del Governo e, quindi con soddisfazione osiamo pensare dei cinque partiti governativi, annunciamo che la nostra posizione non cambia, per cui non parteciperemo alle votazioni sui documenti presentati da altri Gruppi politici, non volendo appiattirci su di essi, ma voteremo esclusivamente l'ordine del giorno che il Gruppo della Destra Nazionale ha ritenuto di proporre.



PRESIDENTE

Le dichiarazioni di voto sono così concluse.
Pongo pertanto in votazione l'ordine del giorno n. 290 firmato dai Consiglieri Carazzoni e Majorino.
Ve ne do lettura: "Il Consiglio regionale del Piemonte valutata la manovra messa in atto dal Governo per la riduzione dei livelli inflattivi e per il risanamento economico rilevato che i provvedimenti assunti - fondamentalmente basati sulla predeterminazione, nel 1984, dei punti di scala mobile e sul contenimento dei prezzi amministrati e delle tariffe pubbliche entro il limite del 10 si traducono, in primo luogo, nella riduzione del potere d'acquisto dei lavoratori dipendenti; e vengono a colpire, poi, con il blocco dell'equo canone, un'altra componente sociale, quella dei proprietari d'appartamento in prosecuzione di una politica già dimostratasi largamente fallimentare ed origine primaria della crisi nel settore edilizio, a sua volta volano di molteplici altre attività economiche considerato, inoltre, che le misure restrittive sono state disposte senza la contemporanea adozione di più incisivi interventi tesi a ridurre le cause principali dell'inflazione, quale l'abnorme dilatazione della spesa pubblica ritiene alla luce delle considerazioni suesposte, che l'insieme dei provvedimenti deliberati sia non solo iniquo ed assolutamente inefficace per i fini che si vogliono raggiungere, ma soprattutto non valido come manovra di promozione della ripresa produttiva, per la quale necessitano ben altre riforme strutturali sul piano economico ed industriale ed esprime pertanto, il proprio dissenso da atti di Governo che non affrontano alla radice l'essenza del problema, quali possono essere la ristrutturazione del salario, la ridefinizione del ruolo statale nell'economia con eliminazione degli enti a partecipazione pubblica inutili a fini produttivi, la riforma del sistema bancario, le revisioni delle società per azioni, l'incentivazione del risparmio rilevando ancora, come le organizzazioni sindacali CGIL - Cisl - UIL, invece di difendere gli interessi dei loro rappresentanti, si siano lasciati coinvolgere in strumentali battaglie politiche, così dimostrando il totale asservimento al regime partitocratico: e, cioè, ai partiti di Governo oppure al PCI e giudicando da ultimo, l'attuale posizione della CGIL comunista come insincera e non convincente, nel ricordo della sua resa a discrezione di fronte al blocco delle liquidazioni ed al cosiddetto "lodo Scotti" del febbraio 1983 cui vennero sacrificati i legittimi interessi dei lavoratori".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è respinto con 2 voti favorevoli e 54 contrari.
Pongo ora in votazione l'ordine del giorno n. 295 firmato dai Consiglieri Bontempi e Montefalchesi. Ve ne do lettura: "Il Consiglio regionale del Piemonte preoccupato per il perdurare dello stato di recessione economica e di crisi occupazionale che investe il nostro Paese visti i provvedimenti predisposti dal Governo nell'ambito della manovra economica considerato che tali provvedimenti si caratterizzano ancora una volta per l'ulteriore riduzione dei salari dei lavoratori dipendenti, attraverso il taglio della scala mobile che l'intervento sulla scala mobile, operato d'imperio attraverso il decreto legge, costituisce - per la prima volta nel dopo, guerra un'inaccettabile violazione dell'autonomia contrattuale delle parti sociali, togliendo certezza politica e giuridica alla contrattazione sindacale che in tali provvedimenti si registra l'assenza di qualsiasi serio impegno del Governo per quanto riguarda la lotta all'evasione fiscale, non essendoci infatti alcun riferimento all'introduzione di un'imposta patrimoniale ed all'avvio di metodi efficaci per una corretta tassazione dei redditi non derivanti da lavoro dipendente che tali scelte sono gravi anche per quanto riguarda il rapporto tra istituzioni e società, in quanto tendenti a far pagare solo gli strati sociali meno abbienti.
Infatti mentre sul salario dei lavoratori dipendenti si interviene d'autorità con un risparmio previsto di 2.400 miliardi, nei confronti della larghissima fascia di evasione fiscale per decine di migliaia di miliardi non si va oltre agli appelli all'onestà, lanciati dal Presidente del Consiglio Craxi nella recente conferenza stampa televisiva rilevato inoltre che si è in assenza di qualsiasi serio impegno volto al rilancio dell'occupazione e per il superamento delle norme fortemente inique contenute nel disegno di legge n. 665 di riforma del mercato del lavoro, le quali tendono ad una completa liberalizzazione degli avviamenti al lavoro considerato che la logica della contrattazione centralizzata di cui il Governo è fautore tende ad instaurare un rapporto con il sindacato che ne snatura il ruolo di rappresentante dei lavoratori, trasformandolo in organizzatore del consenso nei confronti del Governo e quindi limitandone quell'autonomia per la quale le forze democratiche del nostro Paese si sono battute in appoggio al sindacato polacco Solidarnosc rilevato che l'ampia mobilitazione realizzata dai lavoratori contro i provvedimenti del Governo - testimonianza della scarsa democraticità che caratterizza la decisione di alcune organizzazioni sindacali di dare l'assenso a tali provvedimenti - non è né sterile né protestataria, ma tende a guadagnare una svolta nella politica economica, contro la recessione, per l'occupazione, per una maggiore equità fiscale e pu costituire la base per un rilancio dell'unità sindacale a livelli più avanzati.
Il Consiglio regionale del Piemonte esprime la propria solidarietà ai lavoratori in lotta invita il Parlamento a non approvare i provvedimenti presentati dal Governo si impegna per quanto di sua competenza ad operare affinché si realizzi una svolta di politica economica, che ponga al primo posto i problemi occupazionali e realizzi il superamento della recessione economica attraverso una maggiore equità fiscale".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è respinto con 19 voti favorevoli e 35 contrari - 2 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione (MSI-DN).
Pongo infine in votazione l'ordine del giorno n. 294 firmato dai Consiglieri Mignone, Moretti, Marchini, Brizio e Vetrino. Ve ne do lettura: "Il Consiglio regionale del Piemonte esprime un giudizio positivo sulla manovra economica del Governo volta a contenere il tasso di inflazione per l'anno in corso entro i limiti del 10%. Tale manovra è coerente con la linea portata avanti dalla Federazione Unitaria CGIL - CISL - UIL dal 1978 in avanti ed opera dal lato della politica tariffaria in modo nuovo e significativo. Essa introduce nel nostro Paese lo strumento della politica dei redditi affrontando contemporaneamente le scelte per la formazione delle risorse e per la loro distribuzione; una politica quindi che interviene su tutti i redditi. Tale manovra non si limita infatti a ridurre di alcuni punti gli scatti della scala mobile, senza peraltro incidere sul salario reale, ma prevede impegni per l'occupazione ed interventi mirati contro l'evasione fiscale. Per la prima volta, inoltre, la lotta contro l'inflazione non viene condotta con le usuali terapie monetaristiche sostenute da ambienti politici moderati.
Il Consiglio regionale del Piemonte ritiene necessario che in sede di Parlamento gli impegni per l'occupazione, contro l'inflazione e per l'equità fiscale siano affrontati con impegno ed urgenza. A tal fine auspica che si ricomponga l'unità del sindacato, il cui obiettivo primario dovrebbe essere quello di sostenere una politica per l'occupazione e che cessino quindi scioperi 'auto convocati' ed avallati unilateralmente, aventi quali unici temi quelli del salario e del ritiro del decreto.
Il Consiglio regionale del Piemonte esprime infine un giudizio favorevole sulle intese tra la Federazione Unitaria CGIL - CISL - UIL. la Regione Piemonte ed il Ministro del Lavoro per l'avvio di interventi straordinari per i disoccupati a reddito zero.
Tale politica rappresenta un avvio di un'azione più generale sul mercato del lavoro che prevede anche per il futuro il coinvolgimento dei cassaintegrati".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato con il seguente esito: presenti e votanti 56 favorevoli 35 Consiglieri contrari 19 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri (MSI-DN).
Gli ordini del giorno nn. 283, 284, 287 e 288 presentati in precedenza sono stati ritirati dai firmatari.


Argomento: Caccia

Esame deliberazione Giunta regionale n. 150-21685: "Legge regione 60/79. Approvazione regolamento per la gestione e l'individuazione delle aziende faunistico-venatorie"


PRESIDENTE

Passiamo al punto quinto all'ordine del giorno che prevede l'esame della deliberazione della Giunta regionale n. 1 5 O- 21685: "Legge regionale 60/79. Approvazione regolamento per la gestione e l'individuazione delle aziende faunistico-venatorie".
La suddetta deliberazione è stata esaminata dalla VI Commissione.
Il relatore è il Consigliere Gerini, che ha facoltà di intervenire.



GERINI Armando, relatore

Il regolamento in esame, proposto dalla Giunta regionale nel dicembre 1982, conclude il suo iter avendo alle spalle una serie di atti che richiamo sinteticamente: 1) atti regionali transitori di proroga delle concessioni delle riserve di caccia - si fa riferimento alle leggi regionali 10/12/1980, n. 80 16/1/1981, n. 9 e 2/6/1981, n. 19 -; di trasformazione transitoria delle riserve di caccia in aziende faunistico-venatorie (delibera Giunta regionale del dicembre 1982) e di ulteriore proroga della trasformazione transitoria delle aziende, con previsione di definirne l'assetto entro sei mesi dall'approvazione del regolamento (delibera Giunta regionale del dicembre 1983): provvedimento quest'ultimo assunto dalla Giunta regionale in attesa dell'approvazione del regolamento per le aziende faunistico venatorie 2) il parere dell'Istituto di Biologia della Selvaggina, espresso nel gennaio 1980, nel quale sono indicati, di massima, i criteri di indirizzo e scelta di ambienti e specie selvatiche da privilegiare nell'istituzione delle aziende faunistico-venatorie 3) infine la consultazione svolta dalla VI Commissione nel gennaio 1984 che ha consentito - attraverso gli interessanti suggerimenti e contributi dati dalle organizzazioni sindacali, dall'Università, dalle organizzazioni contadine, dalle associazioni protezionistiche e venatorie e dalle Amministrazioni provinciali - di verificare l'adeguatezza della scelta operata di adottare lo strumento regolamentare per disciplinare le aziende faunistico-venatorie. Va in particolare messo in luce il contributo concreto dato dalle Amministrazioni provinciali, le quali hanno elaborato un documento - poi recepito dalla Giunta regionale nel testo del presente regolamento - ai fini di rappresentare la variegata casistica delle aziende faunistico-venatorie e di eliminare lo stato di confusione che esiste nel settore. In particolare la consultazione ha consentito di valutare i contenuti e i diversi elementi che caratterizzano il regolamento stesso.
Tra questi va sottolineato, in primo luogo, il superamento della transitorietà che ha contraddistinto in questi ultimi anni l'istituto della riserva di caccia, in carenza di una definizione complessiva della materia.
Ma non secondario è l'elemento che definisce all'art. 1 il nuovo istituto delle aziende faunistico-venatorie, quale strumento di attuazione della programmazione faunistico-venatoria nel territorio regionale, in armonia con gli indirizzi di pianificazione richiamati dall'art. 6 della legge regionale 6 0/7 9 citata, ponendo tale strumento in connessione con le diverse zone faunistiche presenti o da individuare nel territorio.
Accanto a questo elemento va posto quello relativo agli scopi delle aziende faunistico-venatorie, già delineati con sufficiente chiarezza nella legislazione regionale (legge regionale 60/79, art. 72) e indicati nel regolamento come obiettivi di salvaguardia, conservazione e miglioramento dell'ambiente naturale e di protezione della fauna tipica delle aree interessate anche mediante la produzione di selvaggina allo stato libero ed in cattività.
Ritenendo doveroso riferire al Consiglio regionale quanto emerso dai lavori della VI Commissione che sono sfociati nell'approvazione unitaria del presente regolamento, mi sia consentito soffermarmi sugli obiettivi indicati per evidenziare che da più parti si è respinta l'immagine di azienda come allevamento di selvaggina o come struttura a fini meramente lucrativi, volendo dare un nuovo "corpo" alle aziende, in funzione di una riqualificazione delle risorse del territorio agro-forestale. In tal senso si è corretto l'art. 1 del regolamento prevedendo che la produzione di selvaggina è un eventuale mezzo per perseguire gli obiettivi richiamati.
Non tralasciando i rilievi preliminari espressi dalle associazioni protezionistiche di non snaturare la legge regionale 60/79 e quindi di tener conto del carattere di eccezionalità che deve rivestire l'istituzione delle aziende faunistico-venatorie e di limitare il regolamento all'indicazione dei soli criteri di gestione delle aziende, va qui richiamato un altro nodo emerso all'art. 2: quello relativo al limite massimo del decimo del territorio agro-forestale occupabile dalle aziende faunistico-venatorie.
Da parte di associazioni protezionistiche e venatorie si è ritenuto eccessivo tale limite. La VI Commissione sulla base di tale rilievo ha modificato l'art. 2, precisando che il territorio agro-forestale considerato è quello provinciale e introducendo accanto al limite massimo citato un ulteriore limite che fa sì che le aziende non possano occupare una superficie superiore a quella occupata dalle preesistenti riserve di caccia al momento della loro cessazione, ove tale superficie sia inferiore al decimo. All'art. 2 si indicano inoltre gli ambienti adatti alla destinazione di aziende faunistico-venatorie.
Si sono apportate modificazioni anche all'art. 3 che disciplina le aziende faunistico-venatorie a conduzione diretta da parte dei proprietari e dei conduttori dei fondi in forma sociale, quale forma di integrazione di reddito; aziende con attività prevalentemente indirizzata all'incremento della selvaggina allo stato libero e di riflesso con vincolo a zone di rifugio di 1/3 della loro superficie. Si è cioè precisato - come richiesto dalle organizzazioni sindacali - che le zone riconosciute depresse e a scarso reddito agricolo sono quelle dislocate in zona agricola a scarso reddito, riconosciuta montana e di collina così come richiamato all'art. 13 della legge regionale 63/78.
Correttivi si sono apportati anche alle agevolazioni concesse a tali aziende abrogando la riduzione a un decimo delle tasse ettariali prevedendo invece la facoltà di concessione di contributi da parte della Giunta provinciale sentita la Consulta provinciale e precisando altresì che la vigilanza è affidata ad almeno una guardia giurata dipendente coadiuvata da una o più guardie volontarie.
L'art. 4 fissa l'estensione delle aziende faunistico-venatorie (di nuova istituzione, nella zona Alpi e derivanti dalla trasformazione delle riserve di caccia).
Un altro nodo giuridico affrontato dalla Commissione riguarda il ruolo della Regione e delle Province.
Va rilevato che le associazioni protezionistiche hanno considerato eccessivo il ruolo affidato alle Province.
Si è infine deciso, anche in aderenza alla legge regionale 60/79, di prevedere all'art. 5 che le domande di concessione e di rinnovo siano presentate al Presidente della Giunta regionale, e per conoscenza al Presidente della Giunta provinciale; mentre all'art. 8 si è precisata l'autorità competente per il provvedimento di concessione, rinnovo e revoca: cioè la Giunta regionale, sentita la Giunta provinciale competente.
All'art. 11 si prevede che il Presidente della Giunta regionale sentita la Giunta provinciale competente, emani il provvedimento di concessione coattiva di terreni per accertati motivi tecnici o ambientali o di necessaria perimetrazione.
All'art. 12 si è chiarito che la concessione è revocabile con deliberazione della Giunta regionale e che solo il Presidente della Giunta regionale, e non anche quello della Giunta provinciale, possa comminare sanzioni amministrative in luogo della revoca, per lievi inadempienze. In aderenza alla legge si è disposto all'art. 13 che sia la Giunta regionale e non la Giunta provinciale a coordinare ed approvare i piani di ripopolamento per finalità naturalistiche e faunistiche e si è demandata all'art. 15 la funzione di vigilanza dell'osservanza delle norme di concessione e gestione alla Giunta provinciale competente.
Sempre all'art. 5 si è stabilito che il consenso dei proprietari o dei possessori dei fondi che costituiscono l'azienda sia rilasciato in forma scritta e non più in forma libera, come indicato nella proposta, lasciando tuttavia la facoltà ai Presidenti idei Consorzi e ai Direttori concessionari delle ex riserve di caccia di sopperire al consenso scritto sopra citato con la presentazione di documentazione atta a comprovare la validità del Consorzio.
Altro aspetto contemplato all'art. 6, secondo le richieste dell'ANCI, è la possibilità per gli enti pubblici titolari di concessione di derogare dal divieto di affitto e di sub-concessione, ciò in quanto tali enti potrebbero avere difficoltà a gestire direttamente l'azienda.
Per quanto attiene alla vigilanza si è previsto all'art. 7 che essa sia esercitata da almeno una guardia giurata dipendente ogni 500 ettari o frazione di 500 ettari (emendamento esplicativo), tenendo conto dei riflessi economico-occupazionali e del reale miglioramento che il regolamento introduce ponendo tale categoria di lavoratori in un rapporto di lavoro dipendente a tempo pieno e non più in una condizione di precariato.
Accogliendo un altro emendamento avanzato dalle associazioni protezionistiche si è disposto all'art. 10 che l'esercizio venatorio sia consentito al concessionario e/o alle persone da questo autorizzate per iscritto.
All'art. 13 tra le specie cacciabili nelle aziende faunistico-venatorie si sono specificati i corvidi e si è esclusa la gallinella d'acqua.
All'art. 14 è stabilito che nell'ambito di ciascuna azienda faunistico venatoria devono essere costituite zone di rifugio, con una superficie non inferiore al 15 % del territorio dell'azienda stessa.
Si fa rilevare che i fondi derivanti dall'introito delle tasse di concessione sono devoluti alle Amministrazioni provinciali per l'incremento della selvaggina.
Dal regolamento si è infine abrogata la norma che prevedeva che l'ammontare delle tasse di concessione potesse essere sostituito con il conferimento di selvaggina, ritenendola di complessa applicazione.
Il presente regolamento per la gestione e l'individuazione delle aziende faunistico-venatorie, licenziato all'unanimità dalla VI Commissione, viene sottoposto al Consiglio regionale per l'approvazione.
Ieri la VI Commissione ha esaminato vari emendamenti che in questi ultimi giorni sono stati presentati. La Giunta regionale ne ha accolti alcuni e respinto altri. Tocca ora al Consiglio regionale la valutazione.



PRESIDENTE

Prima di passare alla discussione generale devo informare che è stata presentata dal Consigliere Majorino una proposta di ordine del giorno di non passaggio all'esame degli articoli del regolamento.
La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, la questione che viene sollevata come pregiudiziale con l'ordine del giorno si sostanzia nell'osservazione fondamentale che le norme di questo regolamento hanno nella sostanza un carattere legislativo e quindi si chiede che, attraverso il mezzo tecnico del regolamento, non si proceda all'esame dell'articolato.
Vorrei innanzitutto far presente che questa pregiudiziale non viene sollevata per amore di formalismo o di perfezionismo accademico, che non avrebbe diritto di cittadinanza in quest'aula e neppure per un ostracismo preconcetto alla sostanza del provvedimento nei confronti delle aziende faunistico-venatorie, che peraltro sono previste espressamente dalla legge quadro, salva una legge di attuazione delle stesse da parte della Regione.
E' invece suggerito dall'intento di far sì che le istituzioni, nella specie l'assemblea regionale, nell'emanare le norme di propria competenza lo facciano con la forma corretta dovuta e nello stesso tempo ai fini di evitare un possibile futuro contenzioso, in questa materia estremamente delicata sulla quale, come è noto e come è emerso nel corso delle consultazioni, le associazioni venatorie da una parte e protezionistiche dall'altra hanno fatto pesanti osservazioni.
Emanare norme di legge con regolamento potrebbe dopo dare luogo ad un complesso contenzioso in una materia già per sua natura complessa.
Si tratta di norme di legge che si tenta di far passare attraverso il regolamento. E' sufficiente considerare l'art. 1 del regolamento dove si dice che le aziende faunistico-venatorie saranno strumento di attuazione della programmazione faunistico-venatoria, quindi, in tal maniera, si completa con il regolamento l'art. 6 della legge 60 che prevede i soggetti che devono attuare la programmazione.
All'art. 3 si prevede l'ipotesi dell'azienda faunistico-venatoria che risulta dislocata in una zona agricola e si prevedono per questo tipo di azienda alcune agevolazioni, fra le quali quelle concessive di un contributo ad opera della Giunta provinciale.
Non si vede come possa il regolamento prevedere un futuro stanziamento di fondi per attuare questo contributo per di più accollandolo alla Giunta provinciale.
Gli artt. 10 e 12 prevedono sanzioni amministrative pecuniarie, mentre è noto che per le sanzioni amministrative pecuniarie la legge 689 del 1981 stabilisce il principio della riserva della legge.
Infatti, qualche regolamento è già stato rinviato dal Commissario di Governo perché prevedeva sanzioni amministrative.
Avremmo un regolamento monco in quelle parti in cui si pone il divieto di attività venatoria nell'interno delle aziende faunistico-venatorie.
'L'art. 11 è particolarmente significativo per essere una norma non certo suscettibile di poter essere contenuta in un regolamento. Infatti prevede l'inclusione coattiva nell'azienda faunistico-venatoria di fondi limitrofi all'azienda stessa, cioè quella introduzione coattiva di fondi che dovranno venire a far parte dell'azienda faunistico-venatoria per i quali il proprietario o il possessore o gli usufruttuari non abbiano dato il consenso.
Questa inclusione coattiva è in sostanza un esproprio, tanto è vero che nella medesima disposizione di legge si prevede che il Presidente della Giunta fissi il congruo indennizzo da versarsi al proprietario o all'usufruttuario o al possessore, il cui fondo venga coattivamente incluso; quindi nel regolamento si impone una norma sostanziale di esproprio.
Vi è poi da considerare tutta la parte relativa ai requisiti necessari a conseguire la concessione, che normalmente vengono posti da una legge per i quali non c'è neppure un principio, sia pure vago, nella disposizione della legge quadro o della legge regionale.
Queste considerazioni investono ben quattro su sedici norme del regolamento, un quarto del regolamento stesso che riguarda norme indiscutibilmente di carattere legislativo. Forse per le altre dodici attraverso ragionamenti sottili o disquisizioni, potrà dirsi che sono regolamentari.
Vi è poi una considerazione di fondo che completa e si allinea a quelle esposte. Il regolamento prevede non solo la trasformazione delle riserve di caccia in aziende faunistico-venatorie, come stabilisce la legge quadro e la legge regionale che recepisce la legge quadro, sottolineando che questa trasformazione poteva avvenire solo eccezionalmente (intanto si mette a regime) ma soprattutto si consente l'istituzione ex novo di aziende faunistico-venatorie, mentre lo spirito della legge quadro che conteneva l'enunciazione del nuovo istituto dell'azienda faunistico-venatoria è contenuto tra le disposizioni transitorie ed è contenuto immediatamente dopo l'affermazione che le riserve sono destinate all'estinzione immediatamente dopo c'è il collegamento con la possibile trasformazione da parte della Regione, con norme regionali, in azienda faunistico-venatoria.
E' chiaro che il legislatore della legge quadro ha voluto prevedere solo la trasformazione. Ma questa è un'osservazione che viene fatta "ad abundantiam".
Quelle principali che sorreggono la richiesta di non passaggio all'esame dell'articolato sono quelle che ho enunciato all'inizio.



PRESIDENTE

Sulla pregiudiziale del non passaggio all'esame degli articoli ogni Gruppo può fare un intervento.
Chiede di parlare il Consigliere Simonelli. Ne ha facoltà.



SIMONELLI Claudio

Pur considerando l'attenzione e la cura con la quale il collega Majorino ha motivato la sua pregiudiziale devo esprimere un parere diametralmente opposto a quello testè udito.
Mi pare che non possa essere contestata la natura propria del regolamento che non è un atto amministrativo come gli altri, ma è una fonte del diritto, seppure una fonte secondaria che qui si differenzia rispetto alla legge non tanto per i suoi contenuti o per la natura delle disposizioni che in esso sono comprese, ma per il fatto che si colloca rispetto alla norma in una posizione subordinata ed attuativa. Semmai rispetto agli altri atti amministrativi il regolamento ha contenuti diversi, ma nel momento in cui si pone come una fonte del diritto è chiaro che detta delle disposizioni che hanno forza normativa e che quindi incidono nella sfera giuridica dei terzi.
Questa è incontestabilmente la natura del regolamento, questa è l'opinione dei sacri testi del diritto amministrativo, addirittura il Mortati sostiene che la competenza regolamentare copre tutto l'ambito della potestà legislativa regionale e si estende anche a quella integrativa ossia il regolamento consente di andare ad occupare anche quegli spazi che la legge ha lasciato vuoti.
Questa è la linea di tendenza che si viene a determinare.
Vorrei aggiungere che se questo vale per l'emanazione del potere esecutivo a livello nazionale, cioè per la fonte secondaria del diritto che a livello nazionale promana da un potere diverso rispetto a quello legislativo, cioè dal Governo, a maggior ragione deve valere per i regolamenti regionali che promanano dallo stesso organo che ha il potere legislativo, cioè il Consiglio regionale e con le forme proprie del provvedimento legislativo. Questo fondamento della potestà regolamentare è stabilito dalla Costituzione. Non vi è dubbio che il regolamento abbia la possibilità di innovare nell'ordinamento, quindi di possedere forza normativa, avendo soltanto i limiti di non poter entrare in contrasto con il corpo legislativo esistente, ma di dover essere invece inserito al suo interno.
Avrebbe anche il limite di non poter operare in quelle materie per le quali vige la riserva di legge.
Nel caso di specie però non versiamo in un'ipotesi come questa. Infatti le questioni che il Consigliere Majorino ha sollevato mi pare trovino tutta una loro disciplina legislativa a monte tenendo conto che la materia della caccia appare nella situazione attuale normata almeno da tre diverse disposizioni legislative che in qualche modo coesistono: il testo unico del 1939, la legge n. 968 del 1978 e la legge regionale n. 60 e sue modificazioni e che alla luce di questo complesso di norme vigenti deve essere visto il regolamento che stiamo discutendo.
Non vi è dubbio che i punti che Majorino ha sollevato, il problema delle sanzioni,' sia contenuto come previsione normativa negli altri provvedimenti, compresa la legge regionale n. 60, di cui non abbiamo fatto altro che prendere e trasferire nel regolamento le previsioni già contenute nel testo legislativo, rispetto alle quali non vengono fatte delle innovazioni, ma un semplice recepimento della norma di legge. Quello che il Consigliere Majorino chiama l'esproprio e che invece è il richiamo all'inclusione coattiva che non ha la natura di esproprio, ma ha la natura di limitazione di uno dei diritti del proprietario dei fondi, è esplicitamente previsto dal regime delle riserve di caccia previsto dal testo unico del 1939 ed anche rispetto a questo c'è un semplice richiamo della norma così come è fissata dal legislatore nazionale.
Per quanto riguarda gli altri due casi, l'inclusione delle aziende faunistico-venatorie tra gli istituti della programmazione e la disciplina della concessione, siamo in quella materia attuativa che non può che essere propria di un regolamento. Infatti, avendo la legge dello Stato prima e la legge regionale poi previsto che l'istituto dell'azienda faunistico-venatoria abbia diritto di cittadinanza nel sistema normativo regionale, non vi è dubbio che questo istituto debba essere regolamentato.
La disposizione generale della legge dello Stato e quella della legge della Regione hanno necessità di essere implementate con delle norme di tipo regolamentare che dettino le disposizioni concrete, attraverso le quali passare per poter dare attuazione a quelle norme. Nel momento in cui l'azienda faunistico-venatoria esiste, bisognerà dettare una normativa che la riguarda, altrimenti la sua esistenza è affidata ad una semplice prescrizione generale che non consente di mettere in moto i meccanismi e le procedure che rendano concretamente gestibile la materia.
Il richiamo a normative preesistenti nelle leggi dello Stato vale a rendere concretamente attuabile la norma della legge n. 968 e della legge regionale n. 60.
Non credo che si possa interpretare la norma della legge n. 968 che prevede la trasformazione delle riserve in, aziende faunistico-venatorie nel senso che è consentita soltanto la trasformazione e non l'istituzione anche perché se il legislatore così avesse voluto dire, cosi avrebbe detto: la norma recita testualmente che è prevista l'istituzione e la trasformazione. E' vero che il contesto della norma prevede la fine dell'istituto della riserva, così come precedentemente disciplinato rispetto al quale è prevista la trasformazione, ma il fatto che la norma parli esplicitamente di istituzione e trasformazione non può farci andare di contrario avviso; sarebbe una forzatura inaccettabile il ritenere che il legislatore abbia voluto inserire una parola priva di senso in un contesto che il senso ce l'ha.
Con il regolamento abbiamo normato i modi, le procedure, i tempi, le finalità per arrivare all'istituzione ed alla trasformazione.
Una norma regolamentare in questa materia occorre perché le leggi dello Stato e della Regione, pur stabilendo l'esistenza dell'istituto dell'azienda, le sue finalità generali e talune sue caratteristiche, non hanno formato gli aspetti di dettaglio (ed è giusto che sia così perché la legge quadro non deve entrare in tutti i dettagli, ma deve fissare soltanto le norme generali), le procedure, i momenti attraverso i quali si giunge al riconoscimento ed alla concessione e tutti gli altri aspetti che devono quindi essere normati dalle Regioni.
La legge regionale ha recepito le norme generali dello Stato. Ci parrebbe faticoso prevedere un'ulteriore legge regionale in attuazione degli articoli della legge regionale n. 60, mentre la strada del regolamento ci pare più conforme alla prassi, alla dottrina ed anche alla legislazione vigente.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Mignone.



MIGNONE Andrea, Assessore alla caccia

La Giunta aderisce alle osservazioni formulate dal Consigliere Simonelli pur non sottovalutando l'importanza dei rilievi formulati dal Consigliere Majorino attraverso l'ordine del giorno.
All'interno della Commissione questo argomento venne sollevato e fu oggetto di discussione. La questione è nel campo del diritto e della giurisprudenza controversa e discussa rispetto al potere regolamentare delle Regioni.
Tuttavia i testi principali che abbiamo consultato propendono per la tesi che abbiamo seguito in Commissione consiliare. Voglio solo aggiungere per comune conoscenza rispetto ai rilievi ed alle deduzioni mosse dal Consigliere Simonelli, che già le Regioni Lombardia e Marche hanno normato attraverso un regolamento.
I regolamenti hanno ottenuto il prescritto visto dagli organi di controllo e sono tutt'oggi vigenti.
Certo dobbiamo regolamentare un istituto nuovo che non ha riscontro nella legislazione precedente, ma che per larga parte richiama principi ed elementi a riferimento. Di qui, in ossequio all'ultimo comma dell'art. 72 si è scelta la strada del regolamento.
Per queste ragioni la Giunta regionale è d'accordo con le motivazioni che portano a respingere la proposta dell'ordine del giorno presentata dal Consigliere Majorino pur ribadendo che le argomentazioni da lui sollevate sono argomentazioni che hanno dignità e validità per essere poste a questa assemblea.



PRESIDENTE

Se non vi sono altri interventi possiamo passare alla votazione dell'ordine del giorno presentato dal Consigliere Majorino inerente al non passaggio all'esame degli articoli. Ve ne do lettura: "Il Consiglio regionale del Piemonte rilevato che le norme del proposto regolamento per la gestione e l'individuazione delle aziende faunistico-venatorie hanno un carattere sostanzialmente legislativo ritenuto che non è consentita l'emanazione di norme di legge attraverso un regolamento delibera il non passaggio all'esame degli articoli dell'intero regolamento".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è respinto con il seguente esito: presenti e votanti 56 favorevoli 2 Consiglieri contrari 54 Consiglieri Chiede ora di parlare il Consigliere Carazzoni. Ne ha facoltà.



CARAZZONI Nino

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, respinta la questione pregiudiziale del non passaggio agli articoli, illustrata dal collega Majorino, vogliamo adesso addentrarci in un esame di merito della deliberazione, a proposito della quale dobbiamo riconoscere che il suo contenuto ci ha lasciato largamente soddisfatti. La soddisfazione nasce anche dal fatto che in essa vediamo riprese molte tesi in precedenza sostenute dal MSI-DN sulla regolamentazione dell'attività venatoria e sulla necessità di limitare la caccia libera. Ricordiamo, per inciso, che in Austria, in Scozia, in Inghilterra, in Spagna e in tutti i Paesi dell'Est la caccia libera è vietata; una limitazione resa necessaria, quasi imposta dall'aumento, del numero dei cacciatori e contemporaneamente dalla diminuzione del territorio disponibile per la caccia.
Con questa deliberazione, infatti, si fa rientrare, dalla finestra quanto si è tentato di buttare fuori dalla porta, cioè le riserve di caccia, anche se adesso le si vuole chiamare "aziende faunistico venatorie". Ma, lo ammettiamo volentieri, il rientro è disciplinato e programmato da un regolamento, steso quasi sempre con mano competente soprattutto perché rivolto, così almeno ci pare, a consentire la sopravvivenza di quelle aziende che siano seriamente amministrate.
Abbiamo detto "quasi sempre" perché taluni aspetti negativi ed anche non di poco conto, dobbiamo pure registrarli, accanto ai molti aspetti positivi riscontrati. Incominciamo dalle note positive per dire rapidamente che noi accettiamo senz'altro l'enunciazione delle finalità fatta agli artt. 1 e 2; e che ancora concordiamo con il disposto dell'art. 7, che richiede una guardia giurata per ogni 500 ettari o frazione di 500 ettari il che significa che anche le piccole aziende debbono avvalersi di due guardie giurate con il vantaggio di garantire un servizio completo sul piano della vigilanza come sul piano dell'allevamento.
Ci sta bene l'ultimo comma dell'art. 7 che prevede per le guardie giurate la facoltà di portare armi da caccia durante il servizio per l'espletamento delle loro funzioni. In questo modo riteniamo che debba essere evitata una gran parte del contenzioso che oggi si registra.
Esprimiamo consenso anche per l'art. 10 che, prescrivendo per l'esercizio venatorio nell'aziende faunistica l'autorizzazione scritta mira sostanzialmente allo scopo di fare chiarezza in ordine a situazioni che prima venivano confusamente regolate.
Dobbiamo però dire di essere perplessi in ordine ad altri contenuti di articoli. Per esempio, l'art. 4 fissando per le aziende faunistico venatorie la superficie delle vecchie riserve, in pratica finisce con il confermare queste anche nel numero, senza nessuna possibilità di crescita.
Il corridoio dei 500 metri fra due aziende, ribadito nello stesso articolo, anche se dobbiamo riconoscere che è voluto dalla legge, a nostro avviso è soltanto uno dei molti espedienti demagogici con i quali si vuole far credere di aiutare la caccia libera che, al contrario, non se ne avvantaggia per niente, dal momento che i lanci di selvaggina denunciano in quelle zone una mortalità naturale pari all'80% e confermano lo spreco di mezzi che dovrebbero essere ben altrimenti utilizzati.
Non ci sentiamo inoltre di concordare con le agevolazioni concesse ad una serie di categorie elencate all'art. 3 perché, nei fatti, queste agevolazioni sono soltanto dei privilegi clientelari a piccole aziende non bene amministrate. Il problema riguarda in particolare le aziende faunistico-venatorie dell'Alessandrino e il Consigliere Gerini potrà confermarci in questa nostra affermazione. Del tutto contrari siamo poi all'immissione di selvaggina nelle aziende di tipica fauna alpina (all'art.
8) essendo stato ormai provato che la fauna alpina cresciuta in allevamento, una volta liberata, diventa immediatamente preda di rapaci o di volpi. Potremmo ricordare un esempio di cui abbiamo diretta conoscenza ed è l'esempio della riserva del Sestriere dove non è stata abbattuta una sola pernice bianca o forcella d'allevamento tra quelle lasciate libere.
Riteniamo che nei casi di accertato insufficiente sviluppo della fauna alpina in queste zone sarebbe meglio non immettere della selvaggina, ma piuttosto chiudere per qualche tempo la caccia.
Infine, ci sembra di notare una contraddizione in termini tra quanto detto all'art. 6 e all'art. 12, laddove il primo recita che alla revoca della concessione "è d'obbligo la rimozione delle tabelle perimetrali entro e non oltre 15 giorni dalla data della scadenza" e l'art. 12 prescrive che "in caso di revoca l'Amministrazione provinciale ha il diritto di prelevare la selvaggina catturabile nell'azienda revocata al fine di ripopolare altre aziende provinciali". Se si tolgono le tabelle, la zona diventa aperta alla libera caccia. Ma come può l'Amministrazione provinciale prelevare la selvaggina nel giro di 15 giorni, se si tiene conto ché il prelievo è operazione che richiede mesi di tempo e se si tiene conto che cadiamo nei periodi delle covate e degli amori per cui, tecnicamente, non è possibile tale operazione? Crediamo pertanto che questo articolo debba essere modificato e ci siamo permessi di presentare un emendamento in proposito.
Tuttavia dobbiamo dare atto che questa proposta di deliberazione una volta tanto tradisce la mano della competenza e dimostra anche una notevole dose di buon senso.
Sono due considerazioni che valgono il nostro voto favorevole.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PETRINI



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, possiamo passare all'esame degli articoli del regolamento.
Chi è favorevole all'art. 1 è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 55 voti favorevoli ed 1 astensione.
Chi è favorevole all'art. 2 è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 55 voti favorevoli ed 1 astensione.
All'art. 3 sono stati presentati i seguenti emendamenti: 1) dall'Assessore Mignone: al primo comma sostituire le parole "Nell'ipotesi che l'azienda faunistico-venatoria risulti dislocata in zona agricola a scarso reddito riconosciuta montana e di collina" con le seguenti parole: "Nell'ipotesi che l'azienda faunistico-venatoria risulti prevalentemente compresa in zona agricola, riconosciuta montana o di collina".
2) Dal Consigliere Martinetti: al primo comma dopo le parole "zona agricola a scarso reddito" inserire le parole: "almeno parzialmente compresa in territorio", e sostituire le parole "riconosciuta montana" con le parole: "riconosciuto montano".
3) Dai Consiglieri Chiabrando, Villa e Cerchio: alla seconda riga le parole "a scarso reddito" sono soppresse.
La parola all'Assessore Mignone.



MIGNONE Andrea, Assessore alla caccia

Debbo dare atto che l'emendamento della Giunta è in accoglimento seppur parziale, di analoghi emendamenti proposti dai Consiglieri Martinetti, Chiabrando, Villa e Cerchio.



PRESIDENTE

Chi è favorevole all'emendamento n. 1 è pregato di alzare la mano.
E' approvato.
Gli emendamenti n. 2 e 3 vengono ritirati dai proponenti in quanto confluiti nell'emendamento n. 1 proposto dall'Assessore Mignone ed approvato.
Chi è favorevole all'art. 3 nel testo emendato è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 55 voti favorevoli ed 1 astensione.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARCHIARO



PRESIDENTE

All'art. 4 sono stati presentati i seguenti emendamenti: 1) dall'Assessore Mignone: sopprimere il penultimo comma.
2) Dai Consiglieri Avondo, Acotto, Ferro e Marchesotti: inserire al penultimo comma dopo la frase "possono comunque essere attigue a zone di carattere pubblico e sociale" le seguenti parole: "alle condizioni di cui al punto 4) dell'art. 5"; inserire all'ultimo comma dopo le parole "zone di carattere pubblico e sociale" le seguenti parole: "alle condizioni di cui al punto 4) dell'art. 5".
3) Dall'Assessore Mignone: all'ultimo comma sopprimere le parole: "possono essere attigue a zone di carattere pubblico e sociale mentre".
4) Dall'Assessore Mignone: all'ultimo comma aggiungere dopo la parole "Alpi" le parole seguenti: "le aziende faunistico-venatorie" e in fine aggiungere il seguente comma: "Le aziende faunistico-venatorie, qualora siano attigue a parchi nazionali, parchi naturali, riserve naturali ed aree attrezzate istituiti a norma della legge regionale 4/6/1974, n. 43 e successive modificazioni oasi di protezione, zone di ripopolamento e cattura, centri pubblici di produzione di selvaggina, rifugi faunistici e zone di osservazione faunistica, devono costituire lungo i confini delle aree suddette una zona di divieto all'esercizio dell'attività venatoria avente una profondità di almeno 100 metri".
La parola all'Assessore Mignone.



MIGNONE Andrea, Assessore alla caccia

Vanno collegati tra di loro l'emendamento soppressivo del penultimo comma, l'emendamento soppressivo all'ultimo comma e l'emendamento aggiuntivo che tengono conto delle indicazioni contenute nell'emendamento dei Consiglieri Avondo, Acotto, Ferro e Marchesotti.
Gli emendamenti presentati dalla Giunta sono quindi conseguenti tra di loro e vanno nel senso di accogliere, seppur modificandoli, gli emendamenti del Consigliere Avondo all'art. 4 e all'art. 5.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Avondo.



AVONDO Giampiero

L'emendamento da noi presentato ed accolto nello spirito dalla Giunta tende a risolvere il problema del mantenimento della zona di salvaguardia da parte delle aziende faunistico-venatorie rispetto ai parchi ed in particolare alle oasi di protezione.
Riteniamo che per il particolare carattere dei parchi nazionali e regionali e delle oasi di protezione sia necessario mantenere una fascia di rispetto ai confini di queste aree dove i fruitori possano fruire delle strutture senza problemi dal punto di vista della sicurezza.
Avevamo proposto una fascia di 200 metri, la Giunta invece propone una fascia di 50 metri. Ci pare una distanza insufficiente rispetto ai problemi che abbiamo posto con il nostro emendamento modificativo ed invitiamo la Giunta ad accogliere il nostro emendamento così come lo abbiamo proposto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Simonelli.



SIMONELLI Claudio

La Giunta con il suo emendamento ha accolto lo spirito della proposta del Consigliere Avondo introducendo la norma della fascia di rispetto e del divieto di caccia nelle fasce che separano l'azienda faunistico-venatoria da istituti pubblici come i parchi nazionali o regionali e le oasi di protezione.
Abbiamo limitato la fascia a 50 metri con la giustificazione che una fascia di 200 metri potrebbe apparire molto penalizzante ed in certe realtà gravemente pregiudizievole all'esercizio della caccia.
La motivazione che giustifica questa misura è quella di impedire che ci sia il vantaggio, in debito di chi caccia all'interno dell'azienda, di trarre profitto dagli animali che escono dalla struttura pubblica.
Il Consigliere Avondo ha un volantino che l'Assessore regionale alla caccia dovrebbe conoscere anche ai fini del decreto di concessione di trasformazione definitiva di quell'azienda faunistico-venatoria che si fa pubblicità esibendo la fauna di un'oasi di protezione (quella del Lago di Viverone). Siamo cioè in presenza di un fatto che indubbiamente è riprovevole, ma che tuttavia dà la dimostrazione che quello che Avondo ha preso in considerazione non è un caso da manuale, ma è un caso che nella realtà si può verificare.
Il problema sollevato dal Consigliere Avondo è reale, tuttavia è un problema estremamente limitato perché il discorso che viene fatto in relazione a quell'azienda faunistico-venatoria vale solo nel caso di aziende attigue a zone umide nelle quali sia presente fauna migratoria.
Possono avvenire ancora nelle zone di montagna, ma qui l'erraticità degli animali (il camoscio, ad esempio) è tale che i 50 o i 100 metri non sono determinanti.
La Giunta ha accettato il principio sottolineato dal Consigliere Avondo e potrebbe collocarsi a mezza via tra la proposta iniziale e quella del Consigliere Avondo.



PRESIDENTE

La parola al Vicepresidente della Giunta Rivalta che però parla in veste di Consigliere.



RIVALTA Luigi

La questione posta in merito al Lago di Viverone mi sollecita una considerazione: in questo caso è la formazione politica che ha votato il decreto precedente che si contraddice e si contrappone con le disposizioni che provengono dal Ministero e dal Governo.
Infatti, continuiamo a ricevere sollecitazioni in particolare dal Ministero dell'Agricoltura, ma anche da altri organi dello Stato, perché si introduca sul Lago di Viverone la normativa di tutela prevista dalla convenzione di Ramse.
Se vogliamo svolgere un'azione di tutela dobbiamo procedere con qualche cautela.Sotto questo profilo, 50 metri sono insufficienti.
La distanza di 50 metri dalle aree parco mi pare troppo limitata per pensare a misure di cautela e di separazione fra l'area tutelata e l'area in cui si svolge l'esercizio venatorio.
Riterrei giusta una distanza di 200 metri, tuttavia poiché è difficile stabilire se il limite indispensabile sia di 150 metri o di 200 metri ritenendo opportuno riconsiderare questo problema, sollecito l'Assessore a prendere almeno in considerazione la proposta dei 150 metri.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Borando.



BORANDO Carlo

Quando sono state votate le leggi sui parchi ho votato contro il divieto della caccia nei parchi.
Per i casi che conosco io, attualmente avviene che nelle riserve vicine ai parchi ci sono guardie che per essere al soldo di gente che organizza e manda avanti l'azienda, curano la riserva, tengono d'occhio i bracconieri e le persone che non rispettano le norme dettate dalla legge, mentre nei parchi pubblici il controllo è molto molto andante; evidentemente non c'è chi deve controllare.
Detto questo sono del parere che non può essere preso come termine di paragone il caso di Viverone. In alcuni parchi delle province di Vercelli e di Novara credo che la distanza dei 50 metri sia una distanza di sicurezza nell'esercizio della caccia in relazione a coloro che frequentano i parchi.
Perché avevo detto che nei parchi si potrebbe addirittura consentire l'esercizio delle, caccia? Perché un'azienda faunistico-venatoria potrebbe utilizzare quel territorio per irradiare la selvaggina e la fauna; semmai si sarebbe potuto consentire uno spazio limitato di tempo per l'esercizio della caccia in quelle zone, escludendo per esempio il venerdì, il sabato e la domenica.
Questo concetto non è stato però accettano malgrado potesse costituire un notevole risparmio.
I 50 metri secondo me sono sufficienti in quasi tutti i casi. Non parlo dei Lago di Viverone dove esiste una fauna migratoria del tutto particolare.
Si potrebbe ancora dire sulla distanza di esercizio della caccia in fregio alle strade provinciali o ai luoghi in cui deve esservi sicurezza che i 50 metri devono essere salvaguardati per i cacciatori che esercitano la caccia e che volgono le spalle al confine, mentre non dovrebbero essere sufficienti per colui che ha il fucile rivolto verso il confine o verso il parco.
Quindi i 50 metri sono sufficienti e concordo con quanto ha detto Simonelli.



GERINI Armando

Sono da sempre cacciatore, ma ho anche delle attenzioni verso i problemi ecologici e di salvaguardia, perciò proporrei una distanza almeno di 100 metri.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Mignone.



MIGNONE Andrea, Assessore alla caccia

E' evidente che una norma sulle distanze può in certi casi ritenersi valida e non valida in altri.
Nel caso richiamato dal Consigliere Avondo la distanza dei 50 metri pu ritenersi insufficiente, senza addentrarsi nelle questioni della caccia all'interno dei parchi o del rapporto di complementarità che vi deve essere tra i parchi e le altre strutture, quali le future aziende faunistico venatorie.
Noi abbiamo ritenuto che il limite dei 200 metri per la configurazione territoriale, per la distribuzione sul territorio dell'azienda fossero in alcune realtà eccessivi. Mi pare che l'indicazione di 100 metri che è venuta dai Consiglieri Simonelli e Gerini con riferimento alla realtà media delle aziende possa essere accoglibile.
La Giunta è quindi d'accordo ad elevare il limite a 100 metri di profondità.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, passiamo alla votazione degli emendamenti.
Chi è favorevole all'emendamento n. 1 è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità.
L'emendamento n. 2 viene ritirato dai proponenti in quanto confluito negli emendamenti proposti dall'Assessore Mignone.
Chi è favorevole all'emendamento n. 3 è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità.
Chi è favorevole all'emendamento n. 4 è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità.
Chi è favorevole all'art. 4 nel testo emendato è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 54 voti favorevoli e 2 astensioni.
All'art. 5 sono stati presenti i seguenti emendamenti: 1) dai Consiglieri Avondo, Acotto, Ferro e Marchesotti: al primo comma inserire il seguente punto: "4) Rinuncia del richiedente ad esercitare e ad autorizzare la caccia a distanza inferiore a metri 200 dai confini di zone di carattere pubblico e sociale, salva la facoltà di costituire zone di rifugio nella fascia di divieto predetta".
Tale emendamento viene ritirato dai proponenti.
2) Dal Consigliere Vetrino: al primo comma sopprimere la dodicesima e la tredicesima riga del punto 2) e cioè: "Il consenso dei proprietari o dei possessori dei fondi che costituiscono l'azienda è rilasciato in forma scritta".
La parola al Consigliere Vetrino.



VETRINO Bianca

Sappiamo tutti come è configurata la proprietà in Piemonte. Mi chiedo come si possa arrivare alle dichiarazioni scritte nei casi di proprietà molto frazionate.
E' un adempimento burocratico che rischierebbe di compromettere la definizione dell'atto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carazzoni.



CARAZZONI Nino

Non ritengo che sia un adempimento solo burocratico, ma di sostanza intanto stabilendo che deve essere rilasciato permesso scritto, si toglie al contenzioso un'ulteriore possibilità di incentivazione.
Non mi pare che si possa accogliere la proposta suggerita, comunque noi non l'accettiamo e votiamo contro.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Mignone.



MIGNONE Andrea, Assessore alla caccia

La Giunta non ritiene di poter accogliere l'emendamento soppressivo al primo comma presentato dal Consigliere Vetrino.
Riconosciamo il fondamento dell'emendamento, data la natura della proprietà nelle nostre zone di campagna. Tuttavia riteniamo che il comma debba rimanere per evitare di dar luogo ad un contenzioso che potrebbe essere molto forte, oltretutto andando a prevedere degli istituti che in parte vanno ad intaccare il diritto di proprietà.
E' peraltro vero che in questo regolamento, rispetto alle riserve transitoriamente trasformate, prevediamo un meccanismo che alleggerisce questa procedura nel senso che evita una ricerca faticosa dei proprietari però, per considerazioni di ordine generale e giuridico, la Giunta ritiene di non accogliere l'emendamento proposto.



PRESIDENTE

Chi è favorevole all'emendamento proposto dal Consigliere Vetrino è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 2 voti favorevoli e 54 contrari.
Chi è favorevole all'art. 5 nel testo originario è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 55 voti favorevoli ed 1 astensione.
All'art. 6 sono stati presentati i seguenti emendamenti: 1) Dai Consiglieri Villa e Cerchio: al secondo comma vengono abrogate le parole "titolari di concessione".
Tale emendamento viene ritirato dai proponenti in quanto confluito nell'emendamento che segue.
2) Dall'Assessore Mignone: al secondo comma sopprimere le parole "titolari di concessione".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è approvato.
3) Dal Consigliere Carazzoni: al terzo comma sostituire le parole ".entro e non oltre 15 giorni" con le parole: ".entro 6 e non oltre 8 mesi".
Tale emendamento viene ritirato dal proponente.
4) Dall'Assessore Mignone: all'ultimo comma sostituire le parole "entro e non oltre 15 giorni" con le parole seguenti: "entro 60 giorni".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è approvato.
Chi è favorevole all'art. 6 nel testo emendato è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 55 voti favorevoli ed 1 astensione.
All'art. 7 sono stati presentati i seguenti emendamenti: 1) dall'Assessore Mignone: al secondo comma aggiungere dopo le parole "ettari 1000" le seguenti parole: "o frazione di 1000 ettari in concessione".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è approvato.
2) Dai Consiglieri Avondo, Acotto, Ferro e Marchesotti: al penultimo comma dopo le parole "elevato ad ettari 1000" aggiungere le parole seguenti: "o frazione di 1000 ettari in concessione".
Tale emendamento viene ritirato dai proponenti in quanto confluito nell'emendamento n. 1 appena approvato.
Chi è favorevole all'art. 7 nel testo emendato è pregato di alzare la mano E' approvato con 55 voti favorevoli ed 1 astensione.
All'art. 8 sono stati presentati i seguenti emendamenti: 1) dal Consigliere Carazzoni: al secondo comma sopprimere le parole "...salvo nei casi di accertato insufficiente sviluppo numerico delle singole specie".
La parola all'Assessore Mignone.



MIGNONE Andrea, Assessore alla caccia

La Giunta non lo accoglie.



PRESIDENTE

Chi è favorevole all'emendamento n. 1 è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 2 voti favorevoli e 54 contrari.
2) Dall'Assessore Mignone: al secondo comma, secondo periodo, sostituire le parole "Le aziende faunistico-venatorie" con le parole seguenti: "Tali aziende".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è approvato.
3) Dai Consiglieri Chiabrando, Villa e Cerchio: alla quinta riga del secondo comma le parole "Le aziende faunistico venatorie" sono sostituite dalle seguenti: "Tali aziende".
Tale emendamento viene ritirato dai proponenti in quanto confluito nell'emendamento n. 2 appena approvato.
Chi è favorevole all'art. 8 nel testo emendato è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 55 voti favorevoli ed 1 astensione.
Chi è favorevole all'art. 9 è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 55 voti favorevoli ed 1 astensione.
Chi è favorevole all'art. 10 è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 55 voti favorevoli ed 1 astensione.
All'art. 11 sono stati presentati i seguenti emendamenti: 1) dall'Assessore Mignone: al secondo comma sostituire le parole "emanato dal Presidente" con le parole seguenti: "adottato con deliberazione".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è approvato.
2) dai Consiglieri Chiabrando, Villa e Cerchio: alla prima riga del secondo comma le parole "è emanato dal Presidente della" sono sostituite con le parole: "è adottato dalla".
Tale emendamento viene ritirato dai proponenti in quanto confluito nell'emendamento n. 1 appena approvato.
Chi è favorevole all'art. 11 nel testo emendato è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 55 voti favorevoli ed 1 astensione.
All'art. 12 i Consiglieri Chiabrando, Villa e Cerchio hanno presentato il seguente emendamento: alla prima riga del secondo comma le parole "Il Presidente della" sono sostituite dalla parola "dalla".
Tale emendamento viene ritirato dai proponenti.
Chi è favorevole all'art. 12 nel testo originario è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 55 voti favorevoli ed 1 astensione.
All'art. 13 sono stati presentati i seguenti emendamenti: 1) dall'Assessore Mignone: al secondo comma sopprimere la parola "comune".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è approvato.
2) Dai Consiglieri Avondo, Acotto, Ferro e Marchesotti: sopprimere al penultimo comma dopo la parola "corvo" la seguente parola: "comune".
Tale emendamento viene ritirato dai proponenti in quanto confluito nell'emendamento n. 1 appena approvato.
Chi è favorevole all'art. 13 nel testo emendato è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 55 voti favorevoli ed 1 astensione.
All'art. 14 sono stati presentati i seguenti emendamenti: 1) dall'Assessore Mignone: al primo comma dopo la parola "rifugio" aggiungere le seguenti parole: "delimitate da apposite tabelle".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è approvato.
2) Dall'Assessore Mignone: al primo comma sostituire il numero "15" con il numero "20".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è approvato.
3) Dai Consiglieri Avondo, Acotto, Ferro e Marchesotti: sostituire le parole "non inferiore al 15%" con le seguenti parole: "non inferiore al 20%" ed inserire in fine il seguente periodo: "Tali zone di rifugio possono essere attigue a zone di carattere pubblico e sociale".
Tale emendamento viene ritirato dai proponenti in quanto confluito negli emendamenti proposti dall'Assessore Mignone.
4) Dal Consigliere Simonelli: alla fine del testo aggiungere: "delimitate da apposite tabelle. In tali zone - ai fini della conservazione e dello sviluppo della fauna stanziale e migratoria - può essere disposto, in conformità alla normativa vigente, il divieto della raccolta dei fiori e dei funghi, nonch all'esercizio della pesca".
Tale emendamento viene ritirato dal proponente in quanto confluito negli emendamenti proposti dall'Assessore Mignone.
5) Dall'Assessore Mignone: alla fine del testo aggiungere i seguenti commi: "In tali zone - ai fini della conservazione e dello sviluppo della fauna stanziale e migratoria - può essere disposto, in conformità della normativa vigente, il divieto della raccolta dei fiori e dei funghi, nonch dell'esercizio della pesca.
Tali zone possono essere attigue ad aree di carattere pubblico e sociale".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è approvato.
Chi è favorevole all'arti 14 nel testo emendato è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 55 voti favorevoli ed 1 astensione.
Chi è favorevole all'art. 15 è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 55 voti favorevoli ed 1 astensione.
Chi è favorevole all'art. 16 è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 55 voti favorevoli ed 1 astensione.
L'esame dei singoli articoli è così terminato e possiamo passare alla votazione della relativa deliberazione.
Ve ne do lettura: "Il Consiglio regionale visto l'art. 36 della legge 27112/1977, n. 968; visti gli artt. 72 della legge regionale 17/10/1979, n. 60 e 14 della legge regionale 10/12/1980, n. 80 vista la legge 16/1/1981, n. 9 vista la legge regionale 2/6/1981, n. 19 atteso quanto contenuto nella nota 17/1/1980 dell'Istituto di Biologia della Selvaggina che indica, di massima, i criteri di indirizzo e scelta di ambienti e specie selvatiche da privilegiare nell'istituzione delle aziende faunistico-venatorie considerato che si rende necessario ed urgente provvedere alla determinazione delle norme che regolano la gestione e l'individuazione delle aziende faunistico-venatorie ritenuto opportuno fissare le modalità alle quali dovranno attenersi coloro i quali produrranno richiesta per la costituzione di azienda faunistico-venatoria o la trasformazione, nel nuovo Istituto, delle riserve di caccia sentiti la Consulta regionale per la tutela della fauna e la disciplina della caccia, nonché i vari soggetti interessati alla materia nel corso della consultazione indetta dalla Commissione consiliare competente sentita la Commissione consiliare competente delibera di approvare il regolamento per la gestione e l'individuazione delle aziende faunistico-venatorie, allegato alla presente deliberazione per farne parte integrante.
La presente deliberazione sarà pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione ai sensi dell'art. 65 dello Statuto".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 55 voti favorevoli ed 1 astensione.


Argomento: Università

Esame ordine del giorno per l'istituzione della seconda Università del Piemonte (rinvio)


PRESIDENTE

Il punto settimo all'ordine del giorno prevede l'esame dell'ordine del giorno per l'istituzione della seconda Università del Piemonte.
La parola all'Assessore Ferrero.



FERRERO Giovanni, Assessore all'istruzione

Con la legge n. 590 del 1982 il dibattito sulla riorganizzazione delle sedi universitarie nella Regione passa da una fase caratterizzata da studi preliminari di natura localizzativa o territoriale ad una fase in cui vengono offerte concrete possibilità di arricchimento degli attuali insediamenti universitari. In tal senso la Giunta regionale si è mossa promuovendo incontri con altre Regioni, quelle previste quali prioritarie della citata legge, nonché aprendo il dibattito con le istanze nazionali e gli Enti locali della Regione.
La Giunta ha ritenuto si debba conseguire la massima unità tra le forze politiche, gli Enti locali piemontesi, gli intenti programmatori della Regione Piemonte e le proposte del Governo al fine di prospettare una proposta realistica e praticabile.
Detta proposta deve presentarsi, come è naturale, unitario sbocco del dibattito della nostra comunità regionale piemontese e deve aprire una fase di progettazione culturale con il concorso delle forze della cultura. La Regione Piemonte intende porsi come forza propulsiva di questo processo.
La proposta deve prevedere in primo luogo la costruzione in Piemonte di un secondo Ateneo, in secondo luogo, il completamento del programma edilizio che permetta all'Università ed al Politecnico di Torino di trovare un'idonea soluzione per il polo torinese ed infine il decentramento degli attuali Atenei torinesi, tendenzialmente verso l'area del Piemonte sud.
Il secondo Ateneo piemontese dovrebbe essere caratterizzato da una rilevante originalità nell'impianto culturale-scientifico e didattico e potrebbe essere localizzato per poli omogenei, come è richiamato dall'ordine del giorno votato dagli Enti locali di Alessandria, Novara Vercelli ed altri Comuni.
La Giunta regionale propone pertanto che, attraverso un'autonoma e convergente espressione di volontà da parte delle forze politiche che siedono in Consiglio regionale, si addivenga alla votazione di un ordine del giorno che riconosca e sostenga l'intesa raggiunta tra gli Enti locali piemontesi e proponga con forza l'applicazione della legge 590 in via prioritaria alla nostra Regione, così come peraltro esplicitato dallo spirito e dalla lettera della legge stessa.
Con tali intendimenti ho presentato, a nome della Giunta, una proposta di ordine del giorno sul quale nella giornata odierna abbiamo avuto alcuni scambi di veduta ed arricchimenti. Propongo al Consiglio regionale di mantenere le iniziative nei confronti degli Enti locali, ma di non votare oggi questa proposta per lasciare un tempo sufficiente per ricevere quell'arricchimento e quell'intento unitario che già dai primi lavori avviati pare emergere.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Villa.



VILLA Antonino

Ho chiesto la parola per concordare con quanto ha detto l'Assessore Ferrero: che cioè si prende atto della volontà convergente di Province e Comuni e che soprattutto si riapre il cammino verso l'ipotizzata seconda Università del Piemonte e il decentramento verso il Piemonte sud.
Prego l'Assessore di fornire al più presto i Gruppi del documento affinché nella prossima seduta il Consiglio regionale possa discuterlo.



PRESIDENTE

Credo si possa concludere la discussione con l'impegno da parte del Presidente del Consiglio di inviare ai Gruppi consiliari l'ordine del giorno al fine di consentire la discussione la prossima seduta.


Argomento: Viabilità

Esame deliberazione Giunta regionale n. 58-31492: "D.G.R. 9/11/1982 n. 30/20585 - Approvazione della rete viaria di grande comunicazione dello Stato, compresa nei confini della Regione, classificata ai sensi dell'art. 1, lettere a-b-c della legge n. 531 del 12/8/1982"


PRESIDENTE

Il punto sesto all'ordine del giorno prevede l'esame della deliberazione della Giunta regionale n. 58-31492: "D.G.R. 9/11/1982 n.
30/20585 - Approvazione della rete viaria di grande comunicazione dello Stato, compresa nei confini della Regione, classificata ai sensi dell'art.
1, lettere a-b-c, della legge n. 531 del 12/8/1982".
La deliberazione è stata esaminata dalla II Commissione e licenziata a maggioranza.
Chiede di parlare il Consigliere Fassio Ottaviano. Ne ha facoltà.



FASSIO Luigia

La legge n. 531 attribuisce alla Regione compiti che potrei definire solo di concorso di programmazione: intendo però evidenziare l'importanza dai punto di vista viabile e sociale che ha il completamento del tratto Asti-mare, importanza non soltanto per la zona dell' Astigiano ma agli utenti in generale, soprattutto quando saranno completati i vari tratti che interessano Chivasso, Milano, Casale.
Con deliberazione della Giunta regionale del novembre 1982 la SS 456 da Asti, Isola d' Asti, Acqui, Belforte, Monferrato veniva inclusa nella rete viaria di grande comunicazione.
Il decreto del Ministro dei Lavori Pubblici, del luglio 1983, escludeva tale SS dalla rete di grande comunicazione.
Con l'attuale proposta la Giunti regionale propone rettifiche ai due at i prima richiamati ed in particolare la reinclusione nella rete di grande comunicazione della SS 456, ma qui sta il punto, limitatamente alla tratta Asti - Nizza - Acqui.
Ciò comporta il non accoglimento della proposta di valorizzazione del collegamento diretto Asti-mare da sempre richiesto dagli Enti locali dell'Astigiano e già accolto dalla Giunta regionale nel novembre 1982 come ho ricordato.
Pare quindi opportuno richiedere al Ministero, con la presente proposta, la reinclusione nella rete anche del tratto Acqui-Belforte della SS 456.
Conosco la validità di quel tratto di strada, pertanto mi rivolgo alla sensibilità dell'Assessore affinché faccia pressione presso il Ministero dei Lavori Pubblici per ottenere questo prolungamento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Genovese.



GENOVESE Piero Arturo

Su tutta questa materia abbiamo avuto modo di intervenire ripetutamente in Commissione ed il 26 gennaio, quando si è discusso in aula del programma decennale della grande viabilità e del programma stralcio per il primo quinquennio.
Il nostro atteggiamento è stato prima di sollecitazione affinché si prendessero in considerazione alcune opere che ci sembravano coerenti con gli atti di programmazione della Regione e quindi da includere nella rete di grande comunicazione e nel programma decennale di intervento.
Successivamente al 26 gennaio abbiamo fatto alcuni approfondimenti sulla documentazione che ci era stata fornita dal Presidente della Commissione e dall'Assessorato. Sulla base degli accertamenti operati abbiamo poi presentato un'interpellanza urgente, della quale non abbiamo chiesto la discussione in aula, in quanto si era riaperta la discussione in sede di Commissione dove, peraltro, vennero accolte alcune, ulteriori nostre richieste.
La reinclusione nelle proposte di classificazione della rete di grande comunicazione di alcune tratte che interessano una cinquantina di chilometri, ha portato a completare la direttrice della Valle Bormida sino ad Alessandria e la direttrice Mondovì-Ceva.
In sede di Commissione, attraverso le precisazioni dell'Assessore, ci siamo resi conto delle difficoltà del lungo iter del confronto con l'ANAS e con il Ministero dei Lavori Pubblici.
Siamo in presenza di una prima proposta della Regione del novembre 1982, del decreto di classificazione del Ministero dei Lavori Pubblici dell'agosto 1983 e delle ultime proposte della Giunta. Per quanto riguarda la SS 30 della Valle Bormida e la SS 28 Mondovì-Ceva sino ai confini della Regione, abbiamo chiesto ed ottenuto la classificazione completa nella rete di grande comunicazione, già lasciata cadere dalla Giunta.
Rimane il problema sollevato dalla collega Fassio Ottaviano e del quale si discute da 20 anni: cioè quello della classificazione della SS 456 "Asti mare".
L'atteggiamento dei diversi livelli istituzionali, nelle province di Asti e di Alessandria, risolleva il problema in termini diversi: non tanto in ordine alla classificazione stradale ma come proposta alternativa agli interventi decisi dal Consiglio regionale relativamente alle opere prioritarie nel programma decennale e nel programma stralcio per il primo quinquennio.
L'ultima posizione l'ho appresa da "La Stampa" questa mattina ed è quella della sezione del Partito Comunista di Acqui che rimette in discussione un'opera stradale di importanza non secondaria, che è contenuta invece nella deliberazione del Consiglio regionale del 26 gennaio, e cioè la nuova superstrada Acqui - Strevi - Predosa per la quale è stata prevista una spesa di 39 miliardi in due tranche.
La discussione che si svolge nell'Alessandrino e che si ricollega a quella che avviene nell'Astigiano, sostanzialmente evidenzia che non pare necessario costruire una nuova strada statale tra Acqui e Predosa, mentre è invece possibile ammodernare la strada provinciale esistente che già realizza questo collegamento e contemporaneamente, con le cifre proposte ammodernare la SS 456.
Ora, è vero che nell'ambito complessivo delle proposte si è teso a dare un'interpreta', ione di indifferenza, entro certi limiti, della "classificazione" rispetto alle proposte di intervento da realizzare nell'ambito del programma decennale della grande viabilità, ma tutte le istruzioni emanate dal Ministero dei Lavori Pubblici stanno a significare che devono avere priorità quelle opere che completano la rete di grande comunicazione stradale.
Siccome la Regione fa solo delle proposte e non sa quali saranno le decisioni, non ci sembra ininfluente la classificazione rispetto agli interventi che saranno realizzati dall'ANAS. Non è stato facile portare tutti verso una visione convergente di - in quadro così complesso, ma avendo composto quasi completamente questo mosaico, chiediamo se alla Giunta non sia possibile operare ancora uno sforzo per accogliere questa richiesta che da viene avanzata da parte degli enti territoriali e delle comunità dei basso Piemonte e che appare ragionevole perché consente le comunicazioni tra zone emarginate rispetto alla rete di grande comunicazione e il collegamento Asti-mare.
E' vero che è prevista un'alternativa con la realizzazione della superstrada da Acqui a Predosa e con l'apertura di un nuovo casello autostradale a Predosa, sulla Voltri - Ovada - Alessandria - Sempione: per dobbiamo prendere atto che contro la realizzazione della superstrada Acqui Predosa c'è un pronunciamento quasi generale. Quasi tutti i livelli di governo locali e le forze politiche si sono espressi con voto contrario alla realizzazione dell'opera chiedendo invece l'ammodernamento delle strade esistenti che già collegano attraverso strade provinciali la città di Acqui con Predosa.
Questa proposta di superstrada non è contenuta peral:ro né nella deliberazione della Giunta del novembre 1982 né nel Decreto del Ministro dei Lavori Pubblici dell'agosto 193. Da dove è scaturita? Nella lettera che l'Assessore Cerutti il 31 agosto scriveva alla Direzione Generale dell'ANAS e per conoscenza al Compartimento ANAS di Torino, si diceva: "Pertanto si osserva con stupore che non sono state prese in considerazione proposte regionali di grande importanza, perché comprese nell'itinerario interregionale denominato 'Pedemontana' tratti: a) Ivrea, Castellamonte Torino; b) Isola d'Asti, Ovada (SS 456); c) Mondovì casello A6." A quest'ultima omissione abbiamo rimediato con le modifiche da noi proposte ed accolte in Commissione e per il tratto Ivrea - Castellamonte Torino si è rimediato con la seconda deliberazione della Giunta. Rimane ancora escluso il tratto Acqui-Ovada della SS 456.
La nuova superstrada Strevi Predosa da dove è saltata fuori? Non è classificata dal Ministro e non è proposta dalla Regione: quindi la paternità è dubbia e la curiosità legittima, anche se potrebbe rimanere inappagata e ciò non sarebbe un grande danno. Si tratta invece di capire se il Consiglio regionale ritiene di tenere conto di quanto viene espresso dalle autonomie locali e dalle forze politiche che sottolineano l'esigenza di ammodernare la viabilità esistente sulla direttrice Acqui-Predosa e valorizzare la direttrice Acqui-Ovada sulla SS 456 così come avevamo proposto nel novembre 1982.
Non mi sentirei di dire quali altre strade potrebbero essere tolte dalla classificazione; mi limito ad osservare che qualora per la Acqui Predosa non si dovesse proporre l'inclusione nella rete primaria di grande comunicazione, questa potrebbe mantenere la priorità, come ammodernamento della viabilità esistente all'interno del programma decennale, mentre si potrebbe procedere alla "classificazione" in alternativa della Acqui-Ovada e quindi all'inclusione di tutta la 456 nella rete di grande comunicazione.
Non mi spingono motivazioni di carattere campanilistico tanto è vero che ho capito le motivazioni che hanno portato ad escludere la direttrice Serravalle - Alessandria - Mortara - Domodossola, che interessa la città in cui vivo, convinto della validità delle proposte dell'Assessore Cerutti nel momento in cui dovevano essere fatte delle scelte.
Le nostre considerazioni vogliono invece e solo tenere conto di esigenze, ulteriormente evidenziate dalle richieste degli Enti locali e delle forze politiche dell'Alessandrino e dell'Astigiano. Il loro accoglimento sarebbe un fatto positivo, che riconfermerebbe nella comunità la convinzione che la Regione è un interlocutore capace di tenere conto delle richieste della popolazione, ragionevolmente e democraticamente espresse.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cerutti.



CERUTTI Giuseppe, Assessore alla viabilità

Questa delibera è una proposta di classificazione.
Il Consiglio si è già espresso sul piano decennale della grande viabilità e sugli interventi che indirettamente questa proposta di piano raggruppa e consolida.
Ci sono stati ampi dibattiti fra le Regioni e lo Stato sulle proposte generali che erano state formulate nel novembre dell'82 in forma autonoma.
Lo Stato aveva deciso ignorando senza giustificazione le proposte del Piemonte che ho avuto modo di sottolineare in una lettera.
Dopo questa protesta c'è stato un confronto con lo Stato sulle scelte contenute nel decreto ministeriale e le proposte delle Regioni.
In quel confronto si volevano definire i criteri che potevano guidare la definizione della classificazione della grande viabilità e la definizione del programma degli investimenti.
Sono stati considerati due punti fondamentali: il supporto doveva far confluire la maggiore entità del traffico sulla rete autostradale in modo da alleggerire la rete dell'ANAS, dei Comuni, e delle Province; una scelta tale che non creasse alternative o doppioni alla rete autostradale quando questa presenta dimensioni e consistenza.
Il discorso valeva per il raddoppio della Torino - Savona e per la Voltri - Sempione che è quasi completata.
Di qui è nata una serie di problemi nell'Alessandrino perché alcune strade che erano indicate come strade di grande viabilità si sono trovate in mezzo a due reti autostradali, quindi incompatibili.
Questo ha portato all'eliminazione di due piccoli tratti sulla SS 30 e sulla SS 28 che con ulteriori forzature e sollecitazioni di colleghi direttamente interessati sul territorio siamo riusciti a completare (la SS 30 era non classificata per un piccolo tratto che da Borgoratto arrivava a Strevi, mentre l'altro tratto era importante perché la strada statale attraversa un territorio montano con una serie di problemi economici della zona).
Tutto questo è stato ulteriormente definito in termini di proposta per la nuova formulazione del decreto.
E' indubbio che in questo quadro qualche tratto è stato sacrificato.
La società ANAS, che è la proprietaria delle strade, ha mantenuto la sua autonomia in termini di scelta territoriale.
Il collega Genovese chiede da dove sia partita quella proposta. Devo dire che quella proposta è partita come indicazione di grande traguardo da conseguire, proprio dal Comprensorio e dalla Provincia.
Ho partecipato ad uno degli ultimi incontri con il Comprensorio e con la Provincia nel quale è stato sottolineato proprio questo tipo di intervento il quale ha preso consistenza proprio nelle scelte governative di portare il maggior peso ed il maggior traffico alla rete autostradale.
Il caso vuole che sia Predosa.
Ho avuto il benestare dei diversi Consigli comunali interessati ad eccezione di Acqui. Non voglio fare della polemica in questa sede, dico che l'ANAS ha fatto bene ad accogliere il collegamento diretto a sostegno della rete autostradale dando al tronco una possibilità realizzativa concreta.
Il passaggio del Cremolino sarà comunque oneroso sia per l'ingente traffico sia per sostenere l'impatto che avrà con la realtà della rete viaria.
L'alternativa era di realizzare il traforo del Cremolino, ma non lo consentiva la restrizione economica.
L'impegno di spesa solo per il Cremolino è valutato attorno ai 200 miliardi.
Quanto al casello di Predosa si sta discutendo sulla sua collocazione che sarà o sulla Voltri - Sempione o sulla bretella Voltri - Sempione Serravalle - Genova.
Non possiamo ignorare inoltre il grosso discorso del recupero dell'interporto di Rivalta Scrivia a sostegno del porto di Genova con un collegamento diretto con la bretella consentendo l'accesso diretto e la gestione diretta dell' autoporto all'infrastruttura di Rivalta Scrivia.
Questa è la proposta che viene ulteriormente inviata al Governo proposta che a differenza di quella del mese di novembre 1982 ha il suffragio del confronto avvenuto con la Direzione dell'ANAS attraverso un'attenta valutazione delle esigenze territoriali e delle esigenze dell'ANAS stessa.
Spiace dover sacrificare la direttissima ricordata da Genovese anche per una scelta che riguarda il territorio lombardo che quindi non è un tratto sostenibile da una volontà regionale autonoma.
La città di Asti è stata estremamente valorizzata per una serie di collegamenti con il mare e per il collegamento diretto, magari deviato rispetto al Cremolino, sull'autostrada Voltri - Sempione.
Abbiamo sostenuto anche il discorso del tratto Asti-Casale che lega l'economia dell'Astigiano con quella del Casalese, l'altro collegamento a nord con l'autostrada è in condizioni ottimali al di là delle definizioni e degli interventi economici.
Con questo riteniamo di avere dato delle risposte positive e concrete alle esigenze della rete della grande viabilità.
Mi auguro che il Consiglio, a conferma di quanto ha votato con la predisposizione del piano decennale, dia il suo sostegno ed 1 suo conforto a queste scelte al fine di poter definire con un decreto modificativo la rete di grande viabilità della Regione Piemonte.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Simonelli.



SIMONELLI Claudio

La replica dell'Assessore è stata ampia, esauriente e ha dato conto della proposta in relazione al piano della grande viabilità.
Rimane peraltro aperto il problema oggetto dell'intervento del Consigliere Genovese e tema in discussione negli Enti locati dell'Alessandrino, ossia la sistemazione di quella parte di grande viabilità che interessa i collegamenti tra Acqui, Predosa, Rivalta da un lato, Acqui, Ovada dall'altro.
Se questa sera votiamo il piano di grande viabilità così come viene proposto inserendo la sistemazione del tratto Acqui - Strevi - Predosa A26, di fatto rendiamo superflua l'ulteriore consultazione con gli Enti locali dell'Alessandrino già programma nel Comprensorio per il 6 aprile.
Quindi quella consultazione verrebbe vista dagli Enti locali dell'Alessandrino come una presa in giro.



CERUTTI Giuseppe, Assessore alla viabilità

Questa deliberazione non può sembrare una presa in giro: semmai è quella del piano decennale dove abbiamo fatto delle scelte, dove abbiamo inserito nella prima fase questo collegamento che ha il valore esecutivo da parte dell'ANAS.
Se il Consiglio non vuole approvare la deliberazione e tenerla in sospeso, sono d'accordo.
Non è questa deliberazione che determina gli interventi dell'ANAS.



SIMONELLI Claudio

E' chiaro. Siccome però su quella deliberazione è sorta la contestazione e la Giunta si è impegnata su questo incontro dandone comunicazione ai Consiglieri regionali della zona, credo che il ribadire con un'altra deliberazione scelte già compiute, ma che al limite potrebbero essere cambiate, significa in realtà non dare alcun valore alla consultazione.
Le strade sono due. Se ha senso si può provare la deliberazione con stralcio di questa parte, o forse meglio, si può soprassedere dando per fatta la discussione ed aspettando la verifica in sede locale.
Poi si decideranno le iniziative.



PRESIDENTE

La parola al Vicepresidente della Giunta Rivalta.



RIVALTA Luigi, Vicepresidente della Giunta regionale

Possiamo accettare la seconda ipotesi indicata da Simonelli, dando per fatta l'intera discussione ed aspettando la consultazione specifica.
Semmai dopo discuteremo solo in quella parte.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cerutti.



CERUTTI Giuseppe, Assessore alla viabilità

Per correttezza debbo avvisare i colleghi interessati che a Sezzadio il giorno 30 i Comuni della zona mi consegneranno ufficialmente le deliberazioni ed il tracciato.
Gradirei la presenza dei Consiglieri.



BONTEMPI Rinaldo

Sono d'accordo sul confronto del giorno 6.



PRESIDENTE

Mi pare si possa concludere con il rinvio delta votazione della deliberazione a dopo l'incontro con il Comprensorio.
Chiede di parlare il Consigliere Genovese. Ne ha facoltà.



GENOVESE Piero Arturo

Prendiamo atto della proposta del Consigliere Simonelli e dell'accoglimento della stessa da parte della Giunta.
Non siamo al corrente del programma delle consultazioni e - visto che queste cose si ripetono continuamente, gradirei esserne informato anche perché i Comprensori tendono ad esorbitare dai loro compiti e ad assumere compiti di rappresentanza politica esterna che a loro non competono.
Protestiamo per questi atteggiamenti, anzi varrebbe la pena di discuterne in un dibattito apposito.
Queste situazioni non colpiscono il singolo Consigliere, ma la funzione del Consiglio regionale.



PRESIDENTE

La parola ancora all'Assessore Cerutti.



CERUTTI Giuseppe, Assessore alla viabilità

La riunione del giorno 6 è stata fissata dal Presidente della Giunta e dal Comprensorio. Il Consigliere Simonelli ed io avevamo invitato i Consiglieri ad essere presenti, sopra tutto quel:i della zona anche perch vi sono dei motivi discutibili e non corretti che meritano il coinvolgimento dei colleghi del Consiglio.



PRESIDENTE

Il punto sesto all'ordine del giorno è pertanto rinviato ad una prossima adunanza consiliare.


Argomento: Opere pubbliche

Esame progetto di legge n. 271: "Disciplina delle funzioni regionali inerenti l'impianto di opere elettriche aventi tensioni fino a 150.000 volt"


PRESIDENTE

Passiamo al punto ottavo all'ordine del giorno che prevede l'esame del progetto di legge n. 271: "Disciplina delle funzioni regionali inerenti l'impianto di opere elettriche aventi tensioni fino a 150.000 volt".
Il Consigliere Biazzi dà per letta la sua relazione.
Passiamo pertanto alla votazione del relativo articolato.
Art. 1 (Finalità) "La presente legge disciplina, ai sensi del D.P.R. 24/7/1977, n. 616 le funzioni trasferite alla Regione in materia di autorizzazione per la costruzione e l'esercizio di opere per la trasmissione, smistamento trasformazione e distribuzione dell'energia elettrica, comunque prodotta, e di ogni altra opera accessoria, fino alla tensione di 150.000 volt da realizzare nell'ambito del territorio della Regione.
Per quanto non disciplinato dalla presente legge si osservane le norme statali vigenti in materia".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 36 Consiglieri L'art. 1 è approvato.
Art. 2 (Accesso ai fondi) "Per l'accesso ai fondi si applica la disciplina di cui all'art. 110 del T.U. 11 /1 2/1 933, n. 1775, salvo quanto diversamente disposto nel comma successivo.
Per assicurare il risarcimento degli eventuali danni, l'Ingegnere Capo del Servizio del Genio Civile può prescrivere al richiedente, con esclusione dell'Ente Nazionale per l'Energia Elettrica e delle aziende elettriche municipalizzate, il preventivo deposito di una cauzione".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 36 Consiglieri L'art. 2 è approvato.
Art. 3 (Presentazione della domanda) "Le domande di autorizzazione per la costruzione e per l'esercizio di nuovi elettrodotti nonché, quando occorra, di stazioni e cabine elettriche e loro opere accessorie, nonché di varianti sostanziali agli impianti esistenti, sono indirizzate al Presidente della Giunta regionale per il tramite del Servizio Opere Pubbliche e Difesa del Suolo competente per territorio.
Se un elettrodotto interessa le circoscrizioni di due o più sedi provinciali del Servizio Opere Pubbliche e Difesa del Suolo, la domanda viene presentata a quello nella cui circoscrizione il tracciato dell'elettrodotto ha lunghezza prevalente.
Le domande devono essere corredate di scheda tecnica e corografia, con l'indicazione di massima delle opere da realizzare.
Il richiedente, o il Servizio Opere Pubbliche e Difesa del Suolo, nel caso non vi abbia provveduto direttamente il richiedente, dà notizia al pubblico della presentazione della domanda, con avviso inserito nel Bollettino Ufficiale della Regione e pubblicato, insieme alla corografia dell'impianto, per quindici giorni consecutivi all'albo pretorio dei Comuni nel cui territorio è prevista la costruzione dell'impianto progettato informa inoltre i Comuni medesimi e le pubbliche amministrazioni, gli enti pubblici ed i servizi regionali interessati per le interferenze di cui ai successivi artt. 11 e 12, inviando loro una copia della domanda e della corografia. L'inserzione dell'avviso nel Bollettino Ufficiale della Regione tiene luogo della pubblicazione sul Foglio Annunzi Legali della Provincia prevista nella norma statale anteriore all'attuazione dell'ordinamento regionale.
Copia della domanda e della corografia devono in ogni caso essere trasmesse, dal richiedente o dal Servizio Opere Pubbliche e Difesa del Suolo, al Circolo delle Costruzioni Telegrafiche e Telefoniche ed al Compartimento dell'Ente Nazionale per l'Energia Elettrica competenti per territorio, ai sensi rispettivamente dell'art. 111 del T.U. 11/12/1933, n.
1775 e dell'art. 18 del D.P.R. 18/3/1965, n. 342.
La domanda rimane depositata presso il Servizio Opere Pubbliche e Difesa del Suolo istruttore, a disposizione di chiunque vi abbia interesse fino alla scadenza del termine di cui al primo comma del successivo art. 4.
Tale termine deve esser; indicato nell'avviso al pubblico.
Il responsabile del Servizio Opere Pubbliche e Difesa del Suolo istruttore, accertato che la domanda sia completa degli atti di cui agli ultimi due commi del presente articolo e di quelli di cui al successivo art. 4, trasmette l'incartamento formatosi al Comitato Regionale Opere Pubbliche, accompagnandolo con una propria relazione. Il Comitato Regionale Opere Pubbliche esprime il proprio voto nel caso di cui al secondo comma del successivo art. 9, oppure quando siano da dirimere divergenze tra il richiedente ed i soggetti pub bici o privati che abbiano presentato osservazioni nei termini di cui al successivo art. 4. Provvede, in ogni caso, all'inoltro della pratica al Presidente della Giunta regionale.
Nel caso previsto al secondo comma del successivo art. 9, copia della domanda e della corografia devono essere pubblicate in ciascun Comune in cui l'opera deve essere costruita. Tale documentazione rimane depositata nell'ufficio del Comune, a disposizione del pubblico, per almeno 15 giorni da computare dalla data dell'inserzione di cui al quarto comma del presente articolo e della pubblicazione di analogo avviso all'albo comunale. Entro tale termine, chiunque vi abbia interesse può presentare osservazioni.
Scaduto tale termine, i Sindaci dei Comuni interessati restituiranno la documentazione al Servizio Opere Pubbliche e Difesa del Suolo istruttore munendola del referto di pubblicazione ed accompagnandola con le osservazioni eventualmente pervenute.
Le imprese e gli enti diversi dall'Ente Nazionale per l'Energia Elettrica devono corredare la domanda con la copia degli atti attestanti l'avvenuto rilascio dell'autorizzazione per l'esercizio delle attività elettriche, ai sensi dell'art. 4 nn. 5, 6 e 8 della legge 6/12/1962, n.
1643, salvo che si tratti di elettrodotti e relative cabine costruiti per uso proprio e nel proprio ambito, con esclusione di ogni attività di vendita o distribuzione di energia elettrica.
Le aziende degli Enti locali, che abbiano in corso d'istruttoria la domanda per la concessione di esercizio delle attività elettriche, potranno esibire, in luogo dell'atto di concessione, l'esplicito nulla osta dell'Ente Nazionale per l'Energia Elettrica per l'impianto da autorizzare".
Sa passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 36 Consiglieri L'art. 3 è approvato.
Art. 4 (Osservazioni) "Nel termine perentorio di 30 giorni dall'avvenuta pubblicazione della domanda, chiunque vi abbia interesse può presentare osservazioni al Servizio Opere Pubbliche e Difesa dei Suolo istruttore.
Le amministrazioni, gli enti ed i servizi regionali, interpellati a norma dei commi quarto e quinto dell'art. 3, nel termine di 60 giorni dal ricevimento della copia della domanda devono comunicare al Servizio Opere Pubbliche e Difesa del Suolo istruttore le loro eventuali osservazioni e specificare le eventuali condizioni alle quali, a loro avviso l'autorizzazione deve essere vincolata. Trascorso inutilmente tale termine si intende che le predette amministrazioni ed enti non hanno osservazioni da fare o condizioni da porri, e l'istruttoria segue l'ulteriore corso.
Il Servizio Opere Pubbliche e Difesa del Suolo comunica al richiedente le osservazioni pervenute nei termini e lo invita a rilasciare una dichiarazione contenente le proprie adesioni e le eventuali controdeduzioni.
Gli atti dell'esperita istruttoria, comprendenti anche la domanda di autorizzazione, le eventuali osservazioni presentate nei termini di cui sopra, le conseguenti controdeduzioni, nonché la relazione conclusiva del responsabile del Servizio Opere Pubbliche e Difesa del Suolo verranno trasmesse al Comitati) Regionale Opere Pubbliche a cura del medesimo Servizio entro 15 giorni dall'acquisizione della dichiarazione di cui al comma precedente".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 36 Consiglieri L'art. 4 è approvato.
Art. 5 (Autorizzazione) "Le opere di cui al primo comma del art. 3 sono autorizzate con provvedimento definitivo del Presidente della Giunta regionale, mediante decreto che dovrà essere emanato entro 30 giorni dall'emissione del parere da parte del Comitato Regionale Opere Pubbliche. Qualora il Comitato Regionale Opere Pubbliche avesse espresso parere negativo sull'autorizzazione richiesta, il provvedimento formale in ordine alla domanda presentata sarà assunto previa delibera della Giunta regionale, che dovrà esprimersi entro 30 giorni dal ricevimento degli atti.
Il decreto di autorizzazione tiene luogo di ogni e qualsiasi autorizzazione prevista a diverso titolo dalle leggi regionali".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 36 Consiglieri L'art. 5 è approvato.
Art. 6 (Denuncia degli impianti con tensione fino a 30.000 volt compresi) "La costruzione e l'esercizio degli impianti elettrici qualora non abbiano tensione superiore a 30.000 volt, non occorra dirimere divergenze con le amministrazioni, gli enti ed i servizi regionali interessati ai fini di cui ai successivi artt. 11 e 12 e non si debba procedere ad asservimenti coattivi o ad espropriazioni per la loro realizzazione, è soggetta a semplice denuncia.
La denuncia è presentata al Presidente della Giunta regionale e dovrà essere corredata di scheda tecnica e corografia con l'indicazione delle opere, nonché contenere l'esplicita dichiarazione del denunciante circa I ottenuto assenso dei proprietari e delle pubbliche amministrazioni interessati dal 'impianto, nonché dell'ENEL.
L'avvenuta denuncia viene fatta constare mediante iscrizione in apposito registro presso il Servizio Opere Pubbliche e Difesa del Suolo competente per territorio, tenuto a disposizione del pubblico. L'iscrizione tiene luogo dell'autorizzazione dell'opera denunciata, con esclusione degli effetti di cui al successivo art. 9.
Non occorre denuncia per la manutenzione, anche straordinaria, degli impianti esistenti e per gli allacciamenti a bassa tensione.
In ogni caso, per la realizzazione degli impianti elettrici, devono essere curati gli adempimenti di cui al successivo art. 11 e devono essere concordati con il Circolo delle Costruzioni Telegrafiche e Telefoniche e con il Compartimento dell'Ente Nazionale per l'Energia Elettrica competenti per territorio, gli adempimenti a tutela degli impianti di telecomunicazione e per il coordinamento degli impianti elettrici".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 36 Consiglieri L'art. 6 è approvato.
Art. 7 (Piani di elettrificazione sovvenzionata) "Per gli impianti elettrici destinati all'elettrificazione agricola ad uso domestico ed aziendale, continuano ad applicarsi le particolari disposizioni in materia di autorizzazione ed imposizione della servitù di elettrodotto di cui alle leggi 27./10/1966, n. 910 e 28/3/1968, n. 404 nonché la legge regionale 12/10/1978, n. 63 e successive modificazioni.
L'approvazione dei rispettivi piani tiene anche luogo di ogni e qualsiasi autorizzazione prevista a diverso titolo dalle leggi regionali. A tale fine, qualora gli impianti elettrici e le relative opere accessorie interessino zone od immobili soggetti a vincolo idrogeologico o paesaggistico, od a vincoli derivanti dalla destinazione a riserva od a parco naturale, oppure la loro costruzione comporti il taglio di boschi d'alto fusto, l'approvazione non può essere rilasciata se non sia stato preliminarmente acquisito, dall'organo regionale istruttore, il parere degli organi preposti alla relativa tutela".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 36 Consiglieri L'art. 7 è approvato.
Art. 8 (Disposizioni urbanistiche) "L'autorizzazione alla costruzione degli elettrodotti è disciplinata dalle norme del T.U. 11/12/1933, n. 1775, per quanto noi, sia in contrasto con le norme della presente legge regionale.
Per le opere edilizie adibite a stazioni e cabine elettriche deve essere richiesta la concessione edilizia. Dette opere vanno considerate nella categoria di cui all'art. 9, lettera f), della legge 28/1/1977, n. 10 e non vengono computate nel calcolo della volumetria consentita.
Nel caso in cui l'area individuata per l'insediamento delle opere edilizie di cui al precedente comma non abbia conforme destinazione nello strumento urbanistico ed edilizio vigente e per l'impianto sia prevista o richiesta la dichiarazione di pubblica utilità, urgenza ed indifferibilità dei lavori, il Comune, interpellato ai sensi del precedente art. 3, esprime entro 60 giorni dal ricevimento dell'avviso, con delibera consiliare, il proprio panare in merito alla localizzazione dell'opera e ne dà comunicazione al Servizio Opere Pubbliche e Difesa del Suolo ai sensi del precedente art. 4, comma secondo, per il seguito dell'istruttoria trascorso infruttuosamente tale termine il passere si intende espresso favorevolmente.
Il provvedimento di autorizzazione, nel caso di cui al precedente comma, determina la localizzazione in via definitiva delle opere e costituisce variante allo strumento urbanistico ed edilizio vigente; il progetto dell'impianto viene approvato con il rilascio dell'autorizzazione e tale approvazione sostituisce la concessione edilizia.
Nel caso di difformità con il parere già espresso dal Comune interessato, il provvedimento di autorizzazione deve essere adeguatamente motivato e supportato da apposita deliberazione della Giunta regionale".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 36 Consiglieri L'art. 8 è approvato.
Art. 9 (Pubblica utilità, indifferibilità ed urgenza, inamovibilità) "Il decreto di autorizzazione rilasciato a favore dell'Ente Nazionale per l'Energia Elettrica e delle aziende elettriche municipalizzate ha efficacia di dichiarazione di pubblica utilità e di indifferibilità ed urgenza.
Con il decreto di autorizzazione rilasciato a favore di soggetti diversi da quelli indicati al comma precedente può essere dichiarata la pubblica utilità e l'indifferibilità ed urgenza delle opere autorizzate previa motivata richiesta del richiedente l'autorizzazione.
La dichiarazione di pubblica utilità e di indifferibilità ed urgenza riguarda tutte le opere indicate all'art. 1 della presenze legge che richiedano un'occupazione delle zone interessate dall'impianto stesso o la costruzione di servitù di elettrodotto.
Nel decreto di autorizzazione che abbia anche valore di dichiarazione di pubblica utilità o contenga tale dichiarazione devono essere indicati i termini previsti dall'art. 13 della legge 25/6/1865, n. 2359.
Con il decreto di autorizzazione, previa motivata richiesta dell'instante, le opere autorizzate possono,, essere dichiarate, in tutto od in parte, inamovibili. Alle opere dichiarate inamovibili non si applicano le disposizioni del quarto e quinto comma dell'art. 122 del T.U.
11/12/1933, n. 1775".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 36 Consiglieri L'art. 9 è approvato.
Art. 10 (Autorizzazione provvisoria) "Nei casi d'urgenza, su richiesta adeguatamente motivata, l'Ingegnere Capo del competente Servizio del Genio Civile autorizza in via provvisoria l'inizio del a costruzione delle opere ai sensi dell'art. 113 del T.U.
11/12/1933, n. 1775.
Quando un'opera interessa il territorio soggetto a più di un Servizio provinciale del Genio Civile, l'autorizzazione viene accordata dall'Ingegnere Capo del Servizio del Genio Civile nella cui circoscrizione si svolge la maggior parte dell'opera, sentito l'Ingegnere Capo degli altri Servizi del Genio Civile interessati.
La cauzione di cui all'ultimo comma del richiamato art. 113 del T.U.
11/12/1933, n. 17 7 5, viene fissata nel provvedimento di autorizzazione provvisoria. L'Ente Nazionale per l'Energia Elettrica e le aziende elettriche municipalizzate sono esonerati dal prestare cauzione.
Con il provvedimento di autorizzazione provvisoria può essere dichiarata l'indifferibilità ed urgenza dei favori. Il provvedimento di autorizzazione provvisoria relativo ad opere da costruire da parti dell'Ente Nazionale per l'Energia Elettrica o delle aziende elettriche municipalizzate ha efficacia di indifferibilità ed urgenza".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 36 Consiglieri L'art. 10 è approvato.
Art. 11 (Interferenze con beni, zone, opere ed impianti di pubblico interesse) "Per costruire le parti degli impianti elettrici che interferiscono con beni demaniali o patrimoniali indisponibili, oppure con beni, zone, opere od impianti di pubblico interesse, quando sia previsto dalle vigenti norme di legge, il titolare dell'impianto elettrico interferente deve, prima del:inizio dei lavori, convenire con le pubbliche amministrazioni o gli enti competenti le modalità di costruzione d esercizio, in conformità alle norme che regolano la materia".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 36 Consiglieri L'art. 11 è approvato.
Art. 12 (Impianti elettrici nelle zone umide, lungo le sponde dei corpi idrici e nelle zone a vincolo idrogeologico o boscate) "La realizzazione degli impianti elettrici autorizzati a norma della presente legge nelle zone umide, lungo le sponde dei corpi idrici e nelle zone a vincolo idrogeologico o boscate, nonché il relativo taglio della vegetazione arborea, non è soggetta ad ulteriori autorizzazioni e adempimenti amministrativi.
Il taglio delle piante per ripristinare il varco nella vegetazione arborea, occorrente per il sicuro esercizio degli impianti elettrici esistenti, non è soggetto ad alcuna autorizzazione o formalità, fatti salvi i diritti dei proprietari dei fondi".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 36 Consiglieri L'art. 12 è approvato.
Art. 13 (Occupazione temporanea) "Il titolare dell'autorizzazione, provvisoria o definitiva, che abbia efficacia di dichiarazione d'urgenza ed indifferibilità o contenga tale dichiarazione, puo richiedere l'occupazione temporanea o d'urgenza dei fondi occorrenti per costruire gli impianti elettrici autorizzati.
La domanda è diretta al Presidente della Giunta regionale e deve essere corredata del piano particellare e dell'elenco dei proprietari.
L'occupazione è autorizzata mediante decreto dal Presidente della Giunta regionale. A cura del richiedente, il provvedimento deve essere notificato nella forma delle citazioni ai proprietari dei fondi secondo le risultanze catastali unitamente all'avviso contenente l'indicazione del luogo, del giorno e dell'ora in cui si provvederà, a cura del richiedente, alla compilazione dello stato di consistenza ed ala redazione del verbale di immissione nel possesso. L'avviso è dato con almeno 20 giorni di anticipo ed, entro lo stesso termine, viene affisso per almeno 20 giorni all'albo del Comune nel quale è situato l'immobile da occupare.
Il verbale di immissione nel possesso deve essere redatto, unitamente allo stato di consistenza, in contraddittorio con il proprietario o, in sua assenza, con l'intervento di due testimoni che non siano dipendenti del richiedente o del proprietario del fondo; al contraddittorio sono ammessi il fittavolo, il mezzadro, il colono od il compartecipante.
L'occupante deve trasmettere al Presidente della Giunta regionale, per il tramite del Servizio del Genio Civile competente per territorio, un esemplare dei verbale di immissione nel possesso e dello stato di consistenza, unitamente alle proprie proposte di indennità. Tale indennità deve essere computata, per ciascun anno di occupazione temporanea richiesto, pari ad un dodicesimo dell'indennità che sarebbe dovuta per l'asservimento o l'espropriazione dell'area occupata.
Il Servizio,) del Genio Civile, esprime il proprio parere in merito alla congruità delle indennità offerte e rimette gli atti al Presidente della Giunta regionale, unitamente alle proprie valutazioni.
Il Presidente della Giunta regionale decide in merito all'indennità da corrispondere ai proprietari da parte dell'occupante e ne ordina il pagamento od il deposito alla Cassa Depositi e Prestiti in caso di mancata accettazione nel termine di cui al comma seguente. Il provvedimento è comunicato, in via amministrativa, alle parti interessate.
Entro 60 giorni dalla comunicazione del provvedimento, gli aventi diritto possono chiedere all'occupante il pagamento dell'indennità di loro spettanza e la richiesta viene immediatamente soddisfatta. Trascorso il predetto termine, l'occupante provvede al deposito delle indennità non reclamate.
Qualora l'occupazione temporanea sia preordinata all'asservimento od all'espropriazione dell'area, la liquidazione dell'indennità per l'occupazione temporanea avviene contestualmente a quella per l'asservimento o per l'espropriazione e saranno dovuti anche gli interessi legali sull'indennità per l'occupazione temporanea maturati dal momento dell'immissione nel possesso a quello della liquidazione. In questo caso si attuerà la procedura prevista nel successivo art. 14, in luogo di quanto previsto nei commi quarto, quinto, sesto, e settimo del presente articolo".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 36 Consiglieri L'art. 13 è approvato.
Art. 14 (Espropriazioni e servitù) "Ottenuta l'autorizzazione per la costruzione e l'esercizio dell'impianto elettrico, che abbia efficacia di dichiarazione di pubblica utilità o che contenga tale dichiarazione, l'interessato deve, entro il termine stabilito nell'autorizzazione stessa, presentare la domanda per l'espropriazione o l'asservimento coattivo delle aree occorrenti per la realizzazione delle opere autorizzate.
La domanda è diretta al Presidente della Giunta regionale e deve essere corredata del piano particellare e dell'elenco dei proprietari, con l'indicazione dell'indennità offerta. Qualora le aree da espropriare o da asservire siano già state assoggettate ad occupazione temporanea per lo stesso scopo, alla domanda dovranno essere allegati un originale dei relativi verbali d'immissione nel possesso e degli stati di consistenza.
L'indennità per l'espropriazione deve esse:e determinata in conformità a quanto stabilito negli artt. 16 e 17 della legge 22/10/1971, n. 865 e successive modificazioni.
L'indennità per la servitù di elettrodotto deve essere determinata in conformità all'art. 123 del T.U. 11/12/1933, n. 1775, assumendo quali valori dei terreni quelli stabiliti a norma della legge 22/10/1971, n. 865 e successive modificazioni.
Il Presidente della Giunta regionale ordina il deposito del piano di espropriazione o di asservimento, con la relativa documentazione, presso ciascun Comune in cui devono aver luogo dette espropriazioni od asservimenti. L'eseguito deposito, il luogo, la durata e lo scopo di esso devono essere annunciati dai Sindaci mediante avviso pubblicato nell'albo comunale. A cura del richiedente, uguale avviso deve essere inserito nel Bollettino Ufficiale della Regione, in sostituzione della pubblicazione sul Foglio Annunzi Legali della Provincia, prevista nella norma statale anteriore all'attuazione dell'ordinamento regionale.
Il piano e la relativa documentazione rimangono depositati nell'ufficio del Comune, a disposizione del pubblico, per almeno 15 giorni consecutivi da computare dalla data di pubblicazione dell'avviso di cui al comma precedente. Entro tale termine, chiunque vi abbia interesse può presentare osservazioni. Scaduto tale termine, i Sindaci dei Comuni interessati restituiscono la documentazione al Presidente della Giunta regionale munendola del referto di pubblicazione ed accompagnandola con le osservazioni eventualmente pervenute.
Il Presidente della Giunta regionale, esaminati gli atti e riconosciutane la regolarità., previa richiesta delle controdeduzioni al richiedente l'espropriazione o l'asservimento, udito il Servizio Espropriazioni regionale in merito alle eventuali osservazioni, che il piano si esegua, trasmettendo gli atti al Servizio del Genio Civile competente per territorio.
Il Servizio del Genio Civile provvede a redigere lo stato di consistenza, con le modalità di cui all'art. 13, formula le proprie valutazioni e le trasmette, unitamente agli atti, al Presidente della Giunta Regionale. Non occorre la formazione di un nuovo stato di consistenza qualora ad esso sia stato già provveduto in sede di occupazione temporanea d'urgenza, ed il piano di espropriazione odi asservimento non corni, variazioni rispetto a quello sulla base del quale è stata pronunciata l'occupazione temporanea.
Il Presidente della Giunta regionale decide in merito alle indennità di competenza degli aventi diritto, ivi compresa l'indennità spettante per l'eventuale preventiva occupazione temporanea e relativi interessi e ne ordina il pagamento od il deposito alla Cassa Depositi e Prestiti. Il provvedimento, viene comunicato al richiedente in via amministrativa.
In seguito alla presentazione, da parte del richiedente l'espropriazione o l'asservimento, dei certificati comprovanti l'eseguito deposito delle indennità o dei titoli, giustificanti l'avvenuto pagamento delle medesime, il Presidente della Giunta proprio decreto, pronuncia l'espropriazione o l'asservimento ed ordina l'occupazione dei beni. Nel decreto deve essere indicata l'entità delle indennità depositate o pagate.
A cura del richiedente, il decreto che pronuncia l'espropriazione o l'asservimento deve essere notificato, nella forma delle citazioni, ai proprietari dei fondi interessati, pubblicato per estratto sul Bollettino Ufficiale della Regione, registrato e trascritto".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 36 Consiglieri L'art. 14 è approvato.
Art. 15 (Spostamenti e modifiche di opere elettriche per ragioni di pubblico interesse) "Su richiesta delle pubbliche amministrazioni interessate, il Presidente del a Giunta regionale, sentito il Comitato Regionale per le Opere Pubbliche, può, per ragioni di pubblico interesse, ordinare lo spostamento o la modifica di opere elettriche la cui autorizzazione rientri nella competenza della Regione. Il proprietario dell'impianto da spostare o da modificare ha diritto all'integrale rimborso, da parte dell'amministrazione richiedente, delle spese sostenute.
Il provvedimento con il quale viene ordinato lo spostamento o la modifica dell'impianto costituisce autorizzazione, con efficacia di dichiarazione di pubblica utilità, indifferibilità ed urgenza, della variante l'impianto da eseguire".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 36 Consiglieri L'art. 15 è approvato.
Pongo ora in votazione l'intero testo della legge.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 36 Consiglieri L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Beni demaniali e patrimoniali - Formazione professionale

Esame progetto di legge n. 294: "Autorizzazione all'acquisto di un immobile da destinare a sede di Centro di Formazione Professionale della Regione"


PRESIDENTE

Il punto nono all'ordine del giorno reca: Esame progetto di legge n.
294: "Autorizzazione all'acquisto di un immobile da destinare a sede di Centro di Formazione Professionale della Regione".
La I Commissione ha licenziato il provvedimento all'unanimità.
Il relatore, Consigliere Quaglia, dà per letta la sua relazione.
Passiamo pertanto alla votazione del relativo articolato.
Art. 1 "E' autorizzato l'acquisto dell'unità immobiliare sita in Ceva, Via IV Novembre angolo Via Regina Margherita, di proprietà della signora Odetto Corinna da destinare a sede di Centro di Formazione Professionale della Regione, al prezzo di L. 40.000.000 (quarantamilioni).
La Giunta regionale stabilirà, con propria deliberazione, le altre condizioni del contratto per l'acquisto dell'unità immobiliare di cui al precedente comma".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 35 hanno risposto SI 35 Consiglieri L'art. 1 è approvato.
Art. 2 "All'onere di cui al precedente articolo, valutato in L. 40.000.000 si farà fronte con lo stanziamento del capitolo 1000 del bilancio per l'esercizio 1984".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 35 hanno risposto SI 35 Consiglieri L'art. 2 è approvato.
Pongo ora in votazione l'intero testo della legge.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 35 hanno risposto SI 35 Consiglieri L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Comunita' montane - Informazione

Esame progetto di legge n. 375: "Modificazione della legge regionale 11/1/1984, n. 2 - Contributi alle Comunità montane per attività divulgative della cultura e dell'informazione televisiva"


PRESIDENTE

Infine, il punto decimo all'ordine del giorno prevede l'esame del progetto di legge n. 375: "Modificazione della legge regionale 11/1/1984 n. 2 - Contributi alle Comunità montane per attività divulgative della cultura e dell'informazione televisiva".
La I Commissione ha licenziato il provvedimento all'unanimità.
Pongo pertanto in votazione l'articolo unico.
Articolo unico "Il testo dell'art. 3 della legge regionale 11/1/1984, n. 2, è sostituito dal seguente: 'Ai fini dell'attuazione della presente legge è autorizzata, per l'anno finanziario 1984, la spesa di L. 550 milioni.
All'onere di cui al precedente comma si provvede mediante una riduzione di pari ammontare in termini di competenza e di cassa del fondo globale di cui al capitolo n. 12600 dello stato di previsione della spesa per l'anno finanziario 1984 e mediante l'istituzione nello stato di previsione medesimo di un capitolo con la denominazione: 'Contributi alle Comunità montane per attività divulgative della cultura e dell'informazione televisiva' e con lo stanziamento di L. 550 milioni in termini di competenza e di cassa.
Il Presidente della Giunta regionale è autorizzato ad apportare, con proprio decreto, le occorrenti variazioni di bilancio'".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 36 Consiglieri.
L'articolo unico è approvato.
Comunico, infine, che il Consiglio verrà convocato a domicilio.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 18.50)



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