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Dettaglio seduta n.236 del 15/03/84 - Legislatura n. III - Sedute dal 9 giugno 1980 al 11 maggio 1985

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Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PETRINI


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Nella seduta dei Capigruppo si è stabilito l'ordine del giorno dei lavori di oggi pomeriggio.
Il punto 5) all'ordine del giorno relativo all'approvazione del regolamento per la gestione e l'individuazione delle aziende faunistiche venatorie è rinviato alla prossima seduta di Consiglio che si terrà il 21 aprile 1984.


Argomento: Industria (anche piccola e media) - Problemi del lavoro e della occupazione

Comunicazioni della Giunta regionale in merito alla situazione occupazionale della Fiat in Piemonte


PRESIDENTE

L'Assessore Tapparo svolgerà ora una breve comunicazione sulla situazione occupazionale della Fiat in Piemonte alla quale seguirà da parte dei Gruppi l'eventuale dibattito.
La parola pertanto all'Assessore Tapparo.



TAPPARO Giancarlo, Assessore al lavoro

Dopo l'incontro di venerdì scorso con il dott. Annibaldi e i suoi collaboratori è doveroso portare al Consiglio regionale una serie di informazioni ed una serie di prese di posizioni che abbiamo manifestato a quella che è la più importante impresa della nostra Regione, che determina molto spesso con il suo procedere il corso dell'evoluzione del nostro sistema economico.
E' estremamente utile per un governo regionale poter conoscere le scelte delle grandi e medie aziende con tempestività. Occorre anche conoscere quali sono le scelte strategiche di tali aziende, per poter operare e predisporre gli interventi necessari al sistema economico e sociale piemontese.
Abbiamo anche rivendicato, come già avvenuto nel settembre scorso, la necessità di stabilire dei canali di comunicazione formalizzati e stabili vere e proprie sedi tecniche permanenti di discussione e di verifica su una serie di aspetti, non ultimo quello di considerare la ricaduta degli investimenti Fiat nel nostro sistema economico.
Alla Fiat abbiamo esposto gli strumenti di politica industriale e politica del lavoro, sottolineando al dott. Annibaldi che non possiamo svolgere una funzione di puri ammortizzatori sociali dei processi di trasformazione delle aziende: processi tuttavia necessari che devono inquadrarsi nell'ambito della trasformazione tecnologica ed organizzativa del nostro sistema economico, per stare al passo con quella che è la competitività internazionale. Abbiamo comunque ribadito che la Regione non può accettare di essere semplicemente "il secchio" che raccoglie le esuberanze espresse della grande azienda.
Sono state elencate le nostre politiche sui consorzi, sui servizi reali alle imprese nel campo dell'innovazione, sull'utilizzo finalizzato della domanda pubblica nel settore dell'energia, della sanità, dell'informatica dei trasporti, tutto ciò che, in sostanza, può concorrere al rafforzamento del nostro sistema produttivo.
Sul mercato del lavoro è stata sottolineata la difficoltà a gestire gli esuberanti dei processi di trasformazione delle grandi unità produttive sono i fenomeni dei lavoratori adulti, spesso a reddito zero, che finito il ciclo della cassa integrazione difficilmente si ricollocano in modo autonomo all'interno del circuito del lavoro.
Dunque la Regione, le Province, i Comuni non devono e possono svolgere la funzione della "carta assorbente" di queste realtà. Abbiamo anche parlato dei progetti di intervento straordinario per i 1.350 disoccupati a reddito zero e degli interventi di formazione professionale della Regione sui cassintegrati a partire dall'anno scolastico '81-'82. In quell'anno erano state presentate 1.700 domande e degli 800 frequentanti, 700 hanno conseguito un attestato di frequenza. Nell'82-'83 vi sono state 600 domande in prevalenza cassintegrati Fiat: su 400 frequentanti, 200 hanno conseguito un attestato di qualifica. Con questo abbiamo dimostrato alla Fiat che nel campo della formazione professionale abbiamo operato in termini di spesa e di impegno in modo non marginale. A partire dalla fine dell'81 ad oggi c'è stata una spesa a carico del bilancio regionale di circa 9 miliardi.
Ci preoccupano alcune dichiarazioni del dott. Annibaldi le quali paiono tendere a dimostrare che le Regioni sono inadempienti rispetto a qualche ipotetico impegno che si era assunto ad esempio nel campo della cooperazione e della formazione sull'accordo Fiat-FLM. Abbiamo detto altre volte che in questo campo non siamo in grado di assumerci da soli degli impegni perché nel caso della formazione e riqualificazione dei cassintegrati si tratta di avere delle risorse aggiuntive o di compiere dei pesanti tagli all'attuale nostro impegno sulla formazione professionale oltre che ad esserci un problema di finalizzazione, almeno parziale, dei corsi.
Per quanto riguarda la cooperazione abbiamo sottolineato che il fenomeno non può essere esteso, ma limitato ad alcuni segmenti del mercato e deve trovare l'impegno diretto della Fiat in termini di qualche forma di commessa e di qualche supporto dei propri sistemi logistici e di trasferimento di know-how a questo tipo di attività. L'avevamo detto prima dell'accordo Fiat, l'abbiamo ribadito oggi: tra 10-15 giorni ci rincontreremo in sede tecnica con la Fiat per verificare la fattibilità di questi programmi. Si è discusso anche dei livelli occupazionali dell'holding; la Fiat sostiene che il grande ciclo di ristrutturazione è sostanzialmente ultimato, però sino all'86 l'azienda perderà ancora posti di lavoro: alcuni parlano di 50.000 posti di lavoro a Torino nel settore auto nella seconda parte del decennio in corso.
Attualmente la Fiat occupa circa 100.000 lavoratori nel settore auto a livello nazionale, dei quali 75.000 in Piemonte e di questi effettivamente operanti ve ne sono 60.000; 15.000 sono in cassa integrazione, dei quali 4.000 dovrebbero rientrare all'interno dell'azienda in un arco di tempo di due anni; 11.000 sono quelle cosiddette "esuberanze strutturali", sulle quali si chiede un intervento che deve naturalmente vedere anche il Governo centrale impegnato nella stessa direzione.
La Fiat ha comunicato che continua l'incentivazione delle dimissioni volontarie, denunciando una spesa di 130 miliardi di lire all'anno per tale operazione.
Altri elementi li ho già accennati brevemente nella seduta di stamane.
La Fiat TTg è collegata alla crisi di ordini nel settore Turbo Gas dove l'azienda è leader nella produzione. Tale azienda ha delle difficoltà anche nel campo del nucleare e si prevede che se anche la ripresa di ordini potrà manifestarsi in questi mesi, ci sarà comunque un'interruzione significativa di produzioni per due o tre anni.
Il problema della Fiat di Villar Perosa deve trovare una soluzione nel mantenimento dell'assetto produttivo in termini quantitativi più significativi dell'ipotesi dei 180 posti per attività sostitutive. Lo consideriamo un inizio, ma non lo possiamo accettare come conclusione.
La Iveco è collegata (la Fiat continua ad essere il secondo produttore in Europa) alla crisi del mercato che si pensa durerà sino all'inizio dell'86.
La Teksid di Avigliana è un'area molto critica a breve, nel senso che la ristrutturazione che avverrà nel settore bulloneria, lavorazioni meccaniche, stampaggio, porterà secondo una valutazione non ancora ufficialmente dichiarata dalla Fiat ad un'esuberanza di circa 1.000 lavoratori. In quell'area si formerebbero tre unità produttive che avrebbero un carattere di maggiore capacità di stimolo ed effetti indotti per l'indotto della piccola impresa e dell'artigianato nella zona della Bassa Valle di Susa.
Concludo con due brevi informazioni. Per quel che riguarda i finanziamenti, la Fiat potrà beneficiare in base alla legge 675, a fronte di un investimento di 1.228 miliardi, di quasi 400 miliardi di finanziamento bancario e 191 miliardi di mutuo ministeriale.
In base alla legge 46 sull'innovazione tecnologica, il credito agevolato è di 258 miliardi; anche in questo caso però non è stata ancora effettuata l'erogazione.
Per il Piemonte e per l'Italia settentrionale, la Comunità Economica Europea ha posto dei veti alle erogazioni finanziarie delle leggi di politica industriale nazionale, tipo la legge 675 e la legge 46 nelle aree come quelle piemontesi: la visita del Commissario Andrissen di un mese e mezzo fa li ha riconfermati. Ultimamente tali veti sono stati in parte rimossi.
Per quanto riguarda i processi di trasformazione dell'azienda, essa sostiene che l'introduzione di grandi trasformazioni innovative nei cicli produttivi sono sostanzialmente arrivati alla fase conclusiva in termini di grande massa critica. Il processo di affinamento tecnologico comunque continuerà in modo fisiologico, questo ha delle ripercussioni per quanto riguarda i livelli occupazionali a parità di produzione.
Infine l'azienda pensa di attestarsi attorno al 1 986 su una produzione di 1.350.000 vetture.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, crediamo di aver fatto bene noi, Gruppo comunista e Gruppo socialista, a manifestare immediatamente con la nostra interrogazione lo stupore rispetto alle dichiarazioni del dott.
Annibaldi circa le inadempienze delle Regioni sulla questione dei cassaintegrati. Altrettanto bene ha fatto l'Assessore a porre in evidenza la realtà dei fatti; una realtà resa molto pesante dal fatto che abbiamo da parte della Fiat, in tutta la filosofia della ristrutturazione che continua a portare avanti, un atteggiamento mirante ad un uso strumentale delle istituzioni pubbliche. Questo non è in alcun modo accettabile.
Se occorre coordinare, sia pure in una fase di accelerata trasformazione, il ruolo dell'impresa privata e sua ristrutturazione e ruolo, proposte, interventi, politica degli enti pubblici, penso non sia possibile per la Fiat sottrarsi ad un compito più generale che le compete e che è quello della garanzia non solo di risultati immediati di questa filosofia, ma di politiche di fondo.
Siamo in difficoltà a dimostrare l'illogicità di certi processi, eppure c'è qualche cosa che non torna. Di fronte a sforzi finanziari, di progettazione e di proposta fatti dalla Regione, abbiamo trovato una sostanziale assenza sul problema dei cassintegrati da parte dell'azienda.
Su questa questione c'è una grande sproporzione tra quelli che sono i poteri e le funzioni della Regione e quelle che sono le funzioni del Governo.
Credo sia stato corretto aver dimostrato alla Fiat quello che abbiamo fatto, dobbiamo però anche chiedere conto ad essa dell'applicazione sistematica di una certa filosofia di ristrutturazione dei fatti e degli atti compiuti nella direzione non solo della soluzione di problemi sociali ma anche ai fini stessi di quelle diseconomie, di quegli elementi che l'Assessore Tapparo ricordava e che non possono assolutamente essere ignorati.
Se vogliamo l'esempio di Villar Perosa ne è una dimostrazione. Abbiamo avuto una decisione della Fiat che mi pare non logica. Dopo la lotta dei lavoratori, degli amministratori e delle due Chiese, Valdese e Cattolica infatti ci sono state delle perplessità anche di divisione all'interno della Fiat. Continuo a ritenere assurda la decisione di smantellamento di un'unità produttiva che, tra l'altro, aveva caratteristiche di funzionalità ed efficienza riconosciute dall'azienda per mandare un pezzo che viene ridotto a Firenze, perché poi un pezzo di Firenze, ulteriormente, ridotto vada a Sulmona.
C'è, per esempio, un impianto funzionante, non obsoleto che con la proposta, giustamente giudicata insufficiente da parte della Giunta, che verrà utilizzato per 1/3 scarso, in una zona in cui i problemi di occupazione stanno diventando molto gravi. L'incontro con la Fiat non deve essere lasciato isolato, ma deve essere una linea sulla quale ritorniamo scontando purtroppo anche degli atteggiamenti che oggi sono davvero di chi ha il bastone dalla parte del manico e che non possiamo accettare, non perché neghiamo all'imprenditore di fare il suo mestiere, di cercare di ottimizzare i fattori di produzione, ma perché credo che qualche elemento di contraddizione in questa politica esiste sia per i risvolti sociali ed economici.
Sulla vicenda della Fiat di Villar Perosa in particolare mi pare sia stata corretta la posizione della Giunta regionale, ma molto importante il fatto che rispetto ad una prospettiva della Fiat di sgretolare il fronte tra lavoratori ed amministratori, questo non si sia verificato. Mi risulta anzi, che amministratori e rappresentanti delle due Comunità cristiane si stanno muovendo per porre all'azienda la questione di una valutazione positiva di questo primo sforzo fatto, ma del giudizio di insufficienza.
Questi elementi vanno colti perché alla base c'è la ragionevolezza di non vedere smantellato un impianto con possibilità di analoghe lavorazioni Fiat o comunque con soluzioni sostitutive.
All'interno dell'azienda mi risulta si sia aperta una dialettica sulla soluzione di questo significativo caso e cioè per come una politica fatta a tavolino da qualche tecnocrate pro-tempore può essere anche alla lunga non conveniente per i costi sociali ed economici complessivi dell'operazione.
Dobbiamo inoltre porre un'altra questione: è davvero questo dell'innovazione tecnologica un atteggiamento sistematico e tenuto in tutti i settori Fiat? Non è solo nella produzione e non è solo la ristrutturazione per risparmiare lavoro? Non c'è invece un problema di arricchimento più complessivo anche nell'organizzazione e nella commercializzazione? Credo siano degli elementi di risposta che possono mettere in luce elementi di contraddizione che oggi sono supportati da un atteggiamento che riteniamo debba cambiare, non perché c'è una persona che comanda e l'altra che deve stare agli ordini, non ce lo siamo mai sognato ma perché credo debba esistere un rapporto che non può essere né di passività né di accettazione del fatto compiuto anche perché il fatto compiuto che oggi sembra dar ragione alla Fiat per alcuni grandi numeri pu portare oltre che ad ulteriori degradi sociali ed occupazionali nella nostra Regione a conseguenze sul piano della ripresa oggi non immaginabili.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

Farò alcune brevissime considerazioni.
Credo sia stato un fatto positivo ed importante aver discusso stamattina le interrogazioni e le interpellanze presentate, tra le quali una del nostro Gruppo. L'atteggiamento della Fiat non può non avere un particolare rilievo politico per il peso che ha la stessa in Piemonte e a Torino, ma anche perché l'atteggiamento della Fiat mette in discussione il tipo di ruolo che devono svolgere gli Enti locali, A nostro avviso, le accuse della Fiat non sono assolutamente accettabili, in primo luogo perch la Fiat riceve ed ha ricevuto notevoli iniezioni di denaro pubblico a partire dalla cassa integrazione fino ai finanziamenti per la formazione professionale e quelli che riceverà sulla legge 675 e sulla legge 46.
A fronte di queste iniezioni di denaro pubblico, la Fiat persegue una logica che non tiene conto dei riflessi sociali delle sue scelte e che non sempre è guidata da scelte di valorizzazione della produzione: la vicenda di Villar Perosa è emblematica da questo punto di vista, ma di esempi se ne potrebbero portare altri.
Nelle dichiarazioni della Fiat c'è un segnale estremamente chiaro.
Intanto quello di dire che il problema dei lavoratori esuberanti non è più un problema Fiat, ma è un problema di qualcun altro. Questo non lo possiamo accettare.
Un'altra considerazione è che dalle dichiarazioni dei responsabili della Fiat nei confronti degli Enti locali, emerge una concezione che si fa sempre più strada nel gruppo dirigente della Fiat; la concezione che considera il rapporto con gli Enti locali su un terreno di totale subalternità di questi ultimi alle sue scelte.
La Fiat fa un'operazione di rimozione delle proprie responsabilità e di scarico delle stesse sugli enti pubblici. Non possiamo accettare che si dica che la Regione è in ritardo nel predisporre alcuni provvedimenti compreso quello di una legislazione che finanzi la costituzione di cooperative.
La strumentalità di questo atteggiamento della Fiat emerge nel momento in cui da una parte i suoi dirigenti rivendicano una legislazione e fanno carico alla Regione di ritardi che, a mio avviso, non ci sono e dall'altra parte in sede di consultazione sulla legge predisposta dalla Giunta l'associazione degli industriali dice che questa legge non ci vuole.
Questa strumentalità va denunciata.
Da queste dichiarazioni emerge un notevole livello di arroganza da parte della Fiat, un'arroganza che emblematicamente si è espressa nelle cose successe lunedì mattina a Villar Perosa. Dopo che la Giunta regionale ha discusso per tre giorni con dirigenti della Fiat sulla situazione di Villar Perosa e sul modo per trovare una soluzione ai problemi occupazionali, la Fiat tenta un'operazione di smantellamento degli impianti, utilizzando la forza pubblica. L'arroganza dell'azienda probabilmente è anche favorita dalla timidezza con la quale la Regione tiene i rapporti con la Fiat.
Passo ora all'ultima considerazione. Come PDUP ci siamo spesso divisi dal resto dei Gruppi politici sui pareri che la Regione deve dare in merito ai finanziamenti pubblici da erogare alla Fiat. Sarebbe opportuno mandare un segnale alla Fiat. La Regione deve smettere di dare dei pareri positivi senza mai porre un vincolo per quanto riguarda il legame tra finanziamenti e dinamiche occupazionali.
La Regione deve dire chiaramente che in futuro non potrà non legare i pareri che daremo sui finanziamenti pubblici anche agli strumenti che la Fiat metterà in atto per fare in modo di attenuare i riflessi della ristrutturazione sulle questioni occupazionali.
Se non lo si fa si rischia di far crescere l'arroganza e si farà sempre più strada non solo nel gruppo dirigente Fiat ma anche nell'opinione pubblica l'idea di un rapporto di subalternità che non ci deve essere.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Dichiaro preliminarmente l'imbarazzo a prendere la parola su una materia della quale vengo ad essere informato soltanto da spezzoni di dichiarazioni giornalistiche, di monconi di risposte ad interrogazioni e di affrettate dichiarazioni dell'Assessore Tapparo peraltro per richiesta nostra e non per volontà sua.
Il dibattito su questi spezzoni si sviluppa poco sui temi e molto sulle immagini. Sentiamo da parte di qualcuno parlare di uso strumentale delle istituzioni, di arroganza da parte di altri, mentre ci rimane difficile capire in che cosa si sia incentrato l'incontro fra Giunta e Fiat, o perlomeno ci è difficile ricordarlo nel momento in cui le nostre informazioni sono quelle che abbiamo indicato prima.
Mi sembra opportuno chiedere all'Assessore se non ritenga di dover fare qualche ripensamento sul metodo che ha ritenuto di adottare in ordine agli incontri con l'azienda. Ricordo che nel lontano luglio 1983 c'era stata un'indicazione dell'Assessore, poi non attuata, di considerare l'incontro Fiat-Regione, non incontro Fiat-esecutivo, perché l'esecutivo poteri non ha, ma Fiat-istituzione, complesso delle forze politiche, classe dirigente politica della Regione, cercando quindi di ampliare lo scenario dell'incontro ed anche lo scenario dei tempi per evitare che la vicenda Fiat-Regione si riduca ad alcune questioni specifiche, salvo poi diventare un dibattito politico di carattere più generale quando avviene in quest'aula. Dobbiamo darci, secondo me, un metodo di lavoro di tipo diverso. Se si chiede alle forze politiche di pronunciarsi, per esempio come ci chiede il Consigliere Montefalchesi, su un rigore di comportamento ed una certa strategia da adottare, mi sembra che il rapporto Fiat-Regione non debba essere un rapporto Fiat-esecutivo, ma un rapporto Fiat-Regione nel suo complesso. A quel punto allora, probabilmente, le forze politiche e le opposizioni saranno in grado di valutare e rispondere rispetto ad una problematica così complessa.
Se qualcuno ritiene di dover addebitare arroganza al comportamento del management Fiat e timidezza alla Giunta regionale, questi sono giudizi di cui risponde chi li profferisce, ma, secondo me, sono giudizi di immagine e non di contenuti.
Mi pare più centrata la preoccupazione espressa dal Capogruppo comunista, laddove ipotizza che non ci sia alla base degli interventi Fiat una visione di insieme della strategia Fiat.
Faccio ora un piccolo peccato di umiltà che non mi è congeniale; non so bene se loro non sanno spiegarci o se noi non sappiamo capire; quando si colloquia bisognerebbe sempre mettersi nella condizione un po' umile di chi non riesce a capire e non soltanto di colui che non riesce a comprendere perché l'altro non si fa capire.
Probabilmente accettare di conoscere la scelta di fondo della Fiat significa la fine di molte illusioni e di molti luoghi comuni in quest'aula, ma un giorno o l'altro al fondo di questo discorso dovremo pure arrivarci. Non mi sembra che un discorso razionale con la Fiat sia quello di introdurre tematiche di tipo ricattatorio, laddove si dice che gli interventi di sostegno alla riconversione ci sono, nella misura in cui si accetta una contrattazione sul piano occupazionale. Non sono un esperto di politica industriale, ma ho l'impressione e la convinzione che gli interventi di ordine sociale che la Fiat utilizza sono minori rispetto a quelli che vengono messi a disposizione dell'altra area di competitività dell'azienda, cioè nel campo europeo. Gli interventi per la riconversione industriale promessi in Italia alla Fiat sono inferiori a quelli ottenuti dalle aziende concorrenti europee.
La riconversione massiccia sul piano dell'occupazione che la Fiat sta facendo è al di sotto delle soglie di riconversione con l'espulsione della mano d'opera fatta, per esempio, dalle aziende tedesche. Questo è lo scenario nel quale lavoriamo.
Molti di voi avranno ricevuto a casa la pubblicità di un autoveicolo non prodotto in Italia dove vi si dice addirittura il numero della linea di montaggio attraverso la quale esce il prodotto di largo consumo anche in Italia sul piano automobilistico e vi si dice che all'interno di quella linea non esiste un solo dipendente occupato, ma esistono solo dei robots pare, quindi, che questo problema richieda da parte delle forze politiche e delle istituzioni molta attenzione, modestia e misura.
Il mio Gruppo non è in grado di entrare nel dettaglio perché il tipo di informazione è quello che vi ho descritto.
Ritengo di dover ribadire la nostra convinzione che posto che non è un rapporto esecutivo-Fiat, nella misura in cui non si traduce nei provvedimenti dell'esecutivo, ma è un rapporto più complesso che attiene al complesso delle forze politiche nei diversi livelli nelle quali queste aree sono responsabili, sono a suggerire all'Assessore di individuare delle linee di rapporto con la Fiat che vedano più presenti, se non protagonisti anche i Gruppi consiliari e non soltanto la Giunta, proprio per evitare il tipo di situazione in cui ci troviamo.
Sarebbe troppo facile individuare delle contraddizioni che sono all'interno della Fiat (probabilmente le dichiarazioni motivate e responsabili del Capogruppo comunista avranno una loro ragione d'essere) e forse qualche tipo di riflessione dovremmo farla anche noi perché i trasferimenti in altra parte del nostro Paese di alcuni interventi Fiat sembrano non così lontani rispetto alle indicazioni del primo piano di sviluppo della Regione; contraddizioni ci possono allora essere da una parte e contraddizioni ci sono certamente dall'altra. Non ritengo che l'arroganza sia una caratteristica dei managers. Questa mattina è stato accusato di essere arrogante il manager pubblico, oggi sentiamo accusare di arroganza il manager privato; non vorrei nascesse una specie di complesso di questa povera classe dirigente che su queste cose è poco più che analfabeta, classe dirigente che ha la responsabilità della politica industriale nella realtà delle cose, che è anni luce lontana dalla nostra visione dei problemi. Probabilmente noi confondiamo con arroganza di un soggetto la situazione sostanziale di totale distacco della società politica ed in particolare quella di tipo regionale e locale, rispetto ad una realtà che esige provvedimenti, comportamenti e decisioni radicali coraggiose, condivisibili o meno, ma che certamente attengono al modo di governare i problemi, molto diversi dai nostri. Una classe politica come la nostra, abituata alla mediazione, al ripensamento, al compromesso quotidiano su tutto e su tutti e che vuole al tempo stesso ottenere la massima occupazione ed il massimo della riconversione tecnologica, trova difficoltà a capire un interlocutore che invece parla un linguaggio del tutto diverso, che è anche di responsabilità.
Non verrei che si confondesse il linguaggio della responsabilità con il linguaggio dell'arroganza.
Ritengo si debba fare il massimo sforzo affinché questi incontri, che sono l'occasione, a mio avviso, di riflessione culturale oltreché di assunzione di responsabilità politiche, vedano coinvolte e presenti le forze politiche perché mi pare che di cultura industriale si parli, più che di problemi politici in senso stretto e mai di questioni caratteriali.
Qualcuno diceva che le parole sono pietre e i termini tipo "arroganza" "uso strumentale delle istituzioni", "mancanza di politica di fondo", sono imprudenti rispetto ad una tematica così complessa che vede il grande management privato e pubblico e la classe politica nel suo complesso responsabili, protagonisti e soggetti attivi e passivi di una vicenda che richiede un massimo di raccordo ed un minimo di spazio alle impuntature verbali e folcloristiche che pure sono facili da accogliere.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vetrino.



VETRINO Bianca

Non ero presente all'incontro avvenuto tra la Giunta regionale del Piemonte, i rappresentanti della Fiat e dell'Unione Industriale di Torino quindi non posso esprimere un mio diretto giudizio rispetto all'esito dell'incontro.
Non so se gli incontri possono essere valutati contraddittori, come questa mattina nel suo primo intervento ha enunciato l'Assessore Tapparo, o se debbono avere una diversa valutazione; certamente sono d'accordo con l'Assessore quando dice che è positivo che l'azienda abbia sostenuto di essere uscita dalla fase di ristrutturazione avendo ormai attestato la sua produzione a 1.350.000 autovetture, equiparando però l'occupazione. E' su questo dato che bisognerebbe accentrare la nostra attenzione, viste le responsabilità che abbiamo rispetto a queste conseguenze. Occorre vedere cosa significa quando la Fiat dice di equiparare l'occupazione perch considerando che la Fiat ha finora teso, come le moderne tecnologie impongono, a fare degli autoveicoli con il minor numero di persone l'equiparazione dell'occupazione significa che anche negli anni a venire la riduzione dell'occupazione sarà un fatto certo.
Credo sia questo il dato rispetto al quale ci dobbiamo collocare perch già partiamo da una situazione disastrata perché i 110.000 disoccupati aggiunti alle decine di migliaia dei cassaintegrati, fanno registrare una media di disoccupazione nella nostra Regione del 14,5%; la più alta in Italia, contro una media italiana del 10,5%, mentre in Francia la media è dell'8,5% ed in Germania dell'8,2%.
Con queste cifre si intende dire che la Regione Piemonte sta dando una grossa mano al rischio che corre l'Italia di diventare da settimo ed ultimo dei Paesi industrializzati, al primo dei Paesi del Terzo Mondo.
Credo siano queste le cifre rispetto alle quali occorre collocarsi perché capire queste cifre e questi dati significa assegnare delle priorità politiche e quindi compiere responsabilmente delle scelte che devono discendere da un altro dato che abbiamo avuto recentemente ed è quello che ha dato la Comunità Europea quando ha affermato che il Piemonte è l'unica Regione del Nord, prioritaria ai fini della concessione di contributi per la formazione professionale. La Comunità Europea ha sottolineato che in Piemonte esiste la condizione di straordinarietà del mondo del lavoro che richiede la promozione di una serie di interventi, sperimentando sul mercato forme nuove basate su concetti di elasticità mutevoli, garantite magari anche provvisorie, proprio perché esistono delle condizioni di straordinarietà. Torino e il Piemonte posseggono la caratteristica di città laboratorio che non vuol dire confrontarsi su delle astrattezze, ma discutere concretamente dei problemi, sulla base di ragionamenti concreti e senza preoccuparsi se questa o quella proposta cozzano contro le ideologie.
Crediamo che il Governo abbia una responsabilità enorme rispetto alla zona del Piemonte e di Torino in particolare che vive questo momento di straordinarietà che deve essere riconosciuto anche dal Governo nazionale.
Per quanto ci riguarda ci siamo opposti ad inserire Torino tra i bacini di crisi: occorre invece varare delle leggi, che riconoscendo queste specificità, consentano quelle sperimentazioni alle quali prima accennavo.
Queste sono le condizioni di fondo per le quali il governo locale potrà in modo sostanziale incidere sui dati della crisi correggendola da una parte e mantenendo un equilibrio sociale dall'altra.
E' dunque evidente che ciascuno, al di là delle patenti di arroganza che da questa mattina ci stiamo facendo reciprocamente, dovrà fare la sua parte, senza lusingarci che da un'annata nel disastro generale in fondo favorevole per quanto riguarda il settore automobilistico possano derivare degli automatismi di benefici e di effetti positivi sull'economia complessiva dell'area subalpina.
In questo senso la richiesta che faceva il collega Marchini di una maggiore informazione al Consiglio regionale, rispetto a temi che sono di notevole importanza anche per il futuro della Regione, mi sembra fondamentale. Ci troviamo di fronte a degli atti straordinari che coinvolgono in assoluto la Regione nel suo complesso ma un maggior coinvolgimento anche delle altre forze politiche rispetto a questi problemi, mi sembra importante.
Questa è già un'occasione di confronto e di dibattito su quello che sta avvenendo; spero che nel futuro il coinvolgimento sia più tempestivo e consenta anche alle altre forze politiche di far sentire la loro voce su un aspetto prioritario e determinante per lo sviluppo ed il futuro della Regione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

I rapporti Fiat-Regione sono un fatto estremamente importante per l'economia piemontese. Già altre volte ci siamo espressi sulla necessità di allargarli. Ricordo la polemica sulla competenza del Consiglio regionale in ordine ai piani di ristrutturazione della legge 675 e la discussione in occasione del lungo braccio di ferro che ha portato alla marcia dei 40.000 lavoratori. In tutte queste occasioni avevamo chiesto che nei rapporti Fiat Regione ci fosse il coinvolgimento delle forze economiche e politiche.
Credo occorra un ripensamento perché la ristrutturazione è avvenuta! Lo ha detto l'Assessore Tapparo e lo ha affermato l'ing. Romiti nell'incontro avvenuto lunedì con gli imprenditori, esaltando il ruolo dell'azienda che è stata capace di portare avanti una radicale ristrutturazione; è avvenuta anche con l'aiuto pubblico e con l'ammortizzazione sociale delle Giunte di sinistra. Questo è un dato politico ormai assodato e che deve essere tenuto presemte.
La ristrutturazione dunque è stata fatta e bisogna essere realisti e sapere che l'avvenire non lascia intendere che si cammina verso un grosso rientro: la speranza del Presidente Viglione del rientro dei 17.000 è tramontata. In realtà la Fiat ne ha fatti rientrare 1.000 ed arriverà ad un massimo di 3.000 ritorni. Cosa si fa degli altri 9.000 lavoratori della Fiat Auto in cassa integrazione di cui parla l'accordo? Cosa si fa dei lavoratori della Teksid? O c'è una ripresa economica o si avviano i corsi di formazione professionale anche con un intervento del Governo sull'Agenzia del lavoro che deve essere in qualche modo concretizzata, o altrimenti continueremo ad assistere all'espulsione "spontanea" da parte della Fiat perché non si arrivi alla fine del periodo di cassa integrazione con questa eccedenza di personale. Questo è il problema che abbiamo di fronte e che non possiamo eludere. Andando avanti nel processo di rinnovamento tecnologico ci saranno ancora cadute di occupazione calcolabili almeno intorno al 2-3% annuo e quindi le prospettive di una ripresa di occupazione industriale a breve legate alla Fiat non ci sono. Il discorso diventa allora più complesso poiché non possiamo velleitariamente arrestare questa avanzata tecnologica senza portare il nostro Paese fuori dal sistema della competizione nazionale ed economica.
C'è la capacità di interessare e spingere le grosse potenze finanziarie (e la Fiat è una grossa potenza finanziaria, non soltanto industriale) intorno ad un obiettivo di rilancio del Piemonte su altri settori che esistono? Il problema del terziario infatti esiste ed è anche attuale in ampia misura. Per me è stato estremamente illuminante l'intervento fatto dal S. Paolo nell'incontro sulla pace europea in cui si sono toccati i temi delle possibilità finanziarie del Piemonte di muoversi in questo specifico settore. Occorre cercare altre vie ed altri spazi di manovra e di movimento perché se si interviene solo sul tessuto industriale si va al declino totale della nostra Regione. Poi si può anche sostenere che il Governo non è stato tempestivo in merito all'Agenzia del lavoro, ma è un discorso quello delle responsabilità che si può in qualche modo respingere e ribaltare. Comunque il problema è di come uscire da questa sacca, arrivando ad una mobilità effettiva, altrimenti altra mano d'opera rischia di essere espulsa lentamente dall'azienda perché non ci sono alternative.
Il nostro atteggiamento nei confronti della Fiat in quest'aula è sempre stato puntuale e preciso sia al momento della marcia dei 4 0.00 O, sia nei tempi successivi e sia al momento delle determinazioni sul piano della legge 675. Abbiamo preso delle posizioni ben precise ed autonome e riteniamo che l'azienda non debba scaricare tutte le sue contraddizioni sulla società; peraltro dobbiamo anche verificare a fondo che questa ristrutturazione industriale in qualche modo non può essere assolutamente fermata, anzi, è una condizione essenziale per rimanere sul mercato. Per quel che riguarda i problemi specifici che sono qui stati indicati, essi sono di fronte a noi nella loro assoluta gravità. Il problema della Teksid di Avigliana è un problema di perdita di posti verso il quale si andrà ineluttabilmente, così come per il problema della TTG-Iveco. Quanto al caso di Villar Perosa sono d'accordo con il Consigliere Bontempi quando dice che da un punto di vista locale è certamente un grosso dato negativo per rispetto alle altre zone c'è in sostanza un mantenimento di posti di occupazione e anzi v'è addirittura un aumento. Certo, si trasferiscono dei lavoratori da un posto di lavoro all'altro, ma nessuno va a casa. Io non ho nessuna intenzione di difendere la Fiat, anzi, dico che la Fiat sta operando probabilmente così, perché ha degli interessi locali o degli interessi elettorali! Lottiamo pure perché si migliori questa situazione di Villar Perosa, perché i posti anziché 100 in più, siano 200, però teniamo conto che nell'ottica complessiva è una delle situazioni meno negative.
Vorrei che le Valli di Susa, di Lanzo, che il Verbano Cusio - Ossola potessero vedersi proporre soluzioni analoghe! Ben più grave è il problema della Teksid di Avigliana; ben più grave è il problema dei 9.000 cassintegrati Fiat che non rientreranno più. Questi sono problemi che devono farci enormemente riflettere. Sotto il profilo più generale va affrontato il discorso a fondo. La Fiat ha fatto la sua ristrutturazione l'ha in qualche modo conclusa, dobbiamo toglierci l'illusione di far rientrare i 17.000, né comprendiamo d'altra parte come la Giunta abbia potuto dire che v'erano delle prospettive per giungere a 40.000 posti di lavoro in più entro il giugno '85. Vorrò vedere come si arriverà a questa conclusione perché tutte le previsioni avanzate sono in realtà sconfitte dalla crudezza dei fatti.
E' vero che la produzione industriale in gennaio è leggermente aumentata, è vero che c'è qualche elemento di ripresa, ma siccome la svolta tecnologica è nei fatti, l'occupazione industriale potrà al massimo essere mantenuta entro questi livelli. Occorre allora che ci sia una spinta diversa per il Piemonte che non è soltanto quella dell'occupazione industriale. Il rapporto Fiat-Regione deve essere affrontato ad un tono più elevato. Occorre andare ad un confronto più complessivo sull'impegno finanziario della holding per l'economia piemontese.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Moretti.



MORETTI Michele

La discussione di oggi fa riferimento alla dichiarazione del dott.
Annibaldi della Fiat. Ritengo vi siano irresponsabilità da parte del dirigente Fiat per quanto riguarda il contenuto delle dichiarazioni. Non si tratta di individuare le colpevolezze, ma di analizzare fino in fondo i problemi relativi ai cassintegrati ed alla situazione Fiat. Per quanto riguarda l'azione pubblica, francamente diciamo che la risposta da parte dell'ente pubblico e della mia parte politica diventa un impegno. Ricordo che abbiamo discusso in quest'aula, proprio in occasione della legge di intervento, tenuto conto del parere espresso dalla Giunta circa la ristrutturazione della Fiat.
Ci fa piacere sapere che anche dal punto di vista politico la Fiat ha completato la ristrutturazione, però penso che quando ci si rivolge con dichiarazioni all'ente pubblico occorre coinvolgerlo su tutta l'impostazione dei programmi. Vogliamo anche ricordare il piano predisposto dall'azienda negli anni '78-'80, anni in cui la Fiat nelle sue previsioni ha tenuto conto dell'espansione a livello europeo per quanto riguardava tutta la produzione automobilistica; nonostante ci fossero state giuste osservazioni da parte della Giunta regionale, essi ci guardavano quasi sbigottiti, quasi fossimo degli irresponsabili e che non conoscevano i problemi dell'economia nel settore automobilistico.
Come forza politica abbiamo più volte richiesto alla Fiat di conoscere i piani (non voglio assolutamente pensare che c'è stata anche una ragione politica a monte, per quanto riguardava alcune prese di posizione della Fiat per i piani che stava predisponendo) ma che la Fiat - a distanza ce ne accorgiamo - voleva dimostrare che gli enti istituzionali non erano nelle condizioni di colloquiare e collaborare con l'imprenditore.
La Fiat nel corso delle consultazioni doveva presentare non solo i piani riguardanti la ristrutturazione, ma illustrare anche quelle che erano le prospettive di mercato e di produzione dell'auto. E' mancata una disponibilità da parte del colosso economico industriale del Piemonte di verificare con l'istituzione tutte le problematiche legate al piano produttivo ed economico. Questo lo ribadiamo come forza politica in questa sede. Non possiamo accettare le dichiarazioni del dott. Annibaldi così come sono fatte perché, come è già stato detto, l'impegno pubblico incide molto sulla collettività ed un giorno dovremo anche dimostrare le cifre che sono state spese per il piano di ristrutturazione della tecnologia, della cassa integrazione, della formazione professionale, perché dalle suddette dichiarazioni si direbbe che la Fiat non ha fruito di interventi pubblici previsti per legge.
L'azienda deve confrontarsi con la Regione e discutere il problema relativo alla produzione ed alla stessa espansione.
E' stato detto che proprio nel periodo delle Giunte di sinistra la Fiat è andata avanti con un proprio indirizzo e non ha trovato pronte le stesse Giunte. Abbiamo constatato che le Giunte precedenti non hanno collaborato con le aziende.
Ricordo che il Comune ha incontrato poche volte la Fiat, né ricordo un Sindaco che abbia avuto un incontro per quanto concerneva i problemi di espansione dell'azienda nell'area torinese e nell'area metropolitana. Il primo incontro con la Fiat c'è stato perché eravamo impegnati con i lavoratori ad affrontare il problema dell'occupazione. Ci siamo trovati con una Fiat che prometteva dal 1978 circa 25-26 mila posti di lavoro e ci siamo trovati dopo l'80 con 23 mila lavoratori in cassa integrazione.
Questo è quanto ha prodotto la Fiat in questi ultimi anni.
Detto questo, è chiaro che dobbiamo affrontare il problema per quanto attiene tutta la parte della qualificazione. Su questo piano, 1' Assessore ci ha dato delle informazioni sull'incontro e noi come forza politica chiediamo alla Giunta e all'Assessore di conoscere le proposte della Fiat circa il piano della qualificazione professionale.
Diamo atto alla Giunta e all'Assessore per l'impegno profuso al fine di cercare un modo di trattare con la Fiat in un momento non facile soprattutto per la situazione dell'azienda torinese.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Tapparo per la replica.



TAPPARO Giancarlo, Assessore al lavoro

Intendo brevemente replicare. Forse per responsabilità mia non sono riuscito a dimostrare con estrema precisione il carattere e l'obiettivo dell'incontro avvenuto venerdì scorso con la Fiat, anche perché ero pressato dai tempi che dovevano essere brevi per il mio intervento di illustrazione generale.
Il carattere dell'incontro era quello di valutare, nel merito, dei punti di crisi e trattare il problema delle esuberanze di personale valutando le possibilità del nostro intervento.
Abbiamo trattato con la Fiat le politiche sull'innovazione tecnologica che possiamo sviluppare, che toccano prevalentemente l'area della piccola e media azienda e gli interventi a difesa di quelle aree di apparato industriale ancora validi e su cui vale la pena di spendere le nostre energie. Siamo entrati all'interno" di questi aspetti.
Evidentemente per operare occorre conoscere la direzione di marcia dell'azienda che, per la verità, è abbastanza ermetica per certi aspetti e quindi non ci permette di capire quella che è la sua strategia. Certamente abbiamo ribadito che ci deve essere nelle sue politiche un'esplicitazione con quello che è il problema dell'eccedenza di personale. Non è l'ente pubblico o un'agenzia del lavoro ipotetica che alla fine può prendere come una chioccia sotto di sé questi esuberanti, senza alcuna responsabilità per la Fiat. Rimane sempre un problema di necessità di collegamento fattivo tra Regione e Fiat: la Regione può avere un ruolo non marginale sulla piccola e media azienda per favorire quella che è la ricaduta degli investimenti della politica dell'indotto, degli effetti sul terziario che la Fiat pu avere. In questo senso allora, per rispondere al Consigliere Brizio, la Fiat può servire al Piemonte se anche noi possiamo favorire quelli che sono gli effetti di ricaduta degli investimenti.
Si è parlato poi della timidezza dei rapporti della Regione con la Fiat. Sul problema dei pareri sulla legge 675, noi siamo gli ultimi a dare i pareri: c'è prima il sindacato e il sindacato non ha mai detto "no" al finanziamento, ha detto un "sì" motivato. Sostanzialmente credo che un "no" di per sé abbia effetti non validi se pensiamo che i processi di trasformazione delle grandi aziende sono un fatto necessario, proprio perché l'indicatore di competitività in questo campo è dato da imprese estere concorrenti con estrema dinamicità.
Sul problema di Villar Perosa credo ci sia una differenza tra quelle che erano le politiche regionali del '75-'80 e quelle attuali. Allora era un problema di dirottamento dell'espansione della Fiat in una politica a favore del Mezzogiorno, fatto questo importante per un equilibrio nazionale. Oggi si parla del ridimensionamento al nord provocato dalla ristrutturazione e quindi sono necessari atteggiamenti diversi rispetto a quelli che potevano essere validi e legittimi nel '75-'76-'77. Infine vi è il problema dei tassi di disoccupazione drammatica di cui parlava il Consigliere Vetrino. La drammaticità del problema sta non solo nella dimensione quantitativa della disoccupazione, ma nella sua qualità. Abbiamo uno stock di mano d'opera che non riesce per le sue caratteristiche (condizioni professionali, età) ad entrare in circuito sul mercato del lavoro.
Per questi cerchiamo di intervenire con delle politiche mirate e non assistenziali. La politica dei 1.350 a reddito zero è una politica che tende a reintegrarli nel circuito del lavoro e certamente non ad assisterli.
Vogliamo sostanzialmente con la Fiat, nelle prossime riunioni, misurare e valutare in che termine è l'azienda disponibile sulla ricaduta degli investimenti, sugli effetti della politica sull'indotto, sulle attività che può fare sul terziario in modo concreto, sull'intervento sulle eccedenze strutturali di mano d'opera. Questo era il senso del mio intervento.



PRESIDENTE

La parola al Vicepresidente della Giunta regionale Rivalta.



RIVALTA Luigi, Vicepresidente della Giunta regionale

Ritengo sia stato giusto da parte della Giunta regionale chiedere alla Fiat l'incontro svoltosi venerdì; è questo un compito della Giunta che non esclude che nel Consiglio regionale si prendano altre iniziative. Ce ne sono state già nel passato. E' stata una richiesta giusta per due ordini di motivi. Uno di carattere generale: cercare di stabilire un rapporto di informazione e di collaborazione che finora non c'è stato. Un secondo: richiedere alla Fiat atteggiamenti rispondenti all'esigenza di risolvere i due punti di crisi di Villar Perosa e di Avigliana. Il Consigliere Marchini diceva che la Giunta mostra l'esistenza di una difficoltà dei rapporti con la Fiat.
Posso dire che esiste da sempre questo problema e lo dimostrano i fatti: o la Fiat ha davvero ancora adesso le idee confuse, oppure è reticente non nello spiegare le politiche aziendali che possono avere una loro riservatezza, ma nell'informarci su dei programmi anche a lunga scadenza che pure hanno un'incidenza non solo aziendale, ma regionale.
Come Giunta abbiamo chiesto alla Fiat un rapporto di informazione e di collaborazione per affrontare i problemi che si aprono; un comportamento chiaro e non reticente; una richiesta di collaborazione perché non si pu pensare ad una semplice informazione, ma ad un impegno da parte di tutti.
Richiamo qui che noi non abbiamo messo in discussione l'esigenza di rinnovamento tecnologico, di riorganizzazione produttiva che deve avvenire nel complesso del sistema produttivo industriale, ma abbiamo messo in evidenza che questo processo comporterà problemi occupazionali gravi che richiedono l'assunzione di responsabilità e l'impegno di collaborazione da parte di tutti per trovare delle vie d'uscita.
A questo proposito vi riporto un esempio.
La Fiat ha costruito nel corso degli anni questa sua grande dimensione nell'area torinese in contrasto con le logiche e gli intendimenti degli enti pubblici e ha costruito attorno a sé una rete di indotto, sua filiazione: ebbene, in questi ultimi anni la Fiat ha promosso la sua riconversione tecnologica, la sua riorganizzazione produttiva senza neppure tener conto, senza neppure trascinare in questo processo ai livelli di tecnologia che pur lei ha conseguito quell'indotto. Oggi, una parte di questo indotto che non ha avuto la forza di adeguarsi singolarmente, corre rischio di scomparire dalla scena produttiva.
Alla Fiat abbiamo chiesto, calendarizzando anche degli incontri, di essere informati, documentati su quei problemi che sono tali da ripercuotersi sull'ente pubblico e sulla Regione e su questi cercare linee di collaborazione. Nel caso specifico che ho prima richiamato abbiamo chiesto di mettere a disposizione l'esperienza, l'accumulo di conoscenza l'acquisizione di innovazione tecnologica che in questo periodo la Fiat ha conseguito, per trasferirlo, ove è possibile, a quell'indotto che ha abbandonato, per recuperare all'interno della Regione una possibilità di produzione e risposte a quelle commesse che adesso la Fiat è andata a cercarsi all'estero.
E' stato giusto che la Giunta regionale abbia posto questa questione con forza indicando una responsabilità specifica nel comportamento Fiat nei confronti del contesto produttivo regionale e delle istituzioni.
Abbiamo poi posto il problema specifico di Villar Perosa e di Avigliana. Abbiamo sottolineato l'importanza di un cambiamento dell'atteggiamento Fiat nei confronti di Villar Perosa. E' ben vero che nessun operaio di Villar Perosa perde il posto di lavoro, ma è anche vero che quella valle vive sulla presenza non marginale di quell'industria; il suo destino non può essere quello di dormitorio per un pendolarismo indirizzato verso l'area torinese, ma deve essere di effettiva presenza occupazionale al fine di dare alla zona una prospettiva.
Abbiamo detto alla Fiat, anche richiamandoci alle origini stesse della Fiat, che non riusciamo a comprendere come una situazione così particolare per dimensione, per situazione territoriale e persino per storia non possa essere affrontata in altri termini. Abbiamo notato un atteggiamento di grande freddezza nei confronti di questi problemi; una freddezza riconoscibile sul piano anche degli atteggiamenti umani. Nei confronti dei movimenti a Villar Perosa che hanno avuto una larga partecipazione non solo degli operai interessati, ma degli Enti locali, persino della Chiesa, è stato detto: "Se questi non la smettono useremo la forza" quasi che un dirigente Fiat sia un comandante dei carabinieri. Non sono passati tre giorni che la forza è stata usata per risolvere una questione che non si presenta ancora risolta nemmeno all'interno della dirigenza Fiat.
Credo fosse urgente da parte della Giunta chiedere questo incontro.
E' un'azione dovuta da parte della Giunta nei confronti di problemi di questa natura e, come ho detto prima, non preclude altre iniziative da parte dello stesso Consiglio regionale.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARCHIARO


Argomento: Consulte, commissioni, comitati ed altri organi collegiali - Sanita': argomenti non sopra specificati

Esame progetto di legge n. 126: "Istituzione del Consiglio regionale di sanità ed assistenza"


PRESIDENTE

Il punto quarto all'ordine del giorno prevede l'esame del progetto di legge n. 126: "Istituzione del Consiglio regionale di sanità ed assistenza".
La parola al relatore, Consigliere Vetrino.



VETRINO Bianca, relatore

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, poiché questo progetto di legge è stato iscritto già parecchie volte per la discussione, penso di poter ritenere che buona parte dei Consiglieri abbiano già avuto modo di leggere la relazione di accompagnamento del progetto stesso.
Vorrei rilevare, tra l'altro, che il progetto di legge è stato posto all'attenzione e alla discussione di due Commissioni consiliari, quindi teoricamente il 50% dei Consiglieri ha partecipato alla discussione e ne ha deliberato il passaggio all'aula.



PRESIDENTE

E' aperta la discussione. La parola al Consigliere Bergoglio.



BERGOGLIO Emilia

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, come ha già ricordato la collega Vetrino, questo progetto di legge, dopo un'ampia discussione nelle varie Commissioni, giunge in discussione in Consiglio regionale con una serie di elementi in contraddizione che intendiamo sottolineare.
Ci sono, a nostro avviso, due considerazioni di fondo rispetto all'impostazione del Consiglio regionale di sanità ed assistenza.
Nelle intenzioni del legislatore nazionale e della legge, che precedentemente regolava i Consigli Provinciali di Sanità, l'organismo in questione è strettamente tecnico, cioè un organismo composto di esperti e di tecnici qualificati nella materia sanitaria che dà dei pareri tecnici rispetto a questa materia. E' un organismo che dovrebbe operare in modo rapido e tecnicamente efficiente per dare all'organismo politico, che è rappresentato dagli organi del Consiglio regionale delle varie USSL. quel supporto alle decisioni che dovrebbero assumere in materia di sanità e di assistenza.
Non ci pare che il numero dei membri previsti in questo Consiglio sia del tutto idoneo all'esigenza di tecnicità e di rapidità di decisione: 36 esperti rischiano di essere un po' troppi e di produrre all'interno di un organismo tecnico le stesse differenziazioni di carattere politico che, se possono andare bene rispetto al livello decisionale politico, rischiano di diventare elemento di confusione in organismo tecnico.
Una seconda osservazione che già peraltro il collega Martinetti aveva proposto in V Commissione, è l'aggiunta dell'organismo istituzionale di sanità ed assistenza.
E' vero che siamo abituati in questa Regione a riprendere costantemente il tema della connessione e convivenza dei problemi sanitari con quelli assistenziali, ma è anche altrettanto vero che questa ricerca di unità rispetto a questi temi in alcune occasioni rischia di far diventare assistenziale ciò che invece è preminentemente sanitario.
Se guardiamo infatti i temi, che sono poi oggetto di articolato del progetto di legge, e i compiti che al Consiglio regionale di sanità ed assistenza devono essere necessariamente affidati, notiamo che la stragrande maggioranza delle materie previste sono di tipo sanitario.
C'è il rischio che si creino delle confusioni rispetto a questo tema.
Avremmo preferito che un organismo tecnico, così come viene proposto avesse funzioni tecniche di tipo sanitario.
La sostanza del provvedimento nelle sue articolazioni è una competenza di tipo prettamente sanitario.
Vi sono ancora alcune osservazioni da fare rispetto alla composizione del Consiglio.
Quando si dice che il Consiglio (mi riferisco all'art. 3) è composto da 36 esperti eletti dal Consiglio regionale, di cui 12 scelti sulla base della rosa di tre nomi indicati da organizzazioni più rappresentative sanitarie ed assistenziali, a nostro avviso questa dicitura è troppo generica e non individua degli interlocutori definiti e certi, come coloro che dovrebbero essere indicati per designare la rosa dei nomi sulla base della quale il Consiglio regionale dovrà esprimersi.
Che cosa si intende per organizzazioni più rappresentative sanitarie ed assistenziali? Intendiamo associazioni di tipo sindacale, di categoria, di promozione sociale, di associazioni di volontariato, delle tante e numerosissime associazioni che a livello concreto operano sui problemi della promozione della sanità ed assistenza? A noi pare che questa dicitura è così generica da comprendere sostanzialmente tutto. Sarebbe allora più corretto da parte del Consiglio regionale che si dicesse chiaramente che il Consiglio regionale di sanità ed assistenza è composto da esperti eletti dal Consiglio regionale, senza andare a definire quel dualismo tra quelli che sono scelti direttamente chi Consiglio regionale ed altri 12 che devono essere scelti dal Consiglio regionale su indicazioni di categorie o di associazioni.
Con la dicitura che viene messa nell'art. 3 non si individuano delle associazioni o gruppi di riferimento preciso, ma chiunque voglia segnalare qualcuno ed abbia in qualche modo ad occuparsi di assistenza o di sanità in base all'articolo così come viene precisato, ha titolo. Anche "il più rappresentativo" è una limitazione illimitata, e mi si consenta questo bisticcio, perché per "più rappresentativo" si intende quello che, secondo me, rappresenta di più. Questa è l'unica interpretazione corretta che possiamo dare di un'indicazione di questo genere in un testo di legge.
Credo allora che volendo mantenere una differenza tra i membri del Consiglio regionale di sanità ed assistenza, nominati direttamente dal Consiglio regionale su sua scelta, e gli altri 12 membri che dovranno invece essere nominati sulla base delle designazioni fatte dalle organizzazioni più rappresentative, dobbiamo anche chiedere che ci si pronunci sul fatto di essere più precisi al riguardo; occorre cioè che si indichi quali sono le organizzazioni sanitarie ed assistenziali che il Consiglio regionale ritiene più significative, individuando degli interlocutori e dei riferimenti precisi che noi come Gruppo DC abbiamo individuato in un emendamento già presentato in sede di V Commissione e che ripresentiamo oggi.
E' tuttavia un emendamento sul quale eventualmente siamo disposti ad un accordo purché sia fatta salva l'individuazione di precise categorie e precisi riferimenti a cui fare esplicita base quando chiederemo le designazioni. Dico questo perché vogliamo che l'organismo che andiamo ad istituire sia un organismo tecnico con caratteristiche tecnico professionali precise e definite e ci sembra allora, pur tra altre proposte che si potrebbero fare, di individuare nei collegi e negli ordini professionali dei riferimenti precisi che comprendono e rappresentano in modo giuridico le principali categorie professionali interessate a questa questione prettamente tecnica.
Ferme restando le considerazioni che abbiamo fatto, riteniamo che il provvedimento sia da attivare, ma con una raccomandazione che non possiamo tacere e cioè di creare un organismo tecnico di supporto alle decisioni politiche che andremo ad assumere e che invece nella definizione del testo di legge attuale si presenta come un organismo che ripropone in altre sedi ed in altri livelli delle mediazioni più direttamente politiche che non esclusivamente tecniche.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carazzoni.



CARAZZONI Nino

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, ci siamo innanzitutto domandati, posti di fronte a questo disegno di legge che prevede l'istituzione di un Consiglio regionale di sanità e di assistenza, se veramente la Regione fosse tenuta a costituire quest'altro organismo di consulenza e di pareri. Ci sembra ormai venuto il momento di chiedere a noi stessi, ma soprattutto di chiedere alla coscienza del governo regionale, se vi sia utilità, anzi, necessità, di tutti questi organismi consultivi spesso pletorici e sempre, come è anche il caso del Consiglio regionale di sanità ed assistenza, che finiscono poi con il ricadere sulle spalle dei contribuenti.
Ebbene, dobbiamo dire che, postaci questa domanda, siamo giunti alla conclusione che la Regione non era per niente tenuta ad ottemperare in forza di legge ad un qualche preciso e vincolante adempimento. Quindi quanto fa, lo fa per un'unilaterale scelta discutibile. E lo dimostriamo: nella normativa della legge 833, istitutiva del Servizio Sanitario Nazionale, non vi è alcuna disposizione che faccia obbligo preciso alle Regioni di costituire un Consiglio regionale di sanità e di assistenza. Si potrebbe - e noi non intendiamo contestarlo - richiamarsi all'art. 11 di detta legge perché, ai commi a), b) e c), viene delegata alle Regioni stesse la previsione e la possibilità di mettere in piedi organismi consultivi. D'altra parte l'assenza di indicazioni contrarie permette di sostenere anche la tesi opposta, quella cioè di una costituzione che sia del tutto gratuita e superflua. Per cui, estremizzando le posizioni, noi potremo arrivare a dire che il Consiglio regionale di sanità ed assistenza è nulla più che una scimmiottatura del Consiglio Nazionale di Sanità previsto dalla legge n. 833.
Questo lo dovevamo dire con chiarezza. Ma, poiché non ci piacciono i ragionamenti accademici, né ci piacciono quelli fatti per assurdo abbandoniamo con tutta tranquillità questa tesi e sposiamo la tesi opposta: ammettiamo, cioè, che il Consiglio regionale di sanità ed assistenza sia indispensabile, utile e, noi vogliamo augurarci, anche efficiente: allora però, dobbiamo fare altre considerazioni sulle quali poi vogliamo incentrare questo nostro intervento con un taglio politico.
Infatti, se vogliamo accettare il principio ispiratore del disegno di legge, ne risulta - e ci preme sottolinearlo subito - che esso appare certo contro la volontà di chi lo ha ispirato, culturalmente inquadrabile in una visione corporativa del modo di fare politica.
Non dubitiamo che questa intenzione fosse estranea alla volontà e ai desideri dell'Assessore Bajardi, comunista che conosciamo e che rispettiamo per la sua dirittura e la sua coerenza; però vogliamo dire che, anche se involontariamente, egli ha tenuto a battesimo una normativa che nella sua impostazione di fondo smentisce e sconfessa clamorosamente il principio partitico per rifarsi invece ad un sistema corporativo che, ci piace ricordarlo, è proprio dell'ideologia e delle tesi del MSI-DN.
Se leggiamo il disposto dell'art. 2, primo comma, del progetto sottoposto al nostro esame, troviamo che "il Consiglio regionale di sanità ed assistenza deve provvedere alla formulazione del piano socio-sanitario triennale ed ai suoi aggiornamenti annuali". Se però prendiamo l'art. 55 della legge 833 troviamo che i piani sanitari triennali debbono invece venire predisposti dalla Giunta regionale.



BONTEMPI Rinaldo

Dice: "sentita la Giunta", ma c'è un organo consultivo.



CARAZZONI Nino

Il testo di legge, in un successivo articolo, riprende la questione e si parla di "predisposizione" di piani. E qui sta il punto: perché troviamo che questo abbandono, questo scarico di competenze passato dall'esecutivo al Consiglio regionale di sanità ed assistenza, sia una confessione di impotenza della Regione, costretta a riconoscere che, per l'amministrazione della sanità, è necessario avvalersi di tecnici qualificati e, quindi, a trasferire dal politico al corporativo il sistema di gestione sanitaria.
Sotto questo profilo il disegno di legge potrebbe andare bene. In effetti, se questa normativa dovesse trovare una corretta applicazione riconosciamo che potrebbe risultare di una qualche non trascurabile positività: dipende soprattutto dai criteri con i quali si vorrà attuare l'art. 3, cioè dalla composizione che si vorrà dare al Consiglio di sanità e di assistenza.
Ecco la domanda: saranno davvero chiamati a farne parte esperti competenti, svincolati da ogni condizionamento partitico? Dalla collega Bergoglio è stata posta la questione della nomina di un terzo dei componenti del Consiglio di sanità ed assistenza che non si capisce bene a quali organizzazioni faranno riferimento. Noi possiamo andare anche oltre. Poiché si dice che "i 12 membri di spettanza del Consiglio regionale di sanità ed assistenza dovranno essere designati dalle organizzazioni sanitarie ed assistenziali più rappresentative", ci chiediamo: queste designazioni risentiranno dei vincoli dei partiti, in quanto gran parte di questi organismi sindacali - è il caso dello SNAM, del CIMO, della ANAO - sono tutti sotto protezione di qualche partito che si richiama o all'area laica, o alle forze di sinistra, o alla DC? Nel primo caso, in quello cioè dell'effettiva inclusione di esperti, potremo avere una normativa anche buona; nel secondo caso, invece, è facile prevedere che avremo dato vita ad un ennesimo baraccone clientelare, che nulla potrà produrre in positivo per l'amministrazione della sanità.
Si tratta allora di vedere in quale modo sarà gestita la legge - e qui permetteteci - poiché a gestirla sarà la Giunta, non ci sentiamo di dare una cambiale fiduciaria in bianco ai suoi esecutori.
Siamo infine decisamente contrari all'art. 11 che prevede la concessione di un'indennità di carica ai membri del Consiglio regionale di sanità ed assistenza.
Se, infatti, si dovesse accettare questo principio, pensiamo che la natura stessa del Consiglio regionale di sanità ed assistenza ne verrebbe snaturata e svilita. Poiché del Consiglio di sanità debbano esserne chiamati a farne parte esperti, professionalmente qualificati e competenti ma che siano anche appassionati ed entusiasti del compito e della missione che sono chiamati a svolgere. Solo così il Consiglio regionale di sanità ed assistenza potrebbe non scadere nelle proprie funzioni, come avverrebbe invece concedendo ai suoi membri un qualsiasi compenso venale, sia pure in minima misura.
Non diciamo, con questo, che ai componenti non debbano andare riconosciuti i rimborsi della spese sostenute per intervenire alle riunioni e la garanzia che abbiano la retribuzione lavorativa, nel caso questo impegno abbia a comportare assenza di lavoro. Siamo contrari invece alla concessione di gettoni o di indennità di presenza.
Per tutti questi motivi, che ci siamo sforzati di porre in luce e che riteniamo essere obiettivamente validi, il nostro voto non potrà essere favorevole a questo disegno di legge.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, ai fini di proseguire nell'intervento del Capogruppo Carazzoni, desidero puntualizzare che non ci sono dubbi che il legislatore nazionale della legge 833 nell'enunciare e fissare la legge quadro ha ripudiato l'istituto del Consiglio regionale sanitario come organo consultivo. Questo risulta di tutta evidenza, sol che si consideri che il primo progetto di legge dell'anno 1974, presentato dall'allora Ministro alla Sanità Colombo, prevedeva come facoltativo il Consiglio regionale sanitario.
Lo prevedeva come obbligatorio il progetto del 1977 presentato dal Ministro della Sanità Dal Falco e lo prevedevano anche i progetti dei Gruppi parlamentari del PSI e del PLI. Nonostante ben quattro progetti lo prevedessero espressamente accanto al Consiglio Sanitario Nazionale, venne ripudiato prima in Commissione e poi in aula, tant'è che non se ne parla nel testo della legge 833.
Se si tiene poi presente che in materia sanitaria di fronte alla legge quadro la Regione è tenuta ad attuare, attraverso numerosi provvedimenti amministrativi e legislativi, i principi della legge quadro e che quindi la Regione è in funzione attuativa in materia di sanità rispetto alla legge quadro, può porsi in fondato dubbio che non possa essere istituito l'istituto, segnatamente sotto il profilo dell'obbligatorietà dei pareri perché sotto il profilo del parere facoltativo può ritenersi principio pressoché pacifico che la Regione possa istituire organi consultivi nelle materie di propria competenza; ma il prevedere l'organo di parere obbligatorio sovraccarica tutte le procedure che sono previste dalla legge quadro come attuazione della medesima da parte delle Regioni e che poi sono enunciate negli undici punti nell'art. 2 del progetto. E' già stata ricordata la formulazione del piano socio-sanitario, la quale formulazione previsione ed entrata in vigore, è dettagliatamente disciplinata dalla legge 833 attraverso il rinvio al procedimento amministrativo, attraverso il richiamo espresso alle necessarie consultazioni con individuazione nel già menzionato art. 11 degli organi che hanno da essere obbligatoriamente sentiti e consultati. Sotto questo profilo penso sussistano dei fondati dubbi sia all'ingresso nella legislazione regionale del Consiglio regionale di sanità ed assistenza per quelle tali ragioni di ripudio di esso da parte della legge quadro e sia sotto l'altro profilo subordinato dell'obbligatorietà di questa serie di pareri, anche se sotto un profilo astratto alla nostra parte politica può apparire un istituto da vedersi con favore, visto che sia pure attraverso la forma consultiva gli esperti, i tecnici, gli operatori e i competenti hanno un qualche ruolo nella formulazione di questa serie di adempimenti legislativi o amministrativi enunciati nell'art. 2.
Abbiamo fondati dubbi che in sede di gestione e di attuazione della legge istitutiva del Consiglio regionale sanitario, non si attui una pura e semplice funzione consultiva da parte degli operatori, dei tecnici e di coloro che sono dotati di professionalità, ma che si attui attraverso di loro una seconda introduzione di soggetti di carattere politico.
Questi sono i fondati dubbi che ci lasciano estremamente perplessi. Ci sono poi le problematiche che riguardano l'articolato, che sono già state accennate anche dalla collega Bergoglio, ma siccome si innestano e si collegano con i ragionamenti che abbiamo finora esposto, interverremo in sede di emendamenti che al riguardo abbiamo presentato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Acotto.



ACOTTO Ezio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, abbiamo letto ed apprezzato l'efficace relazione del Consigliere Vetrino e ne condividiamo i contenuti.
Voglio perciò limitarmi a riassumere l'importanza e la necessità di provvedere alla costituzione dell'organo previsto nel presente disegno di legge, un organo consultivo che abbia in sé la massima qualificazione tecnico-scientifica e, nel contempo, una capacità di reale rapporto con la realtà igienico-sanitaria ed assistenziale della Regione.
Possiamo infatti individuare dal punto di vista dei compiti dell'organismo consultivo una doppia natura che è possibile anche semplificare attraverso alcune sue funzioni: vi è il parere obbligatorio sul piano socio-sanitario della Regione, sullo stato della salute dei cittadini piemontesi, sui criteri di indirizzo per la ricerca finalizzata tutte funzioni che richiedono una massima qualificazione tecnico scientifica.
Nel contempo vi sono anche pareri su regolamenti locali di igiene contratti di concessione di servizi di nettezza urbana, cioè una serie di compiti operativi che assorbono le competenze afferenti i precedenti Consigli provinciali di Sanità che oggi rappresentano un problema aperto a cui riteniamo il presente disegno di legge dia una risposta opportuna.
Per esprimere il nostro giudizio sul disegno di legge in esame dobbiamo domandarci se l'articolato ci consente di avvicinare l'obiettivo che ci eravamo proposti.
Da questo punto di vista riteniamo si debba concentrare l'attenzione su due punti: il primo è quello relativo ai criteri di nomina e di allestimento del Consiglio di sanità ed assistenza e il secondo punto è relativo ai criteri essenziali sul funzionamento dell'organismo che saranno più propriamente normati da un apposito regolamento.
Sul primo punto, relativo ai criteri di nomina, notiamo che si riflettono gli effetti positivi dei primi approdi a cui è giunto il dibattito sul tema delle nomine, tra cui quello di tendere ad elevare la responsabilizzazione delle forze politiche rispetto al momento della scelta.
L'articolato del disegno di legge secondo noi dà a questo riguardo delle risposte soddisfacenti: in primo luogo in ordine alle nomine di diretta competenza del Consiglio regionale, attraverso la predisposizione di alcuni criteri tra i quali quello che ciascuna candidatura è accompagnata da un curriculum da cui derivano i titoli scientifici l'esperienza tecnico-professionale e così via. Per quanto riguarda la seconda componente del Consiglio di sanità, quella di derivazione diretta delle organizzazioni più significative, il criterio dell'individuazione attraverso la segnalazione di una rosa di nomi, ci pare un criterio opportuno. Non siamo d'accordo a limitarci soltanto all'individuazione tra le organizzazioni più rappresentative degli ordini o degli albi professionali, perché pensiamo che, per esempio, organizzazioni come quella dell'AVIS, della Croce Rossa o dell'AIDO, riconosciute come benemerite associazioni, possano trovare una loro opportuna collocazione. Siamo comunque per affrontare questo problema e probabilmente un elenco di queste associazioni ci potrebbe aiutare a rendere più chiaro l'obiettivo che con il presente disegno di legge dobbiamo proporci su questo punto specifico.
Sull'altro aspetto che caratterizza il tema del Consiglio di sanità e di assistenza, quello relativo ai criteri essenziali di funzionamento, ci pare congrua l'articolazione delle cinque sezioni proposte che paiono in grado di porre le basi per soddisfare ad una duplice esigenza: quella di garantire le professionalità indispensabili per un efficace esercizio delle funzioni attribuite al Consiglio medesimo; inoltre l'articolazione consente di dare funzionalità ad un organismo che dobbiamo immaginare lavori nelle sedute plenarie in termini di sintesi dei contributi provenienti dalle cinque sezioni.
In ogni caso, come già ricordavo prima, un apposito regolamento a cui la legge rinvia, ci consentirà di adattare in termini di sperimentazione la stessa legge ai risultati di questa esperienza.
Voglio fare un'ultima considerazione. La buona riuscita dell'operazione di allestimento di un organo così importante è rimessa a questo Consiglio regionale. Si è soliti oggi parlare di sfide, certamente questa è una sfida rispetto al tema delle nomine su cui come Consiglio siamo chiamati a cimentarci.
E' con questa impostazione che ci accingiamo ad esprimere il nostro voto favorevole al presente disegno di legge.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Bajardi.



BAJARDI Sante, Assessore alla sanità

In questo dibattito sono stati sollevati problemi di ordine generale.
Non possiamo sfuggire al problema che esistono ancora sei Consigli Provinciali di Sanità i quali non corrispondono per il loro funzionamento ai bisogni della nuova condizione del sistema riformato, quindi qualche decisione dovevamo pur prendere. La composizione complessiva dei sei Consigli Provinciali è almeno quattro volte superiore numericamente alla composizione complessiva del nostro Consiglio regionale.
Per gli organismi provinciali debbo dire che facciamo un'enorme fatica a creare le condizioni del numero legale affinché possano funzionare. La scelta del Consiglio regionale a lavorare per tutti gli atti con parere obbligatorio non vincolante e derivante da leggi dello Stato alle quali non possiamo porre modificazioni (regolamenti di igiene ed altri), ha suggerito, dopo vari esami, di considerare il lavoro per sezioni, quindi per gruppi di sette persone dotate di capacità tecniche le cui decisioni possano garantire delle risposte tecniche.
Debbo dire, per correttezza di rapporto, che nella recente indagine conoscitiva, che sta svolgendo il Senato, una delle risposte precise emerse è quella di raccogliere l'esperienza di indecisione espressasi nella legge 833, che permette esplicitamente la costituzione di organismi regionali consultivi e l'ipotesi più rilevante, da parte delle forze di governo, è quella di costituirli obbligatoriamente in tutte le Regioni per creare nel Paese un sistema omogeneo, perché il persistere degli organismi provinciali in modo difforme ha creato una situazione anomala nel Paese che deve essere portata a regime. Organismi consultivi ci devono essere ed il livello istituzionale previsto dalla riforma è quello regionale e non ne esistono altri a livello provinciale. Il livello consultivo o è di USSL, o regionale, o nazionale. Si tratta, quindi, di prendere atto di questa situazione.
Noi miriamo alle politiche settoriali e non alla professione di una parte o di tutti quelli che svolgono un'attività, perché se facessimo un esame più ravvicinato ci accorgeremmo che all'interno della sanità operano quasi tutti i profili professionali esistenti nel Paese, con prevalenza di settori medici, ma tutti gli altri profili esistono e particolarmente nella nuova dimensione delle competenze veterinarie ed igienistiche, perch abbiamo ingegneri, architetti ed altri. Ma allora il discorso va troppo sul generale e dobbiamo trovare il coraggio di fare una sintesi.
A questo proposito ci possono essere tante soluzioni: si possono individuare nell'ambito della Commissione Nomine criteri per la scelta, che non possono essere fissati in una legge. Vorrei richiamare alla nostra attenzione il dibattito sul Consiglio Sanitario Nazionale; il Parlamento, a suo tempo, per quanto riguarda il Consiglio Sanitario Nazionale, dopo molto dibattere ha affidato al CNEL il compito di individuare la rappresentanza di quelle quindici persone che a fianco degli Assessori e dei Ministri rappresentano quel complesso di interessi. Da questo punto di vista e vorrei non essere unilaterale, la Confindustria, come tale, fa parte della delegazione nominata dal CNEL. Non c'è assolutamente un'impostazione di questa o di quell'altra categoria professionale nel senso stretto della parola, ma c'è la proposizione di ruoli e di persone che rappresentano l'interesse generale della collettività: non abbiamo bisogno di una persona che tuteli gli interessi, per esempio, degli infermieri, ma abbiamo bisogno di persone che rappresentino gli interessi dei 4 milioni e mezzo di piemontesi. Guai se scendessimo sulla strada di orientamenti che individuino in un profilo professionale, in un collegio, in un ordine, un ruolo di rappresentanza generale, quando questi hanno per legge la rappresentanza di quel gruppo di operatori certamente nell'interesse della collettività.
Credo che in questa direzione si possano ritrovare le soluzioni che risolvono anche i problemi di coscienza, ma non è certamente delegando ad altri il ruolo nella scelta delle persone che li risolviamo.



PRESIDENTE

La discussione generale è così conclusa.
Passiamo pertanto alla votazione del relativo articolato.
Art. 1 (Istituzione) "E' istituito il Consiglio regionale di sanità ed assistenza con funzioni di parere e consulenza nei confronti della Giunta regionale in ordine sia alla determinazione degli aspetti tecnico-scientifici concernenti la politica socio-sanitaria regionale, sia all'elaborazione e verifica a livello tecnico dei provvedimenti concernenti la programmazione socio-sanitaria".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 44 hanno risposto SI 40 Consiglieri si sono astenuti 4 Consiglieri L'art. 1 è approvato.
Art. 2 (Attribuzioni) "Il Consiglio regionale di sanità ed assistenza è sentito obbligatoriamente in ordine: 1) alla formulazione del piano socio-sanitario triennale ed ai suoi aggiornamenti annuali 2) alla stesura del testo finale della relazione annuale sullo stato di salute 3) ai criteri per la ripartizione dei finanziamenti connessi con il piano socio-sanitario, sia per quanto riguarda la spesa corrente, sia per quanto attiene agli investimenti 4) alle convenzioni da stipulare dalla Regione ed aventi oggetto l'igiene, la sanità e l'assistenza sociale 5) alla definizione di schema-tipo di convenzioni adottabili dalle USSL per regolare rapporti in materia di igiene, di sanità e di assistenza sociale 6) ai regolamenti igienici proposti da qualunque ente pubblico con particolare riferimento ai regolamenti locali d'igiene e sanità 7) alla costituzione volontaria o coattiva di consorzi per la provvista di acqua potabile 8) alle autorizzazioni all'apertura e mantenimento in esercizio di case o istituti di cura medico-chirurgica o di assistenza ostetrica, o gabinetti di analisi per il pubblico a scopo di accertamento diagnostico stabilimenti termali, di cure idropiniche, idroterapiche, fisiche di ogni specie, gabinetti medici ed ambulatori in genere ove si applica anche saltuariamente la radioterapia, nonché all'esercizio del trasporto di malati e feriti 9) ai contratti di concessione dei servizi di nettezza urbana 10) alle piante organiche delle farmacie 11) in tutti i casi in cui ne è fatto obbligo per disposizione di legge o di regolamento generale.
Il Consiglio regionale di sanità ed assistenza inoltre: esprime pareri su richiesta della Giunta regionale e dei competenti Assessori in tutti i casi previsti dalla legge propone lo studio di problemi attinenti l'igiene, la sanità e l'assistenza sociale formula proposte di indagini scientifiche, schemi di norme e provvedimenti per la tutela della salute individuale e collettiva e della promozione sociale di singoli, di gruppi e della comunità regionale in generale si pronuncia sulle questioni sottoposte alla sua competenza.
Il Consiglio regionale di sanità ed assistenza propone altresì alla Giunta regionale i criteri di indirizzo per il piano pluriennale di ricerca, anche ai fini della ripartizione dei finanziamenti relativi promuove l'anagrafe delle ricerche del settore biomedico; redige una relazione annuale sullo stato della ricerca finalizzata.
Il Consiglio regionale di sanità ed assistenza, ai fini dello svolgimento della sua attività e qualora la difficoltà delle materie e degli argomenti necessitino di conoscenze specifiche altamente specializzate, può richiedere alla Giunta regionale l'affidamento di incarichi e consulenze, ai sensi della legislazione regionale vigente in materia.
Il Consiglio regionale di sanità ed assistenza si riunisce di norma in assemblea generale ogni due mesi ed ogni volta che l'Ufficio di Presidenza lo ritenga necessario".
Il Consigliere Marchini ha presentato il seguente emendamento: successivamente alla parola "stipulare" sono aggiunte le parole "o rinnovare".
La parola all'Assessore Bajardi.



BAJARDI Sante, Assessore alla sanità

Non so che cosa questo emendamento possa produrre. Quando si fanno arrivare cose di questo genere all'ultimo momento si rischia di buttare tutto all'aria.
Il momento dello stipulare è una cosa certa e che subentra; il meccanismo del rinnovo è totalmente diverso. L'introdurlo non so quali implicanze possa avere.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Gli emendamenti sono stati depositati alla Presidenza alcune settimane or sono. La formulazione è talmente sintetica per cui ho difficoltà a capire se è un problema meramente formale o sostanziale nel senso che la stipulazione è comunque l'atto formale con cui si fa. E' probabile che la stipulazione di una nuova convenzione ed il suo rinnovo, quando non sia un atto automatico, ma discrezionale, sia sostanzialmente un atto di pari significato.
Lascio alla Giunta l'opportunità di valutare se riproporre o meno in proprio questo emendamento perché da parte nostra lo ritiriamo.



BAJARDI Sante, Assessore alla sanità

Se si sostiene che per "stipula" si intende anche il rinnovo non ho nessun imbarazzo a dire che è inutile aggiungerlo.



PRESIDENTE

Tale emendamento è pertanto ritirato.
Vi è un altro emendamento presentato dal Consigliere Majorino: dopo l'espressione "esprime pareri su richiesta della Giunta regionale e dei competenti Assessori in tutti i casi previsti dalla legge" aggiungere: "esprime pareri su richiesta delle USSL nella materia sanitaria ed assistenziale appartenente alla loro competenza".
La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Faccio presente che l'emendamento l'ho presentato circa un mese fa quando per la prima volta il disegno di legge approdò in aula.
L'emendamento si inserisce nella seconda parte dell'articolato, laddove si prevede a titolo di parere facoltativo, che il Consiglio regionale esprima pareri su richiesta della Giunta regionale e dei competenti Assessori in tutti i casi previsti dalla legge; in buona sostanza la Giunta e gli Assessori possono rivolgersi al Consiglio regionale per avere i pareri facoltativi.
Qui si chiede anche che le Unità Socio-Sanitarie Locali possano operare alla stessa maniera perché se viene approvato l'emendamento si pone anche riparo ad una lacuna della legge regionale n. 60 del 22/5/1980 laddove si prevedeva che presso ciascuna USSL sarebbe stato costituito un Comitato di consultazione tecnica. Qui, invece, visto che la volontà della Giunta è quella di approvare questo disegno di legge che prevede un organo a carattere regionale, tanto vale che anche le Unità Socio-Sanitarie Locali se ne possano valere, così si eviterà che presso ogni USSL ci sia un Comitato di consultazione e potrà quella norma cadere in desuetudine.



BAJARDI Sante, Assessore alla sanità

Non avevo colto nell'esposizione la parola "aggiungere". Sono però di opinione diversa in relazione a quello che potrebbe servire questo, in funzione surrogatoria di attività che devono svolgersi nell'USSL. Auspico che quelle strutture ci siano ed è da questo punto di vista una difficoltà oggettiva.
I Comitati non sono sorti non perché non siano necessari, ma per i veti incrociati di tutte le categorie che ne debbono far parte e quindi è un discorso molto più complesso che richiama tutta una serie di altre questioni.



PRESIDENTE

Pongo in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato.
Propongo ancora una correzione formale al punto 4): le parole "alle convenzioni da stipulare dalla Regione ed aventi oggetto" sono sostituite dalle parole: "alle convenzioni che vengono stipulate dalla Regione e che hanno per oggetto".
Il Consiglio concorda in tal senso.
Pongo ora in votazione l'art. 2 nel testo emendato.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 26 Consiglieri si sono astenuti 14 Consiglieri L'art. 2 è approvato.
Art. 3 (Composizione) "Il Consiglio regionale di sanità ed assistenza è composto da 36 esperti eletti dal Consiglio regionale, di cui 12 scelti sulla base di rose di tre nomi indicate dalle organizzazioni più rappresentative sanitarie ed assistenziali. L'elezione avviene attraverso due votazioni separate entrambe con voto limitato ai 2/3.
La presentazione della candidatura di ogni esperto deve indicare la materia di specifica competenza ed essere accompagnata da un curriculum dal quale risulti che il candidato abbia particolare esperienza, per accertati titoli scientifici, o professionali, per funzioni tecniche assolte in materia di igiene e sanità o di assistenza sociale nell'ambito della programmazione, dell'organizzazione, dell'economia, della formazione professionale, dell'amministrazione, dell'edilizia e del diritto.
Sono incompatibili con la nomina a membro del Consiglio regionale di sanità ed assistenza i membri del Parlamento e del Consiglio regionale e dei Comitati di gestione delle USSL. Ai lavori del Consiglio regionale di sanità ed assistenza possono partecipare gli Assessori interessati. In caso di dimissioni, morte o sopravvenute incompatibilità di uno dei componenti il Consiglio regionale di sanità ed assistenza, il Consiglio regionale provvede alla sostituzione entro il termine di 60 giorni dalla data dell'evento, con le stesse modalità procedurali previste dai commi precedenti".
Sono stati presentati i seguenti emendamenti: 1) dal Gruppo DC: al primo comma sostituire le parole "dalle organizzazioni più rappresentative sanitarie" con: "dagli ordini e collegi professionali sanitari".
2) Dal Consigliere Bontempi: alla seconda riga del primo comma sostituire "12" con "10"; alla quarta riga aggiungere: "la cui individuazione è compiuta, entro 15 giorni dall'entrata in vigore della presente legge, dalla Commissione Nomine del Consiglio regionale, uno designato dall'Università ed uno dal Politecnico".
3) Dal Consigliere Majorino: il primo comma è così sostituito: "Il Consiglio regionale di sanità ed assistenza è composto da 36 membri che siano esperti nella materia, e che sono eletti dal Consiglio regionale con voto limitato a 2/3".
4) Dal Consigliere Marchini: al primo comma, dopo le parole "sanitarie ed assistenziali" si inserisce: "e 4 nominati rispettivamente dalle Facoltà di Medicina e Chirurgia, Medicina Veterinaria, Scienze M.F.N., Farmacia dell'Università di Torino ed uno dal Politecnico di Torino".
La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Ho ascoltato con attenzione le osservazioni fatte dal Gruppo democristiano relative all'attuale limite illimitato e questo mi ha riportato al dibattito che abbiamo svolto in I Commissione sui meccanismi di elezione.
Considero tendenzialmente preferibile la prima formulazione della legge proprio per le motivazioni addotte dall'Assessore Bajardi: rappresentanza generale non di interessi specifici, non di parte solamente, ma era, mi pare, la formulazione dei 36 scelti in tutto e per tutto dal Consiglio regionale. La modificazione venne introdotta in Commissione per effetto di richieste che ci pervennero dall'ordine dei Medici di prevedere in legge che ci fosse l'ordine stesso, aprendo la questione sulla rappresentanza degli interessi e sulle loro organizzazioni e come armonizzarle con la questione della rappresentanza generale.
Accolgo l'obiezione dell'eccessiva indeterminatezza delle più rappresentative. Ci sono due strade per uscirne: una è quella che propone l'emendamento del Consigliere Majorino, che ripristina l'antico testo della legge: 36 scelti dal Consiglio regionale, dialogando con le parti rappresentative della società e quindi le associazioni. Oppure, se così non è, proporrei un emendamento (subordinato al fatto che ci esprimiamo sull'emendamento del Consigliere Majorino che mi trova d'accordo per la ragione di rappresentanza generale) che è quello che l'individuazione delle associazioni più rappresentative è compiuta entro 60 giorni dall'entrata in vigore della legge, dalla Commissione Nomine del Consiglio regionale.
Questo sarebbe un modo per non lasciare all'indeterminatezza, ma affidare con una sufficiente certezza l'individuazione ad un organismo del Consiglio di quelle che sono le organizzazioni più rappresentative.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Tornare al testo originario in forza del quale è il Consiglio regionale a provvedere, non lascia nell'indeterminatezza i criteri di scelta, n preclude la possibilità o la necessità o l'opportunità di tenere presenti le segnalazioni degli ordini professionali.
Al secondo comma si precisano in maniera chiara i requisiti, cioè che il candidato deve avere particolare esperienza per accertati titoli scientifici o professionali per funzione tecnica assolta in materia di igiene e sanità. Se poi si lega ancora questo secondo comma che ho riassunto e sintetizzato alla deliberazione approvata all'unanimità circa tre mesi fa, in materia di nomine, laddove si prevede che tutti i Gruppi possono proporre alla Commissione Nomine loro candidati, che la proposta deve essere fatta attraverso un dettagliato curriculum vitae del candidato e laddove si richiama l'esperienza positiva delle nomine dei Revisori dei Conti delle USSL. le quali vennero effettuate attraverso le richieste di designazione degli organi professionali, si viene incontro alla giusta esigenza delle sollecitazioni degli ordini professionali. Il secondo comma fissa in maniera chiara ed inequivoca quelli che saranno i criteri che dovrà seguire la Commissione Nomine ed il Consiglio, cioè gli accertati titoli scientifici e professionali: c'è poi il criterio interpretativo della Commissione Nomine, approvata all'unanimità in questa sede.
Direi che l'emendamento può essere mantenuto attraverso questi chiarimenti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bergoglio.



BERGOGLIO Emilia

Vorrei capire il senso di questi emendamenti perché bisogna partire dal presupposto che il testo che andiamo ad approvare si intitola: "Costituzione del Consiglio regionale di sanità ed assistenza" che è un organismo tecnico, mentre la rappresentanza degli interessi generali dei cittadini dovrebbe essere interpretata a livello politico dal Consiglio regionale o dalla Giunta o, comunque, dalle rappresentanze politiche.
Se è vero che è un organismo tecnico, così come per altri organismi tecnici in altre materie, non nominiamo un medico per i piani regolatori ma nominiamo ingegneri, architetti o geometri; nel settore della sanità ed assistenza dovremo nominare degli esperti del settore, non dico medici esclusivamente, ma rappresentanti del settore sanitario, in particolare per quanto si riferisce alle nomine non direttamente emanate dal Consiglio in quanto tale. L'emendamento introdotto in Commissione era volto a creare due tipi di rappresentanti: uno di diretta scelta del Consiglio regionale a suo totale ed esclusivo giudizio con una serie di caratteristiche definite nella seconda parte dell'art. 3 ed un'altra parte segnalata da enti esterni al Consiglio regionale, al fine di individuare un riferimento tecnico professionale esterno al Consiglio.
La proposta illustrata dal Consigliere Bontempi riporta alla genericità precedentemente inserita nell'art. 3 che ha dato luogo ad una serie di ripensamenti in sede di Commissione.
Questo modo di procedere a mio avviso vanifica il tentativo di selezione tecnica che avevamo cercato di fare.
Bisogna stare un momento attenti alla genericità che rischia di far diventare non tecnico ciò che tecnico deve essere, tenendo conto che una serie di figure possono essere inserite comunque mediante nomina diretta del Consiglio regionale. Abbiamo 24 membri di nomina diretta del Consiglio regionale in cui possiamo anche inserire figure professionali diverse da quelle strettamente sanitarie ed assistenziali recuperando quell'equilibrio che potrebbe essere utile all'interno di un organismo tecnico. Si erano voluti individuare 12 membri su designazione di enti od associazioni esterne proprio per caratterizzare una responsabilità degli organismi non un diritto a rappresentare interessi generali.
L'interpretazione data dall'Assessore Bajardi mi lascia perplessa perché non si tratta tanto di rappresentare interessi generali assegnandoli ad alcune categorie professionali, perché gli interessi generali dovremmo rappresentarli noi, invece per quelle categorie professionali bisognerebbe attribuire anche, a mio giudizio, la responsabilità tecnica delle scelte che fanno, perché è troppo facile criticare dall'esterno quello che si fa mentre è difficile essere coinvolti in responsabilità dirette.
Se l'organismo è tecnico l'articolo ha senso, se vogliamo invece dare una caratterizzazione di rappresentanza generale creiamo un doppione di organismi politici.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Chiedo alla Presidenza di portare a conoscenza dei colleghi che sullo stesso comma dell'art. 3 è presentato un emendamento da parte del nostro Gruppo onde evitare che la Giunta si pronunci in ordine agli emendamenti proposti senza considerare il tipo di contributo che intenderemmo dare.
Il nostro emendamento prevede che oltre ai 12 membri dei quali stiamo discorrendo, vengano indicati quattro in rappresentanza dell'Università e del Politecnico. Siccome siamo in una fase di sforzo per giungere ad una conclusione, probabilmente l'emendamento da noi prospettato potrebbe essere ridotto a due rappresentanti dell'Università e del Politecnico in aggiunta ai 12 membri riducendo, se il caso, i 12 a 10.
L'illustrazione delle ragioni che ci inducono alla proposta dell'emendamento, è la lettura dell'art. 2. Ci sembra non opportuno che l'Università che deve formare il personale sanitario e tecnico qualificato sia costantemente tenuta fuori dalle sedi in cui si valuta, si suggerisce e soprattutto si prende conoscenza dei processi decisionali della Regione in materia sanitaria.
Mi sembra difficile immaginare una programmazione in materia di scolarità e di ricerca in materia sanitaria, senza che almeno un rappresentante dell'Università ed un membro del Politecnico siano presenti in questo organismo.
Il nostro emendamento deve considerarsi mantenuto, ma ridotto nelle sue richieste ad una presenza formale di un rappresentante per ognuno dei due Atenei, da inserire nelle modalità (se l'Assessorato e la maggioranza non fossero preliminarmente contrari) e nei termini in cui si riterrà opportuno dopo che si sarà quagliata questa materia abbastanza complessa che abbiamo all'esame.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vetrino.



VETRINO Bianca

La lettura più approfondita del secondo comma dell'art. 3 dovrebbe garantire al Consiglio regionale che le persone segnalate ed elette dovrebbero rispondere alle specializzazioni di carattere tecnico tale da costituire un organo scientifico e tecnico come penso debba essere il Consiglio regionale di sanità ed assistenza.
Credo che la specificazione in questo sottotitolo rispondesse ad una garanzia di competenza tecnica. Non credo che le segnalazioni delle organizzazioni assistenziali e sanitarie non rispondano ad esigenze di corporazione, ma tendano a portare una competenza assolutamente specifica perché sono le organizzazioni rappresentative. Quando abbiamo voluto nominare i Revisori dei Conti ci siamo rivolti agli ordini dei Revisori dei Conti e dei Ragionieri e dei Commercialisti perché ci segnalassero le persone che ci potevano garantire la professionalità, la competenza e la tecnicità.
Credo possa essere mantenuta questa organizzazione più rappresentativa sanitaria ed assistenziale, mentre sono d'accordo con la proposta che faceva Bontempi di rimandare la scelta, la decisione di queste organizzazioni alla Commissione Nomine che peraltro è già un suo compito.
Mi sembra che in questo modo venga anche riconosciuta alla Commissione Nomine una sua specificità, anzi, può essere valorizzata attraverso la precisazione nell'ambito del primo comma dell'art. 3 e che le organizzazioni saranno decise dalla Commissione Nomine entro 60 giorni secondo l'emendamento del Consigliere Bontempi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Tenuto conto del dibattito che ho rilanciato si potrebbe fare una proposta sulla possibilità di quagliare una soluzione tenendo conto anche dell'emendamento del Consigliere Marchini, cioè del recepimento di due istituzioni, che sono l'Università ed il Politecnico in quanto tali: "di cui 10 scelti sulla base della rosa dei tre nomi indicati dalle organizzazioni più rappresentative sanitarie ed assistenziali l'individuazione delle quali è compiuta entro 45 giorni dall'entrata in vigore della legge dalla Commissione Nomine del Consiglio regionale e di un rappresentante del Politecnico".



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, pongo in votazione tali emendamenti.
Chi è favorevole all'emendamento n. 1) del Gruppo DC è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 21 voti contrari, 15 favorevoli e 2 astensioni.
L'emendamento n. 3) viene ritirato dal proponente, Consigliere Majorino.
L'emendamento n. 4) viene ritirato dal proponente, Consigliere Marchini.
Chi è favorevole all'emendamento n. 2) del Consigliere Bontempi è pregato di alzare la mano.
E' approvato.
Il Consigliere Majorino presenta ancora un ultimo emendamento: il secondo comma è così sostituito: "Gli esperti di cui al primo comma devono risultare di specifica competenza e di particolare esperienza nella materia socio-sanitaria: per i titoli scientifici, accademici o professionali conseguiti, per le funzioni tecniche assolte in materia di igiene e sanità o di assistenza sociale nell'ambito della programmazione, dell'organizzazione, dell'economia, della formazione professionale, dell'amministrazione, dell'edilizia e del diritto".
La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

L'emendamento recepisce la sostanza del secondo comma così come proposto perché tende a precisare e ad indicare i requisiti che devono avere i componenti del Consiglio regionale sanitario. Lo emenda solo nella forma perché mi pare sia un non senso indicare nella legge la presentazione della candidatura che richiama un procedimento elettorale.
Questa presentazione della candidatura e curriculum vitae del candidato sono adempimenti che avvengono all'interno della Commissione Nomine e che sono espressamente richiamati in quella deliberazione di cui ho parlato e che venne approvata all'unanimità. Non mi pare che siano concetti tali da assumere dignità da dover essere contenuti in una legge.
Nel resto la sostanza è perfettamente identica a quella dell'originario secondo comma; tende soltanto a precisarlo.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Bajardi.



BAJARDI Sante, Assessore alla sanità

Nella discussione si era ritenuto utile ed emblematico introdurre il concetto di curriculum, nel senso che si devono dimostrare i requisiti. Il fatto che la presentazione non si accompagna a questo, ma sia un discorso che può anche essere di tipo abbastanza generale, mi pare riduca un po'. In sede di I Commissione il curriculum si era ridotto. L'importante è che sia presentabile.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Chiedo al Consigliere Majorino di considerare la questione sotto il profilo squisitamente della novità politica introdotta nella legge, perch sul piano sistematico credo abbia ragione, tant'è vero che nel momento in cui formeremo le nomine proprio questi punti generali verranno normati.
Visto che non c'è contraddizione né fra quello che abbiamo votato né su quello che voteremo, ritengo che un'anticipazione su questa legge vada bene.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Vorrei solo precisare che sta bene mantenere il curriculum, ma la presentazione delle candidature mi sembra una stonatura nel contesto di una legge perché richiama un procedimento quasi elettorale che non c'è.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Su leggi di questa natura sarà bene cominciare la discussione al mattino, ma mi pare di ricordare che in V ed in I Commissione abbiamo fatto una lunga discussione: il curriculum oltre che essere l'immagine è anche un qualche cosa che deve esistere a priori per calibrare opportunamente le nomine.
Questa non è un'elencazione di requisiti, ma di obiettivi: la dimostrazione a priori che il candidato ha queste caratteristiche è essenziale alla Commissione Nomine per sottoporre al Consiglio lo scenario nell'ambito del quale il Consiglio è sovrano di votare. Il curriculum è l'immagine ma, secondo me, ci vuole anche la preventiva indicazione del curriculum: non è un fatto successivo, non è una condizione di eleggibilità, è un requisito che dobbiamo verificare non tanto sulla persona, ma per la copertura delle aree interessate dal Consiglio, quindi deve essere preventivamente presente all'esame del Consiglio e della Commissione Nomine.



BAJARDI Sante, Assessore alla sanità

La presentazione della candidatura era pertinente.



MARCHINI Sergio

Visto che abbiamo introdotto la Commissione Nomine possiamo dire che: "La Commissione Nomine verificherà la specifica indicazione della materia di specifica competenza", cioè lasciamo che la Commissione Nomine possa richiederla prima di prendere in esame le candidature. Capisco che la candidatura in una legge è un fatto molto improprio, ma la Commissione Nomine verificherà preventivamente.
Mi pare si debba arrivare ad un meccanismo per cui il Consiglio sia libero di votare tra le persone, ma non sia più libero di votare tra le aree. Questo è l'obiettivo che si pone la legge.
P RESIDENTE L'originaria formulazione è quella che in questa fase ci garantisce di più la copertura delle aree, anche se può sembrare un livello regolamentare piuttosto che di norma di legge.
L'emendamento presentato dal Consigliere Majorino si intende ritirato.
Pongo in votazione l'art. 3 nel testo emendato.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 24 Consiglieri si sono astenuti 17 Consiglieri L'art. 3 è approvato.
Art. 4 (Nomina) "Il Consiglio regionale di sanità ed assistenza è nominato con decreto del Presidente della Giunta regionale per la durata di un quinquennio coincidente con la legislatura regionale.
La nomina del Consiglio regionale di sanità ed assistenza deve avvenire entro sei mesi dal rinnovo del Consiglio regionale.
Il provvedimento del Presidente della Giunta regionale relativo alla nomina deve essere corredato, per ciascun componente, della specificazione della materia di competenza, ai sensi del terzo comma dell'art. 3 della presente legge".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 24 Consiglieri si sono astenuti 17 Consiglieri L'art. 4 è approvato.
Art. 5 (Articolazione in sezioni) "Il Consiglio regionale di sanità ed assistenza esercita le proprie funzioni in assemblea plenaria, ovvero a mezzo di una o più delle cinque sezioni nelle quali si articola: sezione 1^ - problemi dell'igiene e sanità pubblica e della medicina veterinaria sezione 2^ - problemi dell'assistenza sociale, dell'assistenza sanitaria di base e delle attività integrative sezione 3^ - problemi della formazione, informazione, educazione e ricerca in materia di sanità ed assistenza sezione 4^ - problemi finanziari patrimoniali ed infrastrutturali concernenti la sanità ed assistenza sezione 5^ - pareri su regolamenti igienici proposti da qualunque ente pubblico, con particolare riferimento ai regolamenti locali di igiene e sanità, nonché pareri su aspetti igienici dei progetti di opere per la provvista di acqua potabile.
Il Presidente del Consiglio regionale di sanità ed assistenza assegna i membri del Consiglio alle singole sezioni in base al criterio della competenza e preparazione tecnico-scientifica ed a quello della garanzia della presenza in ogni sezione di esperti delle materie atti ad assicurare il buon svolgimento della funzione stessa e provvede a designare, fra i componenti di ciascuna sezione, il Presidente.
La designazione dei Presidenti di sezione è soggetta a rinnovazione a cadenza annuale secondo il principio della rotazione tra i componenti della sezione stessa".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 24 Consiglieri si sono astenuti 17 Consiglieri L'art. 5 è approvato.
Art. 6 (Presidente ed Ufficio di Presidenza) "Il Presidente del Consiglio regionale di sanità ed assistenza è eletto dal Consiglio stesso, tra i suoi membri, a scrutinio segreto, a maggioranza assoluta dei componenti, o in secondo scrutinio a maggioranza semplice.
In caso di impedimento, morte, o dimissioni del Presidente del Consiglio regionale di sanità ed assistenza, le relative funzioni sono svolte dal membro più anziano dell'Ufficio di Presidenza.
Il Presidente provvede a convocare l'assemblea generale del Consiglio.
Le riunioni delle sezioni sono convocate dai rispettivi Presidenti.
In caso di impedimento di questi ultimi, alla convocazione delle riunioni delle sezioni provvede il Presidente del Consiglio regionale di sanità ed assistenza.
Le riunioni di sezioni riunite sono presiedute dal Presidente del Consiglio regionale di sanità ed assistenza.
L'Ufficio di Presidenza è costituito dal Presidente del Consiglio regionale di sanità ed assistenza e dai Presidenti di sezione.
L'Ufficio di Presidenza provvede a: a) assegnare gli atti alle diverse sezioni stabilendo se la trattazione debba avvenire da parte di una singola sezione, o da più sezioni riunite, o dall'assemblea generale; designare uno o più relatori sui singoli atti da trattare nell'assemblea generale o in sedute a sezioni riunite; predisporre il calendario delle riunioni b) predisporre il piano di lavoro annuale del Consiglio c) invitare a partecipare all'assemblea generale od alle riunioni di sezione, per l'esame di determinati affari, esperti in materie attinenti agli specifici problemi.
I funzionari responsabili dei servizi regionali, che istruiscono atti da sottoporre a parere del Consiglio regionale di sanità ed assistenza hanno diritto di partecipare alle sedute nelle quali gli atti suddetti vengono esaminati.
I pareri relativi alla formazione ed all'attuazione del piano socio sanitario regionale sono di competenza dell'assemblea plenaria.
I pareri relativi a provvedimenti autorizzativi sono di competenza delle diverse sezioni, a seconda delle materie.
I pareri della sezione V devono essere espressi nei tempi previsti per l'acquisizione dei rispettivi pareri del CUR o del CROP.
In caso di mancata espressione del richiesto parere da parte della sezione V nei tempi sopra previsti, il parere si considera favorevole.
Le riunioni dell'assemblea plenaria, di sezioni riunite, o di sezioni singole sono valide con la presenza della metà più uno dei componenti e le deliberazioni vengono assunte a maggioranza dei votanti e, in caso di parità, decide il voto del Presidente".
Il Consigliere Marchini ha presentato i seguenti emendamenti: 1) al secondo comma, di seguito alla parola "anziano" sono aggiunte le parole: "di età" 2) in coda al quarto comma sono aggiunte le parole "o in sua vece dal membro più anziano di età dell'Ufficio di Presidenza".
Chi è favorevole all'emendamento n. 1) è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 41 Consiglieri presenti in aula.
Chi è favorevole all'emendamento n. 2) è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 41 Consiglieri presenti in aula.
Pongo in votazione l'art. 6 nel testo emendato.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 24 Consiglieri si sono astenuti 17 Consiglieri L'art. 6 è approvato.
Art. 7 (Segreteria) "La Segreteria del Consiglio regionale di sanità ed assistenza è assicurata da un apposito servizio dell'Assessorato regionale, che viene istituito ad integrazione dell'allegato 3 della legge regionale 17/12/1979 n. 74.
Tale servizio - denominato Segreteria del Consiglio regionale di sanità ed assistenza - provvede: a) a fornire i supporti operativi e tecnici per il funzionamento del Consiglio stesso b) a verbalizzare le sedute dell'Ufficio di Presidenza, dell'assemblea generale, delle sezioni riunite e delle singole sezioni c) a mantenere i rapporti con i servizi della Giunta regionale e del Consiglio regionale".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 24 Consiglieri si sono astenuti 17 Consiglieri L'art. 7 è approvato.
Art. 8 (Trasferimenti) "Le competenze che dalla legislazione in vigore sono attribuite ai Consigli Provinciali di Sanità sono trasferite al Consiglio regionale di sanità ed assistenza.
Le competenze già attribuite dalla legislazione sanitaria al Comitato consultivo, costituito ai fini del coordinamento dell'attività degli enti mutualistici dei lavoratori autonomi e dipendenti per la programmazione regionale con l'attività degli enti ospedalieri, sono trasferite al Consiglio regionale di sanità ed assistenza".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 24 Consiglieri si sono astenuti 17 Consiglieri L'art. 8 è approvato.
Art. 9 (Riserva di proprietà intellettuale) "Gli studi, i pareri, gli elaborati tecnici prodotti dai membri del Consiglio regionale di sanità ed assistenza, nell'esercizio del loro mandato, restano acquisiti ad ogni effetto all'Amministrazione regionale".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 24 Consiglieri si sono astenuti 17 Consiglieri L'art. 9 è approvato.
Art. 10 (Regolamenti) "Il Consiglio regionale di sanità ed assistenza, entro 60 giorni dalla prima istituzione, provvede ad emanare il regolamento per il suo funzionamento".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 24 Consiglieri si sono astenuti 17 Consiglieri L'art. 10 è approvato.
Art. 11 (Indennità) "Competono ai membri del Consiglio regionale di sanità ed assistenza le indennità previste dalla legge regionale 2/7/1976, n. 33".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 24 Consiglieri si sono astenuti 17 Consiglieri L'art. 11 è approvato.
Art. 12 (Disposizioni transitorie) "Alla prima costituzione del Consiglio regionale di sanità ed assistenza si deve provvedere entro 90 giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge.
In sede di prima costituzione e limitatamente al 1984 il Consiglio regionale di sanità ed assistenza è presieduto dall'Assessore regionale alla sanità ed assistenza".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 24 Consiglieri si sono astenuti 17 Consiglieri L'art. 12 è approvato.
Pongo ora in votazione l'intero testo della legge.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 24 Consiglieri si sono astenuti 17 Consiglieri L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Viabilità

Esame deliberazione Giunta regionale n. 58-31492: "D.G.R. 9/11/1982 n. 30/20585: ' Approvazione della rete viaria di grande comunicazione dello Stato, compresa nei confini della Regione, classificata ai sensi dell'art. 1 lettera a-b-c della citata legge'" (rinvio)


PRESIDENTE

Passiamo al punto sesto all'ordine del giorno che prevede l'esame della deliberazione della Giunta regionale n. 58-31492: "D.G.R. 9/11/1982 n.
30/20585: 'Approvazione della rete viaria di grande comunicazione dello Stato, compresa nei confini della Regione, classificata ai sensi dell'art.
1 lettera a-b-c della citata legge' ".
Il provvedimento è stato licenziato a maggioranza dalla II Commissione.
La parola al Consigliere Biazzi.



BIAZZI Guido

La Commissione ha licenziato il provvedimento all'unanimità, non vedo perché non possiamo approvarlo.
La relazione scritta non c'è in quanto si tratta di un adeguamento alla deliberazione che il Consiglio ha già approvato e che riguardava la grande viabilità ed il piano decennale della grande viabilità in Piemonte.
Ripeto che questo non è altro che un adeguamento alla deliberazione citata.
I Gruppi possono decidere diversamente e chiedere un rinvio; il rischio è di approvare le proposte quando il Governo avrà già deciso.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

Questo argomento è stato seguito dal collega Genovese, ora assente chiedo pertanto che la discussione venga rinviata alla prossima seduta.



CERUTTI Giuseppe, Assessore ai trasporti

Esiste però il pericolo che quando ratificheremo la deliberazione ci sarà già il Decreto ministeriale.



PRESIDENTE

D'accordo. Il punto sesto all'ordine del giorno sarà rinviata alla seduta del 21 marzo 1984.


Argomento: USSL: Statuti

Esame deliberazione relativa a: "Approvazione dello Statuto dell'Unità Socio-Sanitaria Locale n. 28, con sede a Settimo Torinese" e votazione del relativo ordine del giorno


PRESIDENTE

Il punto settimo all'ordine del giorno prevede l'esame della deliberazione relativa a: "Approvazione dello Statuto dell'Unità Socio Sanitaria Locale n. 28, con sede a Settimo Torinese".
Non essendovi interventi, pongo in votazione tale deliberazione. Ve ne do lettura: "Il Consiglio regionale visto il D.P.R. 24/7/1977, n. 616 vista la legge 23/12/1978, n. 833 visti gli arti. 4 e 5 della legge regionale 211111980, n. 3 visto l'art. 8 della legge regionale 23/8/1982, n. 20 visti gli atti deliberativi dei comuni appartenenti all'Unità Socio Sanitaria Locale n. 28 con sede in Settimo Torinese sentito il parere favorevole espresso dalla I e dalla V Commissione consiliare permanente delibera di esprimere parere favorevole in ordine allo Statuto approvato dai Comuni appartenenti all'Associazione dei Comuni costituenti l'Unità Socio Sanitaria Locale n. 28 con sede in Settimo Torinese, quale risulta dall'allegato A e dalle modifiche contenute nell'allegato B che i comuni costituenti l'Associazione dovranno adottare e che formano parte integrante dello Statuto stesso e della presente deliberazione.
La presente deliberazione sarà pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione ai sensi dell'art. 65 dello Statuto".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 41 Consiglieri presenti in aula.
Pongo inoltre in votazione il seguente ordine del giorno allegato alla sopracitata deliberazione. Ve ne do lettura: "Il Consiglio regionale del Piemonte nell'approvare lo Statuto proposto dall'Associazione dei Comuni costituenti l'Unità Socio-Sanitaria Locale n. 28 con sede in Settimo Torinese prende atto della richiesta del Comune di Lombardore di inserire nello Statuto la seguente formulazione: 'Si dà e prende atto che i servizi socio sanitari ed assistenziali alla popolazione di Lombardore sono e saranno erogati dall'USSL 38 in forza della convenzione stipulata fra le USSL 28 e 38. Parimenti le parti si danno e prendono atto che in sede della nuova zonizzazione il Comune di Lombardore sarà inserito nell'USSL n. 38' ritiene che la formulazione proposta non possa costituire materia di norma statutaria, in quanto l'erogazione dei servizi costituisce oggetto di autonoma regolamentazione tramite apposita convenzione, mentre la variazione dell'inserimento del Comune di Lombardore dall'USSL n. 28 all'USSL n. 38 dovrebbe essere approvata secondo la procedura prevista dalle leggi vigenti esprime l'intenzione di esaminare la richiesta avanzata dal Comune di Lombardore nel momento in cui si procederà alla modifica dell'attuale zonizzazione delle Unità Socio-Sanitarie Locali".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato all'unanimità dei 41 Consiglieri presenti in aula.


Argomento:

Nomine


PRESIDENTE

In merito al punto nono all'ordine del giorno vengono effettuate le seguenti "Nomine".


Argomento: Nomine

Consiglio scolastico provinciale per la Provincia di Novara: nomina di un rappresentante.


PRESIDENTE

Si distribuiscano le schede per la votazione.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 38 ha riportato voti: GIUSTINA Carlo n. 20 schede bianche n. 18 Proclamo eletto il signor Carlo Giustina.


Argomento: Nomine

Consiglio scolastico provinciale per la Provincia di Alessandria: sostituzione di Roberto Livraghi, dimissionario.


PRESIDENTE

Si distribuiscano le schede per la votazione.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 38 ha riportato voti:



ZOTTA Maria Erminia

in CAVALLERA n. 24 schede bianche n. 14 Proclamo eletta la signora Zotta Maria Erminia in Cavallera.


Argomento: Nomine

Consiglio di amministrazione dell'Ente Museo Etnografia per arti e culture extraeuropee: nomina di tre rappresentanti.


PRESIDENTE

Si distribuiscano le schede per la votazione.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 38 hanno riportato voti: MOROSINI Giuseppe n. 32 GASPARETTO Francesco n. 31 RONCHETTI Olga n. 33 schede bianche n. 2 Li proclamo eletti.


Argomento: Nomine

Collegio dei Revisori dei Conti dell'Ente Etnografia per arti e culture extraeuropee: nomina di tre membri effettivi ed uno supplente.


PRESIDENTE

Si distribuiscano le schede per la votazione.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 38 hanno riportato voti: Membri effettivi: ANSELMETTI Elio n. 34 FOGLIANO Vittorio n. 33 FERRARO Carlo n. 33 SPOLA Quinto n. 2 Membro supplente: SPOLA Quinto n. 32 schede bianche n. 3 Li proclamo eletti.


Argomento: Nomine

Collegio dei Revisori dei Conti dell'Istituto regionale di ricerca sperimentazione ed aggiornamento educativi: nomina di un rappresentante.


PRESIDENTE

Si distribuiscano le schede per la votazione.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 38 ha riportato voti: BORLA Mauro n. 29 schede bianche n. 9 Proclamo eletto il signor Mauro Boria.


Argomento: Nomine

Collegio sindacale della Promark: sostituzione Sindaco supplente Mauro Ermanno.


PRESIDENTE

Si distribuiscano le schede per la votazione.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 38 hanno riportato voti: DALZOTTO Armando n. 24 VERA n. 1 schede bianche n. 13 Proclamo eletto il signor Armando Dalzotto.


Argomento: Nomine

Consiglio di amministrazione dell'IPLA: sostituzione di Franco Ripa dimissionario.


PRESIDENTE

Si distribuiscano le schede per la votazione.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 38 hanno riportato voti: SIRONI Giancarlo n. 25 PIOPPO n. 1 schede bianche n. 12 Proclamo eletto il signor Giancarlo Sironi.


Argomento: Nomine

Consiglio di amministrazione dell'ESAP: sostituzione di Luigi Giordano dimissionario.


PRESIDENTE

Si distribuiscano le schede per la votazione.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 38 hanno riportato voti: NOCE Franco n. 24 REVELLI n. 1 GRANOTURCO n. 1 schede bianche n. 12 Proclamo eletto il signor Franco Noce.


Argomento: Nomine

Sezione decentrata CO.RE.CO, di Asti: sostituzione membro supplente dimissionario Pier Lauro Cha.


PRESIDENTE

Si distribuiscano le schede per la votazione.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 38 ha riportato voti: LOMBARDI Sergio n. 23 schede bianche n. 15 Proclamo eletto il signor Sergio Lombardi.
Le nomine sono così terminate.


Argomento: Personale del servizio sanitario

Esame deliberazione Giunta regionale n. 34.32614: "Autorizzazione alle Unità Socio-Sanitarie Locali di assumere in deroga al blocco delle assunzioni - art. 19, legge 27/12/1983, n. 730"


PRESIDENTE

Propongo, infine, di iscrivere all'ordine del giorno l'esame della deliberazione della Giunta regionale n. 34-32614: "Autorizzazione alle Unità Socio-Sanitarie Locali di assumere in deroga al blocco delle assunzioni - art. 19, legge 27/12/1983, n. 730".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio approva all'unanimità dei 41 Consiglieri presenti in aula.
Pongo pertanto in votazione tale deliberazione.
Ve ne do lettura: "Il Consiglio regionale visto l'art. 19 della legge 27/12/1983, n. 730; visto l'atto di indirizzo e di coordinamento emanato con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 20/10/1983 vista la deliberazione della Giunta regionale n. 34-32614 del 6/3/1984 sentito il parere espresso dalla V Commissione permanente delibera di definire, ai sensi del quarto comma, art. 19 della legge 730/83, i criteri a cui le USSL dovranno attenersi per l'assunzione di personale, per cui potranno procedere alle assunzioni senza ulteriore autorizzazione regionale a condizione che sussistano congiuntamente i seguenti inderogabili requisiti: a) esistenza di posto vacante in pianta organica b) coerenza della figura professionale richiesta con la normativa legislativa vigente c) necessità della figura professionale e sua coerenza con gli obiettivi fissati dalla legge di piano regionale e dal piano di attività e spesa ove approvato d) esistenza della disponibilità e della copertura finanziaria per il posto da ricoprire e) necessità che le deliberazioni diano atto formalmente che l'USSL non richiederà per i posti da ricoprire stanziamenti aggiuntivi alle quote di riparto assegnate all'USSL stessa, essendo in grado di farvi fronte con le risorse attribuite f) la definizione delle priorità nelle assunzioni previste per l'anno in corso, nel quadro dei criteri fissati dai punti precedenti e dalla deliberazione di Consiglio regionale n. 211 del 27/10/1983, sarà fatta dal Comitato di gestione, sentite le organizzazioni sindacali di ribadire inoltre la validità per il 1984 delle deroghe concesse con deliberazione n. 142-29710 del 15/11/1983 e per le quali al 31/12/1983 non sia avvenuta materialmente la presa di servizio, ma a condizione che sia stata almeno avviata, se non espletata, regolare procedura per il conferimento dell'incarico, fatte comunque salve le indicazioni definite al comma precedente di ribadire la facoltà per le USSL. nei casi di riconosciuta necessità funzionale, di procedere ad assunzioni di personale per la sostituzione di personale temporaneamente assente dal servizio, ai sensi della legge 1204/71 o per aspettative senza assegni di riservare alla valutazione della Giunta regionale, ai sensi del richiamato quarto comma dell'art. 19 della legge 730/83, quei casi particolari che si presentano in modo difforme da quanto normato dal presente provvedimento.
La presente deliberazione è dichiarata immediatamente esecutiva ai sensi dell'art. 49 della legge 10/2/1953, n. 62 e sarà pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione Piemonte ai sensi dell'art. 65 dello Statuto".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 41 Consiglieri presenti in aula.
Comunico, infine, che il Consiglio verrà convocato per il giorno 21 marzo prossimo.
La seduta è tolta.
(La seduta ha termine alle ore 19)



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