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Dettaglio seduta n.235 del 15/03/84 - Legislatura n. III - Sedute dal 9 giugno 1980 al 11 maggio 1985

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BENZI


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto primo all'ordine del giorno: "Approvazione verbali precedenti sedute", non essendovi osservazioni, i processi, verbali delle adunanze del 16 e 23 febbraio 1984 si intendono approvati.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Interrogazione dei Consiglieri Montefalchesi e Reburdo inerente un deposito di scorie radioattive al confine italo-svizzero; interrogazione del Consigliere Nerviani inerente richiesta informazioni su notizia di smaltimento rifiuti nucleari da parte della Svizzera, con pericolo di dispersione di scorie radioattive in territorio italiano; interrogazione del Consigliere Cernetti inerente richiesta informazioni su notizia di smaltimento rifiuti nucleari da parte della Svizzera, con pericolo di dispersione di scorie radioattive in territorio italiano


PRESIDENTE

In merito al punto secondo all'ordine del giorno: "Interrogazioni ed interpellanze", esaminiamo congiuntamente l'interrogazione dei Consiglieri Montefalchesi e Reburdo inerente un deposito di scorie radioattive al confine italo-svizzero; l'interrogazione del Consigliere Nerviani inerente richiesta informazioni su notizia di smaltimento rifiuti nucleari da parte della Svizzera, con pericolo di dispersione di scorie radioattive in territorio italiano; l'interrogazione del Consigliere Cernetti inerente richiesta informazioni su notizia di smaltimento rifiuti nucleari da parte della Svizzera, con pericolo di dispersione di scorie radioattive in territorio Italiano.
Risponde l'Assessore Calsolaro.



CALSOLARO Corrado, Assessore alla tutela dell'ambiente

Il 1° marzo scorso, il Ministero dell'Interno, e per esso il Presidente della Delegazione Italiana della Commissione italo- svizzera per la protezione delle acque comuni dall'inquinamento Prefetto Emanuele Sessa, ha comunicato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, dipartimento Affari regionali, all'Assessore regionale all'Ambiente e all'Ecologia della Regione Lombardia; all'Assessore regionale all'Ambiente e all'Urbanistica della Regione Piemonte; al Ministero dei Lavori Pubblici, Consiglio superiore dei Lavori Pubblici; al Ministero della Sanità, Direzione Generale Servizi Igiene Pubblica, quanto segue in relazione al "Progetto svizzero per la realizzazione in una località della Valle Mesolcina di un deposito di scorie radioattive" e al "Pericolo di inquinamento per le acque comuni italo-svizzere", e ciò per opportuna notizia delle attività della Commissione (di cui fa parte la Regione Piemonte nella persona dell'Assessore regionale all'Ambiente), oltre che per ogni utile connessione con le trattazioni di competenza dei Ministeri interessati.
In data 7 febbraio 1984 il Bundesamt für Umweltschutz (l'Ufficio federale per la protezione dell'Ambiente) inviava, a firma del Presidente della Commissione internazionale per la protezione delle acque italo svizzere Rodolfo Pedroli, una comunicazione al Prefetto Emanuele Sessa, in cui, facendo seguito alle preoccupazioni espresse dalla stampa italiana in merito ai timori suscitati dal progetto della CISRA (Società Cooperativa Nazionale per l'immagazzinamento di scorie radioattive) al Piz Pian Grand e rappresentati dal Presidente della Delegazione italiana al Presidente della Commissione internazionale italo-svizzera, si precisava che : 1) nella Svizzera del nord, la CISRA sta compiendo dei sondaggi per vedere se il fondo cristallino tra le Alpi e la Foresta Nera si addica al deposito di scorie fortemente radioattive. Oltre a ciò si tratta di esaminare quali possibilità esistano per le scorie di media e debole radioattività. Per le loro caratteristiche, le più idonee allo scopo sono la marna, l'evaporite, e la roccia cristallina.
2) il 22 dicembre 1983, la CISRA ha inoltrato regolare domanda al Consiglio federale per ottenere l'autorizzazione a procedere ai sondaggi geologici nelle tre regioni che risultano individuate dalla pubblicazione della stessa CISRA, e cioè: l'Oberbauenstock (marna), il Boiss de la Glaive (anidride), e il Piz Pian Grand (gneis). In quest'ultimo sito i sondaggi hanno lo scopo di esaminare non solo l'idoneità quanto a deposito, ma anche la sicurezza che l'uomo e gli animali siano protetti dalle radiazioni e le acque italo-svizzere preservate dall'inquinamento.
3) secondo il diritto elvetico, la facoltà di autorizzare questi sondaggi, spetta al Consiglio federale che, prima di decidere, prenderà atto delle reazioni dei Cantoni e dei Comuni interpellati nelle procedure di consultazione per il progetto del Piz Pian Grand. Il Consiglio federale presumibilmente, non prenderà una decisione prima della fine dell'anno.
Le autorità svizzere hanno assicurato che la Svizzera è conscia delle sue responsabilità nei confronti dell'Italia, e che, nell'esaminare la documentazione scientifica e tecnica compiegata alla domanda di autorizzazione, le considerazioni che riguardano la protezione delle acque italo-svizzere saranno valutate con la massima cura.
Tutta la documentazione relativa a questo problema è stata trasmessa dalle autorità svizzere all'Ambasciata italiana di Berna.
In data 29 febbraio 1984, il Ministero dell'Interno, e per esso il Presidente della Delegazione italiana della Commissione italo- svizzera, ha inviato al Presidente della Commissione internazionale per la protezione delle acque italo-svizzere, e per conoscenza alla prof. Livia Tonolli Presidente della Sottocommissione scientifico-tecnica della Commissione italo-svizzera e Presidente del Consiglio scientifico dell'Istituto italiano di Idrobiologia, e al Segretario della Commissione internazionale per la protezione delle acque italo- svizzere, ing. Gianfranco De Frè presso la Regione Lombardia, una comunicazione relativa ai procedimenti in corso per la realizzazione in una località della Valle Mesolcina di un deposito di scorie radioattive.
Nella comunicazione testualmente si afferma che "per quanto concerne gli aspetti tecnici dell'iniziativa e quindi le tempestive valutazioni che al riguardo possono farsi sin da questa prima fase della stessa, le prospetto l'opportunità che l'incarto, contenente il relativo progetto ed ogni altra allegazione di cui si dispone in proposito, vengano sottoposti alla Sottocommissione scientifico-tecnica della Commissione".
"Questa, che da tempo segue costantemente le questioni relative ai possibili effetti dell'inquinamento radioattivo sulle acque comuni e che ha stabilito di tenere la prima data delle sue sedute del corrente anno il 4 aprile p.v. a Pallanza, avrà così modo di soffermarsi convenientemente sul contenuto del progetto di che trattasi e promuovere, sin da ora, quanto in proposito potrà sembrarle più indicato".
La Regione Piemonte, come dimostra la sollecita comunicazione pervenuta dal Ministero dell'Interno, si è immediatamente attivata al fine di seguire con la dovuta attenzione lo svolgersi della vicenda e di informare il Consiglio regionale.
Il nostro rappresentante nella Sottocommissione scientifico-tecnica ing. De Giorgio, responsabile del servizio regionale per il risanamento delle acque, si è fatto promotore, a sua volta, della convocazione di una riunione preliminare per l'esame del problema. La riunione si è tenuta ieri pomeriggio a Milano.
Si assicurano gli interroganti che ogni opportuno intervento sarà messo in atto per la più efficace e rigorosa tutela dell'ambiente della nostra Regione.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PETRINI



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cernetti.



CERNETTI Elettra

Ringrazio l'Assessore per la risposta sollecita e precisa.
Rivolgo un caldo invito alla Giunta a seguire da vicino questa situazione estremamente pericolosa, in quanto questo giacimento di scorie radioattive situato al confine con l'Italia ed esattamente con la Provincia di Novara provocherebbe un inquinamento quanto mai pericoloso ed incontrollato a tutto il lago Maggiore.



PRESIDENTE

Gli altri interpellanti intendono replicare? Ha chiesto di intervenire il Consigliere Montefalchesi. Ne ha facoltà.



MONTEFALCHESI Corrado

Ringrazio l'Assessore per la sollecita risposta che testimonia la sensibilità con la quale la Giunta segue questa vicenda.
La Giunta deve procedere con la tempestività dimostrata finora per evitare che sulla testa del Piemonte, con la costruzione di questo deposito, gravi la minaccia permanente di una catastrofe ecologica. Già nel 1976 un progetto di questo tipo fu bocciato, in seguito anche all'intervento delle autorità del nostro Paese.
Faccio un'ultima considerazione e cioè che questa vicenda testimonia come siano ancora irrisolti aspetti importanti, per quanto riguarda i rischi connessi all'installazione di centrali nucleari, quali lo smaltimento delle scorie radioattive, Questo deve rappresentare un ulteriore momento di riflessione per le determinazioni che il Consiglio Regionale dovrà assumere in futuro su questa materia.


Argomento: Problemi energetici

Interrogazione dei Consiglieri Martinetti, Lombardi e Quaglia inerente la metanizzazione dell'ACNA di Cengio ed interrogazione dei Consiglieri Valeri e Avondo inerente l'estensione della rete del metano in Piemonte


PRESIDENTE

L'Assessore Calsolaro risponde congiuntamente all'interrogazione dei Consiglieri Martinetti, Lombardi e Quaglia inerente la metanizzazione dell'Acna di Cengio e all'interrogazione dei Consiglieri Valeri e Avondo inerente l'estensione della rete del metano in Piemonte.
Risponde l'Assessore Calsolaro.



CALSOLARO Corrado, Assessore all'urbanistica

Signor Presidente, Colleghi Consiglieri, l'ENI sta predisponendo il piano regionale di metanizzazione che sarà presentato alla Regione alla fine di questo mese.
Lo studio di estensione della rete dei metanodotti in Piemonte, con la valutazione della allacciabilità delle utenze industriali e dei centri abitati non ancora serviti dal gas naturale, è pertanto in fase di completamento.
L'ENI ha impostato, in collaborazione con l'Italgas, una metodologia e un programma di calcolo della domanda di energia per uso domestico commerciale e artigianale in tutti i Comuni del Piemonte, per la stima della quota di mercato acquisibile dal metano, per la valutazione dei costi delle nuove reti di distribuzione, di trasformazione e di estensione delle reti esistenti, dei relativi costi di esercizio e della redditività della gestione.
Sulla base del lavoro svolto, dopo una prima analisi di carattere generale, saranno individuate, in collaborazione ENI - Regione e secondo i principi stabiliti dalla convenzione, le possibili linee di sviluppo dell'estensione dell'uso del metano in Piemonte: saranno determinati i fabbisogni finanziari per le iniziative che risultino tecnicamente ed economicamente fattibili, anche sulla base di eventuali interventi di sostegno, e sarà avviata la realizzazione dei progetti.
La data di presentazione del piano regionale per la metanizzazione è stata confermata, (per la fine di questo mese) ancora in questi giorni dall'ENI.
Per quanto riguarda le domande più specifiche contenute nelle due interrogazioni si precisa che: per la interrogazione dei Consiglieri Valeri e Avondo, l'ENI ha fornito l'elenco degli allacciamenti già realizzati e di quelli in fase di realizzazione (l'elenco è già stato consegnato ai Consiglieri interroganti), anche se è opportuno aggiungere che per un esame più puntuale e approfondito si deve attendere la presentazione del piano per la interrogazione dei Consiglieri Martinetti, Lombardi e Quaglia fermo restando il riferimento al piano, informo gli interroganti del fatto che, nel corso della riunione tenutasi a Savona il 18 febbraio scorso sul problema del depuratore del Consorzio del Savonese e dell'allacciamento all'ACNA di Cengio, è stato confermato che l'ACNA sta trattando con l'ENI per attuare il collegamento alle canalizzazioni metanifere e che l'ENI ha assicurato la disponibilità ad esaminare il problema dell'estensione del metanodotto ai Comuni piemontesi della Val Bormida da Saliceto a Cortemiglia.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Martinetti.



MARTINETTI Bartolomeo

Signor Presidente, Colleghi Consiglieri, ringrazio l'Assessore per le informazioni fornite circa la formazione del Piano ENI (attesa entro il mese) che chiarirà le molte parole che si sono fatte negli ultimi tempi su questo argomento.
Poiché la risposta dell'Assessore è stata una risposta generale, mi riferisco ad una mia precedente interrogazione in cui chiedevo conto al Presidente della Giunta Regionale degli impegni assunti, in periodo pre elettorale, con numerosissimi comuni della provincia di Cuneo a cui la metanizzazione era stata annunciata non come l'ipotesi che, nel futuro Piano ENI, ne fosse tenuto conto sulla base dei calcoli di redditività, di costi e così via, ma come opere in parte addirittura terminate e in parte sicuramente avviate.
E' giusto ridimensionare il problema. Tuttavia ci auguriamo, come abbiamo l'impressione stia avvenendo, che l'Assessorato risolva questa problematica equamente.
Circa la questione della Valle Bormida è soddisfacente la notizia che almeno dal punto di vista tecnico, esiste la disponibilità della SNAM e dell'ENI.
Ci auguriamo che ci sia anche l'appoggio della Regione Piemonte. Non dimentichiamo che, nel corso della precedente legislatura, l'intervento della Regione, per opera dell'Assessore Rivalta, nelle zone che più direttamente rappresento, era andato ben oltre un semplice impegno promozionale. Speriamo che, in questa fase di spinta e di promozione, la Regione possa consentire l'estensione di questo servizio ad una zona che per tante ragioni che più volte abbiamo sottolineato in questa sede e nelle sedute precedenti, ha bisogno di un sostegno economico per il proprio sviluppo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Avondo.



AVONDO Giampiero

Signor Presidente, Colleghi Consiglieri, ringraziamo l'Assessore per la risposta che ha fornito.
Lo spirito con il quale abbiamo predisposto l'interrogazione nasceva da una esigenza avvertita, in una serie di zone del Piemonte, dalle popolazioni e dalla attività produttive.
Attendiamo di conoscere il Piano e sulla base di questa conoscenza solleciteremo la Giunta .ad attuare gli interventi necessari, soprattutto in alcune zone del Piemonte che dal punto di vista dei servizi non sono ancora sufficientemente servite.
Rinviamo quindi il confronto più complessivo alla opportunità che ci sarà offerta a fine mese con la presentazione del Piano ENI.


Argomento: Informazione

Interrogazione del Consigliere Cerchio inerente notiziari turistici trasmessi da televisioni private


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione del Consigliere Cerchio inerente notiziari turistici trasmessi da televisioni private.
Risponde l'Assessore Mignone.



MIGNONE Andrea, Assessore al turismo

Con deliberazioni n. 140 del 16.12.1983 e n. 82 del 9.2.1984, la Giunta Regionale ha dato attuazione ad un programma promozionale a favore delle stazioni invernali del Piemonte. Il Programma si è concretato con la diffusione di filmati televisivi su emittenti locali del Piemonte, della Lombardia, della Liguria e dell'Emilia.
L'attuazione del programma ha richiesto la predisposizione e realizzazione di idonei filmati televisivi.
A tale proposito la Giunta regionale ha autorizzato l'aggiornamento di filmati realizzati nel corso della stagione 1982-83 per una iniziativa analoga. L'incarico è stato affidato alla emittente Videogruppo depositaria dei "master" della precedente edizione.
L'incarico ha previsto la sostituzione del commento, della colonna sonora, l'adattamento dei filmati e la realizzazione delle copie necessarie alla programmazione.
Tale scelta ha comportato una sensi-: bile riduzione nei costi di produzione. Le emittenti televisive su cui è stata programmata la diffusione dei filmati sono le seguenti: Telecity di Castelletto d'Orba G.R.P. di Torino; Telecupole di Cavallermaggiore; Videogruppo di Torino Quinta Rete di Torino; Primantenna di Casale Monferrato; Videouno di Torino; Telereporter di Milano; Videomilano di Milano; Telegenova di Genova; Telelibertà di Piacenza; Videovercelli di Vercelli; Telepiccolo di Alessandria.
Al riguardo la Giunta regionale ha provveduto ad acquistare lo spazio pubblicitario direttamente dagli Editori e i Concessionari per la pubblicità sulle emittenti con un mero rapporto di tipo commerciale.
L'individuazione delle testate ha risposto a criteri di diffusione nella area di interesse e di audience, anche secondo quanto indicato nello schema del progetto di informazione del Consiglio regionale.
Per quanto concerne le località invernali oggetto delle trasmissioni preciso innanzitutto che gli obiettivi principali dell'iniziativa sono stati quelli di presentare il Piemonte visto sotto la neve, dove e come è possibile praticare gli sports invernali, dove si organizzano settimane bianche, quali sono i valori culturali delle vallate alpine che accolgono il turista invernale.
Per ognuna delle 8 trasmissioni, della durata di 20' sono stati affrontati i seguenti argomenti: Descrizione della vallata; Presentazione degli impianti sciistici; Intervista ad operatori locali; I costi per la pratica dello sci e per i soggiorni; Segnalazione degli Uffici informazione.
In ogni puntata sono stati evidenziati gli impianti sciistici delle diverse località, facendo sempre riferimento al livello di pratica sportiva consigliabile.
Di ogni località sono state evidenziate le capacità alberghiere.
Le località oggetto di descrizione sono state, rispettivamente per ciascuna trasmissione: 1^ Sestriere, Sansicario, Cesana, Claviere, Monti della Luna; 2 ^ Sauze d'Oulx, Bardonecchia e Beaulard; 3^ S. Grée di Viola Prato Nevoso, Artesina, Frabosa, Lurisia e il Monregalese; 4^ Valli di Lanzo; 5^Valle Ossola con Macugnaga, Val Formazza, Valle Vigezzo, S.
Domenico di Varzo; 6^ Limone, Limonetto, Colle di Tenda; 7^ Valsesia, Oropa e Bielmonte; 8^ Pragelato, Prali e riepilogo generale.
E' risultato senza dubbio una presentazione globale dell'offerta piemontese.



BOLLETTINO NEVE

Alcune emittenti hanno programmato la diffusione del filmato regionale nell'ambito di più generali rubriche settimanali di informazione sul Piemonte.
Il Bollettino della neve trasmesso nelle succitate rubriche corrisponde ad un'iniziativa assunta in autonomia dalle redazioni delle testate e risulta del tutto estraneo ai filmati di produzione regionale.
Il costo complessivo dell'intera programmazione prevista nel programma promozionale approvato dalla Giunta e dalla Commissione comprensivo dell'adattamento dei filmati mediante l'aggiornamento del commento, della colonna sonora e dell'impostazione delle trasmissioni, della realizzazione delle copie necessarie alla programmazione sulle emittenti televisive, ha comportato un onere di L. 113.473.600 compresa l'I.V.A.
Il programma di diffusione delle trasmissioni televisive, di ottima qualità tecnica, è stato favorevolmente commentato dai responsabili delle stazioni invernali che hanno, fra l'altro, offerto piena disponibilità e collaborazione alla realizzazione del programma.



PRESIDENTE

Il consigliere interrogante intende intervenire? Ne ha facoltà.



CERCHIO Giuseppe

Ringrazio l'Assessore per la risposta del cui testo scritto chiedo copia che, nella legittima formalità, è una diligente risposta ad una serie di quesiti che potrebbero sembrare settoriali, ma che in realtà non lo sono, perché la occasione di questi notiziari turistici realizzati dall'emittente televisiva Videogruppo in collaborazione con l'Assessorato regionale allo Sport e al Turismo, trasmessi soprattutto da televisioni private di informazione della Regione Piemonte, non può non innescare un processo di attenzione sul discorso da sempre portato avanti da parte della D.C. in ordine al problema della informazione che è stato oggetto di particolare attenzione, di critica e di sollecitazione in questa aula consiliare.
Questo al di là delle formali richieste indicate nella interrogazione circa alcuni aspetti di contraddizione, seppur nell'autonomia delle televisioni private, relativamente ad esempio al Bollettino Neve prodotto dal Servizio Geologico regionale nell'ambito della INEVA e viceversa in alcuni versioni in contraddizione con gli stessi servizi televisivi.
Non possiamo non cogliere con soddisfazione ogni iniziativa di carattere promozionale che vada nella linea di valorizzare in termini concreti settori come quello del turismo invernale non solo visto come reclamizzazione delle possibilità di praticare alcuni sports che il Piemonte, per la sua consolidata esperienza nelle stazioni sciistiche, pu ampiamente offrire, ma per tutto l'indotto dell'azienda turismo, in termini non solo di offerta di servizi, ma anche di interventi indotti sul piano dell'industria della commercializzazione e quindi della immagine in senso lato dell'azienda turismo del Piemonte.
Ma l'occasione di questa interrogazione non può non riproporre la necessità di un attento coordinamento di tutte le forme di pubblicità di informazione che sotto varie etichette ed iniziative, il più delle volte settorializzate Assessorato per Assessorato, senza un minimo di programmazione e di coordinamento, in questi anni continuano ad essere elemento costante della politica frazionata e non coordinata dell'Amministrazione Regionale.
Ricordo la presenza giacente, attraverso l'Istituto, non previsto dallo Statuto, ma ormai consolidato nella realtà regionale piemontese dell'insabbiamento di una serie di iniziative legislative che non solo la D.C., ma forse anche per pararsi o mettere le mani avanti la stessa Giunta hanno presentato in questi anni. L'assurdo quindi è che non solo l'insabbiamento si è consolidato per tradizione nei confronti delle iniziative della opposizione democratica-cristiana ma anche un auto insabbiamento delle iniziative della Giunta. Mi riferisco ad esempio alla proposta di legge sull'iniziativa pubblicitaria delle televisioni private che fu presentata un anno e mezzo fa dalla Giunta Regionale, a posteriori di una iniziativa più articolata che la D.C. aveva presentato sin dagli inizi del 1982 in ordine alla informazione sulla stampa locale minore, tesa a conferire un coordinamento e una legittima possibilità a queste testate di poter addivenire ad una forma di informazione che fosse in qualche modo di garanzia di quello spirito dell'articolo dello Statuto della Regione Piemonte che pone come punti fondamentali la informazione e la partecipazione.
Il nostro Gruppo quindi è insoddisfatto della risposta dell'Assessore non tanto per il suo contenuto, quanto per il discorso più completo delle forme di informazione che il regime regionale, al di là delle dichiarazioni di intento, realizza con consuetudine e con abitudine ormai settimanale.
Sono diventato radical-democratico-cristiano.
E' ora di andare a fondo per regolamentare un sistema di informazione che deve vedere correttamente ogni espressione di questo C.R. avere titolarità e non dei privilegi, come ormai fa questa Regione con consolidata frequenza, vorrei dire quasi quotidiana: nonostante le nostre ripetute e reiterate osservazioni, continuano ad essere emessi bollettini di informazione a carattere assessorile, senza un minimo di coordinamento e sulla cui legittimità, anche sul piano dei contenuti, c'è molto da dire.
La insoddisfazione del nostro Gruppo riguarda tutta la metodologia usata da questa Amministrazione regionale, nei confronti della quale esprimiamo una profonda preoccupazione sulla legittimità e sulla correttezza delle informazioni: presupposto necessario, indicato nello stesso Statuto della Regione Piemonte.


Argomento: Rapporti delle Regioni con l'ordinamento comunitario

Interpellanza dei Consiglieri Valeri e Acotto inerente i rapporti CEE


PRESIDENTE

Esaminiamo ora l'interpellanza dei Consiglieri Valeri e Acotto inerente i rapporti CEE.
Risponde l'Assessore Tapparo.



TAPPARO Giancarlo, Assessore al lavoro

Signor Presidente, Colleghi Consiglieri, l'interpellanza dei Consiglieri Valeri e Acotto è relativa al Regolamento CEE n. 219 per le azioni comunitarie specifiche nelle aree di crisi.
Il Consiglio europeo, su proposta del Commissario On. Giolitti, ha approvato il 18 gennaio u.s. il regolamento CEE n. 219, che istituisce "un'azione comunitaria specifica per incentivare la creazione di nuovi posti di lavoro e nuove attività in alcune zone già fortemente colpite dalla ristrutturazione dell'industria tessile e dell'abbigliamento".
L'azione specifica è attuata sotto forma di un "programma speciale" di durata quinquennale, presentato alla Commissione da ciascuno Stato membri) interessato, da valere sulle risorse del Fondo Europeo di Sviluppo Regionale e più in particolare sulle risorse "fuori quota" destinate ad azioni specifiche di sviluppo regionale.
Per quanto riguarda il nostro Paese, la Commissione CEE ha stanziato l'equivalente di 60 milioni di ECU, circa 80 miliardi, da destinare: a) alle zone di aiuto nelle provincie di Arezzo, Como, Perugia Pesaro-Urbino, Pistoia, Treviso e Vercelli b) le provincie di Enna, Lecco, Bari e Palermo.
Il Ministro per il Coordinamento delle Politiche Comunitarie Forte ha già convocato il 23 febbraio u.s, tutte le regioni del Centro- Nord interessate al regolamento, per esaminare in prima istanza i problemi procedurali ed amministrativi che sorgono per l'applicazione del regolamento in questione che si possono così riassumere: 1) Definizione delle "zone di aiuto" per le provincie delle regioni del Nord.
Per individuare queste zone il Ministro Forte ha dichiarato che si dovrà fare riferimento alla legge 1102 del 1971 sullo sviluppo della montagna, in quanto, pare, sia l'unica normativa esente da contestazioni da parte della Comunità Europea. E' stata però anche avanzata l'ipotesi di utilizzare la normativa per le aree insufficientemente sviluppate prevista dal D.P.R. 902, e, in tal caso, potrebbero rientrare tra le "zone di aiuto" ammesse anche il Comune di Vercelli e le aree di pianura. E' un problema questo non ancora risolto che il Ministro Forte si è riservato di chiarire al più presto con le autorità di Bruxelles.
Il Ministro Forte verificherà a livello comunitario se il D.P.R. 902 può essere il selettore adeguato per l'individuazione di questi tipi di aree.
2) Definizione del Ministero competente a gestire il programma speciale.
In Italia finora il Fondo di Sviluppo Regionale sezione "fuori quota" è intervenuto soltanto in territori di competenza della Cassa per il Mezzogiorno. Infatti la legge 26.11.75 n. 748 assegna al Ministero per il Mezzogiorno il compito di predisporre e istruire i progetti che devono essere finanziati con il F.S.R.
Poichè al "Regolamento sul tessile" sono interessate 6 Regioni del Centro-Nord e pare assurdo che debba essere il Ministero per il Mezzogiorno a coordinare gli interventi, è necessario che il Consiglio dei Ministri individui il Ministero competente a coordinare e gestire il "programma speciale" e nello stesso tempo provveda ad istituire e finanziare appositi capitoli di bilancio.
Per risolvere questi problemi il Ministro Forte si è impegnato a convocare in tempi brevi una riunione interministeriale per definire le questioni relative alle competenze ed ai rapporti con la Commissione CEE.
3) Definizione di criteri comuni tra le Regioni interessate per la definizione delle "zone di aiuto" e l'approntamento di una comune metodologia progettuale di intervento per predisporre i progetti speciali.
Le Regioni interessate ritengono che sia necessario definire metodologie e criteri comuni per individuare le "zone di aiuto" e per predisporre i progetti speciali.
A tal proposito è stata programmata una riunione interregionale che avrà luogo a Roma il giorno 20 di marzo e sarà coordinata dalla Regione Toscana per selezionare una serie di criteri che permetta di individuare con correttezza le zone di aiuto e la metodologia progettuale dell'intervento.
Per quanto riguarda la richiesta che viene fatta nell'interrogazione per il rafforzamento del servizio regionale per i rapporti con la Comunità Economica Europea informo che stiamo affrontando e considerando questo aspetto come prioritario, visto ormai l'alto livello e la quantità notevole di rapporti che come Regione abbiamo a livello comunitario per quanto riguarda l'utilizzo dei finanziamenti comunitari.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Valeri.
Ne ha facoltà.



VALERI Gilberto

Signor Presidente, Colleghi Consiglieri, ringrazio l'Assessore per la risposta e per i contenuti della stessa laddove segnalano un'attenzione già in atto ed una serie di iniziative che vanno nella direzione sollecitata dalla nostra interpellanza.
Sottolineo la necessità che il richiesto riferimento ad una legge nazionale di aiuto venga realizzato mediante il D.P.R. 902. Si tratta della normativa in vigore più vicina e più direttamente raccordabile agli obiettivi che il regolamento CEE si pone.
Per quanto riguarda la individuazione delle zone bisognose d'aiuto sottolineo soltanto la necessità che essa avvenga attraverso criteri il più possibilmente oggettivi, coinvolgendo l'IRES e gli enti locali.
Nella risposta dell'Assessore non ho sentito alcunché riguardo la istituzione di un Fondo di Rotazione da parte del Governo, necessario per poter utilizzare i circa 80 miliardi che la CEE ha destinato al nostro Paese.
E' importante che anche in questa direzione si esercitino le pressioni necessarie anche per evitare che la mancata individuazione della strumentazione finanziaria ingeneri una condizione di oggettiva trascuratezza da parte delle strutture statali che devono presiedere alla messa a punto del programma straordinario. Cioè che in assenta di certezze finanziarie sia del tutto inutile muoversi.
Il concorso di cause concomitanti di questa natura ci porterebbe fra alcuni mesi a rimanere inoperanti e si correrebbe anche il rischio di incappare nell'esaurimento dei fondi da parte di altri Paesi più scelti del nostro, o all'assorbimento dei fondi da altre voci del bilancio CEE.
Peraltro, nel mentre si agisce per ottenere dal governo gli impegni necessari per una piena e tempestiva attuazione del Regolamento CEE è opportuno che le sette Regioni interessate anticipino i tempi, Muovendosi in modo coordinato per mettere a punto una proposta di programma da discutere successivamente con il Governo.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione dei Consiglieri Bontempi e Moretti inerente i lavoratori cassaintegrati FIAT; interrogazione del Consigliere Montefalchesi inerente gli interventi per la ricollocazione lavorativa dei lavoratori in cassa integrazione; interrogazione dei Consiglieri Bontempi e Moretti sulla FIAT di Villar Perosa.


PRESIDENTE

L'Assessore Tapparo risponde congiuntamente all'interrogazione dei Consiglieri Bontempi e Moretti inerente i lavoratori cassaintegrati FIAT all'interrogazione del Consigliere Montefalchesi inerente gli interventi per la ricollocazione lavorativa dei lavoratori in cassa integrazione all'interrogazione dei Consiglieri Bontempi e Moretti sulla FIAT di Villar Perosa.
La parola all'Assessore Tapparo.



TAPPARO Giancarlo, Assessore al lavoro

In seguito alle dichiarazioni rilasciate a mezzo stampa la settimana scorsa dal dott. Annibaldi, a nome della FIAT, circa ipotetici inadempimenti da parte delle Regioni in merito all'accordo FIAT-FLM sui cassaintegrati, la Giunta aveva chiesto un incontro con la FIAT. Tale incontro si è svolto la scorsa settimana (venerdì pomeriggio). L'incontro doveva anche essere un'occasione, dopo alcuni mesi, per fare una serie di verifiche su aspetti occupazionali preoccupanti come quelli della Teksid di Avigliana, della Fiat di Villar e della TTG. Tale Riunione ha avuto esiti contradditori. Da un lato la nostra richiesta di fondo di poter affrontare finalmente in modo sistematico gli aspetti di evidente interconnessione esistenti tra una grande azienda e l'ente Regione, nel cui territorio essa opera, ha avuto alcuni risultati positivi e cioè la possibilità di programmare degli incontri in sede tecnica, per quanto riguarda: 1) la massimizzazione dell'effetto di ricaduta nel sistema produttivo piemontese della politica di investimenti della FIAT. In questo senso abbiamo avuto un assenso di massima di poter procedere ad un primo generale approfondimento 2) La politica della cooperazione e della formazione professionale: consapevoli che tali campi di intervento non possono di per sé essere risolutivi dei problemi delle eccedenze di manodopera espresse dalla FIAT e più in generale dalle grandi aziende nei loro cicli di ristrutturazione.
Per quanto riguarda la cooperazione, ci possono essere - e l'avevamo già sottolineato prima della firma del recente accordo tra FIAT e FLM degli spazi di intervento, se anche da parte dell'azienda - e questo ragionamento non vale solo per la Fiat - c'è una qualche attenzione a favorire con delle quote di attività produttiva e di supporto logistico e trasferimento di know-how l'attività di queste cooperative. Tali cooperative non possono né essere di numero rilevante, né avere il carattere assistenziale, e proprio per questa ragione non possono non ritrovare una presenza esplicita, tangibile, concreta, da parte dell'azienda. Verificheremo la fattibilità di queste richieste in sede tecnica.
Per quanto riguarda il quadro più generale, l'azienda ha sostenuto di essere uscita dalla fase più radicale del proprio ciclo di ristrutturazione che comunque non può dirsi finito. Infatti in qualche modo si protrarrà sino al 1986 (specie per i riflessi occupazionali negativi). Basti pensare al significato che assume la ristrutturazione dello stabilimento Teksid di Avigliana che inizierà quest'anno per completarsi nel 1985, con pesanti riflessi sul piano occupazionale.
L'azienda torinese ritiene che si attesterà attorno ad una produzione di 1.350.000 vetture sino alla fine di questo decennio e dovrà "ritirare" in base all'evoluzione tecnologica di prodotto e di processo, l'occupazione attorno a questi valori. Come già detto, la fase più drammatica e pesante di questa ristrutturazione è avvenuta, gli effetti però sono ancora dinanzi a noi: decine di migliaia di cassaintegrati che non hanno alta possibilità di rientro e che necessitano di politiche straordinarie, le quali però non possono vedere l'ente pubblico come l'unico collettore e l'unico organismo in grado di dare una risposta puramente sotto forma di ammortizzazione sociale. Noi riteniamo che anche gli altri soggetti operanti nella società piemontese debbano svolgere la loro parte in questa vicenda complessa e drammatica.
Durante l'incontro avuto con la Fiat, abbiamo sottolineato che già nella formazione delle esuberanze di personale è possibile fare qualcosa per ridurre le difficoltà nel mercato del lavoro. Quando si immettono sul mercato del lavoro dei lavoratori adulti dequalificati, difficilmente questi, con le loro forze, possono rientrare nel circuito del lavoro. Il nostro sistema economico, infatti, si sta trasformando notevolmente: nell'ultimo anno e mezzo l'industria ha perso 30.000 posti di lavoro mentre ne sono stati acquisiti circa altrettanti nel settore dei servizi.
Non è pensabile che un operaio siderurgico di 45 anni possa passare con facilità, da solo, dall'uno all'altro settore. Pertanto abbiamo affermato che, senza voler pregiudicare la competitività dell'azienda, si possono attuare politiche di maggiore attenzione nella formazione delle eccedenze di personale.
Per quanto riguarda gli interventi più specifici, cioè a livello di unità produttiva, abbiamo affermato che non è accettabile che l'azienda effettui delle ristrutturazioni senza tener conto a sufficienza degli squilibri territoriali. Questi, infatti, generano diseconomie esterne anche all'azienda che, presto o tardi, essa dovrà registrare al proprio interno in qualche aspetto di costo.
Abbiamo quindi citato i tre casi oggi preoccupanti nell'ambito della situazione FIAT: 1) Stabilimento Fiat di Avigliana.
Questo stabilimento produce una serie di componenti per il ciclo produttivo Fiat, dalla bulloneria a produzioni meccaniche e di stampaggio.
Nelle intenzioni dell'azienda questa realtà produttiva è da ristrutturare profondamente, trasferendo parzialmente o totalmente queste produzioni a terzi privati (per quanto riguarda la bulloneria, si parla del produttore leader italiano, Fontana; mentre per le produzioni di altri componenti si parla di un partner olandese). Attualmente allo stabilimento Teksid di Avigliana sono occupati 2580 dipendenti, di cui quasi 1500 sono impiegati nel settore bulloneria. Nel giro di alcuni anni, i livelli occupazionali verranno ad attestarsi presumibilmente attorno ai 1200-1400 dipendenti.
Queste cifre non sono state esplicitate, ma in base ad una serie di considerazioni, possono affermarle senza timore di commettere un grosso errore di valutazione. Si tratta, quindi, di un'area già di estrema difficoltà come è quella della Bassa Valle di Susa, di una formazione di altri circa 1000 esuberanti. E' pur vero che la Fiat sottolinea il fatto che si verrebbe a costituire ad Avigliana un polo produttivo con capacità indotte superiori alla presenza precedente dello stabilimento Teksid poiché vi sarebbero 3-4 realtà produttive minori con degli effetti indotti sull'artigianato e sull'industria minore locale, ma prima di risentire di questi effetti positivi, sostanzialmente vi saranno 100 esuberanti in questa realtà già tragicamente colpita.
2) La T.T.G. E' un'azienda significativa, produttrice nel settore dei sistemi di energia, soprattutto nel turbogas e nel nucleare, che manca ora di commesse e anche se queste dovessero riattivarsi in tempi ragionevolmente brevi non avrebbero poi un effetto produttivo immediato, in quanto esiste tutta una fase di ingegnerizzazione e di progettazione che porterebbe comunque a far sì che, per 2 o 3 anni, in quella realtà produttiva si manifesteranno forti tensioni sul piano produttivo e occupazionale.
3) Stabilimento Fiat di Villar Perosa.
Si tratta di uno stabilimento nel quale sono occupati 380 dipendenti dove avviene la produzione di giunti omocinetici che, nel quadro di riequilibri produttivi interni al gruppo auto, verrebbe trasferita nello stabilimento Fiat di Firenze.
A fronte di questa ipotesi, che nessuno nega nella sua validità abbiamo richiesto comunque che si intervenisse attraverso delle attività sostitutive di qualsiasi tipo, naturalmente qualificate, per garantire nella realtà della Valle Chisone, toccata da profondi processi di ristrutturazione industriale nell'ultimo decennio, il mantenimento di una base produttiva significativa. Durante l'incontro, la Fiat ha avanzato un'unica ipotesi e cioè l'insediamento di una azienda di un proprio fornitore, che attualmente svolge una parte delle produzioni che potrebbero essere trasferite a Villar Perosa nella Repubblica Federale di Germania.
Tale produzione richiede l'impiego di 180 dipendenti, 80 dei quali proverebbero già da una preesistente attività produttiva di questa azienda tedesca, mentre gli altri 100 sarebbero di nuova assunzione: questo accadrebbe se i 380 lavoratori attualmente occupati in quello stabilimento accettassero la modalità verso lo stabilimento di Rivalta. Noi riteniamo questa ipotesi della Fiat positiva, ma insufficiente per quanto riguarda il livello occupazionale che non può esaurirsi a 180 posti di lavoro in quella realtà. Abbiamo sottolineato che è necessario compiere degli sforzi per riuscire a fare integrare questa entità di 180 dipendenti con altre o altra realtà che possa far lievitare in modo soddisfacente l'occupazione a Villar Perosa, anche in prospettiva.
Questa vicenda è nota a tutti, anche perché ultimamente ha assunto una drammaticità notevole. Lunedì scorso ci sono stati degli scontri davanti ai cancelli dello stabilimento. La Fiat ha tentato di iniziare l'opera di trasferimento dei macchinari; la situazione ora, però, è sostanzialmente congelata. Tutte le realtà sociali della Val Chisone sono mobilitate per evitare iniziative unilaterali. La Regione ha seguito fin dall'inizio questo problema e, sostanzialmente sono dell'idea che occorra forzare al massimo le trattative per riuscire ad ottenere possibili moduli aggiuntivi ai 180 dipendenti dello stabilimento Fiat di Villar Perosa.



PRESIDENTE

Assessore, lei sta trasformando la risposta ad un'interrogazione in una comunicazione al Consiglio.



BRIZIO Gian Paolo

Noi attendevamo una comunicazione.



TAPPARO Giancarlo, Assessore al lavoro

Vorrei chiedere se non si possa considerare questo mio intervento come la comunicazione della Giunta Regionale relativa alla Fiat.



PRESIDENTE

Questo però non avrebbe dovuto trovare collocazione nelle risposte alle interpellanze, ma, d'intesa con i Capigruppo, nelle comunicazioni del Presidente.



BRIZIO Gian Paolo

Quando l'Assessore Tapparo ha cominciato il suo intervento, ho chiesto al Presidente se si trattava di una comunicazione o di una risposta ad un'interrogazione. Egli mi ha risposto che si trattava di una interrogazione. Pertanto, poiché avevo altri impegni da sbrigare, non ho seguito questo intervento e sarei rientrato in aula per ascoltare la comunicazione.



TAPPARO Giancarlo, Assessore al lavoro

Ho risposto a interrogazioni che richiedevano una comunicazione circa le prospettive occupazionali e produttive e circa il rapporto attuale tra Fiat e Regione in base all'incontro della scorsa settimana. Credo quindi di aver risposto ai casi specifici. Eventualmente, nella comunicazione che farò successivamente, dirò qualcosa circa i cassintegrati.



PRESIDENTE

Gli interroganti intendono replicare? La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Avanzo una proposta che ritengo sia utile per tutti i Gruppi: potremmo considerare l'intervento testé svolto dall'Assessore una risposta all'interrogazione, da un lato certamente soddisfattiva dei problemi specifici che abbiamo posto, dall'altro, per quanto riguarda alcuni elementi più generali, come i cassaintegrati e le politiche, dando anche a chi non era presente in aula la possibilità di intervenire, da valutare di seguito alla comunicazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

Ringraziamo l'Assessore per la risposta. Esprimeremo le nostre considerazioni in sede di comunicazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Moretti.



MORETTI Michele

Lo stesso discorso vale anche per il Gruppo Socialista.


Argomento: Parchi e riserve

Interrogazione dei Consiglieri Montefalchesi e Reburdo inerente la pista Fiat nel Parco "La Mandria"


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione dei Consiglieri Montefalchesi e Reburdo inerente la Pista Fiat nel Parco "La Mandria".
Risponde l'Assessore Rivalta.



RIVALTA Luigi, Assessore alla Pianificazione territoriale

Signor Presidente, Colleghi Consiglieri, premetto ai Colleghi interroganti che la gestione della legge 1497 del '39 è stata delegata alle Regioni a statuto ordinario solo con l'entrata in vigore dell'art. 82 del D.P.R. 616 del '77 e l'esercizio di queste competenze ha preso avvio il 1 gennaio 1978. Prima di tale data queste competenze (nel caso specifico del Parco La Mandria a seguito di un Decreto Ministeriale del 31 marzo 1952) erano esercitate dalla Sovraintendenza per i beni ambientali e architettonici del Piemonte in base a criteri e considerazioni che non sono note agli uffici regionali (prima del 1970 non esisteva la Regione e dopo tale data non essendoci competenze in capo alla Regione non esisteva un rapporto con la Sovraintendenza su queste questioni).
Gli interroganti chiedono inoltre se la Regione ha ricevuto documentazione in merito dalla Sovraintendenza.
Rispondo loro che i funzionari regionali competenti all'esercizio di queste mansioni hanno consultato ampiamente, presso la Sovraintendenza, gli atti in archivio concernenti l'argomento, ma non hanno avuta trasmessa la documentazione in quanto nessuna Sovraintendenza ha ritenuto opportuno trasmettere alle Regioni gli atti amministrativi relativi ad una materia che è stata solo delegata alla Regione e non trasferita e nella quale permangono allo Stato competenze residue specifiche.
La consultazione ha mostrato come la costruzione della pista Fiat sia avvenuta in un lungo periodo di tempo, attraverso interventi successivi.
Prima della legge ponte del 1967 non era neppure necessaria la concessione edilizia per operazioni di questo genere.
Noi siamo a conoscenza, dalla documentazione, che a partire dalle operazioni più consistenti dell'intervento Fiat ci sono, ai sensi della legge 1497, le autorizzazioni sugli interventi che sono stati effettuati.
Su questa materia io sono stato interrogato in qualità di teste dal Pretore Palmisano che ha aperto una indagine a seguito di una diffida mandata dalle Associazioni naturalistiche alla Regione affinché non procedesse a concedere ulteriori autorizzazioni.
Mi risulta che il Pretore Palmisano sta formalmente valutando i lontani rapporti di avvio della costruzione della pista Fiat e la congruenza dì questi interventi con le normative allora esistenti (che in sostanza si configurano nelle autorizzazioni).
Mi risulta che il Pretore Palmisano sta formalmente valutando i lontani rapporti di avvio della costruzione della pista Fiat e la congruenza di questi interventi con le normative allora esistenti (che in sostanza si configurano nelle autorizzazioni della legge 1497, in quanto prima del 1967 non era necessaria la concessione edilizia). Questa è la situazione attuale e il Pretore sta valutando la questione.
Credo che debba essere lasciato al Pretore il compito di vagliare eventuali responsabilità, se ci sono.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Montefalchesi per la replica.
Ne ha facoltà.



MONTEFALCHESI Corrado

Signor Presidente, Colleghi Consiglieri, la nostra interrogazione nasceva dalla convinzione che la costruzione originaria della Pista era stata fatta in violazione del Decreto Ministeriale 31 marzo 1952 che includeva l'area del Parco La Mandria, a norma della legge 1497, tra le aree da proteggere integralmente.
E' evidente che c'è stata una violazione di legge nel momento in cui si è costruita la pista.
Prendiamo atto delle notizie fornite dall'Assessore sulla indagine avviata dalla Magistratura, che ci risulta essere finalizzata a verificare l'esistenza di ipotesi di reato a norma dell'art. 734 del Codice Penale per quanto riguarda la distruzione e il deturpamento di bellezze naturali.
Chiedo informazioni alla Giunta se risultano, come risultano al sottoscritto, comunicazioni giudiziarie ed autorevoli rappresentanti della Fiat.
L'avvio di questa indagine da parte della Magistratura non è altro che la conferma dei dubbi da noi espressi circa la violazione di leggi che ci sono state in passato e del fatto che non può la Regione non tenere conto di queste questioni nelle determinazioni che concernono la richiesta Fiat di ampliamento.


Argomento: Commercio

Interrogazione dei Consiglieri Gerini, Marchini e Turbiglio inerente l'esposto dell'Associazione commercianti ed esercenti di Pinerolo


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione dei Consiglieri Cerini, Marchini e Turbiglio inerente l'esposto dell'Associazione Commercianti ed esercenti di Pinerolo.
Risponde l'Assessore Bruciamacchie.



BRUCIAMACCHIE Mario, Assessore al commercio

In riferimento all'interrogazione dei Consiglieri Marchini, Gerini Turbiglio inerente l'esposto presentato dalla. Associazione Commercianti di Pinerolo, si fa presente quanto segue: 1) in merito alla correttezza delle procedure di autorizzazione si precisa che, ai sensi dell'art. 34 della legge 426/71, per l'esercizio della vendita inerente la distribuzione di merce e di alimenti o bevande a favore di dipendenti da Enti o imprese pubbliche o private, di militari o di soci di circoli privati, nelle scuole o negli ospedali, l'autorizzazione viene rilasciata dal Sindaco con l'osservanza delle disposizioni contenute negli articoli 4 e 9 della citata legge.
Da qui la competenza Comunale nell'effettuare un adeguato controllo sulla applicazione di tali procedure, ivi compreso il profilo urbanistico.
Si sottolinea, al riguardo, che il rispetto dei regolamenti locali di polizia urbana, annonaria e igienico-sanitaria, è condizione sine qua non per il rilascio dell'autorizzazione.
2) Premesso che "la distribuzione di merci, alimenti o bevande....", di cui al 1 Co. del citato articolo 34 legge 426/71, è consentita a condizione che venga effettuata in appositi locali non aperti al pubblico, e che spetta al Sindaco il controllo sulla regolarità della questione dell'esercizio, si precisa che la apertura dello spaccio e inoltre subordinata all'autorizzazione Comunale e all'iscrizione al REC.
3) In merito, poi, alla reale consistenza della cooperativa soggetto del punto di vendita e la vigilanza sull'applicazione della normativa vigente in materia di costituzione, accesso e questione della cooperativa l'art. 1 del D.L. 1577/47 individua nel Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale, eccetto i casi in cui norme speciali dispongano diversamente, l'organo competente ad effettuare tale controllo.
Per quanto riguarda, poi, la programmazione e la razionalizzazione del sistema distributivo, relativamente alle strutture in oggetto, e stato inoltrato un quesito al Ministero dell'Industria del Commercio e dell'Artigianato, di cui si attende ancora risposta, in merito all'Interpretazione degli articoli 26 e 27 della legge 426/71 per sapere se è possibile ricondurre in tale fattispecie anche l'autorizzazione per l'apertura di cooperative di consumo con vendita riservata ai soli soci e di spacci interni, aventi superfici di vendita superiore a 400 o a 1500 mq.
Stante il fatto che tali forme di distribuzione usufruiscono di larghi bacini di utenza, grazie anche alla facilità di reperire soci si rischia infatti, che la programmazione delle grandi strutture di vendita venga ad essere, in parte, vanificata.
Per giungere, poi, ad una completa individuazione del fenomeno, si ritiene opportuno avviare una precisa indagine sulla localizzazione, entità e reale consistenza di tali strutture di vendita in collegamento con i vari Comuni interessati.
Parallelamente si è valutata l'opportunità di creare un gruppo di lavoro allo scopo di meglio proporre possibili soluzioni in merito.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Il nostro Gruppo dà un giudizio di tipo articolato alla risposta dell'Assessore.
La risposta di natura politica generale è da considerarsi soddisfacente, perché indubbiamente rivela l'attenzione che l'Assessorato pone a questo problema e non soltanto dalla sollecitazione che è venuta dall'Associazione Commercianti del Pinerolese e dal nostro Gruppo. In questo senso, e direi per l'aspetto più significativo, esprimiamo un giudizio di tipo positivo.
Dobbiamo peraltro dire che la risposta non ci soddisfa in ordine al problema di carattere concreto e specifico. E' pur vero che l'Assessore ha spiegato che non esistono specifiche competenze regionali, ma le competenze esistono a contrario, cioè la dimostrazione a contrario per dire che la competenza si ha nella misura in cui, non avendola, avvengono delle cose contrarie. Se non vado errato, la normativa generale su questa materia attribuisce alla competenza, proprio per ragioni di ordine programmatorio e considerando gli ampi bacini di utenza cui sono destinate queste strutture le competenze e deliberare in ordine alle strutture di vendita superiori ai 400 ma. Mi sembra curioso allora che la Regione, tutte le volte che strutture di questa mole e di questa natura si creano, non sia interessata a verificare puntualmente in ogni caso che sussistano le condizioni.
Io vorrei sapere se esiste realisticamente un circolo Endas vicino all'insieme distributore.
Questo è un problema anche politico che dovrebbe avere poi la sua sanzione a livello regionale, magari all'atto della distribuzione dei contributi per gli enti di promozione sportiva. Vogliamo sapere infatti che rapporto esiste tra una struttura di tipo sportivo, dove ad esempio si gioca a biliardo, e una struttura di vendita che fa la pubblicità in tutto il Piemonte.
Questo è il dato politico che secondo noi va approfondito. Mi rendo conto, invece, che l'approfondimento di tipo fiscale, nel senso di più puntuale, che probabilmente va fatto in ordine a talune cooperative che si costituiscono nel momento in cui l'utente accede al punto vendita, è più delicato.
Non dubito comunque che l'Assessorato terrà su questa materia l'atteggiamento vigile e responsabile che ha dimostrato avere dal complesso della risposta, soprattutto sull'aspetto politico.
Confido che il quesito posto al Ministero si sciolga in modo tale che la Regione possa assolvere in questa materia una funzione compatibile con la lettera della legge che attribuisce in sede programmatoria della Regione le decisioni ultime sulla strutture che hanno un bacino di utenza sovra comunale.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Interrogazione del Consigliere Cernetti inerente la Soc. Codemonte s.p.a. trasformazione residui


PRESIDENTE

L'Assessore Calsolaro risponde all'interrogazione del Consigliere Cernetti inerente la Soc. Codemonte s.p.a., trasformazione residui.



CALSOLARO Corrado, Assessore alla tutela dell'ambiente

Signor Presidente, Colleghi Consiglieri, la s.p.a. Codemonte, con sede in Cameri, fraz. Codemonte, ha comunicato, il 10 settembre scorso l'intenzione di realizzare una piattaforma per l'esercizio della propria attività, che a mente dello statuto societario, ha per oggetto: "Lo studio la progettazione, la costruzione e la gestione di impianti per il trattamento e la trasformazione di residui di ogni tipo, sia urbani che industriali, sia per conto proprio che di terzi, sia in Italia che all'estero".
A tal fine, la soc. Codemonte ha richiesto l'autorizzazione a svolgere ai sensi del D.P.R. 915/82, l'attività di cui all'oggetto sociale nel territorio del Comune di Bellinzago.
Gli uffici del competente servizio regionale hanno provveduto all'istruzione della pratica e, alla luce dei dati forniti, hanno inviato il 19 gennaio scorso, alla Società Codemonte (e per conoscenza all'Assessorato all'Ecologia della Provincia di Novara e ai Comuni di Cameri e di Bellinzago) la richiesta di integrazioni documentali.
Le integrazioni richieste riguardano (cito solo le più importanti): la provenienza presunta di ogni tipo di rifiuto, la descrizione della natura della composizione, delle caratteristiche chimico fisiche nel tipo di rifiuto, le modalità analitiche utilizzate per la verifica di accettabilità di rifiuti ai fini del trattamento, le caratteristiche del sistema di stoccaggio nei vari tipi di rifiuti all'interno degli impianti, il sistema di captazione e raccolta trattamento e caratterizzazione quali-quantitativa degli affluenti liquidi, dei residui solidi, dell'emissione dell'atmosfera derivanti dallo stoccaggio.
Per ciascuna di queste richieste ci sono ulteriori specificazioni dall'azione tecnica descrittiva di ogni metodo di trattamento, dalla potenzialità dell'impianto alla quantità annua effettivamente trattata e così via per sei pagine.
L'accuratezza delle richieste permetterà - nel rispetto delle norme contenute nel Piano dei siti approvato dal Consiglio regionale il 22 dicembre scorso e della normativa statale che avrebbe dovuto essere approvata entro la fine dello scorso anno e che fino ad oggi non è stata deliberata - di valutare con attenzione il caso in esame e di assumere, di conseguenza, tutti i provvedimenti opportuni al fine di evitare ogni danno o pericolo per la salute e l'ambiente, ferma restando la possibilità di ulteriori approfondimenti.
Si rileva altresì che il Piano dei siti individua parte delle aree su cui la società Codemonte intenderebbe installarsi come uno dei siti che per "vocazione" può essere correttamente attrezzata per lo smaltimento dei rifiuti.
Sembra inoltre auspicabile, al fine di migliorare la possibilità di controllo e di impedire lo sconsiderato proliferare di una miriade di piccole imprese, che le imprese smaltitrici assumano dimensioni di una certa importanza.
Sarà ovviamente cura del servizio, nell'eventualità che venga concessa l'autorizzazione, adottare ogni cautela e prescrizione volta a tutelare la popolazione e l'ambiente dagli effetti negativi che potrebbero verificarsi qualora la s.p.a. Codemonte intendesse assumere il ruolo di polo di raccolta di rifiuti provenienti da bacini troppo estesi.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Cernetti per la replica. Ne ha facoltà.



CERNETTI Elettra

Signor Presidente, Colleghi Consiglieri, la risposta dell'Assessore mi lascia alquanto perplessa.
Se ho ben capito non mi pare che ci sia un rifiuto da parte della Società Codemonte circa questa discarica che prevede, in primo luogo, un ampliamento e una capienza del sito individuato e stabilito dalla Regione Piemonte di circa quattro volte tanto, e in secondo luogo prevede il trattamento non solo dei rifiuti industriali ma anche dei rifiuti solidi urbani e ciò è in netta contraddizione con la programmazione regionale e con l'inceneritore che sta sorgendo al Consorzio di Novara.
Sottolineo inoltre che la reazione della popolazione sarebbe estremamente violenta perché questa discarica di rifiuti sorge a pelo di una superficiale falda acquifera che irriga le campagne circostanti coltivate a riso e diventa di una estrema pericolosità perché dista solo qualche chilometro da Cameri, da Bellinzago, da Oleggio, da Calpignaga e circa sette chilometri da Novara.
Invito la Giunta a considerare la questione con molta attenzione prima di concedere un'autorizzazione del genere, perché, ripeto la popolazione è in vivissimo allarme. Questo allarme è accentuato dal fatto che oggi la Provincia non è in grado, per i mezzi finanziari e per il personale a disposizione, di esercitare un attentissimo controllo. Non lo è stata per cose molto più piccole: è intervenuta come ha potuto, proprio perché non ha né strutture né finanziamenti adeguati, per i depositi Gidom di Marano Ticino, e L'U.S.L. non è in condizione di intervenire. Di conseguenza queste discariche, una volta che sono state autorizzate, sono praticamente delle discariche incontrollate. Far sorgere una discarica così pericolosa nel centro dell'abitato e nel centro di campagna fertili, irrigate e coltivate a riso, significa veramente innescare una bomba che poi sarebbe estremamente difficile disinnescare.
Invito pertanto l'Assessorato a riconsiderare attentamente la problematica prima di concedere una autorizzazione, che, fra l'altro sarebbe estremamente impopolare.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARCHIARO


Argomento: Norme generali sui trasporti

Interrogazione del Consigliere Cerchio inerente il problema dei trasporti nell'Alta Valle Orco e Soana.


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione del Consigliere Cerchio inerente il problema dei trasporti nell'Alta Valle Orco e Soana.
Risponde l'Assessore Cerutti.



CERUTTI Giuseppe, Assessore ai trasporti

In relazione all'interrogazione posta dal Consigliere Regionale Cerchio e relativa al potenziamento del servizio automobilistico Pont Canavese Noasca-Ceresole Reale, gestito in concessione dalla Trasporti Torinesi Intercomunale Satti, questo Assessorato, esaminata la proposta presentata dalla Satti che prevede nei giorni feriali (da ottobre a maggio) l'istituzione di una nuova corsa da Ceresole Reale per Pont C.se con partenza alle ore 7,10 e nei giorni festivi il prolungamento a Ceresole Reale dalla corsa A 61 in partenza da Pont C.se alle ore 8,30 oltre al capolinea in Ceresole Reale della corsa A 102 in partenza alle ore 16,50 da Noasca, ha espresso il proprio parere favorevole, in linea tecnica al potenziamento e prolungamento della linea.
Per quanto riguarda l'aspetto finanziario il cui ammontare presunto viene stimato in L. 18.000.000 annue, questo Assessorato perdurando le note limitazione delle quote del Fondo Nazionale Trasporti, non è in grado attualmente di garantire la copertura finanziaria.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cerchio.



CERCHIO Giuseppe

Sono tendenzialmente portato a dichiararmi sempre soddisfatto delle efficienti risposte dell'Assessore ai Trasporti, Cerutti. Sono imbarazzato però a fare revival di soddisfazioni in questa interrogazione, in considerazione del particolare disagio in cui la parte più periferica della Comunità Montana Valle Orco e Soana è costretta a vivere, in una zona che stenta a decollare in termini di potenzialità nel settore turistico, stante l'invecchiamento degli abitanti e una situazione non ottimale relativamente ai servizi esistenti, in termini di trasporto pubblico. Queste zone sono contraddistinte da un pressoché totale isolamento per quanto riguarda i trasporti, nel periodo peraltro più difficile e cioè da autunno a primavera inoltrata. Collegato ai problemi dei trasporti è quello della crescita sociale di quest'area, per quanto riguarda infatti la popolazione studentesca che necessita se non altro di strumenti idonei pari a quei servizi che sono considerati viceversa fatto quotidiano per i cittadini delle aree più privilegiate, meno periferiche, dunque meno disagiate.
Questo perché si abbia una scolarità partecipata con maggiori possibilità di acculturazione.
La mancanza totale di un collegamento al di sopra di Noasca, nella linea Pont-Noasca-Ceresole, porta indubbiamente a creare un indotto che è negativo per la necessaria azione di sviluppo di una realtà comunitaria fra le più periferiche e fra le più bisognose, proprio per supportare quegli sforzi che molto lodevolmente la Comunità Montana Valle Orco e Soana e i Comuni di Locana, di Ceresole e di Noasca, stanno attivando per far decollare questa zona sul piano turistico.
Sono lieto che l'Assessorato abbia espresso parere favorevole in linea tecnica alla proposta. Nell'aspetto tecnico possiamo farvi comprendere anche quello finanziario e a tal fine suggerirei che l'Assessorato si incontrasse con la Satti e gli amministratori locali per verificare in termini operativi, dal punto di vista finanziario, la disponibilità dell'ente pubblico e degli enti interessati.
Ricordo che si tratta di Comuni che si trovano in difficoltà a far quadrare anche un bilancio per retribuire un impiegato che fa il cantoniere, l'impiegato, il becchino, eccetera; occorre quindi andare incontro a queste obiettive difficoltà delle zone particolarmente disagiate e periferiche, come lo sono certamente più di ogni altra nel confronto quelle della Comunità Montana Alta Valle Orco e Soana.


Argomento: Viabilità

Interrogazione del Consigliere Gerini inerente la S.S. 590 della Valle Cerrina


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione del Consigliere Gerini inerente la S.S.
della Valle Cerrina.
Risponde l'Assessore Cerutti.



CERUTTI Giuseppe, Assessore alla viabilità

Con riferimento alla interrogazione in oggetto inerente la S.S. n. 590 della Valle Cerrina si comunica che il Compartimento ANAS della Viabilità per il Piemonte pur avendo da sempre manifestato la carenza di disponibilità finanziarie per interventi di ordinaria manutenzione sulla rete viaria statale della Regione nonché la scarsità del personale cantoniere in dotazione ha provveduto nel corso degli anni a quegli interventi manutentori resisi continuamente necessari a causa delle condizioni climatiche e dell'elevato traffico sulle strade della Regione.
In particolare la Strada Statale in oggetto svolge nella tratta Brusasco-Castagnone prevalenti funzioni di collegamento comprensoriale per i traffici a carattere locale di medio raggio lasciando alla S.S. n. 31 bis, sulla quale sono stati concentrati gli interventi di potenziamento, il collegamento con caratteristiche intercomprensoriale per il traffico a media e lunga percorrenza.
Tuttavia al fine di assicurare condizioni accettabili di sicurezza della circolazione è stato interessato favorevolmente il Compartimento ANAS perché vengano inseriti nel programma degli interventi di straordinaria manutenzione per l'anno 1984 i lavori di rifacimento della pavimentazione e revisione della segnaletica con particolare riguardo alla tratta segnalata dal Consigliere interrogante, tratta che risulta essere quella in condizione peggiore.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Gerini.



GERINI Armando

Mi dichiaro soddisfatto.


Argomento: Agricoltura: argomenti non sopra specificati

Interrogazione dei Consiglieri Chiabrando e Penasso inerente la Soc. San Matteo e il Macello Cooperativo Pinerolese


PRESIDENTE

L'Assessore Ferraris risponde all'interrogazione dei Consiglieri Chiabrando e Penasso inerente la Soc. San Matteo e il Macello Cooperativo Pinerolese.



FERRARIS Bruno, Assessore all'Agricoltura

Signor Presidente, Colleghi Consiglieri, la situazione è pressapoco quella che viene segnalata o denunciata dagli interroganti.
L'ESAP, nonostante tutte le sollecitazioni e che a suo tempo gli sia stata assegnata la somma di 4 miliardi, non è ancora riuscito a pagare l'equivalente del latte conferito dai singoli che dalla Cooperativa "Macello Cooperativo Pinerolese".
Teniamo presente che l'ESAP non può neppure pagare direttamente. Ha passato quelle risorse alle due società, che sono amministrate da tre amministratori straordinari, questi rispondono che rispettano la volontà politica della Giunta e dell'ESAP (il che dimostra che l'ESAP ha fatto gli stessi adempimenti) di soddisfare prioritariamente i fornitori di latte, ma esiste anche l'esigenza del rispetto delle leggi e delle norme, per cui le risorse che hanno avuto, una parte l'hanno destinata per il pagamento del latte, l'altra è stata trattenuta dalle banche. La difficoltà è anche determinata dal fatto che il conto complessivo per risanamento comprendeva i quattro miliardi e comprendeva anche la vendita dei prodotti (c'è anche il completamento di Crescentino) e la vendita del cash and carry. I Commissari si chiedono se debbano sprecare il formaggio grana perch venderlo così come abbiamo chiesto significa venderlo non maturo e con ingenti perdite; naturalmente si sono rifiutati e io mi sono ben guardato dal dire che devono sprecare il grana perché sarebbe un reato.
Infine c'è la vendita del cash and carry nei confronti della quale ho preteso una valutazione da parte dell'UTE prima di qualsiasi trattativa malgrado le trattative siano in corso. Poiché l'UTE impiega dei mesi prima di pronunciarsi, ho proposto una valutazione molto ponderata e una forma di anticipazione all'ESAP concordando con le banche. L'operazione non è per così semplice perché i fondi non si possono dare agli allevatori e ai produttori di latte in quanto, è vero che le aziende sono della Regione, ma per interposta persona o meglio per l'interposto Ente di Sviluppo Agricolo.
I giuristi dicono che è discutibile che l'Ente possa pagare direttamente i conferitori del latte.
Mi auguro comunque che, grazie alla proposta di valutare prudenzialmente sia il formaggio in stoccaggio da vendere, sia il cash and carry di Chivasso, si possa entro le prossime settimane effettuare il pagamento.
Per il 15 del mese era previsto un pagamento di 70 milioni, 36 milioni ai privati e 40 milioni al Macello Cooperativo, ma più o meno, la situazione rimane sui 300 milioni che devono ancora essere pagati.
Spero che questa proposta che ho rappresentato più volte venga finalmente attuata e che i conferitori, la cooperativa e anche i singoli possano nelle prossime settimane recuperare quello che è loro dovuto per il latte conferito.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiabrando.



CHIABRANDO Mauro

Non basta dire che la Regione non può perché c'è in ballo l'ESAP e idem l'ESAP perché ci sono le aziende. Questi ragionamenti corrono dal punto di vista burocratico, ma non da quello pratico e politico, in quanto tutti noi sappiano che la responsabilità è della Regione, è politica. E' la Regione che ha acquistato queste aziende, di conseguenza è giusto che la gente faccia capo alla parte politica più che alla parte burocratica.
Se si tratta di poche settimane è ancora possibile risolvere la situazione, se il tempo però dovesse dilatarsi, occorrerà adottare qualche provvedimento.
L'Assessore ha accennato ad una qualche garanzia fornita dall'ESAP alle banche, affinché quest'ultime siano in grado di effettuare i pagamenti.
Io suggerisco un'altra possibilità: la Regione ha in dotazione dei fondi a titolo di finanziamenti a favore dell'agricoltura. Ritengo sia possibile effettuare un prestito a tempo determinato per turare questo buco, grave e pericoloso, che va a mettere in crisi la forma cooperativa nella quale crediamo e abbiamo fatto molto.


Argomento: Diritto allo studio - Assistenza scolastica

Interrogazione dei Consiglieri Bergoglio e Villa inerente il capitolo "diritto allo studio" nelle proposte programmatiche della Giunta regionale


PRESIDENTE

L'Assessore Ferrero risponde all'interrogazione dei Consiglieri Bergoglio e Villa inerente il capitolo "diritto allo studio" nelle proposte programmatiche della Giunta regionale.



FERRERO Giovanni, Assessore all'Istruzione

Una delle parti più importanti dell'attività in materia di diritto allo studio universitario è stato il completamento dei cantieri, in parte già avviati o comunque appaltati dalle ex-opere universitarie, in particolare per i due edifici siti, uno in piazza Cavour, l'altro in viale Settimio Severo, ex-villa Gualino.
La prosecuzione dei lavori è proceduta con tempi più rapidi di quanto preventivati in sede di appalto originale e ha permesso di aumentare la dotazione di posti letto con l'apertura della prima ala del palazzo di piazza Cavour già l'anno scorso. Nei mesi passati sono state completate le strutture della seconda ala e recentemente la Giunta regionale ha operato l'appalto per le finiture interne di questa parte.
Per quanto riguarda la ex-villa Gualino il completamento di un primo lotto funzionale è previsto attorno alla fine di aprile.
Quest'aumento reale, ancor più potenziale ed imminente con il prossimo anno, di posti letto merita però nel suo apprezzamento positivo, nel seno che prosegue una linea tendente a equilibrare la disponibilità di residenze di Torino a quella di altre grandi città universitarie italiane, comunque alcune attenzioni e alcuni allarmi.
Ci si deve interrogare su come sia modificata l'utenza da parte degli studenti universitari, con fenomeni rilevabili addirittura a livello macroscopico nella flessione demografica di Torino; con l'apertura di diverse Università nel Mezzogiorno; e soprattutto con un'ipotesi, non futuribile, dell'alleviarsi della pendolarità su Torino dalle stesse aree di bordo della nostra Regione.
Inoltre, il modello culturale degli studenti tende a modificarsi: ad esempio la collocazione in stanze a più di un letto si è rilevata quest'anno assai complessa; ciò significa che vi sono sistemazioni esterne ritenute dagli studenti stessi economicamente e funzionalmente più vantaggiose di una soluzione che non sia quella assolutamente ottimale cioè la camera singola in piazza Cavour con vista sul parco.
Il passaggio dallo Stato alla Regione ha determinato una conseguenza di tipo finanziario già rilevata nel Bilancio approvato dal Consiglio e forse non sufficientemente evidenziata dalla sola crudezza delle cifre: da un lato, noi abbiamo un riparto dei fondi a livello nazionale che continua a presupporre la esistenza dei servizi aperti prima del passaggio. Per quanto riguarda quindi le spese generali, la realtà torinese è considerata sostanzialmente ancora una realtà priva di servizi, di conseguenza registriamo un riparto di spesa corrente che è enormemente più basso di tante altre città italiane, talvolta anche medie e piccole. In secondo luogo, il Ministero non ha ritenuto di includere le Regioni tra i soggetti beneficiari della legge sull'edilizia universitaria, legge sulla quale erano stati finanziati i cantieri ai quali ho accennato. Ci troviamo quindi ad aver avuto un trasferimento di risorse quantitativamente equiparato a un livello di servizi inferiori a quello attuale e, dal punto di vista degli investimenti, a non aver nessuna copertura di entrata, se non il fondo comune regionale.
L'apertura in una zona collinare di un lotto tecnicamente funzionale ma non sufficientemente esteso come numero di frequentanti (80-90 persone) determina un'impennata assai grande proprio sui costi di gestione, perch si tratta di caricare una serie di costi fissi generali, soprattutto di costi di personale, sul numero di residenti che è enormemente più piccolo della potenzialità complessiva dell'edificio. Ciò avviene in una situazione in cui la disponibilità di alloggi a Torino per la stessa Regione risulta essere decisamente più economica in termini di canoni di affitto più oneri di gestione, delle sole spese di gestione degli attuali collegi prescindendo quindi dagli ammortamenti dell'investimento che deve essere effettuato.
Da questo complesso di considerazioni, due anni fa è nata una discussione che a me e alla Giunta è parso corretto evidenziare, utile anche ai fini di interrogazioni e di discussioni, al Consiglio regionale circa l'opportunità di prevedere un intervento congiunto della Regione e del Comune e di valutare la possibilità di assicurare una quota di cantiere a carico di un altro ente con un mantenimento della proprietà in capo alla Regione e con una destinazione temporanea ad altri usi, connessi pur sempre a giovani, ma diversificata. In realtà non è stato possibile realizzare questa ipotesi, perché le difficoltà delle amministrazioni, dal punto di vista giuridico, hanno impedito che si procedesse agli appalti relativi per cui ci troviamo oggi nella stessa condizione di un anno fa e cioè di un sostanziale esaurimento dei fondi vincolati della Regione e di un qualche problema per l'apertura, in una zona di collina, di una fetta molto piccola del complessivo edificio.
Ribadisco la assoluta impossibilità di considerare, nell'attuale situazione di bilancio, cioè con la spesa storica del 1983 attorno ai 14 miliardi e con risorse realmente disponibili sul bilancio regionale di quest'anno pari a 3 miliardi, dato per scontato il fatto che non si debbano introdurre delle politiche discusse con gli studenti, ma di reale e drastico controllo della spesa.
Comunico al Consiglio che, in accordo con l'Amministrazione Civica, è stato concordato di sospendere l'erogazione dei pasti domenicali a partire dalle prossime settimane; di trasferire al Comune tutto il personale che può essere integrato nei servizi comunali, al fine di non procedere a nuove assunzioni; di rivedere completamente gli appalti delle mense e anche - io insisto - di individuare centri di costo che possano ripartire con la gestione vincolata parte delle spese generali, spese personali e di sostegno.
La mia personale opinione, per rispondere con conclusiva franchezza, è che poteva essere tollerabile e come ripiego l'ostello, in quanto prevedeva dei lavori edilizi sostanzialmente identici a quelli che avrebbero dovuto essere fatti per residenze di studenti; si trattava di modificare soltanto marginalmente alcuni lavori degli interni e ciò avrebbe comportato, a fronte dell'onere del cantiere, che la Regione, ente proprietario, non avrebbe perso l'ipotetica disponibilità di espandere questi servizi qualora l'utenza e le risorse finanziarie lo avessero reso disponibile. La mia opinione è che il Consiglio regionale debba effettuare una scelta onerosa, non sui capitoli degli studenti, ma coraggiosa, cioè che si debba riprendere con forza un rapporto con l'Università per garantire che Torino diventi sempre di più sede di convegni, congressi, seminari, scuole estive scambi di docenti, scambi di studenti, soprattutto nell'ambito universitario, nelle questioni che sono connesse allo sviluppo della cultura, della scienza, delle tecnologie, degli scambi economici.
Sono del parere che in luogo dell'improbabile a oggi esito, in termini di ostello, si debba abbandonare un ragionamento che ho cercato di fare per sommi capi, di natura eminentemente economica e di efficienza gestionale per dire che la ex-villa Gualino, che è anche un simbolo di un'epoca della città di Torino, possa e debba essere destinata in quota parte agli studenti universitari durante i loro mesi di permanenza; si debba perseguire un uso, però, che abbia carattere emblematico e significativo e che riapra dei rapporti e delle possibilità per l'Università di operare e di lavorare, ovviamente con tutte le forme di autogoverno che nel campo della comunità scientifica vengono adottati. Ho la sensazione che in capo ad un paio di anni potremmo avere in Piemonte e a Torino la rilocalizzazione di parti di attività che hanno un indotto, non soltanto culturale, ma di immagine ed economico, straordinario per la nostra Regione. Credo che, rispetto ad altre rilevantissime spese che si fanno, in termini di contributi alle industrie o altro, pur giuste, per sostenere le attività immediatamente tecnologiche, sarebbe importante se gli enti locali, almeno laddove dispongano già obiettivamente di strutture, non caricandosi in questo modo di costi di spese correnti, ma facendo un'operazione di investimento, concorressero a un disegno generale del tipo di quello che in altre occasioni si è discusso su relazioni ad esempio dell'Assessore Tapparo.
Questa è una provocazione che ha in analogia a quella dell'ostello l'assoluta impossibilità di considerare ovvio ed automatico un espandersi dei servizi, laddove le decisioni nazionali sono, anziché quelle, rivolte verso la riduzione di questa categoria della spesa pubblica.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Sig.ra Bergoglio.



BERGOGLIO Emilia

La risposta dell'Assessore Ferrero apre il discorso su fronti diversi ri spetto all'uso o al riuso a fini culturali largamente intesi di una serie di strutture esistenti in particolare nella nostra città.
Non c'è dubbio che la città di Torino e la Regione Piemonte abbiano una fama di torpore sotto il profilo delle iniziative culturali, universitarie che forse non meritano rispetto alle loro potenzialità.
A voler lanciare ipotesi di grande respiro si rischia di perdere dl vista il contingente; il contingente, in queste strutture, è che al momento attuale non si riescono a concludere i lavori e in ogni caso il problema del diritto allo studio continua ad essere affrontato.
Per onestà intellettuale e non per colpa dell'Assessore in quanto tale devo dire che il problema continua ad essere affrontato per responsabilità che sono di vario livello in termini spezzettati, episodici e qualche volta un po' scoordinati l'uno con l'altro.
In effetti sono d'accordo quando l'Assessore dice che bisogna rivedere una serie di servizi e una serie di costi. Credo che questo sia anche nella logica di una nostra interrogazione sviluppata a suo tempo sul problema delle mense. Al di là di ogni responsabilità, personale o individuale, di chi mette in opera certi appalti (ma questo fatto al momento non interessa alla discussione) c'è l'esigenza, da parte di pubblici amministratori, di verificare se i costi di determinati servizi corrispondono alle logiche di mercato e ai servizi effettivamente resi.
Le residenze agli studenti costituiscono un problema centrale rispetto alla garanzia del diritto allo studio. E' vero che c'è una riduzione della popolazione scolastica globalmente intesa, è vero che c'è un decentramento universitario, ma è altrettanto vero che l'Università di Torino è ancora per tante ragioni, centro di attrazioni per molti studenti che, pur avendo le università vicino a casa, preferiscono studiare a Torino perché le tradizioni di certe facoltà sono ancora realtà, non soltanto dal punto di vista della tradizione, ma anche da quello della qualità dell'insegnamento e dello studio, nonostante le difficoltà e nonostante i limiti che queste hanno.
Non c'è dubbio che prevedere un certo numero di servizi residenziali per studenti sia ancora necessario. Chiediamo con chiarezza che la destinazione prioritaria di queste strutture sia per residenza a studenti.
Non siamo preconcettualmente contrari all'uso di queste strutture per altre attività in periodo non scolastico: durante i mesi estivi o nei momenti in cui le strutture non sono utilizzate dagli studenti possono essere utilizzate per altre iniziative.
Ci pare che prevedere ambiti non indispensabili e non obbligatori possa essere per queste strutture una distorsione di risorse. Ancora oggi l'Assessore Ferrero ci ha ricordato che queste risorse sono molto scarse e limitate: se è vero che sono scarse e limitate non distogliamole dal diritto allo studio per iniziative che se in tempi di boom economico possono anche essere interessanti, in tempi di difficoltà, se tagliare bisogna, tagliamo sulle cose meno indispensabili.
Questo era lo spirito della nostra interrogazione e la raccomandazione che rivolgiamo alla Giunta. Ho l'impressione che, dalle spiegazioni dell'Assessore Ferrero, questa destinazione inserita nel programma sia da considerarsi quanto meno ipotesi superata.


Argomento: Programmazione sportiva (impianti e attivita")

Interrogazione del Consigliere Sartoris inerente contributi per impianti sportivi


PRESIDENTE

Infine, l'Assessore Mignone risponde all'interrogazione del Consigliere Sartoris inerente contributi per impianti sportivi.



MIGNONE Andrea, Assessore al turismo

In merito all'interrogazione del Consigliere Sartoris comunico quanto segue: alla data del 30 giugno 1983 le istanze pervenute ancora da finanziare ai sensi del titolo terzo della L.R. 10/1979 risultavano essere state 195, con una richiesta complessiva di contributi pari a 19.474.000.000. Debbo comunicare che per quanto riguarda il 1984 questa cifra è andata ulteriormente aumentando in termini drammatici: stiamo ancora esaminando le schede da elaboratore, ma calcoliamo che la stima di richiesta ammonterà nel 1984 a circa 24-25 miliardi.
Peraltro lo stanziamento a bilancio 1983 recepito dalla L.R. 2I del 17/11/1983 relativa ai finanziamenti della Legge n. 10 per gli interventi previsti da questa legge ammontava a Lit. 500.000.000, quindi già qui è di tutta evidenza la differenza tra le disponibilità finanziarie e le richieste avanzate dagli enti locali.
La Giunta regionale ha provveduto con la deliberazione richiamata dal Consigliere Sartoris nella sua interrogazione all'attribuzione dei contributi previsti sulla base dei criteri che ora illustrererò, criteri peraltro già accolti anche dalla competente Commissione che si era ritenuto opportuno sentire per analoghi interventi relativi all'anno 1982. La Giunta quindi ha ritenuto ancora validi i criteri che nell'82 erano stati seguiti per analogo provvedimento: 1) sono stati privilegiati i Comuni per i quali, in relazione alla loro entità demografica, era prevedibile un contributo massimo di 40 milioni.
Nella deliberazione della Giunta i contributi risultano così assegnati: 5.000.000 n. 1 Comune 15.000.000 n. 3 Comuni 20/30.000.000 n. 4 Comuni 30/37.000.000 n. 10 Comuni 40.000.000 n. 1 Comune 2) sono stati ammessi a contributo i Comuni che avevano presentato istanza nel primo biennio di attuazione della Legge n. 10, vale a dire 1979 1980, e che successivamente avevano prodotto la documentazione tecnico contabile e gli atti amministrativi inerenti l'affidamento dei lavori l'inizio e/o l'ultimazione dei medesimi e per i quali l'obbligazione veniva a scadenza nell'anno 1983; giust'appunto il combinato disposto dell'art. 3 della Legge 19/82 che modifica la Legge 10/79 per quanto riguarda la procedura di liquidazione dei contributi e dell'art. 56 della Legge 54/81 sulla contabilità regionale riguardante gli impegni di spesa.
3) è stato considerato il riequilibrio regionale territoriale, così come si evince dalla ripartizione tra i Comprensori dei Comuni beneficiari indicati nel testo, la cui copia consegnerò al Consigliere Sartoris.
Complessivamente, infatti, sono stati sostenuti 19 interventi riguardanti 12 Comprensori.
Per quanto attiene la mancata inclusione del Comune di Pessinetto tra gli enti ammessi a contributo, preciso che per tale ente non si è riscontrata una documentazione tecnico- contabile sufficiente a dimostrare così come per la quasi totalità dei Comuni in delibera invece avviene, lo stato dei lavori e l'ammontare della spesa esposta dall'ente medesimo.
La realtà è che ci troviamo di fronte ad una legge in cui vi è una forte discrepanza tra risorse disponibili e istanze. Per quanto riguarda il 1984, sono stati iscritti a bilancio 2 miliardi e 300 milioni; utilizzando questi criteri sottoporremo alla competente commissione consiliare, non appena il Consiglio approverà la legge di rifinanziamento, i provvedimenti relativi, posto che di fronte a 800 richieste dovremo comunque andare a fare delle scelte.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Sartoris.



SARTORIS Riccardo

Prendo atto della risposta dell'Assessore. Mi riservo di controllare nella copia del testo che ha dichiarato di volermi consegnare, se i criteri adottati possono essere suscettibili di ulteriori commenti da parte nostra.
Credo, però, che in questa, come in tante altre vicende riguardanti l'attività della Giunta regionale, quando si lamenta la caduta di credibilità della istituzione, non si tenga sufficientemente conto, al di là del fatto se un finanziamento venga riconosciuto o meno, del modo di svolgimento del rapporto tra l'autorità locale subregionale e la Regione.
Devo ricordare all'Assessore che il Sindaco del Comune di Pessinetto aveva partecipato a più riunioni con l'Assessorato e nell'ultima, svoltasi tra il Sindaco e l'Assessore in mia presenza, vi era stato un impegno verbale a riconoscere questo contributo: fatto che poi non è avvenuto. Mi auguro che il Comune di Pessinetto una volta verificato il contenuto della risposta alla mia interrogazione, convenga sul fatto che era difficile accogliere questa domanda. Ho però i miei dubbi, perché si tratta di un contributo di modesta rilevanza: 21 milioni, necessario a completare un impianto sportivo inattivo da 4 anni, nonostante siano state dedicate notevoli risorse finanziarie per il suo allestimento.
Credo allora che effettivamente chi guarda oggi alla Regione nutrendo dei dubbi rispetto all'attività svolta dalla Giunta e che quindi va perdendo sempre di più credibilità rispetto a questa istituzione, in qualche misura abbia ragione o comunque abbia ragione rispetto all'atteggiamento che la Regione va assumendo di progressivo distacco dagli enti locali subregionali. Il fatto per esempio che si vanga a dire oggi che mancava la documentazione tecnico-contrattuale merita un ulteriore commento: il Comune infatti aveva presentato della documentazione, ma la Regione non aveva dichiarato se questa era sufficiente o meno. Non si pu non rispondere. E questo non è il solo caso: ce ne sono decine e decine.
Credo sia compito della Giunta, come prova di volontà di un corretto rapporto con gli enti locali, rispondere alle domande avanzate da questi enti e osservare che queste siano sufficientemente corredate della relativa documentazione.
Approfitto di questo per inserire a memoria il fatto che in questo Consiglio regionale un mese fa fu approvato da tutte le forze politiche un ordine del giorno riguardante la cooperativa PALI della Val Chiusella, dopo di che, per quanto sia di mia conoscenza o comunque per quanto risulta dai dati ufficiali, questo ordine del giorno è rimasto lettera morta. Credo che noi dobbiamo assumere un atteggiamento, se vogliamo anche coraggioso, per non possiamo lasciare le cose a morire in questo modo.



MIGNONE Andrea, Assessore al turismo

Chiedo la parola in quanto il Consigliere Sartoris ha introdotto un argomento che non riguardava affatto l'interrogazione e che necessita di qualche chiarimento.



SARTORIS Riccardo

Non riguarda l'interrogazione perché è un atteggiamento complessivo.



MIGNONE Andrea, Assessore al turismo

Intendo dire che la Regione Piemonte riguardo a questa iniziativa, per la parte di sua competenza, stante la legislazione esistente, aveva assolto tutti i compiti. Il problema è noto a tutti e cioè questa cooperativa non ha idonee garanzie per poter accendere il mutuo con l'istituto mutuario.



SARTORIS Riccardo

Io mi sono riferito ad un ordine del giorno che rimane così.



MIGNONE Andrea, Assessore al turismo

L'ordine del giorno non rimane così. La Giunta ha predisposto un provvedimento legislativo di rifinanziamento, in cui è prevista la garanzia fidejussoria anche per interventi già finanziati con precedenti le i. Vi è stato peraltro un incontro con la IV Commissione, il cui Presidente si è impegnato ad incontrarsi con le banche, in attesa che il provvedimento legislativo vada a termine, per valutare la situazione.



BRIZIO Gian Paolo

Questa iniziativa però è della Commissione.



MIGNONE Andrea, Assessore al turismo

D'accordo. Il Presidente della IV Commissione però ha comunicato il seguito al Presidente della Giunta Viglione di voler intraprendere questa azione, in attesa di un provvedimento legislativo ad hoc che la Giunta regionale ha comunque approvato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montefalchesi.



BRIZIO Gian Paolo

Adesso facciamo una discussione.



PRESIDENTE

Non si inizia una discussione, si tratta di un'informazione in merito all'attività della IV Commissione, che potrei dare anch'io.
Informo che martedì 6 marzo 1984 la IV Commissione ha incontrato la cooperativa PALI.



MONTEFALCHESI Corrado

Chiedo la parola per fatto personale.



PRESIDENTE

Non glielo posso concedere per questo motivo, al limite per un breve chiarimento.



MONTEFALCHESI Corrado

Per correttezza e chiarezza nei confronti di tutti i colleghi e di chi segue i lavori del Consiglio, comunico che, con l'impegno di tutti i Gruppi consiliari, la IV Commissione ha tenuto la riunione annunciata dal Presidente e che il sottoscritto, in qualità di Presidente, ha assolto il compito di informare la Giunta regionale circa le decisioni prese in quella riunione.
In questo senso credo stia lavorando la Giunta.



BRIZIO Gian Paolo

Questo non è un modo corretto di agire.
Il collega Sartoris ha citato una questione soltanto in modo esemplificativo.
In qualità di membro della IV Commissione faccio una precisazione: quanto riferito dal collega Montefalchesi è perfettamente vero, ma ciò è avvenuto in assenza della Giunta, pertanto come posizione assunta dalla Commissione.


Argomento:

Interrogazione del Consigliere Sartoris inerente contributi per impianti sportivi

Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

In merito al punto terzo all'ordine del giorno: "Comunicazione del Presidente del Consiglio regionale" comunico che ha chiesto congedo il Consigliere Ariotti.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

Sono stati presentati i seguenti progetti di legge: N. 328/bis: "Presidi multizonali delle Unità Socio-Sanitarie Locali" nuovo testo presentato dalla Giunta regionale in data 23 febbraio 1984 ed assegnato alla V Commissione in data 28 febbraio 1984 N. 363/bis: "Norme sullo stato giuridico e sul trattamento economico dei dipendenti regionali, in applicazione dell'accordo relativo al contratto nazionale di lavoro per il personale delle Regioni per il periodo 1982/1984. Modifiche ed integrazioni alle leggi regionali nn. 22/1974 74/1979 e 5/1981"', nuovo testo presentato dalla Giunta regionale in data 12 marzo 1984 ed assegnato alla r Commissione in data 13 marzo 1984 N. 370: "Modifica all'art. 11 della legge regionale n. 60 del 17/10/1979", presentato dai Consiglieri Cerchio e Villa in data 20 febbraio 1984 ed assegnato alla VI"Commissione in data 23 febbraio 1984; già approvato dal Consiglio nell'adunanza del 23 febbraio 1984 N. 371: "Modifica alla legge regionale 2/11/1982 n. 32 sulle norme per la conservazione del patrimonio naturale e dell'assetto ambientale".
presentato dai Comuni di Valmala, Sampeyre, Bellino, Rossana e Dronero in data 27 ottobre 1983, dichiarata ricevibile ed ammissibile dall'Ufficio di Presidenza in data 7 febbraio 1984 ed assegnato alla VII Commissione in data 22 febbraio 1984 N. 372: "Riconoscimento del valore economico e sociale del lavoro casalingo. Provvidenze ed agevolazioni", presentato dai Consiglieri Bergoglio, Fassio Ottaviano, Cerchio, Brizio, Penasso e Quaglia in data 23 febbraio 1984, assegnato alle Commissione IV^ in sede referente, 1 ^e V^ in sede consultiva in data 29 febbraio 1984 N. 373: "Sottoscrizione di nuove azioni della Promark S.p.A." presentato dalla Giunta regionale in data 23 febbraio 1984 ed assegnato alle Commissioni 1^ e V^ in sede referente in data 7 marzo 1984 N. 374: "Sottoscrizione di nuove azioni della S.A.CE. S.p.A." presentato dalla Giunta regionale in data 23 febbraio 1984 ed assegnato alla 1^ Commissione in data 28 febbraio 1984 N. 375: "Modificazione della legge regionale 11 gennaio 1984, n. 2" presentato dalla Giunta regionale in data 23 febbraio 1984 ed assegnato alla 1^ Commissione in data 28 febbraio 1984 N. 376: "Nuovo assetto della polizia locale", presentato dai Consiglieri Cerchio, Genovese, Brizio, Carletto, Picco, Quaglia e Sartoris in data 24 febbraio 1984 ed assegnato alla 1 Commissione in data 2 marzo 1984 N. 377: "Norme di attuazione dell'art. 18 della Costituzione e della legge 25/1/1982, n. 17 in materia di associazioni segrete", presentato dai Consiglieri Valeri, Bontempi, Avondo, Biazzi e Marchiaro in data 28 febbraio 1984 ed assegnato alla 1^Commissione in data 2 marzo 1984 N. 378: "Norme concernenti l'esercizio del controllo regionale sugli atti degli istituti di ricovero e cura a carattere scientifico con personalità giuridica di diritto pubblico", presentato dalla Giunta Regionale in data I marzo 1984, assegnato alle Commissioni l ^in sede referente e V^ in sede consultiva in data 1 marzo 1984 N. 379: "costituzione dell'Istituto per la formazione professionale e l'innovazione del settore tessile - I.F.I.S.T. - S.p.A.", presentato dalla Giunta regionale in data 1 marzo 1984, assegnato alle Commissione IV^ e VI in sede referente e 1^ in sede consultiva in data 7 marzo 1984 N. 380: "Interventi per lo sviluppo dell'offerta turistica" presentato dalla Giunta regionale in data 5 marzo 1984, assegnato alle Commissioni VI^ in sede referente e 1^ in sede consultiva in data 7 marzo 1984 N. 381: "Parziale modifica alla legge regionale 16 maggio 1975, n.
28: 'Norme per l'incentivazione delle iniziative di enti locali, di enti ospedalieri e di istituzioni di assistenza e beneficenza, assistiti da contributo regionale e istituzione degli organi consultivi in materia di opere pubbliche di interesse regionale' e successive modifiche ed integrazioni", presentato dalla Giunta regionale in data 12 marzo 1984 ed assegnato alla II^ Commissione in data 13 marzo 1984 N. 382: "Norme per l'esercizio delle funzioni trasferite alla Regione in materia di polizia mineraria delle cave, torbiere, acque minerali e terminali", presentato dalla Giunta regionale in data 12 marzo 1984 N. 383: "Norme per la tutela e per la conservazione del patrimonio naturale e dell'assetto ambientale", presentato dalla Giunta regionale in data 12 marzo 1984, assegnato alle Commissioni VII^ in sede referente e 1 in sede consultiva in data 13 marzo 1984.


Argomento:

c) Apposizione visto Commissario del Governo


PRESIDENTE

Il Commissario del Governo ha apposto il visto: alla legge regionale del 26 gennaio 1984: "Modificazione alla legge regionale 21 agosto 1978, n. 54 'Istituzione del parco regionale La Mandria" alla legge regionale del 26 gennaio 1984: "Modificazione alla legge regionale 28 agosto 1979, n. 51 'Istituzione della riserva naturale speciale della Garzaia di Valenza"' alla legge regionale del 26 gennaio 1984: "Integrazione alla legge regionale 4/9/1979, n. 59 'Provvedimenti per l'esercizio dello sgombero della neve" alla legge regionale del 26 gennaio 1984: "Procedimento per l'applicazione delle sanzioni amministrative inerenti alle violazioni in materia di parchi naturali, riserve naturali o aree attrezzate" alle legge regionale del 26 gennaio 1984: "Sostegno ad iniziative concernenti la ristrutturazione e l'ammodernamento di strutture culturali e dello spettacolo" alla legge regionale del 2 febbraio 1984: "Interventi per l'attuazione in Piemonte della legge 21 maggio 1981, n. 240 recante provvidenze a favore dei consorzi e delle società consortili fra le piccole e medie imprese nonché delle società consortili miste".


Argomento:

d) Deliberazioni adottate dalla Giunta regionale e dall'Ufficio di Presidenza


PRESIDENTE

Le deliberazioni adottate dall'Ufficio di Presidenza nella seduta del 14 febbraio 1984 e dalla Giunta regionale nelle sedute del 14, 16, 21, 23 28 febbraio e 1 marzo 1984 - in attuazione dell'art. 7, 1 comma, della legge regionale 6/11/1978, n. 68 - sono depositate e a disposizione presso il Servizio Aula.



PRESIDENZA DEL PRESIDENZE BENZI


Argomento: Commemorazioni

Commemorazione del Generale Sateriale, del Capitano Paniconi, del Maresciallo Bianchini e del Brigadiere Bertacchini, vittime di un incidente con un elicottero dell'Arma dei Carabinieri sulle montagne di Inverso Pinasca, in Val Chisone


PRESIDENTE

Colleghi Consiglieri, martedì mattina una tragedia ha stroncato la vita di quattro carabinieri, la disgrazia è avvenuta sulle montagne di Inverso di Pinasca, in Val Chisone.
Un elicottero dell'Arma con a bordo il Generale Mario Sateriale comandante della prima brigata carabinieri di Torino, il Capitano Fausto Paniconi, comandante del nucleo elicotteri di Volpiano, il Maresciallo pilota Nivaldo Bianchini e il Brigadiere Mario Bertacchini è precipitato probabilmente per un guasto meccanico, mentre stava volando per raggiungere Bousson dove si stavano svolgendo esercitazioni di mobilità sulla neve della Taurinense.
I soccorritori altro non hanno potuto fare che trasportare le salme dei carabinieri a Valle.
Con Mario Sateriale scompare una esemplare figura di uomo e di carabiniere. Nell'Arma dal 1953, laureato in giurisprudenza, il Generale Sateriale ricoprì in trenta anni incarichi delicati ed importanti.
Comandante del nucleo operativo di Bolzano tra il 1967 e il 1969, guid i gruppi dell'Arma di Trapani, Palermo e Cagliari.
Nel 1977 ritornò nel capoluogo della Sicilia dove si distinse per l'eccezionale impegno contro la mafia, per cinque anni, al comando della Legione con giurisdizione sulle province di Palermo, Trapani, Agrigento e Caltanisetta.
A Torino il Generale Sateriale svolgeva la sua attività dalla primavera del 1982.
Anche nella nostra città si era distinto per il suo impegno guidando in particolare, con successo, le indagini successive all'Assassinio del Brigadiere Atzei. Sotto il suo comando inoltre era stata annientata l'ultima colonna brigatista.
Gli altri carabinieri caduti erano nell'Arma da anni dove avevano dimostrato con un continuo impegno efficienza e serietà nell'assolvere i loro compiti.
Tutte le vittime di questa disgrazia erano sposate e con figli. A queste famiglie, ora nel dolore, vada tutta la nostra sofferta partecipazione.
Colleghi Consiglieri: voglio esprimere a nome del Consiglio Regionale del Piemonte e mio personale i sensi più profondi di cordoglio alla Signora Enza di Paola Sateriale e al figlio e alle Signore Maria Emanuela De Luca Paniconi, Giovanna Madini Bianchini e Margherita Paglino Bertacchini, e all'Arma dei Carabinieri.
Con la scomparsa del Generale Mario Sateriale perdiamo un comandante capace e preparato, un servitore dello Stato e della democrazia. Di questa perdita ne siamo tutti profondamente addolorati.



(I presenti osservano un minuto di silenzio)



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARCHIARO


Argomento: Giunta, organizzazione e funzioni

Comunicazioni della Giunta regionale


PRESIDENTE

La parola all'Assessore Tapparo per una comunicazione relativa alla ENI CHIMICA di Borgaro.



TAPPARO Giancarlo, Assessore al lavoro

Per le varie comunicazioni in precedenza fatte, la vicenda della chiusura, nell'estate scorsa, del Centro di Ricerche dell'ENI Chimica di Borgaro, penso sia nota nelle parti generali.
Da quel periodo, dopo aver esperito ogni tentativo di tenere in vita il Centro con una presenza diretta dell'ENI, i ricercatori hanno tentato di avviare una esperienza cooperativistica per costituire una entità, più che di ricerca, di servizi nel settore chimico.
La Regione si è fatta promotrice di una serie di incontri con vari soggetti che avrebbero potuto portare delle commesse di lavoro alla costituenda cooperativa di servizi nel settore chimico. Con la stessa ENI si è aperta una trattativa di merito, sia per quanto riguarda eventuali commesse di lavoro, sia per quanto riguarda il problema degli impianti attrezzature ed edifici. Per questi ultimi problemi è stato coinvolto il movimento cooperativistico, e una delle centrali ha avviato una trattativa con L'enl Per quanto riguarda gli impianti si tratta, per lo più, di apparecchiature di analisi e di sperimentazione nel campo chimico, sono stati trovati punti di accordo tra cooperativa costituenda ed ENI. Mancava però l'elemento determinante: sicurezza di commesse consistenti e durature.
L'ENI CHIMICA si è dimostrata aperta a valutare il passaggio di una serie di servizi dei suoi stabilimenti (ad esempio Pieve Vergonte): la quota che aveva determinato sino ad oggi di commesse si era attestata attorno ai 100 milioni. Si supponeva, anche da parte ENI, che questa quota potesse crescere ancora in modo significativo.
Come già detto, altri soggetti sono stati interessati alla vicenda e hanno manifestato il loro concreto interesse.
Va però detto che attorno alla cooperativa si era coagulata la parte forte dei circa cinquanta lavoratori che originariamente costituiva la struttura. La parte forte era costituita dal nucleo di ricerca più valido e più qualificato.
Questo nucleo, con il passare del tempo, proprio per la difficoltà di accumulare commesse e per trovare una soluzione definitiva al problema degli edifici, si è via via ridotto, sino a non avere la possibilità quantitativa di poter affrontare l'esperienza cooperativista ipotizzata.
Quindi, tali ricercatori hanno inviato, nei giorni scorsi, una lettera all'Assessorato, con la quale comunicavano di rinunciare al tentativo di avviare l'esperienza di cooperativa di servizi nel settore chimico, ed accettavano le offerte di mobilità fatte da tempo dall'ENI.
La vicenda si è conclusa in modo negativo. Si perdono un centro di ricerca e un'area di terziario avanzato. Dobbiamo riconoscere che non siamo stati in grado, malgrado tutti gli sforzi fatti, di compattare attorno alla cooperativa quel minimo di massa critica di commesse e questo ha posto fine all'esperienza che stava facendo i primi passi preliminari.
Vedo presenti, tra il pubblico, alcuni ricercatori. Voglio sottolineare che si è cercato, per parte nostra, di fare il massimo sforzo e credo che questo sia anche stato riconosciuto nella lettera da loro inviata all'Assessorato. Probabilmente non si è riusciti subito a mettere insieme quella quantità di commesse che avrebbero potuto dare un minimo di garanzia alla esperienza.
Questa non è una perdita di posti di lavoro, perché questi lavoratori troveranno con una certa facilità una collocazione egregia, ma è la perdita di un segmento di attività produttiva significativa.
Questa vicenda deve aiutarci ad accrescere e migliorare il nostro impegno, per evitare che altre attività di questo genere vadano disperse.
Anzi, con le politiche che potremo svolgere, si dovranno creare le condizioni per ampliare le possibilità di spazi per il terziario avanzato.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Brizio. Ne ha facoltà.



BRIZIO Gian Paolo

La conclusione di questa vicenda è dolorosa, perché il Piemonte perde un centro di ricerche importante, un'altra presenza di quel terziario superiore che pure dovrebbe rappresentare per il Piemonte uno degli sbocchi per uscire dalla crisi.
Il nostro Gruppo ha seguito questa vicenda e direi che è stata quasi animata da un mio intervento apparso su "La Stampa" nei mesi in cui la questione si è sviluppata. Insieme al collega Cerchio mi sono recato allo stabilimento di Borgaro ed in seguito lo stesso Cerchio ha partecipato a Milano all'incontro indetto con la ENI-Chimica.
Dobbiamo purtroppo prendere atto di una battaglia perduta, ma devo anche dire che noi avevamo posto in guardia la Giunta e l'Assessorato sull'errore di abbandonare troppo presto la difesa del Centro così com'era e ricercando per il Centro dell'ENI-Chimica soluzioni diverse.
Si è accettata la filosofia dell'ente di Stato che priva il Piemonte di un centro di ricerche e si è andati alla ricerca di una soluzione di risulta, nobilitandola attraverso la costituzione di una cooperativa che, a nostro parere, - e lo abbiamo sostenuto anche quando pareva andare avanti l'ottimismo e qualcuno si allineava facilmente sul carro della possibile soluzione - era una soluzione improbabile, se non impossibile. La nostra previsione purtroppo si concreta. La soluzione di una cooperativa in un settore di così grande qualificazione, senza la certezza di adeguate commesse, ma anche e soprattutto con l'impegno di dover intervenire in una struttura immobiliare di notevole peso, non poteva non risultare - come è avvenuto - impercorribile e senza esito. L'errore è a monte, nell'avere cioè accettato - lo dico supinamente - una decisione dell'ENI, un ente pubblico, che ci priva di un'altra struttura.
Il problema ora è di natura occupazionale. Potrà essere risolto, in quanto si tratta di personale qualificato; il dato di fatto però è che un'altra presenza si esaurisce e questo per il Piemonte rappresenta una sconfitta.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Marchini. Ne ha facoltà.



MARCHINI Sergio

Anche il Gruppo Liberale esprime rammarico perché questa esperienza non è andata in porto.
Mi sembra difficile distinguere le responsabilità tra un ente di Stato che decide e una Giunta regionale che non resiste abbastanza. Mi pare quindi che non sia questo il tema sul quale è opportuno fare qualche riflessione.
L'Assessore Tapparo ha sottolineato come a far naufragare questo tipo di commesse. Io che non perdo occasione, almeno mi picco di non perdere occasione, per riflettere sulle cose, ritengo che questo sia un dato molto preoccupante che va ben al di là della vicenda della quale ci stiamo occupando. Nel momento in cui la trasformazione tecnologica è nella fase più critica, una fase comunque che non è in posizione di attesa, ma è vissuta, i destinatari del terziario avanzato probabilmente si stanno ristrutturando per essere loro stessi al proprio interno fornitori delle nuove tecnologie e della ricerca, e, se l'Assessore vorrà fare qualche riflessione, su questo evidentemente nei tempi e nelle sedi opportune capirà che ciò ci porta ad essere, non dico pessimisti, ma prudenti rispetto al ruolo che un terziario avanzato improprio, cioè al di fuori delle strutture manifatturiere, può svolgere nella nostra Regione.
Questa è la lezione che mi pare sostanzialmente venga da questa esperienza. Il fatto che un centro di ricerca avanzato, nel momento in cui non è più funzionale al complesso nazionale del quale fa parte, venga messo sul mercato a disposizione di 5 milioni di individui nella società industriale più avanzata d'Italia, confinante con la Lombardia, la Liguria e il Sud della Francia e non trovi un proprio sbocco di clienti evidentemente significa che questo tipo di realtà tende ad essere una realtà parcellizzata, in una qualche misura autarchica. In altri termini, i grandi gruppi manifatturieri, tanto per distinguerli dal terziario, tendono a risolvere e ad assimilare al proprio interno queste esigenze di terziario di qualità superiore.
Questa esperienza, oltre al rammarico sul quale penso siamo tutti accomunati, ci fa sorgere un'ulteriore perplessità al dubbio e quindi difficoltà ed ulteriore impegno su come noi dovremo affrontare il problema della trasformazione strutturale della nostra Regione.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Moretti. Ne ha facoltà.



MORETTI Michele

Signor Presidente, Colleghi Consiglieri, lunedì scorso ho seguito il dibattito sulla legge n. 46.
Sono rimasto esterrefatto e preoccupato delle notizie fornite dal Ministro. Il Ministro informava che la legge aveva a disposizione 9.000 miliardi e le spese per questa legge sono state di 65 miliardi.
Quando si parla di tecnologie e di terziario superiore nella nostra Regione i Ministri devono preoccuparsi non solo di darci notizie ma anche di verificare, in situazione di crisi, come impegnarsi in fondo e come affrontare questi problemi. La contraddizione nasce dal fatto che ci sono 9.000 miliardi a disposizione e il debito pubblico, superano i 100.000 miliardi (mi pare dai 100 ai 120 mila miliardi, in quanto non ci sono mai notizie precise). Non sappiano quindi se questi 9 mila miliardi sono inseriti nei 100 o 120 mila miliardi: le notizie sul debito pubblico non sono mai esatte perché si fa un calderone unico! Ho ricordato questo per sottolineare come la Giunta regionale si è fatta carico di questo problema e devo dare atto, in Consiglio all'Assessore Tapparo dell'attività che svolge in questo settore non solo tenendo conto della questione della chiusura delle fabbriche, ma tenendo anche conto del problema dei disoccupati.
Le soluzioni possono anche essere trovate attraverso la cooperazione se vogliamo offrire prospettive a persone qualificate e specializzate, e se vogliamo conservare i posti di lavoro.
A mio avviso è il Governo che dovrebbe affrontare la questione occupazionale, comunque su questo argomento torneremo fra qualche giorno quando discuteremo gli ordini del giorno.
Il Gruppo Socialista è d'accordo con l'Assessore nella scelta della Cooperativa ed esprime un giudizio positivo.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Montefalchesi. Ne ha facoltà.



MONTEFALCHESI Corrado

Signor Presidente, Colleghi Consiglieri, non è sufficiente rammaricarsi per una vicenda che ci a visto protagonisti al fine di mantenere in vita il Centro di Ricerche e perché questa vicenda non finisse come è finita.
Espresso il rammarico, si devono fare alcune considerazioni, che non possono non riportarci alla mente le dichiarazioni del Ministro Altissimo al Convegno della Regione di lunedì scorso per quanto riguarda la legge n.
46 sulla innovazione tecnologica e sulla importanza della innovazione e della ricerca come condizioni fondamentali perché il nostro Paese, in questa sfida a livello europeo e mondiale, non rimanga distanziato in modo irrecuperabile dagli altri Paesi.
Questa affermazione non è soltanto del Ministro Altissimo, ma ricorre nei dibattiti, sui giornali e così via. E' il filo conduttore non solo delle posizioni delle forze politiche ma anche di quelle del Governo.
Non si può non ricercare concretamente le responsabilità del perché di queste enunciazioni da parte del Governo e da parte di autorevoli Ministri della Repubblica, nella pratica le politiche delle Aziende di Stato (quale l'ENI Chimica) vanno in direzione del tutto opposta.
Voglio dire al Consigliere Marchini che le responsabilità vanno ricercate a livello nazionale del governo e non del singolo Ministro. Dico questo non solo per individuare responsabilità in un singolo Ministro, ma perché dietro a questa vicenda ce ne sono molte altre. Non dimentichiamo ad esempio, che la Regione Piemonte ha firmato un accordo con la Montefibre per lo sviluppo del centro ricerche di Pallanza. Ma l'accordo è stato disatteso dalla Montefibre e questo deve farci meditare sulla opportunità che, persa una battaglia dobbiamo cercare le condizioni per non perdere le altre battaglie sulle questioni della ricerca. Oggi abbiamo perso Borgaro e quindi dobbiamo capire se i richiami del Governo alla innovazione tecnologica e alla importanza della ricerca vengono assunti dal Governo, a fronte di questo grave fatto, come impegno a intervenire perché non ci siano più capitolazioni in questo senso. Ad esempio, la soluzione che si dovrà trovare per Pallanza dovrà tenere conto degli accordi che ci sono stati (che sia Gepi o che non sia Gepi) e del fatto che quel centro ricerche deve essere riattivato, altrimenti continueremo a sostenete la necessità che il nostro Paese stia al passo con gli altri paesi e continueremo a piangere sul fatto che le politiche vanno nel senso inverso.
Questo discorso non è fatto solo per individuare, delle inadempienze ma richiama responsabilità precise di governo.
Voglio dire al Consigliere Brizio che, per quanto ci riguarda come Consiglio, abbiamo fatto tutto il possibile.
La cosa che mi è rimasta fortemente impressa è stata l'arroganza del Prof. Passino, Presidente dell'ENI Chimica: i colleghi Barisione e Cerchio presenti all'incontro di Milano lo possono testimoniare.
Di fronte a questi atteggiamenti come Regione dobbiamo svolgere non solo opere di mediazione ma andare allo scontro fino in fondo, assumendoci tutti delle responsabilità.
Da questo punto di vista non so se la Giunta ha fatto, o non ha fatto bene ad avanzare la proposta della cooperativa. Certo queste sono considerazioni che si fanno a posteriori e non è possibile, nel momento in cui una proposta viene avanzata, sapere se è il momento giusto o meno.
Da questa vicenda dobbiamo trarre l'insegnamento che a volte è necessario andare fino in fondo anche nello scontro quanto è necessario. In questi giorni sta maturando la vicenda della Montefibre. Questa è un'altra vicenda rispetto alla quale dobbiamo tenere in conto di questo insegnamento.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Barisione. Ne ha facoltà.



BARISIONE Luigi

Una prima considerazione che vorrei fare - certamente anche l'arroganza della Direzione dell'ENI- Chimica fa parte di una valutazione che per ritengo non sia tanto da individuare nella persona - è circa il metodo che permane negli enti di Stato o nelle strutture industriali dello Stato, cioè la non volontà di confrontarsi con il potere pubblico, di confrontarsi soprattutto con le Regioni e gli Enti locali.
Vengono fatte delle scelte che possono corrispondere a una logica aziendale (anche se permangono in me forti dubbi che la scelta di chiudere il Centro ENI-Chimica di Borgaro corrisponda realmente a una logica aziendale) non confrontandosi con le Regioni e con gli Enti Locali perseguendo fino in fondo il disegno che quelle scelte hanno determinato scelte fatte senza che il potere pubblico, il Governo in questo caso intervenga, rinunciando a settori di ricerca importanti che nel nostro Paese sono pochi e dove sono le grandi multinazionali che producono e vendono poi a caro prezzo all'Italia (come ad esempio nel settore dei fitofarmaci) per il quale al Centro di Borgaro vi era un nucleo lavorativo che avrebbe potuto permettere anche al nostro Paese di entrare in settori in cui oggi all'80-90% siamo importatori dall'estero.
Si rinuncia a un settore produttivo per ragioni di immediato interesse economico e non si ha nessuna strategia, rimandando nel tempo ogni possibile soluzione. L'ente di Stato quindi prende una decisione con una logica puramente aziendale e dell'immediato (quella di risanare il bilancio o di tentare di risanare i bilanci di quella azienda) rinunciando ad una prospettiva e ad una logica del futuro. E' mancato un intervento da parte del Governo, perché ci tenesse conto delle condizioni reali del Piemonte soprattutto dell'area torinese, per la quale non si chiedeva un intervento di tipo assistenzialistico, ma un intervento concreto di sviluppo. Durante il convegno sulle partecipazioni statali, era stato detto che questo Centro avrebbe dovuto essere potenziato, mentre un anno dopo ne viene annunciata la chiusura. Ci sono quindi delle responsabilità precise. L'azione della Giunta ha percorso tutte le strade possibili. Nell'incontro svoltosi a Milano tra Commissione consiliare ed ENI, abbiamo chiesto all'ente di non sottrarsi alla sua responsabilità di partecipare a una qualche forma che garantisse una percentuale - noi avevamo chiesto almeno il 50%- del fatturato di una possibile azienda mista. In quel momento si parlava di una soluzione in cui la Regione avrebbe ricercato altri partners, altre commesse, in modo da garantire la sopravvivenza economica del Centro. La risposta è stata negativa. Anche il nostro Gruppo in quella fase aveva avuto delle perplessità sulla soluzione cooperativistica, ma di fronte alla chiusura netta da parte dell'ENTI, di volersi sganciare da qualsiasi iniziativa, non c'erano altre strade percorribili. Credo vada dato un giudizio negativo sull'operato dell'ENI e che vada rimarcato anche il fatto che l'ente affermò che le commesse garantite nella sostanza erano abbastanza poche, ma che, in caso di bisogno, ne sarebbero state date altre.
Invito la Giunta a seguire con particolare attenzione il problema della destinazione delle strutture presenti a Borgaro, anche in rapporto a possibili iniziative di tipo speculativo da parte dell'ENI.
Inoltre, chiedo alla Giunta un'informazione, che può essere data anche in un'altra sede, circa gli impegni assunti dall'ENI per Pieve Vergonte: se proseguono o meno.
Infatti, e dobbiamo dircelo anche chiaramente, uno dei timori esistenti nel portare avanti questa battaglia era la presenza di un possibile ricatto: da una parte Pieve Vergonte e dall'altra il Centro ENI-Chimica di Borgaro, che in realtà non ci ha frenati, ma che veniva fatto balenare negli incontri come possibile ripercussione. Credo che questo atteggiamento dell'ENI, come quello di tutti gli enti di Stato, debba essere combattuto ancora, nonostante la conclusione negativa di questa vicenda. Val la pena soprattutto di portare avanti una vertenza sulla questione della ricerca in Piemonte nei confronti degli enti di Stato, ma soprattutto del Governo perché la ricerca è uno dei fattori fondamentali della sopravvivenza del Piemonte ed è la condizione per un rilancio del suo sviluppo.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Cerchio. Ne ha facoltà.



CERCHIO Giuseppe

Intanto, rilevo che la questione del Centro ENI-Chimica di Borgaro era nata - lo ha richiamato molto opportunamente il nostro Capogruppo Brizio su una formale dichiarazione apparsa su "La Stampa", prima ancora che il problema avesse l'eco che ha poi ottenuto in ordine alle successive trattative, anche defaticanti, dell'Assessorato e della Commissione, per giungere ad una soluzione che tutti auspicavano, chi più, chi meno, in termini di presenza, alcuni puramente formale, altri sostanziale, per mantenere questo presidio di terziario avanzato in Piemonte.
Quando il Capogruppo Brizio richiamava in un'intervista al giornale questo problema sollevandolo, la Presidenza della Giunta aveva risposto che tutto in realtà era a posto e che non c'erano preoccupazioni al riguardo.
La comunicazione di stamane, che non suona peraltro a novità, suona a sintesi purtroppo negativa di tutta una vicenda e conferma viceversa, in termini purtroppo negativi e drammatici, come non tutto fosse a posto.
L'esecutivo regionale ha evitato in sostanza in termini corali di avviare soluzioni alternative, anche rigide e dure nei confronti dell'ENI favorendo poi tutto sommato la ipotesi della cooperativa che nella sostanza era nata come una ipotesi, seppur di uscita, già morta.
Non ricalco, se non per memoria, i problemi che qui sono echeggiati da parte di coloro che fanno parte di un raggruppamento politico ed altri per sballottare le responsabilità, perché alla fine di tutta questa problematica v'è il fatto che il Piemonte ancora una volta vede ridurre la sua potenzialità di rappresentanza e di occupazione soprattutto in un settore avanzato. La Regione Piemonte rischia di essere una regione non solo di frontiera dal punto di vista geografico, ma anche da quello dell'intervento produttivo e di rinunciare quindi a quel polmone di potenzialità che indubbiamente ha al suo interno.
Non si tratta, Colleghi, di dire che la responsabilità è del Governo se chi parla è rappresentante di una forza politica di opposizione al Governo o di dire che è della Regione Piemonte, se chi parla è nella Regione Piemonte opposizione la storia dimostrerà di chi sono le responsabilità. Le responsabilità però non possono che essere chiare, nel momento in cui ancora una volta il Gruppo della D.C., da alcuni anni a questa parte ormai, richiama come il Piemonte abbia cominciato una china di abbandono sostanziale, non supportando quelle iniziative alternative che nel Piemonte in questi anni erano nate.
Faccio memoria a interventi che io stesso e il mio Gruppo avevamo sostenuto all'indomani dell'uscita del SAMIA dalla realtà regionale piemontese. Era stato detto che la Promark avrebbe dovuto rappresentare la sostituzione propositiva concreta che questa Amministrazione Regionale poneva in alternativa al SAMIA sul problema della commercializzazione e della proposizione, anche pubblicitaria, a livello regionale. Cito questo caso emblematico per poi finirne con un altro che rischia di essere la conseguenza in Piemonte di questi abbandoni non supportati dalla Amministrazione Regionale di questa potenzialità regionale.
Ho citato il SAMIA - dicevo - proprio perché nella documentazione che ci viene allegata oggi, c'è una delibera della Giunta sugli indirizzi di politica promozionale ai rappresentanti regionali in seno al Consiglio di Amministrazione della Promark che suona intervento tardivo, dopo che la Promark è diventata semplicemente la associazione che fa concorrenza locale interna all'attività commerciale 'dei piemontesi e non sviluppando quindi quella potenzialità per la quale la S.p.A. Promark è sorta o il disegno di legge presentato dalla Giunta regionale relativo alla sottoscrizione di nuove azioni della Promark.
L'altro esempio si riferisce alla notizia di poche ore della fuga dal Piemonte - e lo dico non solo per memoria, ma anche a suggerimento di un intervento della Regione se vorrà farlo, non certo però come è avvenuto nei confronti del Centro ENI-Chimica - di uno spazio di prestigio e di richiamo di carattere commerciale quale il M.I.A.D., la mostra dell'alimentazione dolciaria, verso il capoluogo lombardo. Dico ciò soprattutto nel momento in cui la produzione del Piemonte in questo settore rappresenta un quarto di quella nazionale. Questo è un discorso che si ripete dalla vicenda SAMIA in poi, perché il Comune di Torino e la Regione Piemonte in questi anni, al di là delle dichiarazioni verbali, non hanno attivato spazi espositivi tali da permettere la concorrenza di aree più forti sul piano fieristico. Il Gruppo D.C. ha riproposto in IV Commissione, quale commissione consiliare competente, il problema relativo alla realizzazione di spazi fieristici alternativi che il Comune di Torino, in prima persona, e la Regione devono porsi.
E' stato annunciato dunque che il Salone del dolce si terrà a Milano a far corso dal 1985; non vorremmo che l'ultimo Salone che rimane, che in sostanza è quello dell'Automobile, magari nel 1986 vada anch'esso a trasmigrare in altre realtà.
La politica delle infrastrutture e dei servizi deve vedere l'ente pubblico di supporto a questo spazio commerciale produttivo industriale che non può che essere attivato da quegli enti e quei soggetti, il Comune di Torino e la Regione Piemonte. In questo senso, allora, sul piano concreto le responsabilità di carattere strutturale, senza che queste siano sballottate a seconda dei ruoli che si hanno, non possono che essere addebitate a quegli enti a cui è demandato il compito per far sì che queste strutture non vengano ad impoverire ulteriormente la produttività e la occupazione conseguente nel nostro Piemonte.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Sig.ra Vetrino. Ne ha facoltà.



VETRINO Bianca

Il mio sarà un intervento molto breve e spero meno concitato di quello del collega Cerchio.
Quando dal Centro di Ricerca dell'ENI Chimica di Borgaro mi veniva comunicato che i lavoratori abbandonavano il loro tentativo di mantenere in loco le capacità tecniche, professionali e scientifiche esistenti presso il centro, ho pensato che in questa Regione, i problemi si risolvono autonomamente e nel bene e nel male e non certo per decisione della Regione.
Dico questo senza nulla togliere all'impegno dell'Assessore al Lavoro Tapparo che ha affrontato il problema con l'entusiasmo e la competenza che gli sono propri: questa attestazione di impegno gli è peraltro riconosciuta da un comunicato che i lavoratori, il Consiglio di fabbrica e le Commissioni hanno indirizzato al termine di questo loro tentativo.
Certo, è necessario fare alcune considerazioni. Ne sono state fatte molte. Alcune questioni rilevate con enfasi dal Consigliere Cerchio hanno anche una loro validità. Ci sono cause di carattere generale alle quali occorre far risalire una decisione come quella.
Dobbiamo esaminare soprattutto il tentativo della Regione di trovare una soluzione alla difficile situazione nella quale il Centro era venuto a trovarsi a causa di decisioni che, per la verità, sono anche passate sopra la nostra testa. Ricordo il telegramma improvviso che i lavoratori di Borgaro ricevettero e la Regione Piemonte non ne sapeva nulla. Dobbiamo evitare che in futuro si ripetano situazioni di questo genere.
L'Assessore ha detto molto chiaramente che, nonostante la volontà di iniziativa cooperativistica, alla quale peraltro si erano collegate le maggiori menti del Centro, il nucleo diventava sempre più ridotto probabilmente per una diffidenza intrinseca rispetto ad una soluzione cooperativistica nuova in questo campo e probabilmente per quelle difficoltà che sorgevano dalla assenza di garanzia rispetto alle commesse.
Dobbiamo rammaricarci per questo pezzo di attività significativa del terziario avanzato che fallisce. Tuttavia in questa serie di considerazioni netative, credo che questi lavoratori non avranno difficoltà, per quello che hanno saputo esprimere e per quello che ancora possono esprimere, a trovare una collocazione.
Purtroppo non potranno più esercitare questa loro scienza all'ENI di Borgaro e io mi auguro, come piemontese, che essi possano continuare ad esercitarla almeno nell'ambito della Regione Piemonte.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE PETRINI



PRESIDENTE

La comunicazione è conclusa da una brevissima replica dell'Assessore Tapparo.



TAPPARO Giancarlo, Assessore al lavoro

Signor Presidente, Colleghi Consiglieri, sottolineo che la Regione, il mio Assessorato, la mia attività, la mia azione per questa vicenda hanno cerca to di verificare, fino agli ultimi termini, la possibilità di far restare l'ENI Chimica a Borgaro. Solo quando questa possibilità è venuta meno si è passati ad una soluzione alternativa per evitare il vuoto che avrebbe potuto manifestarsi di fronte a una posizione di netta chiusura da parte dell'ENI, quindi non c'è stata una anteposizione della soluzione cooperativa al fare restare l'ENI a Borgaro.
Mi pare che una affermazione di questo genere, oltre che essere ingenerosa, sia anche con corretta rispetto al ripercorrere i tempi delle mie affermazioni



BRIZIO Gian Paolo

Il discorso della cooperativa è emerso la prima volta che ci siamo trovati a Borgaro.



TAPPARO Giancarlo, Assessore al lavoro

Quello che tu dici.



BRIZIO Gian Paolo

E' la verità.



TAPPARO Giancarlo, Assessore al lavoro

Quello che tu dici non è una verità, tra l'altro assumete la posizione di difensori dei lavoratori in quel posto specifico (a Borgaro), mentre in altre realtà e aspetti generali siete stati più rigoristi del Re: là dite che l'evoluzione della tecnologia deve favorire la trasformazione dell'apparato industriale ed i problemi occupazionali devono piegarsi a tali necessità. Per contro, nei casi specifici, vi fate difensori dell'immobilismo.
Dovete essere più "omogenei" nelle vostre posizioni e non sfruttare solo in un atteggiamento particolare i lavoratori dell'ENI Chimica. Questi lavoratori li ho visti ogni giorno, li ho difesi ogni giorno ed ho cercato di portarli a una soluzione.
Avevamo le commesse (la loro entità sarebbe cresciuta certamente.
Purtroppo sono mancati i numeri interni. Questa situazione avrebbe potuto reggere se ci fossero state ancora nove persone!) Abbiamo coinvolto la Coldiretti, l'ENI e una serie di enti. L'ENI aveva detto: "Siamo arrivati a 100 milioni di commesse, ma possono ancora crescere". C'erano quindi condizioni non marginali. E' mancato un elemento e non certamente il nucleo forte che l'ha portata avanti.
L'ENI nell'incontro aveva detto che era costretta a razionalizzare perché gli erano stati ridotti i fondi di dotazione.
Abbiamo tentato una carta: quella di concentrare a Borgaro la ristrutturazione del sistema di ricerca dell'ENI che invece si concentrava su Milano.
Non siamo riusciti in questo obiettivo. Che la razionalizzazione l'ENI la dovesse fare nel settore della ricerca era inevitabile, anche perché qui a polemizzare ci sono i paladini della compressione della spesa pubblica, e siccome la compressione della spesa pubblica riduce anche i fondi di dotazione, tale scelta porta conseguenze anche nelle decisioni degli enti pubblici tipo l'ENI.
Noi sostenevamo che era sbagliata, per l'ENI, la soluzione dell'abbandono di Borgaro, ma non dicevamo che tutto doveva restare come prima.
Inoltre, devo dire che qui spesso si parla di deregulation, in quanto vi sono troppi lacci e lacciuoli: si ricordi il dibattito di lunedì sull'innovazione tecnologica. Purtroppo è mancata l'individuazione di un raccordo tra il nostro momento programmatorio di porre il terziario avanzato come un elemento sostitutivo della crisi del nostro sistema industriale e il livello di programmazione che possono avere queste macro imprese del settore pubblico come l'ENI.



BRIZIO Gian Paolo

Signor Presidente, chiedo la parola per fatto personale.



PRESIDENTE

Non c'è fatto personale, Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

Chiedo la parola per fatto personale. E' stato detto che io ho fatto una dichiarazione falsa. Non è vero. E' vero il contrario perché già nel primo incontro ufficiale che si è tenuto a Borgaro, si è parlato di cooperativa.



MONTEFALCHESI Corrado

Da un Consigliere comunale.



BRIZIO Gian Paolo

In quella sede si è parlato di cooperativa da parte nostra e da parte del Consigliere Alasia. Io in particolare ho detto: "Non avviamo questo discorso che indebolisce la trattativa con l'ENI". Fin dall'inizio abbiamo colto ed evidenziato questo pericolo.
La nostra linea è sempre la stessa, non ne teniamo una qua e un'altra da qualche altra parte. La previsione sul fatto che la cooperativa non si sarebbe avviata l'ho esposta nell'incontro che è avvenuto nella sala Pellizza da Volpedo. In quella sede ho detto con chiarezza e con gran stupore da parte di tutti: "a mio avviso questa iniziativa non andrà alla fine". Infatti, pochi giorni dopo, è risultato che avevo ragione. Quindi io torno a dire chiaramente che si è andati su una linea di ripiegamento di difesa che ha portato a questo risultato.
Questa è la nostra analisi non confutabile. Quando abbiamo lanciato il nostro messaggio attraverso la stampa, come ha detto Cerchio, ci è stato immediatamente replicato dal Presidente Viglione: "abbiamo già risolto", ma il nostro Presidente fa sempre così: parla di 40.000 nuovi posti di lavoro e afferma secondo quanto abbiamo anche letto su un volantino che "girando per Torino si trovano i posti di lavoro".



PRESIDENTE

Non aggiungiamo elementi al fatto personale.



BRIZIO Gian Paolo

Stiamo parlando di posti di lavoro che abbiamo perso e rileviamo da parte della Giunta una assoluta arroganza nel non riconoscere che è stata percorsa una via sbagliata che ha portato ad una amara sconfitta.



PRESIDENTE

Consigliere Brizio, le ho concesso la parola perché lei si è richiamato al fatto personale.



BRIZIO Gian Paolo

Sono rimasto nel fatto personale.



PRESIDENTE

Mentre convoco la conferenza dei Capigruppo per le ore 14,45 ricordo che i lavori del Consiglio proseguiranno alle ore 15.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13)



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