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Dettaglio seduta n.234 del 23/02/84 - Legislatura n. III - Sedute dal 9 giugno 1980 al 11 maggio 1985

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BENZI


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Punto primo all'ordine del giorno: "Approvazione verbali precedenti sedute".
I processi verbali delle adunanze consiliari del 2 e 9 febbraio 1984 sono stati distribuiti ai Consiglieri prima dell'inizio della seduta odierna. Se non vi sono osservazioni si intendono approvati.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PETRINI


Argomento: Parchi e riserve

Interrogazione del Consigliere Nerviani, inerente il parco regionale Lame del Sesia


PRESIDENTE

Punto secondo all'ordine del giorno: "Interrogazioni e interpellanze" esaminiamo l'interrogazione del Consigliere Nerviani, inerente il parco regionale Lame del Sesia.
Risponde l'Assessore Rivalta.



RIVALTA Luigi, Assessore ai parchi

I fatti evidenziati dal Consigliere Nerviani sono tra loro collegati e riguardano il prelievo di materiale nell'alveo del fiume, autorizzato dal Magistrato del Po, ma problematico per la vita del parco.
Ho visitato il parco ed ho constatato la verità di quanto gli amministratori del parco mettono in evidenza e cioè che le escavazioni avvengono su una fascia del fiume che butta la corrente verso la parte occidentale del parco con possibile erosione della sponda.
L'Ente parco è intervenuto sull'altra questione relativa all'apertura della pista camionabile all'interno del parco. Con apposita segnalazione ha fatto denuncia dell'abuso alla Procura della Repubblica di Vercelli.
La strada abusiva è stata ricavata ampliando la vecchia stradina larga non più di tre metri. Con la denuncia, i passaggi di automezzi hanno avuto termine. Altro problema: all'interno del parco, soprattutto in primavera ed in estate, accedono autovetture in quanto non esiste segnale di divieto di accesso e nei confronti dei conducenti non possono essere elevati verbali per mancanza di appositi bollettari e per assenza di guardie del parco.
Tale problema già da quest'anno dovrebbe trovare soluzione con l'applicazione delle norme regolamentari entrate recentemente in vigore che consentiranno di vietare sia la circolazione di automezzi sia la sosta se non nei luoghi appositamente previsti.
Anche la realizzazione dei parcheggi rientra negli interventi che l'Ente parco intende attuare. Questo intendimento trova però qualche difficoltà pratica per il reperimento dei terreni esterni al parco considerato il fatto che i terreni confinanti del parco stesso sono in gran parte di proprietà privata.
Si sta discutendo sull'opportunità di costruire i parcheggi su terreno da annettere al parco attraverso una permuta con altri terreni di proprietà comunale.
Nell'interrogazione si fa anche presente che sono state costruite alcune baracche abusive per i picnic domenicali, che si verificano inquinamenti, tagli di alberi non autorizzati e sono presenti immondezzai.
A questo proposito l'interrogazione sottolinea ché nonostante le segnalazioni non si sono registrati miglioramenti della situazione.
Per quanto concerne le baracche posso dire che ve ne sono alcune la cui costruzione risale ormai a decine di anni fa e pertanto ben prima dell'istituzione del parco.
In merito agli inquinamenti segnalati vi è stato l'intervento della Regione, ma a causa di distorti meccanismi della legge Merli che impone la presenza ai sopralluoghi, del proprietario dell'impianto presunto inquinante, non si è riusciti ad impedire ulteriori immissioni di acque inquinanti nel fiume Sesia: i prelievi effettuati si sono sempre rilevati negativi.
O quella non è una sorgente di inquinamento, oppure il preavviso fa gestire la produzione in modo tale che al momento in cui si fanno i prelievi l'acqua non risulta inquinante.
Non vi sono tagli abusivi nel parco. Per quanto concerne le discariche abusive, non ne risulta alcuna all'interno del parco. Una discarica è presente su area che ricade in Comune di San Lazzaro Sesia all'esterno dei confini del parco stesso. Gli accumuli di rifiuti talvolta presenti nel parco sono causati da piene del Sesia che li deposita sulle sponde o sui rami degli alberi.
La Giunta regionale, di fronte ai fatti segnalati dal Consigliere Nerviani, ritiene che gli interventi di prossima attuazione e regolamentazione del parco da parte del Consiglio di gestione potranno risolvere gran parte dei problemi permettendone una migliore gestione.
Siamo d'accordo sul sopralluogo da parte della II Commissione per verificare lo stato dei fatti e per discutere i problemi del parco.
Dopo la visita che ho fatto circa 15 giorni fa per rendermi conto di persona delle questioni sollevate dal Consigliere Nerviani, mi sono reso conto che senza l'istituzione dei parchi, quell'area naturalistica forse non esisterebbe più, poiché nonostante l'azione di vigilanza, le aggressioni sono molteplici. In qualche caso si tratta di azioni che hanno il carattere dell'abuso come l'allargamento della pista, ma in qualche altro caso, esse nascono da una incomprensione degli organi dello Stato.
Il fatto che il Magistrato del Po non consideri la presenza del parco nelle sue decisioni è palese. Il continuo rilascio di permessi di escavazioni in alveo farà si che la corrente del fiume eroderà l'isolone esistente all'interno del parco; isolone di particolare interesse e valore dal punto di vista faunistico.
Per altri versi va detto che in poco tempo si sono fatti passi significativi. Infatti il parco, in un rapporto collaborativo con il Comune, sta recuperando il vecchio asilo inutilizzato che diventerà una base didattica per la visita delle scuole.
Propongo un sopralluogo della II Commissione che potrà rivelarsi di sostegno agli operatori locali e rendere cosciente il Consiglio regionale dell'importanza della istituzione dei parchi a difesa di aree che altrimenti nel giro di poco tempo verrebbero cancellate dalla realtà del territorio.



PRESIDENTE

La parola all'interrogante Consigliere Nerviani.



NERVIANI Enrico

Mi dichiaro soddisfatto dell'esauriente e precisa risposta dell'Assessore Rivalta. Voglio ricordare a me stesso l'impegno di verificare tra sei mesi se le decisioni assunte implicitamente questa mattina avranno una conseguenza opportuna.
Chiedo alla cortesia dell'Assessore di fissare in tempi brevi la visita al parco. La questione più dolorosa e assurda è la costruzione della pista "per aerei" che si è realizzata nel parco.
Cerchiamo tutti assieme di porvi rimedio e di ripristinare le condizioni naturali più idonee alla vita del parco stesso.


Argomento: Giunta, organizzazione e funzioni

Interrogazione del Consigliere Marchini inerente le dimissioni della Giunta regionale


PRESIDENTE

Interrogazione del Consigliere Marchini inerente le dimissioni della Giunta regionale.
Risponde il Presidente della Giunta Viglione.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Ringrazio il Consigliere Marchini di avere evidenziato questo fatto di cui ho dato una lettura in modo che possa essere da tutti compreso e cioè le implicanze che possono avere le istituzioni e il loro assetto rispetto alle dichiarazioni rese da esponenti di partito o da semplici militanti non in sedi di partito o istituzionali.
Nel caso in discussione non c'è stata un'istanza o una dichiarazione di partito né tanto meno istituzionale ma una dichiarazione resa da un militante del nostro partito. E' stata una dichiarazione di una persona pur degna, che ricopre un incarico e che ha dato una lettura diversa da quella che potrebbe sembrare dalla dichiarazione resa dal quotidiano torinese.
L'interrogazione mi offre anche l'occasione di dire che la Giunta lavora seriamente, a volte, senza pubblicità.
Ha adempiuto a tutti i suoi compiti e a tutte le sue incombenze (bilancio, fondo investimenti, presentazione delle leggi dell'urbanistica e delle opere pubbliche) e si appresta a presentare per il 20 marzo il rendiconto, per il 15-20 aprile l'assestamento di bilancio, sempreché siano stampati, e si impegna a presentare il bilancio di previsione entro il 1 ottobre di quest'anno.
Sono grato al Consigliere Marchini anche perché mi ha dato la possibilità di rendere queste dichiarazioni che sono di unità di intenti e di conduzione della Giunta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Sottolineo che l'interrogazione è stata fatta a nome del Gruppo e ringrazio il Presidente per l'attenzione che ha dato alla nostra iniziativa, soprattutto per averne colto il senso, quello di riportare nelle istituzioni il confronto tra le forze politiche responsabili in questa sede e in questo governo, quindi cercando di interpretare se i fatti che avvengono nella società sono da considerarsi influenti sulle istituzioni o rappresentazioni legittime ed auspicabili di un dibattito che ci deve essere nei partiti e nella società sulla vicenda regionale.
La risposta potrebbe chiudersi qui, se non fossero avvenuti successivamente alcuni fatti che mi fanno dire che una risposta meramente istituzionale, quale quella che ci è stata data, non è sufficiente.
La stessa risposta del P.S.I. al dibattito, che con la nostra interrogazione abbiamo aperto, ci fa pensare che le sorti di questa Giunta non siano poi cosi solide come il Presidente dice. Il Capogruppo Moretti ha dichiarato che sarà il congresso socialista a decidere se questa Giunta rimarrà quella che è o se verrà modificata.
Ho chiesto alla Giunta due cose: un giudizio su quanto è avvenuto e le conseguenze politiche che intende trarre. Mi dichiaro soddisfatto sul giudizio espresso dalla Giunta, ma mi dichiaro insoddisfatto sulle conseguenze che intende trarre perché da parte del P.S.I. sono venute indicazioni precise e cioè che questa Giunta è soggetta a una valutazione in sede di congresso del Partito socialista. D'altra parte, il collega Moretti stesso in una dichiarazione rilasciata a Stampa Sera ha dichiarato che vuole rientrare nel ruolo che gli compete di Assessore al turismo che noi gli riconosciamo di aver coperto con grande capacità.
Questo comporta evidentemente dei problemi formali e processuali che passano necessariamente attraverso le dimissioni della Giunta, se vogliamo considerarli soltanto dal punto di vista procedurale e processuale e non dal punto di vista politico.
C'è poi la dichiarazione del Capogruppo comunista che ha Utilizzato nei confronti della nostra iniziativa un certo aggettivo. Occorre essere molto attenti al linguaggio. L'iniziativa politica, a mio avviso, deve essere giudicata con gli aggettivi della politica; se si utilizzano invece aggettivi che normalmente si utilizzano per fatti teatrali o comunque laudici, si rischia di utilizzare nei confronti di questa maggioranza non i giudizi e la terminologia propria delle sedi assembleari e politiche, ma una terminologia propria di altre sedi.
Questo sarebbe imbarazzante soprattutto per chi, qualora fosse il sottoscritto, questi aggettivi dovesse utilizzare.
Se si dice che è un'iniziativa politica umoristica, a me verrebbe voglia di usare nei confronti di questa maggioranza non gli aggettivi "solida, coerente, capace", ma per esempio, quelli che attengono alla statura dei Consiglieri.
I giochi siano aperti; abbiamo letto questa mattina su "La Stampa" la nuova polemica nei confronti del Sindaco Novelli il che vuol dire che c'è una modifica nei tiri.
Devo anche dire che una forza politica ha utilizzato questa occasione per esprimere un giudizio sul P.S.I. che riteniamo di dover respingere.
Il P.S.I. deve essere giudicato e valutato nella sua capacità di proposta politica, di rappresentanza politica, di delega politica e non deve essere continuamente considerato come l'erede di una vicenda giudiziaria che attiene ad alcuni personaggi. Il 2 marzo con il P.S.I. non c'entra niente. Quella data attiene alle vicende di alcune persone e non al P.S.I. Ci stupiamo fortemente che una forza politica di opposizione ritenga che sia inopportuno che il P.S.I. svolga in questa maggioranza un ruolo maggiore rispetto a quello che svolge. Crediamo invece che il P.S.I. svolga in questa Giunta un ruolo inferiore rispetto a quello che il P.L.I. ritiene che dovrebbe svolgere in queste Regioni, in questa maggioranza o in una maggioranza diversa.



PRESIDENTE

Chiede di parlare il Consigliere Moretti, però dato che siamo in sede di interrogazioni, a norma di regolamento, può chiedere la parola per fatto personale indicando in che cosa consiste il fatto personale.



MORETTI Michele

Sono stato chiamato in causa dal Consigliere Marchini su un problema di natura politica e personale e ritengo doveroso rispondere.
Nell'interrogazione non si citano persone. Visto che lo si è fatto in questo momento queste persone hanno il diritto di ribattere.
L'interpretazione data dal Consigliere Marchini per quanto riguarda la posizione del mio Partito e dichiarata dal sottoscritto, è ben diversa. Il mio Partito per bocca dei Commissari e del Capogruppo, il sottoscritto, ha deciso che la questione riguardante la Giunta regionale del Piemonte venga posta all'indomani delle conclusioni congressuali.
E' stato aggiunto che si mette in forse l'attuale struttura della Giunta in ordine alle scelte politiche fatte. Aggiungo che non esiste nessuna pregiudiziale per quanto riguarda la continuità della Giunta di sinistra.



PRESIDENTE

Preciso al Consigliere Moretti che l'art. 58 del regolamento del Consiglio regionale stabilisce che spetta al Presidente decidere sulla sussistenza del fatto personale.


Argomento: Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione)

Interpellanza dei Consiglieri Bergoglio, Devecchi, Lombardi, Martinetti Nerviani e Ratti inerente il problema dell'aborto nella nostra Regione


PRESIDENTE

Interpellanza dei Consiglieri Bergoglio, Devecchi, Lombardi Martinetti, Nerviani e Ratti inerente il problema dell'aborto nella nostra Regione.
Risponde l'Assessore Bajardi.



BAJARDI Sante, Assessore alla sanità

Com'è noto in attuazione della L. 833/78, le attività consultoriali previste dalla L. 405/75 e dalla L.R. 39/76 gestite fino al 1980 dai Comuni dei consorzi di Comuni e dalle Comunità Montane furono trasferite, con deliberazione della Giunta regionale 18/12/1980 n. 1-2930, alle UU.SS.SS.LL. ed il finanziamento delle stesse fu garantito attraverso il riparto del F.S.N. In relazione a tale trasferimento i fondi assegnati alle Regioni ex art. 5 L. 405/75, continuarono ad essere attribuiti alle UU.SS.SS.LL. per l'espletamento di attività socio-assistenziali indispensabili a garantire la completa attuazione delle suddette leggi.
Successivamente in attuazione della L.R. 20/82 è stato costituito con deliberazione del 6/10/1983 n. 459/CR/ 025 nel bilancio regionale il "Fondo per la gestione dei servizi socio-assistenziali", nel quale confluiscono anche le somme assegnate alla Regione Piemonte ai sensi delle leggi 405/75 e 194/78.
In relazione a quanto sopra quindi l'assegnazione alle UU.SS.SS.LL.
della quota del fondo unico per la gestione dei servizi socio assistenziali garantisce come si è detto non solo la possibilità concreta di integrare le attività sanitarie consultoriali con quelle socio assistenziali, ma consente anche di programmare interventi volti alla tutela della procreazione responsabile, della maternità e dell'infanzia.
In particolare nell'ambito dei programmi socio-sanitari zonali (ex art.
12 L.R. 20/82), dei programmi socio-sanitari zonali (ex art. 12 L.R.
20/82), dei programmi di attività e di spesa (ex art. 18 L.R. 7/82) le UU.SS.SS.LL. sono attualmente impegnate a formulare proposte di interventi che, sulla base delle priorità previste dal progetto obiettivo materno infantile, devono garantire l'attuazione di iniziative che esulano dalle specifiche competenze consultoriali, ma devono dare risposte globali a situazioni di bisogno nel quadro di una politica complessiva volta prioritariamente al sostegno della famiglia ed al superamento dell'istituzionalizzazione.
E' anche da sottolineare, come già detto nella precedente risposta del 22/12/1983, che ritenendo le attività socio-assistenziali e sanitarie rivolte alla tutela materno-infantile di indubbio carattere prioritario, è necessario garantire la loro omogenea e capillare diffusione onde renderle accessibili a tutte la popolazione, ed è pertanto sulla base di tale criterio che si è individuato il livello distrettuale quale ambito più congruo al loro espletamento.
Coerentemente a tale individuazione e sulla base delle richieste delle UU.SS.SS.LL. che, nell'avviare distretti di base pongono suddette attività come momento operativo intorno al quale costruire l'intero assetto distrettuale, si è provveduto nel 1983 a destinare 5.260 milioni del fondo di parte corrente a destinazione vincolata per la costituzione e l'avvio delle sedi di distretto.
E' altresì indubbio che solo in ambito distrettuale si possono garantire azioni efficaci di informazione ed educazione sanitaria a tutta la popolazione e pertanto l'aver perseguito e pressoché raggiunto l'obiettivo della distrettualizzazione e contemporaneamente l'aver messo in atto alcune iniziative regionali nel settore dell'educazione sanitaria, non può essere interpretato come affermazione "solenne" di principio ma come comportamento coerente in attuazione della L.R. 7/82.
Riguardo infine alle presunte discriminazioni tra pubblico e privato e "alle scelte di campo", penalizzanti cui fanno riferimento gli interpellanti si può riaffermare che tali discriminazioni non solo non sono mai avvenute, e il funzionamento dei 21 consultori privati regolarmente autorizzati dalla Giunta regionale ne sono la conferma, ma si sta ricercando una soluzione all'interno dell'attuale quadro legislativo nazionale e regionale che consenta, laddove le UU.SS.SS.LL. lo ritengano opportuno, la possibilità di sostenere e favorire, anche dal punto di vista economico, quelle azioni individuali e collettive che perseguono gli obiettivi del progetto materno infantile e in particolare quelle concernenti la tutela della maternità.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bergoglio.



BERGOGLIO Emilia

Ci dispiace dover rilevare nella risposta dell'Assessore Bajardi la conferma delle preoccupazioni che abbiamo espresso nella nostra interpellanza. L'Assessore dice che i 21 consultori privati autorizzati sono funzionanti e questa secondo lui è una prova di non discriminazione.
L'affermazione ci sembra però riduttiva, infatti la Regione non poteva negare l'autorizzazione ai consultori che sono previsti da leggi nazionali e regionali quando sussistono le condizioni per le autorizzazioni, quindi non è tanto un fatto di non discriminazione, quanto un fatto dovuto.
La discriminazione è nel fatto che, mentre i consultori pubblici sono totalmente finanziati dalla Regione attraverso le UU.SS.SS.LL., i consultori privati autorizzati non hanno usufruito delle possibili previste convenzioni che consentirebbero di svolgere il lavoro in condizioni di parità rispetto ai consultori pubblici.
Le risposte che ci sono state date sull'attuazione di distretti, sui finanziamenti e sull'educazione sanitaria, sfuggono alla sostanza della nostra interpellanza. Sono necessarie e lodevoli iniziative per l'attuazione della riforma sanitaria nel complesso, ma certamente non c'è alcuna attenzione particolare in sede di suddivisione a livello distrettuale per il problema che abbiamo sollevato. Sono convinta - e credo lo sia anche l'Assessore - che quando i distretti sanitari saranno a regime non avranno come principale preoccupazione quella di attuare l'attuazione delle leggi 405 o 194 totalmente disattesa laddove parla di tutela della maternità. Allora dobbiamo insistere, perché se crediamo alla buona fede e alla serietà delle affermazioni che rifiutano l'aumento al ricorso dell'aborto, né come forma di contraccezione, né come soluzione dei problemi legati alla maternità, dobbiamo coerentemente mettere in movimento tutte le energie e le forze disponibili finalizzate a questi particolari problemi senza nebulosi e rischiosi rinvii a servizi complessi e generali che di tutto si occupano, tranne che di questo aspetto specifico.
Abbiamo anche altre perplessità: da sempre sosteniamo che l'attività consultoriale non è soltanto un'attività di tipo sanitario. E' un'affermazione che è in contrasto con le impostazioni di certi Comuni che danno al personale dei consultori una valenza strettamente sanitaria (si parla di personale medico o paramedico). Il fatto che queste attività siano inserite nella legge 20, mentre i consultori e il personale sanitario relativo di fatto fanno capo alle UU.SS.SS.LL. e al settore sanitario, ci crea una preoccupazione in più perché si crea un dualismo. Gli operatori degli ex servizi consultoriali vengono impiegati per le normali attività di medicina di base. E' un rischio che abbiamo più volte sottolineato in altre occasioni.
Da un lato, il finanziamento specifico dei consultori passa attraverso la legge 20 per i servizi socio-assistenziali e, dall'altro lato, il personale medico e paramedico relativi ai consultori, viene a gravare sull'aspetto sanitario. A questo punto mi domando: dove possiamo ancora ritrovare l'unità dell'intervento consultoriale? Chiediamo che venga istituito il fondo per i servizi consultoriali sia per la parte sanitaria che per la parte socio-assistenziale, altrimenti con questo dualismo gradatamente l'attività propria dei consultori si riduce alla certificazione di interruzione volontaria della gravidanza.
Da dati contenuti nel rapporto che verrà presentato al Parlamento nelle prossime settimane, risulta una recidiva dell'aborto del 30, mentre, a seconda di dati dell'organizzazione mondiale della sanità, questa recidiva non va oltre il 3-4 . Questo significa che la contraccezione si traduce in aborto.
Certo non può essere un risultato soddisfacente, così come non è soddisfacente l'aumento reale del numero degli aborti nel Paese e, in particolare, in Piemonte.
Non siamo soddisfatti dell'impostazione e del taglio che la nostra Regione ha dato a questo problema. Chiediamo che vengano date precise disposizioni alle UU.SS.SS.LL. perché si attui un servizio consultoriale in modo più diffuso possibile, inglobandovi, quelle strutture private autorizzate che hanno dimostrato di saper svolgere un servizio pubblico di indubbia utilità.


Argomento: Sanita': argomenti non sopra specificati

Interrogazione del Consigliere Cerchio inerente il regolamento regionale d'igiene-tipo


PRESIDENTE

Interrogazione del Consigliere Cerchio inerente il regolamento regionale d'igiene-tipo Risponde l'Assessore Bajardi.



BAJARDI Sante, Assessore alla sanità

Ai sensi del D.P.R. n. 616/1977 e della Legge istitutiva del Servizio sanitario nazionale n. 833/1978 rientra tra i compiti della Regione l'emanazione di un regolamento locale d'igiene-tipo, al fine di garantire l'omogeneità dei regolamenti comunali d'igiene e di adeguamento alle esigenze attuali sui problemi dell'ambiente.
Il regolamento locale d'igiene-tipo rappresenta infatti l'occasione di introdurre nuove disposizioni alle quali riferirsi per i necessari interventi tecnico-preventivi.
Per la stesura del predetto Regolamento si riunisce presso l'Assessorato alla sanità una Commissione regionale suddivisa in quattro sottogruppi tecnici di lavoro, ai quali è stato affidato il compito di produrre una parte del regolamento stesso.
Il regolamento comprende infatti i seguenti quattro titoli: 1) Disposizioni generali in materia di igiene e sanità pubblica 2) Igiene del territorio 3) Ambienti confinanti - igiene edilizia 4) Igiene degli alimenti e delle bevande.
La Commissione regionale sul regolamento locale d'igiene-tipo si è riunita per la prima volta in data 22/10/1982 ed ha stabilito i criteri per la stesura dello schema di regolamento, in particolare ha stabilito che lo stesso è destinato a contenere misure la cui prescrizione deve essere osservata dal cittadino, vuoi ad effetti autorizzativi, vuoi a normale conduzione di cose, o manifestazioni di atti che rispettino i fondamentali canoni igienisti.
Successivamente la Commissione si è riunita presso il servizio igiene ambientale dell'Assessorato alla sanità nelle seguenti date: 5/11/1982 17/1/1983 - 21/2/1983 - 7/3/1983 - 18/4/1983 - 2/5/1983 - 9/5/1983 7/7/1983 - 12/10/1983 e 11/1/1984, mentre i sottogruppi tecnici hanno continuato e continuano ad incontrarsi autonomamente con frequenza quindicinale.
I motivi del ritardo nell'emanazione del regolamento d'igiene-tipo sono: 1) la complessità della materia igienico-sanitaria 2) le continue modificazioni delle tecniche industriali, agricole alimentari 3) le nuove normative, es.: il DPR n. 915 del settembre 1982, che nel regolamentare la materia inerente lo smaltimento dei rifiuti, all'art. 7 ha attribuito alla Provincia il controllo dello smaltimento dei rifiuti stessi. A ciò si può aggiungere la difficoltà spesso riscontrata per reperire personale specialistico e tecnico disposto a prestare la collaborazione in un settore cosi delicato.
Tutto ciò premesso, si precisa, comunque, che il sottogruppo tecnico incaricato di produrre il Titolo IV "Igiene degli alimenti e delle bevande" ha già ultimato in questi giorni il documento, nel quale sono dettate le norme di carattere igienico-sanitarie per l'esercizio del commercio ambulante in Piemonte. Il predetto documento, unitamente agli altri tre che sono in avanzata fase di elaborazione, sarà approvato dall'Amministrazione regionale nel più breve tempo possibile.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cerchio.



CERCHIO Giuseppe

L'assessore Bajardi ci ha comunicato che a partire dal mese di ottobre del 1982 si svolgono con reiterata frequenza le riunioni della Commissione predisposta ad hoc: ben dieci, infatti, sono state le riunioni che hanno fatto seguito a quella preventiva cui si fa riferimento. A distanza di due anni, però, questa Commissione, nonostante si sia applicata con solerzia ed attenzione su questa materia ampia e delicata, non ha ancora prodotto dei risultati, in ordine alla predisposizione della bozza di regolamento tipo regionale di igiene.
L'interrogazione è stata stimolata dalla necessità che sulla vicenda dei mercati ambulanti si giunga finalmente ad una soluzione in ordine ai problemi della tutela dell'igiene nel settore alimentare. Nei mercati ambulanti in Piemonte, a seconda della realtà in cui sono localizzati vengono applicate norme vecchie o nuove che creano situazioni di discriminazione: in alcuni mercati tutto è tollerato, in altri tutto è rigidamente vietato: questo in base alla rigidità o meno delle amministrazioni comunali nell'applicare le norme.
Le ipotesi fornite dagli Uffici parlano di un anno di tempo per giungere alla emissione del regolamento tipo. Ciò creerà non solo dei dissapori, ma anche dei disservizi enormi, sia per quanto riguarda gli operatori stessi dei mercati ambulanti del settore alimentare ed anche per quanto riguarda i fruitori del servizio dei mercati ambulanti.
E' necessario dunque che la Commissione concluda i lavori ed emetta al più presto il regolamento.


Argomento: Programm. e promoz. attivita" socio-assist. (assist. minori, anziani, portat. handicap, privato sociale, nuove poverta")

Interrogazione dei Consiglieri Nerviani, Bergoglio, Lombardi, Martinetti Devecchi e Ratti inerente i fondi ex ANMIL


PRESIDENTE

Interrogazione dei Consiglieri Nerviani, Bergoglio, Lombardi Martinetti, Devecchi e Ratti inerente i fondi ex ANMIL.
Risponde l'Assessore Bajardi.



BAJARDI Sante, Assessore alla sanità

Come già fatto presente in occasione della risposta alle precedenti interrogazioni n. 672/976 del 26/ 9 /1983 e n. 761/1102 del 31/1/1983 u.s.
con riferimento al "fondo ex ANMIL", si ribadisce che per gli anni 1979 e 1980 la Regione ha provveduto ad erogare agli Enti Locali somme destinate a sostenere le spese per l'attuazione del DPR 24/7/1977 n. 616, relativamente alle attività svolte dagli Enti soppressi della tabella B del decreto medesimo, che, come noto, comprendeva anche enti diversi dall'ANMIL.
Tali erogazioni sono state indistinte in quanto si trattava di anticipazioni fatte dalla Regione, rispetto alle mancate comunicazioni ed erogazioni da parte dello Stato. Pertanto non è stato possibile indicare precisi importi destinati ai mutilati ed invalidi del lavoro, anche se con espressa circolare si forniva l'elencazione degli enti rispetto alle cui attività - che venivano descritte - si doveva intervenire.
Per quanto riguarda l'anno 1981 è stato previsto uno specifico capitolo relativo alla spesa per quanto concerne le attività già svolte dall'ANMIL.
con una stima della relativa entrata da parte dello Stato. I fondi sono però stati attribuiti nel 1982 per entrambi gli anni dopo l'assestamento di bilancio, con la quantificazione esatta dei fondi assegnati con riferimento anche ai maggiori accertamenti o agli accertamenti degli anni pregressi per un ammontare complessivo di L. 1.491.261.0" (deliberazione n. 17-19416 del 5/10/1982).
Per quanto riguarda l'utilizzazione delle somme assegnate alle UU.SS.SS.LL. è in corso, come è noto, una dettagliata rilevazione. Tale operazione è particolarmente lunga e laboriosa in quanto le UU.SS.SS.LL.
stesse debbono ricostruire situazioni che spesso hanno gestito tramite i Comuni.
Pertanto, allo stato attuale, nonostante i numerosi solleciti, non si è ancora in possesso dei dati complessivi. Alcune UU.SS.SS.LL. hanno peraltro segnalato che non avevano ricevuto richieste da parte degli aventi diritto.
Certamente non è legittimo l'utilizzo dei fondi in argomento per finalità diverse rispetto agli interventi a favore delle categorie aventi diritto. Infatti per il 1979 e 1980, come già precisato, i fondi erano destinati alle diverse categorie già assistite dagli enti disciolti, mentre per il 1981 ed il 1982 la destinazione riguardava unicamente i soggetti già assistiti dall'ANMIL fermo restando ovviamente che i fondi stessi possono essere stati spesi a favore della categoria tramite servizi aperti alla generalità dei cittadini e quindi anche rivolti agli invalidi del lavoro.
La L.R. 23.8.1982 n. 20 non consente - né avrebbe potuto consentire come legge di riordino prevista dalle normative nazionali - il mantenimento di fondi specifici quale quello ex ANMIL. come è esplicitato nella norma dell'art. 34, la quale dispone che il "Fondo per la gestione dei servizi socio-assistenziali" è determinato, oltre che da altre somme e assegnazioni, anche "dalle entrate degli enti nazionali operanti in materia assistenziale, attribuite alla Regione Piemonte ai sensi dell'art. 120 del DPR 24.7.1977 n. 616 e dell'art. 1 sexies della L. 21.10.1978 n. 641".
L'art. 35 della suddetta legge, tuttavia, prevede che si tenga conto delle eventuali finalizzazioni previste dalle leggi di assegnazione. Per tale motivo, come è noto, è stata richiamata nell'anno 83 - mediante la direttiva n. 17 del 24.10.1983 - la necessità di salvaguardare le esigenze della categoria degli invalidi del lavoro, garantendo la continuità delle provvidenze già assicurate, nel rispetto dei criteri e degli obiettivi posti dalla legge stessa e nel quadro degli indirizzi della P.S.S.R., e pertanto coprendo le esigenze rappresentate con tutta l'intera gamma degli interventi previsti dalla legge stessa, più ampia certamente rispetto al passato e che consente di attuare interventi che rispondono ai bisogni reali delle persone.
In tale quadro, anche l'assistenza economica agli invalidi deve essere prestata secondo le prescrizioni dell'art. 19 della citata legge, tenuto conto che l'obbligo di garantire l'assegno di incollocamento come tale, in base all'art. 3 del DPR 31.3.1979, cessa la sua validità con le leggi di riordino regionali.
Per lo stesso motivo, non sarà giuridicamente possibile la previsione di vincolare fondi destinati agli invalidi del lavoro. Questo però non comporterà la limitazione degli interventi necessari alla tutela della categoria, garantita dalla stessa previsione legislativa del rispetto delle finalizzazioni e attuata in concreto sul territorio anche attraverso la costante opera di sensibilizzazione e di verifica dei dipendenti uffici.
Ovviamente nella direttiva che accompagnerà il riparto del fondo sarà ancora una volta richiamata l'attenzione delle UU.SS.SS.LL. sul rispetto dei diritti della categoria.
Nel far presente che questo Assessorato si è già impegnato in questo stesso Consiglio a portare a termine una puntuale e rigorosa verifica della situazione dei fondi già erogati, mi farò premura di far pervenire agli interroganti la situazione aggiornata dei risultati degli accertamenti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Nerviani.



NERVIANI Enrico

Abbiamo ripreso questo argomento perché sono state fatte ripetute dichiarazioni apparentemente contraddittorie rispetto a posizioni assunte dalla Giunta regionale in un tempo precedente.
La materia del contendere era la possibilità di utilizzo specifico ed univoco dei fondi ANMIL per i soggetti interessati.
La risposta dell'Assessore Bajardi è corretta ed è in linea con la deliberazione dell'Assessore Cernetti (da lei sconfessata) nella quale si disponeva che il fondo doveva essere destinato ad una partita comune e non specificamente agli invalidi.
Nella relazione dell'Assessore Cernetti alla deliberazione del 5 ottobre 1982, si diceva che "non si ritiene che il fondo di cui trattasi debba essere esclusivamente finalizzato all'assistenza agli invalidi".
Segnatamente dunque la legge n. 20 ha cancellato l'efficacia, anche per dichiarazione dell'Assessore Bajardi, del fondo ANMIL e adesso vi è soltanto l'iniziativa politica della Giunta e del Consiglio che pu mantenere una particolare attenzione agli invalidi civili che non hanno secondo le dichiarazioni specificamente rilasciate questa mattina, una particolare priorità, che invece viene riservata agli invalidi in altre Regioni che hanno norme diverse.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cernetti che interviene per fatto personale.
La invito però ad indicare in che cosa consiste il fatto personale.



CERNETTI Elettra

La posizione del Consigliere Nerviani mi pare scorretta. Si tende in modo chiaro ed inequivocabile a scaricare sull'Assessore all'assistenza, in carica allora, il fatto che l'ANMIL non abbia ricevuto lo specifico contributo. Preciso che non era possibile farlo perché le normativa nazionale stabilisce che, dopo le leggi di riordino, non è più possibile conservare fondi mirati e specifici per enti tipo l'ANMIL o altri.
Per conservare il fondo specifico all'ANMIL dovevamo rinunciare ad essere la seconda Regione ad aver approvato la legge sull'assistenza? Tanto più che la deliberazione del 20.10.1982 a cui si riferiva il Consigliere Nerviani, veniva presentata quando già era in vigore la legge 20.
In un articolo finanziario della legge 20 si dice che prioritariamente i contributi venivano dati a quegli enti e a quelle categorie che erano ob:etto di finanziamenti mirati. Più di questo non era assolutamente possibile fare, salvo rinunciare alla legge 20, che conservava a determinate categorie fondi mirati, però con tutti gli aspetti negativi per le categorie deboli e per gli emarginati.
Non era possibile elaborare una deliberazione diversa perché il Commissario di Governo l'avrebbe bocciata. Questo dipende dalla normativa nazionale e, siccome vi è una legge di riordino, il fondo diventa unico. Si è cercato di recuperare con deliberazione anche quest'anno. Sono stata consultata in V Commissione e ho insistito perché fossero specificate fra parentesi le priorità. L'Assessore ha assicurato che avrebbe effettuato delle ispezioni nelle UU.SS.SS.LL. per accertare che le direttive vengano seguite.
Più di così non si poteva fare. Lascio a voi il giudizio.



PRESIDENTE

Collega Nerviani, lei ha già illustrato. Sono evidentemente opinioni contrarie.



NERVIANI Enrico

Parlo per fatto personale. Mentre prima non vi era materia per fatto personale, a mio giudizio, in questo caso, esiste abbondante materia. Si è parlato di scorrettezza di intervento da parte mia, ma siccome non ritengo che sia stata commessa alcuna scorrettezza - se il Presidente me lo consente - vorrei replicare brevissimamente.
Avevo "intenzione di intendere", pertanto ho inteso. La legge 20 ha cancellato i fondi ANMIL. Questo è il primo dato.
Il secondo dato è che la deliberazione del 5 ottobre 1982, in applicazione della legge 20, ha dato disposizioni perché si cancellasse il fondo ANMIL. Questo era quanto avevo dichiarato nel mio intervento.
La legge 20 e la deliberazione del 5 ottobre 1982, hanno come maternità quella del Consigliere Cernetti. Ritengo che ciascuno si debba prendere sulle proprie spalle le scelte che ritiene positive e quindi non capisco per quale ragione si sia manifestato un risentimento quale quello espresso in questa sede da parte del Consigliere Cernetti.
Prendiamo atto che il fondo ANMIL sparisce in virtù di due parti collegate: la legge 20 e la deliberazione del 5 ottobre 1982. Che poi, per caso, questi due elementi siano collegati ad un nome di un Consigliere, non ci posso fare nulla.



CERNETTI Elettra

Si tralascia la normativa nazionale che impone questo !



PRESIDENTE

Sono evidentemente delle opinioni contrarie. Ciascuno ha precisato la sua opinione. L'Ufficio di Presidenza approfondirà il tema del fatto personale e della onorabilità del Consigliere.


Argomento: Programm. e promoz. attivita" socio-assist. (assist. minori, anziani, portat. handicap, privato sociale, nuove poverta")

Interrogazione dei Consiglieri Nerviani, Bergoglio, Lombardi, Martinetti Ratti e Devecchi, inerente lo scioglimento dell'Ente nazionale sordomuti


PRESIDENTE

Interrogazione dei Consiglieri Nerviani, Bergoglio, Lombardi Martinetti, Ratti e Devecchi, inerente lo scioglimento dell'Ente nazionale sordomuti.
Risponde l'Assessore Bajardi.



BAJARDI Sante, Assessore all'assistenza

In reazione ai diversi problemi posti dall'interrogazione, si precisa che, per quanto attiene l'istruzione, le relative competenze precedentemente svolte dall'Ente nazionale sordomuti sono state assunte dal Ministero della pubblica istruzione.
In specifico l'art. 1 octies della citata legge recita: "le istituzioni scolastiche gestite dall'Ente nazionale sordomuti sono statizzate a decorrere dal 1 settembre 1978... i convitti per sordomuti annessi alle istituzioni scolastiche... sono gestiti in via transitoria dal Ministero medesimo... in attuazione della L. 4.8.1977 n. 517, i Consigli scolastici provinciali in accordo con gli Enti locali, sentite le associazioni dei minorati dell'udito, predispongono i programmi e le forme di integrazione e sostegno in favore degli alunni sordomuti. ... Dal 1 settembre 1978 il personale docente e non docente... in servizio nelle istituzioni scolastiche e nei convitti... è trasferito alle dipendenze dello Stato".
Per quanto attiene la formazione professionale in base a quanto previsto dalla L.R. 8/80 "Disciplina delle attività di formazione professionale", dalla L. 7/82 di Piano sociosanitario, secondo le indicazioni espresse dall'allegato n. 18 e dalla L.R. 20/82 "Indirizzi e normative per il riordino dei servizi socio-assistenziali", la Regione Piemonte promuove l'inserimento nella formazione professionale e nel lavoro dei soggetti invalidi.
E' compito delle singole UU.SS.SS.LL. programmare e gestire rispetto alle esigenze evidenziate sul territorio, gli interventi socio assistenziali di appoggio per favorire l'inserimento sia nelle strutture scolastiche sia lavorative, utilizzando il fondo unico previsto dalla citata legge 20.
Con l'occasione si precisa che per quanto attiene l'inserimento al lavoro degli handicappati questo Assessorato d'intesa con quello al lavoro sta predisponendo la deliberazione prevista dall'art. 6 della L.R. 20/82 che contempla procedure e interventi ai fini della realizzazione dell'obiettivo.
Per quanto attiene la riabilitazione della L.R. 7/82 il piano prevede obbligatoriamente un servizio di recupero e di educazione funzionale che provvede sia negli ospedali sia nel poliambulatori a soddisfare tutte le esigenze di riabilitazione, comprese quelle dei disturbi della comunicazione rivolte anche ai problemi particolari del sordomuto recuperabile.
Nelle équipes dei servizi di riabilitazione sono previsti logopedisti in numero proporzionato alle esigenze riabilitative della popolazione utente; l'équipe può avvalersi della consulenza del foniatra.
Attualmente i servizi di riabilitazione non sono presenti in modo organico in tutte le UU.SS.SS.LL., così come prevede la legge di piano, ma progressivamente saranno diffusi su tutto il territorio ed ovviamente il personale qualificato sarà convenientemente utilizzato.
Si precisa altresì che tutte le istituzioni funzionanti sul territorio a favore dei soggetti sordomuti, continuano la loro attività che ovviamente viene considerata anche nell'ambito dei programmi complessivi dei P.A.S. da parte dell'U.S.S.L. competente.
Da ultimo si precisa che nell'aggiornamento del piano per il triennio 85/87 l'Assessorato intende approfondire le problematiche e prevedere specifici interventi nei confronti dei pluriminorati ivi compresi i soggetti sordomuti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Nerviani.



NERVIANI Enrico

Come ha inteso l'Assessore non vi era nessuna particolare ragione di polemica nei confronti della conduzione, da parte dell'Assessorato, delle strutture preposte attualmente ai sordomuti. Era una segnalazione e una sollecitazione a prendersi carico di una situazione che è andata progressivamente aggravandosi.
I sordomuti dalla riforma sanitaria e da tutti gli interventi legislativi che si sono susseguiti in questi anni non hanno tratto un particolare beneficio.
Alcuni anni fa a Torino numerosi erano i sordomuti che si iscrivevano alle scuole secondarie di secondo grado. Attualmente non avvengono più iscrizioni nelle scuole superiori da parte di questi invalidi, perch evidentemente la loro preparazione sul piano funzionale e sul piano educativo, non è più sufficiente all'accesso alle scuole secondarie di secondo grado.
Recentemente ho avuto frequenti colloqui con esponenti dell'Ente sordomuti e ho potuto constatare come la riforma li ha lasciati abbandonati a se stessi. I bambini che hanno avuto il vantaggio dell'inserimento nelle scuole statali di fatto non sono seguiti da personale altamente specializzato, quale era quello che operava all'interno degli istituti. La conseguenza è quella di un relativo abbandono alle loro condizioni originarie e una crescita molto faticosa delle loro capacità.
L'altro aspetto è quello che riguarda l'assistenza ai sordomuti. Dopo lo scioglimento dell'ente di diritto pubblico non hanno più alcuna persona che interpreti le loro esigenze. La difficoltà di comunicazione che hanno i sordomuti è particolare e non può essere facilmente descritta. Gli interventi che le UU.SS.SS.LL. dovrebbero assicurare con i foniatri e con i logopedisti sono sempre più scadenti e sempre più modesti ed è sempre maggiore il numero delle famiglie dei sordomuti che sono costrette a mandare ad istituti privati e a medici foniatri privati i loro bambini per ottenere dei risultati positivi nella educazione e nel recupero del linguaggio che, per i sordomuti, è sempre possibile.
Devo prendere nota della disponibilità dell'Assessorato ad approfondire specificamente questa problematica e ad avviare iniziative che rimettono in evidenza il tema del completo recupero di queste persone che al lavoro e alla attività comune, possono essere facilmente, se li si vogliono recuperati.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BENZI


Argomento: Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione)

Interrogazione dei Consiglieri Di Gioia, Barisione e Turco, inerente la salute dei lavoratori della Stars di Villastellone


PRESIDENTE

Interrogazione dei Consiglieri Di Gioia, Barisione e Turco, inerente la salute dei lavoratori della Stars di Villastellone.
Risponde l'Assessore Bajardi.



BAJARDI Sante, Assessore alla sanità

In accordo con la U.S.S.L. 31 di Carmagnola, questo Assessorato alla sanità, ha predisposto un piano di lavoro relativo all'individuazione quantificazione e successiva bonifica dei rischi da lavoro presenti nella ditta Stars di Villastellone.
A tal fine la U.S.S.L. 31 ha provveduto a raccogliere elementi per la quantificazione dei casi di neoplasia verificatesi tra gli addetti della ditta in oggetto. E' emersa la presenza di n. 3 casi: il sig. Sciarpa Carmelo, il sig. Capizzi Ernesto, il sig. Sodano Elia, deceduti nel periodo dal 14/6/81 al 5/4/83.
Non si sono evidenziati altri casi di decessi per neoplasia tra i residenti del Comune di Sommariva Bosco occupati presso la ditta Stars.
L'U.S.S.L. ha provveduto inoltre a: acquisire agli atti la cartella clinica del sig. Sciarpa Carmelo deceduto a causa di mesotelioma plurico, nonché la sua anamnesi lavorativa acquisire agli atti copie dei certificati di morte dei signori Sodano Elia e Capizzi Ernesto, deceduti a causa rispettivamente di adenocarcinoma del colon e carcinoma gastrico e la loro anamnesi lavorativa ed a richiedere alla Stars notizie riguardanti: ciclo di lavoro e sistemi di produzione n. di addetti occupati suddiviso per settore di lavoro e/o lavorazioni elenco delle sostanze utilizzate, con indicazione del nome commerciale, nome chimico quantità utilizzate e luogo di impiego elenco delle visite periodiche effettuate, in riferimento al DPR 303/56 e successive disposizioni legislative, con indicazioni della periodicità delle stesse e del numero di addetti sottoposti elenco degli addetti a cui è stata riconosciuta una malattia professionale: n. di infortuni denunciati mezzi di protezione individuali utilizzati.
Attraverso i dati sopra elencati e le conoscenze recuperate dal Consiglio di fabbrica dell'azienda, l'U.S.S.L. ha predisposto un protocollo preliminare di lavoro che è stato ulteriormente confrontato con le organizzazioni sindacali evidenziando come reparto prioritario l'officina n. 2 della ditta Stars.
Inoltre l'U.S.S.L. sta provvedendo ad elaborare e preparare le schede tossicologiche delle sostanze impiegate nei ciclo produttivo, sulla base degli elenchi forniti dalla ditta Stars.
Appena l'U.S.S.L. sarà in possesso di tutti i dati necessari ed opportuni, si potrà verificare la necessità di realizzare uno studio epidemiologico retrospettivo sugli ex esposti ed addetti della ditta in oggetto.
Copia della documentazione fino ad ora prodotta dall'U.S.S.L. è già stata fornita agli interroganti e potrà essere messa a disposizione dei Consiglieri che intendessero averne copia.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Di Gioia.



PRESIDENTE

DI GIOIA Vittorio



PRESIDENTE

Ringrazio l'Assessore per il lavoro che ha avviato. E' un caso estremamente importante in quanto nello stabilimento Stars nel passato si sono già verificati fatti analoghi. Credo che il lavoro svolto possa avviare la bonifica dello stabilimento per dare maggiori garanzie ai lavoratori e più sicurezza alle famiglie.



PRESIDENTE

Comunico che all'interrogazione n. 765 del Consigliere Marchini inerente la Galleria di Serre la Voute, viene data risposta scritta.
Le interpellanze ed interrogazioni sono così terminate.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Comunico che sono in congedo i Consiglieri: Ariotti, Ferrero, Genovese Marchesotti, Picco, Turbiglio.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

Sono stati presentati i seguenti progetti di legge: N. 366: "Istituzione dell'Agenzia di sviluppo per l'artigianato piemontese (Asap)", presentato dal Consigliere Carazzoni in data 13 febbraio 1984, assegnato all'esame congiunto in sede referente della I e della IV Commissione in data 16/2/1984 N. 367: "Modifica ed integrazione della legge regionale 22/8/1983, n.
10", presentato dal Consigliere Carazzoni in data 13 febbraio 1984 ed assegnato alla I Commissione in data 16 febbraio 1984 N. 368: "Disciplina delle assegnazioni degli alloggi di edilizia residenziale pubblica ai sensi dell'art. 2, comma secondo della legge 5/8/1978 n. 457, in attuazione della deliberazione CIPE pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 348 in data 19/1211981", presentato dalla Giunta regionale in data 13 febbraio 1984 ed assegnato alla II Commissione in data 16 febbraio 1984 N. 369: "Norme per la determinazione dei canoni degli alloggi di edilizia residenziale pubblica ai sensi dell'art. 2, comma secondo della legge 5/8/1978 n. 457 in attuazione della deliberazione del CIPE pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 348 in data 19/12/1981", presentato dalla Giunta regionale in data 13 febbraio 1984 ed assegnato alla II Commissione in data 16 febbraio 1984.


Argomento:

c) Apposizione visto Commissario del Governo


PRESIDENTE

Il Commissario del Governo ha apposto il visto: alla legge regionale del 17 gennaio 1984: "Ulteriore proroga della durata delle utente di acqua pubblica aventi ad oggetto le piccole derivazioni".


Argomento:

d) Deliberazioni adottate dalla Giunta regionale


PRESIDENTE

Le deliberazioni adottate dalla Giunta regionale nelle sedute del 7 e 9 febbraio 1984 - in attuazione dell'art. 7, primo comma della legge regionale 6/11/1978 n. 68 - sono depositate ed a disposizione presso l'Ufficio Aula.


Argomento: Giunta, organizzazione e funzioni - Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Comunicazioni della Giunta regionale


PRESIDENTE

Punto terzo all'ordine del giorno: "Comunicazioni del Presidente della Giunta regionale".
La parola al Presidente Viglione.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Sabato scorso, si è tenuto a Savona l'incontro conclusivo relativo alla questione dell'inquinamento del Bormida. Alla riunione hanno partecipato l'incaricato per le relazioni pubbliche della Montedison, Fantino, che ringrazio per l'importante opera di raccordo da lui svolta, fra l'azienda da lui rappresentata e le istituzioni, proprio per definire il problema del Bormida; gli Assessori Calsolaro e Ferraris, rappresentanti delle Comunità Montane e del Comune di Bormida; il Presidente del Consorzio dei Comuni del savonese, l'Assessore regionale della Liguria Merlo, e numerosi funzionari.
La questione del Bormida dopo 60 anni si avvia alla definizione.
Nell'ambito dei finanziamenti FIO sono stati concessi al consorzio savonese 47 miliardi che si aggiungono ai 21 finanziati dalla Regione Liguria per i quali già sono state avviate delle opere. Questo finanziamento di 47 miliardi riguarda opere che dovranno essere concluse per il mese di marzo del 1986.
Ieri, il Ministro Longo ha sottoscritto la definitiva approvazione della ripartizione dei finanziamenti FIO 1983, sulla quale interverrà dopo di me il vice Presidente della Giunta Rivalta.
Per quanto riguarda i lavori di disinquina- mento del Bormida la Montedison ha già speso 13 miliardi e si accollerà l'ulteriore spesa di collegamento per lo stabilimento che risulterà essere totalmente disinquinato in base alla tabella prevista dalla cosiddetta legge Merli.
L'inquinamento del Bormida giungeva sino al Tanaro con un percorso di oltre 100 chilometri, danneggiando i prodotti dell'agricoltura e contribuendo ad un crescente degrado delle valli del Bormida.
La Regione Piemonte presenterà un d.d.l. che darà la fidejussione per una somma di circa 13 miliardi (il conteggio preciso sarà effettuato in collaborazione con la Bei) a favore del Consorzio, il cui pagamento per sarà assunto dalla Montedison. Pur avendo già preso accordi con le banche non sappiamo ancora quali saranno le modalità di suddivisione di tale prestito.
Questo disegno di legge, che dovrà essere rapidamente approvato contribuirà sostanzialmente alla soluzione di un problema, per il quale, da tanti anni, stiamo lottando insieme alle associazioni locali del mondo dell'agricoltura e alle forze politiche presenti nelle varie rappresentanze istituzionali.



PRESIDENTE

La parola al Vice Presidente della Giunta.



RIVALTA Luigi, Vice Presidente della Giunta regionale

Sulla Gazzetta Ufficiale del 20 febbraio 1984, è stata finalmente pubblicata la deliberazione del CIPE del 22 dicembre 1983. E' stato un iter certamente faticoso, dal momento che sono trascorsi due mesi dai termini di legge.
Alla Regione Piemonte sono stati concessi finanziamenti per i seguenti quattro progetti: 1) depurazione e canalizzazione consortile di Alba nord: 20 miliardi 2) depurazione delle acque di scarico dei Comuni della bassa Val Sesia: 16 miliardi 3) centro di formazione professionale e forestale Valle Sessera: 14 miliardi 4) attuazione del piano di intervento per il potenziamento degli acquedotti di Torino: 9.270 milioni.
Per quanto riguarda il rapporto tra i finanziamenti della Regione Piemonte e quelli delle altre Regioni della pianura Padana, le differenze relative dipendono da una ragione compensativa rispetto al riparto del 1982, quando erano stati assegnati alla Regione Piemonte finanziamenti FIO per 65 miliardi, per i depuratori del Po Sangone e della Valle Scrivia superiori a quanto sarebbe stato giusto secondo un criterio di proporzionalità riferito alle dimensioni demografiche ed economiche delle Regioni.
D'altra parte si consideri che in un apposito articolo di questa deliberazione, si legge che alla Regione Calabria sono stati assegnati, al di fuori di qualsiasi documentazione progettuale, finanziamenti in forma di riserve provvisorie di fondi a valere sull'intera disponibilità per ben 120 miliardi; alla Regione Campania con questa stessa forma sono stati riservati 60 miliardi, in aggiunta ai circa 60 stanziati per progetti esistenti, per un progetto ferroviario che deve ancora essere presentato alla Regione Basilicata sono stati assegnati 53 miliardi per progetti da presentarsi.
La fase di decisione definitiva della deliberazione del CIPE è stata probabilmente complicata anche dal fatto che si sono determinate incomprensioni nel rapporto Regioni-stato relativamente ai criteri usati dal nucleo di valutazione, e una difficoltà di rapporto tra il CIPE, il Ministero del bilancio e lo stesso nucleo di valutazione, dovuta a finanziamenti attribuiti senza progetti e al fatto che non tutti i progetti finanziati rispondono alle indicazioni fornite da quest'ultimo.
Vengo ora agli impegni operativi che abbiamo di fronte.
Questa deliberazione stabilisce che, per i progetti approvati, le amministrazioni interessate sono tenute a chiedere entro 15 giorni dalla sua pubblicazione (ossia entro il 6 marzo) alla BEI il mutuo, per tramite del Ministero del tesoro e del Ministero del bilancio e della programmazione economica.
Questa indicazione operativa suona molto singolare. Mentre lo Stato ha ritardato di due mesi la pubblicazione della deliberazione, le Regioni e le altre amministrazioni hanno solamente 15 giorni di tempo per inoltrare la richiesta del finanziamento previsto. Nel merito il problema più preoccupante è relativo al fatto che non sia stato il Ministero del bilancio e della programmazione economica a discutere e a definire l'apporto della BEI al quadro complessivo dei progetti scelti. Il programma approvato con questa deliberazione riguarda 2.200 miliardi, di cui mille si presume possano essere messi a carico della BEI, senza però aver effettuato gli specifici accertamenti ed averne avviato le pratiche. Tocca ai singoli so getti avviarle. Questa situazione rende assai incerto il futuro, poich la BEI potrebbe per ragioni normative sue o per ragioni di merito non ammettere ai finanziamenti i progetti.
Ritengo sia mancato il ruolo del Ministero del bilancio e della programmazione economica nei confronti della BEI per garantire innanzitutto l'accoglibilità dei progetti da approvare con la deliberazione del CIPE La conseguenza di questo fatto sta nell'articolo della deliberazione che recita: "per ciascuno dei progetti approvati, nelle more della definizione delle procedure istruttorie della BEI, l'autorizzazione di spesa, fermo restante l'ammontare complessivo del finanziamento assegnato, è limitata ad una quota pari al 40 del finanziamento medesimo". E' possibile quindi dar corso alle pratiche di appalto soltanto per il 40 dei 64 miliardi assegnati al Piemonte, e cioè circa 26 miliardi.
Ciò fa presumere che nel caso la BEI, per motivi propri, non potesse completare il finanziamento assegnato alla Regione probabilmente si dovrà far ciò ricorrendo ai fondi FIO 1984. In ogni caso, occorrerà rispettare le scadenze del 6 marzo per quanto riguarda la richiesta del finanziamento e quella del 19 giugno per quanto riguarda l'appalto dei lavori che deve effettuarsi, per l'appunto, entro 120 giorni dalla data di pubblicazione della deliberazione.
Per quanto riguarda l'intervento relativo all'acquedotto sulla collina torinese, riteniamo corretto procedere dando concessione di appalto all'Acquedotto municipale di Torino. La deliberazione infatti prevede che la Regione proceda con appalti diretti, oppure dando in concessione la funzione di stazione appaltante. Riteniamo questo corretto, in quanto l'Azienda dell'acquedotto municipale di Torino che ha elaborato i progetti ed anche perché in questa difficile situazione di partenza relativa alla possibilità del solo utilizzo del 40 del finanziamento, questo è il solo modo possibile per rendere razionale l'avvio dei lavori, rispetto invece ad una frantumazione dei fondi sui tre consorzi facenti parte dell'acquedotto della collina torinese, che renderebbe improduttiva l'iniziativa.
Per quanto riguarda gli interventi sulla forestazione il compito di gestire tutto il programma viene dato all'Ipla, con la speranza che anche negli anni futuri possano esservi assegnati fondi FIO, sino a coprire gran parte del piano forestale che l'Ipla stessa ha definito.
Per quanto riguarda i fondi FIO per il 1984, comunico che stiamo rivedendo i progetti presentati nel 1983, per tener conto di eventuali limiti e recuperarli, ove sia possibile, o scartarli, nel caso in cui questi limiti dovessero mostrarsi insuperabili.
La Giunta ribadisce comunque la priorità dell'intervento acquedottistico, tenuto conto che nel campo della depurazione è stato fatto molto e i circa 40 miliardi assegnatici con il FIO 1983 vi contribuiscono ulteriormente.
D'intesa con l'Assessore ai trasporti, Cerutti, stiamo valutando l'opportunità di collocare il progetto relativo alle linee in concessione (Torino-Ciriè-Lanzo-Torino-Rivarolo) fra quelli da presentare ai fini dei fondi FIO del 1984 e degli anni successivi.
Ancora a proposito del problema dei trasporti, comunico che ho cercato di collegarmi con la Regione Liguria e con il Presidente del porto di Genova per valutare l'opportunità di un'azione unitaria integrata tra Piemonte e Liguria per quanto riguarda i fondi FIO per il 1984 e per gli anni a venire, riferita a progetti riguardanti il sistema di mobilità delle merci che deve far capo da'un lato ai porti liguri e dall'altro ai trafori del Piemonte che ci collegano con il Centro Europa, in questo quadro potrà collocarsi il progetto SITO di Orbassano.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Bajardi.



BAJARDI Sante, Assessore all'assistenza

La legge 27/12/1983 n. 730, più conosciuta come finanziaria '84 contiene, nel titolo VII, le disposizioni relative alla manovra finanziaria nel settore sanitario tendenti a razionalizzare i meccanismi di finanziamento e di erogazione della spesa delle UU.SS.SS.LL. allo scopo di contenere il deficit che si è finora registrato in tale ambito.
Un'importanza particolare assumono le disposizione dell'art. 26 con le quali vengono previste specifiche modalità di ripianamento del disavanzo di esercizio delle UU.SS.SS.LL. accertato al 31/12/1983 con il coinvolgimento delle aziende di credito interessate alla gestione dei servizi di tesoreria per conto delle UU.SS.SS.LL. stesse.
Il deficit consolidato al 31/12/1983, ratificato dai revisori dei conti, ammonta a 473 miliardi circa, cifra rilevante ma notevolmente inferiore rispetto alla popolazione e rispetto alle altre Regioni. Il monte complessivo è valutato a livello nazionale attorno agli 8 o 9 miliardi.
Infatti la norma dispone che nei limiti del predetto disavanzo accertato con la procedura prevista dall'art. 18 del D.L. 463/1983 convertito in legge n. 683/1983 i tesorieri sono autorizzati a liquidare le partite debitorie verso i fornitori, i medici, le farmacie e le strutture convenzionate; i successivi commi prevedono poi che sulle somme anticipate dai tesorieri venga riconosciuto, a carico del bilancio dello Stato, un tasso di interesse pari a quello previsto dalla convenzione di tesoreria mentre al ripianamento del debito in linea capitale si provvederà secondo criteri e modalità da stabilirsi con successivo provvedimento legislativo.
Il Ministero del tesoro, con circolare n. 10 in data 4/2/1984 indirizzata agli Assessori regionali alla sanità e alle UU.SS.SS.LL., ha interpretato l'art. 26. Le aziende di credito interessate alla manovra però, osservano che il loro intervento previsto dal citato art. 26 dovrebbe essere attuato in una situazione di incertezza circa le fonti di rimborso delle somme anticipate, non trascurando inoltre che gli interventi richiesti al settore modificano sostanzialmente il quadro di riferimento in base al quale sono stati assunti i servizi di tesoreria.
Per tali considerazioni il Comitato direttivo ABI (Associazione Bancaria Italiana) il 9/12/1984 ha ribadito la necessità che lo Stato pervenga alla determinazione della scadenza del "prestito" e delle condizioni (tasso di interesse corrispondente alla durata) per poter attivare le aperture di credito di cui all'art. 26.
Questo fatto non consente l'applicazione dell'art. 26.
Nella nostra Regione i rapporti intrapresi dall'Assessorato con gli Istituti di credito tesorieri delle UU.SS.SS.LL. hanno comunque consentito il positivo avvio del superamento degli ostacoli nei confronti dei pagamenti dei medici e farmacisti relativi alle competenze arretrate 1983.
Si è ritrovato un sostanziale accordo (fatta eccezione per qualche tesoriere) con anticipazioni fondate sulla disposizione dell'art. 26 della legge finanziaria.
In ogni caso al fine di poter sbloccare la suddetta situazione l'Assessorato alla sanità ed assistenza ha provveduto ad inviare il seguente fonogramma al Ministro per gli affari regionali: "Pregasi intervenire con massima urgenza nei confronti ABI per attuazione disposto art. 26 L. 730/83, mediante anticipazione da parte tesorieri UU.SS.SS.LL..
Mancata attivazione suddette procedure non consente pagamento debiti al 31/12/1983 con grave pregiudizio per erogazione assistenza sanitaria".
Sull'incontro di ieri tra il Ministro Romita e il Presidente dell'ABI non ho notizie.
La Giunta regionale oggi assumerà una deliberazione riparto conseguente ad una segnalazione urgentissima richiesta dal Ministero del tesoro, tesa ad accelerare le procedure di cassa, pari alle somme residue del 1983 e non ancora versate dal tesoro. Questa deliberazione smuoverà le ultime resistenze dei tesorieri che avranno certezza di uno stanziamento di somme residue del 1983 già assegnate per competenza, ma non ancora assegnate per cassa.
Ho buona ragione di credere che con questi interventi sulla situazione debitoria relativa al consolidato al 31 dicembre non ci saranno più problemi per queste categorie che sono in agitazione e in qualche caso sono passate all'assistenza indiretta farmaceutica.
Per quanto riguarda i pagamenti del 1984 non ci sono problemi. Tutte le categorie hanno ricevuto le loro spettanze, ovviamente tramite le anticipazioni previste dalla regolamentazione finanziaria nazionale, anche se la quota di 600 miliardi, in termini di cassa, è stata assegnata nei giorni scorsi.
La Giunta nella riunione di martedì ha assunto i provvedimenti per metterli a disposizione delle Unità Socio Sanitarie Locali.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Martinetti.



MARTINETTI Bartolomeo

Ho più volte sollevato il problema dell'inquinamento della Valle del Bormida, e devo dare atto con soddisfazione delle comunicazioni avute dal Presidente su questo argomento, comunicazioni dalle quali pare che questo annoso e gravissimo problema per le zone della Provincia di Cuneo e del Piemonte sud, sia avviato ad una soluzione non più lontana. Mi auguro che i tempi indicati dal Presidente corrispondano alla realtà.
Era annunciata per questa seduta la risposta dell'Assessore Calsolaro ad una mia interrogazione relativa al problema della metanizzazione in quella valle collegata con la metanizzazione in corso dello stabilimento Acna. Voglio ricordare alla Giunta che, accanto al problema dell'inquinamento, esistono i problemi dell'occupazione dello stabilimento Acna che, pure essendo localizzato in Liguria, occupa numerose maestranze piemontesi, ed il problema della metanizzazione che con un attivo interessamento della Giunta può andare a buon fine.
Ringrazio il Presidente Viglione per questa comunicazione.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta

L'argomento merita un approfondimento. Le numerose interpellanze ed interrogazioni di questa mattina non lo hanno permesso. Sarà fatto nella prossima seduta. Verso la fine del mese di marzo sarà presentato il quadro generale della Regione Piemonte ed in quella occasione verrà trattato questo argomento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Sartoris.



SARTORIS Riccardo

L'Assessore Rivalta, illustrando la situazione del FIO, ha fatto alcune precisazioni in ordine ad un tema che abbiamo sollevato con una interrogazione alcuni giorni fa. Chiedo se quanto ha detto l'Assessore è una specie di risposta mascherata alla nostra interrogazione o una precostituzione di ragioni per rispondere in ritardo. Avevamo interrogato urgentemente la Giunta su alcuni aspetti relativi al FIO, in particolare sull'atteggiamento che si intende assumere in rapporto alla legge finanziaria 1984. Non vorremmo che l'illustrazione, rispetto alle incombenze delle assegnazioni del FIO 1983, precostituisse un ritardo o una procrastinazione alla risposta della nostra interrogazione.



PRESIDENTE

La parola al Presidente Viglione.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Non costituisce una risposta ad una interrogazione. L'interrogazione verrà svolta. La Presidenza del Consiglio ci invita sempre di contenere il numero delle risposte per non togliere troppo tempo agli altri argomenti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

Sul problema FIO è stata fatta una comunicazione, ma non è stata data risposta alle domande che avevamo formulato nella nostra interrogazione.
Il nostro Gruppo ha presentato un ordine del giorno che riguarda la manovra economica e finanziaria del Governo. Non chiediamo che venga discusso oggi, essendo la seduta convocata solo per il mattino, ma chiediamo, esplicitamente, che venga inserito all'ordine del giorno nella prossima seduta del Consiglio regionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Legittimamente è stata fatta la richiesta. Siamo d'accordo su questa proposta che i Capigruppo calenderizzeranno.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bergoglio.



BERGOGLIO Emilia

Sulle comunicazioni dell'Assessore Bajardi, poiché le assicurazioni circa l'interpretazione della circolare del Ministero del tesoro rispetto ai pagamenti dei pregressi ci erano note, ma poiché ci sono noti anche altri problemi in relazione degli ultimi accordi a livello governativo sul problema del costo del lavoro che interessano la sanità, è mia intenzione prolungare il dibattito in questa occasione, mi sembra importante che in presenza di un problema di questa dimensione, ci facciamo parte attiva.
Possiamo essere critici sulle attività delle UU.SS.SS.LL. rispetto ad alcuni problemi, ma non possiamo negare il legittimo diritto di coloro che operano all'interno delle UU.SS.SS.LL., fornitori o operatori, di ricevere i compensi loro dovuti in tempi ragionevoli. Questa girandola di finanziamenti che arrivano in ritardo, che richiedono anticipazioni per le quali si pagano forti interessi, oltre a disfunzioni amministrative comporta anche aumenti di costi.
Chiediamo all'Assessore di fornirci tempestivamente la documentazione scritta in suo possesso ed assicuriamo la nostra attenzione a questi aspetti. D'altra parte, sono problemi che interessano tutte le Regioni d'Italia e impegnano tutti gli Assessori regionali alla sanità.
Per quanto si riferisce all'atteggiamento delle associazioni bancarie e del Ministero del tesoro, è intervenuto un chiarimento che probabilmente sarà già a conoscenza dell'Assessore, che precisa quali sono le interpretazioni corrette da dare a quella circolare del Ministero rispetto alle priorità che le quattro categorie rappresentano non escludendo ovviamente il pagamento da effettuare al personale dipendente.
Mi pare sia utile sottolineare questo sforzo comune su temi che rappresentano degli intoppi non indifferenti anche per la corretta interpretazione che si è data nella legge finanziaria e cioè di azzerare la situazione e di partire per gli anni '84, '85, '86 su una precisa quantificazione delle risorse disponibili che permetta di precostituire piani e progetti di iniziativa di respiro più ampio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Acotto.



ACOTTO Ezio

Ringraziamo l'Assessore Bajardi per la comunicazione che ci ha fornito su questa vicenda che rischiava di diventare sconcertante.
Ci auguriamo che l'impegno esercitato dall'Assessorato possa poi trasferirsi in risposta rassicurante alle UU.SS.SS.LL. della Regione.
Ricordo quelle di mia diretta conoscenza, come quelle di Santhià e di Cossato nelle quali si stavano determinando situazioni difficili.
Circa la spesa per il 1984 permanendo la non attivazione della legge finanziaria, quanto prima sorgeranno gravi problemi per quanto riguarda il capitolo della farmaceutica.
Sottolineiamo con allarme questa situazione che anche gli ultimi provvedimenti governativi hanno rinviato nel tempo, mentre sappiamo che dal punto di vista della disponibilità questo settore è ampiamente scoperto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Gastaldi.



GASTALDI Enrico

A nome dei medici ringrazio l'Assessore per l'opera da lui svolta e per gli accordi raggiunti al fine di soddisfare le esigenze economiche dei medici, dei farmacisti e degli altri operatori. Questo d'altra parte è stato riconosciuto anche da varie pubblicazioni e su giornali di natura sindacale che hanno dato notizie in merito.



PETRINI LUIGI


Argomento: Consiglio, organizzazione e funzioni

Dimissioni del professor Mario Martini dalla carica di Consigliere regionale e relativa surrogazione


PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE PETRINI

Punto quarto all'ordine del giorno: "Dimissione del professor Mario Martini dalla carica di Consigliere regionale e relativa surrogazione".
(Lettura della lettera di dimissioni presentata il 17 febbraio 1984)



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE PETRINI

Chiede di intervenire il Consigliere Brizio. Ne ha facoltà.



BRIZIO Gian Paolo

Come è detto nella lettera, le dimissioni del professor Martini sono irrevocabili, quindi le accettiamo.
Gli rivolgiamo un saluto con particolare simpatia. Lascia l'incarico per stanchezza complessiva nei confronti dell'impegno pubblico e tornerà all'incarico di Preside di scuola media. E' un gesto che ha un suo significato positivo: la capacità di lasciare l'esperienza politica importante sì ma non esclusiva.
Il Consigliere Martini ha alle spalle una lunga esperienza come pubblico amministratore; Sindaco del Comune di Boves prima. E' stato Consigliere nella Provincia di Cuneo, dove ha rivestito la carica di Assessore e quindi di Presidente della Provincia stessa. E' stato poi Consigliere regionale per nove anni.
Il nostro Gruppo lo saluta con simpatia e con gratitudine. Martini ha assunto questa decisione in piena autonomia ma anche con autentico rigore intellettuale, il che gli fa veramente onore.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE PETRINI

La parola al Presidente della Giunta.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta

Colleghi Consiglieri, a nome della Giunta voglio ringraziare il Consigliere regionale Mario Martini che ritorna al suo lavoro di Preside.
Chi vi parla da sempre è stato eletto nel paese di Boves, che è un grande paese dove i tornei elettorali facevano accorrere migliaia di persone. Devo dire che a Boves ho trovato sempre in Martini correttezza di comporta mento, onestà e coerenza con i suoi principi. Lo dico qui come suo avversario, ma lo dico ogni volta che ci ritroviamo nei lunghi dibattiti bovesani.
Ricordiamo i suoi puntuali interventi sui problemi della scuola, sulla sanità e su materie attinenti al suo Collegio elettorale. Ritorna al suo lavoro non per stanchezza politica, ma perché, come lui stesso dice, 40 anni di militanza sono tanti.
Saluto anche chi lo sostituisce in quest' aula. E' sindaco in un paese del dronerese che ha sempre dimostrato in quella amministrazione grande capacità di realizzazione. Sono testimone di lunghissimi anni di attività di quella amministrazione, quindi posso ben dire che il Consiglio regionale guadagna un grande amministratore delle autonomie locali.
Sono convinto che una carriera politica debba incominciare dalla carica di Consigliere comunale e di sindaco per imparare a penetrare nei problemi comunali. Non si può fare né il Consigliere regionale né il Presidente di una Giunta, né tanto meno il deputato o il Ministro se non si ha alle spalle una esperienza comunale.
Ringrazio il Consigliere Martini, lo saluto con affettuosa riconoscenza.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE PETRINI

Nell'apprezzare ancora una volta il senso di responsabilità del Consigliere Martini, conformemente alla sua decisione, non ci resta che prendere atto che le sue dimissioni sono irrevocabili e con effetto immediato.
Desidero unirmi al saluto del Presidente della Giunta e del Capogruppo della D.C., a nome degli altri colleghi del Consiglio regionale, ringrazio il collega Martini per l'apporto dato in questi anni, rammaricandomi della sua decisione di dimettersi che priva tutti noi e la comunità piemontese della sua intelligente e capace azione amministrativa.
Mi auguro che la sua collaborazione continui anche al di fuori dell'aula del Consiglio regionale.
Pongo ai voti per alzata di mano le dimissioni del Consigliere Martini.
La proposta è approvata all'unanimità dei 44 Consiglieri presenti in aula.
Sospendo ora la seduta per alcuni minuti, onde permettere alla Giunta delle elezioni di procedere alle incombenze necessarie per la surrogazione del Consigliere dimissionario.



(La seduta, sospesa alle ore 11,50 riprende alle ore 12)



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE PETRINI

La seduta riprende.
Pongo quindi ai voti, per alzata di mano, la proposta che il Consiglio prenda atto che al Consigliere Mario Martini subentra, ai sensi dell'art.
16 della legge 17/2/1968, n. 108, il signor Giuseppe Giorsetti.
La proposta è approvata all'unanimità dei 44 Consiglieri presenti in aula.
Propongo infine che la predetta deliberazione relativa alla surrogazione del Consigliere Mario Martini con il Signor Giuseppe Giorsetti venga dichiarata immediatamente eseguibile ai sensi dell'art. 49 della legge 10/2/1953, n. 62, facendo presente che la predetta proposta deve essere approvata a maggioranza assoluta dai componenti del Consiglio regionale.
Chi approva è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio approva all'unanimità dei 44 Consiglieri.
Infine per quanto attiene alla convalida dell'elezione del signor Giuseppe Giorsetti, ricordo che essa viene devoluta, ai sensi dell'art. 13 dello stralcio delle norme di regolamento, alla Giunta delle elezioni, la quale accerterà che non sussistano nei confronti del neo-Consigliere, cause di ineleggibilità e di incompatibilità. Ad esame compiuto, la Giunta delle elezioni riferirà al Consiglio.
Invito quindi il neo-Consigliere, se presente, ad entrare in aula.



(Il neo-Consigliere prende posto in aula)


Argomento: Giunta, organizzazione e funzioni - Organizzazione degli uffici - Regolamento del personale

Comunicazioni del Presidente della Giunta sulla deliberazione della Giunta regionale di nomina dei coordinatori


PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE PETRINI

Punto quinto all'ordine del giorno: "Comunicazioni del Presidente della Giunta sulla deliberazione della Giunta regionale di nomina dei coordinatori". E' relatore il Presidente della Giunta Viglione.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Signori Consiglieri, non stupitevi se comincerò con l'ammettere apertamente che dell'organizzazione del personale in Regione nessuno è soddisfatto: non i dipendenti, non gli amministratori, suppongo che neppure la collettività piemontese lo sia: io certamente no.
E credo siano in molti a pensarla come me.
Qualcuno di minoranza dirà: la colpa non è certo nostra, ma di chi siede al Governo da molti anni. Non sono completamente d'accordo: in una democrazia reale, Governo ed opposizione hanno ciascuno un proprio ruolo che debbono insieme svolgere per il benessere della collettività ai cui interessi hanno obbligo di accudire: quindi se è certo che la maggioranza avrebbe dovuto fare di più , peraltro in circostanze oggettivamente difficili - l'opposizione avrebbe potuto e dovuto stringerla più da vicino fare un forcing stretto, costringerla a migliorarsi, proponendo più che controllando.
Ma al di là della ricerca delle responsabilità - inutile invero ai fini del discorso che intendo fare - è necessario individuare dove l'organizzazione regionale è carente.
Prima di tutto va ammessa una certa impreparazione, direi quasi fisiologica, nell'affrontare l'analisi dei problemi della struttura burocratica: impreparazione peraltro riscontrabile tanto a livello nazionale (ne è evidente dimostrazione il modo con cui si conducono le trattative trilaterali) quanto a livello regionale: l'eredità delle diverse situazioni del personale all'epoca 1977 (di quella data è l'ultimo importante decreto di trasferimento di competenze alle Regioni) non poteva non condizionare i provvedimenti organizzativi portati avanti; ma ancora maggiori incidenze hanno finito con il segnare lo spirito postsessantottesco ed un certo populismo di cattiva lega, per cui ogni timido tentativo di gerarchia veniva combattuto in nome dell'egualitarismo ogni ricerca di precisazioni di ruoli e di responsabilità personali era considerata delitto di lesa maestà al principio della collegialità dell'organizzazione del lavoro.
I risultati emergono evidenti dalle normative che si sono elaborate e dalla successiva loro gestione: normative - sia ben chiaro - che io ritengo non peggiori di altre, ma sottolineo che avrebbero potuto essere diverse più efficaci sotto il profilo dell'interesse generale, se alle decisioni formali si fossero affiancati provvedimenti organizzativi e di responsabilizzazione che consentissero una gestione razionale dell'apparato.
Ciò mi porta ad affermare che la ratio posta dalla Costituzione a base dell'ordinamento regionale (la riforma, cioè, in chiave di decentramento dell'organizzazione statale) non è stata soverchiamente tenuta presente n a Roma né in periferia. A mio giudizio, quindi, le Regioni possono ancora svolgere un ruolo di apprezzata rappresentazione dello Stato, nella misura in cui riescono a presentarsi al cittadino "meglio" di questo, e cioè quando il rapporto istituzione-cittadino è depurato da tutta la congerie di bardature burocratiche che lo rendono oggi estremamente difficoltoso.
Prima di passare dal generale al particolare, e cioè ai problemi specifici di cui oggi si dibatte, occorre ancora a mio giudizio fare una premessa.
La razionalizzazione dell'apparato deve basarsi su alcuni oggettivi cardini che tutto oggi si è d'accordo nell'individuare nella: professionalità, vera e documentata, acquisita sul campo delle esperienze quotidiane di lavoro responsabilità, a livelli diversi e per funzioni predeterminate anche occorrendo per competenze riconosciute a rilevanza esterna gerarchizzazione dei ruoli, in un contesto di collegialità delle azioni singole volte al conseguimento degli obiettivi assegnati riconoscimento adeguato per il lavoro svolto.
So per esperienza quanto sia difficile amalgamare in giusta misura tali principi, evitando o contenendo le spinte esogene che via via l'uno o l'altro di essi tendono in epoche diverse a creare: ma è ambizione del Governo regionale che ho l'onore di presiedere produrre un serio tentativo su questo piano, certi come siamo che senza la compresenza di tutti gli elementi sopra indicati, con gli spunti organizzativi conseguenti, il naufragio della politica del personale, da noi come in altre istituzioni sarà definitivo.
Così inquadrata la prospettiva d'azione che la Giunta intende attuare in futuro (attraverso i tre strumenti del recepimento delle nuove normative del contratto, della definizione di concreti e adeguati profili professionali, della riorganizzazione delle strutture dell'ente), mi pare che il contesto in cui la delibera di nomina dei coordinatori è stata assunta cominci ad apparire più comprensibile.
Già la vigente legge sulle strutture evidenzia a tutto fondo una eccessiva frammentazione dell'organizzazione dell'apparato in funzione delle competenze regionali.
E' previsto un solo livello strutturale, il servizio, che in molti settori di attività non rappresenta una aggregazione di funzioni omogenee di apprezzabile rilevanza, ed in alcuni casi copre soltanto frazioni della procedura di una stessa attività.
La consistenza funzionale dei 194 servizi regionali esistenti appare poi assai diversificata, per cui i capi servizio gestiscono attività e risorse di diverso rilievo ed entità.
In più vi è il problema della figura dell'"esperto" (ottavo livello) per la quale manca una puntuale specifica individuazione dei compiti e delle posizioni organizzative.
La normativa vigente, inoltre, se da un lato dà rilievo formale alle attribuzioni del Capo servizio, che risponde direttamente agli Assessori ed agli organi regionali sul conseguimento degli obiettivi assegnati, non gli riconosce precisi poteri e funzioni di direzione sulle strutture cui è preposto, in quanto per esse egli può solo predisporre piani di lavoro e verificarne lo stato d'avanzamento. E se l'apparato non risponde a dovere? La figura di coordinatore, anche nei molto angusti limiti della vigente previsione legislativa, appare già meglio utilizzabile per assicurare per una stessa funzione regionale linee omogenee di attuazione: basta leggere l'elencazione dei compiti del coordinatore di cui all'art. 23 della L.
20/2/1979 n. 6, in particolare il comma quinto, per riconoscere una funzione organizzativa formalmente esterna ai servizi coordinati, ma sostanzialmente più incisiva per l'azione finalizzata agli obiettivi.
Tutto ciò non elimina la consapevolezza dei limiti normativi delle attribuzioni affidate al coordinatore dalle vigenti leggi, e ribadisce semmai la necessità di un suo maggiore spessore funzionale, e quindi l'esigenza di chiarire il suo ruolo rispetto a quello del Capo servizio.
D'altra parte la nuova normativa contrattuale ha effettivamente posto le basi per la realizzazione di una vera dirigenza regionale; la quale va configurandosi nel nuovo contratto sempre più come struttura tecnica permanente, pur nel quadro della mobilità del dirigente e della sua fungibilità entro determinati criteri di professionalità, nonché della sua revocabilità.
L'istituto del coordinamento, quindi, verrà in futuro utilizzato per meglio rispondere alla necessità di adeguare l'utilizzo della struttura verso gli obiettivi delle strategie e del programma politico-amministrativo (Piano regionale di sviluppo) della Regione.
Avendo ormai chiaro questo quadro di riferimento generale, la Giunta regionale - a distanza di un anno dalla scadenza dei precedenti incarichi e dai provvedimenti di proroga annullati successivamente dal Commissario di Governo per motivi formali - ha affrontato il problema della direzione omogenea di ampie aree di attività fra loro integrabili, nell'ambito dell'attuale assetto delle deleghe assessorili.
Era ed è un problema assai importante e rivestiva carattere di urgenza sia per la situazione generale precedentemente illustrata, sia poi con riferimento ai fabbisogni di coordinamento delle limitate risorse disponibili nell'attuale fase di definizione del Piano di sviluppo regionale.
Sono state prese in considerazione le vecchie aree, in precedenza già individuate; le modifiche apportate sono dovute sostanzialmente alle diverse aggregazioni assessorili. Ci si è fatto carico anche delle esigenze di coordinamento periferiche, con criteri di omogeneizzazione dei programmi d'attività a livello territoriale e/o settoriale.
Ma ciò che mi preme evidenziare è il fatto che il provvedimento di nomina dei coordinatori è da considerarsi, a mio avviso, un chiaro segnale della volontà di assumerci le nostre responsabilità di decisione in ordine alla direzione dell'apparato burocratico.
La delibera non va certamente considerata un atto di prefigurazione della nuova struttura, ma semplicemente un atto di transizione, come d'altra parte è precisato nel testo stesso del provvedimento, perché è con l'attuazione del contratto, e di alcune sue parti qualificanti, che deriveranno le scelte complessive e definitive sulla dirigenza regionale e sul nuovo coordinamento. Deve al contrario già essere ben valutato lo spirito che ha animato la Giunta nell'adozione della delibera medesima, la volontà cioè di voltare pagina, di pensare all'apparato regionale non più soltanto in termini di retribuzioni di livelli di contingenti, ma in funzione di responsabilità gestionali e di garanzie operative per il perseguimento degli obiettivi proposti.
Quanto poi alle specifiche richieste di chiarimenti desumibili dalle varie interpellanze ed interrogazioni presentate da membri del Consiglio regionale ritengo doveroso precisare quanto segue.
Intanto dalle interrogazioni e interpellanze emergono alcuni rilievi comuni. Uno di questi evidenzia perplessità in ordine ad una temuta prefigurazione delle nuove strutture organizzative attuata surrettiziamente con la delibera. Su questo punto voglio assicurare che, pur convinti che la delibera in questione si collochi perfettamente nell'ottica delle auspicate riforme, tuttavia ad esse si procederà attraverso le vie istituzionali e cioè discutendo ampiamente con le forze sindacali, le categorie sociali e comunque in Consiglio regionale le soluzioni che saranno ritenute più congruenti: sarà il Consiglio a darci la nuova organizzazione dell'apparato burocratico regionale.
Un altro rilievo riguarda la pretesa mancanza di omogeneità fra servizi ricompresi in un'unica area, con particolare riferimento alla mancata individuazione di un'area della programmazione. Su questo aspetto concernente la scelta operata nell'aggregazione di alcuni servizi della programmazione, la Giunta ribadisce che l'aggregazione definita non solo non scoraggia il razionale utilizzo di specifiche competenze ed esperienze professionali esistenti, né comporta di fatto smembramenti nella struttura regionale a suo tempo costituita, ma tende appunto ad unificare in un unico contesto i servizi competenti a predisporre il Piano regionale di sviluppo chiamandovi a parteciparvi, in un ambito ben coordinato di lavoro, tanto i servizi della programmazione economica quanto quelli della programmazione territoriale.
Infine una preoccupazione di carattere generale, presente in tutte le interpellanze, è quella relativa alla possibilità che il provvedimento finisca con il costituire un titolo preferenziale per il passaggio al secondo livello dirigenziale o addirittura un precedente giuridico, un prerequisito del bando. Posso assicurare che, per quanto concerne la Giunta, a contare per il passaggio al secondo livello dirigenziale sarà il livello di professionalità acquisito o l'effettiva capacità di direzione più che il formale riconoscimento di una attività di coordinamento svolta.
Passando invece a punti specifici delle singole interrogazioni ed interpellanze, rispondo come segue.
a) INTERROGAZIONE URGENTE DEL GRUPPO CONSILIARE P.L.I.
La delibera non merita le perplessità di ordine giuridico sollevare dagli interroganti in quanto il mancato rispetto dell'art. 2, lett, c) del contratto nazionale sul pubblico impiego è una conseguenza della diversa destinazione della normativa, l'una per i dipendenti statali, mentre l'altra quella del contratto nazionale per i regionali, necessitante di una legge di recepimento, il cui testo è già peraltro all'esame della I Commissione consiliare.
Del pari non ci sembra che sia stato violato l'art. 19 del contratto nazionale dei dipendenti regionali, in quanto proprio il comma primo di detto articolo prevede la permanenza di coordinatori ex contratto scaduto quando riconosce che la relativa indennità va liquidata nella misura prevista dall'accordo relativo al periodo 79/81.
Circa il requisito dell'appartenenza all'ottavo livello, si assicura che esso è riscontrabile formalmente in tutti i coordinatori nominati.
A giudizio della Giunta, poi, il requisito dell'affinità tra servizi componenti le aree di coordinamento esiste, anche se in alcuni casi ulteriori specificazioni avrebbero potuto trovare valide giustificazioni.
Non è quindi assolutamente sostenibile la tesi del mancato rispetto del requisito di cui all'art. 23 della l.r. 6/79: del resto una carenza di requisiti di tale portata sarebbe stata senz'altro rilevata dall'organo di controllo, che avrebbe potuto procedere all'annullamento del provvedimento.
h) INTERPELLANZA DEL GRUPPO CONSILIARE D.C.
La censura circa la mancata previa consultazione delle organizzazioni sindacali, può essere spiegata da un lato con l'osservazione che le medesime si erano già pronunciate negativamente nel gennaio 1983 in ordine ad analogo provvedimento, prospettando l'imminenza del nuovo contratto, non per motivi funzionali; dall'altro che appunto la lunga procedura per arrivare alla definizione del nuovo contratto ed alla definizione delle nuove strutture richiede di intervenire sollecitamente in attesa della conclusione dei relativi iter.
Circa l'osservazione dell'opportunità di conferma dei precedenti incarichi, la Giunta ritiene che le esigenze generali in premessa illustrate diano una chiara spiegazione dell'operato dalla medesima adottato.
In ordine, infine, alla richiesta di definire in tempi brevi le procedure per il recepimento delle nuove normative contrattuali, la Giunta come è a conoscenza degli interpellanti, ha già presentato un primo disegno di legge relativo al recepimento del contratto ed ha indicato tempi e modalità per presentare tempestivamente gli altri provvedimenti di natura legislativa e cioè il piano di ristrutturazione dell'apparato burocratico regionale.
c) INTERPELLANZA URGENTISSIMA DEL GRUPPO CONSILIARE P.R.I.
Circa la preoccupazione manifestata dalla Consigliera Vetrino in ordine alla collocazione del provvedimento di cui trattasi rispetto alle prossime scadenze contrattuali, valgono le osservazioni prima fatte, e cioè la consapevolezza di maggiori professionalità e responsabilità, soprattutto a livello apicale, nello svolgimento dell'attività amministrativa e programmatoria della Regione, nonché l'impegno diretto a sempre più valorizzare gli aspetti programmatori e legislativi dell'attività regionale rispetto a quelli gestionali, questi ultimi in prospettiva destinati ad essere delegati all'ente locale.
In conclusione, la Giunta ringrazia i Gruppi consiliari che hanno dato modo di aprire questa utile discussione che gioverà a tutti, in primo luogo al personale. Il nuovo contratto deve non soltanto recepire normative di carattere retributivo, ma deve anche dare un assetto complessivo agli operatori regionali, definire il ruolo che essi debbono svolgere.
Proponiamo un terreno di lavoro totalmente diverso da quello che è stato fino a ieri; abbiamo già incominciato quest'opera attraverso un impianto di formazione professionale che riguarderà i 2000 dipendenti regionali nessuno sarà escluso, perché riteniamo che la formazione professionale riguardi tutti i livelli superiori ed inferiori.
La Giunta è convinta di aver svolto correttamente il proprio ruolo di governo anche nell'adozione della delibera citata, e pertanto, pur aperta ad ogni contributo anche critico nella materia, ritiene di non dover ritirare il provvedimento medesimo.



MARCHIARO MARIA LAURA



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE MARCHIARO

Sulle comunicazioni del Presidente è aperta la discussione. Il primo iscritto a parlare è il Consigliere Carletto. Ne ha facoltà.



CARLETTO Mario

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, la relazione del Presidente della Giunta ha un taglio vallettiano molto marcato e molto spinto. Il Gruppo della D.C. ritiene di fare alcune valutazioni, non cosi rigidamente vallettiane, al fine di ridare alla struttura regionale ed al personale gli stimoli indispensabili per esprimere ed estrinsecare le professionalità presenti nell'amministrazione.
Oltre agli aspetti specifici che hanno indotto il mio Gruppo alla stesura dell'interpellanza e che individuerò nel corso del mio intervento credo si debba porre l'attenzione anche su altre motivazioni di natura più squisitamente politica e comunque non necessariamente riconducibili ai contenuti più immediati della contrattazione sindacale.
Ovviamente le rivendicazioni sindacali e la non accettazione da parte loro della delibera sui coordinamenti sono ampiamente giustificabili per la sostanziale inadempienza finora registrata in ordine al recepimento contrattuale (né si capisce quando i tempi verranno a maturazione). E' di ieri il rinvio della riunione della I Commissione per le consultazioni su richiesta formale delle organizzazioni sindacali al Presidente Valeri.
Questo mi pare un ulteriore significativo esempio di come questa partita aperta fra la Giunta e le organizzazioni sindacali non abbia ancora trovato un momento conclusivo e come le forze politiche non siano ancora in grado di entrare nel merito dell'applicazione del contratto nazionale.
I problemi posti sul tappeto quali la definizione dei profili professionali e della legge di riorganizzazione delle strutture ed i connessi inquadramenti funzionali (tutti aspetti che dovranno essere trattati in via prioritaria tra Giunta regionale e organizzazioni sindacali perché è quella la sede istituzionale di contrattazione) sono infatti di interesse generale per tutte le forze politiche del Consiglio regionale in quanto possono contribuire a dare una soluzione, seppure non ancora conclusiva, alla questione del personale regionale.
Le politiche del personale non possono infatti essere disgiunte da tutto il complesso di impostazioni politiche che la Regione intende attivare sul territorio in attuazione del dettato costituzionale e statutario e secondo il ruolo proprio dell'Ente.
Non è pertanto la nomina di un gruppo di coordinatori (peraltro tutti funzionari qualificati e degni della massima considerazione e della massima stima da parte del Gruppo della D.C.) a sollevare tutte le perplessità avanzate dalle forze politiche, quando invece la mancata rispondenza tra tali nomine ed un disegno di organizzazione e ruolo dell'Ente.
Bisogna intanto essere consapevoli che la mancata riforma delle autonomie locali ha anche impedito l'avvio di un processo di deleghe che difficilmente potrà essere attuato per singoli pezzetti e comunque anche là dove si dovesse verificare, come sembra in alcuni specifici provvedimenti sarebbe di mero decentramento di uffici.
La mancata riforma rende poco credibile un definitivo riassetto delle funzioni dell'ente, ma ciò non può essere accettato come giustificazione assolutoria dei ritardi e delle scollature presenti in questa Amministrazione regionale. Oggi scontiamo la contraddizione tra l'impostazione organizzativa data dalla Giunta Enrietti ed il disegno, che ancora non si intravvede, dell'attuale Giunta Viglione. Non è cambiato il quadro politico. Le forze politiche che sostenevano la Giunta Enrietti sono quelle ché sostengono la Giunta Viglione.
Noi dobbiamo richiamare la mancanza di continuità politica in ordine alla gestione del personale a fronte di un quadro politico che continua in questa terza legislatura, così come è nato nel 1980.
L'Assessore Testa aveva tentato di recuperare all'interno delle strutture dell'ente concetti che, in quanto generali, sono condivisibili da tutti, oggi come ieri: efficienza, responsabilità, professionalità.
Il limite di questa operazione è consistito nel non aver tenuto sufficientemente conto del tessuto legislativo esistente e con il quale comunque occorreva misurarsi. Sono stati così svuotati di funzioni alcuni servizi, se ne sono di fatto costituiti altri senza che su tutta la materia si sia giunti ad una regolamentazione e ad una legislazione di riassetto può darsi che ciò fosse nelle intenzione dell'Assessore a conclusione di tutta l'operazione, ma le note vicende del marzo '83 possono aver impedito il completamento del disegno.
Va però aggiunto che la realizzazione di una tale prospettiva avrebbe richiesto alcune condizioni "forti" che però in tutta quella fase non si erano verificate: una guida univoca nella gestione del personale che invece per la verità è sembrata gestita almeno in parte dai singoli assessori; un confronto sostanziale con le forze politiche del Consiglio regionale per individuare unitariamente almeno le linee-forza su cui fondare un disegno riorganizzativo.
Tutto ciò non è mai avvenuto nonostante le ripetute richieste del Gruppo della D.C. Quindi, caro Presidente, il tuo richiamo ai contributi dell'opposizione non può che avere una risposta: rileggiti i dibattiti che in quest' aula si sono tenuti dal 1975 ad oggi e vedi quali proposte il Gruppo della D.C. ha presentato e quale accoglienza hanno avuto da parte della maggioranza in questi anni.
Mi sembra inoltre che altri due limiti possano essere individuati in tale filosofia: l'uno relativo ad una concezione di organizzazione ristretta all'"universo" personale, ma non pienamente connessa alle funzioni dell'ente sia sul terreno della programmazione, sia sul terreno della mera gestione che pure è normata da non poche leggi regionali l'altro relativo alla necessità di assegnare ancora oggi mansioni superiori a personale inserito in strutture non normate con legge, ma comunque incaricato di gestire specifiche funzioni (es. unità organizzativa flessibile del personale di recente istituzione).
Francamente non si comprende la logica di taluni provvedimenti adottati, pare più per creare situazioni di particolare "prestigio" (se non per precostituire titoli specifici) che per effettive esigenze. Mi riferisco ad alcune deliberazioni che concernono la creazione di unità flessibili, l'ultima delle quali è quella di martedì 7 febbraio per svolgere funzioni ispettive sul personale regionale.
I casi sono due: o il servizio gestione del personale (cui compete per legge, e competerà ancora fino a modifica di legge, nonostante la delibera in questione) non ha svolto bene i compiti di istituto, ed allora occorre prendere provvedimenti organizzativi al suo interno, ed anche, se del caso disciplinari; oppure tale servizio gestione svolgeva i suoi compiti in maniera encomiabile, ed allora non si vede la necessità di creare una un'unità flessibile. In entrambe le ipotesi la delibera cade nelle sue motivazioni e giustificazioni logiche.
A meno che... ci siano dei pedaggi da pagare....
vuoi nei confronti della burocrazia che merita molto per aver talune volte alzato continue cortine fumogene quando si è chiesta chiarezza vuoi nei confronti della prassi del passato che non solo ha dato risultati negativi (vedasi il blitz del settembre 1982 che tutti ricordiamo con i risultati che ha avuto) ma ha evidenziato carenze rilevanti nella gestione del settore, che non si è mai avuto il coraggio di affrontare con decisione, sulle responsabilità dei singoli o di interi gruppi di lavoro.
Va sottolineato che sostanzialmente le competenze di questa unità flessibile sono esattamente uguali ai compiti affidati agli analisi assunti ai tempi della Presidenza Enrietti, quando Testa aveva l'incarico di Assessore, in numero di 6 o 7 circa.
Le cose fin qui dette sono però osservazioni in fondo riferite al passato se pure alcune "code" sono ancora presenti oggi. Entro nel merito della deliberazione dei coordinatori. Intanto riaffermo che la Democrazia Cristiana è favorevole alla nomina dei coordinatori. Lo abbiamo sempre detto e lo ribadiamo oggi qui, così come voglio riconferma re la stima della D.C. nelle persone individuate per la loro professionalità, per la loro capacità.
Il problema è della organizzazione complessiva dell'Ente. L'incontro che il Presidente Viglione ha avuto recentemente con i coordinatori conferma questa nostra valutazione. Poiché anche dai coordinatori sono venuti giudizi negativi sull'organizzazione dell'ente, noi ribadiamo alcune cose nel merito dette ripetutamente in passato. Intanto l'inopportunità del provvedimento quando è alle porte l'approvazione della legge sul contratto.
Semmai, a nostro giudizio, potevano essere riconfermate le scelte fatte nel febbraio del 1983 con la deliberazione proposta dall'Assessore Testa riformulandola con le correzioni indispensabili per poterla approvare visto che quella deliberazione è risultata insufficiente e inadeguata nella forma.
Nella deliberazione dei coordinatori ci sono delle palesi illegittimità, in una situazione di contenzioso sempre più grave che si allarga a macchia d'olio all'interno dell'amministrazione, cosa mai avvenuta in passato. Ricordo la sentenza del TAR su tre concorsi, ma ci sono altre situazioni analoghe.
Parlo di palesi illegittimità, signor Presidente, perché quando lei dice che sono state sentite le organizzazioni sindacali commette un errore perché le organizzazioni sindacali furono sentite sul provvedimento dell'ex Assessore Testa, provvedimento completamente diverso nel numero e nelle aree di coordinamento da quello presentato dalla Giunta Viglione. Il Presidente ha parlato di persone, ma a noi e alle organizzazioni sindacali le persone non interessano.
Le organizzazioni sindacali hanno dichiarato che non intendono entrare nel merito delle persone ed è una posizione corretta, giusta, e condivisibile. Sul modo in cui è nato il provvedimento occorreva consultare le organizzazioni sindacali.
Nella deliberazione, inoltre, ci sono alcuni coordinatori sub-judice sui quali pende il ricorso presentato al TAR. Mi limito inoltre ad elencare gli errori del provvedimento senza dare giudizi: ricorso al TAR in corso di presentazione da parte di alcuni dipendenti (che si aggiunge all'altro ricorso al TAR) i ricorsi al Commissario di Governo presentati dalle organizzazioni sindacali le interrogazioni dei Gruppi (P.L.I. - P.R.I.) e l'interpellanza D.C.
(se ce ne sono altre mi scuso con chi le ha presentate) l'esposto di tre responsabili di servizio della programmazione già conosciuto l'interrogazione al Parlamento per ricordare che esiste una lettera forse passata sotto silenzio, inviata dal Presidente Valeri, a nome delle forze politiche presenti in I Commissione, che, riferendosi alla deliberazione Testa, richiamava l'esigenza di discutere il provvedimento di coordinamento con le organizzazioni sindacali.
Su questi fatti dobbiamo riflettere. Occorrono due ordini di valutazione: una di merito e l'altra politica. Le aree di coordinamento non sono state individuate con criterio. Faccio alcuni esempi: Genio Civile: Torino coordina Cuneo; Asti coordina Alessandria Vercelli coordina Novara. Ci deve essere spiegato come operativamente ci può avvenire.
Personale: ci sono due coordinatori nella guida del personale regionale. Secondo noi, questo aggiunge confusione a confusione. Voglio che mi si spieghi l'esigenza che il personale sia coordinato da due coordinatori e mi si spieghi perché non è sufficiente un coordinatore solo.
Se non soddisfava quello che c'era si poteva cambiare, perché il coordinatore è nominato dalla Giunta e risponde a logiche di scelta fiduciaria.
Sanità: ho scoperto ieri un'altra perla. C'è un coordinatore il cui servizio è addirittura coordinato da un altro coordinatore. Questa è bella! Vescovi è nominato coordinatore della sanità, ma il suo servizio è coordinato dalla dottoressa Tasselli. Pare, perché io non ho mai la verità in tasca, anche se talune volte qualcuno mi accusa di questo. Attendo conferma o smentita.
Bilancio e finanze: c'è un coordinatore che coordina le entrate, un altro coordinatore coordina le uscite. Ma, di queste perle, ce ne sono più di una.
Abbiamo il dubbio, caro Presidente, che la nomina di questi coordinatori precostituisca e sia foriera di livelli superiori.
Il Presidente ha escluso questa possibilità. Prendiamo atto del suo impegno preciso e lo preghiamo, per un fatto puramente tecnico, di stile di forma ed anche di coerenza con le sua affermazioni, di togliere nel disegno di legge n. 363, che recepisce il contratto nazionale, i punti previsti per ogni anno di coordinamento svolto. Noi faremo questa proposta in Commissione. Mi stupisco che non l'abbia fatta il sindacato o forse l'ha fatta ma non è stato sufficientemente ascoltato.
Valutazioni politiche. Ancora una volta dobbiamo rilevare che c'è un totale scoordinamento all'interno della Giunta. Chiedo al Presidente come sia possibile che la maggioranza proponga dopo un anno una deliberazione di coordinamento totalmente diversa da quella che la stessa maggioranza e le stesse forze politiche hanno proposto il 22 febbraio 1983.
Il numero dei coordinatori è nettamente superiore. Sono cambiate le aree di coordinamento a fronte di una riduzione degli Assessorati.
Voglio capire perché la gran parte dei vecchi coordinatori proposti dall'Assessore Testa sono rimasti, mentre altri sono stati depennati.
Chiedo questo alla maggioranza ed alle forze politiche che oggi sostengono la Giunta Viglione e che ieri sostenevano la Giunta Enrietti. Sono questi i nodi politici sui quali occorrono delle risposte, non a caso ho chiesto al Presidente del Consiglio di farmi parlare per primo dopo la relazione del Presidente della Giunta. Noi qui continuiamo a sollevare i problemi, ma rimarranno lettera morta perché sono disattesi.
Questa gestione episodica e fatta a isole è veramente sconvolgente.
Il dato politico di fondo nelle politiche del personale va ricondotto alle impostazioni date nel corso della II legislatura, laddove si è svuotato nei fatti il dettato statutario della Giunta regionale, organo collegiale (seppure a prevalenza presidenziale), impostazione che si è aggravata, a nostro giudizio, nella III legislatura.
La D.C. (e se si vuole anche le organizzazioni sindacali) hanno sempre osteggiato la polverizzazione della gestione attraverso i molti rivoli dei singoli assessorati nelle rispettive competenze funzionali. Sulla scia di tale concezione della struttura politicoburocratica si sono addirittura costituiti servizi che gestiscono parti individuate in singoli articoli di leggi regionali.
Tornare intanto al rispetto dello Statuto è dunque il primo passo per avviare un processo di riorganizzazione dell'Ente che possa consentire almeno una prima risposta ai problemi di funzionamento.
Se si fa chiarezza su questo punto è possibile giungere a discutere nelle sedi competenti, avendo disponibili tempi adeguati, quale debba essere la nuova organizzazione regionale in relazione ai processi di delega, di progettualità, di programmazione, di gestione che la Regione intenderà assumere.
E' chiaro che ciò presuppone disponibilità delle forze politiche e dell'istituzione regionale nel suo complesso ad essere coinvolti in un processo di cambiamento radicale nella politica del personale.
Siamo stupiti nel registrare che talune forze politiche abbiano giudicato umoristica la proposta di dimissioni della Giunta formulata dal collega Marchini. E' una proposta che noi abbiamo valutato originale, anche un po' estemporanea. Attiene a problemi interni di un Partito che è alle soglie di un congresso, ma che non devono incidere sulle istituzioni.
Ci pare strano che alla valutazione di tipo umoristico sulla proposta di Marchini non facciano seguito valutazioni concrete per eliminare vergognose gestioni, come quella del personale, presenti in questa Regione.
Ci pare non comprensibile (o lo è sin troppo chiaro) il clamore che certi Partiti stanno facendo a livello nazionale per osteggiare la politica del governo, che penalizzerebbe i lavoratori, se paragonato al silenzio che le stesse forze politiche hanno oggi innalzato in questa Regione sui problemi del personale regionale. Non sono lavoratori anche questi? In questo senso e per queste considerazioni la richiesta del collega Marchini non mi pare del tutto infondata. In fondo, cari colleghi, Viglione che cosa è se non il Craxi del Piemonte?



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Avete la possibilità di presentare una mozione, perché non lo fate?



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BENZI



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente, colleghi, la discussione che si è aperta sulle iniziative delle forze di opposizione sia pure disarticolate l'una rispetto all'altra ha determinato le condizioni per attuate un dibattito che vede evidentemente da una parte la maggioranza e dall'altra l'opposizione.
Non ripeterò le argomentazioni svolte e totalmente condivisibili dal collega Carletto con la consueta informazione e lucidità. Ritengo però che le altre forze di opposizione abbiano il dovere di sottolineare le ragioni della loro iniziativa e trarre qualche conclusione dalle dichiarazioni sentite.
Il mio interrogativo è l'interrogativo che si pongono tutti: il Presidente Viglione è il Craxi torinese o Craxi è il Viglione romano? Sembra un gioco di parole, ma il gioco di parole non è più consentito.
Alcune iniziative arriveranno su questi tavoli, quella della D.C. è già partita, l'altra partirà da noi.
Caro Viglione, non è possibile gestire la società post-industriale con Ministri come De Michelis, con Presidenti come Craxi e con alleati come i comunisti piemontesi. Queste contraddizioni fanno offesa alla tua intelligenza. Siccome alla tua intelligenza ed alla tua coerenza crediamo non usiamo altri termini che qualche altro collega userebbe facilmente per contestarti questa contraddizione. Stupisce tra l'altro la iattanza con cui il Presidente della Giunta ironizza sul '68. Non vorrei che si dicesse che il '68 è figlio della cultura di destra, della cultura protestataria libertaria.
Non mi risulta che nel '68 si volesse al potere quello che è nella tradizione liberale o, se vogliamo, di destra.
Quello è stato un grande fenomeno di sinistra del quale vi siete vantati di gestire i risultati, i valori, il patrimonio, la proposta.
L'avete detto in tutte le sedi. Mi piacerebbe sapere se anche il P.C.I.
sconfessa tutto il '68. E' difficile alle forze politiche riappropriarsi dei propri valori ed è comodo fare la politica come gestione del compromesso anziché delle differenze. L'efficienza, la meritocrazia, la professionalità sono valori di una cultura politica, non sono i valori dell'altra cultura politica, che invece ha l'egualitarismo e il solidarismo come filosofia di base.
Non è corretto da parte di alcune forze politiche coltivare valori che non sono i loro, valori che recuperano e gestiscono in via meramente strumentale, né attiene al P.C.I. rilanciare i valori dell'accumulazione capitalistica che si deve realizzare a Torino e in Piemonte. Attiene invece di realizzare altri obiettivi di ordine sociale, che sono legittimi validi, condivisibili, ma che non sono quelli sul tappeto. Avrebbe senso se Panatta andasse al giro d'Italia? Al giro d'Italia si corre in bicicletta al tennis si gioca con la racchetta. I problemi che sono sul tappeto, che pretendete di voler affrontare, sono problemi che non attengono ai so zetti di cui voi siete deputati. Quando vi impadronite di questi argomenti lasciate lo spazio a qualche contraddizione. Non consento allora che una maggioranza di sinistra che governa da 10 anni in Piemonte, sullo slancio dei fatti sessantotteschi, contesti e irrida il '68 e ci venga a dire che il '68 era un fatto culturalmente e politicamente di altra parte politica perché allora contesti la protesta popolare sulla quale questa maggioranza si è costituita a Torino nel '75. La cultura del '68 vi ha portato i voti della Crocetta; non è certamente la cultura operaia quella che vi ha portati al potere, ma la cultura protestataria radicale di sinistra. E' evidente che qualche recupero di identità dovrà pure essere fatto soprattutto dalla forza politica che in questa fase storica del Paese ha il difficile compito di capire se i soggetti deputati a risolvere certi problemi sono soggetti attinenti al livello nazionale (al pentapartito) o se è la sinistra, per esempio, in Piemonte.
Questo compete al partito socialista che deve fare giustizia delle contraddizioni del P.C.I. La contraddizione che ho richiamato al Presidente Viglione è del P.S.I. Lama decide l'aggressione con mano militare, sulle strade e in ogni località ove si possano porre al governo insidie anche fisiche, strumentali, inopportune, inadeguate, contestabili, comunque comportamenti poco coerenti con quello che assumete qui in Regione, dove più che in altre Regioni d'Italia sono presenti le difficoltà della gestione post-industriale. Certamente Torino e il Piemonte è fra le prime Regioni d'Italia ad avvertire questi fenomeni. Da questa contraddizione è difficile uscire.
Questa premessa è la voglia di riempire qualche pagina dei volumi che leggeremo quando saremo ancora meno giovani di adesso? Certamente no (probabilmente dedicheremo quegli anni alla serenità e non alla battaglia politica e recupereremo quei ritardi che appunto l'impegno politico ci ha tolto). E' per capire se dietro questo procedere a zigzag, che bene ha individuato il Consigliere Carletto, non ci sia il segno del vizio di fondo di questa maggioranza.



VALERI Gilberto

Non siamo la cavalleria cosacca.



MARCHINI Sergio

Se mi consente il Presidente Valeri, io sono dove mi hanno mandato gli elettori, non dove decide e sceglie lui. Lo prego, invece, come Presidente della I Commissione, di rispettare le attribuzioni che egli è tenuto, in sede formale, a far rispettare alla Giuhta; mi riferisco alla richiesta della remissione alla Commissione dei documenti relativi alle delibere sul personale, atto che lui, come Presidente della Commissione, non ha fatto.
Quindi, per cortesia, le censure le farà al sottoscritto in una sede opportuna e non in questa. Io qui dico quello che credo e che voglio rispondo ai miei elettori, al codice penale, a quello della buona educazione, che viene contestato in quest'aula soprattutto, da un Presidente di Commissione il quale, tra l'altro, ha ottenuto il consenso (anche della nostra forza politica) a dare tempi il più accelerati possibile alla legge di recepimento del contratto, scavalcando formalmente molti passaggi e fingendo di non sapere che la Giunta deve ancora incontrarsi con il sindacato dopo che già ha trasmesso il documento alla Commissione. Questo giustifica l'incidente di ieri quando ci siamo sentiti dire che il sindacato non era disponibile alla riunione; certo, i rapporti tra Giunta e sindacato e sindacato e Commissione non si sono ancora stabilizzati e regolarizzati. Ho l'impressione che il sindacato intenda risolvere i suoi problemi direttamente con la Giunta e che venga in Commissione solo in funzione notarile. Pertanto ci paiono inopportune le valutazioni estemporanee di un Presidente di Commissione che ha avuto dalle forze di opposizione la disponibilità ad accelerare i tempi di un lavoro che è delle istituzioni ma è anche di responsabilità della Giunta.
Ho l'impressione che a qualcuno comincino a saltare i nervi. Nella II legislatura un segno tangibile per capire quando a un certo partito cominciavano a saltare i nervi rispetto all'opposizione, era quando cresceva il suo tasso di ilarità. Il tasso di ilarità del P.C.I. è un'indicazione della sua difficoltà a gestire la situazione, Quindi non ci crea alcun problema, al contrario ci dà l'impressione che abbiamo cominciato a capire che un certo fenomeno sta crescendo.
Ricordo che il Presidente del Gruppo comunista Bontempi, con grande senso dell'humor in una occasione ebbe ad alzarsi con piglio da "Travaso" degli anni '50 e, rivolto ai colleghi di Gruppo, ebbe a dire: "Ordine di scuderia, quando parla Marchini, al massimo sorridere". La politica non è fatta soltanto di lettura di documenti, ma anche di interpretazione di fatti, di atteggiamenti delle persone rispetto ai fatti.
Probabilmente Napoleone lo ricordiamo più per essere quello con la mano nel gilet che per quello che è stato sconfitto a Waterloo.
Sulla deliberazione dei coordinatori ho fatto una considerazione di ordine istituzionale che il Presidente ha ritenuto di dover respingere.
Ovviamente, contestando la risposta che ci viene data in ordine alle nostre specifiche contestazioni, non mi resta da dire che non siamo soddisfatti delle assicurazioni che lei, signor Presidente, ha ritenuto di dare al Consiglio e al nostro Gruppo in ordine a due punti: che la deliberazione non prefiguri concorsi, per soli titoli, alla II categoria dirigenziale.
Questo lei lo ha escluso in modo tassativo; in modo meno tassativo ella ha escluso che i concorsi per la II dirigenza possano prevedere come titoli le attività pregresse. Di conseguenza non potranno essere considerate titoli le attività pregresse di questo tipo. Se così è, rischiamo addirittura di danneggiare i coordinatori perché, se consideriamo questa attività privilegiamo i nostri collaboratori, se l'escludiamo, commettiamo un'ingiustizia nei confronti degli stessi perché impediamo loro di valersi del titolo relativo all'attività svolta a favore della Regione negli ultimi 3/4 anni, ossia dalla nomina fino all'approvazione del bando di concorso.
Non riteniamo che possa essere considerato un titolo perché altrimenti prefiguriamo dei concorsi con vincitori già indicati. Mi pare un elemento estremamente delicato che invito il Presidente della Giunta a considerare con più ponderazione di quanto non abbia fatto in quest'aula.
Ma il Presidente della Giunta con una capacità istrionica, ci ha dato uno scenario fumoso sul quadro di riferimento. Ha detto: "noi aspettiamo l'input nazionale, se Pinput nazionale non ci sarà, procederemo per forza propria". Devo dire che in nove anni di guida da parte di questa coalizione, in assenza di un intervento del governo, le linee dovrebbero già essere prefigurate. Tuttavia in nessuno dei comportamenti della Giunta sono individuate le linee sulle quali vuole misurarsi questa maggioranza in assenza o in dialettica con le linee del Governo. Non è immotivata allora l'accusa del collega Carletto che sulla politica del personale questa maggioranza non ha una visione ben chiara e ben precisa.
Ma attenzione, il personale è soltanto l'elemento soggettivo del complesso sistema regionale. Se non ci sono idee chiare sul personale, non ci sono idee sulle strutture. Se non ci sono idee sulle strutture, non ci sono idee chiare sul piano istituzionale, sull'assetto della Regione e sostanzialmente sul ruolo che deve avere la Regione. E questo è dimostrato da alcune vicende caratteristiche e tipiche.
Nella conferenza dei Capigruppo mi sono opposto alla richiesta della D.C. di svolgere in quest'aula un dibattito sulla U.S.S.L. 1/23, perch ritenevo che, essendo giacenti in Commissione due proposte di le :e sull'argomento, fosse inopportuno dibattere un ordine del giorno sugli stessi temi.
Mi rendo conto che la mia è una preoccupazione di natura meramente formale. La realtà è che il P.C.I. ritiene di delegare al Comune di Torino le decisioni sulla U.S.S.L. 1/23. E questo sta ad indicare come il ruolo dell'istituzione regionale rispetto alla metropoli torinese e al territorio piemontese sia ancora da definire da parte di alcune forze politiche.
Non possiamo che ribadire in questa sede il nostro giudizio critico rispetto al metodo, alla procedura e alle motivazioni che possono esserci a monte. Prendiamo contestualmente atto che delle decisioni che portassero il massimo di responsabilizzazione e di razionalizzazione alla gestione dell'apparato regionale andavano pure accolte.
Confido che il Presidente Viglione manterrà gli impegni assunti e porterà all'esame del Consiglio la linea portante dell'ipotesi sulla struttura regionale; su quella potremo confrontare nel concreto l'ipotesi attinente al personale.
Lo consideriamo un incidente di percorso, una necessità che ha dovuto affrontare la Giunta. Evidentemente su questo dibatteremo ancora per giorni e giorni.
Chiedo al Presidente della Giunta di riflettere sul delicatissimo problema che a mio avviso rimane aperto e cioè che i coordinatori, nominati con questo provvedimento rispetto ai futuri concorsi per la seconda dirigenza, non siano né privilegiati né danneggiati nel senso che non possa essere considerato a nessun effetto un periodo di attività comunque e certamente altamente significativo, che avrà, probabilmente, un decorso superiore al biennio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vetrino.



VETRINO Bianca

Signor Presidente, colleghi, ringrazio il Presidente Viglione per la risposta alle interrogazioni, una delle quali presentata dal Gruppo P.R.I.
sul delicatissimo problema della politica del personale e della sua gestione. Il Presidente ha fatto un accenno alle linee conduttrici del contratto sul quale in quest'aula ma prima di tutti in Commissione avremo modo di confrontarci e di dibattere.
Se, come i miei figli, credessi a Gesù Bambino, tenuto conto di tutte le assicurazioni che ci ha dato il Presidente Viglione, dovrei dichiararmi soddisfatta della sua comunicazione: credo invece che molte delle comunicazioni del Presidente vadano rivedute in una luce meno ottimistica per quanto riguarda il futuro e soprattutto per quanto riguarda il passato.
Siamo in una fase del dibattito in cui è già possibile trarre delle conclusioni e fare delle riflessioni diverse rispetto a quelle che avrei potuto fare all'inizio, questa mattina.
La deliberazione dei coordinatori, che sarà oggetto di ricorsi da parte del personale, è la conferma che le affermazioni di buona volontà che questa Giunta ha ripetutamente fatto lo scorso anno in quest'aula non hanno minimamente influenzati i suoi comportamenti.
All'interno degli enti locali negli ultimi anni si è andata affermando una cultura politica della quale tutti sonò stati un po' vittime, politica che traspone il partito nelle forme, nei modi, nelle concezioni, nelle istituzioni, asservendole ai suoi obiettivi. Ci siamo tutti assuefatti alla politica clientelare, a volte personalistica, a volte determinata dalla necessità che comunque un Assessore o il Presidente della Giunta hanno bisogno di stabilire dei rapporti fiduciari con i propri collaboratori. Se il Presidente della Giunta stamattina non avesse brillantemente difeso la sua deliberazione sotto il profilo della legittimità amministrativa e sotto il profilo della legittimità politica, avrei dei dubbi che questa deliberazione non risentisse anch'essa del modo vecchio di intendere l'assunzione del personale e il rapporto tra politica e burocrazia.
Questa deliberazione in fondo, ripropone la questione morale. Della questione morale - dice Viglione e lo ha detto anche La Malfa in un convegno che si è svolto qui sabato - bisognerebbe parlare meno e praticarla. Ma occorre anche parlarne.
Il Consiglio regionale anziché affrontare il dibattito istituzionalmente in sede di I Commissione o in Consiglio come si conviene nelle democrazie pone l'opposizione nella condizione di assurgere a cane da guardia delle imperfezioni altrui. Ma non solo le opposizioni, perché, ho letto nella premessa della deliberazione: "Sentite in merito le organizzazioni sindacali più rappresentative che si erano pronunciate negativamente". C'è anche il coraggio di metterlo in evidenza e io credo che si debba avere sì una autonomia di governo, come recentemente il Presidente del Consiglio Craxi ha avuto assumendo un provvedimento sul quale non ha realizzato il consenso di tutto il sindacato. In questo caso (della delibera regionale) però non c'era assolutamente il consenso, quindi è evidente che la procedura non fosse del tutto corretta e giusta per lo meno alla luce delle relazioni interne e sindacali. In qualche modo cioè sarebbe stato opportuno realizzare almeno una parte di consenso prima del 4 gennaio.
Ho ricordato che proprio in quest'aula si è recentemente affrontato il tema della questione morale. Di professionalità, merito, separazione tra responsabilità politiche ed amministrative, trasparenza e nomine, per la verità ogni giorno si parla e anche il Presidente della Giunta ne parla sovente, salvo poi trovarci di fronte a deliberazioni come quella che stiamo discutendo. Il Presidente della Giunta o la Giunta stessa si sono preoccupati dei riflessi di questa deliberazione nell'ambito del personale? I nostri studenti studiano sui testi di storia che il Piemonte all'epoca cavouriana costituì un modello di riferimento europeo per il ligio funzionamento della sua struttura burocratica, motivo di prestigio e di orgoglio per gli uomini che ne facevano parte.
Su consiglio del Presidente Viglione, ho letto il libro: "I moribondi di Palazzo Carignano" nel quale c'è l'immagine di un Piemonte burocraticamente eccellente. Nel Piemonte di oggi, invece, il personale migliore emigra o perché costretto a lasciare il posto ai funzionari di partito o perché completamente disincentivano nel proprio operato. Così in questa Regione, anziché la solida ed efficiente struttura amministrativa come viene prefigurata dalle leggi e come vorrebbe il nostro Statuto ritroviamo delle strutture concepite, anche se non completamente in modo comunque abbastanza marcato, alla stregua di piccoli feudi dove il servilismo, come scala di merito, può essere parte integrante di un sistema che non rispetta regole se non quelle che unilateralmente si è dato.
Da qui l'elenco di tutte le cose elencate dai miei colleghi: promozioni lampo dal VI al livello, supercoordinatori (tanto che a questo punto c'è da chiedersi che cosa faccia l'Assessore), nomina a coordinatori di persone che possono incorrere in sentenze di annullamento della nomina all'VIII livello da parte del TAR, nomina di coordinatori di se stessi e molte altre cose sulle quali non mi dilungo.
Queste sono soltanto alcune perle del risultato della discrezionalità della Giunta e dell'esautoramento sia del Consiglio sia delle rappresentanze sindacali e mi sembra molto strano che proprio una Giunta di sinistra abbia avuto il coraggio di comportarsi così disinvoltamente.
Comunque, tanto per mettere il discorso su un tono umoristico, tra qualche settimana il problema del personale scomparirà. Infatti, abbiamo mandato una delegazione scelta a Los Angeles per intervenire ad un seminario sulla gestione automatizzata del personale. Vorrei solo aggiornare il Consiglio che due funzionari tra questi nostri ambasciatori ad una mia richiesta per avere dei dati banalissimi sul patrimonio (chiedevo quale era il costo per il mantenimento del patrimonio immobiliare, ossia quanto paghiamo di bollette varie) ho atteso per due mesi e, ad un sollecito, mi hanno risposto che avevano troppo lavoro e caso mai di protestare con il Presidente. Cosa che ho evidentemente fatto.
A parte la difficoltà che intravvediamo a questo punto a stabilire una politica del personale corretta, la nostra interrogazione si riproponeva il tema specifico che attiene a modifiche che, secondo noi, sarebbero state introdotte nell'Assessorato alla programmazione che verrebbe completamente svuotato del le sue funzioni in quanto la programmazione non avrebbe più nemmeno un coordinatore.
L'Assessore Rivalta, proprio ieri in sede di Commissione nel dibattito sulla revisione della L. 56 ha affermato la sua convinzione che soltanto attraverso quel metodo sia possibile addivenire a scelte e a politiche precise per la Regione. Ebbene Rivalta sa che nel suo Assessorato non ha più un coordinatore? Credo che l'annullamento della programmazione completi l'affossamento graduale di quel Piano di sviluppo che noi crediamo sempre debba venire.
Vorremmo delle assicurazioni più precise dal Presidente Viglione a questo proposito.
In ogni caso questo dibattito ha affermato quattro impegni che il Presidente e la Giunta hanno voluto confermare sui quali verificheremo la volontà gestionale ed amministrativa della Giunta.
Poiché il Presidente della Giunta ha detto che la deliberazione è un atto di transizione che non porta conseguenze sul piano delle scadenze contrattuali e che non costituisce precedente giuridico per quanto riguarda le carriere (il Consigliere Marchini meglio di me ha evidenziato questa necessità) vorrei da lui una assicurazione che nulla è cambiato nell'impostazione della programmazione, nella strumentazione e nell'organizzazione del sistema gestionale della Regione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

Mi spiace di dover polemizzare con un collega che non è in aula, ma lo faccio ugualmente perché è opportuno puntualizzare alcune posizioni. Mi danno fastidio le posizioni strumentali ed opportunistiche che ho ravvisato nell'intervento del Consigliere Carletto. Ho sotto gli occhi l'ordine del giorno presentato dal Gruppo D.C. a firma del Capogruppo Brizio, che plaude ai provvedimenti assunti dal governo, mentre i lavoratori sono, per fortuna, nelle piazze e mentre dissente la maggiore e più rappresentativa organizzazione sindacale. Ho voluto fare questa premessa perché questa situazione è estremamente grave in quanto rappresenta una involuzione antidemocratica del Paese e costituisce per le forze politiche una scelta di campo. Il sentire il Consigliere Carletto farsi paladino e difensore delle organizzazioni sindacali mi insospettisce un po'. Il P.d.U.P. ha dichiarato il suo dissenso sul metodo assunto da Craxi a livello nazionale e sta facendo il possibile perché quelle decisioni non passino. Il P.d.U.P.
non è nemmeno d'accordo alla "craxizzazione" della Regione Piemonte.
Questa delibera non è condivisibile rispetto al metodo.
Il Capogruppo liberale Marchini esprime il suo dissenso sulla delibera esortando il P.S.I. ad essere coerente tra le posizioni nazionali e le posizioni regionali, adeguando - presumo - la posizione regionale a quella nazionale. Rapportando questa esortazione al caso specifico della delibera presumo - che il P.L.I. ritenga questa deliberazione da pentapartito e non da Giunta di sinistra, ma se così stanno le cose, bisogna dire che siete in dissenso per un dato di schieramento e che siete d'accordo con i contenuti della deliberazione.
Detto questo, vengo al merito. Devo dire per chiarezza e per correttezza che quanto qui diciamo non mette in alcun modo in discussione la professionalità dei 38 funzionari che sono coinvolti nella deliberazione.
L'applicazione del contratto nazionale dei lavoratori delle pubbliche amministrazioni presuppone la ristrutturazione organizzativa della Regione la riduzione dei servizi da 204 a 126 implica questa riorganizzazione, la quale non può avvenire attraverso un confuso accorpamento dei servizi, ma deve avere come filo conduttore il ruolo che la Regione deve svolgere in futuro, anche alla luce della riforma delle autonomie locali.
Pertanto, le aree di coordinamento sono un problema strettamente legato a questo, come ha del resto ricordato il Presidente della Giunta.
Le aree di coordinamento debbono essere discusse con le organizzazioni sindacali, non è sufficiente sentire semplicemente il loro giudizio per poi fare in modo inverso. Non solo, ma sulle aree di coordinamento è opportuno discutere approfonditamente proprio in virtù del loro inserimento all'interno del disegno di ristrutturazione dell'ente.
Da questo punto di vista il predispone atti e provvedimenti che in qualche modo tendono a prefigurare il disegno di riorganizzazione dell'ente, credo sia errato.
Questa è la prima ragione per la quale riteniamo negativa e inopportuna, in termini politici questa deliberazione.
Seconda questione. E' vero che l'art. 19 del contratto prevede che i coordinatori nominati con il precedente contratto continuano ad operare questo concetto però è riferito ai coordinatori esistenti; sappiamo che nell'amministrazione non esistono più coordinatori dalla fine del 1981 in quanto la deliberazione del 1982 è stata bocciata.
Questo provvedimento viene quindi a collocarsi tra la firma del contratto e la legge di recepimento dello stesso, che non è ancora approvata.
Ecco perché è un atto inopportuno in quanto tende ad anticipare l'applicazione del contratto stesso. Dico questo, con uno spirito costruttivo teso a dare un contributo nella ristrutturazione della Regione affinché si concretizzi una maggiore funzionalità all'interno dell'ente.
Il Presidente Viglione ha dichiarato che la nomina dei 38 coordinatori non costituisce titolo preferenziale per il passaggio al II livello dirigenziale. Voglio però ricordare che l'art. 32 del disfino di legge di recepimento del contratto presentato dalla Giunta stabilisce che al II livello di dirigenza si acceda attraverso concorso per titoli e che ai coordinatori vengono assegnati due punti. Su questo occorre riflettere perché se non è titolo preferenziale i due punti vanno tolti, mentre se è titolo preferenziale si compie una scorrettezza verso il restante personale che assolve con capacità e competenza i suoi compiti.
Tra l'altro non credo che questa deliberazione sia un buon servizio ai 38 funzionari che, per la loro professionalità, meritavano di arrivare a questo posto di responsabilità in altro modo, intanto, con una individuazione delle aree di coordinamento fatta in modo meno casuale. E' vero che le aree di coordinamento dovranno essere ridiscusse nella legge di recepimento del contratto. Ma allora - mi domando - non valeva la pena di attendere probabilmente evitando di avere dei coordinatori che coordinano se stessi o dei coordinatori coordinati da altri? Condivido le osservazioni del Presidente della Giunta e cioè che per i dirigenti, così come per il resto del personale, deve prevalere la professionalità.
Allora, se vogliamo essere coerenti con questa affermazione, tutti insieme, Giunta, Consiglio ed organizzazioni sindacali dobbiamo individuare i parametri attraverso i quali valutare la professionalità dei singoli.
Diversamente le scelte rischiano di diventare discrezionali e a queste scelte rischiano di presiedere delle logiche che sono ben diverse da quelle della professionalità.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARCHIARO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Testa.



TESTA Gianluigi

Desidero intervenire brevemente sia perché la materia è sicuramente di stimolo, sia perché il Consigliere Carletto ha richiamato alcuni aspetti della precedente gestione del personale che mi competono.
Il dibattito che stiamo facendo, così come i dibattiti del passato e quelli che ci saranno in futuro sulla politica del personale o su aspetti specifici del personale, credo siano di per se stessi scarsamente producenti nella misura in cui vanno ad individuare un oggetto molto specifico e dettagliato, come è il caso della delibera dei coordinatori, e non collegano questo discorso in un contesto molto più vasto di scelte di fondo.
La deliberazione che la Giunta ha presentato sui coordinatori pu essere buona o cattiva a seconda del contesto in cui essa viene collocata.
E' buona, per esempio, nel fatto che la Giunta riconferma una scelta che era già stata in precedenza fatta (non condivido alcune osservazioni fatte dal Consigliere Carletto sulla mancanza di coerenza e di continuità) che puntava sulla ricostituzione della gerarchia all'interno della struttura regionale, gerarchia che nel 1980 non esisteva più almeno formalmente tanto è vero che le prime deliberazioni di nomina dei capiservizi e dei coordinatori datano appunto in quegli anni. La deliberazione è positiva se si considera la necessità di stabilire un livello relativo al coordinamento che peraltro è riconosciuto dallo stesso contratto di lavoro.
Non dimentichiamo che la figura del coordinatore era prevista in modo piuttosto confuso nelle leggi regionali sul personale in quanto è figura di durata transitoria, con diritto di revoca, ma non aveva ancora sanzione all'interno dei contratti.
E' invece discutibile la deliberazione se confrontato con altri parametri come quella del contenuto delle aree di coordinamento e della aggregazione delle aree.
Non credo che il discorso possa essere fatto relativamente a questo specifico aspetto e non credo siano produttivi dei dibattiti i quali prendono un singolo aspetto di politica del personale e non cerchino di collegare questo aspetto rispetto al contesto generale. Il nuovo contratto di lavoro è sicuramente l'occasione in cui rivedere le politiche del personale e ridare uni quadro a queste politiche tenendo conto che non bisogna dimenticare che ci sono le equazioni politiche e le equazioni personali.
E' ovvio che, all'interno di una equazione politica, ci sono delle varianti personali, che caratterizzano anche le scelte che gli uomini fanno, che non possono essere ignorate.
La politica del personale ha due costanti fondamentali. Intanto che non premia mai chi la gestisce (Viglione che mi precedette nella gestione 75/80, e cui mi auguro di succedere nuovamente in un futuro) perché la politica del personale è sempre vista nei suoi aspetti negativi, mai negli aspetti positivi.
Dobbiamo riconoscere che sul personale è molto facile per l'opposizione fare degli attacchi ed è molto difficile proporre delle cose costruttive.
Infatti, poche volte si sono sentite in quest'aula in questi anni delle proposte valide. E sarà difficile qualora le attuali opposizioni tornassero al governo, gestire questo aspetto senza sottoporsi a loro volta a una serie di critiche. La soggettività della politica del personale è purtroppo abbastanza elevata nonostante il quadro legislativo o forse proprio per il quadro legislativo.
Il secondo elemento fondamentale della politica del personale è quello che i suoi effetti derivano più dal quadro globale che da singoli provvedimenti. Il Consigliere Vetrino ricordava come le tradizioni della burocrazia Piemonte si siano perse, come peraltro si sono perse quella borbonica, quella del lombardo veneto. Una delle cause fondamentali di questo è il fatto che alcuni automatismi che condizionavano il comportamento delle persone all'interno di quelle burocrazie sono caduti.
Il comportamento degli individui non è legato a scelte immediate e spontanee che fanno le singole Giunte o le singole amministrazioni, le quali al massimo possono rettificare determinati tiri, ma è legato ad un insieme di fattori premianti e punenti in base ai quali l'individuo adegua il suo comportamento.
Se viviamo in una burocrazia in cui il merito e la professionalità non sono premiati (questo è il dato di fatto del nostro sistema generale, di cui la Regione fa parte come elemento) è evidente che il comportamento della burocrazia, non essendo premiati il merito e la professionalità, non avrà alcuna tendenza ad acquisire merito e ad acquisire professionalità.
Questi due elementi determinano i comportamenti. Non è una delibera o una scelta che determina un cambiamento di rotta, ma è una politica di lungo respiro e di lunga durata che può produrre degli effetti diversi sul medio periodo.
Di qui si sono rese conto le organizzazioni sindacali soprattutto nell'ultimo contratto di lavoro (che purtroppo ho potuto seguire solo parzialmente) e hanno cominciato a reintrodurre alcuni parametri, tipo quello del merito e della professionalità, che non avranno l'effetto di modificare a breve periodo il quadro, ma sicuramente, se esistono delle politiche che portano avanti questi valori, modificheranno il quadro nel medio e nel lungo periodo. Se non altro possono portare ad una inversione di tendenza rispetto alla situazione attuale.
Su questo tema in sede di esame delle leggi del contratto deve svolgersi il nostro dibattito: quali sono i punti che determinano le reazioni automatiche delle persone su cui la Regione basa la sua legge sul personale? Quali effetti a medio e a lungo periodo possono essere portati? Se ragioniamo in termini di politica del personale sul breve periodo, i provvedimenti saranno sempre fra di loro contradditori, nel senso che, a seconda delle circostanze e delle situazioni, un provvedimento che cerca di portare determinati risultati sarà contraddittorio con quello successivo che, portandone degli altri, contraddice con il precedente: questo è inevitabile in qualsiasi scelta in cui non ci sia una politica o un respiro di fondo.
La Giunta ha l'occasione del contratto per darsi e per ribadire , mi auguro - le linee scelte.
L'altro punto che vale la pena di rimarcare in questo dibattito strettamente connesso alla scelta dei coordinatori e all'area del coordinamento, è l'aspetto organizzativo della gestione della Regione aspetto organizzativo molte volte trascurato che invece è strettamente connesso se non addirittura a monte dell'aspetto del personale.
Il Consigliere Cadetto rilevava che durante i primi anni di questa legislatura sono stati istituiti dei servizi non ex lege ma di fatto o comunque sono state cambiate delle competenze rispetto ai servizi di legge e che quindi occorre riordinare questa materia.
A mio giudizio questa è la dimostrazione che è errato disciplinare una materia così fluida come è quella organizzativa, con legge nel dettaglio con cui la nostra legge l'ha disciplinata anni fa. Nel momento in cui fosse riaffrontato questo discorso inviterei la Giunta a proporre una legge organizzativa di principio e non una legge che normi i singoli uffici.
E' utopia del passato pensare che rispetto al cambiamento che avviene ogni giorno nel mondo esterno, a cui dobbiamo adeguarci, si debba ogni volta modificare la legge per gli uffici con tutto l'iter che comporta una modifica di legge. E' un'utopia che si è dimostrata ampiamente superata.
Va rivisto l'aspetto organizzativo che, al limite, è preliminare rispetto all'aspetto contrattuale (in realtà non potrà avvenire cosa perch il contratto deve essere applicato in fretta) per definire i compiti e le funzioni all'interno della struttura e i modi con cui il contratto si applica rispetto a questi compiti e a queste funzioni.
Voglio ricordare che la revisione della organizzazione delle Regioni è in pieno svolgimento. Cito come esempi un disegno di legge molto interessante della Regione Umbria e lo studio di un progetto della Regione Toscana, non ancora trasformato in progetto di legge, che fa della programmazione il nucleo centrale dell'organizzazione, cui subordina tutti gli aspetti organizzativi; una legge della Regione Emilia presentata recentemente in Consiglio, una della Regione Puglia in fase di elaborazione. Al di sotto del discorso sulle strutture e sulle funzioni, vi è il discorso politico dei compiti di una Regione rispetto alla esperienza accumulata storicamente negli ultimi dieci anni e rispetto al dettato originario della Costituzione e delle leggi istitutive, il discorso delle deleghe che ha una importanza fondamentale rispetto al discorso delle strutture, delle attribuzioni dei coordinamenti, dei capi servizio, ecc.
La logica sarebbe di determinare le scelte politiche rispetto alle funzioni della Regione, quindi di determinare le strutture, i coordinamenti, i capiservizio, ma non è possibile perché la macchina è in marcia.
Ritengo tuttavia che di fronte ad un disegno generale sia possibile operare sui singoli tasselli in modo non contraddittorio rispetto al disegno generale stesso.
Credo che la discussione sulla deliberazione dei coordinatori sia una delle tante discussioni che possono essere fatte su provvedimenti assunti dalla Giunta relativamente al personale. La tematica vera però è un'altra quindi il discorso dei coordinatori va rivisto alla luce della tematica vera, alla luce delle linee di fondo che la Giunta si darà sulla gestione di questa materia, che ha una scadenza immediata con il contratto di lavoro. Sulla base di questo potremo valutare se le nuove scelte che sicuramente la Giunta farà relativamente ai coordinamenti e ai capi servizio siano o no coerenti rispetto alle linee che la Giunta si darà.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Ringrazio il collega Testa che approfondendo alcune questioni sollevate nel dibattito le ha riportate nei suoi termini reali. Uso strumentalmente l'intervento di Testa per dire che non mi farò trascinare nella svolta che rischia di prendere questo dibattito, in particolare nell'intervento di Marchini, in cui, con qualche bizzarria alme.no sistematica e strutturale sono stati riproposti giudizi sul nostro Partito, e cioè che non pu parlare se non in nome delle posizioni che aveva nel '45.
Ci approssimiamo alle elezioni amministrative e a questi fuochi di artificio assisteremo chissà quante volte, ma vedremo come collocarli e magari ordinarli un po'. Credo comunque che il collocare a spizzichi i problemi non sia molto utile al merito della questione. Quando all'ilarità non c'è decisione, credo sia positiva soprattutto quando vengono posizioni o spropositi di fronte ai quali anziché inalberarci ed indignarci riteniamo sia più opportuno sorridere.
Detto questo, ritengo che questa discussione abbia i paletti che indicava Testa. E' stato ribadito il diritto da parte della Giunta e del suo Presidente di operare delle decisioni, ma credo che sia deviante, se facciamo dei paragoni tra la scelta che è stata compiuta dal governo in materia di costo del lavoro non fosse altro e la scelta dei coordinatori fatta dalla Giunta per la scelta.
Non confondiamo le cose, il che è utile sul piano politico anche perch verranno in evidenza gli aspetti specifici per dare un contributo alla discussione sulla legge di recepimento del contratto, sulla legge delle strutture e sulla organizzazione del personale.
Credo che le questioni dell'organizzazione e del personale negli enti locali, in particolare in un ente com'è la Regione con una strutturazione e con una esperienza molto relative, siano questioni di assoluta priorità.
Questo vale la pena di ribadirlo perché misurando con l'esperienza le velleità da un lato e i limiti che abbiamo riscontrato nella funzione di governo della Regione dall'altro, velleità e limiti che ci sono stati posti dalla legislazione regionale, dobbiamo fare un grande sforzo di ideazione e di riprogettazione della Regione come ente, dei suoi rapporti con gli enti locali, della sua organizzazione, quindi della politica del personale.
Non sfuggiamo da questo nodo, diversamente molte affermazioni qui fatte a seconda dell'angolazione o della collocazione politica possono avere valenza ma anche essere contraddette da altre.
Una questione di fondo è il rapporto tra i tecnici ed i politici. Mi è parso in alcuni interventi di intravvedere il ruolo e la funzione di superdirettori di Assessorati, ma abbiamo detto di respingere questo.
Allora, questo sforzo di ideazione non può che mutare attraverso un confronto a cui tutti possono dare rilevanti contributi. Se questo punto è legittimo un atteggiamento di prudenza e di umiltà e anche di sforzo per capire l'evoluzione che hanno avuto la società e l'istituzione regionale in questi anni, evoluzione anche negativa, anzi possiamo legittimamente parlare di involuzione, poiché il modello di grande speranza che aveva improntato la creazione delle Regioni e la nostra legge della II legislatura, oggi deve essere rilanciato e per alcuni aspetti rivisto.
Il Partito comunista non sta in silenzio, anzi sta predisponendo con gli altri Gruppi, per esempio il P.S.I., un corposo documento che dovrebbe avere le caratteristiche di progetto e che riprende alcuni punti che Viglione toccava quando parlava delle difficoltà nel procedere di fronte alla riforma delle autonomie, ma, al di là della legge di riforma delle autonomie, credo che dobbiamo fare uno sforzo regionale per determinare la configurazione che possiamo dare all'Ente Regione. Da qui derivano conseguenze notevoli sul piano dell'organizzazione, del reclutamento e delle qualità del personale.
Allora, non c'è silenzio su questi temi ma un lavoro concreto sul quale vorremmo ragionare. Non è il decisionismo fine a se stesso che pu sgombrare il problema della questione del rapporto tra i lavoratori e politici. Noi non siamo favorevoli a situazioni di guerra locali, di conflitto, di non ragionamento tra sindacato, loro rappresentanze e amministrazioni, quali quelle che si sono originate in molti enti locali.
Parlo di sforzi che competono alle forze politiche, alla Giunta, ai lavoratori, al sindacato, sul piano della progettazione, dell'ideazione della proposta. Siamo in una fase di ridefinizione di livello di attribuzioni, di responsabilità, di funzioni, di ruoli. Testa mi trova consenziente sull'adozione di una legge di principi che lascia a strumenti più agili le variazioni che riguardano la determinazione di uffici e di unità operative.
Ripropongo qui una questione che è alla base del programma della Giunta che si è costituita il 15 luglio. Credo che dobbiamo dar vita a una commissione politico-scientifica che lavori 6-7 mesi per definire una ipotesi di delimitazione di aree metropolitane, di enti intermedi che pu essere il terreno di riferimento per il sistema delle autonomie locali.
Nel programma questo punto lo avevamo individuato come lavoro di alto livello scientifico da svolgersi in collaborazione con i livelli della scienza giuridica ed istituzionale che hanno operato a Torino e in Italia (penso alla scuola di Pavia). Il mio Partito è favorevole ad una legge nazionale di riforma delle autonomie, che determini alcuni principi e che lasci alle Regioni capacità di autodeterminarsi e di autoorganizzarsi.
Circa la deliberazione dei coordinatori ritengo che sia stata fatta troppo tardi perché da tempo erano presenti esigenze di coordinamento e di funzionalità. Purtroppo abbiamo alle spalle lunghe crisi che non si smaltiscono facilmente. E' una deliberazione che è stata assunta in base alla vecchia legge e che tende a dare quelle funzioni che appartengono a quell'area di stacco tra responsabilità politiche che non si confondano con la direzione degli uffici e le funzioni reali di coordinamento. Quanto al ritardo dobbiamo avere il coraggio di tratteggiare i percorsi consiliari di discussione sui principi, sui criteri e riconoscere gli elementi di autonomia e di decisione da parte della Giunta che non possono essere scissi da un rapporto costruttivo con il sindacato, ma che debbono avere aspetti di responsabilità politica.
I coordinatori sono pochi o sono troppi? A me basta l'assicurazione politica che con questo non si prefigura. Il nostro timore era quello che una vicinanza con il numero previsto nella legge predeterminava delle scelte.
Non possiamo sfuggire in questo momento ad alcune valutazioni più di merito. L'azione polemica che viene dai banchi dell'opposizione anche se legittima deve rare i conti con le questioni di merito.
Per esempio, la programmazione ha suscitato proteste da parte di alcuni dipendenti. Ma io credo che nel momento in cui si sta cercando di aggiornare e di ridefinire la proposta di piano affermando la volontà politica di dare un quadro di riferimento all'azione della Regione, sorgono questioni che dobbiamo affrontare; le risorse economiche che difficilmente rinveniamo, l'esigenza di fare fusione tra i vari aspetti perché la programmazione è visione di sintesi, è visione interdisciplinare, tutti questi aspetti portano a scelte che devono essere lette come tentativi per superare le reali difficoltà.
La polemica si può fare, ma occorre valutare le implicazioni e centrare gli obiettivi in modo corretto e trasparente.
Il Consigliere Vetrino suggeriva di riportare nelle deliberazioni il parere negativo. Io sono d'accordo, questo attiene alla trasparenza e alla chiarezza. Non ci spaventa e credo non spaventi il Presidente.
Alla luce di questi ragionamenti, nell'approvare la legge di recepimento del contratto dovremo avere un coraggio inventivo che vada al di là delle barriere tradizionali. E' perfino curioso che sia il P.C.I. a fare questi ragionamenti di modernizzazione. Ma li fa nell'intento di operare una selezione seria dei quadri dirigenti. Riteniamo che il metodo più idoneo siano i concorsi tradizionali o non altri sistemi di selezione per determinate professionalità o per distinzione delle responsabilità o con elementi di fiducia per un lavoro che presuppone complessive capacità di reggere oltre ad un'alta professionalità in campi specifici? Credo sia opportuno rivedere gli articoli della legge e fare un ragionamento più in capo all'organizzazione della struttura che non predeterminando oggi i requisiti.
Ho tentato di svolgere alcuni ragionamenti per definire la nostra posizione. Su questo terreno, come sulla ridefinizione del ruolo della Regione e della sua capacità di essere autorevole e credibile, si gioca gran parte della nostra azione.
I problemi non mancheranno, ma almeno avremo una traiettoria su cui lavorare per una nuova legislatura che faccia tesoro dell'esperienza fatta e possa determinare punti di riferimento certi e validi per il futuro.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta regionale.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Ringrazio tutti gli intervenuti che ritengono i coordinatori persone capaci, non lottizzate, infatti non ho ricevuto nessuna raccomandazione per nessun coordinatore. La scelta è stata fatta per aree omogenee. Alcuni non li conosco. Se il provvedimento fosse stato minato all'origine dalla lottizzazione io stesso non l'avrei presentato e l'avrei rifiutato.
Ben venga finalmente chi comincia a proporre una serie di cose diverse.
La riunione dei coordinatori che beatificano il Presidente non mi interessa, voglio invece delle riunioni fortemente critiche.
Ho detto che il '68 è stato un movimento culturale di vasta portata che ha coinvolto tutto il mondo, ma il post '68 da parte di quelli che hanno voluto copiare come delle scimmie ammaestrate non ha nessun senso, è fuori della storia, della cultura e della logica. Noi abbiamo presentato una serie di documenti esaurienti, la legge di recepimento del contratto nazionale che abbiamo voluto come legge interpretativa del contratto.
Questo non è ancora avvenuto in nessuna Regione italiana. E questo genera delle complessità; accanto a questo abbiamo presentato questo documento che è stato definito vallettiano.
Racconterò un piccolo aneddoto. Quando fummo ricevuti da Kossighin il colloquio durò più di due ore. L'orologio girava e noi parlavamo di tante cose. Io mi sentivo al centro di cose molto più grosse di me, ma dovevo pure uscire da quella visita di cortesia. Kossighin mi disse: "Tu, Viglione sei del Piemonte. Ho conosciuto due brave persone con le quali ho avuto a che fare: Valletta e Mattei". Recentemente è uscito un libro di rivalutazione di Valletta, che ha certe parti oscure e parti chiare. Devo dire che quando si realizza un piano si dice: "Tu sei vallettiano", quando non si realizza si dice: "Ci fosse ancora Valletta!".
Da quella deliberazione in poi alcune cose sono sostanzialmente migliorate. Si è fatta un'osservazione sull'accorpamento delle aree. Non tutto è giusto, anzi, dopo questa discussione qualche ritocco dovremo farlo. Sorge però il problema, che era sorto in sede di Governo, quando i comunisti e i repubblicani proposero l'unificazione in un corpo unico del Ministero del tesoro, del bilancio e delle finanze ci opponemmo a quel disegno. Effettivamente è vero che sarebbe stato opportuno un coordinamento delle entrate e un coordinamento delle uscite. Ma attenzione! Il problema si può vedere nell'area della programmazione delle entrate e delle uscite (e si ricondurrebbe alla volontà manifestata in sede di Governo che fu avversata da voi e da noi) si dovrebbe però rimeditare sulla pianificazione, sulla programmazione, sulle entrate e sulle spese per farne un corpo unico. Bisognerebbe accedere ad un altro modello, che è tutto da costruire. Ci sono entrate di piccolo e di grande taglio che occorre dominare più ancora delle uscite, che invece sono determinare dalle scelte programmatiche. Ho avito delle esperienze in questi mesi abbastanza dure.
Qualche cambiamento rispetto alle aree di coordinamento dovremmo meditarlo insieme, certo, non tutti i 194 servizi sono stati coordinati in modo perfetto. Abbiamo creato aree di coordinamento secondo la nuova struttura di governo che è maturata. La nomina di coordinatore ha la caratteristica della revocabilità. Se venisse la signora Thatcher pensate che questo tipo di coordinamento rimarrebbe immutato? No di certo, perch la politica sarebbe del tutto diversa da quella attuale e io non le negherei il diritto di cambiarlo anche se può essere sbagliato.
La nomina a coordinatore non è ripetitiva automaticamente: tin coordinatore non ha titolo per esserlo sempre, gli si richiederà professionalità e capacità. La selezione riguarderà tutti, anche quelli che sono ora nominati coordinatori.
Avremo modo di confrontarci in Commissione. Entro il 15 maggio presenteremo le ipotesi strutturali sulle quali potremo lavorare. Avete manifestato piena disponibilità alla collaborazione perché la legge di recepimento e di interpretazione del contratto nazionale sia approvata e ci dia il modo di operare, entro un anno, alle scelte che vogliamo portare avanti. Mi pare che al di là delle critiche che sono state mosse, e che accetto nel contenuto, ci troviamo tutti sostanzialmente d'accordo.


Argomento: Protezione della natura (fauna, flora, minerali, vigilanza, ecc.) - Caccia

Modifica all'articolo 11 della legge regionale 17 ottobre 1979, n. 60 "Norme per la tutela della fauna e la disciplina della caccia"


PRESIDENTE

C'è una proposta di legge urgente che possiamo esaurire in quanto è approvata all'unanimità dalla VI Commissione. E' la proposta di legge n.
370: "Modifica all'art. 11 della legge regionale 17.10.1979 n. 60, relativa alla caccia".
Chiedo l'iscrizione all'ordine del giorno di questo punto.
Chi approva l'iscrizione è pregato di alzare la mano.
La proposta è approvata all'unanimità dei 39 Consiglieri presenti.
Passiamo quindi alla votazione dell'articolato.
Art. 1 "All'ultimo comma dell'art. 11 della legge regionale 17/10/1979 n. 60 sono abrogate le seguenti parole: 'e comunque non oltre il 31 dicembre 1983"'.
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 39 Consiglieri L'art. 1 è approvato.
Art. 2 "La presente legge è dichiarata urgente ai sensi dell'art. 45 dello Statuto ed entra in vigore nel giorno della sua pubblicazione sul Bollettino Ufficiale della Regione Piemonte".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 39 Consiglieri L'art. 2 è approvato.
Passiamo alla votazione sull'intero testo di legge.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 39 Consiglieri L'intero testo della legge è approvato.
Il Consiglio verrà convocato per il giorno 8 marzo prossimo.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 14,25)



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