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Dettaglio seduta n.230 del 09/02/84 - Legislatura n. III - Sedute dal 9 giugno 1980 al 11 maggio 1985

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BENZI


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto primo all'ordine del giorno: "Approvazione verbali precedenti sedute", non essendovi osservazioni, i processi verbali delle adunanze consiliari del 26 gennaio 1984 si intendono approvati.


Argomento: Personale del servizio sanitario

Interpellanza dei Consiglieri Bergoglio e Ratti inerente il mancato pagamento delle competenze ai membri dell'USSL 1-23


PRESIDENTE

Il punto secondo all'ordine del giorno reca: "Interrogazioni ed interpellanze".
Esaminiamo per prima l'interpellanza presentata dai Consiglieri Bergoglio e Ratti inerente il mancato pagamento delle competenze ai membri dell'USSL 1-23.
Risponde l'Assessore Bajardi.



BAJARDI Sante, Assessore alla sanità

L'art. 26 della legge finanziaria dettava le norme per la liquidazione delle partite debitorie delle USSL relative al 1983 compresi, oltre i fornitori, le farmacie e le strutture convenzionate, anche i medici.
Il ritardo nel predisporre una circolare esplicativa sulla materia da parte del Ministro del Tesoro (nonostante assicurazioni in tale senso fossero state date ai rappresentanti delle Regioni nel corso della riunione svoltasi a Roma a metà gennaio) determinava una situazione di incertezza nella quale i tesorieri delle USSL decidevano di non concedere anticipazioni di cassa alle stesse fino a quando la materia non fosse normata.
Questo fatto, unitamente a problemi relativi all'andamento della trattativa nazionale per il rinnovo del A.C.N., provocava lo sciopero "burocratico" dei medici, agitazione che, se fosse proseguita e si fosse estesa, avrebbe potuto provocare seri disagi ai cittadini. In effetti all'agitazione dei medici si sovrapponeva la decisione dei farmacisti di non riconoscere il ricettario privato costringendo i cittadini al pagamento dei farmaci con successivo rimborso da parte delle USSL. Anche per questo abbiamo giudicato eccessive le conseguenze rispetto alla reale entità delle cause che le originavano, del tutto marginali in Piemonte rispetto alla media nazionale, come è riconosciuto dalle stesse associazioni mediche.
Preoccupati di queste conseguenze si è provveduto come Assessorato a contattare i rappresentanti degli Istituti Tesorieri delle USSL e ciò ha consentito il raggiungimento di un accordo secondo il quale le tesorerie delle USSL avrebbero provveduto ad anticipare gli importi necessari in tempi ragionevolmente brevi.
Inoltre sono personalmente intervenuto nell'ultimo Consiglio Sanitario Nazionale, che ha avuto luogo venerdì 3 c.m. durante lo sciopero "burocratico", presso il Ministro della Sanità per sollecitare la circolare del Ministro del Tesoro. Venerdì stesso veniva emessa la circolare ministeriale la quale disciplina i casi in cui vi potranno essere anticipi di tesoreria: in particolare per i debiti delle USSL relativi al 1983 verso i medici, le farmacie, le strutture convenzionate; con esclusione, per i medici, delle competenze maturate nel mese di dicembre che devono essere corrisposte nel mese successivo a quello di competenza e non rientrano nel disavanzo accertato al 1983. Ma a questo pagamento l'USSL di Torino aveva già provveduto.
Si sono create le condizioni affinché le USSL possano provvedere al pagamento di quanto dovuto a queste categorie di creditori entro pochissimi giorni e quindi anche ai medici. Sulla base di ciò i sindacati medici hanno subito sospeso l'agitazione.
Nel caso specifico di Torino si comunica che tutto è già stato risolto ed il pagamento delle competenze dei medici e dei farmacisti di base è già stato effettuato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bergoglio.



BERGOGLIO Emilia

La risposta dell'Assessore dimostra che le ragioni del contendere si sono nel frattempo attenuate.
Riteniamo che il metodo di lavoro scelto sia corretto anche perché il pagamento delle spettanze su prestazioni d'opera già eseguite non pu essere messo in discussione da provvedimenti di vario genere sia a livello locale che a livello nazionale.
Tuttavia se è chiusa una ragione del contendere se ne apre subito un'altra in quanto in questi giorni stando alle notizie di stampa si è aperto un vero e proprio cahier de doleances sui problemi aperti alle Molinette, sulle agitazioni di vario tipo a livello di USSL che fanno pensare che i problemi normativi e di rapporto tra il personale delle USSL non siano ancora totalmente risolti.
L'attuazione della legge della riforma sanitaria deve tenere conto anche di queste "situazioni di disagio" che vanificano gli sforzi di razionalizzazione o di modifica di servizi perché non si coinvolgono sufficientemente i lavoratori.
Quando insorgono stati di disagio e situazioni di disaffezione è molto difficile recuperare l'equilibrio nei rapporti personali e tra le categorie di lavoratori.


Argomento: Beni culturali (tutela, valorizzazione, catalogazione monumenti e complessi monumentali, aree archeologiche)

Interrogazione dei Consiglieri Bergoglio, Brizio e Villa inerente i concorsi sul tema "handicappati"


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione presentata dai Consiglieri Bergoglio Brizio e Villa inerente i concorsi sul tema "handicappati".
Risponde l'Assessore Bajardi.



BAJARDI Sante, Assessore alla sanità

La Regione Piemonte, con deliberazioni 11/6/1981 n. 1-7494 e 23/12/1981 n. 228-12875, bandì un concorso "premi Regione Piemonte" al fine di incentivare lo studio dell'integrazione sociale degli handicappati nominando, fra l'altro, sette Commissioni ed una giuria di premiazione. I lavori dovevano terminare entro il marzo 1982 e la premiazione doveva avvenire entro il mese di aprile 1982.
Le sette Commissioni, successivamente ridotte a sei per un accorpamento, hanno portato a termine le complesse procedure per la segnalazione all'Amministrazione delle opere migliori, ad eccezione della Sottocommissione "tesi di laurea", nell'ambito della quale impedimenti di varia natura hanno impedito la conclusione dei lavori.
In particolare la situazione è la seguente: la Sottocommissione "Articoli di stampa" ha terminato i lavori segnalando alla Giuria di premiazione cinque elaborati la Sottocommissione "Architettura, Ingegneria e Comuni al di sotto dei 10.000 abitanti" ha terminato i lavori segnalando alla Giuria di premiazione un elaborato la Sottocommissione "Fotografia" ha anch'essa terminato i lavori segnalando alla Giuria di premiazione cinque elaborati la Sottocommissione "Narrativa" deve elaborare il verbale di chiusura dei lavori per la successiva segnalazione alla Giuria di premiazione la Sottocommissione "Imprese" non ha potuto svolgere i propri lavori perché non è stato presentato alcun elaborato la Sottocommissione "tesi di laurea" non ha ancora concluso i propri lavori come prima precisato.
Le difficoltà di portare a termine l'iniziativa oggetto dell'interrogazione oltreché alla complessità delle procedure sono in notevole misura da imputarsi all'avvicendamento di amministratori regionali facenti parte delle varie Sottocommissioni.
Considerati gli obiettivi che la Regione Piemonte intendeva raggiungere in un settore che presenta aspetti di grande interesse sociale, la Giunta regionale è impegnata a portare a termine le procedure avviate anche in relazione alle potenzialità di sensibilizzazione dei cittadini piemontesi sull'argomento.
Inoltre è necessario e doveroso, sempre in riferimento a quanto appena detto, utilizzare per lo svolgimento dei compiti istituzionali il contributo di idee pervenute da parte dei cittadini che hanno partecipato all'iniziativa.
Per raggiungere la conclusione di questa attività sono in corso di predisposizione gli atti per modificare la composizione della Giuria di premiazione con sostituzione di alcuni componenti e la convocazione di alcune Sottocommissioni per la conclusione definitiva dei lavori.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bergoglio.



BERGOGLIO Emilia

Dobbiamo ringraziare "La Stampa" che con la sua segnalazione ci ha consentito di intervenire su un problema che ci era sfuggito nelle sue conclusioni.
A suo tempo ho fatto parte di una Sottocommissione che aveva concluso i suoi lavori. Non imputo la responsabilità all'Assessore personalmente ritengo però che comunque chi presiedeva o faceva parte della Commissione di concorso avrebbe dovuto portare a conclusione il concorso stesso, anche perché chi aveva partecipato a tale iniziativa desiderava conoscere i risultati.
Alcuni lavori presentati al nostro sottogruppo raccontavano vicende personali o familiari che mettevano in evidenza la drammaticità e la difficoltà di vita di persone costrette a combattere giorno dopo giorno la condizione dell'handicappato contro il disinteresse e la diffidenza.
Non è stato un lavoro piacevole per la Giuria che forse ha dovuto scartare opere che dal punto di vista umano erano degne di grande attenzione.
Anche per questo motivo è stata utile la segnalazione e la critica del giornale. Invito l'Assessore e i membri della Commissione a concludere i lavori affinché questa non sia soltanto una premiazione formale e burocratica, ma occasione per entrare nel merito di tali problemi.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PETRINI


Argomento: Beni culturali (tutela, valorizzazione, catalogazione monumenti e complessi monumentali, aree archeologiche)

Interrogazione del Consigliere Cernetti inerente i fondi ex ANMIL


PRESIDENTE

L'Assessore Bajardi risponde ancora all'interrogazione presentata dal Consigliere Cernetti inerente i fondi ex ANMIL.



BAJARDI Sante, Assessore alla sanità

Con riferimento all'interrogazione indicata in oggetto si forniscono i seguenti elementi di risposta.
Come già fatto presente in occasione della risposta alla precedente interrogazione, la Regione Piemonte ha sempre provveduto ad erogare agli Enti locali, fin dal 1979 e per quanto riguarda gli anni 1979-1980, ancora prima dell'accreditamento dei fondi da parte dello Stato, il finanziamento per lo svolgimento delle funzioni già di competenza degli Enti assistenziali soppressi (deliberazione n. 6-24692 dell'8/11/1979 accompagnata da specifica circolare illustrativa e deliberazione n. 101 26720 del 5/2/1980).
Da ultimo, con specifica deliberazione del 5/10/1982 n. 17-19416 vennero attribuiti i fondi relativi all'ex ANMIL. per un importo di L.
1.491.261.035 comprensivo anche del finanziamento per il 1981, per il ritardo nell'erogazione dei corrispondenti fondi da parte dello Stato.
Va peraltro precisato al riguardo che il D.P.R. 31/3/1979, all'art. 3 prevedeva l'attribuzione ai Comuni delle provvidenze economiche per gli invalidi e mutilati del lavoro, stabilendo, nel contempo, che doveva essere garantito agli stessi l'assegno di collocamento, secondo i criteri previsti dall'ANMIL fino alla legge regionale di riordino.
Essendo nel frattempo entrata in vigore la legge 23/8/1982, n. 20, la deliberazione del 1982 ne richiamava la logica e l'articolazione degli interventi previsti per la generalità dei cittadini, fermo restando che i fondi erano ovviamente destinati agli invalidi e mutilati in stato di bisogno. Infatti il riparto del finanziamento teneva conto nel meccanismo di assegnazione del numero delle persone occupate in età lavorativa.
Per il 1983, come noto, avendo il Consiglio regionale provveduto alla costituzione del fondo unico in base alla legge regionale di riordino del Piemonte, in sede di direttiva (Bollettino Ufficiale 26/10/1983, n. 83), le Unità Socio-Sanitarie Locali sono state invitate, nel rispetto della legge stessa, a garantire la continuità delle provvidenze erogate alle categorie protette, ivi compresa l'ANMIL Nello specifico dell'interrogazione, si fa presente che la Regione essendosi fatta carico del problema della massima garanzia alla categoria provvide, come già precisato in occasione della precedente interrogazione e come debitamente notificato all'ANMIL. ad impostare una rendicontazione puntuale dei fondi regolarmente erogati, richiedendo con nota del 18/10/1983 alle Unità Socio- Sanitarie Locali un quadro degli interventi effettuati o direttamente o dai Comuni del loro territorio, con l'indicazione della tipologia d'intervento e della spesa sostenuta per ciascun anno dal 1979 al 1982.
La rilevazione è tuttora in corso, nonostante i solleciti verbali e scritti.
La situazione risultante dalla documentazione pervenuta è differenziata: varie USSL hanno effettuato interventi specifici nei confronti dei mutilati ed invalidi del lavoro, di cui è quantificata la spesa (USSL 33, 56, 60, 62, 64, 72, 73, 74, 76); altre Unità Socio Sanitarie Locali hanno effettuato interventi specifici atteso che non erano state presentate richieste. Si fa presente in proposito che ovviamente l'erogazione è effettuata su richiesta individuale.
Tutto ciò non esclude ovviamente che siano stati effettuati altri interventi socio-assistenziali di varia natura (diversi dagli assegni economici) a favore di persone mutilate ed invalide sul lavoro.
Nel caso che le USSL già sollecitate non riscontrino le richieste in tempi brevi la Regione Piemonte provvederà ad assumere le notizie in loco avvalendosi, se del caso, dell'unità ispettiva, recentemente costituita.
Si precisa infine che gli uffici dell'Assessorato sono in contatto con l'ANMIL per garantire le azioni, che anche in attuazione della legge regionale di piano n. 7/1982 valgano a garantire la più efficace tutela dei lavoratori invalidi e che intervengono in via normale con le USSL per avviare a soluzione situazioni segnalate nel quadro della normativa vigente.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cernetti.



CERNETTI Elettra

Ringrazio l'Assessore Bajardi della tempestiva e precisa risposta.
Sulle deliberazioni non c'erano equivoci però mi metto nei panni di quelle categorie che facevano parte degli enti disciolti che dal 1979 in avanti non hanno ricevuto alcuna sovvenzione.
Il problema è stato sollevato alla Presidenza regionale dell'ANMIL e alla Presidenza provinciale di Novara.
L'articolo finanziario della legge 20 stabilisce che i contributi vanno indirizzati prioritariamente alle categorie di enti disciolti che usufruivano di interventi mirati.
Lo stesso concetto veniva ribadito nella deliberazione per la distribuzione dei fondi 1983 ma questo non è avvenuto e di qui è nata la protesta delle categorie interessate.
L'Assessorato è stato puntuale sollecitando le USSL; convengo che molte USSL non sono tempestive nel rispondere, per cui invito l'Assessore ad intervenire rapidamente in loco per fare una volta per tutte chiarezza e per verificare in che modo sono stati impiegati i fondi che dovevano essere assegnati alle categorie interessate, in questo caso gli invalidi del lavoro.


Argomento: Trasporti su ferro

Interrogazione del Consigliere Gerini inerente il treno 2805 Genova-Torino


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione presentata dal Consigliere Gerini inerente il treno 2805 Genova-Torino.
Risponde l'Assessore Cerutti.



CERUTTI Giuseppe, Assessore ai trasporti

Ringrazio il collega Gerini di questa segnalazione perché diventa impossibile, se non si è direttamente interessati, venire a conoscenza di problemi delle FF.SS.
Ho scritto immediatamente al Capo Compartimento.
So che le FF.SS. stanno rinnovando il parco carrozze, con il fondo integrativo di 3.500 miliardi destinati al materiale rotabile.
Un'altra cifra considerevole è stata prevista nel piano poliennale per l'acquisto di 4.900 carrozze e per un miglioramento ulteriore.
Al collega posso dire solo che ci siamo preoccupati immediatamente di segnalare questa situazione al Capo Compartimento, di farsene carico per migliorare la composizione di questo treno e di alleviare il più possibile con i mezzi a disposizione il servizio sulla tratta che è stata segnalata.
Mi riservo di comunicare al collega la risposta che mi auguro di ricevere dal Capo Compartimento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Gerini.



GERINI Armando

Ringrazio e attendo la risposta che il Capo Compartimento farà pervenire.


Argomento: Stato giuridico ed economico del personale dipendente

Interrogazione del Consigliere Cerchio inerente il trattamento di missione per gli autisti


PRESIDENTE

Esaminiamo infine l'interrogazione presentata dal Consigliere Cerchio inerente il trattamento di missione per gli autisti.
Risponde il Presidente della Giunta regionale, Viglione.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

In risposta all'interrogazione in oggetto si fa presente quanto segue.
La normativa vigente prevede per il personale regionale le indennità di missione a seconda dei livelli di inquadramento nei ruoli regionali come di seguito specificato senza fare distinzioni tra gli autisti ed il restante personale: dal II al IV livello - indennità giornaliera L. 23.100 - indennità oraria L. 963 dal V all'VIII livello - indennità giornaliera L. 31.700 - indennità oraria L. 1.321.
Tali indennità vengono annualmente rideterminate con un decreto ministeriale, recepito successivamente con deliberazione del Consiglio regionale.
Per il personale che utilizza nella trasferta un automezzo di servizio l'indennità chilometrica attualmente spettante è di L. 2 per chilometro come previsto dalla legge 18/12/1973, n. 836 e dalla legge regionale 5/12/1978, n. 74.
Di conseguenza agli autisti compete tale indennità.
L'interrogazione in questione pone il problema di erogare agli autisti un trattamento più favorevole; al momento tuttavia non sussistono possibilità per legge di prevedere indennità diverse.
Da parte di tale personale è soprattutto sentita l'esigenza di poter avere dall'Amministrazione il rimborso delle spese vive effettivamente sostenute ed in particolare le spese per il vitto.
La normativa vigente in materia non consente tale rimborso, tuttavia la legge quadro sul pubblico impiego (legge 29/3/1983, n. 93, art. 12) prevede per specifiche materie concordate tra le parti la contrattazione sindacale intercompartimentale e tra queste materie individua espressamente il trattamento di missione.
Inoltre l'art. 28 del disegno di legge sul recepimento del contratto dei dipendenti regionali ribadisce l'applicazione della legge regionale 17/12/1979, n. 74, fino alla definizione della materia in sede intercompartimentale.
Di conseguenza non si esclude che in futuro possa essere prevista per il personale in oggetto il rimborso delle spese effettivamente sostenute anche relativamente al vitto nell'ambito di massimali di spesa predeterminati, come previsto nell'accordo del personale delle Regioni siglato in data 20/5/1983.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cerchio.



CERCHIO Giuseppe

Sono tentato di dire in termini polemici che stupisce come questa Presidenza, sempre così attenta a dichiarare la sua disponibilità nei confronti delle problematiche inerenti il trattamento giuridico ed economico del personale, non abbia ritenuto, di fronte a indennità così ridicole, che sarebbe meglio non pagare, di porsi questo problema che anche se ha un riferimento ad un decreto ministeriale, deve vedere attento questo esecutivo.
Un autista dell'Amministrazione regionale in trasferta riceve un'indennità giornaliera di L. 23.100 e un'indennità di L. 2 per chilometro, quindi non è in condizione di pagarsi una colazione, salvo pagarsela di tasca propria.
Penso che l'occasione di questa interrogazione sia di stimolo per trovare soluzioni che vadano incontro a questo problema, che possono essere forme di convenzionamento presso i ristoranti, utilizzando del fondo di rappresentanza della Regione, rimborso spese come viene realizzato nei confronti degli amministratori regionali.
L'ultima notazione è di colore. Non si vede perché i dipendenti di III o IV livello debbano avere un'indennità giornaliera di L. 23.100, mentre quelli dal V livello in su abbiano un'indennità giornaliera superiore come se il pranzo per un autista costi di meno di un pranzo di un dipendente di V livello o di livello superiore.



PRESIDENTE

Le interpellanze ed interrogazioni comprese nell'elenco e che non vengono discusse questa mattina sono rinviate alla prossima seduta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

In merito al punto terzo all'ordine del giorno: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico che hanno chiesto congedo i Consiglieri Chiabrando e Penasso.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

Sono stati presentati i seguenti progetti di legge: N. 362:"Istituzione di una speciale Commissione consiliare ai sensi art.
19 dello Statuto concernente il Laboratorio Cartografico Regionale ed i macchinari che ne costituiscono la dotazione", presentato dal Consigliere Majorino in data 2 febbraio 1984 N. 363: "Norme sullo stato giuridico e sul trattamento economico dei dipendenti regionali, in applicazione dell'accordo relativo al contratto nazionale di lavoro per il personale delle Regioni per il periodo 1982/1984. Modifiche ed integrazioni alle leggi regionali nn. 22/1974 74/1979 e 5/1981", presentato dalla Giunta regionale in data 3 febbraio 1984.


Argomento:

c) Ritiro progetto di legge


PRESIDENTE

In data 6 febbraio 1984 è stato ritirato il seguente progetto di legge: N. 47, presentato dal Consigliere Montefalchesi in data 21 gennaio 1981 relativo a: "Proposta di legge al Parlamento del Consiglio regionale del Piemonte 'Abrogazione della legge 22 maggio 1980, n. 193 ed integrazioni dell'art. 2 del Testo Unico delle leggi recanti norme per la disciplina dell'elettorato attivo e per la tenuta e la revisione delle liste elettorali, approvato con D.P.R. del 20 marzo 1967, n. 223 '".


Argomento:

d) Deliberazioni adottate dalla Giunta regionale


PRESIDENTE

Le deliberazioni adottate dalla Giunta regionale nelle sedute del 31 gennaio e 2 febbraio 1984 - in attuazione dell'art. 7, primo comma, della legge regionale 6/11/1978, n. 65 - sono depositate e a disposizione presso il Servizio Aula.


Argomento: Problemi generali - Problemi istituzionali - Rapporti con lo Stato:argomenti non sopra specificati

e) Mozione per la candidatura del Presidente Pertini al Premio Nobel per la pace


PRESIDENTE

Comunico infine che era stata presentata dal Consigliere Moretti una mozione per la candidatura del Presidente Pertini al Premio Nobel per la pace: poiché si è appreso con soddisfazione che questa iniziativa è stata assunta dai Presidenti della Camera e del Senato, tale mozione si intende superata dai fatti.



(Alle parole "con soddisfazione" i Consiglieri del Gruppo MSI-DN abbandonano l'aula)


Argomento: Beni culturali (tutela, valorizzazione, catalogazione monumenti e complessi monumentali, aree archeologiche)

Comunicazioni della Giunta regionale in merito alla collezione d'arte moderna del dr. Panza di Biumo


PRESIDENTE

Dò ora la parola all'Assessore Ferrero per alcune comunicazioni in merito alla collezione d'arte moderna del dr. Panza di Biumo.



FERRERO Giovanni, Assessore ai beni culturali

A seguito delle due interpellanze presentate dai Gruppi DC e PCI in merito alla collezione d'arte moderna del dr. Panza di Biumo, è stato deciso nella conferenza dei Capigruppo di trasformare la risposta in una breve comunicazione della Giunta riservando ad ulteriore sede gli approfondimenti del caso.
Credo debba essere detto subito che non risulta possibile il recupero a Torino della parte di collezione che riguarda 80 opere di Rocco Rauschenberg, Linchtenstein, Klein.
Da una telefonata intervenuta lunedì pomeriggio tra il sottoscritto e il dr. Panza ho appreso che erano già in corso atti di natura contrattuale non reversibili tra il dr. Panza ed il Museo di Arte Contemporanea di Los Angeles.
Peraltro i termini di questo accordo avrebbero dovuto essere comunicati ufficialmente nel corso di questa settimana all'opinione pubblica americana e quindi anche a noi attraverso una conferenza stampa che sarebbe stata tenuta a Los Angeles che pertanto farà fede per l'interpretazione delle notizie, peraltro largamente convergenti, che alcuni organi di stampa hanno diffuso.
Chiarito questo, mi pare sia opportuno riaprire o mantenere aperta la discussione per trarne tutte le conseguenze positive per il futuro e per cercare di cogliere da questo fatto che ho crudamente descritto, quali azioni la Regione possa intraprendere per mantenere aperta un'ipotesi progettuale per rafforzare il peso del Piemonte all'interno del dibattito internazionale sui temi dell'arte contemporanea.
Va detto che i termini finanziari dell'operazione sono sicuramente non più convenienti di quelli che erano stati prospettati alla Regione Piemonte quindi si deve ormai prendere atto che in questo campo esiste un mercato in grado di ottenere delle quotazioni straordinariamente alte non solo per pezzi singoli ma anche per intere collezioni (la cifra pare superiore agli 11 milioni di dollari) e che non è pensabile una pura riduzione ad aspetti economico-commerciali del rapporto con questo mercato ma che un ente pubblico deve prima ancora valutare la convenienza economica di un eventuale acquisto, deve affermare la sua caratterizzazione progettuale e valutare quindi gli aspetti di apertura ed anche moltiplicativi che acquisti di questa portata possono introdurre.
Durante la mia visita, sia pure di carattere quasi privato insieme ai periti incaricati dalla Regione Piemonte, a Zurigo per vedere la collezione Panza, si erano prospettate delle possibilità, oggi da rivedere o da considerare chiuse, di integrazione di quella collezione con altre opere o collezioni che avrebbero determinato un effetto moltiplicativo molto rilevante.
Mi sembra importante rapportarsi con un mercato non ragionando soltanto per il valore venale o di mercato degli oggetti che si acquistano, ma soprattutto per le conseguenze di collegamenti internazionali e di processi a catena che certe scelte ben collegate possono determinare.
Allora, ragionando per il futuro, vedrei la Regione Piemonte in situazione tutt'altro che debole nel continuare a muoversi per realizzare il progetto originario.
Non bisogna dimenticare che una parte rilevante della collezione Panza di Biumo è in comodato alla Regione Piemonte presso il Castello di Rivoli ed è quella della collezione consequenziale in termini di tempo e di sviluppo culturale rispetto alle 80 opere che sono a Los Angeles.
E' la parte riferita al periodo dell'arte ambientale.
Nell'intera collezione si nota l'unità e l'originalità del collezionista che ha reso Panza uno dei personaggi straordinari nel mondo dell'arte contemporanea.
Noi partiamo comunque con una quota rilevante di quella collezione donata e in via di collocazione al Castello di Rivoli e se vi è una rottura estetica tra i valori che sono affermati nel periodo precedente e quelli dell'arte ambientale non deve essere dimenticato che noi possiamo proprio da questa differenza partire per ricalibrare e ripensare leggermente il progetto, ma senza abbandonare l'ispirazione originale di fondo.
Impostazione originale che nella passata legislatura, grazie al concorso di esperti come il prof. Gabetti della Facoltà di Architettura che aveva intravisto la possibilità di connettere una grande residenza sabauda incompiuta con un'operazione di restauro e di recupero e con una mediazione con la contemporaneità e quindi attraverso le collezioni con correnti di pensiero e con un mondo culturale che sicuramente rappresenta l'immediato passato, ma si proietta nel futuro della nostra cultura occidentale.
Questo elemento rende l'operazione del Castello di Rivoli l'unica o una delle pochissime praticabili in Europa.
In sostanza, l'acquisto da parte di Los Angeles di una parte che costituiva un elemento importante di quel nostro progetto ci conforta e ci riconferma nella giustezza di quel progetto e ci spinge per il futuro ad essere più decisi e più coraggiosi nel realizzare le diverse componenti.
Voglio dire che si aprono delle possibilità di collaborazione internazionale con altri collezionisti e con lo stesso Panza per altre parti della sua collezione che sono possibili investimenti, anche in termini di uomini, di acquisizione attorno all'operazione del Castello di Rivoli, di energie vive che possono dirigere, organizzare, contribuire attraverso la produzione di opere d'arte ed una grande operazione di carattere internazionale.
Ricordo l'impressione e lo stupore suscitato nelle persone esperte di questo campo, durante la visita al cantiere del Castello di Rivoli.
Sarebbe opportuno trarre da questi fatti uno stimolo alla Giunta per proporre sondaggi conclusivi e non informali che partano dall'espressa volontà della Regione Piemonte di non abbandonare il progetto in questione.
Su questo progetto perlomeno da un anno parecchi componenti la Giunta regionale ed interi uffici della Regione stanno lavorando attivamente con forze esterne.
E' evidente che non si tratta soltanto di un'operazione sull'arte figurativa, ma innanzitutto di una grande operazione di politica culturale sul modo di concepire, organizzare e gestire i musei.
La discussione a livello nazionale di questi mesi sulla legge di tutela ruota appunto sull'opportunità o meno di considerare le strutture museali anche quelle statali più consolidate, come strutture che vivano di autonomia amministrativa e gestionale con una caratterizzazione più dinamica di quella che purtroppo in Italia siamo abituati ad associare all'idea di museo.
Il Ministro dei Beni Culturali, on. Gullotti, ha avuto lunghi colloqui con noi, ha visitato il Castello di Rivoli, si è dichiarato disponibile a considerare quell'operazione come operazione esemplare a livello nazionale di un modo nuovo di concepire i musei.
Il 9 marzo (attendiamo dai Ministri l'assenso sulla data) nel teatrino del Castello di Rivoli - ovviamente le forze politiche e i Consiglieri regionali saranno invitati - si concreterà un'iniziativa di discussione concreta tra pubblico e privato, tra enti pubblici e strutture pubbliche di gestione e di attività culturali, grandi imprese piemontesi e non, che dovrebbe mettere a punto gli interessi e i termini reciproci di collaborazione e quali possono essere le formulazioni politiche capaci di supportare all'interno del nostro ordinamento forme di collaborazione che abbiano il carattere di fondazione che vive non necessariamente sulla rendita dei patrimoni dati, ma che vive di una programmazione pluriennale di un concerto di intese e di interessi.
La legge 512 già permette degli atti di liberalità in denaro a singoli con abbattimento del tetto fiscale qualora l'intervento avvenga su edifici vincolati ai sensi della legge di tutela 1089.
Si tratta però di procedere all'applicazione integrale della legge 512 alle integrazioni legislative. L'altro elemento è quello di collegare all'eventuale operazione del Castello di Rivoli i due momenti fondamentali che attraversa oggi la discussione internazionale, che sono i temi dell'arte contemporanea e quelli delle culture extraeuropee, un'operazione che ha un profondo carattere interdisciplinare tra i temi dell'arte visiva quelli del teatro, quelli della musica, ecc.
L'operazione di arte ambientale come quella donata al Castello di Rivoli è un'ottima base di partenza per collegare musicisti, uomini di teatro, pittori.
Non dimentichiamo che a Torino vi è un gruppo di pittori che opera correntemente in collaborazione con altri settori culturali (Paolini, La Mandragola, il Gruppo dell'arte povera).
Al di là della questione della collezione delle 80 opere abbiamo mosso altre carte. E' in questi giorni aperta a Los Angeles una mostra di pittori italiani, quasi tutti torinesi, che si intitola "Il modo italiano", che vede tra gli organizzatori la Regione Piemonte, l'Alitalia ed altri soggetti.
Questa mostra si abbina con un'altra mostra che si è tenuta a Colonia organizzata con il Comune di Torino, con analoghi autori, dimostra la possibilità di avere dei ritorni non soltanto dei nostri autori, ma anche di autori californiani per citare una delle zone degli Stati Uniti in cui è alta l'intensità di dibattito e di elaborazione su questi temi.
E' possibile realizzare delle iniziative, acquisire delle collezioni acquisire dei consulenti e dei direttori che abbiano il prestigio di reggere un'operazione internazionale come quella del Castello di Rivoli.
Si tratta di definire gli obiettivi, di sondare tutte le strade percorribili e di avere ben chiaro che si vuole arrivare alla fine della decisione, semmai valutare la bontà della "implementation" della soluzione rispetto all'obiettivo proposto.
Per la parte che riguarda la cultura extraeuropea voglio solo ribadire che le due mostre, assai modeste dal punto di vista della spesa, curate dal CESMEO con i fondi regionali, con la collaborazione dei proff. Botta e Ricca e della Camera di Commercio, sono stati degli avvenimenti culturali che già si riverberano nei cataloghi di altre mostre internazionali.
Sono assolutamente sicuro che se si decide di muoversi con coraggio in questo settore si possono ottenere anche delle condizioni di priorità per grandi mostre internazionali (si pensi alle grandi mostre di Londra e di Parigi) ed è possibile ripensare all'acquisizione di collezioni in termini economicamente favorevoli e in termini di rapporto tra pubblico e privato tutt'altro che trascurabili.
Non voglio entrare nei dettagli progettuali, ma credo che se si dovesse concepire un'operazione complessa sull'area metropolitana o sull'intera Regione, che affronti l'intero Castello di Rivoli, non soltanto la parte juvariana, ma anche la manica lunga, immagino che nel tempo si possa realizzare un'espansione crescente della parte di arte contemporanea ed un'eventuale ricollocazione della parte di cultura extraeuropea e si possano trovare i mezzi, le collezioni e soprattutto gli uomini capaci di reggere queste operazioni.
Le cose che ho detto, quelle dette da Rivalta e molta parte della discussione che è in atto è difficile da concretizzare in un documento analitico a priori, perché molte decisioni non dipendono soltanto dall'Amministrazione regionale, ma dalle intese fra le parti che sono tra di loro interconnesse.
Il Consiglio regionale all'inizio di questa legislatura aveva dato mandato alla Giunta di sperimentare le possibilità di inserimento nel Piemonte dei grandi circuiti internazionali che avevano visto nella cultura anglosassone e nelle culture extraeuropee dei temi originali. Il Consiglio regionale ha votato un Comitato scientifico per curare gli scambi internazionali in materie non artistiche, i cui componenti sono venuti in Italia e stanno lavorando (senza parcella a carico della Regione Piemonte) Ton Cun l'epistemologo, Bombieri il matematico, sono il premio Nobel Luria sono Keisen, che era consulente di Kennedy, sono il prof. Regge, sono docenti come il prof. Ferrari del Politecnico di Torino che quindi nella stessa logica e pensando ugualmente in grande, in altri settori si sono ottenuti dei grandi risultati.
Aspetto di poter illustrare nella Commissione e in Consiglio i programmi per il futuro che possono essere di grande e straordinario rilievo, che possono portare a Torino nei prossimi mesi uomini che occupano negli Stati Uniti d'America i vertici di responsabilità nei settori della teoria, dell'applicazione dei calcolatori od in altri settori.
Si è anche discusso e si sono ottenuti risultati sulla connessione tra l'economia e le tecnologie piemontesi e quelle di altre sedi internazionali, cominciando dal CEN di Ginevra, ma questa discussione non siamo mai riusciti a farla compiutamente.
Ho risposto ad un'interrogazione che riguarda il progetto Ignitor.
Propongo di compiere una riflessione e di valutare il fatto singolo che ci ha mossi a scegliere quell'operazione sulla fusione nucleare, ma anche una riflessione sulla possibilità di far lavorare per il Piemonte, nella logica dello sviluppo generale della nostra civiltà, le persone che nei rispettivi campi rappresentano i terreni di punta.
La Giunta regionale si è impegnata sulle 80 opere di Panza di Biumo per essere all'altezza delle tradizioni culturali di una delle Regioni più importanti del Paese, Regione che ha comunque degli scambi internazionali delle espressioni culturali - tecniche, industriali - scientifiche a volte più note all'estero che in Italia e a Torino dove sono considerate marginali o secondarie.
Se in questo senso e in questa logica viene un conforto, anche l'operazione del Castello di Rivoli e i rapporti con altri collezionisti non sono affatto vanificati o rotti da quanto ho detto all'inizio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bergoglio.



BERGOGLIO Emilia

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, su questo argomento abbiamo presentato un'interpellanza e poiché alcuni dati devono ancora esserci forniti, ci riserviamo di approfondire in altra occasione le valutazioni sulle comunicazioni fatte dall'Assessore.
Alcune valutazioni sull'intera vicenda ci paiono non solo opportune, ma indispensabili.
In questi mesi la stampa ha diffusamente informato su questo grande respiro culturale del Piemonte, su questa capacità dell'Ente Regione di attivare risorse per diventare punto di attrazione e di stimolo di attività culturali anche private.
Abbiamo letto di un'ipotesi di fondazione in cui sarebbero state presenti banche con miliardi a gogò che pareva dovessero arrivare alla nostra Regione, per un'operazione culturale unica e rara al mondo di respiro non soltanto nazionale, ma anche internazionale.
Poi questo grande disegno, questa grande dimensione culturale del Piemonte è ahimè finita miseramente. Mi ricorda la favola della ricottina di Matilde: di fronte all'inchino del nuovo principe, come è caduta la ricotta anche le opere di Panza di Biumo sono andate a Los Angeles.
Quella rilevante parte della collezione che doveva dare all'istituendo museo di Rivoli il respiro culturale ed internazionale ahimè non ci sarà.
Già in altre occasioni abbiamo sottolineato come questi metodi di intervento siano quanto meno discutibili.
Il Consiglio regionale non è stato informato e non ha potuto discutere in tempi utili di questa iniziativa, né ha potuto entrare nel merito in tempi opportuni ed è stato messo di fronte al fatto compiuto, ma il fatto compiuto finale è un nulla di fatto.
La gestione di questa iniziativa è stata condotta all'insegna del protagonismo della Giunta che si è preoccupata più dell'immagine pubblicitaria da dare all'esterno che non degli opportuni problemi economici e finanziari per assicurare alla Regione Piemonte la collezione Panza di Biumo.
Si potrà dire che è un'operazione commerciale, che la vendita per 18 miliardi con pagamento dilazionato di fatto non rappresenti un migliore affare, la verità è che la collezione è stata venduta a quel prezzo.
Sappiamo bene che le valutazioni delle opere di arte contemporanea sono discutibili perché soggette a sbalzi di prezzo e ad oscillazioni tipiche del mercato, né sappiamo se quelle opere nel tempo manterranno una pari o superiore valutazione economica.
Non entro nel merito perché siamo nel campo dell'opinabile anche se quelle opere hanno un valore ed un riferimento culturale.
E' mancato, nella sede del Consiglio regionale, un dibattito serio per tentare, al di là della visione pubblicitaria, di affrontare il problema sotto l'aspetto finanziario reale.
L'Assessore ha ammesso che, nonostante alcuni giornali cerchino di lasciare ancora aperte delle ipotesi presenti in Lombardia o in altre Regioni, di fatto la serie delle operazioni poste in essere sono tali da non far considerare realistico il ritorno delle opere in Italia.
Noi desideriamo sottolineare l'enfatizzazione che si è fatta su questo problema con discorsi allettanti ed invitanti sul piano culturale turistico tenuti in un dibattito pubblico qualche settimana fa, al quale era presente anche l'Assessore Ferrero.
Si è parlato di un'attrazione di circa 200 mila turisti ogni anno al Castello di Rivoli, di alberghi che fioriscono, di iniziative economiche collaterali, ecc.
Tutte cose possibili certamente, ma stiamo tacendo che nei sotterranei della Galleria d'Arte Moderna sono ammucchiate opere contemporanee di artisti piemontesi, stiamo tacendo che di fatto in Piemonte e a Torino in particolare la maggior parte dei musei sono chiusi per difficoltà strutturali e carenza di personale.
Credo sia giusto richiamare il Governo alle sue responsabilità per quanto di sua competenza, ma non si può rimandare sempre alle responsabilità nazionali anche le carenze di iniziativa degli Enti locali che con un serio piano di intervento e di attività dovrebbero fare quanto meno la loro parte.
Certo le dichiarazioni dell'Assessore Ferrero danno degli stimoli e degli spunti interessanti per un serio dibattito culturale.
Occorre entrare nel merito, intervenire con proposte concrete e verificare le reali nostre possibilità operative, altrimenti rischiamo di raccattare la ricottina di Matilde caduta per terra, nel tentativo di rispolverare un intervento di ampio respiro e di impegno nella politica culturale del Piemonte, ma che, almeno per le vicende che hanno caratterizzato la collezione di Panza di Biumo, rischia di essere molto vicino ad un'arte contemporanea del ridicolo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Premetto che l'intervento che svolgo a nome del Gruppo non è di natura culturale ma politica. La nostra linea era d'altronde contenuta già nella raccomandazione scritta che avevamo inviato al Presidente della Giunta perché informasse il Consiglio su questa complessa vicenda e soprattutto cercasse di evitare lo scorporo di un bene che, nella sua integrità costituisce pur sempre un punto di riferimento, a prescindere dal fatto che venga collocato a Torino o altrove.
Mi rammarico che la trattativa si sia interrotta per una ragione strettamente egoistica. Noi avevamo ritenuto di dover intervenire in questo processo con un contributo costruttivo alla Giunta, per aiutarla a verificare se la collezione di Panza di Biumo fosse idonea ed adeguata all'obiettivo.
Questo dibattito non si è potuto avere e ringraziamo quelle rappresentanze culturali piemontesi che si erano dichiarate disponibili al pubblico dibattito anche con gli esperti della Giunta e rimandiamo l'appuntamento a quando la Giunta porterà delle proposte per l'acquisizione di uno strumento idoneo all'obiettivo.
Mi si consenta di entrare in polemica con il Gruppo DC. Non si pu rimettere in discussione l'obiettivo, senza avere il coraggio di contestarlo.
Nella seconda legislatura si era deciso di tentare attraverso il restauro del Castello di Rivoli di reimmettere Torino in un circuito non provinciale del turismo e della cultura.
Se questo è l'obiettivo, bisogna stabilire se le forze politiche consentono sull'obiettivo, dopo di che si apre il dibattito per valutare se lo strumento è adeguato rispetto all'obiettivo.
Il richiamo da pifferai alla polemica della funzione che avrebbe la Regione in ordine all'esistente, ai sotterranei pieni di tesori d'arte, ai musei chiusi, è una polemica inopportuna perché ripropone un falso dibattito: l'esistente rispetto a questa prospettiva.
Proprio in una situazione di crisi di identità anche culturale del Piemonte, un impegno della Giunta a proseguire un obiettivo di questo livello ci deve trovare consenzienti.
Il contingente, le collezioni che stanno in cantina, i musei che chiudono, le gallerie fatiscenti sono problemi che attengono all'ordinaria amministrazione.
Questo Paese si deciderà, un giorno o l'altro, a capire che per la propria cultura (mi riferisco anche agli stipendi degli insegnanti) è il caso di scioperare di più o di meno rispetto a quanto avviene per i costi di altri beni non essenziali? Non ho apprezzato l'intervento del Sindaco di Torino, presente il Ministro De Michelis, quando lamentava che il FIO non ha finanziato il programma culturale torinese privilegiando Pompei.
Lo credo bene! Le riserve del FIO non debbono servire, ma debbono essere utilizzate per fini strategici, per battaglie di lunga portata, per cambiare i rubinetti o per restaurare qualche quadro, per grandi obiettivi di industrializzazione, di terziarizzazione di grandi settori della nostra Nazione.
Pertanto la polemica del Comune di Torino è fuori luogo nella misura in cui non è riuscito a fare del recupero dei beni culturali di Torino un obiettivo di natura strategica.
Siamo d'accordo a sostenere la Giunta nello sforzo di concorrere insieme con la collettività piemontese, ad individuare un obiettivo di grande impegno e di grande ambizione.
Vorremmo dire presunzione. La classe politica deve anche lasciarsi andare a queste debolezze, altrimenti non sarebbe la classe politica, ma puramente classe amministrativa.
Staremo attenti a che lo strumento scelto per perseguire questo obiettivo sia adeguato.
Evidentemente abbiamo molte riserve e non siamo d'accordo di dare un mandato in bianco alla Giunta, conché concluda sul mercato internazionale una trattativa destinata ad acquistare qualche cosa di sostitutivo dell'ipotesi che si è vanificata.
Abbiamo dato il nostro apporto critico all'obiettivo che la Giunta vuole perseguire difendendola dalla concorrenza di chi ritiene che sia scandaloso che la cultura torinese, anche in termini di strutture, sia al livello in cui è, e ritenevamo nostro dovere verificare in un dibattito pubblico, utilizzando quella parte della cultura torinese che si dichiarasse disponibile, la validità della collezione Panza di Biumo rispetto all'obiettivo.
Certamente non possiamo ritornare sulle nostre posizioni e dichiariamo fin d'ora che non appena la Giunta avrà individuato qualche altro strumento per perseguire l'obiettivo, chiederemo alla cultura torinese che si era dichiarata disponibile, di verificarlo.
In conclusione diciamo sì a continuare nel tentativo di inserire Torino nel circuito internazionale della cultura (e quindi del turismo), no ad una delega in bilancio alla Giunta perché concluda comunque e quantunque questa vicenda.
La nostra forza politica ritornerà sull'argomento non più aprendo un dibattito di natura politica, che è da parte nostra chiuso nella franchezza della posizione qui esposta, ma per verificare lo strumento che verrà utilizzato per perseguire l'obiettivo; in quella sede ci riserviamo di integrare le nostre argomentazioni di natura politica con argomentazioni di natura culturale.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARCHIARO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ariotti.



ARIOTTI Anna Maria

Conosco l'impegno di alcuni rappresentanti della Giunta per giungere all'acquisizione della collezione di Panza di Biumo, impegno sorretto da un disegno di ampio respiro culturale che va dal recupero e dal riuso del Castello di Rivoli all'ipotesi di costruire intorno a questo nucleo un centro di ricerca sulle arti contemporanee. Progetto che aveva dei risvolti turistici ed economici non irrilevanti.
Le comunicazioni date dall'Assessore mettono fine alle speranze di realizzare il progetto, almeno per una certa parte. Non si può, a questo punto, non portare avanti alcune considerazioni che vengono spontanee.
Innanzitutto dobbiamo chiederci tutti quanti quale ruolo giochi, e in questa particolare situazione, abbia giocato il Ministero dei Beni Culturali che dovrebbe, per primo, avere le competenze specifiche per far rimanere in Italia quello che è italiano. Questo comporterebbe un discorso molto più vasto che investe purtroppo un problema che abbiamo ogni giorno sotto gli occhi: irrazionale finalizzazione della spesa pubblica.
Ma è un discorso troppo vasto che non proseguo. Mi sembra per opportuno soffermarmi su un altro aspetto che è venuto alla luce, il mancato supporto del mondo politico, culturale ed imprenditoriale locale.
Non vorrei risalire ai ritardi del processo di industrializzazione italiano ed al conseguente sviluppo di una borghesia asfittica, addirittura senza il vero coraggio di un'imprenditoria libera, chiusa in se stessa faticosamente in ascesa per molteplici cause, non ultime le insufficienti strutture nazionali e che non ha avuto il tempo e non ha saputo maturare parallelamente alle conquiste economiche una corrispettiva coscienza civile.
Non dico cose nuove. Sono cose che sono diventate patrimonio di tutta una storiografia recente; i tempi però mutano e le situazioni cambiano e quindi mi chiedo se sia possibile che ai giorni d'oggi una Olivetti, una Fiat, una Ferrero non abbiano sentito l'orgoglio ed il privilegio di partecipare ad un'operazione come questa e lo stesso discorso vale per le banche e per tutti i privati.
D'altra parte si constata che il mondo culturale non si e certo mobilitato in modo adeguato su questi temi e le forze politiche, ognuna per la sua parte, porta e porterà il peso delle proprie responsabilità, delle proprie scelte, delle proprie dichiarazioni passate e presenti.
Non vado oltre. Voglio solo sperare che da parte della Giunta si siano tentate davvero tutte le possibilità nei modi e nei tempi dovuti. Rimane un grande rammarico per un'operazione non compiuta.
Non vorrei che così finissero o si esaurissero ad un livello basso altre iniziative che danno a questa Giunta il respiro di un'azione politica non miope, penso all'Ignitor, penso al Museo di Scienze, penso a tutte quelle iniziative in campo scientifico, cui accennava l'Assessore.
Invito la Giunta a proseguire questa politica, come già è stato delineato da tempo e come è stato ribadito dalle parole dell'Assessore ed anche dagli inviti che vengono da altre forze politiche.
Il discorso del liberale Marchini è estremamente positivo.
Le forze culturali e sociali esistenti in Piemonte, se opportunamente sollecitate, non possono mancare di rispondere.
Invito la Giunta a riferire sulle iniziative intraprese, non solo in Commissione, ma in Consiglio, proprio perché credo che su questi argomenti tutta la comunità piemontese sia interessata direttamente.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cerchio.



CERCHIO Giuseppe

Ringrazio l'Assessore Ferrero per le doverose informazioni su questa vicenda di fronte a dichiarazioni quanto meno discutibili che alcuni rappresentanti dell'esecutivo regionale hanno pubblicizzato nei giorni scorsi. Attorno alla collezione Panza di Biumo come in altre circostanze alcuni personaggi di questo esecutivo, soggetti attivi di un costume che fa parte del carattere personale ma anche di un protagonismo che supera i limiti della rappresentanza istituzionale, hanno cercato di crearsi un fiore all'occhiello mentre la gestione politico-amministrativa della Regione è sempre più vuota di produzione legislativa e di quegli atti che istituzionalmente le Regioni hanno.
Questi protagonismi e queste iniziative hanno creato dei dissapori nemmeno tanto nascosti, delle contraddizioni nemmeno tante soffuse fra i vari rappresentanti della Giunta regionale, in ordine alla politica culturale, gli Assessori Ferrero e Rivalta e il Presidente della Giunta.
Non possiamo non ricordare in quest'ottica le contraddizioni e gli atteggiamenti differenti all'interno dell'esecutivo regionali, sul Museo di Scienze Naturali, sulla collezione Spinola.
Nella rituale conferenza stampa di fine anno divenuta ormai una stanca litania in cui si pubblicizzano le cose fatte e le aspirazioni del futuro abbiamo appreso che il punto qualificante della politica regionale di questi ultimi mesi era l'acquisto della collezione Panza di Biumo.
Ci siamo stupiti per la decisione assunta senza quei confronti più volte richiesti dall'opposizione.
La comunicazione dell'Assessore Ferrero ci dà delle informazioni che avrebbe potuto darci il Presidente della Giunta se prima delle dichiarazioni ai giornali avesse informato il Consiglio.
Più volte, come democratici cristiani, abbiamo rilevato che la cultura è libertà e vive di libertà, cultura è espressione pluralistica e vive di interpretazioni differenziate, tutte poste sullo stesso piano di partenza.
Cultura è anche fermezza di idee e, nello stesso tempo, rispetto delle diversità delle opinioni altrui, cultura è tolleranza e soprattutto ricerca, passione ed ostinazione di verità.
La Giunta regionale è sorda, non ha mai realizzato un confronto serio in tempi opportuni per mobilitare tutti i soggetti, pubblici e privati tutte le energie possibili della cultura istituzionale e dell'industria nelle varie forme.
Per riprendere il discorso che molto opportunamente l'Assessore Ferrero faceva sui modi per aumentare il peso del Piemonte nel dibattito sull'arte contemporanea, non posso non richiamare le osservazioni che il Gruppo DC aveva fatto in ordine al tipo di cultura che si vuole affermare in Piemonte ed esprimere le perplessità già annunciate in altri dibattiti del Consiglio regionale, allorquando la DC ha espresso i suoi dubbi su di una Regione che rischia per molti versi di perdersi in una cultura che va a finire nelle secche di gruppi elitari, di accademismi senza rapporti con la realtà culturale autenticamente viva e popolare, senza il coinvolgimento di soggetti che sono interessati ad un discorso di coralità per garantire un mondo creativo libero, pluralista, occasione di verifica e di reinvenzione in cui anche l'uomo sia parte attiva di un processo culturale, non solo della cultura scientifica, come è la filosofia di una certa impostazione politica.
La strada indicata dall'Assessore Ferrero è certamente stimolante nonostante le lodevoli intenzioni è una strada che è in contraddizione con l'impostazione diversa che l'esecutivo regionale porta avanti in questo campo.
Nella nostra interrogazione abbiamo anche sottolineato come una parte della collezione di Panza di Biumo rimanga in Italia a Varese, perch accanto alla Fondazione Panza di Biumo e Mantegazza si sono fatte per iniziativa degli Enti locali parte attiva quei soggetti che noi indicavamo di coinvolgere in Piemonte.
Infatti, si sta realizzando a Varese un consorzio tra il Comune, la Provincia, la Camera di Commercio, l'Associazione degli Industriali l'Associazione dei Commercianti, l'Azienda Autonoma di Soggiorno per la creazione di una nuova fondazione che permetterà a quella parte della collezione di rimanere in Italia.
Questo esempio dimostra come la Lombardia si sia mossa con ottiche diverse.
La nostra interrogazione richiamava soprattutto la necessità di coinvolgere non solo soggetti pubblici e privati, ma anche il Ministero dei Beni Culturali perché è necessario coordinare risorse dello Stato e degli Enti locali.
Ci è parso giusto rilevare provocatoriamente questi aspetti per sollecitare quell'approfondimento del discorso che, partendo dalla vicenda Panza di Biumo, inneschi un dibattito sulla programmazione e sulla gestione della politica culturale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Moretti.



MORETTI Michele

Questa mattina l'Assessore ci ha dato la possibilità di intervenire su un problema che più volte abbiamo discusso in questa assemblea: la cultura in Piemonte.
Viene avanti il discorso della mono-cultura della nostra Regione. Di questo dobbiamo tener conto perché quando si parla di cultura non si pu pensare solo all'arte contemporanea, ma occorre mettere in risalto i valori culturali della Regione Piemonte.
L'ampiezza della comunicazione dell'Assessore ci dà la possibilità di intervenire.
Ricordo che quando discutemmo le linee programmatiche del turismo inteso come tempo libero, valutammo l'ipotesi della promozione della cultura in Piemonte che, secondo noi, non si esaurisce sulla questione del Castello di Rivoli.
Diamo atto alla Giunta che ha recuperato un bene culturale con riferimenti di valori artistici e culturali notevoli, ma occorre affrontare complessivamente il problema.
In provincia di Torino arrivano circa 2 milioni di turisti all'anno che potrebbero fruire delle iniziative culturali che possono attivarsi attorno al Castello di Rivoli, ma che sarebbero interessati anche alla parte museale che, non per colpa della Regione, oggi è in una situazione disastrosa.
Questo problema dobbiamo sottoporlo al Governo centrale e al Ministero ai Beni Culturali.
Ma non vi è solo il problema dei turisti in arrivo, vi è anche tutta l'attività inerente il tempo libero.
La cultura di massa è un problema che preoccupa molto il mio partito perché non vorremmo trovarci di fronte a scelte di cultura elitaria, così come c'è stata la mono-cultura industriale.
E il discorso è legato alle attività promozionali che accennavo l'altro giorno.
Quanti musei esistono nella nostra Regione? Quanti sono i reperti di immenso valore culturale? Parlare dei beni culturali, parlare della collezione di Panza di Biumo è strumentale. Approvo quanto detto dall'Assessore che ha introdotto il discorso della presenza culturale piemontese a livello mondiale.
Il PSI ritiene di dover fare un discorso molto più ampio sulla cultura non strumentalizzato, non isolato, ma toccando gli aspetti culturali che possono dare una risposta a tutti gli strati sociali della comunità piemontese.
L'impegno della Giunta e del Consiglio deve essere quello di valorizzare la cultura e di aggregare la collettività piemontese.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Picco.



PICCO Giovanni

E' sempre difficile inserirsi in un dibattito che affronta aspetti così vasti e di grande rilevanza politica oltreché culturale e cercare di essere capiti sul versante delle preoccupazioni che devono essere alla base della nostra presenza politica.
Il conciliare una presenza di impegno politico e quindi un ruolo dell'impegno politico rispetto ai grandi temi sullo scenario dello sviluppo di una certa realtà, può ingenerare degli equivoci. Questo è uno degli argomenti sul quale molto facilmente si rischia per essere interprete di sollecitazioni e di esigenze della comunità locale di essere equivocati e tacciati sul versante di coloro che vogliono contrastare uno sviluppo o una proiezione su uno scenario diverso dello sviluppo.
Noi non siamo convinti che lo scenario dello sviluppo si costruisca ignorando quello che esiste, qual è la realtà nella quale viviamo, storica le tradizioni e quindi cercando di proiettarci su uno scenario che non esiste e del quale cerchiamo di configurare e di prefigurare contorni con debole approssimazione. Innanzitutto sull'argomento del ruolo delle strutture museografiche o parageografiche, perché è chiaro che l'obiettivo di fare di Rivoli qualcosa di più di un semplice museo sia da tutti condiviso, rispetto al tipo di opere che debbono essere esposte in una struttura di questo tipo, a mio avviso, non passa attraverso la distinzione tra categorie di produzione pittorica o meno o categorie di produzioni legate ad un preciso periodo o a determinati tipi di definizione secondo le quali l'arte astratta oggi sarebbe maggiormente stimolante, prospettive di crescita della creatività rispetto all'arte non astratta per classificarla comunque in una definizione di tipo diverso che non riuscirebbe a risollevarci dalla stagnazione nella quale ci siamo impattati.
Credo che se siamo tutti d'accordo su questo tipo di definizione il problema di porci oggi su un versante di polemica tra coloro che vedono o non vedono l'utilità di un'acquisizione tipo la collezione di Panza di Biumo sia del tutto strumentale.
Non possiamo però non dimenticare come all'interno di queste scelte vi siano dei contenuti politici: se, ad esempio, nel governo della Regione non vi fossero i comunisti, probabilmente sarei meno sospetto del fatto che alcune scelte non abbiano anche un contenuto politico. Con questo non mi sento di fare dell'anticultura o di pormi in un atteggiamento di retroguardia. So che in un determinato periodo storico, ad esempio negli anni '20 in Unione Sovietica, fu fatto un tentativo di superamento del livello di produzione culturale sia sul piano pittorico che sul piano architettonico; qualcuno certamente ricorda l'esperienza del costruttivismo, dell'avanguardia architettonica sovietica e sappiamo tutti quale tipo di esperienza ne è venuta fuori da un'esperienza che intendeva comunque collocarsi astrattamente rispetto alle tradizioni locali, rispetto al filone produttivo di creatività e di partecipazione rispetto a questo tipo di arte.
Il risultato che ne è derivato credo sia significativo non tanto e solo perché è frutto di un certo tipo di inversione di tendenza rispetto agli orientamenti che normalmente prevalgono in un regime dittatoriale, ma significativo proprio in quanto elemento di reazione rispetto ad un tipo di soluzione forzatamente imposta e quasi sollecitata dall'alto, la quale non ha avuto nel riscontro della produzione culturale locale quelle rispondenze che avrebbe potuto avere.



RIVALTA Luigi, Vicepresidente della Giunta regionale

E' il contrario. Dopo la rivoluzione di ottobre c'è stata una liberalizzazione nel campo delle tecniche intellettuali...



PICCO Giovanni

....che ha prodotto quelle correnti che hanno anche avuto sul piano dell'incentivazione da parte del regime un incoraggiamento che di fatto però non ha trovato nella rispondenza della produzione locale quei risultati che avrebbe dovuto produrre. Mi insegnate che se esistevano delle condizioni ideali da un punto di vista di mecenatismo, di sostegno, di incoraggiamento per portare avanti degli indirizzi culturali di questo tipo, potevano essere all'interno di una struttura politica che poteva produrre questi effetti.
Questo è uno degli episodi, ma non l'unico. Comunque la considerazione di come l'arte astratta ed alcuni filoni di produzione di quest'arte astratta si siano collocati rispetto allo scenario internazionale e rispetto agli scambi internazionali non sia secondario rispetto agli sviluppi che questo tipo di produzione può avere.
Il discorso della relegazione del Piemonte, che così vuole essere definito rispetto ad un certo tipo di flussi internazionali, è un discorso del tutto improponibile rispetto ad un determinato tipo di produzione pittorica.
Se il Piemonte ha avuto in questi anni, grazie all'invettiva, alla creatività, alla capacità imprenditoriale, al lavoro che hanno dedicato le nostre popolazioni, un certo ruolo rispetto a certi fenomeni nell'acquisizione di un certo riscatto rispetto al gusto, rispetto all'uso di determinati beni, non credo che questo tipo di ruolo che è legato alla produzione, al manifatturiero, al tessile, debba comunque essere in posizione di retroguardia rispetto alla produzione di altre posizioni culturali, di altre Regioni che sono state invece influenzate da correnti artistiche diverse in funzione di sollecitazioni internazionali, direi extracontinentali, che provenivano da una certa struttura mercantile, da una certa posizione culturalmente di tipo diverso.
Credo che questo non sia secondario. Mi spiace introdurre un argomento che può essere di difficile valutazione in una sede di questo tipo. Ma occorre dirle queste cose. Quando noi denunciammo a questo esecutivo una fuga in avanti rispetto ai problemi della realtà locale, diciamo che siamo nelle condizioni di ignorare il contributo significativo che deriva da sponsorizzazioni con industrie locali, da tradizioni che possono portarci su di un piano di totale avanguardia rispetto a certi versanti e pretendiamo di andare ad essere concorrenziali o sostitutivi rispetto al ruolo che hanno altre realtà: il mondo dei Paesi Bassi dove un certo tipo di produzione anche pittorica ed architettonica ha prodotto certi filoni non è estranea al ruolo storico che quella cultura influenzata da diverse sollecitazioni è venuta elaborando. E' un discorso sul quale avremo modo di soffermarci ancora, ma credo che per quanto riguarda il tipo di ruolo e di sollecitazione che dobbiamo avere come forza politica non può essere secondario.
Quando richiamiamo la Giunta ad un certo comportamento che sia chiaro negli obiettivi culturali, sollecitiamo questo: non buttare a monte tutte le esperienze che ci derivano dalla nostra capacità di essere stati e di poter essere nel mondo un know-how di tipo particolare, non tanto sul versante artistico in quanto tale che avrebbe poco senso, ma sul versante di un certo tipo di proiezione, di messaggi culturali, che possono passare attraverso l'oggetto di consumo, attraverso la sollecitazione all'invenzione di nuove produzioni sul versante produttivo. Rimango abbastanza sconcertato quando sento che vogliamo privilegiare degli obiettivi culturali e degli oggetti di concretizzazione di questo impegno sul piano della cultura che mi paiono per molti versi estranei rispetto a certe sollecitazioni, tradizioni, vocazioni e possibilità che potremo sviluppare localmente.
I risultati si vedono perché dal livello poco inserito nel panorama nazionale di determinate nostre scuole, si va al fatto di abbandonare totalmente certe possibilità; la scuola di design più qualificata in Italia è a Milano e comunque l'Italia complessivamente su questo versante di fatto rischia di essere relegata rispetto alla tradizione svizzera, a quella tedesca o altre che sono sul piano dell'impegno pubblico molto più sostenute.
Queste sollecitazioni che non possiamo evidenziare nelle dichiarazioni che si rilasciano ai giornali dovranno pur essere, un giorno o l'altro considerate a fronte di investimenti consistenti che stiamo destinando e a fronte di ruoli che comunque abbiamo rispetto alle sollecitazioni che ci vengono, i posti di lavoro che vengono a mancare, le occasioni che perdiamo sul piano della proiezione di una certa nostra presenza sul piano internazionale e via dicendo.
Non nego che anche il riferimento ad un'alternativa all'esperienza culturale ed artistica possa essere utile alla nostra realtà. Sono stato a Varese con Rivalta a vedere la collezione di arte ambientale di Panza di Biumo e dico che portare a Rivoli qualcosa che sia diverso dalla solita esperienza museografica, pittorica o scultorea, che cioè investa i problemi dello spazio nella sua esperienza più vasta che è quella visiva sensoriale, auditiva, che è interessantissima, che ho sottoscritto e che sottoscrivo, sulla quale occorre che l'impegno sia conseguente, non andando cioè a rincorrere comunque ruoli che dilatino questa proiezione. Teniamo presente che Rivoli è un contenitore molto inopportuno per questo tipo di collocazione. L'ho già detto e continuo a dirlo, perché l'influenza che lo spazio fisico determina su queste creazioni è non secondario rispetto alla possibilità di fruizione. Sarà vero che il collezionista nella sua residenza privata può avere sollecitato l'artista a dare degli imput ai propri assistiti dal punto di vista del mecenatismo per collocare queste opere in un quadro che sia quello voluto, il problema di trasferire tout court queste opere in un altro contenitore, con altri condizionamenti spaziali, con altri condizionamenti che derivano dalla presenza di un edificio storico di questo tipo, non è facilmente sistemabile. Ma già questo rappresenta un tale impegno sia sul versante culturale sia sul versante finanziario e della promozione della fruizione di questo tipo di esperienza che, se non è perseguito con oculatezza rispetto a quei momenti didattici e di preparazione ad un'esperienza di questo tipo, rischia di essere qualche cosa che si subisce con assoluta passività, con il rischio di una dispersione di esperienza non secondaria. Ritengo invece che quella collezione di arte ambientale, qualora integrata e sostenuta con apporti significativi, anche rispetto a quella che è la tradizione locale ha una proiezione nella direzione del design urbano, dello spazio urbano. Abbiamo tutta una tematica da sviluppare su questo versante che dal punto di vista culturale offre delle proiezioni vastissime. Quindi credo che su questo obiettivo culturale vadano concentrate con attenzione le cose che si possono perseguire e si vogliono perseguire.
Torno a dire, non senza un riferimento a quelle valenze, quelle vocazioni che sono patrimonio delle tradizioni, anche il tipo di sollecitazioni, di preoccupazioni che abbiamo di fronte ad una caduta della presenza della nostra realtà regionale rispetto a parecchi mondi.
Chiediamo quindi che per queste ragioni il confronto e la partecipazione continuino. Siamo comunque sempre molto perplessi all'esercizio della delega alla Giunta su problemi che non sono solo da considerare, come forse il Presidente Viglione li considera, delle occasioni da non perdere, oppure degli affari da rincorrere perché lasciati perdere una volta non ritornano più. Credo ci siano oggi delle possibilità di perseguire degli obiettivi con serietà e tutto ciò che facciamo e diciamo sul versante critico costruisce qualcosa perché evita che il protagonismo astratto e sradicato da una realtà quale essa è, e orientato solo forse su sollecitazioni a volte anche esterne rispetto agli esecutivi alle forze politiche, da imput di tipo culturale, rischia di sconvolgere il ruolo che come istituzione dobbiamo svolgere su questi tempi. Sono tempi importanti che continueremo a perseguire e ad inseguire con molta attenzione.
Un'ultima cosa devo dirla nei confronti dell'intervento del Consigliere Marchini. Non possiamo lasciarci relegare in una riduttiva polemica sul patrimonio artistico esistente e tacere di fronte allo sperpero di energie e di possibilità non utilizzate.
Vedo in questo giornale che produce l'Assessorato alla cultura delle grandi ipotesi di convenzione tra la Regione Piemonte e il Politecnico di Torino, l'istituzione di questi servizi per la documentazione e la conservazione di beni culturali, tutte cose degnissime, ma non vedo citato l'impegno a svolgere un inventario della consistenza del patrimonio artistico e culturale che esiste nella nostra Regione, non vedo accertato l'impegno a quantificare quanta e quale parte di questo patrimonio ha bisogno di interventi di recupero, quale è degna di un'esposizione e quindi di una minima volgarizzazione sul piano della conoscenza. Tutto questo ci lascia molto perplessi. Siamo d'accordo sui progetti culturali e sulle iniziative che vengono assunte su questo versante, però il rischio è di fare delle cose inutili, fini a se stesse.
Non neghiamo che vi possa sempre essere sulla base di determinate elaborazioni culturali e teoriche l'applicazione, però teniamo conto che il denaro che spendiamo su questi versanti è notevole e le risorse sono scarse e che esiste tutta una diffusa realtà di conoscenza del nostro patrimonio artistico culturale regionale che non è assolutamente valorizzata, quindi anche sul versante turistico, le occasioni che perdiamo sono notevoli e rischiamo di pregiudicarci la possibilità di valorizzare altre iniziative di maggior impegno che dovrebbero successivamente essere assunte.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Ferrero per la replica.



FERRERO Giovanni, Assessore ai beni culturali

Nell'informazione in merito alle 80 opere di Panza di Biumo non ho colto gli elementi di storia o di recriminazione, ma i punti di forza positivi insiti nella parte di collezione esistente nel Castello di Rivoli nei rapporti e nella mostra in corso a Los Angeles.
Ho cercato anche di rappresentare come la collezione fosse una parte di un'operazione culturale votata alcuni anni fa da questo Consiglio, sia pure con voti differenziati e che procederà fino a quando non si terrà una discussione generale sui temi di politica culturale che, nel prendere atto nel criticare e nel valorizzare quanto è stato fatto, determini degli obiettivi e delle prospettive differenziate.
La questione della collezione di Panza di Biumo vede molti elementi interessanti in quanto hanno detto Marchini e Picco che in buona parte mi sento di condividere.
Il punto di riferimento è molto parziale rispetto ad un ragionamento generale di politica culturale.
Vorrei fugare un dubbio. Nessuno, neppure la Giunta, ha l'intenzione di sostenere che è necessario importare uomini o idee altrui.
La mostra a Los Angeles è fatta sostanzialmente di torinesi. Nel settore dell'arte contemporanea esiste una scuola molto forte (alla quale si possono applicare ragionamenti di tipo culturale ed estetico) internazionalmente riconosciuta.
La Regione Piemonte nell'81 ha finanziato a Los Angeles una mostra in cui c'era Bertone, Pininfarina ed altri design e attraverso quella iniziativa ci sono stati degli accordi e dei ritorni commerciali.
All'Ateneo torinese esistono menti al massimo livello in Italia ma anche internazionalmente.
Quale ruolo ha un ente con funzioni non amministrative e gestionali, ma di progettualità, che non è immediatamente riconducibile in deliberazioni ma riconducibile ad un movimento in atto che va sviluppato? E' giusto incrementare una divaricazione tra gli aspetti economico commerciali, quelli del futuro e del contemporaneo e i problemi di valutazione storico-artistica di restauro? Mi pare che un Ente come la Regione debba cercare di formulare un'ipotesi che raccolga gli stimoli, le proposte, che sia legata alle sue competenze e di fare un'operazione di "organizzazione culturale".
Esiste nel nostro Paese un'incomunicabilità tra le forme di creazione e di capacità che si realizzano.
E' molto difficile in Italia trovare gli organizzatori della cultura che siano contemporaneamente intellettuali nel loro campo e che abbiano una certa esperienza nel maneggiare strutture complesse e qualche cosa che esuli al di là del loro lavoro.
Le sollecitazioni che si introducono servono non tanto per negare quello che esiste, ma per sostenere un'operazione che in qualche modo tocchi la pubblica amministrazione.
Lo Stato ha anche la funzione di individuare nei confronti di questi soggetti, senza iattanza, senza credere di sostituirsi a loro, sedi o momenti o iniziative che ne evidenzino il carattere esemplare.
Non credo ci sia stato da parte della Giunta un atteggiamento volto a privilegiare la cultura scientifica. In Italia si continua a considerare Croce non come grande pensatore (siccome riteneva che chiunque facesse una carrozzeria era necessariamente un buzzurro).
Io non sono convinto. Semmai in Italia c'è il problema che non si riesce a cogliere quanto esiste di cultura e quanto viene incorporato all'interno della società.
La non corretta interpretazione dei segnali positivi porta a considerare i movimenti che avvengono o nei loro aspetti mercantili o politici o ideologici.
Un giorno sarebbe interessante parlare del film "Guerre stellari", film ideal-filosofico che contiene al suo interno una categorizzazione in cui l'elemento strumentale scientifico occupa un ruolo spettacolare. Mi domando perché i ragazzi di oggi debbano vedere soltanto le rappresentazioni sceniche di 100 anni fa.
Altre rappresentazioni le sostituiscono con tutta un'altra valenza.
I dibattiti sulla biologia molecolare non si riassumono soltanto nella prospettazione scientifica dei problemi del DNA.
Il mutamento della società non permette più di fare una distinzione meccanica tra le scienze e le discipline. Questa distinzione esiste all'interno delle specialità. E' evidente che ognuno di noi si definisce per il lavoro che svolge, ma non per la valenza generale del lavoro rispetto alla collettività.
Sui temi a me molto cari abbiamo concentrato la maggior parte degli impegni finanziari e delle energie intellettuali presenti in Piemonte.
Da anni in Piemonte si effettuano visite guidate nei musei per le scuole grazie ai fondi regionali.
Molte attività regionali non sono affatto trascurate e le convenzioni con le Università nascono da intese a livello nazionale e da uno stimolo del Ministero dei Beni Culturali.
Sarebbe opportuno parlare di catalogazione e di schedatura dei beni culturali.
Le forze in termini di uomini e di denaro sono assolutamente sproporzionate rispetto alla necessità di un bilancio e di una schedatura del patrimonio culturale piemontese.
L'ex Direttore del Centro di Catalogo, Urbani, competente internazionale in questo campo, si chiede che cos'è la schedatura, se sia giusto considerarla in quel modo e che cos'è la conservazione e se vi è utilità delle operazioni di restauro e nel rapporto esistente tra gli studi preliminari e gli interventi.
Ci siamo mossi in questo campo, nell'ipotesi di una convenzione tra la Regione ed il Ministero che determini la costituzione di due centri, uno di catalogazione e uno di restauro, per trovare delle forze universitarie presenti, gli interlocutori che permettono di avviare un discorso concreto.
Ho l'impressione che non esista a priori una contrapposizione. Non sono convinto che certe ipotesi FIO siano necessariamente da scartare.
L'operazione del Castello di Rivoli comporta un incrocio tra la risistemazione delle grandi residenze sabaude, sulla base di un'intesa con il Ministro Scotti che comprendeva incarichi allo Stato per Racconigi Agliè, Venaria e compiti alla Regione Piemonte per il San Giovanni Vecchio e Rivoli ed un'operazione culturale di riproposizione del valore internazionale del barocco piemontese.
Dobbiamo anche sostenere le forze vive e presenti oggi in Piemonte e non soltanto gli studi dei grandi del passato.
Solleciterei un dibattito per valutare i problemi relativi al rapporto con le scuole, anche per introdurre culturalmente questa operazione.
Il convegno del 9 marzo non sarà un'occasione di rivisitazione da parte di ciascun partito delle proprie teorie generali e prospettive ma un'occasione per cogliere quegli elementi di aggancio e di connessione con le trasformazioni che avvengono in Piemonte.
In questo senso, mi pare ci siano dei termini di intesa che nulla tolgono ai rapporti tra maggioranza ed opposizione e tra diverse forze politiche o diverse opinioni culturali.
Cogliere questa intesa mi sembra una scommessa che non si può lasciar perdere.



PRESIDENTE

La parola al Vicepresidente della Giunta regionale, Rivalta.



RIVALTA Luigi, Vicepresidente della Giunta regionale

La discussione di stamattina ha riaperto una serie di questioni non marginali sul dibattito culturale. Penso sia fondato il rammarico per la conclusione della trattativa sull'acquisto delle 80 opere di Panza di Biumo.
Forse però ci sono stati alcuni elementi oggettivi, non solo di mercato, che hanno impedito la conclusione positiva. La discussione che si è svolta stamattina ha messo in evidenza la difficoltà reale della comunità culturale piemontese e nazionale a recepire interventi di questo tipo.
D'altra parte non possiamo essere soddisfatti e tranquillizzati del fatto che quelle opere sono ritornate a Los Angeles. Certo, non immotivatamente Los Angeles ha acquistato la collezione ad un prezzo alto per loro si è trattato di riportare a casa una propria produzione culturale.
Se questo fosse un giusto criterio di comportamento dovremmo fare una politica attiva perché molte opere d'arte italiane tornino in Italia, cosa che non si fa, anzi, si è lasciato andare via ancora recentemente il Codice di Leonardo. Ma secondo questo stesso criterio dovremmo restituire alla Grecia i bronzi di Riace. Penso che i musei che gli inglesi hanno allestito a Londra, anche se attraverso razzie nel mondo, continuino a rimanere a Londra e che il Museo Egizio rimanga a Torino e venga qualificato potenziato.
In un periodo di grande sviluppo delle comunicazioni e delle informazioni, persino di trasferimenti epici delle persone, sono per una diffusione delle manifestazioni artistiche al di là dei confini locali di dove esse nascono.
Questo dibattito non ci deve dividere. Questa mattina sono emersi atteggiamenti polemici di cui è bene non tener conto. Approfondimenti sulla prospettiva culturale delle iniziative della Regione volte a qualificare la conoscenza della nostra storia e contemporaneamente ad introdurre elementi innovativi, se volete anche in forma provocatoria, mi paiono utili.
A questo punto chiedo formalmente alla Presidenza del Consiglio di mettere nel calendario delle prossime sedute un dibattito, possibilmente circoscritto entro giusti binari, che consenta di andare oltre ai limiti della pur interessante, per alcuni aspetti, discussione di oggi.
Le incertezze nelle analisi, le contrapposizioni polemiche non solo ci hanno fatto perdere la collezione di Panza di Biumo, ma rischiano di farci perdere altre occasioni in futuro.
Non corriamo ancora una volta questo rischio: facciamo un dibattito fondato, magari destinando un'intera giornata, si giunga al voto di un ordine del giorno; in questo modo si chiarisca la posizione del Consiglio regionale e si delineino direttive di lavoro più sicure e certe.



PRESIDENTE

La Presidenza del Consiglio accoglie la proposta.


Argomento: USSL: Statuti

Esame deliberazione: "Approvazione dello Statuto dell'Unità Socio-Sanitaria Locale n. 46 (Santhià)"

Argomento: USSL: Statuti

esame deliberazione: "Approvazione dello Statuto dell'Unità Socio-Sanitaria Locale n. 52 (Galliate)"

Argomento: USSL: Statuti

esame deliberazione: "Approvazione dello Statuto dell'Unità Socio-Sanitaria Locale n. 67 (Ceva)"

Argomento: USSL: Statuti

esame deliberazione: "Approvazione dello Statuto dell'Unità Socio-Sanitaria Locale n. 70 (Alessandria)"


PRESIDENTE

Propongo ora di iscrivere all'ordine del giorno l'esame delle seguenti deliberazioni: 1) "Approvazione dello Statuto dell'Unità Socio-Sanitaria Locale n. 46 (Santhià)" 2) "Approvazione dello Statuto dell'Unità Socio-Sanitaria Locale n. 52 (Galliate)" 3) "Approvazione dello Statuto dell'Unità Socio-Sanitaria Locale n. 67 (Ceva) 4) "Approvazione dello Statuto dell'Unità Socio-Sanitaria Locale n. 70 (Alessandria)".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 32 Consiglieri presenti in aula.
Non essendovi interventi, pongo pertanto in votazione le suddette deliberazioni: 1) Approvazione dello Statuto dell'Unità Socio-Sanitaria Locale n. 46 (Santhià).
"Il Consiglio regionale visto il D.P.R. 24/7/1977, n. 616 vista la legge 23/12/1978, n. 833 visti gli artt. 4 e 5 della legge regionale 21/1/1980, n. 3 visto l'art. 8 della legge regionale 23/8/1982, n. 20 visti gli atti deliberativi dei Comuni appartenenti all'Unità Socio Sanitaria Locale n. 46 con sede in Santhià sentito il parere favorevole espresso dalla I e dalla V Commissione consiliare permanente delibera di esprimere parere favorevole in ordine allo Statuto approvato dai Comuni appartenenti all''Associazione dei Comuni costituenti l'Unità Socio Sanitaria Locale n. 46 con sede in Santhià' quale risulta dall'allegato A e dalle modifiche contenute nell'allegato B che i Comuni costituenti l'Associazione dovranno adottare e che formano parte integrante dello Statuto stesso e della presente deliberazione.
La presente deliberazione sarà pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione ai sensi dell'art. 65 dello Statuto".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 32 Consiglieri presenti in aula.
2) Approvazione dello Statuto dell'Unità Socio-Sanitaria Locale n. 52 (Galliate).
"Il Consiglio regionale visto il D.P.R. 24/7/1977, n. 616 vista la legge 23/12/1978, n. 833 visti gli artt. 4 e 5 della legge regionale 21/1/1980, n. 3 visto l'art. 8 della legge regionale 23/8/1982, n. 20 visti gli atti deliberativi dei Comuni appartenenti all'Unità Socio Sanitaria Locale n. 52 con sede in Galliate sentito il parere favorevole espresso dalla I e dalla V Commissione consiliare permanente delibera di esprimere parere favorevole in ordine allo Statuto approvato dai Comuni appartenenti all''Associazione dei Comuni costituenti l'Unità Socio Sanitaria Locale n. 52 con sede in Galliate' quale risulta dall'allegato A e dalle modifiche contenute nell'allegato B che i Comuni costituenti l'Associazione dovranno adottare e che formano parte integrante dello Statuto stesso e della presente deliberazione.
La presente deliberazione sarà pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione ai sensi dell'art. 65 dello Statuto".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 32 Consiglieri presenti in aula.
3) Approvazione dello Statuto dell'Unità Socio-Sanitaria Locale n. 67 (Ceva).
"Il Consiglio regionale visto il D.P.R. 24/7/1977, n. 616 vista la legge 23/12/1978, n. 833 visti gli artt. 4 e 5 della legge regionale 21/1/1980, n. 3 visto l'art. 8 della legge regionale 23/8/1982, n. 20 visti gli atti deliberativi dei comuni appartenenti all'Unità Socio Sanitaria Locale n. 67 con sede in Ceva sentito il parere favorevole espresso dalla I e dalla V Commissione consiliare permanente delibera di esprimere parere favorevole in ordine allo Statuto approvato dai comuni appartenenti all''Associazione dei Comuni costituenti l'Unità Socio Sanitaria Locale n. 67 con sede in Ceva' quale risulta dall'allegato A e dalle modifiche contenute nell'allegato B che i Comuni costituenti l'Associazione dovranno adottare e che formano parte integrante dello Statuto stesso e della presente deliberazione.
La presente deliberazione sarà pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione ai sensi dell'art. 65 dello Statuto".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 32 Consiglieri presenti in aula.
4) Approvazione dello Statuto dell'Unità Socio-Sanitaria Locale n. 70 (Alessandria).
"Il Consiglio regionale visto il D.P.R. 24/7/1977, n. 616 vista la legge 23/12/1978, n. 833 visti gli artt. 4 e 5 della legge regionale 21/1/1980, n. 3 visto l'art. 8 della legge regionale 23/8/1982, n. 20 visti gli atti deliberativi dei Comuni appartenenti all'Unità Socio Sanitaria Locale n. 70 con sede in Alessandria sentito il parere favorevole espresso dalla I e dalla V Commissione consiliare permanente delibera di esprimere parere favorevole in ordine allo Statuto approvato dai Comuni appartenenti all''Associazione dei Comuni costituenti l'Unità Socio Sanitaria Locale n. 70 con sede in Alessandria' quale risulta dall'allegato A e dalle modifiche contenute nell'allegato B che i comuni costituenti l'Associazione dovranno adottare e che formano parte integrante dello Statuto stesso e della presente deliberazione.
La presente deliberazione sarà pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione ai sensi dell'art. 65 dello Statuto".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 32 Consiglieri presenti in aula.


Argomento: USSL: Statuti

Esame deliberazione: "Approvazione dello Statuto dell'Unità Socio-Sanitaria Locale n. 44 (Pinerolo)"


PRESIDENTE

Il punto ottavo all'ordine del giorno prevede l'esame della deliberazione relativa a: "Approvazione dello Statuto dell'Unità Socio Sanitaria Locale n. 44 (Pinerolo)".
Pongo in votazione tale deliberazione.
Ve ne do lettura: "Il Consiglio regionale visto il D.P.R. 24/7/1977, n. 616 vista la legge 23/12/1978, n. 833 visti gli artt. 4 e 5 della legge regionale 21/1/1980, n. 3 visto l'art. 8 della legge regionale 23/8/1982, n. 20 visti gli atti deliberativi dei comuni appartenenti all'Unità Socio Sanitaria Locale n. 44 con sede in Pinerolo sentito il parere favorevole espresso dalla I e dalla V Commissione consiliare permanente delibera di esprimere parere favorevole in ordine allo Statuto approvato dai Comuni appartenenti all''Associazione dei Comuni costituenti l'Unità Socio Sanitaria Locale n. 44 con sede in Pinerolo' quale risulta dall'allegato A e dalle modifiche contenute nell'allegato B che i Comuni costituenti l'Associazione dovranno adottare e che formano parte integrante dello Statuto stesso e della presente deliberazione.
La presente deliberazione sarà pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione ai sensi dell'art. 65 dello Statuto".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 32 Consiglieri presenti in aula.


Argomento: USSL: Statuti

Esame deliberazione: "Approvazione dello Statuto dell'Unità Socio-Sanitaria Locale n. 63 (Saluzzo)"


PRESIDENTE

Il punto nono all'ordine del giorno prevede ancora l'esame della deliberazione relativa a: "Approvazione dello Statuto dell'Unità Socio Sanitaria Locale n. 63 (Saluzzo)".
Pongo in votazione tale deliberazione. Ve ne do lettura: "Il Consiglio regionale visto il D.P.R. 24/7/1977, n. 616 vista la legge 23/12/1978, n. 833 visti gli artt. 4 e 5 della legge regionale 21/1/1980, n. 3 visto l'art. 8 della legge regionale 23/8/1982, n. 20 visti gli atti deliberativi dei comuni appartenenti all'Unità Socio Sanitaria Locale n. 63 con sede in Saluzzo sentito il parere favorevole espresso dalla I e dalla V Commissione consiliare permanente delibera di esprimere parere favorevole in ordine allo Statuto approvato dai Comuni appartenenti all''Associazione dei Comuni costituenti l'Unità Socio Sanitaria Locale n. 63 con sede in Saluzzo' quale risulta dall'allegato A e dalle modifiche contenute nell'allegato B che i Comuni costituenti l'Associazione dovranno adottare e che formano parte integrante dello Statuto stesso e della presente deliberazione.
La presente deliberazione sarà pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione ai sensi dell'art. 65 dello Statuto".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 32 Consiglieri presenti in aula.


Argomento: Opere pubbliche

Esame progetto di legge n. 262: "Legge quadro in materia di opere pubbliche"


PRESIDENTE

Passiamo ora al punto quarto all'ordine del giorno: Esame progetto di legge n. 262: "Legge quadro in materia di opere pubbliche".
La discussione generale su questo progetto di legge è stata svolta nella seduta del 21 dicembre 1983. Si tratta di passare alla votazione degli articoli e degli emendamenti che in questi giorni sono pervenuti.
Iniziamo subito con l'emendamento presentato dai Consiglieri Biazzi e Simonelli che recita: il titolo del progetto di legge n. 262: "Legge quadro in materia di opere pubbliche" è così modificato: "Legge generale in materia di opere e lavori pubblici".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è approvato all'unanimità dei 43 Consiglieri presenti in aula.
Passiamo ora alla votazione del relativo articolato.
Titolo I Disposizioni generali Art. 1 (Obiettivi) "La Regione disciplina la programmazione e l'attuazione delle iniziative in materia di opere e lavori pubblici con l'obiettivo di uniformare razionalizzare e snellire le procedure e le modalità di intervento nell'ambito di un equilibrato sviluppo del territorio regionale".
Il Gruppo DC ha presentato il seguente emendamento: l'art. 1 è sostituito dal seguente testo: "Con la presente legge la Regione coordina la programmazione delle iniziative in materia di opere e lavori pubblici e di interesse pubblico ai fini di un equilibrato sviluppo del territorio e detta norme intese a razionalizzare e a snellire le procedure e le modalità di intervento nel settore".
La parola al Consigliere Nerviani.



NERVIANI Enrico

Se mi è consentito, pur non volendo fare violenza al Regolamento e ai colleghi presenti in aula, vorrei fare precedere l'illustrazione dell'emendamento all'art. 1 da brevissime osservazioni che non devono essere interpretate come riapertura della discussione generale.
Esse intendono illustrare le proposte di emendamento agli articoli successivi che sono collegate fra loro e che probabilmente richiedono un'illustrazione preliminare complessiva.
Il rinvio dell'approvazione del progetto di legge n. 262 si è rivelato non negativo: un esame affrettato e un irrigidimento sulla posizione di chi riteneva improcrastinabili i tempi di approvazione avrebbero infatti impedito la cancellazione di alcune obiettive e stridenti contraddizioni e di alcune forzature che nel testo di legge originario erano presenti ed apparivano ad alcuni rappresentanti della maggioranza non modificabili.
Gli emendamenti proposti dalla stessa maggioranza e dalla Giunta fanno giustizia delle posizioni più rigide ed introducono elementi nuovi non trascurabili che particolarmente attengono agli artt. 17 e 18 del provvedimento in esame. Ma non sono solo gli emendamenti della maggioranza agli articoli citati, gli unici rilevanti o comunque interessanti. Vi era una piccola selva di emendamenti modificativi che, uniti a quelli più consistenti, rendevano opportuno ed utile un rinvio in Commissione che invece non c'è stato.
E' apparsa tuttavia una certa disponibilità a rivedere alcuni punti dibattuti, disponibilità che vogliamo cogliere per dare al provvedimento un ulteriore contributo di chiarezza e di facile applicabilità delle norme.
Abbiamo predisposto emendamenti agli artt. 1, 4, 5, 6, 7 che non ne stravolgono però il senso (se quello più vero è il raccordo della politica delle opere pubbliche con gli strumenti di programmazione e di pianificazione individuati dalla Regione e lo snellimento delle procedure dei passaggi burocratici e della definizione precisa delle varie fasi dell'iter procedurale con la valorizzazione del ruolo di autocontrollo e la responsabilità degli amministratori locali), ma per definirlo ancora meglio ed esaltarlo.
La formulazione dell'art. 1 ci sembra troppo complessiva e limitativa di altri soggetti della programmazione. Paiono pertinenti al riguardo anche le osservazioni dell'Unione Regionale delle Province Piemontesi.
Per quanto riguarda le procedure di programmazione, esse non sembrano sufficientemente coordinate con i tempi decisionali dei soggetti che oltre alla Regione sono i destinatari dell'attività programmatoria della Regione stessa.
Emerge, a nostro avviso, come rilevante il principio per il quale vanno scissi il momento della definizione del piano pluriennale e quello della presentazione dei programmi di intervento annuali e pluriennali. Sembra inevitabile incuneare fra questi due momenti quello della programmazione locale con la conseguente presentazione alla Regione dei programmi operativi della spesa e degli interventi pubblici, e ciò al fine di coinvolgere direttamente l'Ente locale e gli altri soggetti di cui all'art.
3 nel discorso preliminare sul piano pluriennale delle opere e dei lavori pubblici e di interesse pubblico da cui i soggetti menzionati non possono essere esclusi, almeno nel momento dell'impostazione della programmazione locale. Partendo da questa premessa dovrebbero conseguentemente essere corretti i tempi e le modalità per la presentazione dei piani pluriennali dei programmi operativi, delle domande di ammissione ai contributi, nonch quelli dell'approvazione dei programmi pluriennali ed annuali di intervento.
Almeno nella previsione dei tempi di attuazione vi è qualcosa di errato nella legge; ricordiamo la data del 31 ottobre che è stata fissata per la contemporanea presentazione da parte della Regione dei piani e dei programmi di intervento, la data del 31 luglio, richiamata all'art. 15, per la presentazione dei programmi operativi da parte degli Enti locali e infine, l'inesistente data ultima per la presentazione delle domande per i soggetti obbligati di cui all'art. 3.
Da una verifica nel concreto parrebbe che i piani pluriennali saranno sempre efficaci troppo tardi e pertanto inutili o paradossalmente determineranno tali ritardi nelle possibilità operative degli Enti locali da vanificare uno degli obiettivi che la legge si pone, cioè quello della semplificazione e dello snellimento delle procedure.
Per rispetto del tempo di questo Consiglio interrompo queste considerazioni illustrative di possibili emendamenti, il cui serio esame è pregiudiziale per una diversa considerazione da parte nostra del provvedimento, che pure è davvero tanto lacunoso anche in altri numerosi punti, da far suggerire nuovamente il ritorno in Commissione, che tuttavia è già stato dichiaratamente negato.
A nessuno sfugge il rilevante peso che avrà questa legge nell'attività programmatoria della Regione e nella vita degli Enti locali. Ciò che vorremmo è che il peso non fosse l'onere di nuove bardature e l'impaccio di nuovi vincoli. La proposta subordinata è dunque quella di avviare il dibattito in aula con una riflessione complessiva sui primi articoli e particolarmente su quelli riguardanti le procedure della programmazione non escludendo in seguito il pur necessario dibattito su molti articoli che ancora sembrano assai poco chiari e comunque bisognosi di consistenti significative integrazioni.
Per quanto riguarda l'art. 1, il nostro emendamento ha inteso riordinare il testo presumendo di dargli uno svolgimento più coerente.
Sembra, infatti, importante distinguere le finalità della programmazione che ha come obiettivo l'equilibrato sviluppo del territorio regionale - e quelle di una normativa rinnovata in materia di opere pubbliche che deve tendere a razionalizzare e a snellire le procedure.
Sembra altresì inutile l'uso del termine "uniformare"; anche prima della presente legge, le procedure erano uniformate, in quanto "formate secondo disposizioni molteplici, ma uguali per tutti i soggetti interessati".
Si potrà dunque, a nostro avviso, usare il termine "semplificare".
E' opportuno richiamare del primo articolo anche quanto affermato nel documento dell'Unione Regionale delle Province Piemontesi: "Il testo dell'art. 1 coordinato con quello dell'art. 2, intendendo disciplinare la programmazione e l'attuazione dell'iniziativa in materia di opere e lavori pubblici di interesse regionale che si realizzino nel territorio nazionale con l'obiettivo di uniformare, razionalizzare e snellire le procedure e le modalità di intervento, pone delicati problemi di costituzionalità, di individuazione e di collegamento con la normativa statale in materia.
Se è vero che gli artt. 79 e 87 del D.P.R. 616/1977 trasferiscono alle Regioni le funzioni amministrative relative alla materia di cui trattasi, è noto che l'art. 2 dello stesso decreto fa salve le funzioni amministrative spettanti ai Comuni, alle Province ed alle Comunità montane.
Omissis. E' tuttavia indubitale che l'art. 2 del più volte citato decreto esclude esplicitamente che l'attribuzione alle Regioni di nuove competenze legislative possa consentire di sottrarre con legislazione regionale competenze già attribuite in quelle medesime materie agli Enti locali ovvero di disciplinare in modo totale le attribuzioni degli stessi enti in detta materia; consegue che la Regione nell'esercizio della potestà legislativa nelle materie attribuite dalla legge statale agli Enti locali non può disciplinare l'esercizio e le modalità di intervento degli enti stessi in quanto violerebbe la loro autonomia, la cui fonte normativa è costituita dalle leggi della Repubblica.
Per quanto sopra esposto la Regione in materia di opere e lavori pubblici di pertinenza degli Enti locali, non può disciplinare le procedure e gli adempimenti degli Enti locali, dovendosi limitare a richiamare la legislazione statale che li regolano".
Vi sono peraltro nello stesso testo del disegno di legge richiami obbligati alla normativa delle leggi dello Stato attualmente vigenti che riducono di fatto il valore di una affermazione così generale e perentoria, qual è quella della disciplina dell'attuazione delle opere pubbliche che intende riferirsi a tutte le opere e lavori pubblici e di interesse pubblico che si realizzano nel territorio regionale.
L'art. 17, primo comma, per esempio, fa riferimento specifico a queste leggi attualmente vigenti.
E' più raccomandabile quindi l'espressione che abbiamo usato nella proposta di emendamento all'art. 1 e cioè: "detta norme intese a razionalizzare e snellire le procedure e le modalità di intervento nel settore", che pure interpreta gli obiettivi della legge e, a nostro avviso, trova coerente applicazione nell'articolato del disegno di legge al nostro esame.
Per quanto attiene alla disciplina della programmazione richiamo ancora le note dell'URPP che mi sembrano obiettivamente convincenti: "Il testo del disegno di legge n. 262 sembra ignorare la normativa statale in materia di programmazione delle opere pubbliche e dei relativi interventi, la cui logica complessiva diverge dall'impostazione adottata dalla Regione Piemonte e specialmente al Capo II del disegno di legge.
Occorre citare le leggi al riguardo: il D.P.R. 19/6/1979, n. 421, art. 1 che all'ultimo comma recita: 'Il bilancio pluriennale degli Enti locali costituisce il quadro delle risorse finanziarie che si prevede di impiegare nel periodo di riferimento ed individua il ricorso al mercato finanziario per le spese di investimento per ciascuno degli anni considerati'; l'art. 1 quater del disegno di legge 28/2/1983, n. 55, convertito con legge 26/4/1983, n. 131, che norma i rapporti fra programmazione locale e programmazione regionale.
Le procedure e i termini ad essi connessi e gli adempimenti del piano pluriennale dei relativi piani devono essere tutti coordinati con le disposizioni statali citate soprattutto per quanto riguarda i programmi di intervento annuali e pluriennali, il cui contenuto deve essere determinato soprattutto sui programmi di investimento degli Enti locali di cui all'art.
1 del D.P.R. 19/6/1979, n. 421.
Questa Unione ritiene al riguardo molto importante il rispetto dell'art.
1/quater della legge 131/1983 sopraccitata che in certo senso ribalta la trama programmatoria del presente disegno di legge: sono infatti gli Enti locali titolari del potere di iniziativa programmatoria avendo l'onere di inviare la relazione previsionale e programmatica alla Regione, la quale può formulare proprie osservazioni in relazione agli obiettivi programmatici di sviluppo risultanti dal programma regionale di sviluppo".
Pare a noi peraltro un'ulteriore contraddizione, in tema di programmazione, quanto affermato all'art. 7, punto c), secondo il quale il piano pluriennale dovrebbe essere fatto anche sulla base delle previsioni degli strumenti amministrativi di programmazione degli Enti locali ed in particolare del programma operativo delle opere e degli interventi pubblici di cui all'art. 37/bis della legge regionale 5/12/1977, n. 56 e successive modifiche ed integrazioni e quanto affermato all'art. 15, primo comma secondo il quale i programmi operativi debbono fare riferimento ai piani pluriennali.
Bisogna dunque stabilire da che parte occorre cominciare: se dai progetti operativi o dai piani pluriennali.
Infine, sempre relativamente all'art. 1, parrebbe dunque più preciso dire che la Regione coordina la programmazione, se è vero d'altronde che al già citato punto c) dell'art. 7, lo stesso disegno di legge menziona altri soggetti capaci di autonoma programmazione, la cui disciplina non pu esclusivamente discendere dalle norme del provvedimento che stiamo esaminando.



PRESIDENTE

E' stato presentato un altro emendamento firmato dai Consiglieri Cerutti, Biazzi e Simonelli che recita: la parola "Regione" viene sostituita con "presente legge"; dopo le parole "lavori pubblici" viene inserita la dizione "e di interesse pubblico".
La parola al Consigliere Simonelli.



SIMONELLI Claudio

Le questioni sollevate dal Consigliere Nerviani e l'insieme degli emendamenti relativi all'art. 1 del progetto di legge in esame meritano qualche breve considerazione, perché dobbiamo contestare un'interpretazione, circa i poteri legislativi della Regione, quale è quella contenuta nella memoria dell'Unione Regionale delle Province Piemontesi che non ci trova assolutamente d'accordo e che ci pare ispirata a quella che i costituzionalisti chiamano una visione interstiziale delle facoltà legislative regionali, una visione cioè che contempla lo Stato come fonte non primaria, ma pressoché esclusiva del diritto e le Regioni come soggetti destinati soltanto a coprire con la loro attività le lacune della legislazione statale.
Tale visione corrisponde a quella che hanno le Regioni circa i loro poteri. Nell'ambito delle facoltà stabilite dall'art. 117 della Costituzione, le Regioni hanno una fonte di legislazione piena, il cui limite è rappresentato dai principi generali dell'ordinamento o delle leggi quadro, laddove esse esistano.
Esiste un problema di ordinamento generale dello Stato sotteso a quelle tesi che emergerà anche nella discussione in Parlamento sulla riforma dell'ordinamento delle autonomie, dove si scontreranno le teorie delle diverse scuole di pensiero.
Le Regioni intanto ribadiscono le buone ragioni della loro possibilità di iniziativa legislativa.
Detto questo, sotto il profilo del significato e dei limiti della legge in materia di opere pubbliche ora in esame, non mi pare che la formulazione dell'emendamento all'art. 1 proposto dal Gruppo DC stravolga il senso della norma, così come è posta nel disegno di legge varato dalla Commissione, per cui ritengo, in veste di relatore di maggioranza, che non vi siano obiezioni nell'accoglimento di questo testo con l'avvertenza però che accanto al termine "coordina" rimanga il termine "disciplina".
Questo perché la Regione disciplina la programmazione regionale e coordina quella degli Enti locali in armonia con l'art. 11 del D.P.R. 616.
Ritengo invece che il sistema delineato dagli altri emendamenti agli artt. 5, 6, 7 non possa essere accolto perché nel disegno di legge varato dalla Commissione si era cercato di fare riferimento agli strumenti della programmazione sub-regionale (gli atti amministrativi degli Enti locali) in termini generali, per non pregiudicare i rapporti nel momento in cui, con la riforma delle autonomie, dovessero essere introdotti degli altri strumenti e documenti.
Se si irrigidisce il rapporto Regioni - Comuni - Province nella forma dei provvedimenti esistenti attualmente in base alla legge 421, si corre il rischio di far saltare il meccanismo delineato dalla legge nel momento in cui venisse a modificarsi qualche elemento di quel quadro.
E' stato quindi stabilito un meccanismo che funziona bene anche nel caso di riforme istituzionali, mentre il rapporto tra piano pluriennale programmi annuali e pluriennali di opere pubbliche, bilanci pluriennali programmi operativi ed altri strumenti dei Comuni e delle Province, è necessariamente di tipo circolare.
Avrei timore di una normativa che irrigidisse tale rapporto statuendo per legge l'ordine cronologico dei documenti, perché resterebbe comunque la coda dei programmi non realizzati.
Ad esempio, i programmi operativi dei Comuni nascono dal presupposto del piano pluriennale per inserirsi nel programma, ma nel momento in cui non sono realizzati presentano code che vengono considerate in sede di redazione del piano successivo.
E' un rapporto di scambio reciproco tra il livello regionale ed il livello comunale; se al contrario si ponessero norme troppo rigide, si rischierebbe anziché snellire e semplificare il rapporto di irrigidirlo e di rendere quindi difficile il recupero delle code degli strumenti precedenti in quelli successivi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

E' vero che la legge ha molti fini, ma quello dello sviluppo equilibrato del territorio è uno dei più raccordabili alla programmazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Concordo con la formulazione finale dell'emendamento, sopratutto in merito ai termini "coordina e disciplina la programmazione" poiché la Regione è Ente, oltreché legiferante, programmatore.
Inoltre è stata giustamente omessa la parola "attuazione" perché i soggetti attuatori, come si ricava dal successivo art. 3, sono oltre la Regione anche gli altri Enti che operano nel territorio regionale, i quali devono godere però di una certa autonomia.
Il mantenere quindi questa parola inciderebbe sulla loro autonomia.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cerutti.



CERUTTI Giuseppe, Assessore alla viabilità

Innanzitutto ricordo che è stato presentato dalla maggioranza un emendamento al titolo del progetto di legge come sostitutivo del termine "legge quadro" con il termine "legge generale" in quanto le parole "legge quadro" fanno pensare ad una competenza di tipo nazionale.
Per quanto riguarda gli emendamenti all'art. 1 comunico che viene ritirato quello da noi proposto, mentre viene accolto l'emendamento sostitutivo presentato dal Gruppo DC con l'aggiunta però del termine: "disciplina". Faccio inoltre presente alla collega Vetrino che uno degli obiettivi primari nell'ambito della programmazione è quello di realizzare un equilibrato sviluppo del territorio.
E' vero che non si disciplina solamente questo aspetto, infatti il testo di legge detta anche norme per snellire le procedure e le modalità di intervento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Genovese.



GENOVESE Piero Arturo

Non abbiamo nulla da obiettare se all'introduzione del termine "disciplina" si dà il significato espresso dal collega Simonelli e cioè di una disciplina delle procedure e dei rapporti che nel processo di programmazione intercorrono tra la Regione e gli Enti locali, riconoscendo i poteri definiti dall'art. 4/sexies della legge 131/83.
Saremmo stati contrari se si fosse inteso affermare che la Regione disciplina "in toto" i processi di programmazione, poiché si tratta di un processo che deve essere visto in termini "circolari" e prevedere competenze specifiche che appartengono alla sfera autonoma degli Enti locali.
Rimangono però, sul piano generale, alcune perplessità che illustreremo in seguito, sviluppando gli emendamenti da noi proposti ai successivi articoli e che riteniamo coerenti con il ruolo di programmazione che è proprio della Regione, ma anche con i principi di autonomia e di competenza che sono propri degli enti sub-regionali.



PRESIDENTE

L'emendamento presentato dai Consiglieri Cerutti, Biazzi e Simonelli si intende ritirato.
Pongo pertanto in votazione l'emendamento all'emendamento del Gruppo DC proposto prima dall'Assessore Cerutti: dopo le parole "con la presente legge la Regione." aggiungere: "disciplina e".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 43 Consiglieri presenti in aula.
Pongo ora in votazione l'emendamento presentato dal Gruppo DC. Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 43 Consiglieri presenti in aula.
Pongo infine in votazione l'art. 1 nel testo emendato.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 43 hanno risposto SI 43 Consiglieri L'art. 1 è approvato.
Sospendo ora la seduta.
I lavori proseguiranno nel pomeriggio alle ore 15.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13,05)



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