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Dettaglio seduta n.228 del 02/02/84 - Legislatura n. III - Sedute dal 9 giugno 1980 al 11 maggio 1985

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BENZI


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto primo all'ordine del giorno: "Approvazione verbali precedenti sedute", non essendovi osservazioni, il processo verbale dell'adunanza consiliare del 17 gennaio 1984 si intende approvato.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione del Consigliere Moretti inerente le industrie in crisi nella Bassa Valle di Susa


PRESIDENTE

In merito al punto secondo all'ordine del giorno: "Interrogazioni ed interpellanze", esaminiamo per prima l'interrogazione del Consigliere Moretti inerente le industrie in crisi nella Bassa Valle di Susa.
Risponde l'Assessore Tapparo.



TAPPARO Giancarlo, Assessore al lavoro

Come è noto la Valle di Susa sta vivendo una fase di profonda crisi industriale, connessa in particolare alla crisi del settore siderurgico e di altri settori presenti in quella Valle.
Partendo da Susa, si presenta il problema della IMP (Industrie Metallurgiche Piemontesi), impresa costruttrice di funi metalliche speciali.
Questa azienda è stata posta dalla proprietà in liquidazione nel mese di agosto dell'anno scorso, con una decisione improvvisa, che ha colto di sorpresa tutti. Ora i lavoratori stanno tentando di avviare una esperienza cooperativistica che però cozza con una posizione non particolarmente collaborativa con la liquidatrice dell'azienda e la proprietà.
L'azienda si trova in situazione anomala nel mercato nazionale, in quanto gli altri principali produttori di funi metalliche sono o controllati dalle Partecipazioni Statali (DERIVER di Torre Annunziata) oppure sono in amministrazione straordinaria, come è il caso della Radaelli di Milano.
La proprietà della IMP si è venuta a trovare in difficoltà sul piano commerciale, in quanto il mercato è distorto da pratiche di dumping.
Trattandosi di produzione di alta qualità, apprezzata dagli utilizzatori la Regio ne è intervenuta prima sulle Partecipazioni Statali e poi sulla azienda Fornara per verificare se era possibile evitare la chiusura dello stabilimento di Susa.
Abbiamo avuto assicurazioni da parte della più grande società commerciale operante in Italia nel settore funi che poteva essere interessata alla commercializzazione delle produzioni di questa azienda qualora un terzo oppure una cooperativa riprendesse la produzione (mantenendo le caratteristiche di qualità delle precedenti produzioni).
Abbiamo attivato una delle centrali cooperative per la rilevazione dello stabilimento, ma questa azione sta cozzando con difficoltà oggettive nel rapporto con la liquidatrice.
Altro caso è quello della ELCIT (ex Magnadyne) di Sant'Antonino di Susa, controllata dalla Gepi, che ha presentato al CIPI un piano di ristrutturazione che prevede purtroppo una ristrutturazione con pesanti effetti sui livelli occupazionali.
L'azienda ha attualmente circa 630 dipendenti, mentre il piano pare che si assesti attorno ai 250/300 dipendenti. Viene però riconosciuto alla ELCIT un segmento di mercato nel settore del TV Color di 50/60 mila pezzi.
Questo fatto è estremamente significativo, se si pensa all'accordo REL fra Zanussi ed Indesit, che sembrava aver sottratto ogni spazio di mercato alla ELCIT nel settore del TV Color.
La terza azienda è la Zanussi di Chiusa San Michele (200 dipendenti in prevalenza femminile).
Anche questa azienda è entrata in difficoltà perché l'accordo stipulato a livello nazionale per il gruppo Zanussi ha posto dei vincoli di recupero di produttività del 20 %, 30 %. Questo obiettivo è stato realizzato, ma ha creato difficoltà che apriranno probabilmente una nuova crisi nei rapporti tra il consiglio di fabbrica, il sindacato e la direzione Zanussi.
Primi segnali di difficoltà si verificano alla FIAT di Avigliana soprattutto nel settore bulloneria che sarà sottoposto a processi di ristrutturazione che implicheranno inevitabili eccedenze occupazionali.
Infine, per quanto riguarda la siderurgia, vi è la SISMA di Bussoleno che risente della crisi generale della siderurgia e dei tagli che si devono compiere in tale settore.
Anche la SAVIO di Chiusa San Michele, produttrice di serramenti, ha problemi di mercato ed ha dichiarato una eccedenza di 44 lavoratori.
La vertenza è aperta. Purtroppo l'intervento della Regione non ha portato ai risultati che auspicavamo.
Come si vede il quadro è problematico e presenta, anche nelle aziende artigiane, grosse difficoltà.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Moretti.



MORETTI Michele

Ringrazio l'Assessore della puntuale ed esauriente risposta all'interrogazione riguardante la Bassa Valle di Susa.
Prego l'Assessore per quanto riguarda la IMP di seguire lo sviluppo della vertenza IMP trattandosi di azienda che si colloca bene nel mercato estero.


Argomento: Norme generali sull'agricoltura

Interrogazione del Consigliere Ferro inerente i prezzi delle uve moscato


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione del Consigliere Ferro inerente i prezzi delle uve moscato.
Risponde l'Assessore Ferraris.



FERRARIS Bruno, Assessore all'agricoltura

L'interrogante sostanzialmente chiede quale iniziativa abbia assunto la Regione per la regolazione del prezzo per l'anno 1983 e che cosa intenda fare di fronte alle difficoltà che sono intervenute.
Nel campo della produzione vitivinicola, soprattutto nell'individuazione delle linee di tendenza, la Regione ha operato ottenendo dei successi.
Si tratta di allargare l'azione della contrattazione dei prezzi della produzione, quindi del governo e della programmazione delle produzioni soprattutto di quelle che hanno una destinazione industriale.
Nel 1979 si era giunti alla stipulazione di una normativa economica disciplinare e programmatica del settore, normativa che ha funzionato per gli anni 1979/1980/1981 e che aveva come punto di riferimento fondamentale il costo di produzione con una serie di condizioni relative alla qualità alla cessione, ai pagamenti, alla programmazione della produzione e all'azione promozionale per le vendite.
Nel 1981 nonostante i prezzi fossero stati concordati in base alla trattativa mediata, come negli anni precedenti, dall'Assessore, per situazioni contingenti di rarefazione del prodotto e di speculazione, il prezzo pattuito a 7600 il q.le non fu rispettato e fu in realtà pagato dall'industria a 9.000/11.000/12.000.
Nel 1982 si ripeté questa situazione: la speculazione guidata dai vinificatori portò l'uva Moscato a 14/15/16.000 il quintale, livello che non aveva nessun riferimento ai costi di produzione.
Non fu firmate nessun accordo e gli industriali disdissero l'accordo normativo e programmatico.
Da quel momento in avanti si è cercato di ricostruire questo rapporto ed attualmente si sta lavorando attorno a questo; nei mesi che precedettero la vendemmia ci furono incontri per stabilire il prezzo e per riportare le parti a concordare.
Gli industriali e gli imprenditori agricoli, superando alcune pregiudiziali, hanno firmato l'impegno a ridefinire l'iniziativa ed hanno chiesto di rinviare la decisione sul prezzo.
D'altra parte devo dare atto che nessuno volle accogliere al tempo opportuno la posizione del sottoscritto che era quella di ritornare ai costi di produzione e poi trattare.
I costi di produzione a quel momento non andavano bene a nessuno perch c'era il precedente di 14/15.000 lire il quintale. Capisco le difficoltà delle organizzazioni ad accettare una caduta del prezzo, infatti nel momento in cui si pose il prezzo, le 9.000 lire del costo di produzione in un primo tempo non andavano bene ai produttori, in un secondo tempo non andavano bene neppure agli industriali, quindi il prezzo non è stato concordato.
Ci fu un anno in ascesa, ci sarà ora un anno che bisognerà scontare che non viene sottoscritto, in discesa.
Sono tuttavia convinto che, essendo stati rispettati tutti gli appuntamenti tra industriali ed organizzazioni, si arrivi a definire la nuova normativa tenendo conto che il prodotto continua ad andare negli USA (ha avuto grosse difficoltà in Germania che però a mio avviso sono superabili, soprattutto se si colpiscono le produzioni di scarso valore che vengono svendute e che danneggiano l'immagine del Paese).
Si sta lavorando al rilancio di una normativa sulla base di una nuova azione promozionale che punti alla qualità.
Gli industriali possono rivolgere alla Regione l'accusa di non aver fatto nulla quando i costi di produzione erano a 7/8.000 lire e la produzione venne pagata a 14/15.000 lire il quintale. Si sta lavorando per ricostituire un quadro che consenta di governare questo settore, di bilanciarlo e di estenderlo ad altri settori.
Questa è la via maestra per affrontare e risolvere il rapporto tra agricoltura e industria.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferro.



FERRO Primo

Concordo sulla lettura dei fatti esposta dall'Assessore. E' indubbio che quando i prezzi sono alti e talune figure sociali concorrono a rompere gli accordi precedentemente stipulati, diventa estremamente difficile governare i processi, diventa anche difficile governarli perché gli strumenti che si hanno a disposizione per molti aspetti lasciano a desiderare.
Negli anni passati abbiamo registrato un ampliamento abnorme delle aree destinate a moscato perché le disposizioni della Comunità Economica Europea per le zone a vocazione viticola sono troppo generiche, perché le sovraproduzioni sono determinate dall'elevazione delle rese per ettaro grazie a tecniche di produzione diverse.
Negli anni passati, sia quando le cose andavano bene, sia quando andavano meno bene, era impossibile governare il rapporto tra domanda ed offerta, rapporto determinante per realizzare un prezzo giusto.
Mi chiedo se le organizzazioni professionali possono trattare questi aspetti.
Credo che una associazione dei produttori sia la figura titolata a governare i prezzi sulla base dei costi di produzione ed anche la quantità del prodotto da immettere sul mercato.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARCHIARO


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione dei Consiglieri Moretti e Cernetti inerente i problemi della Cartiera Binda


PRESIDENTE

L'Assessore Tapparo risponde all'interrogazione dei Consiglieri Moretti e Cernetti inerente i problemi della Cartiera Binda.



TAPPARO Giancarlo, Assessore al lavoro

Le Cartiere Ambrogio Binda S.p.A., nell'ambito del settore cartario rappresentano una realtà produttiva ed occupazionale degna di rilievo.
La prevalente attività produttiva della Società si sviluppa in quattro settori merceologici, utilizzando un buon livello tecnologico, e precisamente: 1. Carte da stampa e da scrivere 2. Carte stampate ed impregnate da utilizzare nella produzione dei laminati plastici ed in generale nel rivestimento delle superfici 3. Carte per la produzione delle finte pelli e dei nastri adesivi 4. Carte stampate ed impregnate da utilizzare nella produzione di mobili come impiallacciatura artificiale.
Le Cartiere Binda SpA all'inizio del 1982 occupavano complessivamente 1615 dipendenti, di cui 1329 operai, in tre stabilimenti: Conca Fallata (Milano) e Vaprio d'Adda in Lombardia, Crusinalli (Omegna) in Piemonte occupava circa 500 dipendenti, oggi ne ha 440.
Mentre dal 1955 al 1980 la forza lavoro risulta pressoché raddoppiata successivamente si constata un'inversione di tendenza che si fissa, al 31/12/1983 in un numero di dipendenti pari a 1061 circa.
Tale evoluzione dei livelli occupazionali dell'azienda, che si accentua negativamente a partire dal 1981, subisce una pesante caduta a causa della grave crisi finanziaria del Gruppo dovuta ai debiti pregressi, che gravano anche sull'attuale gestione, nonostante che il conto economico degli ultimi mesi sia stato chiuso con un utile.
L'azienda è in procedura di amministrazione controllata per due anni, a partire dal 3/3/1982, fino al 3/3/1984. Gli organi preposti alla procedura di Amministrazione controllata hanno richiesto alla Società di fornire motivata spiegazione sulle scelte che intenderà operare allo scadere della procedura stessa il 2/3/1984.
La Società ha messo a punto un'ipotesi di progetto che si sviluppa attraverso la costituzione, già effettuata, di una nuova società di gestione denominata "Cartiere Binda Spa" avente un capitale iniziale di 200 milioni di lire, che si prevede che possa essere elevato a circa 10 miliardi di lire con un processo di rifinanziamento da parte dei soci. Tale società si è dichiarata disponibile ad acquisire la gestione, sotto forma di affitto, fino al 30/6/1989 delle unità produttive delle "Cartiere Ambrogio Binda Spa", la quale vecchia società mirerebbe, anche beneficiando di alcuni realizzi, a proporre una domanda di concordato preventivo con concessione di beni tali da soddisfare i creditori.
La Regione Piemonte, per il tramite dell'Assessore delegato, avvertendo il grave stato di tensione sociale creatosi nell'area di Omegna in seguito alla crisi dello stabilimento di Crusinallo, che occupa attualmente 440 unità, in luogo delle oltre 600 unità degli anni 79/80, ha convocato il 25 gennaio u.s. le parti interessate al fine di pervenire ad un accordo tra la Società e le organizzazioni sindacali che, sulla base di un piano aziendale di sviluppo concordato fra le parti ed approvato dal Tribunale di Milano preveda la ricapitalizzazione della nuova "Cartiera Binda SpA", tale da garantire la ripresa produttiva ed il mantenimento degli attuali livelli occupazionali.
Questo incontro, rivelatosi utile per la valutazione dei gravi problemi causati dalla crisi aziendale, è stato aggiornato ad uno successivo che la Regione, per il tramite dell'Assessore delegato, convocherà entro la prima decade di febbraio, avvalendosi di ulteriori approfondimenti necessari all'espletamento di una azione regionale tendente a rendere compatibili le ipotesi di nuovi investimenti nello stabilimento di Crusinallo e la necessità del mantenimento degli attuali livelli occupazionali.
Per quanto attiene, in particolare, ai problemi dei finanziamenti è da rilevare che non è di competenza regionale l'erogazione diretta di alcun finanziamento inteso a sanare situazioni di crisi aziendale ed occupazione bensì l'azione della Regione è indirizzata a sottoporre alle parti interessate le possibilità e le opportunità di sostegno finanziario secondo quanto previsto dalle leggi dello Stato e dai regolamenti e direttive delle Comunità Europee in materia di sviluppo industriale, crisi aziendale e formazione professionale, anche attraverso l'ipotesi della titolarità regionale.
In questo senso l'azienda era presente venerdì scorso dove si discuteva per quanto riguarda l'erogazione del fondo sociale europeo per la formazione professionale, elemento che potrà essere utile allo stabilimento di Crusinallo per sua eventuale ripresa.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cernetti.



CERNETTI Elettra

L'Assessore con questa puntuale e sollecita risposta dimostra il suo costante e fattivo interessamento ai problemi che riguardano il lavoro.
Le notizie che mi ha dato sembrano meno tragiche di quelle pubblicate sulla stampa e diffuse tra i lavoratori.
Permane l'incertezza sul numero dei lavoratori che non troveranno posto nella ristrutturazione dell'azienda. Prego l'Assessore di tenermi aggiornata sui futuri sviluppi della questione.


Argomento: Zootecnia

Interpellanza dei Consiglieri Devecchi e Genovese inerente il pagamento contributo (l.r. 63, art. 16) alle Associazioni provinciali Allevatori


PRESIDENTE

Esaminiamo ora l'interpellanza dei Consiglieri Devecchi e Genovese inerente il pagamento contributo (l.r. 63, art. 16) alle Associazioni provinciali Allevatori.
Risponde l'Assessore Ferraris.



FERRARIS Bruno, Assessore all'agricoltura

Avrei ascoltato volentieri l'illustrazione dell'interpellanza perch affronta problemi reali di queste organizzazioni che hanno una importante funzione in agricoltura.
A parte qualche difficoltà che si è verificata nei pagamenti, la Regione Piemonte ha fatto più di quanto stabiliscono le leggi nazionali.
Quanto alle competenze loro spettanti sono stati liquidati gli acconti e, non appena saranno presentati i consuntivi per il 1983, verranno approvate le deliberazioni di liquidazione.
Nell'interpellanza si chiede se non sia il caso di promuovere qualche atto che consenta alle Associazioni di entrare in possesso dei fondi loro necessari attraverso gli istituti di credito.
Devo dire che il riconoscimento anticipato del diritto di una associazione a riscuotere una certa somma che tra l'altro sarà deliberata solo al momento del pagamento da qualche magistrato potrebbe essere interpretata come interesse privato in atti di ufficio o come captatio benevolentia nei confronti di una organizzazione influente, quindi non credo che l'amministrazione regionale possa farlo.
La stessa questione può sorgere per l'ultima proposta, perché vi è la possibilità di una duplicazione di interventi.
Assicuro il collega De Vecchi che a fronte della tempestiva presentazione dei preventivi e dei consuntivi, la Giunta farà tutto il possibile per garantire i pagamenti, tenendo conto che la Regione paga gli acconti in ragione del 90 % mentre lo Stato paga solo l'80 % .
Aggiungo che ogni anno rimane una quota a carico della Regione perch lo Stato in genere rimborsa quote inferiori e in ritardo, e gli scoperti vanno a carico del bilancio della Regione.
Sarebbe auspicabile che lo Stato gestisse i suoi fondi, se invece ritiene che sia più rapido e più veloce il rapporto tra la Regione e le organizzazioni, chiarisca questi rapporti e trasferisca al livello regionale questa competenza.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Devecchi.



DEVECCHI Armando

Anche a nome del collega Genovese ringrazio l'Assessore per l'atteggiamento possibilista e di comprensione verso il problema evidenziato dalla nostra interpellanza.
Non abbiamo ritenuto opportuno illustrarla anche perché ci pareva di essere stati sufficientemente chiari nel testo; sapevamo inoltre che il problema era noto all'Assessore.
Mi dichiaro però soddisfatto solo su una parte della risposta fornita.
Mi consta infatti che a tutto il 29 dicembre 1983 la Regione Piemonte aveva corrisposto all'Associazione Allevatori soltanto una somma pari al 50 delle spese sostenute ed il cui rimborso spetterebbe alle Associazioni Allevatori in base agli accordi ed alle norme vigenti. Non va dimenticato che si tratta di spese fisse ed obbligatorie: sono cioè emolumenti da corrispondere al personale, per la stragrande maggioranza.
Mi rendo conto che ci siano difficoltà di carattere burocratico per assolvere tempestivamente agli impegni, sono però convinto che si possano superare solo che ci sia la volontà reale da parte dell'Assessore in particolare, e della Giunta regionale in generale.
Lo Stato, è vero, molto spesso è cattivo pagatore perché è quanto meno ritardatario, ma spetta alla Regione di completare le eventuali carenze statali. La Regione non è stata creata forse per essere più vicina al cittadino? In questo caso, come in altri purtroppo ciò non avviene. E, la colpa non è certo di noi forze di opposizione in Regione.
Ecco perché anche a nome del collega Genovese, ribadisco che la risposta dell'Assessore ci soddisfa soltanto allorché afferma di prendere nella migliore considerazione il problema. Non ci soddisfa nel merito perché sappiamo che anche per il 1984 e negli anni a venire le associazioni allevatori dovranno ricorrere alle fidejussioni o sborsare anticipatamente le somme per il pagamento stipendi del personale.
In altri termini, i soci dovranno ancora per l'avvenire - temo provvedere in prima persona ed accollarsi responsabilità e spese per far funzionare un servizio che riveste un grande interesse per l'economia in generale e non solo quella agricola.
Concludo con una amara constatazione: il problema della preservazione e della difesa del patrimonio zootecnico non è sufficientemente pubblicizzabile e non offre alla maggioranza grandi possibilità di propaganda, forse anche per questo la Regione si sente meno interessata.
Però, ripeto, il problema del tempestivo finanziamento delle Associazioni allevatori è di una drammaticità da non sottovalutare.


Argomento: Problemi generali - Problemi istituzionali - Rapporti con lo Stato:argomenti non sopra specificati

Interrogazione del Consigliere Cerchio inerente gli sfratti nei confronti degli ex dipendenti e pensionati delle Ferrovie dello Stato


PRESIDENTE

Passiamo ora all'interrogazione del Consigliere Cerchio inerente gli sfratti nei confronti degli ex dipendenti e pensionati delle Ferrovie dello Stato.
Risponde il Presidente Viglione.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

La direzione compartimentale delle Ferrovie, interpellata sul merito del problema, ha ricordato che per le peculiari esigenze dell'esercizio ferroviario, occorre che i ferrovieri adibiti a determinate mansioni risiedano nelle vicinanze dell'impianto da cui dipendono. A tal fine compatibilmente con le disponibilità finanziarie, l'Azienda ferroviaria ha sempre cercato di acquisire alloggi da assegnare al personale con atto di concessione amministrativa e non in locazione.
I concessionari sono a conoscenza che, con il cessare del servizio ferroviario o con il loro trasferimento, devono riconsegnare gli alloggi avuti in assegnazione per specifiche esigenze di servizio.
Negli ultimi anni la situazione alloggiativa per il personale in attività di servizio nel Compartimento, a causa delle massicce assunzioni di ferrovieri provenienti in gran parte da altre Regioni, è diventata gravissima con negative conseguenze sul regolare andamento del servizio.
Inoltre, a giudizio delle direzione compartimentale, la perdurante occupazione di molti alloggi da parte di chi ne ha, da tempo, perso titolo è fonte di malcontento fra il numeroso personale in servizio in precarie condizioni alloggiative, malcontento recepito anche dalle organizzazioni sindacali che richiedono, ove ne ricorrano gli estremi, l'adozione di provvedimenti coattivi di sfratto.
D'altra parte, va rilevato che il personale in servizio è costretto a prestare la propria attività nelle località sedi di impianti ferroviari ed a rispettare particolari orari e turni di servizi e di reperibilità obblighi a cui il pensionato non è più soggetto.
Ed in relazione a tale situazione, constatato, nonostante gli ampi periodi di tempo trascorsi dalla revoca della concessione e malgrado la tolleranza dimostrata, che una parte degli indebiti occupanti di alloggio non ha ancora provveduto alla riconsegna dell'alloggio stesso all'Azienda si sono attuate con molte cautele alcune procedure di sfratto, consentite dalle disposizioni di legge, sia pure graduando tali procedure in relazione alle situazioni economico-familiari degli interessati (proprietari di altro alloggio, pensionati fruenti di redditi familiari elevati, ecc.).
La direzione compartimentale, pur evidenziando l'impossibilità di recedere da tali provvedimenti, ci ha assicurato la disponibilità a concedere, in casi particolari, una proroga al termine di esecuzione.
Nel caso la situazione si rivelasse comunque di particolare gravità non avremmo esitazioni nell'avviare in tempi brevissimi le opportune azioni a livello ministeriale per richiedere iniziative atte a salvaguardare il diritto alla casa per i pensionati delle FF.SS., compatibilmente con il rispetto di analogo diritto per i ferrovieri in servizio che, tra l'altro sovente sono in condizioni economiche peggiori rispetto ai colleghi in quiescenza.
Questi ferrovieri possono rivolgere domande all'Istituto case popolari perché nella graduatoria sono fra quelli che più hanno diritto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cerchio.



CERCHIO Giuseppe

Ringrazio il Presidente e chiedo copia della risposta.
Il problema assume dimensioni rilevanti per l'alto numero di dipendenti delle FF.SS. provenienti da altre Regioni.
Ci rendiamo conto che soprattutto i pensionati che hanno utilizzato quegli alloggi si trovano nella difficoltà di reperire soluzioni alternative.


Argomento: Resistenza

Interrogazione dei Consiglieri Fassio Ottaviano, Brizio, Bergoglio e Carletto inerente l'esclusione della Provincia di Asti dalla pubblicazione: "La memoria, i giorni, le parole" sulla Resistenza


PRESIDENTE

Il Presidente Viglione risponde ancora all'interrogazione dei Consiglieri Fassio Ottaviano, Brizio, Bergoglio e Carletto inerente l'esclusione della provincia di Asti dalla pubblicazione: "La memoria, i giorni, le parole" sulla Resistenza.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Nemmeno io nell'inserto ho trovato le mie formazioni autonome, se non un brevissimo accenno nominativo del comandante delle nostre divisioni.
Certo non mi ha entusiasmato che la provincia di Asti, che ha visto un'epopea grandissima, non abbia trovato momento di vero e autentico ricordo.
C'è un riferimento alle formazioni autonome del comandante Mauri, che ebbero dalle Langhe all'Astigiano una grandissima rilevanza nella Resistenza tant'è vero che furono assegnate alcune medaglie d'oro.
Ricordiamo il padre di Poli, Nizza e tanti e tanti altri. D'altro canto, la Resistenza va vista nel suo insieme ed è difficile ricordare episodi, che sono di per sé, significativi e importanti, ma che in un contesto generale vengono assorbiti in un grande ideale. Ho vissuto in una formazione autonoma legata da un comune vincolo e comandata dal compianto Enrico Mattei, tuttavia non ho ritrovato riferimenti nella pubblicazione.
Ricordiamo la Resistenza nel suo insieme e accomuniamoci tutti nel suo ricordo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Fassio Ottaviano.



FASSIO Luigia

Confesso che avrei preferito non dover presentare con i miei colleghi un'interrogazione su questo tema. E' molto triste constatare che viene ignorato l'apporto di una Provincia per quanto ha fatto durante la Resistenza.
La mia opinione, che dico con tanta amarezza, è che c'è stata inefficienza gravissima, insensibilità e poca serietà.
Nel '65 l'Amministrazione comunale di Asti con l'apporto dell'Amministrazione provinciale ha pubblicato un libro molto modesto che contiene tutta la documentazione sui fatti. Si doveva ricordare che in Piemonte esiste pure la Provincia di Asti e con una semplice telefonata a quel Comune chiedere informazioni ed il Comune avrebbe provveduto.
Alla Provincia di Asti sono state assegnate quattro medaglie d'oro tredici medaglie d'argento. Signor Presidente, che cosa doveva fare di più la Provincia di Asti.
Lei, signor Presidente, ha partecipato in qualità di comandante, io in qualità di staffetta. Ricordo che a casa mia c'era il comando con il famoso Amelio Novelli e Marini. Eravamo il fronte sul Tanaro. Abbiamo vissuto giorni terribili, abbiamo visto cadere massacrati i sette di Mongardino al Passo della Morte e, malgrado queste testimonianze di questo non si fa cenno.
I giovani che verranno dovrebbero sapere queste cose. Come si pu rimediare? Mi dispiace dover intervenire su un punto così delicato, sul quale dovevate avere maggiore sensibilità e capire che il contributo alla Resistenza l'ha dato il Piemonte tutto e non soltanto una sua parte.


Argomento: Parchi e riserve - Viabilità

Interrogazione del Consigliere Avondo, interrogazione dei Consiglieri Moretti e Cernetti ed interpellanza del Consigliere Montefalchesi inerenti la bretella autostradale del Parco del Ticino


PRESIDENTE

Esaminiamo infine l'interrogazione del Consigliere Avondo l'interrogazione dei Consiglieri Moretti e Cernetti e l'interpellanza del Consigliere Montefalchesi inerenti la bretella autostradale del Parco del Ticino.
Risponde l'Assessore Cerutti.



CERUTTI Giuseppe, Assessore alla viabilità

La Giunta ha approvato una deliberazione che riguarda il tratto fiume Ticino-Sesto Calende.
Nel mese di gennaio sono iniziate le consultazioni dei Comuni interessati al tratto, presso la sede comunale di Castelletto Ticino. Oltre ai tecnici dell'Anas e della Regione era presente il Ministro.
Successivamente ci furono le consultazioni a livello di Comprensorio dove erano presenti tutti i Comuni interessati all'intera autostrada, i rappresentanti della Provincia e dei coltivatori diretti.
Ogni Comune si è espresso sulla validità del tracciato, sulla compatibilità del passaggio autostradale sul proprio territorio. La bretella che interessa il Parco del Ticino ha avuto un iter più complesso e più articolato.
Il progetto risale all'inizio degli anni '70 ed è stato complesso perché ha interessato un'area tutelata dalla Sovraintendenza ai beni archeologici della Lombardia la quale dopo aver fatto rifare per tre volte i progetti, ha indicato la posizione di attraversamento dell'autostrada.
Il Cur ha espresso parere in data 17.5.1983 confermando la conformità dell'opera con la normativa urbanistica ed edilizia vigente.
E' bene precisare che il Comune di Castelletto Ticino ha avuto approvato nel 1979 il piano regolatore comunale ai sensi della legge 56 con l'inserimento del tracciato autostradale. Il parere è stato completato anche da un parere del Magistrato del Po che esprimeva il suo parere relativamente ad un ponte il 9.1.1983.
Altro parere, sempre per gli aspetti idraulici veniva formulato dal Genio Civile in data 29.4.1983.
L'Assessorato regionale alla pianificazione territoriale dei parchi con lettera del 27.4., precisava che: "il piano dell'area del Parco, in corso di definizione, prevede la possibilità di attraversamento dell'area del Parco senza peraltro scambiare traffici direttamente con essa e rappresentando perciò un problema unicamente di ingegneria e di compatibilità ambientale".
Si precisa che il tracciato proposto interessa una zona limitata del parco in area urbanizzata.
La Sovraintendenza all'archeologia della Lombardia dava il suo parere il 29.12.1982 dopo aver svolto tutte le indagini preliminari relative al tracciato stesso. Questi atti preliminari l'Assessorato li ha raccolti prima di esprimere il suo benestare.
Successivamente il Parco del Ticino lombardo che è attraversato in una parte importante dal tracciato dell'autostrada aveva sollevato delle questioni.
I primi di novembre abbiamo convocato i rappresentanti del Parco per esaminare gli aspetti relativi agli impatti ambientali che l'autostrada poteva determinare. La riunione però non è avvenuta perché non si sono presentati gli interessati del Parco.
In seguito alla protesta dal Parco Lombardo abbiamo bloccato le consultazioni di tipo ambientale con il nostro Parco in attesa di veder definito il problema della parte lombarda.
La definizione del tracciato è avvenuta a Roma in una riunione convocata presso l'Anas il 14.12.1983 presente i tecnici della Lombardia previa verifica e trasformazione in progetto esecutivo che attendiamo tuttora.
Anche da parte lombarda è riconosciuta la validità dell'attraversamento e la posizione del ponte sul Ticino.
Sul piano esecutivo pere è necessario abbassare di quota il ponte e costruire due tronchi in galleria. Abbiamo informato il Presidente del Parco di queste notizie e ci siamo riservati di esaminare successivamente con il Parco stesso queste questioni.
Nelle interrogazioni si fa anche riferimento al ritardo dell'approvazione del piano del Parco. Informo che il piano è giunto al protocollo dell'Assessorato all'urbanistica in data 2.5.1983, è stato consegnato alla Segreteria del Cur in data 1.6.1983. In qualità di Presidente del Cur ho assegnato il giorno 6.6.1983 l'istruttoria e la relazione sul progetto del parco. Tutta la documentazione veniva ritirata il giorno 15.6.1983.
La relazione e l'istruttoria veniva consegnata al Cur all'inizio del mese di dicembre 1983 e veniva posta all'ordine del giorno della seduta del 9.12. Il Cur ha esaminato la pratica dando parere favorevole e formulando alcune osservazioni in data 16.1.1984 E' opportuno sottolineare che il Cur sta esaminando in questo momento gli strumenti urbanistici e i piani particolareggiati approvati dalle amministrazioni comunali alla fine del 1981 o all'inizio del 1982, quindi bisogna dare atto della precedenza data a questa pratica.
Tutti gli atti sono disponibili presso l'Assessorato per i colleghi che li vorranno consultare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Avondo.



AVONDO Giampiero

Ringrazio l'Assessore per la risposta tempestiva ma devo dichiararmi insoddisfatto sul merito delle questioni che ponevamo nell'interpellanza.
L'Assessore ci ha ricordato che il progetto è stato modificato più volte in seguito alle osservazioni della Sovraintendenza. Sarebbe stato necessario un più puntuale coordinamento e una consultazione da parte dell'Assessorato con gli enti interessati.
Credo che questa situazione sia derivata anche dalla mancata presenza della Giunta e dell'Assessore su tali questioni.
Si sa che il Comune di Castelletto Ticino, nella prima versione del piano non aveva considerato il tracciato e la Regione era intervenuta per farlo includere. Tuttavia sarebbe stato utile un confronto con il Comune di Castelletto e con i rappresentanti del Parco per illustrare le ragioni dell'attuale tracciato.
L'Assessore Cerutti ha richiamato una iniziativa del 28 novembre 1982 a Castelletto Ticino e io plaudo a queste iniziative di singole forze politiche, però non sono esaustive rispetto all'esigenza di un confronto complessivo dell'istituzione con gli enti locali e territoriali.
A questo punto ci sono le condizioni per un confronto con i rappresentanti del Parco del Ticino, con i Comuni interessati, in particolare con il Comune di Castelletto Ticino per informare delle spinte venute dalla parte lombarda che non riguardano soltanto interventi della Sovraintendenza ai beni archeologici, ma anche gli interventi della Regione Lombardia.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cernetti.



CERNETTI Elettra

Auspico che la stessa solerzia l'Assessore la usi verso il Consiglio del Parco del Ticino che lamenta non solo da oggi, di essere ingiustamente trascurato, perché non è interpellato solo rarissimamente e ha la sensazione di essere emarginato, perché in contrapposizione con la politica dei parchi che la Regione sta portando avanti vede disattese le proprie iniziative.
Pertanto inviterei gli Assessori competenti ad un costante confronto ed a considerare le esigenze che emergono dal territorio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

Non sono soddisfatto del contenuto della risposta e ne motiver brevemente le ragioni.
Sembra strano che il Cur abbia impiegato sei mesi per l'istruttoria tenendo conto che nel mese di maggio 1983 è scaduta la salva guardia nel Parco e tenendo conto delle numerose lettere di sollecitazione inviate al Cur dall'Assessorato alla pianificazione territoriale.
In sostanza, non avere risposta alla domanda se è giustificato spendere delle risorse in questo momento per realizzare quell'opera oppure no? Inoltre qual è il giudizio della Giunta rispetto alla coerenza dell'opera con la legge istitutiva del Parco? La Giunta ritiene oppure no che la legge istitutiva del Parco sia violata? Io ritengo di si.
E' necessaria questa opera in questa situazione? Io non credo che valga la pena oggi di sprecare dei miliardi per costruire una nuova congiunzione tra la Lombardia ed il Piemonte tenendo conto che l'opera si situa ad un chilometro e mezzo dove vi è il ponte a Sesto Calende e dall'altra parte a cinque chilometri rispetto al ponte di Porto della Torre, senza dimenticare gli altri collegamenti che sono la Milano-Torino e la SS 32.
Non ultimo il Ponte di Oleggio che potrebbe essere utilizzato.
La Giunta deve essere chiara anche perché non abbiamo intenzione di presentare solo delle interrogazioni, ma abbiamo anche intenzione di usare tutte le strade, comprese le vie legali, per far rispettare le leggi.
La legge 53 istitutiva del Parco del Ticino tra le finalità stabilisce "di tutelare le caratteristiche naturali, ambientali e paesistiche della valle del Ticino". Mi chiedo se quest'opera è coerente con queste finalità.
Alla lettera f) dell'art. 12 - norme vincolistiche - è detto: "sul territorio del parco è fatto divieto di costruire nuove strade, ed ampliare le esistenti se non in funzione delle attività agricole e forestali e della fruibilità pubblica del parco".
L'opera proposta è una evidente violazione della legge istitutiva del parco, ma questa questione richiama problemi più generali, quali il fatto che sotto la spinta della crisi economica attraverso la rivalutazione di determinati interessi, si abbassa la guardia sui problemi dell'ambiente e del rapporto delle opere pubbliche con il territorio e si violano le leggi.
Ma non ci fermeremo soltanto alle interpellanze, ma adiremo se lo riterremo opportuno anche le vie legali per fare rispettare le leggi.
Terza ed ultima questione. La relazione del Cur sottolinea che questa opera costituisce un problema di ingegneria e di compatibilità ambientale.
Questo è molto importante. Nella mia interpellanza chiedo anche se la Giunta ha fatto una valutazione sull'impatto ambientale dell'opera.
E' un altro punto fondamentale. La Regione deve incominciare a ragionare in termini di valutazioni sugli impatti ambientali e sui benefici in termini economici delle opere. Non ho ricevuto risposta.
Per queste motivazioni ci riteniamo insoddisfatti della risposta e per queste motivazioni continueremo a batterci contro la realizzazione dell'opera.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

In merito al punto terzo all'ordine del giorno: "Comunicazioni del Consiglio regionale", comunico che hanno chiesto congedo i Consiglieri Bajardi, Calsolaro, Carazzoni, Ferrari, Mignone e Penasso.


Argomento:

b) Presentazioni progetti di legge


PRESIDENTE

Sono stati presentati i seguenti progetti di legge: N. 257: "Conseguimento patenti di mestiere", presentato dalla Giunta regionale in data 25 gennaio 1984 N. 358: "Interventi per l'inserimento qualificato di giovani disoccupati e di lavoratori in cassa integrazione o ex dipendenti da aziende in crisi in cooperative già formate o di nuova costituzione" presentato dalla Giunta regionale in data 25 gennaio 1984 N. 359: "Contributo Regione Piemonte per costruzione monumento al medico condotto", presentato dai Consiglieri Mignone, Simonelli, Genovese Ariotti, Marchesotti, Devecchi e Gerini in data 26 gennaio 1984 N. 360: "Integrazioni e modifiche alla legge regionale n. 32 del 2 novembre 1982 avente per titolo 'Norme per la conservazione del patrimonio naturale e dell'assetto ambientale"), presentato dai Consiglieri Ferro Avondo, Biazzi, Cernetti, Marchesotti, Marchiaro e Valeri in data 27 gennaio 1984 N. 361: "Tutela sanitaria delle attività sportive" presentato dai Consiglieri Moretti e Avondo in data 30 gennaio 1984.


Argomento:

c) Apposizione visto Commissario del Governo


PRESIDENTE

Il Commissario del Governo ha apposto il visto: alla legge regionale del 28 dicembre 1983: "Bilancio di previsione per l'anno finanziario 1984".


Argomento:

d) Deliberazioni adottate dalla Giunta regionale e dall'Ufficio di Presidenza


PRESIDENTE

Le deliberazioni adottate dalla Giunta regionale nelle sedute del 24 e 26 gennaio 1984, e dall'Ufficio di Presidenza del Consiglio nelle sedute del 29 dicembre 1982 e 19 gennaio 1984 - in attuazione dell'art. 7 primo comma della legge regionale 6 novembre 1978 n. 68 - sono depositate e a disposizione presso il servizio Aula.


Argomento: Giunta, organizzazione e funzioni

Comunicazioni della Giunta regionale


PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta Viglione



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, su ogni fatto che abbia un rilievo e un interesse elevato (e a volte anche non elevato), la Giunta darà sempre conto al Consiglio, attraverso una immediata documentazione, di ogni fatto che possa accadere o debba essere discusso.
E' quello che abbiamo fatto oggi. Abbiamo distribuito per questo fatto un intero volume che abbiamo costruito in 24 ore.
L'articolo 2 dello Statuto della Regione Piemonte proclama che "la Regione opera nell'ambito dei poteri riconosciuti dalla Costituzione e dalle leggi dello Stato, esercitando la propria autonomia per realizzare l'effettiva partecipazione di tutti i cittadini all'attività politica economica e sociale della comunità regionale e nazionale".
Lo stesso articolo aggiunge che la partecipazione "è condizione essenziale per lo sviluppo della vita democratica e salvaguardia dei diritti di uguaglianza e di libertà di tutti i cittadini".
Così, individuata nella partecipazione l'espressione primaria dell'autonomia regionale, lo Statuto all'articolo 8 esprime che "presupposto della partecipazione è l'informazione sui programmi, le decisioni e gli atti di rilevanza regionale".
Lo stesso articolo statutario indica all'Amministrazione regionale l'esigenza di stabilire a tal fine "rapporti permanenti con gli organi di informazione, anche audiovisivi".
A questo preciso dettato statutario - che, non dimentichiamolo, è la Carta fondamentale dell'Ente Regione - si è costantemente ispirata l'azione di tutte le Amministrazioni regionali succedutesi dal 1970 ad oggi (ricordiamo per esempio la prima amministrazione, dell'allora conte Calleri che ebbe il coraggio di fare un'inserzione sul Times. Credo che i critici di allora non avessero ragione); ci ha lasciati perciò stupiti la notizia pubblicata nei giorni scorsi da molti giornali con ampiezza e dettagli - di una verifica che la Magistratura torinese starebbe conducendo sui rapporti intercorsi tra la Regione e la Editor Spa, società proprietaria del quotidiano "Gazzetta del Popolo" fino al fallimento aziendale del 1981.
Dal provvedimento di rinvio a giudizio di alcuni amministratori e funzionari della Editor per bancarotta fraudolenta ed altri reati, il Giudice Istruttore avrebbe stralciato questo aspetto dell'indagine giudiziaria per avviare un'indagine apposita, trasmettendo nel contempo gli atti alla Corte dei Conti.
Alla notizia giornalistica, la presidenza della Giunta ha immediatamente dichiarato la piena disponibilità a mettere a disposizione del Magistrato "tutti gli elementi conoscitivi che si rendessero necessari per chiarire natura e contenuti di tali rapporti". Prima di allora non eravamo stati sentiti.
In questa sede mi sembra doveroso tuttavia fornire una serie di informazioni e chiarimenti, sia di carattere generale, sia relativi ai punti specifici riportati dalla stampa, che hanno riguardato i contatti con la Editor nel periodo 1976/1981.
Dal punto di vista politico-istituzionale non posso non ribadire come l'articolo 8 dello Statuto configura per la Regione un vero e proprio diritto-dovere di informazione sulla propria attività, in modo da porre i cittadini e le diverse articolazioni della comunità in condizione di esercitare realmente quella partecipazione democratica e popolare alla vita dell'Ente, che è uno dei principi fondamentali ispiratori della nascita dell'istituto regionale.
Ma vorrei sottolineare anche come l'azione di informazione della Regione, esercitata sia attraverso strumenti di comunicazione diretta, sia attraverso i mezzi di informazione scritta e audiovisiva, risponde ad una esigenza di crescita culturale e di responsabilizzazione della comunità nei confronti delle istituzioni democratiche.
Non a caso, nell'arco dei più di dieci anni di vita della Regione, si sono assunte numerose iniziative - sia di natura legislativa, che di natura amministrativa - che tendevano a favorire una libera diffusione della cultura e dell'informazione locale, della cui autonomia di espressione siamo sempre stati corretti custodi e difensori, impegnandoci unicamente a garantire il pluralismo degli strumenti di comunicazione operanti in Piemonte in modo che il mondo dell'informazione della nostra Regione potesse corrispondere il più realisticamente possibile alla stessa pluralità in cui si esprime la società piemontese.
Ci sorprende dunque che tale nostra attività dal 1970 possa essere in qualche modo messa in dubbio sul piano istituzionale: oltre che dallo Statuto, il compito di collaborare con la stampa e di garantire informazione ai cittadini è previsto per la Regione sia da leggi statali (basti pensare a quella in materia di sanità e agricoltura), sia da funzioni istituzionali (l'informazione e la promozione turistica), sia da leggi regionali (quella di diffusione dei giornali nelle scuole, ad esempio, o quella per l'installazione di ripetitori RAI-TV nelle zone di montagna), sia dallo stesso bilancio regionale, dove è esplicitamente previsto un capitolo di spesa proprio per la "collaborazione con la stampa".
In ordine alle notizie giornalistiche apparse che lasciavano prefigurare un eventuale rapporto di netta preferenzialità per la "Gazzetta del Popolo" rispetto ad altri giornali quotidiani piemontesi, posso fornire al Consiglio alcune cifre significative desunte proprio da una dettagliata analisi del già citato capitolo di bilancio. Nell'arco del periodo 1976/1981 sono stati spesi circa 300 milioni, il 35 % dei quali fu assegnato ad iniziative dell'Editrice "La Stampa" e il 14 % alla Editor mentre poco più del 50 % fu destinato ad iniziative riguardanti altri quotidiani ("Corriere della Sera", "Unità", "Il Sole 24 ore", "Avanti" "Avvenire", "Tuttosport", "Il Popolo", "Repubblica", "Il Giornale", "Il Giorno"), e periodici nazionali e locali ("Mondo Economico", "Nuova Polizia", "Urbanistica", "Mondo agricolo", "Stampa Subalpina", "Italia Regioni", "Il Piccolo", e "Gisette").
Abbiamo appreso da un comunicato della Magistratura torinese che i rapporti intercorsi tra Regione e Editor sono attualmente oggetto di una valutazione preliminare.
Ieri sera c'è stata una comunicazione del Capo della Procura e del capo dell'Ufficio istruzione in cui si dice che non vi sono comunicazioni giudiziaria ma si è puramente in una fase preliminare. Questo comunicato ha chiarito così tutte le illazioni che sono state fatte, ma sulle quali oramai bisognerà un giorno fare qualche meditazione perché ci sembra che qualcosa si possa dire al riguardo.
In caso come questo ci si potrebbe riferire, per avere notizie direttamente agli uffici competenti e avremmo chiarito tutto senza che potesse sorgere alcun equivoco. Ma questo non è avvenuto e c'è stato anche un giornalista che ha scritto che io mi sarei incontrato con il Procuratore e delinea anche la mia linea di difesa: io non ho bisogno né di difensori né di difesa, né mi sono incontrato con qualcuno.
Ho disposto la raccolta di una dettagliata documentazione relativa a tutti gli atti amministrativi e gli interventi della Regione nei confronti della Editor: tale prima documentazione consegno a tutti i Consiglieri regionali ed è ovviamente a disposizione della Magistratura. Darò in seguito una ulteriore documentazione a partire dal 1970, ma ci vorranno parecchi giorni per raccoglierla.
Se ne deduce che non vi è stata alcuna forma di "netta preferenzialità" nei confronti della "Gazzetta del Popolo" ma solo una serie di interventi che di fatto raccoglievano proposte diverse del giornale, formulate e accolte in un corretto riconoscimento alla "Gazzetta del Popolo" del ruolo di secondo quotidiano di informazione del Piemonte.
Non posso dimenticare comunque che nell'atteggiamento della Regione nei confronti della "Gazzetta del Popolo" vi fu e vi è anche una continua attenzione, sollecitata - nelle diverse situazioni di difficoltà che il quotidiano torinese ha attraversato - dai documenti votati dal Consiglio regionale pressoché all'unanimità (mancò soltanto il voto dell'MSI perch diceva che la Gazzetta discriminava l'MSI) nonché dagli ordini del giorno e dalle prese di posizione di Province e Comuni, organismi sindacali e sociali e da una spontanea e unitaria spinta della comunità piemontese nel suo complesso (uomini di cultura, professionisti, magistrati).
Le ultime adesioni sono del Ministro dell'interno Scalfaro, il vice capo della Procura dott. Marzachì, Bobbio, ecc. Direi che tutto l'arco delle forze politiche si sono espresse a favore di questo giornale.
Abbiamo letto sui giornali che la Regione avrebbe "erogato in cinque anni 800 milioni sotto forma di pubblicità, abbonamenti e attività promozionali al giornale di Bevilacqua privilengiandolo rispetto ad altre testate".
I dati in nostro possesso dimostrano che non vi fu "privilegio" ad esempio verso la fine della seconda legislatura, nel 1979, vennero erogati 230 milioni all'Editrice "La Stampa" e 127 milioni alla Editor.
Alla Publikompass - concessionaria della pubblicità di "Stampa" e "Stampa Sera" - andarono complessivamente 204 milioni e alla Sipra - che si badi bene, gestiva oltre alla pubblicità "Gazzetta" quella di altri quotidiani nazionali - 104 milioni.
Quindi in quell'anno su un totale di 826 milioni di spesa, al gruppo La Stampa andò circa il 50 % del totale mentre la Editor ottenne una percentuale inferiore al 25 %.
Situazioni sostanzialmente analoghe stanno emergendo dall'analisi dettagliata di altri anni finanziari dal periodo oggetto di esame, a cui gli uffici regionali stanno lavorando.
Trasmetteremo questi dati ai Consiglieri non appena ultimati.
Vorrei subito sottolineare che tali cifre non sono solo quelle direttamente informative o pubblicitarie ma comprendono anche l'attuazione della legge dei giornali nelle scuole ed altre iniziative a carattere culturale proposte dai giornali e per le quali collaborammo tanto con la "Stampa - Stampa Sera" (ricordo la campagna per la raccolta carta nelle scuole, iniziative di propaganda di temi ecologici nei confronti dei giovani, la campagna per il salvataggio dei "Sacri Monti", eccetera) che con la "Gazzetta del Popolo" (iniziative per la lotta ai tumori, mostre culturali, torneo sportivo di tennis).
Dato che gli articoli giornalistici fanno esplicito riferimento ad alcune delibere regionali di contributo per iniziative promozionali assunte e gestite dalla Editor, vorrei soffermarmi sul fatto che la Regione erog la somma di L. 100 milioni per una iniziativa di sicuro valore scientifico come il Convegno sul cancro del 1980, non alla Editor ma all'Associazione italiana di oncologia medica che patrocinava - insieme alla Gazzetta del Popolo e all'Assessorato alla sanità della Regione ma anche con l'Università, l'Ordine dei Medici, l'Ospedale San Giovanni - la manifestazione.
Per quanto attiene ad altre iniziative, si è dato alla Editor un contributo di 50 milioni per l'organizzazione di una manifestazione di alto livello sportivo, che si svolse al Palasport di Torino (concesso dal Comune) con grande partecipazione di pubblico: si trattò evidentemente di una manifestazione di interesse turistico e senza scopo di lucro che come tale ricevette un adeguato finanziamento dalla Giunta, che è di 43 milioni più IVA (50 milioni).
Anche nel periodo di esposizione della Santa Sindone, assumemmo in Regione - in un apposito Comitato del quale facevano parte anche la Provincia ed il Comune di Torino e l'Arcivescovado - una serie di iniziative (tra le quali alcune in materia di informazione) di promozione dell'avvenimento, sia con la "Stampa" e con la "Gazzetta del Popolo".
E uscì un bellissimo manifesto dell'architetto Quadrelli, che andò in tutto il mondo in 186.000 copie.
La decisione di distribuire 100 mila copie della speciale pubblicazione realizzata dalla "Gazzetta" per l'occasione consentì di mettere a disposizione dei circa 5 milioni di turisti che visitarono Torino in quel periodo un'elegante ed interessante pubblicazione - di contenuti scientifico-religiosi relativi all'avvenimento - che fu distribuita gratuitamente tramite i "centri di informazione" costituiti in vari punti della città.
Ma gran parte delle iniziative assunte con la "Gazzetta" nel periodo più volte citato furono di carattere direttamente informativo: quelle di carattere turistico, legate a tematiche di promozione delle attrattive naturali e delle manifestazioni principali, si concretizzarono sia attraverso le "campagne" di pubblicità tabellare dell'Assessorato al turismo (che interessarono adeguatamente oltre 10 "testate" tra quotidiani italiani e stranieri, riviste specializzate e pubblicazioni periodiche giornali locali, televisioni private, eccetera), sia attraverso iniziative specifiche come "inserti" o "pagine" speciali che furono realizzati sia con "Gazzetta del Popolo" che con altri quotidiani come "Tuttosport" e "Stampa Sera".
Mi sembra giusto sottolineare che tutti questi inserti furono affidati nella gestione redazionale e tecnica, all'autonoma iniziativa dei giornali e dei loro redattori senza alcun coordinamento se non la preventiva definizione dell'oggetto dell'iniziativa, delle sue caratteristiche e tiratura.
Con lo stesso criterio e con analoga metodologia, la Giunta - nel periodo considerato - concesse contributi ai quotidiani piemontesi ("La Stampa" come la "Gazzetta del Popolo") e a diversi quotidiani nazionali ("Corriere della Sera", "Repubblica", "Il Giorno", "Il Giornale" ed altri) per la realizzazione di inserti informativi sul Piemonte ed i suoi problemi. Mi preme rilevare che nella quasi totalità dei casi si trattò di "contributi alla realizzazione di inserti", affidati poi alla libera determinazione contenutistica dei giornali stessi, e che solo raramente si ricorse alla formula della cosiddetta "pubblicità redazionale" che prefigura invece la pubblicazione di articoli preconfezionati tra i normali spazi giornalistici.
Sottolineo questo aspetto apparentemente di carattere tecnico, per respingere l'insinuazione che la Giunta abbia in qualche modo condizionato l'informazione della "Gazzetta del Popolo" come di altri giornali: se mi è possibile aggiungere una notazione ironica in una situazione così seria vorrei aggiungere che il risultato di questo atteggiamento regionale rispettoso dell'autonomia dei mezzi di informazione, trova puntuale riscontro nel trattamento, non certo di favore ed anzi assai spesso di critica e di polemica, che i giornali piemontesi hanno più volte manifestato nei confronti della Giunta in tutti questi anni.
Nego quindi vi possa essere stata una qualsivoglia intenzione di condizionamento della Regione nei confronti della "Gazzetta" (o di qualsiasi altro interlocutore informativo) né che le iniziative assunte tradottesi sempre in pubblicazioni, pagine informative, messaggi di comunicazione - possano essere considerate diversamente che momenti corretti di adempimento del più volte citato dovere statutario di informazione; né che si siano mai assunti accordi di carattere istituzionale con Editor o altri interlocutori.
Io personalmente quasi non conosco chi era allora il direttore della "Gazzetta" (che mi pare sia il direttore di "Stampa Sera" adesso) e lo stesso editore in tutti quegli anni è passato credo 3/4 volte a trovarmi.
Alcuni rilievi mossi all'operato della Regione riguarderebbero aspetti di natura tecnico-contabile; i compensi dovuti alla Editor per iniziative realizzate con contributi regionali sarebbero stati corrisposti con tempestività giudicata "eccezionale" rispetto ai normali tempi di erogazione.
Al riguardo, ritengo che non vi fu altra ragione se non quella di venire incontro alle esigenze dei lavoratori dell'azienda che - attraverso i loro legittimi organi sindacali rappresentativi - richiedevano pressantemente l'adempimento tempestivo degli impegni della Regione.
Appare poi destituita di ogni fondamento la notizia di un doppio pagamento effettuato erroneamente dalla Regione per una sola prestazione della Editor; sulla base degli accorgimenti fatti presso gli uffici finanziari regionali, ciò è tecnicamente impossibile e comunque non vi è traccia alcuna di un eventuale simile episodio.
Si dice che sarebbe stata pagata una delibera di 100 milioni due volte intanto non c'è una delibera di 100 milioni e non può essere stata pagata una delibera che non esiste. Abbiamo interrogato mille volte il calcolatore ma non è risultato nulla di tutto questo.
Un'ultima spiegazione desidero fornire al Consiglio anche se la cosa sembra superflua dal momento che le forze politiche consiliari conoscono bene l'iniziativa per avervi direttamente partecipato, anche con un contributo finanziario. Mi riferisco all'inserto speciale realizzato dalla "Gazzetta del Popolo" nel luglio 1981 - a pochi giorni dalla chiusura fallimentare della Editor - e che fu dedicato all'attività regionale, a 10 anni dallo Statuto piemontese.
Per tale inserto la Giunta contribuì con uno stanziamento di 85 milioni, mentre il Consiglio versò 15 milioni con una decisione largamente unitaria che aveva anche lo scopo di aiutare la sopravvivenza del giornale sulla base di una valutazione politica - maturata in quei giorni - di intesa anche con tutte le Amministrazioni provinciali e i Comuni capoluogo del Piemonte (che a loro volta assunsero apposite iniziative tramite "Gazzetta del Popolo").
Colleghi Consiglieri, mi sono soffermato ad informare l'Assemblea, sia pure in modo forzatamente sintetico, sui contenuti e sul merito di quelle osservazioni che - stando alle indiscrezioni giornalistiche - costituiscono oggetto della verifica in atto da parte della Magistratura sui rapporti tra Regione ed Editor.
Qualora altri rilievi dovessero emergere, siamo pronti (e il materiale a voi distribuito ne è la prova) a fornire tutta la documentazione necessaria a fare chiarezza sui comportamenti e sulle decisioni dell'Amministrazione.
Non vi è dubbio che in alcuni casi delle molteplici iniziative assunte in questi anni con i più disparati giornali, possono esserci state valutazioni politiche diverse e contrastanti sulle decisioni della Giunta.
Ci sono delle scelte che vengono compiute ma non certo per catturare benevolenza perché mi pare che questa Giunta non credo abbia avuto benevolenza da parte dei giornali.
Vi è poi un altro particolare. Ci si chiede come mai in un caso noi non ci siamo rivolti alla RAI e siamo invece andati alla Gazzetta, che era collegata a GRP. Signori Consiglieri, sono esattamente 10 anni che chiediamo alla RAI che si colleghi con noi attraverso un modello di collegamento come al Parlamento; siamo stati disponibili a pagare una parte del collegamento. Se abbiamo voluto dare notizie del Piemonte con la RAI abbiamo fatto una convenzione in cui si è previsto che l'esborso dovesse essere da 250 a 300 milioni. Se il Magistrato sapesse cosa vuol dire rivolgersi alla RAI! Qualcuno di noi ha mai bussato alla porta di via Verdi? Io mai. E per avere questa porta aperta, abbiamo dovuto sborsare una cifra che non ricordo bene .... avreste potuta metterla in questo documento e sarebbe stato significativo.
Questo tuttavia fa parte della discrezionalità delle scelte di un'Amministrazione che, non a caso, in più occasioni è stata di volta in volta stimolata o criticata in quest'aula (mai però, per quanto mi ricordi nel caso delle iniziative con la "Gazzetta del Popolo").
In quelle circostanze, abbiamo sempre difeso le nostre scelte nel campo dell'informazione, assumendocene la responsabilità politica di fronte alla comunità piemontese; oggi dobbiamo aggiungere con chiarezza che esse non furono né scorrete, né illegittime, né illecite e ci impegniamo a portare avanti il discorso della Gazzetta del Popolo.
Ho detto prima che il giornalismo italiano passò attraverso la Gazzetta, quasi per intero. Moltissimi di quelli che oggi sono i più bei nomi del giornalismo italiano fecero quel percorso professionale con la Gazzetta. La Giunta regionale, nonostante quelli che possono essere i timori maturati, continuerà fino al primo maggio la sua opera nell'intento di trovare chi aiuterà oggi la Gazzetta perché viva. Questa città ne ha bisogno, ma ne ha anche bisogno l'altro quotidiano importante della città di Torino.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vetrino.



VETRINO Bianca

Signor Presidente, signori Consiglieri, credo che l'ordine dei problemi sollevati questa mattina dalla comunicazione del Presidente Viglione, sia di tale ampiezza e di tale importanza che probabilmente merita approfondimenti certamente in questa sede ma anche in altre sedi nelle quali ci troviamo a svolgere la nostra azione amministrativa e politica.
Non interverrò naturalmente sui fatti politici che sono all'attenzione della Magistratura.
Vorrei invece riferirmi ai tre ordini di problemi cui ha accennato il Presidente nella sua introduzione. Molti piemontesi sono legati alle tradizioni della nostra comunità e sta loro a cuore il salvaguardarle incrementarle, renderle vivibili ogni giorno.
Ho scorso brevemente una parte della documentazione che ci ha dato il Presidente Viglione e ho visto che in un ordine del giorno c'è la firma di Aldo Gandolfi.
Parliamo quindi di un tempo molto lontano quando Aldo Gandolfi faceva parte di questo Consiglio regionale. C'è l'aspetto che attiene ai rapporti che devono esistere tra un ente istituzionale delegato a risolvere i problemi della comunità e gli organi di informazione la televisione ed i giornali, comprese le testate minori che è necessario incrementare e verso le quali la Regione ha dimostrato sensibilità ed attenzione.
C'è un altro ordine di problemi che mi sembra molto importante e delicato sul quale in questa sede e anche in altri sedi occorre portare molta attenzione: le competenze della Regione rispetto ai rapporti tra la stampa in generale e l'ente istituzionale.
Una delle ipotesi di accusa che viene fatta è se la Regione aveva titolo per intervenire.
Noi agiamo grazie alle deleghe che ci discendono dalla legge 382 e dai decreti 616 e 617 e, a questo punto, dovremmo verificare se non sia il caso di aggiornarli o di ricondurre la nostra azione entro questi decreti.
Ci riferiamo all'art. 8 dello Statuto regionale, e spesso abbiamo sentito la necessità di dare una conseguenza legislativa all'art. 8 e di definire con un disegno di legge le iniziative che la Regione assume rispetto ad una esplicitazione e ad uno sviluppo dell'art. 8. Per quanto da questi banchi abbiamo messo in evidenza questa necessità, fino a questo momento nessun disegno di legge è stato presentato.
Non lo hanno presentato le forze maggiori e mi chiedo se in questo scorcio di legislatura non sia compito delle forze minori di intervenire per dare certezza legislativa agli amministratori affinché possano con maggiore tranquillità assumere provvedimenti e atti di governo per dare consistenza all'art. 8 dello Statuto.
Nel caso che questa competenza sia dovuta, come una amministrazione regionale può gestire questo spazio legislativo riferito all'informazione? Probabilmente su questo ci possono essere delle differenziazioni.
Prendo lo spunto da un intercalare del Presidente Viglione che nella sua introduzione accennava ad alcuni Gruppi politici che in passato avevano criticato la Giunta Calleri per degli inserti pubblicitari sul Times.
Voglio ribadire che il P.R.I. non criticò la Giunta Calleri, ma critic la Giunta Viglione proprio per delle pagine di quotidiani anche illustri.
Per esempio sul Times di Londra nel 1980 si pubblicò un resoconto del Piano di sviluppo e così commentava la mia collega Aurelia Vaccarino: "Il distacco fra la Regione Piemonte ed i cittadini inglesi è colmato".
Era un'affermazione che consente il metro che a volte ci concediamo di valutazione nella voce dei Gruppi nella nostra rivista Regione Piemonte quanta verità c'era già in quelle parole e seguiva nella comunicazione.
La signora Vaccarino continuava con una serie di citazioni sulle quali i repubblicani ebbero qualcosa da dire nel 1980 quando si diceva: "ormai ci si avvicina alle elezioni e la Giunta non può pensare che sia rimasto il benché minimo distacco tra i suoi Assessori ed i cittadini piemontesi allora compra un paginone di pubblicità sui quotidiani, schiaccia un bottone collegato con il Centro di Calcolo e fa pubblicare l'elenco di tutti i contributi dati ai Comuni per assistenza e assistenza scolastica".
Il problema vero è questo: non quello se compete alla Regione tenere collegamenti con la stampa e gli organi di informazione, ma come questo spazio che l'amministrazione regionale ha e deve rivendicare debba essere gestito e sviluppato.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BENZI



PRESIDENTE

La parola Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, nel corso dell'ultima riunione dei Capigruppo è stata preannunciata e decisa l'opportunità di un ampio dibattito sulla materia, oggetto dell'odierna comunicazione. Questo è senz'altro opportuno perché oggi ci troviamo di fronte a un voluminoso documento che riassume, secondo l'angolazione della Giunta, l'intera vicenda alla luce dei recenti episodi di verifica giudiziaria, ma con immediatezza penso che nessun Gruppo sia in grado di sviscerare compiutamente questa problematica.
Quindi in quella sede ci riserviamo una più ampia disamina nel merito e una più ampia esposizione del nostro pensiero.
In sede di intervento sulle comunicazioni, intendo ricordare che nel corso della seduta del 30 ottobre 1980, il nostro Gruppo, tramite il Consigliere Carazzoni, ebbe a dichiarare, a conclusione di un breve dibattito che era stato avviato dall'allora Presidente della Giunta ai fini di esprimere solidarietà morale e politica alla Gazzetta, che, al di là, di ogni comprensione sul piano umano, che doverosamente avevamo nei confronti dei lavoratori e delle maestranze della Gazzetta, ci sentivamo in dovere di dover negare la nostra solidarietà a questo quotidiano che è sempre stato ispirato nei confronti della nostra parte politica ad una linea di menzogne, di falsità, di discriminazione e di diffamazione. Con una motivazione letteralmente identica, nella seduta del 16 luglio 1981, nel corso della quale l'allora Presidente preannunciò iniziative di sostegno finanziario a favore della Gazzetta, abbiamo avuto modo di esprimere la nostra preclusione e il nostro fermo diniego.
Al di là di questa motivazione che era strettamente politica ed ancorata a ragioni assurdamente discriminatorie e violatrici di quella obiettività che innanzitutto per un motivo deontologico avrebbe dovuto caratterizzare ogni tipo di quotidiano, segnatamente quando si tratta di quotidiani non di partito, c'erano altre motivazioni.
A nostro avviso si è straripato dalla lettera e dallo spirito dello Statuto e qui mi ricollego al discorso puntuale e intelligente fatto dalla collega Vetrino allorquando si è deciso di dare luogo a sostegni finanziari a favore della casa editrice di una testata che in cinque anni (era la gestione Bevilacqua), aveva accumulato ben 11 miliardi di debiti, di cui 5 verso gli enti previdenziali, che di solito sono i debiti che qualunque buon imprenditore si premura di pagare.
C'è poi stato un altro straripamento di potere sotto un altro aspetto ed è quello che ha già ricordato la collega Vetrino, in quanto l'art. 8 dello Statuto non è una norma di immediata applicazione, è una norma solenne di principio che, esaltando la regola della partecipazione richiama l'attuazione della regola della partecipazione anche attraverso lo stabilirsi di rapporti permanenti con gli organi di informazione.
Effettivamente mi pare che l'articolo 8 che è stato richiamato dal Presidente come la chiave di volta e la base di legittimità di tutte le erogazioni che sono state fatte a favore della Gazzetta, sia pure con corrispettivi senz'altro sproporzionati rispetto alle somme erogate, non sia sufficiente per giustificare tutto quanto è sinora stato fatto, tanto è vero che fra le pieghe della relazione del Presidente si accenna ad alcune leggi di settore, tipo quella degli abbonamenti ai giornali nelle scuole in attuazione delle quali sarebbero stati anche sottoscritti abbonamenti per ingenti cifre. Quindi, qualora la Corte dei Conti dovesse esaminare l'intera questione della legittimità di queste delibere, pur presumibilmente approvate dall'organo di controllo, ritengo che eserciti non solo un suo diritto-dovere, ma lo eserciti e venga ad esaminare una materia sulla quale quanto meno una verifica e un approfondimento vadano fatti, perché la sola norma solenne del principio dello Statuto della Regione Piemonte non avrebbe dovuto legittimare queste spese. In questo senso, a parte la motivazione politica sulla quale non ritorno, c'è stato uno straripamento di potere in tutti gli anni decorsi per queste erogazioni, a fronte delle quali c'è stato un corrispettivo di gran lunga sproporzionato di fronte alla modesta tiratura della Gazzetta del Popolo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, in primo luogo, ritengo non opportuno il materiale che ella ha ritenuto di dover allegare alla sua comunicazione, nella misura in cui mette i Consiglieri nell'imbarazzante situazione o intervenendo senza commentarla o non intervenendo di considerarla soddisfacente e non suscettibile di critiche, di osservazioni e di interrogativi.
Lei ha solo avuto 24 ore per predisporre il fascicolo, noi abbiamo avuto 10 minuti per leggerlo.
Nello scorrerlo brevemente mi sono posto due interrogativi, in primo luogo, rispetto al Convegno di oncologia, se sia stato rispettato l'impegno che emerge dalla documentazione e dalla corrispondenza corrisposta per cui l'eventuale utile o comunque le voci attive che fossero risultate dalla gestione dello stesso, sarebbero andate a enti nella lotta contro il tumore.
C'è una strana situazione in cui c'è un promotore, un organizzatore e una serie di patrocinatori, per cui mi pare che quello che può interessare un Consigliere regionale dal punto di vista contabile e reale è se il residuo tra tutte le voci attive pervenute in qualunque modo e sotto qualunque forma a questo Convegno, l'eventuale residuo attivo sia andato alla lotta contro i tumori e non alla contabilità della Gazzetta del Popolo o meglio della SpA Editor.
Le notizie di giornale darebbero ad intendere che il Convegno è costato il 50 % della somma messa a disposizione dalla Regione.
Se è vero che il Convegno è costato 50 milioni e il contributo è stato di 100 milioni e che l'impegno era che l'eventuale supero sarebbe andato alle associazioni impegnate nella lotta contro i tumori, l'interrogativo che mi pongo è di sapere se questi soldi sono andati nella lotta contro i tumori, nel caso ci sia un residuo attivo oppure se sia stato diversamente destinato.
Mi riesce difficile leggere questo, perciò ritengo non corretta la messa in discussione del materiale in tempi così stretti. Così come mi è difficile capire le diverse funzioni di patrocinatore, di promotore e di organizzatore che si individuano rispettivamente in capo alla Regione, in capo alla società di oncologia e in capo alla società Editor. L'altro interrogativo che mi sono posto è sulla correttezza formale, nel rispetto della legge, del contributo alla Editor in ordine al torneo di tennis.
Questa perplessità mi è sorta leggendo la strana terminologia usata nella corrispondenza tra le parti.
Per carità di patria, non dilunghiamoci troppo sulla lettera Editor del 25 gennaio 1980, da cui si deduce che l'Editor evidentemente doveva avere rapporti di molta credibilità, se prima ancora che venisse sottoposta la delibera della Giunta diceva: "a seguito di nostri accordi verbali, resta pertanto inteso che l'Assessorato per il turismo della Regione verserà un contributo per il suddetto torneo di 50 milioni".
La mia curiosità non è nata tanto da questo linguaggio piuttosto imperativo, ma dal fatto che, dal punto di vista formale, nella corrispondenza indirizzata alla Editor, l'Editor stesso viene qualificato come associazione. In tutta la corrispondenza, sia nella lettera di comunicazione dell'Assessorato, sia nella richiesta di relazione, sia soprattutto nella delibera riassuntiva n. 6827893, si indica un elenco di enti che "senza scopo di lucro svolgono attività diretta ad incrementare il movimento dei forestieri ad un turismo sociale e giovanile".
Mi rendo conto che il Presidente della Giunta a questi aspetti molto delicati non è interessato, ma mi pongo l'interrogativo, perché gli uffici regionali non sono stati in grado di produrmi una copia della legge in tempi reali.
La legge n. 114 del 4.3.1964 ha come destinatari le associazioni e non le società per azioni.
L'interrogativo che mi pongo allora è se "senza fine di lucro" sia un elemento dell'ente destinatario del contributo oppure sia una manifestazione.
Vista la delicatezza della materia e siccome viene messo a nostra disposizione questo documento, sarà bene che venga chiarito in una successiva comunicazione che è la manifestazione "senza fini di lucro", non la natura dell'ente.
Il fatto curioso è che in questa deliberazione l'unico ente che ha per ragione sociale il fine di lucro è la Spa Editor.
E' stato detto che non c'è lo spazio per un dibattito su questa materia, d'altra parte sembra ingeneroso non esprimere la nostra valutazione. Devo dire che sono personalmente dispiaciuto che il Presidente Viglione sia protagonista di questa vicenda, nella quale non meritava di essere coinvolto.
E' una vicenda che comunque lascerà il segno: sappiamo bene che la tecnica delle pubbliche relazioni e dei mass media fa si che il danno provocato da un messaggio giornalistico sia un danno irrecuperabile.
Sulla Regione Piemonte e sui suoi amministratori bene o male si è costruita una ulteriore occasione di pettegolezzo, o di dubbio con nostro grave imbarazzo.
A nome del Gruppo e mio personale devo dire che il presidente Viglione merita ben altra considerazione dall'opinione pubblica perché, sappiamo tutti che ha rinunciato ad altre più significative ipotesi di remunerazione politica ed anche finanziaria.
Nel periodo di difficoltà della vicenda Enrietti sappiamo tutti che per mettere a tacere l'opposizione interna di Viglione, si facevano ponti d'oro, non in senso metaforico ma in senso fisico.
Ringraziamo il Presidente Viglione per l'impegno che ha dedicato in questa battaglia politica che ci vede oppositori leali. Come protagonisti di questa vicenda politica ci mortifica il fatto che, quando abbiamo deciso di dedicare molto del nostro tempo e molte delle nostre energie, ritenevamo di doverci misurare con un corpo sociale che ci ponesse un certo tipo di problematica.
Abbiamo scoperto che la seconda legislatura non aveva come interlocutori reali i problemi della società, ma la società con i suoi mali, con il terrorismo.
Quindi ci siamo interrogati per capire se l'azione politica si poteva tradurre in provvedimenti di legge o in qualcosa di diverso che andasse al di là delle nostre disponibilità politiche e culturali.
E' un interrogativo che è ancora tutto da scrivere e da capire. La terza legislatura, seconda per chi vi parla, si è posta questo interrogativo: siamo qui per affrontare i problemi che ci pone una società altro soggetto interlocutore, o abbiamo il problema della società in quanto oggetto? Sulla questione morale e su questa vicenda che cosa ci descrivono? Attorno alla Gazzetta del Popolo è cresciuta una vicenda molto curiosa che nella storia servirà per spiegare il periodo storico, probabilmente anche qualche alleanza politica, qualche manovra politica e qualche personaggio politico, beatificato e riconosciuto, ma, all'origine della sponsorizzazione del personaggio (il commendatore Bevilacqua), ci sarà pure un padrino politico o dei grandi padrini del sottogoverno nazionale economico e politico.
Abbiamo l'impressione che intorno a quest'aula ci sia una società che ci assedia con dei retroterra difficilmente verificabili, diversamente fotografabili e riconoscibili.
E quando il Tribunale affronterà il dibattimento fra non molti mesi, mi auguro che non sia quella un'occasione per ulteriori sceneggiate di questo o quel protagonista più o meno barbuto e neanche di crocifissioni di colleghi più o meno responsabili.
Secondo me, quella dovrà essere l'occasione di riflettere su come personaggi politici del nostro livello sono attrezzati a confrontarsi rispetto a questa realtà che assedia la classe politica attraverso strumenti, connivenze, rapporti, difficilmente comprensibili da un operatore politico di media capacità e di media cultura quale è il sottoscritto e certamente la media di noi.
La vicenda della Gazzetta del Popolo ci colloca di nuovo di fronte al problema grave del rapporto tra la politica e la società e a come questa società sia stata sconvolta nei suoi rapporti con la politica.
Nel libro "La biografia di Valletta" c'è un passo dei rapporti tra Valletta e Mattei che affronta il nodo della questione morale. Una classe imprenditoriale seria sa di essere protagonista e corretta destinataria dell'iniziativa politica, senza bisogno di alcuna forma di corruzione.
Invece una classe imprenditoriale che non si sente più protagonista e non si sente più legittimata dall'attenzione della classe politica, cerca di ottenere le attenzioni ed i favori della classe politica con la corruzione.
Mi sembra strano che il processo venga sempre fatto alla classe politica e non anche alla classe imprenditoriale. Talune cose vengono fatte tra un maschio e una femmina, comunque tra due soggetti e le cose di cui parliamo hanno sempre due soggetti.
Ci sembra strano che in questa società, stranamente diventata maschilista, la politica, quindi la femmina, sia sempre incolpata, mentre l'altro partner in questo rapporto, venga considerato come occasionale come un professionista che si è incontrato con una passeggiatrice, il che è accettabile, è comprensibile, è acquisito.
Così non è. Nel comportamento della classe imprenditoriale, quella vallettiana di tanti anni fa, e nella classe imprenditoriale di piccolo cabotaggio e di seconda scelta che gira intorno al mondo politico, c'è la chiave di lettura di questa vicenda.
I colleghi che in questa vicenda sono in una qualche misura presenti debbono sapere che da parte della nostra forza politica potranno sempre considerare garantita la comprensione rispetto a come si misura la loro debolezza, la loro capacità, la loro ambizione rispetto a questa realtà più attrezzata e più forte, che si sono trovati a dover affrontare e a dover gestire.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

La corretta informazione è uno strumento fondamentale per una società che non vuole essere realmente democratica. Credo sia necessario che il Consiglio regionale discuta ampiamente sui problemi dell'informazione non soltanto per quanto riguarda la Gazzetta del Popolo, ma soprattutto sul ruolo dell'ente pubblico e dello Stato rispetto all'informazione.
Lo Stato ha il dovere di favorire la pluralità degli strumenti e dei soggetti che fanno informazione, questa è la condizione fondamentale perch l'informazione sia democratica e strumento fondamentale di uno Stato democratico.
Ma è estremamente limitato lo spazio entro il quale passare per favorire la pluralità dei soggetti e degli strumenti di informazione senza cadere nell'uso a fini di parte dell'informazione da parte del potere politico partitico. Degli scivoloni nell'uso dell'informazione a fini di parte ad opera del potere politico-partitico sono sotto gli occhi di tutti come testimoniato dalla vicenda della RAI.
C'è il rischio che il ruolo dello Stato non favorisca adeguatamente la pluralità di strumenti e di soggetti di informazione e non tamponi adeguatamente i casi in cui l'informazione viene monopolizzata da pochi potentati economici, come avviene per le grandi reti televisive private.
Non voglio entrare nel merito della questione, della Gazzetta del Popolo, per la quale vanno accertate le eventuali irregolarità amministrative. Il Presidente della Giunta ha escluso che ce ne siano, ne prendiamo atto.
Si deve chiarire se c'è stato un uso politico di parte dell'informazione. Anche questo il Presidente della Giunta lo ha escluso ma questa seconda questione deve essere chiarita in tutti i suoi aspetti.
La terza questione è che secondo noi va affermato con forza il dovere dell'istituzione, compresa quella regionale, di favorire la pluralità dei soggetti e degli strumenti di informazione. Quindi la Regione (la Giunta regionale ed il Consiglio) deve intervenire quando necessario con strumenti di sostegno per favorire questa pluralità dell'informazione, stante il rispetto dei concetti prima espressi riguardo alla regolarità amministrativa e all'uso non di parte dell'informazione.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PETRINI



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Carletto. Ne ha facoltà.



CARLETTO Mario

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, prendiamo atto delle comunicazioni del Presidente della Giunta in ordine al problema della Gazzetta del Popolo.
Sulla vicenda il Gruppo D.C. non ha presentato né interrogazioni n interpellanze in attesa di informazioni al Consiglio. Le valuteremo attentamente anche se alla fine di questo mio intervento, così come è stato concordato nella Conferenza dei Capigruppo, chiederò a nome del Gruppo D.C.
altra documentazione.
La nostra posizione è chiara: i problemi sono due: quello della Gazzetta del Popolo e della Editor di cui si occupa la Magistratura, ed il problema più generale dell'informazione della nostra Regione.
Sul problema della Gazzetta del Popolo la posizione della D.C. è nota.
Ha avuto modo di esprimerla il 30 ottobre del 1980 l'allora Capogruppo Paganelli, quando disse che il Gruppo D.C. sosteneva tutti quegli interventi che avessero consentito la ripresa delle pubblicazioni.
Ribadiamo quella posizione, senza entrare nel merito degli interventi che la Giunta regionale ha attuato in passato prima di valutare la documentazione resa oggetto delle indagini della Magistratura.
E' invece fondamentale il secondo aspetto squisitamente politico. Siamo sempre stati critici sul modo in cui la Regione ha gestito l'informazione in questi anni e lo abbiamo denunciato ripetutamente.
Su "Notizie" del mese di gennaio 1980 il Capogruppo Bianchi scriveva: "Abbiamo recentemente lamentato che la Regione è divenuta per una serie di iniziative del suo attuale governo un centro editoriale di prima grandezza.
Siamo ora costretti a richiamare seccamente i cittadini ad una verifica e ad una attenzione critiche. Guardino giornali, manifesti, pubblicazioni più o meno artistiche, riviste, direttamente o indirettamente patrocinate dalla Regione, vedano se vi è proporzione tra le attività di certi enti strumentali, quali l'Esap, e le pubblicazioni che sfornano. Si soffermino i cittadini sugli inusitati inserti a piena pagina apparsi in questi giorni sui principali quotidiani e persino sui giornali sportivi contenenti elenchi di fondi assegnati ai Comuni per l'esercizio delle funzioni di assistenza sociale e di assistenza scolastica; ne valutino il costo l'opportunità e l'utilità ancora prima della liceità".
Bianchi con i colleghi Picco e Paganelli il 6 febbraio del 1980 inviarono una lettera al Presidente della Commissione per l'informazione e Capogruppo del P.C.I. Bontempi, con la quale comunicavano che il Gruppo della D.C. non avrebbe più partecipato ai lavori della Commissione informazione perché il modo in cui era gestita questa partita era inaccettabile.
Questa lettera non figura tra la documentazione preparata dal Presidente della Giunta. Se i Gruppi la richiederanno ne fornirò copia.
Su questo terreno abbiamo continuato a portare l'attenzione del Consiglio regionale.
Mi riferisco, per esempio, al Convegno di oncologia qui richiamato. Il 22 aprile 1980 i colleghi Martini e Lombardi presentarono un' interrogazione in ordine al contributo che la Regione diede per questo Convegno nella quale chiedevano se non si riteneva più utile che la Regione sostenesse enti ed istituzioni che operano da sempre in questo settore piuttosto che destinare cifre ingenti a Convegni seppure scientificamente significativi.
Le risposte in ordine a questi quesiti sono nei verbali della Commissione informazione, infatti il Presidente della Commissione informazione, Rinaldo Bontempi disse che si riteneva giusto, utile e fondamentale destinare quelle risorse per far conoscere alla comunità piemontese le decisioni della Regione Piemonte.
L'art. 8 è scritto nello Statuto, l'ha voluto il legislatore, deve essere attuato, ma come dicevano giustamente i colleghi Vetrino e Majorino si tratta di stabilire i modi di usare l'articolo 8.
Alla fine del 1979 e verso l'inizio del 1980, prima delle elezioni amministrative, si è accentuata fortemente questa polemica.
Si tratta di valutare se è legittimo destinare ingenti risorse per questo tipo di informazione o se non è più giusto e più opportuno che questa materia venga regolamentata e programmata in rapporto fra quanto si destina da parte della Giunta e quanto si destina da parte del Consiglio? L'ho detto in quest'aula intervenendo sul bilancio regionale del 1984.
E' ora di mettere ordine sulle innumerevoli pubblicazioni che ogni Assessorato sforna come se il cittadino avesse bisogno di essere informato attraverso pubblicazioni date a compartimenti stagno e non attraverso una informazione complessiva sull'azione della Giunta evidenziando le iniziative più significative.
Abbiamo presentato nel luglio 1982 una mozione sui problemi dell'informazione che non è mai stata discussa.
Ovviamente siamo aperti a raccogliere quelle osservazioni che potrebbero venire dalle altre parti politiche per far si che questa materia possa avere in futuro una sede definita, istituzionalmente corretta nella quale discutere e prendere le decisioni perché soprattutto abbia dei riscontri nella gestione quotidiana delle risorse.
Tutto questo a mio giudizio in questi anni non è avvenuto. Questo è il nodo politico sul quale il Consiglio dovrà soffermarsi.
Il Presidente della Giunta ha ricordato che quando è stata firmata la convenzione con GRP era impossibile dialogare con RAI 3.
Sin da allora noi avevamo detto che bisognava fare qualsiasi sforzo pur di ottenere dalla RAI 3 l'attenzione che il Consiglio regionale deve avere e avevamo detto che eravamo disponibili a qualsiasi pressione politica corretta, perché RAI 3 si rendesse conto che non poteva prescindere da questa disponibilità.
E' su questi aspetti che dobbiamo discutere non sulle questioni amministrative, se esistono le deliberazioni o se non esistono.
A noi interessa il problema politico, a noi interessa sapere se aveva ragione il Consigliere Bianchi quando assunse quella posizione nel 1980 con gli amici del Gruppo della D.C. in sede di Commissione informazione o se aveva ragione il Presidente della stessa Commissione Bontempi, il quale riteneva che l'uso che si faceva in quegli anni delle risorse destinabili all'informazione era corretto.
E i canali sono tanti: il vino barbera è una cosa ben diversa da un inserto sul Times, quando la Regione Piemonte era appena nata.
Mi consenta, Presidente, lei accomuna due cose che hanno tagli diversi e questa confusione non può essere fatta.
Il Gruppo D.C. si riserva tutte le iniziative politiche che riterrà utili dopo aver esaminato questo pacchetto di documenti e dopo che il Presidente ci farà avere i documenti dal 1970 ad oggi relativi a tutte le spese sostenute dalla Regione Piemonte per iniziative inerenti l'informazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Ho ascoltato la relazione del Presidente Viglione che ringrazio non formalmente. Il ringraziamento non è formale perché è contributo alla chiarezza e credo che ce ne sia bisogno.
Gli interventi che ho sentito hanno preferito toccare il quadro generale anziché cimentarsi con le questioni, con i dati che conosciamo e che ci ha fornito il Presidente.
C'è bisogno di chiarezza sull'attendibilità delle dichiarazioni dei responsabili della Editor, che però con la comunicazione del Presidente hanno già trovato una risposta. L'attendibilità e l'uso che può avere fatto di rivelazioni che non hanno fondamento e che rischiano di sconfinare in interessate millanterie, è uno degli elementi di fondo per determinare un corretto rapporto, altrimenti davvero, la tecnica può essere perversa, pu essere un polverone e tutto questo non aiuta a capire i percorsi delle vicende e non aiuta a capire come di fronte ai problemi dell'informazione ci si possa rapportare.
Ma è anche opportuno fare chiarezza sulla responsabilità politica dell'azione degli amministratori e sulle prerogative istituzionali e statutarie delle istituzioni.
Dobbiamo lavorare in un confronto aperto, ampio, anche al di fuori dell'aula per determinare l'ambito della responsabilità politica nell'azione amministrativa.
Sulla questione della Gazzetta del Popolo ricordo che tutte le forze politiche avevano sostenuto le azioni nella direzione del salvataggio e del rilancio del giornale e lo avevano fatto con forza per dare un sostegno al pluralismo nel sistema dell'informazione, al di là degli scarsi, nulli o addirittura molto spesso effetti positivi sul piano dell'immagine del nostro Partito e della nostra presenza.
Bisogna abbattere ogni tentazione di iniziare delle operazioni solo se viene garantito il risultato favorevole alla parte ed avere il coraggio di imboccare strade che abbiano finalità di speranza e di prospettiva, al di là della concreta ricaduta che sulla nostra parte politica possa avere una linea editoriale di un giornale.
Ricordo che proprio durante l'ultima crisi questo giornale nei confronti delle posizioni del nostro partito ha avuto atteggiamenti contrari.
Non per questo non continueremo a condurre insieme alle altre forze una giusta e una corretta battaglia per il salvataggio di questo pezzo di pluralismo.
Sono state fatte alcune osservazioni sull'art. 8 dello Statuto. Siamo in ritardo rispetto alla legge attuativa, ma quella norma di indirizzo è chiara, è immediatamente applicabile perché non è una norma generica, ma precisa nelle forme con cui si può svolgere l'informazione regionale.
Dobbiamo riaffermare la legittimazione statutaria e definire i mezzi l'intervento della D.C. merita qualche osservazione.
La posizione che abbiamo sostenuto è stata sempre di grande cautela e di attenzione.
Vedi Cadetto, forse tu non hai partecipato ai nostri lavori e non puoi conoscere le posizioni che abbiamo assunto. Noi in questo ruolo siamo stati sempre cauti perché abbiamo sempre distinto l'informazione sui fatti l'informazione, pagata col denaro pubblico, per mettere in condizione i cittadini di partecipare e di conoscere, una informazione quindi che non sconfinasse in una surrettizia propaganda o in un uso politico di parte.
La questione degli inserti l'abbiamo sempre valutata con perplessità intanto perché riteniamo che non abbiano un grande effetto giornalistico.
A proposito degli inserti abbiamo sempre detto di farli con cautela e con attenzione soprattutto alla non proliferazione. Sui redazionali non ho mai sentito delle osservazioni per i quali si danno i temi e i giornalisti nel pluralismo e nella loro professionalità, danno il loro contributo.
Non è forse opportuno definire, delimitare gli ambiti di responsabilità? Per quanto riguarda la Gazzetta del Popolo si tratta di andare avanti sulla linea iniziata dalla Giunta per recuperare limpidità e chiarezza.
La sentenza del giudice si riferisce a pesanti manovre, che sono comprensibili nel nostro sistema per accaparrare e lottizzare a partire dal 1975.
Dobbiamo saper proporre un piano editoriale serio non per rendere una mera petizione di principio, magari da sostenere come gracile creatura in futuro, quella della seconda voce di Torino, ma per operare secondo gli scopi per i quali ci battiamo.
Quanto all'informazione in generale credo si possa sensatamente lavorare attorno ad un progetto di legge e ad un programma verificabile per fini, obiettivi, strumenti e gestione.
Noi sosteniamo da sempre che il modo con cui far crescere gli elementi di battaglia politica e di consenso sono i contenuti, il merito, i fatti non la cattiva azione attraverso forme spesso banali di cattura del consenso.
Su questo piano va posto il rigore all'interno del merito. Amici democristiani, non è comprensibile una battaglia generica sulle "troppe spese". Poniamoci la questione di quali spese.
Siamo pronti a discutere. E' stata ricordata la mozione della D.C.
Siamo pronti a confrontarci su quelle proposte. Devo dire francamente visto che ancora una volta si confondono le questioni, che il controllo politico parlamentare sulle notizie date dall'Ufficio Stampa non è una strada che può portare lontano.
Può portare semmai a richieste dell'opposizione in funzione della partecipazione alla struttura del pluralismo della professionalità, della dialettica e delle responsabilità di ognuno per il ruolo che occupa.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Moretti.



MORETTI Michele

Il P.S.I. ringrazia il Presidente della Giunta per la documentazione e le informazioni fornite sul problema delicato della Gazzetta del Popolo.
Non entro nel merito del documento. Vi sono problemi ben più importanti da affrontare per non trovarci un giorno di fronte a qualche inchiesta.
Non si tratta di manipolazione dell'informazione anzi c'è stata carenza dei mezzi di informazione sui dibattiti consiliari e sulla politica che porta avanti la Giunta regionale. Diciamo francamente che abbiamo rincorso più volte la Gazzetta, perché diventava per la Regione uno strumento di pluralità.
Abbiamo avuto a disposizione la televisione di Stato, che però è limitata perché non arriva in tutto il territorio regionale a differenza di altri mezzi di informazione televisiva.
Ma non è questo il problema. Noi dobbiamo affrontare responsabilmente la questione della garanzia dell'informazione in generale. Per fare questo non bisogna presentarsi qui in Consiglio regionale con posizioni di parte ma bisogna affrontare il dibattito con proposte di legge e ampliando il dibattito sul pluralismo e sulle azioni da assumere per sostenerlo.
Non basta dire che siamo tutti favorevoli a promuovere strumenti che abbiano la loro indipendenza e la loro autonomia occorre dare questa autonomia e questa indipendenza. Il P.S.I. è favorevole ad un dibattito in Consiglio regionale su questo tema.
Abbiamo discusso in quest'aula sui problemi dell'industria, della siderurgia, eppure mi sono trovato in una zona in cui sono insediate industrie siderurgiche e i cittadini non erano informati del dibattito svolto qui. Anche l'attività promozionale della Regione va dibattuta. La promozione investe molti campi, da quello dell'aggregazione sociale (attività sportiva) a quello della produzione con i riflessi in campo economico.
Nel 1979 è stato approvata una legge sull'attività promozionale nella quale è stabilito che la Commissione VI è chiamata ad esprimere pareri sul piano che la Giunta predispone.
E' chiaro che per predisporre piani di attività promozionale si devono seguire le linee e gli indirizzi di programmazione. Si devono però anche fare le verifiche. Il DPR 616 delega alle Regioni le attività ricreative e sportive. Come avviciniamo i giovani a queste attività? Quali sono gli strumenti di aggregazione nella attività sportiva? La legge fa riferimento alle forme societarie, alle attività promozionali prodotte dai mezzi di informazione. Ci sono altre strutture che dovremmo utilizzare e la legge regionale fa alcuni riferimenti di programmazione. E' chiaro che ci troviamo nella situazione in cui è opportuno coordinare la legislazione regionale, d'altra parte anche la legislazione statale di trasferimento ci è pervenuta a pezzetti, una parte nel 1972, un'altra parte nel 1977, attraverso la legge 382.
Il turismo viene definito in senso lato, ma l'interdipendenza del turismo significa sport, cultura, artigianato, commercio e tutte le attività che sono messe in risalto attraverso la promozionalità della Regione.
Bisogna definire un piano più programmato e più pianificato. Queste occasioni ci danno la possibilità di affrontare i problemi, non vorrei per che tutto si limitasse a questo momento e che i problemi dell'informazione e della promozionalità non li affrontassimo in momenti successivi.
Essi riguardano l'economia, la cultura e la socialità della nostra comunità regionale.



PRESIDENTE

I lavori terminano per il momento e riprenderanno alle ore 15,15.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13,10)



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