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Dettaglio seduta n.227 del 26/01/84 - Legislatura n. III - Sedute dal 9 giugno 1980 al 11 maggio 1985

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Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARCHIARO


Argomento: Diritto allo studio - Assistenza scolastica

Esame proposta di legge di iniziativa di Enti locali n. 333: "Misure atte a garantire il diritto allo studio, favorendo l'accesso alle sedi scuole medie superiori e di scuole professionali da parte di studenti residenti in Comuni montani"


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Punto settimo all'o.d.g.: Esame p.d.l. n. 333: "Misure atte a garantire il diritto allo studio, favorendo l'accesso alle sedi scuole medie superiori e di scuole professionali da parte di studenti residenti in Comuni montani".
Relatore è il Consigliere Moretti, a cui do la parola.



MORETTI Michele, relatore

In ottemperanza agli artt. 6 e 8 della L.R. 4/73 (Iniziativa popolare degli Enti locali), la VI Commissione, in data 16/12/83, ha sentito i promotori della p.d.l. n. 333 "Misure atte a garantire il diritto allo studio, favorendo l'accesso alle sedi scuole medie superiori e di scuole professionali da parte di studenti residenti in Comuni montani", presentata dai Comuni di Conio, Viù, Balme, Coassolo, Monasterolo di Lanzo, Usseglio Lanzo, Pessinetto, Chialamberto ed Ala di Stura.
Nel presentare la propria relazione al Consiglio regionale, la VI Commissione ritiene opportuno richiamare i principi ispiratori della p.d.l.
n. 333 e riferire in merito all'audizione dei rappresentanti designati dagli Enti locali, nonché formulare alcune considerazioni in ordine alla proposta citata, dato che a norma dell'art. 8 della L.R. 4/73 la proposta di legge deve essere sottoposta all'esame del Consiglio regionale nel testo redatto dai proponenti affinché il Consiglio stesso la prenda in esame entro i termini prescritti. La p.d.l. n. 333 prevede interventi tesa non solo ad ovviare ai disagi cui sono sottoposti gli studenti residenti nei Comuni montani, privi di idonei servizi di trasporto pubblico e dì scuole secondarie superiori e di formazione professionale, e quindi ad offrire un incentivo al proseguimento degli studi, ma anche a limitare lo spopolamento della montagna.
Per tali fini sono chiamati a concorrere in misura diversa ed articolata, la Regione, le Comunità montane e i Comuni interessati mediante l'istituzione di servizi di trasporto e l'erogazione di contributi agli studenti fino a quando non saranno istituiti i servizi stessi. In sede di audizione i promotori della p.d.l. n. 333 oltre ai principi ispiratori sopra riferiti, hanno messo in luce i problemi presenti nella realtà montana, ed in particolare, nella Comunità montana di appartenenza.
Hanno segnalato le soluzioni "tampone" tentate da alcuni Comuni della Comunità montana, gli esperimenti compiuti per un più razionale utilizzo degli scuolabus e le difficoltà riscontrate nel collegare i sistemi della scuola e dei trasporti.
Hanno richiamato un'indagine svolta dalla Comunità montana da cui emerge che nei Comuni privi di servizi di trasporto, n norma, i ragazzi non proseguono gli studi, mentre risultano favoriti i ragazzi che risiedono in Comuni montani siti ad esempio lungo l'asse ferroviario. Hanno sottolineato che il problema dei trasporti esiste non solo per gli studenti ma anche per i lavoratori, rendendosi necessario quindi un intervento rivolto a tutte le componenti per evitare lo spopolamento dei Comuni montani.
Hanno infine illustrato i momenti spesa previsti nella p.d.l.: spese di investimento, spese di esercizio, spese d manutenzione e in via transitoria, erogazione di contributi ad alunni, richiedendo priorità di intervento per le spese di acquisto dei mezzi di trasporto ed il ricorso ai contributi solo nei casi di assoluta impossibilità ad acquistare i mezzi.
Nel formulare le proprie osservazioni, preliminarmente, la VI Commissione sottolinea la funzione di espressione della volontà legislativa di contributo e di stimolo assunta dagli Enti locali promotori della p.d.l. n.
333.
Ai fini di una determinazione da parte del Consiglio regionale, la VI Commissione evidenzia che la sfera d'azione della p.d.l. n. 333 investe non solo i Comuni proponenti ma tutti i Comuni montani, da cui conseguono vaste implicazioni organizzative, finanziarie e di compatibilità di scelte.
Essendo il Consiglio regionale chiamato per legge ad esprimersi sulla proposta nel testo redatto dai proponenti, in ossequio alla loro volontà la VI Commissione ritiene opportuno sottoporre al Consiglio regionale alcune considerazioni puntuali sull'articolato, in funzione di fornire al Consiglio stesso elementi di valutazione ai fini del voto sulla p.d.l. n.
333. Prescindendo dall'art. 1 (finalità) già richiamato, la VI Commissione osserva quanto segue: all'art. 2 (Istituzione dei servizi) sarebbe necessario far riferimento alla rete dei servizi controllata dall'Assessorato regionale ai trasporti per evitare l'istituzione di doppioni o soluzioni non corrette.
All'art. 3 (Programmazione e gestione dei servizi - Contributi di primo impianto) la percentuale dell'80 % a carico della Regione per l'acquisto di mezzi di trasporto è elevata, considerato che sul F.N. trasporti la percentuale è al massimo del 75 % e che sulla L.R. 40/75, che regola l'acquisto di scuolabus da adibire al trasporto degli alunni della scuola materna e dell'obbligo è al massimo del 70 %. Sarebbe quindi opportuno non andare al di là di tali percentuali.
All'art. 4 (Spese di manutenzione e di esercizio) i fondi non potrebbero essere riferiti a quelli dello Stato (Fondo Nazionale trasporti) ma dovrebbero far carico direttamente alla Regione. Sarebbe molto oneroso per la Regione accollarsi il 70 % delle spese più rilevanti (v. quelle del personale).
Per queste ragioni sarebbe opportuno lasciare a carico delle Comunità montane e/o dei Comuni le spese di esercizio e organizzare servizi integrati per un'utenza non solo dell'età scolare. All'art. 5 (Norme transitorie) l'erogazione prevista, se riferita ai fondi per l'assistenza scolastica, produrrebbe meccanismi in contrasto con le disposizioni della L.F.N., la quale prevede che le Regioni possano procedere all'assegnazione dei fondi erogati nell'anno precedente maggiorati del 10 % (tasso programmato d'inflazione) ai Comuni e possano variare parametri e criteri di assegnazione solo in forza di una legge regionale in materia.
Anche l'utilizzo di eventuali fondi residui, peraltro finora destinati per correttivi ai parametri adottati nel riparto dell'assistenza scolastica, non consentirebbe una soluzione efficace al problema per ovvi limiti finanziari dovendo considerare tutte le vallate prive di mezzi di trasporto.
Peraltro le procedure amministrative adottate in materia di assistenza scolastica prevedono tempi e modalità diversi da quelli indicati all'art.
5. All'art. 7 (Oneri finanziari) la formulazione del primo comma andrebbe ripensata tenendo conto della legge di contabilità regionale.
Inoltre va sottolineato che nel parere finanziario espresso dalla I Commissione consiliare in ordine alla p.d.l. n. 333 risulta che non è possibile valutarne la compatibilità con le risorse a disposizione nel bilancio di previsione per l'anno finanziario '84, non esistendo quantificazione dell'onere finanziario a carico della Regione. Pertanto sulla proposta in esame, la I Commissione esprime parere negativo nell'impossibilità di determinare l'importo della spesa e la relativa copertura finanziaria. Come già detto la Regione per attuare gli interventi previsti dalla p.d.l. n. 333 dovrebbe stanziare fondi propri non essendo possibile far rientrare l'onere di tali interventi sul F.N.T.
In presenza di una L.R. n. 40/75, che dà contributi fino ad un massimo del 70 % a Comuni e Comunità montane per l'acquisto di scuolabus da adibire per il trasporto di alunni della scuola materna e dell'obbligo, si potrebbe valutare l'ipotesi di accogliere lo spirito della p.d.l. n. 333 apportando modificazioni ed integrazioni alla legge regionale citata con estensione degli interventi agli studenti della scuola secondaria superiore.
Occorre comunque tenere conto del fatto che le disponibilità della L.R.
40/75 sono limitate (500 milioni) rispetto alle richieste dei Comuni e delle Comunità montane (oltre 1 miliardo). Visto che la L.R. 40/75 interviene solo per le spese d'investimento non si ritiene opportuno che la Regione si faccia carico delle spese di esercizio nei termini previsti dalla p.d.l. n. 333.
Stante le esigenze manifestate da tutte realtà montane prive di servizi pubblici dì trasporto, di fruire di mezzi idonei, sì potrebbe anche ipotizzare la creazione di un servizio di trasporti integrato, in modo da estendere l'utenza anche ad altre categorie di cittadini ed evitare un immobilizzo di risorse per effetto di un utilizzo degli scuolabus vincolato solo al trasporto degli alunni.
Si potrebbe anche prospettare un'ulteriore ipotesi di istituzione di un fondo regionale, indipendente dal F.N.T., opportunamente controllato, da mettere a disposizione per l'organizzazione di servizi di trasporto nei Comuni montani. In tal caso la Regione potrebbe far fronte anche alle spese di esercizio. La presente relazione viene presentata al Consiglio regionale per dar corso agli adempimenti di legge.



PRESIDENTE

La discussione è aperta.
Chiede la parola il Consigliere Bergoglio, ne ha facoltà.



BERGOGLIO Emilia

La p.d.l. n. 333, presentata da un gruppo di Comuni, al di la dei risultati concreti che possa ottenere, rappresenta un opportuno stimolo alla nostra sonnolenza legislativa in materia di diritto allo studio e offre un'occasione al Consiglio regionale di dibattere il tema sulla garanzia del diritto allo studio. Il problema sollevato da questa proposta di legge evidenzia l'ostacolo che incontrano gli studenti residuati in località montane disagiate e non servite da mezzi di trasporto pubblico a proseguire gli studi.
Anche questa è una concausa della tendenza allo spopolamento della montagna. Del resto dai dati che sono stati forniti dagli amministratori in sede di Commissione, risulta che nessun studente della vallata ha potuto proseguire gli studi.
Mi chiedo perché non sì aprono scuole superiori nelle vallate in cui l'assenza di mezzi di trasporto pubblico rende oneroso, insostenibile l'onere per la singola famiglia per i Comuni che hanno realtà di bilancio molto basse. Nella relazione sono contenute considerazioni che approviamo e altre che vorremmo approfondire Questo problema non può essere risolto passando la mano all'Assessorato ai trasporci, perché la gestione dei contributi regionali del F.N.T.
ripresa nella L.R. 40/75, non rappresenta che uno dei tanti interventi possibili per garantire il diritto allo studio nelle comunità periferiche disagiate.
E' chiaro che se dal punto di vista materiale la gestione dei contributi ai Comuni è lasciata all'Assessorato ai trasporti non si pu prescindere dal concetto generale di interventi per favorire il diritto allo studio, intesi come interventi di assistenza scolastica che viene garantita attraverso i vari interventi, investimenti quali quelli della scuolabus e interventi di esercizio quali quelli della gestione annuale dei fondi per l'assistenza scolastica che sono gestiti dall'Assessorato all'istruzione.
Il Gruppo della DC ha presentato il 24/VII/81 la p.d.l. n. 134 intitolata "Diritto allo studio. Modalità per l'esercizio delle funzioni di assistenza scolastica attribuite ai Comuni a norma dell'art. 45 del DPR 24/VII/77, n. 616".
L'articolato è comprensivo anche del problema di cui stiamo discutendo.
Gli artt. 4 e 6 si riferiscono ai destinatari degli interventi del diritto allo studio e contengono la base dalla quale partire per articolare il discorso specifico dei trasporti in tali località. La relazione illustrando l'art. 5 dice che le Regioni possono procedere all'assegnazione dei fondi erogati nell'anno precedente, maggiorati del 10 % e fa esplicito riferimento al fatto che possono variare parametri e criteri di assegnazione solo in forza di una legge regionale in materia.
Questo passo della relazione ribadisce l'esigenza di regolamentare il diritto allo studio con una legge articolata e completa con la proposta che abbiamo a suo tempo presentato. Con l'occasione è opportuno osservare che così come sono stati rispettati i tempi regolamentari di discussione del p.d.l. n. 333, vorremmo che lo stesso rispetto fosse osservato nei confronti delle proposte di legge che vengono presentate dai Gruppi consiliari. La nostra proposta di legge c'è, l'esigenza di discuterla emerge ogni qualvolta parliamo di problemi di diritto allo studio, la relazione ricorda che per il semplice aggiornamento dei parametri al tasso programmato d'inflazione occorre una specifica legge regionale.
Apprezziamo questo punto della relazione, chiediamo però che da esso si traggano le opportune conseguenze legislative.
Sempre nella relazione si parla dell'esigenza di dirottare questo problema al problema generale dei trasporti. Si fa riferimento alla legge regionale dei trasporti che assegna ai Comuni e alle Comunità montane contributi in conto capitale per l'acquisto dei mezzi e non per le spese di gestione. Quindi questa proposta di legge non deve passare tout court alla gestione dell'Assessorato ai trasporti, ma per le parti che ho citato, è integrante e determinante la proposta di legge sul diritto allo studio e sulla assistenza scolastica.
Senza entrare nel merito degli articoli della p.d.l. n. 333, chiediamo che venga portata all'approvazione del Consiglio la nostra proposta di legge sul diritto allo studio e che in quella sede venga inserita e discussa nei contenuti la p.d.l. n. 333. Questo chiediamo in forza del regolamento e chiedendo che i tempi tecnici di approvazione non vadano al di là delle normali procedure per l'approvazione delle proposte di legge da qualunque parte provengano.
La discussione in aula della nostra proposta di legge potrà avvenire al massimo nel mese di marzo. In quella sede valuteremo la compatibilità della proposta di legge presentata dai Comuni di Corio, Viù, Balme, Coassolo Monasterolo di Lanzo, Usseglio, Lanzo, Pessinetto, Chialamberto e Ala di Stura che pongono all'attenzione del Consiglio il problema gravissimo dei disagi degli studenti delle Comunità montane del Piemonte. L'iniziativa di questi Comuni che si sono fatti parte attiva, pone al Consiglio il problema che problemi analoghi esistono in tutto il Piemonte quindi è l'occasione per approvare una legge per il diritto allo studio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cernetti.



CERNETTI Elettra

Le popolazioni delle Valli di Lanzo hanno evidenziato con questa proposta di legge un problema grave e reale esistente sul territorio, ma sono molti i Comuni che per la loro posizione disagiata invocano il decentramento delle scuole, soprattutto professionali. Sappiamo però che è più facile che Maometto vada alla montagna, che non la montagna a Maometto.
Sarebbe opportuno svolgere una indagine per stabilire quanti sono i giovani per i quali il diritto allo studio rimane lettera morta, per quello che riguarda l'accesso alle scuole superiori o professionali, ma anche alla scuola dell'obbligo.
Fatta questa ricognizione, la Giunta ed il Consiglio potranno reperire i fondi necessari perché l'accesso alle strutture, quindi il diritto allo studio, sia veramente garantito a tutti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ariotti.



ARIOTTI Anna Maria

Il problema certamente esiste: questi paesi l'hanno evidenziato in maniera particolare per la peculiarità del loro territorio, ma è esteso ad altre zone del Piemonte, soprattutto quelle che sono tagliate fuori dalle grandi linee di comunicazione, ferroviarie e stradali. L'invito che viene da tutte le forze politiche è di fare oggetto di attenta valutazione questo problema, che è grave perché coinvolge non solo gli studenti, ma tutta la popolazione. Ricordo che durante la consultazione l'accento sui pendolari sugli operai che devono trasferirsi è stato molto forte e insistito. Le ipotesi di intervento prospettate possono e devono essere approfondite in una visione unitaria che veda l'intervento degli Assessorati competenti istruzione e trasporti, con studi approfonditi sia sulla consistenza di coloro che hanno necessità di trasporto, sia sulle linee di trasporto pubbliche e private.
Credo inoltre che la sollecitazione di esaminare la proposta di legge della DC sia più che legittima e, in questa prospettiva, il problema potrà e dovrà essere ripreso.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Come è già stato messo in evidenza negli interventi che mi hanno preceduto, il problema sollevato da alcuni Comuni della Valle di Lanzo mette in evidenza le grandi difficoltà che di fatto paralizzano il primario diritto allo studio di molti giovani residenti in Comuni montani.
Penso che la via percorribile, sia oggi di fronte alle preclusioni che emergono dalla relazione, che per la massima parte si possono condividere e principalmente dalla preclusione data dal parere negativo della I Commissione in conseguenza della impossibilità di determinare l'importo della spesa e la copertura finanziaria. Credo sia opportuno predisporre e votare un o.d.g., non di pregiudiziale preclusiva ma di pura e semplice sospensione dell'esame della normativa in modo che la normativa stessa possa essere recuperata o attraverso una più precisa formulazione o attraverso emendamenti da apportare al disegno di legge sul diritto allo studio che è stato presentato da un altro gruppo politico.
Suggerirei la formula prevista dal regolamento di una pregiudiziale di carattere sospensivo all'esame dell'articolato in mode da poterlo recuperare in una delle due forme che ho prospettato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Sartoris.



SARTORIS Riccardo

Confermo quanto ha dette la collega Bergoglio per sottolineare il significato della proposta dei Comuni delle Valli di Lanzo.
E' stata annunciata la presentazione un provvedimento di carattere generale attraverso l'esame e l'approvazione della proposta di legge presentata dal nostro Gruppo o attraverso un disegno di legge di iniziativa della Giunta. Nel Provvedimento generale dovranno trovare accoglimento le esigenze particolari dei Comuni collocati nel territorio montano della nostra regione.
La mia preoccupazione è che riconducendo questi problemi ad un provvedimento generale per tutti gli abitanti della Regione, ancora una volta vengano dimenticati gli aspetti particolari che toccano il territorio montano del Piemonte.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Ferrero.



FERRERO Giovanni, Assessore all'istruzione

La Giunta non può che associarsi alla equilibrata e analitica relazione svolta a nome della Commissione, nella quale la Giunta non ha n interferito né premuto, quindi risulta essere particolarmente condivisa. Mi pare che la conclusione non possa che essere il non passaggio agli articoli, non essendo possibile introdurre in sede di Consiglio regionale un complesso di emendamenti che, sia pure in larga misura di natura tecnica, porterebbero a violare una delle condizioni di immutabilità del testo che sono prescritte dalla nostra normativa.
Il non passaggio agli articoli non significa certamente dissociazione rispetto ai contenuti e alle indicazioni proposte nella legge. Quindi attraverso un o.d.g. o altro strumento opportuno in grado anche di parlare alle Comunità montane, si può riproporre l'impegno e la volontà di non fare della questione giuridico-formale un impedimento ma di affrontare sostanzialmente le questioni.
E' però opportuno aggiungere qualche altra considerazione. Alcuni Consiglieri hanno preso spunto dalla discussione di merito per trarre delle indicazioni e degli orientamenti politici. E' straordinariamente interessante questo progetto di legge perché porta sulla materia dell'assistenza scolastica un principio di realtà.
Richiamo il Consiglio al primo, esplicito dato contenuto in questa legge, la richiesta di contributi per l'acquisto di automezzi.
Le Comunità montane non chiedono in prima istanza interventi per gli oneri di gestione, ma chiedono interventi per l'acquisto degli automezzi.
Questa richiesta ne sottende un'altra che non possiamo sottacere, la sostanziale integrazione di comunità locali, come le zone montane e la impossibilità di concepire un intervento in natura di diritto allo studio e di assistenza scolastica che prescinda da altri problemi, ad esempio quale il trasporto civile delle persone, la permanenza nella montagna delle famiglie, gli interventi economici. Mi pare che il principio di realtà che viene affermato, sia attraverso questa apparentemente tecnica annotazione è che noi non possiamo considerare le zone di montagna come soggette a un complesso di interventi settoriali della Regione, ma dobbiamo cercare di concepire una strumentazione che sia capace di dare risposta a questioni che non sono soltanto amministrative, ma sono politiche, culturali e sono la possibilità stessa di esistenza in quelle zone di una articolazione dello stato democratico, cioè di enti elettivi, che non possono riferirsi alla popolazione per singoli settori, ma devono necessariamente riferirsi rispetto a una ipotesi di difesa e di sviluppo del territorio e della popolazione.
Uno dei problemi che immediatamente si apre è l'assai discutibile interpretazione di alcuni documenti che nascono dal Ministero della pubblica istruzione.
E' una materia che varrebbe la pena concordemente di appurare e se possibile di rimuovere. Mi si dice che gli interventi per il diritto allo studio non permettono l'utilizzo degli stessi mezzi, anche per il trasporto civile di persone.
Il ragionamento di vincolo per le grandi aree urbane, laddove questa può essere letta come norma di salvaguardi per evitare che nel più grande meccanismo dei trasporti vengano incanalati distorcendoli dal loro fine primario, interventi assai esigui, in alcune zone del Piemonte di rilevanza territoriale così straordinaria, assumono carattere punitivo e discriminatorio perché impediscono nel concreto le capacità di autogoverno di una comunità e impediscono gli strumenti elementari di efficienza e di organizzazione quindi anche di programmazione. In qualunque legislazione regionale questa materia non può essere aggirata sottacendola e richiede da parte delle Regioni che hanno larga parte di territorio attinente all'arco alpino una iniziativa appropriata per far sì che non si debba costringere la comunità locale ad affermare, sia pure in modo surrettizio, una esigenza generale. Secondo me la richiesta di interventi in conto capitale per l'acquisto di automezzi è un modo elegante e gentile di sollecitare la Regione e lo Stato su un punto che ha tutta un'altra pesantezza e un'altra drammaticità. Sarebbe opportuno chiarire quali sono le corrette interpretazioni delle circolari ministeriali.
Mi è stato riferito che vi è disponibilità da parte del Ministero verso una modificazione che permetta, almeno per le zone di montagna l'integrazione delle strutture.
Vorrei che venisse applicato il principio di realtà in analogia a quanto le Comunità montane chiedono per il trasporto degli alunni anche ad altri comparti e ad altri settori dell'assistenza scolastica.
Il dibattito sarebbe assai complicato sulle norme finanziarie che hanno fatto sì che la materia dell'assistenza scolastica non costituisca più un fondo vincolato, ma rientri a tutti gli effetti nel fondo comune, mentre invece il fondo dei trasporti costituisce a tutti gli effetti una materia vincolata.
Quindi le tecniche finanziarie di contiguità o di integrazione devono essere studiate con cura.
E' persino dubbia (e dovrebbero essere chiarite le implicazioni politiche) l'interpretazione delle norme finanziarie in materia di assistenza scolastica. Fino ad alcuni giorni fa avevo la netta convinzione che, in carenza di una legge di spesa, quella a cui il Consigliere Bergoglio richiamava, noi non potessimo che incrementare del 10 % le cifre dell'anno precedente e proporre quindi un riparto automatico.
E' opinione corrente, pare anche de Ministeri e non soltanto degli Enti locali, che questa interpretazione non sia del tutte corrispondente al vero o, meglio, debba essere intesa che non è automatica l'iscrizione da parte dei Comuni della cifra a bilancio sulla base di quella disposizione nazionale, ma che i Comuni debbano comunque attendere una comunicazione regionale che faccia fede sulla cifra da iscrivere e che nella fattispecie qualora la cifra da iscrivere, mantenga gli stessi criteri degli anni passati, ma determini delle cifre leggermente diverse per le fluttuazioni nel servizio erogato o negli allievi disponibili, il principio di concretezza determinato dal mutamento della situazione oggettiva, non vada a contrastare con la norma che impone l'aumento meccanico. Mi è stato riferito che l'opinione prevalente degli esperti finanziari, vedrebbe la seconda interpretazione come la più plausibile.
Su questo vorrei discutere perché determina dei margini di incertezza non trascurabili. Comunque, se questo fosse il criterio che si ritiene di sostenere dal punto di visti giuridico potremmo già dare una risposta in termini economici alle Comunità montane in quanto, poiché nel meccanismo di riparto il trasporto viene pagato nella quota del 60 % delle cifre dichiarate e accertate dalle amministrazioni civiche, mentre le altre voci vengono sulla base della quota capitale, siccome l'elevazione dei costi di trasporto avviene indipendentemente dal numero degli allievi, ma per la generale lievitazione dei costi, l'applicazione dei criteri dell'anno precedente, determina quest'anno uno spostamento sensibile a favore delle zone di montagna proprio perché in quelle zone il trasporto alunni incide pesantemente e noi siamo impegnati a collocare una percentuale crescente di risorse verso quel settore.
Qualche affermazione non di procedura ma di sostanza si deve pur fare.
Non ritengo che il provvedimento proposto dalla DC abbia, al di là di alcune questioni di principio sulla parità dei ragazzi, questioni che apprezzo, non ritengo sia sufficientemente esplicitato.
L'esplicitazione dei criteri non avviene con la procedura, ma sulla base dei criteri in base ai quali vengono collocate le risorse disponibili rispetto ai diversi ordini di scuole e ai diversi ambiti territoriali.
Occorre un giusto equilibrio tra il peso di fattori diversi. Non sono questioni inincidenti in un ragionamento di programmazione regionale. Sono questioni che pongono alcuni problemi di natura concettuale e teorica nel rapporto tra la Regione e il Governo e nel rapporto soprattutto tra la Regione e il mondo della scuola.
Incominciamo a vedere il primo punto.
Se il prossimo anno verrà attuato su richiesta dei genitori nella media inferiore il processo che viene chiamato di "tempo prolungato", ritengo questo comporterà l'uscita dei ragazzi alle ore 14,30.
Ho la sensazione che questo mutamento comporterà qualche problema in materia di assistenza scolastica: qualora venga individuata la necessità di un servizio di mensa, questo determinerà un onere assai pesante, qualora non venga individuata questa esigenza o si penalizzeranno le zone di montagna decidendo che in quelle zone non si applicano per legge queste norme, oppure sorgeranno problemi di trasporto alunni.
Ci sono i convitti alpini. Il mutamento di orientamento nel meccanismo scolastico comporta degli oneri non irrilevanti; tra l'altro essendo la cifra inglobata nel fondo comune pone un principio di costituzionalità.
Come la Regione in materia di ripiano dei deficit dell'azienda di trasporto ricorre alla Corte Costituzionale sostenendo l'impossibilità di far fronte agli oneri aggiuntivi senza le entrate corrispondenti, così i mutamenti della legislazione in materia di diritto scolastico, del tutto legittimi, non possono meccanicamente comportare degli adeguamenti del servizio a carico dei Comuni e della Regione se non viene fatta una valutazione quantitativa e se non si adotta una procedura che sia in grado di sostenere gli adempimenti conseguenti.
Finora abbiamo affrontato solo l'aspetto giuridico marginale del problema e non l'aspetto sostanziale. Condivido la proposta delle Comunità montane perché ne vedo delle implicazioni generali e di principio che voglio provare a denunciare per una volta. Nelle zone di montagna il diritto allo studio significa diritto dei ragazzi di arrivare a scuola, se non si ammette questo significa fare un'operazione di mistificazione e quindi anche adottare delle conseguenze per quello che riguarda la strutturazione dei servizi. Siamo un Ente generale di programmazione e non possiamo settorializzare il mondo dei servizi che deve avere una sua tipologia.
Questo, di riflesso, comporta un'altra conseguenza, e cioè che si mettono in secondo piano, rispetto al passato, questioni che sono state la ragione che hanno motivato nella prima legislatura regionale l'approvazione di una legge sull'assistenza scolastica con fondi della Regione.
Pongo in essere un mutamento e una rivoluzione culturale di portata drastica. I due principi su cui si basava quel disegno di legge erano il diritto al prestito d'uso, un intervento sui libri di testo, e il tempo pieno, quindi il servizio di mensa.
Se per le zone di montagna si ammette che il trasporto è prioritario rispetto a queste due voci bisogna riconoscere che la questione non è soltanto pratica, ma è anche una questione di principio perché non si pu ammettere che i bambini delle zone di montagna siano diversi.
Questo comporta anche un mutamento per le zone di città, e, per essere coerenti con questa impostazione che condivido, occorre affermare che il Consiglio regionale dev'essere in grado, possibilmente in modo unitario, di esprimere nel valore culturale che i problemi di qualità e di organizzazione interna della scuola stanno diventando prioritari nell'interesse degli insegnanti ma soprattutto dei genitori e degli allievi rispetto alla pura erogazione del servizio mensa. Non è più un discorso sulla politica dei servizi, ma diventa un insieme di interventi che chiudono un ciclo. Non si possono lasciare i Comuni pizzicati tra l'incudine e il martello che è la richiesta di servizi e decisioni generali che tolgono ai Comuni stessi la possibilità di erogarli concretamente.
Non dimentichiamo che nelle aree metropolitane la quota di fondi regionali è irrisoria e ridicola rispetto all'onere che il Comune di Torino, il Comune di Rivoli, il Comune di Collegno sostengono per l'assistenza scolastica. Assume quasi il carattere beffardo di elemosina. E così è anche per gli altri servizi di mensa perché la lievitazione dei costi è così massiccia da rendere assolutamente impossibile il pagamento del costo del vitto con i circa 30 miliardi che la Regione eroga. Dovremmo esprimere le nostre opinioni sull'applicazione del tempo pieno sul prestito d'uso e sulle forme che negli anni passati sono state elementi traenti di una discussione sul sistema scolastico e che oggi sono diventati erogazioni finanziarie molto gravi. La discussione al di là delle questioni di principio sul pubblico, sul privato, sulle zone di montagna e su quelle di città, ne pone un'altra più imbarazzante da affrontare che è la difesa di quanto di positivo si è acquisito per le famiglie e per i ragazzi. Una discussione deve tener conto dell'autonomia del mondo scolastico, deve riproporre delle formule organizzative che non siano soltanto la mera delle formule organizzative del passato, altrimenti, avremmo fatto una operazione profondamente irrealistica, avremmo cioè enunciato l'esigenza di estendere i servizi sapendo che le scelte di politica economica nazionale e la concreta disponibilità dei fondi della Regione impongono una restrizione secca del servizio complessivo erogato.
Allora, o si apre una battaglia in cui si mettono diversi pezzi del territorio regionale l'uno contro l'altro, oppure la Regione è in grado di offrire un orizzonte di lavoro e di riflessione che, sancita l'esigenza prioritaria per le diverse zone di alcune tipologie specifiche di servizi offre qualcos'altro, offre, così come è stato nella prima legislatura regionale, un terreno sul quale sia possibile misurare proposte prospettive e idee che magari non siano immediatamente concretizzabili nell'uso dell'ormai esausto fondo comune regionale.
Mi fermo qui e metto un punto.
Da questo momento incomincia la discussione vera, sapendo, ad esempio che l'assistenza scolastica è uno strumento che si rivolge ai ragazzi e non agli insegnanti; quindi bisognerebbe valutare quali sono gli interventi rivolti ai ragazzi e non alla scuola, in quanto ente, o agli insegnanti che possano costituire un elemento di stimolo all'interno del mondo della scuola.
Mi consta che analoga discussione e analoga riflessione avviene nelle Regioni che già hanno votato leggi sul diritto allo studio e nelle Regioni che ancora non ne hanno votate.
Stiamo parlando non solo del cambiamento della volontà del legislatore ma del cambiamento della distribuzione demografica, degli obiettivi e dei valori culturali, del modo di concepire la scuola, del peso della scuola nella società.
Questo si connette ad un ciclo concluso dell'intera concezione della scuola dell'obbligo, per insegnare a leggere, a scrivere e a far di conto e che si trova in difficoltà crescenti perché la maggioranza delle informazioni e dell'attività formativa non avviene più attorno a questi valori e all'interno del processo scolastico, ma attraverso altri processi sociali, il cui segno è sicuramente moderno, ma non è sempre necessariamente e meccanicamente positivo.
Il libro di testo con le illustrazioni oggi è sostituito dalla televisione e da altri strumenti il cui segno è dagli stessi pedagogisti valutato con molta discussione e con molto equilibrio.
Detto questo esprimo un apprezzamento e un riconoscimento della portata del principio di realtà che la proposta di legge avanzata dalle Comunità montane pone. Concordo sull'o.d.g. che impegni i soggetti istituzionali, in primo luogo la Giunta.
Siccome, però, sulla materia dell'assistenza scolastica si discute da mesi, mi sembra corretto esprimere qualche preoccupazione, ma anche interesse, che mi pare prescindano dalla collocazione politica dell'attuale maggioranza o del soggetto che sta parlando. Sono preoccupazioni e questioni attinenti alla sostanza del governare, soprattutto in una situazione di grave difficoltà del rapporto tra le Regioni l'amministrazione centrale dello Stato e gli Enti locali. Sono questioni interne all'assistenza scolastica, ma anche largamente esterne a questa materia. Se in Commissione o in Consiglio si ritiene opportuno di avviare una discussione con queste caratteristiche, il soggetto presentatore della legge e la legge diventano risolvibili senza problemi di paternità, di primogeniture, cercando di portare l'istituzione nel suo complesso a sviluppare tutte le iniziative possibili.



PRESIDENTE

La discussione è conclusa. Da parte di tutti i Gruppi è venuta l'indicazione di non passare alla votazione degli articoli e di predisporre un ordine del giorno che indichi questa procedura e recepisca le indicazioni contenute nella proposta di legge dei Comuni della Valle di Lanzo, sia per quanto attiene ai compiti della Giunta, sia per quanto attiene agli impegni della VI Commissione.
Invito i Gruppi a predisporre un testo di o.d.g. che accolga questi elementi.
La parola al Consigliere Martinetti per dichiarazione di voto.



MARTINETTI Bartolomeo

La nostra adesione a questo o.d.g. è aperta in quanto si tratta di un fatto tecnico con cui si conclude la procedura della presentazione della proposta di legge di iniziativa degli Enti locali e si accoglie il nostro invito a continuare la discussione sui temi sollevati nella sede opportuna e in un quadro più ampio.
Ribadiamo la piena convinzione dell'esattezza e della giustezza delle richieste che sono alla base della proposta di legge di iniziativa degli Enti locali.
Non è la prima volta che l'Assessore Ferrero sviluppa ampiamente i suoi concetti, in questa sede, sul nuovo modo di intendere il diritto allo studio e l'assistenza scolastica. L'ultima volta, in occasione di una risposta ad una interrogazione, il dibattito si era concluso in modo irritante quando ci è stato detto che si poteva discutere il problema sulla base di una legge approvata nella Regione Emilia Romagna.
La nostra proposta di legge non è sicuramente esaustiva, è un testo aperto tanto più che, essendo stato presentato nel 1981, deve tener conto di tutti gli sviluppi che l'Assessore Ferrero ha evidenziato.
Ricordo che in occasione di un incontro con l'Unione dei Comuni Montani, io stesso avevo dichiarato l'assoluta priorità dell'accesso alle scuole. Non si può fare assistenza o parlare di diritto allo studio se non si consente ai giovani di accedere allo studio. Quindi nella nostra proposta di legge il problema dei trasporti è trattato con assoluta priorità.
Ci rendiamo conto che esistono i complessi problemi che l'Assessore Ferrero ha evidenziato. A nostro avviso, si compie un errore nell'ambito della nostra istituzione se vogliamo introdurci troppo in temi, in argomenti, in orizzonti che poi sfuggono alla nostra competenza. Secondo noi in questo, come in altri campi, è più utile e più opportuno fare quello che ci compete, anche in limiti più ristretti, in un quadro più limitato come quello di adempiere alle indicazioni e alle normative che ci obbligano a formulare certe disposizioni legislative. Una legge dello Stato dice che le Regioni devono regolare con legge questa complessa materia. Noi avremmo dovuto farlo da molti anni. Se lo avessimo fatto, i pochi fondi a disposizione della Regione sarebbero stati meglio distribuiti e certi problemi che ora emergono con tutta la loro complessità forse sarebbero stati gradualmente affrontati e magari anche parzialmente risolti.
Mi auguro che questa sia l'occasione, poiché l'impegno è di tutto il Consiglio, che nella apposita Commissione sia presa in esame la nostra proposta di legge, non perché sia quella la proposta di legge che deve andare avanti, ma perché costituisca l'avvio di un dibattito ampio, come l'argomento merita.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Moretti.



MORETTI Michele

Propongo di modificare l'ordine del giorno dove è detto: "il Consiglio dovrà approvare" con le parole "il Consiglio dovrà esaminare la proposta".



PRESIDENTE

Si accetta tale modifica. La parola al Consigliere Ariotti.



ARIOTTI Anna Maria

Il Gruppo comunista vota favorevolmente l'ordine del giorno proprio perché il problema della proposta di legge di iniziativa popolare è inserita in una prospettiva più vasta anche attraverso l'inizio di questo dibattito.
L'intervento dell'Assessore, intelligente ed articolato, diventa la premessa per un approfondimento della materia in sede di Commissione.



PRESIDENTE

Vi do lettura dell'ordine del giorno: "Il Consiglio regionale viste le risultanze del dibattito sul p.d.l. n. 333: 'Misure atte a garantire il diritto allo studio, favorendo l'accesso alle sedi scuole medie superiori e di scuole professionali da parte di studenti residenti in Comuni montani' impegna la VI commissione a procedere agli adempimenti procedurali per l'esame della p.d.l. n. 134: 'Diritto allo studio - art. 45 DPR 616/77', già assegnata alla VI Commissione, onde giungere alla discussione consiliare entro il mese di marzo 1984 decide ai sensi dell'art. 77 del Regolamento interno, il non passaggio all'esame degli articoli del p.d.l. 333 citato, dando mandato alla VI Commissione di recepire i contenuti del p.d.l. 333 nel testo della legge regionale che il Consiglio regionale dovrà esaminare e approvare".
Chi è favorevole a tale o.d.g. è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 43 Consiglieri presenti.


Argomento: Spettacoli: teatro, musica, cinema, danza

Esame progetto di legge n. 331: "Sostegno ad iniziative concernenti la ristrutturazione e l'ammodernamento di strutture culturali e dell'industria dello spettacolo"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame del p.d.l, n. 331: "Sostegno ad iniziative concernenti la ristrutturazione e l'ammodernamento di strutture culturali e dell'industria dello spettacolo".
La parola al relatore Ariotti.



ARIOTTI Anna Maria, relatore

Signor Presidente, signori Consiglieri, il d.d.l. "Sostegno ad iniziative concernenti la ristrutturazione e l'ammodernamento di strutture culturali e dell'industria dello spettacolo" se da un lato si inserisce in una azione politica di valorizzazione e riuso di strutture culturali spesso di grande valore storico e artistico, da anni portata avanti dall'Amministrazione regionale, d'altra parte risponde ad una situazione di particolare gravità per le insufficienze e le inadeguatezze dei locali pubblici, acuita sia dalle disposizioni degli organi preposti alla sicurezza degli stessi, organi divenuti più attenti dopo la tragedia di piazza Statuto a Torino, sia dalle nuove esigenze di mercato che richiedono una diversa e più razionale utilizzazione degli spazi pubblici.
I dati forniti dall'AGIS sono significativi: rispetto il '78 in cui risultavano operanti 571 sale cinematografiche (fra industriali e parrocchiali), il 1982 vedeva agibili solo più 414 locali e dopo il tragico fatto di Torino altre 113 sale sono state chiuse dall'1/1/83 ad oggi.
Questa situazione non soltanto è negativa in se stessa, ma impedisce anche mancando le sedi necessarie, a compagnie teatrali, concertisti balletti di portare avanti in collaborazione di Enti locali, Pro Loco Associazioni culturali, gruppi spontanei tutte quelle iniziative culturali che avevano animato in questi anni Torino e le province piemontesi.
Di fronte a questa situazione di crisi del mondo dello spettacolo, che la necessità di adeguarsi alle normative di sicurezza ha solo accentuato crisi contraddittoria e dagli aspetti contrastanti come spesso tutti i momenti di trasformazione - gli operatori del settore, nella maggior parte hanno dimostrato, anche in occasione della consultazione, non solo consapevolezza dell'ampiezza e complessità dei problemi da affrontare, ma disponibilità e capacità di assumere una professionalità diversa impostando in modo nuovo il loro stesso ruolo: in quest'ottica la trasformazione di un unico immobile in multisale (sull'esempio francese) o in polisale, con funzionalità plurime (cinema, conferenze, teatro concerto).
La rilevanza degli investimenti necessari per simili interventi rispetto alla scarsa disponibilità finanziaria regionale e il tentativo di introdurre ragionamenti e modalità caratteristiche degli operatori economici che rilancino anche l'imprenditorialità più capace, suggeriscono di non dare finanziamenti a fondo perduto, ma di sperimentare soluzioni tecniche e finanziarie, attraverso la Finpiemonte, quali l'abbattimento dei tassi di interesse sul credito e la costituzione di un fondo di garanzia che potrebbero avere un effetto moltiplicatore delle possibilità di investimento annuali fino a dieci volte il fondo previsto dalla legge.
Alcune richieste specifiche avanzate dagli operatori, durante la consultazione, sono da sottolineare: 1) necessità che la Regione assuma iniziative di natura politica e tecnica sulla normativa di sicurezza 2) urgenza dell'approvazione della legge 3) validità di operare secondo rigorosi criteri di priorità.
Credo inoltre sia opportuno segnalare come l'approvazione di questo d.d.l. possa essere un'occasione per le forze sociali politiche imprenditoriali, di ripensamento dei problemi, che il mondo dello spettacolo, e della cultura più in generale, continuamente ripropongono in forme e prospettive sempre diverse.
L'articolato della legge dopo aver individuato nell'art. 1 le finalità nell'art. 2 precisa lo strumento attuativo finanziario (la Finpiemonte) e indica le tipologie dei progetti, i soggetti che ne possono beneficiare stabilisce che la Giunta, sentita la Commissione competente, delinei gli obiettivi, le caratteristiche settoriali e territori ali favorendo un processo di ridefinizione territoriale della localizzazione delle strutture culturali e dello spettacolo, le condizioni di ammissibilità, le modalità di utilizzo.
L'art. 3 definisce le procedure.
Gli artt. 4 e 5 riconoscono il ruolo della Finpiemonte, la copertura finanziaria.
Il presente disegno di legge è approvato a maggioranza e si sottopone all'approvazione da parte del Consiglio regionale.



PRESIDENTE

Chiede la parola il Consigliere Bergoglio. Ne ha facoltà.



BERGOGLIO Emilia

In sede di Commissione abbiamo esaminato questa proposta di legge e ci siamo riservati di esprimere la nostra valutazione in aula. Apprezziamo l'impegno della Regione che vuole intervenire nel settore dello spettacolo dopo le notissime vicende di triste cronaca che a Torino e in Piemonte hanno avuto molta eco.
Abbiamo però alcune perplessità per una serie di considerazioni che brevemente cercherò di sviluppare. Poiché si ordina la chiusura dei musei poiché i presidi e i direttori delle scuole sono chiamati davanti al Magistrato per rispondere delle condizioni di sicurezza delle scuole stesse, poiché altri edifici pubblici e gli stessi uffici della Regione hanno dei problemi di sicurezza, il privilegiare e probabilmente prevedere come unico l'intervento in favore delle strutture cinematografiche ci sembra una scelta discutibile e vorremmo che si individuassero altri aspetti rilevanti prima di avviare iniziative di adattamento delle strutture dello spettacolo alle norme di sicurezza.
Inoltre all'art. 2 sono elencati i soggetti dell'investimento che attraverso l'intervento dell'Istituto Finanziario regionale Finpiemonte può essere posto in essere, e al punto 3) sono individuate le strutture private di gestione di attività culturali e dello spettacolo.
Questa definizione si può prestare a interpretazioni estensive per finanziare anche altri tipi di interventi. Intenderemmo privilegiare la proprietà della struttura per interventi di modifica strutturale.
Ci preoccupa anche la procedura di delega alla Giunta regionale per la fissazione degli obiettivi, delle priorità e degli interventi che la legge porrà in essere. La legge non fissa nessun criterio preciso e delega alla Giunta che di anno in anno definisce gli obiettivi e le caratteristiche delle iniziative, sentito il parere della competente Commissione consiliare.
Sono concetti generici che si tradurranno in atti concreti, in finanziamenti reali e in interventi precisi sui quali però di fatto non si sa nulla grazie a questa delega in bianco. Sappiamo che le Commissioni consiliari hanno difficoltà nel dare dei pareri motivati, centrati e tempestivi. Questo finisce per essere un mero rito, una sanatoria rispetto alle decisioni che la Giunta ha già preso. Tra l'altro le maggioranze all'interno delle Commissioni rispecchiano quasi sempre fedelmente l'opinione della Giunta, quindi il parere della Commissione è più che altro un paravento formale per non defraudare totalmente il Consiglio della sua facoltà legislativa.
Ci chiediamo inoltre come la Finpiemonte possa predisporre i piani finanziari se ogni anno saranno modificate le modalità e le forme di erogazione come prevede la presente legge all'art. 2.
Si finisce per vanificare quello che, è dettagliatamente previsto all'art. 3. E' una legge che delega alla Finpiemonte da un lato e alla Giunta dall'altro i contenuti strutturali e formali della legge stessa.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Moretti.



MORETTI Michele

Il Gruppo PSI è favorevole al d.d.l. che interviene in un momento di crisi per le strutture cinematografiche e teatrali dell'area torinese e piemontese.
Le strutture sono per lo più obsolete, quindi occorre un intervento pubblico per metterle in condizione di essere utilizzate.
L'aspetto più rilevante di questa legge è quello che riguarda la costituzione del fondo di garanzia, attraverso il quale si mettono in movimento fondi privati e fondi pubblici. Attraverso il fondo di garanzia sarà anche possibile occupare della mano d'opera quindi questo intervento è anche utile per gli aspetti economici e sociali della nostra Regione.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Ferrero.



FERRERO Giovanni, Assessore alla cultura

Apprendo oggi per la prima volta quali sono le posizioni del Gruppo DC su questo provvedimento di legge, perciò mi è difficile valutare la portata delle osservazioni.
Vorrei limitarmi ad alcune precisazioni.
Non ritengo che il tema dello spettacolo in Piemonte debba essere valutato secondo l'ottica post Statuto: questo è un problema ma non l'unico. Il comportamento degli operatori economici e pubblici, prima degli incidenti luttuosi, è altrettanto importante per determinare la vitalità culturale ed economica delle iniziative, quanto l'intervento di strutture di vigilanza dopo gli avvenimenti luttuosi.
Non va dimenticato che in alcuni settori dello spettacolo esiste una situazione che come escamotage può essere ricondotta al problema delle sale, perché vi sono difficoltà sia nel rapporto con il pubblico, sia negli aumenti di costo di produzione.
Vi sono mutamenti nel mondo dello spettacolo che non sono soltanto riconducibili a questa situazione. A Torino due imprenditori privati hanno aperto delle multisale ritenendo possibile contrastare l'immobilismo con l'aumento del margine del rischio individuale (e questo va a loro merito) e intervenire in accordo tra Regione e Agis con attività promozionali e spettacoli in anteprima ecc., per contrastare un atteggiamento che rischia di diventare un dato politico inaccettabile.
Non è accettabile in Piemonte e a Torino il pianto sull'impotenza e sulla catastrofe. Questo dipende anche dalla facilità con cui i giornalisti traducono qualunque mutamento della società in fatto di cronaca nera, sui quali si ha più facilità a scrivere.
Quella legge fu scritta e non fu portata in Consiglio perché non era possibile discuterla per una serie di difficoltà obiettive e di impedimenti prima della disgrazia del cinema Statuto, e nasceva da una esigenza di natura diametralmente opposta.
Non si può continuare a contrapporre il settore pubblico al settore privato con schemi assolutamente anacronistici.
Molti di coloro che sui giornali si fanno belli dicendo di essere dei privati, vivono soltanto in forza ed in virtù di un determinante contributo politico, ministeriale o regionale o comunale.
Di converso, ci sono iniziative istituzionalmente pubbliche ma che hanno dei gravi limiti di privatismo nel senso che non sono più capaci di rapportarsi all'interesse generale della collettività con quella forza trainante e con quella vivacità che da loro ci si aspetterebbe, in quanto soggetti pubblici. L'elemento costante dell'attività della Giunta regionale è stato la ridefinizione teorica del modo di essere di una economia mista quindi della capacità di concorrere alla realizzazione di obiettivi ambiziosi contemporaneamente da parte della società civile, anche con il riconoscimento delle sedi istituzionali, come sedi di esplicitazione quindi anche di governo della società.
La Regione è un ente di Governo e nel contempo le iniziative, le proposte e le attività non avvengono attraverso i suoi funzionari, ma attraverso un proficuo rapporto tra l'ente Regione e il complesso della società.
Questa legge voleva esplicitamente affermare l'esistenza nel settore dell'attività culturale di un comparto che non può essere meccanicamente ricondotto alla mera erogazione assistenziale da parte degli enti pubblici ma voleva riconoscere un ruolo attivo e culturalmente propositivo da parte dell'imprenditoria.
Infatti non è una legge di contributo, ma è una legge di abbattimento di tasse di costituzione di un fondo di garanzia, che implica una attenta valutazione da parte dell'interlocutore privato dei termini di redditività economica dell'operazione che intende sostenere. Questa legge nelle mani di una imprenditoria che non sia in grado di ottenere il giusto margine di reddito di impresa è una legge capestro, perché non interviene a ripianare dei debiti, ma semmai a incentivare un incremento del capitale di rischio rispetto alle mere operazioni finanziarie. Secondo me la parola "industria" deve essere tolta sia dal titolo che dagli altri commi. Non ci poniamo il problema di sostituire le competenze del Governo in materia di industria e dello spettacolo. Questa legge, sulla base di una istruttoria culturale (fatta dalla Regione o da un altro soggetto) e di una istruttoria finanziaria (l'intervento della Finpiemonte va in questa direzione), ha un compito determinato. L'istruttoria deve assicurare che l'operazione economica che viene proposta non porti il proponente alla rovina.
Sono settori che richiedono il ritorno del capitale entro tre o cinque anni, perché l'obsolescenza degli impianti per i mutamenti delle tecnologie e delle attrezzature è terribile. Il ritorno di capitale in quattro anni vuol dire il 25 % all'anno più una quota di tasso. Questo spiega l'introduzione del fondo di garanzia e spiega anche perché nelle consultazioni abbiamo cercato di illustrare l'inopportunità nella fase sperimentale della legge da agevolare il tasso fino al livello delle aziende artigiane, perché essendo un prestito a breve termine non è così incidente sulla rata annuale l'abbattimento del tasso, al di là di un certo valore perché la quota di ritorno di capitale diventa predominante. Vorrei che fosse chiaro che parliamo di un ballon d'essai in continuità con la politica culturale fin qui perseguita di integrazione fra pubblico e privato.
Non ritengo realistica l'istruttoria e l'approvazione nel primo anno di un numero di interventi superiore a poche unità, perché si deve garantire un ritorno economico, una possibilità culturale e devono sussistere delle condizioni di rischio di impresa (che non sono così frequenti).
Per esempio, l'equiparazione di questa situazione con quella delle scuole non è neppure commensurabile. Qui si sperimenta l'esistenza e lo sviluppo di un comparto di attività culturali che non sia puramente assistito ma che ragioni in una logica di mercato, là si valuta invece un intervento in termini di ristrutturazione edilizia o impiantistica in un complesso di patrimoni perlopiù pubblici che devono soddisfare alle norme di sicurezza. Mi pare che alcune preoccupazioni, suggerimenti e impressioni dell'intervento dei Consigliere Bergoglio ci porterebbero a riformulare un intervento legislativo in ambiti, materie completamente diversi; ci porterebbero a parlare delle norme di sicurezza, questioni che non siamo in grado di risolvere qui con due battute.
Non vorrei che al Consiglio sfuggisse l'interesse dell'Agis nei suoi diversi comparti, dai cinema parrocchiali, alle sale professionali, dal teatro alle filarmoniche, Sarebbe interessante se potessimo sperimentare per una volta, non sul piano ideologico, ma sul piano della discussione concreta, quali sono i realistici margini di rilancio e di rivalutazione dell'attività culturale in uno sforzo congiunto tra imprenditori privati e pubblica amministrazione che porti, entro un anno, all'avvio dei lavori in alcune situazioni determinate.
In sostanza, non c'è scritto da nessuna parte che le leggi fondamentali dei beni culturali debbono essere leggi di contributo, che invece in altri settori le leggi principali e strutturanti sono leggi che muovono ben diversamente l'economia e la finanza.



PRESIDENTE

Chiede la parola il Consigliere Picco, ma dopo la replica della Giunta si deve passare al voto.



PICCO Giovanni

L'Assessore ha dato una risposta che non è assolutamente in assonanza con l'intervento del Consigliere Bergoglio, e io ne voglio spiegare il perché.



PRESIDENTE

Vi è una proposta di non passaggio agli articoli, deve essere formalizzata. E' una pregiudiziale per il non passaggio ai voti.



PICCO Giovanni

Non voglio vedermi respinta la pregiudiziale per il non passaggio al voto perché vedo che la maggioranza ha molta fretta di approvare questa legge. Siccome si tratta di problemi di fondi, si tratta della filosofia della legge, che ha dei riferimenti ad altri disegni di legge che sono all'esame del Consiglio (vedi il disegno di legge sulle opere pubbliche) ritengo che su questo aspetto la discussione non possa essere strozzata per passare ad una votazione che darà un risultato scontato.
Chiedo al Presidente che mi si dia la parola perché su questo argomento avrei alcune considerazioni da fare.



PRESIDENTE

Consigliere Picco, io le do la parola. Voglio però far presente che il regolamento prevede delle norme che fino adesso sono state chiaramente interpretate. La discussione può essere amplissima, tutti i Consiglieri hanno il diritto di parlare prima della replica della Giunta, che chiude la discussione prima del passaggio ai voti.
Comunque in questo momento faccio una deroga al regolamento e le do la parola.



PICCO Giovanni

La replica dell'Assessore Ferrero mi pare che abbia eluso gli argomenti che l'intervento del Consigliere Bergoglio ha affrontato. Sono due le considerazioni da fare su questo disegno di legge: la prima riguarda i contenuti e il modo in cui gli obiettivi relativi alle finalità che la legge intende perseguire sono esplicitati. Su questo argomento il disegno di legge è un capolavoro di ambiguità. Infatti la relazione parte da alcune considerazioni sulla tragedia dello Statuto e sulle esigenze antinfortunistiche, ma di fatto dilata la possibilità d'intervento con questo disegno di legge addirittura andando ad esplicitare e ad ammettere il principio della promozione di nuove attività culturali. Chiedo al Presidente Viglione se questa era l'intenzione della maggioranza.
Si pensava di fare un intervento correttivo sulle strutture, quindi di modificazione relativo agli aspetti di sicurezza e di inagibilità rispetto alle nuove norme, oppure si intendeva promuovere attività culturali che comportano i teatri tenda, le promozioni nelle nuove vie pedonali o nei parchi? I due aspetti sono totalmente diversi. Se la maggioranza intende promuovere nuove attività culturali lo dica, allora sapremo che la Finpiemonte si occuperà anche di questi aspetti.
L'aspetto più grave e più rilevante rispetto alla filosofia di questa legge concerne il criterio e il concetto espresso nell'ultimo comma dell'art. 2 che riprende, per analogia, i criteri ed i concetti relativi alla legge sulle opere pubbliche.
Nell'ultima seduta della II Commissione, alla quale ho assistito per ammissione di un Consigliere di maggioranza, si è detto che la maggioranza ha intenzione di far piazza pulita di tutte le leggi che ci siamo trascinati dietro dal 1975 in poi, e che d'ora in avanti, la legge quadro (che poi il quadro è tutto da dimostrare) farà giustizia di tutte le imprecisioni relative ai decolli, da un lato, e gli approdi dall'altro, dei finanziamenti per sancire dei principi normativi e delle strozzature di disciplina relative agli interventi, rinviando tutti i contenuti (ecco perché la filosofia della legge non è precisata) propri agli obiettivi alla modalità di erogazione di finanziamento, ai programmi annuali che la Giunta regionale di anno in anno, per bontà sua, ci farà conoscere. Questa è una filosofia inaccettabile che denunciamo a chiare lettere come un'ulteriore prova della concezione centralistica e discrezionale che questa maggioranza vuole introdurre sconvolgendo il contenuto e il patrimonio legislativo delle legislature, dal 1970 al 1980.
Non possiamo accettare questo principio, e chiediamo agli altri partners della maggioranza se si rendono conto di quale strada stiamo imboccando.
Se almeno si ragionasse in termini di programma pluriennale, qualora fosse previsto con le procedure che a suo tempo abbiamo definito in termini di verifica rispetto agli strumenti (piano di sviluppo, consultazioni modificazioni e approvazioni) potrebbe essere accettabile, ma in questo caso si introducono dei criteri settoriali di programmazione a segmenti che di anno in anno ci propina obiettivi e criteri di erogazione della spesa pubblica che non sono definiti.
Nella fattispecie gli operatori, i quali secondo l'Assessore Ferrero dovrebbero avere una nuova collocazione di collaborazione tra il momento programmatorio e il momento di "invenzione" della operatività nel settore degli spettacoli e delle attività culturali, come possono produrre, come è detto all'art. 3, punto a), un conto economico previsionale? Vi rendete conto che cosa vuol dire produrre un conto economico previsionale non conoscendo le condizioni di finanziamenti che possono intervenire a sostegno dei deficit che sono scontati in partenza? Sappiamo che molte iniziative sono basate sul presupposto di sostegni che derivano dall'intervento pubblico. A meno che non s'intenda perseguire degli obiettivi relativi ad imprese e ad iniziative le quali abbiano una solida base di economicità e allora definiamo questi margini e questi limiti e allora il produrre un quadro economico previsionale, il produrre un piano di copertura finanziaria degli investimenti è basata sul presupposto del pareggio finanziario, ergo di un tipo di intervento che non offre discrezionalità abissali rispetto alla possibilità dell'intervento pubblico.
Queste osservazioni sono da prendere in seria considerazione. Su questi problemi non possiamo fingere di non aver capito, oppure avere solo la preoccupazione di venire incontro ad alcune esigenze. I principi espressi e la filosofia complessiva del provvedimento ci imbocca su una strada che signori Consiglieri della maggioranza o della minoranza a cui voi apparteniate, ritengo che sia storica e che, se deve essere imboccata vorrei che perlomeno tutti si rendessero conto su quale strada stiamo andando.
Certo stiamo andando sulla strada della delegiferazione con l'apporto da parte del Consiglio regionale, che è del tutto diverso rispetto a quanto è stato finora nella storia della Regione Piemonte.



PRESIDENTE

Passiamo all'esame e alla votazione degli articoli.
L'Assessore Ferrero presenta il seguente emendamento: nel titolo del progetto di legge n. 331 sopprimere le parole seguenti: "dell'industria".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è approvato con 23 voti favorevoli, 7 contrari e 5 astenuti.
Art. 1 "La Regione Piemonte, in attuazione dell'art. 4 dello Statuto dell'art. 49 del DPR 24/7/77 n. 616 e della legge regionale 28/8/79 n. 58 al fine di contribuire allo sviluppo delle attività culturali e alla qualificazione del tessuto urbano, promuove e sostiene iniziative concernenti la ristrutturazione e l'ammodernamento di strutture culturali e dell'industria dello spettacolo".
L'Assessore Ferrero presenta il seguente emendamento: sopprimere le parole seguenti: "dell'industria".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 23 voti favorevoli, 7 contrari e 5 astenuti.
Si proceda alla votazione dell'art. 1 nel testo modificato.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti 43 votanti 42 hanno risposto SI 25 Consiglieri hanno risposto NO 12 Consiglieri si sono astenuti 5 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere L'art. 1 è approvato.
Art. 2 "La Regione Piemonte, avvalendosi della collaborazione dell'Istituto Finanziario regionale - Finpiemonte S.P.A., ai sensi dell'art. 5 della legge regionale 26/1/76, n. 8, persegue le finalità di cui al precedente art. 1, mediante la costituzione di un fondo di garanzia e/o l'abbattimento dei tassi di interesse su finanziamenti a favore dei soggetti che presentino progetti di investimento relativi a: a) ristrutturazione, riqualificazione e diversificazione produttiva di sedi per attività culturali e dello spettacolo b) costruzione e ristrutturazione di edifici da destinarsi a sedi per attività culturali e dello spettacolo c) ammodernamento tecnologico e degli impianti di sedi per attività culturali e dello spettacolo.
I progetti di investimento possono essere predisposti e presentati da: 1) enti pubblici 2) società di intervento con partecipazione dell'Istituto Finanziario regionale - Finpiemonte S.P.A.
3) strutture private di gestione di attività culturali e dello spettacolo.
La Regione Piemonte definisce con deliberazione della Giunta regionale entro il 1° trimestre di ogni anno, sentito il parere della competente Commissione consiliare, gli obiettivi, le caratteristiche settoriali e territoriali, le condizioni di ammissibilità delle iniziative finanziabili e le modalità di utilizzo del finanziamento".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti 43 votanti 42 hanno risposto SI 25 Consiglieri hanno risposto NO 12 Consiglieri si sono astenuti 5 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere L'art. 2 è approvato.
Art. 3 "I progetti di investimento previsti dal precedente articolo dovranno essere presentati all'Assessorato regionale alla cultura ed essere corredati da: a) conto economico previsionale b) piano di copertura finanziaria degli investimenti c) progetto edilizio d) dichiarazione di rispondenza del progetto alle normative vigenti urbanistiche e di settore. L'Assessore regionale alla cultura, verificata la coerenza dei progetti di investimento con gli indirizzi della deliberazione di cui al precedente art. 2, può avvalersi dell'Istituto Finanziario regionale - Finpiemonte S.P.A. per la verifica di fattibilità tecnico-economica degli stessi progetti.
La Giunta regionale approva i singoli progetti ed assegna all'Istituto Finanziario regionale - Finpiemonte S.P.A. i fondi necessari per il perseguimento degli obiettivi di cui al precedente art. 2. L'Istituto Finanziario regionale - Finpiemonte S.P.A. entro il 28 febbraio di ogni anno, dovrà presentare alla Giunta regionale una relazione sulla situazione finanziaria dei progetti approvati dell'anno solare precedente".
La parola al Consigliere Chiabrando.



CHIABRANDO Mauro

Propongo di sostituire "l'Assessore regionale alla cultura" con "la Giunta" poiché l'Assessore non è un organo della Regione.



PRESIDENTE

Chi è favorevole a tale emendamento è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è approvato.
Si proceda alla votazione dell'art. 3, nel testo modificato.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti 43 votanti 42 hanno risposto SI 25 Consiglieri hanno risposto NO 12 Consiglieri si sono astenuti 5 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere L'art. 3 è approvato.
Art. 4 "La Regione, per il ruolo dell'Istituto Finanziario regionale Finpiemonte S.P. A. anche ai sensi dell'art. 5, comma secondo, lettera b) della legge regionale 19/8/77, n. 43, riconosce all'Istituto Finanziario regionale - Finpiemonte S.P.A. stesso un compenso commisurato alle prestazioni fornite".
Si passi alla votazione



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti 43 votanti 42 hanno risposto SI 25 Consiglieri hanno risposto NO 12 Consiglieri si sono astenuti 5 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere L'art. 4 è approvato.
Art. 5 "Per l'attuazione della presente legge è autorizzata per l'anno 1984 la spesa di L. 300.000.000.
Ai sopradetti oneri si fa fronte mediante una riduzione di pari importo in termini di competenza e di cassa del capitolo n. 12800 del bilancio di previsione per l'anno finanziario 1984 e con l'istituzione del cap. n.
11790, avente la seguente denominazione: 'Fondo a disposizione della Finpiemonte per interventi di ristrutturazione ed ammodernamento di strutture culturali e dello spettacolo' e con una dotazione di L. 300 milioni in termini di competenza e di cassa.
Per gli anni successivi la spesa sarà determinata dalla legge di bilancio.
Il Presidente della Giunta regionale è autorizzato ad apportare, con proprio decreto, le occorrenti variazioni di bilancio".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti 43 votanti 42 hanno risposto SI 25 Consiglieri hanno risposto NO 12 Consiglieri si sono astenuti 5 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere L'art. 5 è approvato.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Marchini per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.



MARCHINI Sergio

La mia dichiarazione di voto sarà molto breve e poco articolata intanto perché il nostro Gruppo non ha partecipato alla discussione generale, e poi perché, preso di contropiede da una querelle nata in questa sede, mi trova impreparato sul merito, sul metodo e sui problemi di legittimità costituzionale di quanto sta avvenendo.
Sul merito mi sembra interessante dare una risposta a una realtà che non possiamo riferire solo alla vicenda del cinema Statuto, ma che da quella ha origine con una serie di problemi che mettono in crisi le strutture destinate alla divulgazione culturale nella Regione.
Questo è un dato di fatto acquisito rispetto al quale l'intervento della Regione ci sembra non soltanto utile ma anche opportuno. La strada scelta della partecipazione al rischio di impresa ci sembra interessante.
Ci sembra anche che sia corretto che l'intervento regionale abbia come presupposto una verifica del rendiconto economico per quanto su questa materia la verifica si possa fare. Esprimeremmo un voto positivo, se non che l'argomentazione svolta dal collega Picco ci sembra estremamente interessante e apprezzabile.
Il condividerla significherebbe un approfondimento che richiederebbe tempo e occasioni successive a quella attuale.
Mi pare estremamente apprezzabile il richiamo che ha fatto il collega Picco. L'aspetto della delegiferazione o della delegislazione di una serie di attività è uno dei versanti sul quale ci dovremmo misurare.
Probabilmente i margini di operatività e di discrezione da parte dell'esecutivo, a mio avviso, sono compatibili con l'obiettivo di dare una risposta efficace e tempestiva rispetto ai bisogni della società.
Questo metodo sarà accettabile soltanto quando verranno verificate e costruite a monte tutte le procedure di controllo e di garanzia rispetto a questo tipo di procedere nuovo che si volesse introdurre.
Non mi scandalizzerei assolutamente di fronte ad una maggiore discrezionalità della Giunta e degli Assessorati, anzi forse sarebbe la via migliore perché esistono leggi che quando vengono concepite sembrano snelle, agili e rispondenti alle esigenze, quando invece vengono attuate si scopre essere appesantite da bardature, che rivelano soltanto il confronto con la realtà.
Ci asteniamo dal voto perché riteniamo che questa caratteristica sarà accettabile dopo che saranno verificati e introdotti, se del caso anche attraverso modifiche statutarie e regolamentari, gli strumenti di controllo del Consiglio sull'operato maggiormente discrezionale della Giunta.



PRESIDENTE

Possiamo passare alla votazione dell'intero testo della legge.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 24 Consiglieri hanno risposto NO 12 Consiglieri si sono astenuti 5 Consiglieri La legge è approvata.


Argomento: Viabilità

Esame deliberazione GR n. 81-29867: "Legge n. 531/82. Piano decennale della grande viabilità dello Stato. Programma delle opere da eseguirsi dall'ANAS e dalle Società concessionarie di trafori e autostrade e indicazioni per la prima fase di attuazione. Programmi delle opere da eseguirsi dall'ANAS interessanti il territorio della regione Piemonte, in convenzione con la Regione stessa"


PRESIDENTE

Al punto 14) dell'o.d.g. esaminiamo la deliberazione della Giunta regionale relativa alla legge n. 531/82.
Chiede la parola il Consigliere Biazzi. Ne ha facoltà.



BIAZZI Guido

Dato i tempi stretti a disposizione per l'esame delle proposte della Giunta, la Commissione aveva deciso di affidare l'incarico di relatore all'Assessore, vista anche la complessità e la peculiarità della materia.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cerutti.



CERUTTI Giuseppe, Assessore ai trasporti e viabilità

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, ritengo sia giusta la richiesta che i componenti della II Commissione hanno chiesto all'Assessore di relazionare su questa deliberazione, sia per la complessità, sia per alcuni aspetti che la deliberazione stessa presenta. Questa proposta che viene portata alla vostra approvazione e che è oggetto di deliberazione da parte della Giunta regionale, è un atto un po' atipico rispetto alla procedura o all'iter che avremo dovute seguire rispettando i dettati della legge n, 531 la quale recita che le Regioni devono essere sentite all'atto dell'approvazione e definizione del piano della grande viabilità, che rimane competenza del Governo, a sua volta, sentite le Commissioni della Camera e del Senato per i Lavori Pubblici.
Devo in primo luogo ringraziare per il grosso lavoro di preparazione fatto dai Comprensori e dalle Province, prima ancora che la legge 531 venisse approvata, perché è stato uno dei primi atti di programmazione unitaria fra Comprensorio e Province, quando l'obiettivo primario di questo lavoro era il Piano di sviluppo e pertanto l'importanza che la rete viaria assieme a quello dei trasporti, riveste nel quadro stesso. Subito dopo l'approvazione della legge 531 ha dato a questo sforzo dei nostri organi territoriali maggior risalto e tutta una serie di proposte sono contenute nella deliberazione che la Giunta ha assunto.
Il secondo doveroso ringraziamento devo farlo a tutti i componenti dell'Assessorato per la mole di lavoro svolto, sia di raccordo con il territorio, sia di confronto con gli organi periferici compartimentali dell'ANAS, sia a livello governativo con gli incontri con la direzione nazionale che, per scelta ministeriale, sono avvenuti, ancora recentemente fino a questi ultimi giorni.
Di qui la ragione anche di una modifica e di una variazione della stessa deliberazione che ha assunto la veste finale soltanto con l'ultima proposta che la II Commissione ha avuto modo di esaminare nella seduta di ieri.
E' bene che i colleghi sappiano come ci si è mossi per la formulazione e che significato ha questa delibera.
In primo luogo si è voluto tener conto e raggruppare in un confronto serrato con l'ANAS, che è l'organo tecnico del Ministero dei LL.PP., non semplicemente per un atto formale di presa d'atto delle scelte di tipo governativo, ma come soggetti di confronto e di programmazione, quali noi riteniamo essere la Regione nella sua autonomia propositiva. Nella formulazione globale del piano decennale della grande viabilità, che va letto nel suo complesso generale come proposta di tipo regionale disarticolati come fasi di intervento, suddiviso in una fase recepita da una convenzione ANAS-Regione, e da una seconda fase, anche se avverrà contestualmente, almeno così ce lo auguriamo, per un avvio di interventi con la convenzione stessa e che costituisce la prima fase dell'attuazione del programma, ed, infine, una successiva fase.
Sia la convenzione, sia la prima fase di intervento, risentono di un'ulteriore suddivisione fra interventi sulla grande viabilità ed interventi su viabilità ordinaria e recuperati nelle indicazioni che la legge stessa prevede di un 20/25 % nel rapporto fra grande viabilità e viabilità ordinaria, cioè il riconoscimento sostanziale da parte dello Stato, perché così ci confrontiamo e riteniamo di esserci confrontati anche nei riguardi dei suoi organi tecnici, riconoscimento della validità al di là della classificazione di grande viabilità e della necessità che alcuni tronchi della viabilità ANAS rappresentano sul territorio per situazioni pregresse di carenza viaria o di pericolo viario o addirittura in funzione delle scelte che territorialmente la Regione ha fatto sul territorio. I progetti della grande viabilità, cioè le scelte delle indicazioni programmate, saranno riportati in quest'aula nella prossima seduta consiliare, previo ovviamente esame della II Commissione; dopo l'applicazione corretta della legge 531, che dall'indicazione originaria di tipo regionale si sposta in una modificazione di correzione, togliendo le sovrapposizioni o le situazioni complanari che assi di grande importanza ma paralleli o complanari alle autostrade, potevano rappresentare dei doppioni e pertanto costituire uno spreco di denaro nel quadro degli investimenti.
Alla luce di tutta questa definizione, viene a voi sottoposta, per la stesura finale, la deliberazione, che al termine pregherò i colleghi di correggere, solo per due elementi che non sono sostanziali nella deliberazione ma sono nell'impostazione generale della medesima, due precisazioni e di un errore nell'indicazione di un importo sulla circonvallazione di ponti, che nella convenzione è segnato 8 miliardi e che nel documento di piano decennale è stato segnato 6 miliardi, errore puramente tecnico, ma presenta un quadro economico di estrema importanza.
Nel piano che vi viene sottoposto di carattere generale, cioè gli interventi che la Regione richiede al Governo sulla viabilità della regione Piemonte, ammontano ormai a circa 2560 miliardi, suddivisi fra prima fascia e seconda fascia.
La prima fascia è una proposta di interventi per 1495 miliardi sulla grande viabilità, fuori dalla grande viabilità 201 miliardi, per un totale di 1700 miliardi.
Dobbiamo fare una piccolo precisazione. Nella nostra indicazione non si erano previsti 300 miliardi che riguardano il collegamento con il Frejus.
E' una richiesta che ci è stata formulata solo ultimamente perché il problema del Frejus è in fase di definizione con una soluzione che può con ogni probabilità assegnare in forza della convenzione alla Sitaf, la realizzazione del tronco, perciò con caratteristiche di tipo autostradale aperto e con il pagamento del pedaggio al traforo del Frejus e con una necessità di integrare in funzione di questo pagamento soltanto terminale che liberalizza il traffico lungo tutta la Valle, la necessità di andare ad indicare questa cifra mancante a tutto il pacchetto di intervento.
I colleghi sanno che nella legge 531 l'unica cifra prevista per l'intervento specifico del Frejus è di 450 miliardi, di cui 30 miliardi sono serviti per l'entrata nella società Sitaf da parte dell'ANAS, perci 420 miliardi di intervento effettivo a fronte di circa 1000 miliardi necessari per un collegamento a doppia carreggiata e perciò di tipo autostradale con la tangenziale di Torino. Questo è un problema che verrà definito, noi abbiamo comunque fatto presente che di fronte al quadro economico che viene sottoposto per questa proposta, all'attenzione e all'approvazione, ci auguriamo, da parte Ministeriale, non vengano conteggiati i 300 miliardi che sono frutto di una convenzione e di un impegno internazionale tra l'Italia e la Francia, che prevede la realizzazione di questo collegamento, al di fuori della programmazione nazionale o di interventi di tipo nazionale. In passato questa strada purtroppo, ha già penalizzato così come lo ha penalizzato il collegamento con il Sempione, tutta la rete stradale dell'ANAS sul territorio regionale perché ha assorbito praticamente tutti gli interventi previsti nell'ultimo piano della grande viabilità. Questa è una puntualizzazione doverosa che viene fatta dal sottoscritto, nell'inserimento sostanziale di tutta la problematica che questa approvazione comporta. E' un documento che viene sottoposto all'attenzione e approvazione del Governo previo ovviamente una serie di adempimenti.
In primo luogo l'entità del finanziamento che questa deliberazione prevede. E' giusto che i colleghi sappiano che non necessariamente diventi un obbligo, seppur concordato, almeno come entità, qualità e scelta di interventi, il fatto che il Governo accetti tutta l'indicazione di circa 1700 miliardi. E' una proposta che speriamo e ci auguriamo venga accolta di tipo governativo, ma che comunque potrà risentire di una scelta di tipo nazionale e pertanto un confronto con le disponibilità finanziarie che la viabilità nazionale decennale e nazionale potrà risentire. Questa è una indicazione che diamo. La seconda verifica viene fatta da un organismo tecnico che l'ANAS ha investito per assicurare la validità di queste richieste di tipo territoriale che per quanto ci riguarda, come Regione Piemonte, viene sottoposta alla loro approvazione. Sono stati stabiliti circa 10 parametri, la verifica tecnica che giustifica l'intervento e il finanziamento su queste diverse opere; verifica tecnica legata sia alla programmazione regionale, perciò le indicazioni che sul territorio sono già avvenute, parlo del caso ovviamente di scelte di interporti, di scelte di aree di tipo industriale che sono già state varate dalla Regione e sono in fase di attuazione, sia di caratteristiche vere e proprie che riguardano la viabilità stessa, cioè caratteristiche sulla sicurezza della strada, sulla velocità commerciale della strada, su tutta una serie di problemi di traffico che le strade sono chiamate a sopportare, una verifica tecnica puntuale se esistono le caratteristiche per l'inserimento del piano.
Potrebbe capitare che alcune indicazioni che vedete nella prima fascia, se non risulteranno all'atto di questa verifica compatibili con le priorità che verranno date dallo Stato, potrebbero scivolare in seconda fascia e magari qualcuno della seconda fascia, riportata nella prima, proprio per quelle caratteristiche che noi abbiamo voluto dare.
Una questione però rimane ferma, che la convenzione ANAS-Regione, che contempla una serie di interventi e che già stato approvato dal Consiglio di amministrazione dell'ANAS, non subirà più nessuna modifica e certi interventi che vengono attivati attraverso questa convenzione, è indubbio che troveranno con il loro completamento come atto prioritario nella prima fascia, cioè nella fascia e nella fase contestuale, che da parte dell'ANAS dovrà avvenire.
Per quanto riguarda le indicazioni finanziarie è giusto che non si illudano i cittadini, questo è compito che riguarda lo Stato, venga verificato nel quadro nazionale e pertanto la sopportabilità finanziaria che lo Stato avrà in questo settore.
Il secondo problema che ha creato da parte di qualche collega una serie di interrogativi. Le indicazioni dei tracciati e degli interventi riportati, sono indicazioni riferite dall'ANAS, cioè riferite alle strade dell'ANAS come punti di riferimento, vanno lette come indicazioni di scelte sul territorio, ma non necessariamente come punti strettamente legati all'attuazione operativa degli interventi stessi.
Quando si prevede la circonvallazione di Alessandria (ma non abbiamo ancora il progetto esecutivo), si deve leggere che la scelta territoriale riguarda la circonvallazione in discussione, ma sarà necessario per de finire il suo percorso per passare dall'aspetto del progetto esecutivo dell'intervento e del confronto con il territorio comune che è chiamato a dare il suo parere, la Regione, per la sua approvazione, in base al DPR n.
616 con il benestare di compatibilità con strumenti urbanistici e con il territorio. L'indicazione è di carattere generale se questo pacco di proposte viene recepito integralmente da parte del Governo e con il sostegno delle due Commissioni del Parlamento, si dovrà necessariamente passare ad una seconda fase operativa che avrà bisogno di calarsi sulla realtà del territorio e pertanto in un confronto operativo con il territorio stesso per l'approvazione dei progetti e per l'esecuzione delle opere. In Commissione ho voluto anticipare un problema che non è secondario all'attuazione di questo grosso programma. I 1400 miliardi di spesa sono da leggersi in un arco prevedibile se il piano è di 10 anni, sono da leggere in un arco prevedibile dai 6/7 anni.
Vi è una necessità pertanto di andare ad approntare un grosso malloppo di progetti, che viste le attuali disponibilità dell'ANAS non sarebbe possibile da parte dell'Ente e dello Stato se non con un grosso sostegno da parte regionale o degli enti territoriali. Il problema che si porrà all'atto della definizione e di conseguenza della conoscenza degli interventi che vengono fatti sul territorio, sarà quello di spostare queste indicazioni di scelte politiche sul territorio stesso ad aspetti puramente tecnici, cioè realizzativi.
In passato abbiamo già avuto dei grossi sostegni da parte di amministrazioni provinciali, voglio citare Cuneo, Alessandria, Asti Novara, Vercelli, che si sta muovendo in questo senso, Torino che si è dichiarata disponibile in questa direzione, voglio citare alcuni Comuni direttamente interessati alla soluzione dei loro problemi, si sono fatti carico dell'onere di progettazione (Nizza Monferrato, per esempio, che sta attivando un processo di questo genere) abbiamo un discreto patrimonio di progetti che con ogni probabilità riferiti al 1980/81 avranno bisogno di un semplice aggiornamento di carattere finanziario, abbiamo una struttura regionale, come quella della Stef che può farsi carico di alcuni progetti che avremo bisogno di un aiuto del territorio degli enti territoriali, a sostegno della proposta di progetti esecutivi e realizzativi.
Ho letto due giorni fa di un disegno di legge da parte del Ministro dei LL.PP. che ha presentato all'approvazione del Parlamento, di richiesta di 60 miliardi finalizzati esclusivamente a favore dell'ANAS per la predisposizione di progetti. Penso che sia un atto indispensabile di assoluta chiarezza e trasparenza quella di consentire all'ANAS, al di là delle proprie strutture, che sono estremamente carenti, per il grosso lavoro che devono svolgere sul territorio, di poter disporre di un momento finanziario per dare consistenza e attivare tutto questo programma che nell'ambito nazionale prevede una spesa attorno ai 20 mila miliardi.
Queste sono le linee entro le quali dev'essere letta questa deliberazione di Giunta che ci auguriamo venga accolta da parte del Governo. E' intenzione, sia dell'Assessorato sia da parte della Giunta, di non interrompere quel dialogo e quel confronto di tipo governativo. Questa volta l'obiettivo si sposta non più con la struttura tecnica, ma con la struttura politica.
E' intenzione, dopo l'approvazione del documento, convocare a Torino tutti i Parlamentari di tutti i partiti, sia del Senato, sia della Camera con la presenza del Ministro per sottoporre a loro questa grossa realtà della Regione Piemonte, per far sì che siano di sostegno a questa proposta di tipo politico che viene portata alla loro approvazione (abbiamo la fortuna di avere anche un Presidente della Commissione dei LL.PP. del Piemonte e pertanto una conoscenza diretta su tutta una serie di problemi) inviteremo i nostri Parlamentari a questo confronto. Per il piano ha importanza rilevante il conoscere e l'ottenere grossa parte di questi investimenti, significa contribuire in modo determinante alla predisposizione definitiva del Piano di sviluppo, che sarà a sostegno di una grossa mole di investimenti e di grosso rilancio territoriale considerando le strade una delle infrastrutture sostanziali ed essenziali per assicurare qualsiasi decollo di tipo economico, riferita alla realtà soprattutto in certi casi di grande isolamento che alcune zone del Piemonte vivono ancora oggi.
Su questa linea la Giunta intende muoversi. Mi auguro che il Consiglio possa approvare all'unanimità la proposta, visto che è di carattere operativo e sostanziale e al di là di alcune valutazioni di maggioranza o minoranza, possono dare questo maggior sostegno di proposta e pertanto un sostegno di tipo politico nel confronto con il Governo e con il Parlamento mi auguro che questo lavoro di preparazione che ha visto impegnata la Giunta, l'Assessorato in un confronto con il mondo esterno, trovi da parte del Consiglio una prima verifica e pertanto una sua accettazione. Ho accennato prima due precisazioni che devono essere lette nella deliberazione, nell'articolato della deliberazione, al punto 2), lett. a) c'è da aggiungere "riguardanti strade classificate di grande viabilità" così come nella lett. c) il comma deve essere così letto: "il programma delle opere da eseguirsi da parte dell'ANAS interessanti il territorio regionale in convenzione con la Regione Piemonte ai sensi dell'art. 5 della legge 531/82, e della l.r. n. 4, che si allega alla presente come copia integrante, riguardanti strade classificate di viabilità ordinaria". La modifica nell'allegato a1) sul territorio di Alessandria, i 6 miliardi che riguardano la circonvallazione di ponti devono essere letti 8 miliardi perché sono esattamente riportati gli interventi previsti nella convenzione ANAS-Regione. Questo è quanto dovevo nella spiegazione ai Consiglieri, dei concetti fondamentali che hanno sia ispirato questa proposta di deliberazione, sia dei grossi contenuti di confronto politico, avvenuto con le strutture e con il Governo stesso per passare ad una seconda fase che sarà quella di accettazione del nostro Piano.
Qualche collega mi ha detto cosa succederà dopo questa approvazione cosa farà il Governo di questa nostra proposta.
La legge si limita a dire: "Sentite le Regioni". Noi contiamo di avviare questo ulteriore processo con il Parlamento e con il Governo.
Inoltre ci impegniamo come Giunta regionale, di venire a fare, al termine del confronto e del decreto definitivo, di venire a riferire al Consiglio regionale cosa il confronto fra la proposta e l'accettazione quali sono le modalità, quali sono i tempi di intervento, quali sono i finanziamenti assegnati alla Regione Piemonte, proprio per dare la conoscenza e la trasparenza assoluta e una giusta informazione ai colleghi del Consiglio.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Martinetti. Ne ha facoltà.



MARTINETTI Bartolomeo

L'intervento generale del Gruppo sarà svolto in seguito da un nostro collega. Mi permetterò, in apertura di dibattito, di fare soltanto due osservazioni particolari ma che si inseriscono nell'importante argomento in discussione.
Abbiamo apprezzato l'impegno dell'Assessore e degli uffici, la disponibilità alla discussione e alla ricerca di soluzioni con le Province e con i Comprensori.
Per quanto attiene alla provincia di Cuneo nell'ultima fase si sono accettate delle proposte che in un primo tempo non era stato possibile accogliere.
C'è stato anche un piccolo passo indietro per quanto riguarda la rete della grande viabilità dal momento che il tratto della SS 28, da Mondovì a Ceva, è stata esclusa per le ragioni che l'Assessore ha illustrato ampiamente in Commissione ed in Consiglio.
Prendiamo atto del fatto che l'esser o meno inseriti nella rete di grande viabilità non è preclusivo agli interventi necessari, perch l'arteria in parola è sempre stata considerata da tutti gli atti programmatori del Comprensorio di Mondovì come l'asse più importante, di cui si è sottolineato il rilievo anche nei confronti di quelle sottolineature politiche da sempre fatte circa la necessità dei rapporti tra Piemonte e Liguria occidentale che sono di preminente interesse economico della zona monregalese, ma anche della intera regione.
Chiedo alla cortesia dell'Assessore ancora qualche chiarimento. Da Ceva al confine ligure, la SS 28 è sottoposta alla gestione del Compartimento ANAS ligure.
Non so se questo comporterà dei problemi relativamente all'attuazione degli interventi che, nel tratto piemontese, sono due e sono proposti in seconda fase, soprattutto perché non si ha ancora una idea progettuale ben individuata. Ricordo all'Assessore che continuamente sorgono difficoltà nella manutenzione ordinaria del tratto di strada, anche semplicemente per quanto riguarda lo sgombro neve, a causa delle differenze di intervento tra i tratti piemontesi ed i tratti liguri, forse perché la Liguria è meno sensibile a problemi di quel tipo. Chiedo all'Assessore se non sia possibile verificare a livello statale se la sistemazione organizzativa debba continuare ad esistere anche in presenza, ormai convalidata dell'istituto regionale il che farebbe pensare, che almeno nei riflessi della programmazione, possano intervenire delle difficoltà, delle incongruenze e delle incertezze.
Vorrei inoltre conoscere quali siano state le ragioni che hanno fatto prescegliere tra le opere di prima fase quelle incluse nell'attuazione tramite convenzione con la Regione, in quanto è pensabile che queste saranno le opere prioritarie e quindi vi è una scelta di priorità che sarebbe bene fosse motivata. Sulle opere scelte nella convenzione devo chiedere una precisazione di carattere più specifico e lo faccio con estrema serenità senza nessuna volontà polemica.
Il Presidente della Giunta in una riunione a Mondovì di fronte a 200 persone ha dato notizia che per la realizzazione del tratto previsto in convenzione della variante di Montà d'Alba, sulla SS 28, sarebbero insorte delle difficoltà e ha chiesto al collega Turbiglio, che era presente, di attivarsi affinché in sede di Commissione fosse possibile inserire in quella sede, ritenuta essenziale e prioritaria, la circolazione di Mondovì.
Il collega Turbiglio ed io stesso in Commissione ci siamo attivati, ma non per considerazioni e valutazioni strettamente localistiche, ma dimostrando piena comprensione delle visioni generali sia della Provincia che della Regione.
Al fine di un chiarimento prego l'Assessore di darmi notizie anche su questo argomento.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BENZI



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Biazzi.



BIAZZI Guido

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, è fuori dubbio che ci troviamo di fronte a un atto di grandissima rilevanza, uno dei più importanti di questa legislatura se non il più importante.
Va dato atto innanzitutto alla Giunta regionale e all'Assessore Cerutti, dell'impegno profuso in collaborazione con i Comprensori e con le Province, e di aver portato avanti un grande lavoro, serio e impegnativo.
Le cifre che l'Assessore ha ricordato parlano da sole: circa 1500 miliardi d'investimenti nella prima fase, più le opere che riguardano le autostrade; oltre 2000 miliardi in dieci anni. Un intervento cioè che interessa quasi tutto il territorio piemontese e tocca tutte le comunità.
La parte dello studio svolto di concerto fra l'Assessorato alla pianificazione e quello ai LL.PP. ha fornito una fotografia che conferma l'aderenza delle scelte di grande viabilità con le proposte del piano di sviluppo, con le scelte del piano regionale dei trasporti. La stessa circolare ANAS richiedeva questa comparazione e questa verifica. Richiamava infatti la necessità di rapportare le indicazioni delle proposte di piano alla struttura dell'assetto territoriale regionale, alle grandezze economiche e sociali della Regione, alle infrastrutture che la Regione vuol sostenere.
Anche in questo caso le cifre parlano da sole: il 70% delle proposte è conforme alle indicazioni dei piani comprensoriali e dei piani di sviluppo l'8% circa delle proposte per la grande viabilità non erano contenute nel piano di sviluppo, ma derivano dalla evoluzione di questi ultimi anni nella realtà piemontese. Il rimanente 22% circa (30% se il parametro si riferisce ai Km) può collegarsi con altre esigenze non prevedibili nel piano di sviluppo e nei piani comprensoriali, interventi limitati e localizzati importanti e significativi ma non da rientrare nelle grandi linee di programmazione territoriale regionale.
Si tratta quindi di un atto di grande rilevanza che si inquadra nella programmazione regionale, che dà sostanza alla programmazione stessa.
La griglia della grande viabilità che era stata individuata rimane valida con tutti i suoi molteplici effetti: quelli locali, quelli regionali, quelli relativi alle vie di grande comunicazione nazionale ed internazionale. L'altro elemento di notevole rilievo, ricordato anche dall'Assessore è contenuto nella dizione presente nella legge 531 che dice testualmente "sentite le Regioni", cioè le Regioni possono diventare degli interlocutori attivi ed effettivi.
E' per la rilevanza degli investimenti che vengono proposti, per la metodologia che è stata seguita che siamo interessati a che questi impegni abbiano le risposte adeguate e coerenti con le scelte di programmazione che ci siamo dati.
Vi sono problemi di merito, sollevati anche nella discussione in sede di Commissione, sui quali c'è l'accordo della Giunta e dell'Assessore, sono problemi che derivano dal rischio che queste proposte non vengano accettate totalmente dall'ANAS, dal Governo o dal Parlamento. Nel caso di modifiche ci sarà l'esigenza di verificarle nel merito. L'altro grosso problema è quello del parco-progetti. L'obiettivo è di fare in modo che i progetti corrispondano esattamente alle priorità che la programmazione individua.
C'è il problema dei rapporti stretti con l'ANAS, con la nostra strumentazione tecnica (Stef) per poter accedere alla quota dei 60 miliardi per i costi di progettazione.
Come ricordavo, le nostre proposte non necessariamente andranno in porto.
Del resto ci sono numerosi e significativi precedenti. Non sempre i piani delle FF.SS. hanno una attuazione lineare così come sono stati proposti. Quindi è opportuno riportare in sede regionale la verifica dei programmi, delle scelte conseguenti e delle attuazioni. In questo contesto sia per la complessità della materia sia per le novità introdotte nel rapporto con L'anas, ci sembra opportuna la istituzionalizzazione dei rapporti tra la Regione e lo Stato; probabilmente si dovrà anche trovare una sede istituzionale in cui questi rapporti trovino opportuna collocazione.
Le proposte che esaminiamo sono di grande rilevanza che comportano investimenti cospicui. La Regione è coinvolta con l'utilizzo di 65 miliardi, cifra che per effetto della svalutazione e dell'incremento dei costi può aumentare considerevolmente.
Forse in questa proposta complessiva possono esserci delle smagliature: alcune sono già state rilevate in Commissione e l'Assessore in questa sede propone di correggerne altre. Probabilmente erano difficilmente evitabili data la mole degli investimenti. Sarà opportuna, però, una verifica puntuale in sede di esecuzione.
Le scelte prioritarie ora indicate permettono di recuperare alcune sfasature degli anni passati, per le scelte fatte dalla Regione che privilegiano i due grandi assi di comunicazione internazionale, uno verso il Sempione e l'altro verso il Frejus, scelte che si sono rivelate giuste ma che hanno penalizzato il resto della Regione. Ora si tratta di recuperare i ritardi. In sostanza il piano presentato è valido; gli interventi sono utili perché risolvono problemi a volte annosi con possibilità di nuovi posti di lavoro, nel quadro della programmazione regionale.
Ci sono due ordini di questioni: una di carattere generale, che va oltre le proposte fatte; l'altra, più di dettaglio, che riguarda alcuni punti della deliberazione, in particolare per quanto riguarda gli impegni finanziari. Ne abbiamo discusso in Commissione e le proponiamo all'attenzione della Giunta.
Sul piano generale, al di là della giustezza delle scelte, non si pu tacere lo sconcerto che esiste tra l'entità delle risorse e la direzione in cui sono impegnate, tenuto conto della situazione di crisi in cui si trova il Piemonte. Certo, sono interventi utili, necessari, da approvare e, in questa logica, vanno sostenuti. Probabilmente però c'è qualcosa di non sincronizzato con le scelte in ordine alle priorità e necessità del Piemonte, che sono emerse in Consiglio regionale in questi anni, dalle interpellanze, dalle interrogazioni, dagli ordini del giorno e dalle leggi approvate.
Proprio sabato scorso, nell'incontro avuto qui tra gli amministratori regionali, quelli locali e il Ministro De Michelis sono emerse delle priorità che non sempre collimano con gli investimenti che vengono fatti in questa direzione. Non certo per scelta della Regione, perché se la Regione avesse dovuto destinare 1500 miliardi avrebbe probabilmente dato delle indicazioni e delle priorità diverse.
Noi conosciamo le realtà locali, i loro problemi si collegano a quelli di carattere generale. Ne cito alcuni: la Sisma, che si potrebbe salvare con 25 miliardi, ma non c'è la garanzia di potere intervenire in modo adeguato; la Montefibre di Pallanza, occorrono 100 miliardi per investimenti ma nessuno sa dove trovarli.
Rischia di chiudere e non c'è una prospettiva a medio termine. Ci sono i problemi dell'incentivazione delle innovazioni tecnologiche nell'apparato produttivo.
Ci sono esigenze anche per quanto riguarda i servizi. Per esempio, in I Commissione si è discusso sullo stato degli acquedotti che interessano metà del nostro territorio. Si parlava allora di 50 miliardi circa, complessivi.
Per gli acquedotti del Monferrato, con 15/20 miliardi si può risolvere per gran parte il problema. Lo scarto quindi c'è. Non dipende certamente dalla Regione, ma pone l'esigenza di definire in sede nazionale le priorità per la destinazione delle risorse. E' quindi necessaria una programmazione nazionale che tenga conto delle scelte prioritarie che emergono dalle varie realtà, dal mondo del lavoro e dalle autonomie locali.
L'altro ordine di questioni riguarda dubbi e perplessità che abbiamo fatto rilevare anche in sede di Commissione, soprattutto in ordine alla copertura finanziarie della deliberazione, che ci sembra non adeguatamente garantita, con il rischio di rinvio da parte del Commissario di Governo.
I dubbi sono maggiori per quanto riguarda le convenzioni, non tanto relativamente alla prima che discende dal dettato dell'art. 5 della L. 531 ma alla seconda convenzione. Sono dubbi che discendono dal testo dell'art.
5 e dall'interpretazione generale dei principi del diritto in quanto ci sembra subbio che la Regione possa ordinare la spesa per opere non di sua competenza. Al di là delle scelte di merito, si tratta di trovare la soluzione più adeguata, in quanto in questo caso si tratta di strade statali e non di opere di proprietà della Regione, legittimate ai sensi dell'art. 5 della L. 531. Anzi, esse sono riservate sia dall'articolo della Costituzione che dal D.P.R. 616 all'esclusiva competenza dello Stato.
Questi dubbi che, tuttavia, non vanno ad inficiare il merito della proposta, ci sembra che non possano essere superati dalla legge regionale.
L'art. 3 della legge regionale fa riferimento all'art. 5 della legge statale, che in proposito è chiaro.
Infatti, l'art. 5 stabilisce che possono essere fatte convenzioni con un minimo del 35 % di contributo da parte degli enti territoriali e degli enti economici, per certi lavori da parte dell'ANAS, purché vadano verso i valichi esistenti o in progettazione, oppure siano arterie al servizio di aree metropolitane. Quindi si delimita in modo preciso la casistica.
Il riferimento all'art. 2 non ci sembra possa superare questi dubbi e queste obiezioni. In conclusione, riconfermiamo il nostro apprezzamento per il lavoro che è stato fatto. I nostri dubbi riguardano la seconda convenzione, perché vorremmo evitare che si possano trovare degli intralci nell'iter dei lavori.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

Intervengo brevemente anche perché la possibilità di approfondimento del nostro Gruppo è limitata.
Voglio però sottolineare alcuni aspetti che motivano il dissenso del nostro Gruppo. Non condividiamo l'operato dell'Assessore alla viabilità non solo in merito a questa deliberazione, ma in linea generale per due aspetti: il primo dei quali riguarda il rapporto tra viabilità e l'impatto con il territorio e con l'ambiente.
Mi sembra che questo aspetto da parte dell'Assessore non sia affatto tenuto in considerazione nell'operatività concreta. L'Assessore sta compiendo dei veri e propri reati contro l'ambiente e contro il territorio.
Faccio un esempio. Ci sono due opere nel Novarese, la prima emersa in questi giorni con tutta la sua violenza sui giornali, è la bretella autostradale tra Vergiate, Sesto Calende e Invorio che, anche se non è contenuta in questa delibera, è illuminante sul modo di concepire il rapporto tra viabilità e ambiente.
Questa bretella nel progetto dovrebbe attraversare il Parco del Ticino che è sottoposto alle norme di tutela della legge 53/78.
Con una deliberazione l'Assessore ha dato l'assenso della Regione al tracciato proposto, nonostante che il tracciato violi l'art. 3 della legge istitutiva del Parco, in particolare il punto primo dove elenca le finalità tra le quali quella di tutelare le caratteristiche naturali, ambientali paesistiche della Valle del Ticino.
Inoltre viola l'art. 12 che fa divieto di costruire nuove strade e ampliare quelle esistenti se non in funzione delle attività agricole e forestali o della fruibilità del Parco. La bretella proposta non serve affatto a questo. E' un esempio illuminante di come si concepisce il rapporto tra viabilità, ambiente e territorio. Ma c'è un altro aspetto emerso con violenza sui giornali in questi giorni su questa vicenda e cioè il fatto che l'Assessore non si è sentito in dovere neanche di convocare gli enti locali e gli amministratori del Parco i quali hanno minacciato le dimissioni in blocco. Inoltre non si capisce - e lo chiederemo con una interrogazione - perché il CUR non abbia approvato il piano dell'area prima che scadesse la salvaguardia, scadenza avvenuta nel maggio scorso nonostante siano pervenute numerose sollecitazioni in questo senso e l'Assessore sia stato fino a poco tempo fa Presidente del CUR. Un secondo esempio illuminante è quello che è pubblicato questa mattina su alcuni organi di stampa, il progetto di abancare un'intera collina nel Novarese per utilizzare 5 milioni di metri cubi di materiale per il terrapieno della Voltri-Sempione. Di fronte a tali attentati all'ambiente ed al territorio annuncio che il Gruppo PDUP non approverà più nessuna opera viaria se il progetto non sarà corredato da una precisa valutazione di impatto ambientale delle opere proposte, rispetto all'ambiente e al territorio. Per ritornare a questa deliberazione risulta che nessuna di queste opere è corredata da una tale valutazione. Inoltre ritengo assolutamente inaccettabile per la Regione, che ha l'ambizione di passare da ente erogatore di finanziamenti a ente programmatore, che non abbia strutture di progettazione proprie, infatti i progetti per le opere contenute in questa delibera saranno svolti da imprese con un costo di parcelle molto salato.
Anzi, sarebbe interessante conoscere il costo per queste parcelle.
Sicuramente ammonteranno ad alcune decine di miliardi. Una settimana fa in quest'aula discutemmo una interrogazione sull'energia e anche in quella occasione sottolineavamo la necessità che la Regione, se vuole essere credibile nel campo della programmazione, deve dotarsi di strutture di progettazione in modo da non essere costretta a ricorrere all'esterno con parcelle salate. Nelle opere proposte dalla deliberazione in discussione non nego che ci siano delle iniziative utili, ma ci sono anche opere, a nostro avviso, assolutamente inutili come la tangenziale di Novara opera che costerà 68 miliardi e che è soprattutto in questa fase di scarsità di risorse da parte dello Stato, uno sperpero di denaro pubblico. Una Regione e una Giunta di sinistra che deve tutte le settimane dare delle risposte a migliaia di lavoratori che chiedono di reperire risorse per gli investimenti produttivi finalizzati al rilancio dell'occupazione (ieri i lavoratori della Binda ancora una volta hanno sollecitato gli enti pubblici perché reperiscano 5 miliardi per salvare 300 posti di lavoro), non può far finta di nulla ed approvare senza battere ciglio più di 2000 miliardi di investimenti in opere a volte inutili e certamente non tutte indispensabili. Come non rilevare il divario tra i 2000 miliardi di investimenti in queste opere, ed i 481 milioni che lo Stato ha assegnato alla Regione Piemonte sulla legge per i consorzi tra piccole e medie aziende. Uno strumento che tutti riteniamo importante come incentivo per ridare competitività alle imprese, perché non chiedere al Governo di dirottare parte dei duemila miliardi sulla legge per i consorzi? Ricordo inoltre che mentre si trovano questi 2000 miliardi, per la legge sui bacini di crisi, che dovrebbe intervenire sulle aree maggiormente colpite dalla crisi del nostro Paese per il rilancio dello sviluppo e la salvaguardia dell'occupazione, il Governo ha in animo di stanziare 1200 1300 miliardi. E' veramente ridicolo.
Credo che la Regione non debba assumere un atteggiamento passivo e che debba esprimere un giudizio politico e denunciare sia l'inadeguatezza delle risorse destinate al mondo produttivo, sia il fatto che le scelte non vengono fatte su esigenze realmente prioritarie, quali sono lo sviluppo e l'occupazione, ma che la destinazione delle risorse viene decisa non in base alle priorità, ma secondo una logica di lottizzazione per cui ad un certo partito, che gestisce un certo ministero ed un determinato assessorato a livello regionale, devono andare determinate risorse per determinate opere. Questo va denunciato se vogliamo continuare il confronto con i lavoratori, con le OO.SS., con il mondo imprenditoriale e con gli artigiani che chiedono spiegazioni sulla scarsità delle risorse per i settori produttivi. Con queste considerazioni annuncio il nostro voto contrario alla deliberazione.
In ultimo sollecito la Giunta affinché si impegni a presentare una legge che individui le strutture e le risorse necessarie per costituire una struttura di progettazione capace di intervenire nei vari campi nei quali opera la Regione. Invito inoltre la Giunta a dotarsi di una struttura capace di valutare l'impatto delle opere sull'ambiente e sul territorio, in sostanza una valutazione di impatto ambientale che viene raccomandata anche dal livello europeo e della quale noi non possiamo non tenerne conto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cerchio.



CERCHIO Giuseppe

Nella proposta di deliberazione del piano decennale della grande viabilità si individuano interventi volti a risolvere non pochi nodi relativi alla viabilità. Sono opere da eseguirsi da parte dell'ANAS, una delle quali tocca una questione vecchia di anni che non può non essere segnalata per memoria perché vorremmo che trovasse una definitiva soluzione. Mi riferisco alla liberalizzazione del casello di Cambiano Santena che risolverebbe problemi di percorrenza senza impegnare grossi investimenti. Questa soluzione forse escluderebbe l'ipotesi in tempi che non si sa quali saranno, di strade parallele a poche centinaia di metri per la penetrazione celere dalla periferia dell'area metropolitana a Torino città. Parlo anche a nome del collega Penasso che conosce la zona. Una strada parallela alla SS 10 impegnerebbe certamente una notevole somma invece la liberalizzazione del casello Cambiano-Santena che noi proponiamo da anni permetterebbe una penetrazione veloce, quindi la realizzazione di grande viabilità per la quale per altro la tangenziale è sorta ma che non viene utilizzata per il pedaggio non indifferente.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiabrando.



CHIABRANDO Mauro

L'Assessore, illustrando questa deliberazione, ha sottolineato la chiarezza delle scelte. Anche altri colleghi hanno riconosciuto questa caratteristica, frutto di un lavoro approfondito da parte degli uffici, dei politici, dei tecnici e degli esperti.
Tuttavia abbiamo individuato una zona d'ombra dove la chiarezza delle scelte non emerge e riguarda la zona Torino sud-ovest verso il pinerolese.
I pinerolesi, nell'apprendere queste notizie, sono rimasti molto stupiti, anzi scandalizzati, nel vedere che si è deciso su un problema che da anni si dibatte, sul quale le proposte non erano state ancora avanzate.
La proposta che viene avanti è confusa rispetto alle varie possibilità di collegamento di Torino con il pinerolese, il cuneese e anche con la Francia.
La Giunta regionale propone di intervenire un po' qua e un po' là con varie possibili soluzioni senza dire quale possibilità preferisce. Non si spendono pochi soldi perché gli impegni finanziari riservati alla zona sono tanti, però vengono destinati 21 miliardi alla SS 23 e 20 miliardi sulla strada 589. Si ipotizzano tracciati non lineari ma contorti, con una soluzione incomprensibile, con un taglio sproporzionato di altri terreni e con delle spese decisamente superiori a quelle che secondo noi sarebbero sufficienti per un collegamento con Pinerolo; quindi consumo di terreno spese enormi per non arrivare ad una conclusione chiara e certa. Bartali direbbe: "tutto da rifare". Il Comprensorio di Pinerolo, forse ha il torto di non essersi pronunciato sufficientemente in passato; si è pronunciato per una certa soluzione però si era anche detto di migliorare un'altra strada e questo credo giochi a giustificazione dell'Assessore.
Il Comprensorio, saputo che le cose stavano precipitando e che la deliberazione doveva essere assunta, nella convocazione fissata per il 1° febbraio ha aggiunto all'o.d.g. anche questa discussione.
Penso che da quell'incontro verrà una soluzione unanime o comunque a larghissima maggioranza.
Chiedo, anche a nome del Gruppo DC, se è possibile, stante che il Consiglio è convocato anche per giovedì prossimo, far slittare il pronunciamento su questa deliberazione a giovedì prossimo, quando a ragion veduta, si avrà qualche elemento in più, anche se non risolutivo.
La soluzione deve essere chiara, lineare; il collegamento con Torino deve essere il più breve e il meno costoso possibile sia dal punto di vista del consumo dei terreni, sia dal punto di vista economico.
Le soluzioni sono tre: la SS 23 che è praticata per l'80% dei pinerolesi, la SS 589 pedemontana, il sedime della ex autostrada sul quale sono state effettuate delle opere, ci sono dei terreni acquistati espropriati e con in corso delle vertenze.
La scelta deve cadere su una di queste tre soluzioni e su questa scelta vanno concentrati tutti i finanziamenti. Rileviamo inoltre un intervento che è atteso da decenni nella Val Chisone e riguarda il nodo di Perosa Argentina, alla confluenza delle due valli. Chiediamo che questo intervento, che è collocato nella seconda fascia di lavori, sia anticipato alla prima fascia, o comunque, se non viene oggi stesso incluso nella prima fascia ci sia un impegno in questo senso nelle trattative con l'ANAS.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Turbiglio.



TURBIGLIO Antonio

Signor Presidente, Assessore, colleghi, in questo momento stiamo parlando del piano decennale della grande viabilità dello Stato. Il Gruppo liberale si è riferito nella discussione ad un ambito così grande e così generale che non vorrà scendere in questa sede nei particolarismi.
Rivolgiamo un plauso all'Assessore e ai tecnici dell'Assessorato, ai quali ci siamo rivolti diverse volte per avere delle informazioni e li abbiamo sempre trovati puntualmente preparati per darci le risposte.
Parlare di grande viabilità vuol dire andare molto in alto, ma qualche volta ci troviamo seduti ai piedi del nostro campanile con i problemi che riguardano le nostre zone e i luoghi dove viviamo.
Forse certe pretese e certi discorsi sono prematuri anche perché ho sentito nella discussione in Commissione che ho seguito con estrema attenzione che questo programma riguarda le grandi viabilità e che ci saranno successive disponibilità per lavori di ordinaria viabilità.
Conosciamo benissimo la questione di Pinerolo e sappiamo che ci sono certe preferenze e certe soluzioni che dovranno essere tenute in conto anche dopo aver sentito i pareri dei Comprensori. Questa deliberazione credo sia successiva alle consultazioni con i Comprensori. Le proposte relative al pinerolese non interrompono le progettazioni successive. Anche noi siamo perplessi e invitiamo l'Assessore e la Giunta a tenere in evidenza le richieste del pinerolese.
Lo stesso discorso potrei farlo per le zone di Cuneo. Sulla SS 28 ci sono strozzature, impedimenti, situazioni tali che non permettono quella percorribilità necessaria per collegare il Piemonte con i porti liguri.
Non possiamo però sottovalutare l'intenzione di questa legge. In Italia non sappiamo ancora comunicare con il passo degli alpini che mantengono sempre la stessa velocità, perché abbiamo dei momenti di irruenza progettuale seguiti da momenti di stasi. C'è stato il programma della grande rete viaria autostradale che poi si è fermato, oggi si riparla di interventi per migliaia di miliardi. Malgrado la perplessità che ho manifestato per certe zone darò voto positivo alla deliberazione per lo spirito di cui è permeata che è di dare all'ANAS e allo Stato le indicazioni che interessano la Regione Piemonte. Non siamo in un Consiglio comunale quindi non possiamo entrare nei particolari delle strade che possono avere una curva in più, o una curva in meno. I tecnici preposti alla progettazione daranno una risposta successivamente a questo riguardo.
I lavori su certe strade come sull'autostrada dei Trafori sono stati approvati dalla Regione, dopo aver sentito la Sovraintendenza ai Beni Culturali e il Ministero.
Naturalmente se per qualche zona, come ha rilevato il collega Montefalchesi, non si è avuto riguardo alla fertilità dei suoli o alla presenza di beni culturali, questo e conseguenza di progettazioni di strade di grande percorribilità.
Con voto favorevole il nostro Gruppo rivolge un apprezzamento per il lavoro fatto dall'Assessorato. Invito l'Assessore e la Giunta a tenere in considerazione le osservazioni qui fatte dai colleghi che hanno una loro importanza.
La grande viabilità dello Stato ha una sua caratteristica e una sua prerogativa che supera qualsiasi intervento particolare e settoriale tuttavia anche le strade di interesse locale richiedono la dovuta attenzione. Sono certo che l'Assessore e la Giunta ne terranno conto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Valeri.



VALERI Gilberto

Condivido le considerazioni generali fatte dal collega Biazzi e mi limito ad un aspetto specifico: quello della tangenziale di Vercelli, al cui completamento mancano due tratti, l'uno a sud e l'altro a nord.
Il tratto a nord è ampiamente prioritario rispetto all'altro anche perché a sud l'area verrà interessata dall'attraversamento del fiume Sesia da parte del costruendo tratto dell'autostrada Voltri-Sempione.
L'ANAS nel suo piano parla genericamente di quarto lotto, senza che si sia in grado di stabilire se si tratta della parte a nord o di quella a sud della città. Il dubbio è tanto più giustificato dal fatto che nei mesi scorsi l'ANAS aveva preso contatto con il Comune di Vercelli per informarlo dell'intenzione di dare esecuzione alla parte sud della tangenziale. Il Comune eccepì e formulò il suo parere negativo per iscritto, senza per ottenere risposta.
Occorre evitare che nascano ulteriori equivoci e garantire che il quarto lotto da includere nel piano sia quello che effettivamente consideriamo prioritario.
Sarebbe però opportuno correggere il testo proposto, scrivendo esplicitamente "tratto a nord dell'abitato".
Il problema si collega evidentemente - ed è l'unico cenno che faccio agli aspetti più generali sollecitati dalla deliberazione in discussione al problema della individuazione delle priorità. In proposito faccio rilevare che il piano proposto dall'ANAS non indica priorità, per cui non ne possiamo discutere, però specifica che in alcuni casi il progetto è già esecutivo, in altri casi, invece, c'è soltanto un progetto di fattibilità dell'opera. Questo modo di procedere è preoccupante perché in carenza di scelte più precise finiranno per avere la precedenza le opere già corredate di progetto esecutivo ed ancora una volta le priorità invece che dall'assemblea elettiva, saranno determinate dai meccanismi che governano le strutture burocratiche e progettuali, sulla base di logiche spesso oscure e clientelari.
Il richiama che facevo alla precisazione del tratto della tangenziale di Vercelli ha comunque una connessione con il più generale problema della fissazione della scala di priorità delle opere previste dal piano in rapporto alle risorse disponibili. Scala di priorità che deve valere anche per la scelta, da parte delle strutture di progettazione e dell'ANAS, delle opere per le quali passare alla progettazione esecutiva.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Picco.



PICCO Giovanni

Il Consigliere Chiabrando prima ha espresso alcune valutazioni sulle quali personalmente sono d'accordo. Vorrei cercare di riprendere lo spirito del suo intervento per collocarlo su posizioni più generali evitando di dare un contributo a questa discussione che sia focalizzato su aspetti territorialmente limitati.
Il Consigliere Chiabrando ha dimenticato forse di sottolineare i ritardi; quando chiedeva ed evidenziava i limiti ed i difetti della impostazione data, non voleva dimenticare che questa deliberazione da ben un anno veicola in queste sale e in Commissione, quindi comporta in tutti noi un senso di responsabilità nell'affrontarla sia nel merito, sia nel metodo.
Però, se vogliamo trarre un minimo di insegnamento da quanto è successo in questo anno, indipendentemente dalla crisi che è intervenuta nella Regione, dobbiamo renderci conto che alcune delle osservazioni che sono state fatte, anche in questa sede e cioè che i problemi di metodo finiscono per essere sostanziali nel modo di affrontare questo modo di collocarsi della Regione e dei suoi livelli istituzionali rispetto alla programmazione degli interventi da parte dello Stato, se non ci collochiamo in un atteggiamento che in altri termini sfrondi questa problematica di tutti gli aspetti scontati per andare agli aspetti sostanziali, ritengo che non rischiamo non solo di commettere degli errori, ma di consumare delle procedure, come ne abbiamo già consumate parecchie nel passato, quindi di non essere in condizione di apportare un maggior livello qualitativo alle decisioni. Rilevo innanzitutto che questa deliberazione purtroppo non è accompagnata da atti sufficienti, sia dal punto di vista della relazione sia dal punto di vista dei documenti grafici.
Se questo fosse stato fatto, ci consentirebbe di rilevare, ad esempio le connessioni tra la programmazione dell'ultimo piano triennale adottato dal Consiglio nell'anno 1979 e proposto dall'Assessore Bajardi che conteneva delle indicazioni e delle previsioni che oggi avremmo dovuto riscontrare nella sua attuazione e rispetto alle connessioni in ordine agli obiettivi generali del piano di sviluppo. Già in allora il piano esisteva alcune scelte erano state indicate. Però mi chiedo fino a che punto questa coerenza rispetto a quelle previsioni e a quelle priorità che erano pure fondamentali rispetto al documento ufficiale delle Regioni, sono state rispettate o se siamo oggi in grado di dare una valutazione su queste congruenze. Faccio l'esempio dell'attraversamento della pedemontana sull'area torinese per evidenziare come di fatto la logica della rincorsa dei segmenti e delle priorità anticipate sulla base di sollecitazioni oppure di progettazioni presuntamente definite, sia di fatto una logica che ci porta alla insoddisfazione di oggi.
Che cosa voglio evidenziare? Se è vero che su questo piano dobbiamo fare in modo che consenta ulteriori fasi di approfondimento e di progettazione, dobbiamo preoccuparci di dotarlo di un minimo di commento o di evidenziazione di quegli aspetti che sono fondamentali e sostanziali, soprattutto perché investono interventi da parte dello Stato che sono autonomi. Faccio un esempio: il problema degli interventi delle concessionarie IRI avrebbe dovuto comportare delle connessioni sulle viabilità locali, dal raddoppio della TO SV, alla Voltri-Sempione, ecc., che non sono tutte evidenziate in questo piano.
Mi spiace di doverlo evidenziare, ma è un limite grave che dovrà pur trovare una correzione, non so in quale forma.
Affido all'Assessore questo problema e penso che l'Assessorato dovrà farsene carico.
La seconda raccomandazione è in connessione alla insoddisfazione che dobbiamo manifestare pur non potendoci dichiarare contrari ad alcune previsioni. L'insoddisfazione è l'insufficiente grado di definizione di alcuni problemi nodali sui quali da anni discutiamo e sui quali la chiarezza non esiste. Anche in questo caso esemplifico, però non è l'unico esempio, ve ne sono parecchi altri. Lo stesso Valeri ne ha citati alcuni.
Il modo in cui alcune previsioni impattano nelle realtà locali è importante. O un documento grafico o una esplicitazione di merito dice che la Regione vuole che l'ANAS progetti questo collegamento, esemplifico ancora, Susa-Torino, in questo modo impattando o non impattando su questa realtà, oppure non possiamo dire: "la DC ha votato il piano e quindi tutto quello che l'ANAS ci propinerà, d'accordo o meno con la Regione, non sarà accettabile dalle realtà istituzionali locali o dalle comunità locali". O su questi problemi si consegue un livello di approfondimento e di definizione maggiore anche descrittiva, oppure non possiamo pensare di sollecitare unanimismo e consensi su aspetti che non sono affatto secondari. Per queste ragioni chiedo che si abbia attenzione al rapporto garantista della Regione nei confronti delle comunità locali. Non si tratta di far salvi gli interessi elettorali dei Consiglieri regionali, si tratta di far salvi degli interessi specifici delle comunità locali. O noi abbiamo questa sensibilità e quindi con responsabilità questa sera variamo questo piano per accelerarne l'esecuzione e per evitare che vi siano dei ritardi oppure se non l'abbiamo rischiamo di compiere un atto, forse formalmente corretto, ma che lascerà degli strascichi di consensi, lascerà dei ritorni di decisioni che non sono di poco conto. Un'ultima osservazione. Nella evidenziazione della filosofia dell'approvazione di questo piano bisognerebbe che un richiamo alle controdinamiche dei finanziamenti, cioè quei meccanismi perversi che di fatto finiscono per inserirsi a contrastare alcune realizzazioni in funzione di erogazioni che non vengono concesse con tempestività, venisse fatto.Il problema si affina dal punto di vista dei meccanismi di definizione progettuale, però si affina anche nei meccanismi di controllo politico, quindi c'è una quota di rilevante responsabilità da parte dell'esecutivo a far sì che le indicazioni date in termini programmatici siano poi anche conseguenti sul piano dell'esecutività.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Avondo.



AVONDO Giampiero

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il mio intervento si collocherà in modo diverso rispetto agli interventi degli altri colleghi in quanto si collega al comportamento che il Gruppo comunista cerca di avere tra quanto dice e quanto nel concreto porta avanti rispetto alla filosofia complessiva all'utilizzo delle risorse nel nostro Paese a cui il collega Biazzi ha fatto riferimento. Sono preoccupato per le scelte che altri hanno compiuto o stanno compiendo, quindi richiamo il Consiglio regionale affinché faccia la sua parte e non si limiti ad avvalorare le scelte che altri hanno fatto o stanno compiendo.
Mi riferisco al completamento della tangenziale di Novara. E' un'opera non considerata prioritaria né da parte del Comune di Novara né da parte dei cittadini. Il piano regolatore generale del Comune di Novara è stato approvato da cinque o sei mesi, ma non prevede quest'opera.
E' un'opera che risponde a esigenze dell'ANAS. Se questo è vero credo che da parte del Consiglio regionale debba venire una espressione di volontà che sottolinei una differenziazione rispetto all'esigenza che l'ANAS ritiene prioritaria, e che invece le comunità locali e lo stesso Comune di Novara non considerano tale.
Il nostro Gruppo giudica quest'opera negativa e contraddittoria con le scelte di sviluppo che la città di Novara sta compiendo. Mi riferisco in particolare al centro intermodale delle merci. La localizzazione era stata individuata dagli Enti locali novaresi e dalla Regione in una determinata area già servita da un primo tronco di tangenziale. Il completamento della tangenziale potrebbe corrispondere ad interessi che si sono affermati in altra area e che sostanzialmente spingono ad una localizzazione del centro intermodale delle merci in zona diversa rispetto a quella individuata.
L'opera inclusa non risponde alle esigenze di viabilità di un centro come Novara. Recenti studi ed indagini compiuti dal Comune stesso hanno evidenziato che la città di Novara è interessata in misura determinante al traffico interno e di penetrazione e solo in misura marginale a traffici di transito. Si pone quindi il problema di pensare ad arterie di penetrazione e di riorganizzazione del traffico cittadino.
Ci pare debole l'insistenza dell'ANAS su questa opera che troverebbe una sua motivazione nell'esigenza dell'azienda di dare soluzione al collegamento tra le strade statali di sua competenza, in quanto nel caso specifico si motiva, almeno in una parte sostanziale, il collegamento tra le due strade statali, 31 e 229, l'autostrada A4 TO-MI e una strada provinciale e non, come si evince dalla deliberazione della Giunta, dalla SS 229 che non insiste se non in parte marginale in territorio novarese.
La spesa complessiva prevista per il completamento della tangenziale di Novara è di 68 miliardi. L'Assessore ha espresso in sede di Commissione una serie di perplessità rispetto a quest'opera e ha dichiarato una nota che evidenzi il giudizio della Regione rispetto all'opera in questione.
Se questa sarà la conclusione di questo dibattito, anche il voto del sottoscritto sarà autonomamente più convinto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Il Consigliere Chiabrando si chiedeva su quale scelta la Regione si esprime agli effetti di una situazione particolare.
Gli aspetti sono generali. Chiedo che la Giunta si esprima con molta chiarezza, proprio per diradare i dubbi che Chiabrando deriva dall'impostazione data alla deliberazione. In altri termini essendo impensabile che ci sia ancora l'incertezza sul collegamento scelto dalla Regione come asse portante e strategico del disegno di armatura territoriale complessivo, chiedo ci sia un'espressione della Giunta e che sia indicata la motivazione degli interventi sull'altro asse viario. E' necessario che la Regione, dopo i lunghi con fronti svolti anche con le popolazioni locali, sulla base di un suo disegno che ha il fondamento nel piano dei trasporti regionali, indichi la scelta dell'asse strategico sulla SS 589 di pluralità di effetti di collegamento locale e di collegamento intercomprensoriale, regionale, addirittura internazionale.
Mi sembra che lo spirito delle indicazioni di questo asse viario, come l'asse di collegamento su cui intervenire secondo una corretta classificazione di grande viabilità, sia quello che lascia solo più una opzione su un ultimo tratto, da discutere con le popolazioni locali anche in termini di costi e che sulla SS 23, che mantiene il suo valore di collegamento interno tra Torino e Pinerolo, gli interventi migliorativi nella prima fascia delle due circonvallazioni di None e di Airasca, non cambieranno questa scelta. Sono invece d'accordo sulla raccomandazione relativa al nodo di Perosa Argentina. Invito su questo punto a fare una attenta considerazione perché sia possibile attivare questo intervento prima di un intervento migliorativo come quello di None, che tra l'altro non si sa ancora dove verrebbe realizzato e potrebbe essere meno prioritario di questo.
Abbiamo depositato un ordine del giorno che ha la firma anche di altri Gruppi, con il quale proponiamo un programma che deve avere l'approvazione dell'ANAS, sentite le Commissioni, e del Ministro dei LL.PP. Poniamo due questioni di fondo: che i tempi, le modalità di attuazione e di gestione del programma sia pure nella titolarità dell'ANAS, trovino la possibilità di una relazione e di una nostra presenza. Oggi siamo di fronte a una proposta, ma si dovrà decidere quando e come si attuerà il programma qualora i finanziamenti venissero decurtati in maniera significativa rispetto all'impegno del Ministero e dell'ANAS dovremmo definire le priorità. Poiché la Regione è titolare di una proposta e della definizione delle scelte deve poter verificare e dire la sua parola, altrimenti tanto varrebbe lasciare da fare tutto all'ANAS.
Al di là degli aspetti specifici o degli aspetti generali su cui abbiamo oggi discusso non possiamo sperare nella provvidenza.
Questa verifica è opportuna perché decisioni che oggi riteniamo che vadano bene in un quadro generale, qualora dovessero essere sottoposte a scelte altrui potrebbero non andarci più bene. Su questo il Consiglio, nel suo complesso, le forze politiche e la Giunta, dovrebbero avere la possibilità di far valere la loro opinione.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Nerviani. Ne ha facoltà.



NERVIANI Enrico

Devo fare una osservazione sollecitata dall'intervento dell'amico e collega Avondo in relazione alle opere che dovrebbero essere realizzate attorno alla città di Novara, per correggerne le informazioni e per andare nel senso suggerito dal Piano decennale ANAS che questa sera ci è sottoposto per un parere di larga massima.
Non sono un innamorato delle grandi opere stradali ed autostradali che si configurano nel piano stesso. Ma debbo dire che la posizione di Avondo avrebbe dovuto suggerire atteggiamenti radicali di rifiuto di una spesa così rilevante in un settore che poteva anche, seguendo altre filosofie non essere privilegiato come sembra esserlo dalle decisioni che stiamo assumendo. Al limite, la posizione del Consigliere Montefalchesi mi sembra più generale, più complessiva, più ispirata ad una filosofia definita che con testa l'intero impianto del provvedimento, non tanto in sede regionale ma addirittura nel momento iniziale del provvedimento stesso. Ma posto che la destinazione delle risorse è così fatta e noi non intendiamo intervenire sul momento iniziale, debbo fare delle considerazioni che hanno il carattere del realismo e della giustizia e non del provincialismo. In primo luogo, dico che la città di Novara - e penso che tutti abbiano la possibilità di verificarlo - non è mai stata favorita dall'ANAS fino a poco tempo fa; anzi è stata sistematicamente negletta dagli interventi dello Stato per quanto riguarda la viabilità.
Lo stesso è stato per la Provincia: abbiamo dovuto intervenire per la modifica dell'art. 18 bis per poter avviare la realizzazione dell'autostrada Voltri-Sempione.
In sostanza, soltanto da qualche tempo a questa parte si è mosso un certo interesse per la viabilità in provincia di Novara e attorno alla città di Novara.
La tangenziale di Novara è prevista dal piano regolatore del Comune.
Essa è soltanto interrotta per ragioni di "non statalità" di una strada a nord-ovest della città; il piano prevede, ripeto, l'intero anello con questa spezzettatura finale.
Quindi le scelte fatte sono coerenti con il piano regolatore della città.
Per quanto riguarda le preoccupazioni dello spostamento del centro intermodale merci debbo dire con franchezza che la collocazione in quel posto non mi ha mai trovato particolarmente favorevole. In ogni caso, sono preoccupazioni che mi sembrano lievemente infondate, perché nessuno ha intenzione di spostare il centro intermodale merci.
Tutti gli amministratori, anche gli attuali, sono orientati a mantenerlo nel posto in cui si trova.
Se ho dubbi in ordine alla destinazione di risorse così considerevoli ad un settore che forse poteva essere meno privilegiato, certamente non ho dubbi per la scelta che è stata fatta di un intervento massiccio attorno alla città di Novara e nella provincia di Novara, anzi, di questo senza incertezze devo rallegrarmi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Barisione.



BARISIONE Luigi

Intervengo su un aspetto particolare della deliberazione. Esprimo forti preoccupazioni per la proposta di completamento della SS 419, completamento che viene previsto nel tracciato originale inizialmente proposto dall'ANAS molti anni fa (collega Mongrando a Settimo Vittone). Vorrei fare rilevare all'Assessore e alla Giunta che su quel tracciato la Regione Piemonte aveva finanziato una ricerca sugli aspetti ambientali e idro-geologici. Quella ricerca aveva escluso che fosse possibile attuare quel tracciato senza provocare guasti non indifferenti sulla serra e sulla collina morenica.
Questo è un aspetto che in qualche misura si collega ad una parte del ragionamento del collega Montefalchesi; come le strutture viarie impattano sull'ambiente e come determinino dissesti ambientali.
Credo sia a conoscenza dell'Assessore che il tratto, da molti anni terminato, ma non utilizzato perché incompleto, presenta già delle difficoltà serie di statica e di mantenimento proprio per la natura del terreno.
In secondo luogo mi chiedo quale problema risolve il collegamento che viene riproposto dall'ANAS.
Quella strada avrebbe una utilità e una validità se realizzasse un collegamento intercomprensoriale tra il Comprensorio di Ivrea e quello di Biella, (peraltro interessante per la regione Piemonte dato il tipo di produzione e il tipo di sviluppo che esistono al loro interno) che recuperasse anche lo sviluppo della pedemontana ed un utilizzo diverso di un tratto dell'autostrada A5.
Ho visto che in altre realtà si sono liberalizzati dei tratti autostradali che funzionano anche da tangenziali e da circonvallazioni. In questo caso particolare una circonvallazione a nord della città di Ivrea è un problema che esiste. Se non si realizza quanto proposto dal Comprensorio di Ivrea in futuro ci vorrà un altro ponte sulla Dora Baltea per risolvere questi problemi.
Da anni sono investiti dei miliardi, quindi è giusto che l'opera venga completata. Però, la soluzione tecnica del completamento proposto dall'ANAS è pericolosa e credo nemmeno risponda alle esigenze che il Comprensorio di Ivrea aveva espresso.
Un'ultima richiesta di chiarimento. Nell'allegato A2 si parla di ristrutturazione del casello di Ivrea per collegare l'autostrada A5 con la pedemontana 565.
Chiedo se si tratta dello spostamento del casello oppure di qualche cosa di diverso. In tutti i piani comprensoriali e comunali è previsto uno spostamento dell'attuale casello di Ivrea a 500 metri verso Torino dove adesso passa la pedemontana.
Questo risolverebbe i problemi di viabilità interna del Comune di Banchette e utilizzerebbe in un modo migliore la pedemontana stessa in rapporto all'autostrada.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Genovese.



GENOVESE Piero Arturo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, come è inevitabile, gli atti di programmazione vengono al dunque e si devono assumere delle decisioni.
Per la conoscenza che ognuno porta delle proprie realtà territoriali, si evidenziano aspetti che possono sembrare dettati dal localismo, che non sempre è un lato deteriore, e si corre il rischio di perdere il senso complessivo di atti che hanno già conosciuto un lungo confronto nella fase di preparazione.
Ciò nonostante spero di riuscire a motivare la posizione del Gruppo DC.
Il Consiglio non può non riconoscere che in un dibattito di questo tipo, su atti complessi di programmazione che coinvolgono il territorio regionale e nazionale e quindi una pluralità di legittimi interessi, si verificano di solito scostamenti non solo di tipo finanziario tra le proposte dei livelli locali, della Regione e del potere centrale, ma anche degli scarti politici e di valutazione all'interno delle stesse forze politiche e dell'Assemblea.
Questo non deve scandalizzare. L'importante è che si pervenga alle decisioni.
La fase di preparazione ha conosciuto dei momenti di confronto vivace e anche dei momenti sconcertanti e incomprensibili; in particolare, non si comprendeva perché la Giunta presentasse proposte di deliberazione che poi giacevano per mesi all'interno della Commissione, senza avere un concreto seguito; circostanza, questa, che l'Assessore Cerutti ha poi spiegato nella difficoltà di rapporti con l'ANAS e con il Ministero dei LL.PP, nel tentativo di trovare momenti di intesa preventiva sulle proposte che la Regione avrebbe dovuto avanzare in merito al piano decennale della grande viabilità.
Credevo di essere stato in Commissione uno dei più critici, a volte anche in modo violento, ma vedo che le critiche e le perplessità espresse in quest'aula sono ben superiori. Gli atti che si sono succeduti avevano di volta in volta, una stesura diversa; la rappresentazione cartografica è scarsa; è mancato il collegamento con gli schemi di assetto territoriale e con le indicazioni del piano regionale di sviluppo, lavoro che forse non si è potuto fare per i mutamenti continui di proposta derivanti dal concerto preventivo con il Ministero dei LL.PP. e con l'ANAS, ma che certamente avrebbe consentito una lettura più precisa di tutta la vicenda. Siamo in presenza di un piano settoriale che destina ingenti risorse alla viabilità e siamo naturalmente portati a fare dei ragionamenti più complessivi sulla politica di programmazione.
In realtà non sappiamo quante di queste risorse saranno destinate al Piemonte e che cosa si riuscirà a realizzare. Appare però certo, pur potendo avere delle riserve e delle critiche sulle scelte complessive del settore pubblico, che questo provvedimento consente di intervenire su un insieme di problemi importanti, a supporto di un disegno generale di programmazione e di ripresa dello sviluppo della nostra regione in un contesto interregionale ed internazionale che abbiamo più volte delineato nei documenti di programmazione.
Il problema, oggi, è di cogliere correttamente questa occasione e di accompagnare le proposte che assumiamo con altri atti e con altre decisioni (che in parte sono già evidenziate e contenute nell'ordine del giorno che è stato proposto dal Consigliere Bontempi e che noi abbiamo sottoscritto) riguardanti il controllo politico e tecnico dell'attuazione del piano della grande viabilità, per garantirci che nell'ambito delle scelte che saranno definite a livello nazionale in ordine alla destinazione delle risorse, si raggiungano quegli obiettivi che abbiamo messo alla base della attività di programmazione della Regione.
Il Consigliere Biazzi ha ragione quando dice che non deve succedere quello che è successo per il FIO. Ci auguriamo che sia possibile esercitare un reale controllo affinché un processo di programmazione concertata non conosca poi un risultato finale discutibile e non si impongano dal "centro" modificazioni sostanziali sia per quanto riguarda l'entità delle risorse destinate nella nostra Regione, sia per quanto riguarda la priorità delle opere.
Credo non sia sfuggito a nessuno che in fondo non abbiamo definito delle priorità ma delle fasce prioritarie d'intervento all'interno delle quali dovremmo avere la garanzia di priorità, molto limitata, solo per le opere da realizzare in convenzione tra Regione e ANAS. Quindi restano aperti il problema delle priorità, il problema della progettazione, il problema del controllo e il problema dell'attuazione concreta di questi interventi.
Le perplessità che il collega Biazzi ha sollevato sugli interventi in convenzione (ex art. 2) esistono, ma l'Assessore ci ha riferito in commissione che questi dovrebbero già avere un assenso di massima da parte della direzione generale dell'ANAS e in ogni caso sono inseriti anche nella prima fascia degli interventi del piano decennale.
Anche il nostro Gruppo ha una perplessità, su alcuni aspetti generali che è stata evidenziata dal collega Picco (e richiamata dal Consigliere Montefalchesi); riguarda l'aspetto del coordinamento tra questo piano di settore, che rischia di sfuggire di mano alla Regione, e l'organizzazione generale del territorio e la difesa ambientale. Si tratta di aspetti per noi non secondari, nel momento in cui si dà il via a un'operazione così massiccia di investimenti sul territorio. Ricordo che nel 1978 ci fu nella mia provincia una alluvione eccezionale, che portò danni catastrofici anche perché la bretella tra l'autostrada Voltri-Ovada e l'autostrada GE-MI fu realizzata non in soppalco, ma con un rilevato di proporzioni tali da creare una diga e provocare, in caso di esondazioni eccezionali, disastri incalcolabili. I danni del 1978 furono causati anche dall'inserimento non corretto sul territorio di grandi opere pubbliche; e ciò temo sia successo oltreché ad Alessandria, anche in altre realtà territoriali.
La Regione ha una competenza sul territorio di ordine generale, e non può quindi limitarsi ad esercitare un ruolo di passacarte nei confronti delle direzioni centrali. La Regione dispone di atti di programmazione vigenti e di proprie strutture e può, in molti casi, avvalersi del contributo degli enti locali: è quindi in grado di svolgere un ruolo di raccordo e di coordinamento tecnico e politico che deve rivendicare.
L'altro aspetto di carattere generale che desideriamo sottolineare è quello collegato alla progettazione delle opere ed in proposito noi pensiamo che ci si debba attivare e raccordare nei confronti degli enti locali e dell'ANAS per la loro definizione.
E' chiaro che in questo provvedimento generale che riguarda larga parte del territorio piemontese, la Regione con gli enti locali, con l'ANAS e con la STEF, deve evitare, per quanto possibile, il "mercato" delle progettazioni che abbiamo conosciuto in passato e tentare di recuperare tutti quegli aspetti, che il collega Picco ha sollevato, di collegamento con altre opere importanti realizzate da altri centri di spesa, da enti pubblici o dal Governo, e che devono essere coordinate dalla Regione. Il nostro Gruppo crede quindi che rimangano aperti dei problemi di rapporto politico e di correttezza tra la Giunta, il Consiglio e le sue articolazioni, dei problemi di controllo politico e tecnico nei confronti di altri livelli di decisione, dei problemi di verifica generale che devono impegnare la Regione.
Evidenziando alcuni nodi e alcune perplessità, chiediamo che siano tenuti nel dovuto conto, mentre esprimiamo un giudizio di massima positivo per il lavoro realizzato, che si traduce oggi in un voto di astensione sperando che la gestione successiva di questo importante atto di programmazione ci consenta di esprimere giudizi favorevoli. E' chiaro - e mi rivolgo a Montefalchesi - che non verificheremo mai in Consiglio regionale i progetti concreti; quindi spetta alla sensibilità e alla responsabilità politica della Giunta attivare quei momenti che consentano al Consiglio di partecipare all'approfondimento e al controllo reale dell'attuazione delle scelte che si vanno a realizzare.



PRESIDENTE

Se non vi sono altri interventi dichiaro chiusa la discussione generale e do la parola al Presidente della Giunta per la prima replica.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Ringrazio la Commissione e quanti sono intervenuti. Questa deliberazione ripercorre i primi atti di programmazione, cioè il piano dei trasporti e la filosofia che animò quel piano. Alessandria, rispetto a Cuneo, è ben più servita. La zona del Monregalese in questo piano temeva di essere tagliata fuori, invece quella zona vede un doppio investimento e sono grato ai colleghi monregalesi che hanno insistito in questa direzione.
Resta il problema delle tangenziali che tagliano fuori i paesi. Si è parlato di Montà d'Alba che è profondamente divisa su questo punto. Tutto passa per Montà d'Alba, tutto si ferma nella sua piazza, il mercato, la strada, ecc. Le ipotesi di formazione del piano regolatore non trovano tutti d'accordo. Il Sindaco è d'accordo sulla tangenziale, ma all'interno della comunità ci sono i contrari perché se la strada passerà fuori del paese Montà sarà dimenticato completamente da tutti. Questo non è soltanto il problema di Montà d'Alba, fu anche di Mondovì quando si costruì l'autostrada. Dobbiamo decidere il comportamento da assumere. Io dico che bisogna avere un comportamento coerente. Se si dice che i camion non possono passare nelle strettoie del paese bisogna decidere.
Bisogna far insorgere delle piccole guerre, ma bisogna essere coerenti.
Queste somme non sono affatto sprecate.
Il Consigliere Montefalchesi sarà contrario ma voglio dirgli che il trasporto oggi incide nel sistema generale per un terzo complessivo del reddito nazionale.
Per proporre un metodo di trasporto da paese avanzato dell'Europa occorrono i centri intermodali, occorrono le ferrovie, occorrono anche le strade. Mai come nell'ultimo decennio la strada ha avuto una spinta che è ineliminabile. Abbiamo l'esempio probante del Frejus. Questa deliberazione malgrado tutte le omissioni e le ombre, è una deliberazione interessante.
Nel corso della realizzazione potranno migliorare alcuni suoi aspetti laddove i finanziamenti per alcuni Comuni si dimostreranno impercorribili e bisognerà dirottarli altrove.
Se il Comune oppone un netto rifiuto alle decisioni assunte, sappia che la somma verrà dirottata laddove esistono i progetti.
Non sarà un ricatto, ma una necessità.
Ringrazio tutti dell'espressione del vostro voto che per certa parte è favorevole. Mi auguro che l'astensione sia positiva come incoraggiamento alla Giunta.
Di questo la Giunta vi ringrazia.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cerutti.



CERUTTI Giuseppe, Assessore ai trasporti e viabilità

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, non avevo dubbi che la discussione di una deliberazione così articolata e tanto complessa, che contiene problemi legati alla realtà del territorio, avrebbe inevitabilmente portato i colleghi ad esaminare molto più da vicino i problemi che riguardano i luoghi dove abitano e dove svolgono la loro attività, perdendo forse di vista l'obiettivo generale che è posto all'attenzione del Consiglio.
E' un atto estremamente significativo di dibattito e di confronto con il Governo, cosa che in passato non era mai avvenuta, non perché oggi c'è un determinato Ministro ma perché sono maturate alcune condizioni e la Regione Piemonte è riuscita, attraverso un ingente bagaglio di studi, di progettazioni e di programmazioni, ad essere un'interlocutrice valida nei confronti della struttura statale e ad avere pieno titolo per questo confronto.
I colleghi mi hanno chiesto informazioni sull'attuazione dei lavori e sull'aspetto finanziario.
Non accetto che si dica che questo piano sia stato improvvisato.
Da quando era responsabile il collega Bajardi ad oggi, si sono fatte verifiche, assegnazioni di progettazioni esterne, non ultima quella della SPEA, che ha consentito l'analisi e il disegno della pedemontana e di una serie di strutture essenziali a sostegno dell'economia del Piemonte.
E' stato un semplice progetto di fattibilità che in qualche parte ha già trovato reale applicazione con progetti non esecutivi, ma di massima vicini al progetto esecutivo e che il collega Rivalta, verificando questo piano con gli strumenti di programmazione della Regione, quali il piano regionale dei trasporti, in sede di Commissione ieri ha comunicato ai colleghi che quasi l'80% di questa programmazione si riferisce al piano regionale dei trasporti e che il 22% non è frutto di mediazione o di contrattazione politica, ma parte delle variazioni avvenute sul territorio essenziali rispetto alla realtà che è modificata e vorremmo modificare nell'ottica del piano di sviluppo. Mi rifiuto di valutare se la viabilità è più importante del salvataggio della SISMA, della CERETTI o di qualsiasi altra attività del territorio. Sono problemi diversi, per i quali in passato si è pensato di usare del denaro soltanto per difendere dei posti di lavoro, senza preoccuparsi invece di risanare certe aziende che magari dolorosamente comportavano dei tagli di lavoro che avrebbero risanato le aziende stesse.
Abbiamo scelto la strada più facile, quella di apportare dei capitali per ingigantire una situazione di grave crisi occupazionale che adesso porta alle chiusure degli stabilimenti. Sostengo - e non so se condivido con questo il vostro pensiero - che lo sviluppo del territorio legato a diverse funzioni (montagna, turismo, industria), non ha il dovuto sostegno di una efficace rete di viabilità e dei trasporti.
Possiamo salvare qualsiasi stabilimento, ma è un salvataggio che a distanza di tempo potrebbe rimettere in discussione quella scelta perché la componente trasporti sull'economia nazionale incide per un terzo. Questo atto di programmazione, visto anche alla luce degli interventi delle FF.SS.
non è con questi in contrapposizione, ma è a sostegno reciproco di una serie di scelte.
Con il piano pluriennale delle FF.SS. cerchiamo di essere interlocutori altrettanto validi, come abbiamo cercato di esserlo per la viabilità perché siamo certi che il recupero del 15 % delle merci prodotte e trasportate in Italia su ferrovia, possa raggiungere quei livelli e quei limiti che oggi sono patrimonio delle altre nazioni più progredite. Perci dico al collega Picco che non c'è nessuna improvvisazione in tutto questo.
Abbiamo seguito una logica e una procedura. Gli ultimi atti ci hanno consentito di recuperare tutto il criterio del sistema di tangenziale comprese delle indicazioni che ancora non esistono sul territorio, ma sono delle linee comunque tracciate, una scelta fondamentale sulla quale vogliamo andare.
Colleghi, forse non sono stato capito.
Qualcuno ha parlato di Pinerolo dicendo: "facciamo degli interventi sulla SS 23, ne mettiamo altri sulla 589". Altre richieste sono state fatte per Montà d'Alba.
Alla base di questo discorso di programmazione c'è il lavoro delle Province e dei Comprensori.
Sento spesso parlare in quest'aula di delega e dei compiti da assegnare all'esterno, ma chissà perché, quando certe indicazioni vengono recepite e portate avanti, si devono mettere in discussione a seconda delle ottiche politiche con cui si vedono i problemi. Il Comprensorio di Pinerolo aveva chiesto, di comune accordo con la Provincia, di intervenire sulla circonvallazione di Airasca e di None, non contrastando con questa scelta con il disegno del tracciato della pedemontana che deve invece legare un altro discorso.
La richiesta era di tipo territoriale, sottolineando che gli insediamenti produttivi oggi esistenti nella zona di None e di Airasca costituivano per una notevole pendolarità una serie di problemi di collegamento che Pinerolo aveva rivendicato sotto un aspetto prioritario.
Fermo restando questa indicazione che è stata recepita alla lettera da parte del sottoscritto, perché scelta definita dal Comprensorio, abbiamo continuato il discorso di tipo pedemontana che non è stato ancora definito solo perché il Comprensorio stesso, investito in un incontro che abbiamo avuto nella sua sede, ha detto: "consentiteci di valutare sotto l'aspetto economico una serie di problemi che riguardano il collegamento con la città di Pinerolo, riservandoci in quel momento di decidere il tracciato definitivo".
Ribadisco che la SS 23 non potrà sostituire nel disegno della grande viabilità del Piemonte il discorso della pedemontana.
Questo deve essere chiaro. Poi se le soluzioni che il Comprensorio formulerà saranno tali che sotto un'ottica economica e di opportunità tutti e due gli interventi, previsti per None o per Airasca, non avranno più senso di essere, state tranquilli, saremo i primi ad apportare di comune accordo con l'ANAS i miglioramenti e la concentrazione economica che ancora oggi è in discussione e che non voglio anticipare, anche se graficamente ho dovuto dare un significato sulle carte. Vorrei aggiungere un'altra puntualizzazione in modo da tranquillizzare i colleghi. Sono indicate alcune scelte di fondo.
Ho detto che il passaggio da queste scelte alla progettazione e alla esecuzione delle opere avviene attraverso un processo che deve tranquillizzare i colleghi Consiglieri. Qualsiasi opera viene realizzata per una serie di atti che la nuova legge sui lavori pubblici ha imposto, di tipo idrologico, di tipo ambientale, e che fa parte del piano, deve avere prima l'approvazione dei Comuni. I colleghi mi diano perlomeno atto che lo staff dell'ufficio tecnico regionale non solo per quanto riguarda le opere scelte, ma per le opere autostradali e le opere dell'ANAS, ha usato un criterio che in passato non era mai stato possibile usare.
Addirittura partiamo da tracciati con dei picchetti sul territorio per assicurare già da quel momento la partecipazione diretta dei Comuni per conoscere se quel tipo di tracciato corrisponde alla realtà territoriale e di sviluppo dei loro piani regolatori e strumenti. Il tracciare simbolicamente una strada prima ancora di stendere un progetto, significa investire immediatamente i problemi del territorio e del Comune. Allora, se la progettazione nasce di qui che sia la Regione ad assegnare i progetti o l'ANAS o gli enti locali, che lo vogliono attuare per sollecitare i lavori l'importante che ci sia tutta la garanzia possibile da più parti auspicata.
Partiamo dalla visione che è il Comune, territorialmente interessato l'ente primario per la valutazione perché deve deliberare l'accettazione del progetto e la sua adesione all'opera. Non per niente il Presidente ha detto che se ritardi si verificano è perché i Comuni non intendono esprimersi, pertanto posticipano gli interventi che devono essere fatti.
Qualcuno ha detto che sono quasi un killer o un distruttore di certe realtà ambientali. Consentitemi alcune puntualizzazioni anche perché per chi come voi legge certe notizie sui giornali ha l'impressione che l'Assessore o stia impazzendo o veramente è un deturpatore delle realtà e delle bellezze del nostro Paese.
Rispondo a Montefalchesi perché non accetto la sua accusa fondata esclusivamente sulle dichiarazioni lette sui giornali o da atti assunti da certi organismi che sono più atti di contrapposizione politica che di realtà sul territorio.
Il Parco del Ticino viene attraversato sulla sponda piemontese esclusivamente con un pilone. Dove passa l'autostrada non esiste Parco neanche nei confini, ad eccezione della piccola fascia di sponda, di circa 30/40 m., dove cade il pilone tra l'altro non voluto dal sottoscritto, ma imposto prima ancora della costituzione del Parco del Ticino dalla Sovraintendenza ai Monumenti Archeologici della Lombardia, d'accordo con la Sovraintendenza dei Monumenti Ambientali del Piemonte. Ci sono i due parere. Tutto il Parco del Ticino si sviluppa al di fuori dell'autostrada e pertanto in una condizione ottimale che non viene assolutamente toccata.
Seconda questione. Castelletto Ticino è l'unico Comune che ha un piano regolatore, approvato ai sensi della legge n. 56, pertanto ha inserito l'intero tracciato autostradale, voluto dal Comune stesso, senza che nessuna osservazione sia stata fatta neanche dall'allora Parco del Ticino che era già costituito. Pertanto ha tutti i crismi di approvazione e l'autostrada ha rispettato rigorosamente il tracciato che il Comune ha inserito nel suo piano regolatore.
A Castelletto Ticino si sono fatte ben tre riunioni, alle quali hanno partecipato diversi membri del Parco del Ticino, presenti il Ministro tecnici dell'ANAS e la Regione, e nessuno ha mai sollevato la minima obiezione, anche perché il Parco del Ticino in quel luogo non esiste tranne che nella punta terminale, più nella zona di avanparco. Questo ho scritto al Parco del Ticino e ho anche detto che se viene modificato quel progetto da parte lombarda che pertanto avrà una ripercussione diversa dalla realtà che il piano regolatore di Castelletto, che la situazione attuale ha rappresentato come coincidente con l'attuale progettazione dell'autostrada, l'Assessorato inviterà immediatamente il Parco per quella parte che gli interessa e il Comune di Castelletto Ticino per la parte che compete al suo territorio. La seconda questione riguarda la notizia che ho letto questa mattina sul giornale nella pagina provinciale di Novara.
C'è un grosso articolo rivolto agli agricoltori perché viene asportata la collina di Fara. Forse fanno più notizia queste specie di scandalismi che le cose normali, belle.
E il sistema usato dalla stampa italiana è il modo di informare la gente. A lato dell'autostrada, che non c'entra niente con il materiale da scavare nella collina di Fara, c'è un progetto dell'ex Sesia, ente rappresentante dei coltivatori che organizza l'irrigazione e cura i problemi del territorio.
Esiste un loro programma, che è sottoposto all'attenzione del Comprensorio e dei coltivatori diretti, per creare un bacino artificiale alla foce di un torrente che provoca guasti all'agricoltura.
L'ex Sesia, visto che deve sbancare circa 5 milioni di mc di terreno ha chiesto alla Soc. Autostrade e al sottoscritto se può servire quel materiale per l'autostrada. Noi abbiamo risposto: "se ci sono tutte le caratteristiche che l'agricoltura e l'aspetto ambientale richiedono poich significa risparmiare il materiale, visto che l'autostrada non è tanto lontana, ben venga perché risparmiamo 5 milioni di mc di scavo che rischieremmo di pagare due volte, primo perché l'ex Sesia lo deve fare sul serio e lo deve pagare con i suoi soldi, secondo perché non sappiamo dove portare quel materiale che serve per il rilevato stradale". Se tutto questo può essere messo in luce da un articolista come un atto di scempio dell'Assessore trascurando l'impatto con l'ambiente, io non lo accetto.
Siccome i pareri della Sovraintendenza ai Beni Ambientali sono legati alla deliberazione della Giunta, la Sovraintendenza deve anche dire perché un ente preposto alla salvaguardia dei beni ambientali dia certe autorizzazioni o certi pareri alla leggera senza rendersi conto delle realtà del territorio. Vengo ad alcuni altri aspetti. Per quanto riguarda Novara è inserito un progetto - lotto 1 bis - che è nominato esattamente come lo ha inserito la soc. ANAS nell'atto di approvazione.
Rispetto al piano regolatore, l'unica variante che non è stata inserita è il piccolo tratto che dalla SS 229 va a collegarsi con l'ipotetica 229 che significa la trasformazione e la classificazione da strada provinciale a strada statale dell'attuale strada provinciale della Val Sesia.
Ma anche in questo caso, un progetto che l'ANAS ha approvato a suo tempo, come progetto generale dell'opera, non poteva non nominarlo in quei termini. Il discorso è che il Comune di Novara dovrà dare la sua approvazione al progetto, non a caso una modifica sostanziale l'abbiamo già verificata rispetto al progetto iniziale dell'ANAS, una chiusura più stretta ad anello della parte sud del territorio che addirittura rischia di creare dei problemi sulla viabilità e sulla funzionalità e le prospettive di sviluppo che la città di Novara potrebbe avere in futuro. Ma se questa è la scelta del Comune di Novara, vorrà dire che adegueremo il progetto esecutivo al progetto che il piano regolatore contempla, ammesso che il piano regolatore sia approvato in questi termini e non trovi per strada altre osservazioni.
I 17 miliardi previsti per il primo lotto 1 bis prevedono 10 miliardi per il collegamento tra la SS 229 e la SS 32 che sono indispensabili lasciando inalterato il fatto che, siccome il Comune non ha inserito l'ultimo anello, quell'anello sicuramente non verrà fatto perché non avrà né il parere del Comune di Novara né il nostro parere di compatibilità con lo strumento urbanistico del Comune di Novara. Perciò cerchiamo di puntualizzare la questione. La stessa cosa vale per Vercelli. La città di Vercelli è interessata al discorso della variante nord, prima della variante sud. La prosecuzione della Stroppiana-Sempione, il suo passaggio da Borgo Vercelli porta la situazione dell'aggiramento della città di Vercelli a nord con la costituzione del casello all'altezza di Borgo Vercelli.
Tutta la politica della grande viabilità è stata impostata a sostegno delle realtà territoriali e delle autostrade (è inutile che spendiamo poi dei miliardi se non facciamo la griglia di sostegno per consentire l'accesso alle autostrade). Non dobbiamo dimenticare i due tipi di traffico, quello veloce e scorrevole e quello pesante.
Zona di Settimo Vittone. Anche qui c'è una grossa diatriba fra le componenti politiche e quelle territoriali. L'ultima indicazione che mi è venuta sia dal Comprensorio di Biella, sia da quello di Ivrea, era di concludere la Vittone-Mongrando così come è stata inserita nel piano.
A sostegno di tutto questo ho ricevuto uno studio di pendolarità di traffico che vede il biellese nell'interesse di essere collegato con il Monte Bianco visto la quantità di merce che viene esportata. Vi è poi una chiusura ad anello che la Provincia intende fare per conto proprio.
Ci saranno dei problemi di carattere ambientale, di rischio idrologico.
Nessuna opera può essere ormai fatta senza questa serie di studi, di sondaggi e di verifiche. Se esistono situazioni di precarietà ambientale il veto non viene da parte dell'Assessore o da decisioni astratte, ma dalla realtà del territorio. Lo spostamento del casello migliora la situazione perché si allaccia all'anello pedemontano. C'è un problema di carattere economico. Qui abbiamo corretto facendo una doppia precisazione, cioè agganciandoci all'art. 5 sia per una convenzione, sia per l'altra e spiegando il motivo delle due convenzioni soltanto sulla rispondenza a strade che sono state classificate di grande viabilità e strade che hanno avuto una classificazione di viabilità ordinaria.
Il sostegno della deliberazione viene dalla classificazione e dalla indicazione della prima fascia di interventi che sono la parte sostanziale del documento.
Nel nostro bilancio sono previsti 10 miliardi per questo intervento in convenzione. Il resto viene previsto come impegno operativo nei bilanci successivi. Non penso che questo sia in contrasto con la questione economica anche perché Regioni come la Lombardia, l'Emilia Romagna, il Lazio hanno usato lo stesso criterio.
Può darsi che il Commissario di Governo piemontese sia diverso da quello lombardo, ma forse servirà una ulteriore spiegazione, perché sarebbe ridicolo che mentre il Governo ha già approvato questo atto non trovi riscontro sul territorio.
Ringrazio i Consiglieri Turbiglio e Genovese, il collega Nerviani per gli aspetti di carattere generale che hanno portato.
Era importante un taglio di tipo generale su una questione che non è oggetto di impegno finanziario della Regione. Con questo atto stiamo confrontandoci con problemi che riguardano lo Stato, attorno ai quali la Regione è partecipe fino in fondo.
Affrontiamo il confronto non soltanto in questa fase ma anche in seguito per capire quali saranno le disponibilità finanziarie che verranno riservate alla Regione. Mi auguro siano quelle da noi richieste sicuramente dovranno fare i conti con l'economia nazionale.
Posso dirvi che ogni opera che verrà realizzata sul territorio avrà il parere essenziale dei Comuni interessati, delle realtà interessate per qualsiasi tipo di progettazione che verrà attuata.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vetrino per dichiarazione di voto.



VETRINO Bianca

Non sono intervenuta nel dibattito e mi esprimo soltanto in dichiarazione di voto.
Il voto del Gruppo del PRI sarà un voto non contrario.
Il nostro voto non contrario è giustificato non dalla votazione del contenuto preciso e minuto degli interventi proposti, che peraltro essendo proposti possono anche mutare, ma dalla considerazione che questo documento, al di là della sua valenza decennale che ne fa automaticamente un documento di programma, risponde comunque ad un intento programmatorio.
Ci sembra che questo intento programmatorio sia stato alla base di questo piano, che è di larga massima, che è regionale e che si inserisce in un piano nazionale.
Sovente da questi banchi invochiamo interventi che abbiano la validità di interventi riconducibili ad un progetto regionale e, nel caso in esame che tengono anche conto degli irrinunciabili riferimenti interregionali.
E' vero che molti di questi interventi non rispondono alle caratteristiche di fattibilità progettuale.
Abbiamo tutti delle preoccupazioni anche sulle ombre delle quali parlava il Presidente Viglione, anche perché i soggetti che hanno partecipato a queste decisioni sono molti e occorre riconoscere che la nostra condizione di Consiglieri regionali, senza vincolo di mandato territoriale, a volte è assai difficile da difendere. Sono anche d'accordo che il localismo non sia un fatto deteriore tout-court, anzi, qualche volta può essere migliorativo il contributo che possono dare i Consiglieri che conoscono meglio le realtà.
Per esempio, invidio le informazioni che hanno Avondo e Nerviani su Novara. L'ordine del giorno che troviamo allegato alla deliberazione, che abbiamo sottoscritto, credo che tenda anche a fare eventualmente ridiscutere gli interventi e le priorità, qualora, per carenza di finanziamenti o per carenza di progettazione, il piano generale dovesse essere rivisto. E' stato sottolineato dall'Assessore, ed egli lo ha ribadito in sede di replica, il rapporto stretto e coordinato realizzato con le Province e con i Comprensori e, se questo accordo vi è stato certamente è anche andato nella direzione di una verifica tra il piano che stiamo per votare e gli interventi di viabilità previsti dagli schemi comprensoriali. Mi pare che in questo senso ci fosse una assicurazione anche dell'Assessore Rivalta che l'80 % di questi progetti si incastravano con quanto già previsto in precedenza e quindi questa verifica deve anche aver portato a quella verifica di impatto ambientale alla quale si riferiva Montefalchesi. Se questo ordinamento c'è stato, credo che vada apprezzato e che vada anche perseguito in tutti gli altri campi degli interventi regionali.
In questi giorni abbiamo tutti sentito parlare del FIO e della querelle in corso tra il Ministro del Bilancio ed il Nucleo di Valutazione degli Investimenti. Spero che un nucleo di valutazione degli investimenti si costituisca presto anche a livello regionale, perché esso potrebbe realmente garantire quella programmazione regionale nella trasparenza, che tutti diciamo di voler a parole, e che probabilmente qualcuno vuole sul serio, ed è quella che il Nucleo di Valutazione degli Investimenti di Roma aveva previsto attraverso l'adozione di quel criterio costi-benefici. Per esempio, l'impatto ambientale è uno dei fattori che andava verificato.
Credo che al tempo della prima bozza del piano di sviluppo ci fosse stata una deliberazione della Giunta che prevedesse questa struttura a livello regionale, ora non ricordo se è per una non approvazione da parte del Commissario di Governo o per altri intralci che questa deliberazione avesse incontrato sul suo cammino, di fatto poi non se ne fece nulla. Se questa Giunta crede nella programmazione regionale, nella necessità che la programmazione avvenga nella valutazione oggettiva degli interventi e nella trasparenza delle decisioni, forse è il tempo di costituire il nucleo di valutazione degli investimenti regionali.



PRESIDENTE

In apertura, l'Assessore aveva precisato alcune modifiche di forma, che ora sono formalizzate in emendamenti che pongo in votazione.
1) Al termine del punto 2-a) del testo della deliberazione aggiungere le seguenti parole: "riguardante strade classificate di grande viabilità" 2) al punto 2-c) del testo della deliberazione, nella seconda riga dopo "ai sensi" aggiungere: "dell'art. 5 della legge 531/82 e"; prosegue con "della legge regionale 27/1/83 n. 4" e quindi sopprimere le parole: "e non previste dall'art. 5 della legge n. 531/82"; al termine dello stesso punto aggiungere: "riguardante strade classificate di viabilità ordinaria".
Chi è favorevole a questi emendamenti è pregato di alzare la mano.
Sono approvati con 24 voti favorevoli, 1 contrario e 12 astensioni.
Il testo della deliberazione recita: "Il Consiglio regionale vista la deliberazione della Giunta regionale del 22/11/83 n. 81-29867 relativa a: 'Legge n. 531/82. Piano decennale della grande viabilità dello Stato. Programma delle opere da eseguirsi dall'ANAS e dalle Società concessionarie di trafori e autostrade e indicazioni per la prima fase di attuazione. Programmi delle opere da eseguirsi dall'ANAS, interessanti il territorio della Regione Piemonte, in convenzione con la Regione stessa' sentita la competente Commissione consiliare delibera 1 - si approva il piano decennale della grande viabilità dello Stato e misure di riassetto del settore autostradale, programma degli interventi da eseguirsi ai sensi degli artt. 2 e 3 titolo I - 5, 6, 8 e II titolo della legge n. 531/82, che si allega alla presente deliberazione come parte integrante (all. Al e A2) 2 - nell'ambito del piano decennale da attuarsi in prima fase ai sensi degli artt. 2 e 3 titolo I della legge 531/82, sono approvati: a) il programma delle opere interessanti il territorio regionale, da eseguirsi da parte dell'ANAS, in convenzione con la Regione Piemonte ai sensi dell'art. 5 titolo II della legge 531/82, che si allega alla presente come parte integrante (all. B1), riguardante strade classificate di grande viabilità b) la convenzione da stipularsi tra la Regione Piemonte e l'ANAS per l'attuazione degli interventi di cui all'all. B1, sul quale attivare il concorso finanziario regionale secondo le modalità previste dagli artt. 1 e 3 della legge regionale n. 4 del 27/1/83, convenzione che si allega in bozza alla presente come parte integrante (all. B2) c) il programma delle opere da eseguirsi da parte dell'ANAS interessanti il territorio regionale, in convenzione con la Regione Piemonte, ai sensi dell'art. 5 della legge 531/82 e della legge regionale 27/1/83 n. 4, che si allega alla presente come parte integrante (all. C1) riguardante strade classificate di viabilità ordinaria d) la convenzione da stipularsi tra la Regione Piemonte e l'ANAS per l'attuazione degli interventi di cui all'all. C1, sui quali attivare il concorso finanziario regionale secondo le modalità previste agli artt. 1 e 3 della legge regionale 27/1/83, n. 4, convenzione che si allega in bozza alla presente come parte integrante (all. C2) 3 - al finanziamento della spesa di L. 65.000.000.000, provvederà la Giunta regionale con proprie deliberazioni successivamente all'approvazione dei bilanci pluriennali 1984/86 ed annuale 1984 con imputazione sugli appositi capitoli dei bilanci medesimi".
Chi è favorevole a questa deliberazione è pregato di alzare la mano.
E' approvata con 24 voti favorevoli, 1 contrario e 12 astensioni.
Vi è ancora un ordine del giorno, sullo stesso argomento, firmato dai Consiglieri Bontempi, Moretti, Mignone, Turbiglio, Vetrino, Genovese e Montefalchesi, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte, a seguito della approvazione da parte del Consiglio stesso del programma delle opere da eseguirsi dall'ANAS sul territorio della Regione Piemonte e che costituiscono la proposta all'ANAS per la definizione del piano decennale della grande viabilità ai sensi della L. 531/82 impegna la Giunta regionale a relazionare al Consiglio stesso sui tempi e sulle modalità di attuazione e di gestione del programma - e sui progetti relativi - così come verrà recepito dal Governo ai sensi dell'art. 2 della legge 531 richiede altresì all'ANAS che, qualora gli stanziamenti decisi nel piano decennale a copertura del programma proposto venissero ridotti in maniera significativa rispetto alle previsioni contenute nel programma approvato sia, preventivamente all'approvazione del piano decennale, consentito alla Regione di individuare ed approvare priorità fino alla concorrenza della somma effettivamente a disposizione".
Chi è favorevole a tale ordine del giorno è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 37 Consiglieri presenti.
Il Consiglio sarà convocato per il giorno 2 febbraio prossimo.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 21.00)



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