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Dettaglio seduta n.226 del 26/01/84 - Legislatura n. III - Sedute dal 9 giugno 1980 al 11 maggio 1985

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Argomento:


BENZI GERMANO


Argomento: Celebrazioni Manifestazioni Anniversari Convegni

Interrogazione del Consigliere Carazzoni inerente il centenario della nascita del pittore Felice Casorati


PRESIDENZA DEL DEL PRESIDENTE BENZI

La seduta è aperta.
Punto secondo all'ordine del giorno: "Interrogazioni e interpellanze" esamineremo l'interrogazione del Consigliere Carazzoni, inerente il centenario della nascita del pittore Felice Casorati.
La parola all'Assessore Ferrero.



FERRERO Giovanni, Assessore all'istruzione

Pare a me che l'interrogazione si presenti già come una sorta di giudizio inappellabile e ultimativo di cui io, non condividendo il giudizio, prendo atto.
In merito alla materia che sia pure mi par di capire non è l'oggetto politico dell'interrogazione, ma comunque nel substrato, posso assicurare il Consigliere Carazzoni che il 3 gennaio 1984, dopo diverse peripezie, la Giunta ha approvato la deliberazione che costituisce il primo incarico per formulare e proporre la mostra. Tale mostra sarà effettuata all'incirca nel mese di maggio. Tutto ciò rientra negli accordi generali tra la Regione, la Provincia e l'Accademia Albertina, anche perché la figura di Casorati è strettamente collegata all'Accademia e riteniamo quindi quei locali i più idonei a una mostra. Il Comitato tecnico-scientifico, con la partecipazione attiva della Regione, ha elaborato la proposta di mostra suddetta, i cui dati consegnerò a mani del Consigliere interrogante.



PRESIDENZA DEL DEL PRESIDENTE BENZI

La parola al Consigliere Carazzoni.



CARAZZONI Nino

Devo dichiararmi leggermente sbalordito per quanto mi è stato comunicato. Infatti, il centenario della nascita di Felice Casorati cadeva nel 1983, mentre ora l'Assessore comunica che, con delibera del 3/1/1984 è stato predisposto un programma, del quale io prendo atto ben lieto. E tuttavia non riesco a capire perché si sia lasciato passare sotto silenzio questo anniversario che giustamente andava collocato l'anno passato. Si vede che è invalsa la nuova moda di prolungare i centenari in due o tre anni di ripresa: noi abbiamo celebrato a livello di Partito il centenario della nascita di Mussolini nel 1983, vorrà dire che continueremo a celebrarlo anche per il 1984. Fuori dallo scherzo, mi devo dichiarare del tutto insoddisfatto e sorpreso.
In più sedi autorevoli si è parlato di Casorati dimenticato, ultimo il quotidiano "La Stampa" nell'edizione del 7/1/1984. Non mi risulta veramente chiaro come mai la Regione Piemonte, la città di Novara dove Casorati nacque nel 1883 e la Città di Torino, dove si rivelò uno dei più grandi pittori del '900, abbiano lasciato passare questo anniversario completamente sotto silenzio. A mio avviso, è una grossa occasione culturale che la Regione Piemonte ha perduto. La Regione Piemonte che altre occasioni culturali va a inseguire un po' ovunque, persino nella lontana Cina, dimenticandosi di ciò che ha in casa.



PRESIDENZA DEL DEL PRESIDENTE BENZI

Colleghi Consiglieri, data l'assenza degli Assessori interessati alle interrogazioni e interpellanze e dei relativi Consiglieri interroganti e interpellanti, dichiaro sospesa la seduta.
(La seduta, sospesa alle ore 10.00 riprende alle ore 10.05)


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Interrogazione del Consigliere Cernetti inerente l'inquinamento a Marano Ticino causato dalla ditta Gidom


PRESIDENZA DEL DEL PRESIDENTE BENZI

La seduta riprende.
Interrogazione del Consigliere Cernetti, inerente l'inquinamento a Marano Ticino causato dalla Ditta Gidom.
Risponde l'Assessore Calsolaro.



CALSOLARO Corrado, Assessore agli scarichi industriali

La ditta Gidom ha presentato domanda ai sensi del DPR n. 915 all'Assessorato all'ambiente per ottenere l'autorizzazione per lo stoccaggio provvisorio di rifiuti industriali. Nella domanda la ditta precisa di ignorare sia la natura sia la qualità dei rifiuti, ma ne prospetta comunque le caratteristiche di tossicità e di nocività.
La stessa Gidom aggiunge che i rifiuti sono stati arbitrariamente stoccati dalle ditte Reping e Gie che risultano attualmente in stato fallimentare.
A seguito della domanda, il servizio per gli scarichi industriali provvedeva a richiedere, con nota del 12 agosto 1983, le necessarie integrazioni documentali, fra le quali - in particolare - quelle relative alla natura dei rifiuti stoccati.
Si chiedeva inoltre alla Provincia di Novara, competente per il controllo dello smaltimento dei rifiuti ai sensi dell'art. 7 del DPR 915 di verificare la necessità di un rapido sgombro del deposito da parte della Gidom. La Gidom non ha fino ad ora inviato elementi di risposta alle nostre comunicazioni (questo alla data della scorsa settimana, in cui dovevo rispondere all'interrogazione). La Provincia di Novara rispondeva in data 5 settembre 1983 per quanto di sua competenza: dalla documentazione inviata si evince che i rifiuti di cui si tratta sono tossici e nocivi in base al DPR 915.
Considerata la natura delicata del problema e valutata la necessità di approfondimento e di individuazione delle soluzioni il più possibile immediate, si teneva il 18 novembre scorso una riunione, presso l'Assessorato all'ambiente, tra il nostro Servizio regionale e l'Assessore all'ecologia della Provincia di Novara, nel corso del quale si decideva la convocazione di un incontro da tenersi il 6 dicembre presso la Provincia di Novara fra tutti gli organismi interessati (la Regione, la Provincia e il Laboratorio di Novara, il Comune di Marano Ticino). In questa riunione si apprendeva che l'impianto era stato sequestrato con provvedimento del Tribunale di Novara.
Si conveniva pertanto che la Regione chiedesse le opportune informative al Tribunale di Novara, cosa che è stata fatta con nota del 23/12/1983 anche perché il provvedimento giudiziario avrebbe impedito l'attuazione dell'unica iniziativa concordemente ritenuta attuabile con risultati positivi, e cioè l'immediata evacuazione da parte della Gidom dei reflui stoccati ed il loro conferimento a ditta specializzata per lo smaltimento finale.
Nella riunione si è altresì stabilito che gli Enti preposti al controllo effettuassero un ulteriore sopralluogo presso la ditta. Nel frattempo la ditta Gidom ha inviato le integrazioni richieste dall'Assessorato all'ambiente a seguito della domanda presentata dalla Gidom alla Regione ai sensi del DPR n. 915/82 per "stoccaggio provvisorio di rifiuti". In esse la ditta fa rilevare che parte dei rifiuti stoccati provengono dalla Società Bayer e che dovrebbe evacuarli (ma non si precisa né quando né come). Per il resto la Ditta prevede di attuare un sistema di termodistruzione dei rifiuti nello stesso insediamento di Marano (per tale iniziativa non è comunque ancora stata inoltrata domanda alla Regione ex DPR 915/1982). L'Assessore Calderoni della Provincia di Novara ha comunicato verbalmente che il Tribunale di Novara ha concesso alla Provincia di accedere agli impianti per effettuare i controlli di competenza; nella giornata di giovedì 26.1.1984, in occasione della presentazione ufficiale del piano di smaltimento dei rifiuti dell'Alto Novarese predisposto dalla Provincia di Novara, si discuterà a Novara tra l'Assessore Calderoni ed i tecnici dell'Assessorato regionale in merito alle iniziative da assumere entro breve tempo nei confronti della Ditta Gidom. Si presume però che dovrà intervenire una ordinanza del Presidente della Giunta regionale affinché avvenga lo smaltimento presso una ditta specializzata ai sensi del D.P.R. 915.



PRESIDENZA DEL DEL PRESIDENTE BENZI

La parola al Consigliere interrogante, signora Cernetti.



CERNETTI Elettra

Ringrazio l'Assessore della risposta esauriente, ma invito la Giunta a seguire da vicino il problema perché né la Provincia, né l'USL 53 sono in grado di esercitare azione di controllo in materia. Inoltre l'indicazione di trasferire questi rifiuti, di una estrema pericolosità, non si sa quando e non si sa come, ci lascia molto perplessi con ragionevoli dubbi.
Pregherei anche l'Assessore di dare particolare attenzione al grave caso che si è profilato, a causa di una grossa azienda di smaltimento di rifiuti solidi urbani e di discarica industriale, nella provincia di Novara in località Codemonte nel territorio di Bellinzago e di Cameri.
Il sito, individuato dalla Regione Piemonte, è stato ampliato da questa ditta di circa quattro volte, e per area e per contenimento, con un bacino di utenza che non solo riguarda l'area nazionale, ma anche quella europea.
Ciò è in netta contrapposizione con l'inceneritore avviato al Comune di Novara con il Consorzio dei Comuni vicini e prevede non solo il trattamento dei rifiuti industriali, che oggi come oggi si sanno trattare, ma anche quello dei rifiuti per i quali ancora non si prevedono trattamenti. Al limite ci richiameremo anche la diossina di Seveso! Se teniamo presente che a livello superficiale passa, sotto il luogo dei siti individuato, il cavo che va ad irrigare gran parte della campagna novarese, è facile immaginare quale gravissima pericolosità sarebbe costituita da questa sorta di immondezzaio a livello europeo.
Sappiamo chi ha proposto questo progetto e chi è stato inglobato per realizzarlo. Chiediamo alla Giunta una particolare attenzione al riguardo perché non si verifichi un tale insediamento, che sarebbe di gravissimo danno non solo per la città di Novara, che dista pochissimo dalla località individuata per questo progetto, ma per la popolazione tutta.


Argomento: Trasporti e comunicazioni: argomenti non sopra specificati

Interrogazione del Consigliere Cerchio inerente la chiusura del deposito di autobus di Regina Margherita (Collegno)


PRESIDENZA DEL DEL PRESIDENTE BENZI

Interrogazione del Consigliere Cerchio, inerente la chiusura del deposito di autobus di Regina Margherita (Collegno).
La parola all'Assessore Cerutti.



CERUTTI Giuseppe, Assessore ai trasporti

La risposta che ora leggerò mi è pervenuta dall'Azienda Trasporti Torinesi, in quanto competente del problema. E' una risposta alquanto articolata e puntualizza tutta una serie di fasi.
Il, deposito Regina Margherita è stato inserito funzionalmente nella struttura dell'Azienda Tranvie Municipali di Torino il primo maggio 1977 a seguito dell'acquisizione dei servizi del Consorzio CTREA all'A.T.M.
stessa. Poco dopo un anno dal subentro (ultimi mesi dell'anno 1978) l'ATM avviò un primo studio di ristrutturazione dell'impianto, da attuare con massiccio intervento da finanziare negli anni successivi.
In particolare detto studio prevedeva: l'ampliamento di fosse con dotazione di ponti laterali scorrevoli, là costruzione di fossa per lavaggio sottotelaio, la costruzione di una nuova stazione di lavaggio esterno cassa, la diversa collocazione della stazione di rifornimento gasolio, l'applicazione di velari con comandi a fotocellula per la protezione dalle correnti d'aria e dal freddo durante la stagione invernale, lo smantellamento della cabina di conversione, la trasformazione dei locali con attrezzaggio per riparazioni al banco.
In secondo tempo si sarebbero dovuti realizzare un locale per ristorante aziendale e l'impianto aspirazione fumi nel parcheggio quest'ultimo nel momento in cui si fossero totalmente dismessi dal servizio i 23 filobus dei servizi Torino-Rivoli, decisione attuata nella primavera 1980.
Nel corso del 1979 questo progetto di ristrutturazione, che era legato alla prosecuzione di gestione delle linee del deposito Regina Margherita con autobus, venne accantonato poiché si cominciò a consolidare l'avanprogetto di massima per gestire l'asse di Corso Francia con motrici di metropolitana leggera (ML). Era quindi logico prevedere la realizzazione al deposito Regina Margherita della struttura di appoggio per il parcheggio e per la manutenzione medio-leggera dei veicoli destinati alle linee di ML gravitanti in zona.
A conclusione di questi studi, all'inizio del 1980 si addivenne alla presentazione di due soluzioni grafiche alternative, per il ricovero presso il deposito Regina Margherita di veicoli di tipo misto (parte motrici ML parte autobus).
Gli avanprogetti di massima, dopo i necessari approfondimenti di impostazione e di piano, furono perfezionati all'inizio del 1981 e portarono alla realizzazione, nel maggio dello stesso anno, di disegni più articolati e dettagliati rivolti ad una soluzione integrata di parcheggio e manutenzione autobus e motrici ML. Si ritenne di non attuare ulteriori provvedimenti se non quello della posa in opera di aspiratori gas di scarico fra quanti necessari per completare la ristrutturazione dell'intero comprensorio, poiché nel periodo fine anno 1981 - inizio 1982 stava consolidandosi ed affinandosi il progetto "Rete '82", primo tempo di attuazione del Piano dei trasporti, che trovò la sua attivazione il 2 maggio 1982. Avuta sufficiente chiarezza sui progetti della nuova rete nell'aprile 1982, nel corso di un sopralluogo della Direzione aziendale presso il comprensorio Regina Margherita, presenti le strutture sindacali interessate, si decise, comunque, di avviare lo studio dettagliato di attuazione per alcuni provvedimenti di minima, ritenuti indispensabili per tutelare la salute dei lavoratori. La ristrutturazione del deposito, come sopra indicato preventivata da tempo, è quindi sempre stata limitata, in attesa che si fossero assunte le determinazioni dell'effettiva destinazione del deposito stesso. Avuta chiarezza che il deposito sarebbe stato destinato esclusivamente al ricovero di motrici di ML e ad interventi di piccola manutenzione sulle motrici stesse (mentre gli autobus di dotazione sarebbero stati trasferiti negli altri depositi urbani), visto il procrastinarsi d'inizio dei lavori della linea 1 di ML, si prospettò il seguente programma di interventi già concordati: opere edili ed accessorie per la chiusura di separazione della zona lavorazioni dalla zona parcheggio autobus, a protezione del personale addetto all'officina installazione di strutture metalliche a sostegno di porte a velario per protezione dalle correnti d'aria nella stagione invernale parziale rifacimento ed installazione di nuove linee di alimentazione degli impianti elettrici, resi necessari anche a titolo antinfortunistico il tutto contenuto al minimo indispensabile potenziamento e parziale rinnovo dell'impianto di riscaldamento installazione di un impianto ridotto, per l'aspirazione fumi autobus.
La spesa complessiva di tali interventi ammontava a L. 280 milioni compresivi di IVA ed eventuali imprevisti.
Quando i Servizi Tecnici già avevano trasmesso la documentazione per portare la deliberazione all'approvazione della Commissione amministratrice (approvata poi con urgenza il 28.10.1982 n. 191), il 19.10.1982 si ebbe ulteriore sciopero del personale operaio per sollecitare l'attuazione dei lavori, nonostante che già fosse noto l'impegno dell'Amministrazione è della Direzione ad attuare il programma sopra elencato.
Il 26.4.1983 le strutture sindacali del comprensorio tornarono a richiedere, dopo anticipazioni già espresse anche nei mesi precedenti ulteriori interventi sulle strutture e sugli impianti del deposito Regina Margherita in sovrappiù a quanto approvato dalla Commissione amministratrice con deliberazione 191/82 già richiamata.
In particolare richiesero un ulteriore potenziamento dell'impianto di riscaldamento, l'allargamento e la piastrellatura fosse di manutenzione autobus ed altri interventi minori (nel locale carica batterie e per ristrutturazione spogliatoi capi).
In data 31.8.1983 il Coordinamento generale del Consiglio dei delegati del Consorzio chiese una convocazione urgente in cui ribadì le richieste già avanzate ad inizio anno 1983, aggiungendo inoltre richiesta: di imbiancatura locali della zona lavorazioni, del magazzino e dei servizi igienici di modificare le fosse di lavorazione per la manutenzione programmata autobus di potenziare e completare alcuni impianti di illuminazione di riscaldare il locale stazione di lavaggio.
A seguito di sopralluogo effettuato il 15.9.1983 la Direzione aziendale, dopo aver valutato l'ulteriore impegno finanziario che la realizzazione delle richieste avrebbe comportato, confermò ancora che il deposito Regina Margherita avrebbe dovuto essere in definitiva totalmente destinato al ricovero ed alla manutenzione delle motrici di ML e che i lavori, ultimamente con forza richiesti dalle strutture sindacali, non potevano impostarsi in maniera da rimanere validi per la gestione delle nuove motrici.
Si informarono le Organizzazioni sindacali che non poteva ritenersi giustificabile in senso tecnico ed economico procedere con altri interventi onerosi di modifica e sistemazione del comprensorio Regina Margherita salvo quanto rientrasse nell'ordinaria manutenzione. Ove la situazione degli impianti ed ambienti del Regina Margherita non fosse accettabile dal personale in esso operante, la Direzione non disponibile a sopportare ulteriori gravi spese, prospettò la possibilità di trasferire autobus, e personale tecnico e di movimento, al deposito Gerbido che dopo i programmati incrementi di parco attuati dalla sua apertura nel maggio 1982 era nelle condizioni, come da progetto, di poter accogliere in buona parte il parco autobus e relativo personale del Regina Margherita.
La chiusura del deposito Regina Margherita, portata come risposta ad ulteriori richieste di impegno finanziario da parte del personale in esso operante, divenne poi valido argomento di possibile recupero di produttività nella trattativa sindacale che con questo tema si è sviluppata ad inizio luglio 1983 e si è consolidata con l'accettazione verbale dell'accordo integrativo.
Da conteggi analitici eseguiti risultò che i vantaggi acquisibili dalla Direzione di Esercizio area metropolitana ed intercomunale (sommato anche ad altri interventi di riorganizzazione delle linee e di assegnazione dei veicoli ai comprensori aziendali), e dalla Direzione Tecnica come risparmio di personale addetto soprattutto all'organizzazione generale del comprensorio Regina Margherita ed all'assistenza dei veicoli, erano estremamente rilevanti, e tali da far divenire il provvedimento di chiusura del comprensorio del Regina Margherita importante all'interno del piano generale dei progetti per recuperi di produttività.
Si vuole chiarire che la decisione di chiusura del deposito Regina Margherita trova motivazione attuale da una volontà di recupero di produttività e validità perché evita l'impegno di ulteriori investimenti in un complesso che, secondo le prospettive politiche e di piano, è destinato a funzionare esclusivamente al servizio delle motrici e delle linee di ML.
Assunta tale decisione, come detto, per motivi economici, la superficie coperta del Regina Margherita ed i relativi cortili ben si prestano, ove ciò si rendesse necessario, al ricovero temporaneo delle motrici di ML che dovranno restare in deposito fino a che non si avrà quantitativo sufficiente per avviare l'esercizio almeno di una nuova linea. Le organizzazioni sindacali che hanno trattato l'impostazione degli argomenti di recupero di produttività in vista del rinnovato accordo integrativo responsabilmente si sono fatte carico della situazione presentata dall'Azienda ed hanno approvato, unitamente ad altri, tale intervento proposto per il deposito Regina Margherita. Si richiama che le spese sostenute per gli interventi di adeguamento degli impianti, utili per migliorie di ambiente di lavoro e realizzati sotto energica pressione aziendale, si limitano ai 280 milioni espressi con deliberazione 191/82.



PRESIDENZA DEL DEL PRESIDENTE BENZI

La parola al Consigliere interrogante.



CERCHIO Giuseppe

Noi ringraziamo l'Assessore per l'attenta lettura di questo documento che è espressione della voce dell'Azienda, dove il richiamo al recupero della produttività e alla necessità di richiamo ai motivi economici, ne sono la costante. La questione della chiusura del deposito autobus Regina Margherita in Collegno è stata oggetto per lungo tempo di vivaci contestazioni da parte delle organizzazioni sindacali del personale.
L'interrogazione aveva un significato ed ha un significato tuttora aperto e cioè di come in realtà vi siano limiti nell'ambito della programmazione da parte di enti pubblici, in questo caso dell'Azienda trasporti torinesi soprattutto in relazione alla valenza di interventi strutturali e finanziari che la Regione attua e incentiva nei confronti della politica dei trasporti, nei confronti soprattutto dell'Azienda T.T. Il problema ha assunto nelle scorse settimane aspetti gravi, al di là di una trattativa sindacale costretta da un continuo richiamo al recupero della produttività e dei motivi economici. Riteniamo aperto il problema e tutti quegli altri di carattere sociale che vanno al di là di un aspetto puramente produttivo ed economico richiamato con eccessiva costanza nel documento dell'Azienda T.T.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARCHIARO


Argomento: Opere pubbliche - Edilizia: argomenti non sopra specificati

Interrogazione del Consigliere Moretti inerente i criteri per la ripartizione del fondo per il pronto intervento


PRESIDENTE

Interrogazione del Consigliere Moretti, inerente i criteri per la ripartizione del fondo per il pronto intervento.
Risponde l'Assessore Cerutti.



CERUTTI Giuseppe, Assessore al pronto intervento

In merito all'interrogazione presentata in data 6/12/1983 relativamente ai criteri di ripartizione dei fondi stanziati per lavori di pronto intervento eseguiti nel territorio della Provincia di Cuneo e comportante una spesa complessiva di L. 364.810.000, si comunica che le opere predette sono a cura diretta dell'Ufficio del Genio Civile competente e fanno parte di un programma ammontante a L. 2.409.368.933 finanziato con delibera della Giunta regionale n. 38-29825 del 22/11/1983. Tra gli interventi autorizzati con il predetto atto deliberativo figurano opere da realizzarsi in tutto il territorio regionale sia a cura degli Uffici tecnici periferici di questa Amministrazione, sia degli Enti interessati.
Si precisa inoltre che i predetti lavori di pronto intervento non riguardano danni causati da eventi calamitosi recenti bensì si riferiscono ad opere urgenti ed indifferibili resesi necessarie in passato e di cui solo ora, in seguito all'invio degli atti amministrativi da parte degli Enti gestori, si è potuto provvedere alla formalizzazione dell'impegno finanziario, a suo tempo promesso, con la citata delibera della Giunta regionale n. 38-29825 del 22/11/1983.
L'articolo della Stampa del 30/11/1983 che ha dato origine all'interrogazione cui si risponde è pertanto impreciso e parziale, in quanto lascia intendere che si tratti di nuove opere mentre in realtà i predetti lavori sono già stati realizzati od in corso di realizzazione ed inoltre cita i soli lavori eseguiti dall'Ufficio del Genio Civile di Cuneo tacendo delle opere a cura diretta dei Comuni della Provincia interessati e di tutte le opere finanziate nel resto del territorio regionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Moretti.



MORETTI Michele

Ringrazio l'Assessore della risposta e di avere chiarito la contraddizione fra la deliberazione e le notizie riportate dai giornali.
Molte volte infatti si creano delle attese attorno ai problemi.


Argomento: Trasporti su ferro

Interrogazione dei Consiglieri Brizio e Sartoris inerente la situazione dell'Azienda T.T. e interrogazione dei Consiglieri Bontempi, Ferrari e Barisione inerente la gestione della ferrovia Torino-Ceres


PRESIDENTE

Esaminiamo congiuntamente l'interrogazione dei Consiglieri Brizio e Sartoris inerente difficoltà nella gestione della ferrovia Torino-Ceres e l'interrogazione dei Consiglieri regionali Bontempi, Ferrari e Barisione in merito alla gestione della Ferrovia Torino-Ceres ed al provvedimento dell'Azienda F.S. di sostituzione di numerosi treni con servizi automobilistici per il periodo estivo.
La parola all'Assessore Cerutti.



CERUTTI Giuseppe, Assessore ai trasporti

Questo Assessorato è stato informato in data 15/12/1983 della volontà manifestata, tramite il Presidente avv. Salerno, dal Consiglio di Amministrazione della Società S.A.T.T.I., di chiedere al Ministero dei trasporti la rinuncia alla concessione della ferrovia Torino-Ceres motivando tale decisione con mancanza di interessamento e di interventi da parte degli Enti interessati nonché con inadempienze riguardo l'erogazione di somme per fondi di rinnovo e l'erogazione di "sussidi di esercizio".
Tali somme, secondo quanto asserito dalla Soc. S.A.T.T.I., dovevano essere versate, in base ad assicurazioni del Ministero dei trasporti, in misura almeno pari a quelle che venivano concesse alla gestione commissariale governativa cui la S.A.T.T.I. è subentrata nell'esercizio della ferrovia in parola a far data dal 1° aprile 1981.
Occorre a tale proposito far rilevare quali competenze spettano alla Regione Piemonte in materia di ferrovie in concessione. Con il DPR 14 gennaio 1972, n. 5, lo Stato ha trasferito alle Regioni a statuto ordinario le funzioni amministrative, esercitate dagli organi centrali e periferici dello Stato stesso, in materia di tramvie e linee automobilistiche di interesse regionale.
All'art. 2 del medesimo decreto, si stabiliva che le linee ferroviarie in concessione, quelle in gestione commissariale governativa, nonché le linee ferroviarie secondarie gestite dall'Azienda autonoma delle Ferrovie dello Stato che, a giudizio del Governo della Repubblica, non sono più utili alla integrazione della rete primaria nazionale, possono essere trasferite, con legge dello Stato, alla Regione nel cui territorio si svolgono. Con l'art. 15 del decreto succitato, viene delegato alle Regioni a statuto ordinario, per il rispettivo territorio, l'esercizio delle funzioni amministrative svolte dagli organi centrali e periferici dello Stato in ordine alle linee ferroviarie in concessione.
Tale delega, successivamente, è stata oggetto di nuova regolamentazione, con l'emanazione del DPR 616/77 che stabilisce all'art.
86 che è delegato alle Regioni l'esercizio delle funzioni amministrative in materia di linee ferroviarie in concessione, anche in gestione commissariale governativa, da effettuarsi con l'assenso delle Regioni interessate previo il risanamento tecnico ed economico a cura dello Stato.
In sostanza con tale decreto, mentre vengono fatte salve tutte le funzioni "già trasferite" alle Regioni (art. 136), viene invece subordinata all'assenso ed al risanamento la materia riguardante le funzioni amministrative da delegare. Ciò è ribadito anche da una recente circolare della Direzione Generale della Motorizzazione Civile e dei trasporti in concessione.
Per dare corretta attuazione alla delega, il Ministero dei trasporti ha predisposto, in adempimento a quanto previsto dall'art. 15 della legge 8/6/1978 n. 297 un piano per il risanamento tecnico-economico delle ferrovie in concessione o in gestione governativa. Tale piano, riguardante tutte le ferrovie italiane in concessione e presentato nella sua versione definitiva nel dicembre 1979, non ha trovato l'accordo complessivo delle regioni, degli Enti locali interessati e delle organizzazioni sindacali in quanto, a fronte di interventi di potenziamento non precisati, propone anche alcune soppressioni. La posizione della Regione Piemonte deriva anche da considerazioni e prese di posizione contrarie assunte in varie occasioni dalle amministrazioni locali, dalle rappresentanze degli utenti e da parte sindacale, tenuto anche conto della funzione di riequilibrio della zona attraversata dalla ferrovia.
Con riferimento a ciò, la Regione Piemonte, con il contributo dell'Ufficio del piano del Comune di Torino, ha presentato, nel 1980, una proposta di ammodernamento e potenziamento delle due ferrovie in concessione dell'area torinese, la Torino-Ceres e la Canavesana.
Tale proposta, che entra nel merito di alcune indicazioni tecniche ad un livello di specificazione elevato, ha assunto principalmente la funzione di base tecnica concreta per una discussione con tutte le forze sociali e politiche interessate, anche in previsione di una, allor vicina, legge di delega.
L'iniziativa deriva anche dalla consapevolezza che le due linee ferroviarie sono attualmente in stato di arretratezza (binari unici, salvo brevi tratti, molti apparati di controllo obsoleti, elevatissimo numero di passaggi a livello, materiale mobile inadeguato) per cui la velocità commerciale è bassa (30-35 Km/h) ed i livelli di servizio insoddisfacenti.
A tale proposito si sono svolti, ed ancora si svolgono, incontri tecnici tra l'Assessorato ai trasporti e gli Enti locali interessati, per rendere le proposte contenute nello studio il più possibile adeguate, oltre che agli utenti della ferrovia, anche alle esigenze di carattere territoriale e per i risvolti sociali che la ferrovia può determinare. Nulla comunque faceva presagire la denuncia dl così gravi inconvenienti, tali da non consentire il regolare esercizio e addirittura non conformi alle disposizioni di legge in materia di antinfortunistica, anti-inquinamento e di igiene del lavoro.
Occorre comunque rilevare le manchevolezze, per quanto attiene la sicurezza, da parte dell'Ente preposto a tale sorveglianza, il Ministero dei trasporti, oltre a quello che compete alla Società di gestione, la S.A.T.T.I.
Per dare concreta attuazione allo studio di cui è fatto cenno in precedenza, l'Assessorato ai trasporti ha operato per poter accedere ai finanziamenti FIO. Ciò è avvenuto con la presentazione dell'opportuna documentazione nel 1982 e 1983 per entrambe le linee in concessione dell'area torinese, ma purtroppo, senza alcun esito.
Attualmente, sempre per accedere ai finanziamenti FIO 1984, è in fase di attuazione una ulteriore iniziativa consistente nella predisposizione di un progetto "cantierabile" finalizzato al collegamento ferroviario di Torino con l'aeroporto di Caselle. Tale collegamento è da intendersi come prima fase dell'ammodernamento della Torino-Ceres. Per il finanziamento di tale progetto, dell'ordine di 60 miliardi, il Ministero dei trasporti ha garantito il proprio sostegno e la disponibilità a caricarlo sul proprio plafond. Il finanziamento della progettazione, dell'ordine di 300 milioni è stato assunto dalla Regione Piemonte attraverso la S.A.T.T.I.
Inoltre l'Assessorato ha partecipato, oltre ad aver contribuito all'organizzazione, al convegno "Proposte per il piano di risanamento tecnico ed economico delle ferrovie concesse", tenutosi a Torino nei giorni 22 e 23 marzo 1982, presentando il documento "Il ruolo delle ferrovie concesse nell'ambito di un sistema di trasporto integrato a scala regionale. Politiche finanziarie funzionali alla delega alle Regioni", nel quale, dopo aver ribadito il ruolo e l'importanza che le ferrovie concesse rivestono, venivano sollecitati gli opportuni interventi di risanamento e potenziamento per le ferrovie stesse. Il documento sopra citato è allegato alla presente risposta. La Regione Piemonte ha partecipato, inoltre, a riunioni della Commissione Interministeriale del fondo comune (per l'ordinaria amministrazione in base a quanto previsto dalla legge 297) sollecitando ripetutamente opportuni stanziamenti per la realizzazione di specifici interventi.
Sono un esempio i solleciti per finanziare la prima fase del raddoppio del tratto Torino-Borgaro già accettato dal Ministero dei trasporti ed inserito nei suoi programmi di finanziamento e, successivamente, bloccato dal Ministero del tesoro in quanto ritenuto intervento di potenziamento e non di ammodernamento. La possibilità di intervenire direttamente da parte della Regione dal punto di vista amministrativo non è realizzabile per quanto sopra detto circa le competenze della Regione in merito.
In ogni caso, per poter intervenire con provvedimenti di carattere finanziario, sarebbe necessaria una legge specifica oppure il coinvolgimento diretto nel pacchetto azionario della società di gestione.
Vi può essere indubbiamente disponibilità da parte della Regione nel ricercare risorse da investire per realizzare interventi tali da migliorare le condizioni della ferrovia, qualora emerga ampia convergenza tra le forze politiche di maggioranza e di minoranza.
Preso atto della grave situazione denunciata dalla S.A.T.T.I., questo Assessorato ha provveduto tempestivamente ad inoltrare al Ministero dei trasporti ed alla Direzione generale della motorizzazione e dei trasporti in concessione il seguente telegramma: "Con riferimento alla grave situazione denunciata dalla S.A.T.T.I. di Torino, concessionaria della ferrovia Torino-Ceres, circa problemi inerenti la sicurezza ed il regolare svolgimento dell'esercizio sulla linea stessa, si sollecita immediato intervento di codesto Ministero per garantire la regolare continuità del servizio ferroviario. Si richiede inoltre urgente riscontro sugli opportuni provvedimenti che si intendono adottare. L'Assessore ai trasporti della Regione Piemonte, Giuseppe Cerutti".
Alfine, la Regione Piemonte ha già provveduto, per quanto di competenza, in base alle leggi 2/8/1952 n. 1221 e 29/11/1971 n. 1080, alla redazione ed all'inoltro al Ministero dei trasporti della relazione istruttoria sul conto consuntivo annuale per definire la sovvenzione di esercizio per la ferrovia Torino-Ceres.
La Regione, inoltre, si impegna a richiedere al Ministero dei trasporti un incontro specifico per verificare, oltre ad una attenta valutazione dei risvolti della situazione attuale, anche le previsioni e la possibilità con provvedimenti adeguati, di superare le attuali difficoltà.
In merito ai problemi della Torino-Ceres si è recentemente tenuto un incontro tra i rappresentanti della gestione della ferrovia e il Ministro Signorile. Il Ministro ha fornito ampie assicurazioni sia per quanto concerne gli importi da destinare al consorzio T.T., sia per un futuro ammodernamento, sia della Torino-Ceres che della Canavesana, garantendo inoltre, l'abbandono delle proposte avanzate, già nel 1979, per la soppressione di alcuni tratti, i cosiddetti "rami secchi", non ritenuti a suo tempo, in termini economici e di servizio, in grado di svolgere adeguatamente la propria funzione.
Per quanto riguarda la soppressione di numerosi treni, con sostituzione mediante servizi di autobus, per il periodo estivo, la Direzione compartimentale considera tale provvedimento come una utilizzazione selettiva delle risorse disponibili allo scopo di meglio fronteggiare il notevole incremento di richieste di servizi sia ordinari che straordinari.
Altro aspetto sottolineato dall'Azienda F.S. è la necessità, da un lato, di affrontare, come detto in precedenza, una rilevante richiesta di servizi (treni periodici estivi, supplementari, per turisti, per rientro emigranti) e dall'altro l'impegno di concedere, ad una parte del personale i periodi di ferie annuali. Inoltre, il provvedimento è stato definito, in armonia con le direttive della Direzione generale, esaminando la rete compartimentale ed individuando i treni da sostituire tra quelli locali che non rivestono carattere pendolare e quelli scarsamente utilizzati. La Regione Piemonte, proprio in considerazione delle indicazioni del Piano regionale dei trasporti e per le proprie iniziative politiche che tendono ad un effettivo sviluppo delle ferrovie, con significativo trasferimento di quote di traffico dalla strada alla ferrovia, ha ritenuto necessario convocare per i prossimi giorni, in merito al provvedimento sopra citato una riunione cui parteciperanno, oltre alla Regione stessa, l'Azienda delle Ferrovie dello Stato e le organizzazioni sindacali.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Sartoris.



SARTORIS Riccardo

Noi valutiamo la risposta dell'Assessore molto articolata e organica e quindi, per quanto attiene il contenuto, soddisfacente. Mentre restiamo convinti che la Regione ed il Comune di Torino rispetto alla ferrovia Torino-Ceres in passato non abbiano assunto le iniziative sufficienti soprattutto in ordine al fatto che il Presidente del Consorzio T.T. aveva tempestivamente avvertito - così riportavano gli organi di stampa - il Presidente della Giunta Viglione di queste difficoltà. E nonostante questo avvertimento, il Consiglio non era stato informato di questa vicenda che noi riteniamo molto importante, soprattutto per le implicazioni della ferrovia Torino-Ceres nell'ambito del sistema di trasporti metropolitani, o comunque per quelle implicazioni che noi crediamo di poter indicare.
Riteniamo inoltre, avendo assistito in II Commissione ad alcuni confronti tra il Consorzio T.T. e l'Assessorato, che le lamentazioni del Consorzio T.T. rispetto alla carenza di un intervento regionale in relazione alla ferrovia Torino-Ceres, ma in particolare in generale per il sistema dei trasporti metropolitani, siano in parte fondate perché la Regione - e non mi riferisco all'attuale gestione dell'Assessorato - non ha compiuto, secondo noi, quei passi necessari che erano e sono richiesti dalla situazione riguardante questo particolare tipo di ferrovia. Chiediamo copia del testo scritto della risposta data dall'Assessore. Ci riserviamo di esprimere più compiutamente il nostro punto di vista rispetto non solo ai problemi generali del trasporto gestito dal Consorzio T.T., ma rispetto a quello particolare della ferrovia Torino-Ceres, nel corso del dibattito sui trasporti che si svolgerà in quest'aula fra pochi mesi. Nel frattempo raccomandiamo però che si pongano in atto tutte le iniziative ritenute necessarie per eseguire almeno i lavori nel tratto che collega l'aeroporto di Caselle a Torino. Riteniamo, infatti, che questi lavori siano, intanto molto necessari e richiesti in questa fase e costituiscano un primo passo verso la realizzazione del vero e proprio ammodernamento di tutta la ferrovia Torino-Ceres.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi per l'altra interrogazione.



BONTEMPI Rinaldo

Ci dichiariamo soddisfatti della risposta, del cui testo scritto chiediamo copia.


Argomento: Viabilità

Interrogazione dei Consiglieri Sartoris, Chiabrando e Penasso inerente la costruzione della superstrada Susa-Bardonecchia


PRESIDENTE

Interrogazione dei Consiglieri Sartoris, Chiabrando e Penasso, inerente la costruzione della superstrada Susa-Bardonecchia.
Risponde l'Assessore Cerutti.



CERUTTI Giuseppe, Assessore ai trasporti

In merito al punto primo dell'interrogazione si precisa quanto segue.
Il tracciato della superstrada fu approvato con delibera della Giunta regionale n. 32-24176 del 22.3.1983 ad integrazione di precedente parere favorevole espresso in data 6.11.1978, con nota n. 13430. Con delibera consiliare n. 47 del 8.8.1978 il Comune di Salbertrand espresse il proprio parere favorevole ad un tracciato che proseguisse le previste gallerie di Serre La Voute sotto l'abitato; e in subordine, nel caso che detta soluzione non fosse realizzabile tecnicamente, espresse il proprio parere favorevole al tracciato proposto. Poiché la proposta comunale non risult tecnicamente fattibile per problemi di pendenza della livelletta stradale la Regione decise di non poter tener conto di tale proposta ed il Comitato trasporti nella seduta del 24.10.1978 diede parere favorevole al tracciato così come presentato dall'Anas.
Successivamente anche il C.U.R. espresse il proprio parere favorevole con voto n. 3917 del 31.10.1978. Il piano regolatore comunale adottato in salvaguardia del Comune di Salbertrand accoglie la soluzione di tracciato approvato dalla Regione. Circa il punto secondo si precisa quanto segue: i lavori sono già stati appaltati dall'Anas secondo il progetto esecutivo a suo tempo eseguito sul tracciato approvato dalla Regione a prezzi 1979.
La variante proposta, comporta un nuovo progetto; poiché essa risulta integralmente diversa rispetto al progetto appaltato, sia come soluzioni tecniche da adottarsi, che come tracciato. Pertanto l'Anas dovrebbe eseguire oggi un nuovo progetto a prezzi 83 con categorie di opere non previste nel progetto approvato.
Inoltre il tracciato proposto dal Comune dovrebbe essere sottoposto a verifica del servizio geologico regionale e quindi a successivo decreto del Presidente della Giunta regionale per le opere soggette a vincolo idrogeologico ed a nuovo parere da parte del Genio Civile per la compatibilità idraulica, svolgendosi per gran parte nell'alveo del fiume Dora Riparia e lungo di esso. Per quanto riguarda il punto 3 si precisa che in una recente riunione tenutasi il 6 c.m. presso il Comune di Salbertrand con l'Anas, la Regione, Assessorato viabilità e trasporti, l'arch. Follis estensore del P.R.G.C. sono stati presi accordi tendenti alla ricerca di soluzioni adeguate per la limitazione delle aree di occupazione da parte del manufatto stradale e per la valorizzazione delle aree limitrofe. E' stato presentato un progetto di massima per la realizzazione di una area turistica ricettiva attrezzata collegata alla superstrada ed al gran parco di Salbertrand da inserire in P.R.G.C. in sede di approvazione definitiva da parte dell'Amministrazione regionale. Sono state date assicurazioni per quanto riguarda la tutela dei canali irrigui e delle strade interessate e per eventuali compensi all'Amministrazione comunale da parte dell'Anas per l'occupazione di aree attualmente affittate dal Comune a imprese estrattive che dovessero allocarsi altrove in quanto interessate dal sedime stradale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Sartoris.



SARTORIS Riccardo

Dichiaro la nostra parziale soddisfazione alla risposta dell'Assessore.
La nostra interrogazione era soprattutto motivata dalle preoccupazioni illustrate nell'interrogazione stessa, che riguardano in particolare la salvaguardia del parco del Gran Bosco di Salbertrand e l'attività legata al vivaio forestale. L'Assessore ci ha comunicato che, a seguito del sopralluogo del 6 gennaio, sono state date assicurazioni a queste preoccupazioni, per cui riservandoci di verificare il termine di queste assicurazioni e l'attuazione che avranno, ci dichiariamo parzialmente soddisfatti della risposta.


Argomento: Assistenza farmaceutica (organizzazione, servizi ecc.

Interrogazione del Consigliere Moretti inerente le iniziative per contenere la spesa farmaceutica


PRESIDENTE

Interrogazione del Consigliere Moretti, inerente iniziative per contenere la spesa farmaceutica.
La parola all'Assessore Bajardi.



BAJARDI Sante, Assessore alla sanità

Il fenomeno dell'aumento della spesa farmaceutica è dovuto sostanzialmente a: un aumento del prezzo medio delle specialità medicinali (negli ultimi anni sono stati approvati due aumenti di prezzo: provvedimenti CIP 44/1981 e 14/1982) introduzione nel prontuario terapeutico nazionale di specialità medicinali sempre più costose, che sostituiscono nelle prescrizioni altre meno costose aumento dei consumi dovuto all'attuazione della legge 833/78, che ha ampliato le categorie destinatarie dell'assistenza farmaceutica gratuita.
Per contenere l'aumento della spesa farmaceutica, riscontrabile a livello nazionale e regionale, con la legge finanziaria 1984 è stato stabilito un tetto di spesa di L. 4.000 miliardi, rispetto a una previsione fatta dalle Regioni di 6.500 miliardi.
Nel riparto del F.S.N. per il 1984 si è tenuto conto di detto abbattimento: per il Piemonte ciò ha significato una riduzione di L. 176 miliardi, passando così la spesa da L. 481 miliardi (valutata per il 1984 sulla base della spesa tendenziale) a L. 304,76 miliardi. In relazione a quanto sopra la Regione intende attuare nell'ambito della politica di contenimento della spesa farmaceutica, un'opera di sensibilizzazione di tutti gli operatori sanitari per il più corretto uso del farmaco, nel rispetto del rapporto benefici/costi. Ciò affinché a parità di efficacia terapeutica siano utilizzati i farmaci di minor costo. Nell'ambito di questa linea di tendenza si è già approntato un programma di aggiornamento degli operatori sanitari. Inoltre è stato programmato l'invio di schede farmacologiche informative delle specialità medicinali di recente registrazione, per consentirne il più corretto uso, sempre nel rispetto del rapporto benefici/costi. Tra le altre iniziative, l'attivazione dell'articolo 24 della legge finanziaria per l'anno 1984 che richiede il confronto delle prescrizioni dei medici di base, con statistiche elaborate a livello regionale, con la possibilità di fronte a prescrizioni anomale di singoli medici di attivare inoltre le commissioni paritetiche previste dalla legge per una verifica dell'operato dei singoli sanitari.
Di tale metodo esistono esperienze fatte nel corso del 1983 soprattutto nella U.S.S.L. 1-23 Torino, che possono quindi servire come base per la predisposizione degli strumenti amministrativi previsti dalla legge finanziaria.
Nei primi mesi del 1984 si cercherà di estendere tale metodo a tutte le altre UU.SS.SS.LL. del Piemonte.
Va ancora detto tuttavia che i tagli di spesa richiesti dal Governo molto probabilmente non riusciranno a consentire una riduzione del 40 della spesa farmaceutica, così come stabilito. Queste misure non potranno entrare in funzione prima del mese di marzo, per cui nei confronti dei primi due mesi di contenimento della spesa non potrà effettivamente avere alcun risultato tangibile, se non quello dell'effetto psicologico della campagna a livello nazionale che ha già mediamente prodotto dei risultati ma non di questa rilevanza.
E' pertanto probabile che effetti negativi nei bilanci delle UU.SS.SS.LL. si faranno sentire negli ultimi mesi dell'anno in corso perché la massa delle risorse attualmente a disposizione permetterà di sopperire le richieste fino ad agosto.
In proposito, in applicazione della legge finanziaria 1984, il Ministro della sanità, entro 120 giorni dalla entrata in vigore della legge (ossia entro aprile) è tenuto a presentare una relazione sull'evoluzione della spesa farmaceutica per permettere al Parlamento di assumere i conseguenti provvedimenti. Tale relazione però potrà prendere in esame il solo mese di marzo, quando cioè entreranno in funzione le misure adottate.
Intendo aggiungere un aspetto che non ha nulla di sanitario, ma che si riflette nello svolgimento dell'attività industriale del settore. E' un capitolo di cui il servizio sanitario non può farsene carico e che è di competenza del Ministero dell'industria o del Ministero delle partecipazioni statali, ma è fuor di dubbio che l'inclusione nella legge finanziaria del 1984 di un ulteriore adempimento, secondo il quale, entro 180 giorni dalla validità della legge, il Governo deve presentare un programma di riorganizzazione del settore industriale farmaceutico, esprime già di per sé la profonda consapevolezza che la riorganizzazione in termini così radicali della riduzione della spesa da 6.500 a 4.000 miliardi avrà delle ricadute certe sulla organizzazione dell'apparato industriale farmaceutico.
Dal punto di vista produttivo, mi preme sottolineare l'aspetto ricerca perché è questa la linea attraverso la quale il comparto farmaceutico si colloca nel mercato mondiale e riesce a reggere nonostante il contenimento delle spese all'interno del nostro Paese. Sarebbe ben amaro un risparmio nelle spese del fondo sanitario nazionale che si compensi con un aumento della cassa integrazione di comparti rilevanti del settore industriale farmaceutico. Vorrebbe dire ancora proseguire a comparti separati e non vedere nell'integrità tutta la problematica.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere interrogante.



MORETTI Michele

Ringrazio l'Assessore per la puntualità della risposta a questa interrogazione. Gli elementi portati in risposta mi soddisfano, credo per ci siano altri metodi per cercare di limitare la spesa farmaceutica. Per esempio io sarei del parere di affrontare tutta la politica riguardante la ricerca nel campo della medicina, per trovare rimedi nel settore della spesa farmaceutica.
Non è sufficiente applicare il ticket sui medicinali, e concordo col fatto che anche attraverso il controllo della Commissione nell'ambito delle UU.SS.SS.LL. si ottiene un contenimento della spesa farmaceutica, ma non si tratta di un problema di natura puramente fiscale, è un problema di educazione ad un miglior uso delle medicine che ritengo sia l'iniziativa più importante da prendere ai fini del contenimento della spesa farmaceutica.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interpellanza dei Consiglieri Brizio, Carletto, Bergoglio, Chiabrando Genovese, Picco, Cerchio, Sartoris e Villa inerente il fallimento delle due ditte del geom. Zampini


PRESIDENTE

Interpellanza dei Consiglieri Brizio, Carletto, Bergoglio, Chiabrando Genovese, Picco, Cerchio, Sartoris e Villa, inerente il fallimento delle due ditte del geom. Zampini.
Risponde il Presidente Viglione.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Signori Consiglieri, con riferimento all'interpellanza presentata il 13.1.1984 e diretta a conoscere: 1) se corrisponde al vero l'affermazione del geom. Zampini riportata dal quotidiano "La Stampa" (pag. 12 del n. 8 - mercoledì 11 gennaio 1984) "Soltanto con la Regione ho fatto affari per 4 o 5 miliardi" 2) a quali affari il geom. Zampini si riferisce, precisando ogni aspetto contrattuale dei medesimi 3) se corrisponde al vero, come si legge sul quotidiano "La Stampa" del giorno 12.1.1984, che il curatore fallimentare si è rivolto alla magistratura per la restituzione di ben 777 milioni per lavori di ristrutturazione dei macchinari compiuti al Centro cartografico regionale precisando esattamente su quali elementi si basa la richiesta 4) se, nel caso le affermazioni del geom. Zampini non corrispondessero a verità, la Giunta non ritenga opportuno agire legalmente nei confronti dello Zampini al fine di salvaguardare e tutelare l'onorabilità dell'istituzione.
Si ritiene di dover precisare quanto segue.
Essendo emersa l'opportunità di dotare la Regione di un archivio cartografico che costituisse valido supporto per l'attività della Regione stessa e degli altri enti locali piemontesi, con deliberazione della Giunta regionale n. 41-18101 del 19.12.1978, è stato conferito all'arch. Domenico Mattia l'incarico dell'elaborazione del progetto preliminare di fattibilità per l'installazione dell'archivio cartografico automatico.
Con successivo provvedimento n. 176-19379 del 19.2.1979 è stata approvata la scelta configurata nel progetto di massima per l'inserimento del Laboratorio cartografico regionale nella porzione del palazzo del lavoro, (la galleria che viene via via utilizzata anche da altri Enti) assunta in comodato con atto rep. n. 1806 del 12.3.1979, ed è stato autorizzato l'Assessorato alla pianificazione e gestione urbanistica all'espletamento della gara con il metodo dell'appalto-concorso provvedendo altresì alla nomina della Commissione prevista dall'art. 4 del R.D.
8.2.1923 n. 422 e all'impegno di spesa presunta in L. 430.000.000.
Con nota in data 23.3.1979 prot. n. 3737 vennero invitate a partecipare all'appalto-concorso per l'esecuzione delle opere previste nel capitolato programma predisposto dal tecnico progettista, 47 imprese.
La Giunta regionale, con provvedimento n. 48-21024 del 15 maggio 1979 preso atto delle conclusioni espresse dalla Commissione di giudizio in merito alle offerte delle ditte concorrenti, approvò l'affidamento dei lavori alla Ditta Juppiter s.r.l., con sede in Cigliano (VC) per l'importo di L. 351.096.492, oltre IVA, secondo quanto proposto dalla Commissione stessa.
Il relativo contratto venne stipulato in data 13.7.1979 (rep. n. 2086) (questo per quanto riguarda la prima parte, quella del pre-incendio).
Durante il corso dei lavori, a seguito di nuovi programmi dell'Assessorato, si procedette ad una diversa collocazione delle apparecchiature previste, con conseguente ridimensionamento e ridistribuzione degli spazi, anche nell'ottica di un eventuale futuro potenziamento ed ampliamento del laboratorio. (Fu allargato il laboratorio e le macchine furono disposte in modo diverso).
Tali modifiche furono oggetto di una perizia suppletiva di variante approvata con deliberazione della Giunta regionale n. 30-22968 del 21.8.1979, il cui importo di L. 123.158900, oneri fiscali esclusi, portava il costo complessivo delle opere a L. 474.255.392, oltre IVA.
I lavori terminarono in tempo utile, secondo le previsioni contrattuali e furono collaudati in data 28.10.1980 dall'ing. Guglielmo Schiavinato nominato con la deliberazione n. 35-27639 dell'11.3.1980.
L'importo finale delle opere fu di L. 474.255.392 oltre IVA, pari quindi all'importo contrattuale.
All'Impresa venne in seguito corrisposta la revisione prezzi, approvata con deliberazione n. 74-6515 del 12.5.1981 nell'importo di L. 47.437.273 IVA compresa.
Nello stesso periodo (stiamo parlando delle opere murarie, cioè della ricopertura del Palazzo cosiddetto Nervi), con numerose deliberazioni adottate fra il marzo 1978 e l'ottobre 1979, venivano acquistate direttamente dalle ditte .produttrici (Wild, Laser Scan, Kongsberg, Kern Officine Galileo, Sael Ottica Jena e Digital) le apparecchiature occorrenti per l'impianto del laboratorio, per un costo complessivo di L.
2.472.404.030 IVA compresa (se scorporiamo l'IVA il costo è di 1 miliardo e 800 milioni circa).
Si erano nel frattempo avviati i lavori di costruzione del secondo lotto del Laboratorio cartografico regionale, approvati con deliberazione n. 13-25953 del 27.12.1979 e affidati alla ditta Juppiter per un importo di L. 871.351.677, al netto dello sconto percentuale del 25 %, oltre IVA di L.
121.989.233 per un totale complessivo di Lire 933.340.910.
Il relativo contratto fu stipulato in data 21.2.1980 (rep. n. 2591).
Nella primavera del 1981 il Laboratorio (è terminato, le macchine sono installate, tutto quanto è stato verificato) venne inaugurato ufficialmente alla presenza del Presidente della Repubblica, che ebbe modo di ammirare le attrezzature di cui era dotato, indubbiamente all'avanguardia nel settore della riproduzione cartografica. Finisce qui la prima parte: il Laboratorio è avviato, il Presidente Pertini lo ha inaugurato.
Proseguivano intanto i lavori di realizzazione del secondo lotto, per i quali vennero redatte due perizie suppletive e di variante, la prima, a p provata con deliberazione n. 24-29379 del 13.5.1980, dell'importo di L.
286.309.119 e la seconda, approvata con deliberazione n. 145-5009 del 17.3.1981, dell'importo di L. 483.449.500, entrambi al netto dell'IVA e dello sconto del 25%.
Il costo globale dei lavori del secondo lotto, ultimati nei termini contrattuali, risultò pertanto di L. 1.637.335.740 oltre IVA, a cui si deve aggiungere la revisione prezzi per un importo di L. 534.098.497 IVA compresa, approvata con le deliberazioni n. 75-6516 del 12.5.1981, n. 99 8565 del 16.7.1981 e n. 80-13040 del 29.12.1981.
Nelle more della visita di collaudo, che avrebbe dovuto effettuarsi tra il 25.4.1982 e il 25.7.1982, si verificò, nella notte fra il 6 e il 7 ottobre 1981 l'incendio (sviluppatosi fuori dei locali del Laboratorio: come sapete l'incendio non si sviluppò né nel cartografico, né sotto il cartografico: l'incendio si sviluppò al lato destro del cartografico, cui la proprietà e la conduzione bisogna stabilire di chi sono, perché fra il Comune di Torino e il Bureaux International bisogna definire le responsabilità della vicenda del fuoco e non abbiamo elementi per poter decidere a chi possa essere attribuita), che danneggiò sia le opere oggetto del primo e del secondo lotto, sia le attrezzature.
Con relazione di stima generale dei danni ai locali del novembre 1981 i direttori dei lavori arch. Domenico Mattia e arch. Bruno Priante (affiancato al primo con deliberazione n. 43-42170 del 16 ottobre 1979) quantificavano (parlo della struttura) in L. 547.630.376 IVA inclusa i danni subiti dai locali (questa è la perizia che abbiamo).
Gli stessi direttori dei lavori provvidero alla stesura di una perizia di parziale ripristino dei locali medesimi per un ammontare globale di L.
285.628.325 IVA inclusa, così suddiviso: lire 152.835.563 per lavori, L.
95.536.893 per somme a disposizione dell'Amministrazione e spese tecniche e L. 37.255.869 per IVA (era la prima parte dei danni che aveva subito).
Tale perizia venne approvata con deliberazione n. 171-11591 del 17.11.1981, con la quale i predetti lavori furono affidati alla ditta Juppiter srl (che tra l'altro era stata la costruttrice di tutto il contenitore. Queste furono affidate dopo: prima furono invitate le 47 ditte, vinse la Juppiter, ci fu una Commissione che giudicò il progetto ad essere il migliore, ma le Commissioni vanno anche rispettate, possono anche sbagliare!).
Il contratto venne stipulato il 30.12.1981 (rep. n. 3854).
L'importo contrattuale per l'esecuzione delle opere ammontava a L.
152.835.563 più L. 22.925.334 per IVA, per un totale di lire 175.760.897 salvo aggiornamento prezzi secondo le specifiche modalità indicate (quantificato in L. 73.682.023 più IVA, per un importo complessivo di L.
84.734.326).
Tali lavori avrebbero dovuto essere realizzati in 60 giorni lavorativi e cioè entro il 26.4.1982.
Dei lavori suddetti l'impresa eseguì tuttavia opere per sole L.
72.178.844 oltre IVA (contrattuali previste dalla deliberazione e dal progetto) come risulta dal primo stato di avanzamento presentato dai direttori dei lavori nel quale sono contabilizzate le opere contrattuali eseguite a tutto il 1.7.1982, mentre furono dalla stessa effettuati interventi non previsti nel contratto che però saranno contabilizzati successivamente.
Tali interventi, non approvati dalla Giunta regionale con formale atto deliberativo, ammonterebbero, in base alla relazione presentata dai direttori dei lavori il 10.7.1983, a L. 224.623.237 oltre IVA.
Questi lavori, sia quelli eseguiti secondo i termini contrattuali, sia quelli eseguiti senza termini contrattuali, furono pagati alla ditta di Zampini.
A questo punto il rapporto con la ditta di Zampini si poteva considerare, almeno allo stato attuale dei fatti, completamente esaurito.
Si trattava di accertare poi i danni delle macchine, ma operazione molto delicata e vi spiegherò anche il perché: stabilito in 500 e tanti milioni di danni, 74 milioni di danni alle opere murarie, si trattava di stabilire quali erano i danni sofferti dalle macchine dentro.
Essendo intervenuta la dichiarazione di fallimento della ditta appaltatrice, la Giunta regionale, con deliberazione n. 14-28562 del 6.10.1983 prendeva atto dello scioglimento dei contratti (con il fallimento si interrompe il contratto) relativi ai lavori di costruzione del secondo lotto del Laboratorio e ai lavori di ripristino dello stesso e nominava l'arch. Sergio Marchi collaudatore di queste ultime opere, demandandogli altresì gli accertamenti previsti dall'art. 103 del R.D. 25.5.1895 n. 350 per quanto atteneva le opere eseguite dalla ditta e non preventivamente autorizzate ai sensi dell'art. 20 del R.D. stesso (il decreto prevede questo). Il collaudatore, nella relazione redatta ai sensi dell'art. 100 del sopracitato R.D., quantificava in L. 217.292.670 oltre IVA i lavori realizzati extra contratto e dichiarava di non poter procedere, in base alle disposizioni del soprarichiamato art. 103, al collaudo dei medesimi in quanto eccedenti i limiti delle spese approvate che peraltro sono quantificate da una variante di due progettisti. La giunta attuale però non ha ancora approvato, stante la situazione esistente. Si è pertanto per il momento ritenuto di riconoscere all'impresa il diritto al pagamento delle sole opere eseguite in base a contratto, rinviando ad una successiva eventuale pronuncia giudiziale ogni determinazione in merito all'an debeatur ed al quantum per quanto attiene gli altri lavori. E' attualmente all'esame della Giunta regionale una deliberazione con la quale determinata in L. 123.000.000 penale a carico dell'appaltatore (e quindi dello Zampini) per l'inosservanza dei termini di ultimazione dei lavori e rilevato che all'impresa sono stati corrisposti acconti per L. 230.000.000 oltre IVA, si prende atto che la Regione vanta nei confronti dell'Impresa stessa un credito di L. 304.494.329, per il quale si insinuerà quanto prima nel fallimento. Gli interventi di ripristino delle apparecchiature furono invece affidati alla ditta Concorde srl, delegata o comunque fiduciaria per le operazioni di manutenzione delle apparecchiature medesime, come da specifiche note delle case fornitrici stesse (che avevano dato a lui, non voglio discutere perché gliele hanno date): Digital (15.5.1981), Wild (5.10.1981), Kern (4.5.1981), Officine Galileo (20.5.1981), Sael Ottica Jena (30.4.1981), Kongsberg (3.4.1981).
Con la deliberazione n. 81-13041 del 29.12.1981, articolando in tre fasi il programma di ripristino delle macchine, si prese atto della spesa necessaria per l'attivazione delle prime due fasi, ammontante a L.
320.000.000 oltre IVA, si approvò il programma di interventi urgenti ed indifferibili per un costo iniziale di L. 320.000.000 oltre IVA e se ne affidò l'esecuzione alla sopracitata Concorde srl (parlo delle macchine perché la parte muraria l'abbiamo già esaminata).
Successivamente, con la deliberazione n. 148-18045 del 27 luglio 1982 venne approvato il programma di intervento relativo alla terza fase e si affidarono i lavori alla Concorde per un importo complessivo di L.
404.888.550 IVA compresa.
A completamento dei rapporti contrattuali esistiti fra la Regione Piemonte e la ditta Juppiter srl si segnala altresì che in data 20.1.1981 con deliberazione n. 111-3685, vennero affidati alla ditta stessa i lavori di pulizia e manutenzione dei locali (secondo quanto già previsto nella deliberazione n. 78-30750 del 17.6.1980) per la durata di mesi sei al prezzo complessivo di L. 60.000.000 oltre IVA.
In proposito si fa presente che erano state invitate a presentare offerta quattro ditte (Frosali Giorgio, I.c.e.c.o. Spa, Veri Roberto e Juppiter s.r.l.) e che l'offerta economicamente più conveniente risult quella presentata dalla Juppiter.
Complessivamente quindi l'importo dei contratti formalizzati fra la Regione Piemonte e la Juppiter srl ammonta a L. 3.327.382.373, IVA compresa (il che vuol dire che bisogna togliere il 18% e quindi l'importo è di circa 2 miliardi), mentre quelli dei contratti con la Concorde s.r.l. è stato di L. 772.888.550 IVA compresa.
Conclusa la prima parte dell'istruttoria e liberato lo Zampini, egli ebbe l'amabilità di inviarmi alcune fatture.
In seguito, con lettera in data 13.5.1983 la Juppiter s.r.l, ha richiesto il pagamento delle seguenti fatture: 1) 001 RP del 2.5.1983 per L. 111.639.263 quale importo residuale assunto a titolo di saldo del corrispettivo dovuto per "Lavori eseguiti come da computo metrico allegato presso il Laboratorio cartografico regionale di Via Ventimiglia 201 - Torino"; 2) 002/RP del 2.5.1983 per L.
101.292.605 quale "aggiornamento prezzi come da accordi sui lavori per L.
324.609.545 pari al 17 % annuo netto dal 10.10.1981 al 30.4.1983 pari a gg.
560 effettuati c/o Laboratorio cartografico regionale" 3) 003/RP del 2.5.1983 per L. 171.389.100 quale corrispettivo per "guardiania effettuata con personale giurato dalla Vigilanza Città di Torino" come da vs. richiesta ns. lettera del 24.2.1982 per un totale di ore 5.052 a L. 28.750 caduna 4) 004/RP del 2.5.1983 per L. 19.983.521 quale "aggiornamento prezzi sul servizio di guardiania pari al 17% annuo su L. 159.390.000 dell'1.2.1982 al 30.4.1983, gg. 450/2 =225 5) 005/RP del 2.5.1983 per L. 38.482.750 delle quali L. 11.200.000 per "polizza di assicurazione l'Unione de Paris" dal 3.9.1982 al 2 marzo 1983 2.800.000 per interessi bancari sul premio 25%, L. 2.800.000 per utile di impresa 25% e le rimanenti L. 14.375.000 per "prestazioni nostro personale per il servizio di supporto alla Concorde nel recupero delle apparecchiature, prove di funzionamento richieste dai vostri incaricati assistenza alle visite in cantiere da parte di commissioni, personale a disposizione per un complessivo di ore 500 a L. 28.750 caduna, nonché L.
1.437.500 per materiale di uso e consumo 10%".
Le cinque fatture comportano una richiesta complessiva di lire 442.787.239, ma poiché non sono assistite da alcun titolo contrattuale che le giustifichi (ed ecco qui il nodo) la Regione Piemonte ha promosso, in data 31.5.1983, avanti il Tribunale azione di accertamento negativo (cioè che nessuna somma è dovuta alla Juppiter o alla Concorde). Sempre con lettera 13.5.1983 la Concorde s.r.l. ha richiesto il pagamento delle seguenti fatture: 1) 001/RP del 2.5.1983 per L. 207.868.800 quale corrispettivo per "rimontaggio delle apparecchiature (Zona A) Kongsberg, Laser Scan, Zeiss Jena, Digital" 2) 002/RP del 2.5.1983 per L. 69.220.310 quale "aggiornamento prezzi dalla stesura del preventivo alla effettuazione dei lavori mesi 5, al tasso del 26 % annuo; 8,3 % su 176.160.000 e interessi bancari dalla data di esecuzione (maggio 1982 - aprile 1983) - 1 anno x 25 % su L. 176.160.000".
Le due fatture comportano una richiesta complessiva di L. 227.089.110 ma non essendo anch'esse assistite da alcun titolo contrattuale che le giustifichi, la Regione Piemonte, in data 31.5.1983, ha promosso avanti il Tribunale altra azione di accertamento negativo (cioè che nulla è dovuto alla ditta Concorde e Juppiter).
In conclusione il credito che le società predette ritengono di avere nei confronti della Regione Piemonte assomma a L. 719.876.349.
In data 1.9.1983 le due Società sono fallite (Juppiter e Concorde).
Alla prima udienza di entrambe le cause (promosse a maggio nei confronti della Juppiter e della Concorde), le società convenute non si sono costituite.
Si è pertanto in attesa delle pronunce della magistratura civile, sulla base delle quali potranno in seguito essere adottati tutti i provvedimenti per la salvaguardia e tutela della onorabilità dell'istituzione.
Siamo già in causa: nell'udienza le società sono state contumaci. Non si sono nemmeno presentate a dire che dovevano o non dovevano. Vedremo quindi l'azione che porterà avanti il Curatore.
In conclusione, non è stato pagato nulla per ora (parlo del seguito, la prima parte dei 72 milioni di lavori effettuati secondo contratto e le opere che furono eseguite senza contratto, fu pagata per un complesso circa di L. 264.500.000. Per il resto nulla fu corrisposto a nessun titolo). Non furono nemmeno corrisposte le ultime parcelle richieste dai progettisti che assommavano a circa 300 milioni (se non vado errato). Non è stata pagata allo Zampini alcuna somma in quanto nulla è dovuto. Ci collocheremo nel fallimento, allo stato passivo del fallimento per la somma che ho detto di 300 milioni circa, che noi riteniamo sia il credito vantato per ora, che potrà diminuire della somma che la Regione ha pagato per lavori che furono eseguiti nella fase successiva all'incendio, ma che non furono subito contabilizzati, né assistiti da un titolo formale. Se questo però potrà essere approvato dalla Giunta regionale perché esiste la variante fatta dagli architetti e comporta quella spesa, il credito della Regione si riduce alla parte di penalità per le opere che non sono state eseguite e sostanzialmente come previste dal contratto.
Nel frattempo al fine di garantire la Regione anche per il futuro sono state inviate alcune lettere raccomandate al Comune di Torino e al Bureaux International, anche per l'interruzione dei termini di prescrizione, con la richiesta del risarcimento dei danni, perché non essendosi acceso il fuoco né attivato nei nostri locali, ma lontano dai nostri locali e quindi assolutamente indipendente da qualsiasi fatto che possa essere a noi addebitato, non siamo in grado oggi di decidere se questi danni saranno dovuti dal Comune di Torino o dal Bureaux International du travail dovendosi prima definire alcune questioni giuridiche e altre di tipo tecnico in merito all'origine dell'incendio.
Per le opere murarie fu fatta la perizia di danni in 574 milioni circa come risulta dal primo documento degli architetti e dei direttori dei lavori.
Per quanto riguarda le macchine la questione è più sottile: cioè per un periodo l'istituto fu posto sotto sequestro e quindi non si poteva toccare nulla. Per queste settimane che sono alle nostre spalle, da quando fu dissequestrato non ritenemmo di dare inizio subito ad una perizia per i danni, perché come tutti i legali qui sanno, nel momento in cui si va a toccare, a smontare una macchina, chi poi pretende di aver fatto dei lavori potrebbe dire che voi avete mal gestito e avete toccato anche quello che io ho riparato e non è più sostanzialmente identificabile e quindi potrebbero insorgere dei gravi problemi.
Nelle settimane che verranno la Giunta deciderà se iniziare un'azione di accertamento preventivo del danno e questo potrà essere fatto al fine di garantire ogni ulteriore domanda nei confronti di chi sarà ritenuto responsabile. Abbiamo anche voluto spiegare questa parte perché le lettere che sono state inviate hanno il puro scopo dell'interruzione del termine prescrizionale per non mettere la Regione in condizione, fra qualche tempo di essere addirittura fuori, scaduti i termini e quindi non potere più richiedere alcun che. La precisazione poi dei danni oltre le opere murarie quantificate in 574 milioni in un primo tempo e che potranno salire ancora in un successivo attento esame, sarà fatta nelle settimane che verranno, in accordo pieno, al termine dell'istruttoria che si sta chiudendo presso l'Ufficio istruzione di Torino con il Giudice, perché non vorremmo pregiudicare, nessun fatto che possa essere di utilità per la giustizia, ma nello stesso tempo abbiamo dovuto compiere degli atti che siano garanzia del titolo che ha la Regione di essere risarcita.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

La lunga risposta del Presidente Viglione dimostra la serietà del tema sollevato dalla nostra interpellanza.
Innanzitutto facciamo richiesta di avere copia del testo scritto della risposta per meglio valutarla.
Dal complesso di cifre tuttavia emerse, mi pare già di poter trarre la conclusione che le affermazioni apparse sulla stampa, e cioè che gli affari complessivi tra la Regione e il geom. Zampini avevano raggiunto l'importo di 4 o 5 miliardi, sostanzialmente corrispondano a verità; questo per quanto riguarda il primo punto della nostra interpellanza.
Per quello che attiene la posizione giuridica, valutiamo come elemento positivo il fatto che la Regione abbia assunto una chiara posizione di contestazione per l'accertamento delle ulteriori richieste. Anche in questo caso, la stampa aveva riportato esattamente l'ammontare delle richieste delle due aziende per lavori effettuati per un totale di circa 700 milioni.
Tuttavia va considerato l'aspetto dei lavori, per un totale di 304 milioni, effettuati senza documentazione, in base alle dichiarazioni della ditta, e che comportano una domanda di insinuazione da parte della Regione per avvenute erogazioni di fondi corrispondenti a lavori, secondo la Regione, non svolti. La delicatezza amministrativa di tutto questo appare evidente.
Noi riteniamo che tutta la complessa questione dell'Istituto cartografico sia stata gestita in modo leggero e tale che ha portato al non funzionamento. Il collega Picco interverrà dopo di me su questo argomento.
Pensavamo che le cifre di 4 o 5 miliardi riportate dalla stampa si riferissero ad un complesso di altre attività e di altri rapporti: rileviamo, invece, che il rapporto di queste due ditte si concentra esclusivamente sull'operazione "Cartografico". Non ci sarebbero stati quindi, ma chiediamo di avere in seguito una conferma, altri rapporti di lavoro in questo periodo tra Regione e le Ditte Juppiter e Concorde comunque con il geom. Zampini.
Al di là dell'intervento della Magistratura, la questione è di una gravità tale che il Consiglio regionale non può non avviare anche su questo tema un'indagine amministrativa, perché non si deve rimanere completamente inerti di fronte ad un complesso di operazioni che lasciano qualche perplessità. E' vero che l'appalto-concorso è stato fatto fra 47 ditte; è anche vero che vige la prassi di affidare successivamente i lavori a chi li ha iniziati, però c'è una tale congerie di fatti che richiede un approfondimento. Anche perché ci consta che proprio in questi giorni il Comune di Torino stia per deliberare il pagamento di 960 milioni al B.I.T.
per i danni riguardanti il fabbricato e parrebbe anche che nella relativa perizia si affermerebbe che la parte occupata dalla Regione non è stata interessata. Sono questioni che ci lasciano perplessi. Uso il condizionale perché non ho preso diretta visione dei documenti, ma sono certo che all'esame del Consiglio comunale c'è una delibera relativa al pagamento di 960 milioni al B.I.T. Pertanto comprendiamo la presa di distanze della Regione dal Comune di Torino che Viglione ha annunciato nella parte finale della sua risposta, ma la situazione è di una tale complessità che esige un chiarimento che deve porsi come obiettivo il Consiglio regionale.
In questi giorni dichiarazioni complessive sullo stato di degrado amministrativo delle pubbliche istituzioni sono state oggetto di polemica addirittura a livello di Presidenza di Consiglio e di stampa internazionale. Cerchiamo quindi di essere per parte nostra diligenti nell'affrontare e nell'esaminare a fondo questa vicenda che certamente non è limpida sotto il profilo amministrativo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Picco.



PICCO Giovanni

Signori Consiglieri, non mi dichiaro assolutamente soddisfatto della risposta data dal Presidente Viglione, anche perché contiene una serie di enunciazioni, fatte inizialmente, in ordine alla presunta compiuta conclusione di un'operazione e di un investimento con l'inaugurazione da parte del Presidente della Repubblica Pertini. Tutto questo non è vero, e lo dichiaro in questa sede pubblicamente, la comunità piemontese ha buttato all'aria qualcosa come 12 o 13 miliardi su un'operazione assolutamente priva di qualsiasi finalizzazione pratica. E' bene che si sappia che quell'inaugurazione tagliava il nastro su di un'iniziativa che anche a quell'epoca non aveva approdato a nessuna prospettiva di reale utilizzazione ai fini, e delle funzioni proprie della Regione e della comunità. E' chiaro quindi che se si pensa di poter costruire una difesa sugli errori, non solo politici, ma anche amministrativi, costruiti su quel parametro e su quel traguardo, tutto il resto può sembrare essere stato una sorta di disgrazia, quasi di accidentalità, intervenuta in presenza però di una serie di atti corretti e di impostazioni avviate secondo finalità ed obiettivi ben precisi. Io dico invece, e questo l'ho denunciato più volte in tutti gli interventi svolti su questa vicenda, che il vizio sostanziale ed iniziale dell'operazione, che non è solo negli atti formali, ma negli atti sostanziali, ci ha di fatto portato ad una situazione dalla quale non sappiamo come uscire. Non abbiamo costituito l'Istituto cartografico regionale, peraltro istituito per legge, e né abbiamo la benché minima idea di chi possa mettere mano in questa vicenda e tirarne fuori qualcosa perlomeno da compensare le perdite degli investimenti errati commessi.
Pur avendo noi assunto sempre un atteggiamento di grande responsabilità su questa vicenda, limitandoci a denunciare gli aspetti certi, rilevabili solo dagli atti che erano stati compiuti, non avanzando mai quindi sospetti sugli amministratori, la vicenda è emersa non solo per responsabilità delle nostre denunce, ma anche per ammissione stessa di coloro che erano oggetto di queste trattative e di questi affari. Riteniamo che non si possa chiudere tutto il capitolo politico su questa vicenda pensando di creare una sorta di differenziazione nelle responsabilità tra ciò che è successo prima e dopo il 1980. Anzi, le principali responsabilità politiche ed amministrative risalgono proprio alla gestione 1975/1980 e quindi chiediamo che da parte della Giunta vi sia la massima chiarezza e disponibilità a fornire la documentazione necessaria su quegli atti, diversamente rischieremmo di collocarli su atteggiamenti o su versanti rispetto ai quali potrebbero anche esservi delle giustificazioni.
Sui punti che ora andrò ad elencare, ritengo che il Presidente della Giunta debba fornire ai Consiglieri la documentazione necessaria: 1) gli atti dell'aggiudicazione iniziale dei lavori 2) le ulteriori aggiudicazioni sulla base di giustificazioni mai adottate, anche per quanto attiene all'estensione di competenze in ordine a lavori, affidamenti, ecc., che nulla hanno a che vedere con l'affidamento iniziale 3) il ruolo della Ditta Concorde sulle mediazioni circa l'acquisto delle macchine. Tali mediazioni, a detta della Regione, sono state fatte direttamente, mentre in realtà ritengo siano state guidate e istruite da qualcuno, perché certamente i funzionari della Regione non disponevano dei canali necessari per poter predisporre tutto quanto è stato fatto 4) la posizione in cui intende collocarsi la Regione in ordine ai danni causati dall'incendio, non solo nei confronti della proprietà dell'immobile per sue responsabilità, ma anche nei confronti del non mancato funzionamento degli impianti. Non bisogna dimenticare infatti che questo laboratorio, collaudato da meno di un anno, era dotato di un impianto antincendio che, se sono derivati agli impianti danni così irreparabili evidentemente non ha funzionato.
Anche se la si vuole ridurre ad un fatto meramente eccezionale, la vicenda dell'incendio presenta degli aspetti che sono sconcertanti, per la eccessiva sperequazione dei danni che sono stati arrecati nella parte sinistra rispetto alla parte destra guardando la scala. Non dimentichiamo che la parte destra era occupata da uffici del BIT e dell'Assessorato all'istruzione professionale del Comune di Torino, per cui è molto strano che si siano verificati danni così consistenti, tali da dovere produrre delle perizie, anche come entità di investimenti, solo sulla parte sinistra e non già sulla parte destra, dove peraltro nei locali sottostanti esisteva la biblioteca del B.I.T. danneggiata dall'incendio in modo rilevantissimo.
Occorre chiarire questo aspetto, perché non è pensabile che non si possa chiedere il risarcimento dei danni o a chi ha costruito l'impianto antincendio oppure chiedere garanzie sulla non incendiabilità delle strutture e dei materiali usati, in presenza di un investimento che presentava degli aspetti di delicata commistione di apparecchiature contenitori, strumenti come lastre fotografiche, rilevamenti di voli aereofotogrammetrici, ecc., da assoggettare quindi ad una cautela estrema dal punto di vista antinfortunistico. Tutto ciò è stato disatteso e le responsabilità non pensiamo possano trovare riferimento in qualche soggetto. La comunità piemontese deve avere la possibilità, oltre che nel perseguire degli errori commessi, di evitarli eventualmente per il futuro.
Non riteniamo che la vicenda si possa chiudere solo nell'ambito di una giustificazione di atti e di conflittualità sul piano meramente giuridico amministrativo, ma che debbano esservi, anche in funzione delle decisioni politiche future da assumere, degli accertamenti più approfonditi. Il Consiglio deve essere messo in condizione di valutare ciò che è successo e ciò che può essere fatto per affrontare il futuro di questa vicenda.


Argomento: Turismo sociale

Interrogazione dei Consiglieri Bergoglio e Villa inerente la mancata corresponsione di contributi all'ANFAS di Torino per soggiorni estivi di ragazzi handicappati e interrogazione del Consigliere Carazzoni inerente la sospensione dei contributi alla sezione ANFAS di Torino


PRESIDENTE

Interrogazione dei Consiglieri Bergoglio e Villa inerente la mancata corresponsione di contributi all'ANFAS di Torino per soggiorni estivi di ragazzi handicappati e interrogazione del Consigliere Carazzoni inerente la sospensione dei contributi alla sezione ANFAS di Torino.
La parola all'Assessore Mignone.



MIGNONE Andrea, Assessore al turismo

Sia l'interrogazione dei Consiglieri Bergoglio e Villa, che quella del Consigliere Carazzoni nasce da una lettera inviata ai Consiglieri regionali dalla Sezione ANFAS di Torino. Su questa lettera, mi sono pervenute anche lettere da altri Gruppi consiliari. In particolare i colleghi Marchini Montefalchesi e Moretti mi chiedevano notizie e possibilità di interventi.
Ripercorro brevemente la vicenda per precisare che la sezione di Torino dell'ANFAS ha ottenuto dalla Regione Piemonte contributi non in modo continuativo, ma in modo saltuario per gli anni 1978 (L. 4.600.000) per il 1979 (L. 19.000.000) per il 1981 (L. 19.000.000).
Il contributo non era stato assegnato all'ANFAS con continuità, come invece risulta dalla lettera scritta dalla Sezione torinese. Infatti l'intervento della Regione, ai sensi della legge 114, non si caratterizza per la continuità o per il carattere assistenziale, ma si caratterizza per l'assegnazione di contributi a quegli enti che favoriscono - come dice la legge - il movimento dei forestieri in particolari località.
Mi preme rilevare che la Regione ha assegnato all'ANFAS un contributo per il soggiorno di ragazzi handicappati in particolari località.
Non è qui in discussione il carattere meritorio delle attività svolte dall'ANFAS né la natura assistenziale degli interventi, che devono trovare da parte degli Enti pubblici, un sostegno adeguata a riconoscente per il lavoro che svolgono.
I contributi dati negli anni 1978, 1979 e 1981 all'ANFAS erano per il soggiorno, in particolari località, di soggetti portatori di handicap.
Queste località erano prevalentemente località fuori Regione (in particolare Loano e Lavagna) e solo per un numero limitato di ragazzi erano località del Piemonte: nel 1981 Santa Maria Maggiore, nel 1982 Boves e Fontanelle per un complesso di 23 ragazzi, per i quali il costo giornaliero del soggiorno era preventivato in L. 93.000 per ragazzo. A fronte delle cifre deliberate dalla Regione, ai sensi della legge 114, occorre rilevare che le disponibilità erano per l'anno 1978 di l miliardo 100 milioni, per il 1979 di 2 miliardi 750 milioni, per il 1981 di 900 milioni complessivamente. Per l'anno 1982 non esiste, agli atti, alcun documento da cui risulti che la Regione avrebbe assegnato un contributo all'ANFAS per attività di soggiorni turistici in Piemonte ai propri associati. Esiste viceversa, una lettera del marzo 1982 con cui la Regione comunica le difficoltà ad assegnare un contributo per quell'anno, subordinando l'eventuale possibilità di ulteriori stanziamenti, agli accertamenti in sede di assestamento di bilancio, il che non si è verificato, quindi, la Regione non deliberò contributi a favore dell'ANFAS per il 1982.
Debbo ulteriormente precisare che la legge 114 ha carattere prettamente turistico e prevede l'assegnazione di contributi ad enti e ad associazioni che svolgono manifestazioni dirette a incrementare il movimento dei forestieri e il turismo sociale e giovanile: sotto questo profilo viene dato particolare rilievo e priorità alle iniziative e manifestazioni di enti locali e di associazioni che svolgono attività dirette a favorire il movimento turistico nelle proprie località. Verso la fine del mese di luglio, i responsabili torinesi dell'ANFAS, in un incontro, mi informarono che per il 1983 avrebbero svolto soggiorni estivi in località del Piemonte.
Questi soggiorni non furono quindi concordati con la Regione Piemonte perché iniziarono l'11 luglio e il colloquio, che io ebbi con questi dirigenti, risale alla fine di luglio. Poiché esercitavo le mie funzioni all'interno dell'Assessorato da pochi giorni, mi riservai di valutare lo stato della pratica e di comunicare in seguito le determinazioni. In effetti, a metà ottobre comunicai, probabilmente durante i giorni in cui l'ANFAS promosse questa lettera, che la Giunta stava predisponendo la deliberazione di assegnazione del contributo di 10 milioni all'ANFAS. Credo che il contributo sia stato incassato in questi giorni a presentazione dei programmi di attività svolti e dei consuntivi. Debbo ancora dire che l'ANFAS di Torino riceve per le attività di soggiorno 20 milioni dal Comune di Torino e 27 milioni dalla Provincia di Torino, Assessorato all'Assistenza: questi sono gli elementi che risultano dagli atti esistenti presso l'Assessorato. Ribadisco che vi è stata una assegnazione di 10 milioni e credo sia già stata liquidata. Per l'attività 1984 non vi sono ancora stati contatti, credo che avremo un incontro con il quale valuteremo le possibilità di intervento. Mi permisi di dire, nel luglio scorso, al colloquio con i responsabili provinciali dell'ANFAS, pur non avendo contezza piena della materia, che forse vi sarebbe stata l'opportunità di valutare quanto di queste attività non poteva rientrare nel settore assistenziale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Signora Bergoglio.



BERGOGLIO Emilia

Nella risposta dell'Assessore Mignone, all'interrogazione, che tra l'altro risale al mese di ottobre 1983, manca la parte che riguarda un'altra lettera che nelle scorse settimane è pervenuta ai Consiglieri quindi credo anche all'Assessore.



MIGNONE Andrea, Assessore al turismo

Mi è giunta solo l'ultima lettera: la prima no.



BERGOGLIO Emilia

Si tratta di una lettera nella quale, mentre si comunica di aver ricevuto il contributo di 10 milioni, si fa riferimento ad altre cifre e ad altri importi che non sto a citare. Il problema non è tanto nell'entità dei contributi, quando nelle procedure che la Regione attua in queste circostanze. L'Assessore dice che la legge 114, ha soprattutto altre finalità; ciò non toglie però che negli anni precedenti si siano dati contributi consistenti rispetto a questa iniziativa. Inoltre non abbiamo notizia se questi contributi sono stati promessi con soluzioni di continuità o se, di volta in volta, venivano contrattati. A nostro avviso c'è una grossa anomalia di procedura: non può essere lasciata a discrezione l'applicazione di una legge delle singole richieste che pervengono, dando agli interessati l'impressione che queste diventino dei diritti continuativi e che, forse, qualche volta, come il tono delle lettere dell'ANFAS lascia intendere, ci siano state delle intese e delle promesse.
La lettera allegata all'interrogazione, che abbiamo inviato all'Assessore dà per scontato che questo contributo fosse in qualche modo dovuto. Ci domandiamo se è vero che c'è stata una possibilità di equivoco e con quali criteri vengono assegnati i contributi per tali iniziative. Su queste iniziative non possiamo che confermarne la validità e l'importanza, ma vanno chiaramente detti quali sono i limiti e i poteri dei vari enti e quali sono i limiti e i compiti delle associazioni proponenti queste iniziative. La seconda lettera dell'ANFAS evidenzia, per questa iniziativa cifre di passivo nell'ordine di alcune decine di milioni. Sono notizie incomplete, perché nel momento in cui l'Assessore dice che la Provincia ed il Comune di Torino hanno assegnato altre cifre, sarebbe indispensabile conoscere come queste iniziative, di fatto, vengono finanziate dai vari enti pubblici. In ogni caso abbiamo l'impressione che l'ente regionale affronti con "leggerezza" i rapporti con queste associazioni. L'ANFAS infatti lamenta che siano venute meno le intese. Quindi o sì smentisce che ci sono state delle intese, oppure, se ci sono state, devono essere formalizzate e decise a livello di assegnazione di contributi nell'insieme degli importi che vengono sottoposti al parere delle Commissioni Consiliari competenti. Comunque sia, in questa vicenda, la Regione non ha fatto una gran bella figura.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carazzoni.



CARAZZONI Nino

Do atto all'Assessore Mignone d'essersi trovato a gestire un problema aperto da altre persone in altri tempi, per cui posso anche capire certe sue incertezze e perplessità nelle risposte.
Tutte le considerazioni testè svolte dalla collega Bergoglio sono condivisibili anche da parte mia.
Centro questa mia replica su due punti: 1) l'Assessore ha affermato che la concessione dei contributi all'ANFAS non aveva carattere continuativo, ma puramente saltuario e per ciò stesso non vincolante.



MIGNONE Andrea, Assessore al turismo

Che non ha avuto carattere continuativo lo rilevo dagli atti.



CARAZZONI Nino

La prima lettera dell'ANFAS, datata 26/10/1983, dice però che aveva informato l'Assessorato al turismo della sua intenzione di provvedere a organizzare soggiorni estivi per il 1982, come per il passato. A questa preventiva informazione non è stata data alcuna risposta da parte dell'Assessorato, il che, considerato l'atteggiamento tenuto in precedenza poteva equivalere ad una tacita approvazione che ha portato l'ANFAS a questo scoperto finanziario.
2) Prendo atto che l'Assessorato al turismo ha stanziato ora la somma di 10 milioni.
La seconda lettera dell'ANFAS, datata gennaio 1984, parla però di ben altre cifre, e precisamente di un'assegnazione assicurata di 33 milioni per il 1982 e di un contributo di 37 milioni per il 1983.
Quello che mi pare molto strano - non voglio tacciare di mala fede l'Assessore, ma non mi sento neanche di respingere perentoriamente le dichiarazioni fatte dall'ANFAS - è che si dice che tali somme erano dovute per soggiorni estivi effettuati - cito testualmente la lettera dell'ANFAS "come era stato convenuto preliminarmente sulla base dei finanziamenti assicurati". Ci troviamo di fronte a versioni diametralmente contrastanti ed opposte che dovrebbero essere portate alla luce.
Resto dell'opinione che la Regione non abbia comunque fatto una buona figura in quanto avvenuto.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Interrogazione del Consigliere Chiabrando inerente la situazione dell'ex ospedale di Pra-Catinat


PRESIDENTE

In merito all'interrogazione del Consigliere Chiabrando, inerente la situazione dell'ex ospedale di Pra-Catinat do la parola al Presidente della Giunta regionale Viglione.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

D'accordo con l'interrogante, consegno il materiale richiesto relativamente a: bilancio 1983, bilancio pluriennale e verbale dell'Assemblea.



PRESIDENTE

Le interrogazioni ed interpellanze sono così esaurite.



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