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Dettaglio seduta n.220 del 21/12/83 - Legislatura n. III - Sedute dal 9 giugno 1980 al 11 maggio 1985

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BENZI


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

Approvazione verbali precedenti sedute.
La seduta è aperta.
Punto primo all'ordine del giorno: "Approvazione verbali precedenti sedute". I processi verbali delle adunanze consiliari del 11 dicembre '83 sono stati distribuiti ai Consiglieri prima dell'inizio della seduta odierna".
Se non vi sono osservazioni si intendono approvati.


Argomento: Tossicodipendenza

Interpellanza del Consigliere Vetrino inerente il problema delle tossico dipendenze


PRESIDENTE

Circa il punto secondo all'ordine del giorno "Interrogazioni ed interpellanze", si discute l'interpellanza del Consigliere Vetrino inerente il problema delle tossico-dipendenze.
Risponde l'Assessore Bajardi.



BAJARDI Sante, Assessore alla sanità

La collega ha richiesto l'elenco delle comunità terapeutiche per la disintossicazione dei tossicodipendenti che le sarà trasmesso unitamente alle due deliberazioni regionali con le quali, conformemente alle indicazioni del piano regionale socio-sanitario, venne disposta l'attivazione per gli anni 1982 e 1983 di progetti di intervento gestiti dalle Unità socio-sanitarie locali, spesso in collaborazione con i Comuni o da associazioni di volontariato. La deliberazione del 1982 ammonta a lire un miliardo e 575, però a causa dei ritardi nei versamenti da parte del Tesoro le risorse sono state trasmesse alle UU.SS.SS.LL. verso la metà di maggio 1983. La deliberazione è relativa ad un finanziamento di un miliardo e 853. Complessivamente le risorse ammontano a 3 miliardi e 527.
Nei documenti regionali e nell'allegato n. 20 al Piano socio-sanitario è più volte evidenziata la necessità di disporre di risposte diversificate in relazione ai bisogni e alle differenti condizioni esistenziali dei tossico-dipendenti. Tale necessità ha consigliato la creazione di strutture residenziali, ma anche di centri diurni di incontro ed attività occupazionali.
I finanziamenti sono stati assicurati a tutte le iniziative promosse dagli enti pubblici, mentre i contributi alle associazioni di volontariato sono stati corrisposti alle seguenti condizioni 1) che le attività siano conformi agli indirizzi dettati dalla Regione e dal piano di intervento nel settore delle tossico dipendenze delle singole Unità socio-sanitarie locali 2) la collaborazione degli operatori privati con l'equipe per la prevenzione, cura e riabilitazione degli stati di tossico-dipendenza della stessa UU.SS.SS.LL.
3) la validazione da parte delle UU.SS.SS.LL. del programma presentato dall'associazione di volontariato.
Alcuni programmi relativi alla deliberazione del 1982 sono già stati avviati, altri sono ancora in fase di realizzazione.
Le iniziative finanziate con le risorse del 1983 sono tutte da realizzare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vetrino.



VETRINO Bianca

Ringrazio l'Assessore per la tempestività con la quale ha portato la nostra interpellanza all'attenzione del Consiglio, cosa che non succedeva da molto tempo.
Con la nostra interpellanza volevamo risvegliare l'attenzione della Giunta e del Consiglio che dall'inizio del 1982 non ha tenuto conto di un problema che sta dilagando in modo sempre più drammatico proprio perch siamo ancora alla ricerca di correttivi e di soluzioni. Probabilmente lo stesso allegato n. 20 alla legge, per quanto al momento in cui votammo il Piano sanitario apparisse completo ed esplicativo, oggi risente della necessità di un aggiornamento visto che in questo campo si verificano ogni giorno esperienze nuove. A parte la latitanza del Consiglio regionale si riflette automaticamente sulla comunità che è ancora insensibile a questo problema dilagante, per esempio, nella comunità di Andezeno si indirà un referendum per stabilire se si debba accettare o meno una comunità terapeutica. Siamo in una paradossale situazione che però è indice di carenza di informazione perché l'ente regionale non ha svolto tutto quanto sarebbe stato necessario e, in prima istanza, questo Consiglio non ha affrontato con la debita attenzione e la debita sensibilità questo problema.
Ma, al di là di questa carenza di sensibilità, abbiamo l'impressione che l'attività della Giunta sia stata approssimativa perché il più delle volte la Giunta si è trovata a rincorrere le iniziative che venivano sottoposte alla sua attenzione ed a finanziarle.
Ci rendiamo conto che di fronte alla drammaticità dei casi si sia portati a trovare soluzioni tappabuchi, ma visto che le strutture stanno crescendo, la Giunta deve definire l'albo delle comunità terapeutiche e stabilire norme per sovvenzionare quelle strutture che rispondano ai requisiti fissati nel Piano socio-sanitario.
Quindi lo scopo della interpellanza era di richiedere una verifica dello stato di intervento della Regione e di sollecitare il Consiglio ad intervenire.
Mi farò carico nell'ambito della conferenza dei Capigruppo di richiedere un pronunciamento del Consiglio rispetto a questo tema. L'anno nuovo sarà occasione per verificare lo stato del Piano socio-sanitario e per dibattere eventuali modi nuovi di affrontare tali problemi. Occorre un più stretto rapporto tra Consiglio, Giunta, Comunità, persone ed associazioni che si occupano, a volte anche con grande responsabilità e impegno, in questo campo i cui risultati si vedranno a distanza di tempo.
E' un campanello di allarme, una sollecitazioni alla indifferenza che abbiamo registrato. Ci auguriamo che l'indifferenza venga spezzata via e che il Consiglio si pronunci responsabilmente rispetto a questo problema che è mondiale ma che è anche piemontese.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARCHIARO


Argomento: Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione)

Interrogazione dei Consiglieri Nerviani, Devecchi, Martinetti, Bergoglio Ratti e Lombardi e interrogazione dei Consiglieri Turco, Acotto e Barisione; Interrogazione dei Consiglieri Bergoglio, Devecchi, Lombardi Martinetti e Ratti, inerenti i consultori ed il problema dell'aborto


PRESIDENTE

Esaminiamo le seguenti interrogazioni: Interrogazione dei Consiglieri Nerviani, Devecchi, Martinetti Bergoglio, Ratti, Lombardi.
Interrogazione dei Consiglieri Turco, Acotto, Barisione.
Interrogazione dei Consiglieri Bergoglio, Devecchi, Lombardi Martinetti, Ratti. Risponde l'Assessore Bajardi.



BAJARDI Sante, Assessore alla Sanità

I Movimenti per la Vita e i Centri di accoglienza alla vita nella nota inviata all'Assessorato alla Sanità e Assistenza esprimevano la loro disponibilità a collaborare con la Regione per approfondire i problemi legati all'interruzione volontaria della gravidanza, allegando un documento sul quale dichiaravano altresì la loro disponibilità per un eventuale approfondimento.
Considerato che tali movimenti, come da loro stessi precisato nella suddetta nota, si collocano nell'ambito delle associazioni di volontariato e che come tali esplicano la loro attività in completa autonomia, senza peraltro con ciò voler escludere la possibilità del loro inserimento nell'ambito dell'attuazione della recente Legge Regionale sul Volontariato stesso, si ritiene che il documento presentato contenga alcune utili osservazioni che sono state attentamente valutate dai servizi e dalle Commissioni tecniche dell'Assessorato Sanità e Assistenza.
Attualmente infatti un sottogruppo della Commissione per l'attuazione dell'Allegato 12 della L.R. 7/82 sta valutando i dati concernenti l'I.V.G.
del 1982 che seppur ancora incompleti hanno già evidenziato aspetti che necessitano di ulteriore elaborazione.
Tale attività, iniziata da circa 2 mesi, prefigura la costituzione di un gruppo di lavoro stabile che, non appena le procedure del sistema informativo saranno portate a regime, costituirà una sorta di osservatorio del fenomeno che ovviamente potrà avvalersi di tutte le collaborazioni anche esterne di cui riterrà opportuno.
Nell'ambito della ricerca finalizzata verranno privilegiati progetti che approfondiscono la conoscenza del fenomeno I.V.G. e delle problematiche ad esso connesse; attualmente l'apposita Commissione sta valutando le proposte di progetti presentati per il 1983.
Riguardo agli aspetti economico sociali ed assistenziali che possono aiutare a rimuovere le cause di richiesta di I.V.G. si ritiene che una corretta programmazione dei servizi socio-assistenziali nell'ambito delle Unità socio-sanitarie locali ai sensi della L.R. 20/82, favorisca indubbiamente l'attuazione di iniziative in tal senso, tenuto conto che il fenomeno aborto non può essere considerato isolatamente ma è strettamente correlato ad una serie di condizioni socio-culturali ed economiche all'interno delle quali (e accettate le quali) diventa purtroppo spesso una necessità.
A tale proposito si ritiene assolutamente erronea l'interpretazione restrittiva data alla legge regionale 7/82 secondo la quale si è fatta una scelta sanitaria sui consultori familiari. Infatti, nel considerare superata la struttura consultoriale a sé stante dislocata solo laddove le UU.SS.SS.LL. l'avessero ritenuta necessaria, si è voluta privilegiare la metodologia di intervento consultoriale prevedendo le attività ad essa connesse e considerate di base, a livello di tutti i distretti.
E' peraltro noto che la L.R. 7/82 all'Allegato 2, concernente l'attivazione dei distretti socio-sanitari, lungi dal dare ad essi una connotazione esclusivamente sanitaria prevede che proprio a questo livello debba essere prevista l'integrazione tra l'intervento sanitario e quello socio-assistenziale che si espleta attraverso l'attività dell'intera equipe territoriale di base di cui fanno parte tutte le figure professionali sanitarie e socio-assistenziali.
In relazione ad aspetti più specifici, quali la valorizzazione del colloquio inteso alla dissuasione ad abortire, si ritiene che tale aspetto debba essere affrontato in termini più corretti in modo che nell'assoluta e irrinunciabile salvaguardia della libertà di scelta della persona, sia comunque garantita una corretta ed approfondita informazione non solo sui problemi specifici legati alla richiesta di I.V.G., ma anche sulle diverse valutazioni che possono essere fatte su tale scelta; senza peraltro dimenticare il dettato della legge 194/78 all'art. 2. In tal senso quindi appare più corretta una valida azione di educazione sanitaria a tutta la popolazione intesa come generale incremento dell'autodeterminazione cosciente e responsabile, e di valutazione critica degli interventi proposti dai servizi socio-sanitari, piuttosto che la "dissuasione" all'aborto.
La prevenzione quindi del fenomeno I.V.G. e la sua diminuzione obiettivi prioritari della legge regionale 7/82 possono essere perseguiti in tale direzione senza tuttavia dimenticare che l'obiettivo ultimo della Regione è il conseguimento di un migliore stato di benessere generale della popolazione e del suo mantenimento, all'interno del quale si pu ragionevolmente presumere che l'abortività possa diminuire nella considerazione che la necessità di ricorrere all'aborto è sintomo di disagio più che causa di disagio.
In riferimento alla supposta discriminazione degli obiettori di coscienza nelle strutture pubbliche, fermo restando che in Piemonte tale discriminazione non si è mai verificata, è peraltro indubitabile che il Servizio Sanitario pubblico deve in ogni situazione garantire al cittadino il diritto di avvalersi di una prestazione prevista da una legge dello Stato.
Nel ribadire quanto già precisato, si ritiene infine che ogni forma di volontariato che si prefigga di aiutare le maternità difficili, in linea con gli obiettivi regionali, potrà trovare forme di collaborazione e di sostegno da parte della Regione, e ogni Associazioni ha completa autonomia per promuovere e diffondere nell'opinione pubblica principi di solidarietà umana.
In relazione al processo di riconduzione delle attività consultoriali nell'ambito dell'attività di base previste nel distretto socio-sanitario si sottolinea che nell'ambito dei programmi di attività e di spesa (ex art.
18 L.R. 7/82) le UU.SS.SS.LL. devono definire le modalità con le quali si intende avviare tale processo e quantificare il carico di lavoro previsto e il fabbisogno di personale necessario.
Conseguentemente la verifica regionale sul processo d'integrazione e di riorganizzazione avviene non tanto sull'esistente, che è in costante evoluzione, ma piuttosto sui programmi che le UU.SS.SS.LL. adottano per il triennio.
E' tuttavia da rilevare che sulla base dei dati del primo semestre 1983 il numero dei "Consultori" intesi come sedi in cui vengono espletate le attività previste dalle leggi 405 e 194 sono 251 rispetto alle 198 rilevate alla fine 1981.
Ciò non deve essere inteso come aumento di 53 Consultori bensì come effettiva tendenza a maggiore diffusione dei punti in cui si espleta l'attività, a conferma quindi delle linee di cui sopra e all'avvio del processo di distrettualizzazione delle attività di base nei circa 300 distretti socio-sanitari previsti nella Regione Piemonte. Va infatti rilevato che l'avvio dei distretti in tutto il territorio piemontese si sta attuando prevalentemente attraverso la distribuzione e la riorganizzazione sul territorio delle attività di base afferenti al progetto materno infantile di cui all'allegato 12 della L.R. 7/82.
Per quanto concerne le attività di informazione sanitaria rivolte alla popolazione giovanile si rimanda a quanto più sopra esplicitato, mentre per quanto riguarda la formazione e l'aggiornamento del personale operante nei servizi si sta elaborando un programma specifico che affrontando tutte le problematiche connesse all'attuazione del progetto obiettivo di cui all'art. 12 della L.R. 7/82, raggiunge lo scopo di organizzare l'attività degli operatori orientata per problemi e di porre come problema prioritario la ricerca delle cause di rischio e la loro prevenzione.
Riguardo all'opportunità di promuovere le attività divisionali di day hospital per l'attuazione della L. 194/78, si rileva che dagli ultimi dati pervenuti all'Assessorato risulta che su 41 presidi ospedalieri in cui si effettua l'I.V.G. in 15 l'intervento si effettua con degenza contenuta entro 12-15 ore, in 13 con degenza non superiore alle 24 ore e nei restanti 13 non supera di norma i 2 giorni.
Pertanto fermo restando l'autonomia dei responsabili di reparto nello stabilire la durata della degenza, nel settore specifico dell'I.V.G. il sistema di degenza giornaliera è di fatto pratica comune, ogni qualvolta ovviamente, non sussistano controindicazioni.
E' comunque da sottolineare che è nell' ambito della riorganizzazione e razionalizzazione delle attività svolte nelle divisioni di ostetricia e ginecologia e di pediatria, anche in relazione a quanto sarà definito da provvedimenti statali, si dovrà tenere conto della necessità di privilegiare tutte le prestazioni che possono essere svolte in regime di day hospital.
In relazione alle richieste di dati sulle attività consultoriali tenuto conto che i dati riferiti al 1983 non sono ovviamente completi, e che quindi verranno elaborati nel corso dell'84 per giungere a sintesi complessive, si fa riferimento ai dati 1982. Va però precisato che alcune UU.SS.SS.LL. non avendo attivato compiutamente il sistema informativo hanno inviato dati parziali o inesatti e che pertanto è in corso da parte degli uffici regionali e da parte del CSI un lavoro di recupero e di correzione che potrà essere completato nei primi mesi del 1984.
Tale osservazione assume particolare rilevanza per quanto concerne i dati dell'UU.SS.SS.LL. 1-23 che sono attualmente in fase di elaborazione sia per quanto concerne l'attività complessiva 1982 sia per quanto concerne il primo semestre 1983.
Pertanto sulla boe di tali considerazioni si ritiene che per fornire un quadro sufficientemente significativo dell'attività consultoriale si debba fare riferimento solo a dati certi e attendibili che rappresentino un "campione", sia pure molto ampio, e a tal fine si sono quindi considerate 26.276 prestazioni erogate nell'ultimo trimestre 1982 in 53 Unità sanitarie locali (esclusa L'UU.SS.SS.LL. 1-23).
Tali prestazioni sono state suddivise secondo una classificazione che mette in evidenza l'intervento prevalente, pur tenendo conto che la metodologia consultoriale rende pressoché impossibile differenziazioni nette proprio per la peculiarità che la contraddistingue dalla metodologia ambulatoriale o di settore. L'approccio globale ai problemi dell'utente (che nello specifico settore spesso è costituito dalla coppia o dall'intero nucleo familiare) e la messa in atto di interventi articolati a scopo preventivo e curativo il più delle volte contemporanea, rendono non solo difficile ma artificiosa la definizione e ancor più la quantificazione delle attività preventive rispetto alle altre.
Ciò premesso, all'interno del campione esaminato II semestre 1982, 53 UU.SS.SS.LL., 26.276 prestazioni si rileva la seguente distribuzione: ginecologia 32,6% 8.571 contraccezione 27,99% 7.355 gravidanza 11,96% 3.145 prevenzione tumori 11,06% 2.908 I.V.G. 6,27% 1.649 psicologia e psicoterapia 5,46% 1.436 interventi assistenziali 2,76% 726 fecondità 0,76% 201 consulenza legale 0,44 % 118 genetica 79 sessualità 75 consulenza prematrimoniale .13 Osservazioni analoghe a quelle precedenti si possono porre per quanto concerne l'attività informativa che costituisce momento essenziale di quella preventiva e che, unitamente a quest'ultima, è alla base del metodo consultoriale caratterizzandolo e differenziandolo da altre metodologie d'intervento.
I dati riportati evidenziano comunque che le prestazioni erogate lungi dal consistere prevalentemente, come si tende spesso ad affermare all'adempimento delle procedure per si configurano come interventi complessivi e articolati in aderenza sia a quanto previsto all'Allegato 12 della Legge di Piano socio-sanitario sia a quella che rappresenta l'effettiva domanda della utenza.
Relativamente al personale operante nell'attività consultoriale, si possono fornire i seguenti dati: medici generici 176 medici ostretrico-ginecologi 161 ostetriche 171 infermieri professionali 173 assistenti sociali 168 psicologi 165 I dati di cui sopra si devono intendere come presenze a tempo parziale di personale nelle rispettive qualifiche non come numero effettivo di operatori.
A tale proposito vanno peraltro poste alcune osservazioni in quanto i recenti provvedimenti nazionali in materia di sanità hanno avuto ripercussioni nel settore in oggetto sia per l'impossibilità di rinnovare i rapporti di convenzione o consulenza, con personale non previsto nelle piante organiche sia per la difficoltà ad assumere nuovo personale.
Si rende quindi necessario e urgente, al fine di garantire almeno il mantenimento degli attuali livelli di prestazione, l'adozione di provvedimenti legislativi nazionali che consentano sia la proroga delle convenzioni in atto sia la possibilità di inserire nelle piante organiche gli operatori di cui sopra, riconducendo prestazioni spesso parcellizzate e distribuite in modo incongruo in rapporti di lavoro dipendente che consentano la razionalizzazione e la riorganizzazione dei servizi di base.
Per quanto riguarda i dati concernenti le attività dell'area torinese dei quali come si è detto si sta ultimando l'elaborazione, si può fornire la situazione concernente il numero degli operatori aggiornata al 30/11/1983: 18 medici con presenze di 15 h alla settimana 5 medici a rapporto dipendente a tempo determinato di 28 h e mezzo alla settimana per un totale complessivo di 412 h alla settimana di attività medica. I medici di cui sopra sono specializzati o specializzandi in ostetricia e ginecologia.
12 infermieri professionali 4 ostetriche 4 assistenti sanitarie gli operatori di cui sopra sono tutti dipendenti operanti nei 22 consultori di Torino a tempo pieno.
E' da rilevare che le attività consultoriali di Torino, collocate a livello circoscrizionale, possono avvalersi qualora sia necessaria la pluridisciplinarietà d'intervento, della collaborazione con le attività consultoriali pediatriche e con le equipe territoriali socio-assistenziali di neuropsichiatria infantile e di salute mentale al fine di garantire la globalità di intervento previsto dalle leggi 405/75 e 196/78.
Sussistendo per ora la collocazione presso i poliambulatori delle attività ostetrico-ginecologiche, in attesa della loro ridistribuzione nell'ambito delle attività consultoriali, le prestazioni ginecologiche e i controlli di gravidanza sono ancora in gran parte demandati a tali presidi.
E' evidente che questa organizzazione non risponde compiutamente n allo spirito delle succitate leggi né al modello organizzativo prefigurato dalla Legge Regionale 7/82 ma è tuttavia da rilevare che anche in questo settore solo il definitivo assetto dell' UU.SS.SS.LL. 1/23 e la conseguente individuazione dei distretti, potrà consentire un'effettiva ricollocazione e una nuova operatività di tutti i servizi territoriali.
In conclusione si può affermare: 1) che le problematiche connesse all'I.V.G. sono oggetto di particolare attenzione nell'ambito del lavoro della Commissione per il Progetto Materno Infantile ed in particolare del sottogruppo che approfondisce i temi della tutela della salute della donna. Tale gruppo si raccorderà con le Associazioni e i movimenti che si pongono l'obiettivo di prevenire il fenomeno abortivo. Pertanto anche il Movimento per la Vita sarà coinvolto non appena si avrà una prima elaborazione dei dati di cui si è riferito prima 2) che è opportuno ricordare come nell'ambito della campagna ministeriale "Azione Donna" le iniziative dell'Assessorato hanno privilegiato due aspetti: prevenzione dell'aborto e prevenzione e diagnosi precoce dei tumori femminili. Si ritiene che questi obiettivi si debbano perseguire attraverso due linee direttrici a) educazione sanitaria b) formazione permanente degli operatori sanitari e sociali del settore materno infantile 3) che nell'ambito dell'educazione sanitaria sta per essere diffuso un quaderno concernente i temi specifici della contraccezione, gravidanza menopausa. Di prossima pubblicazione uno sulla prevenzione e diagnosi precoce dei tumori. Ancora nell'ambito delle iniziative di educazione sanitaria, uno dei film prodotti dal terzo canale per la Regione Piemonte che è stato in programmazione in questi giorni, è dedicato agli obiettivi del progetto materno-infantile: maternità responsabile, tutela della gravidanza, parto e primi anni di vita del bambino.
L'utilizzo dei mezzi di comunicazione di massa si ritiene possa essere un momento dell'azione di educazione permanente nei confronti di tutta la popolazione in linea con i concetti esposti.
4) accogliendo il recente suggerimento della V Commissione Consiliare il sottogruppo di lavoro che si occupa dei problemi concernenti l'I.V.G.
dovrà organicamente contribuire agli approfondimenti specifici che il Servizio di osservazione epidemiologica sta programmando.
5) alla luce dell'esperienza di questi ultimi anni si ritiene che il sistema informativo relativo alle attività consultoriali e all'applicazione della L. 194/78 debba essere rivisto per snellire e rendere maggiormente significative le informazioni e a tale proposito è in corso una revisione degli strumenti di rilevazione (schede 13, 20, 21 e 22 del SIS).
6) il processo di trasformazione tuttora in itinere a seguito dell'applicazione della L. 833/78 e della Legge di piano socio-sanitario e degli ultimi provvedimenti in materia di sanità hanno indubbiamente influito, per alcuni versi positivamente per altri meno, sul processo di riconversione delle attività in oggetto e conseguentemente si ritiene prioritario per salvaguardare l'aspetto qualitativo delle prestazioni e l'aderenza al dettato legislativo l'avvio di programmi di formazione e di aggiornamento per tutti gli operatori, che peraltro è già in fase di avanzata elaborazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Nerviani.



NERVIANI Enrico

La risposta data dall'Assessore Bajardi è stata particolarmente ampia e può costituire un interessantissimo punto di partenza per le riflessioni e le attività future nel particolare campo dell'attività sanitaria ed assistenziale.
Non è stato spiegato il motivo del ritardo con cui si è disposto ad una richiesta peraltro caratterizzata da forti disponibilità dei Movimenti della Vita e dei centri di Accoglienza alla Vita. Siamo tuttavia contenti di avere provocato qui formalmente il riscontro richiesto.
Sarò grato all'Assessore Bajardi se stamattina stessa potesse darcene il testo. Prima lo si ha, prima si può lavorare anche nel senso da lui suggerito.
Vorrei cogliere l'occasione per fare rapidissime riflessioni sul tema dell'aborto che è stato lievemente messo in ombra in questi ultimi tempi un'ombra che non si addice alla gravità del fenomeno, così come è stato recentemente rilevato.
L'interrogazione e in particolare la lettera dei Movimenti per la Vita e dei Centri di accoglienza alla vita hanno anticipato la diffusione dei dati sulla interruzione volontaria della gravidanza in Italia ed in Piemonte. Se questi fossero stati noti allora, i toni della richiesta e quelli dell'interrogazione sarebbero stati ben più allarmati. In realtà c'è di che preoccuparsi e di che addolorarsi. Il rapporto più alto di abortività in Europa si registra in Danimarca, seguita dalla Svezia, dalla Norvegia e dall'Italia (398 aborti ogni 1000 nati in Danimarca, 277 aborti ogni 1000 nati in Italia). I dati dell'Europa orientale sono ancora molto più gravi.
La comparazione è fatta a livello di paesi interi perché se il confronto fosse stato fatto tra gli altri paesi europei e le nostre singole regioni, il primato di alcune di esse sarebbe incontestabile. In Emilia il rapporto è di 821 su 1000, in Liguria è di 633. Il Piemonte non è molto da meno: a fronte del rapporto 398 per 1000 del Paese più abortista d'Europa presenta infatti un rapporto di 582 a 1000, cioè a dire che in rapporto alla nostra Regione i dati dei Paesi nordici impallidiscono e che il problema aborto è grande due volte rispetto alla media del nostro Paese. Ho detto queste cose non avendo alcuna intenzione di rinverdire tensioni ideologiche o per richiamare presunte ragioni facilmente definibili "di parte". Le ho dette con lo stesso spirito con cui un tenace assertore della validità della legge 194, il giornalista Enrico Finzi, ha concluso su "Il Giorno" il commento sui dati citati e recentemente diffusi attraverso il rapporto per il 1981 pubblicato a cura dell'Istituto Superiore di Sanità.
Queste le sue parole: "il fenomeno è destinato ad ingrandirsi. La progressiva omologazione socio-culturale di tutto il nostro Paese non pu fare dell'Italia, nel giro di un decennio, uno dei tre-quattro Paesi in testa alla classifica planetaria degli aborti". E Finzi parlava dell'Italia, il cui rapporto di abortività è 277/1000 e non del Piemonte dove questo rapporto è doppio. Il giornalista aggiungeva: "... il che mentre costituirebbe un'aspra sconfitta ulteriore per il mondo cattolico non credo che costituirebbe una vittoria per quello laico, non particolarmente interessato ad occidentalizzare il Paese chiudendo la piaga degli aborti clandestini, ma pagando pedaggi salatissimi in termini di irresponsabilità e di infelicità delle donne e pure dei loro partners non egoisti".
Il tema è di nuovo drammaticamente posto, ma questa volta non deve essere eluso. Le richieste dei Movimenti per la vita e dei Centri di accoglienza alla vita sono nella lettera e nello spirito del piano sanitario della nostra Regione ed è stato facile per gli interroganti farle concretamente proprie anche per le caratteristiche di realizzabilità che le proposte contengono. L'assunzione e l'assolvimento di un serio impegno, che peraltro stamattina mi è sembrato manifestato da parte della Giunta, a costituire un osservatorio del fenomeno dell'aborto, ad individuare sollecitamente interventi di tipo economico-sociale ed assistenziale, che possono aiutare la madre a rimuovere talune cause di aborto, con iniziative concrete, a superare l'ottica nella realizzazione dei consultori della scelta sanitaria, che stamattina è stata dichiaratamente negata, a promuovere una incisiva campagna di sensibilizzazione dell'opinione pubblica alla accoglienza alla vita e non soltanto all'uso dei contraccettivi ed alla solidarietà umana e sociale, diranno che si è creduto in quello che fu scritto e in quello che si afferma. Mi si consenta di dire che un po' di sottovalutazione delle richieste che gli interroganti in sede di Commissione avanzarono proprio su questo tema e partendo dalle sollecitazioni dei movimenti per la vita c'è stata. Al momento del riparto delle somme previste per la spesa corrente a destinazione vincolata chiedemmo di inserire nelle rispettive voci della ricerca finalizzata dell'educazione sanitaria, dei convegni e delle mostre, del progetto materno-infantile, impegni e spirito delle cose che riteniamo largamente condivise.
Il tempo stringente ha forse dissuaso gli estensori della delibera dal modificarla o dall' integrarla come era stato richiesto. Ci è parso tuttavia di intendere che nel nuovo riparto le sollecitazioni a fare del tema dell'aborto punto di programma importante avrebbero trovato opportuno spazio.
Se così fosse ne saremmo lieti e io personalmente lo sarei in particolare. Ripeto, non per ragioni di schieramento, ma di civiltà se civiltà vuol dire rispetto di ogni vita, vuol dire aiuto a chi ha il dono talvolta gravoso di trasmetterla.
Ancora un pensiero. Diciamo spesso che avremo tra breve una società di anziani. Più triste sarebbe avere una società il cui dato eccellente è quello degli aborti che addirittura possono superare come numero i nati vivi. Questa è la direzione in cui ci stiamo muovendo in Piemonte.
Come la condizione femminile, che la legge 194 ha ritenuto di difendere, esca elevata da un quadro così dipinto proprio non si riesce a capire. Ben diverse saranno tuttavia le prospettive se assieme cercheremo pur nel quadro legislativo vigente, tutti gli spazi percorribili che evitino alla donna non solo l'avvilente condizione dell'aborto clandestino ma anche la sofferenza che deriva dal vedere dolorosamente interrotto un processo di vita che in lei è cominciato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Acotto.



ACOTTO Ezio

L'esauriente risposta che l'Assessore ha fornito alle diverse interpellanze presentate su questo argomento, ci dà modo di sottolineare alcuni aspetti che stavano alla base dell'esigenza da noi avvertita di presentare l'interpellanza medesima e di collocare quindi all'interno di un dibattito, sia pure limitato su questo tema, alcune considerazioni su un problema rispetto al quale la nostra sensibilità è certamente molto viva.
Questa sensibilità sarebbe stata interpretata in maniera più efficace dalla collega Livia Turco che personalmente segue queste problematiche, ma debbo scusare la sua assenza.
In linea generale continuiamo a considerare l'aborto come un male minore rispetto alla piaga della clandestinità e quindi consideriamo positiva l'applicazione della legge 194 che ha consentito di far emergere questo fenomeno prima relegato in una situazione di disperazione che soltanto in alcuni casi clamorosi emergeva sulla stampa o nelle cronache giudiziarie dei tribunali.
Il problema aborto ci porta immediatamente a considerare come aspetto strategico fondamentale l'impostazione preventiva.
A nostro avviso, è necessario aumentare presso i servizi esistenti alcuni metodi di intervento preventivo.
E' rilevante il tema dell'educazione sanitaria. Programmi operativi la Giunta ne ha già presentati e sono già in atto operazioni significative anche a livello territoriale.
Poniamo l'accento su due aspetti di questa tematica: l'educazione sanitaria alla coppia, e l'educazione sanitaria all'adolescente. Tutte le azioni di governo che vanno in questa direzione ci trovano consenzienti.
Poniamo inoltre l'accento sulle strutture, sull'attività consultoriale sulle prestazioni, sul personale.
Il Piano socio-sanitario regionale affronta correttamente questi temi.
Anche l'attività consultoriale avrà modo di esplicarsi in maniera compiuta ed efficace in quanto si attivino e funzionino i distretti.
Il distretto, secondo noi, è fondamentale e assume centralità anche rispetto a questo tema. Il Piano socio-sanitario pone il distretto come elemento essenziale per l'attuazione di una politica di programmazione nel campo sanitario e per l'attuazione di quei principi che stanno alla base della legge di riforma sanitaria.
Pesano qui le difficoltà derivanti dai tagli sulla finanza sanitaria e sul personale, ma pesa anche una non accresciuta attenzione nella comunità sul tema specifico dell'interruzione volontaria della gravidanza. Ritengo che questa minore attenzione su questo tema possa essere colmato anche a partire dal dibattito odierno.
Pesa inoltre quella che possiamo definire come crisi della partecipazione.
Tutti abbiamo presente come l'esperienza consultoriale, in molte realtà, fosse caratterizzata da una forte partecipazione; fu un momento di conquista da parte del movimento femminile di uno spazio di autogestione dei propri problemi. Siamo ora in presenza di fenomeni di crisi di questi fattori di partecipazione. Apro una parentesi: se riteniamo che il distretto possa avere un ruolo centrale, la partecipazione potrebbe essere intesa a livello del distretto e potremmo azzardare ipotesi e proposte.
Non voglio trascinare il discorso lontano dal tema specifico della nostra discussione, dico soltanto che è realistico immaginare la presenza diretta a livello di distretto, dei sindaci in quanto autorità sanitarie locali.
L'Assessore ha formulato delle proposte sulla formazione degli operatori del settore. Non possiamo dimenticare che una parte dei servizi consultoriali risente delle vicende concernenti la finanza locale e del blocco delle assunzioni, questione ancora diversa rispetto a quella sanitaria, che il sistema delle assunzioni ci deroga ci consente sia pur parzialmente di affrontare. Altre figure professionali, che sarebbero essenziali per una attività consultoriale completa non le possiamo per recuperare con la deroga; sono invece figure da prevedersi nelle piante organiche dei Comuni, ma sappiamo com'è difficile la situazione delle piante organiche dei Comuni.
Concludo ricordando che l'occasione odierna può essere una occasione molto importante per riprendere l'attenzione del Consiglio e della comunità regionale sul drammatico problema dell'aborto.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione del Consigliere Cerchio inerente la crisi della Soc. Cartonda di Caselle Torinese


PRESIDENTE

Interrogazione del Consigliere Cerchio, inerente la crisi della società Cartonda di Caselle Torinese.
Risponde l'Assessore Tapparo.



TAPPARO Giancarlo, Assessore al Lavoro

In risposta all'interrogazione del Consigliere Regionale Giuseppe Cerchio, finalizzata a conoscere le iniziative attivate e attivabili per risolvere in positivo la crisi della società Cartonda di Caselle T.se possiamo riferire quanto segue.
La società Cartonda opera nel settore cartario. Tutte le sue maestranze (attualmente 46 lavoratori) sono da sette mesi in Cassa Integrazione guadagni speciale. La ditta concesse, in differenti percentuali, anticipi sulla cassa integrazione speciale.
Le riunioni, svoltesi nel mese di ottobre, per cercare qualsiasi positiva soluzione della crisi, non pervennero ad alcun accordo, mentre la riunione unitariamente promossa dal Comune di Caselle, dalla Regione, dalla Provincia e dalle OO.SS. per il 25 novembre venne disertata dalla proprietà ed aggiornata, per conseguenza, al 29 novembre 1983. Durante quest'ultima riunione, presente finalmente l'Ing. Boggio (amm. unico della Cartonda) fu raggiunto un accordo sullo spostamento dal 30 novembre al 15 dicembre 1983 della data, fissata con lettera della Cartonda per recuperare gli anticipi sulla CIG da essa concessi ai lavoratori. Tale lettera, infatti, stabilisce il 30 novembre 1983 come ultimo giorno per la restituzione.
L'obbligo della restituzione deriva dal pagamento diretto dei salari attuato dall'INPS, ai lavoratori anziché all'azienda.
Alcuni lavoratori però, al 30 novembre, non avevano ancora ricevuto l'assegno o non potevano ancora riscuoterlo.
Nel rispetto di detto accordo, la restituzione degli anticipi potrà avvenire con le seguenti modalità: un terzo dell'importo degli anticipi verrà restituito in contanti al datore di lavoro e due terzi di esso da valere come anticipazione sulla propria liquidazione. Qualora il lavoratore ne faccia esplicita richiesta.
Su tutte le altre questioni (le più importanti) ovvero sul rispetto del contratto di lavoro, sulle garanzie per il futuro dell'azienda e per il posto di lavoro, l'Ing. Boggio si è ostinatamente rifiutato di trattare. E parlando in nome collettivo ebbe a dire che "non si sentono più di gestire questa attività!".
In sostanza la Cartonda sta vendendo le macchine; deve all'INPS 162 milioni di contributi per i quali chiese ed ottenne il condono e la possibilità di versarli in dieci rate, una delle quali già versata. Inoltre (lo disse l'Ing. Boggio) un gruppo toscano mostra, tergiversando, un tiepido interesse all'acquisto della Cartonda per la parte riguardante il reparto ondulatore. Per il reparto scatolificio le OO.SS. parlarono di un possibile acquirente di Chieri.
In entrambe i casi e senza rinunciare a percorrere tutte le strade per la ripresa lavorativa della Cartonda, la Regione, la Provincia, il Comune di Caselle stanno tentando di sapere quanto siano serie le intenzioni d'acquisto per sollecitare, eventualmente, il passaggio di proprietà, nel primario intento di consentire la sopravvivenza dell'unità produttiva e assicurare il posto di lavoro a tutti i lavoratori.
L'azienda ha ancora possibilità di stare sul mercato. Ha una situazione che rende estremamente difficile l'intervento della Regione e che merita una sottolineatura in quanto ha una dispersione di capacità produttiva sostanzialmente valida.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cerchio.



CERCHIO Giuseppe

Ringrazio l'Assessore per le affermazioni e gli sarò grato se potrà farmi avere copia della risposta.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione dei Consiglieri Nerviani e Borando inerente la Ditta INA Rullini di Momo (Novara)


PRESIDENTE

Interrogazione dei Consiglieri Nerviani, Borando, inerente la crisi della Ditta ma Rullini di Momo (No).
Risponde l'Assessore Tapparo.



TAPPARO Giancarlo, Assessore al Lavoro

Quest'Amministrazione è stata puntualmente informata della situazione di crisi, presso la ditta in questione, nei giorni scorsi da un intervento del Presidente del Comprensorio di Novara e dal Sindaco del Comune interessato per territorio.
In particolare si portava a conoscenza di una importante riunione del Consiglio Comunale avvenuto il 1 dicembre u.s. dove venivano affrontati in sede locale i problemi che pendono su questa realtà produttiva e le sue prospettive occupazionali.
Dai primi elementi raccolti emerge che la Direzione dell'Azienda abbia intenzione di ridurre le capacità produttive dello stabilimento di Momo con una relativa riduzione del personale o quanto meno messa in cassaintegrazione del medesimo.
La società è di tipo multinazionale e produce in più parti, quantità di prodotti che vengono importati, circa il 92 % mentre solo l'8 % viene prodotto in Italia. Risulta che lo stabilimento di Momo sia per tecnologicamente molto avanzato e che questi possa assumersi il carico di produrre a livelli ampiamente competitivi (per esempio con l'esclusiva realizzazione di uno o più cuscinetti dell' intera gamma) o se non altro possa parzialmente riconvertire le proprie attività per altre merci, dal momento che ancora di recente, investimenti per potenziare l'insediamento industriale locale, sono stati effettuati.
Ad ogni buon conto, è comunque indispensabile ottenere al più presto l'autorizzazione da parte CIPI dell'applicazione dei benefici della CIG Speciale per i dipendenti.
Infine, per verificare con maggiore precisione gli elementi sullo stato aziendale e le relative possibili prospettive questo Assessorato promuoverà per i prossimi giorni una consultazione delle parti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Nerviani.



NERVIANI Enrico

Sono soddisfatto della risposta. Per quanto riguarda la ma Rullini in questi giorni sembrano esservi alcuni spazi di azione. Per quanto piccola sia la realtà di Momo è opportuno che la Regione si muova convintamente sia per eliminare i problemi relativi alla Cassa integrazione Guadagni, sia per far sentire la sua voce alla proprietà. Non si escludono soluzioni produttive positive.


Argomento: Problemi generali - Problemi istituzionali - Rapporti con lo Stato:argomenti non sopra specificati

Interrogazione del Consigliere Chiabrando inerente l'esproprio in regione Bauducchi a Moncalieri


PRESIDENTE

Interrogazione del Consigliere Chiabrando inerente l'esproprio in Regione Bauducchi Moncalieri.
Risponde il Presidente Viglione.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Con riferimento all'interrogazione relativa al procedimento espropriativo per la costruzione di un canale colatore in regione Bauducchi dei Comuni di Moncalieri e Trofarello, si ritiene opportuno precisare che il ritardo nel pagamento delle relative indennità agli aventi diritto è imputabile alla complessità della procedura, che ha coinvolto non soltanto diversi uffici regionali, ma anche Enti esterni, quali i Comuni sopracitati (a uno dei quali è stato necessario richiedere la ripetizione degli adempimenti di sua competenza in quanto quelli eseguiti non erano rispondenti alla normativa in vigore) e l'Ufficio Tecnico Erariale.
A tutto ciò si è aggiunta la sentenza della Corte Costituzionale n. 223 del 15.7.1983, con la quale è stata dichiarata l'illegittimità costituzionale della legge 28.7.1980 n. 385. Poiché al momento si è in presenza di un gravissimo vuoto legislativo in merito ai parametri di determinazione dell'indennità prevista dall'art. 42 della Costituzione questa Amministrazione, consapevole delle legittime aspettative dei proprietari espropriandi e al fine di non procrastinare oltre il pieno soddisfacimento delle stesse, sta attualmente provvedendo tramite i competenti uffici, alla definizione per i procedimenti espropriativi ancora in corso di una indennità che verrà quanto prima comunicata ai proprietari interessati, invitandoli ad aderire alla cessione volontaria degli immobili, così come previsto dall'art. 12 della legge 22.10.1971 n. 865.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiabrando.



CHIABRANDO Mauro

Il Presidente normalmente è brillante, preciso ed esauriente. Oggi ha dato una risposta che non esito a definire brutta. E' un caso che si trascina da cinque anni ed è uno dei tanti esempi di inadempienze, di ritardo, di situazioni che contrastano con le affermazioni continue di efficienza che il Presidente è solito fare. Capisco che questi fatti sono avvenuti quando non era alla Presidenza della Giunta, però rimane il fatto che è un gravissimo problema che si unisce a tanti altri.
L'interrogazione non si riferisce soltanto al pagamento, ma riguarda anche il modo con cui è stata condotta la procedura. Si tratta di un canale che ha tagliato di traverso un'area e le canalizzazioni irrigue e le strade per cui la parte opposta non può più né accedere ai campi né irrigare. Il Presidente anche se all' epoca non era in carica deve assumersene le responsabilità perché altri fatti del genere abbiamo segnalato, come, per esempio, quello del pagamento per il risanamento del bestiame, le cui somme erano state depositate in banca, ma per dimenticanze gli agricoltori non sono stati avvisati e dopo mesi e dopo un anno i fondi sono tornati nelle casse della Regione e i pagamenti non sono stati fatti.



PRESIDENTE

Si attenga all'oggetto dell'interrogazione.



CHIABRANDO Mauro

Sto rilevando le gravissime situazioni che stanno avvenendo a danno dei cittadini che amministriamo. La gente non sa se siamo della maggioranza o della opposizione, ma sa che siamo Consiglieri regionali e che abbiamo delle responsabilità.
Chiediamo al Presidente di impegnarsi per porre rimedio a queste situazioni.


Argomento: Viabilità

Interrogazione del Consigliere Cerchio inerente la galleria di Pino Torinese


PRESIDENTE

Interrogazione del Consigliere Cerchio inerente la galleria di Pino Torinese Risponde l'Assessore Cerutti.



CERUTTI Giuseppe, Assessore ai trasporti

Con riferimento alla interrogazione in oggetto del Consigliere Cerchio si precisa che da informazioni assunte presso il Compartimento ANAS di Torino i lavori di sistemazione urgente della galleria di Pino Torinese sulla SS. n. 10 si sono resi necessari a seguito di crolli di materiale della calotta e proseguiranno presumibilmente sino al 23 dicembre con chiusura del Traforo dalle ore 21 alle ore 6.
Per motivi di sicurezza e incolumità della circolazione è tuttora necessario che durante i lavori si provveda Ma sospensione del transito per praticare iniezioni di cemento nelle caverne che si sono aperte al di sopra della calotta e per tale motivo si è preferita l'interruzione notturna meno pregiudizievole per il traffico.
Si procede inoltre al rifacimento dell'impianto di ventilazione in quanto quello in esercizio è giudicato insufficiente e troppo rumoroso.
Necessariamente durante le ore di chiusura del transito il traffico viene dirottato sulla vecchia strada del Pino Torinese.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cerchio.



CERCHIO Giuseppe

La chiusura a singhiozzo della galleria del Pino anche se si effettua nelle ore serali fino al mattino è di breve disagio per la pendolarità verso la metropoli torinese.
In questi ultimi giorni si sono verificati quasi quotidianamente degli incidenti anche mortali presso l'imbocco della galleria.
Inoltre si è verificato un incendio su uno scuolabus diretto a Chieri che per circostanza del tutto fortuita non ha coinvolto venti studenti.
L'intervento dei vigili del fuoco di Torino non è avvenuto prontamente proprio a causa del blocco della galleria.
Apprendiamo che si sta ripristinando il servizio di ventilazione, ma ritengo che sia opportuno farne uno nuovo.
Chiedo di avere la risposta scritta.



CERUTTI Giuseppe, Assessore ai trasporti

Infatti, viene fatto un impianto di ventilazione.


Argomento: Trasporti su ferro

Interrogazione dei Consiglieri Martinetti, Lombarti, Martini e Quaglia inerente i ritardi dei treni 1209 e 2154 (Cuneo-Torino) e 2160 (Savona Torino)


PRESIDENTE

In merito all'interrogazione dei Consiglieri Martinetti, Lombardi Martini e Quaglia inerente i ritardi dei treni 1209 e 2154 (Cuneo-Torino) e 2160 (Savona-Torino).
Risponde l'Assessore Cerutti.



CERUTTI Giuseppe, Assessore ai trasporti

I lavori in corso per il quadruplicamento Torino-Trofarello comportano indubbiamente disagi e inconvenienti. I rallentamenti cui sono soggetti i treni non favoriscono certamente un servizio già di per sé in condizioni talvolta tutt'altro che soddisfacenti.
I ritardi, soprattutto quelli dovuti alle difficoltà per accedere a Porta Nuova nella fascia che va dalle ore 6 alle ore 9, si ripercuotono di treno in treno, sommandosi e determinando quindi un aumento ulteriore del ritardo.
Per quanto riguarda le precedenze, esse vengono stabilite secondo l'effettiva necessità di circolazione, facendo quindi passare i treni che sono giunti per primi e che da più tempo attendono il segnale di via libera. Può altresì capitare che si decida di far passare invece un treno che viaggia in orario per evitare ritardi anche a quest'ultimo. Poiché il quadruplicamento è stato attualmente realizzato fino a Moncalieri, questa situazione si verifica in particolare a Trofarello.
Si potrebbe ovviare a questa necessità di scelta ma occorrerebbe posticipare l'orario di uno dei treni che giungono in contemporanea. Si verrebbe così a penalizzare stabilmente i viaggiatori di questo treno che come per quasi tutti quelli entranti nel Nodo di Torino nella fascia oraria suddetta, trasporta lavoratori e studenti pendolari.
Consci delle difficoltà che lavori delle dimensioni di un quadruplicamento comportano all'Azienda FS e convinti delle giuste esigenze dei viaggiatori, in particolare modo per quanto riguarda i pendolari questo Assessorato ha invitato le Ferrovie dello Stato a giungere ad una sempre migliore gestione del sistema ferroviario ed a fornire un servizio in grado di rispondere alle effettive necessità dell'utenza, attenuando i disagi per i lavori in corso ed eliminando quelli dovuti a mancanze e carenze strutturali, senza discriminare o penalizzare alcuno.
In quest'ottica verrà posta particolare attenzione alla situazione che dovrebbe crearsi con l'entrata in funzione della nuova stazione di Lingotto, in grado di ovviare, almeno in parte, ad alcuni dei problemi sollevati.
In ogni caso un effettivo salto di qualità nell'offerta e regolarità dei servizi potrà realizzarsi solamente con la definitiva sistemazione dell'intero Nodo di Torino.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Martinetti.



MARTINETTI Bartolomeo

Ringrazio l'Assessore per la sua risposta e per l'intervento che ha svolto presso le FF.SS.
Questa interrogazione segue ad un'altra presentata mesi fa e ne precede altre, se il problema non sarà risolto. Riteniamo giusto che l'Assessorato regionale ai Trasporti sia investito di questi problemi, quanto meno per l'opera di sollecitazione e di pressione che può svolgere.
Sono perciò soddisfatto dell'ampiezza della risposta e della serietà con cui l'Assessore ha valutato la nostra interrogazione. Non sono invece soddisfatto della risposta delle FF.SS. Non è possibile accettare la sistematicità dei ritardi su quelle linee.
Nell'interrogazione si era fatto cenno a lavori in corso sulla linea Torino-Savona nei pressi di Sale Langhe e Saliceto, oggi si fa riferimento al quadruplicamento delle linee all'ingresso della stazione di Porta Nuova la sostanza è che i treni partono già in ritardo, come stamattina che il treno è partito da Savona con 25 minuti di ritardo.
La mia interrogazione faceva seguito all' appello rivolto da numerosi pendolari al Compartimento delle FF.SS. i quali, in aggiunta ai comprensibili ostacoli derivanti dai lavori in corso nelle vicinanze di Torino, denunciano disfunzioni di altro genere relative al mancato rispetto degli orari alla fonte.
Raccomando di continuare l'opera di pressione defaticante, ma al servizio della cittadinanza, alla quale si annunciano possibili aumenti di tariffe e che pertanto, meriterebbe un servizio meno inefficiente.


Argomento: Trasporti su ferro

Interrogazione del Consigliere Chiabrando e interrogazione del Consigliere Bontempi, inerenti la linea ferroviaria Torino-Torre Pellice


PRESIDENTE

Interrogazione del Consigliere Chiabrando e interrogazione del Consigliere Bontempi inerenti la linea ferroviaria Torino-Torre Pellice.
Risponde l'Assessore Cerutti.



CERUTTI Giuseppe, Assessore ai trasporti

In merito ai disservizi segnalati dagli utenti nel pinerolese, questo Assessorato ha appurato che i treni menzionati, erano da tempo tenuti sotto controllo da funzionari delle Ferrovie al fine di individuarne le cause di tali disservizi. A partire dal giorno 5 dicembre, la direzione compartimentale ha adottato in tal senso provvedimenti per ovviare a ritardi e a composizione non sufficiente.
Pertanto al treno in partenza da Torino alle h. 17,33 è stata aggiunta una carrozza. Per quanto concerne i ritardi, oltre alle difficoltà derivanti dai lavori per il quadruplicamento della tratta Torino Trofarello, sono state individuate come possibile anche se parziale causa le operazioni di carico-scarico della posta e di merci nelle varie stazioni. In questo caso è stato disposto di fare effettuare le operazioni esclusivamente nel tempo disponibile nell'ambito della sosta di orario. Ad altri ritardi dovuti principalmente ad incroci con altri convogli o per ritardi che si ripercuotono inevitabilmente sui treni che seguono, non è possibile allo stato attuale, proporre iniziative in grado di eliminarli con certezza.
Molto probabilmente sarà possibile migliorare il servizio già con l'attivazione della stazione di Lingotto prevista per il mese di maggio del prossimo anno e successivamente con il completamento dei lavori per il quadruplicamento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiabrando.



CHIABRANDO Mauro

Non possiamo dire che la disfunzione sia da addebitare alla Giunta regionale perché la risposta dell'Assessore è tempestiva e lo ringrazio.
Spero sia frutto dell'impegno delle Ferrovie, oltre di quello della Giunta e che quindi qualcosa si farà ancora con l'entrata in funzione della stazione di Lingotto.
Attendiamo questi miglioramenti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Lo scopo dell'interrogazione era di provocare l'interessamento della Giunta pur sapendo che le responsabilità stanno altrove.
Anche in questo caso vi è una pressione forte di pendolari e di sindaci.
Mi dichiaro soddisfatto della risposta.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PETRINI



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Sartoris.



SARTORIS Riccardo

Desidero richiamare l'attenzione della Presidenza sulla interrogazione urgentissima presentata ieri relativamente alla assegnazione dei fondi FIO.
Stanno circolando voci secondo le quali il Ministero del Bilancio non accoglierebbe la proposta della Giunta regionale che era maturata in sede di I Commissione.



BONTEMPI Rinaldo

Anche noi siamo preoccupati delle voci che stanno circolando che mettono in forse l'impostazione decisa dalla Giunta. Quindi è opportuno avere queste informazioni anche per fare le valutazioni del caso.



PRESIDENTE

Delle preoccupazioni dei colleghi Consiglieri se ne fa carico anche la Presidenza.
Il Vice Presidente Marchiaro interpellerà il Presidente della Giunta per verificare se sarà possibile avere questa risposta nel pomeriggio.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

In merito al punto terzo all'ordine del giorno: "Comunicazione del Presidente del Consiglio regionale" rendo noto che hanno chiesto congedo i Consiglieri: Carazzoni, Ferrari, Ferraris, Picco, Testa.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

Sono stati presentati i seguenti progetti di legge: N. 346: "Modificazione alla legge regionale 21 agosto 1978, n. 54" presentato dalla Giunta Regionale in data 7 dicembre 1983 N. 347: "Modificazione alla legge regionale 28 agosto 1979, n. 51" presentato dalla Giunta Regionale in data 7 dicembre 1983 N. 348: "Norme di attuazione della legge 29 maggio 1982, n. 308: 'Interventi in materia di risparmio energetico e sviluppo delle fonti rinnovabili di energia'", presentato dalla Giunta Regionale in data 7 dicembre 1983 N. 349: "Integrazione alla legge regionale 30 ottobre 1979 n. 62 concernente 'Disciplina dei mercati all'ingrosso'", presentato dalla Giunta Regionale in data 14 dicembre 1983.


Argomento:

c) Mancata apposizione visto Commissario del Governo


PRESIDENTE

Il Commissario del Governo non ha apposto il visto: alla legge regionale del 3 novembre 1983: "Valorizzazione e sviluppo del volontariato nel settore sanitario e socio-assistenziale".


Argomento:

d) Deliberazioni adottate dalla Giunta regionale


PRESIDENTE

Comunico che le deliberazioni adottate dalla Giunta Regionale nelle sedute del 29 novembre 1, 6, 9 e 13 dicembre 1983 in attuazione dell'art.
7, l comma della legge regionale 6.11.1978, n. 68 sono depositate e a disposizione presso l'Ufficio Aula.


Argomento: Opere pubbliche

Esame progetto di legge n. 262: "Legge quadro in materia di opere pubbliche"


PRESIDENTE

Punto quarto all'ordine del giorno: Esame progetto di legge n. 262 "Legge quadro in materia di opere pubbliche" La parola al relatore, collega Simonelli.



SIMONELLI Claudio, relatore

La predisposizione di una legge quadro regionale in materia di opere pubbliche giunge a coronamento di un lungo lavoro di analisi della legislazione vigente, delle procedure amministrative e dei meccanismi di spesa, lavoro che ha impegnato diversi assessorati e servizi della Regione almeno a partire dal 1978.
Prescindendo, infatti, dalle considerazioni sviluppate sul tema delle opere pubbliche in occasione della presentazione e discussione dei Bilanci preventivi e dei Conti consuntivi, l'azione di revisione legislativa in materia si può far risalire alla delibera approvata dal Consiglio regionale in data 9.2.1978, che impegnava la Giunta ad avviare una verifica di funzionamento e, conseguentemente, una revisione della legislazione di spesa adottata dalla Regione Piemonte nel corso della prima e all'inizio della seconda legislatura. In adempimento a tale delibera la revisione del corpo legislativo regionale veniva avviata iniziando dal settore delle opere pubbliche, ritenuto significativo sia perché coinvolge i diversi livelli amministrativi operanti nella Regione, sia per l'incidenza diretta sul settore dell'industria edile e delle costruzioni, sia per la relativa disponibilità di dati e conoscenze e per la loro sempre relativa minore difficoltà ad essere analizzati in un contesto unitario e coerente. Fu così che venne presentato all'esame del Consiglio regionale un primo Documento per la revisione delle leggi regionali di spesa (Regione Piemonte "I Documento per la revisione delle leggi regionali di spesa" a cura di L.
Cappelli e S. Piperno Torino 1978), nel corso del 1978, subito seguito da un secondo Documento, dedicato all'analisi della L.R. 16 maggio 1975 n. 28 (Regione Piemonte "II Documento per la revisione delle leggi regionali di spesa. Analisi della legge regionale 16 maggio 1975 n. 28" a cura di L.
Cappelli e S. Piperno Torino 1978). Non deve stupire che sia stata proprio questa legge certamente una delle più avanzate espresse nel corso della I Legislatura ad essere per prima investita da un processo di affinamento e revisione: la materia delle opere pubbliche si veniva rivelando come una delle variabili più significative manovrabili dall'ente Regione - anche in funzione di sostegno della congiuntura -, mentre anche contemporaneamente prendeva corpo una intesa attività legislativa di settore in campo nazionale, che rendeva opportuno un adeguamento della corrispondente legislazione regionale (basti citare, tra le altre, le L. 584/77, 1/78 741/81 in tema di opere e lavori pubblici, e per i loro riflessi indiretti sul settore la L. 335/76 in tema di contabilità regionale, la L. 951/77 e seguenti sulla finanza locale, la L. 10/77 sull'uso dei suoi, ecc. Nella stessa direzione di stimolo ad una revisione normativa del settore agivano le Leggi regionali 43/77 in tema di procedure per la programmazione e 56/77 in materia urbanistica, mentre le stesse competenze della Regione venivano ampliate e definite con il D.P.R. 616/77).
Una prima proposta di modifiche organiche alla L.r. 28 venne presentata dalla Giunta regionale l'l1 marzo 1980 (Consiglio regionale del Piemonte Disegno di legge regionale n. 521 "Normativa in materia di opere e lavori pubblici" presentato dalla Giunta regionale in data 11 marzo 1980), ma decadde con la fine della legislatura e non fu successivamente ripresentata.
Venne invece proposta darla Giunta ed approvata dal Consiglio (divenendo la L.r. 45 del 9.11.1981) una modifica limitata all'adeguamento dei contributi regionali in conseguenza della nuova normativa introdotta dalla Cassa Depositi e Prestiti in tema di tasso di interesse e durata di ammortamento dei mutui.
Nel corso della III Legislatura, il tema di una revisione complessiva della legge è tornato di attualità, con la presentazione di ben due proposte di legge di iniziativa consigliare, la n. 112 del 22 giugno 1981 (su iniziativa dei Consiglieri Brizio, Sartoris, Genovese, Martinetti Petrini, Picco, Ratti del Gruppo D.C.) e la n. 149 del 17 settembre 1981 (da parte dei Consiglieri Biazzi, Bontempi, Ferrari, Valeri, Ariotti Ferro, Avondo, Bruciamacchie, del Gruppo P.C.I.), cui è infine seguito il disegno di legge n. 262, presentato dalla Giunta il 21 ottobre 1982.
Dopo una esauriente consultazione, un ampio e approfondito confronto in seno alla II Commissione e un'ultima serie di modifiche accolte o introdotte dalla Giunta, il testo della proposta di Legge quadro è stata infine approvata a maggioranza dalla Commissione stessa in data 9 Novembre 1983.
Mentre ci si appresta a suggellare con l'esame e l'approvazione da parte del Consiglio regionale una iniziativa così a lungo maturata in sedi diverse, pare opportuno menzionare ancora i contributi che seppure non direttamente finalizzati alla revisione della legge 28 hanno però segnato positivamente l'evoluzione legislativa, organizzativa e procedurale della Regione Piemonte in tema di opere pubbliche, sotto i vari profili amministrativi, territoriali e finanziari.
Intendiamo riferirci in primo luogo al filone che, partendo dalle previsioni della legge 10/77 istituiva i Programmi pluriennali di attuazione (P.P.A.), e dalla successiva normativa introdotta dalla L.r.
56/77 (in particolare agli artt. 33 e seguenti) ha condotto infine alla L.r., 11.8.1982 n. 17, che introduce all'art. 37 bis della citata L.r.
56/77 un nuovo strumento di programmazione comunale, il "Programma operativo delle opere e degli interventi pubblici" momento essenziale di raccordo tra la programmazione di spesa della Regione e dei Comuni l'attuazione degli strumenti urbanistici locali e la politica di opere pubbliche articolata sul territorio. Anche la definizione legislativa del Programma operativo ha concluso una lunga fase di acquisizione di dati e di sperimentazione, per approssimazioni successive, intesa a superare la tradizionale politica dei contributi "a pioggia", o comunque casuali, su semplice domanda degli enti, per sostituirla con un coerente disegno programmatorio, capace di raccordare l'utilizzo coordinato delle risorse finanziarie a disposizione della Regione e degli Enti locali, con il perseguimento delle politiche territoriali individuate nel Piano regionale di sviluppo, nei piani comprensoriali e negli strumenti urbanistici a livello locale. La successiva approvazione del modello del "Programma operativo" (disposta con delibera della Giunta regionale il 1° marzo 1983) ha consentito l'avvio in concreto della nuova procedura, che prevede la redazione, da parte di ogni Comune, di un "quadro di sintesi" (approvato con delibera di Consiglio comunale), contenente l'elenco e la stima dei costi di tutti gli interventi previsti nel periodo di validità del Programma stesso (da 3 a 5 anni), e di una "Scheda" analitica per ogni intervento infrastrutturale previsto per l'anno in corso, che sostituirà a tutti gli effetti le domande di contributo.
In sede di prima applicazione, la nuova procedura imperniata sull'inoltro del Programma operativo ha avuto una risposta estremamente sollecita da parte dei Comuni piemontesi; alla data del 10 novembre scorso ben 1.012 Comuni, pari all'84% del totale, avevano adottato il Programma. I dati finanziari aggregati per l'insieme dei programmi approvati, mostrano una previsione di spesa elevata (circa 2.000 miliardi nel triennio, di cui 995 nel 1983), con una forte incidenza degli interventi per infrastrutture (che coprono circa il 90 % della spesa prevista). In sede di prima applicazione i Comuni hanno trasferito nel nuovo strumento del Programma operativo il carattere di onnicomprensività già proprio delle tradizionali domande di finanziamento, non giungendo ancora ad operare una significativa selezione degli interventi. Occorrerà, perciò, che lo strumento sia ulteriormente affinato nella pratica dei prossimi anni. Tuttavia la nuova procedura imperniata su una valutazione complessiva delle risorse finanziarie a disposizione dei singoli enti, e non più soltanto sull'attesa dei finanziamenti della Regione è stata recepita in misura significativa se si pensa che la richiesta di contributo regionale rappresenta solo il 52 della spesa prevista nel triennio (il 57 %per quella prevista nel 1983): cioè valori altamente inferiori a quelli registrati nell'esperienza passata. In valori assoluti, rispettivamente oltre 1.250.000.000 e 560.000 milioni (cioè molto di più di quanto la Regione potrà effettivamente erogare, ma con uno scarto decisamente inferiore a quello registrato in passato sulla base della sommatoria delle singole domande comunali). Il dato è importante, perché testimonia dell'acquisita consapevolezza degli orientamenti ormai prevalenti in materia di finanza locale dove è finito il lungo predominio - nella gerarchia delle fonti di finanziamento delle opere pubbliche - dei trasferimenti da parte della Regione e si fa conto sulla nuova realtà, che vede un ventaglio più ampio di approvvigionamento di risorse (finanziamenti e contributi statali, fondi perequativi, risorse proprie degli enti locali, mutui erogati dalla Cassa Depositi e Prestiti e da altri organismi senza contributo regionale, finanziamenti BEI e fondi comunitari, ecc.) (i dati relativi alla prima applicazione dell'art. 37 bis L.r. 56/77 sono ricavati da "Regione Piemonte - Quadro riepilogativo dei dati finanziari contenuti nei Programmi operativi" a cura del Servizio Bilanci consolidati dall'assessorato alla Programmazione, testo dattiloscritto - Torino - Novembre 1983).
Così felicemente avviata, l'esperienza dei Programmi operativi potrà altrettanto felicemente proseguire se ne verrà intesa, a tutti i livelli l'importanza strategica tanto ai fini di una corretta politica di allocazione delle risorse, quanto alla necessità di un concreto raccordo tra politica urbanistica e territoriale, politica della spesa e riassetto organizzativo degli enti locali. Ma a ciò credo varrà la pena di dedicare un'apposita sessione conoscitiva e di dibattito, in Commissione e in Consiglio.
Qui gioverà solo rammentare i precedenti, cioè i successivi sforzi di conoscenza, prima, e di proposta, poi, che hanno negli anni scorsi preparato il terreno alla individuazione legislativa dei nuovi strumenti.
Cominciando dalle indagini sia dell'Assessorato alla Pianificazione e Gestione urbanistica (Regione Piemonte - Assessorato alla Pianificazione e gestione Urbanistica "Rapporto sulla pianificazione e gestione urbanistica in Piemonte" vol. 'Lo Stato delle infrastrutture sotterranee' - Torino 1980) sia dell'Assessorato alla Programmazione (Regione Piemonte - "Piano di sviluppo regionale 1977-80" - EDA-Torino 1977. Regione Piemonte "Indagine sulla capacità di spesa della Regione Piemonte dal 1972 al 1978" a cura di M. Zangola e P. Arione Torino 1979. Regione Piemonte Assessorato alla Programmazione "prime indicazioni per una ripartizione territoriale della spesa" Torino 1979. Regione Piemonte - Assessorato alla Programmazione "Nota sul problema dei Programmi pluriennali di attuazione degli Enti locali nel quadro della programmazione regionale comprensoriale" a cura di N. Casiraghi, C. Gagna, E. Giordano, F. Rossigno - Torino 1979.
Regione Piemonte - Assessorato alla Programmazione "Indagine sui progetti per opere di urbanizzazione primaria, secondaria e indotta: analisi per la programmazione della spesa regionale per opere pubbliche" a cura di N.
Casiraghi, C. Gagna, E. Giordano F. Rossigno - Torino 1980. G.F. Mossetto "La politica economica delle Regioni italiane" - F. Angeli - Milano 1980. P. Bondonio, G. Brosio, A.
Cassone, N. Dirindin, A. Gori, E. Luzzati, M. Rey "Il consolidamento regionale della finanza locale" - F. Angeli - Milano 1980) nel corso della seconda legislatura (a seguito delle quali la Giunta regionale, con delibera del 16 ottobre 1979 dispose la costituzione di un gruppo di lavoro interassessorile); per proseguire con la lunga serie dei documenti che hanno affrontato il tema, ora sotto l'angolo visuale della politica della spesa, mirando alla sua maggiore efficacia ed alla riduzione dei residui passivi (Regione Piemonte "Analisi della spesa regionale per settori di intervento" - Quaderno della Programmazione n. 9 - a cura di E. Occella e P. Arione - Torino 1980), ora sotto il profilo di un completo utilizzo delle potenzialità, programmatorie e gestionali, offerte dal nuovo strumento rappresentato dai P.P.A., mirando ad una coerente saldatura tra gestione urbanistica programmazione degli interventi e politica di bilancio, in una integrazione armonica tra la Regione e i livelli di governo locale (Regione Piemonte - Assessorato alla Programmazione e Urbanistica - "Riparto dei finanziamenti per acquedotti, fognature e sedi municipali ai sensi della L.r. 28/75 - Vol. I - Individuazione dei criteri" a cura di A. Peano, Bertone, D. Bonetto, O. Brunelli, F. Carniel, S. Di Vincenzo, S. Griffa, L. Marino, E. Palmesano - Torino 1981). Oltre all'attività di indagine e di ricerca qui richiamate, occorre ancora rammentare il contributo che la Regione Piemonte ha dato, fin dal loro avvio, alle rilevazioni predisposte dall'ISTAT in tema di opere pubbliche e di pubblica utilità (sulle quali il CSI Piemonte ha messo a punto un apposito programma) e da ultimo, per la costruzione dell'indice della produzione dell'attività edilizia. E' grazie a questa azione di progressivo approfondimento, proseguita per un periodo di tempo non breve e sulla base di un filone culturale e tecnico coerente, che ha visto impegnati collaboratori interni ed esterni della Regione, che il disegno di legge ha potuto gradualmente prendere corpo, prima con le ricordate modifiche alla L.r. 56/77 (e in particolare con l'introduzione dell'art. 37 bis), oggi con la definizione della Legge-quadro sulle opere pubbliche.



OBIETTIVI E CONTENUTI DEL DISEGNO DI LEGGE

Come già accennato, gli obiettivi fondamentali della proposta di Legge quadro in esame possono essere ricondotti ai seguenti: adeguamento della normativa regionale alle evoluzioni della legislazione nazionale in tema di opere pubbliche, anche in applicazione di direttive CEE, nonché in materia di finanza regionale e locale (oltreché di coordinamento con la stessa legislazione regionale successiva alla L.r.
28/1975 riferimento prevalente ed obbligato in materia di opere pubbliche in particolare con le due fondamentali leggi "programmatiche", L.r. 43 e 56) in questo contesto, raccordo della politica delle opere pubbliche con gli strumenti di programmazione e di pianificazione individuati dalla Regione Piemonte, in modo da fare della politica del settore un momento consapevole della strategia complessiva dell'ente, con riferimento sia alla politica di bilancio e di spesa, sia alla politica di valorizzazione e riequilibrio del territorio, sia ai raccordi istituzionali con le realtà sub-regionali; come ulteriore specificazione di tali obiettivi il disegno di legge mira a perseguire l'allocazione ottimale delle risorse secondo scelte programmatiche e tenendo conto dei diversi strumenti di piano, a livello regionale,comprensoriale e locale lo snellimento delle procedure e dei passaggi burocratici e la definizione precisa delle varie fasi dell'iter procedurale in modo da accellerare al massimo la realizzazione delle opre pubbliche, eliminando strozzature e passaggi inutili, evitando l'accumularsi di ritardi destinati a far continuamente lievitare i prezzi dando a tutti i soggetti interessati (enti locali, operatori, utenti) certezze sui tempi di realizzazione e sulle risorse finanziarie disponibili e sui relativi tempi di utilizzo in tale ambito, un maggior dispiegarsi delle autonomie locali attraverso deleghe di funzioni agli enti locali e riduzione del sistema complessivo dei controlli, in modo da valorizzare il ruolo di auto controllo e le responsabilità delle amministrazioni locali, riservando correttamente alla Regione compiti di innovazione normativa, indirizzo programmazione e coordinamento la definizione di un testo organico valevole per l'insieme delle opere e degli interventi pubblici, così da superare la frammentazione e settorializzazione conseguente all'approvazione di leggi e leggine particolari per ogni settore di competenza regionale, con diversificazione di procedure e meccanismi di finanziamento non giustificati da reali esigenze e fonte di disagio e di duplicazione di atti e procedure per gli enti locali in tale contesto, l'individuazione di norme fondamentali estensibili all'intero settore delle opere e degli interventi pubblici, ma inserite in un sistema sufficientemente elastico che avendo individuato la gamma degli strumenti amministrativi, organizzativi e finanziari di intervento opera in modo da consentire in concreto l'adozione delle scelte di volta in volta meglio rispondenti sia agli indirizzi della programmazione regionale, sia alle esigenze di tipo congiunturale che si pongono all'azione della Regione.
Conseguentemente a tali orientamenti, il disegno di legge in esame si pone come una vera "Legge-quadro" in materia di opere pubbliche sostituendo non solo la L.r. 28, ma tutte le leggi di settore approvate dalla Regione Piemonte (salvo per gli aspetti non in contrasto con la normativa ora proposta), e assume le caratteristiche di "Legge provvedimento", con contenuti organizzativi, procedurali e programmatori, e non quelli propri di una "Legge di spesa".
In effetti, le decisioni concrete che scaturiranno dai meccanismi previsti dalla Legge-quadro, troveranno la loro sede propria nei Bilanci di previsione, della Regione (che, dopo la riforma della contabilità regionale, hanno assunto il carattere di "Legge sostanziale di spesa" e sono perciò sede idonea per la definizione legislativa degli stanziamenti destinati ai vari tipi di interventi). Per quanto attiene alle decisioni di spesa dei soggetti diversi dalla Regione, esse saranno assunte in conformità alle leggi vigenti e nelle sedi proprie: i meccanismi procedurali e programmatori individuati dalla Legge-quadro mirano esclusivamente a garantire alla Regione una tempestiva ed adeguata conoscenza di tali flussi di finanza pubblica, al fine di poter esercitare il coordinamento programmatorio e finanziario previsto espressamente dall'art. 11 del D.P.R. 616. In altri termini, oltre al problema di un corretto e tempestivo utilizzo delle risorse finanziarie regionali destinate al finanziamento di opere pubbliche, occorre risolvere il problema di un coordinamento generale di tutte le risorse pubbliche che affluiscono nella stessa direzione, nell'ovvio rispetto dell'autonomia dei diversi soggetti operanti, ma senza rinunciare ad esercitare appieno il ruolo che per legge spetta in proposito alla Regione.
Proprio per questo motivo, la normativa in oggetto si applica a tutte le "opere e lavori pubblici e di interesse pubblico che si realizzano nel territorio regionale ad esclusione degli interventi di competenza dello Stato, con o senza intervento finanziario della Regione". Tale ambito di applicazione della norma del resto in analogia a quanto disposto da tutte le leggi approvate in materia dalle altre Regioni, sia a Statuto speciale che ordinario scaturisce logicamente oltre che dal richiamato disposto dell'articolo 11 del D.P.R. 616, dall'insieme delle competenze trasferite alle Regioni, prima con i decreti del 1972, poi con il D.P.R. 616 del 1977.
Non vi è dubbio infatti, che la materia delle "opere pubbliche di interesse regionale" prevista all' art. 117 della Costituzione e fatta successivamente oggetto dei citati decreti di trasferimento, coincida con l'insieme delle opere poste in essere dai vari soggetti istituzionalmente preposti alla loro realizzazione. La Relazione del Governo che accompagna il primo schema di decreto in attuazione della delega legislativa di cui all'art. 1 della L. 22.7.1975 n. 382 (che sarebbe poi divenuto il D.P.R.
616) si esprime in termini inequivoci sul punto in questione: "... è apparso più consono allo scopo di tale delega ridisegnare compiutamente il complesso delle funzioni amministrative di spettanza costituzionale delle Regioni, come comprensivo di quelle già trasferite e di quelle da trasferire. Ciò si è ottenuto mediante puntuali definizioni dei contorni delimitanti di ciascuna delle materie di attribuzione regionale relativamente alle quali tutte le funzioni amministrative si intendono trasferite alle Regioni senza necessità di specificazioni singolari ma con la reindicazione in eccezione tassativa di quelle che, secondo i criteri sopracitati, sono di attribuzione statale e subregionale..." (Camera dei Deputati - "L'attuazione della L. 382" - Supplemento al n. 3 del Bollettino di legislazione e documentazione regionale - 1977 - pag. 1003) e più oltre con riferimento alla materia delle opere pubbliche: "Il capo IV delinea nell'art. 49 (poi diventato art. 87) le funzioni in materia 'viabilità acquedotti e lavori pubblici di interesse regionale", individuandovi le strade a funzione locale, gli acquedotti interessanti l'ambito di una sola Regione, tutte le opere pubbliche che si eseguono nel territorio della Regione..." (Camera dei Deputati - ivi - pag. 1011). L'attuazione, in concreto, di interventi regionali nella forma di contributi finanziari a favore degli enti che realizzano tali opere pubbliche nel territorio regionale, non è perciò che uno dei modi possibili di esercizio delle mansioni trasferite alla Regione e irrilevante ai fini della delimitazione della sfera di competenza della Regione stessa.
Una diversa interpretazione - che collegasse la potestà normativa regionale all'avvenuto conferimento di un sostegno finanziario alla singola opera - avrebbe del resto la conseguenza abnorme di condurre ad una legislazione dai confini del tutto incerti, con destinatari indefiniti e mutevoli, ambiti di applicazione intermittenti secondo le disponibilità di bilancio e le concrete scelte compiute di volta in volta dall'ente: conseguenza, che, ovviamente, non può essere presa in considerazione poiché condurrebbe al caos normativo e alla stessa inapplicabilità della norma.
All'ambito di intervento così definito, corrisponde una pluralità di soggetti attuatori che - oltre alla Regione stessa - comprende tutti gli Enti pubblici operanti sul territorio, nonché consorzi e società miste, con una accezione che tende a non escludere nessun operatore istituzionalmente idoneo alla realizzazione di opere ed interventi pubblici.
L'intervento della Regione - che è stato oggetto di ampia discussione durante i lavori della II Commissione - si configura come possibile anche sulla base della normativa attualmente vigente, ma è parso opportuno normare con maggiore precisione l'ambito in cui si può esplicare, tanto a garanzia della maggiore efficacia dell'attività amministrativa, quanto a tutela di corretti rapporti con il sistema degli enti locali, naturali destinatari delle funzioni di amministrazione attiva e di gestione.
Il disegno di legge in esame circonscrive, perciò, l'ambito degli interventi diretti della Regione alle opere di interesse interregionale e regionale, rilevanti ai fini dell'attuazione degli obiettivi del Piano regionale di sviluppo.
Con ciò si pone un duplice limite all'intervento diretto: innanzi tutto sotto il profilo della rilevanza e complessità dell'opera e in secondo luogo richiedendosi che la stessa sia significativa per la programmazione regionale. E' anche previsto che l'intervento regionale possa avvenire per il tramite degli enti strumentali regionali: in questo modo si dà concreta attuazione al disposto dell'articolo 73 dello Statuto regionale che elencando tassativamente i possibili oggetti di attività degli enti e delle società a partecipazione regionale prevede l'ipotesi della realizzazione di opere pubbliche.
Al relatore non paiono esservi dubbi sulla legittimità dell'intervento diretto della Regione: la stessa previsione statutaria di "delega" agli enti strumentali non avrebbe senso, se la Regione non fosse titolare della potestà di realizzare direttamente gli interventi stessi.
Parimenti non possono esservi dubbi sulla opportunità di prevedere tale forma di intervento che può rivelarsi l'unica possibile in casi di progetti interregionali, di opere complesse finanziate con fondi statali e/o comunitari, di interventi realizzati attraverso convenzioni con amministrazioni statali, aziende autonome, ecc.
E' prevedibile che tali forme di intervento abbiano concreti sviluppi nei prossimi anni, in corrispondenza con la tendenza, difficilmente reversibile nel breve-medio periodo, alla riduzione del peso relativo delle risorse autonomamente manovrabili dalle Regioni e dalla crescita viceversa, dei fondi statali a destinazione vincolata, con fondi statali (come il FIO) destinati al finanziamento dei progetti regionali, dei finanziamenti attivali in sede CEE o BEI, ecc.
Precludersi l'accesso a tali forme di intervento - che possono presupporre la presenza necessaria della Regione come interlocutore diretto sarebbe imperdonabile imprevidenza.
Secondo le finalità programmatorie della legge, si sono delineati meccanismi di programmazione che, da un lato, hanno come punti di riferimento le fondamentali leggi regionali 43 e 56 del 1977, e dall'altro, gli strumenti di programmazione a disposizione degli enti locali, via via individuati sia dalla legislazione nazionale che da quella regionale, nel tentativo di operare uno stretto raccordo tra i diversi livelli istituzionali ed amministrativi.
Le procedure di programmazione fanno perno su di un "Piano pluriennale delle opere e dei lavori pubblici" di durata corrispondente al Piano regionale di sviluppo, (che contiene l'indicazione degli obiettivi, gli indirizzi generali, le priorità, l'individuazione dei soggetti, e il quadro di riferimento delle risorse disponibili) e su "Programmi di intervento annuali e pluriennali", che realizzano il Piano, attraverso l'indicazione concreta degli interventi dei soggetti attuatori, dei tempi, dei costi dell'impatto ambientale nonché del piano di finanziamento, contenente il riparto delle risorse tra i vari soggetti e tra i vari tipi di intervento finanziario.
Su questo punto, il disegno di legge innova radicalmente sulla legislazione precedente, prevedendo una gamma di interventi la più ampia possibile (dal contributo in conto capitale, al contributo in annualità alla prestazone di garanzie fidejussorie) per tutti i tipi di opere pubbliche, con percentuali di contributo che possono arrivare sino al 100 del costo totale. La scelta in concreto del tipo di finanziamento adottato e della misura del contributo concesso avverrà di volta in volta in sede di Piano pluriennale e di Programmi, per tener conto delle priorità individuate dalla Regione, dai Comprensori e dagli enti locali, dalle risorse finanziarie disponibili, dal costo del denaro e dalla possibilità ed opportunità di ricorrere a fonti di finanziamento esterne, delle scelte di politica finanziaria adottate a livello nazionale ecc.
La disponibilità della più ampia gamma di interventi e la flessibilità del loro utilizzo paiono condizioni essenziali per garantire il miglior uso coordinato delle risorse e la massima efficacia della spesa pubblica specie in un periodo caratterizzato da una capacità di spesa delle amministrazioni locali sempre più limitata.
Per queste stesse ragioni, l'intervento in annualità della Regione è previsto per le opere che non beneficiano dei crediti della Cassa Depositi e Prestiti o di finanziamento statale ai sensi delle norme sulla finanza locale, ad evitare il sovrapporsi di contributi a favore delle stesse iniziative, e per allargare il ventaglio delle realizzazioni possibili da parte degli enti locali.
In tal modo la manovra finanziaria della Regione diviene esplicitamente strumento aggiuntivo rispetto a quella posta in essere dagli altri centri pubblici di spesa, in modo particolare dall'amministrazione centrale: con questa divengono possibili ed auspicabili, forme di consultazione coordinamento, informazione (particolarmente importanti con la Cassa Depositi e Prestiti, soprattutto dopo la sua avvenuta riforma).
In questa logica programmatoria si colloca anche lo snellimento delle procedure e la conseguente valorizzazione del ruolo delle autonomie locali: si tenta, perciò, di realizzare una maggiore efficacia degli interventi attraverso una spinta alla riunificazione delle decisioni amministrative in materia di programmazione finanziaria, territoriale ed organizzativa.
Questa impostazione è costante nelle norme relative ai meccanismi per l'ammissione ai contributi (con il ruolo centrale svolto dal Programma operativo introdotto dall'art. 37 bis della L. 56/77), negli adempimenti dei soggetti beneficiari, nell'approvazione dei progetti nella disciplina degli appalti, dei controlli, dei collaudi. Laddove è parso possibile e giuridicamente corretto in tutti questi ambiti si è scelta la soluzione di demandare le responsabilità fondamentali agli enti locali, con una significativa riduzione dei poteri di intervento e di controllo della Regione.
Anche in funzione di questa scelta è stata profondamente rivista la natura del Comitato regionale per le opere pubbliche (CROP), suddiviso in sezioni, chiamato a sostituire tutti gli organismi consultivi esistenti in materia di opere pubbliche, destinato a trasformarsi da organismo prevalentemente di mero controllo tecnico-progettuale, a strumento anche di coordinamento e di promozione organizzativa. Ad esso vengono ricondotte funzionalmente le strutture tecniche dei Servizi Opere Pubbliche e Difesa del Suolo (già Geni Civili), che in tal modo recuperano alcuni aspetti importanti del loro ruolo originario di struttura promozionale, con elevate capacità progettuali.



ANALISI DELL'ARTICOLATO

Il disegno di legge si compone di 33 articoli, suddivisi in 5 titoli.
TITOLO I - DISPOSIZIONI GENERALI Il titolo I è relativo alle "Disposizioni generali" e definisce gli elementi essenziali della legge, gli obiettivi (all'art. 1), l'ambito di intervento (art. 2), i soggetti attuatori (art. 3).
Gli obiettivi richiamano l'esigenza di riformare, razionalizzare e snellire le procedure in materia di opere e lavori pubblici - secondo quanto già esposto - nell'ambito del disegno programmatorio che mira ad un equilibrato sviluppo del territorio regionale.
L'ambito di intervento - come già si è detto - individua il campo di operatività della Regione, in base alle competenze definite da ultimo con il D.P.R. 616 e stabilisce il raccordo con il sistema di programmazione individuato dalla L.R. 43. Da segnalare che fra gli interventi possibili vi è anche l'"acquisizione" di opere: questa norma consentirà la soluzione di problemi che si sono posti molte volte in passato agli enti locali, spesso impossibilitati - per la mancata previsione legislativa di contributo ad hoc - a compiere operazioni di restauro, recupero e trasformazione dell'esistente, che avrebbero comportato minore spesa rispetto alla costruzione dell'impianto corrispondente, contribuendo inoltre alla riqualificazione dell'ambiente.
I soggetti attuatori - come già ampiamente richiamato - vengono individuati estensivamente - in base alla loro potenzialità ad operare nel settore. Di particolare rilievo l'ultimo comma dell'articolo 3, che richiama le disposizioni dell'art. 11 del D.P.R. 616 in tema di coordinamento finanziario fra Stato, Regione ed enti locali, anche mediante lo strumento della convenzione.
TITOLO II - PROGRAMMAZIONE Il titolo II è relativo alla "Programmazione" e definisce contenuti e criteri per la formazione dei relativi strumenti.
L'art. 4 definisce le procedure ed individua i ruoli rispettivi della Giunta del Consiglio regionale, in coerenza con le disposizioni statutarie.
L'art. 5 definisce i contenuti del "Piano pluriennale delle opere e dei lavori pubblici", mentre l'art. 6 introduce i "Programmi di intervento annuali e pluriennali" che rappresentano la traduzione operativa del Piano pluriennale. La previsione dei contenuti dei Programmi è molto ampia, e consentirà al Consiglio regionale una piena valutazione della politica di intervento e di spesa della Regione nel settore, e nelle diverse realtà territoriali del Piemonte. Come ha rilevato la relazione della Giunta al disegno di legge, si prevede anche una valutazione di impatto ambientale per gli interventi che presentano una notevole incidenza sull'ambiente naturale, trasferendo sul piano normativo regionale le più recenti proposte di normative CEE.
Tanto il Piano che i Programmi sono aggiornati annualmente e sono sottoposti dalla Giunta entro il 31 ottobre al Consiglio, perché siano approvati entro il 31 dicembre. E' evidente la corrispondenza con i tempi di discussione dei Bilanci preventivi annuale e pluriennale.
L'art. 7 definisce i criteri di formazione dei documenti programmatici che devono utilizzare in modo coordinato ed integrato tutti gli strumenti previsti e disponibili: verifica dello stato di attuazione dei programmi precedenti, previsioni degli strumenti urbanistici locali, previsioni degli strumenti amministrativi, e in particolare del Programma operativo delle opere e degli interventi pubblici, previsioni dei programmi di intervento e di spesa predisposti dai Comprensori.
Il sistema delle autonomie concorre, così, in maniera essenziale, alla formazione dei documenti programmatici della Regione, dai quali scaturiranno poi le decisioni di spesa che a loro volti riverseranno in gran parte ancora sugli enti locali.
L'art. 8 fissa compiti e responsabilità della Giunta regionale - in gran parte per il tramite del Comitato regionale per le opere pubbliche in tema di attività di promozione e coordinamento per la preparazione dei documenti programmatici. Significativa la previsione dell'ultimo comma, che sancisce come compito permanente della Giunta la raccolta, l'aggiornamento e l'elaborazione dei dati fisici e finanziari relativi alle opere pubbliche (compito per altro già svolto come si è detto con lodevole impegno e scarsità di mezzi organizzativi dagli uffici regionali).
TITOLO III - OPERATIVITA' Il Titolo III tratta della parte più propriamente operativa dell'intervento in opere pubbliche.
All'art. 9 sono previste le modalità di intervento, compreso quello diretto della Regione, secondo l'illustrazione già fatta. Viene anche prevista la possibilità - del resto già in atto - che la Regione intervenga, su richiesta dei Comuni, in casi di somma urgenza o di pronto intervento.
L'art. 10 contiene l'elencazione dei possibili interventi finanziari demandando ai Piani e ai Programmi la qualificazione, la ripartizione e le modalità di concessione. L'art. 11 disciplina i contributi in conto capitale e detta norme innovative circa le procedura di erogazione (che seguono il sistema già proficuamente sperimentato in sede di attuazione della L.r. 38/78 e tiene conto delle proposte formulate in sede di consultazione specie da parte dell'Unione regionale dell'Edilizia). La normativa relativa alla fidejussione e ai contributi in annualità è contemplata all'articolo 12, mentre l'art. 13 prevede la concessione di contributi supplettivi, nei casi previsti dalla legge, con decisione della Giunta, e parere obbligatorio del CROP per importi superiori a 100 milioni o al 50 % del costo progettuale dell'opera. Ai fini della sollecita erogazione dei contributi supplettivi, che è condizione essenziale per fronteggiare la spirale inflattiva che tanto ha influito nel rallentare la spesa pubblica nel settore, è importante la norma che impone alla Giunta la previsione a Bilancio, nell'ambito degli appositi stanziamenti, degli importi necessari per tali oneri ulteriori (evitando così i ritardi dovuti alla necessità di provvedere a variazioni di bilancio, leggi di "slittamento" ecc.).
L'art. 14 prevede il concorso organizzativo - nelle forme della consulenza e anche dell'assistenza tecnico-amministrativa della propria struttura - da parte della Regione a favore degli enti locali; sono anche previsti incentivi per la costituzione e il potenziamento di uffici tecnici intercomunali, mentre è di grande significato il recupero di un ruolo specifico, corrispondente a consolidate capacità in alcuni settori delle opere pubbliche, da parte delle province, con le quali è previsto il convenzionamento, in un quadro di integrazione operativa tra i vari livelli amministrativi.
L'art. 15 - innovando radicalmente rispetto alla normativa vigente come si è detto - disciplina la procedura per l'ammissione ai contributi che per quanto riguarda i Comuni, si basa sul già citato programma Operativo di cui all'art. 37 bis L.r. 56/77, mentre per gli altri soggetti si fonda sulle leggi e sui piani di settore (e sulle relative procedure) nonché sul Regolamento di attuazione (che dovrà riempire gli eventuali "vuoti" normativi).
All'art. 16 sono disciplinati gli adempimenti dei soggetti beneficiari: in caso di mancato rispetto dei tempi, il contributo - dopo una diffida all'adempimento nei successivi 60 giorni - viene revocato.
La severità della norma è essenziale nella logica del provvedimento in esame, che si prefigge certezza di procedura e di tempi, per aumentare al massimo l'efficacia della spesa pubblica: e del resto è significativo che una norma sostanzialmente analoga fosse prevista tanto nella proposta di legge presentata dal Gruppo D.C. quanto in quella ad iniziativa del Gruppo comunista.
All'art. 17 vengono dettate norme in tema di appalti, nell'ambito di applicazione delle leggi vigenti. In particolare si richiama la legge 584/77 che adegua la procedura di aggiudicazione degli appalti di lavori pubblici alle direttive CEE, sottoponendo alle prescrizioni di cui all'art.
24 punto b) le opere aventi una particolare rilevanza, e cioè quelle di importo superiore ad 1 miliardo di lire e con tempo utile di realizzazione superiore a 300 giorni. Sono inoltre previste le ipotesi di affidamento a trattativa privata nelle ipotesi di urgenza e somma urgenza e negli altri casi consentiti dalla legge.
L'art. 18 è significativamente orientato ad accellerare le procedure di approvazione delle opere pubbliche. In linea generale, si stabilisce che i progetti stessi non vengano sottoposti ad alcun parere o approvazione da parte di organi od uffici dell'amministrazione regionale: la relativa responsabilità è piena e totale in capo ai soggetti attuatori. Fanno eccezioni a tale previsione i progetti delle opere igienico-sanitarie approvate con decreto del Presidente della Giunta regionale, (che necessitano perciò di una istruttoria preliminare, e sono sottoposti al parere dei Servizi Opere Pubbliche e Difesa del Suolo competenti per territorio) e i progetti particolarmente rilevanti, individuati dai piani e programmi di cui agli artt. 5 e 6 che sono sottoposti al parere del CROP.
Quest'ultimo può sempre venire attivato, su richiesta dei soggetti attuatori e deve rendere il parere - che non ha carattere vincolante entro 30 giorni.
L'art. 19 disciplina la materia della revisione dei prezzi contrattuali: sulla base dell' art. 1 della L. 741/81, viene reso obbligatorio il ricorso al programma di lavoro per le opere di importo superiore al miliardo di lire e con tempi di realizzazione progettuale superiore a 300 giorni. Come esplicita la relazione della Giunta al disegno di legge, tale programma, allegato al capitolato speciale, "... definisce lo sviluppo esecutivo dell'opera rapportando i tempi operativi all'effettivo svolgimento dei lavori stessi (dal momento iniziale in cui devono essere effettuate le installazioni dei cantieri e acquisite le aree necessarie, sino al compimento funzionale dell'opera) e prevedendo già tutti i parametri in funzione dei quali deve essere definito il tempo contrattuale.
Questi parametri comprendono sia quelli relativi all'andamento stagionale, sia quelli tipici, tra cui principalmente l'installazione del cantiere, le espropriazioni, le potenzialità dell'impresa, il grado di difficoltà dei lavori (ponti, viadotti, opere d'arte, ecc.).
Sulla base delle prime esperienze applicative di tali strumenti di programmazione, e di analoghe iniziative già avviate dall'ANAS, si potrà definire un programma di lavori tipo a chiarimento delle procedure da seguire e degli elementi da considerare".
Sempre per evitare rallentamenti nell'esecuzione dei lavori, l'ultimo comma dell'articolo 19 prevede che i progetti comprendano, tra le somme a disposizione dell'amministrazione, una quota per revisione prezzi.
L'art. 20 disciplina gli aspetti di pubblica utilità delle opere secondo il dispoto della L. 1/78.
Il tema dei collaudi è disciplinato dagli articoli 21 e 22. Anche in questo caso, la norma mira a valorizzare l'autonomia dei soggetti attuatori, ai quali è delegata la nomina del collaudatore. Il limite oltre il quale l'atto formale di collaudo è obbligatorio è elevato a 500 milioni.
Viene istituito l'albo speciale dei collaudatori, al quale possono essere iscritti professionisti iscritti ai relativi albi e in possesso dei requisiti prescritti, e dipendenti pubblici con requisiti analoghi, purch in ruolo da almeno 5 anni o in quiescenza da non più di 10. Con l'istituzione dell'albo (e l'approvazione dell'apposito regolamento) si offre agli enti locali un quadro omogeneo di riferimento; consentendo così il pieno e corretto esplicarsi della facoltà di scelta delegata agli enti stessi.
TITOLO IV - ORGANI CONSULTIVI Il titolo IV contiene previsioni relative al Comitato regionale per le Opere Pubbliche, alla sua struttura e al suo funzionamento.
Come si è già detto, il CROP profondamente rinnovato nella composizione e nei compiti assume un particolare rilievo, proprio in conseguenza dell'ampia delega prevista a favore degli enti locali, rispetto ai quali viene ad assumere compiti di coordinamento e di promozione, in aggiunta a quelli tradizionali, ed ora significativamente ridotti, di controllo.
All'art. 23 viene esplicitato che il comitato, la cui struttura funzionale verrà definita nell'ambito della legislazione sulle strutture regionali, si avvale degli uffici sia centrali che periferici (gli ex Geni Civili) e dura in carica per l'intera legislatura.
All'art. 24, è prevista l'articolazione del comitato in sezioni, che saranno peraltro definite ed individuate dal regolamento di attuazione.
Recita, infatti in proposito, la relazione della Giunta al ddl: "Al momento attuale si ritiene opportuno non individuare esplicitamente il numero di tali sezioni, essendo questo strettamente correlato all'individuazione di settori di opere pubbliche correnti rispetto sia alla classificazione delle opere stesse in urbanizzazione primarie, secondarie e indotte di cui all'art. 51 della legge regionale 56/77, sia agli interventi pubblici strutturali ed infrastrutturali, come più propriamente individuati nell'ambito dello specifico studio: 'manuale delle opere dell'urbanizzazione: standard tipologici per strade, acquedotti, fognature ed edilizia scolastica' edito in appendice al: 'rapporto sulla pianificazione e gestione urbanistica in Piemonte'. L'individuazione delle sezioni del comitato deve inoltre contemperare le modalità di intervento e le strutture consultive previste dalle varie leggi regionali, oggi operanti per le opere pubbliche".
L'approfondimento, che si reputa necessario al fine di garantire le finalità della presente legge, non potrà quindi scaturire che da un'ampia consultazione regionale, sulla base della quale con apposito regolamento verrà successivamente stabilita la funzionalità del comitato regionale per le opere pubbliche.
All'art. 25 vengono elencati i compiti del comitato la cui struttura è normata dall'art. 26. Si prevede un Assessore delegato per la presidenza del CROP plenario e Assessori delegati per la presidenza delle sezioni.
L'art. 27 stabilisce la composizione delle sezioni, alla cui formazione concorrono sia esperti di nomina del Consiglio regionale, sia funzionari designati dalla Giunta, sia esperti in rappresentanza del sistema delle autonomie (ANCI, UPI, UNCEM). E' parsa anche fondata la richiesta dell'Unione Regionale dell'edilizia per l'introduzione di un proprio rappresentante.
L'art. 28 contiene la disciplina del funzionamento del comitato delle sezioni, prevedendo la possibile partecipazione, senza diritto di voto, dei consiglieri regionali e quella dei funzionari dei servizi opere pubbliche e difesa del suolo, nonché degli enti locali interessati.
Gli artt. 29 e 30 regolano gli altri aspetti del funzionamento del CROP.
Titolo V - DISPOSIZIONI TRANSITORIE FINALI L'art. 31 prevede l'emanazione del regolamento di attuazione, approvato dal Consiglio su proposta della Giunta; l'art. 32 l'ambito di efficacia della nuova normativa (estesa a tutte le opere pubbliche per le quali non sia ancora intervenuta l'approvazione dei progetti da parte degli organi regionali) nonché l'abrogazione delle norme in contrasto contenute nelle disposizioni precedentemente in vigore; l'art. 33 rinvia, ovviamente quanto agli oneri finanziari conseguenti all'entrata in vigore della nuova disciplina alle previsioni di bilancio.



PRESIDENTE

Ringrazio il relatore.
Comunico che rispetto alla recente richiesta dei Gruppi D.C. e P.C.I.
di informazione sui finanziamenti del Fondo Investimenti per l'Occupazione puntualizzerà la situazione domani mattina il Vice Presidente Rivalta in apertura di seduta.



MARCHINI Sergio

Chiedo che venga rispettato quanto stabilito nella Conferenza dei Capigruppo.



PRESIDENTE

D'accordo.
La parola al Consigliere Sartoris sul p.d.l. 262.



SARTORIS Riccardo

Signor Presidente, Colleghi Consiglieri, l'affannoso muoversi della Giunta Regionale, tutto "mirato", per usare il più recente di quei termici che proliferano quanto l'azione è sacrificata alla enunciazione, a recuperare, almeno sul piano formale, il tempo perduto, ci porta oggi all'esame del disegno di Legge Quadro in materia di opere di interesse pubblico regionale.
Da sempre, una delle funzioni dominanti dell'Ente Pubblico è costituita dai provvedimenti diretti a dotare il territorio delle necessarie infrastrutture che ne garantiscano un ordinato utilizzo per la soddisfazione dei bisogni della Comunità.
La novità del moderno è nella esigenza di collegare l'opera pubblica alla sua razionale distribuzione sul territorio stesso attraverso un processo di programmazione adeguato e compatibile con una realtà che raramente segue previsioni, ma si presenta in immagini, contorni prospettive e condizioni continuamente diverse, quasi sempre imprendibili al momento giusto, anche per i più attenti osservatori dei fenomeni economici e sociali del nostro tempo.
Rendere massima l'efficacia della spesa pubblica è l'altro imperativo all'interno del quale si colloca il problema dei raccordi procedurali tra Comuni e Regione per una destinazione ed un utilizzo delle risorse complessivamente mobilitate.
Nella ricerca dei modi più appropriati per realizzare risultati apprezzabili in ordine a questi obiettivi, le difficoltà sono dimostrate per quanto attiene alla nostra Regione, da una legislazione ricca, ma rigida, relativamente sterile, segnata da gravi pericoli di sostanziale inutilità o, comunque, di marginale incidenza rispetto alla pubblica amministrazione.
Segnatamente, nella specifica materia, è facile constare come la Legge sulle procedure della programmazione e la stessa Legge urbanistica, nella parte che vincola la concessione di contributi per opere di urbanizzazione primaria, secondaria ed indotta, all'inclusione dei relativi interventi nel piano pluriennale di attuazione, si siano rivelate largamente inapplicabili al momento della pratica assunzione dei provvedimenti di intervento.
Ed allora, sotto la naturale e legittima spinta delle Amministrazioni locali, si è ritenuto di agire prima con la creazione di una prassi che prevedeva il diretto coinvolgimento dei Comprensori, poi con la individuazione di criteri più improntati ad una politica delle buone intenzioni che a un metodo di raccordo tra l'attività programmatoria e quella gestionale.
A nostro giudizio tutto questo si è verificato perché non si è posta sufficiente cura ed attenzione ad uno dei compiti fondamentali attribuiti alla Regione: quello del coordinamento come terreno privilegiato sul quale sviluppare l'intervento regionale rivolto alla attività degli Enti locali rispetto alla Regione stessa e alla Amministrazione dello Stato.
Nella presente fase della legislatura Regionale i Gruppi Politici della opposizione, da quello Democratico Cristiano in particolare, stanno assistendo ad una frettolosa, per certi aspetti anche umiliante decapitazione delle proposte di Legge su materie importanti, presentate mai discusse, lasciate, con buona pace della centralità del Consiglio nelle segreterie delle Commissioni in attesa del compimento delle varie verifiche di maggioranza aggravate dalla crisi inaspettata del marzo/luglio di quest'anno.
Tra queste proposte vi è quella da noi presentata nel giugno 1981 concernente: "Norme per il finanziamento e l'accelerazione delle procedure per la realizzazione di opere pubbliche di interesse Regionale e norme modificative della Legge Regionale 16 maggio 1975 n. 28".
Riteniamo di doverne ricordare i contenuti per due ragioni: perché alla diversa linea cui essi sono legati, sarà informato l'atteggiamento del Gruppo Democratico-Cristiano, rispetto al disegno di Legge che oggi si discute perché le considerazioni che motivarono la nostra scelta nel 1981 sono tuttora valide.
Infatti oggi, come allora, il piano di sviluppo non è stato approvato e la Giunta si è, per sei anni, resa inadempiente all'ordine del giorno del Consiglio Regionale, che, sin dal febbraio 1978, la impegnava ad una sollecita emanazione di un disegno di Legge per lo snellimento delle procedure per opere pubbliche adeguando, quanto meno, il Piemonte alla Legge Nazionale n. 1 del 1978.
La nostra proposta, riconoscendo tuttora alla Legge 16 maggio 1975 n.
28, i requisiti di una Legge Quadro, seppure settoriale, riconducendosi anch'essa ad un ampio contesto di programmazione del territorio, nel concetto che una pubblica infrastruttura deve rispettare ogni esigenza urbanistica, indica modalità concrete per un accurato utilizzo delle risorse attraverso un meccanismo più snello, più rigoroso e meno dispendioso.
In questo intendimento è prevista, come elemento qualificante, per altro ripreso successivamente nella proposta di Legge di alcuni Consiglieri del Gruppo Comunista, l'istituzione di un Fondo di Rotazione come strumento finanziario con carattere sostitutivo, ove occorra, della Cassa Depositi e Prestiti e con funzione di intervento nel meccanismo delle anticipazioni per attenuare gli effetti della revisione prezzi.
Sul piano delle procedure la nostra proposta affronta l'intero iter dell'opera pubblica cercando di contemperare le esigenze delle Pubbliche Amministrazioni e delle imprese appaltatrici per superare i ritardi che si manifestano proprio nelle fasi salienti del rapporto tra questi soggetti e cercando di ridurre le occasioni di contenzioso da tali ritardi originate fonte di danni rilevanti nonché di aumenti dei costi a carico della collettività.
Questi accenni alla proposta di Legge n. 112, non vogliono ripeterne i dettagli, cosa tuttavia che sarebbe non inutile in questo Consiglio, ma servire a far prendere coscienza a questa Giunta che la dignità di un progetto di Legge non può essere vinta da un disegno di Legge dell'esecutivo fatto precedere da anni di inadempienza nonostante una iniziativa delle forze politiche presenti in Consiglio.
Non è necessario compulsare il regolamento: è sufficiente il semplice concetto di correttezza democratica e di rispetto dei ruoli statutari assegnati agli Organi Regionali per rendersi conto che il potere attribuito alla Giunta non si può spingere fino al condizionamento, di fatto dell'esame dei provvedimenti legislativi proposto nell'esercizio delle facoltà attribuite ai Consiglieri Regionali.
In riferimento al disegno di Legge che oggi si discute l'atteggiamento del Gruppo della Democrazia Cristiana sarà quello che maturerà durante gli approfondimenti e i chiarimenti in aula, certamente indispensabili tenuto conto che la relazione, per altro importantissima per un disegno di Legge in una materia particolarmente propria dell'Ente Locale, con ineccepibile formale tempestività, ma senza rispetto per chi sente la responsabilità di documentarsi, è stata svolta solo stamane e, come tale, non conosciuta prima dai Consiglieri.
Un'osservazione preliminare, che spero mi sia concessa, riguarda la compatibilità dei contenuti relativi al progetto di Legge presentato del Gruppo del P.C.I., rispetto a quelli del disegno di Legge della Giunta.
Poiché è indiscutibile, sia nei modi che nella sostanza, la difformità tra le due proposte, saremmo curiosi di sapere se il Gruppo Comunista intende rinunciare alla sua e, se così fosse, cosa intende fare in ordine agli emendamenti presentati in Commissione dallo stesso suo Presidente concernenti il Fondo di Rotazione, non recepito, e la costituzione di una Banca Dati per le opere di urbanizzazione; intesa a consentire un aggiornamento continuo della informazione sullo stato delle opere e sui finanziamenti, emendamento genericamente accolto con la modificazione rispetto al testo originario dell'ultimo comma dell'art. 8.
Noi consideriamo importante questo chiarimento perché ci aiuta a capire fino a che punto le iniziative legislative della Giunta, in questo periodo assai coltivate, siano autonome o costituiscano manifestazione di volontà della maggioranza che la sostiene.
Venendo al testo del provvedimento e assegnando all'esame dell'articolato l'occasione per ogni eventuale particolare osservazione desideriamo esprimere alcune valutazioni generali, già evidenziate in Commissione, che permangono nel nostro convincimento.
Pur riconoscendo che un giudizio su una proposta diretta a disciplinare una materia così delicata, difficile e interessata da numerosi soggetti che interagiscono, non può che essere complesso ed articolato, tuttavia è possibile avanzare alcune obiezioni di fondo.
La prima riguarda il tentativo, che ammettiamo ambizioso, di ricondurre nell'ambito Regionale tutta la materia dei lavori pubblici nell'affermazione che emerge un interesse regionale per ogni opera o lavoro pubblico connessi, in qualche maniera, a documenti di pianificazione. Già nelle riunioni di Commissione sono emerse in parte attenuate dalla odierna relazione delle perplessità in ordine a questa interpretazione che fa sorgere, come conseguenza, il problema di stabilire se sia possibile per il legislatore Regionale approvare una Legge Quadro che stabilisca procedure per l'esecuzione di opere legate a diverse esigenze programmatorie.
Noi nutriamo dubbi che ciò sia possibile.
Siamo convinti, che più volte ripetuto nel corso dei lavori di Commissione, che la Regione non può sottrarre agli Enti Locali competenze agli stessi attribuite in precedenza e, tanto meno, può disciplinare le attribuzioni che costituiscono funzioni amministrative esclusivamente spettanti ai Comuni, alle Provincie tra l'altro notevolmente trascurate del disegno di legge ed alle Comunità Montane.
Pertanto giudichiamo violazione dell'autonomia di questi Enti, un esercizio della potestà legislativa Regionale che si spinga a disciplinare superando il concetto di coordinamento i modi di intervento degli stessi in ordine alle competenze loro riservate.
Ne deriva che per le opere ed i lavori pubblici di iniziativa ed a carico dell'Ente Locale non può che valere la legislazione statale coordinata con l'intervento della Regione, legislazione statale peraltro presente e complessa nel settore, specialmente per gli istituti e le procedure che lo riguardano.
E' questo un nodo che, se non sciolto, pone il nostro Gruppo nella condizione di respingere complessivamente il disegno di Legge escludendo ogni comportamento attivo rispetto all'esame degli altri aspetti del provvedimento che, in ogni caso, rivelano contraddizioni evidenti tra una teorica riorganizzazione del settore ed una realtà di riferimento onnicomprensivo ad altre leggi.
A noi pare esista una chiara sproporzione tra le procedure di programmazione previste e la reale possibilità di realizzarle, conseguenza di una macchinosità non poco pesante specialmente per gli Enti locali minori e difficilmente assimilabile dagli Enti attuatori che sono in grado di realizzare opere pubbliche senza ricorrere al contributo Regionale.
La preoccupazione, non di maniera, è che si verifichino degli appesantimenti tali da snaturare la stessa programmazione la cui sostanza è rappresentata dalla sintesi e non dal particolare o dal dettaglio.
Richiamando il dettato statutario che riserva all'Ente Regione i compiti di programmazione e coordinamento, con esclusione di soluzioni gestionali, manteniamo la riserva sulla norma, già ridimensionata dopo il nostro intervento in Commissione, che indica la Regione come soggetto attuatore di opere pubbliche seppure limitatamente a quelle di interesse interregionale e regionale o per richiesta degli Enti Locali subregionali.
Anche il contenuto del secondo comma dell'art. 2, se non ulteriormente motivato, legando un certo tipo di interventi al piano regionale e di spesa, rafforza l'idea di quegli operatori che, come ampiamente emerso durante le consultazioni, guardano con diffidenza a questa iniziativa legislativa.
In conclusione non riusciamo ad individuare, nel provvedimento così come presentato, concreti elementi migliorativi che semplifichino ed accellerino realmente le attuali procedure necessarie per la realizzazione di un'opera pubblica.
Immaginando a regime una Legge siffatta si può convenire che il concatenarsi dei momenti di pianificazione dovrebbe eliminare casualità nella realizzazione di opere e parzialità nell'attribuzione delle risorse disponibili, ma è l'applicazione in concreto delle norme che ci pare difficilmente attuabile. Aggiungere, anziché eliminare, altre bardature burocratiche e tortuosità è un altro grave pericolo che incombe. Se tale pericolo si trasformasse in realtà, sarebbe inutile, forse anche stolto opporre principi come la potenziata autonomia degli Enti Locali, la ritrovata ed affinata programmazione, la teorica eliminazione di controlli o l'avvenuta unificazione nella politica regionale.
Non siamo pregiudizialmente concreti ad affrontare la materia in termini nuovi secondo l'impostazione illustrata nella relazione approfondita dal Consigliere Simonelli, ma se una esortazione è possibile noi la rivolgiamo al Consiglio nella sua interezza, perché accolga la nostra proposta di rinviare il disegno di Legge alla Seconda Commissione affinché un approfondito riesame, alla luce delle osservazioni emerse e che certamente emergeranno in successivi interventi, nonché degli emendamenti che sono annunciati da varie forze politiche del Consiglio in quantità rilevante, consenta di riproporre un testo più adeguato alla specialità della materia che si vuole regolare, migliorato e, più ancora semplificato.
Perché noi siamo convinti che le cose difficili consumano il tempo. E il tempo, come tutti sappiano, è denaro.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vetrino.



VETRINO Bianca

La presentazione della legge quadro in materia di opere pubbliche costituisce indubbiamente un fatto positivo sul piano politico ed istituzionale. Esso rappresenta un primo, importante passo di quel processo di revisione legislativa troppe volte auspicato, ma tardivamente realizzato: non possiamo dimenticare infatti che risalgono all'inizio del 1978 le prime decisioni assunte in tal senso da questo Consiglio unanimemente, e che al rispetto di tali indirizzi specifici noi abbiamo costantemente, fino alla noia, richiamato la Giunta e le forze politiche.
La necessità di procedere sistematicamente al riordino del corpus normativo regionale non può essere considerata questione tecnica o formale, poiché le implicazioni sulla impostazione programmatica e sulla gestione amministrativa degli interventi, in termini di efficacia di risultati, di efficienza e razionalità organizzativa hanno valore squisitamente politico.
Ciò soprattutto in una situazione economica e sociale della regione che desta, per gravità, preoccupazioni costanti e tanto più verificandosi in parallelo un progressivo irrigidimento del sistema finanziario regionale ed .una complessiva scarsità di risorse determinata dalle esigenze di contenimento della spesa pubblica.
Un contesto di incertezza dunque aggravato dal vuoto legislativo determinatosi a seguito della scadenza operativa della legge 356 e delle recenti sentenza della Corte Costituzionale in merito ad alcune disposizioni delle leggi finanziarie; né si può dimenticare inoltre il peso che assume nel settore delle opere e dei lavori pubblici anche sotto il profilo finanziario la carenza normativa e di indirizzo in materia di indennità esproprio dovuta alle dichiarazioni di incostituzionalità di tutte le norme relative (titolo II legge 865/71 legge 10/77) con le sentenza del 1980 e 1983. Tanto più in questa situazione generale risulta quindi opportuno lo sforzo compiuto per riorganizzare un settore finora gestito in modo disorganico parcellizzato, per contenere le spinte municipalistiche e talvolta clientelari che favoriscono lo sperpero di risorse, riconducendo l'impiego delle risorse disponibili ad un disegno organico di programmazione.
Il nostro giudizio sull'iniziativa legislativa è in linea di principio positiva.
L'impianto del DDL presentato tende a riorganizzare e razionalizzare un settore tanto complesso e delicato quanto rilevante per l'economia piemontese disegnando un sistema di programmazione integrato, anche territorialmente, e contemporaneamente flessibile. Il Consigliere Simonelli parlava di elasticità. Devo dire che la caratteristica fondamentale di questo disegno è la flessibilità e questa caratteristica scompare nella proposta delle modifiche alla legge 56 che la II Commissione ha finito di consultare in questi giorni.
Sono due impostazioni completamente diverse, ma di queste modifiche parleremo nella sede opportuna.
E' agli aspetti programmatori, infatti, che in via generale e specifica abbiamo dedicato in questi anni una particolare attenzione ad uno specifico impegno anche a livello governativo (La Malfa, Piano a medio termine Nucleo di valutazione, FIO, ecc.) abbiamo la convinzione che il metodo della programmazione come metodo di governo è innanzi tutto il frutto di una cultura e di un'impostazione politica che risponde alla necessità primaria di garantire alle scelte della pubblica amministrazione la maggiore oggettività possibile nell'interesse generale.
Siamo convinti che tale metodo, poiché consente di effettuare le scelte di intervento sulla base di criteri e parametri oggettivi, è in grado di ridurre l'area di interferenza della discrezionalità di politici e partiti di limitare di conseguenza spinte corporative e clientelari razionalizzando e potenziando l'uso delle risorse finanziare, e in questo senso il metodo della programmazione è una scelta morale.
Ma c'è un altro aspetto sul quale è necessario soffermarsi: l'aspetto istituzionale. Sotto questo profilo due sono gli elementi rilevanti: il ruolo e la funzione degli organi regionali e i loro reciproci rapporti, il ruolo e le relazioni con gli enti locali.
Sotto il primo profilo bisogna prendere atto che l'articolazione del DDL tende a recuperare gli indirizzi e i principi statutari che attribuiscono al Consiglio un ruolo centrale nella vita dell'amministrazione regionale, ruolo propositivo, di indirizzo e di controllo anche sul piano propriamente amministrativo che in questi ultimi anni ha assunto toni piuttosto grigi e sfumati, talvolta fino alla decadenza, per responsabilità di tutti: della Giunta, dello stesso Consiglio, ma soprattutto delle maggiori forze politiche qui presenti.
Sul piano dei rapporti con gli enti locali, e in specie dell'attribuzione ad essi delle funzioni loro proprie, in termini istituzionali e politici, consideriamo positivamente il ritorno ad un sistema che li vede protagonisti ma soprattutto diretti responsabili delle scelte d'intervento e della loro gestione. Ciò risponde alla nostra impostazione politica circa il ruolo della Regione e circa i suoi rapporti con il sistema delle autonomie: alla Regione spetta la funzione di indirizzo, di programmazione, di coordinamento, agli enti locali che sono a più diretto contatto con le realtà sociali ed economiche la gestione amministrativa; naturalmente questo non esclude che specifici progetti di portata e di interesse regionale o interregionale non debbano essere coordinati o gestiti direttamente dall'amministrazione regionale.
Abbiamo dato un giudizio positivo,dunque sull'impostazione generale del DDL per quanto concerne le procedure di programmazione e l'organizzazione istituzionale, anche perché tale sistema può consentire una più trasparente ed efficace gestione delle risorse finanziarie disponibili, ma non possiamo tacere le preoccupazioni che ancora abbiamo circa l'effettiva volontà e possibilità di tradurre sul piano operativo concreto le previsioni normative.
Noi viviamo in un paese che ha visto negli ultimi anni con troppo frequenza venir meno i principi fondamentali della certezza del diritto principi a cui noi per tradizione politica e culturale non intendiamo in nessun modo rinunciare.
Disponiamo di un corpus iuris frammentato e confuso che anche per i nodi e le tecniche di produzione legislative, non favorisce interpretazioni omogenee delle norme dando luogo ad un volume intollerabile di contenzioso ma soprattutto, e questo è l'aspetto più grave sotto il profilo istituzionale, all'interpretazione politica delle leggi, ad un loro uso strumentale e di parte.
Da questo tipo di fenomeno non è stata esente neppure questa amministrazione Regionale, ma soprattutto questa maggioranza: qui si è avuto, soprattutto fra il 1975 e il 1980, un ampio e vivace dibattito politico e culturale volto a definire nuovi strumenti legislativi per un "nuovo modo di governare" (leggi sulle procedure della programmazione legge urbanistica, legge di contabilità, legge per gli interventi in agricoltura, ecc.), ma i risultati in termini di gestione quali sono stati? Troppe disposizioni normative disattese o ignorate, ma in particolare quelle relative alla definizione di priorità e di programmi all'attivazione di più adeguati strumenti di verifica e di controllo dell'attività amministrativa.
Nel settore specifico delle opere e lavori pubblici sono stati spesi miliardi su miliardi al di là ed al di fuori di qualsiasi criterio programmatico (benché la legge 28 e le altre leggi di settore prevedessero esplicitamente la definizione di appositi programmi di intervento) e senza verifica alcuna di attuazione. Pronto intervento legge 38.
Il compito degli amministratori non può ridursi all'attività legislativa anche se più gratificante e ridondante poiché gli indirizzi vanno tradotti in programmi, in interventi compatibili, dei quali è necessario render conto puntualmente. L'incoerenza e le divisioni politiche interna alla maggioranza hanno determinato in questi ultimi anni e da ultimo il malessere da Magistratura, un'attività che si può a dir poco definire scoordinata, quando non disordinata, che ha originato disagi e paralisi istituzionali mentre i problemi economici e sociali della comunità piemontese andavano e vanno progressivamente aggravandosi.
Il rischio che oggi si corre e dunque quello di disegnare un quadro di riferimento ad ampio respiro, ma di non avere volontà o capacità sufficiente per attuarlo.
Molti aspetti relativi alla gestione operativa degli interventi dovranno essere definiti nell'apposito Regolamento d'attuazione e noi non mancheremo, come sempre, di dare il nostro contributo costruttivo desideriamo comunque sottolineare che attribuiamo grande rilevanza a questo specifico atto.
All'interno di queste premesse si collocano le proposte di emendamento che avanziamo. L'aver assunto, in questa sede, come punto di riferimento la legge 584/77 che attua le direttive comunitarie ci pare comunque positivo anche se non possiamo pensare di risolvere in questo modo i problemi di correttezza amministrativa e di moralità pubblica.
Le norme possono essere anche riviste, perfezionate tecnicamente e rese più moderne, ma in sostanza tutto deriva dall'uso che si fa e si intende fare delle disposizioni legislative.
La correttezza, la serietà, l'onestà non si sanciscono con le leggi, ma devono tradursi in comportamenti concreti.
Il riferimento all'art. 24 punto d), della legge 584/77 ci pare, in conclusione, sufficiente ed adeguato, per quanto riguarda le modalità possibili di appalto, a garantire la necessaria oggettività nella scelta delle imprese poiché in tal caso essa viene effettuata secondo criteri e parametri idonei (capacità economica, finanziaria, tecnica e programma lavori quindi tempi di esecuzione), ma a tale principio, come sancito dall'art. 17 II comma, non possono essere poi poste eccessive eccezioni.
In questo senso presenteremo degli emendamenti che consideriamo irrinunciabili e dai quali si determinerà anche la nostra posizione di voto rispetto a questa legge e che tendono a cautelare in modo migliore le possibilità di scorrettezze amministrative.
Ci riferiamo in particolare ai lavori di urgenza, ma su questo argomento ritorneremo nel dibattito che credo si avvierà nel pomeriggio sull'articolato stesso.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Turbiglio.



TURBIGLIO Antonio

Ho seguito i lavori in sede di Commissione dove ho notato un impegno particolare da parte dell'Assessore Cerutti e degli altri Assessori interessati a questo dispositivo di legge.
La legge 28 aveva già a suo tempo posto delle basi importanti per quanto si riferisce alle opere pubbliche; si imponeva però una revisione generale in considerazione della nuova legislazione nazionale e una revisione dei capitoli inerenti la spesa regionale.
L'articolo che ci viene sottoposto però ci lascia perplessi perch contiene diverse contraddizioni, per questo motivo il nostro voto non è stato favorevole in sede di Commissione. D'altra parte le nostre incertezze e perplessità sono confermate dal fatto che questa mattina l'Assessore ha presentato numerosi emendamenti. Il che vuol dire che tutte le valutazioni e considerazioni fatte in sede di consultazione non sono state sufficienti occorre ancora un momento di riflessione. Pertanto chiedo la sospensione del dibattito e il rinvio in II Commissione della legge e degli emendamenti presentati dalla Giunta e dalle forze politiche perché ritengo che la discussione degli emendamenti in Consiglio in fase di approvazione di legge non è valida sufficientemente né opportuna.
L'altro motivo che ha suggerito la presentazione di questa proposta di legge si riferisce alla necessità di snellire le procedure burocratiche. Ho qualche dubbio che si possa ottenere questo però là dove si richiede ai Comuni una integrazione di documentazione, e supplemento di procedure, e penso ai piccoli comuni che certamente non saranno in grado di fornire entro il tempo previsto i documenti richiesti. Se era opportuno finalizzare gli stanziamenti disposti dalla Regione in materia di lavori pubblici ritengo che un più razionale utilizzo dei suggerimenti pervenuti nelle consultazioni sarebbe stato determinante nella formulazione di una legge più chiara, snella e proiettabile nel tempo.
L'importanza della legge dipende soprattutto dal modo con cui la Regione fissa la sua autorità e il suo potere di programmazione degli interventi.
La programmazione a cui la Giunta fa riferimento non può essere attuata senza un piano di sviluppo base. Questa legge dunque è intempestiva e inopportuna sotto questo aspetto.
Dopo queste considerazioni generali farò qualche rilievo particolare.
E' contraddittorio parlare di programmazione generale e di programmazione regionale onnicomprensiva nel campo delle opere pubbliche quando nella legge si fa riferimento alle sole opere assistite da contributo regionale. Inoltre manca un quadro di riferimento certo sulle entrate regionali. Sappiano che la Regione non può avere un quadro di riferimento annuale sicuro, ma ci preoccupa la previsione di annualità e le fidejussioni che potrebbero provocare un definitivo irrigidimento dei bilanci regionali degli anni futuri. Manca un raccordo tra le iniziative finanziate dalla Regione e le disponibilità, come mancano notizie sugli allacciamenti possibili con gli istituti di credito.
L'articolato della legge non dà alcuna garanzia alle imprese e agli enti di possibile immediato intervento finanziario relativamente alle spese iniziali.
Quanto alla progettazione sarebbe opportuno definire una normativa che ponga la progettualità sullo stesso piano anche per facilitare i controlli e le approvazioni.
E' inoltre importante definire i termini della totalità della progettazione in tutte le fasi, dallo stato di previsione allo stato di attuazione delle opere. Mancano imposizioni per quanto riguarda il campo geologico ed i problemi delle interferenze. Mi risulta che certe progettazioni autorizzate dalla Regione in qualche Comune sono ferme da anni, per esempio, a causa del ritardo nello spostare un traliccio elettrico, quando non ne è stata prevista la spesa. La progettazione inoltre deve essere definita anche per quanto riguarda l'ambiente naturale e la difesa dei suoli di prima fertilità.
Programma di lavoro: viene imposto, secondo un'ottica giusta, non capisco però chi dovrà farlo. Secondo il mio parere un programma di lavoro è efficace se esiste un programma di lavoro prefissato nella progettazione se esiste un rapporto tra il programma presentato dall'impresa ed il programma presentato in fase di contratto. Solo così si possono limitare i costi per le revisioni prezzi e varianti che si inseriscono in seguito a interferenze a varianti opinabili che possono completamente rivoluzionare il preventivo. Se una spesa supera del 50 % il preventivo vuol dire che inizialmente il progetto non è stato condotto con i dovuti criteri di serietà professionale.
Ripeto, se una progettazione deve tener conto di tutti gli aspetti ad essa inerenti una certa sicurezza di mantenere il costo previsto, salvo eccezioni. A volte i costi nel caso di opere d'arte lievitano a causa delle opere di fondazione: allora la progettazione deve anche contenere indagini geotecniche e opportune ricerche (in fase di fondazione non può avvenire che un palo previsto lungo 10 metri si è dovuto fare 30 metri).
Il progettista deve anche indicare per esempio nella costruzione di una strada in quale cava reperirà il materiale, fornire le analisi, indicare il sistema di prelievo della coltivazione, delle case e il tipo di materiali occorrente per costruire tutte le opere. Non voglio prolungarmi su questi aspetti, certamente, parlando di legge sui lavori pubblici sarebbe opportuno affrontarli. Da più parti ormai non si fa più accenno ai Comprensori e anche in questa legge ci indirizziamo alla provincia come ente intermedio, come d'altra parte viene indicato anche nelle leggi nazionali. Il nodo è risolto o ce lo ritroveremo presto? Vorrei ancora ricordare che in questa proposta di legge non è precisato sufficientemente il ruolo del direttore dei lavori, figura molto importante e forse determinante come il progettista. Ritengo che dovremmo dare indicazioni precise sul, tipo di professionalità e sulla esperienza che deve possedere. In questo porremmo anche i Comuni in condizione di procedere con meno difficoltà sulle scelte.
C'è poi la questione dei capitolati dei disciplinari che dovrebbero essere di tipo standard per tutti i Comuni. Così come per gli standards tipologici e tecnologici non dovrebbero tradursi in rigidi e astratti vincoli rispetto ad esigenze ambientali e operative che sono diverse da una zona all'altra.
Pagamenti, revisione prezzi e anticipi: nella legge sono previsti ma non sufficiente precisione. Forse la Regione potrebbe non privarsi anticipatamente delle somme destinate ai lavori pubblici con il trasferimento ai Comuni, ma potrebbe predisporre aperture di credito presso le tesorerie alle quali i Comuni potrebbero attingere volta per volta in relazione agli stati di avanzamento, redatti dalla direzione lavori, e con mandati di pagamento singoli che sarebbero richiesti non più alla Regione ma all'istituto di credito presso il quale si potrebbero aprire le necessarie partite di giro.
C'è ancora qualche cosa che riguarda le cifre. Sono state messe delle cifre, per le procedure di aggiudicazione degli appalti, si fa riferimento alla legge 584, ma questo riferimento è in contrasto con la legge 14 del 1973 nella quale si segnala che l'importo di un miliardo indicato dalla legge 584 è stato modificato. Questo per i lavori che interessano la Regione, mentre per i lavori per i quali la Regione non dà finanziamenti non si dovrebbe indicare nessuna cifra, ma soltanto le opere assistite dai contributi .
Sull'articolato interverrò volta per volta nel pomeriggio, o in un'altra seduta di Consiglio se la Giunta accetta la mia richiesta di rinvio alla Commissione.



PRESIDENTE

Sospendo questo punto i lavori del Consiglio che saranno puntualmente ripresi alle ore 15,15.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13,10)



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