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Dettaglio seduta n.218 del 01/12/83 - Legislatura n. III - Sedute dal 9 giugno 1980 al 11 maggio 1985

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Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARCHIARO


Argomento: Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione) - Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Dibattito sull'interpellanza del Gruppo D.C. inerente l'USSL n. 24 di Collegno Grugliasco e C.T.O. di Torino, trasformata in mozione su richiesta dei presentatori


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Iniziamo i lavori con il dibattito sull'interpellanza del Gruppo D.C.
inerente l'USSL n. 24 di Collegno - Grugliasco e C.T.O. di Torino trasformata in mozione su richiesta dei presentatori.
La parola al Consigliere Vetrino.



VETRINO Bianca

L'ampiezza della comunicazione dell'Assessore Bajardi di questa mattina e la passione dedicata dai Consiglieri che sono intervenuti avrebbe forse meritato una diversa calendarizzazione del dibattito nel senso che la dignità che la comunicazione merita avrebbe richiesto una diversa preparazione da parte dei Capigruppo e degli interpellanti rispetto agli argomenti che sono stati trattati.
Comunque, sono grata alla cortesia politica degli interpellanti perch nonostante non sia presentatrice di interpellanze o di interrogazioni consentono di far risultare l'interesse del Partito Repubblicano rispetto ai temi trattati. L'Assessore ha correttamente inquadrato la risposta definendo gli aspetti generali del problema che attengono all'assistenza psichiatrica, alla revisione della legge 180, ai ripensamenti che tutti stiamo facendo attorno alla stessa e quelli particolari relativamente ai presunti illeciti che riguardano la gestione amministrativa di alcune USSL.
L'Assessore ha anche toccato un punto, al quale sono molto sensibile e sul quale mi tratterrò, quello riguardante i livelli di autonomia, i tipi e le possibilità di controllo e i rapporti tra i vari livelli.
Sulla legge 180 si sono sentite questa mattina diverse dichiarazioni.
E' tragico notare come quella legge, dal 1980 in poi, abbia provocato più danneggiamenti che vantaggi. Credo che i primi a sostenere questo siano proprio coloro che ne sono considerati i padri fondatori, i quali sono già intervenuti in modo deciso per chiedere una revisione della legge che il Parlamento ha approvato. In uno dei numerosissimi resoconti del dibattito sull'assistenza psichiatrica viene detto che la legge 180 è una legge che è costata una catena di suicidi. Il collega Gastaldi, commentando i dati che ci dava l'Assessore, mi confermava questa mattina come nella sua esperienza di medico debba constatare questa che ormai è una realtà. I repubblicani che sono stati convinti sostenitori della necessità di rivedere quella legge hanno presentato da oltre un anno un nuovo disegno di legge. I repubblicani sono convinti che le vecchie strutture segreganti devono essere annullate per chiudere quel triste capitolo della "morte civile".
Occorre però riconoscere che la legge 180 è stata una legge frettolosamente votata dal Parlamento. Ricordiamo le condizioni nelle quali il Parlamento votò quella legge. Dietro il referendum abrogativo della precedente normativa previsto dal Parlamento radicale scadevano i termini e il Parlamento fu costretto ad intervenire. Quindi, se dovrà esserci un dibattito in Consiglio regionale su questo ben venga, questo tema per attiene al Parlamento. Al Consiglio regionale spetta di verificare, sulla base di quella normativa così imperfetta, quali possibilità abbiamo per non peggiorare situazioni ormai disastrose. E' vero che la normativa vigente non rimette tout-court nel territorio l'ammalato, tuttavia c'è un momento in cui questo ammalato si ritrova sul territorio, quindi occorre intervenire con regolamenti e con leggi che siano di supporto alle famiglie. Il discorso di questa mattina era anche rivolto a quelli che vengono considerati presunti illeciti ad opera delle USSL. Devo francamente dire che non mi ha affatto stupita il fatto che la Magistratura sia intervenuta. Non è la prima volta che di presunti illeciti si sente parlare. Ricordo una fotografia di un anno e mezzo fa che riprendeva il Sindaco Novelli in visita al C.T.O. e una serie di dipendenti che portavano dei cartelli con accuse molto chiare, con titoli che denunciavano imperfezioni nella gestione amministrativa dell'USSL o del C.T.O. in particolare. Tutti ricordiamo il dibattito che c'è stato in aula: il Capogruppo del Partito Repubblicano al Comune di Torino metteva il segno su questo aspetto, ma questo atteggiamento non fu molto condiviso dalle altre forze politiche.
Qualcuno parlò di atteggiamento provocatorio ed infamante del PRI. Sta di fatto che i repubblicani chiesero la remissione degli atti del Consiglio comunale alla Magistratura e mi risulta che questi atti sono intervenuti. A questo punto però dico: la Magistratura deve svolgere il suo compito quindi lo svolga in piena autonomia e in piena libertà. Noi non dobbiamo interferire sul suo potere, ma abbiamo la responsabilità politica di ci che avviene nelle USSL che fanno parte dell'articolazione regionale. L'art.
19 del Piano socio-sanitario ha chiaramente indicato che la Regione vigila sulla gestione delle USSL in relazione alla situazione del piano e pu anche disporre delle ispezioni atte ad accertare la strutturazione ed in funzionamento dei servizi, a parte tutte le leggi approvate sull'unità ispettiva. Tante iniziative scritte sulla carta, ma che di fatto non sono attuate.
In qualche modo dobbiamo intervenire non rinunciando alla funzione di controllo che ci compete. Il Ministro Longo ha mandato nelle USSL i suoi ispettori e non vedo perché la Regione, che ha questa facoltà, non se ne avvalga soprattutto in un momento in cui le occasioni per dubitare su certi comportamenti non del tutto cristallini ci sono. Credo che occorra anche stabilire un rapporto tra Regione ed USSL più qualificato, meno burocratico, così come meno burocratiche dovrebbero essere le procedure con le quali i vari rivoli della sanità si diffondono sul territorio. Il malato, degente in un ospedale, che debba essere trasferito ad un altro ospedale ha bisogno di tre visti per ottenere il trasferimento, ma non mi stupirei se questi visti fossero il risultato di un ragionamento sanitario.
Il più delle volte si tratta di un semplice visto privo di controllo sanitario che stabilisca il passaggio ad altra struttura ospedaliera dove comunque avvengano altri momenti di verifica.
Ci vogliono leggi e regolamenti che siano garanzia di controllo effettivo e non di un controllo per timbri.
Personalmente non sono molto amica delle Commissioni di inchiesta perché hanno carattere inquisitorio e non so se rendano alla comunità quell'effettivo servizio che dovrebbero rendere; sono invece per l'uso degli strumenti democratici che Statuto e Regolamento affidano al Consiglio regionale.
Il Regolamento prevede la Commissione di indagine, che è una Commissione che ha tutti i titoli e tutti i diritti per compiere dei sopralluoghi, per assumere maggiori informazioni e maggiori conoscenze rispetto a problemi non soltanto di tipo amministrativo, ma anche di tipo sanitario. Questo dibattito avrà un significato se il Consiglio non tratterà di questi argomenti in modo improvvisato per lasciare che tutto cada nell'ombra. Abbiamo delle responsabilità rispetto a ciò che sta succedendo nelle USSL; intanto quella del controllo, affinché le direttive e gli indirizzi dati non consentano il verificarsi di fatti che non tornano ad onore della comunità. Quindi la nostra proposta è essenzialmente questa: nessuna Commissione di inchiesta, ma una Commissione di indagine del Consiglio seria, che avvalendosi dell'art. 28 del Regolamento dia alla V Commissione competente, previo consenso dell'Ufficio di Presidenza e del Consiglio regionale, la possibilità di svolgere indagini dirette ad acquisire notizie, informazioni, documenti relativi alla materia di competenza. Ciò che sta succedendo nelle USSL è materia di nostra competenza. Sollecito quindi questa indagine conoscitiva.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cernetti.



CERNETTI Elettra

I gravi fatti verificatisi in questi giorni nelle strutture psichiatriche dell'USSL n. 24 non potevano non rimettere in discussione tutta la tematica sulla riforma degli ospedali psichiatrici.
Appare chiaro - e non solo oggi - come la legge 180 sia una legge disattesa: disattesa dallo Stato e - di conseguenza - anche dalle Regioni.
Forse perché pecca di eccessività, di non sufficiente gradualità.
Personalmente sono stata la propositrice di una legge, la legge 20, basata sul principio di deistituzionalizzazione, sempre però, in ogni relazione in ogni intervento, anche in occasione del suo dibattito in Consiglio, il mio Gruppo insisteva sulla non istituzionalizzazione perché ci si rendeva conto di quanto fosse difficile tirare fuori da una casa di riposo anziani che da anni vi soggiornavano, sia per le abitudini ormai inveterate degli stessi, sia per le difficoltà di approntare servizi alternativi in quantità tale che consentissero, oltre all'assorbimento di non istituzionalizzati anche quello di deistituzionalizzati. A questo va aggiunta - e non è poca cosa - una consistente diseducazione socio-assistenziale, per cui la popolazione attiva tende a scaricarsi di soggetti già emarginati per le cause naturali - vecchiaia, sia fisica che psichica - con la conseguenza di renderli emarginati in modo totale ed irreversibile.
Viviamo in tempi crudeli dove ritmi, concorrenzialità, raggiungimento di benessere, di successo, di ricchezza a tutti i costi, fanno diventare gli individui insensibili verso se stessi e verso gli altri: e chi maggiormente ne soffre sono i deboli. E tutto ciò vale, a maggior ragione anche per i malati mentali.
E' giusto umanamente prima ancora che scientificamente recuperarli ed il recupero si attua tenendoli inseriti o reinserendoli - per i casi meno gravi - nella normalità: ma per questo bisognava e bisognerà attivare servizi alternativi in misura molto maggiore di quanto non si sia fatto. Il servizio di psichiatria di base è ben lungi dal dare, se non in poche eccezioni, ai dimessi dagli ospedali psichiatrici l'assistenza necessaria.
Il loro inserimento nella vita lavorativa è costituito da rare eccezioni.
Nè l'applicazione della legge può essere provata attraverso le cifre dei dimessi. Perché bisogna vedere dove questi dimessi sono finiti. Quando ero Assessore all'assistenza avevo iniziato a raccogliere alcuni dati in proposito: ci sono case di riposo i cui ospiti sono per il 20%, per il 30 ma, ricordo, per l'80%, dimessi da ospedali psichiatrici: una soluzione che doveva essere transitoria ma che si è trasformata in definitiva. Altri sono finiti in strutture che si definiscono "alberghi" sorti in fretta e furia per sfruttare "l'affare". Altri ancora abbandonati a se stessi. Alle mie reiterate insistenze perché fondi venissero stanziati per comunità alloggio alternative ai manicomi, la Giunta passata rispose sempre negativamente.
I fondi, per le fasce più deboli della popolazione, sono quasi sempre introvabili.
Tutto questo per dire che bisogna anche avere il coraggio di fare l'autocritica: di proseguire con incisività ben maggiore e di non portare poche, lodevoli eccezioni come norma.
Ad esempio mai un'indagine conoscitiva è stata fatta per sapere veramente quale collocazione hanno avuto i dimessi dagli ospedali psichiatrici. Due anni fa la proposi all' Assessore Bajardi congiuntamente come Assessorato all'assistenza e sanità visto che, secondo la legge, i dimessi dagli ospedali psichiatrici dovevano passare da strutture sanitarie a servizi sanitari e a strutture e servizi socio-assistenziali. Penso che l'utilità di questi dati conoscitivi sia premessa indispensabile ad un serio lavoro che veda là dove è possibile e con le correzioni che si renderanno necessarie nella pratica - l'applicazione della legge 180 altrimenti casi come quelli dell'USSL n. 24 diverranno ancora più frequenti e più gravi quali indici di un malessere di fondo a cui si aggiunge la mancanza di controllo anche per l'obiettiva mancanza di personale da parte dell'USSL a cui potrebbe aggiungersi la disonestà di alcuni individui.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

L'intervento che svolgo a nome del Gruppo liberale sarà estremamente breve anche perché la norma dello Statuto e del Regolamento che prevede la possibilità di trasformare in mozione le interpellanze non deve essere utilizzata dalle parti non protagoniste oltre il limite congruo per lasciare invece a chi ha avuto il merito di questa iniziativa e alla Giunta che è l'interlocutore naturale lo spazio conseguente ed idoneo.
Sui fatti che abbiamo letto sui giornali non è pervenuta una tempestiva comunicazione al Consiglio e questo, conoscendo la puntualità dell'Assessore Bajardi, ci spiace perché è un fatto che ripugna alla coscienza di cittadini e di politici.
Non mi pare corretto stravolgere la logica dei problemi: è un fatto criminale e mi auguro che non si collocherà nel calderone della questione morale perché sono fatti che con la morale non hanno niente a che fare.
Sono fatti criminali che rivelano alcuni aspetti istituzionali che attengono alla cultura degli operatori pubblici nel settore sanitario rivelano la crisi degli obiettivi che la classe politica di maggioranza voleva conseguire e queste vicende hanno rivelato crudamente che non sono stati conseguiti.
Da parte democristiana si è detto di ripristinare strumenti di controllo o strumenti di lettura e di conoscenza delle realtà periferiche delle USSL anche perché trattandosi di strutture destinate a coprire le esigenze di cittadini che non sono all'interno dell'USSL che amministra la stessa struttura, è ovvio che ci debba essere un soggetto istituzionalmente competente sul piano territoriale che, senza forzare le norme di legge inventi forme di controllo o di conoscenza di fenomeni che coinvolgono tutti. Uno sforzo in questo senso non va fatto però soltanto nei confronti di queste strutture perché anche ciò che è emerso da indagini svolte in altre strutture, anche queste a livello regionale, sono, dal punto di vista della cultura criminale, di significato non meno allarmante.
L'istituzione deve farsi carico di questi aspetti ma, anziché puntare al controllo che è un fatto che interviene a posteriori, deve rimuovere certi ostacoli alla responsabilizzazione.
Mi sembra che il criterio che le strutture ospedaliere devono sempre e comunque essere gestite dall'USSL, qualunque sia la loro dimensione e la loro portata, sia sostanzialmente uno dei nodi istituzionali di fondo. Le strutture ospedaliere di livello superiore non possono essere ricondotte alla responsabilità tecnica, gestionale e politica dell'USSL, ma debbono essere ricondotte al loro interno.
Il Gruppo liberale sta lavorando ad una proposta di legge regionale con la quale, utilizzando gli spazi della legge 833, individui strutture di tipo istituzionale, a lato dei Comitati di gestione delle USSL, alle quali siano interessate le componenti tecniche ed amministrative degli ospedali regionali, in modo che si possa finalmente ricondurre la responsabilità (che per noi liberali è l'unico metro per risolvere tali problemi) alle istituzioni interessate e non ad un responsabile politico, qualunque cosa avvenga in una sfera, nella quale il politico non ha alcun modo di intervenire. Non ho modo di giustificare la richiesta di dimissioni del Presidente e del Vicepresidente dell'USSL n. 24 avanzata dalla D.C., è comunque una richiesta comprensibile ma che è pur sempre sommaria, così come lo è stato il sacrificio del Presidente Enrietti, così come lo sarebbe il sacrificio del Sindaco Novelli.
Questa richiesta in politica è giusta ma spero non rimuova le cause che hanno provocato i fatti perché le responsabilità non sono del vertice politico, ma sono di livelli inferiori e subalterni che se vogliamo responsabilizzare dobbiamo poter rendere autonomi e capaci di decidere e di scegliere e non ridurre a meri momenti di gestione.
Meno politica negli ospedali, quindi, ma anche meno copertura politica rispetto a ciò che avviene al loro interno. Se i medici sbagliano le responsabilità sono loro, così è per gli amministrativi, così per gli infermieri. La nostra proposta di legge nasce dall'art. 32 della legge 833 che non dà grandi spazi alla Regione ma che ipotizza alcune specificità del Comitato di gestione. Il Presidente dell'USSL n. 24 ha però la responsabilità politica della classe di governo che governa il settore ormai da nove anni. Quando le cose vanno bene non possiamo dire che il merito è dei politici e quando le cose vanno male dire che la colpa è degli infermieri, dei medici e degli amministrativi. Ho l'impressione che questa sia la crisi di quella prospettiva del nuovo modo di governare che i partiti della sinistra avevano sottoposto all'elettorato nel 1975 quando hanno avuto i voti convalidati poi nel 1980. Il nuovo modo di governare la cosa pubblica deve produrre un tipo di cultura ai politici, ma anche agli ambienti intermedi.
In Francia il senso dello Stato non lo si legge nei discorsi di Mitterrand o del Sindaco di Parigi, ma nei comportamenti dei burocrati, nel rispetto nei confronti dei cittadini, nel comportamento del Segretario comunale. Andate in un ufficio pubblico francese e capite subito che cosa significa il senso dello Stato ed il rispetto del cittadino. La questione morale e ora la questione criminale stanno ad indicare che l'obiettivo del "nuovo modo di governare" non è stato perseguito perché è fallito nella fase gestionale e siccome i cittadini sono i destinatari dei servizi e il "nuovo modo di governare" significa il nuovo modo di gestire i servizi si deve parlare di crisi di questa maggioranza perché non ha saputo perseguire gli obiettivi che si era posta. Quanto alla proposta formulata dalla D.C.
di costituire una Commissione speciale suggerisco una Commissione ad hoc con responsabilità e tempi precisi e che non sia un ulteriore defilamento della responsabilità sulla Commissione legislativa competente, la quale, a sua volta, avendo problemi di carattere istituzionale da svolgere formerebbe un gruppo di lavoro, il quale però non avrebbe capacità di verificare e controllare per conoscere, quindi per deliberare.
Questa è una parentesi triste ed amara della nostra vita politica e questo Consiglio ne ha vissute delle altre.
Negli anni dal 1975 al 1981 avevamo la preoccupazione di combattere il terrorismo.
L'imperativo che oggi si pone alla classe politica è di convincere l'opinione pubblica e noi stessi che non vogliamo convivere con la delinquenza, poi si chiami questione morale o criminale, disservizio o ritardo nell'attuazione delle leggi, lo vedremo di volta in volta. E' chiaro che la Regione non ha accettato di convivere con il terrorismo e non accetterà di convivere con la cultura dell'illecito che ogni giorno vediamo emergere non solo in Piemonte ma in tutto il Paese. Qui in Piemonte per diventa ancora più triste, perché i piemontesi erano orgogliosi del loro vino e della loro tradizione di politici e di amministratori onesti. Adesso il vino piemontese viene fatto anche con le polverine preparate in farmacia. Vogliamo pensare che la classe politica riesca ad emendarsi in tempi brevi per poter trasmettere la sua capacità di recupero anche ai livelli gestionali che devono dare al servizio la garanzia delle prestazioni e la certezza dei risultati.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Bajardi.



BAJARDI Sante, Assessore alla sanità

Confesso di essere imbarazzato nell'affrontare questo argomento, non solo per il merito della questione, sulla quale nessuno ragiona con leggerezza e con il sorriso sulla bocca (sulla pelle della gente passa tutto, il malato di mente può essere il pretesto per fare molte cose e per mettere sullo stesso piatto problemi profondamente diversi), ma per il fatto che nonostante io chieda continuamente di fissare una discussione in Consiglio sui problemi di ordine sanitario non si arrivi mai al dibattito e si finisca di discutere in modo improvvisato. Marchini mi rimprovera di non aver fatto una comunicazione in merito. Sabato, partecipando ad un convegno promosso dalla D.C., ho sentito il Ministro affermare: "Non voglio fare il becchino della riforma". Neanch'io voglio fare il becchino della riforma e mi rifiuto di rincorrere i singoli fatti per far partire dai fatti il giudizio nel bene e nel male della riforma: potremmo dire allora che la somma di alcuni casi particolari è politica. La Regione una politica ce l'ha e deve avere il coraggio di ragionare con estrema freddezza su questi elementi. La mia angoscia deriva dal fatto che ogni giorno migliaia e migliaia di operatori operano e studiano nel servizio sanitario - in questi giorni un gruppo qualificato di operatori sta discutendo con operatori di altre Regioni sui problemi dell'ospedale e della sua collocazione - con uno sforzo intellettuale notevole, e che questo impegno viene offuscato schiacciato, ignorato perché fa titolo colui che mette la sua intelligenza per rapinare i malati di mente, ponendo sullo stesso piano anche persone come il prof. Pirella, che mezza Italia e mezza Europa ci invidia.
La riforma sanitaria non cammina anche perché è stata fatta affrettatamente, mancano le risorse per attuarla dopodiché tutti i pretesti sono usati per far sì che non cammini e si cercano i capri espiatori.
Basaglia è morto e tutti dicono "viva Basaglia" perché fa storia. La moglie di Basaglia che cerca di continuare il suo cammino invece è già fedifraga, come interprete non autentica delle opinioni del marito.
In tutti i campi, anche in quello della medicina, si scontrano quotidianamente e violentemente diverse culture. Ci sono questioni che vengono risolte in famiglia nel mondo della sanità: quelle che riguardano i malati di mente e i tossicodipendenti, che hanno una grande rilevanza esterna, non possono essere risolte in famiglia e vengono affrontate in un confronto generale.
Personalmente sono d'accordo sull'indagine conoscitiva, che confronti il Piemonte con il resto d'Italia, per scoprire, per esempio, che le 33 comunità del Piemonte non rappresentano l'8% dell'Italia, perché sono numerose le iniziative avviate.
Nelle altre Regioni, fatte rarissime eccezioni, i malati di mente sono ancora ricoverati negli ospedali psichiatrici come quattro o cinque anni fa.
Ho la netta impressione che il confronto con le altre Regioni non ci aiuterebbe, ma ci terrebbe fermi e ci renderebbe difficile il cammino.
Forse è inevitabile la revisione della legge 180 e io sono disponibile ad un dibattito, ampio e documentato e che una Commissione di indagine affronti queste questioni. Ritengo però che si debba conoscere anche quanto è capitato nelle altre Regioni. Un famoso filosofo del secolo scorso ad alcuni interlocutori che contestavano le sue opinioni raccomandava che assieme all'acqua sporca non buttassero anche il bambino. La legge 180 è un bambino di quattro anni che vorremmo già adulto, ma non gli permettiamo di diventarlo e perciò dobbiamo ragionare sulle cause che non hanno permesso di raggiungere i risultati ipotizzati. Chi opera nel settore è preoccupato dello squilibrio esistente tra il diritto dei cittadini e il tipo di servizio sanitario offerto.
Sui servizi alternativi la fantasia ha spaziato: case albergo, comunità residenziale, comunità per handicappati, case protette. Tutti tentativi di soluzione dei problemi che esigerebbero risposte singole per ogni cittadino, ma questo è tecnicamente impossibile. Abbiamo però avuto la risposta dell'isolamento del cittadino all'interno di un manicomio e della negazione delle diversità. Mi torna alla mente il convegno svoltosi quattro mesi fa, gli esempi delle cooperative dei dimessi dagli ospedali psichiatrici e delle cooperative di lavoro, ricordo come questo salone fosse pieno di gente che parlava rinvangando il passato e che aveva acquistato un volto nuovo.
Facciamo attenzione che in questo campo possiamo anche tornare indietro rispetto ai risultati che abbiamo ottenuto. Ferma determinazione, quindi tenacia nel proseguire certe linee, apertura nel cogliere gli elementi di novità che la vita quotidiana pone.
Voglio assicurare i Consiglieri che in questo campo non c'è nessuna rigidezza, nessuna chiusura ideologica nel tentativo di dare delle risposte ai problemi. I miei collaboratori in Assessorato sono di diversi orientamenti politici. Non vorrei che si pensasse che scelgo coloro che hanno certi orientamenti politici. Quanto agli illeciti amministrativi, non voglio rifugiarmi su ragionamenti di ordine morale.
Sono per la massima severità nei confronti di chi li ha compiuti. Che cosa può fare la Regione? Intanto deve fare in modo che le USSL abbiano le risorse al momento giusto. La deliberazione che approveremo oggi romperà con il passato inizierà una fase nuova perché ogni USSL sia messa in condizione di programmare il suo lavoro discutendo con la popolazione che cosa intende fare.
Il rinnovamento consiste nel mettere in gioco i numeri della gente all'interno di questi poi c'è la tecnocrazia, la managerialità. La tecnocrazia e la managerialità, in contrapposizione ai grandi numeri della gente, può far correre dei grossissimi pericoli.
Si devono avere dei bilanci trasparenti, dei budget di reparto e di servizio. L'analisi dei costi diventa seria, non potranno più passare le spese sciocche perché sarebbero evidenti. Quando impostammo il discorso del sistema informativo intendevamo utilizzare in tempo reale le informazioni.
Se non ci saranno ostacoli, nei prossimi mesi di gennaio o febbraio cominceranno a funzionare, ogni USSL potrà controllare quello che hanno fatto le altre e scatterà un meccanismo trasparente per cui per chi vorrà commettere degli illeciti si ridurranno gli spazi di manovra. Scatterà un sistema di controllo che impegnerà molti operatori. I Consiglieri che sono membri della V Commissione sanno quale è stato il ritmo di lavoro in questi ultimi tre mesi per poter chiudere le contabilità e per poterci mettere in condizione di non essere più rimproverati. E' mancato il tempo di tradurre in operativa la deliberazione assunta dal Consiglio sull'unità ispettiva ma nel mese di gennaio anche quella macchina scatterà, com'è scattata quella del Ministro del Tesoro. I colleghi ricorderanno che il sottoscritto era per un tipo di ispezione più avanzato, più audace. A me non interessa che l'ispezione avvenga in un certo modo, mi interessa il merito dell'ispezione: non interessa che l'intervento sia andato bene se poi il paziente muore. Sono convinto che non ci abitueremo agli illeciti amministrativi e alle violazioni delle leggi. La Giunta si impegnerà al massimo ed opererà con tenacia. Sull'USSL n. 1-23 i colleghi membri della Commissione sanno quanto ho ripetutamente insistito perché si trovino i modi di lavorare e ho sempre affermato di fronte a Consiglieri regionali comunali dei vari partiti che la Giunta non si fa mettere in mora di fronte a queste situazioni. Stamani il giornale del mio partito riporta il comunicato di un atto comune tra PCI e PSI con l'impegno a trovare una soluzione per l'USSL n. 1-23, ricordando il contenuto del documento programmatico presentato dal PSDI. Posso dire che vi è più convergenza che divergenza con le posizioni degli altri partiti, poiché ci sono le condizioni politiche per poter operare con rapidità. La fase transitoria dovrà essere molto breve e dovrà risolversi nel corso del 1984. Una posizione unitaria, voglio pensare persino unanime, del Consiglio, potrà darci la forza per superare le perplessità. Il punto cruciale è quello del decentramento dell'USSL. risolto il quale potranno entrare in gioco i grandi numeri dei cittadini torinesi che oggi non partecipano perch mancano i legami e manca la strumentazione. Non mi sento però di dire che la causa di ciò che è capitato al C.T.O. sia da attribuire a questo. Si è tentato di isolare queste questioni e di considerarle dei fenomeni patologici. Quando si svolgerà l'indagine probabilmente i fatti non saranno così come sono stati presentati ma, al di là delle opinioni che ognuno di noi può avere, auspico che la Magistratura sia rapida e che crei le condizioni perché i nostri atti amministrativi e legislativi possano stabilire un rapporto con i bisogni della collettività.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bergoglio.



BERGOGLIO Emilia

Dagli interventi dei Consiglieri e dalla replica dell'Assessore è emerso un accordo circa la costituzione di una Commissione, che ognuno pu chiamare come crede. Il nostro Gruppo per primo ha sollevato questa proposta. Sarà opportuno precisarne dimensioni, ambiti e modalità. A noi interessa che si vada una volta per tutte fino in fondo su questo problema per quelle che sono le nostre responsabilità e i nostri compiti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Siamo d'accordo con la proposta dell'Assessore di dare vita ad uno strumento di indagine conoscitiva con caratteri di specialità, così come lo Statuto regionale prevede. E' opportuno definire esattamente contenuti tempi e carattere di tale Commissione. Credo sia possibile formulare una proposta entro la prossima seduta consiliare diversamente non rispetteremmo né lo Statuto né le finalità che intendiamo conseguire.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Moretti.



MORETTI Michele

Concordo con i colleghi sulla proposta di costituire una Commissione come previsto dal Regolamento. Compito di tale Commissione è di verificare al di là di quanto è avvenuto nell'USSL n. 1-23, altri problemi ed altri aspetti. E' opportuno però dare delle indicazioni alla Commissione e fissare incontri con le forze politiche prima della prossima seduta consiliare per definire gli indirizzi della Commissione e non correre il rischio di andare al di là dei compiti previsti dallo Statuto regionale.



PRESIDENTE

Questa che andremo a costituire sarà la prima Commissione speciale con carattere di indagine conoscitiva.
La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Suggerirei di non considerare in modo impegnativo i termini "conoscitiva" e "indagine", ma di considerarli come termini discorsivi, non tecnici. E' evidente che la Commissione avrà il carattere che verrà indicato nel documento che la individua.



PRESIDENTE

Lo Statuto già distingue la Commissione conoscitiva di indagine e la Commissione di inchiesta. Noi abbiamo discusso sul primo livello di Commissione. Le finalità, i modi e i tempi si potranno definire nella conferenza dei Capigruppo affinché per la prossima seduta consiliare sia possibile presentare e votare la deliberazione istitutiva della Commissione stessa.
La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

Sono d'accordo sulla costituzione della Commissione speciale di indagine, di cui occorrerà definire contenuti e limiti. Chiedo che venga messo a verbale che il Gruppo del PDUP ha chiesto ripetutamente la discussione generale in aula consiliare sull'applicazione del piano socio sanitario e sulla gestione della sanità.
Se questo dibattito non avverrà, con i metodi che ci permette lo Statuto ed il Regolamento, chiederemo all'Assessore di esporre in aula una relazione dettagliata ad iniziare su quante USSL hanno presentato i piani zonali, perché ci sembra una delle questioni decisive per programmare e ripartire la spesa tra le USSL e permettere il controllo dei cittadini sull'utilizzo del denaro pubblico.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

In merito al punto terzo all'ordine del giorno: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico che hanno chiesto congedo i Consiglieri Ferrari, Genovese, Gerini e Penasso.


Argomento:

b) Apposizione visto Commissario del Governo


PRESIDENTE

Il Commissario del Governo ha apposto il visto: alla legge regionale del 13 ottobre 1983: "Interventi per la salvaguardia e lo sviluppo di aree di elevato interesse botanico" alla legge regionale del 13 ottobre 1983: "Copertura posti di infermiere psichiatrico vacanti nelle piante organiche delle Unità Socio Sanitarie Locali" alla legge regionale del 13 ottobre 1983: "Rifinanziamento della legge regionale 11311979, n. 10 (Norme per la programmazione sportiva in Piemonte)".


Argomento:

c) Mancata apposizione visto Commissario del Governo


PRESIDENTE

Il Commissario del Governo non ha apposto il visto: alla legge regionale del 13 ottobre 1983: "Modificazioni alla legge regionale 4/9/1979, n. 57" alla legge regionale del 13 ottobre 1983: "Istituzione dell'area attrezzata della Collina di Rivoli" alla legge regionale del 13 ottobre 1983: "Istituzione della riserva naturale della Palude di Casalbeltrame" alla legge regionale del 20 ottobre 1983: "Disciplina per l'apertura l'esercizio e la vigilanza dei laboratori privati di analisi mediche a scopo di accertamento diagnostico".


Argomento:

d) Deliberazioni adottate dalla Giunta regionale


PRESIDENTE

Le deliberazioni adottate dalla Giunta regionale nelle sedute del 15 17, 22 e 24 novembre 1983 - in attuazione dell'art. 7, primo comma, della legge regionale 6/11/1978, n. 65 - sono depositate e a disposizione presso il Servizio Aula.


Argomento: Fondi sanitari

Ratifica (ai sensi art. 40 Statuto) deliberazione Giunta regionale n. 1 30050: "Legge regionale 3/9/1981, n. 42. Adozione del riparto del F.S.R. 1984, per la parte corrente, con i poteri d'urgenza previsti dall'art. 40 dello Statuto della Regione Piemonte"


PRESIDENTE

Pongo ora in votazione la deliberazione della Giunta regionale n. 1 30050: "Legge regionale 3/9/1981, n. 42. Adozione del riparto del F.S.R.
1984, per la parte corrente, con i poteri d'urgenza previsti dall'art. 40 dello Statuto della Regione Piemonte".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio ratifica con 25 voti favorevoli e 13 astensioni la suddetta deliberazione n. 1-30050.


Argomento: Programm. e promoz. attivita" socio-assist. (assist. minori, anziani, portat. handicap, privato sociale, nuove poverta") - Formazione professionale

Esame proposta di deliberazione relativa a: "Approvazione programma annuale di formazione professionale - Corsi normali e speciali e per invalidi civili - Anno formativo 1983/1984 - Legge regionale 25/2/1980, n. 8"


PRESIDENTE

Passiamo ora al punto quinto all'ordine del giorno che prevede l'esame della proposta di deliberazione relativa a: "Approvazione programma annuale di formazione professionale - Corsi normali e speciali e per invalidi civili - Anno formativo 1983/1984 - Legge regionale 25/2/1980, n. 8". La parola al relatore, Consigliere Ariotti.



ARIOTTI Anna Maria, relatore

Il confronto tra Assessore e forze politiche nei riguardi di tale deliberazione è già avvenuto in sede di Commissione.
A causa di uno squilibrio fra richieste e possibilità di finanziamenti è stata ribadita la necessità di operare tagli e ne sono stati enunciati i criteri: accorpare i corsi, bloccare la crescita del personale, limare la spesa di mense e trasporti, chiudere le scuole non adeguate per strutture.
Sono stati consultati i Comprensori con i quali peraltro è auspicabile un rapporto ancora più stretto.
Si è cercato anche di tenere distinti i momenti di assistenza da quelli di formazione vera e propria, di far procedere insieme tagli e riqualificazione e tendere all'omogeneità tra i corsi in tutta la Regione.
Se tutti i Gruppi si sono dichiarati concordi nell'impostare una politica di rigore, da parte di alcuni, quale ad esempio il PCI. si è insistito sull'opportunità di dichiarare questa volontà politica in sede pubblica e di sostenerla a tutti i livelli e in tutte le sedi, come pure di procedere con l'aiuto dei Comprensori e degli Enti locali a scelte collettive e da tutti accettate. Sono emersi i problemi di sempre accentuati da una mancata riforma della scuola secondaria e dal momento particolare attuale di crisi: la formazione professionale intesa come supplenza alla scuola dell'obbligo e il fatto che molte scuole facciano una pre-selezione da cui dipendono diversità di spese di gestione. Tutti abbiamo sottolineato il fatto che la formazione professionale deve essere finalizzata alla riconversione, alla qualificazione superiore all'acquisizione di una vera professionalità.
Molti interrogativi rimangono aperti, sia nell'esposizione che ha fatto l'Assessore, sia dopo la discussione che è avvenuta: come si può procedere nelle aree di crisi? Come può avvenire l'inserimento degli invalidi? In ogni caso, poiché la deliberazione si muove sulla base di criteri e metodi dettati da necessità obiettive e secondo impostazioni già da lungo tempo discusse e condivise, il Gruppo comunista dà parere favorevole. Vorrei per sottolineare il problema particolare del piano dei corsi agricoli, anche se questo è stato approvato durante la scorsa seduta con l'intesa di tutti i Gruppi di non intervenire per ristrettezza di tempi.
Il piano dei corsi agricoli presenta un problema a parte perché si accentuano le difficoltà e le conseguenti perplessità. Secondo noi si fa sempre più urgente la necessità di impostare in modo più razionale l'intero sistema finalizzando i corsi a progetti integrati e specifici per ogni zona.
Il problema è certamente complesso perché non si può trascurare l'esistente consolidato da decenni. L'invito è quello di procedere insieme con urgenza e con coraggio, accorpando settori diversi e utilizzando tutte le conoscenze a disposizione, quelle derivate dal settore agricolo, dal commercio e dalla formazione professionale.
Il parere è stato favorevole anche da parte del Gruppo comunista subordinato però all'impegno, d'altra parte già assunto in sede di Commissione dall'Assessore, di tentare altre strade, proprio per non mantenere questo settore (e molte volte è, già stato discusso) inutile da un punto di vista di resa vera.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, ho chiesto la parola non tanto per intervenire in merito alla deliberazione, ma quanto per affermare l'opportunità di fare una discussione non soltanto riferita alla stessa, ma anche sul senso e sul ruolo che si vuol dare come Regione alla formazione professionale. Questa è una materia che impegna una quantità rilevante di risorse, è decisiva rispetto alla situazione in cui si trova l'apparato produttivo oggi ed è decisiva perché è uno dei principali strumenti a disposizione della Regione per intervenire nel merito della politica industriale e del lavoro. Avevo chiesto la parola, forse non rispettando il Regolamento, per chiedere che la discussione fosse preceduta da un'introduzione dell'Assessore. Ma poiché il dibattito è iniziato, far alcune riflessioni.
Credo ci sia una crescente divaricazione tra la qualità della formazione professionale e le esigenze di mano d'opera qualificata espressa dall'apparato produttivo. Le proposte di un salto qualitativo rispetto alla formazione professionale assumono grande importanza in una fase in cui grandi modificazioni ed innovazioni sono in atto nell'apparato produttivo.
La formazione professionale deve essere vista non tanto come servizio attraverso il quale rispondere in qualche modo alla spontaneità dell'offerta di lavoro, ma come strumento attivo che insieme ad altri concorre alla programmazione ed alla promozione di uno sviluppo guidato ed orientato, che tenga conto sia del livello regionale che delle caratteristiche dello sviluppo che si vuole instaurare a livello territoriale.
Esistono due modi per far incontrare la domanda e l'offerta di lavoro: uno è legato alla spontaneità dei meccanismi che vede la formazione professionale come servizio. Da questo punto di vista la Regione Lombardia si è dotata di uno strumento - "Lombardia - lavoro" - che non condivido e che a mio avviso è uno strumento di servizio per far incontrare la domanda e l'offerta di lavoro sulla base dei meccanismi spontanei e di usare la formazione professionale sulla base di tali meccanismi.
L'altro modo, che condivido, è quello di favorire, stimolare e preparare l'incontro tra la domanda e l'offerta di lavoro attraverso la formazione professionale sulla base delle caratteristiche produttive, a livello regionale e più in generale a livello nazionale e sulla base delle caratteristiche dello sviluppo che si vuole determinare e favorire. Questo secondo approccio, che ci trova concordi, è alla base dell'approvazione da parte della Regione Piemonte non di "Lombardia - lavoro", ma de "L'Osservatorio sul mercato del lavoro" ed implica la necessità di una grande riqualificazione del sistema della formazione professionale tenendo conto delle profonde modificazioni ed innovazioni che stanno avvenendo nell'apparato produttivo.
Credo che attualmente la formazione professionale sia sempre meno adeguata alle esigenze. Questo accade perché il sistema di formazione professionale - anche il nostro - spesso segue e si adegua con ritardo alle modificazioni dell'apparato produttivo e per quanto riguarda le caratteristiche dello sviluppo più in generale, mentre dovrebbe esserci contestualità ed interazione tra le modificazioni in atto e l'adeguamento qualitativo e quantitativo della formazione professionale. Ciò avviene perché intanto esistono centri, strutture ed insegnanti con caratteristiche tali che incidono sulla determinazione della qualità e del tipo dei corsi.
Ciò è anche determinato dal fatto che esiste una struttura di insegnanti rivolta principalmente al I livello; scarsa è l'attività di aggiornamento e di qualificazione dei docenti verso nuovi profili e nuove professioni. Da questo punto di vista va anche ricordato che grave è il ritardo del Governo nella determinazione dei profili, previsti nella legge statale 845 approvata nel 1978, che non sono ancora approvati.
Con queste caratteristiche l'adeguamento e la modificazione dei corsi avviene quando il sistema produttivo non assorbe più la mano d'opera formata, ma si seguono in ritardo e male le modificazioni già avvenute mentre la formazione professionale dovrebbe rispondere contestualmente e tempestivamente alle modificazioni. Perché non c'è questa tempestività? Ritengo che il problema fondamentale sia che né gli enti di formazione professionale, né la Regione che dovrebbe programmare hanno dei sensori nella società in grado di cogliere per tempo e prevedere le modificazioni dell'apparato produttivo, sia a livello regionale, sia a livello territoriale cui l'attività formativa si rivolge, mentre ciò è essenziale per programmare le caratteristiche della formazione professionale, per adeguare le strutture ed il personale docente.
Voglio ora sottolineare un punto essenziale e cioè la necessità di avere una struttura articolata a livello territoriale che coinvolga i Comprensori e gli Enti locali e sia in grado di cogliere e prevedere per tempo le modificazioni dell'apparato produttivo. Tale struttura insieme alla conoscenza delle scelte di sviluppo che si intendono perseguire sono la condizione indispensabile per programmare e adeguare la formazione professionale alle esigenze che si manifestano. Devo rilevare che questa struttura esiste ed è rappresentata dall'Osservatorio sul mercato del lavoro. Se nel piano 1984/1985, come l'Assessore ha già ricordato in sede di Commissione, si vuole avviare una politica di revisione e di riqualificazione del sistema formativo, l'attività dell'Osservatorio e la conoscenza del sistema produttivo e delle sue modificazioni sono essenziali. Per questo ritengo sia urgente ed importante, da parte della Giunta, la presentazione del programma di lavoro dell'Osservatorio, secondo gli impegni assunti dall'Assessore in IV Commissione, in quanto anche la legge prevede la presentazione del programma di lavoro entro il 31 ottobre fatto che quest'anno non è avvenuto per le note vicende che hanno ritardato il lavoro ed anche perché la legge è stata votata in tarda primavera. Va anche detto che se si vuole conoscere la realtà, se si vogliono prevedere le modificazioni dell'apparato produttivo, non è sufficiente disporre di un Osservatorio, è necessaria anche la disponibilità delle imprese a fornire dati ed informazioni, e questo raramente si registra.
Esiste poi un altro problema legato alla questione dell'Osservatorio e cioè la meccanizzazione e la disponibilità dei dati degli uffici di collocamento.
Un altro punto essenziale che intendo sottolineare riguarda il fatto che a fronte delle profonde modificazioni dell'apparato produttivo dell'introduzione di nuove tecnologie, di nuovi modelli di organizzazione del lavoro, di nuove professioni, è necessario potenziare il II livello di formazione professionale, cioè quello di più alta qualificazione. Sono concorde con questa necessità, espressa anche dall'Assessore nella Commissione competente, ma essa si scontra innanzitutto con la scarsità di risorse e con il fatto che le risorse disponibili oggi vengono in gran parte assorbite dall'area del cosiddetto "consolidato", quello cioè di formazione professionale che in gran parte si rivolge al I livello. Per ovviare a tale situazione o si aumentano le risorse, oppure si fanno opere di razionalizzazione. Qualcuno propone di tagliare le risorse al I livello per spostarle al II. Io non sono molto d'accordo su questa proposta, perch il I livello di formazione professionale è lo strumento attraverso il quale ai giovani che non portano a termine la scuola dell'obbligo o che pur portandola a termine non continuano gli studi, si conferiscono quegli elementi di base, senza dei quali non è possibile innestare alcuna attività formativa. Non è infatti possibile innestare attività formativa su giovani che non hanno le condizioni elementari di base per apprendere e che sarebbero destinati all'emarginazione del mercato del lavoro se non ci fosse questa attività formativa di I livello.
Occorre inoltre considerare che la formazione professionale di I livello è spesso un elemento alternativo all'emarginazione di molti giovani e quindi di recupero sociale. Mi verrà obiettato che il discrimine tra attività formativa ed assistenza diventa forse più labile: ma facendo queste considerazioni non intendo dire che tutto deve restare così com'è.
Occorre riqualificare la formazione professionale di I livello, rendendola più rispondente alle esigenze dell'offerta di lavoro ed inoltre, in funzione sia di una riqualificazione che di una razionalizzazione e quindi di un risparmio di risorse da parte dell'ente pubblico, è opportuno necessario e possibile utilizzare appieno il ruolo formativo dei settori dell'apparato produttivo.
Mi riferisco, in particolare, ai settori dell'artigianato che svolgono realmente un ruolo formativo e alla possibilità di utilizzare tale ruolo attraverso una riforma dell'apprendistato. La Regione ha avviato una sperimentazione assumendosi l'impegno, ribadito anche nelle Commissioni competenti, di informare le forze politiche a riguardo dell'anno introduttivo di formazione professionale per alcune fasce riferite a specifiche occasioni di lavoro nell'artigianato e dei giovani da avviare al lavoro con contratto di apprendistato.
Il confronto sul progetto di sperimentazione con le parti sociali interessate non è stato ancora concluso. La Giunta deve comunque mantenere l'impegno dell'informazione non appena concluso tale confronto, in quanto il nostro Gruppo attribuisce a tale progetto un valore di grande importanza, rispetto anche alla futura modificazione della legge sull'apprendistato che verrà discussa in Parlamento nei prossimi mesi.
Utilizzare il ruolo formativo di una parte del settore produttivo significa per l'ente pubblico anche un risparmio di risorse, giacché la formazione professionale sarebbe non solo affidata all'ente pubblico nei centri di formazione professionale per quanto riguarda la parte teorica, ma anche alle aziende per la parte pratica.
La riqualificazione del I livello ed il potenziamento del II comportano anche la necessità di precisi programmi di aggiornamento e riqualificazione dei docenti. Deve inoltre essere fatta una riflessione sui centri di formazione professionale a gestione diretta. Nell'incontro tra i Capigruppo e le organizzazioni sindacali che lo hanno richiesto, queste hanno esposto una situazione grave, a volte disastrosa dei centri di formazione professionale a gestione diretta. Non credo che la soluzione sia quella di abbandonare il I livello di formazione professionale a gestione diretta: occorre intervenire sulle strutture. Inoltre la situazione di precariato deve essere presto sanata attraverso la legge n. 5 del 1981.
Per quanto di mia conoscenza l'Assessorato mi sembra orientato a sanare per quanto possibile tale situazione. Ed è anche all'esame della I Commissione la legge sul ruolo unico dei docenti della formazione professionale, per la quale vanno espletati tutti gli atti che ne permettano una rapida approvazione. In questo senso, va rapidamente discusso con le organizzazioni sindacali il Regolamento, onde permettere l'inquadramento del personale e determinare l'impegno di spesa, elemento che ha bloccato nella Commissione competente l'esame del disegno di legge.
Esiste però anche una situazione di grave decadenza delle strutture e chiedo all'Assessore ed alla Giunta che si impegnino a presentare alla Commissione competente una mappa della situazione strutturale dei centri di formazione professionale a gestione diretta ed una prima proposta organica di intervento per la loro ristrutturazione. Non va inoltre dimenticato un altro aspetto emergente della formazione professionale e cioè l'esigenza di rispondere anche alla domanda di corsi di riconversione per gli adulti.
Tale aspetto è importante in una fase di grande ristrutturazione dell'apparato produttivo.
L'ultimo punto che intendo sottolineare riguarda gli handicappati e gli invalidi.
In che modo si inseriscono nel quadro delle attività formative? Finora questi soggetti sono rimasti in qualche modo emarginati dalle attività formative. Il decreto 463 recentemente approvato dal Parlamento all'art. 9 vanifica qualsiasi possibilità di avviamento al lavoro di invalidi ed handicappati.
Quando in quest'aula abbiamo discusso l'ordine del giorno relativo all'art. 9 del decreto 463 era stato detto di affrontare il tema dell'avviamento al lavoro di questi soggetti nelle Commissioni competenti.
In una società che si definisce civile, il problema dei portatori di handicap assume un valore fondamentale rispetto al problema del lavoro e quindi dell'attività formativa, giacché il problema del lavoro per questi soggetti ha un valore che trascende ampiamente la generica condizione di disoccupato, ma assume un valore di accesso nel contesto civile della società a pieno titolo.
Certamente, non possono imputarsi particolari responsabilità all'Assessore in relazione alla delibera in esame in quanto ha preso in mano la materia a cose già fatte, ma poiché ritengo tale delibera non adeguata alle esigenze del sistema produttivo esprimo voto di astensione.
Lo esprimo convinto che sulla base del confronto ed anche delle tesi da me sostenute si possa avviare il prossimo anno una riflessione profonda ed una revisione del sistema formativo che risponda di più alle esigenze e sia più adeguato alla domanda ed alla necessità di far incontrare in modo programmato la domanda e l'offerta di lavoro.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vetrino.



VETRINO Bianca

Intervengo in questo dibattito consiliare sulla formazione professionale con una certa amarezza.
Amarezza per il disinteresse ormai palese verso i problemi della scuola da parte di tante forze politiche che pure negli anni scorsi avevano operato con un certo impegno sui temi della riforma, dell'esigenza di una scuola finalmente unitaria. In un mondo in cui il valore delle conoscenze astratte e delle loro applicazioni pratiche tende progressivamente ad aumentare in sintonia con un'innovazione scientifico - tecnologica i cui ritmi di avanzamento si fanno sempre più vorticosi, disporre di una scuola effettivamente formativa è uno dei requisiti fondamentali di cui un Paese industriale deve essere in possesso per non rimanere indietro, per non scivolare nel Terzo Mondo.
E' infatti indubbio che rispetto allo scorso dibattito sulla formazione professionale, nel 1982, i mutamenti intercorsi siano assai poco rilevanti sul piano della legislazione nazionale sia che si parli della riforma della scuola secondaria superiore che della formazione professionale e dell'apprendistato così come per la riforma del collocamento. Quanto queste riforme siano importanti e vincolanti affinché il nostro livello di governo possa operare in un'armonia legislativa per la regolazione dei processi formativi è a noi ben presente. Per questo già nel precedente dibattito appena ricordato, avevamo sottolineato la necessità che i nostri interventi nel campo della formazione professionale si sviluppassero preventivamente sulle linee unitarie di riforma faticosamente tracciate dal dibattito nelle Commissioni parlamentari. Questo per evitare a posteriori spiacevoli quanto gravi conflitti di competenza ma anche perché a quelle linee unitarie noi sentiamo di poter aderire pienamente. In sostanza: attualmente ci troviamo di fronte ad una scuola dell'obbligo che dura otto anni (cinque di elementari e tre di medie) che, a nostro giudizio, non è sufficiente per dare le cognizioni di base necessarie per consentire alle Regioni di sviluppare la formazione professionale. Soltanto un prolungamento della scolarità dell'obbligo a dieci anni consente infatti alla scolarità il raggiungimento della scolarità di base così che al termine del decimo anno potrà intervenire l'iniziativa regionale. L'elevazione dell'obbligo è un passaggio fondamentale per il raccordo tra la scuola secondaria superiore e la formazione professionale. Ed è d'altronde l'unico metodo per scartare il mito dell'' "irrinunciabile diploma conclusivo", per poter privilegiare itinerari formativi da utilizzare anche per percorsi brevi, di qualità non inferiore a quella degli indirizzi "regolari" ancorché variamente componibili e scomponibili, in funzione di concreti ed articolati raccordi con la formazione professionale finalizzata al conferimento di qualifiche.
Ecco perché non è più possibile tentennare di fronte alla processualità richiesta dal trasferimento delle competenze in questione dallo Stato alle Regioni. Una processualità il più delle volte intesa confusamente secondo l'ormai generalizzato equivoco di un dibattito politico lento e dunque capace di introdurre meccanismi contraddittori quanto controversi. Perch deve essere ben chiaro che a noi non deve interessare alcuna istituzionalizzazione della formazione professionale perché diventerebbe inevitabilmente un boomerang teso a riprodurre errori già commessi nel passato. E' anche un grosso equivoco intendere una fase transitoria come fase di conflitto.
In occasione di altri dibattiti avevamo chiesto alla Regione di sfruttare questa fase transitoria per avviare una serie di provvedimenti che noi ritenevamo avviabili.
La stessa legge 845 prevede la possibilità di accordi tra Regione ed Amministrazione scolastica per quegli interventi di recupero alla formazione di base non sufficientemente approfondita. Il Gruppo repubblicano propone alla Regione di farsi promotrice di accordi con l'Amministrazione scolastica per l'utilizzo del personale eccedente. Tali iniziative erano volte all'eliminazione di quell'alone di assistenza agli interventi di I livello del quale poc'anzi parlava il collega Montefalchesi ed alla qualificazione degli interventi della Regione.
Eppure, per molti aspetti, abbiamo l'impressione che questo equivoco sia stato alla base di gran parte del lavoro svolto dall'Assessorato competente. Perché la flessibilità di questo sistema formativo, lo abbiamo ripetuto più volte, va ricercato in stretto raccordo con il mercato del lavoro. Nel dicembre del 1982 abbiamo approvato una legge per l'istituzione dell'Osservatorio regionale sul mercato del lavoro, Osservatorio tenuto secondo l'art. 8 della legge, a predisporre entro il 31 ottobre di ogni anno un piano di lavoro da svolgersi nell'anno successivo. Piano di lavoro che, tra l'altro, non è ancora giunto in Commissione. Ebbene l'Osservatorio sul mercato del lavoro deve rappresentare un nesso inscindibile in materia di formazione professionale proprio perché bisogna partire dalle prospettive occupazionali. Ci rendiamo conto dei limiti di questo discorso perché il sistema economico non è di per sé governato dalle variabili regionali ma è anche vero che le ricerche finalizzate a cui l'Osservatorio deve saper mirare possano coinvolgere intere aree della Regione purché si sappia realizzare quella collaborazione istituzionale da parte dei numerosi enti sul territorio che pur essendo dovuta non è praticamente data.
Riteniamo che il ruolo regionale in materia sia invece ben rappresentato dall'idea pilota per la creazione dei Consorzi per la formazione professionale, come istituti di diritto privato, laddove le prospettive di sviluppo e riqualificazione industriale siano state accertate attraverso gli strumenti di cui ci siamo appunto dotati (infatti il Consorzio di Ivrea coniugando le esigenze espresse a sicure prospettive di sviluppo può oggi guardare al futuro con minore pessimismo). Dobbiamo essere capaci di discutere con determinazione le scelte dei piani regionali per la formazione professionale. Perché una qualificazione bassa e generalizzata (contrabbandata per formazione professionale) non è capace di riprodurre all'interno del sistema economico un beneficio per il quale si possa affermare la bontà delle risorse impiegate. Non si può pensare ad un'organizzazione di corsi tipo quelli della scuola statale che prevede, al di là delle esigenze proprie del mercato del lavoro, una serie di figure da formare, lasciando poi alle dinamiche spontanee del mercato del lavoro il successivo adattamento. La ragione deve affermarsi in tema di formazione su questi concetti. Per questo noi avevamo proposto l'iniziativa regionale per la formazione di equipe di persone competenti, capaci di elaborare le singole iniziative quando queste devono essere attivate. Purtroppo al momento le persone competenti sono praticamente "congelate" nella Commissione regionale apposita che non è mai stata convocata. Comunque con queste osservazioni abbiamo voluto porre in risalto come, anche in questa situazione, si possano svolgere iniziative qualificate ed integranti purch le idee e la volontà politica di approfondire le diverse tematiche sappia dimostrarsi concretamente.
D'altronde il sistema dell'istruzione è già sufficientemente sclerotizzato ed incapace di pensare al futuro. E' un sistema che mette le cosiddette "nuove tecnologie" in cantina, come succede all'Istituto Fermi di Ragioneria a Cirié dove un costoso e sofisticato elaboratore è da tempo sigillato ed inutilizzato negli scantinati della scuola per misteriose ragioni burocratiche.
Il progressivo avanzamento tecnologico di alcune grandi aziende e la contemporanea assenza di un adeguato sistema formativo ha creato dei pericolosi vuoti nel mercato del lavoro che andrà faticosamente recuperato bisogna tuttavia tenere presente il rapido invecchiamento derivato nella struttura del lavoro delle medie e piccole imprese di indotto che per i diversi problemi connessi al rinnovamento industriale non possono rappresentare esse stesse le nuove figure a cui ci stiamo riferendo proprio perché queste figure vivono una vita propria e non riproducibile all'interno della stessa azienda. Anche questo dato si aggiunge alla limitatezza di mercato che già abbiamo disegnato e di cui non si pu purtroppo, fare a meno.
E' invece importante riprendere lo spunto, che abbiamo dettagliatamente spiegato in occasione del dibattito consiliare sull'artigianato, la figura dell'artigiano imprenditore in una più larga estensione del significato attribuito alla formazione professionale artigiana dall'articolato della legge quadro 845.
Indubbiamente, inoltre, la formazione professionale di prima qualificazione può svolgere un ruolo diverso rispetto alle fasce di primo impiego di cui ho accennato sinora, per quanto riguarda, in particolare, la riqualificazione della manodopera espulsa, per esempio, dalla ristrutturazione delle aziende siderurgiche. Siamo a conoscenza delle iniziative e degli studi che in questo senso alcune forze politiche e sindacali hanno avviato e in parte le condividiamo, dobbiamo però evitare di cadere nella trappola di individuare iniziative socialmente utili che semplicemente scarichino sull'apparato pubblico tutto l'onere di queste necessarie operazioni.
Crediamo inoltre che proprio per la complessità di questo ultimo problema l'Assessorato debba avviare una serie di incontri tra le forze politiche e sindacali.
Esiste certamente anche il problema delle risorse che sono limitate sia a livello regionale, sia a livello nazionale. Il nostro impegno deve essere anche quello di sollecitare e sensibilizzare le forze politiche rispetto alla necessità di attribuire più risorse a questo settore, fondamentale per un rilancio produttivo del nostro Paese e della nostra Regione.
I piani regionali per la formazione professionale presentati dall'Assessore non hanno tenuto conto delle osservazioni e dei criteri che già lo scorso anno indicammo nel dibattito sulla formazione professionale e che ho appena ribadito.
Negli ultimi venti anni abbiamo assistito all'esproprio corporativo del sistema scolastico, alla spartizione dell'istruzione secondo una visione miope della società che le giovani generazioni stanno abbondantemente pagando.
E' estremamente grave che questo fenomeno si ripeta a livello regionale attraverso un sistema di formazione professionale incapace di garantire una reale e duratura qualificazione. Oggi, ancora una volta, ci troviamo di fronte a piani di formazione professionale che sono completamente disorganici e sconnessi rispetto alle linee tracciate dal piano di sviluppo regionale 1984/1985. Ciò sta a spiegare gli interventi settoriali, a pioggia, che talvolta possono avere il sapore del clientelismo.
La programmazione non è uno slogan che può essere usato per coprire delle deficienze dell'Amministrazione. Quando si presenta all'esame del Consiglio una delibera di questo tenore, vista la legge regionale citata ed in particolare l'art. 6 che nell'ambito delle procedure e della programmazione prevede l'approvazione del programma annuale della formazione professionale; viste le proposte formative formulate dagli enti gestori dei corsi e i pareri espressi dagli organi comprensoriali, io mi domando dov'è la politica sulla formazione professionale della Regione Piemonte.
In queste condizioni, se il Consigliere Ariotti ha detto che votava "sì", e mi pare di aver constatato un "sì" molto triste, devo dire con altrettanta amarezza che voterò "no".



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PETRINI



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Moretti.



MORETTI Michele

Riferirò di ciò che è avvenuto in sede di Commissione e successivamente esprimerò il pensiero del mio partito.
La Commissione ha tenuto conto dell'impegno assunto dall'Assessore sul piano formativo annuale 1984/1985. E questo non suona a difesa dell'Assessore perché è un problema che va affrontato. L'Assessore ha assunto l'incarico in questo settore il mese di luglio e quindi non possiamo scaricare su di lui tutta la parte riguardante l'impostazione del piano della formazione professionale.
Nel corso del dibattito in sede di Commissione non c'è stata tanta critica come in Consiglio.
In Commissione sono emerse delle osservazioni di cui l'Assessore ha preso in considerazione e il piano è stato approvato senza osservazioni di fondo circa l'impostazione.
Sono d'accordo con il collega Montefalchesi che chiede all'Assessore un dibattito in Consiglio. Tale dibattito, però, non si può sviluppare con la presentazione di una deliberazione, altrimenti si svilupperebbe un dibattito limitativo. In questo dibattito possono anche essere fatte delle osservazioni al piano, restando però nella forma corretta rispettando gli impegni dei colleghi assunti a livello di Commissione.
L'Assessore si è impegnato a presentare dopo tre-quattro mesi i risultati dell'attività dei corsi; questo suo impegno è un primo passo per verificare se i corsi si effettueranno in riferimento alla legge della formazione professionale.
La riforma della scuola, ora in discussione al Parlamento e che per la prima parte è già stata affrontata, ha appena sfiorato il problema della formazione professionale. Dovremmo essere invece noi ad affrontarlo, ne abbiamo la competenza, tenendo conto delle richieste delle parti sociali e delle prospettive di lavoro.
Oggi ci troviamo di fronte ad una deliberazione che dobbiamo approvare alla quale si possono fare delle osservazioni, ma diventa molto più politico ed impegnativo il fatto che si discuta in Consiglio il problema della formazione professionale e delle scelte da affrontare per un'impostazione di piano più corretta rispetto alle prospettive economiche e sociali della comunità regionale piemontese. Detto questo, il PSI esprime voto favorevole alla deliberazione in esame.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Villa.



VILLA Antonino

Concordo con quanto è stato espresso dal Presidente della VI Commissione, Consigliere Moretti.
In sede di Commissione l'Assessore aveva illustrato alcuni criteri previsionali circa la discussione che avverrà per il prossimo anno, quindi come il collega Moretti - porrò l'attenzione esclusivamente sui piani di formazione di quest'anno.
Purtroppo si assiste ad una ripetizione che continua a risuonare in quest'aula quando si tratta di approvare i corsi di formazione professionale. Ci troviamo nella non gioiosa condizione di approvare interventi già avviati, di dire cioè che va bene quello che si sta facendo anche se non ho alcuna intenzione di discutere se i corsi così strutturati siano o meno positivi. Indubbiamente in quanto è stato fatto c'è della positività, anche se certo non al 100%.
L'obiezione di fondo, però, è che non è possibile avere una visione della formazione professionale a bocconcelli, a seconda delle richieste e delle impostazioni date.
Credo anche sia giusto che il Consiglio, nella veste della Commissione debba verificare in anticipo il lavoro da svolgere, proprio perché siamo in un periodo di trasformazione delle forze dell'apparato produttivo ed è quindi necessario che la programmazione abbia un respiro più ampio che non quello di pezzi annuali. Tale programmazione - ci è stato promesso - avrà una sua esplicazione in sede di Commissione già nel trimestre febbraio aprile, in modo che sia possibile cominciare una sperimentazione concreta della formazione presso i vari centri. A nostro avviso, il fatto che la circolare contenente le indicazioni per la predisposizione dei piani sia stata redatta a fine agosto è un non senso per quanto riguarda l'aspetto programmatorio: avrebbe invece senso se si fosse già precostituito un andamento almeno triennale.
Preso atto di quanto comunicato dall'Assessore in sede di Commissione con elementi di serietà e forse tragicità circa i possibili tagli e quindi le conseguenti prospettazioni per la formazione professionale in futuro noi rivendichiamo una maggiore tempestività per dare l'opportunità al Consiglio di ragionare in tempi utili per portare le proprie osservazioni e rivedere quanto è stato fatto o richiesto dai vari centri. Difatti, per pratiche esigenze di attività e di vita, i corsi vengono determinati dal colloquio tra l'Assessorato e i vari centri, mentre è del tutto estranea l'impostazione più generale, che si basa sull'inesistenza di questo piano di programmazione. Diversi sono gli interrogativi che ci pongono soprattutto le famiglie dei partecipanti ai corsi, quali ad esempio l'orientamento verso le migliori qualifiche o la questione del terzo anno per i meccanici. Tutto ciò è contemplato dalla legge, ma deve essere discusso e portato a conoscenza soprattutto delle famiglie. Un altro aspetto che sfugge completamente all'analisi o almeno alla conoscenza della Commissione riguarda la riqualificazione e la riconversione che esulano dal programma oggi in discussione. Questi aspetti devono essere esaminati ed approfonditi in sede di Commissione, anche con una possibilità di verifica.
Infatti, l'elemento che manca e che continua a mancare, ma mi auguro si possa correggere questa impostazione, è l'impossibilità dei Consiglieri di verificare che cosa avviene: non deve essere soltanto una fredda verifica del numero degli iscritti e dei frequentanti o degli strumenti e delle attrezzature. La collega Vetrino ha citato un caso che non è certamente unico, sul quale occorre riflettere e poiché si tratta di soldi dei contribuenti è giusto che costoro sappiano se le strutture sono funzionali o meno. Manca una verifica per quanto riguarda la docenza ed il personale problema connesso anche al punto interrogativo della legge relativamente al ruolo speciale regionale e all'emanazione del regolamento, cui faceva cenno anche il Consigliere Montefalchesi. Manca una verifica delle spese di gestione in tutta la loro entità; dei risultati formativi; dell'inoltro al lavoro. Io sono contento quando un gruppo di centri di formazione aderenti all'ACEF afferma che il 60-70% di coloro che si sono qualificati trovano lavoro nel giro di sei mesi - un anno; ma è evidente che si dovrebbe far lievitare e generalizzare questa percentuale. Non voteremo contro il piano dei corsi così come è stato impostato, non soltanto perché è stato accettato e concordato, ma soprattutto per la significatività che ha nell'ambito della formazione professionale in Piemonte, in quanto ha una radice e una tradizionalità, che però diventano quasi negative. Questo ci dà la possibilità di non votare contro, ma l'impossibilità di votare a favore, per cui ci asterremo su questa delibera, comprendendo che i corsi così come sono stati avviati debbono proseguire, ma d'altra parte anche rivendicando maggiore tempestività, approfondimento e conoscenza da parte del Consiglio. Soprattutto però mi permetto un suggerimento, purtroppo vano, che ho già dato molte volte; ma non demordo - Catone è riuscito alla fine a far distruggere Cartagine, chissà che riesca anch'io in questa molto più tenue impresa - e cioè: poiché esiste la Commissione tecnica per la formazione professionale, che almeno una volta venga riunita e si pronunci al riguardo. La legge regionale n. 8, all'art. 9, reclamava questa Commissione e dopo varie spinte si è riusciti a farla anche nominare: ci sono personaggi più o meno illustri in attesa di essere convocati per esprimere dei pareri sulla formazione professionale, attesa però che rimane costantemente delusa. Spero ci sia da parte dell'Assessorato una presa di contatto ed una "fruizione" di queste persone competenti che della formazione professionale hanno fatto magari una ragione della loro vita.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Tapparo.



TAPPARO Giancarlo, Assessore alla formazione professionale

Il quadro che è venuto dalla discussione è negativo e catastrofico.
Tuttavia non ci dobbiamo fermare nella ricerca di una migliore finalizzazione e di un migliore utilizzo delle risorse per la formazione professionale. E' riconosciuto a livello nazionale che la formazione professionale svolta in Piemonte è tra le migliori. Questo sta a significare che i livelli raggiunti sulla qualità della formazione professionale sono buoni, tant'è vero che sono riconosciuti anche sugli standards europei. Stiamo vivendo una fase accelerata di trasformazione delle tecnologie, quindi dei profili professionali. Mancano strumenti per individuare le linee di tendenza, le risorse sono limitate. Ci sono poi vischiosità tangibili che ho riscontrato in questi quattro mesi di attività nel campo della formazione professionale.
E' difficile "toccare" un tipo di corso senza mettere in moto elementi di protesta o altri interventi. Non si tratta quindi di pura ingegneria organizzata da realizzare a tavolino. Devo ammettere che, in sede di Commissione, non ho sentito le argomentazioni che sono state portate in Consiglio, quindi ho qualche difficoltà a comprendere e quindi ad argomentare in modo adeguato sulle tesi ora presentate e taciute in precedenza. Sono d'accordo su un confronto più ampio e propongo di fissare una seduta di Consiglio regionale in concomitanza con la verifica che faremo a metà anno scolastico quando porterò gli elementi di valutazione.
Per quanto riguarda la formazione professionale non agricola si sono fatte alcune trasformazioni ed apportati alcuni miglioramenti con un passaggio dal primo al secondo livello. E' vero che non è stata realizzata la migliore soluzione possibile, ma quando si lavora con risorse limitate la cosa è comprensibile. Il secondo livello diventa una risposta necessaria alle esigenze dell'apparato industriale. Il rapporto è 18% al secondo livello e 82% al primo livello.
Rispetto all'anno scorso è stato fatto un trasferimento di 5 - 6 punti.
E' una linea di tendenza, malgrado le risorse a disposizione siano ancora più limitate.
Abbiamo scelto la strada: non interventi a pioggia, ma interventi mirati, cercando di favorire alcuni poli formativi. Per esempio, i corsi di informatica non verranno distribuiti in tutti i centri di formazione professionale, ma venivano indirizzati verso alcuni punti di forza. Sarebbe opportuno prevedere una programmazione triennale di formazione professionale. Certo, un conto è dirlo e programmare a tavolino, un altro conto è ragionare in termini finanziari. Che tipo di proiezione triennale possiamo prevedere se non la correliamo alle risorse finanziarie disponibili nel triennio? In Piemonte il rapporto tra formazione professionale diretta e indiretta è: 15% quella diretta, 85% quella indiretta.
In Umbria, in Toscana questo rapporto è capovolto. Nel Veneto è più o meno uguale.
Stiamo operando valutando le aree marginali, deboli, non recuperabili.
Forse non si era mai verificato che nella storia della formazione professionale della Regione un centro professionale venisse chiuso, non come atto punitivo ma come fatto di razionalizzazione. Questa mattina ho spiegato ai Consiglieri Nerviani e Villa ciò che è successo a Novara, dove da due corsi di primo livello se ne sono creati tre di secondo anno con 12 13 allievi per corso. Siamo per l'accorpamento dei corsi dove le unità sono ridotte. Là dove necessitano elementi formativi cerchiamo un raccordo maggiore con l'industria: in certi casi attingiamo nell'industria occasionalmente in altri, vi attingiamo sistematicamente. Il progetto è per ora abbozzato e merita prima di tutto un confronto a livello di Consiglio quindi una proiezione triennale. Abbiamo cercato di articolare i corsi in modo da ridurre le spese dei trasporti e della mensa. Chiuderemo le scuole inadeguate, puntando ogni sforzo sui centri dotati di impianti, di apparecchiature, di macchinari, di know-how capaci di formare adeguatamente i lavoratori e i giovani. Nelle nostre scelte non abbiamo mai sprecato una macchina, un tornio, un elaboratore. La collega Vetrino ha citato l'esempio di una scuola che tiene l'elaboratore in cantina, si tratta però di una scuola statale, non di un centro di formazione professionale. Quanto al programma dell'Osservatorio del mercato del lavoro, informo che oggi abbiamo incontrato i dirigenti dell'ISTAT e del Ministero dell'Industria per delineare il sistema informativo. Attraverso la Commissione regionale dell'impiego stiamo portando avanti questo discorso come strumento conoscitivo dei processi di trasformazione del mercato del lavoro.
Montefalchesi chiede di conoscere il programma generale per orientare le scelte.
Il programma della Giunta comprende un sistema informativo dei processi economici che dovrà individuare le linee di tendenza dell'innovazione tecnologica, dell'insediamento industriale, delle scelte settoriali delle imprese.
L'altro problema del mercato del lavoro interessa la fascia dei disoccupati che sono più deboli e di difficile riqualificazione. Ne abbiamo parlato a fondo nella Commissione regionale dell'impiego con il Ministro del Lavoro, per cercare di trovare il modo di operare. Questa ipotesi di intervento mirato sui disoccupati (circa 700) dovrà essere affrontata dal Consiglio regionale. Si tratta di una scelta coraggiosa, difficile e complessa che richiede risorse aggiuntive perché non è possibile affrontare quel tipo di riqualificazione traendo le risorse da quelle della formazione professionale. Questo significherebbe ridurre ulteriormente le nostre scelte. Se sono d'accordo per un dibattito approfondito su questi temi da effettuarsi nel mese di marzo o aprile, quando sarà possibile dare per tempo le indicazioni triennali per il prossimo piano scolastico, in modo che non si verifichi la ragione in qualche caso, in qualche altro la scusa di dire che l'informazione per i corsi è stata data ad agosto, quando ormai mancano i termini per restare nello spirito della circolare inviata ai centri di formazione professionale dal Presidente della Giunta.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARCHIARO



PRESIDENTE

Prima di porre in votazione la deliberazione vi do lettura di un emendamento presentato dall'Assessore Tapparo: a pagina 118 del programma annuale 1983/1984 sostituire l'Ente e C.F.P. "La Giovannea" con l'Ente "Arciconfraternita dello Spirito Santo".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è approvato all'unanimità dei 32 Consiglieri presenti in aula.
Pongo ora in votazione la deliberazione.
Ve ne do lettura: "Il Consiglio regionale vista la legge regionale 25/2/1980, n. 8 ed in particolare l'art. 6 della legge regionale citata che, nell'ambito delle procedure della programmazione, prevede l'approvazione del programma annuale della formazione professionale mediante deliberazione consiliare viste le proposte formative formulate dagli Enti gestori dei corsi ed i pareri espressi dagli organi comprensoriali sentito il parere della Commissione consiliare competente delibera di approvare il programma annuale della formazione professionale corsi normali e speciali e per invalidi civili - anno formativo 1983/1984 allegato alla presente deliberazione e qui di seguito riportato per farne parte integrante di demandare alla Giunta regionale la determinazione dell'ammontare della spesa complessiva e la ripartizione della spesa stessa per gli esercizi 1983 e 1984 in base ai parametri ed ai criteri di cui alla convenzione tipo Regione - Enti, nonché l'adozione degli appositi provvedimenti amministrativi per il finanziamento dei corsi di formazione professionale.
La presente deliberazione è dichiarata immediatamente esecutiva ai sensi dell'art. 49 della legge 10/2/1953, n. 62 e sarà pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione Piemonte ai sensi dell'art. 45 dello Statuto".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 18 voti favorevoli, 2 contrari e 12 astensioni.


Argomento: Comunita' montane: Statuti

Esame proposta di deliberazione relativa a: "Modifica allo Statuto della Comunità montana Valli Po - Bronda - Infernotto"


PRESIDENTE

Il punto decimo all'ordine del giorno prevede l'esame della proposta di deliberazione relativa a: "Modifica allo Statuto della Comunità montana Valli Po - Bronda - Infernotto".
Pongo in votazione tale deliberazione. Ve ne do lettura: "Il Consiglio regionale visto l'art. 10 della legge regionale 11/8/1973, n. 17, relativo alle modifiche ed alle integrazioni degli Statuti delle Comunità montane vista la deliberazione n. 14 in data 1/6/1983 adottata dal Consiglio della Comunità montana Valli Po - Bronda- Infernotto vista la legge statale 23/3/1981, n. 93 e le leggi regionali 28/8/1979 n. 50 e 30/3/1982, n. 9; visto l'art. 33 dello Statuto della Comunità montana Valli Po - Bronda - Infernotto relativo alle modifiche ed integrazioni dello Statuto stesso visto il parere favorevole espresso dalla I Commissione permanente del Consiglio regionale delibera di approvare la richiesta della Comunità montana Valli Po - Bronda Infernotto riguardante le modifiche al proprio Statuto, secondo quanto di seguito riportato: Il primo comma dell'art. 1 è sostituito dal seguente: 'La Comunità montana delle Valli Po - Bronda - Infernotto - Ente di diritto pubblico -, costituita ai sensi dell'art. 2 della legge regionale 11/8/1973, n. 17 e successive modificazioni tra i Comuni di Bagnolo Piemonte, Barge, Brondello, Castellar, Crissolo, Envie, Gambasca Martiniana Po, Oncino, Ostana, Paesana, Pagno, Revello, Rifreddo e Sanfront, ha sede in Paesana'.
L'art. 2 è sostituito dal seguente: 'La Comunità montana è regolata dalla legge nazionale 3/12/1971, n.
1102, integrata da quella successiva 23/3/1981, n. 93, dalla legge regionale 11/8/1973, n. 17 e da quelle successive 28/8/1979, n. 50 e 30/3/1982, n. 9 e da tutte le altre norme legislative nazionali e regionali in quanto applicabili e dagli articoli del presente Statuto e sue eventuali modificazioni ed integrazioni'.
Il secondo comma dell'art. 6 è sostituito dal seguente: 'Ad ogni Comune spettano tre rappresentanti, due di maggioranza ed uno di minoranza, eletti nel proprio seno, da ciascun Consiglio comunale secondo i criteri stabiliti nell'art. 10 della legge nazionale 23/3/1981 n. 93'.
All'art. 6 sono aggiunti i due commi seguenti: 'Il nuovo Consiglio della Comunità è comunque validamente insediato con l'avvenuta designazione dei due terzi dei suoi componenti da parte degli aventi diritto'.
'In ogni caso, per la sua prima convocazione, si osservano le norme stabilite nell'articolo unico della legge regionale 30/3/1982, n. 9'.
Il primo, secondo, terzo e quarto comma dell'art. 10 sono sostituiti dai seguenti: 'Il Consiglio si riunisce ad iniziativa del Presidente o della Giunta o su richiesta di almeno un quarto dei Consiglieri in carica, ovvero di un quinto dei Consigli comunali dei Comuni facenti parte della Comunità montana'.
'Le convocazioni sono fatte dal Presidente, previa deliberazione della Giunta, mediante raccomandata, con avviso di ricevimento spedita al domicilio di ciascun Consigliere'.
'L'avviso deve essere spedito ad ogni Consigliere almeno otto giorni prima di quello fissato per la riunione, per le sedute ordinarie ed almeno quattro giorni prima per le sedute straordinarie; nelle convocazioni urgenti il termine è ridotto a quarantotto ore e la convocazione è fatta telegraficamente'.
'I Consiglieri, per consentire il recapito diretto dell'avviso notificano per iscritto alla segreteria della Comunità l'indirizzo al quale l'avviso dovrà essere spedito ad ogni cambiamento dell'indirizzo stesso'.
Il sesto comma dell'art. 10 è sostituito dal seguente: 'Qualora la richiesta sia presentata da almeno un quarto dei Consiglieri in carica, ovvero di un quinto dei Consigli comunali dei Comuni facenti parte della Comunità montana, il Consiglio deve essere convocato entro venti giorni dalla data di presentazione della richiesta stessa'.
L'art. 14 è sostituito dal seguente: 'Alle riunioni del Consiglio possono essere invitati, a titolo consultivo, rappresentanti degli Enti locali operanti nel territorio della Comunità, esperti e tecnici'.
La presente deliberazione sarà pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione ai sensi dell'art. 65 dello Statuto".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 32 Consiglieri presenti in aula.


Argomento: Comunita' montane: Statuti

Esame proposta di deliberazione relativa a: "USSL n. 47 Biella. Ampliamento della pianta organica provvisoria - Diniego di autorizzazione"


PRESIDENTE

Passiamo al punto undicesimo all'ordine del giorno che prevede l'esame della proposta di deliberazione relativa a: "USSL n. 47 Biella Ampliamento della pianta organica provvisoria . Diniego di autorizzazione".
Pongo in votazione tale deliberazione. Ve ne do lettura: "Il Consiglio regionale vista la legge 26/1/1982, n. 12 vista la legge regionale 10/3/1982, n. 7 vista la deliberazione della Giunta regionale n. 24-28707 dell' 11/10/1983 sentito il parere espresso dalla V Commissione permanente delibera di non autorizzare, per le motivazioni citate in premessa, l'USSL n. 47 di Biella ad ampliare la pianta organica dei servizi e strutture sanitarie finalizzati all'attuazione della legge 22/5/1978, n. 194, mediante l'istituzione dei seguenti nuovi posti: n. 1 posto di Assistente di ostetricia ginecologia n. 1 posto di Assistente di Anestesia e Rianimazione.
La presente deliberazione sarà pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione ai sensi dell'art. 65 dello Statuto".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 32 Consiglieri presenti in aula.


Argomento: Comunita' montane: Statuti

Esame proposta di deliberazione relativa a: "Approvazione dello Statuto dell'Unità Socio-Sanitaria Locale n. 36 con sede in Susa"


PRESIDENTE

Il punto dodicesimo all'ordine del giorno reca: same proposta di deliberazione relativa a: "Approvazione dello Statuto dell'Unità Socio Sanitaria Locale n. 36 con sede in Susa".
Pongo in votazione tale deliberazione. Ve ne do lettura: "Il Consiglio regionale visto il D.P.R. 24/7/1977, n. 616 vista la legge 23/12/1978, n. 833 visti gli artt. 4 e 5 della legge regionale 21/1/1980, n. 3 visto l'art. 8 della legge regionale 23/8/1982, n. 20 visti gli atti deliberativi dei Comuni appartenenti all'Unità Socio Sanitaria Locale n. 36 con sede in Susa sentito il parere favorevole espresso dalla I e dalla V Commissione consiliare permanente delibera di esprimere parere favorevole in ordine allo Statuto approvato dai Comuni appartenenti all' 'Associazione dei Comuni costituenti l'Unità Socio Sanitaria Locale n. 36, con sede in Susa', quale risulta dall'allegato A e dalle modifiche contenute nell'allegato B che i Comuni costituenti l'Associazione dovranno adottare e che formano parte integrante dello Statuto stesso e delta presente deliberazione.
La presente deliberazione sarà pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione ai sensi dell'art. 65 dello Statuto".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 32 Consiglieri presenti in aula.


Argomento: Comunita' montane: Statuti

Esame proposta di deliberazione relativa a: "Approvazione dello Statuto dell'Unità Socio-Sanitaria Locale n. 50 con sede in Gattinara"


PRESIDENTE

Pongo ora in votazione la deliberazione relativa a: "Approvazione dello Statuto dell'Unità Socio-Sanitaria Locale n. 50 con sede in Gattinara", di cui al punto tredicesimo all'ordine del giorno. Ve ne do lettura: "Il Consiglio regionale visto il D.P.R. 24/7/1977, n. 616 vista la legge 23/12/1978, n. 833 visti gli artt. 4 e 5 della legge regionale 21/1/1980,n. 3 visto l'art. 8 della legge regionale 23/8/1982, n. 20 visti gli atti deliberativi dei Comuni appartenenti all'Unità Socio Sanitaria Locale n. 50 con sede in Gattinara sentito il parere favorevole espresso dalla I e dalla V Commissione c consiliare permanente delibera di esprimere parere favorevole in ordine allo Statuto approvato dai Comuni appartenenti all''Associazione dei Comuni costituenti l'Unità Socio Sanitaria Locale n. 50, con sede in Gattinara', quale risulta dall'allegato A e dalle modifiche contenute nell'allegato B che i Comuni costituenti l'Associazione dovranno adottare e che formano parte integrante dello Statuto stesso e della presente deliberazione.
La presente deliberazione sarà pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione ai sensi dell'art. 65 dello Statuto".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 32 Consiglieri presenti in aula.


Argomento: Comunita' montane: Statuti

Esame proposta di deliberazione relativa a: "Approvazione dello Statuto dell'Unità Socio-Sanitaria Locale n. 60 con sede in Borgo San Dalmazzo"


PRESIDENTE

Il punto quattordicesimo all'ordine del giorno prevede l'esame della proposta di deliberazione relativa a: "Approvazione dello Statuto dell'Unità Socio-Sanitaria Locale n. 60 con sede in Borgo San Dalmazzo".
Pongo in votazione tale deliberazione. Ve ne do lettura: "Il Consiglio regionale visto il D.P.R. 24/7/1977, n. 616 vista la legge 23/12/1978, n. 833 visti gli artt.. 4 e 5 della legge regionale 21/1/1980, n. 3 visto l'art. 8 della legge regionale 23/8/1982, n. 20 visti gli atti deliberativi dei Comuni appartenenti all'Unità Socio Sanitaria Locale n. 60 con sede in Borgo San Dalmazzo sentito il parere favorevole espresso dalla I e dalla V Commissione consiliare permanente delibera di esprimere parere favorevole in ordine allo Statuto approvato dai Comuni appartenenti all''Associazione dei Comuni costituenti l'Unità Socio Sanitaria Locale n. 60 con sede in Borgo San Dalmazzo', quale risulta dall'allegato A e dalle modifiche contenute nell'allegato B che i Comuni costituenti l'Associazione dovranno adottare e che formano parte integrante dello Statuto stesso e della presente deliberazione.
La presente deliberazione sarà pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione ai sensi dell'art. 65 dello Statuto".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 32 Consiglieri presenti in aula.


Argomento: Comunita' montane: Statuti

Esame proposta di deliberazione relativa a: "Approvazione dello Statuto dell'Unità Socio-Sanitaria n. 64 con sede in Bra"


PRESIDENTE

Passiamo al punto quindicesimo all'ordine del giorno che prevede l'esame della proposta di deliberazione relativa a: "Approvazione dello Statuto dell'Unità Socio.Sanitaria Locale n. 64 con sede in Bra".
Pongo in votazione tale deliberazione.
Ve ne do lettura: "Il Consiglio regionale visto il D.P.R. 24/7/1977, n. 616 vista la legge 23/12/1978, n. 833 visti gli artt. 4 e 5 della legge regionale 21/1/1980, n. 3 visto l'art. 8 della legge regionale 23/8/1982, n. 20 visti gli atti deliberativi dei Comuni appartenenti all'Unità Socio Sanitaria Locale n. 64 con sede in Bra sentito il parere favorevole espresso dalla I e dalla V Commissione consiliare permanente delibera di esprimere parere favorevole in ordine allo Statuto approvato dai Comuni appartenenti all' 'Associazione dei Comuni costituenti l'Unità Socio Sanitaria Locale n. 64 con sede in Bra', quale risulta dall'allegato A e dalle modifiche contenute nell'allegato B che i Comuni costituenti l'Associazione dovranno adottare e che formano parte integrante dello Statuto stesso e della presente deliberazione.
La presente deliberazione sarà pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione ai sensi dell'art. 65 dello Statuto".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 32 Consiglieri presenti in aula.


Argomento: Comunita' montane: Statuti

Esame proposta di deliberazione relativa a: "Modifica allo Statuto dell'Unità Socio-Sanitaria Locale n. 73 con sede in Novi Ligure"


PRESIDENTE

Il punto sedicesimo all'ordine del giorno reca: Esame proposta di deliberazione relativa a: "Modifica allo Statuto dell'Unità Socio-Sanitaria Locale n. 73 con sede in Novi Ligure".
Pongo in votazione tale deliberazione.
Ve ne do lettura: "Il Consiglio regionale vista la propria deliberazione n. 304 C.R. 5572 del 17/6/1982 visto il D.P.C.R. n. 8193 del 27/9/1982 vista la deliberazione n. 38/82 del 27/10/1982 adottata dall'assemblea generale dell'USSL n. 73 sentito il parere espresso dalla I e dalla V Commissione consiliare permanente delibera di esprimere parere favorevole in ordine alla modifica dell'art. 17 dello Statuto dell'Unità Socio-Sanitaria Locale n. 73, con sede in Novi Ligure, approvato con D.P.G.R. n. 8193 del 27/9/1982, secondo il testo seguente: 'Art. 17 - Pubblicazione delle deliberazioni Le deliberazioni adottate dagli organi delle USSL sono pubblicate per almeno 15 giorni nell'Albo ufficiale dell'USSL.
La Segreteria degli organi collegiali, sotto la responsabilità del coordinatore amministrativo, cura, entro 15 giorni dall'adozione, la pubblicazione e l'invio a tutti i Comuni associati di copia di ogni deliberazione dell'assemblea generale e l'elenco di quelle del Comitato per l'affissione, per 15 giorni, ai rispettivi Albi pretori'.
La presente deliberazione sarà pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione ai sensi dell'art. 65 dello Statuto".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 32 Consiglieri presenti in aula.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Ordine del giorno sulla situazione alla Pianelli &Traversa


PRESIDENTE

Pongo ora in votazione un ordine del giorno sulla situazione alla Pianelli &Traversa firmato dai Consiglieri Moretti, Brizio, Bontempi Vetrino, Montefalchesi, Marchini, Majorino e Mignone. Ve ne do lettura: "Il Consiglio regionale del Piemonte vista la situazione della Pianelli &Traversa così come esposto dalla FLM e dai lavoratori del gruppo, ai Capigruppo consiliari ed all'Assessore al lavoro il giorno 1/12/1983 tenuto conto che l'azienda Pianelli è sottoposta a procedura di amministrazione straordinaria ai sensi della legge 'Prodi' sottolineato che le produzioni aziendali sono di contenuto strategico all'interno del sistema produttivo constatato il ritardo di diversi mesi nell'erogazione ai lavoratori della CIG da parte dell'INPS rilevato che, mentre in passato gli Istituti di Credito avevano anticipato l'erogazione della CIG, oggi gli stessi oppongono un rifiuto a continuare nell'erogazione degli anticipi così come si era convenuto in sede regionale si impegna ed impegna la Giunta regionale a mettere in atto tutte le iniziative necessarie al fine di tentare di superare le difficoltà che si frappongono al ripristino delle erogazioni degli anticipi anche attraverso urgenti specifici incontri con gli Istituti di Credito si impegna a sollecitare e a richiedere agli organi competenti gli atti necessari a produrre lo snellimento delle procedure per l'approvazione dei decreti di autorizzazione alla CIG e la sua erogazione dà mandato alla Giunta regionale di avviare, coinvolgendo se necessario i Gruppi consiliari, un rapido confronto con tutte le parti interessate (Commissario straordinario, organizzazioni sindacali) in merito al piano di ristrutturazione del gruppo Pianelli".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato all'unanimità dei 32 Consiglieri presenti in aula.


Argomento:

Nomine


PRESIDENTE

Infine, in merito al punto diciannovesimo all'ordine del giorno vengono effettuate le seguenti "Nomine".


Argomento: Presidente della Giunta Regionale

Collegio dei Revisori dei Conti dell'USSL n. 37 di Ceres: sostituzione di Sergio Vacca, dimissionario.


PRESIDENTE

Si distribuiscano le schede per la votazione.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 34 ha riportato voti: BIGLIA Giacomo n. 31 schede bianche n. 2 scheda nulla n. 1 Proclamo eletto il signor Giacomo Biglia.
La presente deliberazione è dichiarata immediatamente eseguibile ai sensi dell'art. 49 della legge 10/2/1953, n. 62 e sarà pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione ai sensi dell'art. 65 dello Statuto.


Argomento: Nomine

Collegio dei Revisori dei Conti dell'USSL n. 49 di Borgosesia: sostituzione di Sala Giuseppe, dimissionario.


PRESIDENTE

Si distribuiscano le schede per la votazione.
(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 35 ha riportato voti:



OMODEI ZORINI Pietro n. 31

schede bianche n. 3 scheda nulla n. 1 Proclamo eletto il signor Pietro Omodei Zorini.
La presente deliberazione è dichiarata immediatamente eseguibile ai sensi dell'art. 49 della legge 10/2/1953, n. 62 e sarà pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione ai sensi dell'art. 65 dello Statuto.


Argomento: Nomine

Collegio dei Revisori dei Conti dell'USSL n. 55 di Verbania: sostituzione di Guido Benzi, dimissionario.


OMODEI ZORINI Pietro n. 31

Si distribuiscano le schede per la votazione.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 35 hanno riportato voti: LODARI Alfredo n. 31 BENZI n. 1 schede bianche n. 3 Proclamo eletto il signor Alfredo Lodari.
La presente deliberazione è dichiarata immediatamente eseguibile ai sensi dell'art. 49 della legge 10/2/1953, n. 62 e sarà pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione ai sensi dell'art. 65 dello Statuto


Argomento: Nomine

Collegio dei Revisori dei Conti dell'USSL n. 57 di Omegna: sostituzione di Guido Bosetto, dimissionario.


PRESIDENTE

Si distribuiscano le schede per la votazione.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 35 ha riportato voti: NEGRI Giovanni n. 30 schede bianche n. 4 scheda nulla n. 1 Proclamo eletto il signor Giovanni Negri.
La presente deliberazione è dichiarata immediatamente eseguibile ai sensi dell'art. 49 della legge 10/2/1953, n. 62 e sarà pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione ai sensi dell'art. 65 dello Statuto.


Argomento: Nomine

Collegio dei Revisori dei Conti dell'USSL n. 60 di Borgo San Dalmazzo: sostituzione di Tito Musso, dimissionario.


PRESIDENTE

Si distribuiscano le schede per la votazione.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 31 ha riportato voti: COLOMBINI Paolo n. 31 schede bianche n. 3 scheda nulla n. 1 Proclamo eletto il signor Paolo Colombini.
La presente deliberazione è dichiarata immediatamente eseguibile ai sensi dell'art. 49 della legge 10/2/1953, n. 62 e sarà pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione ai sensi dell'art. 65 dello Statuto.


Argomento: Nomine

Collegio dei Revisori dei Conti dell'USSL n. 63 di Saluzzo: sostituzione di Marco Fagnola, dimissionario.


PRESIDENTE

Si distribuiscano le schede per la votazione.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 34 ha riportato voti: ALLADIO Aldo n. 32 scheda bianca n. 1 scheda nulla n. 1 Proclamo eletto il signor Aldo Alladio.
La presente deliberazione è dichiarata immediatamente eseguibile ai sensi dell'art. 49 della legge 10/2/1953, n. 62 e sarà pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione ai sensi dell'art. 65 dello Statuto.


Argomento: Nomine

Collegio dei Revisori dei Conti dell'USSL n. 73 di Novi Ligure: sostituzione di Luciano Ghione, dimissionario.


PRESIDENTE

Si distribuiscano le schede per la votazione.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 35 ha riportato voti: MARELLI Emilio n. 31 schede bianche n. 3 scheda nulla n. 1 Proclamo eletto il signor Emilio Marelli.
La presente deliberazione è dichiarata immediatamente eseguibile ai sensi dell'art. 49 della legge 10/2/1953, n. 62 e sarà pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione ai sensi dell'art. 65 dello Statuto.


Argomento: Nomine

Collegio dei Revisori dei Conti dell'USSL n. 74 di Ovada: sostituzione di Olinto Giardina, dimissionario.


PRESIDENTE

Si distribuiscano le schede per la votazione.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 34 ha riportato voti: CAZZULO Luciano n. 31 schede bianche n. 2 scheda nulla n. 1 Proclamo eletto il signor Luciano Cazzulo.
La presente deliberazione è dichiarata immediatamente eseguibile ai sensi dell'art. 49 della legge 10/2/1953, n. 62 e sarà pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione ai sensi dell'art. 65 dello Statuto.


Argomento: Nomine

Consiglio di amministrazione della Rai-Tv: tre nominativi.


PRESIDENTE

Si distribuiscano le schede per la votazione.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 34 hanno riportato voti: ROSITI Franco n. 29 ORSELLO Giampiero n. 25 MATHIEU Vittorio n. 29 scheda bianca n. 1 Li proclamo eletti.
La presente deliberazione è dichiarata immediatamente eseguibile ai sensi dell'art. 49 della legge 10/2/1953, n. 62 e sarà pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione ai sensi dell'art. 65 dello Statuto.


Argomento: Nomine

Commissione di esperti per le convenzioni Regioni - Università in merito al coordinamento delle rispettive finzioni istituzionali relativamente all'attività del Servizio Sanitario Nazionale; nomina di tre membri.


PRESIDENTE

Si distribuiscano le schede per la votazione.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 34 hanno riportato voti: BAJARDI Sante n. 25 TAPPARO Giancarlo n. 22 DEVECCHI Armando n. 11 scheda bianca n. 1 Li proclamo eletti.


Argomento: Nomine

Ricostituzione Consiglio di amministrazione del Politecnico di Torino biennio 1983/1985: nomina di un rappresentante.


PRESIDENTE

Si distribuiscano le schede per la votazione.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 34 ha riportato voti: BENADI' Alberto n. 31 schede bianche n. 3 Proclamo eletto il signor Alberto Benadì.


Argomento: Nomine

Ricostituzione Consiglio di amministrazione dell'Università degli Studi di Torino, biennio 1983/1985: nomina di un rappresentante.


PRESIDENTE

Si distribuiscano le schede per la votazione.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 34 ha riportato voti:



TOSONI Pier Giorgio n. 25

schede bianche n. 9 Proclamo eletto il signor Pier Giorgio Tosoni.


Argomento: Nomine

Convitto municipale Treviso di Casale Monferrato: nomina di un rappresentante nel Consiglio di amministrazione.


PRESIDENTE

Si distribuiscano le schede per la votazione.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 34 ha riportato voti: CAPRIOGLIO Gianmario n. 33 scheda bianca n. 1 Proclamo eletto il signor Gianmario Caprioglio.


Argomento: Nomine

Consiglio Superiore Pubblica Amministrazione: nomina di due esperti di cui uno effettivo ed uno supplente.


PRESIDENTE

Si distribuiscano le schede per la votazione.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 33 hanno riportato voti: membro effettivo BASSANINI Franco n. 28 membro supplente PIZZETTI Franco n. 33 Li proclamo eletti.


Argomento: Nomine

Commissione regionale per la manodopera agricola: sostituzione membro effettivo dimissionario, Roberto Reineri.


PRESIDENTE

Si distribuiscano le schede per la votazione.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 33 ha riportato voti: DEMI Orietta n. 25 schede bianche n. 7 scheda nulla n. 1 Proclamo eletta la signora Orietta Demi.


Argomento: Nomine

Comitato tecnico consultivo per l'ammodernamento tecnologico e l'incremento della produttività nel settore dell'artigianato: sostituzione di Loris Bellunato, esperto in materia artigiana.


PRESIDENTE

Si distribuiscano le schede per la votazione.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 33 ha riportato voti: CANEPARO Marco n. 24 schede bianche n. 9 Proclamo eletto il signor Marco Caneparo.


Argomento: Nomine

Consiglio direttivo del Parco naturale dei Laghi di Avigliana: sostituzione membro dimissionario Giovanni Panzini (sentito il parere del Comitato comprensoriale di Torino).


PRESIDENTE

Si distribuiscano le schede per la votazione.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 34 ha riportato voti: LETILLOY Dante n. 29 schede bianche n. 5 Proclamo eletto il signor Dante Letilloy.
Consiglio direttivo del Parco naturale dei Laghi di Avigliana: sostituzione membro esperto dimissionario Antonio Rolando.



PRESIDENTE

Si distribuiscano le schede per la votazione.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 32 ha riportato voti: MINGOZZI Antonio n. 27 schede bianche n. 5 Proclamo eletto il signor Antonio Mingozzi.


Argomento: Nomine

Consiglio direttivo della riserva naturale speciale della Garzala di Valenza: sostituzione membro esperto dimissionario Angela Gulino.


PRESIDENTE

Si distribuiscano le schede per la votazione.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 32 ha riportato voti: MONTACCHINI Franco n. 26 schede bianche n. 6 Proclamo eletto il signor Franco Montacchini.


Argomento: Nomine

Consiglio direttivo del Parco naturale ed area attrezzata del Sacro Monte di Crea: sostituzione membro dimissionario Luigi Dainese (sentito il parere del Comitato comprensoriale di Casale Monferrato.


PRESIDENTE

Si distribuiscano le schede per la votazione.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 33 hanno riportato voti: SPADA Vittorio n. 30 SCIABOLA n. 1 schede bianche n. 2 Proclamo eletto il signor Vittorio Spada.


Argomento: Nomine

Consulta regionale per la tutela della fauna e la disciplina della caccia: sostituzione membro dimissionario Sergio Suardi, rappresentante Confcoltivatori.


PRESIDENTE

Si distribuiscano le schede per la votazione.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 32 ha riportato voti: BORRONI Attilio n. 23 schede bianche n. 9 Proclamo eletto il signor Attilio Borroni.


Argomento: Nomine

Consulta regionale per la tutela della fauna e la disciplina della caccia: sostituzione membro dimissionario Giuseppe Bollano, rappresentante E.P.S.


PRESIDENTE

Si distribuiscano le schede per la votazione.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 33 ha riportato voti: MACCARINI Giuseppe n. 30 schede bianche n. 2 scheda nulla n. 1 Proclamo eletto il signor Giuseppe Maccarini.


Argomento: Nomine

Commissione tecnica e di vigilanza farmaceutica per la provincia di Novara: sostituzione di Giuseppe Ruffino.


PRESIDENTE

Si distribuiscano le schede per la votazione.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 33 ha riportato voti: MONFORTE Anna n. 30 schede bianche n. 2 scheda nulla n. 1 Proclamo eletta la signora Anna Monforte.


Argomento: Nomine

Commissione tecnica e di vigilanza farmaceutica per la provincia di Asti: sostituzione di Mario Anfosso.


PRESIDENTE

Si distribuiscano le schede per la votazione.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 34 ha riportato voti: MANFREDINI Piera n. 32 schede bianche n. 2 Proclamo eletta la signora Piera Manfredini.


Argomento: Nomine

Commissione tecnico.consultiva in materia di cave e torbiere: sostituzione membro effettivo dimissionario esperto in materia mineraria Enea Occella sostituzione membro supplente dimissionario esperto in materia mineraria Mancini Renato.


PRESIDENTE

Si distribuiscano le schede per la votazione.
(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 33 hanno riportato voti: membro effettivo FORNARO Mauro n. 30 membro supplente OCCELLA Enea n. 30 FERRO Mauro n. 1 MARMO Lucio n. 1 scheda bianca n. 1 Proclamo eletti i signori Mauro Fornaro ed Enea Occella.


Argomento: Nomine

Comitato misto paritetico Regione - Autorità Militari sulla nuova regolamentazione delle Servitù Militari: sostituzione membro effettivo dimissionario Giovanni Bonino.


PRESIDENTE

Si distribuiscano le schede per la votazione.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 33 hanno riportato voti: VITA Antonio n. 29 BONIPERTI n. 1 schede bianche n. 3 Proclamo eletto il signor Antonio Vita.


Argomento: Nomine

Comitati tecnici dei piani per insediamenti produttivi delle AIA: nomina di un rappresentante per Villar Perosa.


PRESIDENTE

Si distribuiscano le schede per la votazione.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 34 ha riportato voti: VIANO Francesco n. 29 schede bianche n. 5 Proclamo eletto il signor Francesco Viano.


Argomento: Nomine

Comitati tecnici dei piani per insediamenti produttivi delle AIA: nomina di un rappresentante per Ceva, Dogliani e Garessio.


PRESIDENTE

Si distribuiscano le schede per la votazione.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 34 ha riportato voti: SARA' Bernardo n. 31 schede bianche n. 3 Proclamo eletto il signor Bernardo Sarà.


Argomento: Nomine

Comitati tecnici dei piani per insediamenti produttivi delle AIA: nomina di un rappresentante per Dronero.


PRESIDENTE

Si distribuiscano le schede per la votazione.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 33 ha riportato voti: SANPIETRO Mario n. 29 schede bianche n. 4 Proclamo eletto il signor Mario Sanpietro.


Argomento: Nomine

Comitati tecnici dei piani per insediamenti produttivi delle AIA: nomina di un rappresentante per Novi Ligure.


PRESIDENTE

Si distribuiscano le schede per la votazione.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 34 ha riportato voti: TARELLO Piercarlo n. 31 schede bianche n. 3 Proclamo eletto il signor Piercarlo Tarello.
Le nomine sono così terminate.
Comunico infine che il Consiglio è convocato per il giorno 7 dicembre prossimo.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 18.20)



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