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Dettaglio seduta n.217 del 01/12/83 - Legislatura n. III - Sedute dal 9 giugno 1980 al 11 maggio 1985

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Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARCHIARO



PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Prima di iniziare l'esame dell'ordine del giorno comunico che una delegazione della Pianelli e Traversa si incontra in questo momento nella sala attigua con l'Assessore Tapparo e con una rappresentanza dei Gruppi consiliari.


Argomento:

Approvazione verbale precedente seduta


PRESIDENTE

Punto primo all'ordine del giorno: "Approvazione verbale precedente seduta". Il processo verbale dell'adunanza consiliare del 24/11/1983 è stato distribuito ai Consiglieri prima dell'inizio della seduta odierna.
Se non vi sono osservazioni si intende approvato.


Argomento: Beni culturali (tutela, valorizzazione, catalogazione monumenti e complessi monumentali, aree archeologiche)

Interrogazione del Consigliere Picco, inerente i progetti di valorizzazione culturale della Palazzina di Stupinigi elaborati dall'Ordine Mauriziano


PRESIDENTE

Punto secondo all'ordine del giorno: "Interrogazioni e interpellanze".
Si discute l'interrogazione del Consigliere Picco, inerente i progetti di valorizzazione culturale della Palazzina di Stupinigi elaborati dall'Ordine Mauriziano.
La parola all'Assessore Rivalta.



RIVALTA Luigi, Assessore alla pianificazione

Questa interrogazione è datata 29/3/1982, ma l'ho ricevuta il 28 ottobre in quanto era stata trattenuta dalla Presidenza della Giunta che probabilmente intendeva rispondere. Tuttavia rispondo, malgrado l'inattualità della risposta.
Poiché il riferimento citato dal Consigliere Picco non mi richiamava alla memoria nessun atto specifico sono andato a ricercare la notizia sulla rassegna stampa di quel periodo perché non li conoscevo.
Sulla politica culturale condotta dalla Regione per la valorizzazione delle ex residenze sabaude intorno a Torino (Venaria e La Mandria, Rivoli Stupinigi) si è trattato in molte sedi ed in particolare si è proceduto a cercare di istituire parchi regionali sulle intere aree di pertinenza delle stesse. Ciò non è ancora stato possibile per Stupinigi proprio a causa dell'opposizione serrata dell'Ordine Mauriziano.
Con l'approvazione del piano dei parchi si è proceduto a individuare le aree contenenti le ex residenze sabaude come aree di particolare valore da salvaguardare e da valorizzare anche ai fini della loro fruibilità. Mentre per La Mandria e per il Castello di Rivoli abbiamo proceduto, per quanto riguarda l'area di Stupinigi non abbiamo potuto procedere per una opposizione serrata venuta all'ipotesi di intervento regionale per le opposizioni che il Governo ha interposto alle iniziative legislative regionali.
Sui progetti di valorizzazione culturale della Palazzina di Stupinigi elaborati dall'Ordine Mauriziano non si conoscono programmi concreti pur essendo la località soggetta a tutela a sensi della Legge 1497/39 la cui gestione è delegata dallo Stato alla Regione. Non risultano pervenuti progetti, né elaborati, né istanze.
Si ricorda tuttavia che la competenza per interventi su edifici monumentali è dello Stato ex legge 1089/39 e in materia dovrebbe essere interpellata la Soprintendenza ai beni architettonici del Piemonte.
Sugli interventi nel Castello di Rivoli e in altre sedi torinesi è noto l'impegno della Regione per la valorizzazione di monumenti abbandonati e fatiscenti e la politica messa in atto per restituire gli stessi a dignità formale e fruizione pubblica in spirito di promozione culturale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Picco.



PICCO Giovanni

L'interrogazione del marzo 1982 era stata presentata a seguito di specifica conoscenza che il sottoscritto aveva avuto di iniziative che l'Ordine Mauriziano aveva assunto per il restauro della Palazzina di Caccia e per la valorizzazione implicita delle collezioni museografiche e dell'arredamento in stile contenuti nella Palazzina stessa.
Tali iniziative dal punto di vista dell'utilizzazione dei fondi statali sono di ordinaria amministrazione. Non sono d'accordo con quanto dice l'Assessore Rivalta, che le opere siano soggette al parere della Regione.
La legge n. 1552 prevede contributi per il restauro e per il risanamento conservativo di edifici di carattere storico-ambientale e non mi risulta che le pratiche relative a questi contributi (che variano dal 30 al 50%) transitino anche dalla Regione.
La mancanza di informazione della Regione non esclude il fatto che la pratica con il Ministero sia stata avviata e che quindi iniziative concrete per il restauro della Palazzina siano in corso.
Questo argomento mi consente di precisare che le giustificazioni alle motivazioni rispetto alle quali la Regione aveva avviato la procedura legislativa per istituire il Parco di Stupinigi erano del tutto ingiustificate rispetto all'oggetto della conservazione dell'oggetto architettonico, cioè dell'edificio.
Su queste iniziative sarebbe opportuno avere conoscenze specifiche.
Sono stato informato solo ieri della risposta a questa interrogazione quindi non mi è stato possibile avere protocolli di lettere e di perizie che l'Ordine del Mauriziano ha fatto per poter adire ai fondi relativi al restauro degli edifici monumentali. Ci premeva sottolineare che l'aspetto relativo alla manutenzione dell'edificio non dipende dall'iniziativa della Regione per quanto attiene la istituzione del Parco e quindi la relativa connessa utilizzazione della Palazzina nell'obiettivo del Parco.
Il problema può essere visto autonomamente. Questa è la tesi che avevamo sempre sostenuto noi, ossia un conto è la valorizzazione dell'ambiente naturale e l'istituzione del Parco che poteva trovare, in accordo con gli enti istituzionali, determinate forme di utilizzazione, e un conto è la Palazzina di Caccia con le relative collezioni che fanno parte dei compiti di istituzione dell'Ordine Mauriziano.
Fintantoché l'Ordine Mauriziano avrà uno specifico ruolo per quanto attiene ai suoi compiti istituzionali, non vediamo come la Regione si debba sostituire a questo ruolo, avendo tra l'altro, molti altri compiti da svolgere.
Quindi questa interrogazione ripropone in Consiglio regionale il problema del ruolo della Regione Mi chiedo perché la Regione non pensi di riconsiderare i suoi programmi relativi all'istituzione del Parco che sono connessi al problema della valorizzazione che ricordo fu l'oggetto di divisione su questa materia.
La Regione non deve sostituirsi a privati o a enti pubblici che stanno già operando in certe direzioni, ma nell'ipotesi di un coordinamento potrebbe avvalersi della possibilità di accedere al Fondo Europeo che prevede fondi per il restauro degli edifici storici monumentali.
L'ultimo numero di "Piemonte Europa" riporta una serie di finanziamenti che sono stati concessi ad un edificio di Edinburgo risalente al XIX secolo, ad un edificio a Milos, al Palazzo dei Consoli di Gubbio, ecc. Tra l'altro in questo finanziamento è compreso anche un finanziamento di 500.000 ECU per una parte degli interventi da attuare sul Partenone di Atene.
Risollevo in questa sede il problema del Castello di Venaria, che e uno dei temi nodali di questo discorso che vede di fatto un divario tra le risorse regionali e le risorse nazionali quindi l'impossibilità a concorrere alla sua salvaguardia.
Sull'argomento di Stupinigi e sul ruolo della Regione connesso ai compiti istituzionali dell'Ordine del Mauriziano potremmo ritornare non appena avremmo acquisito da ambedue le parti, visto che su questi argomenti vi sono ancora differenti valutazioni, informazioni più precise.



RIVALTA Luigi, Assessore alla pianificazione

Ritengo che l'Ordine del Mauriziano debba dare una dimostrazione di voler collaborare con la Regione.


Argomento: Boschi e foreste - Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione dei Consiglieri Chiabrando, Lombardi e Penasso inerente lo sciopero dei dipendenti dell'IPLA


PRESIDENTE

Interrogazione dei Consiglieri Chiabrando, Penasso e Lombardi inerente lo sciopero dei dipendenti dell'IPLA, conseguente alla riduzione di attività vivaistica da parte di quella Spa.
La parola all'Assessore Rivalta.



RIVALTA Luigi, Assessore alla pianificazione

Questa interrogazione è stata presentata pochi giorni prima del fatidico 2 marzo e quindi della crisi della Giunta e del periodo di inattività delle risposte alle interrogazioni. Anche questa quindi è largamente superata. In merito a tale questione preciso che: la determinazione concernente il ridimensionamento dell'attività di produzione vivaistica fu assunta autonomamente dal Consiglio di Amministrazione dell'IPLA, in relazione alle condizioni di mercato che, in presenza della fornitura gratuita di piante, da parte del comparto forestale della Regione, non consentiva la gestione di tale produzione in termini economicamente validi.
La Giunta regionale, peraltro, venne immediatamente a conoscenza di tali decisioni e della posizione assunta dalle organizzazioni sindacali aziendali, le quali ultime richiesero alla Giunta stessa un intervento rivolto a: ridiscutere il ruolo dell'Istituto rivedere eventualmente la forma istituzionale dell'Istituto stesso ed i relativi rapporti con la Regione e gli altri Enti pubblici inserire una rappresentanza dei dipendenti nel Consiglio di Amministrazione varare un programma di convenzioni quadro nei campi di attività dell'Istituto, garantendone il finanziamento.
L'Assessore competente richiese, inoltre, un immediato incontro per la discussione dei provvedimenti proposti dal Consiglio di Amministrazione sollecitando, altresì, la sospensione dei previsti licenziamenti.
Fu immediatamente varato un organico piano di commesse (che, a seguito delle necessarie puntualizzazioni, fu approvato con D.G.R. n. 121-25729 assunta dalla Giunta regionale in adunanza 26 maggio 1983) che consentì all'Istituto la riorganizzazione dei comparti produttivi, anche attraverso forme di mobilità interna.
Per quanto concerne in particolare la riduzione dell'attività vivaistica, alla stessa sono conseguite le dimissioni di numero tre dipendenti e la cessazione del rapporto di lavoro, per un quarto dipendente, per raggiunti limiti di età.
La nomina del nuovo Consiglio di Amministrazione ed i più organici rapporti tra la Società e la Regione Piemonte consentono all'Istituto di operare, in questo periodo, in un adeguato quadro di certezze, definito dalla Regione, mentre rimane in atto la riduzione della produzione vivaistica e tendono a divenire permanenti i provvedimenti di ridistribuzione del personale all'interno dell'Azienda.
Va inoltre detto che nel merito dell'attività di carattere forestale dell'IPLA si potrà giungere a qualche modifica strutturale nella misura in cui l'IPLA venisse incaricato di svolgere le funzioni di azienda forestale nella nostra Regione a partire intanto dal patrimonio forestale questione che è in esame non da breve tempo perché complessa sotto il profilo amministrativo e anche sotto quello istituzionale e dei rapporti con le varie comunità locali delle zone forestali.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiabrando.



CHIABRANDO Mauro

La mia parola in questa occasione, non è molto utile perché il tempo in questo come in altri casi, ha fatto superare i problemi.
E' un modo come un altro per risolvere i problemi per cui è difficile a 10 mesi di distanza, discutere, tanto più che alcuni provvedimenti sono già attuati, tra i quali le dimissioni del personale, causa principale di lamentela e di agitazione.
C'era però un altro motivo che sarebbe stato interessante discutere in tempo: questa specie di concorrenza in famiglia, leale o sleale, tra la Regione e un ente regionale, per produrre, vendere o regalare piante.
Forse sarebbe opportuno modificare l'impostazione e il ruolo di questi enti, così, come ha detto l'Assessore. Sono enti costituiti per produrre piante e metterle in vendita. Prendiamo atto della soluzione adottata mentre il problema sindacale del personale che lamentava la riduzione dell'organico si è risolto con le dimissioni (anche se non sappiamo fin dove siano state spontanee).
Con l'occasione ricordo che alcune interrogazioni attendono risposta da mesi, forse da più di un anno. Capisco che c'è stato il 3 marzo di mezzo che ogni tanto salta fuori per giustificare questi ritardi, tuttavia dal 3 marzo di tempo ne è passato parecchio.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Ferraris.



FERRARIS Bruno, Assessore all'agricoltura

Con riferimento all'interrogazione di cui all'oggetto si riporta quanto segue circa la situazione dei ricorsi relativi la L.R. 12.10.1983 n. 63.
Come risulta dai prospetti compilati dai servizi regionali centrali interessati i ricorsi presentati dall'anno 1978 ai sensi della l.r. n.
63/78 a tutt'oggi ammontano complessivamente a n. 665 di cui 620 definiti e n. 35 da definire.
Trattasi di ricorsi gerarchici avverso le determinazioni adottate dai servizi regionali decentrati dell'agricoltura, dei servizi forestazione ed economia montana e dei servizi centrali dell'Assessorato agricoltura.
L'iter dei ricorsi prevede: la richiesta di controdeduzioni del servizio decentrato o centrale della Regione circa il mancato accoglimento della domanda l'eventuale richiesta di documenti alla ditta ricorrente a corredo delle notizie fornite nel reclamo la richiesta di alcuni casi del parere alla Commissione consultiva comunale di cui all'art. 1 paragrafo 7 lett. d) della l.r. 2.5.1980 n. 33 l'eventuale accertamento diretto tramite sopralluogo l'acquisizione del parere consultivo da parte della Commissione consultiva regionale di cui all'art. 8 della 1.r. n. 63/78 la decisione attraverso comunicazione dell'Assessore regionale all'agricoltura per le istanze presentate avverso le determinazioni dei Servizi decentrati oppure attraverso deliberazione della Giunta regionale per le istanze presentate avverso le determinazioni dei servizi centrali dell'Assessorato.
Pertanto l'iter risulta abbastanza complesso ed ha determinato tempi lunghi nella definizione delle istanze.
In più occasioni a causa della mancata acquisizione di elementi necessari ad una obiettiva decisione da parte degli uffici regionali si è reso necessario ricorrere a supplementi di istruttoria anche attraverso accertamenti presso uffici pubblici, quali Uffici del Catasto, Ufficio delle Imposte Dirette, Camere di Commercio, che hanno comportato ulteriori rallentamenti.
Inoltre come si è visto in precedenza gli Uffici regionali sono tenuti a sentire il parere della Commissione consultiva regionale (che si riunisce mensilmente presso l'Assessorato) la quale, dato l'elevato numero di pareri richiesti non riesce a smaltire quanto previsto all'ordine del giorno della seduta. Di conseguenza si rende necessario far slittare a successive riunioni il materiale non esaminato con evidenti ritardi nella definizione dei ricorsi.



PROSPETTO RIEPILOGATIVO

L.R. 12.10.1978 n. 63 Ricorsi avverso determinazioni dei servizi centrali dell'Assessorato dei servizi regionali decentrati dell'agricoltura e dei servizi forestazione ed econ. montana Art. e Tipo Pervenuti Respinti Accolti Da definire Inteevento n. n n. n.
38 Premio di permanenza e 379 288 91 insediamento 15,61 Acquisto bestiame macchine e 50 26 23 1 attrezzature 14,35 Strutture per l'allevamento 137 96 24 17 e fabbricati rurali 20,50 Acquisti macchine ed attrezzature per settore coltivazioni 6 4 2 pregiate e credito di conduzione 18 Colture pregiate 45 21 13 11 33 Acquisto terreni 10 7 2 1 23 Rimboschimenti 9 6 3 Assistenza tecnica alla 2 1 1 cooperazione 3 Piani di sviluppo aziendali ed 16 8 6 2 interaziendali 5 Procedure 1 1 Totali 655 457 163 35 Situazione al 21 novembre 1983


Argomento: Commercio

Interrogazione dei Consiglieri Chiabrando, Lombardi e Penasso inerente i ricorsi presentati ai sensi della l.r. 63/78


PRESIDENTE

Interrogazione dei Consiglieri Chiabrando, Lombardi e Penasso inerente i ricorsi presentati ai sensi della l.r. 63/78.
Risponde l'Assessore Ferraris.



FERRARIS Bruno, Assessore all'agricoltura

Questa interrogazione richiede una risposta lunghissima. Evidentemente non posso leggerla e la consegno agli interroganti.
Mi permetto soltanto di aggiungere che i ricorsi sulla legge 63 sono stati complessivamente fino ad ora 655 di cui 620 definiti. Per alcuni ricorsi si è trattato di semplice definizione e per altri è stato necessario l'intervento sul posto per avere contatti con lo SCAU e la Camera di Commercio.



CHIABRANDO Mauro

Ne prendiamo atto e ringraziamo.


Argomento: Boschi e foreste - Agricoltura: argomenti non sopra specificati

Interrogazione dei Consiglieri Lombardi, Chiabrando e Penasso inerente il Servizio di sperimentazione e lotta fitosanitaria


PRESIDENTE

Interrogazione dei Consiglieri Lombardi, Chiabrando e Penasso, inerente il servizio di sperimentazione e lotta fitosanitaria.
La parola all'Assessore Ferraris.



FERRARIS Bruno, Assessore all'agricoltura

Farò due considerazioni di carattere generale prima di dare la risposta in termini più precisi. Il servizio sperimentazione e lotta fitosanitaria fu trasferito alla Regione con il DPR 616.
I locali che erano precari, vennero richiesti dalla proprietà, la quale però concesse una proroga.
Il servizio è stato ampliato nelle strutture e nella dotazione del personale da 15 a 28 dipendenti.
Ai tradizionali laboratori vennero aggiunti quello per le analisi chimiche dei terreni, che poteva essere un ufficio o un servizio a parte.
Quando il problema del trasferimento si è fatto più acuto si sono ricercate diverse località (Villa Mainero, Istituto Bonafous, si è parlato della Mandria, dell'IPLA) almeno per quanto riguarda il laboratorio chimico.
Le soluzioni prospettate non erano percorribili anche per l'opposizione dei dipendenti a trasferirsi. Questo servizio, che chiamiamo di ricerca e di sperimentazione, ha un nucleo centrale che è l'osservatorio delle malattie delle piante ed è quello che compie i controlli alle frontiere per conto dello Stato e ha una funzione internazionale. Pertanto un gruppo di dipendenti deve tutti i giorni recarsi al Frené, un altro a Bardonecchia un altro al Colle della Maddalena quando è aperto, e agli altri passi.
Il nucleo centrale del servizio non può essere oggetto di delega.
La soluzione ultima e definitiva è che il servizio sarà trasferito ad un piano dell'Assessorato in Corso Stati Uniti 21, che sarà lasciato libero dall'IPLA di Torino che entro un mese sarà trasferito altrove.
Eventualmente al laboratorio chimico, istituito dalla Regione, troveremo una sede idonea.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Lombardi.



LOMBARDI Emilio

La risposta mi lascia assai perplesso, perché non ha spiegato al Consiglio i fatti avvenuti. Devo allora ricordare che l'1/1/1982 la Regione Piemonte ha affidato presso l'Istituto Bonafous, per trasferirvi il laboratorio agrochimico regionale, una pozione di fabbricato al costo annuo di 12 milioni.
Successivamente con deliberazione 30/12/82 il contratto è stato modificato ed è stata ampliata la superficie locata per trasferirvi tutto il servizio sperimentale dell'Assessorato all'agricoltura al costo di 48 milioni annui.
E' stato anche approntato un progetto per la sistemazione del servizio al Bonafous, anche questo credo avrà avuto un costo. In totale a tutt'oggi la Regione ha speso 75 milioni per portare l'Istituto al Bonafous e oggi ci sentiamo dire che quella soluzione non è più idonea e il Servizio verrà trasferito all'Assessorato. Quale soluzione si troverà all'IPLA entro un mese? Visti i precedenti, ho dei dubbi che questo possa avvenire.
La sostanza è che il progetto ipotizzato a due anni di distanza cade dopo che la Regione ha buttato 75 milioni in spese di locazione.
Mi risulta che il personale abbia fatto opposizione al trasferimento ma, alla fine, era convinto di trasferirsi al Bonafous. Mi dichiaro completamente insoddisfatto ed aspetto di vedere quello che succederà augurandomi che di milioni non se ne buttino più.



FERRARIS Bruno, Assessore all'agricoltura

L'IPLA si trasferisce in Corso Stati Uniti nei locali lasciati liberi dall'Assessorato alla sanità. C'era l'intenzione di accorpare tutta la ricerca e la sperimentazione in quella sede.
Su questo argomento, però, torneremo discutendo un disegno più ampio.


Argomento: Norme generali sull'agricoltura

Interrogazione dei Consiglieri Chiabrando, Lombardi e Penasso inerente l'attuazione della legge 3/5/82 n. 203


PRESIDENTE

Interrogazione dei Consiglieri Chiabrando, Lombardi e Penasso inerente l'attuazione della legge 3/5/82 n. 203.
Risponde l'Assessore Ferraris.



FERRARIS Bruno, Assessore all'agricoltura

Questa interrogazione che meriterebbe un ampio dibattito, non per il contenuto di cui potremmo discutere in Commissione agricoltura, ma per il modo in cui si inserisce in quell'articolo di spalla che la Stampa ha pubblicato relativamente alle leggi del Parlamento.
Il Parlamento stabilisce che per il pagamento dei canoni arretrati gli interessati possono rivolgersi alla Regione la quale può autorizzare i prestiti per miglioramenti fondiari, senza riferirsi però né alle risorse né a problemi di tecnica bancaria con i quali dobbiamo fare i conti ogni giorno.
Posso dire che gli interessati possono presentare le domande, che per rimarranno giacenti fino a quando ci saranno i fondi.
Gli uffici non hanno messo questa legge nel cassetto, ma hanno cercato di lavorarci attorno tant'è vero che dalle stime fatte risulta che ci vorrebbero 10 miliardi come limite di impegno.
Ci sono poi molte questioni che vengono sollevate dagli Istituti di credito attorno alla legge 423. C'è poi la questione del mutuo, se deve essere ventennale o solo quinquennale. Ho sollevato più volte questi aspetti presso il Ministero e presso le Banche e oggi pomeriggio riprender questo discorso con gli istituti di credito nel corso di una riunione fissata per discutere l'applicazione della Direttiva 2969 relativa al sostegno straordinario per allevamenti di bovini, caprini, ovini.
Se saranno cadute le obiezioni degli istituti di credito potremo discutere in Commissione uno specifico programma. E' chiaro però che un programma richiede delle risorse.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiabrando.



CHIABRANDO Mauro

Lo scopo dell'interrogazione non era tanto, di avere garanzie sui finanziamenti, ma di sollecitare una decisione. La legge è stata approvata un anno un anno e mezzo fa, e visto che la Regione non si è ancora assunta questo problema, abbiamo ritenuto di sollevarlo.
Non sono d'accordo sulle previsioni gravissime che l'Assessore ha fatto, anzi, sono convinto che il problema sarà ridotto al minimo, per due motivi: intanto perché gli affittuari in gran parte in passato hanno pagato canoni già elevati, per cui non ci sono differenze arretrate da conguagliare, e poi perché nei casi in cui ci siano dei conguagli, gli agricoltori non chiederanno aiuti per pagare gli arretrati.
Vale la pena di prevedere un meccanismo che possa soddisfare alcuni casi, ma saranno pochissimi e non arriveranno certamente a entità elevate.


Argomento: Difesa idrogeologica

Interrogazione dei Consiglieri Chiabrando, Fassio, Lombardi e Penasso inerente l'escavazione nell'alveo del fiume Tanaro


PRESIDENTE

Interrogazione dei Consiglieri Chiabrando, Fassio, Lombardi e Penasso inerente l'escavazione nell'alveo del fiume Tanaro.
La parola all'Assessore Cerutti.



CERUTTI Giuseppe, Assessore all'assetto idrogeologico

Gli interroganti fanno riferimento a un documento datato 31 gennaio 1983 e sottoscritto, nell'ordine, dai rappresentanti della Federazione provinciale coltivatori diretti di Asti, dei Comuni di Rocchetta Tanaro, di Rocca d'Arazzo, di Azzano d'Asti, di Castello di Annone, di S. Martino Alfieri, di Costigliole di Asti, di Revigliasco d' Asti, di Antignano, di Mongardino, di Asti, della Federazione italiana coltivatori di Asti e dell'Unione agricoltori della Provincia di Asti indirizzato sempre nell'ordine, al Ministero dei lavori pubblici, al Magistrato del Po, al Prefetto di Asti, agli Assessori agricoltura e tutela dell'ambiente della Regione Piemonte, al Presidente amministrazione provinciale ed all'Assessorato provinciale agricoltura, al Presidente del comprensorio di Asti, ai Presidenti delle Commissioni per il piano agricolo zonale di Asti e di Costigliole ed, infine, al Presidente della III Commissione del Consiglio regionale.
Con il documento in parola si rileva che le pregresse ed attuali ingenti estrazioni di materiale litoide dall'alveo del fiume Tanaro, in territorio dei comuni in epigrafe elencati, "hanno gravemente compromesso l'equilibrio idrogeologico del fiume"; si richiede l'intervento della pubblicità autorità onde evitare ulteriori estrazioni in alveo; si invoca l'adozione di provvedimenti idonei ad evitare ulteriori abbassamenti della falda idrica che alimenta le utenze irrigue e potabili.
La Federazione provinciale coltivatori diretti di Asti, con foglio 28 febbraio 1983, n. 77003 PO/bi, trasmette il documento di cui sopra all'Assessore alla tutela dell'ambiente della Regione Piemonte.
L'Assessore per l'ambiente e l'energia della Regione Piemonte, con foglio 24 marzo 1983, n. 20689, invia l'anzidetta documentazione all'Assessorato viabilità e trasporti della stessa Regione, ove il documento descritto in premessa viene archiviato, atteso che la copia pervenuta è correttamente indirizzata anche al Magistrato per il Po istituzionalmente competente in materia di governo idraulico per il tronco di fiume di cui è caso.
I Consiglieri regionali Mauro Chiabrando, Luigia Fassio Ottaviano Emilio Lombardi ed Alfredo Penasso, con interrogazione 21 luglio 1982, n.
635/926, rivolta al Presidente della Giunta regionale ed all'Assessore competente, chiedono di conoscere quale sia stato l'esito della segnalazione di cui in epigrafe.
Il Presidente della Giunta regionale del Piemonte, con foglio 3 ottobre 1983 n. 6582, indirizzato all'Assessore alla viabilità e trasporti alla stessa Regione, trasmette copia dell'interrogazione suddetta per gli incombenti del caso.
L'Assessore che qui risponde, con lettera 20 ottobre 1983, n. 8233 diretta all'ufficio operativo di Alessandria del Magistrato per il Po specificatamente competente per territorio, e per conoscenza al Presidente dello stesso Istituto nonché al servizio regionale decentrato opere pubbliche e difesa del suolo (ex ufficio del Genio Civile) di Asti sottopone all'attenzione dei destinatari il menzionato documento 31 gennaio 1983 richiedendo che vengano forniti elementi di conoscenza per rispondere all'interrogazione formulata al riguardo in sede di Consiglio regionale del Piemonte.
Dell'iniziativa assunta viene informato il Presidente della Giunta regionale con foglio 21 ottobre 1983 n. 8344.
Il servizio regionale decentrato opere pubbliche e difesa del suolo di Asti corrisponde alla richiesta avanzata, con nota 2 novembre 1983 n. 3371 precisando che le opere idrauliche del tratto di fiume in argomento sono state classificate nella terza categoria con D.M. 20 marzo 1933, n. 2038 per cui il relativo governo idraulico compete a I Magistrato pei il Po.
Soggiunge lo stesso servizio regionale che non risulta che l'ufficio operativo di Alessandria del Magistrato per il Po abbia rilasciato di recente concessioni estrattive in alveo nel tratto fluviale di cui è caso tant'è che gli ultimi pareri regionali espressi al riguardo dalla Commissione consultiva comprensoriale risalgono al 4 novembre 1981.
Interrogato, il Magistrato del Po, risponde che nella provincia di Asti le escavazioni di materiali inerenti esercitate in alveo del fiume Tanaro dall'istituzione del dipendente ufficio operativo con sede in Alessandria sono state le seguenti: per l'anno 1978 concessioni per mc. 75.000 per l'anno 1979 concessioni per mc. 59.000 per l'anno 1980 concessioni per mc. 56.000 per l'anno 1981 concessioni per mc. 16.000 per l'anno 1982 concessioni per mc.
per l'anno 1983 concessioni per mc.
Pertanto, da oltre due anni non viene esercitata alcuna escavazione di materiale, se non in modo abusivo.
Il Magistrato aggiunge comunque che se in futuro si dovesse provvedere a nuove escavazioni in alveo di materiale lapideo, queste saranno solo ed esclusivamente a titolo di regimazione del fiume stesso (opere idrauliche di rettifica dell'alveo, ampliamento di curve, indispensabili alla sua calibratura). I coltivatori diretti ed i diversi Comuni chiedono anche che vengano fatte delle briglie lungo il fiume.
A tale proposito il Magistrato afferma che ritiene di scarsa utilità la costruzione di traverse per contrastare il depauperamento della falda superficiale, oltre che sconsigliabile per i processi erosivi che si potrebbero innescare. Suggerisce invece il ricorso alle acque artesiane per l'alimentazione delle utenze irrigue e potabili e precisa, infine, che è disposto a fornire eventuali indicazioni agli interessati.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiabrando.



CHIABRANDO Mauro

La risposta è tranquillizzante per cui dovremo dichiararci completamente soddisfatti. Mi sorgono però delle perplessità di fronte alle lamentele delle organizzazioni agricole e di una decina di Comuni, compreso Asti.
Comunque, prendo atto della risposta e mi dichiaro provvisoriamente soddisfatto. Se davvero da due anni non si effettuano escavazioni, la questione è forse superata e l'esposto farà riferimento a fatti precedenti.
Mi riservo di verificare.


Argomento: Boschi e foreste

Interrogazione dei Consiglieri Lombardi, Martinetti, Quaglia e Martini inerente l'ampliamento del vivaio forestale "Gambarello" di Chiusa Pesio


PRESIDENTE

Interrogazione dei Consiglieri Lombardi, Martinetti, Quaglia e Martini inerente l'ampliamento del vivaio forestale "Gambarello" di Chiusa Pesio.
Risponde il Presidente Viglione.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Già negli anni 80/81/82 avevo fatto viva protesta perché i proprietari dei terreni espropriati in regione Gambarello, esproprio che permetterà di realizzare uno dei più grandi vivai del nostro Paese, non erano ancora stati risarciti.
Ma nel frattempo è giunta la sentenza della Corte Costituzionale, la quale stabilisce che il pagamento dell'esproprio dei terreni o degli immobili non deve più avvenire secondo i termini previsti dalla legge precedente, senza però precisare quello che deve essere il prezzo da corrispondere.
A questo punto l'unica strada da percorrere è quella di trattare con i proprietari; in tal senso sono già stati presi degli accordi per vedere se la perizia fatta a suo tempo corrisponde al valore dei terreni. Se i proprietari accetteranno, in bilancio è già prevista la somma e quindi non si tratterà che di versarla. Sottolineo comunque che il ritardo è stato veramente eccessivo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Lombardi.



LOMBARDI Emilio

Quando in Consiglio discutemmo la deliberazione in merito all'ampliamento del vivaio, intervenni per dire che votavamo a favore di quella deliberazione. In quella sede però ci furono interventi dell'Assessore Ferraris, dell'allora Consigliere Revelli e dell'attuale Presidente per dire che rimaneva un problema che andava risolto. E' pur vero che successivamente ci fu la sentenza della Corte Costituzionale, ma l'esproprio risale al 1980 e non c'è come giustificazione, né la sentenza né la crisi del 2 marzo; si tratta di due anni di ritardo nel pagamento dovuto a piccoli proprietari. Dobbiamo renderci conto che per l'ampliamento del vivaio sono state toccate piccole proprietà in un momento in cui c'erano le coltivazioni in atto. Quindi i proprietari hanno subito gravi danni senza percepire una lira.
Sono d'accordo con il Presidente quando dice che bisogna prendere contatto con questi proprietari visti i tempi che sono passati, tenendo però anche conto della svalutazione intervenuta e di tutta una serie di altre questioni, nel frattempo verificatesi.
Mi dichiaro soddisfatto sull'impostazione data dal Presidente; mi auguro che gli uffici vadano avanti velocemente per trovare una soluzione pena la perdita di immagine della Regione.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PETRINI


Argomento: Cave e torbiere

Interrogazione dei Consiglieri Ariotti e Bontempi inerente la polveriera ubicata nella zona di Murisengo


PRESIDENTE

Interrogazione dei Consiglieri Ariotti e Bontempi, interrogazione del Consigliere Moretti e interrogazione del Consigliere Gerini, inerenti la polveriera ubicata in zona Murisengo.
La parola al Presidente della Giunta.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta

La polveriera in regione Murisengo è un deposito di materiale esplosivo che serve probabilmente per cave o per utilizzazioni di carattere industriale nella zona della frazione San Candido. In questa materia non vi è competenza diretta della Regione Piemonte, per cui mi trovo in difficoltà a rispondere.
Non so che cosa è stato depositato nella polveriera, quale ne sia la quantità, ed i pericoli che questo materiale può presentare, perch l'autorizzazione appartiene esclusivamente al Ministero dell'Interno.
Tutto questo però ha destato grande preoccupazione negli abitanti del luogo. Per molti mesi, tra l'associazione degli "amici di San Candido" e la Prefettura di Alessandria è intercorsa una serie di incontri-scontri dalle cui riunioni è emersa qualche informazione.
La tensione, che nelle settimane scorse sembrava particolarmente acuta, oggi si è fatta più sopita, perché la Prefettura sta conducendo un'indagine accurata che trasmetterà al Ministro dell'Interno per decidere se l'attività della polveriera debba continuare o no, nel caso costituisca un pericolo per gli abitanti locali.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ariotti.



ARIOTTI Anna Maria

L'interrogazione era nata dalla necessità di dare una risposta ad una situazione di tensione gravissima esistente nella zona, anche perché anni fa, per lo scoppio di una polveriera si erano verificati gravi incidenti.
E' stata poi anche sollecitata dalla richiesta, pervenuta a tutti i Capigruppo e credo anche alla Giunta, di un incontro tra i rappresentanti della zona, riuniti in comitato, e la Regione.
Il Gruppo comunista si è dichiarato disponibile a questo incontro che abbiamo fissato per domani pomeriggio alle ore 14,30 (solleciterei gli altri Gruppi e la Giunta stessa ad associarsi) proprio perché si vorrebbe esporre ed ascoltare in modo diretto il problema, che non è così semplice come dicono i proprietari della polveriera.
Siccome è in gioco la sicurezza non soltanto dei fabbricati della zona, ma della gente, tale incontro potrebbe essere positivo e risolutivo.
Queste persone chiedono un interlocutore che abbia più forza contrattuale di quanto non abbia questo comitato di amici di San Candido nei confronti delle autorità predisposte a dare una risposta, anche se capisco che la competenza non è regionale.
Ringrazio il Presidente per la tempestività della risposta e ribadisco la necessità di fissare in brevissimi tempi l'incontro.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta

Fissiamo l'incontro per domani pomeriggio alle ore 15.



PRESIDENTE

C'è la richiesta dei Consiglieri Moretti e Cerini di avere risposta scritta della comunicazione del Presidente Viglione in merito alla polveriera di Murisengo, in quanto non presenti in aula.


Argomento: Diritto allo studio - Assistenza scolastica

Interrogazione dei Consiglieri Martinetti, Villa, Bergoglio, Cerchio Martini e Fassio inerente le funzioni amministrative in materia di assistenza scolastica esercitate dai Comuni; interrogazione dei Consiglieri Martinetti, Bergoglio, Villa, Cerchio, Martini e Fassio inerente le scuole materne


PRESIDENTE

Interrogazione dei Consiglieri Martinetti, Villa, Bergoglio, Cerchio Martini e Fassio inerenti le funzioni amministrative in materia di assistenza scolastica esercitate dai Comuni; interrogazione dei Consiglieri Martinetti, Bergoglio, Villa, Cerchio, Martini e Fassio inerente le scuole materne.
La parola all'Assessore Ferrero.



FERRERO Giovanni, Assessore all'istruzione

Per ragioni di brevità mi permetto anche di rispondere all'altra interrogazione che se pure su materia diversa, formula al termine una domanda largamente coincidente e muove dalla stessa preoccupazione e motivazione politica.
Mi preme evidenziare come premessa tre dati di fatto: il primo è che a seguito di un lavoro complesso che solo oggi ha una prima stabilizzazione la Regione Piemonte si è dotata di un sistema che usa le moderne tecniche informative (banca dati e archivio aggiornato) sulla base delle dichiarazioni dei Comuni, sulla situazione scolastica di tutti i plessi piemontesi, in termini di allievi distribuiti per scuole con o senza tempo pieno e quindi il problema della refezione e delle spese di trasporto sostenute dai Comuni.
Il riparto quindi oggi non avviene in carenza di una procedura, ma con una formula di riparto che permette alle forze politiche una esplicita discussione sui criteri.
Col mutare di quella formula si possono mutare gli equilibri territoriali ed anche gli indirizzi di merito connessi a questa materia.
La seconda considerazione è che pur essendo in assenza di una legge nazionale che fissi quelli che sono i rapporti tra il comparto pubblico e il comparto privato e potendo fare solo riferimento al D.P.R. 616 che trasferisce ai Comuni la gestione di questa materia, molte delle questioni rilevanti, sia di principio che di fatto, tendono a essere risolte nelle altre Regioni in maniera non molto dissimile da quanto avviene nella nostra Regione.
Questa considerazione mi induce anche a ricordare al Consiglio, ed a me stesso, che già nel 1982 l'allora Ministro della pubblica istruzione aveva inviato un lavoro congiunto con le Regioni ed aveva portato anche ad un convegno e alla predisposizione di un'ipotesi concordata che doveva essere presentata al Consiglio dei Ministri.
Ad oggi il Consiglio dei Ministri non ha ancora presentato un testo che in materia di diritto allo studio (tolto quello universitario, ma anche lì c'è poco) preveda una normativa generale.
Ora il Ministro Falcucci ha comunicato che in data 19 e 20 dicembre vi sarà un seminario di studio con gli Assessori regionali all'istruzione per definire e discutere le varie questioni connesse all'ipotesi da parte del Ministero di presentazione di un testo di legge quadro in materia.
Propongo che prima del 19 e 20 dicembre in una data che risulti conveniente per i lavori della Commissione competente si faccia una discussione definitiva tra le forze politiche e la Giunta sull'iter da seguire e sugli atteggiamenti da assumere in modo tale che, valutati quelli che sono gli indirizzi e le scelte che il Governo intenderà promuovere, si possa dare avvio all'iter di discussione legislativa per l'inizio del 1984.
Aggiungo soltanto una considerazione personale. La Giunta ha tempo fa discusso e valutato diverse ipotesi legislative.
Credo che la materia proprio perché già legiferata da altre Regioni permetta di procedere agevolmente; alcuni Gruppi avevano avanzato la proposta da me personalmente condivisa, di prendere come base di discussione ad esempio il testo di legge dell'Emilia Romagna che è stato approvato all'unanimità da tutte le forze politiche.
Non è quindi un problema di non volontà di occuparsi del diritto allo studio. Si tratta soltanto di capire in questo quadro di carenza legislativa nazionale, di autonomia dei Comuni e di un meccanismo di riparto che in Commissione non è mai stato modificato e ne sono mai state avanzate esplicite proposte di modificazione, che una proposta legislativa regionale in questa materia per quanto opportuna e utile, richiede anche qualche discussione di merito.
La discussione di merito che più volte ho avanzato e sollecitato tende a stabilire quali devono essere i principi ed i criteri informatori che determineranno un'innovazione rispetto alla situazione attuale. Non vorrei in sostanza, che al di sotto dell'ipotesi di una legge regionale sul diritto allo studio vi siano speranze di integrazioni consistenti dei fondi oggi disponibili.
Se così fosse, questo si può operare subito con le scelte di bilancio ma assume una discussione di tutt'altra natura.
Oggi a differenza della prima legislatura regionale, operare in termini legislativi in materia di diritto allo studio, significa fissare alcuni principi generali in carenza di principi nazionali e soprattutto affermare le modalità di ripartizione di un fondo prestabilito.
Ribadisco comunque, che mi pare giunto il momento di avviare un iter legislativo, prima e dopo la data dell'incontro fissato a Roma dal Ministro.
Non c'è difficoltà da parte nostra a procedere anche su testi non presentati dalla Giunta regionale.
Preciso che per analogia di materie quando si discuterà il progetto di legge in materia di assistenza scolastica si discuterà anche quello sulle scuole materne.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Martinetti.



MARTINETTI Bartolomeo

Le nostre interrogazioni sono rivolte al Presidente della Giunta ed all'Assessore competente, in quanto c'è preliminarmente un problema di comportamento politico del Consiglio e della maggioranza consiliare della Giunta.
Si tratta di due proposte di legge rispettivamente del luglio 1981 e del marzo 1982 che, nonostante i problemi esistano, come anche l'Assessore ha riconosciuto, non sono stati posti in discussione.
Il comportamento della Giunta in questa materia, mi sia consentito sottolinearlo, non è dal nostro Gruppo giudicato consono a quelle continue affermazioni di collaborazione, di partecipazione richieste alle forze politiche del Consiglio e che noi abbiamo sempre offerto.
Le risposte date oggi dall'Assessore Ferrero sono a nostro avviso del tutto insoddisfacenti.
Non si può dire che non si fa la legge sul diritto allo studio perch non c'è la legge quadro nazionale, perché se è vero che il Parlamento pu sempre fare delle leggi quadro su qualsiasi materia di competenza degli Enti, quali Regioni e Comuni, è anche vero che in questa materia c'è già una legge nazionale e precisamente il decreto n. 616 del 1977 che dà mandato alla Regione di formulare, con legge, i modi con cui i Comuni esercitano la funzione amministrativa in materia di assistenza scolastica.
Questo è un adempimento a cui la Regione Piemonte è tenuta dal 1977 e a cui la Regione Piemonte non adempie dal 1977, mentre numerosissime altre Regioni d'Italia, di qualsiasi colore politico, l'hanno già fatto. Con questo spirito avevamo presentato la nostra proposta di legge e ritengo veramente strano proporre di prendere come base un'eventuale discussione di questa materia, una legge fatta da un'altra Regione; esiste una proposta motivata, articolata che può essere presa per base.
Per la prima volta si dimostrerebbe che una proposta non viene accantonata per al solo fatto che viene dal Gruppo della D.C.
Un anno fa rispondendo ad un'altra interrogazione l'Assessore Ferrero aveva annunciato la formulazione di una proposta da parte della Giunta.
Anche questo è un metodo altamente invalso in questa Regione, dove le proposte di origine consiliare non si discutono fino a quando la Giunta non ha l'opportunità di presentare una sua proposta.
Qui c'è una proposta articolata, comparata con tutte le altre leggi regionali esistenti, che può e deve essere discussa. Non c'è nessuna ragione per non prenderla in esame. La Regione non ha avuto scrupoli nel superare la legislazione quadro nazionale, nel fare le leggi anche su argomenti molto più delicati, quale quello dell'assistenza.
Non abbiamo detto che ci sono pochi soldi o che sono distribuiti male.
Abbiamo detto che non sono distribuiti secondo quanto previsto dal DPR 616.
Tra l'altro, che questa sia una necessità emerge anche dal fatto che recentemente, c'è stata su questa materia, una proposta di legge che è dei Comuni di Corio, Viù, Balme, Coassolo, Monasterolo di Lanzo, Pessinetto Chialamberto e Ala di Stura, che dimostra che i Comuni cominciano ad avvertire questa carenza legislativa in materia.
L'interrogazione riguardante il progetto di legge sulle scuole materne alla quale si è voluto dare risposta comune, è un'altra cosa: la prima prevede un adempimento a cui la Regione è tenuta, qui si tratta di una legislazione in una materia di competenza regionale.
Riteniamo che la scuola materna statale, che interessa in Italia un milione di famiglie, che si rivolge in Piemonte ad oltre 50.000 alunni, che svolge un servizio non soltanto di supplenza, ma dà modo di espletare quel pluralismo e quella partecipazione che tutti diciamo di voler perseguire nell'ambito dei servizi sociali è lasciata a sé, senza nessuna regolamentazione.
Ci sono alcuni Comuni che hanno già anticipato la Regione in questo settore e stanno già facendo convenzioni su basi diverse. Annunciamo che se ancora questa volta, non saranno prese in esame queste nostre due proposte con la dignità che esse meritano, ci avvarremo delle possibilità regolamentari di richiesta di passaggio all'aula, affinché l'opinione pubblica piemontese abbia chiara la situazione in questa materia.


Argomento: Problemi energetici

Interpellanza dei Consiglieri Valeri e Ariotti inerente i programmi di investimenti Enel per il periodo 1983/1990


PRESIDENTE

Interpellanza dei Consiglieri Valeri e Ariotti inerente i programmi di investimenti Enel per il periodo 1983/1990.
Risponde l'Assessore Calsolaro.



CALSOLARO Corrado, Assessore all'energia

Dopo la presentazione dell'interpellanza nella quale si chiedeva notizia sui siti, in particolare in merito alle dichiarazioni fatte da un amministratore dell'Enel, è intervenuta la delibera Cipe relativa all'identificazione delle aree suscettibili dell'insediamento della centrale nucleare.
Informo i Consiglieri interroganti che è stata ricomposta la delegazione della Regione nell'ambito del comitato misto Regione-Enel-Enea già riunitosi nello scorso mese di ottobre: in quella occasione l'Enel ha comunicato lo stato delle indagini in corso a Po 1 e Po 2. Il documento stesso è stato distribuito, subito dopo la riunione del comitato misto, a tutti i Consiglieri.
Per quanto riguarda la convenzione Regione-Atenei, oggi pomeriggio si dovranno incontrare i servizi della Regione con le segreterie dell'Università di Torino e del Politecnico per riesaminare la bozza di convenzione in quanto quella precedentemente predisposta non è stata ritenuta accettabile dagli Atenei.
Credo che per la fine dell'anno sarà possibile approvare la convenzione e anche di questo informerò il Consiglio. Di tutta l'attività svolta in questo periodo dalla nuova Giunta, in relazione alla localizzazione della centrale nucleare, è stata data notizia alla VII Commissione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Valeri.



VALERI Gilberto

Ringrazio l'Assessore per la sua risposta.
Indubbiamente gli avvenimenti successivi alla presentazione dell'interpellanza hanno superato le motivazioni che avevano indotto il sottoscritto e il Consigliere Ariotti a presentarla.
Colgo comunque l'occasione per sottoporre all'Assessore una esigenza che in qualche modo si connette allo spirito dell'interpellanza. Di considerare cioè, l'utilità di fornire periodiche informazioni al Consiglio nel procedere degli adempimenti relativi all'insediamento della futura centrale elettronucleare in Piemonte, in quanto non tutti i Consiglieri possono ottenere una informazione tempestiva ed aggiornata.
E' una raccomandazione che, qualora sia accolta, potrebbe iniziare a concretarsi in una delle prossime riunioni di Consiglio.


Argomento: Problemi generali - Problemi istituzionali - Rapporti con lo Stato:argomenti non sopra specificati

Interrogazione del Consigliere Carazzoni inerente un presunto scandalo bancario che vedrebbe coinvolti amministratori e dirigenti della Cassa di Risparmio di Asti


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione del Consigliere Carazzoni, inerente un presunto scandalo bancario che vedrebbe coinvolti amministratori e dirigenti della Cassa di Risparmio di Asti.
Risponde il Presidente Viglione.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Circa otto anni fa, parlo per quanto ne conosco dai giornali, la Cassa di Risparmio di Asti venne coinvolta in una spiacevole vicenda tramite "nuovi venuti" dalla Sicilia (un tale Rapisarda, titolare, con altri, di una società, la Enim, unitamente ad un altro imprenditore di queste zone).
Pare che la Cassa di Risparmio di Asti avesse avuto allora una perdita di circa 40 miliardi, che corrispondono a circa 100 miliardi attuali. Si parlò quindi di un assorbimento da parte della Cassa di Risparmio di Torino e dell'Istituto Bancario San Paolo; invece, da Cuneo arrivò un nuovo direttore, il rag. Gissi, bravissimo funzionario, e la Cassa di Risparmio fu così risanata.
Non è di questo, però, che l'interpellante chiede risposta.
Poiché il processo è stato celebrato un anno fa con la condanna pesante per alcuni di questi autori, ed è in procinto la celebrazione del processo di appello, l'interpellante chiede quali connessioni potevano esserci tra l'esposizione bancaria, il ruolo che la Cassa aveva assunto, le implicanze che ne sono derivate complessivamente infatti in seguito la Cassa emise ipoteche su terreni e acquisì pacchetti azionari che probabilmente avevano come unico valore quello cartaceo.
Devo purtroppo dire che su questo punto non ho elementi per poter rispondere.
Il processo d'altronde non ha chiarito tutto questo. Esso riguardava i fatti della Venchi Unica, i falsi di bilancio, le sottrazioni. Mi spiace ma non posso violare alcun segreto bancario e poiché sono magistrato depenalizzatore non sono autorizzato ad accedere ai conti bancari. Posso soltanto dire che la vicende della Venchi Unica è stata certamente una vicenda emblematica. Il pacchetto Sindona era scomparso nel nulla; il gruppo Rapisarda con il gruppo Cigalino sottrassero tutto quello che c'era da sottrarre e sparirono dalla circolazione. La Venchi Unica fu disfatta e il terreno venne acquisito.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carazzoni.



CARAZZONI Nino

Paradossalmente devo dichiararmi soddisfatto della risposta.
Soddisfatto, in quanto il Presidente della Giunta ha dichiarato di non essere in grado di fornire informazioni precise e dati sicuri e quindi lascia aperta e in discussione ogni possibilità compresa quella che viene ventilata nell'interrogazione parlamentare da me richiamata. Anch'io come il Presidente della Giunta posso soltanto riferire voci.
Poiché sono state portate qui alcune voci e ne sono state taciute altre, mi si consenta di aggiungere che forse vi è qualcosa di diverso in questa vicenda: perché, dopo il fallimento della Venchi Unica e la costituzione per operazioni di salvataggio della Venchi Unica 2000, facenti capo appunto al Gruppo Inim di Milano..



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Di Milano non si fa per dire, diciamo di Palermo.



CARAZZONI Nino

Di Milano nominalmente; pare che il Rapisarda abbia avuto promesse di larghi finanziamenti da parte della Cassa di Risparmio di Asti purch comperasse la società Bresciano Sas che operava nel settore delle autostrade. L'affare poi si rivelò un'autentica trappola perché la Bresciano fu tutt'altro che un buon acquisto. Perché la Cassa di Risparmio avrebbe fatto questo? Pare che la Cassa di Risparmio di Asti avrebbe agito così per evitare l'intervento della Banca d'Italia in quanto si trovava scoperta nei confronti della Bresciano Sas di 16 miliardi.
Questi sono i fatti sui quali il Presidente della Giunta non può dire niente di certo e sui quali neppure io posso affermare con sicurezza qualche cosa. Rimane però il dubbio, che speriamo sia chiarito dalle prossime vicende processuali, che su questa vicenda, drammatica per le conseguenze che ha avuto per migliaia di lavoratori, si siano innestate delle ciniche manovre bancarie di speculazione.


Argomento: Formazione professionale

Interrogazione dei Consiglieri Villa e Nerviani inerente l'attività del Centro di formazione professionale di Novara


PRESIDENTE

Interrogazione dei Consiglieri Villa e Nerviani inerente l'attività del Centro di formazione professionale di Novara.
Risponde l'Assessore Tapparo.



TAPPARO Giancarlo, Assessore alla formazione professionale

La formazione professionale, che si sta ristrutturando, deve fare i conti con risorse finanziarie limitate. Per questa ragione si tende ad evitare il formarsi di corsi aggiuntivi con un numero di allievi estremamente ridotto, per una serie di ragioni economiche oltre che di correttezza formale.
Il centro formazione professionale di Novara aveva approvato per l'anno scolastico 82/83 due corsi di primo anno per addetti ai lavori di ufficio di 25 allievi caduno. Dopo aver dato delle indicazioni in merito agli indirizzi di qualifica, ci siamo incontrati, in un seminario svolto nella primavera scorsa (al quale hanno partecipato rappresentanti qualificati del centro formazione professionale), e invece ci si è trovati di fronte ad una proposta di tre corsi di secondo anno collegati ai due corsi di primo anno per un numero di allievi pari rispettivamente a: 13 per un corso di addetti a lavori di ufficio amministrativo; 12 per un corso di addetti a lavori di ufficio gestionale; 11 per addetti a lavori di ufficio contabile. Abbiamo ritenuto che fosse impossibile da due corsi di primo anno arrivare a tre corsi di secondo anno, anche perché il numero di allievi si era progressivamente ridotto come partecipanti. Inoltre fa parte della tecnica organizzativa consolidata il fatto che quando ci si trova di fronte a diversi indirizzi di qualifica e non si possono tutti coprire con un'unica tornata d'anno scolastico, ciclicamente, ogni centro di formazione professionale arriva a dare un tipo di copertura ad alcuni indirizzi e il centro formazione professionale segue soltanto una serie di gruppi (poi negli anni successivi ne attiva altri e così via).
Abbiamo dunque indicato l'accorpamento di questi tre corsi di addetti per lavoro d'ufficio in due corsi, come proseguimento di quelli del primo anno. Pensiamo di aver operato in termini coerenti con quelli che sono gli indirizzi di razionalità e di ottimizzazione delle risorse. Quanto agli articoli apparsi sui giornali, posso dire che la vicenda è molto più ridotta di quanto questi facciano apparire ed è molto più legata a un fatto di dissonanza tra le indicazioni che abbiamo dato con una circolare nel mese di agosto, la preparazione del piano corsi e le indicazioni emerse dal seminario dell'aprile 1982.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Nerviani.



NERVIANI Enrico

Credo di poter convenire con l'Assessore Tapparo quando rileva che la titolazione di alcuni articoli di giornale è sproporzionata all'entità della vicenda. Ma è proprio questa titolazione e il clamore che ne è seguito che ha sollecitato il sottoscritto e il collega Villa a presentare un'interrogazione che riportasse ufficialmente i fatti nei limiti della corretta informazione.
Mi ritengo soddisfatto della risposta dell'Assessore Tapparo e formulo una richiesta ed una raccomandazione. Chiedo di sapere se è vero come si dice nei documenti diffusi che in ogni caso il personale, per potere mantenere i tre corsi era ed è attualmente disponibile; la raccomandazione è invece quella di non creare più aspettative che poi vengono parzialmente o totalmente deluse, soprattutto in un settore così delicato.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARCHIARO


Argomento: Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione) - Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Interpellanze dei Consiglieri Bergoglio, Ratti, Brizio, Devecchi, Lombardi Martinetti, Nerviani e Cerchio e dei Consiglieri Acotto, Barisione e Turco e del Consigliere Montefalchesi, inerenti l'U.S.S.L. n. 24 di Collegno e Grugliasco e C.T.O. di Torino


PRESIDENTE

Interpellanze dei Consiglieri Bergoglio, Ratti, Brizio, Devecchi Lombardi, Martinetti, Nerviani e Cerchio e dei Consiglieri Acotto Barisione e Turco e del Consigliere Montefalchesi, inerenti l'U.S.S.L. n.
24 di Collegno e Grugliasco e C.T.O. di Torino.
La parola al Consigliere Bergoglio.



BERGOGLIO Emilia

Siamo stati sollecitati a presentare l'interpellanza dalle notizie degli organi di stampa sugli interventi della magistratura per fatti ed episodi avvenuti nell'USL 24 e nell'USL 1/23.
Pensiamo che alcuni nodi della gestione della sanità soprattutto a Torino non possano essere ancora oggetto di patteggiamenti o di soluzioni non chiare e non possano essere ulteriormente rinviati.
Vorremmo che si pronunciasse una volta per tutte la Giunta regionale posto che alla Giunta regionale e alla maggioranza competono le responsabilità di una normativa lacunosa.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Barisione.



BARISIONE Luigi

I fatti di cronaca e l'intervento dell'autorità giudiziaria in relazione alla situazione degli ospedali psichiatrici di Collegno e Grugliasco hanno un impatto nella pubblica opinione tale da sollecitare un dibattito sull'applicazione della legge 180 e della legge di riforma sanitaria, sia per verificare i punti più avanzati dell'attuazione delle sia per valutare le situazioni ancora arretrate e in difficoltà. Va dato atto di una situazione che è profondamente modificata rispetto al passato la situazione dei manicomi, anche se permangono difetti e carenze.
Anche il Codice Civile fissa norme sulla tutela che possono portare a distorsioni che, anche dopo la riforma, permangono per quanto riguarda i rapporti tra il tutelato e il tutore.
Ci sono poi problemi relativi all'assegnazione alle comunità di origine degli ex ricoverati, problemi legati al processo di svuotamento delle strutture manicomiali.
Episodi del genere sono già stati denunciati negli anni passati dai responsabili delle strutture e purtroppo non si è intervenuti e questo pu aver provocato l'incancrenirsi della situazione.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Bajardi.



MONTEFALCHESI Corrado

Ricordo che anch'io ho presentato un'interpellanza su questi argomenti il 28/11.



PRESIDENTE

Nell'elenco delle interpellanze di questa mattina la sua non era compresa, comunque, se l'Ufficio di Presidenza me la trasmette, la allego alle altre.
Se altri Consiglieri vogliono intervenire almeno tre interpellanti devono formulare una mozione.
La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

Rinuncio a illustrare l'interpellanza e mi riservo di intervenire successivamente.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Bajardi.



BAJARDI Sante, Assessore alla sanità

Le interpellanze, prendendo spunto dagli interventi della Magistratura pongono problemi di ordine generale e si soffermano sugli aspetti specifici dell'assistenza psichiatrica.
Risponderei disgiuntamente sui due aspetti. Tra gli episodi oggetto di attenzione nell'USL 24, vi è un episodio, quello del decesso di un ricoverato, che riguarda la metodologia terapeutica.
Su questo fatto mi soffermerò più avanti.
Tutti gli altri fatti di cui siamo venuti a conoscenza attraverso informazioni assunte all'USL 24, che tuttavia non sono in grado di fornire il quadro della situazione, non hanno attinenza con le innovazioni terapeutiche e assistenziali introdotte dalla legge 180, ma costituiscono illeciti comportamenti da parte di funzionari amministrativi, i quali hanno applicato distortamente la normativa che ha disciplinato le procedure amministrative fin dall'epoca della organizzazione manicomiale.
Circa gli affermati interventi diretti ad ottenere dei chiarimenti nell'ambito del Comitato di gestione e di alcune assemblee, va tenuto presente che i rappresentanti della D.C. in quelle sedi hanno limitato le loro richieste di chiarimento in seno ai già citati organi, ma non hanno fatto pervenire, almeno fino ad oggi, alcuna segnalazione all'Amministrazione regionale.
Oggi il Presidente dell'USL 24 ha trasmesso una nota, che avevo richiesto, in relazione ad acquisti fatti all'interno dell'USL 24 in cui comparando le affermazioni del rappresentante della D.C., che affermava che alcuni acquisti erano stati fatti ad una determinata cifra, con il resoconto puntuale dell'attività amministrativa dell'USL si registra che alcuni di questi prodotti sono stati acquistati a cifre rilevantemente inferiori a quanto previsto e in generale tutte le cifre reali di acquisto sono molto inferiori.
Del documento ufficiale posso darne copia ai colleghi Consiglieri.
E' lapalissianamente ovvio che, non conoscendo la sussistenza di fatti o episodi, non soltanto non possono intraprendersi iniziative ispettive per accertare la fondatezza dei medesimi, ma non possono neanche adottarsi determinazioni sanzionatorie.
Gli stessi interpellanti invocano l'adozione di provvedimenti nei confronti degli eventuali responsabili delle carenze amministrative e funzionali. Giustamente nella formulazione dell'interpellanza è stata usata l'aggettivazione "eventuali", il che comprova che potranno essere adottati provvedimenti soltanto quando gli accertamenti nel merito dei fatti effettuati dall'Autorità giudiziaria, avranno fatto emergere aspetti connessi ai medesimi di natura disciplinare. Occorre poi tenere presente che le infrazioni di carattere disciplinare sono strettamente collegate al rapporto di impiego ed è noto che il rapporto di impiego è con le UU.SS.SS.LL. Comunque sono in condizione di informare gli interpellanti che l'Assessorato, per conoscere con estrema precisione tutti gli aspetti collaterali alle responsabilità penali, la cui valutazione rientra nella esclusiva competenza dell'autorità giudiziaria, ha richiesto al Presidente del Comitato di gestione una dettagliata relazione alla luce della quale potranno essere valutate le possibili iniziative di competenza dell'amministrazione regionale.
Gli interpellanti, al di là della giusta indignazione per il disdicevole comportamento del personale, emerso nella prima fase delle indagini giudiziarie, hanno fatto scaturire da tali episodi un giudizio negativo sulla validità della globale e complessa esperienza terapeutica riabilitativa, ricavabile dall'applicazione della legge 180.
Tranne per l'episodio del decesso del paziente il cui rapporto tra causa ed effetto è ancora tutto da stabilire alla luce della perizia medico legale ordinata dall'autorità giudiziaria, gli episodi oggetto dell'indagine investono aspetti amministrativo-procedimentali e come tali non investono aspetti di natura tecnico-terapeutica dell'assistenza disciplinata dalla già citata legge 180.
La Giunta è d'altra parte pienamente disponibile ad un dibattito ampio sullo stato di attuazione dell'assistenza psichiatrica in Piemonte, anche se attraverso un approfondimento preliminare all'interno della V Commissione, sulla base di una relazione scritta della Giunta in preparazione del dibattito, in modo che il dibattito non debba scontare una lunga introduzione da parte dell'Assessore e che tutti abbiano il tempo di intervenire.
Relativamente al capitolo del C.T.O., analogamente si è provveduto a richiedere al Presidente del comitato di gestione gli elementi essenziali per assumere le possibili iniziative di competenza dell'Amministrazione regionale. Non abbiamo avuto ancora una documentazione da parte dell'USL 1/23. Le notizie emerse dalla stampa e che possono avere connessione indiretta con le responsabilità dell'Amministrazione regionale, si riferiscono ai concorsi interni per la copertura di 7 posti di aggiunto e di 8 posti di applicato indetti dal Consiglio di amministrazione del disciolto ente ospedaliero.
L'Amministrazione regionale si è limitata a proseguire (art. 71 della legge 761) le varie fasi concorsuali provvedendo con propri atti regolarmente approvati dal Comitato di controllo, all'ammissione dei candidati in base ai requisiti richiesti dai bandi, approvati con provvedimenti adottati dall'Amministrazione del CTO, e successivamente alla nomina della commissione amministrativa, e successivamente ancora e dei vincitori.
Come giustamente è stato sottolineato, credo che la nostra riflessione debba valutare anche gli aspetti della psichiatria. Tale materia è stata delegata dalla legge 833.
Questa attività la Regione la svolge nell'ambito delle indicazioni del piano socio-sanitario regionale, nell'allegato 18, che prevede l'istituzione dei servizi di salute mentale in ciascuna USL ed il superamento degli ospedali psichiatrici. Per quanto riguarda gli ospedali psichiatrici di Torino, essi dopo il superamento delle sedi di Via Giulio di Savonera, sono ubicati nei Comuni di Collegno e di Grugliasco e sono gestiti dall'USL 24.
La legge di piano ha in un certo modo convalidato e meglio precisato processi di trasformazione che erano in corso già da alcuni anni e che erano stati portati avanti dall'Amministrazione della Provincia di Torino.
Il processo di superamento, previsto dall'allegato 18, si basa sulla possibilità che il degente dimesso possa essere ancora temporaneamente accolto ed assistito come ospite in strutture ospedaliere psichiatriche modificate come spazi di ospitalità e comunità ospiti, in attesa di un'adeguata sistemazione esterna.
Tale opportunità tende ad evitare ciò che è avvenuto altrove, cioè una restituzione quasi automatica del paziente al territorio con il rischio di far passare l'ex degente dalla condizione di ricoverato in strutture manicomiali a ricoverato in strutture per anziani o per indigenti. Per meglio precisare in un quadro anche organizzativo e finanziario questo programma, nel 1981 è stata approvata la deliberazione della Giunta regionale: "Progetto speciale per richiesta di finanziamento alla CEE per l'inserimento sociale e lavorativo di persone dimesse da ospedali psichiatrici".
Queste politiche ci hanno permesso di procedere gradualmente, anche se con molte difficoltà, a sostituire la vecchia ergoterapia, con lavoro regolarmente retribuito (ricordo la cooperativa di 140 soci ex dimessi che svolgono attività lavorativa retribuita, ai quali è stata assicurata anche una condizione residenziale oltre al supporto sanitario territoriale).
A disposizione degli ex degenti degli ospedali psichiatrici vi è una pluralità di alternative, quella delle comunità (che sono ormai 33), la comunità ospite, la casa albergo, la comunità residenziale per anziani, la comunità per handicappati e quella di prossima istituzione: la casa protetta.
Questi interventi hanno fatto sì che la situazione dal 1978, che registrava 2226 ricoverati, 2175 nella condizione di degenza e 51 di ospiti, si è ridotta globalmente a 1507 alla fine del 1980 con 997 degenti e 510 ospiti e al 1/11/83 a 1186, con 629 degenti e 557 ospiti.
La memoria storica di ex amministratore provinciale mi fa ricordare le cifre degli anni 1968/69 quando vi erano circa 10.000 ricoverati. La relazione sullo stato sanitario in Piemonte del 1980, che abbiamo discusso nell'82 conteneva molti dati: essi sono stati integrati in preparazione del dibattito che si terrà e che consentirà al Consiglio regionale una riflessione prima dell'elaborazione del piano socio-sanitario 1985/87 per introdurre eventuali modificazioni all'assetto legislativo e agli altri aspetti.
Nel passato gli amministratori della D.C., ma anche l'USL 24, avevano sollevato denunce alla Magistratura per cui possiamo dire che non c'è stata vacanza di intervento dell'USL 24. Che cosa fare per fronteggiare questa situazione? Devo aggiungere che operiamo in strutture vetuste che richiedono investimenti di ordine igienico, nel campo della sicurezza, in una prospettiva però, che guardi ad un utilizzo profondamente diverso delle strutture. E' appunto sul progetto edilizio di ristrutturazione del complesso di Collegno e di Grugliasco che dovremmo concentrare la nostra attenzione, in supporto alle proposte che l'USL 24 intende portare avanti.
I quesiti posti dai Consiglieri inducono però ad alcune considerazioni di carattere generale. La vicenda in atto ripropone problema dei ruoli diversi dei vari livelli del servizio sanitario che non sono sovraordinati o sottoordinati: sono un sistema di livelli di autonomia dello Stato, della Regione e delle UU.SS.SS.LL. Non sarà inutile ricordare che al livello regionale toccano compiti di legislazione, di programmazione, di indirizzo e di coordinamento, e che gli elementi di ordine gestionale fanno capo alle UU.SS.SS.LL.
Io credo però che, al di là di questa netta distinzione di funzioni che precisa anche le responsabilità specifiche di fronte agli atti amministrativi, noi abbiamo compiuto complessivamente una poderosa azione.
Il quadro legislativo e programmatorio che è emerso dall'attività del Consiglio regionale ha creato condizioni di chiarezza di responsabilità e condizioni per valutare i comportamenti alla luce delle indicazioni di piano, condizioni che sono punto di riferimento per lo sviluppo di quelle altre attività normative, sulle quali noi abbiamo responsabilità; mi riferisco al quadro normativo in relazione al decreto 181 per l'istituzione degli organi unitari di controllo, dei revisori dei conti, che abbiamo deliberato da poche settimane. La massa di lavoro svolto in questi ultimi due mesi, relativa ai riparti finanziari per avviare su nuove basi l'attività finanziaria regionale, fa sì che con il 1 gennaio prossimo inizi a funzionare l'attività ispettiva nei modi e nelle forme approvate dal Consiglio regionale.
Tuttavia su tali questioni dobbiamo seriamente riflettere e valutare se il complesso dei sistemi che abbiamo avviato, in ottemperanza alla legislazione nazionale, non debba essere applicato nell'intento primario di potenziare e di valorizzare la nostra azione di governo, ma anche di qualificare le attività gestionali e di vigilanza che sono di pertinenza delle UU.SS.SS.LL. Per esempio, l'adozione di budget e di una disarticolazione dei bilanci delle UU.SS.SS.LL. per unità funzionale, di controllo sull'uso delle risorse.
Il licenziamento da parte della I Commissione dei tre regolamenti sugli aspetti finanziari delle UU.SS.SS.LL. e l'adozione del piano dei conti per l'attività assistenziale, che unifica gli aspetti amministrativi delle UU.SS.SS.LL. all'Amministrazione regionale, sono provvedimenti che possono permettere di procedere in una determinata direzione.
Dopo l'ultima consultazione della USL 1/23 e del Comune di Torino fissata attorno al 16 dicembre, la V Commissione, secondo la mia opinione dovrà procedere, con o senza parere dell'Amministrazione comunale di Torino e dell'USL 1/23, all'esame del disegno di legge presentato dalla Giunta e dalla D.C. per l'assetto dei servizi della Città di Torino.



PRESIDENTE

Prima di dare la parola agli interpellanti, faccio presente che, se si ritiene necessario un pronunciamento più generale del Consiglio e se si prevedono altri interventi oltre a quelli degli interpellanti, deve pervenire alla Presidenza a norma di regolamento una mozione firmata almeno da tre Consiglieri.
Mi rendo conto che questa discussione è urgente, delicata e necessaria pregherei però i Consiglieri di mantenere i loro interventi nei limiti consentiti dal regolamento perché altrimenti altri argomenti all'ordine del giorno non potranno essere esaminati.



BONTEMPI Rinaldo

Proporrei invece di avviare un vero e proprio dibattito con la presentazione della mozione, vista la gravità del tema.



BRIZIO Gian Paolo

Siamo d'accordo.



PRESIDENTE

Facciamolo pure, però desidero precisare che è una forma inconsueta che non può costituire un precedente.
La parola al Consigliere Bergoglio.



BERGOGLIO Emilia

Credo sia possibile risolvere questo aspetto procedurale e se colleghi di altri Gruppi desiderano intervenire, non abbiamo niente in contrario purché gli interventi siano contenuti nei limiti di qualche dichiarazione perché probabilmente arriveremo a un dibattito successivo su questi temi che sarà più ampio di quanto non siano gli spazi consentiti oggi, anche per i tempi che obiettivamente abbiamo davanti. Se può essere considerato soltanto un espediente tecnico, non abbiamo difficoltà a mettere per iscritto la richiesta di trasformazione in mozione dal punto di vista procedurale.



PRESIDENTE

Questo è sufficiente.



BERGOGLIO Emilia

Faremo pervenire la richiesta al termine del mio intervento.
Credo che la risposta che ha dato l'Assessore Bajardi sia, sul piano dei fatti di questi giorni, l'unica che, in questo momento, l'Assessore potesse dare, anche se gradiremmo che lo stesso Assessore facesse un passo più in là rispetto a queste risposte per dare un'interpretazione anche di merito rispetto a certi avvenimenti.
Vorrei fare riferimento a nostri interventi in questa sede con interpellanze ed interrogazioni che risalgono al novembre del 1981 con una risposta del dicembre del 1981, nonché agli interventi che al Convegno tenutosi a Collegno il 22/5/1982, avevo personalmente fatto.
Mi pare che alcuni punti della mia risposta, all'interpellanza di cui ho citato, meritano di essere risottolineati.
Avevamo preso spunto da un episodio gravissimo di un omicidio all'interno della struttura di Collegno.
Nella replica avevo precisato che, non essendo medici, non intendevamo sottolineare gli aspetti della malattia, ma intendevamo invece sottolineare le disfunzioni macroscopiche esistenti nel funzionamento dei servizi psichiatrici.
L'Assessore dice che gli episodi di violenza non sono peculiari dei malati di mente. Noi diciamo però che in quel settore dovrebbero esserci attenzioni e controlli particolarmente concreti.
Avevamo in quell'occasione sollevato una serie di interrogativi, che rileggo testualmente: Quanti sono gli ammalati che vengono rimandati alla famiglia ma che in realtà non sono più seguiti da nessuno? Che tipo di assistenza hanno? Lo sa l'Assessore che molti di essi sono ricoverati in pensioni senza un minimo di assistenza sanitaria (cito per tutte la pensione Nerina di Torino) e che ci sono, in alcune realtà periferiche nella provincia di Torino, come ad esempio Villa Sant'Anna di Arignano, ammalati che sono stati messi in pensionati, in alberghi che da strutture per vacanze sono stati trasformati in strutture permanenti per anziani? Non avverte l'Assessorato alla sanità che, così facendo, si riaprono sotto forma di diverse le vecchie strutture con tutti i difetti del sistema manicomiale e senza alcun vantaggio sul piano dell'assistenza medica? Non intendiamo trarre spunto da singoli episodi anche violenti per sollevare problemi, ma vogliamo delle risposte sul problema dell'abbandono dei malati di mente, delle loro famiglie e dell'assenza di assistenza in molti casi. Medici e psichiatri dicono che ammalati e bisognosi di ricoveri lunghi vengono ricoverati per quattro, cinque, dieci giorni, perché mancano spazio e strutture adeguate.
L'ammalato di mente non ha bisogno di stare a letto tutto il giorno per cui le strutture degli ospedali normali, idonee per i degenti allettati (a letto) non sono adatte ad ospitare questo genere di ammalati, se non vengono evidentemente trasformate, in quanto sono ammalati che hanno anche altre esigenze di tipo residenziale.
Non siamo per il mantenimento delle vecchie strutture manicomiali.
Siamo però per una seria e qualificata assistenza e per una diversa impostazione del problema.
Chiedemmo, e questo è un punto che desidero riprendere dal dibattito del dicembre 1981, una Commissione di inchiesta o semplicemente una Commissione regionale per l'impostazione e la programmazione dei servizi psichiatrici. Questo problema non riguarda solo l'USL 24, ma è un problema che interessa tutto il territorio regionale.
La Commissione dovrà verificare la situazione delle dimissioni delle degenze, il numero delle domande di servizio inevase. Questo era quanto dicevamo in quell'occasione e cioè oltre 2 anni fa.
I fatti gravissimi di questi giorni dimostrano che le nostre richieste di Commissione di indagine non erano infondate.
Verrei adesso ad alcuni aspetti che in questi giorni sono rimbalzati sulle pagine dei giornali e che anche oggi l'Assessore ha citato nella sua risposta.
Incominciamo dal problema della Nuova Cooperativa. Cito questi problemi nell'ordine in cui li ho scritti non perché uno sia più importante dell'altro.
Si parla di 147 ex degenti. I dati a mie mani, che certamente l'Assessore conoscerà, indicano che in questa cooperativa lavorano 102 ex degenti e oltre 45 persone che ex degenti non sono. Anche su questo, credo che ci debba essere un tantino di chiarezza.
Con quali criteri vengono affidate queste persone non ex degenti, con quali criteri vengono assunte? A parte il problema, che ci trova consenzienti, di un personale amministrativo e dirigenziale, ruolo che necessariamente non può essere assunto in proprio dagli ex degenti, sugli altri abbiamo invece qualche perplessità. Come altre perplessità abbiamo sul problema della Cooperativa Loisir, di cui si parla in questi giorni e che è stata presentata nel periodo estivo come iniziativa sperimentale giustificata dal blocco delle assunzioni. Vorrei capire perché visto che come l'Assessore sa, il personale per l'applicazione della legge 180 non è tra quello compreso nel blocco delle assunzioni, ma rientra in una serie di leggi particolari per le quali si può derogare da questo blocco e quindi questa motivazione è palesemente infondata.
Per quanto riguarda il problema della sovrintendenza l'Assessore Bajardi ha citato nella sua replica che non compete alla Regione occuparsi del personale dipendente dalle USL e sono perfettamente d'accordo su questo, ma siamo di fronte a un caso anomalo che l'Assessore conosce perché la persona che occupa attualmente il posto di sovrintendente occupa anche il posto di responsabile regionale per i servizi psichiatrici: probabilmente per un comando con un po' di tempo là/USL 24 e un po' di tempo qua/Regione. Ora mi domando se di fronte a funzioni di questo tipo che certamente sono molto delicate e impegnative, può una persona sola ricoprire due incarichi di così grande responsabilità in modo soddisfacente.
Siccome il posto di responsabile di servizi sanitari regionali è di dipendenza della Regione, credo che questo caso sia di competenza dell'Assessorato regionale risolvere questo aspetto.
A me risulta che si stia tentando di ovviare a livello di USL 24 con una staff accanto alla Sovrintendenza, formata da un assistente dell'ospedale, un'altra persona che non è né di ruolo né specialista, e da un aiuto per svolgere i compiti di staff di sovrintendenza.
E' previsto nell'organico del personale e nelle organizzazioni delle strutture sanitarie, questo tipo di incarico e questo tipo di organizzazione? Non mi risulta. Probabilmente si cerca in questo modo, facendo assumere ruolo dirigente a un assistente non di ruolo e non specialista, di supplire alle carenze di presenza del sovrintendente nella struttura di Grugliasco Collegno.
Dico probabilmente in quanto è una ipotesi che potrebbe essere fatta stante la situazione che si viene a verificare.
I giornali hanno anche parlato di una Commissione di inchiesta da parte delle USL 24, ma noi abbiamo molte perplessità su questa procedura e sulla possibilità che gli stessi interessati (dal Vice Presidente dell'USL 24 a medici che operano all'interno della struttura di Collegno) possano svolgere la funzione di controllo-controllati.
Qualche dubbio ci nasce anche sul progetto di ristrutturazione per 22 miliardi, approvato dal Comune di Collegno a firma degli architetti Prandi e Marchi. Comunque l'Unità Sanitaria Locale di Collegno non ha ancora preso decisioni su questo provvedimento.
C'è un altro aspetto che secondo me merita di essere sollevato.
Nei casi che vengono citati nascono dei problemi di confusione tra i compiti dell'Assemblea, i compiti del Comitato di gestione, i compiti del Presidente o Vice Presidente in sua rappresentanza e i compiti del personale con particolare riferimento ai livelli apicali, perché non c'è dubbio che diverse siano le responsabilità dell'assemblea dell'USL quelle del Comitato di gestione nel suo insieme, da quelle del Presidente o del suo delegato o Vice Presidente o dei livelli apicali dell'USL stessa, tra cui Sovrintendenza e Direzione amministrativa.
Dico queste cose perché ho sottomano due volantini (uno è già stato distribuito e l'altro lo sarà nelle giornate di domani e dopo domani): uno è a firma del P.C.I. di Grugliasco in cui si inventa, a giustificazione di una serie di disfunzioni, un iscritto alla D.C. arrestato, e si mette in evidenza che in tre anni da 2.500 degenti si è scesi a un migliaio.
Ora, intanto l'occasione dell'aula del Consiglio regionale mi è utile per smentire, nel modo più totale, che questa persona sia mai stata iscritta alla Democrazia Cristiana, e per ribadire che se il Partito Comunista di Grugliasco, di fronte ad un problema di questo genere, non trova altre argomentazioni da diffondere all'opinione pubblica che inventare un iscritto alla Democrazia Cristiana tra gli operatori dell'ospedale di Collegno arrestati, mi pare veramente un modo quanto meno ridicolo di affrontare l'informazione e se vogliamo anche un minimo di lotta politica, che deve avere anche delle regole di gusto e non pu ridursi a penosi escamotages come questo.
C'è la risposta nel volantino, che verrà distribuito da parte del Gruppo della D.C. di Collegno e di Grugliasco (non leggo le due pagine del volantino che caso mai fornirò in visione) in cui si chiede esplicitamente le dimissioni di Sanmartano, Bolzoni e Pirella "maggiori responsabili del dissesto politico e tecnico-amministrativo degli ospedali psichiatrici di Collegno e di Grugliasco".
Questo per dare le responsabilità politico-amministrativo a chi le ha e non cercare espedienti di dubbia o falsa consistenza. Anche perché le dichiarazioni fatte alla, stampa sono quanto meno incaute. Leggo da La Stampa del 22 novembre: "Ho una preoccupazione che gli avvenimenti di questi giorni inducano l'opinione pubblica a mettere sotto accusa la riforma psichiatrica e tutti i tentativi compiuti per superare l'istituzione manicomiale".
Il Prof. Agostino Pirella smentisce categoricamente che lo scandalo sia un effetto negativo della nuova gestione.
Io mi domanderei di che cosa sono effetto? C'è un'altra dichiarazione non smentita: "Oggi la gestione del servizio è più trasparente e i fatti di questi giorni lo dimostrano".
Assessore Bajardi: una dichiarazione di questo genere da parte dei responsabili psichiatrici della Regione Piemonte e Sovrintendente sanitario dell'USL 24, mi pare lo ripeto, quanto meno incauta.
Si parla poi delle tutele. Dice sempre il prof. Pirella "Ho capito senza averne le prove, che qualcosa non funzionava a dovere fin dal 1980 quando scoprii che la tutela giuridica di molti malati era concentrata in molte persone. In apparenza sembrava un processo realizzabile rapidamente quello di intervenire su questo tema, ma invece per ragioni giuridiche abbiamo dovuto soprassedere".
Vorrei consigliare a questi massimi funzionari, che certamente conoscono bene le leggi, che sul problema della tutela non c'era bisogno che l'USL 24 o il prof. Pirella si arrovellasse dal 1980 fino al 1983, per trovare delle soluzioni: era sufficiente che scrivesse una lettera al giudice tutelare in cui chiedeva di verificare se la situazione delle tutele nell'ambito dell'Istituto di Collegno e di Grugliasco era corretta era gestita in modo opportuno: era sufficiente questo.
Vorrei andare oltre altri articoli, anche se i dati appaiono sconcertanti, perché certamente alcuni sono improvvisazioni, riprese non sempre in modo preciso da parte degli stessi giornali. Ci sono però alcune dichiarazioni che meritano almeno delle risposte. Per esempio quella dei Sindaci di Collegno e di Grugliasco che dicono "che i fatti scoperti dalla Magistratura sono un retaggio del passato".
Vorrei auspicare e sperare che almeno su queste cose i responsabili anche se non direttamente, delle Amministrazioni interessate, evitino dichiarazioni così palesemente puerili.
Altre dichiarazioni mi interessa citare, perché di fronte ai fatti riportati dai giornali si resta sconcertati (funerali d'oro, lavanderie esistenti ma non funzionanti, i soldi dei malati e le lenzuola sparite). E ancora i malati in giacchetta di tela, come da dichiarazione di un medico sulla Stampa Sera di ieri 30/11/1983, dichiarazione in cui si denunciano i fatti quali quello che alcuni ammalati dormivano sulle cerate per la mancanza di lenzuola, o tutte le carenze di vestiario, l'assenza totale di accappatoi, inoltre vestiti cortissimi o strettissimi. Attualmente prosegue (se vuole citiamo anche il nome della persona perché è pubblicato sul giornale Stampa Sera 30/11/83), i nostri ricoverati sono senza calze e scarpe.
Ma sono vere queste cose? E allora, se sono vere quali rimedi vogliamo portare a queste denunce gravissime senza aspettare che intervenga di nuovo la Magistratura con una sua inchiesta a smuovere le acque. Anche perch dichiarazioni in questo senso erano già state fatte dal rappresentante della Democrazia Cristiana nell'Assemblea dell'USL 24 nel mese di aprile quando Fantone aveva posto una serie di quesiti (cito l'art, del 19 novembre 1983 su La Stampa in cui chiedeva se era vero che erano sparite 7.000 lenzuola in un anno, se c'erano stati furti in ospedale e se era vero che una serie di altri prezzi non erano congrui, ecc..., non li leggo tutti per abbreviare i tempi).
Il problema più grave, e credo che su questo l'Assessore Bajardi concordi con me, è proprio quello di questi malati, il problema di persone che per il 90% sono incapaci di intendere e di volere che sono stati truffati, così come un altro problema grave è la mancanza di assistenza e i costi alle stelle: si spendono 44 miliardi per assistere circa 1000 ammalati. Sono dati che compaiono nel bilancio dell'USL 24. Oltre 120 mila al giorno per persona.
Desidero anche sapere, alcuni dati mi sono già stati forniti dall'Assessore, quanti sono realmente i malati e il personale. Sui malati ci ha già dato dei dati, sul personale sarebbe interessante avere qualche notizia in più, perché quando si va ad assemblee pubbliche sento dire che non si possono attivare i servizi sul territorio perché tutti gli infermieri vogliono stare in ospedale. Quando vado a vedere i servizi ospedalieri (sono andata personalmente e quindi non mi sono riferita solo ai giornali) si dice che "non si può fare una serie di servizi, si deve ricorrere a cooperative, perché gli infermieri sono pochi".
Ma quale è la verità? Sono pochi perché gli interni vogliono essere tutti interni e non uscire o quelli interni sono pochi e quindi non in grado di garantire il servizio? Perché questi sono anche elementi che ci consentono come Amministratori di capirne qualcosa.
Vorrei anche sapere quali sono i dati risultanti per es. ai carabinieri e alla polizia di Collegno e Grugliasco sui decessi e sul loro numero.
Certo sono tutti morti per collasso cardio-circolatorio: questa è certamente l'ultima causa di morte.
Qualcuno anche perché passeggiando lungo i binari della ferrovia di Collegno si è dimenticato di scansarsi quando passava in treno! Vorrei sapere dove sono finiti gli oltre 1500 degenti che in base alle dichiarazioni contenute nel volantino del P.C.I. di Grugliasco sono stati dimessi dal 1980, dove sono oggi, dove erano ricoverati o assistiti. Mi domando come mai queste persone dimesse, perché guarite, vengano poi prese in carico dalla Regione e dalle USSL. che in questo momento pagano rette di ricovero come se fosse sanità in strutture di assistenza non sanitarie.
Ma se sono strutture assistenziali, le UU.SS.SS.LL. non dovrebbero pagare rette, perché non è previsto per tutti i cittadini che si intervenga in tal modo. Se paga perché sono malati, allora perché non li cura in strutture sanitarie? Che fine hanno fatto gli atti della Provincia quando trasmise le funzioni e le competenze? Hanno passato alla Regione l'elenco dei ricoverati nelle varie strutture fino al 1981 gestite dalla Provincia? Noi siamo favorevoli, e ci tengo a ribadirlo, perché non vorrei che venissero interpretate queste critiche come un tentativo di rimettere in piedi le strutture manicomiali, noi siamo favorevoli a una diversa impostazione dell'assistenza sanitaria psichiatrica, al fatto che si attivino le strutture alternative dove e come sia possibile nell'interesse del malato, tant'è che le prime comunità esterne e le equipes di zona sono già state avviate dal 1968, dall'allora Assessore all'assistenza signora Girola Gallesio e sono proseguite dal 1970 al 1975 all'Amministrazione provinciale di Torino presieduta dal democristiano Elio Borgogno.
Però c'è ancora qualcuno nella nostra Regione che sostiene che la malattia mentale non esiste ed è un fatto sociale.
Noi abbiamo, in un documento che abbiamo compilato nel Convegno tenuto come Partito Democrazia Cristiana nel giugno del 1982, ribadito con chiarezza, onde evitare equivoci - spontanei o provocati - che riteniamo la struttura manicomiale, così come essa era, segregante, con funzioni assolutamente e preminentemente custodialistiche, inadeguate e spesso aberranti risposte ai bisogni reali della malattia mentale, ma con altrettanta fermezza vogliamo denunciare che alla giusta battaglia condotta per ridare dignità alla psichiatria, come disciplina medica e quindi alla malattia mentale, si è purtroppo sovrapposta, annullandone con prepotenza i vari presupposti, una corrente diventata egemone che ha ridotto la battaglia di rinnovamento in una sterile lotta di natura ideologica all'insegna di un assurdo quanto fumoso rifiuto di ogni riferimento a discorsi scientifici e a metodi di intervento tecnicamente corretti.
Quale è stato quindi il risultato ad oggi? Il vecchio è finito e il nuovo non incomincia ancora e in mezzo purtroppo c'è uno stato di grande sofferenza di malati, di famiglie, e anche di operatori sanitari seri.
Fin qui del documento citato.
Del resto che tutto non vada bene, lo dicono in epoca non sospettata anche autorevoli rappresentanti della psichiatria di orientamento politico diverso dal mio: sono note le posizione del centro di psichiatria critica per fare un esempio, basta leggere gli articoli apparsi su Nuova Società lo scorso anno a firma Perini e Meluzzi e le critiche documentate e pressanti che anche da quella parte sono venute al nuovo modo di procedere, alla dimissione cioè dal manicomio per l'abbandono sul terricomio, articoli del 27 febbraio 1982, 27 marzo 1982, 10 aprile 1983.
Si è certamente come Regione Piemonte - per venire alle responsabilità della Regione - privilegiato il superamento del manicomio di Collegno e non il servizio dell'USL 1/23 sulla psichiatria, né tantomeno quello regionale nella sua globalità.
C'è una linea: distruggere il manicomio per una politica senza risposta, un tentativo di deportazione da Collegno a Torino. A questo punto vorrei chiedere notizie del progetto Torino, quello approvato con delibera regionale del 17/2/1982 nella quale si dovevano attivare con i fondi CEE per oltre un miliardo e mezzo una serie di servizi alternativi nell'ambito dell'USL 1/23. Non solo ma cosa avviene dei malati nuovi di Torino? (pare vengano ricoverati in Liguria).
Alcuni medici ci dicono - e vorrei sapere se questo è vero - perché non si provvede, che la cronicizzazione della malattia mentale si sta dimostrando presente in modo massiccio anche nel servizio esterno e questi sono dei problemi che vogliamo porre e sui quali avere risposte esaurienti e vere e non burocratiche e garantiste. Allora, concludendo su questo riteniamo che sia da riproporre una Commissione regionale di accertamento dei fatti.
Non voglio chiamarla Commissione di inchiesta perché può suonare come un fatto critico a priori, ma credo che sia nostro dovere politico e morale andare a vedere di persona, magari con una Sottocommissione (la forma la si può studiare), per occuparci seriamente e in modo chiaro di questi problemi, per sapere qual è la realtà e come si potrà riuscire a risolvere questa questione.
Per quanto riguarda la seconda questione, noi riteniamo che si impongano le dimissioni da parte dei responsabili di coloro che hanno operato in questo senso ed in particolare i responsabili dell'USL 24, così come chiediamo che si chiarisca in modo serio la posizione del Sovrintendente degli ospedali stessi.
Passando ora all'inchiesta giudiziaria in atto da parte della Magistratura, che riguarda una serie di episodi nell'ambito della città di Torino e negli ospedali torinesi, dirò che credo e spero che gli episodi oggetto dell'inchiesta della Magistratura su Torino siano non tanto legati a una disfunzione complessiva di questo o di quello ospedale, ma siano legati a episodi specifici che giustamente dovranno trovare in sede opportuna, sia dal punto di vista amministrativo che dal punto di vista della magistratura, le indicazioni ed i correttivi necessari.
C'è un problema invece di fondo sul quale non si può più rinviare.
Sono lieta che l'Assessore Bajardi abbia risposto in termini chiari nell'interpellanza rispetto alla volontà della Regione di definire comunque in tempi brevissimi il problema dell'assetto istituzionale del pasticcio dell'USL 1/23. Questo è un punto di partenza essenziale e fondamentale sul quale semmai dobbiamo registrare dei ritardi nell'assumere questa posizione decisa, perché tutta una serie di disfunzioni che hanno indotto la Magistratura ad intervenire certamente nascono dall'impossibilità di controllare, di amministrare e di gestire direttamente questa Unità Sanitaria faraonica e non funzionale. Ma di questo dello smembramento dell'USL 1/23 ho già parlato in tante occasioni in quest'aula per cui ora mi limito a risottolinearlo.
Mi sia consentita un'ultima considerazione. Desidero svilupparla traendo spunto dalle vicende di questi giorni e dalle indagini della Magistratura. Molti dei problemi, che sono oggi all'esame del Giudice, sono stati da noi sollevati nelle varie sedi: dall'USL 24, dichiarazioni dei vari Consiglieri, alcune anche citate nel mio intervento di oggi; dall'USL 1/23 e al Consiglio Comunale di Torino in particolare per il CTO, per non ricordare le numerose occasioni in cui in questo Consiglio si è sollevato il problema dell'assetto istituzionale dell'USL 1/23, di quelle carenze e di quelle lacune che oggi vengono di nuovo pesantemente e tristemente alla ribalta. Ma quale considerazione hanno avuto da parte della maggioranza le nostre osservazioni? Come sono state recepite? Quali sforzi per ovviare agli inconvenienti lamentati e reali e non tentativi di polverone, come dimostrano le inchieste di questi giorni e gli articoli sui giornali? Ma noi continueremo ad assistere, e parlo come Consigliere di opposizione, impotenti alla disattenzione totale ai nostri sforzi di porre problemi, al tentativo di vanificare la nostra funzione di Consiglieri di opposizione che segnalano disfunzioni, carenze e difficoltà e richiedono rimedi? Dobbiamo pensare che ormai la politica a Torino e in Piemonte la deve fare la Magistratura, perché come classe politica siamo incapaci di quel controllo, autocontrollo che è proprio di un sistema democratico? La nostra funzione di controllo abbiamo cercato e cerchiamo di esercitarla, ma se non viene presa in esame, se non se ne tiene conto allora si va veramente ad uno snaturamento delle funzioni politiche, della capacità di amministrare e di rispondere ai problemi veri della gente.
Non è questa né la sede, né il momento di approfondire questo aspetto ma mi pare che questo problema vada sollevato perché anche da queste difficoltà ed assenza di rapporti politici, nascono i guai di questi giorni sui quali la Magistratura indaga. Ma i fatti di questi giorni, le indagini della Magistratura, nelle quali ovviamente non intendiamo affatto interferire, e le vicende e la soluzione - o meglio la non soluzione della crisi del Comune di Torino, sembrano avallare la tesi che, almeno per il Piemonte, si dia all'opinione pubblica la sensazione che la politica e l'amministrazione pubblica la facciano più la Magistratura e le forze economiche, in particolare le grandi forze economiche, che non quelle politiche: e questo è grave per tutte le forze politiche.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Barisione.



BARISIONE Luigi

Sarò molto breve anche perché sull'attuazione della legge 180 e dell'allegato 18 al piano sanitario regionale c'è l'impegno di discuterne unitamente a ulteriori elementi di conoscenza proprio per avviare una discussione più ampia.
Tuttavia dopo l'intervento della collega Bergoglio, desidero porre due grossi interrogativi.
Quali rapporti si devono stabilire tra Regione e USSL? Si vuole ritornare al centralismo regionale per il controllo e la gestione scavalcando le UU.SS.SS.LL? Si chiedono le dimissioni del Presidente e del Vicepresidente dell'USL 24 ma un Consigliere regionale deve fare qualche riflessione su tale richiesta. E' il caso dell'USL 24 ? Ci sono problemi delicati di rapporti tra i livelli istituzionali e la gestione della riforma. Non dimentichiamo che le Unità Sanitarie Locali sono un'associazione di Comuni e come tali rispondono alle comunità locali.
Il secondo nodo è quello della legge 180 e del superamento delle strutture manicomiali. Apprezzo la dichiarazione di principio sulla convinzione di non voler ritornare ai vecchi manicomi. Attenzione per perché prendendo lo spunto dai fatti avvenuti negli ospedali psichiatrici si possono introdurre elementi che fanno tornare indietro rispetto alla comune coscienza nel Paese che vuole il superamento di quelle strutture.
In Parlamento sono giacenti proposte di modifica della legge 180 alcune delle quali ripropongono strutture altrettanto segreganti quanto quelle manicomiali.
Noi crediamo che la legge 180 debba essere riconsiderata nel senso di dare maggiori finanziamenti alle Regioni e alle UU.SS.SS.LL. che consentano di creare strutture alternative, comunità alloggio, e case protette proprio per garantire un passaggio dalla struttura manicomiale alla realtà territoriale non traumatico.
Ci sono problemi di personale, perché anche se le assunzioni non sono bloccate, rimane la questione del finanziamento complessivo alle Unità Sanitarie Locali che, secondo la legge devono garantire il servizio indispensabile. Quindi anche in questo caso ci sono delle limitazioni.
Prendo atto delle risposte date dall'Assessore e dell'impegno di discutere sulla situazione reale esistente in Piemonte.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

Gli accertamenti della Magistratura vogliono accertare ipotesi di reato. Di pari passo dovrà essere svolta una verifica da parte della Regione. Non voglio soffermarmi su questi aspetti, intendo invece dare un giudizio politico su queste vicende, sul funzionamento e sulla gestione della sanità a Torino e in Piemonte. Quanto è avvenuto nell'USL 24 mette in luce la necessità di applicare completamente la legge 180 e di proseguire nell'azione di destrutturazione dei manicomi.
La Giunta deve concludere sollecitamente l'attuazione della legge 180 che in alcune strutture è in stato avanzato, ma in altre è invece ferma per esempio, nell'USL di Novara ed in altre dove l'opera di destrutturazione non è ancora avviata e tanto meno l'attivazione di strutture alternative sul territorio.
A nostro avviso l'applicazione della legge 180 è la condizione essenziale per migliorare l'assistenza psichiatrica e per impedire che si ripetano le note vicende. Condivido la richiesta di fissare un dibattito in Commissione competente e in Consiglio regionale. Sono convinto che le leggi che abbiamo approvato recentemente permetteranno un miglior controllo, ma io credo che non siano strumenti sufficienti.
Il miglioramento del funzionamento della sanità non è ottenibile unicamente attraverso strumenti di controllo e di repressione, pur necessari. Come politici e come amministratori dobbiamo sciogliere il nodo del rapporto tra gestione della sanità e società.
Il dibattito allora dovrà verificare lo stato di attuazione della legge 180 sull'assistenza psichiatrica, ma dovrà anche verificare il funzionamento complessivo del piano socio-sanitario, sotto tre punti di vista: della reale finalizzazione delle risorse delle Unità Sanitarie Locali. L'erogazione dei finanziamenti alle Unità Sanitarie Locali deve essere vincolata alla redazione di piani di attività e di spesa che le Unità Sanitarie Locali devono presentare dopo una discussione a livello territoriale. Non tutte le Unità Sanitarie Locali hanno presentato i piani di attività e non mi risulta che vi sia un confronto democratico e partecipativo presso le Unità Sanitarie Locali della necessità di chiarire se sia più opportuno un accentramento della gestione della sanità con ovvie difficoltà di controllo da parte della società, oppure la messa in funzione di atti che permettano la partecipazione sociale alfa gestione dei servizi a livello decentrato della prevenzione. E' opportuno compiere una verifica sugli strumenti che si sono attivati in direzione della prevenzione.
Dalla risoluzione di questi obiettivi è possibile costruire una gestione della sanità partecipata, un reale controllo da parte dei cittadini, strumenti che non permettono che fatti disdicevoli e gravi si ripetano.



PRESIDENTE

Possiamo passare alla discussione generale su quest'argomento appunto perché è stata richiesta la trasformazione in mozione di un'interpellanza.
Propongo di aggiornare i nostri lavori alle ore 15.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Iscrizione all'ordine del giorno della deliberazione della Giunta regionale, relativa a: "Legge regionale 3/9/1981 n. 42. Adozione del riparto del F.S.R. 1984, per la parte corrente, con i poteri d'urgenza previsti dall'art. 40 dello Statuto della Regione Piemonte'


PRESIDENTE

Chiedo l'scrizione all'ordine del giorno della deliberazione della Giunta regionale, relativa a: "Legge regionale 3/9/1981 n. 42. Adozione del riparto del F.S.R. 1984, per la parte corrente, con i poteri d'urgenza previsti dall'art. 40 dello Statuto della Regione Piemonte' Chi approva è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio approva all'unanimità dei 52 Consiglieri presenti.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 12,50)



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