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Dettaglio seduta n.216 del 24/11/83 - Legislatura n. III - Sedute dal 9 giugno 1980 al 11 maggio 1985

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BENZI


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto primo all'ordine del giorno: "Approvazione verbali precedenti sedute", non essendovi osservazioni, i processi verbali delle adunanze consiliari del 17 novembre 1983 si intendono approvati.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti idrici - Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Interrogazione dei Consiglieri Martinetti, Genovese, Lombardi, Fassio Ottaviano, Martini e Quaglia inerente l'inquinamento del fiume Bormida


PRESIDENTE

In merito al punto secondo all'ordine del giorno: "Interrogazioni ed interpellanze", esaminiamo per prima l'interrogazione presentata dai Consiglieri Martinetti, Genovese, Lombardi, Fassio Ottaviano, Martini e Quaglia inerente l'inquinamento del fiume Bormida.
Risponde l'Assessore Calsolaro.



CALSOLARO Corrado, Assessore alla tutela dell'ambiente

L'interrogazione riguarda la situazione degli interventi finanziati dal piano di risanamento delle acque della Regione.
E' stato costituito il Consorzio tra i Comuni di Predosa, Basaluzzo Capriata d'Orba, Silvano d'Orba, Castelletto d'Orba che è in fase di realizzazione delle opere per un importo di L. 1.200.000.000 E' stato ampliato e terminato l'impianto di depurazione del Comune di Acqui Terme con una spesa di L. 750.000.000.
Sono state appaltate e sono in fase di realizzazione opere per la depurazione delle acque reflue del Comune di Ovada per un importo di circa L. 1.000.000.000.
Interventi analoghi sono stati effettuati nel Comune di Gavi per circa L. 150.000.000.
Sono stati finanziati interventi per la depurazione delle acque reflue nei Comuni di Bistagno, con una spesa di L. 100.000.000, Cortemiglia, con una spesa di L. 180.000.000, Monastero Bormida e Bubbio per L. 500.000.000 Strevi per L. 250.000.000, Sezzadio per L. 160.000.000.
Le ultime notizie circa l'avanzamento dell'opera di costruzione del depuratore di Savona sono che nelle riunioni tra l'ACNA ed il Consorzio per la depurazione delle acque di scarico e lo smaltimento dei rifiuti di Savona in data 11/1/1983 e, soprattutto, in data 27/5/198, l'ACNA ha sciolto le proprie riserve e ha confermato l'adesione all'utenza consortile, adesione formalizzata con nota in data 31/5/1983.
Attualmente il Consorzio sta realizzando, con il finanziamento disponibile in 22,75 miliardi, una linea dell'impianto di depurazione ed un tratto di condotte litoranee di adduzione e scarico; le portate dei reflui urbani previste per tale linea non sono però sufficienti ad assicurare il necessario bilanciamento tra COD (ossigeno chimico) e BOD (ossigeno biologico) previsto nel progetto appaltato e pertanto, per l'allacciamento ACNA, è necessario il completamento della seconda linea dell'impianto di depurazione e la realizzazione di ulteriori condotte di adduzione che conferiscano all'impianto un maggior volume di reflui urbani.
Il Consorzio sta interessandosi ai finanziamenti per il completamento dell'impianto di depurazione, in particolare con gli stanziamenti di cui all'art. 21 della legge finanziaria 26/4/1983, n. 130.
Nel quadro di tale situazione e delle iniziative intraprese il Consorzio ritiene possibile procedere all'esecuzione della condotta da Cengio, contestualmente alla realizzazione della seconda linea dell'impianto e delle relative condotte litoranee.
Il costo della condotta ACNA da Cengio a Savona, a prezzi attuali, è valutabile in L. 9.250.000.000 e il Consorzio è in rapporti con la Banca Europea Investimenti - Dipartimento Italia - per il finanziamento di tale condotta per il quale conta sull'intervento della Regione Piemonte per la prestazione di una garanzia fidejussoria; in ogni caso la definizione della collaborazione di cui trattasi dovrà essere formalizzata dall'Amministrazione regionale con un provvedimento legislativo.
Si rileva da ultimo, in generale, come la Regione ed in particolare questo Assessorato si trovi sempre più spesso a dover rispondere in merito all'inquinamento del Bormida ad enti ed organismi più disparati anche se è nella Regione Liguria la vera causa del problema.
Per quanto riguarda la garanzia fidejussoria, in passato erano state avviate trattative fra il precedente Assessore alla tutela dell'ambiente ed il competente Assessore della Regione Liguria.
Successivamente, l'Assessore Salerno aveva interpellato con lettera la Regione Liguria ed il Consorzio per la depurazione delle acque di scarico di Savona per conoscere la situazione che si sarebbe creata nei confronti della Regione nel caso di prestazione di garanzia fidejussoria.
Il Consorzio non ha mai risposto, ma lo ha fatto a seguito di una lettera inviatagli in data 11/8/1983, nella quale la Regione Piemonte chiedeva: come dovrebbe operare la garanzia che la Regione Piemonte presterebbe in relazione alla realizzazione del condotto di adduzione degli scarichi dell'ACNA a favore di chi sarebbe prestata la suddetta garanzia ritenendo preferibile che il soggetto beneficiano sia il Consorzio o comunque un soggetto di diritto pubblico se la garanzia da fornire alla BEI coinvolga problemi di cambio o se tale eventualità è da escludere.
Il Consorzio per la depurazione delle acque di Savona ha risposto: 1) nel caso di finanziamento dell'opera in oggetto con fondi BEI l'eventuale fidejussione regionale dovrebbe garantire, sino a totale estinzione del mutuo, l'adempimento di tutte le obbligazioni che il Consorzio andrà ad assumere nel contratto di mutuo e sarebbe rilasciata secondo le usuali condizioni in uso presso l'Istituto (espressa rinuncia al beneficio della preventiva escussione e a far valere il disposto degli artt. 1939 e 1957 del Codice Civile, posposizione della surroga ex art.
1949 del Codice Civile sino a totale estinzione del mutuo) 2) in caso di insolvenza da parte dell'ACNA, l'onere a carico dell'ente garante è in funzione del momento in cui si andrà a verificare l'insolvenza, tenendo presente che il valore del costo complessivo dell'operazione (restituzione del capitale ed interessi), stante le attuali condizioni del mercato finanziario, non dovrebbe superare il 14 % per la durata del mutuo di dieci anni 3) per quanto riguarda il rischio di cambio, ai sensi della legge 9/12/1977, n. 956, lo stesso è coperto dallo Stato per variazioni eccedenti il 5%: tale quota rimane invece a carico del mutuatario.
La lettera è attualmente all'esame degli uffici finanziari della Regione che riferiranno in Giunta. Dopodiché riferirò al Consiglio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Martinetti.



MARTINETTI Bartolomeo

Ringrazio l'Assessore dell'ampia informazione che ha dato al Consiglio circa il problema dell'inquinamento del Bormida che interessa vivamente una zona periferica ma abbastanza ampia. E' un problema annoso, di decenni.
Un certo compenso al gravissimo inquinamento della Vallata è stato dato nei decenni passati dall'importanza sociale dello stabilimento ACNA di Cengio.
Oggi anche quello stabilimento presenta delle difficoltà occupazionali per cui si rischia di perdere completamente quel vantaggio indiretto, ma questo argomento forma oggetto di interrogazioni specifiche a cui risponderà l'Assessore al lavoro.
Le informazioni che ci sono state date sono poco diverse da quelle che l'Assessore Salerno aveva fornito al Gruppo comunista il 4 marzo 1981 e ad una mia successiva interrogazione.
C'è notizia di qualche ulteriore finanziamento, ma non c'è notizia di soddisfacenti progressi nei rapporti con il Consorzio e con la Regione Liguria.
Nella risposta alla mia precedente interrogazione si era detto che ad una lettera del mese di settembre 1982 la Regione Liguria non aveva ancora risposto e si era annunciato il sollecito dell'11 gennaio 1983 a cui non so se la Regione abbia risposto.
Abbiamo avuto notizia di risposte del Consorzio sul tema specifico dell'intervento della Regione Piemonte, sotto la forma di garanzia intervento che è molto importante e che raccomando e sollecito, nei limiti del possibile, data la situazione finanziaria della Regione. Il fatto che io accenni al rapporto con la Regione Liguria mi dà modo di insistere sulla continua richiesta del nostro Gruppo, la cui validità peraltro è stata riconosciuta dalla Giunta regionale in varie riprese.
Ci sono problemi programmatori colleganti le due Regioni, specialmente per le fasce di confine, per cui è necessario che il rapporto fra di esse sia mantenuto ed intensificato e che di questo rapporto sia data sempre l'opportuna informazione al Consiglio.
Anche gli Enti locali, a cui la Regione aveva promesso in una riunione del 1981 di dare puntuali informazioni, si lamentano di essere lasciati nell'ignoranza sul procedimento della pratica.
Nella risposta del 4 marzo 1981 si parlava anche della costituzione di un gruppo di lavoro specifico fra le Regioni Piemonte e Liguria. Non risulta che il gruppo di lavoro sia stato costituito.
Comunque ringrazio l'Assessore. Restiamo in attesa di eventuali notizie sul procedere della pratica della garanzia nel senso che è stato dallo stesso Assessore annunziato.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARCHIARO


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione dei Consiglieri Martinetti, Lombardi e Quaglia inerente lo stabilimento ACNA di Cengio


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione presentata dai Consiglieri Martinetti Lombardi e Quaglia inerente lo stabilimento ACNA di Cengio.
Risponde l'Assessore Tapparo.



TAPPARO Giancarlo, Assessore al lavoro

L'interrogazione fa riferimento agli aspetti occupazionali che il Consigliere Martinetti ha ricordato nella sua replica poco fa.
Lo stabilimento dell'ACNA di Cengio è un insediamento industriale vecchio di oltre cento anni, ha avuto in certe fasi un livello occupazionale molto elevato arrivando anche a 3-4.000 dipendenti. Oggi ha 900 dipendenti, dei quali 500 provengono dalla provincia di Cuneo e i rimanenti provengono dalla Liguria. Occorre notare che l'ACNA di Cengio ha degli effetti indotti occupazionali estremamente rilevanti per quanto riguarda il sistema di trasporto locale, i problemi della manutenzione attività che danno lavoro anche ad una quota di lavoratori provenienti da imprese del Piemonte.
L'azienda ha avuto negli scorsi anni problemi di indirizzo produttivo.
Ora la gestione è in pareggio e si pensa che l'esercizio 1984 possa finalmente essere in attivo.
Le produzioni ACNA sono state via via trasformate nel tempo, oggi sono produzioni di base per l'industria chimica fine.
L'ACNA di Cengio è uno dei pochissimi produttori a livello mondiale di tali componenti e rappresenta una garanzia di prospettive future.
Le lavorazioni che vengono fatte sono a forte inquinamento e nella risposta precedente l'Assessore Calsolaro ha puntualizzato quelli che possono essere gli interventi.
Posso aggiungere che l'ipotesi della condotta da Cengio a Savona, che dovrebbe attingere il 5% della portata del Bormida per riversarla sul depuratore di Savona, risolverebbe parte dell'inquinamento.
Con questo meccanismo dovrebbero essere rispettate le immissioni sul Bormida, secondo i requisiti posti dalla legge Merli.
L'impianto produttivo che la Montedison ha realizzato in questo stabilimento, pare possa garantire per questo decennio una competitiva attività produttiva tale da garantire i livelli occupazionali attuali di 900 dipendenti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Martinetti.



MARTINETTI Bartolomeo

La risposta è stata molto ampia e documentata su uno solo dei punti a cui si riferiva la nostra interrogazione. L'Assessore ha dato infatti ampie notizie in merito ai programmi dell'ACNA, da cui emerge che si confida che il livello occupazionale attuale, che è ridotto della metà rispetto al precedente, possa dare una certa garanzia di continuità per i prossimi anni.
Mi auguro che queste informazioni rispondano alla realtà perché si tratta di una zona che conta molto su quella struttura industriale, la quale peraltro ha compensato, in negativo, il beneficio sociale ed economico, con un danno ecologico irreversibile e gravissimo.
Non ho sentito invece risposte soddisfacenti in merito al primo ed al terzo punto, cioè se in passato la Regione Piemonte abbia mostrato in qualche modo interesse con interventi diretti, o anche attraverso rapporti con la Regione Liguria, per la salvaguardia del livello occupazionale di quello stabilimento che, pur trovandosi sul territorio ligure, ha grave incidenza socio-economica sulle popolazioni piemontesi; e quale azione intenda svolgere in questo senso.
Riteniamo che i rapporti con la Liguria debbano essere costanti impegnati ed istituzionalizzati.
Spero che la carenza di argomenti nella risposta dell'Assessore non voglia significare che la Regione Piemonte, che si occupa attivamente dei grossi problemi che toccano la struttura industriale e i livelli occupazionali, non voglia interporre il suo vivo interessamento anche in questo caso, che si riflette gravemente e vivamente sulle popolazioni regionali. Grazie.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PETRINI


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interpellanza del Consigliere Villa inerente la chiusura dell'"Eva Gomma" di Crescentino


PRESIDENTE

L'Assessore Tapparo risponde ancora all'interpellanza presentata dal Consigliere Villa inerente la chiusura dell'"Eva Gomma" di Crescentino.



TAPPARO Giancarlo, Assessore al lavoro

La "Eva Gomma", società in nome collettivo, è un'industria di calzature di Crescentino, che con 70 persone occupate produce pantofoleria.
Le maestranze usufruiscono già di cassa integrazione da due mesi, anche se l'azienda riscontrava difficoltà di mercato fin dal 1978.
La scorsa settimana la situazione è precipitata: il Consiglio di amministrazione ha nominato un liquidatore, comunicando alle organizzazioni sindacali la cessata attività a partire dal 15 novembre e sospendendo quindi i lavoratori, che attualmente presidiano i cancelli della fabbrica.
La sera del 24 novembre 1983 si terrà un Consiglio comunale aperto a Crescentino e sabato 26 novembre vi sarà un incontro in sede di Unione Industriale.
Sia le organizzazioni sindacali che l'Amministrazione di Crescentino hanno preannunciato alla Regione la richiesta di una convocazione delle parti nel caso in cui l'incontro del 26 novembre non avesse un esito soddisfacente.
La Regione ha già ovviamente dato la totale disponibilità in questo senso.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Villa.



VILLA Antonino

L'urgenza dell'interpellanza ha una giustificazione che purtroppo va al di là dei 70 posti messi seriamente in pericolo: e cioè la situazione di una cittadina che aveva un suo spazio occupazionale, che purtroppo va sciogliendosi, prima per il periodo di cassa integrazione della Teksid, in un secondo tempo in qualche modo rattoppato con un'ulteriore linea di lavorazione e con la mobilità assorbita dallo stabilimento Sorin di Saluggia.
Tuttavia la situazione della città di Crescentino è ancora molto difficile. Proprio oggi i disoccupati iscritti all'Ufficio di Collocamento sono 237 di cui 200 donne circa.
La chiusura di uno stabilimento che dava lavoro quasi esclusivamente femminile è un colpo duro per tutta la cittadina, ma soprattutto per coloro che ne sono direttamente interessati.
Questa sera si terrà un Consiglio comunale aperto. Sabato negli incontri con l'Unione Industriale vedremo quali saranno gli sviluppi.
Per ora rimane unicamente la speranza insieme alla consapevolezza che la Regione sarà parte attiva in questa difficile circostanza.


Argomento: Trasporti e comunicazioni: argomenti non sopra specificati

Interrogazione del Consigliere Montefalchesi inerente gli aumenti delle tariffe dei trasporti pubblici


PRESIDENTE

In merito all'interrogazione presentata dal Consigliere Montefalchesi inerente gli aumenti delle tariffe dei trasporti pubblici, ha chiesto di parlare il Presidente della Giunta Viglione. Ne ha facoltà.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

L'argomento può interessare tutte le forze del Consiglio regionale quindi chiedo, se i Consiglieri sono d'accordo, di volgere l'interrogazione in comunicazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brizio



BRIZIO Gian Paolo

Non abbiamo nulla in contrario, facciamo però notare che i Consiglieri che si occupano di questo tema non sono presenti.



PRESIDENTE

Svolgeremo questa comunicazione al termine delle interrogazioni ed interpellanze.


Argomento: Produzione e trasformazione dei prodotti

Interrogazione dei Consiglieri Chiabrando, Lombardi e Penasso inerente la situazione di incertezza che regna tra i conferenti il latte delle aziende ESAP di Crescentino e Vigone, interrogazione dei Consiglieri Chiabrando e Penasso inerente la situazione finanziaria delle aziende regionali San Matteo di Vigone e PAPAC di Crescentino ed interrogazione del Consigliere Turbiglio inerente le aziende casearie PAPAC e San Matteo


PRESIDENTE

Discutiamo ora l'interrogazione dei Consiglieri Chiabrando, Lombardi e Penasso inerente la situazione di incertezza che regna tra i conferenti il latte delle aziende ESAP di Crescentino e Vigone, l'interrogazione dei Consiglieri Chiabrando e Penasso inerente la situazione finanziaria delle aziende regionali San Matteo di Vigone e PAPAC di Crescentino e l'interrogazione del Consigliere Turbiglio inerente le aziende casearie PAPAC e San Matteo.
Risponde a tutte l'Assessore Ferraris.



FERRARIS Bruno, Assessore all'agricoltura

Alla prima interrogazione era già stata data una risposta in primavera dall'allora Assessore agli enti strumentali. Anche nel corso della discussione sull'assestamento del bilancio 1983 il Presidente della Giunta ha comunicato l'inserimento in bilancio della somma di 4 miliardi per un intervento straordinario a favore dell'ESAP, finalizzato al ripianamento delle passività delle aziende PAPAC e San Matteo, risanamento che deve garantire il completo pagamento del latte conferito e delle altre pendenze quale l'ultimazione dei lavori di sistemazione e di ampliamento del Caseificio PAPAC di Crescentino e l'attuazione delle decisioni che la Giunta aveva preso all'inizio di quest'anno di un piano di risanamento con il trasferimento di due stabilimenti prioritariamente ad iniziative cooperative, come è previsto dalla legge dell'ESAP.
Io ritengo però che tali strutture debbano essere collegate ai grandi Consorzi nazionali. Per troppi anni abbiamo lamentato la scarsa intrapresa privata, la scarsa industria locale nel settore, quindi la carenza di stabilimenti di trasformazione del latte.
Ma non è sufficiente trasformare il latte, occorre anche essere in grado di collegarsi con le grandi reti di distribuzione.
Quindi le controproposte della Giunta al piano dell'ESAP furono in allora di rispettare la legge che stabilisce che le iniziative possono essere gestite, direttamente o indirettamente, sempre attraverso aziende ESAP nel termine di cinque anni e garantire prospettive per il futuro; se questa possibilità non si fosse realizzata, trovare accordi con industriali privati.
Così si procedette.
Nella seconda interrogazione dei colleghi Chiabrando e Penasso anche se non è espressa in modo esplicito c'è la preoccupazione circa il pagamento del latte.
In ordine al pagamento del latte e quindi all'inizio all'utilizzazione dei fondi assegnati, questi sono tuttora in ritardo, nel senso che le informazioni che mi erano state date nelle scorse settimane per l'azienda San Matteo, i pagamenti coprivano soltanto il mese di aprile, mentre per quella di Crescentino erano giunte a coprire il mese di agosto, quindi siano in difetto ma non in modo notevole.
La ragione deriva dal fatto che non è stato sufficiente lo stanziamento in bilancio di 4 miliardi. L'erogazione per le solite difficoltà di cassa è avvenuta in un primo tempo in ragione di 2 miliardi.
Un'altra è in corso di emissione e credo che l'ESAP stia predisponendo il completo versamento delle spettanze ai produttori e ai creditori.
Posso inoltre assicurare che le trattative per la cessione, quindi per realizzare la proposta della Giunta, sono in corso con cinque cooperative alcune delle quali si collegano con organismi nazionali per inserirsi in un circuito di distribuzione valido ed ottimale.
In ogni caso, questa trattativa deve concludersi quanto prima poiché al 31 dicembre gli stabilimenti chiudono la gestione diretta e mi auguro che l'ESAP stia operando affinché il trapasso della gestione avvenga senza soluzione di continuità.
Si chiedeva inoltre quali erano gli obiettivi della Giunta, con l'acquisizione dell'azienda e quali di questi obiettivi sono stati realizzati.
L'obiettivo è emerso dalle considerazioni che ho fatto poco fa. Le indagini svolte ci confermano che l'industria piemontese è scarsamente attiva e scarsamente presente nel settore alimentare.
E' scarsa la presenza di industrie di trasformazione. L'obiettivo del primo piano di sviluppo era di concorrere con lo sviluppo del movimento cooperativo al superamento, sia pure modesto, di questa situazione.
Vi furono interventi a favore del movimento cooperativo, che in realtà si è radicato e sviluppato rispetto al passato. L'intervento diretto è partito da circostanze particolari.
L'azienda PAPAC era in crisi e con un ordine del giorno votato dal Consiglio si cercò di risolvere alcuni problemi di disoccupazione nella zona e di garantire in un momento di crisi acuta la raccolta del latte di circa 300 operatori.
Motivi pressoché analoghi vi furono per la San Matteo. Non dimentichiamo che i contratti stipulati non vennero rispettati proprio per la scarsa presenza e capacità di incidere.
Queste due strutture hanno assolto alla funzione di alleviare la crisi.
Certo l'obiettivo complessivo non l'hanno raggiunto, ma va apprezzato il ruolo stimolante che hanno assunto.
Concludo con l'interrogazione del Consigliere Turbiglio al quale far avere la documentazione che richiedeva. Questi sono i primi soldi che la Regione distribuisce alle aziende.
Sono stati erogati 2 miliardi, gli altri 2 miliardi sono erogati all'ESAP.
Fornirò una relazione specifica.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiabrando.



CHIABRANDO Mauro

Ammetto che se mi fossi trovato nei panni dell'Assessore non avrei fatto in modo migliore, perché la materia è molto complicata e si è deteriorata.
Intanto mi ricordava un momento fa il collega Villa che, tra l'altro l'ex Presidente della Giunta aveva assunto l'impegno di svolgere un dibattito su questi problemi e questo dibattito non è avvenuto, comunque potremo sempre farlo, perché la situazione è tuttora ingarbugliata e merita attenzione da parte del Consiglio regionale per un'operazione azzardata che ha fatto la Giunta per quanto riguarda l'azienda San Matteo, operazione che non può che essere giudicata disastrosa per la Regione e per gli agricoltori.
Il ritardo dei pagamenti è di oltre sei mesi e le perdite continue in ragione di 1 miliardo all'anno sono dovute a cattiva gestione, a prodotti che vanno deteriorandosi e ad una situazione generale molto preoccupante.
Non so di chi sia la colpa di tutto questo, certamente il peccato originale è della Giunta che ha compiuto l'operazione San Matteo, oltre agli altri peccati che si sono aggiunti.
Il 3 agosto, quando sono stati stanziati i 4 miliardi, ci era stato assicurato che tutti i pagamenti sarebbero stati fatti entro il mese di ottobre, ma siamo al 24 novembre e questo non è avvenuto.
Il risultato è che c'è panico tra gli agricoltori e disimpegno tra i conferenti del latte.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Sono occorsi 45 giorni per la variazione e 40 giorni per la deliberazione.



CHIABRANDO Mauro

Voglio ammettere il ritardo del pagamento fino a 2 miliardi, però mi domando perché si sono pagati 2 soli miliardi che, tra l'altro, non sono andati agli agricoltori, ma a tamponare le falle.
Questo deterioramento generale della situazione ha portato danni anche per il futuro perché la cooperazione, che contava sull'assunzione eventuale di questi impianti, oggi si trova in difficoltà perché gli agricoltori che erano promotori di queste iniziative, a causa della paura che si è creata hanno trovato altre soluzioni.
Quindi oggi è più difficile di ieri costituire le cooperative.
Mi dichiaro insoddisfatto della risposta e voglio aggiungere all'insoddisfazione l'invito ad operare sulla marginale possibilità che resta per far sì che sia recuperata credibilità presso gli agricoltori.
Auspichiamo che al 31 dicembre con il cessare di queste gestioni subentrino iniziative cooperativistiche.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Turbiglio.



TURBIGLIO Antonio

Nella mia interrogazione puntualizzavo il fatto che l'ESAP non ha saputo sviluppare l'attività così come la legge stabilisce e si è ridotto a pagare i debiti prodotti in passato e quelli che ancora continuano a prodursi, così come fa la GEPI.
Sono passati cinque anni e i problemi esistono come nel passato. L'ESAP dopo cinque anni di attività dovrebbe avere idee chiare.
E' vero che dobbiamo aumentare gli stabilimenti di trasformazioni e collegarli con i grandi organismi di distribuzione, ma occorre avere una quantità di prodotto sufficiente da distribuire.
Avevo udito una dichiarazione dell'Assessore Ferraris secondo cui la Giunta sta pensando a trasferire queste competenze alle Province e ai Comuni, per cui le funzioni - diceva l'Assessore - saranno probabilmente ridimensionate.
Se questa è la strada che si vuole intraprendere imbocchiamola il più presto possibile perché l'ESAP non è un pozzo in cui si possa continuare a buttare i denari della Regione.


Argomento: Caccia

Interrogazione dei Consiglieri Bastianini, Marchini e Turbiglio inerente la vigilanza venatoria, interpellanza del Consigliere Vetrino inerente la tutela della fauna ed esercizio della caccia, interrogazione del Consigliere Chiabrando inerente la modifica dei confini della zona Alpi interpellanza del Consigliere Vetrino inerente la delibera della Giunta regionale "Provvedimenti urgenti per la stagione venatoria 1983/1984" ed interrogazione dei Consiglieri Cerchio, Brizio, Chiabrando e Sartoris inerente la delibera della Giunta regionale del 23 giugno 1983 sulla caccia


PRESIDENTE

Esaminiamo ora congiuntamente l'interrogazione dei Consiglieri Bastianini, Marchini e Turbiglio inerente la vigilanza venatoria l'interpellanza del Consigliere Vetrino inerente la tutela della fauna ed esercizio della caccia, l'interrogazione del Consigliere Chiabrando inerente la modifica dei confini della zona Alpi, l'interpellanza del Consigliere Vetrino inerente la delibera della Giunta regionale "Provvedimenti urgenti per la stagione venatoria 1983/1984" e l'interrogazione dei Consiglieri Cerchio, Brizio, Chiabrando e Sartoris inerente la delibera della Giunta regionale del 23 giugno 1983 sulla caccia.
Risponde a tutte il Presidente della Giunta Viglione.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

In assenza dell'Assessore Mignone, stamane a Roma per un impegno rispondo io alle interrogazioni ed interpellanze sui problemi della caccia.
I Consiglieri Bastianini, Marchini e Turbiglio pongono il problema della vigilanza ricordando che nell'Alessandrino sono state abbattute due cicogne. E' indubbio che nel disciplinare il settore venatorio è indispensabile un preciso esercizio della vigilanza.
Con i proventi della caccia vorremmo esaminare l'opportunità, sempre con delega delle Province, di migliorare la vigilanza, che per ora è scarsissima su tutto il territorio piemontese: i proventi complessivi dovrebbero aggirarsi attorno ai 5 miliardi.
Il Consigliere Chiabrando si riferisce alla zona Alpi e chiede se l'antico tracciato, riguardante specificamente un territorio, possa non essere quello che è stato disegnato, ma quello tradizionale, storico: su questo siamo d'accordo e cercheremo di favorire questa impostazione.
La collega Vetrino, invece, si riferiva alla deliberazione della Giunta regionale su "Provvedimenti urgenti per la stagione venatoria 1983/1984" con la quale decidemmo di vietare ai cacciatori delle Regioni confinanti di venire a cacciare nella Regione Piemonte.
Quella deliberazione non era legittima, quindi la circolazione del cacciatore è libera; fu un errore giuridico, la deliberazione venne annullata.
Un problema di fondo invece lo pone il Consigliere Vetrino quando afferma che le vecchie riserve sono state trasformate meccanicamente in aziende faunistiche e che è stata dimenticata l'autogestione dei cacciatori locali: devo dire che è vero. Che cosa è l'autogestione? Chi non è cacciatore difficilmente conosce questo vocabolo. Autogestione significa che in un territorio, stabilito da una normativa regionale, i cacciatori si amministrano stabilendo una quota di territorio e autogestiscono la riserva. Questo già avviene in Lombardia e in Emilia. La Regione Piemonte su queste norme si è arenata. Le Province vogliono essere rappresentate all'interno del Consiglio di amministrazione, mentre i cacciatori attraverso le loro associazioni, vogliono autogestirsi senza un legame determinante con la Provincia.
La Commissione competente valuterà i vari aspetti del problema in modo approfondito, cosa che non sono in grado di fare ora. E', in ogni caso, un problema che deve essere risolto a tempi brevi, perché alla fine dell'anno scade il rapporto fra azienda venatoria trasformata e vecchia riserva.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Turbiglio.



TURBIGLIO Antonio

Ringrazio il Presidente della risposta. Il fatto di per sé è poco importante, ma abbiamo voluto portare all'attenzione il problema in generale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vetrino.



VETRINO Bianca

Ringrazio il Presidente Viglione per la risposta alle due interpellanze.
La prima è effettivamente superata perché era intervenuto a suo tempo il pronunciamento del Commissario di Governo che appunto faceva chiarezza su problemi di legittimità. Viceversa, l'interpellanza presentata il 15 febbraio metteva in luce la politica venatoria della Regione Piemonte, tema che quanta sensibilità e tanta passione sa suscitare nel Consiglio regionale.
A questo riguardo voglio dire che al di là della questione delle autogestite, esiste anche l'impegno del Consiglio, della Commissione e della Giunta ad intervenire velocemente su questo argomento.
Recentemente abbiamo votato frettolosamente un provvedimento che risentiva dell'incombenza dell'apertura della caccia, con l'impegno però a rivedere l'intera materia.
Il Gruppo liberale ha presentato un disegno di legge che attiene ad un aspetto particolare, però ci sono altri settori ancora scoperti per i quali occorre un intervento immediato.
Il veloce dibattito di questa mattina ha anche lo scopo di sollecitare la Commissione competente ad attuare gli impegni assunti attraverso un ordine del giorno su tutti i punti in sospeso.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiabrando.



CHIABRANDO Mauro

Mi dichiaro soddisfatto e ringrazio il Presidente della risposta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cerchio.



CERCHIO Giuseppe

Mi dichiaro insoddisfatto perché ancora non si è trovata soluzione ai vari quesiti che le interrogazioni sottolineano.
L'attività venatoria è anche oggetto di particolare conflittualità perché tocca gli interessi degli operatori agricoli e degli sportivi che molte volte sono fra di loro contraddittori ma che comunque richiedono certezza attraverso le leggi.
Approfitto dell'occasione, signor Presidente della Giunta, per suggerirle di coordinare, come certamente si è sforzato di fare in questi mesi, l'attività della macchina della Regione.
Sulla deliberazione respinta a suo tempo dal Commissario di Governo, il Gruppo D.C. ed altri avevano sollevato delle eccezioni in ordine alla pubblicizzazione sulla data di apertura della caccia, poi disdetta e che è stata oggetto di conflittualità, di incertezza e di confusione nel mondo venatorio.
Si era annunciata una data di apertura della caccia, in seguito erano sorti problemi in ordine alla famosa leggina che qualcuno voleva utilizzare per "glissare" la data di apertura della caccia.
In questo settore, già così caldo per i noti motivi, mi pare che un minimo di coordinamento da parte della Presidenza della Giunta non possa che essere positivo e da questo non si potrà non trarre elemento di conforto per un tipo di metodologia e stile diversi da parte dell'esecutivo nei confronti di ogni provvedimento regionale.


Argomento: Organizzazione degli uffici - Regolamento del personale - Stato giuridico ed economico del personale dipendente

Interpellanza dei Consiglieri Gerini, Marchini e Turbiglio inerente il personale regionale


PRESIDENTE

In merito all'interpellanza presentata dai Consiglieri Gerini, Marchini e Turbiglio inerente il personale regionale do la parola al Presidente della Giunta Viglione.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

A questa interpellanza verrà data risposta scritta.


Argomento: Problemi energetici

Interrogazione dei Consiglieri Martinetti, Quaglia e Lombardi inerente l'estensione del metanodotto in aree del Monregalese


PRESIDENTE

Il Presidente della Giunta Viglione risponde ancora all'interrogazione presentata dai Consiglieri Martinetti, Quaglia e Lombardi inerente l'estensione del metanodotto in aree del Monregalese.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Ringrazio il Consigliere Martinetti di aver sollevato un problema così importante, ma, proprio per la sua importanza e per il lavoro che abbiamo già svolto in quella direzione, vorrei rispondere in modo interlocutorio.
La Giunta ha già operato importanti scelte per quanto riguarda il metanodotto. Una delle aree interessate era appunto il Monregalese: con una spesa di 3 miliardi il metanodotto venne portato da Cuneo a Mondovì; ora si tratta di allargarlo a tutta l'area del Monregalese.
Questa scelta è ancora valida. Ora, inoltre, sarà interessata la zona del Cusio e la zona della Val Cerrina per i Comuni attorno a Murisengo.
Non conosco con certezza le ragioni della scelta politica dell'ENI sulla questione del gas. Sul gas incidono notevolmente le spese di ammortamento: è facile portare il gas nei quartieri e nelle zone dove esistono centri abitati con 80/90 mila abitanti, mentre è più difficile portarlo in zone come, ad esempio, il Monregalese. E' ovvio quindi che l'ENI preferisce un quartiere grande, ma è nostro dovere esercitare un'azione affinché l'ENI cambi il suo orientamento.
Ai dirigenti dell'ENI chiediamo inoltre un programma, anche minimo, per le zone degradate dal punto di vista sociale ed economico, come il Monregalese, come il Cusio ed altre ancora, soprattutto per i riflessi che il metano può avere sugli insediamenti artigianali o industriali. Propongo un incontro in Commissione con i tecnici e i responsabili della Snam.
La seconda questione riguarda la politica che la Snam intende operare in Piemonte, incominciando dalle aree già servite dal metano.
La terza questione riguarda le società che gestiranno l'erogazione civile del gas metano. Sono sorte alcune società, alcune più forti, altre più deboli, alcune più raccomandate, altre meno. Nell'incontro che si terrà nel mese di gennaio chiederemo chiarimenti su questi tre aspetti del problema. Dopo saremo in grado di dare le risposte che il Consigliere Martinetti attende, confermando però che la nostra scelta rimane quella dichiarata.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Martinetti.



MARTINETTI Bartolomeo

Mi auguro che le risposte da parte della Giunta vengano, senza che sia necessario sollecitarle con un'altra interrogazione.
Devo però motivare l'interrogazione che abbiamo presentato. Se è comprensibile e serio il discorso del Presidente Viglione di un approccio a questo problema con l'evidenziazione delle problematiche e delle difficoltà da superare, non uguale serietà ci è parso di riscontrare da parte del Presidente della Giunta nell'annunciare la volontà di estendere il metanodotto del Monregalese ad altre zone del Piemonte.
Questa volontà infatti non è stata enunciata come volontà programmatica di verificare i contrasti e le difficoltà esistenti, ma è stata annunciata come decisione assunta, come progetto avviato, come soluzione sulla quale le popolazioni potevano contare.
E questo è stato fatto in un periodo sospetto.
Sui volantini di propaganda del Partito Socialista sono state date queste notizie come iniziative assunte alla vigilia delle elezioni del 26 giugno. In un volantino si annuncia tra le realizzazioni della Giunta l'estensione del metanodotto a Garessio, Ormea, ecc.
Questa enunciazione ha poi avuto un'eco nella richiesta di finanziamenti al Fondo Monetario e di questo è stata data notizia pubblica in conferenza stampa.
Poiché sui giornali di alcuni giorni fa sono apparse nuove aspirazioni di estensioni del metano da parte di altri Comuni della provincia di Cuneo avallate dalla promessa e dall'impegno della Giunta regionale, mi sono permesso di fare questa interrogazione perché apparisse all'opinione pubblica come a volte si ecceda nella promessa a fini evidentemente propagandistici, mentre sarebbe giusto mantenere una condotta prudente e moderata, come ha tenuto qui il Presidente nel dare la risposta.


Argomento: Beni demaniali e patrimoniali

Interpellanza del Consigliere Vetrino e dei Consiglieri Picco e Cerchio inerenti la collezione di Giuseppe Panza


PRESIDENTE

Il Vicepresidente della Giunta regionale Rivalta risponde ora congiuntamente all'interpellanza del Consigliere Vetrino e all'interpellanza dei Consiglieri Picco e Cerchio inerenti la collezione di Giuseppe Panza.



RIVALTA Luigi, Vicepresidente della Giunta regionale

Rispondo per primo alla domanda dell'interpellanza dei Consiglieri Picco e Cerchio, la quale chiede quali spese sostiene la Regione e di quali collezioni d'arte dispone, dove siano collocate e quale sia la loro provenienza.
Rispondo per quanto riguarda le collezioni, mentre la domanda riguardante le spese mi pare imprecisa.
La Regione Piemonte dispone di quadri di arte figurativa che sono stati donati da artisti locali di livello nazionale oppure acquistati a prezzi simbolici e sono quelli esposti nelle sale di Palazzo Lascaris e del Palazzo della Giunta.
Ha poi una disponibilità d'uso di una parte della collezione Panza di Biumo.
Attorno al problema Panza di Biumo esistono due questioni che sono nate in modo distinto, l'una riguardante una collezione di arte ambientale, arte minima, arte concettuale che risale alla produzione artistica del periodo che va dal '65 al '75 e l'altra riguardante la collezione che risale al periodo dai primi anni del 1940 ai primi anni del 1960.
La Regione Piemonte ha la disponibilità d'uso di una parte della collezione, quella che risale a periodi posteriori al 1965. Riportandomi alla prima domanda dell'interpellanza del Consigliere Vetrino, che chiede di conoscere gli indirizzi e i criteri che hanno ispirato l'avvio della trattativa regionale, nonché i metodi seguiti nella trattativa medesima richiamo alcune date che si rifanno alla disponibilità della parte della collezione riguardante il periodo '65-'75.
Nel 1979 leggemmo su riviste specializzate, su l'Espresso" e "Panorama", la denuncia della disattenzione e dell'insensibilità degli Enti pubblici italiani, nazionali e locali, verso questa collezione che nessuno proponeva di recepire e di collocare in una struttura museale.
Attraverso colloqui con il prof. Gabetti della Facoltà di Torino incontrammo con il Consigliere Picco il 6 gennaio 1980 il possessore della collezione, dott. Panza di Biumo a Varese.
Successivamente ritornammo a Varese con il Presidente Viglione presente anche il Sindaco Novelli. I colleghi ricorderanno che fin dalla passata legislatura invitai varie volte ad organizzare una visita a Varese ma varie vicende ed impegni non consentirono di effettuare quella visita.
Interpellai il prof. Argan in occasione di una sua presenza a Palazzo Lascaris. Allora era Consigliere regionale il prof. Rosci, critico d'arte e docente all'Università di Torino, che si interessa di Storia dell'Arte e di arte contemporanea.
Giungemmo ad una prima conclusione di lavoro attraverso un comodato che il Presidente Viglione firmò il 25 luglio 1980 con il quale il dott. Panza di Biumo concedeva in uso per quindici anni alla Regione Piemonte una quarantina di opere, di quell'arte ambientale, minima e concettuale.
Nel frattempo avevamo avviato il restauro del Castello di Rivoli, che a sua volta era stato dato in comodato dal Comune di Rivoli alla Regione.
Successivamente la Regione si assunse l'onere dell'opera di consolidamento e di mantenimento del Palazzo Carignano. Già fin da allora ipotizzammo di collocare al Castello di Rivoli quella parte di collezione dataci in comodato.
Devo precisare che successivamente per quella parte di collezione ci furono delle modifiche di atteggiamento del dott. Panza di Biumo a favore di una donazione di quelle opere alla Regione Piemonte.
Una prima manifestazione scritta ci provenne nel febbraio 1982. Il 26 gennaio 1982 i Consiglieri Bastianini, Marchini e Turbiglio presentarono un'interrogazione con la quale chiedevano che cosa stava facendo la Regione Piemonte per assicurarsi quelle opere visto che si erano manifestati interessi di altre città e di altri organismi museali, come la Galleria d'Arte Moderna di Roma, la Sovrintendenza di Brera, il cui direttore Bertelli, aveva cercato fin dagli anni '60 di portare a Milano la collezione.
Comparve persino la notizia che il Ministro De Michelis intendeva portare quelle opere a Venezia per collocarle nell'ex arsenale, che il Sindaco di Parigi, Chirac, avendo intenzione di costituire un grande museo di arte contemporanea, cercava contatti, che iniziative scozzesi erano in corso, tant'è vero che gli scozzesi vennero a Varese ed anche a Rivoli.
Chiesi precisazioni al dott. Panza di Biumo il quale rispose con una lettera che io lessi in Consiglio in risposta all'interrogazione e di cui richiamo una frase: "La Regione Piemonte è stata la prima istituzione italiana che ha destinato uno spazio pubblico all'esposizione di una parte consistente della mia collezione. E' quindi mia intenzione che l'attuale comodato sia rinnovato alla sua scadenza, se tutto, come ho piena fiducia procederà nel modo concordato. Se anche l'edificio (manica lunga) del Castello di Rivoli verrà rapidamente restaurato e adibito a spazio di esposizione delle altre opere riservate a questo scopo, è mia volontà legarle unitamente a quelle che si troveranno nel Castello con una disposizione testamentaria alla mia morte".
Il 29 settembre il dott. Panza scrisse una lettera al Presidente Viglione in cui manifestava l'intenzione di procedere subito alla donazione delle opere d'arte previste dal contratto di comodato - diceva il dott.
Panza - "invece di attendere la mia morte".
Le manifestazioni del dott. Panza verso la Regione Piemonte erano state precedute da dichiarazioni verbali sin dal 1980. In una lettera a me indirizzata il dott. Panza mi annuncia di essere costretto a vendere per motivi fiscali la parte della collezione antecedente al 1965, che non aveva mai avuto trattativa e che era stata data in uso per quindici anni al Museo di Dusseldorf e che oggi è depositata a Zurigo.
Mi lasciò le stime che gli avevano fatto la Galleria Cristi di Londra il Museo di Arte Contemporanea di Los Angeles e lo stesso Museo di Dusseldorf.
Si tratta di 80 opere d'arte di cui 6 Fautrier, 12 Klein, 7 Rocco, 11 Rauschenberg, 16 Oldenburg, 4 Lichtenstein, 8 Rosenquist, 2 Segal.
Manifestai subito la preoccupazione che queste opere d'arte andassero a qualche museo straniero, di cui molti critici d'arte avevano sottolineato il grande interesse, quindi chiesi al dott. Panza se era possibile aprire un discorso affinché quelle opere ritornassero in Italia e non andassero all'estero.
Le valutazioni fatte da quei musei sono dell'ordine di 20 miliardi. I metodi seguiti si sono sviluppati sulla base dell'informazione di vendita e sulla richiesta di valutare la possibilità di trattenere in Italia la collezione.
Abbiamo chiesto una sospensiva. Il dott. Panza ha però già assunto qualche impegno con il Museo di Los Angeles. Abbiamo informato il Ministero dei Beni Culturali e qui rispondo ad un'altra domanda della collega Vetrino.
Nel mese di settembre l'Assessore Ferrero è stato dal Sottosegretario Galasso, non avendo potuto raggiungere il Ministro Gullotti, il quale ha manifestato grande interesse per la collezione, dichiarò di assumersi l'impegno di intervenire interpellando il dott. Panza.
Qualche giorno fa approfittando della presenza a Torino del Ministro Gullotti lo accompagnammo a Rivoli e gli proponemmo quanto già proposto a Galasso.
Incontrai il prof. Argan che riconfermò il grande valore culturale della collezione. E' necessario avere ulteriori elementi di valutazione sul piano culturale e sul piano economico della collezione, non potendo stare alle valutazioni che hanno fatto le Gallerie d'Arte straniere, in particolare quella americana che oggi è al centro del mercato e che cerca di raccogliere queste manifestazioni artistiche che sono irripetibili.
Con delibera assunta dalla Giunta qualche giorno fa sono stati nominati alcuni esperti perché risottolineino il valore culturale della collezione e ci diano un orientamento sul prezzo della collezione.
La collega Vetrino chiede se tale iniziativa si colloca in un più ampio disegno di organizzazione dell'attività terziaria e dell'attività culturale e turistica e, in tal caso, se si è provveduto a programmare lo sviluppo e la qualificazione di tutti gli altri elementi necessari, strutturali ed infrastrutturali, connessi e complementari.
Sul piano del merito sarebbe giusto richiamare per sommi capi alcune questioni.
Fin dal 1975 abbiamo avviato una politica di riorganizzazione e di ridistribuzione delle attività, comprese quelle culturali, dell'area metropolitana. I disegni sono delineati su orientamenti che non abbiamo mai nascosto che vogliono recuperare la periferia trasferendovi valori che normalmente sono concentrati nell'area urbana.
Richiamo qui i problemi della metropolitana, la terza linea metropolitana per Rivoli, il recupero del Castello di Rivoli, la Facoltà di Agraria e di Veterinaria a Grugliasco, il recupero della zona ovest degli ospedali psichiatrici delle aree che sono di facile accessibilità grazie alla tangenziale, dell'ex campo volo, dove si possono distribuire attività terziarie e non solo terziarie, per il futuro sviluppo dell'area torinese.
La collega Vetrino chiede poi di conoscere come si ritiene di reperire le risorse necessarie per far fronte all'acquisizione della collezione.
Dico subito che questo è un problema di difficile soluzione con le finanze regionali. Fin dal momento in cui ci siamo preoccupati che la collezione tornasse in Italia, ci siamo posti l'obiettivo di far partecipare all'operazione istituti di credito ed operatori privati.
Siamo attualmente in una fase di valutazione del possibile. La collezione in sostanza è già all'estero ed è più probabile che vada oltreoceano; ma ci stiamo anche preparando perché, ove si creassero le condizioni per farla tornare in Italia ed in particolare a Torino l'apporto finanziario necessario, equo, sia sostenuto dalla Regione, ma con una larga partecipazione di istituti di credito e di operatori privati.
Ho già detto che il Castello di Rivoli è in fase avanzata di ristrutturazione e consente l'agibilità di una parte, quindi se si dovesse risolvere positivamente la trattativa per l'altra parte della collezione alcune sale potrebbero già recepirla nel mese di gennaio.
Quanto agli esperti ricordo che il prof. Argan ci ha indicato il prof.
Dragone, critico d'arte della Stampa, persona di assoluta fiducia sia per cultura, per capacità e per serietà di valutazione.
Abbiamo poi scelto il prof. Rosci, docente all'Università di Torino partecipe dei primi discorsi su questa questione, il prof. Calvese studioso di arte antica e contemporanea. E' fra i massimi critici italiani fa parte del gruppo per l'arte contemporanea del Comitato di settore dei beni culturali storici ed artistici, ha incarichi direttivi alle Mostre di Venezia. Infine il prof. Sperone, tenendo anche conto di una sollecitazione del dott. Panza. E' un operatore culturale, un collezionista e mercante d'arte, che ha una perfetta conoscenza delle correlazioni tra valore artistico e valore economico.
In questo periodo di crisi è lecito chiedersi se si possano spendere cifre dell'ordine di miliardi per l'acquisizione di una collezione d'arte.
Voglio dire che il dott. Panza ha dichiarato che è disposto a rinunciare alla quota parte del lascito ereditario che gli compete e che la richiesta esclusa la quota parte, è di 13 miliardi.
E' un'operazione culturale di grande prestigio e non può essere soltanto il parametro della situazione economica a farci stare indietro da una positiva conclusione. Se così fosse stato nella storia dell'umanità che è costellata di crisi, non avremmo opere d'arte, non avremmo musei e per questo credo che non dovremmo recedere da un'operazione culturale del genere anche in un momento di crisi economica.
Una collezione di quel livello ha un richiamo non solo regionale e nazionale, ma anche internazionale e sarebbe fra le più grandi concentrazioni di arte contemporanea esistenti in Europa e nel mondo.
Sarebbe un elemento di richiamo culturale e turistico per Torino.
Ritengo che se Torino vuole avere una prospettiva in questa direzione la deve realizzare affrontando i problemi dell'arte contemporanea.
Il flusso culturale e turistico in generale passa per Firenze, Roma Venezia, Milano. Se Torino vuole inserirsi in un circuito culturale e turistico internazionale non può farlo unicamente con l'acquisto di qualche quadro del passato. Non possiamo soltanto fare delle mostre temporanee dobbiamo darci una nostra identità di presenza.
Questa sarebbe un'occasione importante per sviluppare un centro di ricerca permanente dell'avanguardia, com'è Spoleto. Penso ad una biennale dell'avanguardia dedicata alle arti figurative, al cinema, alle comunicazioni in generale, al linguaggio, alle tecnologie.
La Giunta sente il significato di questa operazione e non vuole correre il rischio che ha corso nel 1948 il Consiglio comunale di Torino, quando l'allora Assessore Aloisi, pittore e comunista, aveva presentato una deliberazione per portare a Torino la mostra di Guggenheim. Alcuni di coloro che diventarono Sindaci di Torino intervennero in quel dibattito, ma se dovessero rileggere quel verbale si vergognerebbero, perch sull'operazione culturale d'avanguardia sono state dette cose da far rabbrividire.
Dobbiamo muoverci con cautela e in modo corretto, con una larga partecipazione.
Per insipienza non dovremmo perdere questa possibilità e se la dovessimo perdere sarà per motivi seri e ragionati. Dobbiamo presentarci come coloro che dell'esperienza del passato fanno tesoro.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vetrino.



VETRINO Bianca

Nel corso della conferenza dei Capigruppo si era ventilata la possibilità di svolgere un dibattito ad hoc, quindi rimandiamo a quell'occasione altre osservazioni che si potrebbero fare a questo riguardo.
L'Assessore Rivalta è risalito al 1978 - 1979, quando al mio posto sedeva il Consigliere Castagnone Vaccarino che era un'attenta ascoltatrice ed un'attenta sollecitatrice della Regione rispetto ai problemi culturali.
Sollecitatrice sono io stessa perché credo che tutti siamo perfettamente consapevoli del valore della collezione Panza di Biumo e della necessità che la collezione resti in Piemonte.
Pur essendo sollecitatori vogliamo però essere responsabili di quello che stiamo facendo in un momento di crisi tale che va ad interferire in molti settori della nostra comunità creando problemi ad ogni livello.
Ricordo che un paio di anni fa la Regione aveva presentato il progetto Ignotor che, in altro campo, aveva la stessa ambizione che avrebbe adesso il reperimento della collezione Panza di Biumo.
Vorrei intanto sapere a che punto è quel progetto visto che da allora nessuna informazione ufficiale ci venne data.
Non vorrei che, dopo questi fuochi di paglia, queste operazioni culturali, che sono importanti, finissero nel dimenticatoio e che ad anni alterni si ripescassero per far apparire questa Regione come molto sensibile ai problemi ma che all'atto concreto le realizzazioni non avvengano.
La Regione Piemonte in questo ultimo scorcio di anno è stata costretta a non approvare leggi o ad approvarle con finanziamenti poco credibili perché non disponeva di 100 o 500 milioni. Mi chiedo come, in una situazione disastrata qual è quella del bilancio regionale, si possa pensare di realizzare operazioni così sostanziose sotto il profilo finanziario.
Probabilmente si può definire un acquisto nel quale l'impegno regionale non sia così importante e soprattutto non vada a detrimento di altre risorse che sarebbero più opportunamente indirizzabili in aspetti che possono risolvere problemi economici ed occupazionali.
Nel secondo punto della nostra interpellanza chiedevamo se questa iniziativa si inseriva in un progetto culturale, visto che questo Consiglio regionale dall'inizio del 1981 non discute i problemi della cultura e la Regione prosegue in un suo programma di attività e di iniziative culturali di cui il Consiglio non conosce nulla.
Volevamo sapere in particolare come questa iniziativa importante si collochi rispetto agli altri elementi strutturali ed infrastrutturali che sono necessari a renderla credibile. Una politica culturale legata al turismo non deve solo permettere l'accesso a 140.000 o 200.000 persone, ma deve fare in modo che queste persone si fermino a Torino, visitino la nostra città, si rechino nei luoghi caratteristici. Ho anche chiesto i dati sulla situazione alberghiera e turistica della Regione e ho notato che non siamo in grado di assorbire quello sviluppo che un'azione culturale, quale quella che ci viene proposta, potrebbe portare.
Tutto il sistema va aggiornato ed ammodernato. Quanti dei nostri alberghi sono in grado oggi di fare la reservation attraverso il telex? Quanti sono gli interpreti che possono supportare un'iniziativa di questo genere? Sono positive tutte queste iniziativa, ma occorre tenere conto di tutti gli aspetti collaterali che le rendono credibili, fruibili e tali da far guardare il Piemonte in una luce nuova.
Nel corso del dibattito sull'artigianato ho messo l'accento sulla necessità di un'immagine nuova del Piemonte.
Un'iniziativa come quella dell'acquisto della collezione Panza di Biumo è importante, ma sola non è sufficiente.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Picco.



PICCO Giovanni

Dobbiamo constatare, per la testimonianza dei Consiglieri presenti in VI Commissione, come di fatto si sia costretti a ricorrere all'istituto dell'interrogazione e dell'interpellanza per avere delle notizie. Il Consigliere, quando interroga o richiede delle dichiarazioni si fa carico di una responsabilità che è tanto maggiore in quanto è al corrente di ci che sta accadendo e di cui deve dare conto.
Le informazioni date dall'Assessore Rivalta testimoniano una strana situazione di intreccio tra donazioni ed acquisizioni. Non è questione di voler gettare delle luci di sospetto sulla persona o sulla famiglia interessata.
Il problema è assolutamente scevro di qualsiasi intenzionalità negativa nei confronti della persona o della famiglia, ma richiede chiarezza sugli indirizzi e sugli investimenti e capacità di distinguere una questione rispetto all'altra, quali sono le opere in possesso o in comodato.
Di questi elenchi so qualcosa per sentito dire, ma mai ci si è preoccupati di dare all'apposita Commissione, che è abilitata per entrare nel merito di queste questioni, un'informazione dettagliata.
Ma non si tratta solo di sapere quali sono le opere in comodato e quali in proprietà, ma anche di valutare come il comodato d'uso viene gestito.
L'informazione che chiedevamo sulle conclusioni relative alla sistemazione delle collezioni che ho avuto modo di vedere a Varese comporta problemi in ordine ai tempi e ai costi di sistemazione sui quali non abbiamo nessuna certezza.
Per mettere in condizione il Castello di Rivoli di ospitare determinate collezioni, quindi per dotarlo delle caratteristiche minime di una struttura museografica agibile da parte del pubblico, si esigono determinati ruoli consistenti sui quali non si ha assolutamente certezza.
L'ulteriore acquisizione della collezione non ci preoccupa tanto e solo per l'entità dell'investimento, ma per il fatto che la Regione continua ad enfatizzare e ad annunciare una serie di iniziative delle quali nessuna è esaurita.
Palazzo Carignano, il Castello di Venaria, il Forte di Exilles, il Castello di Rivoli sono tutte realtà iniziate e non concluse.
Questa preoccupazione non può essere ritenuta minimale rispetto alla destinazione di ulteriori risorse. Visto che l'Assessore l'ha rivendicato in recenti dichiarazioni come prioritarietà, la programmazione della politica culturale deve essere fatta.
Programmazione vuole anche dire concludere un investimento e dargli una significatività dal punto di vista della realizzazione.
Potremmo sostenere che rispetto ai problemi degli investimenti in altri settori produttivi, rispetto alla disoccupazione, ai corsi professionali alle quote da destinare a determinate attività sociali, l'investimento in una collezione può essere determinante perché l'infrastruttura che è stata realizzata possa essere utilizzata, ma questo continuo rincorrersi di presupposti e di iniziative, delle quali non si riesce a vedere una conclusione, credo debba seriamente preoccuparci, anche in presenza di una serie di scelte che comunque devono essere fatte.
La seconda parte della risposta dell'Assessore non contiene informazioni ma valutazioni che hanno quasi il taglio dell'aggressione nei confronti di coloro che si dispongono a richiedere informazioni e quindi a porre dei dubbi sull'opportunità di programmazione in un certo modo piuttosto che in un altro.
L'Assessore non deve avere questo atteggiamento di rifiuto della capacità di concorrere alla politica culturale da parte delle forze politiche e del Consiglio regionale. Ci troviamo di fronte ad una serie di iniziative delle quali, al di là di alcuni Assessori delegati o predisposti a parlarne, il resto dell'esecutivo tace.
Si ha la sensazione che non partecipino a tali scelte. Questo atteggiamento per un verso è di protagonismo relativamente al fatto di poteri raggiungere certi risultati sul piano economico, dall'altro è di esclusiva capacità di delegare e di trattare questa materia rispetto alla comunità.
E' un atteggiamento che non accettiamo, rispetto al quale ci collochiamo criticamente. Questo mi pare di doverlo dire con tutta onestà senza con ciò porre in dubbio il fatto che la Regione possa perseguire compiti di valutazione del ruolo culturale ponendosi però il metodo della programmazione.
La valorizzazione del Castello di Rivoli posta in termini prioritari rispetto all'utilizzazione delle strutture della reggia di Venaria, pone in tutta evidenza la dissociazione tra decisioni che vengono prese in una sede e decisioni che vengono prese in altra sede.
Questo non è accettabile perché vuole significare la volontà di operare su determinate politiche in termini concorrenziali e di protagonismo tra un'istituzione e l'altra, come se la comunità potesse tollerare queste forme di esibizione.
Su Venaria si sono investite risorse da parte dello Stato e dalle forze locali, ma di fatto oggi non ha la minima prospettiva di utilizzazione che consenta di valorizzarla anche solo turisticamente, se vogliamo sottolineare l'aspetto più banale dell'operazione, utilizzarlo turisticamente ed unitamente agli investimenti che si sono fatti sul Parco della Mandria.
E' un esempio significativo di rincorsa verso obiettivi che non si riescono a consolidare e a concretizzare. Il richiamo alla programmazione intesa come oculato uso delle risorse in un momento di grande difficoltà credo non sia affatto inopportuno e non merita da parte di chicchessia aggressività del buzzurrismo quasi si trattasse di minimalismo o di insensibilità culturale.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARCHIARO


Argomento:

Risposte scritte ad interrogazioni


PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta Viglione.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

All'interrogazione dei Consiglieri Chiabrando, Penasso e Lombardi inerente il pagamento indennizzi per risanamento bestiame - passaggio competenze alle USSL si risponde per iscritto.
Poiché è assente l'Assessore Bajardi posso dare elementi scritti in risposta all'interrogazione dei Consiglieri Martinetti, Devecchi Bergoglio, Lombardi, Nerviani e Ratti inerente l'assistenza e formazione professionale per invalidi del lavoro.
Se i Consiglieri saranno insoddisfatti potranno riprendere l'argomento con un'altra interrogazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bergoglio.



BERGOGLIO Emilia

Il Presidente Viglione ci ha consegnato questo documento. Ci riserveremo di valutarlo e di dare le nostre risposte.
Colgo l'occasione per fare una richiesta sia all'Ufficio di Presidenza che al Presidente della Giunta.
Il Gruppo D.C. ha presentato un'interpellanza sui problemi dell'USSL n.
24 di Collegno e poiché l'Assessore Bajardi non è presente, quindi data l'importanza dell'argomento non sarebbe materialmente possibile sollecitare la discussione in sua assenza, chiediamo l'impegno dell'Ufficio di Presidenza e del Presidente della Giunta perché questo argomento venga discusso nella prossima riunione del Consiglio regionale.


Argomento: Trasporti e comunicazioni: argomenti non sopra specificati

Comunicazione dell'Assessore Cerutti in merito agli aumenti delle tariffe dei trasporti pubblici


PRESIDENTE

Rimane l'interrogazione del Consigliere Montefalchesi in merito agli aumenti delle tariffe dei trasporti pubblici che viene trasformata in comunicazione breve dell'Assessore Cerutti.
L'art. 47 stabilisce che la comunicazione richiede da parte dei Consiglieri brevi interventi di chiarimento. La discussione eventualmente verrà rinviata ad un momento successivo.
La parola pertanto all'Assessore Cerutti.



CERUTTI Giuseppe, Assessore ai trasporti

La Giunta rispondendo all'interrogazione del Consigliere Montefalchesi intende dare comunicazione generale della situazione economica del trasporto pubblico anche a seguito di articoli apparsi sui nostri quotidiani dove l'adeguamento tariffario è stato trattato in modo alquanto sintetico.
Le Regioni debbono riferirsi alla legge 151 del 1981 che ha istituito il Fondo Nazionale Trasporti che oltre a determinare il fondo prevedeva un aggiornamento sistematico sull'indice generale di indebitamento (16% per l'82, 13% per l'83, 10% per l'84).
La legge finanziaria successiva non prevedeva l'automatico adeguamento del 13%, penalizzando notevolmente il Piemonte che come fondo iniziale aveva avuto 216 miliardi. In seguito venne inserito un articolo con cui il 13% veniva assegnato alle imprese di trasporto che dimostrassero di non aver superato nelle loro spese di gestione il 13%.
Il che non è impossibile perché il nuovo contratto di lavoro dei dipendenti delle aziende di trasporto si aggira attorno al 18-19%, inoltre il costo del gasolio che è agganciato al valore del dollaro, il costo delle attrezzature che è notevole, hanno portato ad un costo globale dei trasporti dell'ordine del 20-21%.
Dopo una serie di incontri con il nuovo Ministro, l'ultimo è di tre giorni fa, il Governo si è impegnato a riconoscere il 13% per l'anno 1983 e il 10% per il 1984, come prevede la legge.
Tuttavia, di fronte al 13% riconosciuto ed al 20% di costo reale, sorge un problema tariffario.
A questo punto si inserisce un altro articolo della legge che obbliga alle Regioni un minimo di ricavo rispetto al costo, sia per il trasporto urbano che per il trasporto extraurbano.
Il trasporto extraurbano è di competenza regionale. La Giunta regionale assumerà martedì prossimo una deliberazione di adeguamento delle tariffe attuali nell'ordine del 15%.
Ma con questo aumento si recupera in misura irrilevante rispetto al costo generale del trasporto.
Abbiamo invitato i Comuni e le aziende di trasporto a fare riferimento alla legge 151 la quale precisa che le aziende debbono coprire il costo effettivo dei servizi almeno nella misura che verrà stabilita annualmente con decreto del Ministro dei Trasporti.
Per il 1983 il decreto ministeriale emanato il 13 giugno 1983 ha fissato per le varie zone ambientali le aliquote minime dei ricavi a copertura dei costi.
Dall'esame dei dati economici - finanziari analizzati recentemente per definire gli interventi a favore di tutte le aziende esercenti servizi pubblici di trasporto locale è emerso, nell'ipotesi di aumento dei costi del 13% per il 1983 e del 10% per il 1984 (in realtà per il 1983 si è verificato un aumento dei costi del 18%), che solo per raggiungere il rapporto minimo fissato per il 1983 i ricavi dovrebbero subire un aumento del: 24% per il complesso dei servizi interurbani 62% per i servizi urbani gestiti da privati nei centri minori 13% per i servizi urbani gestiti da aziende pubbliche nei centri minori 36% per i servizi urbani dell'A.T.M. di Torino.
Quando ho illustrato questa situazione all'azienda dei trasporti pubblici e privati alla presenza dei giornalisti, con una semplice moltiplicazione si è arrivati a dire che l'anno prossimo il biglietto sarà di 700 lire.
In effetti il riferimento al biglietto è puramente teorico perché gli abbonamenti a tariffa agevolata godono di uno sconto del 60%. Quindi servirebbe ben poco mantenere gli abbonamenti a queste condizioni ed aumentare il biglietto da 500 a 700 lire perché la maggioranza degli utenti utilizza gli abbonamenti settimanali o mensili.
Questo attiene ai Comuni i quali fino a 100 mila abitanti devono rispettare il 34%, dai 100 mila ai 300 mila abitanti il 30%, dai 650 mila a 1.500.000 abitanti il 28%.
Quest'ultima fascia interessa la città di Torino.
I disavanzi derivanti dalla mancata copertura dei rapporti minimi fissati saranno a carico degli Enti locali. Scusatemi il rapporto, ma il disavanzo che si creerebbe per Torino in un solo anno sarebbe pari al costo per l'acquisto della collezione d'arte illustrata dal collega Rivalta.
Se i Comuni si adeguano a quanto prescritto dal decreto ministeriale in riferimento alla legge 151, il meccanismo si ripercuote direttamente sul riparto generale della Regione e penalizzerebbe quelle Regioni che non lo rispettano.
Ieri è stato firmato un documento tra Regione e sindacato con il quale si impone per il 1984 un'ulteriore, attenta e puntuale verifica delle gestioni aziendali, pubbliche e private.
Se, al limite, si riuscisse a ridurre del 34% il costo dei trasporti, è indubbio che non si ricorrerà necessariamente agli aumenti tariffari, anche se percentuali di questa natura non si possono realizzare in un anno di gestione.
Se il Governo manterrà fede alla distribuzione del Fondo Nazionale previsto dalla legge 151 l'aumento tariffario, che decorrerà dall'1/1/1984 dovrebbe restare fermo per tutto l'anno perché dovrebbe consentire di coprire il rapporto che fra costi e ricavi ci viene imposto dal decreto del Ministro dei Trasporti.
Mi è parso doveroso, oltreché rispondere all'interrogazione del Consigliere Montefalchesi, dare queste notizie al Consiglio per consentire ai Consiglieri di chiedere eventuali ulteriori precisazioni, ma soprattutto per dare loro la dimensione della situazione del trasporto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

Mi ritengo insoddisfatto delle comunicazioni fornite dall'Assessore.
Dobbiamo tenere conto che nell'arco di un anno e mezzo il prezzo del biglietto delle linee urbane ha subito un aumento del 150%, non credo pertanto siano proponibili altri aumenti, tenendo presente che il prezzo del biglietto è ad un livello tale che qualsiasi ulteriore aumento comprometterebbe la competitività con il mezzo privato.
E' doveroso chiedersi come si considera il mezzo pubblico: è o non è un servizio sociale? A mio avviso, il trasporto pubblico è un servizio sociale, quindi è improponibile l'obiettivo dell'equilibrio tra costi e ricavi.
Credo che la politica delle tariffe non può non essere valutata in rapporto agli obiettivi del Governo circa il contenimento dell'inflazione.
Inoltre va sottolineata la diminuita competitività del mezzo pubblico rispetto a quello privato, i riflessi negativi sulla viabilità sull'economia a causa dell'aumento dei consumi dei prodotti petroliferi con riflessi sulla bilancia dei pagamenti, tutti aspetti che non vengono valutati nel momento in cui si ragiona sui costi e sui ricavi, ma che si riflettono sull'economia complessiva.
In che modo si possono recuperare risorse? Lo Stato deve trasferire altre risorse alle Regioni per far fronte ai costi, ci vuole la volontà politica e la forza per decidere determinate imposte, di adottare la patrimoniale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Picco.



PICCO Giovanni

Signor Presidente, abbiamo accettato questo inusitato sistema di coinvolgerci a seguito di una comunicazione perché pensavamo che vi fossero delle informazioni così urgenti e determinanti che giustificassero questa procedura anomala.
Su questo argomento non pensiamo però di entrare nel merito di questo momento. Denunciamo comunque il limite della comunicazione data dall'Assessore su questa materia, perché l'unico dato che è emerso è quello della trattativa sindacale.
Il rinnovo contrattuale non è un aspetto secondario, ma la politica del trasporto pubblico e la politica tariffaria esigono un altro taglio ed altra collocazione.
Vi sono grosse conflittualità nell'ambito dell'assunzione di compiti di controllo da parte della Regione sul sistema dei trasporti piemontesi che riguardano particolarmente l'area di Torino dove i costi di esercizio stanno travalicando tutti i limiti di incremento possibili rispetto alle previsioni di spesa pubblica.
Ci facciamo carico delle responsabilità che l'Assessore sta gestendo e non vogliamo che questa nostra dichiarazione si collochi in un atteggiamento di diversificazione rispetto al conseguimento di un obiettivo che è quello della perequazione della distribuzione delle risorse pubbliche rispetto al servizio che viene reso ai cittadini.
Su questo siamo in linea con una posizione di rigore assunta che vorremmo fosse condotta fino alle estreme conseguenze. Non possiamo per non rilevare, e in questo mi rifaccio alle preoccupazioni che sono state espresse su un altro versante dal Consigliere Montefalchesi, come il discorso dell'aumento delle tariffe si porti dietro il discorso della disaffezione al trasporto pubblico, della sfiducia negli investimenti in quanto tali, anche in quelli che sono mancati o che non verranno mai quindi di fatto si ingenera una spirale di aggravio di determinati costi di esercizio che anziché attestarci su livelli gestibili, finiscono per rincorrersi in una cosa esasperata.
Richiamiamo la Giunta alle sue responsabilità.
I tipi di avalli che sono stati dati alla non credibile politica dell'investimento nell'area di Torino pesano sulle responsabilità di questa maggioranza, non sono responsabilità di un altro pianeta, sono di questo pianeta, sono responsabilità che pesano sulla vostra gestione.
Con queste dichiarazioni, che voglio contenere nei limiti minimi chiediamo che questo argomento venga portato per gli aspetti che sono pertinenti all'esame della Commissione che, nei tempi che saranno decisi in quella sede si svolga un dibattito più approfondito.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferrari.



FERRARI Maria Sofia

Ringraziamo l'Assessore per l'informazione che ci permette di fare una prima osservazione sulla questione delle tariffe.
Il Consigliere Picco collega questo problema strettamente alla situazione di Torino. In Commissione sono venuti i tecnici a riferire sull'andamento gestionale e programmatico del Comune di Torino e la documentazione fornita ha dimostrato come non ci sia stretto collegamento fra i problemi del Fondo Nazionale Trasporti e la situazione di Torino.
Il problema è più complesso e le forze politiche del Consiglio dovrebbero riflettere sul significato del Fondo Nazionale Trasporti e sulle cause per le quali la legge 44 non è stata applicata.
Il Fondo Nazionale Trasporti mirava alla razionalizzazione e all'integrazione dei servizi al fine del risparmio. Questo non è avvenuto e dobbiamo vederne le cause e proprio nella fase di discussione in Commissione dovremmo valutare il modo con cui portare avanti questo processo.
Dobbiamo prendere atto che l'aumento tariffario è piombato sui Comuni dall'alto con il rischio di far apparire la Regione una controparte, ci che non è, perché se l'aumento del Fondo sarà del 13% mentre i costi si prevede salgano del 23%, l'aumento delle tariffe è un problema che dipende dalla legge finanziaria e non dalla politica regionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Moretti.



MORETTI Michele

Occorre rifare il discorso della priorità del trasporto pubblico rispetto al trasporto privato. Non vorrei che con l'aumento delle tariffe si creassero ulteriori problemi di viabilità.
Molti utenti potranno tornare al mezzo privato creando difficoltà al traffico, soprattutto a Torino, e di questo dobbiamo tenere conto se non vogliamo correre il rischio di far saltare il piano della viabilità torinese.
La comunità ritiene che sia la Regione a portare avanti il discorso dell'aumento tariffario. Credo sia opportuno rendere pubbliche le decisioni che vengono prese relativamente ai costi che l'utente deve sopportare e necessario coinvolgere le realtà interessate ai trasporti ed in particolare l'azienda T.T.
Pro-Natura ha indirizzato all'Assessore ai trasporti e ai Capigruppo una lettera lamentando caos nel traffico. Non dimentichiamo che l'intasamento vuol dire anche inquinamento. Per quanto riguarda il piano dei trasporti e i costi siamo del parere che si dovrà una buona volta affrontare la discussione complessiva in Consiglio regionale.
L'approvazione di volta in volta delle delibere per i contributi non è una forma corretta di intervento regionale visto che le risorse sono scarse. Dalla consultazione con i Comprensori in sede di I Commissione sono emerse idee e proposte interessanti da valutare.
Non possiamo discutere dell'aumento delle tariffe senza affrontare il tema generale dei trasporti che permetta una risposta supportata di motivazione e non solo decisioni sporadiche.


Argomento: Ristrutturazione industriale

Esame deliberazione Giunta regionale n. 114-29481: "Fiat Auto S.p.A. Stabilimento di Torino Mirafiori - Programma di ristrutturazione ai sensi della legge 12/8/1977, n. 675. Parere regionale"; esame deliberazione Giunta regionale n. 167-29197: "Fiat Auto S.p.A. - Stabilimento di Verrone (VC) - Programma di ristrutturazione ai sensi della legge 12/8/1977, n. 675. Parere regionale"


PRESIDENTE

Propongo ora di iscrivere all'ordine del giorno della seduta in corso i seguenti altri due argomenti: 1) Esame deliberazione Giunta regionale n. 114-29481: "Fiat Auto S.p.A.
Stabilimento di Torino Mirafiori - Programma di ristrutturazione ai sensi della legge 12/8/1977, n. 675. Parere regionale" 2) esame deliberazione Giunta regionale n. 167-29197: "Fiat Auto S.p.A.
Stabilimento di Verrone (VC) - Programma di ristrutturazione ai sensi della legge 12/8/1977, n. 675. Parere regionale".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 46 Consiglieri presenti in aula.
La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

Le due deliberazioni concernenti i pareri sui piani di ristrutturazione della Fiat vanno esaminate insieme data la comunanza degli argomenti. Su questi due piani presi singolarmente e staccati dal contesto generale non si può non dare una valutazione positiva, perché significano una risposta di innovazione ai problemi del mercato.
Non possiamo però isolare questi due piani dagli obiettivi generali che l'azienda si prefigge, poiché questi piani di ristrutturazione sono una piccola parte della politica generale che l'azienda sta attuando.
Il parere che dobbiamo esprimere non deriva da una nostra valutazione soggettiva dei piani, ma dalla valutazione sulla coerenza dei due piani rispetto agli obiettivi dell'impianto legislativo (la deliberazione CIPI del 21 maggio 1981) che ha come finalità il raggiungimento nel 1985 dell'obiettivo di 1.500.000 vetture e dello sviluppo dell'occupazione.
Verificando i due piani non possiamo non rilevare che i volumi produttivi sono lontani dalla possibilità di raggiungere nel 1985 i volumi produttivi dei primi anni '70 e, per quanto riguarda l'occupazione, non solo non c'è sviluppo ma c'è una caduta di 40.000 posti di lavoro, ai quali va aggiunta la caduta nell'indotto. A questo punto non possiamo che interrogarci sulla validità della deliberazione CIPI del 1981 e se quei contenuti sono ancora realistici di fronte alla situazione dell'auto che è peggiorata.
E' serio mantenere un impianto legislativo non più coerente con la realtà e costringere l'azienda a fare dei trucchetti per dimostrare che comunque gli obiettivi sono coerenti con la delibera CIPI? E' serio fingere che non ci accorgiamo di questi trucchetti e dare dei contributi? Che cosa hanno prodotto i finanziamenti pubblici erogati alla Fiat tenendo conto che nell'attuale situazione di emergenza occupazionale e di scarsità di risorse, l'utilizzo dei finanziamenti pubblici deve avere la finalità fondamentale della salvaguardia e della promozione dell'occupazione? In una comunicazione fatta dal Sottosegretario all'Industria alla Commissione industriale della Camera il 3 novembre scorso, risulta che la Fiat ha richiesto finanziamenti per 1.608 miliardi dei quali circa 700 miliardi sono già approvati e deliberati, ma che la Fiat non ha ancora ricevuto; in questo senso condivido la necessità di snellire le procedure di erogazione. Ai 1.608 miliardi vanno aggiunti i fondi che lo Stato assegna alla Fiat per la formazione professionale, la fiscalizzazione degli oneri sociali, i costi della cassa integrazione, le agevolazioni per il Mezzogiorno; in totale si superano i 2.000 miliardi, un livello che supera la quantità delle risorse finanziarie che il Governo ha previsto per la legge sui bacini di crisi.
Questi sono i dati che hanno fatto dire a De Mita, in modo strumentale visto che il suo partito è al Governo, che l'azienda più assistita d'Italia è a Torino, facendo riferimento alla Fiat. Questi finanziamenti hanno prodotto 40.000 occupati in meno! Possiamo dire che la Fiat ha risanato i suoi bilanci grazie ai finanziamenti pubblici promessi e deliberati.
Non dimentichiamo inoltre che l'aggravarsi della crisi nel settore auto comporta per l'ente pubblico l'assunzione di rilevanti oneri finanziari e di ricollocazione della manodopera eccedente.
Inoltre non va dimenticato che mentre continua il ricorso alla cassa integrazione aumenta anche nei settori dell'auto il ricorso agli straordinari oltre i limiti previsti dai contratti.
L'Iveco continua a ricorrere alla cassa integrazione a zero ore decisa con atto unilaterale dalla Direzione Fiat, quando è ormai generale il giudizio negativo sull'utilizzo di questo strumento, per i costi sociali che esso comporta e ben sapendo che l'Iveco vive una crisi di natura congiunturale più che strutturale. Con l'accordo del 22 gennaio 1983 tra Governo, Confindustria e sindacato si sono individuati i contratti di solidarietà come strumenti da adottare per frenare la caduta dell'occupazione.
La Fiat non solo nel recente accordo con le organizzazioni sindacali ma anche nella consultazione ha mostrato la sua non assoluta propensione all'applicazione di questo strumento.
Possiamo anche chiudere gli occhi di fronte a questi problemi, ma a ricordarceli sarà la società stessa e il governo delle cose, quindi dobbiamo tenerne conto nella deliberazione.
Alla luce delle cose che ho brevemente detto, qualsiasi parere che si limiti ad esprimere un sì o un no ai finanziamenti non fa i conti con la complessità dei problemi del settore dell'auto. E' opportuno individuare gli obiettivi e le finalità dei finanziamenti e stabilire qual è il ruolo dello Stato. Proponiamo di esprimere un invito al Governo a valutare la concessione dei finanziamenti alla Fiat Auto sulla base della coerenza dei contenuti dei piani di ristrutturazione con le finalità della deliberazione del CIPI del 21 maggio 1981. Alla luce della mutata situazione dell'industria automobilistica, valutando il fatto che l'ente pubblico deve accollarsi oneri ben maggiori rispetto a quelli valutati nel 1981, è necessario sollecitare il Governo a chiedere alla Fiat l'applicazione di strumenti che contengano la caduta dell'occupazione senza pregiudicare la competitività dell'azienda, la sua disponibilità ad applicare l'accordo Governo - sindacati - Confindustria per quanto riguarda i contratti di solidarietà, chiediamo inoltre di invitare il Governo ad adottare procedure più snelle per l'erogazione dei finanziamenti deliberati dal CIPI.
Proponiamo un emendamento alle deliberazioni con i contenuti appena espressi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Barisione.



BARISIONE Luigi

Dare un parere sui piani di ristrutturazione di aziende come la Fiat è quanto mai difficile in assenza di un quadro di riferimento complessivo che la Fiat non ha voluto dare agli enti pubblici.
Concordo con il Consigliere Montefalchesi che il parere viene dato su una deliberazione del CIPI rispetto alla quale qualsiasi ristrutturazione industriale soprattutto nel settore auto non può conciliare con l'aumento della produzione e con un risultato occupazionale. Ogni ristrutturazione comporta inevitabilmente, all'interno della struttura, una diminuzione o contrazione dei livelli occupazionali comunque non sviluppo.
Questo quadro rende scarsamente credibile i dati presentati dalla Fiat.
Rileviamo infatti un'ulteriore perdita di 42.000 posti di lavoro a fronte di un aumento di posti abbastanza consistente nei due piani presentati.
Probabilmente c'è una contraddizione.
I progetti presentati probabilmente sono una sfida lanciata dalla Fiat sul mercato, ma difficilmente quei livelli occupazionali potranno essere raggiunti.
Ci sono infine i problemi del lavoro e dell'occupazione. La legge 675 non permette un controllo sull'occupazione complessiva in Fiat e all'esterno della Fiat. I miliardi che vengono erogati alla Fiat per la riorganizzazione del processo produttivo in che modo creano occupazione in altri settori collegati? E' un problema che non vale solo per la Fiat, ma vale in generale. Ogni processo di riorganizzazione interna e di ristrutturazione aziendale non è a se stante e deve poter creare occupazione in altri settori nell'informatica, nella robotica, nel settore che produce strumenti di movimentazione interna (Pianelli - Traversa).
Un'ultima considerazione sull'entità degli interventi. La Fiat ha dichiarato che investirà 1.000 miliardi all'anno nei suoi processi di ammodernamento: è la metà di quanto sarebbe necessario per essere competitivi sul mercato, quindi sono insufficienti. Le preoccupazioni qui espresse sul non aggiornamento della delibera CIPI, sui problemi occupazionali e sull'esigenza di porre dei vincoli all'azienda che attua la ristrutturazione e perché le aziende investano in Italia e non all'estero sono preoccupazioni che dovrebbero formare oggetto di un ordine del giorno da votare nella prossima seduta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

Non è facile esprimere un parere su un piano così complesso. I due programmi degli stabilimenti di Verrone e di Mirafiori, che fanno parte della grande ristrutturazione che la Fiat sta compiendo, hanno due caratteristiche: quella della razionalizzazione produttiva e dell'adeguamento al mercato che vede l'auto come prodotto maturo se non in declino.
Sono due spizzichi di un grande disegno che ha inciso profondamente nell'economia del Piemonte e che, singolarmente, è andato di pari passo con la gestione delle Giunte rosse nella città e nel Piemonte.
Si completa una grande ristrutturazione. La delibera del CIPI è in certa misura superata perché è superata quella filosofia con la quale si credeva di poter compiere le ristrutturazioni e gli investimenti soltanto con lo sviluppo occupazionale.
Ciò che oggi non è più possibile in quanto la meccanizzazione avanzata e la riorganizzazione produttiva richiedono ingenti investimenti e riduzione dell'occupazione, proprio per poter mantenere l'azienda competitiva.
Non credo che si possa parlare di incoerenza del piano rispetto alla deliberazione CIPI o di forzata redazione del piano in conformità alla deliberazione CIPI. Dobbiamo invece analizzare attentamente la situazione odierna e renderci conto che esistono problemi interni, ma anche problemi internazionali.
Stiamo per deliberare pareri favorevoli su agevolazioni attribuite in conformità alla legge 675, legge che è fortemente contestata a livello europeo, in quanto è contestata la politica italiana degli incentivi che paiono particolarmente marcati.
Ma, non è così. Altri Stati si muovono sulla scia degli aiuti amministrativi piuttosto che lungo la strada legislativa.
In Italia questa via non è percorribile perché l'eccessivo garantismo vuole che ogni operazione si svolga attraverso canali strettamente legislativi comportando per l'Italia, più che per gli altri Stati industriali, il controllo della CEE.
Siamo in una fase difficile per ciò che riguarda i finanziamenti.
Passeranno certamente quelli per il Sud e forse non passeranno quelli per il Nord.
Il Ministro Altissimo si è impegnato a trovare entro due mesi una soluzione, ma ci sono difficoltà reali a che si possa finanziare il lancio del modello "Quattro" della Fiat. In queste condizioni credo che il nostro parere debba essere favorevole in pieno. Sarebbe negativo cogliere questa occasione per fare riferimento alla deliberazione CIPI. In realtà la legge 675 deve essere riconsiderata e revisionata.
Il discorso sui bacini di crisi in qualche modo si ricollega a questi provvedimenti, su quel territorio dovranno essere sciolti i nodi sulle incoerenze tra la filosofia della deliberazione CIPI e la realtà attuale.
Siamo per il voto favorevole alla deliberazione perché non ci sono alternative e perché approviamo la linea della Fiat che si sforza ad essere competitiva e capace di conseguire risultati economici anche se a bassa produzione.
Quest'anno è stato raggiunto il livello di 1.100.000 vetture contro il livello di 1.240.000 previsto. La capacità produttiva è di un milione e mezzo di vetture, ma difficilmente sarà raggiunta.
Certamente la Fiat attraverso questa lenta ristrutturazione si è garantita una sua flessibilità e una sua capacità di stare sul mercato l'unica garanzia per mantenersi viva.
Altri aspetti della politica della Fiat ci preoccupano e non possiamo non cogliere questa occasione per dirlo. Ci preoccupa l'accordo del 22 ottobre, che non è che una sostanziale resa del sindacato; in effetti è l'accordo che porta alla fine del ciclo all'uscita libera dei lavoratori il rientro di 4.000 posti di lavoro fino all'85 in un movimento di manodopera come quello che si sta realizzando alla Fiat è un segnale, del tutto simbolico, di accettazione di questo rientro.
Dietro a tale accordo c'è l'abbandono della difesa dei lavoratori più deboli. Questo ci preoccupa come ci preoccupa la politica della città.
Abbiamo la netta sensazione che la Fiat sia caduta nella trappola del contrattualismo episodico e non abbia dato il contributo che avrebbe potuto dare, come grande impresa, alla programmazione in Piemonte, volgendo la funzione contrattuale sui grossi temi di programmazione.
La politica contrattualistica, che è stata la filosofia della Giunta di sinistra torinese, ha fatto sì che le questioni del campo volo di Corso Marche, del Centro direzionale, del Lingotto fossero trattate episodicamente.
E' una politica preoccupante per l'ottica ristretta con cui è condotta che certamente non saprà far uscire il Piemonte dalla crisi.
Ci preoccupa nella linea della Fiat un mancato contributo nella diversificazione industriale del Piemonte. Abbiamo oggi - caro Montefalchesi - un Piemonte sotto il profilo produttivo monoculturale e monosettoriale più di prima o quanto prima.
Ci vuole un disegno di reindustrializzazione che faccia partecipare anche le forze private. Anche la grande azienda deve partecipare al processo di reindustrializzazione intervenendo in altri settori produttivi nella telematica, nell'elettronica, non soltanto nel terziario.
C'è stato l'intervento positivo Fiat a sostegno della Toro attraverso l'IFI, ma se il Piemonte vuole mantenere la sua capacità industriale, anzi rilanciare l'economia deve ricevere un apporto più decisivo da parte dell'industria privata.
Per lo specifico intervento sulla ristrutturazione del settore auto non possiamo che essere d'accordo perché riteniamo che attraverso questa via la Fiat garantisca la sua presenza sul mercato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vetrino.



VETRINO Bianca

Non ho potuto seguire l'intervento di Montefalchesi, ma se il senso di ciò che ha detto è quello espresso ieri in sede di I Commissione, che peraltro è evidenziato dall'emendamento alla deliberazione da lui proposta noi non siamo d'accordo perché pensiamo che il Consiglio debba esprimere rispetto ai progetti di ristrutturazione un parere favorevole.
Le verifiche che richiede il Consigliere Montefalchesi sono di tutto rilievo e di tutta importanza che meritano sicuramente l'attenzione del Consiglio regionale, ma crediamo che siano delle verifiche di carattere generale e questo è spiegato dal fatto che per due delibere differenti le stesse verifiche vengono portate a sostegno sia della ristrutturazione di Mirafiori, sia della ristrutturazione di Verrone. Non sono verifiche che attengono specificatamente a quella ristrutturazione, ma ad un discorso generale di verifica della deliberazione CIPI, di disponibilità dell'azienda ad applicare l'accordo del Governo, quindi queste cose probabilmente avrebbero potuto più facilmente essere conglobate in un ordine del giorno.
Ma su questo ogni forza politica si comporterà come meglio riterrà.
Quindi il nostro giudizio è quello che si debba dare un carattere favorevole senza condizionamenti.
Il problema è un altro. Abbiamo discusso molto in questa legislatura su chi dovesse esprimere questo parere. La Regione o il Consiglio regionale? Dopo alcuni dibattiti, con l'allora Assessore al lavoro Sanlorenzo, si era deciso che dovesse essere comunque il Consiglio regionale ad esprimere il parere rispetto a tali provvedimenti.
A questo punto si pone la domanda: quale senso e quale significato deve avere il parere? Non mi pare che il parere che viene richiesto alla Regione Piemonte in ordine a provvedimenti di ristrutturazione debba essere di merito, il che porrebbe i Consiglieri regionali di fronte a grosse incapacità non potendo essere in grado di valutare se sia preferibile una linea piuttosto di un'altra. Credo invece che compito del Consiglio sia quello di valutare se le ristrutturazioni e i provvedimenti che vengono attuati, taluni dei quali comportano spese di decine di miliardi, siano compatibili e coerenti con gli obiettivi economici ed occupazionali della nostra Regione.
La legge regionale sulle procedure di programmazione stabilisce che il piano regionale di sviluppo costituisce il quadro di riferimento per l'attività della Regione e degli altri enti ed aziende a partecipazione pubblica e privata, il che vuol dire che questa verifica deve essere attuata, quindi il senso del parere favorevole, al di là del fatto formale che è richiesto dalla legge 675, ha anche il significato di concorrenza della programmazione regionale con quella programmazione dello Stato che tutti invochiamo e che nei fatti abbiamo molta difficoltà a rendere operativa.
Credo che in futuro dovremo collocarci di fronte a questi pareri con questa disponibilità, il che presuppone che ci sia un piano di sviluppo regionale che invece non abbiamo a quattro anni dall'inizio della legislatura e che tuttavia anche se lo avessimo entro i prossimi mesi ben pochi riferimenti avrebbe su questa legislatura, sugli obiettivi e sulle realizzazioni di questo Consiglio regionale.
Il nostro appunto ha questo senso. Siamo favorevoli alle due ristrutturazioni, siamo per un parere favorevole senza condizionamenti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Moretti.



MORETTI Michele

Non possiamo esprimere un parere sulle due deliberazioni della Fiat senza toccare il discorso più ampio che occorre decidere in sede istituzionale regionale.
Conosciamo le proposte Fiat per settori e non siamo a conoscenza del problema complessivo circa la ristrutturazione. Dobbiamo affrontare il problema generale in Consiglio regionale e non solo limitarci ad esprimere dei pareri saltuari e la legge 675 sulla ristrutturazione richiede un approfondito esame.
Il Gruppo PSI chiede che la Giunta solleciti alla Fiat il piano complessivo di ristrutturazione.
L'erogazione di fondi pubblici deve rispondere ad esigenze di dimensione, di ristrutturazione, ma deve dare una risposta al nodo occupazionale di cui la Regione è fortemente preoccupata come dimostrano gli ordini del giorno approvati e le molte interrogazioni ed interpellanze discusse.
E' vero che razionalizzazione vuol dire reggere la concorrenza del settore auto a livello mondiale ma la Fiat deve tener conto degli accordi assunti in ordine ai cassaintegrati. La Fiat non può proporre piani di ristrutturazione per gli stabilimenti di Mirafiori e di Verrone e contestualmente assumere decisioni come quella dell'Iveco mettendo in cassa integrazione i lavoratori.
Non possiamo non tener conto della compromissione che la monocultura industriale ha provocato in molti settori delle difficoltà. Di questi problemi in questa assemblea non si possono dare dei semplici accenni, ma discutere perché investono Torino e tutta l'area piemontese.
Chiediamo alla Giunta di affrontare la questione Fiat in Consiglio regionale, vogliamo conoscere gli obiettivi della Fiat sia per quanto riguarda il piano di ristrutturazione, del quale il piano di sviluppo deve tener conto.
Il Gruppo PSI esprime parere favorevole sulle deliberazioni. Non è un parere favorevole all'azienda Fiat, è un parere che esprimiamo in quanto siamo chiamati ad esprimerlo per legge e per non compromettere la questione occupazionale.



PRESIDENTE

La parla al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il nostro Gruppo esprime qui come in Commissione, parere favorevole alla deliberazione predisposta dalla Giunta, ma esprime parere non favorevole all'introduzione di argomenti di tipo diverso che peraltro non hanno una legittimazione politica. Con il progetto che ci viene sottoposto la Fiat afferma la volontà di perseguire una politica che ha già dato frutti significativi.
Devo rilevare che mentre molti colleghi hanno segnato come nota critica il fatto che la produzione Fiat non si attesta sui livelli potenziali delle 1.500.000 vetture, nessuno ha fatto riferimento al fatto estremamente significativo politicamente ed economicamente e cioè che la Fiat ha aumentato in assoluto ed in percentuale la sua presenza sia in Italia che in Europa, ponendo in essere all'interno dell'azienda tutte quelle provvidenze di tipo strutturale, di tipo economico finanziario che tendono a renderla disponibile rispetto ad un certo risultato.
Tenendo presente la produzione estremamente diversificata della gamma Fiat la previsione in assoluto di una strutturazione per 1.500.000 vetture ed un budget di 1.250.000 significa mantenere all'interno quel tasso di flessibilità che sembra essere l'arma vincente dell'azienda Fiat e soprattutto sembra essere l'obiettivo che tende a perseguire con il provvedimento qui sottoposto.
Anche noi riteniamo che il mercato dell'automobile sia un mercato consolidato nella misura in cui non è suscettibile di variazioni rilevantissime nel tempo.
Quindi è un mercato consolidato che, in tempi di sviluppo tecnologico e di razionalizzazione dei sistemi produttivi, occuperà un numero di lavoratori sempre minore.
Se gli investimenti che qui vengono ipotizzati non venissero realizzati e non venissero realizzati con i contributi previsti, saremmo di fronte a due tipi di processi, all'uscita della Fiat dall'aggiornamento tecnologico del mercato oppure all'uscita della Fiat dal mercato finanziario nella misura in cui i costi della ristrutturazione sarebbero superiori a quelli previsti.
Si pone il problema della pari condizione degli operatori in un'area di libero mercato, come è quella europea. La contestazione che è in questo momento sui tavoli è questa.
Esprimiamo un giudizio favorevole, anzi un apprezzamento vivo al Governo che tende a difendere non situazioni di privilegio, ma condizioni pari di tutti gli utilizzatoti sul mercato europeo.
Nessuno di noi ignora, anche se non conosce i meccanismi legislativi che la Francia interviene pesantemente nella ristrutturazione dei due sistemi francesi e che l'Inghilterra è intervenuta pesantemente nella ristrutturazione Leyland.
A nostro modo di vedere l'impossibilità di proseguire lo strumento della 675, anche se da un punto di vista formale sembrerebbe riportare ad una situazione di uguaglianza, di fatto penalizzerebbe la libera concorrenza nella misura in cui farebbe venire meno condizioni di mercato finanziario che negli altri Paesi vengono realizzate con altri tipi di strumenti.
Mi pare quindi che faccia bene il Governo a verificare nel concreto la pari condizione della concorrenza in Europa sul piano automobilistico a prescindere dal titolo che pone in essere queste uguali condizioni di trattamento.
Non apprezzo qualche riferimento fatto all'episodicità dei comportamenti Fiat perché bisognerebbe poter presentare la globalità della programmazione Fiat. La Regione Piemonte, in particolare questa legislatura, non ha saputo rappresentare un quadro di programmazione n l'abbozzo di piano di sviluppo può colmare tale lacuna, questa Giunta non ha proposto uno scenario di confronto di alto significato politico programmatorio, agli interlocutori sociali, quindi alla Fiat per essere in grado di valutare se i vari pronunciamenti Fiat siano leggibili in uno scenario conduttore o se siano caratterizzati dall'episodicità. Mi pare, al contrario, che proprio l'apparente episodicità dei programmi Fiat ponga la nostra istituzione nella necessità di dotarsi di un quadro di programmazione coerente a tempi sufficientemente lunghi sui quali richiedere il confronto degli altri soggetti sociali, che sono anche soggetti politici perché i loro comportamenti coinvolgono gli interessi della collettività.
Un quadro di programmazione definito, chiaro e comprensibile soprattutto supportato dalla volontà di realizzarlo, a differenza di quello che avviene in Regione con questa maggioranza, potremmo verificare la non conformità e la non coerenza di comportamento da parte dei nostri partners sociali.
Chiedo ai colleghi di verificare il testo della deliberazione sottoposto al Consiglio poiché mi pare inopportuno inserirvi il richiamo al giudizio favorevole espresso dalla Federazione Lavoratori Metalmeccanici perché quel giudizio è a monte della nostra decisione favorevole.
Mi sembra un atto non corretto nei confronti dell'ente consultato: la consultazione tende a produrre la nostra decisione ed il suo risultato non può essere riportato nelle deliberazioni come elemento avente un proprio significato anche perché, se così facciamo, poniamo i soggetti consultati in una situazione difficile poiché dalla loro conversazione potrebbe emergere un giudizio che non solo facciamo nostro, ma che attribuiamo a loro. Questo mi sembra inopportuno dal punto di vista formale.
La deliberazione sarebbe più corretta se fosse ridotta al terzo comma.
Altrimenti, con questo precedente, temo che potremmo creare nei confronti dei nostri interlocutori condizioni di minore serenità.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Tapparo.



TAPPARO Giancarlo, Assessore al lavoro

I volumi produttivi ed occupazionali sono elementi, se non astratti certamente difficili da ancorare, data la dinamica internazionale della competitività, condensata dall'evoluzione tecnologica e dalle rapide modifiche nei mercati.
I livelli di vendita e di competitività condizionano gli sbocchi occupazionali e di mercato. E' un vincolo rigido dal quale non possiamo uscire, né possiamo far valere visioni meccanicistiche.
Certo, è limitata quella visione che si sofferma esclusivamente a situazioni interne alle imprese o interne ai settori.
Abbiamo sottolineato alla Fiat, sin dagli incontri dei primi di settembre, la necessità di considerare gli effetti indotti dai suoi investimenti.
I processi di automatizzazione andranno avanti e non si potrà pretendere che gli stessi lavoratori siano presenti nello stesso ciclo produttivo quando questo è automatizzato, ma gli effetti indotti della tecnologia di processo che viene utilizzata, se viene maggiormente raccordata al nostro apparato industriale, possono ritrovarsi in modo tangibile in termini occupazionali e di valore aggiunto.
Se non si dà un indirizzo in questo senso, i 1.000 miliardi di investimenti annuali, che la Fiat va facendo dal 1982 nel settore auto, si disperdono e non daranno quegli effetti di ricaduta occupazionale sperati.
L'ipotesi che avanzo ha, naturalmente, un alto rischio di non raccordarsi con la legislazione in materia di politica industriale da parte della CEE, in quanto ipotesi della contestata (dalla CEE) legge 675.
E' evidente che il tema degli orari e della distribuzione del lavoro è centrale in tutti i problemi occupazionali, ma è difficile raccordarlo strettamente ad un parere in merito ad una ristrutturazione specifica.
La materia della redistribuzione degli orari e del lavoro in una collettività industriale avanzata come la nostra e come quella europea si porrà sempre di più.
Basti pensare che i sindacati tedeschi, i tradizionali sindacati della pace sociale, hanno posto come obiettivo per 1'84 le 35 ore lavorative.
Credo non si possa non dare parere favorevole, pur in questa situazione di difficoltà interpretativa, sfuggendoci la visione d'insieme.
La Fiat stessa probabilmente non ha una strategia complessiva di lungo termine ben definita. E' difficile per la Regione collocare qualcosa di questa strategia nell'ambito generale della programmazione regionale, a maggior ragione quando si dice da varie parti che in materia industriale le competenze regionali sono limitate.
Di che cosa dobbiamo trattare? Di organizzazione del lavoro, di tecnologie, di investimenti? Certamente dovremmo forzare su questo terreno e potremmo legittimamente dire qualcosa in più, ma è chiaro che la programmazione regionale in materia industriale può dotarsi di strumenti abbastanza limitati.
Propongo una modifica alla quintultima riga dove si dice: "la massima attenzione possibile ai problemi indotti", propongo le parole: "il massimo impegno possibile".
Credo che il parere del sindacato possa restare all'interno del documento, proprio perché le parti sociali hanno un peso rilevante nell'organizzazione del lavoro. Propongo inoltre che per la prossima seduta venga definito un ordine del giorno che sottolinei l'importanza di maggiori vincoli alle aziende pubbliche, per gli effetti di ricaduta esterna e che sostenga il Governo nella sua azione per la difesa della legge 675 affinché possano essere erogati i finanziamenti e per evitare che la Comunità Economica Europea possa in sostanza bloccare o rallentare importanti processi di ristrutturazione.



PRESIDENTE

La discussione è esaurita.
Pongo in votazione l'emendamento proposto dalla Giunta relativo al parere in merito al programma di ristrutturazione Fiat Auto S.p.A.
Stabilimento di Torino Mirafiori: all'ottavo comma sostituire le parole "la massima attenzione" con: "il massimo impegno".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 46 Consiglieri presenti in aula.
L'emendamento proposto dal Consigliere Marchini sul parere della FLM non è stato formalizzato, mentre c'è un emendamento proposto dal Consigliere Montefalchesi sempre sulla deliberazione Torino Mirafiori.
La parola pertanto al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

Prendiamo atto dell'indisponibilità a prendere in considerazione la nostra proposta di emendamento alle deliberazioni. E' un fatto grave e configura grossi rischi di subalternità alla Fiat.
Chiediamo di non mettere in votazione l'emendamento. Tenteremo comunque di fare dei passi avanti su questo terreno e costringeremo le forze di sinistra a fare un confronto su questi problemi anche fuori di questa assemblea.
Il nostro voto sulle due deliberazioni è contrario.
Sulla proposta di ordine del giorno formulata dal Consigliere Barisione, ripresa dall'Assessore Tapparo, dichiariamo la nostra disponibilità a valutarla e a dare il nostro contributo.
Chiedo che l'emendamento da me proposto sia messo agli atti.



PRESIDENTE

Pongo in votazione la deliberazione relativa a: "Parere in merito al programma di ristrutturazione Fiat Auto S.p.A. - Stabilimento di Torino Mirafiori".
Ve ne do lettura: "Il Consiglio regionale considerato che la Fiat Auto S.p.A. ha presentato un piano di ristrutturazione per lo stabilimento di Torino Mirafiori, ai sensi della legge 12/8/1977, n. 675 rilevato che la Banca Nazionale del Lavoro ha ultimato favorevolmente l'istruttoria bancaria; sentita la Federazione Lavoratori Metalmeccanici che ha espresso un giudizio sostanzialmente favorevole sul piano di ristrutturazione, pur avanzando riserve, per quanto riguarda il problema occupazionale sentita la Fiat Auto S.p.A.
vista la proposta di deliberazione della Giunta regionale visto l'art. 6 della legge 12/8/1977, n. 675 visto il parere favorevole espresso dalla I commissione consiliare delibera di esprimere al CIPI parere favorevole al piano di ristrutturazione presentato dalla Fiat Auto S.p.A. per lo stabilimento di Torino Mirafiori ribadendo comunque la necessità che sia prestato il massimo impegno possibile ai problemi occupazionali indotti da tale ristrutturazione.
La presente deliberazione viene dichiarata immediatamente eseguibile ai sensi dell'art. 49 della legge 10/2/1953, n. 62 e sarà pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione Piemonte a norma dell'art. 65 dello Statuto".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 45 voti favorevoli ed 1 contrario.
Pongo ora in votazione la deliberazione relativa a: "Parere in merito al programma di ristrutturazione Fiat Auto S.p.A. - Stabilimento di Verrone (VC)". Ve ne do lettura: "Il Consiglio regionale considerato che la Fiat Auto S.p.A. ha presentato un piano di ristrutturazione per lo stabilimento di Verrone (VC), ai sensi della legge 12/811977, n. 675 rilevato che l'Istituto Mobiliare Italiano ha ultimato favorevolmente l'istruttoria bancaria; sentita la Federazione Lavoratori Metalmeccanici che ha espresso un giudizio sostanzialmente favorevole, anche in riferimento all'accordo del 22/10/1983 che prevede il rientro dei lavoratori dalla C.I.G. straordinaria entro il 31/12/1985 sentita la Fiat Auto S.p.A.
vista la proposta di deliberazione della Giunta regionale visto l'art. 6 della legge 12/8/1977, n. 675; visto il parere favorevole espresso dalla I Commissione consiliare delibera di esprimere al CIPI parere favorevole al piano di ristrutturazione presentato dalla Fiat Auto S.p.A. per lo stabilimento di Verrone.
La presente deliberazione viene dichiarata immediatamente eseguibile ai sensi dell'art. 49 della legge 10/2/1953, n. 62 e sarà pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione Piemonte a norma dell'art. 65 dello Statuto".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 45 voti favorevoli ed 1 contrario.


Argomento: Agricoltura: argomenti non sopra specificati - Formazione professionale

Esame deliberazione relativa a: "Approvazione programma annuale di formazione professionale - corsi agricoli - anno formativo 1983/1984 Legge regionale 25/2/1980, n. 8"


PRESIDENTE

Sono ora da esaminare la deliberazione sui programmi dei corsi agricoli e la deliberazione del programma annuale di formazione professionale.
Questi due argomenti dovrebbero essere visti contestualmente. Rispetto al primo argomento c'è l'unanimità del Consiglio e della VI Commissione ed è anche stata sottolineata l'urgenza particolare.
Propongo pertanto di iscrivere all'ordine del giorno l'esame della deliberazione: "Approvazione programma annuale di formazione professionale corsi agricoli - anno formativo 1983/1984 - Legge regionale 25/2/1980, n.
8".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 46 Consiglieri presenti in aula.
Pongo in votazione tale deliberazione. Ve ne do lettura: "Il Consiglio regionale vista la legge regionale 25/2/1980, n. 8 ed in particolare l'art. 6 della legge regionale citata che, nell'ambito delle procedure della programmazione, prevede l'approvazione del programma annuale della formazione professionale mediante deliberazione consiliare viste le proposte formative formulate dagli Enti gestori dei corsi ed i pareri espressi dalle Commissioni per i piani agricoli di zona e dagli organismi comprensoriali sentito il parere della Commissione consiliare competente delibera di approvare il programma annuale della formazione professionale corsi agricoli - anno formativo 1983/1984 - allegato alla presente deliberazione e qui di seguito riportato per farne parte integrante di demandare alla Giunta regionale la determinazione dell'ammontare della spesa complessiva e la ripartizione della spesa stessa per gli esercizi 1983 e 1984 in base ai parametri ed ai criteri di cui alla convenzione tipo Regione - Enti, nonché l'adozione degli appositi provvedimenti amministrativi per il finanziamento dei corsi di formazione professionale.
La presente deliberazione è dichiarata immediatamente esecutiva ai sensi dell'art. 49 della legge 10/2/1953, n. 62 e sarà pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione ai sensi dell'art. 65 dello Statuto".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 46 Consiglieri presenti in aula.
Comunico inoltre che l'altra deliberazione sarà rinviata alla prossima seduta.
Il Consiglio sarà convocato per l'1/12/1983.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 14)



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