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Dettaglio seduta n.214 del 17/11/83 - Legislatura n. III - Sedute dal 9 giugno 1980 al 11 maggio 1985

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BENZI


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Punto primo all'ordine del giorno "Approvazioni verbali precedenti sedute": i processi verbali delle adunanze consiliari del 6, 13 e 27 ottobre e 3 novembre che sono stati inviati ai Consiglieri ed agli Assessorati, si intendono approvati.


Argomento: Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione) - Personale del servizio sanitario

Interrogazione del Consigliere Cerchio inerente la situazione dell'U.S.S.L. n. 30


PRESIDENTE

Punto secondo all'ordine del giorno: "Interrogazioni ed interpellanze" si discute l'interrogazione del Consigliere Cerchio, inerente la situazione dell'USL 30.
Risponde l'Assessore Bajardi.



BAJARDI Sante, Assessore alla sanità

Con l'interrogazione in oggetto, si chiede se la Regione non intenda attivare ogni possibile intervento atto a sollecitare una soluzione positiva per il rinnovo delle delibere di incarico - predisposte da Comuni del territorio dell'USSL n. 30 - per un nutrito numero di operatori addetti a servizi socio-assistenziali zonali.
Rilevo che le delibere comunali disposte a tempo indeterminato al fine di evitare il disagio degli utenti per il continuo cambio degli operatori ad incarico trimestrale e la disfunzionalità complessiva del sistema - sono diventate esecutive a tempo debito e pertanto è stato superato il grave rischio della pressoché totale paralisi dei servizi.
Tuttavia il problema della precarietà del rapporto di lavoro deve essere risolto definitivamente, non solo nell'USSL n. 30 ma nell'ambito dell'intero territorio regionale: il che può avvenire soltanto con l'attivazione di posti per operatori dei servizi socio-assistenziali nelle piante organiche comunali (o con la copertura, laddove già istituiti; o con la conversione).
Pur essendo note le restrizioni poste dalle normative nazionali in materia che impongono in molti casi di adottare o mantenere soluzioni non ottimali, ritengo comunque - e questo è l'atteggiamento tenuto dall'Assessorato in tali situazioni - che ogni sforzo vada compiuto dai Comuni associati per risolvere il problema, sfruttando tutti gli spazi possibili concessi dalla normativa in relazione alle piante organiche di ciascuno.



PRESIDENTE

La parola all'interrogante, Consigliere Cerchio.



CERCHIO Giuseppe

Il problema era occasionalmente rivolto all'USSL di Chieri che, a differenza di altre UU.SS.SS.LL ha un problema di esuberanza di personale.
Ringrazio l'Assessore per la risposta.


Argomento: Problemi energetici

Interpellanza dei Consiglieri Reburdo e Montefalchesi inerente l'affidamento alla Agip Petroli dell'incarico di effettuare uno studio di fattibilità per la realizzazione di reti per teleriscaldamento


PRESIDENTE

Interpellanza dei Consiglieri Reburdo e Montefalchesi inerente l'affidamento alla Agip Petroli dell'incarico di effettuare uno studio di fattibilità per la realizzazione di reti per teleriscaldamento.
Risponde l'Assessore Calsolaro.



CALSOLARO Corrado, Assessore all'energia

Con deliberazione della Giunta regionale dell'11 maggio 1982, in attuazione della convenzione in materia di energia stipulata fra la Regione e l'ENI, venne affidato all'Agip Petroli l'incarico di effettuare lo studio di fattibilità per la realizzazione di reti di teleriscaldamento con cogenerazione negli agglomerati urbani e nei quartieri in cui risultassero tecnicamente possibili ed economicamente convenienti.
Con la stessa deliberazione venne costituito un gruppo di lavoro composto dall'ing. Mario Zeppegno della Società italiana per il gas, dal Prof. Cesare Boffa del Politecnico di Torino, responsabile del sottoprogetto risparmio energetico nell'edilizia del progetto finalizzato energetico del C.N.R., e dall'Ing. Giovanni Giuffrida dell'Assessorato all'ambiente e all'energia.
Compito del gruppo di lavoro era la gestione ed il controllo del progetto "Teleriscaldamento con cogenerazione". Gli obiettivi principali del progetto sono quelli indicati dagli interpellanti, e cioè il risparmio energetico e l'incremento dell'occupazione.
Lo studio prevedeva una prima fase di carattere preliminare ed una successiva di approfondimento. La prima aveva come obiettivo l'analisi di iniziative in atto nel territorio piemontese e l'individuazione delle aree ottimali suscettibili di teleriscaldamento con cogenerazione. La seconda fase doveva condurre agli studi di fattibilità su alcune aree particolarmente significative.
La presenza istituzionale cui accennano gli interpellanti era da ritenersi superflua nel corso della prima, in quanto lo studio era effettuato secondo una metodologia d'indagine già nota. Si riteneva invece indispensabile nella seconda fase, quando gli studi avrebbero richiesto un contatto diretto con le realtà locali.
Al momento attuale la prima fase di impostazione è da ritenersi praticamente conclusa. Nel corso delle indagini della seconda fase saranno coinvolti gli enti locali direttamente interessati.
Il gruppo di lavoro citato dagli interpellanti e coordinato dall'Azienda elettrica municipale di Torino ha, da tempo, iniziato le proprie indagini avendo come oggetto lo studio di fattibilità del teleriscaldamento dei quartieri sud di Torino, integrato con la ristrutturazione degli impianti termoelettrici dell'AEM, ubicati a Moncalieri.
Il tutto doveva essere finalizzato per ottenere i contributi previsti dalla legge 308/1982 nonché da probabili finanziamenti CEE.
Successivamente lo studio è stato esteso all'area metropolitana di Torino. Per effettuare il suddetto studio di fattibilità era stata preventivata una spesa di L. 500.000.000 che avrebbe dovuto essere coperta per il 50% dall'ENEA ed il resto dal Comune di Torino e dall'AEM.
Al momento attuale una deliberazione del Comune di Torino ha stanziato una quarantina di milioni. Concluso lo studio esso verrà recepito dal piano regionale, di cui farà parte integrante, come lo studio di fattibilità delle altre aree significative ancora da scegliere. Per la composizione del gruppo di lavoro è opportuno che, nel prosieguo delle indagini, sia allargato oltre che ai rappresentanti indicati dagli Enti locali, anche ai tecnici del Politecnico che, come suggeriscono gli interpellanti potrebbero essere cooptati in base alla convenzione in atto fra Regione e Politecnico.
L'ENI ha comunicato che per la fine dell'anno il piano sarà pronto con la scala di priorità tecnico-economiche in relazione al Piano, che sarà ovviamente esaminato dal Consiglio, e si inizieranno i necessari raccordi con i comuni per la contemporanea ricerca delle fonti di finanziamento.
Due giorni fa l'Azienda elettrica municipale di Torino ha inviato il verbale della riunione tenuta il 10 ottobre presso quella sede in cui si dà atto che la Giunta esecutiva dell'ENEA ha esaminato il finanziamento di 225 milioni per la prosecuzione dell'attività del gruppo di lavoro e se ne prevede l'approvazione da parte del Consiglio di amministrazione nei prossimi giorni.
Tenuto conto di tempi ragionevoli, il contratto con il Politecnico di Torino potrà essere perfezionato entro l'anno. Nel gruppo di lavoro verrà a far parte anche il CSI.
Vengono presentati al gruppo di lavoro gli studi di pre-fattibilità predisposti dall'AEM, relativi al teleriscaldamento della zona A di Torino Sud e del quartiere Mirafiori Nord.
Si ribadisce che sulla base di tali studi l'AEM predisporrà le documentazioni necessarie, ai sensi della legge 308/82, per la richiesta di contributo alla realizzazione dei 2 impianti.
Copia degli studi di pre-fattibilità sopra menzionati vengono consegnate all'ENEA, all'ENEL, al Comune e all'Italgas.
Ho preso contatto con il Presidente dell'Azienda elettrica municipale perché vengano inviati anche alla Regione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Reburdo.



REBURDO Giuseppe

Ringraziamo l'Assessore per la dettagliata esposizione delle iniziative in corso. Dobbiamo però rilevare che la mancanza da un lato di un quadro istituzionale chiaro della gestione e della definizione degli studi che vengono commissionati e dall'altro l'assenza di un piano regionale energetico fanno si che gli interventi siano settoriali e forse non sufficientemente coordinati.
I problemi che abbiamo sollevato sono sempre attuali e devono essere affrontati perché ormai la rincorsa ai finanziamenti rischia di farci perdere di vista quello che succede a livello regionale sulla questione riguardante la Centrale Nucleare.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARCHIARO


Argomento: Norme generali sull'agricoltura - Urbanistica (piani territoriali, piani di recupero, centri storici

Interrogazione dei Consiglieri Gerini, Marchini e Turbiglio inerente l'edificazione in zone agricole


PRESIDENTE

Interrogazione dei Consiglieri Gerini, Marchini e Turbiglio inerente l'edificazione in zone agricole. Risponde l'Assessore Calsolaro.



CALSOLARO Corrado, Assessore all'ecologia

La mia risposta all'interrogazione dei Consiglieri Gerini, Marchini e Turbiglio si riferisce alla parte che attiene la materia di competenza dell'Assessorato all'urbanistica.
Alla parte di competenza dell'Assessorato all'agricoltura risponderà l'Assessore Ferraris.
Come è noto le scelte sulla trasformazione di uso del territorio comunale vengono fatte automaticamente dai Comuni in sede di formazione dei Piani regolatori generali. La Regione controlla le scelte effettuate dai Comuni nel merito della loro conformità alle prescrizioni della legge regionale n. 56 del 1977 sulla tutela e l'uso del suolo.
L'art. 25 di questa legge prescrive norme specifiche ed articolate per le aree destinate alle attività agricole che i piani regolatori generali devono rispettare.
Aggiungo che il disegno di legge per la modifica della legge 56 presentato dalla Giunta regionale, introduce, in risposta all'esigenza di dare una chiara disciplina al settore di attività dell'allevamento, un nuovo comma all'art. 25 "affinché i Comuni, nella predisposizione dei piani regolatori generali, prevedano una specifica collocazione e specifiche norme sugli impianti e sulle attrezzature destinate all'allevamento degli animali, non configurabili con attività agricola ai sensi dell'art. 2135 del Codice Civile".
L'introduzione di questa norma, se accolta dal Consiglio, potrà agevolare la verifica da parte della Regione sul merito delle scelte insediative nei rapporti con le attività di allevamento zootecnico già insediato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Gerini.



GERINI Armando

Sotto il profilo urbanistico siamo soddisfatti della risposta.
L'ultima parte della risposta relativamente alla ricollocazione delle aziende ci lascia perplessi per cui vorremmo che l'Assessore Ferraris ci desse alcuni chiarimenti.


Argomento: Opere idrauliche ed acquedotti

Interrogazione dei Consiglieri Devecchi, Martinetti, Genovese e Quaglia inerente i criteri di erogazione dei contributi L.R. 28/75


PRESIDENTE

Interrogazione dei Consiglieri Devecchi, Martinetti, Genovese e Quaglia, inerente i criteri di erogazione dei contributi L.R. 28/75.
Risponde l'Assessore Calsolaro.



CALSOLARO Corrado, Assessore agli acquedotti e fognature

Con deliberazione della Giunta regionale n. 149-9517 in data 6 agosto 1981, su proposta dell'Assessore Simonelli, venivano individuati e approvati i criteri per il riparto dei contributi regionali in materia di acquedotti, fognature e sedi municipali ai sensi della l.r. 28/75 per l'anno 1981.
Con la medesima deliberazione venivano approvati gli elenchi delle opere finanziabili in base ai criteri di intervento stabiliti e si invitavano i Comitati comprensoriali ad esprimere il proprio parere in merito agli stessi.
Esaminate e in parte accolte le osservazioni formulate dai Comitati comprensoriali e sentito successivamente il parere della II Commissione consiliare che, nell'adunanza del 22.10.1982 aveva prioritariamente ritenuto necessario subordinare l'effettivo impegno finanziario della Regione alla verifica della progettazione esecutiva delle opere, si è addivenuti, su proposta dell'Assessore Simonelli, all'adozione della D.G.R.
n. 23-21104 del 24 novembre 1982 con la quale venivano dichiarate ammissibili a contributo le opere di acquedotti e fognature in questione per un ammontare di lire 13.525.000.000 corrispondenti a contributi regionali per L. 811.500.000 Per uniformarsi a quanto stabilito dalla II Commissione consiliare l'Assessorato alla programmazione e urbanistica con sua lettera del 12.11.1982 invitava gli Enti assegnatari del contributo ad inoltrare i progetti esecutivi al fine di verificarne l'effettiva rispondenza ai criteri assunti per il riparto dei fondi e dare corso all'effettivo impegno di spesa.
Detti progetti, muniti di parere favorevole dei competenti organi tecnici regionali, sono pervenuti negli uffici dell'Assessorato a far tempo dal dicembre 1982 e sono tuttora ivi giacenti, permanendo l'impossibilità di dar corso ai provvedimenti di approvazione e di concessione del contributo in quanto il bilancio 1983 non offre la necessaria disponibilità finanziaria.
La somma non è stata iscritta in bilancio.
Più volte e in più riprese l'Assessorato alla programmazione ed urbanistica, ora Assessorato all'ambiente ed urbanistica, ha segnalato all'Assessorato al bilancio la necessità di poter disporre del fabbisogno necessario per consentire l'ulteriore iter delle pratiche. Allo scopo di dar corso ai procedimenti amministrativi relativi alle opere ammesse a contributo e per rispondere ai numerosi e ripetuti solleciti che quotidianamente pervengono da parte delle Amministrazioni interessate, ho di recente avanzato una proposta di deliberazione riguardante 142 Comuni trattasi delle medesime opere già incluse negli elenchi approvati dalla G.R. con l'aggiunta di alcune opere considerate della massima urgenza - con un impegno a carico del bilancio regionale di L. 876.720.000 in annualità.
Tale proposta di deliberazione non è stata approvata in quanto non sussiste attualmente la copertura finanziaria. In tal senso è stato inoltre previsto un emendamento da inserire nella legge di variazione del bilancio 1983 concordato con l'Assessorato al bilancio e sottoposto al Consiglio regionale in data 27.10.1983, peraltro ritirato nel corso della discussione in quanto non proponibile.
Per la definizione dei procedimenti amministrativi e la concessione formale dei contributi si rende pertanto ormai necessario attendere l'approvazione del bilancio regionale del 1984.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Devecchi.



DEVECCHI Armando

Prendo atto della risposta franca ed esauriente dell'Assessore Calsolaro all'interrogazione che era dettata dalle preoccupazioni gravissime che molti sindaci avevano manifestato nel constatare come di fronte ad impegni formali, assunti dalla Regione, si sia scoperto con notevole ritardo, cioè solo ora, che mancano i finanziamenti.
L'Assessore ha precisato che la Giunta regionale aveva deliberato la prima volta il 24.11.1982, la notizia è interessante perché io sono in possesso di comunicazioni dell'allora Assessore Simonelli con le quali si tranquillizzavano gli amministratori comunali (la data è quella del 12.11.1982, quindi 12 giorni prima che la Giunta deliberasse) che la Regione avrebbe erogato quei contributi, che ancora oggi non sono stati erogati e di cui si sta parlando attualmente.
Numerosissimi comuni, dopo aver realizzato le opere progettuali, come previsto, hanno richiesto alla Cassa DD.PP. l'intervento per il finanziamento; la maggioranza dei Comuni ha ottenuto la promessa di finanziamento. Adesso, trascorsi quattro mesi, i finanziamenti sono stati revocati perché manca il decreto regionale.
Apprendiamo oggi inoltre che, anche per il 1983, le somme (876 milioni e 720 mila lire) non possono essere erogate. Dovremmo meravigliarci, ma oramai non ci meravigliamo più di nulla. Non possiamo che ribadire ancora una volta e stigmatizzare il fatto che le cifre che si iscrivono a bilancio, nel concreto non ci sono.
Ora si dice che bisogna aspettare il bilancio del 1984. Intanto i prezzi aumentano, le opere progettate non possono essere eseguite. Si verrà poi a spiegare da parte dei massimi responsabili del governo regionale che la colpa è del Ministro del Tesoro perché, vedi caso, il Ministro del Tesoro è democratico cristiano. Ancora una volta sulla D.C. si vorranno scaricare tutte le responsabilità.
La verità vuole si sottolinei che i precisi impegni assunti non sono stati onorari né nel 1981 né nel 1982, né vengono onorati nel corso del 1983.
Forse lo saranno nel 1984.
E' questo un modo di comportarsi da parte della maggioranza che governa la regione che le fa poco onore, ma che le è anche consueto. Purtroppo.
Intanto la gente illusa con precise promesse di "sapore" ufficiale aspetta.
Mentre quindi ringrazio l'Assessore per la puntuale precisa e coraggiosa risposta fornita non posso che sottolineare ancora una volta le inadempienze della Giunta regionale.


Argomento: Strutture ricettive (albergh., extra-albergh., campeggi e villaggi, classif., vincolo) e strutture e impianti turist. - Parchi e riserve

Interrogazione del Consigliere Chiabrando inerente il Centro di soggiorno parco Orsiera Rocciavrè di Prà Catinat


PRESIDENTE

Interrogazione del Consigliere Chiabrando inerente il Centro di soggiorno Parco Orsiera di Prà Catinat.
Risponde l'Assessore Mignone.



MIGNONE Andrea, Assessore al turismo

L'interrogazione del Consigliere Chiabrando del 21 marzo 1983 chiede di conoscere una serie di elementi a supporto della deliberazione della Giunta regionale del 22 febbraio con la quale si assegnava la somma di lire 350 milioni al Consorzio per la gestione del Centro di soggiorno.
Questa deliberazione risponde alla volontà della Giunta regionale espressa formalmente con comunicazione scritta (allegata) del Presidente prot. n. 4166 del 13 aprile 1982, di favorire il completo riutilizzo del complesso di Prà-Catinat anche agevolandone l'avvio dell'attività, sia con azioni promozionali e sia con contributo finanziario.
Contributo di entità tale da consentire al Consorzio stesso di superare, per il triennio 1982/1984 la delicata fase d'avvio delle attività ricettive, fase generalmente passiva sotto il profilo economico anche in relazione all'iniziale ridotta potenzialità ricettiva del centro causa le ristrutturazioni sugli immobili, e la mancanza di strutture e di infrastrutture sportive e per il tempo libero circostanti.
Successivamente al contributo citato sono stati ancora assegnati al Consorzio L. 50 milioni per la realizzazione di attività promozionali e informative tese a favorire la fruizione dei servizi del centro da parte dell'utenza sociale e giovanile; infine si è destinata ancora la somma di L. 32 milioni per l'assegnazione di un contributo di L. 8.000 per giornata di presenza di utenti inviati a soggiornare presso il Centro di soggiorno da Enti pubblici del Piemonte che non facciano parte del Consorzio di gestione del Centro stesso.
In merito allo stato dei lavori di ristrutturazione risultava a fine 1982, finanziato e realizzato al 90% la sistemazione interna del fabbricato destinato ad ospitare i soggiorni organizzati (padiglione Agnelli).
In particolare le spese sostenute ammontano a: Opere murarie, demolizioni, creazione nuovi blocchi, servizi igienici, spazi comuni: L. 350.000.000 Impianto elettrico illuminazione esterna: L. 50 milioni Rifacimento totale impianto elettrico interno, adeguamento cabina di derivazione, gruppo elettrogeno di emergenza, ecc.: L. 270 milioni Arredamenti: L. 250 milioni Rifacimento totale impianto idrosanitario: L. 108 milioni Pavimentazione interna: L. 70 milioni Lavori di finitura, serramenti, soffittatura, rivestimenti, ecc.: L.
480 milioni Tinteggiatura interni: L. 123 milioni Interventi di automazione in centrale elettrica: L. 80 milioni Rifacimento impianti di riscaldamento: L. 180 milioni e così per un totale di L. 1.961 milioni Per il corrente anno la Comunità montana Valli Chisone e Germanasca ha richiesto una parte della quota di finanziamento regionale (L. 680 milioni concessi con deliberazione della Giunta regionale n. 5-25367 del 9 maggio 1983) per la sistemazione della facciata, per la realizzazione di impianti e strutture sportive collaterali e per l'adeguamento dell'impianto termico: interventi realizzati o in corso di completamento.
Il Centro di soggiorno ha iniziato l'attività il 17 gennaio c.a.
ospitando inizialmente un ridotto numero di ragazzi delle scuole dell'obbligo del Comune di Torino nell'ambito dell'iniziativa "Inverno ragazzi". Successivamente, con l'estendersi delle possibilità ricettive del Centro, sono subentrati anche i ragazzi organizzati dalla Provincia di Torino, principalmente all'interno del progetto "Il laboratorio della riforma" e gruppi di utenza di varia provenienza: 00.SS., UU.SS.SS.LL.
Caritas, gruppi escursionistici, G.T.A., ecc. A tutt'oggi le presenze/giorno ammontano circa a 22.000 pressappoco così ripartite: 60% il Comune di Torino, 30%lo la Provincia di Torino e il restante 10% di varia provenienza.
Le utilizzazioni sono state le seguenti settimane di permanenza di gruppi-classe delle scuole superiori della Provincia di Torino nell'ambito dell'iniziativa del "Laboratorio della riforma" promossa dall'Amministrazione provinciale, per attuare "percorsi didattici" appositamente predisposti nel Parco Oliera-Rocciavrè in materia naturalistica e archeologica settimane "verdi" di gruppi di classe delle scuole dell'obbligo del Comune di Torino e altri Comuni piemontesi alla scoperta di un parco montano soggiorni di studio di 3/5 giorni organizzati dai sindacati settimane di soggiorno per handicappati, ragazzi soggetti a rischio sociale, diabetici, organizzate dalla Provincia, dalle UU.SS.SS.LL., dai Servizi sociali di alcune Circoscrizioni di Quartiere di Torino soggiorni di lavoro o di studio organizzati dalle A.C.L.I., da Pro Natura, da altre Associazioni di base.
Con riguardo alle entrate ed alle uscite, alla determinazione delle rette/giorno pro-capite e al piano di utilizzazione degli impianti, si fa rinvio ai dati contenuti nella deliberazione approvata dall'Assemblea consortile in data 22 dicembre 1982, che si allega in copia.
In sintesi a) la situazione economica del bilancio 1983, espresso in termini di competenza, risulta in pareggio in L. 318.300.006 b) l'utilizzazione degli impianti per l'anno 1983 è stata prevista tenuto conto della fase di avvio, in 30.000 presenze/giorno, pari ai 2/3 della effettiva capacità ricettiva della struttura che è di almeno 45.000 presenze/giorno in un anno solare c) sulla base del bilancio e del numero delle presenze previste, le rette sono state così determinate stagioni primaverile e autunnale L. 25.000/giorno per gli Enti consorziati L. 26.000/giorni per gli Enti pubblici stagione sport invernali (indicativamente da dicembre a marzo) L. 27.000/giorno per gli Enti consorziati L. 28.000/giorno per gli Enti pubblici Tali rette comprendono le prestazioni di una equipe di animatori che collaborano con gli accompagnatori per l'organizzazione delle attività dei gruppi ospiti la messa a disposizione di materiale didattico, appositamente predisposto, per far conoscere ai gruppi ospiti l'ambiente naturale, la flora e la fauna del parco montano Orsiera-Rocciavr l'attività sportiva organizzata dal Centro di soggiorno e, nella stagione invernale, la messa a disposizione degli istruttori e dell'attrezzatura per lo sci da fondo.
E' anche stata determinata una "retta promozionale", volta a favorire la piena fruizione della struttura, nei riguardi dei gruppi organizzati dalle Associazioni di base e dei Circoli che non usufruiscano di contributi da parte degli Enti pubblici, specialmente per periodi poco utilizzati dalle scuole, dagli Enti locali e dalle Unità Sanitarie Locali. Tale retta promozionale è stata fissata in L. 17.000/giorno per la stagione invernale e in L. 16.000/giorno per le altre stagioni.
I gruppi ospiti, oltre a non usufruire di prestazioni extra alberghiere, sono tenuti a collaborare alla pulizia delle camere occupate e al servizio di ristorante.
L'organico provvisorio del personale è stato previsto in sede di approvazione dello Statuto consortile (art. 18) e poi definito con deliberazione dell'Assemblea consortile in data 20.11.1982. Esso è composto di 39 unità, di cui 26 di ruolo e 13 a tempo determinato.
Poiché sono stati affidati in appalto ad imprese esterne i servizi di cucina e di custodia sono attualmente occupati nel Centro 26 lavoratori di ruolo, più uno stagionale, mentre le funzioni di direttore sono provvisoriamente svolte da un funzionario, in posizione di comando, della Provincia di Torino.
Di questi elementi darò copia scritta al Consigliere Chiabrando.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiabrando.



CHIABRANDO Mauro

Ringrazio l'Assessore Mignone anche per i dati che vorrà fornirmi.
Ovviamente ha ereditato questa materia e si è limitato a leggere una relazione che sicuramente qualche "esperto" gli avrà scritto tante belle parole su una iniziativa nata tra polemiche, contrasti, pareri favorevoli dubbiosi o contrari.
C'era l'intesa di valutare i risultati dalla gestione e di stabilire chi aveva ragione.
Ho presentato questa interrogazione per fare una prima valutazione e la relazione che l'Assessore mi fornirà, servirà a tale scopo.
Erano in molti a dubitare sulla possibilità che quell'iniziativa potesse reggere autonomamente sul piano economico nell'arco dell'anno. I dubbiosi e i contrari ritenevano che non ci sono condizioni ambientali e caratteristiche sufficienti per un afflusso spontaneo di gente tale da permettere la sopravvivenza e il pareggio dei bilanci.
Sono stati erogati 400 milioni per la gestione dell'azienda e già questo dato dimostra che i dubbi erano fondati e cioè, soltanto grazie al pagamento di una grossa parte delle rette, gli ospiti trovano la convenienza.
Altri spunti li ho tratti da una lettera pubblicata su un giornale dalla quale risulterebbe che la situazione non sarebbe positiva e il servizio assolutamente insufficiente. Nella lettera un ospite parla di pressapochismo e di improvvisazione nella gestione. Gli handicappati vengono lasciati a se stessi tanto che entrano nelle camere altrui e compiono atti sgradevoli ("defecano nel sacco a pelo degli ospiti").
E' una situazione abbastanza incresciosa.
A Prà Catinat in quel momento, su 7 handicappati c'erano 6 addetti quindi non si trattava di carenza di personale, ma di cattiva organizzazione della casa di soggiorno.
Mi riservo di leggere la relazione e di ritornare sull'argomento in una prossima occasione anche con le altre forze politiche per valutare la situazione e trarne le conseguenze.



MIGNONE Andrea, Assessore al turismo

Propongo di valutare in sede di Commissione, con dati alla mano, la situazione oggettiva confrontandola con le spese della gestione precedente.
Quanto alla lettera, devo dire che in Assessorato riceviamo spesso lettere di proposta da parte di persone ospiti in alberghi privati e in campeggi che lamentano situazioni di disagio e di difficoltà.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione del Consigliere Cerchio inerente la situazione occupazionale nella zona di Villafranca Piemonte


PRESIDENTE

Interrogazione del Consigliere Cerchio inerente la situazione occupazionale nella zona di Villafranca Piemonte.
La parola all'Assessore Tapparo.



TAPPARO Giancarlo, Assessore al lavoro

La situazione chiave a Villanfranca Piemonte è quella della Fornace Cappuccina, uno stabilimento che con 35 dipendenti operava nel settore dei laterizi e manufatti in cemento producendo pannelli in laterocemento travetti in cap e laterizio tralicciato, lastre in calcestruzzo tralicciato ed elementi per solaio in laterizio.
L'azienda ha iniziato a registrare segni di difficoltà fin dagli ultimi mesi dell'81.
Nel corso del 1982 vi sono stati periodi di cassa integrazione sia a Villafranca Piemonte che nell'altro stabilimento, più piccolo, di Beinasco.
Nel maggio scorso è stato siglato un verbale di accordo sindacale con il concorso dell'Assessorato lavori e industria della Provincia di Torino nel quale si concordava di chiedere la cig straordinaria per tutti i dipendenti e si lasciava la strada aperta all'eventualità che subentrassero nella gestione dell'azienda i lavoratori, in qualche modo associati.
Il 31 ottobre si è svolta una riunione presso il Comune di Villafranca Piemonte, cui ha partecipato tra gli altri il Consigliere interrogante, nel corso della quale è stato chiesto un incontro alla Regione per esaminare i problemi della zona e studiare concretamente la possibilità di assumere iniziative.
La disponibilità dell'Assessorato in questo senso è totale. La riunione è già stata calendarizzata per venerdì 25 novembre alle ore 9,30.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cerchio.



PRESIDENTE

CERCHIO.



PRESIDENTE

Ringrazio l'Assessore per la tempestività della risposta. Queste interrogazioni assumono un significato soprattutto quando ricevono la risposta in tempi brevi e tali per dare una soluzione ai problemi, a differenza di quelle che registrano ritardi di anni e finiscono per essere anacronistiche.
Mi auguro che nell'incontro del 25 novembre prossimo annunciato dall'Assessore venga sollecitata la concessione della cassa integrazione straordinaria nei confronti dei lavoratori della Fornace Cappuccina localizzata a Villafranca Piemonte.
Molte volte le realtà periferiche sono terra di nessuno e quindi hanno difficoltà, essendo zone ancora a vocazione rurale, di trovare sbocchi occupazionali.


Argomento: Rapporti Regioni - Governo - Trasporti e comunicazioni: argomenti non sopra specificati

Interpellanza del Consigliere Montefalchesi inerente l'autorizzazione concessa dalla direzione generale della M.C.T.C. per l'apertura nel Comune di Rivarolo di un centro privato per la revisione degli automezzi


PRESIDENTE

Interrogazione inerente l'autorizzazione concessa dalla direzione generale della M.C.T.C. per l'apertura nel Comune di Rivarolo di un centro privato per la revisione degli automezzi.
La parola al Presidente Viglione.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Poiché l'argomento dell'interpellanza tocca una problematica che non riguarda direttamente le competenze regionali, sono stati richiesti elementi di risposta alla competente Direzione provinciale della Motorizzazione civile, il responsabile dell'ufficio, ing. Bottino, aveva curato personalmente l'iter della lunga pratica autorizzativa ed ha quindi assicurato di far pervenire rapidamente ogni utile informazione.
Non appena sarò in possesso di tali elementi, mi farò premura di porli a disposizione del Consigliere Montefalchesi, al tempo stesso ponendo in essere gli eventuali e utili raccordi con il Ministero dei trasporti per quei provvedimenti che potessero rendersi necessari al fine di migliorare nelle opportune sedi pubbliche, il servizio di revisione autoveicoli che oggi risulta obiettivamente penalizzato da rilevanti ritardi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

La risposta della Giunta è interlocutoria. Ci possono essere due modi per rispondere al problema: la privatizzazione, con tutti i problemi che questa comporta rispetto a un servizio che e tenuto a garantire la sicurezza della circolazione, soluzione che per quanto ci riguarda non condividiamo, oppure il potenziamento delle strutture politiche verificando la volontà del Ministero di dotare le strutture provinciali di apparecchiature mobili che permettano di rispondere all'esigenza dell'utenza. Questa interrogazione dovrebbe avere una risposta compiuta quando arriverà la documentazione relativa.
Ringrazio la Giunta per aver voluto rispondere seppure interlocutoriamente.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Chiedo che questo problema venga portato alla Commissione competente.



MONTEFALCHESI Corrado

Ritengo discussa l'interrogazione. Credo che la sede opportuna sia la II Commissione. Comunque verificheremo.


Argomento: Centri intermodali

Interrogazione del Consigliere Carazzoni inerente il complesso di Domodossola che sta per andare all'asta


PRESIDENTE

Interrogazione del Consigliere Carazzoni inerente il complesso di Domodossola che sta per andare all'asta.
Risponde il Presidente Viglione.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

La Giunta regionale, non ha ritenuto possibile partecipare all'asta per l'acquisizione di immobili della ex OMI in territorio di Trontano, così come richiesto anche dall'interrogante, poiché il piano regionale dei trasporti non prevede in quella zona la realizzazione di strutture quali autoporti o magazzini doganali, con eventuale interscambio strada-ferrovia che invece può realizzarsi a Novara.
La Giunta, comunque sensibile nel concreto ai problemi di sviluppo dell'Alto Novarese, segue con attenzione gli studi avviati da Amministratori locali e mirati all'eventuale realizzazione di strutture che, nella prospettiva di entrata in funzione dello scalo ferroviario Domo 2 e della superstrada Voltri-Sempione, possano favorire positive risposte alle necessità comprensoriali del Verbano-Cusio-Ossola.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carazzoni.



CARAZZONI Nino

Devo osservare in premessa che l'interrogazione portava la data del 17 aprile 1982. Mi pare ovvio che non si possano fare molte considerazioni in merito a una risposta che viene data ormai fuori tempo e quando il problema non è più di attualità.
Il ritardo della risposta ovviamente non permette una valutazione approfondita del problema.
Il problema dello scalo Domo 2 è ritornato di attualità proprio in questi giorni a seguito di una relazione presentata innanzi al Consiglio provinciale di Novara, riunito straordinariamente a Domodossola, durante la quale si è detto che se lo scalo ferroviario non dovesse essere circondato da opportune infrastrutture rischierebbe fatalmente di essere una cattedrale nel deserto, cioè soltanto una stazione di passaggio del compartimento di Milano, perché quella zona dipende, dal punto di vista ferroviario, dal compartimento di Milano.
Mi sembrava opportuno che la Regione valutasse la possibilità, che in allora esisteva, di assicurare per finalità pubbliche un terreno che bene si prestava allo scalo internodale dei grandi trasporti Tir.
In questo senso, dato che ho già premesso che si tratta di una risposta completamente fuori tempo, mi devo dichiarare insoddisfatto, non accettando la tesi che si sia banalmente buttata a mare una possibilità concreta che avrebbe sicuramente influito sullo stato di depressione economica dell'Alto Novarese.


Argomento: Viabilità

Interpellanza del Consigliere Vetrino inerente il SITO


PRESIDENTE

Interpellanza del Consigliere Vetrino sull'attività del SITO.
Risponde il Presidente Viglione.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Il problema presentato dal Consigliere Vetrino è molto importante tanto che discuterlo con un'interpellanza diventa difficile. Darò comunque alcuni elementi di risposta.
Fin dal momento della presentazione, del novembre 1982, la presente interrogazione era stata trattenuta per la risposta dal Presidente della Giunta, al quale in larga misura aveva fatto capo la questione per gli aspetti più squisitamente istituzionali. E' quindi difficile oggi per il sottoscritto (nuovo Presidente) riferire sulle direttive fornite per il SITO ai Consiglieri di nomina regionale o sui motivi per i quali si era proceduto alla nomina di un nuovo amministratore delegato.
Posso solo dire che il cambio di amministratore è collegato al maggior impegno della Regione nel SITO, con il 49% delle azioni, nonché alle modifiche dello Statuto con novità nella parte che riguarda la figura degli amministratori, novità suggerite anche dal socio potenziale Azienda FF.SS.
Debbo aggiungere che i problemi vecchi e nuovi del SITO sono parecchi e alcuni ci impegnano a rapide soluzioni peraltro non facili. Un grosso nodo è rappresentato dal rapporto fra la Regione, il Sito e il Consorzio di privati SoCoTras, anzitutto per quanto concerne i problemi di capitalizzazione della società: il bilancio regionale è notoriamente avaro di fondi, quindi non può verosimilmente dare al SITO quanto i privati vorrebbero, anche se un grosso sforzo finanziario è comunque necessario per permettere il pieno decollo della società. Da parte sua il Sito ha già disponibile un primo studio, da completare in alcuni punti, riguardante funzioni e bacini di traffico; la Finpiemonte ci deve consegnare un suo elaborato sulle necessità finanziarie del Sito per i prossimi anni necessità che dovrebbero comunque orientarsi intorno ai 15 miliardi di lire.
Tali indicazioni sono state oggetto di discussione nel corso dell'Assemblea degli azionisti Sito, svoltasi lunedì 7 novembre scorso. In quella sede si è ventilata l'ipotesi di procedere ad una acquisizione di terreni con l'inserimento nella società degli attuali proprietari, che in sostanza diverrebbero azionisti con pagamento in beni fondiari.
Si calcola che il Sito possa sopportare dai 40 ai 100 milioni di quintali merce ogni anno. La giusta quantità potrebbe essere dai 50 ai 60 milioni di quintali merce. Occorre una politica generale. La Regione Lombardia sta disegnando di realizzare a 40 km, da Milano, un centro merci o più centri merci.
A Rivalta Scrivia opera un centro merci, costruito 25 anni fa circa e promosso dall'allora Presidente della Confindustria con capitale azionario di importanti industriali e con una attrezzatura notevole. Quel centro è però lontano da Torino, infatti era nato per servire il porto di Genova.
Il Sito dovrebbe raccordare l'area di Torino e del Piemonte per il trasporto all'estero ed appoggiarsi ai porti mediterranei, ma anche non mediterranei.
Forse il Sito non è stato compreso nel suo giusto valore. Sarebbe un'opera importante perché sappiamo che la spesa del trasporto delle merci incide notevolmente sui costi. Occorrono poi amministratori validi di alta professionalità e moralità in senso assoluto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vetrino.



VETRINO Bianca

Ringrazio il Presidente Viglione per la risposta all'interpellanza che però non era stata indirizzata alla sua persona.
L'interpellanza era datata 2 novembre 1982, però udendo le parole del Presidente della Giunta, abbiamo osservato quale attualità abbia ancora in questo momento il problema del Sito che è di ordine politico, organizzativo e programmatico anche in considerazione della pluralità dei soggetti che vi sono coinvolti. Nel caso nostro si tratta della Regione e della Finpiemonte.
Non è argomento da trattare in sede di interrogazione, ma quando abbiamo presentato l'interpellanza c'era un caso specifico che determinava una presa di coscienza e la nostra ambizione che si determinassero le condizioni per svolgere un dibattito.
Il momento è ancora opportuno e il dibattito avviato sul Piano di sviluppo consentirà di trattare del Sito visto che è destinato ad avere una parte importante.
All'incontro del Ministro Demichelis con le forze sociali e le forze imprenditoriali si sono trattati alcuni argomenti prioritari per lo sviluppo del Piemonte, tra i quali vi era anche quello del Sito.
Quindi il tema va chiarito ed evidenziato con la pluralità dei soggetti interessati magari anche in un'ottica nuova che tenga conto delle realtà delle altre Regioni con le quali è necessario stabilire un coordinamento.
L'interpellanza come anche il dibattito che si è svolto in Consiglio sul tema delle nomine presupponeva una risposta più specifica sui motivi che avevano indotto il cambiamento dell'amministratore delegato.
Non voglio ritornare su questo argomento, anche per non abusare del tempo concesso, dico però che attualmente il Consiglio di amministrazione del Sito non gode la fiducia del Consiglio regionale. Ricordo che quell'organo è stato votato senza la valutazione della competente Commissione delle nomine.
Recentemente abbiamo introdotto, con la piena consapevolezza di tutte le forze politiche, criteri di rigore in questo campo. Mi chiedo se non sia il caso di rivedere immediatamente la composizione del Consiglio di amministrazione del Sito perché risponda a quei criteri di professionalità di rigore morale e amministrativi detti dal Presidente della Giunta.


Argomento: Programm. e promoz. attivita" socio-assist. (assist. minori, anziani, portat. handicap, privato sociale, nuove poverta")

Interrogazione dei Consiglieri Martinetti, Martini, Lombardi e Paganelli inerente l'apertura della casa di riposo "Casa Serena"


PRESIDENTE

Interrogazione dei Consiglieri Martinetti, Martini, Lombardi e Paganelli, inerente l'apertura della casa di riposo "Casa Serena".
Risponde l'assessore Bajardi.



BAJARDI Sante, Assessore alla sanità

L'interrogazione in oggetto pone quesiti in relazione all'uso possibile della struttura denominata Casa Serena, ubicata a Cuneo, già di proprietà dell'Onpi.
Rilevo che il miglior uso della struttura deve essere definito dai comuni associati della zona n. 58 nell'ambito del programma zonale di attività e di spesa. Il presidio infatti, dopo la soppressione dell'Onpi, è di proprietà comunale e, secondo quanto previsto dalla normativa regionale deve essere posto a disposizione dell'U.S.S.L. per le esigenze della zona.
Sono conscio che la determinazione dell'uso può non essere facile, dato che la struttura, enorme, era stata realizzata secondo una concezione alberghiera e destinata a 270 anziani autosufficienti provenienti da ogni parte d' Italia e ammessi secondo una graduatoria basata sul loro reddito e stato di salute; mentre ora l'ambito territoriale di provenienza dei possibili utenti deve essere ristretto agli anziani residenti nel territorio dell'U.S.S.L. n. 58.
Nelle condizioni sommariamente descritte, desta seria preoccupazione l'avvio dell'uso sia pure parziale, come istituto per anziani autosufficienti per i maggiori oneri che ne deriverebbero e che sono ovviamente a carico degli enti locali.
Si concorda con lo sforzo fatto localmente di cercare di individuare un uso polivalente della struttura, purché ovviamente gli usi diversi da quelli socio-assistenziali, che siano opportuni ed utili, forniscano un reddito per il bilancio di tale settore, dato che occorre rispettare la destinazione socio-assistenziale anche in caso di conversione patrimoniale.
La Regione comunque si impegna a continuare gli incontri con L'U.S.S.L.
58 e con il Comune di Cuneo per favorire la determinazione del migliore uso possibile della struttura in relazione a scelte adottate dai Comuni associati nell'ambito delle normative regionali e sulla base delle esigenze del territorio zonale.
Per quanto riguarda la possibilità dell'utilizzo del fondo ex Onpi per l'avvio della gestione, ricordo che esso non è finalizzato alla gestione delle case ex Onpi (che ora sono comunali) e che comunque è conglobato nel fondo unico regionale per la gestione dei servizi socio-assistenziali già ripartito, per l'esercizio finanziario 1983, tra tutti i comuni singoli e associati secondo le norme della legge regionale n. 20/82 e i criteri concretamente definiti con deliberazione del Consiglio regionale.
D'altra parte per l'avvio della gestione, dal momento in cui sia stato definito l'uso complessivo della struttura, potranno essere utilizzati anche i fondi a tale scopo erogati dalla Regione al Comune di Cuneo negli anni 1979/1980.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Martinetti.



MARTINETTI Bartolomeo

Ringrazio la Presidenza per avere concesso la discussione di questa interpellanza che - non posso fare a meno di ricordare - risale al mese di novembre 1982. Purtroppo l'anno passato non ha portato modificazioni alla situazione scandalosa della Casa Serena, che desta nella popolazione motivi di grande meraviglia.
E' un edificio costruito a scopo assistenziale per gli anziani, finito e arredato di tutto punto, ma da tre o quattro anni inutilizzato.
Il 9 agosto 1982 "L'Unità" ha tentato di incolpare della mancata apertura della Casa Serena la Giunta comunale di Cuneo, ma in realtà sono gli schemi della politica assistenziale della Regione Piemonte che non ne hanno permesso l'utilizzazione.
Noi non siamo apodittici su questo problema. E' una casa di riposo che avrà alcuni lati negativi rispetto all'ubicazione e alla dimensione, ma che, comunque, rimane assolutamente inutilizzata per lo scopo per cui era stata fatta.
Vorrei che il Consiglio e l'opinione pubblica si rendessero conto di come sia grave il fatto che una realizzazione di quel tipo resti inutilizzata, soprattutto perché gli schemi rigidi della politica assistenziale della Regione Piemonte non consentono una utilizzazione in linea con le finalità che erano all'origine della struttura.
Che si trovino soluzioni di altro genere, le quali prescindano del tutto da questa finalità, mi sembra piuttosto difficile. D'altra parte l'Assessore Bajardi sa che problemi di questo tipo, anche se meno vistosi esistono in tutta la Regione, indipendentemente dal fatto che le comunità abbiano una amministrazione di destra, di sinistra o di centro.
Ciò dimostra la necessità di case-albergo e di case di riposo, in cui sia possibile una forma di assistenza più aperta rispetto agli schemi della comunità-alloggio, che è l'unica struttura ammessa dal Piano regionale per gli autosufficienti o i quasi autosufficienti.
La sostanza dell'interrogazione, la cui risposta arriva ad un anno di distanza, mi permette di raccomandare all'Assessore, che è di mentalità concreta e realistica, a voler attentamente prendere in esame il problema generale da noi più volte sollecitato.
Come abbiamo sostenuto più volte, la formula della comunità-alloggio non è assolutamente autosufficiente a rispondere alle emergenti e continue necessità di assistenza agli anziani della Regione.


Argomento: Trasporti e comunicazioni: argomenti non sopra specificati

Interrogazione del Consigliere Cerchio inerente i disagi causati dallo sciopero nel Canavese dai dipendenti dell'Azienda Trasporti


PRESIDENTE

Interrogazione del Consigliere Cerchio inerente i disagi causati dallo sciopero nel Canavese dai dipendenti dell'Azienda Trasporti.
La parola all'Assessore Cerutti



CERUTTI Giuseppe, Assessore ai trasporti

Anche la mia è una risposta tardiva.
Da informazioni assunte presso funzionari dei trasporti torinesi risulta che la vertenza tra i sindacati e l'azienda è stata composta ponendo termine alle agitazioni ed agli scioperi del personale delle due linee in concessione.
Per quanto concerne gli interventi e gli investimenti che il Ministero dei trasporti intende attuare, la Regione Piemonte partecipa alle scelte esprimendo il proprio parere in merito alla programmazione degli interventi stessi.
Ciò ovviamente nei limiti ristretti del fondo comune nazionale ed in attesa di un finanziamento del piano nazionale di risanamento delle Ferrovie concesse e conseguente relativo trasferimento delle competenze alle Regioni.
Solo con la realizzazione di tali iniziative si renderà possibile un effettivo salto di qualità per l'utilizzo delle ferrovie in concessione adeguando le infrastrutture ed il servizio alle esigenze attuali e future dell'utenza.
La Regione Piemonte ha da tempo predisposto un progetto di risanamento e potenziamento della Torino-Ceres e della Canavesana al fine di raggiungere gli obiettivi sopra esposti.
In tale ambito, questo Assessorato mantiene un confronto fattivo con i Comuni delle linee interessate per concordare l'adeguamento e la congruità del progetto stesso con gli strumenti urbanistici di tali Comuni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cerchio.



CERCHIO Giuseppe

Le sarò grato se mi farà avere copia della risposta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

In merito al punto terzo all'ordine del giorno "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", rendo noto che ha chiesto congedo il Consigliere Ariotti.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

Sono stati presentati i seguenti progetti di legge N. 339 : "Adeguamento della normativa regionale in materia di turismo ai principi fondamentali della legge 17 maggio 1983, n. 217" presentato dalla Giunta regionale in data 31 ottobre 1983 N. 340 : "Disciplina delle associazioni interaziendali per i servizi sostitutivi in agricoltura", presentato dai Consiglieri Chiabrando Lombardi e Penasso in data 31 ottobre 1983 N. 341 : "Consulta di controllo sulla operatività delle leggi regionali e sulla razionalità della spesa regionale", presentato dal Consigliere Carazzoni in data 3 novembre 1983 N. 342 : "Interpretazione autentica del disposto di cui all'art, 1 secondo comma, lettere c) e d) della legge regionale 23 dicembre 1982, n.
41", presentato dalla Giunta regionale in data 3 novembre 1983 N. 343 : "Modificazioni ed integrazioni alla legge regionale 17/10/79, n. 60 'Norme per la tutela della fauna e la disciplina della caccia' e alla legge regionale 10/12/80, n. 80 'Interpretazione autentica e modifiche alla legge regionale 17/10/79 n. 60 recante norme per la tutela della fauna e la disciplina della caccia'", presentato dalla Giunta regionale in data 3 novembre 1983 N. 344 : "Bilancio di previsione per l'anno finanziario 1983" presentato dalla Giunta regionale in data 10 novembre 1983.


Argomento:

c) Apposizione visto Commissario del Governo


PRESIDENTE

Il Commissario del Governo ha apposto il visto alla legge regionale del 14 settembre 1983: "Norme transitorie alla legge regionale 17 ottobre 1979, n. 60 e successive modificazioni" alla legge regionale del 6 ottobre 1983: "Norme di attuazione del decreto del Presidente della Repubblica 20 dicembre 1979, n. 761, in materia di procedure concorsuali e disciplina del rapporto di impiego del personale delle UU.SS.LL." alla legge regionale del 13 ottobre 1983 "Provvedimenti in materia di tasse sulle concessioni regionali. Modifiche alla legge regionale 6/3/80 n.
13".


Argomento:

d) Deliberazioni adottate dalla Giunta regionale


PRESIDENTE

Comunico che le deliberazioni adottate dalla Giunta regionale nelle sedute del 27 ottobre, 3, 8 e 10 novembre 1983 in attuazione dell'art. 7 primo comma della legge regionale 6 novembre 1978, n. 68 - sono depositate e a disposizione presso il Servizio Aula.


Argomento: Bilanci preventivi

Comunicazioni della Giunta regionale


PRESIDENTE

Comunicazioni della Giunta regionale. La parola al Presidente della Giunta regionale per una comunicazione.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Comunico che tra poco sarà consegnato ai Consiglieri il bilancio di previsione 1984, la relazione e il quadro di riferimento.



BRIZIO Gian Paolo

Risulta che gli Assessori hanno fatto varie dichiarazioni sul bilancio prima che i Consiglieri l'abbiano esaminato.
Devo denunciare questa scorrettezza politica.


Argomento: Industria (anche piccola e media) - Problemi del lavoro e della occupazione

Dibattito sui problemi della siderurgia


PRESIDENTE

Passiamo al punto quarto "Dibattito sui problemi della siderurgia".
Questo dibattito ha già avuto sviluppo nell'ambito della Commissione quindi, per accordi presi nella Conferenza dei Capigruppo oggi si svolge un dibattito con carattere di dichiarazione di voto.
La relazione introduttiva viene svolta dall'Assessore Tapparo che ha la parola.



TAPPARO Giancarlo, Assessore all'industria

Credo che, dopo le ultime notizie dei quotidiani in merito all'accentuazione della rigidità dei contingentamenti per la siderurgia previsti dalla CEE per il prossimo quadrimestre del 1984, il nostro contributo di idee e di sollecitazioni si manifesta nel momento giusto.
Già in sede di I e IV Commissione si è dibattuto questo tema. Voglio ricordare alcuni punti significativi. Stiamo vivendo una fase di aggiustamento dell'apparato industriale per quanto riguarda il settore dell'acciaio che probabilmente si proietterà per un decennio.
Tale ristrutturazione investe tutti i paesi, compreso il Giappone.
Credo che sia giusto ricordare gli elementi che hanno accentuato le difficoltà e la necessità di ristrutturazione.
Il primo aspetto è il grande aumento di capacità produttiva che si è manifestata a livello internazionale dalla fine degli anni '60 agli inizi degli anni '70 anche nei Paesi del Terzo Mondo. Contemporaneamente però la crisi economica ha ridotto il consumo di acciaio :queste le due concause che aggravano la situazione.
L'altro elemento è costituito dai prodotti sostitutivi :la plastica l'alluminio e altri prodotti che sostituiscono l'acciaio.
Infine notevole è stato il mutamento negli elementi costitutivi dell'industria degli acciai e dei metalli: l'energia, il capitale, i trasporti, la ricerca sono tutte componenti fondamentali che essendo mutate nei prezzi e nella disponibilità hanno portato alla necessità di alcuni radicali mutamenti nella siderurgia.
Alla fine degli anni '70 si pose l'interrogativo se aveva ancora un senso mantenere la siderurgia in strutture di grandi dimensioni nei paesi industrialmente avanzati.
Personalmente credo che la siderurgia abbia ancora un ruolo molto importante da svolgere nei paesi industrialmente avanzati e che quindi valga la pena di impegnare risorse e attenzione per fare sì che questa parte dell'apparato industriale sia adeguato.
Si deve inoltre tener presente che l'evoluzione delle tecnologie ha permesso al settore siderurgico di produrre con dimensioni più ridotte facilitando l'avvicinamento della produzione ai mercati di consumo grazie appunto a strutture industriali più flessibili.
In Piemonte si stanno compiendo significativi e marcati processi di modernizzazione che sono condizione per mantenere in piedi questa parte di apparato industriale, poiché, solo una siderurgia ad elevata qualificazione tecnologica e capace di adeguarsi alle esigenze del mercato può restare solida e valida di qui alla fine del secolo.
Dunque in Piemonte abbiamo compiuto alcuni passi in questa direzione dobbiamo compierne altri.
Purtroppo la ristrutturazione cade nella generale necessità di adeguamento del sistema produttivo siderurgico nazionale, con l'ipotesi dei tagli che potrebbero indiscriminatamente andare a colpire dove i processi di riqualificazione produttiva sono già avvenuti, dove gli investimenti sono stati compiuti, e dove gli impianti ora risultano validi.
Evidentemente l'attuazione del piano energetico nazionale, il miglioramento del sistema dei trasporti, una maggiore integrazione con la Liguria e con la Lombardia nel sistema delle infrastrutture, sono componenti importanti per far crescere la competitività del nostro apparato siderurgico.
Ritengo questo il cuore del nostro ragionamento : si devono stabilire criteri nazionali che cerchino di coniugare il bisogno sociale con il momento della produttività e della competitività dell'industria dell'acciaio.
Tali criteri devono essere di guida per individuare gli impianti da chiudere.
E' assurdo pensare che investimenti appena realizzati con impianti validi, con tecnologie sofisticate e avanzate debbano essere chiusi e in certi casi ripetuti in altre località, in virtù del bilanciamento con gli aspetti sociali, assorbendo risorse finanziarie nazionali che potrebbero essere utilizzate nella politica industriale ed economica, con particolare attenzione per il Mezzogiorno.
Inoltre pare opportuno riconsiderare la legge n. 46, nata per l'innovazione tecnologica e dove è stato inserito un "modulo" per quanto riguarda la siderurgia. Per esempio i premi alla chiusura degli impianti devono essere maggiormente raccordati con l'utilizzo delle risorse derivanti dai "premi per chiusura" verso attività sostitutive di differenziazione di prodotto.
Credo sia anche utile migliorare l'utilizzo delle risorse finanziarie a disposizione in tutti i campi, da quelli comunitari a quelli nazionali.
Abbiamo già dibattuto la necessità di un migliore coordinamento nell'utilizzo dei fondi CECA attualmente gestiti, per il Piemonte, dal Mediocredito, tra indirizzi di politica industriale ed erogazione dei fondi.
In questo contesto vi è poi l'importante tema della riqualificazione professionale dei lavoratori ex siderurgici che entrano nel mercato del lavoro, tema che pone problemi di risorse e di chi deve erogarle.
Altro problema in rapporto a quello che è stato l'accordo Italsider/Fiat, è quello relativo alla necessità di ultimare gli investimenti negli stabilimenti ex Teksid, in attuazione dell'accordo citato.
E' anche necessario che l'Iri proceda al completamento dei finanziamenti per l'ultimazione del piano di ristrutturazione della Sisma.
Infine occorre uno sforzo particolare nel campo delle produzioni di acciai zincati, pre verniciati e plastificati che paiono essere settori estremamente significativi per il futuro.
Va sottolineato che l'industria siderurgica piemontese nel settore acciai inossidabili è estremamente avanzata. Occorre trovare un equilibrio tra le esigenze di Terni e la presenza di impianti estremamente validi, con una quota di mercato consolidata e in via di espansione, dell'ex Teksid per gli inox.
Gli Assessori regionali all'industria delle Regioni che hanno impianti siderurgici, all'incontro a Roma della prossima settimana dovranno portare queste posizioni, che non possono e non devono essere campanilistiche, ma posizioni di ragionevolezza economica e sociale che cercano di minimizzare i danni, gli sprechi di risorse e gli investimenti fatti.
La I e la IV Commissione hanno lavorato seriamente e approfonditamente giungendo a considerazioni unitarie sui punti significativi che ho brevemente indicato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Moretti.



PRESIDENTE

MORETTI.



PRESIDENTE

Nel pronunciare la mia dichiarazione di voto vorrei soffermarmi brevemente sulla crisi mondiale del settore della siderurgia aggravata dalla decisione della CEE di ridurre la produzione.
Vi è però una contraddizione che va dal 1973 al 1980 la produzione nel settore è aumentata di circa 5 milioni di tonnellate.
Il P.S.I. ha tenuto conto di quanto è stato dibattuto alla Camera dei Deputati il 12 ottobre, venne approvata a maggioranza una risoluzione invitando il Governo a rinegoziare in sede CEE le quote produttive della siderurgia.
Per questo motivo abbiamo ritenuto di ridiscutere il problema a livello regionale. In questi giorni la Flm ha discusso della siderurgia. Ho ricevuto dall'Unione Industriale e dal sindacato una documentazione dalla quale traspare chiaramente che l'occupazione aumenterà. Dal 1979 al 1983 la diminuzione degli addetti passerà dai 12.000 addetti del 1983 ai 10.000 del 1985.
Invito l'Assessore a preparare un dibattito su questi problemi per verificare la futura situazione produttiva e occupazionale.
Non per campanilismo, perché il problema ha dimensioni mondiali, ma la Regione Piemonte deve maggiormente impegnarsi non solo del piano di ristrutturazione Finsider, della siderurgia privata, del Piemonte.
La Regione deve anche valutare gli aspetti territoriali. Ho già detto in Commissione che vi sono tre ambiti territoriali importanti la bassa Val di Susa, l'Alto Novarese e la Valle Scrivia.
Per questi obiettivi tutte le forze politiche presenti in Consiglio regionale si devono impegnare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carazzoni.



PRESIDENTE

CARAZZONI.



PRESIDENTE

Signor Presidente, colleghi, il documento presenta una grave carenza che ci impedirà di approvarlo. Esso non fa cenno alle responsabilità politiche che hanno determinato la crisi dell'acciaio in Italia e che hanno portato ai tagli dolorosi della CEE.
E' su questo aspetto che vogliamo intrattenerci brevemente, rinunciando a quell'intervento più ampio che avevamo preparato in previsione del dibattito sull'argomento.
Nell'arco di tempo che va dal 1974 al luglio di quest'anno l'occupazione nella siderurgia è diminuita del 65% in Gran Bretagna, del 30% in Francia, del 17,1% in Germania, del 16% in Belgio. Complessivamente in Europa è scesa di 300 mila unità, pari al 37,9% degli occupati.
Orbene, a fronte della situazione descritta, in Italia l'occupazione in campo siderurgico sempre nel decennio considerato, 1976/1983, si è ridotta "soltanto" (e sottolineiamo il "soltanto" del 4,1%. Perché mai? Perché mai intendiamo dire, mentre altre Nazioni - come la Germania, il Belgio, la Francia - hanno affrontato tempestivamente e con coraggio i mutamenti industriali, l'Italia (e qui non parliamo ancora del Piemonte) ha voluto invece l'espansione di un settore che appariva già compromesso e senza prospettive di sviluppo? Per l'incapacità - rispondiamo noi - della classe dirigente del regime a prevedere la crisi, una crisi che abbiamo visto essere di portata mondiale; e ad avviare per tempo quei programmi di ristrutturazione e di riconversione che, essi soltanto, avrebbero consentito oggi di non perdere altri posti di lavoro.
Adesso, ci si strappa le vesti perché la CEE, in forza del trattato CECA da noi liberamente sottoscritto, ha impostato tagli alla siderurgia pubblica e privata italiana il cui costo, da qui al 1985, sarà una riduzione complessiva di 11/12.000 dipendenti del settore, di cui 8.000 pubblici e 3/4.000 privati.
E - con inutili scioperi, occupazioni dannose e blocchi stradali organizzati dai soliti sindacati - si tende a suscitare nei lavoratori un odio antieuropeo inconcepibile, quasi fosse la CEE colpevole dell'attuale situazione.... Va invece chiarito di chi sono le effettive responsabilità non permettendo che le colpe immense dei governi italiani siano addebitate ad altri ed abbiano a ripercuotersi con disastrosi effetti sul piano occupazionale.
Quando già si intravedevano linee di tendenza che non lasciavano spazio ad ulteriore produzione di acciaio, si sono gettati mille miliardi per "salvare" Bagnoli, che poi non ha potuto riaprire e che vede i propri dipendenti ancora costretti alla cassa integrazione. Allora, noi domandiamo, perché tutti i soldi spesi a Bagnoli non sono stati-investiti nell'elettronica, nell'informatica, insomma nei settori ad alta tecnologia? Il Presidente dell'IRI ha ammesso che, su 1.000 miliardi attribuiti al fondo investimenti, 800 sono andati alla siderurgia, contro appena 100 rispettivamente per elettronica e telecomunicazioni : è forse questa una moderna politica industriale o non piuttosto una scelta suicida? La siderurgia pubblica ha registrato un passivo di 1,131 miliardi nel 1981, di 1.400 miliardi nel 1982 e si avvia oltre i 1.600 miliardi di deficit nel corrente anno. Le perdite per dipendente sono passate dai 2,5 milioni del 1979 ai 20 milioni del 1982, mentre i consumi interni sono scesi a 18 milioni di tonnellate - secondo gli ultimi dati forniti dall'Assifer contro una capacità produttiva di 37 milioni di tonnellate. La realtà molto amara ma di cui occorre prendere atto, è che non c'è spazio e quindi, possibilità di vita sia per Bagnoli che per Cornigliano: ma la classe dirigente di questo regime da Berlinguer a Longo non vuole ammetterlo o, meglio, non trova il coraggio per dirlo....
E figuriamoci cosa sarebbe accaduto se, dando ascolto alle indicazioni dell'allora Ministro Mancini (compagno di partito dell'Assessore Tapparo..) a Gioia Tauro, dove al posto dei campi coltivati è rimasto il deserto fosse stato realizzato il V Centro siderurgico Ecco: è alla luce di tutte queste considerazioni che, secondo noi, deve essere letta anche la situazione della siderurgia pubblica e privata in Piemonte.
Perché è vero, tanto per fare un esempio - e l'Assessore Tapparo ha perfettamente ragione nel sottolinearlo - che la qualità degli impianti della Inox, moderni perché realizzati nel 1977, è leader in Europa nella produzione di acciai inossidabili; e che, pertanto, questo fattore deve essere gettato come "peso contrattuale" sulla bilancia CEE :ma anche questo caso rientra sempre, e ci riporta al più generale problema della credibilità politica che, in sede comunitaria, può ancora ottenere l'Italia, ormai di fatto relegata in posizione marginale. Ora, scontata l'inevitabilità dei tagli, occorre peraltro vedere come questi si ripercuoteranno sulla siderurgia piemontese.
E qui, tenendo conto che in Piemonte si sono già persi negli ultimi anni circa 6.000 posti di lavoro, mentre dal 1983 al 1985 si prevede di perderne altri 2.300: e tenendo altresì conto che già attualmente gli impianti sono utilizzati al 50% della loro capacità produttiva - qui dicevamo, noi saremmo anche d'accordo con l'impostazione dell'Assessore Tapparo, secondo il quale non si dovrebbe tagliare indiscriminatamente ed occorrerebbe, invece, stabilire precisi criteri in questa "politica dei tagli". Perché, e non per volere fare del campanilismo regionale, ci sembra veramente ingiusto che non si tenga conto, nel quadro di una pur necessaria azione di ridimensionamento, dei dati prima riferiti.
Non si consideri, cioè che in Piemonte - a prezzo di duri sacrifici sono state già attuate quelle riconversioni alle quali, invece, altre Regioni mai si sono volute adattare; e che adesso possa passare un'ulteriore penalizzazione della siderurgia piemontese, penalizzazione che altro non significherebbe se non la definitiva dispersione di un patrimonio di alta professionalità nonché la condanna al totale degrado di alcune zone della nostra Regione - come la Val d'Ossola, la Valle Scrivia, la basse Valle Susa - che, non avendo possibilità di altre attività sostitutive hanno nell'industria siderurgica la loro unica ed ultima possibilità di vita.
Saremmo d'accordo, abbiamo detto. D' accordo, cioè, nel sostenere che la IAI-acciai inossidabili debba poter continuare a funzionare a pieno ritmo, con il suo impianto a colata continua che è tra i più moderni in Europa. D'accordo che la IAS-acciai speciali non debba subire alcuna riduzione a vantaggio di Piombino. D'accordo che la sopravvivenza degli impianti Finsider di Novi Ligure non debba dover dipendere dal mantenimento o meno di Cornigliano, così come la Sisma di Villadossola, per la quale invece - oltre alla chiara definizione dell'assetto proprietario - sarebbe indispensabile il completamento degli investimenti e soprattutto la costruzione della centrale elettrica di Piedilago, che consentirebbe un notevole abbattimento dei costi energetici.
D'accordo su tutto. Ma, realisticamente, per non abbandonarci a rivendicazioni soltanto velleitarie, per non attestarci su posizioni solo demagogiche, dobbiamo anche chiederci :quali possibilità di affermazione può avere questa linea di difesa del Piemonte, ancorché legittima e fondata, di fronte al dramma che coinvolge realtà tanto più vaste ed importanti della nostra? Possiamo allora solamente auspicare che il governo regionale voglia e sappia tutelare nel miglior modo il livello tecnologico, la capacità produttiva, la consistenza occupazionale della siderurgia piemontese. E questo è tutto.
Ma, prima di concludere, dobbiamo ancora fare un discorso più preciso per quanto riguarda le Aziende ex-Teksid.
Come è noto, la Teksid era una Società del gruppo Fiat per la produzione dell'acciaio, rilevata dalla Finsider per direttiva del Ministro dell'epoca (cioè a dire il solito De Michelis) "a scatola chiusa". Tant'è vero che il prezzo pagato non si conosce. Ha scritto il "Mondo": "Secondo la versione della Fiat, l'accordo firmato dalle parti fissava queste cifre :15 miliardi per la cessione alla Nuova Italsider del 50 per cento della Laf (laminati):47,9 miliardi per la cessione alla Nuova Sias del 51 per cento della Ias (acciai speciali); 200 milioni per la cessione della Isi (acciai inossidabili) alla Terni".
Dal conto, però, mancano le notizie relative ai debiti, di cui la Finsider si e assunta l'onere, ed alla valutazione dei magazzini:e "l'operazione" puzza di bruciato, perché nessuno che sia sano di mente acquista un bene senza conoscerne il valore. Nel caso della Teksid, invece è bastato che Agnelli, avendo scoperto di non avere più bisogno delle acciaierie, minacciasse "Io licenzio", perché subito il Ministro e la Finsider si affrettassero a dire "Compriamo noi".
E comprarono, infatti : ma - lo abbiamo già detto - "a scatola chiusa" come si trattasse di un barattolo di conserva. Il risultato fu che, ad "operazione" conclusa, si è visto come il conto economico registra perdite e quello patrimoniale un deficit assai consistente, tant'è che ora si parla per la Teksid di 250 miliardi.
E non è finita. Sia perché la Fiat, dopo aver rifilato le aziende alla Finsider, s'è vista regalare anche 90 miliardi per contributo statale allo smobilizzo di impianti siderurgici. Sia perché la Fiat, che aveva venduto dietro promessa di continuare a servirsi dell'acciaio prodotto dalle imprese Teksid, adesso annulla programmi e commesse, giustificandosi con la crisi del mercato dell'auto. Sia perché, infine, i 2.500 operai circa "targati Fiat" che verranno messi in carico alla cassa integrazione (cioè all'Inps, cioè alla collettività) saranno conteggiati nei tagli della siderurgia pubblica, grazie all'incauto acquisto compiuto dalla Finsider. E magari De Michelis, divenuto nel frattempo Ministro del lavoro, accuserà di "insensibilità sociale" il collega democristiano Darida, costretto ad eseguire una condanna che reca la firma proprio dell'esponente socialista..
Ecco: abbiamo voluto ricordare questa situazione - di cui nessuno parla, perché qui veramente il silenzio è d'oro, anzi il silenzio è Fiat per denunciare l'ingiustizia morale, politica, sociale, di un piano di licenziamenti nel settore che viene attuato lasciando al loro posto i responsabili pubblici del disastro e mettendo in mezzo alla strada i lavoratori.
Abbiamo già osservato, che, a nostro avviso, la Regione non può fare molto: può nondimeno impegnarsi con forza e con determinazione - a questo appunto, ci riferivamo quando parlavamo di azione di tutela della siderurgia piemontese e delle sue aziende - perché sia fatta luce, piena luce, su tutte queste dubbie speculazioni.
E, detto questo, più in là non è possibile andare: perché - a prescindere da quanto abbiamo voluto segnalare - quello siderurgico è un problema, anzi un dramma, che travalicando i confini regionali ha caratteristiche, dimensioni e portata nazionali.
Problema e dramma che potrà e dovrà essere affrontato con una volontà politica radicalmente rinnovata, con una programmazione seria e responsabile, con un piano siderurgico integrato tra il pubblico ed il privato e non sbilanciato dai consueti ottimismi demagogici (quelli, tanto per intenderci, che hanno portato ad investire mille miliardi per Bagnoli senza che vi fosse la certezza dell'impiego produttivo degli impianti ) con il coraggio di compiere alfine scelte difficili e dolorose e sofferte però capaci di offrire concrete possibilità di riconversione: secondo le indicazioni di fondo che abbiamo riassunto in questo intervento e che ci permettiamo offrire quale contributo del Movimento Sociale Italiano Destra Nazionale a questo dibattito.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Barisione.



BARISIONE Luigi

L'esigenza di rispettare i tempi è un'esigenza reale anche se il problema che ci troviamo da dibattere è complesso e drammatico.
La CEE ha perso quote consistenti di produzione e di mercato rispetto ai paesi socialisti ed emergenti.
L'innovazione tecnologica con i suoi processi ha determinato la diminuzione dei consumi dei prodotti siderurgici.
Di fronte a questo panorama e anche di fronte alla ripresa dell'economia mondiale, la domanda di acciaio non potrà più essere in crescita rilevante e bisognerà avere coscienza di questa situazione irreversibile.
Vi sono degli aspetti della recessione economica che sono contingenti e che hanno fatto sì che la caduta della domanda e della produzione nel primo semestre di quest'anno fosse stata nella CEE del 15 % e nel nostro Paese del 20%.
L'Italia vanta impianti tecnologici efficienti e validi ed ha un eccesso di capacità produttiva. C'è poi la situazione di indebitamento dell'industria pubblica. La Finsider perde 40 milioni per dipendente all'anno: gli oneri finanziari hanno raggiunto il 16% del fatturato: sono ormai quasi pari agli oneri del personale.
L'utilizzo degli impianti è basso con la crescita dei costi fissi. Di fronte a questo panorama la CEE, anziché definire politiche comuni europee indirizzi e livelli di produzione ripartisce i danni.
Il governo, sia pure tentando di ridiscuterli, ha accettato i tagli produttivi ed entro il mese di gennaio del 1984 individuerà le singole unità produttive in cui produrre i tagli.
Questa è un'occasione per ridisegnare la mappa siderurgica ridefinendo il rapporto tra pubblico e privato e stabilire le quantità e le qualità delle produzioni del nostro Paese. In assenza di una politica industriale complessiva e di un piano siderurgico articolato per comparti produttivi la consistenza dei tagli oltre che ridurre la capacità produttiva potrà decapitare alcuni impianti.
I pericoli che corriamo sono enormi: la Finsider e, fino a prova contraria, anche il governo dimostrano di volersi arrendere di fronte alle enormi difficoltà; l'insorgere di campanilismi, di guerre tra città siderurgiche, di guerre tra poveri; l'idea di retroguardia della difesa dell'esistente, di tutto l'esistente, ignorando le grandi trasformazioni in atto; le tesi diffuse secondo cui il settore tradizionale della siderurgia è destinato a subire, nei paesi avanzati, un declino ineluttabile.
Il nostro Paese ha bisogno di una moderna ed avanzata industria siderurgica. Una siderurgia non più estesa, ma più avanzata tecnologicamente negli impianti e nelle produzioni, basata su politiche servizi tecnici ed infrastrutturali moderni (approvvigionamenti commercializzazione, energia, ricerca e sviluppo, infrastrutturazioni ferroviarie e portuali ecc.).
Indispensabile e urgente è la definizione di un piano siderurgico nazionale articolato per comparti produttivi, che si ponga gli obiettivi: 1) di riordinare e di risanare il settore pubblico 2) di dare impulso alla ricerca e sviluppo, di elevare specializzazione e valore aggiunto delle produzioni 3) di determinare un equilibrato rapporto tra pubblico e privato (quantità e qualità delle produzioni) 4) di promuovere adeguate forme di collaborazione e integrazione a livello europeo 5) di calibrare quantità e qualità delle produzioni, dislocazione geografica, secondo criteri prevalentemente economico-produttivi e, in particolari casi, secondo criteri sociali, ai quali, però, devono necessariamente seguire quelli di effettiva redditività.
Alla luce di questa impostazione è possibile ricontrattare con la CEE le quote produttive e affrontare i problemi di selezione delle produzioni e degli impianti, insieme a politiche di reindustrializzazione e sociali, a politiche di sviluppo.
Diversamente, il rischio è quello di pregiudicare definitivamente il futuro della siderurgia italiana.
Negli ultimi anni, in Piemonte, la siderurgia ha perso circa 5.000 posti di lavoro; ed incombono, su ciò che resta, serie minacce (Finsider Torino e Novi Ligure, Cogne e Issa Viola, siderurgia minore Alto Novarese).
Noi comunisti piemontesi abbiamo auspicato un positivo rapporto tra pubblico e privato e lo stesso accordo tra Finsider e Teksid.
Forme nuove e più avanzate di integrazione di risorse finanziarie, di know-how gestionale e produttivo, di coordinamento dei programmi produttivi aziendali, devono essere ricercate e realizzate, Ma, alla prova dei fatti l'accordo Finsider-Teksid risulta un buon affare solo per la Fiat. Si manifesta da parte di questa una precisa volontà di disimpegno (non ha investito nel proprio settore siderurgico le risorse ricevute dalla CEE per la chiusura di alcuni impianti, "scarica" alla parte pubblica tutti i problemi ecc.).
All'atto dell'accordo, oltre che prendere atto delle eccedenze occupazionali strutturali esistenti, sono state chiuse parti importanti e competitive del processo produttivo negli impianti ex-Teksid (E' stato chiuso un forno che nel suo genere era il più moderno in Europa).
Per gli acciai inossidabili (IAI) l'impianto a colata continua (tra i più moderni in Europa) deve continuare a funzionare, sono inaccettabili investimenti per costruire altrove impianti che diverrebbero inevitabilmente dei doppioni, aumentando così oltremodo le capacità produttive destinate poi - come ben sappiamo - a restare largamente inutilizzate.
Per gli acciai speciali (IAS, Cogne) in assenza di un piano di comparto che riordini e definisca produzioni e specializzazioni (senza privilegiare le industrie private e integrando le produzioni micro, medio e alto legate), sono inaccettabili i semplici "tagli" in un comparto decisivo come questo.
Per gli impianti Finsider di Novi Ligure, Sisma ed Eurocolfer dell'Alto Novarese: il mantenimento della loro attività, con i necessari adeguamenti è di essenziale importanza per le economie delle due aree colpite negli ultimi anni da un vasto processo di deindustrializzazione. Siamo consapevoli che sono riducibili ma non eliminabili le eccedenze strutturali di manodopera. Perciò, alle congrue politiche di reindustrializzazione intersettoriali, articolate a livello di aree in crisi, devono necessariamente accompagnarsi politiche sindacali e sociali capaci di operare in direzione: del regime degli orari, dei contratti di solidarietà della riduzione, a livello europeo, dell'orario di lavoro a 35 ore con l'introduzione della quinta squadra; della mobilità e della riqualificazione professionale, dei provvedimenti di prepensionamento (come ultima delle misure cui ricorrere); impiegando risorse pubbliche nazionali e comunitarie.
Il nostro Gruppo vota a favore del documento all'ordine del giorno, che deve essere difeso e portato in tutte le sedi in quanto è un documento equilibrato in tutte le sue parti e rispondente alle esigenze del Piemonte e dell'intero Paese.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vetrino.



VETRINO Bianca

Farò un breve intervento non soltanto perché questo è stato l'accordo assunto da tutti i Capigruppo ma anche perché credo che le congiunte riunioni in sede di I e di IV Commissione sia state sufficienti a disegnare la panoramica del problema che abbiamo di fronte e a definire la posizione che sembra unitaria del Consiglio regionale rispetto a questo argomento anche perché sarebbe arduo ripercorrere la storia dell'acciaio in Italia che è ricca di contraddizioni e di scelte di politica industriale a volte discutibili che hanno comportato altissimi costi per la società.
Vorrei però riportare una frase che nel 1981 l'allora Ministro Giorgio La Malfa presentando al CIPI il cosiddetto "Decalogo della siderurgia pubblica" pronunciò: "l'equilibrio tra capacità produttiva utilizzata e capacità di vendita aziendale, in condizioni di economicità, è fondamentale per il recupero di competitività della siderurgia pubblica".
Con questo spirito io stessa ho partecipato alla predisposizione di questo documento. Esso, pur in una variegata diffusione di temi, di interventi e di inserimenti, questo obiettivo di fondo ha tentato di perseguire.
La caratteristica della siderurgia italiana purtroppo è sempre stata di fronte a tassi di crescita del consumo interno, di puntare alla costruzione di nuovi stabilimenti trascurando altri momenti importanti della produzione, quale la ricerca, l'organizzazione del lavoro, la commercializzazione.
Crediamo che oggi non sia più possibile rimandare il problema siderurgico, tra l'altro violentemente ribaltato a livello internazionale.
E' una situazione che impone il coraggio del risanamento, perché questo è stato detto da qualcuno - è il momento delle scelte.
Nè il passare dei mesi, e l'avvicinarsi di scadenze definitive, n l'obiettiva gravità dei conti economici, sembrano avere fatto della siderurgia italiana l'argomento di un confronto avvertito e, come si suol affermare, di scelte consapevoli.
Al realismo dei fatti molti dimostrano di preferire una mal definita "politica sociale" In buona sostanza, quanto a parole era ritenuto patrimonio di molti nei fatti si dimostra possesso di pochi.
Il movimento sindacale ed alcune forze politiche affermano che non pu essere condivisa una politica industriale fondata sul privilegio di questa o quell'area geografica. Che contrapponga, quasi per una scelta di principio, Cornigliano e Bagnoli, Taranto e Cornigliano. Siamo d'accordo non e questo il problema. Nè è il punto posto dal piano Finsider.
L'argomento da dibattere può e deve essere uno solo. Occorre decidere infatti, se e quali impianti debbano considerarsi tecnologicamente e produttivamente più validi e quali inadeguati, fonte di costanti perdite per l'intero sistema siderurgico, ed oggi non più sostenibili. Dunque, a molti mesi dall'inizio del dibattito sul piano Finsider, occorre dire quali debbano essere i criteri di definizione di un piano di risanamento della siderurgia pubblica.
In parole più chiare qual è il concetto di risanamento cui le diverse forze politiche ed il movimento sindacale si richiamano nell'esporre le proprie tesi. Se gli unici criteri accettabili possono essere, come noi crediamo, l'economicità di gestione e la produzione a costi competitivi pare senza ombra di dubbio che il progetto Finsider offra risposte chiare e qualificate. E la scelta non è pregiudiziale, ma è motivata ed è contestabile unicamente sulla base di criteri assistenziali da noi mai condivisi. La chiusura dell'area a caldo di Cornigliano, e l'ipotesi di un funzionamento al 50% del Centro di Bagnoli (questo ammesso che sia accettata la nostra richiesta di aumento di quota di produzione alla CEE) devono essere considerate nell'economia complessiva del settore siderurgico.
Rispetto alle schede aziendali inserite nella nota informativa sull'attuale situazione della siderurgia piemontese trasmessa dall'Assessore Tapparo vorremmo rilevare, proprio per quanto abbiamo appena affermato, l'importanza di una analisi conoscitiva che può, per esempio portare a giudizi differenti su due aziende di simile produzione come la ex Teksid e lo stabilimento Nuova Italsider di Novi, è infatti indubbio che alla richiesta di finanziamenti per investimenti di Novi Ligure, un'azienda unica nel gruppo Italsider per il suo positivo andamento, si guardi con più sicurezza che ad uno stabilimento come la ex Reksid acquistato dal settore pubblico nel momento del ridimensionamento drastico delle strutture, come la stessa azienda ha prospettato. Non vorremmo proprio che all'affermata oculatezza di questo investimento si riportasse poi ad una semplice azione assistenziale di una distorta e deviante visione dei compiti regolatori dello Stato.
Questo esempio, le grandezze stesse di cui discutiamo, impongono informazioni tali che consentano una stima equilibrata che permetta al Consiglio regionale di adottare una linea di principio economico, razionale quanto attento alle conseguenze sociali.
Nonostante in I e IV Commissione ci siamo sforzati di uniformare il nostro ordine del giorno al criterio di carattere sociale, che ho cercato di esplicitare in questo breve intervento, sappiamo che a livello nazionale sono sostenute ragioni e posizioni a volte inadeguate e contraddittorie.
Ragioni che non offrono indicazioni innovative né per la siderurgia pubblica, né per una nuova politica industriale, né, in ultimo, per un corretto ed equilibrato rapporto con le parti sociali ed in primo luogo con il sindacato.
Il Ministro del bilancio ha, in questi giorni, ripetutamente criticato il piano di ristrutturazione della Finsider. Non è questa la sede, per discutere tutte le ragioni dell'onorevole Longo, ognuno è libero di esporre le proprie opinioni.
Ciò su cui si dubita è l'efficacia di simili posizioni, sia in relazione al merito, nel caso del progetto della Finsider, che al metodo.
Comunque, se una massima deve essere tratta, è che non è possibile pensare al dibattito sulle scelte di politica industriale come ad una palestra concettuale in cui si svolgano esercizi in libertà. Le parole hanno un significato e dei costi. Per la siderurgia i tempi sono sempre più ridotti.
La data del 31 gennaio, quando il governo dovrà presentare alla CEE un piano definitivo, è più prossima di quanto si pensi, e in fondo lo stile di questo dibattito dimostra questa consapevolezza: da un lato dimostra i suoi limiti perché noi del Piemonte non possiamo essere pienamente convinti delle richieste che facciamo fino a quando non ci troveremo di fronte ad una linea governativa più chiara, ma dall'altro lato vi è la consapevolezza di quello che stiamo trattando, dei suoi risvolti sull'economia e soprattutto sull'occupazione.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PETRINI



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

La brevità che ci siamo imposti in questo dibattito è conseguenza della discussione avvenuta nelle commissioni competenti. Tuttavia non si deve celare l'importanza dell'atto che compiano approvando il documento che è stato concordato dalla maggior parte delle forze politiche.
Oggi dobbiamo definire la posizione della Regione Piemonte in merito alla politica nel settore della siderurgia e sarà la posizione con cui la Giunta andrà al confronto con le altre Regioni e con il Governo.
E' importante che questa sia una posizione unitaria al massimo.
Vorrei partire dalla logica che a livello nazionale presiede alla discussione sui tagli. E' una logica che tiene conto in massima parte di questioni sociali, che però non hanno nulla a che vedere con le esigenze di razionalità e di qualificazione nel settore siderurgico, non dico questo perché non si debba tener conto delle situazioni sociali, ma perché quelle logiche non possono penalizzare gli impianti competitivi e tecnologicamente avanzati situati in Piemonte.
L'assunzione di quelle logiche sono la ragione delle polemiche tra i Ministri e dei campanilismi. Quelle logiche vanno ribaltate per affermare la logica della scelta programmata di razionalità produttiva, con la predisposizione di un piano nazionale della siderurgia che comprenda il settore pubblico e il settore privato, che si ponga l'obiettivo del dimensionamento qualitativo e quantitativo della siderurgia italiana apportato non solo all'attuale dimensione della domanda che sconta la situazione di crisi di molti settori utilizzatori di prodotti siderurgici.
Ma un piano siderurgico con un respiro strategico, in altre parole che colleghi la ristrutturazione in atto con gli obiettivi di sviluppo e le scelte di politica industriale. Altrimenti si rischia di commettere l'errore opposto a quello commesso quando si è permessa una grande espansione degli impianti siderurgici senza una programmazione e una visione in prospettiva del settore.
Certo, questo obiettivo si scontra con il fatto che nel nostro Paese manca un piano di politica industriale.
La ristrutturazione della siderurgia deve tenere conto della nuova qualità della domanda, questo è importante soprattutto in Piemonte dove le scelte nel settore siderurgico non possono prescindere dall'avvio di una politica di reindustrializzazione della nostra Regione come condizione per rispondere alla crisi.
Se non si procede con questa ottica, anche la legge sui bacini di crisi finirà per essere lo strumento per erogare agevolazioni a pioggia senza tener conto degli obiettivi concreti e della priorità.
Queste a mio avviso sono le condizioni per avere una siderurgia moderna e competitiva, per questo è opportuno compiere atti concreti in alcuni campi quali: Lo sviluppo della ricerca, purtroppo, con miopia in Piemonte si è chiuso il Cerimet che era l'unica struttura di ricerca e operava in direzione di politiche di ammodernamento e sviluppo.
Potenziamento delle politiche di ammodernamento di servizi e di infrastrutture, rispetto all'approvvigionamento, potenziando trasporti ferroviari e le strutture portuali; ammodernamento della commercializzazione.
Interventi per quanto riguarda l'energia superando i ritardi sull'attuazione della legge 308 e la predisposizione di un piano organico delle fonti rinnovabili e del risparmio energetico.
Io credo che dobbiamo opporci ad ulteriori tagli al Piemonte, non per ragioni campanilistiche ma per perseguire la logica che dicevo prima.
In Piemonte è già avvenuta la ristrutturazione, che ha selezionato gli impianti qualitativamente più moderni, i tagli sull'occupazione e sulle capacità produttive fusorie sono stati del 30% a fronte della riduzione dell'occupazione a livello nazionale nel settore del 15%. Gli impianti attualmente in funzione in Piemonte sono quindi qualitativamente avanzati perché i rami secchi sono già stati tagliati.
Inoltre dobbiamo ricordare che i nostri impianti siderurgici sono ubicati in zone particolarmente colpite dalla crisi, come la Valle d'Ossola, la Valle Scrivia e che sono ritenute prioritarie in termini di riequilibrio occupazionale. Dobbiamo affermare con chiarezza che ulteriori tagli in Piemonte porterebbero alla chiusura di impianti che fanno produzioni non producibili in altri stabilimenti italiani, con la conseguenza di un aumento delle importazioni.
Quindi è necessario completare la ristrutturazione, perfezionando l'accordo Teksid-Finsider e salvaguardando gli impianti.
Naturalmente occorrerà esigere dalla Fiat il rispetto degli impegni per quanto riguarda l'attivazione di investimenti che permettano l'occupazione di 500 lavoratori.
Io credo che dobbiamo anche riconoscere che in alcune zone del nostro paese ci sono valide ragioni sociali che spingono alla difesa degli impianti esistenti. Credo che dobbiamo farvi fronte appoggiando il Governo nella ricontrattazione delle quote CEE. La ripartizione delle quote CEE deve tener conto delle situazioni sociali dei vari Paesi membri, deve tener conto che l'Italia non è la Germania e che la zona di Napoli, è ben diversa dall'Assia, quindi la ricontrattazione delle quote CEE può risolvere il problema di Bagnoli. Dobbiamo anche chiedere al Governo la modifica degli articoli 18 e 20 della legge 46, in modo che l'erogazione dei finanziamenti per la chiusura degli impianti sia vincolata alla presentazione di programmi di riqualificazione o di riconversione in altri settori al fine di reimpiegare i lavoratori.
Con queste considerazioni condivido l'ordine del giorno presentato.
Questo argomento sarà certamente suscettibile di un ulteriore dibattito in rapporto all'evoluzione dei problemi a livello nazionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Stiamo esaminando un documento che è stato elaborato dai Gruppi consiliari nelle Commissioni competenti in sede congiunta quindi il nostro impegno si riduce a motivare il voto sul documento più che ad illustrarlo.
E' una novità sul piano del metodo positiva anche se ci induce in ordine ai tempi a contenere l'intervento in un quarto d'ora. Con il susseguirsi degli interventi emergono aspetti stimolanti sui quali il nostro Gruppo non può non prendere posizione.
Il collega Carazzoni ha rotto il fronte dell'omertà e ci ha richiamati alla necessità di non sottacere le responsabilità gravi della politica industriale del nostro Paese.
Non possiamo che fare nostre molte di queste considerazioni che vanno viste nel quadro di dissesto politico del nostro Paese, che ha qualche difficoltà a capire che sottoscrivere accordi internazionali, aderire allo SME significa immettersi in un canale di moderna politica industriale e assumere le responsabilità conseguenti. Nel 1984 andremo a rieleggere il Parlamento europeo e nel 1984 il nostro Paese verificherà in corpore vili che cosa vuol dire fare parte di un organismo internazionale come la CEE.
Significa cioè adeguarsi alla logica di politica internazionale, significa fare piazza pulita una volta per tutte del provincialismo, del protezionismo, dell'assistenzialismo e di altre regole e altri metodi che hanno permesso a questo Paese di sopravvivere in questa nostra generazione.
Questo dibattito in una qualche misura fa giustizia della molta presunzione che aveva negli anni dal 1975 al 1980 la classe politica di sinistra di questa Regione che riteneva di poter giocare una parte importante sullo scacchiere del riequilibrio territoriale socio-economico del nostro Paese.
Queste ambizioni sono cadute. Nelle argomentazioni dell'Assessore, che sono condivise dalle forze politiche, è emersa una verità che apprezziamo e cioè che il riequilibrio socio-economico del Paese non si ottiene penalizzando l'efficienza e la produttività.
Non passa attraverso certe rinunce.
In questa sede abbiamo sentito affermare che la nostra Regione doveva accettare anche sacrifici nelle ipotesi di modernizzazioni e di produttività a livelli superiori di quelli conosciuti in quel momento per perseguire l'obiettivo del riequilibrio nazionale sul piano socio economico.
Il messaggio che intendiamo lanciare oggi al Governo nazionale e che mettiamo nella valigia diplomatica dell'Assessore, quando andrà agli incontri romani, è quello di una chiara espressione di capacità di governo della Giunta e della consapevolezza che tutti gli interventi devono avere una unica e sola chiave di interpretazione:quella della produttività, del riconoscimento dei livelli di competitività delle aziende e del comportamento conseguente. Ricordo con memoria storica che quando Giscard D'Estaing ha fatto queste cose sette o otto anni fa, i giornali pubblicavano fotografie di film sui fatti del secondo '800 inglese con le miniere e le fabbriche occupate e Giscard veniva considerato come una specie di marziano, non in grado di amministrare un partito moderno.
Infatti i risultati elettorali sono stati quelli che sono stati.
La nostra stampa probabilmente è molto più favorevole ad approvare gli status quo che non ad accogliere la necessità di innovare, infatti come non aveva spiegato ciò che c'era dietro alle scelte coraggiose in politica industriale dei nostri partners europei, così oggi non ci dice che probabilmente la miopia e la mancanza di coraggio della nostra classe politica ci ha portati a questa situazione.
L'elemento di questo dibattito che mi lascia perplesso è che sia nell'esposizione dell'Assessore che nell'intervento del Gruppo comunista si è cercato di mediare tra il sociale ed il produttivo.
Invece il collega Montefalchesi, del quale apprezzo sempre di più la grande onestà intellettuale, non è caduto in questo equivoco e ha detto chiaramente che si, deve giocare sul piano della produttività: il sociale va tutelato, ma a lato.
In altri termini, se i tagli producono dei guasti sociali, bisogna rimediare ai guasti sociali con interventi che abbiano il segno e la caratteristica della produttività e dell'efficienza e non dell'assistenzialismo.
Il collega comunista, pur riconoscendo l'esigenza di procedere utilizzando come parametro l'efficienza e la produttività, ha per riconosciuto che vi sono "casi particolari" che possono essere tollerati ai quali bisogna rimediare riportandoli ai livelli di produttività. E' una contraddizione molto grave perché significa che una struttura obsoleta, in un settore che è comunque obsoleto, in un paese industrialmente avanzato dovrebbe essere destinataria di risorse per mettersi in concorrenza con le altre strutture già esistenti.
Significa di nuovo ritenere che si debbano utilizzare delle risorse per ripianare delle situazioni tecnologicamente superate. Il collega comunista ha detto esattamente "qualora in casi particolari per particolari esigenze sociali si può fare eccezione al criterio della produttività dell'impianto" ovviamente - aggiungo io - si dovrebbe intervenire in tempi stretti per riportare l'impianto a livelli di competitività e di tecnologia adeguate.
Questa mi pare una impostazione accettabile.
L'Assessore ha usato il termine "coniugare il sociale e la produttività". Mi auguro che l'Assessore intenda quello che intendiamo noi cioè intervenire nelle conseguenze sociali dei tagli, non cercare di mediare due tipi di obiettivi e due tipi di parametri che invece vogliamo tenere ben disgiunti perché questa è l'esigenza dell'economia moderna, anzi dell'economia tout court che, evidentemente, non può essere condizionata da esigenze di altra natura. La problematica che è a valle di queste scelte coraggiose che auspichiamo vengano fatte a tutti i livelli, richiede degli interventi i quali però tendono ad esplorare settori nuovi, quello dell'informativa, quello della telematica e di tutti quei settori sui quali si deve qualificare la Regione ed il Paese.
Il riferimento alle aree mi sembra estremamente pericoloso perché se è da intendersi come localizzazione di realtà, quindi allineamento di una problematica sul territorio, mi trova d'accordo, ma se si volesse utilizzare il riferimento alle aree per recuperare il concetto della socialità mi sembrerebbe un modo improprio di porre il problema.
Il nostro Gruppo dà voto favorevole al documento e apprezza lo sforzo che è stato fatto per ridurre una tematica così complessa e così delicata sul piano politico ad un comportamento accettabile da tutte le parti politiche (salvo la posizione del MSI che mi pare motivata e comprensibile).
Si augura altresì che il metodo rigoroso di ridurre i tempi del Consiglio su temi non attenenti alla possibilità di decidere ma alla facoltà di concorrere nelle decisioni, sia ancora utilizzato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

La nostra posizione nei riguardi dell'ordine del giorno in esame è favorevole perché riconosciamo che è stato fatto uno sforzo notevole per formulare un documento propositivo, interessante e equilibrato al fine di definire la posizione del Piemonte sul terreno, scottante, della crisi siderurgica.
Esso pone al Governo richieste precise e condivisibili, sostiene la necessità della rinegoziazione delle quote CEE e avanza critiche relativamente al piano di settore, il quale dovrà essere articolato: la parte pubblica sarà interessata sul piano operativo, ma la parte privata sarà interessata sul piano delle indicazioni.
Ma l'ordine del giorno contiene anche aspetti che rilevano le carenze e le deficienze dell'azione regionale.
Nella parte iniziale evidenzia la necessità di un intervento più significativo sulla legge 308 per l'attuazione del piano energetico nazionale, fa riferimento alla utilizzazione dei fondi sostitutivi CECA che deve essere migliorata; alla necessità di accrescere e di potenziare il sistema dei trasporti, per quanto si riferisce ai problemi nazionali e ai problemi locali, fra cui va inteso certamente il problema del Sito del quale si è parlato stamattina e al quale farò cenno nella parte finale del mio intervento.
Riferendomi all'intervento di Carazzoni devo dissentire sulle sue analisi in ordine alle responsabilità storiche e politiche. La vita dell'industria siderurgica ha due periodi, il secondo più difficile nasce dopo il 1973, ma tutti gli investimenti e la politica siderurgica italiana realizzata prima del 1973 con l'ampliamento delle capacità produttive ha contribuito alla modernizzazione del paese. E' stata una scelta coraggiosa e intelligente da parte della dirigenza del nostro Paese.
Se poi nel '73 non ci fosse stata la crisi del Kippur con l'aumento delle materie prime e con la caduta conseguente dei consumi la siderurgia si sarebbe trovata in una fase estremamente positiva.
Purtroppo quegli eventi non erano previsti e non erano prevedibili.
Sarà giusto parlare di ritardo nel capire che era cambiato il problema siderurgico, che cadevano i consumi, che occorreva ridurre gli investimenti, ma tutti questi discorsi riguardano ben poco la Democrazia Cristiana, che, invece, ha combattuto la sua battaglia per realizzare il centro siderurgico di Taranto, che ha portato avanti il discorso di razionalizzazione della Finsider quando ci si è avveduti della necessità di una ristrutturazione nel settore.
Io stesso un anno fa parlando dell'accordo Teksid-Finsider, avevo sostenuto che mentre la ristrutturazione era in atto negli altri paesi industriali, in Italia tardava ancora.
Oggi credo che da ogni parte si convenga che è necessario ridimensionare il settore siderurgico. Lo stesso Barisione ne ha fatto cenno. Gli stessi sindacati, martedì al Convegno Flm lo hanno ammesso.
Quindi non vedo queste responsabilità. L'Italia ha lanciato una sfida in questo settore e oggi, nella fase di ridimensionamento, deve essere attenta e pronta a superare i vincoli assistenzialistici.
E scendendo nel merito il Piemonte deve porsi tre obiettivi, che sono indicati nel documento: 1) entrare nel vivo delle scelte. La Regione deve muoversi con più forza rispetto a quella che ha avuto finora. Era assente alla discussione sul primo piano Finsider, ma non può essere assente oggi quando si vanno concretando scelte estremamente importanti per la nostra Regione.
2) Difendere i rami verdi, discorso che va portato avanti fino alle estreme conseguenze. Ma i rami verdi non sono abbandonati dai privati. I problemi finanziari di cui molto si parla sono per lo più derivanti da difficoltà economiche di aziende che non sono in grado di reggere sul mercato.
Gli stessi onri finanziari derivati dalle perdite hanno pesato sui conti economici e si sono mantenute attività produttive che non erano neanche in grado di pagare il costo del lavoro.
Su queste linee non si può continuare ad operare quindi il discorso di salvare solo i rami verdi deve essere portato seriamente fino in fondo. E qui farò cenno al discorso Fiat-Teksid in merito al quale ci eravamo espressi favorevolmente anche perché comportava per il Piemonte un intervento Iri in un momento di grande crisi economica in cui la Regione aveva limitata presenza delle Partecipazioni Statali.
Quell'accordo puntava alla razionalizzazione ed aveva ed ha una validità tecnica. Si tratta di applicarlo.
Noi non abbiamo particolari tenerezze verso la Fiat e la nostra posizione è chiara e precisa.
Se ci sono delle inadempienze vanno recuperate rapidamente anche nel settore siderurgico.
La ristrutturazione Fiat di questi anni in Piemonte che ha comportato una riduzione di 40.000/45.000 posti di lavoro, si è svolta quasi in sordina, pendente il governo delle sinistre a tutti i livelli: questo è il dato politico che non deve sfuggire.
Se questo era il senso dell'intervento del Consigliere Carazzoni, noi lo sottoscriviamo totalmente.
3) Compiere uno sforzo perché il sistema industriale siderurgico piemontese che ha già in gran parte attuato la ristrutturazione, non sia ulteriormente sacrificato e possa contribuire allo sviluppo della Regione in modo positivo.
Viviamo una grossa rivoluzione industriale.
E' importante vedere il problema del settore chiuso in se stesso quindi la necessità di salvarlo e di avviare una riconversione (il discorso che faceva Barisione sulla riduzione dell'orario a 35 ore in tutto il settore, o il pensionamento anticipato) però bisogna rendersi conto che ormai la siderurgia non può più essere settore di grossi investimenti se vogliamo mantenere una produzione razionale, competitiva e non sciupare risorse. Allora il problema della reindustrializzazione, degli investimenti deve essere un discorso di riconversione in altri settori emergenti dove lo sviluppo è possibile.
E' stato estremamente importante il convegno promosso nei giorni scorsi dalla Flm sulla siderurgia in quest'aula. Finalmente sono finite le polemiche e l'antinomia fra le politiche dei fattori e le politiche dei settori.
Occorre agire su tutti i campi, sia sui fattori della produzione energia e costo del lavoro, che come sui settori particolarmente colpiti.
La questione dei bacini di crisi, opportunamente non è citata nell'ordine del giorno perché avrebbe creato difficoltà al raggiungimento di una posizione unitaria.
In quel convegno, dalla voce di un sindacalista non sospetto per la sua linea politica (Perini), abbiamo sentito parlare di necessità di uno slancio diverso per il Piemonte proprio in connessione con la crisi siderurgica, era, il richiamo alla politica dell'energia per il Piemonte alla politica dei trasporti, alla realizzazione del Sito (in ordine al quale è stato commesso un errore storico quando la Regione ha voluto assumere direttamente la realizzazione togliendola alla Finpiemonte), al rilancio delle opere pubbliche trainanti per rimettere in movimento il Piemonte.
La crisi della siderurgia è uno degli elementi che costituiscono la crisi industriale del Piemonte dalla quale non si esce senza una politica di rilancio e di sviluppo.
Abbiamo colto nell'intervento dei sindacati una singolare forte convergenza con le indicazioni che da sempre in quest'aula abbiamo espresso e portato avanti per una politica diversa per il Piemonte, assolutamente necessaria per uscire dalla crisi.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Tapparo per la replica.



TAPPARO Giancarlo, Assessore all'industria

Devo fare alcune precisazioni su alcuni punti.



BRIZIO Gian Paolo

Dopo le dichiarazioni di voto non è prevista la replica della Giunta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Apprezzo lo zelo dell'Assessore. Mi è sembrata non opportuna e stonata rispetto al taglio del dibattito la relazione dell'Assessore, anche perch dovevamo esprimerci con le dichiarazioni di voto su un documento che metteva in condizioni di pari dignità i presentatori e le forze politiche che non l'avevano sottoscritto.
L'intervento della Giunta a questo proposito è del tutto fuori luogo.
La Giunta in questa sede è uno dei soggetti del dibattito.
Questa è la votazione di un documento sottoposto all'esame del Consiglio dai sottoscrittori.
E' la prima volta che adottiamo questa procedura cerchiamo di farlo diventare questo esperimento un precedente non inquinato. Sono d'accordo che l'intervento dell'Assessore arricchirebbe il nostro dibattito, ma ne pregiudicherebbe l'aspetto procedurale.



PRESIDENTE

L'Assessore ha rinunciato.
Pongo in votazione l'ordine del giorno sulla siderurgia piemontese presentato da tutti i Gruppi consiliari ad eccezione del Gruppo del MSI che d'altro canto ha già espresso voto di astensione con l'intervento del Consigliere Carazzoni.



BARISIONE Luigi

Comunico che ritiriamo per correttezza l'ordine del giorno presentato sullo stesso argomento il 21 luglio 1983. Credo che anche i colleghi Moretti e Montefalchesi siano d'accordo.



PRESIDENTE

Il dibattito è concluso. Pongo in votazione l'ordine del giorno sulla siderurgia il cui testo recita "Il Consiglio regionale del Piemonte preso atto che il panorama complessivo della siderurgia piemontese, evidenzia, un sistema produttivo che sta entrando nell'ultima fase di modernizzazione impiantistica, di riorganizzazione produttiva, di aggiornamento delle linee di prodotto, dopo una pesante ristrutturazione già pagata in termini occupazionali constatato che questa difficile strada è stata scelta dalle parti sociali nella convinzione che solo una siderurgia ad alta qualificazione tecnologica e di prodotto possa avere un futuro nei paesi industriali avanzati quale il nostro e che di ciò si debba tenere massimo conto nei futuri processi di selezione delle produzioni ritenuto che la necessaria ristrutturazione della siderurgia italiana non debba ridursi alla pura amministrazione dei contingentamenti produttivi e dei conseguenti effetti sociali ma debba, pur nel necessario realismo rappresentare un momento ed un'occasione di qualificazione e razionalizzazione della nostra struttura industriale, a partire dalla risoluzione dei nodi finanziari e gestionali che pesano fortemente sulla siderurgia pubblica ribadito come ulteriori costi sociali possano essere richiesti alle comunità sociali, ed in particolare alla comunità piemontese, solo in un'ottica di politica attiva dell'industria a partire da quei settori, come il settore siderurgico, ad alto valore strategico sollecitata la definizione di un piano generale della siderurgia comprendente i comparti pubblico e privato considerati in un'ottica di razionalizzazione delle produzioni rilevata a) l'esigenza di una pronta attuazione del P.E.N. in grado di rendere il prezzo dell'energia all'industria più vicina ai livelli europei b) la necessità di incrementare gli interventi per accrescere le potenzialità del sistema dei trasporti nazionali che si riflette positivamente sui livelli di competitività della siderurgia c) la necessità della contestualità nei tempi di realizzazione tra le chiusure di impianti che comunque si rendessero inevitabili e progetti di riconversione verso attività sostitutive fuori settore d) l'esigenza di un miglior utilizzo delle risorse finanziarie poste a disposizione della comunità (FSE - BEI NSC) per le aree di crisi ed il settore siderurgico con maggiori vincoli al recupero di lavoratori ex siderurgici a nuove lavorazioni o ad altre attività produttive. In questo contesto rientra un adeguato sostegno finanziario ai progetti di riqualificazione professionale nel pieno rispetto delle attuali competenze istituzionali delle Regioni sollecitata e) la ricapitalizzazione e risanamento finanziario della Finsider sia per ridurre l'incidenza degli oneri passivi sulle produzioni, sia per permettere la necessaria ripresa dei processi di modernizzazione tecnologica f) il proseguimento della contrattazione, nell'ambito di una doverosa solidarietà europea Nord-Sud, con la CEE, per una revisione delle decisioni assunte nel luglio ultimo scorso dalla "Commissione Davignon".
Il Consiglio regionale del Piemonte richiede al Governo nazionale: l'adozione di precisi criteri di razionalità, efficienza e qualificazione produttiva nella selezione delle produzioni, affinch l'inevitabile adeguamento delle nostre strutture produttive all'attuale fase europea ed internazionale non rappresenti la destrutturazione di impianti tecnologicamente e produttivamente validi nel nostro sistema siderurgico la revisione dell'accordo in sede CEE che deve essere in primo luogo finalizzata coerentemente con gli impegni assunti con le organizzazioni sindacali all'acquisizione di quote produttive sui laminati piani sufficienti alla salvaguardia della struttura portante della nostra siderurgia la riconsiderazione, in relazione all'utilizzo dei benefici previsti degli artt. 18 e 20 della legge 46/82 per correlare la concessione di aiuti ed agevolazioni alle aziende pubbliche e private ad effettivi processi di modernizzazione tecnologica e di riconversione, anche fuori settore l'attuazione dell'accordo Teksid-Finsider per quanto concerne il completamento dell'erogazione, già decisa, dei mezzi finanziari necessari all'ultimazione degli investimenti, negli stabilimenti IAS-LAF-IAI necessari per il loro consolidamento produttivo e per quanto concerne gli impegni relativi ai livelli occupazionali la tempestiva attivazione dei finanziamenti concordemente richiesti dall'azienda, dalle organizzazioni sindacali e dalla Regione in conclusione della conferenza di produzione dell'Italsider di Novi Ligure del 4/3/83 finalizzati ad investimenti di ridotta entità, di rapido ammortamento ed alto recupero di produttività, senza rafforzamento alcuno della potenzialità produttiva degli impianti il completamento del finanziamento IRI alla finanziaria SPI per l'ultimazione del piano di ristrutturazione SISMA già deciso, rilevando come solo la completa realizzazione del piano possa conferire alla SISMA stessa la necessaria autonomia produttiva la rapida presentazione del piano di riorganizzazione pur nel quadro della necessaria razionalizzazione degli acciai speciali ed in primo luogo dello IAS mantenendo l'attuale livello di presenza pubblica nel comparto il rafforzamento della capacità di introduzione di elementi di differenziazione prodotto nelle fasi terminali del ciclo produttivo in particolare attraverso l'attivazione della già costituita società Zincosid già dotata di 10 miliardi di capitale ma priva di organici ed impianti, nel quadro di una crescita della differenziazione produttiva (acciai zincati preverniciati, plastificati) la ripartizione degli investimenti nel settore inox tale da mantenere e consolidare la presenza dei poli di Torino (IAI) e di Terni attualmente dimensionati sulle reali potenzialità di mercato.
Il Consiglio regionale inoltre: ritiene significativa la presenza del Piemonte nel coordinamento Regioni e città siderurgiche che dovrà essere proseguita portando a confronto con le altre realtà regionali le posizioni contenute nel presente documento invita la Giunta ad intensificare i rapporti intrapresi con la Regione Liguria e la Regione Lombardia per il rafforzamento e l'integrazione dei sistemi infrastrutturali determinanti per lo sviluppo del settore siderurgico".
Chi è favorevole a tale ordine del giorno è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 42 Consiglieri presenti.


Argomento: USSL: Statuti

Approvazione dello Statuto dell'Unità SocioSanitaria Locale n. 25 con sede in Rivoli


PRESIDENTE

Il punto ottavo dell'ordine del giorno reca: "Approvazione dello Statuto dell'Unità Socio-Sanitaria Locale n. 25 con sede in Rivoli".
Il testo di tale deliberazione recita "Il Consiglio regionale visto il D.P.R. 24/7/1977, n. 616 vista la legge 23/12/1978 n. 833 visti gli articoli 4 e 5 della legge regionale 21/1/1980, n. 3 visto l'articolo 8 della legge regionale 23/8/1982, n. 20 visti gli atti deliberativi dei Comuni appartenenti all'unità Socio Sanitaria Locale n. 25 con sede in Rivoli sentito il parere favorevole espresso dalla I e dalla V Commissione consiliare permanente delibera di esprimere parere favorevole in ordine allo Statuto approvato dai Comuni appartenenti all''Associazione dei Comuni costituenti l'Unità Socio Sanitaria Locale n. 25 con sede in Rivoli' quale risulta dall'allegato A e dalle modifiche contenute nell'allegato B che i Comuni costituenti l'Associazione dovranno adottare e che formano parte integrante dello Statuto stesso e della presente deliberazione.
La presente deliberazione sarà pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione ai sensi dell'art. 65 dello Statuto".
Chi approva è pregato di alzare la mano. La deliberazione è approvata all'unanimità dei 42 Consiglieri presenti.


Argomento: USSL: Statuti

Approvazione dello Statuto dell'Unità SocioSanitaria Locale n. 33 con sede in Nichelino


PRESIDENTE

Il punto nono dell'ordine del giorno reca:"Approvazione dello Statuto dell'Unità Socio-Sanitaria Locale n. 33 con sede in Nichelino".
Passiamo alla votazione della deliberazione il cui testo recita "Il Consiglio regionale visto il D.P.R. 24/7/1977 n. 616 vista la legge 23/12/1978, n. 833 visti gli articoli 4 e 5 della legge regionale 21/1/1980, n. 3 visto l'articolo 8 della legge regionale 23/8/1982 n. 20 visti gli atti deliberativi dei Comuni appartenenti all'Unità Socio Sanitaria Locale, n. 33 con sede in Nichelino sentito il parere favorevole espresso dalla I e dalla V Commissione consiliare permanente delibera di esprimere parere favorevole in ordine allo Statuto approvato dai Comuni appartenenti all''Associazione dei Comuni costituenti l'Unità Socio Sanitaria Locale n. 33 con sede in Nichelino' quale risulta dall'allegato A e dalle modifiche contenute nell'allegato B che i Comuni costituenti l'Associazione dovranno adottare e che formano parte integrante dello Statuto stesso e della presente deliberazione.
La presente deliberazione sarà pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione ai sensi dell'art. 65 dello Statuto".
Chi approva è pregato dì alzare la mano. E' approvata all'unanimità dei 42 Consiglieri presenti in aula.


Argomento: USSL: Statuti

Approvazione Statuto dell'Unità Socio-Sanitaria Locale n. 72 con sede in Tortona


PRESIDENTE

Il punto decimo all'ordine del giorno reca: "Approvazione Statuto dell'Unità Socio-Sanitaria Locale n. 72 con sede in Tortona".
La deliberazione recita "Il Consiglio regionale visto il D.P.R. 2417/1977, n. 616 vista la legge 23/12/1978, n. 833 visti gli articoli 4 e 5 della legge regionale 21/1/1980, n. 3 visti gli atti deliberativi dei Comuni appartenenti all'unità Socio Sanitaria Locale n. 72 con sede in Tortona sentito il parere favorevole espresso dalla I e dalla V Commissione consiliare permanente delibera di esprimere parere favorevole in ordine allo Statuto approvato dai Comuni appartenenti all''Associazione dei Comuni costituenti l'Unità Socio Sanitaria Locale n, 72 con sede in Tortona' quale risulta dall'allegato A e dalle modifiche contenute nell'allegato B che i Comuni costituenti l'Associazione dovranno adottare e che formano parte integrante dello Statuto stesso e della presente deliberazione.
La presente deliberazione sarà pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione ai sensi dell'art. 65 dello Statuto".
Chi approva è pregato di alzare la mano.
E' approvata all'unanimità dai 42 Consiglieri presenti in aula.


Argomento: USSL: Statuti

Approvazione dello Statuto dell'Unità Socio. Sanitaria Locale n. 74 con sede in Ovada


PRESIDENTE

Il punto undicesimo all'ordine del giorno reca: "Approvazione dello Statuto dell'Unità Socio-Sanitaria Locale n.74 con sede in Ovada." La deliberazione recita "Il Consiglio regionale visto il D.P.R. 24/7/1977 n. 616 vista la legge 23/12/1978, n. 833 visti gli articoli 4 e 5 della legge regionale 21/1/1980, n. 3 visto l'articolo 8 della legge regionale 23/8/1982, n. 20 visti gli atti deliberativi dei Comuni appartenenti all'Unità Socio Sanitaria Locale n. 74 con sede in Ovada sentito il parere favorevole espresso dalla I e dalla V Commissione consiliare permanente delibera di esprimere parere favorevole in ordine allo Statuto approvato dai Comuni appartenenti all''Associazione dei Comuni costituenti l'Unità Socio Sanitaria Locale n. 74 con sede in Ovada' quale risulta dall'allegato A e dalle modifiche contenute nell'allegato B che i Comuni costituenti l'Associazione dovranno adottare e che formano parte integrante dello Statuto stesso e della presente deliberazione: La presente deliberazione sarà pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione ai sensi dell'art. 65 dello Statuto".
Chi approva è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dai 42 Consiglieri presenti.


Argomento: USSL: Statuti

U.S.S.L. n. 60 Borgo San Dalmazzo Ampliamento pianta organica provvisoria


PRESIDENTE

Il punto dodicesimo dell'ordine del giorno reca: U.S.S.L. n. 60 Borgo San Dalmazzo Ampliamento pianta organica provvisoria.
La deliberazione recita: "Il Consiglio regionale vista la legge 26/1/1982, n, 12 vista la legge regionale 10/3/1982, n. 7 vista la deliberazione della Giunta regionale n. 14024158 del 22/3/1983 sentito il parere favorevole espresso dalla V Commissione permanente delibera di disporre, ai sensi e per gli effetti di cui all'art. 1, quinto comma, del D.L. 26 novembre 1982 n. 678, convertito con modificazioni nella legge 26 gennaio 1982 n. 12, l'ampliamento della pianta organica provvisoria dell'U.S.S.L. n. 60 di Borgo San Dalmazzo, mediante l'istituzione dei seguenti nuovi posti per strutture e servizi finalizzati all'attuazione delle leggi 405/75, 685/75, 180/78 e 194/78: n. 2 posti di assistente di medicina generale n. 1 posto di assistente di psichiatria n. 10 posti di infermiere professionale n. 2 posti di vigilatrice di infanzia n. 1 posto di assistente psicologo di non autorizzare, per le motivazioni espresse in premessa, l'U.S.S.L.
n. 60 di Borgo San Dalmazzo ad istituire i seguenti nuovi posti: n. 2 posti di logopedista n. 3 posti di assistente sociale n. 2 posti di assistente psicologo n. 1 posto di agente tecnico n. 3 posti di assistente sanitario di dare atto che alla copertura dei nuovi posti l'U.S.S.L. n. 60 di Borgo San Dalmazzo dovrà provvedere nel rispetto dei vigenti provvedimenti legislativi finalizzati al contenimento della spesa sanitaria e che l'onere conseguente dovrà, comunque, far carico alla quota di riparto del F.S.R.
attribuito all'U.S.S.L. stessa.
La presente deliberazione sarà pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione Piemonte ai sensi dell'art. 65 dello Statuto".
Chi approva è pregato di alzare la mano. La deliberazione è approvata all'unanimità dai 42 Consiglieri presenti.


Argomento: USSL: Piante organiche

U.S.S.L. n. 68 Asti - Ampliamento pianta organica provvisoria


PRESIDENTE

Il punto tredicesimo dell'ordine del giorno reca: "U.S.S.L. n. 68 Asti Ampliamento pianta organica provvisoria".
La deliberazione recita "Il Consiglio regionale vista la legge 26/1/1982 n. 12 vista la legge regionale 10/3/1982, n. 7 vista la deliberazione della Giunta regionale n. 16-23685 dell'1/3/1983 sentito il parere espresso dalla V Commissione permanente delibera di disporre, ai sensi e per gli effetti di cui all'art. 1, quinto comma, del D.L. 26 novembre 1 981 n. 678, convertito con modificazioni nella legge 26 gennaio 1982 n. 12, l'ampliamento della pianta organica provvisoria dell'U.S.S.L. n. 68 di Asti, mediante l'istituzione dei seguenti nuovi posti per strutture e servizi finalizzati all'attuazione delle leggi 22 maggio 1978 n. 194, 29 luglio 1975 n. 405 e 22 dicembre 1975 n. 658: n. 2 posti di assistente di ostetricia e ginecologia 4 posti di assistente tecnico psicologo di non autorizzare, per le motivazioni indicate in premessa l'istituzione dei seguenti nuovi, posti: n. 2 posti di assistente medico n. 2 posti di assistente sociale n. 1 posto di operatore sanitario per training autogeno di dare atto che alla copertura dei nuovi posti l'U.S.S.L. n. 68 di Asti dovrà provvedere nel rispetto dei vigenti provvedimenti legislativi finalizzati al contenimento della spesa sanitaria e che l'onere conseguente dovrà, comunque, fare carico alla quota di riparto del F.S.R. attribuito all'U.S.S.L. stessa.
La presente deliberazione sarà pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione Piemonte ai sensi dell'art. 65 dello Statuto".
Chi approva è pregato di alzare la mano. La deliberazione è approvata all'unanimità dai 42 Consiglieri presenti.


Argomento: USSL: Piante organiche

U.S.S.L. n. 36 Susa Ampliamento della pianta organica provvisoria


PRESIDENTE

Il punto quattordicesimo dell'ordine del giorno reca: "U.S.S.L. n. 36 Susa Ampliamento della pianta organica provvisoria".
La deliberazione recita "Il Consiglio regionale vista la legge 26/1/1982 n. 12 vista la legge regionale 10/3/1982, n. 7 vista la deliberazione della Giunta regionale n. 4-20915 del 23/11/1982 sentito il parere espresso dalla V Commissione permanente delibera di disporre, ai sensi e per gli effetti di cui all'art. 1, quinto comma, del D.L. 26 novembre 1981 n. 678, convertito con modificazioni nella legge 26 gennaio 1982 n. 12, l'ampliamento della pianta organica provvisoria dell'U.S.S.L. n. 36 di Susa, mediante l'istituzione dei seguenti nuovi posti per strutture e servizi finalizzati all'attuazione delle leggi 29/7/1975 n. 405, 22/12/1975 n. 685; 13/5/1978 n. 180 e 22/5/1978 n. 194: Servizio psichiatrico di zona n. 1 posto di assistente tecnico psicologo Centro tossico-dipendenti n. 1 posto di assistente tecnico psicologo; Servizi ex legge 29/7/1975 n. 405 e 22/5/1978 n. 194 n. 2 posti di assistente tecnico psicologo; di non autorizzare, per le motivazioni citate in premessa, l'U.S.S.L. n. 36 di Susa ad istituire i seguenti nuovi posti: Servizio psichiatrico di zona n. 1 posto di assistente dei servizi psichiatrici n. 1 posto di assistente tecnico psicologo n. 1 posto di assistente sociale Centro tossico-dipendenti n. 1 posto di assistente di medicina n. 1 posto di assistente sociale Servizi ex legge 29/7/1975 n. 405 e 22/5/1978 n. 194 n. 2 posti di assistente sociale di dare atto che alla copertura dei nuovi posti l'U.S.S.L. n. 36 di Susa dovrà provvedere nel rispetto dei vigenti provvedimenti legislativi finalizzati al contenimento della spesa sanitaria e che l'onere conseguente dovrà, comunque, far carico dia quota di riparto del F.S.R. attribuito all'U.S.S.L. stessa.
La presente deliberazione sarà pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione Piemonte ai sensi dell'art, 65 dello Statuto".
Chi approva è pregato di alzare la mano. La deliberazione è approvata all'unanimità dai 42 Consiglieri presenti.


Argomento: USSL: Piante organiche

U.S.S.L. n. 71 Valenza Ampliamento della pianta organica


PRESIDENTE

Il punto quindicesimo dell'ordine del giorno reca: "U.S.S.L. n. 71 Valenza Ampliamento della pianta organica provvisoria".
La deliberazione recita "Il Consiglio regionale vista la legge 26 gennaio 1982, n. 12 vista la legge regionale 10 marzo 1982, n. 7 vista la deliberazione della Giunta regionale n. 49-25774 del 31/5/1983 sentito il parere espresso dalla V Commissione permanente delibera di disporre, ai sensi e per gli effetti di cui all'art. 1, quinto comma, del D.L. 26 novembre 1982 n. 678, convertito con modificazioni nella legge 26 gennaio 1982 n. 12, l'ampliamento della pianta organica provvisoria dell'U.S.S.L. n. 71 di Valenza, mediante l'istituzione dei seguenti nuovi posti per strutture e servizi finalizzati all'attuazione delle leggi 29/7/1975 n. 405, 22/12/1975 n. 685, 13/5/1978 n. 180 e 22/5/1978 n. 194: n. 2 posti di vigilatrice di infanzia n. 1 posto di assistente di psichiatria n. 4 posti di infermiere professionale di non autorizzare, per le motivazioni espresse in premessa, l'U.S.S.L.
n. 71 di Valenza ad istituire i seguenti nuovi posti: n. 1 posto di assistente psicologo n. 1 posto di terapista della riabilitazione n. 1 posto di tecnico sanitario o assistente tecnico n. 1 posto di assistente sociale di dare atto che alla copertura dei nuovi posti l'U.S.S.L. n. 71 di Valenza dovrà provvedere nel rispetto dei vigenti provvedimenti legislativi finalizzati al contenimento della spesa sanitaria e che l'onere conseguente dovrà, comunque, far carico alla quota di riparto del F.S.R. attribuito all'U.S.S.L. stessa.
La presente deliberazione sarà pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione Piemonte ai sensi dell'art. 65 dello Statuto".
Chi approva è pregato di alzare la mano. La deliberazione è approvata all'unanimità dai 42 Consiglieri presenti.
I lavori proseguiranno nel pomeriggio alle ore 15,15.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 12,45)



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