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Dettaglio seduta n.212 del 03/11/83 - Legislatura n. III - Sedute dal 9 giugno 1980 al 11 maggio 1985

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BENZI


Argomento: Edilizia e norme tecnico-costruttive

Interrogazione del Consigliere VALERI inerente un intervento edilizio nel Comune di Livorno Ferraris


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Punto secondo all'ordine del giorno: "Interrogazioni ed interpellanze si discute l'interrogazione del Consigliere Valeri, inerente un intervento edilizio nel Comune di Livorno Ferraris".
Risponde l'Assessore Calsolaro.



CALSOLARO Corrado, Assessore all'edilizia

Il Comune di Livorno Ferraris è dotato di R.E. + P.d.F. approvato con D.P.G.R. n. 1718 del 14/5/75.
Il Comune di Livorno Ferraris è dotato di 1^ P.P.A. approvato con delibera G.R. n. 108/21776 del 12/6/79.
Il Comune di Livorno Ferraris è dotato di P.E.E.P. approvato con delibera di G.R. n. 110 del 25/11/80.
Il P.E.E.P. approvato ha le seguenti caratteristiche: Superficie territoriale di mq. 21.857 Superficie fondiaria di mq. 13.305 Indice fondiario di mc/mq. 2,02 Volume edificabile di mc. 26.953 Abitanti insediabili: 336.
Esso, per le aree interessate, modifica l'indice edificatorio del P.d.F. per le zone (c) di espansione che era di 1 mc/mq, ed è stato regolarmente approvato dalla Regione.
L'esame degli atti giacenti in Comune evidenzia una variante di P.E.E.P. e di P.d.F., di cui alla delibera n. 27 del 12/3/81 che con semplice atto comunale, estende le aree sottoposte a P.d.Z, in modo da includere la Cooperativa, su aree destinate dal P.d.F. a edilizia residenziale. Una seconda delibera del C.C., la n. 62 del 19/6/81 assegna l'incarico di redazione della variante al P.E.E.P., di cui alla delibera precedente, a introduce lo scorporo di aree pari a mq. 5095 dal P.E.E.P.
per ridarle all'uso agricolo. (Variante al P.d.F.).
Inoltre con la delibera C.C. n. 63 del 19/6/81 il Comune stipula con la Coop. Livorno 2000 una bozza di convenzione, pur non essendo il Piano di zona approvato (in quanto non era stata approvata la variante al P.d.F.).
Tutte queste delibere sono antecedenti all'adozione del Progetto Preliminare di P.R.G., e quindi si configurano come varianti al P.d.F.
vigente; le due delibere non hanno seguito l'iter regionale e quindi non risultano approvate, e neppure trasmesse in Regione.
A seguito di queste delibere, il Comune ha rilasciato, con parere della C.E. 25 del 23/12/81, la concessione ad edificare per 8 case bifamiliari e 3 case trifamiliari. Agli atti risulta ancora un successivo parere della C.E. 554/a del 21/4/83 per variante alla domanda precedente, relativa a cantine e balconi. Una terza delibera del C.C. n. 38 del 31/3/82 di adozione del progetto definitivo di P.R.G., recepisce la precedente variante al P.E.E.P. e al P.d.F. vigente (non approvate dalla Regione) e porta la situazione del P.E.E.P. ai seguenti parametri Superficie fondiaria: mq. 37.388 Indice fondiario:mc/mq 2,10 mc. tot.: 78.725 Abitanti: 648 In itinere di esame del P.R.G. il Comune ha richiesto una riduzione dell'indice di P.E.E.P. da 2,10 mc/mq a 1,50 mc/mq.
Tale richiesta è stata accolta nella seduta del Comitato Urbanistico Regionale di esame del P.R.G. del 17/10/83, in quanto motivata dalle tipologie realizzate nel Comune nella zone circostanti all'area in esame.
Nel richiedere tale variante, il Comune dichiara che le precedenti assegnazioni di aree sono state assoggettate alle procedure della l. 865 art. 51 e della l. 247/74 art. 3 (dichiarazione accettata dal C.U.R.). La variante al P.E.E.P. ed al P.d.F., illegittima prima del P.R.G., è ora inserita nel P.R.G. e quindi di quest'ultimo valgono le prescrizioni e le norme.
L'Assessorato intende contestare la legittimità delle varianti al P.E.E.P. non sottoposte all'approvazione della Regione.
La Cooperativa "Livorno 2000" di Livorno Ferraris non ha mai ottenuto finanziamenti regionali, tra l'altro mai richiesti, e risulta essere compresa in un programma quadriennale del Consorzio Regionale Cooperative Edilizie Piemontesi (CO.RE.C.E.P.) per la realizzazione di interventi di edilizia residenziale convenzionata da finanziarsi mediante i fondi di ristabilimento della CEE. La Giunta regionale, con una propria deliberazione assunta il 13 ottobre 1981, considerava questo programma compatibile con i propri indirizzi programmatici e territoriali in quanto esso costituisce, di fatto, integrazione di programma di localizzazione dei finanziamenti disposti dalla legge 5.8.1978 n. 457, approvati dal Consiglio regionale in data 20.2.1980.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Valeri.



VALERI Gilberto

Nell'interrogazione abbiamo evidenziato atti che hanno reso possibile in deroga a deliberazioni del Consiglio comunale di Livorno Ferraris, un insediamento in contrasto, a nostro giudizio, con gli standard edilizi richiesti per le cooperative.
Il fatto che i fondi siano stati forniti dalla CEE, non muta le nostre perplessità e i nostri dubbi. Infatti, difficilmente quegli edifici possono configurarsi nell'ambito dell'edilizia popolare poiché il valore di ogni insediamento è stato stimato attorno ai 200 milioni. E' vero che i finanziamenti non sono stati concessi dalla Regione però alla Regione spettava l'atto di approvazione dei programmi per l'accesso ai finanziamenti CEE.
Chiediamo di verificare se l'approvazione dell'insediamento ha la caratteristica dell'edilizia popolare e se le costruzioni hanno quei requisiti.
Nella interrogazione ho sottolineato il fatto che le deliberazioni assunte erano in contrasto con la deliberazione del Consiglio regionale del 17.4.1980 di adozione del progetto preliminare di Piano, deliberazione che non ho sentito richiamare nella risposta.
Il progetto preliminare di piano prevedeva un determinato assetto e le deliberazioni di variante al P.E.E.P., sono in contrasto. Successivamente l'Amministrazione ha deciso di fare tabula rasa del progetto preliminare approvato dal Consiglio comunale e di approntarne uno diverso dal precedente. Insisto sulla necessità di verificare questi elementi e ringrazio l'Assessore della risposta. Se lo riterrà l'Assessore potrà informarmi della verifica ulteriore che vorrà fare, rendendo così superflua da parte nostra una nuova interrogazione. Sarà opportuno, individuata l'esistenza di atti illecitamente assunti, comunicare il tutto alla autorità giudiziaria.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARCHIARO


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione dei Consiglieri Alasia, Biazzi e Valeri inerente la situazione Montefibre-SIN.


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione dei Consiglieri Alasia, Biazzi e Valeri inerente la situazione Montefibre-Sin.
Risponde l'Assessore Tapparo.



TAPPARO Giancarlo, Assessore al lavoro

Dopo la presentazione dell'interrogazione si sono susseguiti eventi in modo dinamico su questa vicenda e credo sia bene approfittare per fare il punto della situazione occupazionale.
A Pallanza tra Taban e Sin, sono ancora in forza 1.800 dipendenti, dei quali 230 sono in attività alla Taban. I rimanenti sono in Cassa Integrazione. A Vercelli sono in forza 600 dipendenti, dei quali 230 stanno lavorando nella produzione della fibra di acetato di cellulosa. La Montefibre si è impegnata per quanto riguarda la Taban a produrre in quello stabilimento sino al 15 dicembre 1983, dopo questa data, se non interverranno decisioni per lo stabilimento di Pallanza, la Montefibre chiuderà il ciclo produttivo. Attorno allo stabilimento di Pallanza ruotano le produzioni della Montefibre di Novara, che produce acido adipico e sale 66 per la Sin di Pallanza e la Vinavil di Villa d'Ossola, tutte aziende che, in caso di chiusura definitiva dello stabilimento di Pallanza avrebbero necessità di collocare in modo diverso le loro produzioni o comunque riconvertire in parte gli impianti.
Vale la pena di sottolineare che quando questi impianti erano stati progettati, la capacità produttiva era stata concepita per livelli estremamente elevati, oggi, con dimensioni più ridotte dagli sbocchi di mercato, gli impianti perdono la tradizionale economia di scala, che è uno degli elementi di forza nella chimica di base e nel settore fibre.
A Ivrea sono occupati nel ciclo delle fibre 700 dipendenti tutti in Cassa Integrazione, salvo alcuni addetti alle manutenzioni. Quello che in Piemonte era il polo tradizionale della chimica e della fibra rischia di cadere definitivamente.
Il problema di Pallanza non si circoscrive soltanto attorno ai 1.800 dipendenti, perché gli effetti indotti coinvolgono dai 4.000 ai 5.000 dipendenti in tutto il Piemonte. Sin dall'apertura della fase più acuta della crisi, in occasione di risposte ad altre interrogazioni, avevamo sottolineato la necessità di un intervento urgente, rapido, sul problema delle fibre in Piemonte, perché il mercato è dinamico e la concorrenza è forte. L'accordo Multifibre, stipulato a Parigi, che prevedeva per l'Italia una quota di mercato per nylon 66, in caso di non produzione italiana sarebbe facilmente accaparrabile dalla concorrenza straniera, inglese ed israeliana, ad esempio.
In effetti, è proprio questo tipo di concorrenza che sta occupando questo segmento di mercato.
Una tappa significativa di questa vicenda è stato l'incontro con il Ministro Altissimo, tenutosi nei primi giorni del mese di ottobre. Al tavolo erano presenti amministratori locali, la Regione ed i sindacati nazionali e locali. Si è convenuto su un documento sottoscritto dal Ministro, che in una sua parte significativa recita: "Il Governo ha riconfermato la decisione presa il 6 luglio scorso (intervento sulla Montefibre e ipotesi di intervento Gepi con una procedura rapida) e si è impegnato a ricercare attivamente, anche assumendo iniziative nei confronti dei produttori del settore (che in Italia sono tre) tutte le iniziative possibili che consentano la ripresa produttiva dell'azienda. Inoltre il Governo ha individuato nella legge sui bacini di crisi, per la quale si impegna a chiedere un iter legislativo rapido, uno degli strumenti di intervento per porre fine alla grave crisi della Montefibre".
E' necessario individuare nell'intervento generale l'area del Verbano Cusio-Ossola come bacino di crisi e la procedura di urgenza perch l'azienda non degradi ulteriormente e non perda definitivamente le sue quote di mercato.
In questo contesto ho preso l'impegno di chiedere alla Montedison di assicurare la manutenzione per permettere la continuità produttiva specie nello stabilmento di Taban.
Ci troviamo di fronte all'avanzare dell'ipotesi dell'individuazione dei bacini di crisi e dei meccanismi economici e finanziari che sono all'interno di tale ipotesi di intervento.
I tempi forse saranno più lunghi di quelli che immaginava il Ministro nel momento in cui ha sottoscritto l'ordine del giorno. Questo è preoccupante.
Oggi viene ancora considerato l'intervento Gepi fattibile in termini generali, probabilmente è da discutere nei termini della effettiva operatività.
Ormai le procedure sono state individuate: un intervento Gepi che permetta di tenere in vita questa entità produttiva e attraverso la politica che si potrebbe attivare con i bacini di crisi, non solo come occupazione sostitutiva, ma anche come intervento su questo polo della chimica, creare le condizioni per un rilancio di questo settore probabilmente con differenziazioni produttive all'interno, perché è inimmaginabile che sul nylon 66 si possa restare ancora fermi per un lungo periodo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Biazzi.



BIAZZI Guido

Ringrazio l'Assessore per l'ampia ed esauriente risposta e mi dichiaro ampiamente soddisfatto: L'interpellanza è datata di qualche mese e nel frattempo abbiamo già avuto occasione di parlare dei problemi della Montefibre di Pallanza.
L'Assessore ha indicato come il problema della Montefibre di Pallanza non riguardi solo i 1.800 attuali dipendenti e come, per le reazioni a catena, coinvolga 4-5.000 lavoratori nel settore della chimica della nostra Regione.
La situazione non sembra migliorata perché, per quanto riguarda la Montefibre, sono diversi gli elementi che giocano per attuare un intervento rapido per il quale l'Assessore è impegnato in questi mesi. E' un intervento, tra l'altro, che rientra negli impegni che il Governo aveva assunto prima e dopo la campagna elettorale e da ultimo nel mese di ottobre con la presa di posizione del Ministro Altissimo che doveva essere sottoposta a verifica nel giro di una ventina di giorni. Il problema è urgente per due motivi: il mantenimento tecnico degli impianti, al quale però si può sopperire con la manutenzione interna dell'azienda e la perdita di quote di mercato che non potrà essere supplita anche nel caso di ripresa della attività. Un'azione ulteriore in quella direzione ci sembra necessaria, ma Giunta e Regione già si muovono in questo senso. Ci tranquillizza il fatto che, con ogni probabilità, Pallanza verrà inserita nei bacini di crisi, unica zona probabilmente del nostro Piemonte, grazie all'iniziativa portata avanti dalla Regione Piemonte. I tempi di realizzazione dei bacini di crisi non saranno quelli che si richiedono per un intervento di salvataggio dello stabilimento. Nel ringraziare nuovamente l'Assessore per la risposta e per quanto sta facendo nei confronti delle aziende in crisi del Piemonte in generale e in particolare di quelle delle nostre zone, lo invito a continuare sulla strada intrapresa in questi mesi.


Argomento: Beni demaniali e patrimoniali - Università

Interrogazione del Consigliere Cerchio inerente le difficoltà in cui versa l'Istituto di geologia in conseguenza ai lavori di ristrutturazione di Palazzo Carignano


PRESIDENTE

Interrogazione del Consigliere Cerchio, inerente le difficoltà in cui versa l'Istituto di Geologia in conseguenza dei lavori di ristrutturazione di Palazzo Carignano.
Risponde il Presidente Viglione.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

L'interpellante tocca marginalmente anche il problema di Palazzo Carignano, di cui avremo modo di discutere più approfonditamente in quanto ad esso sono interessati i Ministeri dei Lavori Pubblici, dei Beni culturali, la Regione ed un privato.
Attualmente non è ancora approvata la legge nazionale che regolamenterà il piano-permute di immobili (compresa la ex caserma Podgora) tra lo Stato e il pool di Regione-Provincia-Comune di Torino.
Pur in assenza di legge, il Comune di Torino ha già provveduto alla consegna, in favore dell'Università, di una prima parte della Podgora l'Università ha in corso alcuni lavori di ristrutturazione, non ancora ultimati soprattutto per scarsità di finanziamenti. Il Comune potrà provvedere alla consegna della restante parte non appena la Polizia di Stato sposterà un proprio autoparco ancora ubicato nella Podgora (pare che anche in questo caso la PS abbia problemi di finanziamenti per la nuova sede).
In ogni caso la Regione non ha dirette responsabilità o competenze.
Semmai può e potrà fare opera di sollecito per favorire i necessari finanziati statali alla PS e all'Università. Spero, entro non molto, di poter dare risposta migliore di quella data oggi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cerchio.



CERCHIO Giuseppe

Prendo atto della risposta e auspico che i lavori di Palazzo Carignano che sono al centro di molte attenzioni in questo periodo, vengano al più presto portati a termine.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PETRINI


Argomento: Questioni internazionali - Immigrazione

Interrogazione del Consigliere Carazzoni inerente gli interventi a favore dei profughi polacchi


PRESIDENTE

Interrogazione del Consigliere Carazzoni inerente gli interventi a favore dei profughi polacchi.
Risponde il Presidente Viglione.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Subito dopo aver appreso maggiori particolari in merito alla sorte del gruppo di giovani polacchi non rientrati in Patria dopo una visita a Torino (e peraltro immediatamente avviati ad un campo profughi del Lazio), la Presidenza della Giunta si è fatta carico di contatti con la Presidenza del Consiglio regionale per sapere se e quali iniziative eventualmente si volessero assumere da parte del Comitato regionale di solidarietà. In data 25 ottobre la Presidenza del Consiglio regionale mi ha comunicato che due sarebbero i tipi di intervento possibili: fornire assistenza per superare eventuali ostacoli burocratici e formali ad una sistemazione definitiva fornire suggerimenti e collaborazioni per un'iniziativa rivolta agli eventuali giovani in età scolare.
Per meglio valutare tali possibilità di intervento, il Comitato di solidarietà ha richiesto precise notizie, attraverso la Questura di Torino sull'entità dei profughi che hanno ottenuto asilo politico in Italia e di coloro che invece si recheranno in altri Stati europei, nonché sulla presenza di giovani in età scolare. La Giunta regionale attende tali informazioni per eventualmente assumere, dietro suggerimento del Comitato di solidarietà, le decisioni di competenza ai sensi della legge regionale 4/1982.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carazzoni.



CARAZZONI Nino

Non ho alcuna difficoltà ad ammettere che questa interrogazione presenta sull'episodio dei tifosi venuti a Torino al seguito di una squadra di calcio e qui fermatisi a chiedere asilo politico, era stata presentata con un chiaro intento provocatorio.
Do atto che la provocazione è stata sventata. Posso soltanto osservare che se queste erano le comunicazioni che il Presidente cortesemente intendeva fare, forse sarebbe stato opportuno che la risposta giungesse con più sollecitudine.
Non mi resta comunque che registrare le affermazioni qui fatte e prendere nota della volontà della Giunta regionale di seguire ancora il problema e di vedere, attraverso il Comitato di solidarietà, quali concrete iniziative si possono assumere.
Questo mi sembrerebbe un intervento senza dubbio auspicabile che quanto meno, varrebbe a ristabilire un criterio di equità e di giustizia nei confronti di analoghi trattamenti sempre svolti nel passato con estrema sollecitudine verso profughi di altra nazione. Ringrazio.


Argomento: Industria (anche piccola e media)

Interrogazione dei Consiglieri Reburdo e Montefalchesi inerente l'incontro avvenuto con l'Amministratore delegato della FIAT S.p.A.


PRESIDENTE

Interrogazione dei Consiglieri Reburdo e Montefalchesi inerente l'incontro avvenuto con l'amministratore delegato della Fiat.
Risponde il Presidente Viglione.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Sono un po' in difficoltà a rispondere poiché all'epoca non ero Presidente della Giunta e non mi sono incontrato con il Dottor Romiti. E' obiettivamente impossibile dire oggi quale sia stato, nei particolari, il contenuto di un incontro avvenuto il 26 maggio 1982 tra l'Amministratore delegato della FIAT ing. Romiti e l'allora Presidente Enrietti che oggi non siede più fra questi banchi e quindi non potrebbe intervenire neppure come consigliere.
Dal tono del comunicato emesso dal Servizio Stampa della Giunta si pu ritenere cha la "convergenza di opinioni" fosse riferita in larghissima misura alle problematiche relative alla sistemazione topografica delle strutture Fiat, anche se nel colloquio l'ing. Romiti fornì indicazioni sulla situazione occupazionale.
Poiché credo interessi però sapere qual'è oggi l'atteggiamento della Giunta regionale nei confronti della questione Fiat, ricordo che la ripresa dei contatti tra Fiat e Giunta regionale data 5 settembre. In quell'occasione si parlò dei vari programmi dell'azienda per fronteggiare la perdurante crisi in vari settori. Si parlò anche, ovviamente, del problema cassa integrazione, ed esuberanze di lavoratori.
La Fiat ebbe a confermare l'esistenza di lavoratori esuberanti nei propri organici del settore auto. Per quanto riguarda gli accordi dell'ottobre 1980 e 1981 come si legge nel comunicato della Regione "è stato auspicato che gli accordi siglati a suo tempo fra azienda ed organizzazioni sindacali siano rispettati per alleviare una situazione che pesa gravemente e drammaticamente sulla regione". Nel corso di un incontro con la Flm, il 12 settembre, l'assessore Tapparo confermò la preoccupazione per un utilizzo indiscriminato della cassa integrazione a zero come strumento di ristrutturazione. In quell'occasione Tapparo rilevò "lo scasso economico e i negativi effetti culturali, sociali e professionali provocati da un utilizzo massiccio e prolungato della Cassa integrazione". Ribadendo una posizione più volte espressa dalla Giunta intera auspicò che "le parti siano in grado di attenuarne gli effetti dannosi prefigurandosi delle strategie di superamento". Opinione che aveva espresso unitamente con il Vicepresidente Rivalta, in occasione dell'incontro con la Fiat. Per quanto riguarda le proposte e le direttrici di lavoro, "in positivo" per affrontare la situazione la Giunta ha sempre ribadito di essere disponibile a attivare tutti gli strumenti di politica industriale e del lavoro di cui dispone. Si tratta di interventi in campo della formazione professionale della diffusione dell'innovazione tecnologica, del contributo nei confronti di consorzi e cooperative e del governo del mercato del lavoro.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

Debbo intanto ringraziare il Presidente che ha risposto ugualmente all'interrogazione e mi auguro che mantenga l'impegno di rispondere rapidamente a tutte le interrogazioni passate e a quelle che presenteremo in futuro.
Questa interrogazione risale a più di un anno fa e le cronache dei giornali ci informavano che l'incontro era avvenuto per discutere sugli andamenti produttivi, sulla situazione occupazionale FIAT e che vi era un'ampia convergenza di opinioni, mentre già in quell'epoca i dirigenti FIAT sostenevano che era impossibile rispettare gli accordi circa il rientro dei lavoratori in Cassa Integrazione. Naturalmente non si può far carico delle opinioni dell'allora Presidente della Giunta all'attuale Giunta.
Ritengo però che oggi la Giunta non stia svolgendo un ruolo adeguato rispetto al problema della applicazione degli accordi che la coinvolge pienamente come d'altra parte sappiamo che l'ha coinvolta scaricando sullo Stato e sugli enti locali l'onere di ricollocare 11,000 lavoratori.
La Giunta non ha assunto una posizione chiara sui problemi in discussione e non ha usato il suo peso politico per rimuovere il ricorso a strumenti come la Cassa Integrazione a zero ore, che destano gravi preoccupazioni per i guasti sociali che provocano. Tuttavia c'è ancora molto lavoro da fare da parte della regione per l'applicazione dell'accordo. La possibilità di ricollocare 11.000 lavoratori fuori della FIAT è scarsa e una Giunta di sinistra, in questo momento in cui viene messa in discussione, si deve qualificare per evitare una guerra fra poveri, tra i lavoratori Cassa Integrati e i lavoratori disoccupati che chiedono un lavoro al Collocamento.
Le Giunte di sinistra si devono riconoscere non tanto dalle bandiere rosse, ma dalla capacità di rispondere a questi problemi drammatici.


Argomento: Beni demaniali e patrimoniali

Interpellanza dei Consiglieri Cerchio, Bergoglio, Paganelli, Carletto Picco e Brizio inerente i locali di Piazza Castello n. 71


PRESIDENTE

Interpellanza dei Consiglieri Cerchio, Bergoglio, Carletto, Picco e Brizio inerente ai locali di Piazza Castello n. 71.
La parola al Consigliere Cerchio per l'illustrazione.



CERCHIO Giuseppe

L'interpellanza venne presentata da un gruppo di colleghi del Consiglio regionale l'8 marzo 1983 e fa seguito ad un'altra interrogazione da me presentata nel 1982. Alla luce di alcuni aggiornamenti successivi alla presentazione della interpellanza chiediamo quanto è costato finora questo maxi intervento in quei locali che vedono un affitto "ecceziunale veramente".
Risulta dai dati di mercato che sarebbe costato molto di meno acquistare lo stabile che affittarlo. Non solo, oltre al canone di affitto (che segna la cifra di 261 milioni all'anno per la durata del contratto per nove anni con eventuali aggiornamenti del quarto anno, che vuol dire un affitto iniziale di due miliardi e 600 milioni circa) nel mese di luglio 1982 viene assunta una deliberazione per una spesa di 82 milioni per ristrutturazioni nei locali in affitto per renderli funzionali; pochi mesi dopo, senza alcuna programmazione, un'altra deliberazione datata 30 dicembre 1982, fissa la cifra di 310 milioni per ristrutturazioni in locali di affitto. In una deliberazione viene indicata la Società Immobil, in altre deliberazioni il Centro Immobiliare Torinese.
Nella tarda primavera 1983 intensi lavori sono stati fatti nella Piazza San Carlo di Torino, ricca di storia, di uffici, alcuni attivi, altri vuoti muti e spogli, come tutt'ora risulta vuoto l'impegno finanziario della Regione. Ma non basta ed è storia molto più recente, il 13 settembre 1983 una ulteriore deliberazione della Giunta regionale stanzia 6 milioni circa per la progettazione di lavori "di ristrutturazione ed adattamento dei famosissimi e storici locali di Piazza Castello". Il Gruppo DC si chiede quando avrà fine questo lungo Romanzo a puntate e quanto costerà alla comunità in un momento in cui si continua a parlare di rigore, di risparmio, di serietà di comportamenti.
Questi interrogativi non avevano avuto risposta alla presentazione della precedente mia interpellanza.
Allora dichiarandosi profondamente insoddisfatto dissi a nome del Gruppo DC che non intendevamo, per serietà, per costume e per moralità chiudere l'argomento con quella risposta e dissi che le S.r.l. non ci sono mai piaciute.
Attendiamo la risposta della Giunta.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Il problema toccato dal Consigliere Cerchio riguarda l'indirizzo patrimoniale della Regione.
Negli anni passati ho sempre sostenuto una politica patrimoniale indirizzata all'utilizzo degli stabili a derivazione pubblica per ristrutturarli e per utilizzare come uffici regionali o uffici dei CO.RE.OO., delle UU.SS.SS.LL., dei consorzi dei trasporti, ecc.
Questa Giunta proseguirà tale indirizzo cercando di utilizzare, quanto più possibile, l'immenso patrimonio delle II.PP.AA.BB., del demanio militare e del demanio civile, per poter trovare sistemazione, attraverso la ristrutturazione, "in casa propria". Se non acquisiamo questo concetto finiamo di creare altre situazioni come quella che è stata denunciata.
In merito ai termini economici del contratto di locazione, una perizia dell'aprile '83, sottoscritta dai tecnici ing. Rossi Pasquale e geom.
Cresto Franco, conservata presso l'archivio della Presidenza al numero di protocollo 4128, dichiara testualmente che per i locali di piazza Castello 71 "l'entità del canone pattuito quale risultante dal contratto di locazione e tenute presenti le spese accessorie sostenute, è contenuto entro parametri di congruità nel contesto del libero mercato delle locazioni quale vigente al momento della stipula contrattuale".
Per quanto riguarda le due fasi dei lavori di ristrutturazione, dalle relazioni dei tecnici risulta che: la prima tranche per 81 milioni ha riguardato lavori di primo intervento (come la rimozione di un montacarichi), per rendere l'immobile idoneo all'uso; la seconda tranche di 227 milioni è stata decisa quando sono state individuate le esigenze degli uffici che materialmente avrebbero preso servizio nei locali, ed ha riguardato la razionalizzazione distributiva dei posti di lavoro, con alcune varianti.
Altri lavori sono in corso poiché alcuni locali, a metà di dicembre saranno occupati dal. Genio Civile di Torino. Il costo giornaliero di quei locali è di 700 mila lire, quindi, proprio perché non si facesse carico alla Giunta di non utilizzarli, venne assunta una deliberazione di assegnarli al Genio Civile in considerazione dell'indicazione che lo stabile può essere facilmente accessibile da sindaci e amministratori pubblici.
Per occupare quei locali, per sistemare il seminterrato ad archivio e per adattare un locale da adibirsi a custodia occorrono altri piccoli interventi che si stanno eseguendo. Chiudo e dico che il Magistrato ha ordinato il sequestro degli atti.



PRESIDENTE

La parola all'interrogante.



CERCHIO Giuseppe

Ringrazio il Presidente della Giunta per la risposta alla interpellanza. E' una risposta tecnica che vanno al di là del tecnico avendo appreso che la Magistratura ha sequestrato la documentazione.
Ci dichiariamo nella sostanza profondamente insoddisfatti perché la situazione si è aggravata nonostante la nostra denuncia, fatta negli anni precedenti della quale non si è voluto tenere conto.
L'ex Presidente della Giunta Enrietti aveva incaricato il geom. Arturo Bellintani di Via Sacchi 40, a fare una valutazione di congruità (per fare quella verifica certamente avremo pagato una piccola parcella per essere supportati nella dichiarazione di congruità). Ora il Presidente Viglione cita una seconda dichiarazione di congruità. A noi sembra che, tutto sommato sarebbe costato meno l'acquisto dello stabile.
Vi sono altri dubbi, che il Presidente conferma pienamente dicendo che non vorrebbe utilizzare quei locali preferendo la filosofia del patrimonio.
Apprendiamo finalmente che il Genio Civile dovrebbe occupare quei locali ne siamo lieti poiché in passato non abbiamo mai avuto notizie sulla programmazione degli interventi strutturali, e sulle localizzazioni. Oggi dobbiamo attrezzarli in termini funzionali, perché quell'attrezzatura di allora non è funzionale al Genio Civile, che ha bisogno di archivi, di una sede per la custodia. Nei chiacchierii di corridoio sembrava nei mesi scorsi che dovesse localizzarsi in quello stabile l'Ufficio di Patrimonio ma forse era una scelta dell'altra Giunta. Avevamo criticamente rilevato che per la deliberazione del 20 giugno non si sia proceduto con una gara pubblica di appalto. Per questi motivi e per altri che sono sottintesi in una sede istituzionale pubblica ci dichiariamo profondamente insoddisfatti.


Argomento: Beni demaniali e patrimoniali

Interrogazione del Consigliere Biazzi inerente l'affidamento a privati di terreni siti in Domodossola, in località "Polveriera"


PRESIDENTE

Interrogazione del Consigliere Biazzi inerente l'affidamento a privati di terreni siti in Domodossola in località Polveriera.
Risponde il Presidente Viglione.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Considerata la data ormai remota (marzo '81!) di presentazione dell'interrogazione, mai soddisfatta e della qual cosa chiedo venia al consigliere firmatario anche se non credo siano addebitabili colpe a questa Giunta, ritengo opportuno fornire primi elementi di risposta, riservandomi di rendere note ulteriori e più precise informazioni. Secondo quanto riferito dal responsabile del nostro ufficio operativo di Domodossola effettivamente è avvenuta da parte di privati l'occupazione di terreni lungo il fiume Toce alla periferia di Domodossola, con recinzione e realizzazione di alcune infrastrutture. Trattandosi di terreni del demanio indisponibile, le autorizzazioni tramite affitto erano di competenza esclusiva dell'Intendenza di Finanza, essendo compito del Genio Civile il solo nulla-osta di natura idraulica, in sostanza il parere sul tipo di attività compatibile con la natura delle singole zone.
Accerteremo con il Genio Civile di Novara l'esatta natura dei nulla osta concessi, chiedendo chiarimenti in merito ai possibili pericoli ventilati nell'interrogazione.
Escluderei intanto la possibilità che tali terreni possano divenire di proprietà dei privati, trattandosi di demanio indisponibile. Se del caso potremo accertare anche tale informazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Biazzi.



BIAZZI Guido

Ringrazio il Presidente della risposta. In verità non me l'aspettavo nemmeno più, nonostante l'avessi sollecitata un paio di volte. Il provvedimento oggetto dell'interrogazione ha sollevato molte perplessità negli enti locali della zona. Come già ricordava il Presidente si tratta di 20.000 metri quadri di terreno che stanno a metà tra la pietraia e la brughiera, che non possono quindi essere destinati all'agricoltore a meno di notevoli interventi di miglioria. Del resto i privati che li hanno acquisiti per destinarli ad uso agricolo hanno realizzato delle infrastrutture e provveduto alla recinzione, che non sono opere di natura agricola. Per capire meglio il senso dell'interrogazione va ricordato che accanto all'area in discussione, ne esiste un'altra che dalla Comunità montana con il contributo della Regione è stata recuperata, per 140.000 metri quadri all'agricoltura. Grazie all'intervento della Regione si è potuto spostare del terreno fertile proveniente dagli sbancamenti necessari per la costruzione dello scalo internazionale di Beura. Anziché vendere a privati sarebbe quindi opportuno salvaguardare i terreni contigui per trasferirvi altro terreno fertile proveniente dalle consistenti opere infrastrutturali che stanno realizzandosi nella zona: oltre allo scalo delle ferrovie, si stanno costruendo infrastrutture stradali, si sta sistemando l'asta del Toce. Queste le ragioni e le preoccupazioni che mi indussero a chiedere il parere e l'intervento della Giunta. Mi sembra che se l'intervento andrà avanti mi pare si potranno cogliere due risultati; il recupero del terreno fertile, che altrimenti rischierebbe di andare irrimediabilmente disperso, e il contestuale recupero di aree altrimenti non utilizzabili per attività agricole.



PRESIDENTE

In merito all'interrogazione inerente la sistemazione delle ex caserme di Bricherasio (Pinerolo) del Consigliere Chiabrando, il Presidente darà risposta scritta.


Argomento: Rapporti Regioni - Governo

Interpellanza dei Consiglieri Montefalchesi e Reburdo inerente la situazione degli uffici finanziari di Torino


PRESIDENTE

Interpellanza dei Consiglieri Montefalchesi e Reburdo inerente la situazione degli uffici finanziari di Torino.
La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

L'interpellanza risale al mese di febbraio 1982 ma è ancora attuale.
Negli Uffici finanziari di Torino sono state emesse cartelle esattoriali errate a causa dello scarso personale cosa che influiva sul funzionamento dell'amministrazione. Poiché questa materia è di competenza dello Stato chiediamo che la Regione assuma una iniziativa in direzione della copertura degli organici negli Uffici finanziari, considerando che questo intervento da una parte darebbe lavoro a molti disoccupati e dall'altra parte recupererebbe fasce di evasione e risorse allo Stato. Tale iniziativa dovrebbe vedere disponibile il governo, infatti, nel documento programmatico presentato dal Presidente del Consiglio all'atto della formazione del Governo si dice che "spazi occupazionali a costi contenuti può offrire l'apparato pubblico. Una prima ricognizione concernente in particolare i servizi tecnici decentrati, le cancellerie giudiziarie amministrazioni periferiche delle finanze porta a ravvisare fabbisogni scoperti di personale tecnico e operaio".
E' una operazione che però trova ostacoli nelle lungaggini dei concorsi.
Chiediamo quindi che il Governo si impegni a bandire concorsi a livello regionale e che nel rapporto con il governo si superino le carenze del personale addetto agli accertamenti attraverso corsi di formazione professionale e che si trovi una soluzione adeguata per le Commissioni tributarie di I grado. Di questi problemi si è discusso in Consiglio regionale nel mese di dicembre 1982. La Giunta si era impegnata a presentare una proposta entro il mese di febbraio 1983, ma che non abbiamo visto.
Ricordo che nell'accordo con le Organizzazioni sindacali la Regione si era impegnata, e l'accordo è tutt'ora valido, a costruire una mappa dei fabbisogni di mano d'opera nel settore pubblico. Chiediamo che la Giunta provveda secondo gli impegni.



PRESIDENTE

La parola al Presidente Viglione.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Nell'ultima parte dell'intervento del Consigliere Montefalchesi c'è la soluzione del problema. Proprio sabato ho incontrato il Ministro Goria il quale diceva appunto che fra non molto le tesorerie dello Stato non funzioneranno perché molti dipendenti chiedono di avvicinarsi alle proprie residenze. Quindi la soluzione è nei concorsi regionali. Già la Forestale ha indetto nelle Regioni Veneto, Lombardia e Piemonte tali concorsi.
Prospetterò simile soluzione al Ministro Longo e al Ministro delle Regioni Romita. Direi, anzi, che i concorsi dovrebbero avere carattere provinciale impegnando il candidato a rimanere almeno 15 anni sul posto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

Ci dichiariamo soddisfatti della risposta e ci auguriamo che dopo gli incontri del Presidente della Giunta con i Ministri si avviino le procedure per la copertura degli organici e che, anche attraverso questa soluzione si possa dare un contributo per rispondere ai problemi occupazionali di Torino.
Chiedo al Presidente di informare il Consiglio sugli incontri che avrà a tale proposito.


Argomento: Rapporti Regioni - Governo

Interrogazione dei Consiglieri Martini e Martinetti inerente il servizio civile di leva


PRESIDENTE

Interrogazione dei Consiglieri Martini e Martinetti inerente il servizio civile di leva.
Risponde il Presidente Viglione.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Sulla consistenza numerica dei giovani che hanno chiesto o ottenuto, in Piemonte, di avere riconosciuta l'obiezione di coscienza, le risposte pervenute dalle competenti Autorità militari indicano che per l'anno 1981 il riconoscimento è avvenuto in 188 casi, pari ad una percentuale stimata del 40/50 per cento rispetto alle richieste nei singoli distretti militari.
Non è stato ancora possibile avere un quadro dettagliato della situazione relativa al 1982, anche per l'incertezza di alcune strutture militari nel fornire le risposte.
Per quanto concerne gli Enti che impiegano il personale obiettore, si dispone di elenco dettagliato per tutte le Province. Dall'elenco che gli interroganti possono avere in copia emerge la pluralità degli impieghi raccolti in larga misura attorno ad enti pubblici quali Comuni e Comunità Montane, senza però dimenticare altri soggetti come la Caritas cattolica il W.W.F., il gruppo Abele.
Per quanto concerne il rispetto delle norme sul servizio civile, il Ministero della Difesa, sollecitato dalla Presidenza della Regione, ha fornito assicurazione di ulteriore impegno per cercare di eliminare i motivi che determinano in primo luogo i ritardi nell'esame delle istanze.
Ritengo che ciascuno di noi Amministratori, per la parte che gli compete e per la Forza politica cui appartiene, possa e debba impegnarsi affinché sia rispettato e risolto un problema di civiltà, legato al desiderio dei giovani obiettori di coscienza di testimoniare il loro impegno a favore di una società basata sui valori della pace e della non violenza.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Martini.



MARTINI Mario

Ringrazio il Presidente della Giunta che, sia pure con un ritardo notevole, ha dato una risposta esauriente che dimostra che la Giunta ha preso in considerazione l'interrogazione e ha cercato di reperire i dati che venivano richiesti. E' evidente che mi troverei a disagio se dovessi dare oggi la risposta a quel gruppo di giovani obiettori di coscienza che un anno e mezzo fa mi ha interessato al problema, che ha già terminato il servizio civile.
A questi problemi occorre dare la dovuta importanza. Il servizio civile va visto in una luce diversa da quella che aveva qualche anno fa. Chi fa questa scelta ha delle motivazioni rispettabilissime e valide e gli enti pubblici non debbono né trascurarla né dare la sensazione di snobbarla.
Sono pochi coloro che fanno delle scelte motivate e lo Stato, nelle sue varie articolazioni, deve dare la sensazione di essere loro vicino. A conclusione di questa brevissima replica, vorrei parlare del comitato per gli aiuti al Terzo Mondo del quale ero stato chiamato a far parte.
Mi risulta che sono sorte questioni all'interno della Giunta sulla destinazione degli aiuti, se dovevano essere destinati agli affamati progressisti o agli affamati reazionari. Sta di fatto che da allora questo comitato non è mai stato convocato.
Mi domando se trattiamo il tema degli obiettori di coscienza (come quello del volontariato di cui discuteremo oggi) soltanto per dare la sensazione che siamo disponibili ad aprirci verso nuove esigenze della società o se valutiamo questi temi con serietà.
Quando si assumono delle decisioni è opportuno darvi un seguito.



PRESIDENTE

Comunico in merito, che l'interrogazione del Consigliere Salvetti inerente le iniziative a ricordo di Guido Gozzano viene dichiarata decaduta ai sensi dell'art. 87, 5 comma, del Regolamento consiliare.
Le interrogazioni ed interpellanze sono così discusse.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Rendo noto che ha chiesto congedo il Consigliere Mignone.


Argomento:

b) Presentazione progetto di legge


PRESIDENTE

E' stato presentato il seguente progetto di legge: N. 338: "Ulteriore proroga della durata delle utenze di acqua pubblica aventi ad oggetto le piccole derivazioni", presentato dai Consiglieri Chiabrando, Lombardi e Penasso in data 26 ottobre 1983.


Argomento:

c) Deliberazioni adottate dalla Giunta regionale


PRESIDENTE

Le deliberazioni adottate dalla Giunta Regionale nelle sedute del 18 e 20 ottobre 1983 - in attuazione dell'art. 7, 1 comma della legge regionale 6 novembre 1978, n. 65, sono depositate e a disposizione presso il servizio Aula.


Argomento: Programm. e promoz. attivita" socio-assist. (assist. minori, anziani, portat. handicap, privato sociale, nuove poverta")

Esame progetti di legge nn. 41-56-66 relativi alla "Valorizzazione e sviluppo del volontariario nel settore sanitario e socio-assistenziale"


PRESIDENTE

Esaminiamo il punto sesto all'ordine del giorno: "Esame testo unificato dei progetti di legge n. 41, 56 e 66 relativi alla 'Valorizzazione e sviluppo del volontariato nel settore sanitario e socio assistenziale".
La parola al relatore Reburdo.



REBURDO Giuseppe, relatore

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, nella crisi dello stato del benessere (Welfare State), o dei servizi pubblici, nell'oscurarsi del "primato del politico" e del corrispondente emergere del "primato del sociale", nel "mondo che ormai possiamo definire - come afferma il prof.
Ardigò - "postindustriale", caratterizzato dall'estendersi del settore terziario, viene a porsi, per sua evoluzione storica, il fenomeno crescente del volontariato. Esso fa riferimento ai cittadini quali "soggetti attivi" capaci di "contare su se stessi".
Non è quindi casuale che l'interesse per il volontariato si sia riacceso in connessione con la crisi delle politiche dei servizi e del Welfare State. La crescita del volontariato testimonia non soltanto i limiti che incontra l'espansione dei servizi pubblici del welfare, ma anche la sproporzione crescente fra l'offerta dei servizi pubblici e la dilatazione dei bisogni, conseguente alla riduzione delle aree di solidarietà primaria, in primo luogo della famiglia.
E' dunque problematico il rapporto fra volontariato nei servizi e welfare; e non si presta, come alcuni vorrebbero, ad un uso strumentale che mira alla privatizzazione, alla frammentazione e duplicazione degli interventi, alla riduzione della spesa pubblica. E' vero certo, per dirla ancora con le parole di Ardigò, che "aumentare la spesa pubblica nei servizi non significa aumentare la felicità della gente", ma non è certo sicuro che diminuendo tale spesa la felicità torni a rifiorire; il problema è insieme di quantità e qualità dei servizi, ma "Roma che non crede alle lacrime" - come titola una rivista di volontari del Veneto - si limita ai tagli.
Il volontariato nei servizi si colloca più sul versante della quantità che della quantità - anche se la qualità qui, non vuol dire solo alta competenza o qualificazione specialistica, ma pure, o soprattutto, impegno serio, disponibilità ai rapporti umani, scambio di significati e non solo erogazioni di prestazioni.
In relazione all'efficienza dunque a un criterio quantitativo potrebbe insinuarsi l'ipotesi dell'uso del volontariato come mera risorsa di contenimento delle spese; con risultati tutti da dimostrare proprio in termini di efficienza.
Se invece il volontariato sta nei servizi: come solidarietà di tipo nuovo, non riconducibile ad interventi di tipo pre-welfaristico come presenza diretta dei cittadini (utenti e non), che sollecita i servizi pubblici non solo a ricuperare efficienza, ma ad elevare qualità e significati come forma di prestazione che afferma un suo valore sociale ed etico non riconducibile al mercato economico o politico allora, il volontariato può (non è ancora certo detto che riesca) promuovere l'aderenza a bisogni che l'intervento pubblico non ha ancora affrontato, per i quali non dispone di un patrimonio di proposte e metodologie, di strumenti abbastanza "fini", poco standardizzati, creativi.
Ecco perché l'intervento pubblico non può fare a meno dei cittadini.
Esplicitata una sintetica premessa generale va rilevato che l'esperienza del volontariato rappresenta nel nostro Paese una strada di crescita civile di tante persone che, talvolta anche inconsapevolmente diventano vie di mutamento sociale e di nuova cultura che si fonda sulla solidarietà e la corresponsabilità verso i problemi dell'altro. Capire che questa esperienza rappresenta una forza di mutamento sociale significa avere la consapevolezza che bisogna spingere il volontario, forte della riapprovazione dei diritti e del bisogno di decidere della propria vita, a dotarsi di quegli strumenti culturali capaci di liberarlo dal rischio di cadere nella logica strumentale di consenso o di dissenso per chi gestisce i pubblici poteri. Solo in questo modo può divenire una realtà che dialoga con le istituzioni sui temi della "nuova povertà" o, come si dice, dei "luoghi di sofferenza sociale" che sfuggono alle statistiche, ma sarà capace di questo dialogo anche quando opera in settori quali l'assistenza la sanità, l'educazione ecc., settori nei quali la presenza del pubblico in questi anni è stata prevalente.
La nostra carta costituzionale assume dunque tutta la sua attualità la dove afferma essere compito della collettività riconoscere e garantire "i diritti inviolabili dell'uomo sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità".
La liberazione e promozione dell'uomo sono quindi obiettivi essenziali per sviluppare un nuovo modo di governare delle istituzioni, passando dal decentramento alla democrazia diffusa come capacità di governare qualificandosi attraverso la partecipazione e la gestione sociale.
Per fare in modo che questi obiettivi siano realmente raggiungibili occorre che oltre al volontariato anche le associazioni e i movimenti della società civile concorrano a rafforzare queste indispensabili conquiste.
La possibilità di far avanzare questa prospettiva è legata quindi al grado di coesione ed alla consistenza di queste forze disponibili a mobilitarsi.
Oggi, la crisi dei vecchi e statici schemi ideologici, l'emergere del nuovo sociale, la concezione del rapporto tra carità e giustizia emerso nella Chiesa dopo il Concilio Vaticano Il, ripropongono il problema su basi nuove. Tanto l'associazionismo quanto il volontariato vengono così messi di fronte alla esigenza di ripensarsi criticamente, anche perché, le due concezioni tradizionali che li caratterizzano sono entrate in crisi: quella che vedeva e praticava la politica come fatto totalizzante e quella che considerava il volontariato all'interno di una concezione meramente caritativa ed assistenziale. Grazie quindi alle esperienze compiute ed alle nuove elaborazioni culturali ed ideali di cui sono protagonisti sia l'associazionismo che il volontariato si è in fase di ricerca, di elaborazione di nuove proposte, di salti qualitativi di indubbio valore e consistenza. Al riguardo si potrebbero citare tra i tanti alcuni momenti significativi di questa ricerca quali primo Convegno sui problemi del volontariato tenutosi a Viareggio nel 1980, il I e II Convegno del volontariato tenutosi a Lucca nel marzo del 1982 con una partecipazione doppia rispetto a Viareggio e con presenza massiccia di politici amministratori, giuristi, oltre ovviamente ai rappresentanti del volontariato d'ispirazione religiosa e laica, le elaborazioni della Caritas nazionale, il convegno di studio delle ACLI tenutosi a Riccione a fine settembre 1983 su "Soggetti sociali, diffusione dei poteri, qualità della politica", i vari convegni dell'ARCI e delle associazioni di volontariato religiose e laiche.
Sulla base di queste acquisizioni è oggi possibile un confronto organico tra esperienze della società civile, istituzioni, associazionismo e volontariato al fine di addivenire a successivi approfondimenti che contemporaneamente rafforzino l'autonomia delle singole esperienze e permettano costruttivi rapporti di collaborazione e di partecipazione attiva e responsabile ai processi istituzionali. E' ormai da tutti verificabile che l'esperienza del volontariato ha investito e sta investendo tutta la complessità della società dai momenti di emarginazione a quelli della protezione civile, cooperazione internazionale, promozione sportiva, culturale, ricreativa, etc.; anche se è nell'ambito sanitario e socio-assistenziale che esso si misura in termini importanti e essenziali.
Voglio qui solo segnalare l'iniziativa che il Comitato delle associazioni di volontariato (lì Comitato delle Associazioni di Volontariato costituito presso la Fondazione Zancan è composto da: ACLI-AGESCI-ARCI-Azione Cattolica-Caritas Italiana-Centro Rampi per la Protezione Civile Confederaz.Naz.le delle Misericordie d'Italia e dei Gruppi Donatori di Sangue Fratres-Conferenze S. Vincenzo De' Paoli-Croce Rossa Italiana Federaz.Naz.le Associazioni di Pubblica Assistenza e Soccorso-Gruppo Autonomo di Volontariato Civile in Italia-MO.V.I.-Gruppi di Volontariato Vincenziano) costituito presso la Fondazione Zancan ha assunto nei confronti del governo sui temi della difesa ambientale e della protezione civile, per evidenziare tutte le pregnanze che queste esperienze hanno nella società. All'interno di queste problematiche si sono inserite le tre proposte di legge regionali presentate rispettivamente dal gruppo consiliare democristiano (a firma di Beltrami e altri), dal gruppo consiliare socialista (a firma di Viglione e altri), a firma del gruppo comunista (a firma di Reburdo e altri), che hanno inteso affrontare il volontariato nella specificità del settore sanitario e socio-assistenziale.
La comunità piemontese è stata così messa nella condizione di aprire un ampio confronto, con una partecipazione e presenza alle consultazioni indette dal Consiglio regionale attraverso la V Commissione, qualificata articolata, estremamente ricca. Detta consultazione ha creato le condizioni perché nella Commissione competente si giungesse al testo unificato dal titolo "Valorizzazione e sviluppo del volontariato nel settore sanitario e socio-assistenziale", che sottoponiamo alla approvazione del Consiglio.
Esso è prima di tutto il frutto e cerca di esprimere i contenuti suggeriti dai singoli, associazioni che compiono esperienze concrete di volontariato, ma anche la convergenza di opinioni tradotte in atto legislativo provenienti da forze, idee, uomini diversamente collocati nei partiti e nelle "ideologie". Personalmente credo stia proprio nella saldatura di questi elementi la positività della proposta unitaria, frutto anche di quella solidarietà popolare che è nei fatti e resiste alle divisioni politiche ed ideologiche, forzate oltre i normali limiti della pur fondamentale dialettica e alternativa politica e partitica. Ecco perch ritengo che da parte di tutto il Consiglio debba essere espressa riconoscenza a quanti con tanto calore, competenza e disponibilità hanno partecipato alle consultazioni ed hanno sollecitato la rapida approvazione della legge.
Attraverso il testo in discussione si è voluto creare la condizione per valorizzare e sviluppare l'azione volontaria coinvolgendola anche nella programmazione degli intervenuti, considerando fondamentale riconoscere istituzionalmente la finalità propria del volontariato, di un modello di intervento e formazione, di una sua autonomia nella scelta degli ambiti in cui può operare.
Il richiamo alla necessaria autonomia e libertà nello svolgimento del proprio lavoro è un punto fermo di tutte le considerazioni sul volontariato.
La proposta in discussione al Consiglio Regionale trova un suo radicamento ideale anche in quanto affermava il dottor Luciano Tavazza del Comitato Nazionale di collegamento del Movimento di Volontariato Italiano (Mo.V.I.) ad un convegno nazionale di studio delle ACLI (Riccione, 17-19 ottobre 1980) dove parlava del volontariato come di "un soggetto collettivo postosi disinteressatamente al servizio di terzi, in particolare di ogni tipo di emarginazione, di cui quelle economiche costituiscono oggi solo il volto più appariscente". Proseguiva inoltre affermando: "il volontariato non è neppure uno strumento dell'emergenza o un rimedio alla patologia dello Stato. Anzi, se sottovalutato nella normalità della vita di relazione, se attuato o frainteso come pura azione "caritativa" e non come impegno alla rimozione delle cause non servirà che a ben poco, anche nei momenti di trasformazione o di emergenza.
Esso è piuttosto uno spazio di libera disponibilità, una visione dell'"altro", dei rapporti interpersonali, uno stile di vita globalizzante che anche - ma non solo - specifici momenti di iniziativa organizzata".
Tutto questo si esprime attraverso diverse esperienze di volontariato che investono almeno due filoni importanti della cultura popolare anche in Piemonte, e sono l'uno di ispirazione cristiana e l'altro di ispirazione socialista e laica. Queste esperienze si realizzano attraverso organismi strutturati di volontariato, o attraverso un volontariato più fragile almeno operativamente, costituito da moltissimi gruppi, o attraverso forme miste anche se prevalentemente di base, come è la significativa esperienza del Gruppo Abele.
E' proprio sulla base di queste valutazioni che la proposta si prefigge alcuni obiettivi generali assai importanti: 1) impegnare l'Ente Regione e le UU.SS.SS.LL. a studiare con organicità il fenomeno senza pregiudizi e senza ledere l'essenziale autonomia delle variegate esperienze esistenti 2) dare il proprio contributo alla sensibilizzazione ed informazione dei cittadini al fine di evidenziare il grande ruolo di queste esperienze 3) valorizzare in pieno il contributo sociale, etico, ed operativo che il volontariato esprime, senza che ciò costituisca alibi per un maggiore e più funzionale intervento degli Enti locali 4) aprire un costruttivo dibattiti e confronto con tutte le esperienze al fine di dare il dovuto contributo per farle diventare un nuovo soggetto politico in grado di "trasferire l'esperienza dell'ingiustizia e sofferenza direttamente partecipata nel "politico" creando un rapporto sempre più vitale con i pubblici poteri.".
Questo per garantire la serietà del procedimento e per prevenire la possibile strumentalizzazione clientelare nei confronti delle associazioni di volontariato. Una legislazione quindi non per l'amministrazione del consenso, ma per assicurare spazi, esperienze ed evitare ingabbiamenti.
La definizione di una legge regionale sul volontariato sanitario e socio-assistenziale trova conforto in normative nazionali e regionali che ne prevedono il ruolo senza però definizioni legislative specifiche. Le leggi nazionali sulla riforma sanitaria (833/1978), sulle tossicodipendenze (685/1975), sui consultori (405/1975), sulla riforma carceraria (1975) sulla riforma psichiatrica (180/1978), sulla maternità (194/1978), il D.P.R. 616/1977 danno un riconoscimento esplicito al volontariato. La stessa legislazione regionale evidenzia, con la prima legge attuativa della riforma sanitaria (3/1980), con il primo piano regionale sociosanitario con la legge delega alle UU.SS.SS.LL. delle competenze socio-assistenziali con le leggi regionali applicative delle citate leggi nazionali, in modo esplicito il ruolo del volontariato.
Nell'articolo in esame si cerca di cogliere istituzionalmente gli spazi previsti dalle citate leggi per garantire il pieno riconoscimento e valorizzazione del volontariato dei singoli, delle famiglie, delle comunità, dei gruppi e delle associazioni.
All'art. 1 la Regione si impegna a riconoscere e favorire tutte le forme autonome di volontariato, all'art. 2 si esplicita la definizione del volontariato socio-sanitario, mentre agli artt. 3 e 4 si precisano le varie forme del volontariato.
All'art. 5 si approfondiscono gli ambiti di intervento ed all'art. 6 si evidenzia l'importanza della partecipazione dei soggetti di volontariato alla programmazione ed il loro diritto all'informazione.
Negli artt. 7 e 8 si individuano i criteri per avviare un corretto rapporto tra volontariato e le UU.SS.SS.LL., ed all'art. 9 si definiscono le norme quadro per il rapporto tra associazioni di volontariato UU.SS.SS.LL. e Regione.
L'art. 10 norma il Censimento, la formazione ed aggiornamento dei volontari e l'art. 11 definisce le modalità del sostegno finanziario alle attività di volontariato.
Da segnalare l'art. 12 per la definizione di un quadro locale e regionale delle attività annuali di volontariato e l'art. 13 che indica con precisione i compiti specifici della Regione anche sul piano promozionale e di stimolo. Infine con l'art. 14 si individuano i capitoli di finanziamento con i relativi stanziamenti. Questo articolo, che ha suscitato una certa riflessione in prima commissione, rappresenta uno sforzo concreto di sperimentare l'applicazione di questa legge.
In generale va aggiunto che la definizione di una legge sul volontariato socio-assistenziale comporta questioni di principio ed aspetti normativi che solo l'esperienza può giudicare in tutta la loro valenza e positività. Alcuni strumenti di controllo e di verifica previsti sia dalla Giunta che dal Consiglio paiono opportuni se saranno gestiti attraverso un costante rapporto con le autentiche esperienze di volontariato e se si avvierà una diretta ed aperta collaborazione con le stesse UU.SS.SS.LL.
Con la presente legge si è indubbiamente affrontato uno degli aspetti più qualificanti del rapporto tra Istituzione regionale, UU.SS.SS.LL. e Comunità. Si è aperto un varco affinché questo rapporto si possa consolidare anche con tutta la società civile, che deve essere valorizzata e considerata come soggetto autonomo della politica e della partecipazione in grado di rendere gli stessi partiti che operano nelle istituzioni autentici canali di rappresentatività non solo con il voto ma con un continuo confronto decisionale e quindi senza deleghe esclusive.
Nell'avviarmi alla conclusione desidero esprimere un sincero e cordiale ringraziamento al nostro, purtroppo, ex collega Vittorio Beltrami che con la correttezza che lo ha sempre contraddistinto ha permesso un lavoro approfondito, aperto e collaborativo in V Commissione, ed al Consigliere Martinetti per l'apporto determinante dato alla complessa ma stimolante conclusione a cui siamo pervenuti.
Vorrei ancora sottolineare come in un momento complesso dei rapporti tra gli uomini e tra gli stati; aperto ad un certo pessimismo nonostante la partecipazione sociale e politica dei cittadini sui grandi temi della pace della solidarietà, della fratellanza, della giustizia, una azione di reciproca attenzione, di riconoscimento e di sostegno, può rilevarsi decisiva.
Credo vada meditato ed approfondito quanto scriveva Teilhard de Chardin: "Quando in ogni campo una cosa veramente nuova comincia a prendere forma intorno a noi, noi non la distinguiamo perché per poterla notare ai suoi inizi avremmo bisogno di vedere nel futuro il suo fiorire. E quando essendo questa stessa cosa cresciuta, ci voltiamo indietro per ritrovare il germe ed i primi abbozzi, sono a loro volta questi primi stadi che si nascondono, distrutti,o dimenticati".
Il volontariato è effettivamente questo!



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BENZI



PRESIDENTE

La discussione e aperta.
E' iscritto a parlare il Consigliere Carazzoni.



CARAZZONI Nino

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, avevamo già attentamente studiato la relazione del Consigliere Reburdo ed altrettanto attentamente ne abbiamo ascoltato la rilettura. Ci siamo confermati nella impressione che a caldo ne avevamo riportato mettendola a confronto con l'articolato: "Un rilucente mantello gettato a coprire un vestito di stracci" questa l'immagine che, a caldo, ci è venuta alla mente dopo aver studiato la relazione ed esaminato l'articolato di questa proposta di legge per la "Valorizzazione e sviluppo del volontariato nel settore sanitario e socio assistenziale".
Infatti, tanto la relazione è di spessore, impegnata e stimolante quanto, al contrario, l'articolato appare come ci sforzeremo di dimostrare povero di contenuti qualificanti. Occupiamoci, allora, del primo aspetto.
Quella del collega Reburdo è, per certo, una relazione vissuta, di provocazione culturale e di apertura alle nuove tesi (molte delle quali per la verità, ancora tutte da collaudare) che vengono emergendo nella civiltà postindustriale. Una civiltà alla disperata riscoperta di quei valori che si è tentato di distruggere; ma dei quali, per essere eterni ed insostituibili, l'Uomo non può fare a meno. Così che, perfino in questo documento, si parla di "cittadini capaci di contare su se stessi" o "di aree di solidarietà primaria, in primo luogo la famiglia".
Concetti, questi, ai quali, soltanto qualche anno fa, un marxista (ed un catto-comunista) si sarebbe sottratto.
Intendiamoci: attorno a questi temi, c'è ancora tanta fumosità.
Scrivere, ad esempio, che "la liberazione e promozione dell'uomo sono quindi obiettivi essenziali per sviluppare un nuovo modo di governare delle istituzioni passando dal decentramento alla democrazia diffusa ("di base" era precisato nella relazione alla proposta comunista) come capacità di governare qualificandosi attraverso la partecipazione e la gestione sociale"; scrivere questo, dicevamo, è formulare un periodo di non facilissima comprensione, salvo voler intendere un umanesimo del compartecipare che è proprio, sì, della dottrina sociale cattolica, ma che anche la nostra parte politica ha buone carte per rivendicare.
Rimane, tuttavia, un'esposizione interessante: anche se rieccheggiante in larga misura (e non solo nella forma lessicale, ma anche nella sostanza e perfino nei quattro obiettivi indicati come primari) la relazione che già accompagnava il testo comunista: tant'è che ci si perdoni l'osservazione maliziosa a leggerla da sola, nonostante i riconoscimenti dati ai Consiglieri Beltrami e Martinetti, viene spontaneo chiedersi se è illustrazione di una legge a testi unificati o non, piuttosto, della legge comunista... Troveremo la spiegazione dell'articolato e, su questo argomento, ritorneremo più avanti.
Qui, invece, vogliamo aprire una parentesi diversa. E' scritto alla pagina 6 che "...la legge è il frutto della convergenza di opinioni tradotte in atto legislativo provenienti da forze, idee, uomini diversamente collocati nei partiti e nelle ideologie". E, infatti, la proposta di legge di cui stiamo discutendo è il compendio delle posizioni manifestate sul tema del volontariato, da democristiani, socialisti e comunisti. Però, le proposte di legge depositate presso la Commissione erano quattro, e non tre, poiché noi stessi, a nome della Destra, ne avevamo presentato una quarta. E, allora, perché non è stata esaminata con le altre? O, quanto meno, perché non se ne fa cenno nella relazione secondo un codice di comportamento sempre seguito in precedenti occasioni? Dobbiamo pensare che si tratti di una scortesia voluta oppure imposta? E in questo caso, chi o quale forza politica sarebbe responsabile dell'arbitrio? e ci si venga a dire che così vuole la logica dell'"arco costituzionale": persino Craxi, adesso, l'ha ripudiata, dando una dimostrazione di indubbia correttezza, specie nei confronti di chi in quest'aula e con le meschine "omissioni" ricordate, pretenderebbe poi esserci maestro di democrazia! Sono, le nostre, domande precise, per le quali attendiamo risposte puntuali, impegnando in particolare il Presidente del Consiglio nella sua qualità di garante dei diritti per tutte le forze politiche rappresentate in questa Assemblea.
Chiusa la parentesi, torniamo alla relazione di Reburdo: per sottolineare, questa volta che il suo impegno dialettico e di ampio respiro cade al cospetto del testo di legge. Relazione ed articolato sono, infatti due corpi a sé stanti e lo stesso relatore, su 11 pagine di illustrazione chiuse in poche righe il suo commento agli articoli.
Non è difficile, anche se è amaro, capire il perché di questo. La relazione ha una sua coerenza ideologica, l'articolato è il frutto di un compromesso. Per cui, Reburdo conclude con l'esaltazione del volontariato e con il tentativo di una ricerca storica; ma non si preoccupa di illustrare e commentare le norme che debbono valorizzare e coordinare le attività volontarie.
Così, la legge altro non rappresenta se non una nuova testimonianza di ciò che significa legiferare per approssimazione: senza cardini precisi a cui le regole siano fissate e con varie possibilità interpretative probabilmente volute, dal momento che, non riuscendo a sciogliere i nodi veri dei problemi, questa restava la sola strada da percorrere per arrivare al testo unificato e per suggellare l'ennesimo compromesso che una Democrazia Cristiana, la quale non ha più neppure l'orgoglio dei suoi valori più sacri, ormai subisce con rassegnazione quotidiana. Ne è venuta fuori, pertanto, una legge che non propone, che non coordina, che poco controlla.
Dopo tutti i disperati risultati che, soprattutto in campo socio sanitario, hanno prodotto leggi emanate all'insegna del compromesso e delle "interpretazioni a posteriori", era auspicabile che ci venissero date norme chiare, puntuali, ben definite, le quali sottolineando la funzione di solidarietà umana e di impegno sociale delle Associazioni di volontariato ne coordinassero per davvero il lavoro ed in concreto le sostenessero, onde farle diventare nelle finalità come nelle realizzazioni un autentico momento di partecipazione e di crescita della società regionale. Non crediamo, invece, che questo risultato si potrà raggiungere con i 14 articoli della legge che stiamo esaminando. Innanzitutto, non ci pare sia stato saggio legiferare avendo come soggetti soltanto le Associazioni di volontariato che lavorano sul terreno socio-sanitario.
E' lo stesso relatore che dice, alla pagina 5 come "E' ormai da tutti verificabile che l'esperienza del volontariato ha investito e sta investendo tutta la complessità della società, dai momenti dell'emarginazione a quelli della protezione civile, cooperazione internazionale, promozione sportiva, ricreativa, ecc". E, allora, perch non occuparsi anche di settori che, come quelli della salvaguardia dell'ambiente e della tutela dei beni culturali, sono campi che hanno molto bisogno di essere arati? Ma prescindiamo anche da questa constatazione, che pur consideriamo di fondo, per continuare nell'esame degli articoli.
Rileviamo subito che non viene mai richiesto e giudichiamo il fatto grave un giudizio preventivo di idoneità per l'associazione ammessa a stipulare convenzioni. Non è sufficiente dire, come previsto all'articolo 9, che "Le Associazioni devono presentare specifiche proposte-progetto al Comitato dell'USSL interessata", perché una cosa è stendere progetti, altra cosa è avere la capacità e la professionalità necessarie per realizzarli.
E, per restare in tema di professionalità, ancora non è sufficiente (art. 10) stabilire che "le USSL collaborano al conseguimento di un'adeguata professionalità da parte dei volontari, assicurando alle Associazioni che organizzano corsi di formazione ed aggiornamento tutte le informazioni necessarie...", se poi non è fatto specifico obbligo alle stesse Associazioni di curare la formazione e l'aggiornamento del proprio personale o, in alternativa, al medesimo non viene imposto di frequentare i corsi regionali.
E' ben vero che "la qualità qui non vuole dire solo alta competenza o qualificazione specialistica" (come affermato alla pag. 2); ma è altrettanto vero che, se non vuole dire tutto questo, deve almeno voler dire "conoscenza", posto che si voglia operare bene nei campi della moderna medicina come in quelli della psicologia.
Ecco le norme non definite e non vincolanti che come lamentavamo si prestano ad interpretazioni diverse. Attraverso queste maglie troppo larghe, diventa facile far passare l'incompetenza sia pur corretta dalla generosità, e magari un pizzico o molto di più di quel clientelismo che il relatore vorrebbe veder dissolto.
Non approviamo, poi, anzi condanniamo, il ruolo totalizzante che la legge fa giocare alle Unità Socio-Sanitarie nel problema del volontariato.
Colleghi Consiglieri, le Unità Socio-Sanitarie sono già prossime al fallimento, schiacciate sotto il peso della loro filosofia ispiratrice e della loro incompetenza che genera incapacità. Vogliamo che anche l'attuazione di questa legge si vanifichi prima ancora di prendere corpo? Affidiamola allora alle Unità Socio-Sanitarie. Se, viceversa, è sincera l'intenzione promozionale nei confronti delle Associazioni di volontariato allora invitiamo a riflettere sulla opportunità che le convenzioni vengano invece stipulate come suggerivamo nella nostra proposta di legge con i Comuni, fatte salve naturalmente le Associazioni ad ampiezza regionale, che dette convenzioni sono autorizzate a stringere direttamente con la Regione.
Un'ultima osservazione critica, e non irrilevante. Sono previsti sostegni finanziari per le persone singole. Riterremmo, invece, più opportuno riservare tutti i contributi agli Enti, non per mortificare la generosità del singolo, ma perché regolamentare significa inquadrare, non disperdere, e perché l'assistenzialismo, cacciato dalla porta, non abbia a rientrare dalla finestra.
Tutto da accettare, infine, e con pieno consenso, il terzo comma dell'art. 11, là dove recita "Le Associazioni che ricevono rimborsi sono tenute ad assicurare, per la durata della convenzione, la pubblicità dei propri bilanci ed il riscontro dei risultati ottenuti in relazione alle risorse impiegate". E' il principio del controllo, già invocato in tanti altri nostri interventi, e che semmai andava sottolineato con maggior vigore vincolante. E d'accordo siamo anche sull'art. 12, soltanto auspicando che, di slittamento in slittamento, la "dettagliata relazione" della Giunta prevista per il 31 marzo, non arrivi il 31 dicembre....
In conclusione, quindi, un articolato debole, insicuro e confuso, che non corrisponde, né per impostazione né per corposità, alla relazione. Non se l'abbiano a male i Colleghi che hanno contribuito alla stesura del testo unificato se diciamo loro, in piena coscienza, che ritenevamo e riteniamo la nostra proposta di legge più organica e soprattutto ben determinata nell'indicare le vie da seguire e nell'individuare i traguardi da raggiungere.
Questa normativa, invece, ci appare indefinita nei suoi confini e tale da non offrire certezze ma soltanto dubbi.
E se sul piano strettamente culturale il dubbio stimola curiosità e quindi, indagine e ricerca; sul piano legislativo produce solo confusione ed interpretazioni unilaterali. Saremmo indotti, date queste premesse a votare contro, il nostro sarà, invece, un voto di astensione: ma la censura più sfumata si giustifica con l'attestato che sentiamo di dover dare all'alta e delicata funzione svolta dal volontariato nella società civile e non va intesa, al contrario quale riconoscimento ai contenuti della proposta di legge, della cui bontà e validità siamo indotti a fortemente dubitare.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Martinetti.



MARTINETTI Bartolomeo

Signor Presidente, Colleghi Consiglieri, il Gruppo democratico cristiano, che è stato il primo a presentare, fin dall'8.1.81, un progetto di legge sul volontariato, oggi si compiace sinceramente che una proposta di legge unificata sull'argomento giunga finalmente all'esame del Consiglio regionale.
Non ci sentiamo responsabili del grave ritardo di quasi tre anni con cui perviene al dibattito consigliare la nostra iniziativa, alla quale a distanza di pochi mesi si sono affiancate le proposte socialista e comunista ed anche una del MSI, pur con un taglio diverso perché rivolta non solo al volontariato sociosanitario ma a tutte le forme di volontariato civile presenti nella realtà sociale.
Questo del ritardo, non è che uno degli esempi di come in questa Regione la persistenza di un clima di confusione, di crisi e di conflittualità interna non permetta alla maggioranza di garantire come è suo dovere la funzionalità degli organismi istituzionali. Ciò premesso siamo qui per esprimere il pieno e convinto consenso del Gruppo democratico cristiano alla legge proposta, nel testo unificato a cui si è pervenuti grazie anche alla nostra collaborazione, Siamo d'accordo con il relatore nel riconoscere che al raggiungimento di tale traguardo ha contribuito notevolmente l'apporto qualificato dei gruppi e dell'associazioni di volontariato, che hanno attivamente partecipato alle consultazioni indette dalla V Commissione.
Così pure conveniamo nel sottolineare l'importanza del fatto che, senza dover rinunciare alle rispettive posizioni ideologiche, sia stato possibile convergere in un testo unificato accettabile da tutti. Alla matrice a cui ci richiamiamo può certo essere rivendicata nella prospettiva storica (e lo avevamo fatto nella relazione alla nostra proposta di legge) una forte, ed in certe epoche passate, addirittura unica presenza nella promozione e nella animazione del volontariato socio-sanitario e socio-assistenziale; il volontariato di ispirazione cristiana ha dovuto supplire alle assenze e al disinteresse delle istituzioni civili, con una funzione totalizzante se non esclusiva. Da tempo, però, ed oggi più che mai, accanto a coloro che si prestano, al servizio di chi ha bisogno, spinti da motivazioni religiose molti offrono la loro opera personale semplicemente in nome di una nuova "credenza nell'uomo", alla cui formazione hanno contribuito, nel crogiuolo sociale e politico dell'ultimo secolo, i principi della cultura laica, le spinte solidaristiche di matrice socialista.
Nessun esclusivismo, quindi, nessuna rivendicazione di primogeniture ma la piena considerazione per tutto quanto si muove ed opera in questo settore che, pur collegandosi ad una tradizione storica gloriosa, si presenta oggi con connotazioni e motivazioni nuove. Non riteniamo sia il caso di attardarsi ad analizzare i salti qualitativi verificatisi o auspicabili nel volontariato, rispetto ai modi e alle forme di operare nel sociale in un tempo passato più o meno lontano; né obbiettivamente ci sembra che la Chiesa abbia aspettato il Concilio Vaticano II per predicare il giusto rapporto tra giustizia e carità, anche se non saremo noi a negare il forte vento di novità espresso dall'assemblea conciliare.
Ogni tempo ha le sue esperienze; ciò che hanno fatto i nostri padri rispondeva, in modo più o meno puntuale, a seconda delle capacità, delle conoscenze, della generosità dei singoli o delle formazioni sociali, a ci che i tempi chiedevano o permettevano. A noi spetta di essere capaci di rispondere alle esigenze di oggi; ed è in questa prospettiva, di concreto realismo, senza paura del nuovo, senza vincoli anacronistici, che cercano di operare coloro che esprimono nel volontariato il loro impegno di solidarietà e di partecipazione.
Certo è molto significativo che questo fiorire di iniziative personali e collettive di presenza costruttiva, articolata e gratuita all' interno della società, avvenga non soltanto in connessione con la crisi dello stato del benessere, ma all'interno dello stesso o meglio all'interno di quel mondo caratterizzato da valenze consumistiche che dello stato del benessere rappresenta in certo modo la degenerazione.
In un mondo in cui sembrerebbe che la maggioranza rifiuti ogni attività gratuita, non redditizia, nel quadro di una logica individualistica rivolta soltanto alla ricerca del massimo utile personale, assistiamo alla scelta generosa di coloro che, per convinzione morale, si sottraggono ad un modello di mercificazione di tutti i rapporti interpersonali e scelgono di operare, all'interno della società, come forza di animazione, di umanizzazione, di personalizzazione degli interventi, come coscienza critica popolare contro la eccessiva burocratizzazione del rapporto fra cittadino e strutture.
Il volontariato nasce e si espande, quindi, come risposta alle carenze di una società per tanti versi disumanizzata; una risposta sul piano della qualità, più che su quello della quantità.
Cionondimeno sarebbe ingiusto non ricordare che all'interno della crisi generale dello stato assistenziale, noi ci stiamo confrontando con gli effetti perversi di una riforma per alcuni aspetti mal congeniata, ma soprattutto carente nei suoi momenti applicativi. Non possiamo nasconderci che talune scelte massimalistiche, ad esempio nel campo della cosiddetta deistituzionalizzazione, insieme con l'incapacità programmatoria di far coincidere l'eliminazione delle vecchie strutture (qualche volta giudicate con spirito non alieno da preconcetti ideologici) con la fase innovativa della riforma (che avrebbe dovuto garantire tempestivamente la nuova organizzazione dei servizi) hanno creato una situazione di transizione estremamente difficile, producendo vuoti e squilibri molto pericolosi.
Siamo d'accordo; il volontariato non nasce come attività chiamata a supplire alle carenze del servizio pubblico. Esso non può costituire alibi per nessuno, perché la sua funzione è integrativa rispetto alle prestazioni sociali delle istituzioni e soprattutto si esercita nell'ambito di quegli spazi di novità e di animazione umana che sono comunque aperti anche nella struttura pubblica meglio organizzata. Ma non dobbiamo neanche chiudere gli occhi di fronte ad una realtà concreta tutt'altro che positiva. Per una serie di ragioni che non è qui il luogo di approfondire, (dagli errori di impostazione, alle carenze organizzative, fino alle stesse misure per il risanamento della finanza pubblica, non tutte accettabili sul piano della prospettiva politica) il comparto sanitario e quello socio-assistenziale vivono nel nostro paese una stagione molto critica, di cui il cittadino risente in termini di disfunzioni e di mancate risposte ai suoi reali bisogni. In questa situazione il volontariato, al di là della sua vocazione specifica, adempie anche a compiti di supplenza, che non si possono certamente disconoscere. Dobbiamo prenderne atto non per adagiarci in una condizione falsamente rassicurante, bensì per captarne gli stimoli e le sollecitazioni che ci spingono ad operare allo scopo di adeguare e migliorare i servizi pubblici, almeno per quanto attiene alle nostre competenze regionali.
Da questa presenza, rinnovata e massiccia, del volontariato nella società italiana dei nostri giorni, è sorto il problema su cui è maturato ed è in corso un ampio dibattito di dare un supporto legislativo a tale attività.
Per prima cosa bisogna sottolineare che il volontariato ha una sua autonomia originaria e non ha quindi necessità di alcuna legittimazione da parte del potere, traendo piena ed originaria legittimazione dalla Costituzione repubblicana.
La legge di riforma sanitaria ne riconosce la funzione nell'ambito delle finalità istituzionali del servizio sanitario nazionale; riconoscere una funzione non significa arrogarsi il diritto di condizionare l'esistenza delle associazioni che tale funzione svolgono, non per delega dello stato ma come espressione autonome della società.
Tale è anche il significato del riconoscimento che la legge oggi sottoposta all'esame del Consiglio esprime per il ruolo autonomo del volontariato all'interno della società civile. Si trattava - e questo è stato ben presente ai promotori e a quanti nella sede della V Commissione hanno collaborato alla stesura del testo definitivo - non già di stabilire dettagliatamente nel piano istituzionale le funzioni del volontariato, ma di formare un quadro normativo correttamente "garantista" dell'autonomia del volontariato e di precisare le forme di raccordo tra volontariato da un lato, Regioni e unità socio-sanitarie locali dall'altro.
Non si è inteso, quindi con questa legge, imbrigliare in un sistema di tipologie il fenomeno del volontariato, al fine di regolamentarne gli interventi.
Laddove si esemplificano gli ambiti di intervento non si è inteso circoscriverne i campi di azione. Si è voluto esprimere la disponibilità delle pubbliche istituzioni alle più ampie forme di partecipazione del volontariato, per il conseguimento dei fini che le istituzioni stesse si pongono nel campo sociosantario e assistenziale.
Si è, quindi, puntato sulla costituzione di momenti e forme di confronto fra le associazioni di volontariato e le USSL al fine di rendere organica la loro partecipazione alla programmazione locale. Come non si è voluto mettere vincoli all'espletamento di attività che nascono sotto il segno della libera iniziativa, della fontana creatrice, della sempre attenta ricerca di spazi in cui si richieda l'espressione della solidarietà personale e sociale, così non si sono posti limiti nell'individuazione dei soggetti cui la legge si riferisce.
I termini con cui tali soggetti sono indicati nell'art. 3, non vogliono essere preclusivi, ma sono aperti ad ogni possibile interpretazione estensiva.
Il volontariato che si intende valorizzare e sostenere, con cui si vogliono intessere rapporti di partecipazione e di collaborazione, è quello posto in essere dai singoli, dalle famiglie, dai gruppi comunque formati dalle comunità, dalle associazioni riconosciute o meno quali persone giuridiche; non è escluso, lo si deve precisare, quello organizzato e promosso da Enti pubblici e privati, da organismi come la Croce rossa italiana, da istituzioni religiose come la Caritas, ecc. Il punto di individuazione consiste esclusivamente nella libertà e gratuità delle prestazioni personali dei volontari singoli, associati o comunque organizzati e nel fine di solidarietà e di servizio sociale che gli stessi si pongono.
La legge, pertanto, laddove prevede accordi e convenzioni perché gli interventi dei volontari siano coordinati con quelli del servizio pubblico indica le direttive per una organica programmazione degli interventi e per i dovuti controlli circa la realizzazione dei medesimi. Ma essa mira soprattutto a impegnare la Regione e le USSL all'impostazione di un corretto rapporto con il volontariato e alla predisposizione di mezzi per sostenere e favorire la sua attività.
Costituzione di un quadro di garanzie che assicuri al volontariato l'accesso alle strutture e la possibilità di agire all'interno dei servizi ove si esplica le finalità assistenziale posta in essere dalle istituzioni.
Organizzazione di un rapporto sistematico tra volontariato e USSL in cui si evidenzino agevolmente le proposte o le richieste d'intervento, le modalità di partecipazione e di controllo. Ma accanto a questi due aspetti propri della legge in esame, occorreva stabilire concreti adempimenti della Regione e delle USSL, per superare il limite di una normativa puramente di principi e di indirizzi. Mirano a queste finalità le norme che impegnano le USSL a stimolare iniziative che accrescano la reciproca conoscenza, lo scambio di informazioni e di esperienze e a favorire l'approfondimento culturale e tecnico della problematica del volontariato. Parimenti va sottolineata la prescrizione relativa all'apporto che dall'Ente pubblico può essere offerto al fine di garantire la preparazione e l'aggiornamento dei volontari. Tale normativa si rivolge in particolare alle USSL; ma non mancano indicazioni circa i compiti a cui è chiamata direttamente la Regione.
Per noi che abbiamo giudicato la legislazione di riordino dei servizi socio-assistenziali in taluni aspetti troppo rigida e vincolistica rispetto alla tipologia dei servizi ammessi, riveste molta importanza quanto previsto all'art. 13, dove si impegna la Regione a stimolare, favorire e valorizzare quelle attività del volontariato che sperimentino forme innovative in campo socio-assistenziale. Convinti come siamo che non ci si debba limitare a perseguire la puntigliosa attuazione degli indirizzi e delle norme organizzative piuttosto schematiche che si sono volute introdurre nel sistema assistenziale piemontese e che una doverosa verifica del quadro legislativo imposto, debba partire da posizioni di apertura e non dalla immotivata difesa ad oltranza di posizioni pregiudiziali vogliamo auspicare che a questa norma, che apre alla sperimentazione, cioè alla innovazione e alla fantasia, la Giunta regionale guardi senza riserve mentali, con spirito aperto. E crediamo anche che dalla libertà che non pu non contraddistinguere l'azione del volontariato nasceranno gli stimoli per superare quanto di troppo schematico e meccanico esiste nella politica sin qui seguita; e ciò sarà a tutto vantaggio dei cittadini piemontesi bisognosi di assistenza. Infine l'aspetto finanziario, qualificante anche se forzatamente contenuto nei suoi termini quantitativi. Per sostenere le attività di volontariato non bastano ovviamente, anche se sono importanti le norme di indirizzo e di organizzazione. E' necessario provvedere a rimborsi di spese vive, nei casi in cui l'attività dei singoli è concordata e quella delle associazioni regolata da convenzione con l'USSL. Gli impegni di studio, di promozione, di coordinamento che la legge affida alle USSL e alla Regione richiedono un supporto finanziario. Dire che la somma stanziata per il livello regionale d'intervento di complessivi 500 milioni è esigua, è probabilmente fondare una porta aperta. Ma essa rappresenta un segnale, per indicare che la Regione non intende solo valorizzare il volontariato con apprezzamenti verbali e schemi organizzativi. Particolare rilievo merita il fatto che la Regione può utilizzare tale fondo anche in concorso convenzionato con le USSL. e ciò si suppone possa prioritariamente avvenire per quelle attività di sperimentazione di cui abbiamo ricordato il preciso significato. Se si considera l'effetto moltiplicatore di tale spesa si può contare che tutto il Consiglio si troverà d'accordo nello sforzo di aumentare lo stanziamento negli anni futuri. Nel concludere ritengo doveroso tornare in modo più specifico al nostro ruolo di opposizione all'interno di questo Consiglio, ruolo che non ci affida compiti esecutivi ma richiede da noi una funzione di stimolo e di controllo. Stimolo che in questa sede si traduce in una calda esortazione alla Giunta e all'Assessorato competente affinché le grandi prospettive che questa legge apre, in certa misura persino imprevedibili nelle conseguenze e nei risultati, siano assecondate con l'impegno concreto di un'ampia, aperta ed estensiva attuazione.
Controllo che, com'è nostro dovere, ci riserviamo di svolgere in ogni zona del Piemonte, affinché questa legge produca veramente i frutti che insieme con gli altri promotori ci siamo prefissi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Gastaldi.



GASTALDI Enrico

Signor Presidente, Colleghi Consiglieri, questa legge vuole identificare il campo di attività del volontariato, precisarne le relazioni con il comparto pubblico in tutte quelle attività che sono sorte per motivi religiosi, umani, sociali e per integrare nel campo socio-sanitario le prestazioni nelle quali l'iniziativa pubblica era carente. La legge si limita al volontariato che si attua nel campo socio-sanitario. E' il tema nel quale è competente la V Commissione, dove la legge è stata studiata, e non si esclude che vengano poi fatte analoghe leggi per altri campi di attività. La legge 833 che di solito impone di regolare con leggi, statali o regionali, tutti gli aspetti e le organizzazioni che riguardano la riforma socio-sanitaria, non richiede una legge regionale per disciplinare tale materia. Afferma soltanto che la Regione deve tener presente l'interesse pubblico e le finalità etico-sociali delle associazioni di volontariato e deve assicurarne la vita autonoma e, nel rispetto di tale autonomia, disciplinarne la vita e il rapporto con le UU.SS.LL. E' per opportuna una legge su tale materia. Questa legge, frutto del coordinamento di varie proposte e di vari Gruppi politici, costruisce il volontariato in modo giusto, come una organizzazione che non sostituisce l'ente pubblico nella organizzazione socio-sanitaria, ma lo integra; e non va a coprire i posti per i quali si richiede una particolare professionalità, che solo l'ente pubblico deve garantire, ma colloca accanto ad essi un aiuto ed una integrazione che può migliorarli nella qualità e specialmente nella umanizzazione; solo per le autoambulanze, già regolate da un decreto precedente alla riforma sanitaria (il 1256/47), la legge 833 prevede, previa una adeguata convenzione, una attività sostitutiva. E' una legge ben studiata, semplice, logica nella sua articolazione, e si può facilmente interpretare e che risolve in modo completo tutti gli aspetti del volontariato nel campo socio-sanitario.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Turco.



TURCO Livia

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, credo di essere nel giusto e di non dare un atto di presunzione, esprimendo la convinzione che con la discussione ed approvazione del testo di legge: "Valorizzazione e sviluppo del volontariato nel settore sanitario e socio-assistenziale", l'Istituto regionale compia uno dei suoi atti più significativi. Evitare una lettura riduttiva della legge, coglierne invece le suggestioni ed i significati di innovazione politica, culturale, etica cui essa allude, costituisce per il legislatore e per l'istituzione che rappresenta un atto di onestà e di coraggio. Significa infatti raccogliere una sfida, rivolta proprio a se stessi, alla cosiddetta società politica, alla concezione e pratica della politica.
Noi comunisti non solo esprimiamo il profondo accordo con il merito della legge e la relazione svolta dal Consigliere Reburdo, ma vogliamo valorizzare l'importante lavoro unitario che ha sorretto e garantito la stesura della legge stessa; in modo particolare riconosciamo il ruolo di stimolo, di sollecitazione, di proposizione svolto proprio da quelle associazioni di base e di volontariato le quali hanno in tal modo anche dimostrato fiducia nei confronti delle istituzioni. Ma soprattutto vogliamo anche in questa sede e nell'ambito di questo dibattito provare ad accostarci con umiltà e raccogliere proprio quella sfida innovativa che sul terreno della politica il volontariato contiene. Esso costituisce la forma più matura e positiva, direi quasi più espressiva di critica alla politica non solo nei confronti delle sue forme di degenerazione, ma proprio anche rispetto ai modelli di democrazia e partecipazione, fin qui conosciuti e sperimentati. Dunque, il volontariato nelle sue multiforme manifestazioni non soltanto è critica, non soltanto è rivolta rispetto alle degenerazioni della politica, ma è ripristino di criteri di moralità e soprattutto costituisce anche l'embrione di una nuova ragione politica, di un nuovo statuto della politica stessa. Gli studi condotti dagli scienziati della politica e dai sociologi ne sottolineano proprio il significato di innovazione politica secondo due direzioni: 1) la riproposizione del valore dell'individuo-persona, attraverso un agire sociale fortemente aderente ai bisogni concreti che ha per contenuto l'esplicarsi di una profonda bontà umana e generosità, una ricerca di senso della propria vita, ricercato e ritrovato nell'ambito della comunicazione con l'altro. Non solo dunque, l'invocazione di valori, ma la pratica quotidiana degli stessi. Dunque, tutta una parte del fenomeno del volontariato ha come obiettivo la ricostruzione di ambiti di solidarietà in una società spesso anonima e massificata.
2) L'esigenza di superare le forme di partecipazione esclusivamente comprese nell'ambito istituzionale della pura democrazia formale rappresentativa e cimentarsi in forme di controllo, di partecipazione diretta, di autogestione, come dire una scelta, una opzione politica od etica che vuole essere espressa non soltanto attraverso il dire, ma attraverso il fare concreto. Insomma, come è stato scritto, il fenomeno del volontariato forza proprio nella direzione di un passaggio dalla democrazia formale del dire a quella del fare.
E mi pare questo un segnale straordinariamente importante, una risorsa preziosa se guardiamo agli scenari attuali, se guardiamo ai processi in atto (certo non casuali , ma fortemente diretti) che tendono a ridurre la politica a senseria, a coortare o quanto meno eludere o svuotare di senso la volontà popolare, a ridurre i cittadini a soggetti passivi di fronte alle tecniche della politica-spettacolo.
In fondo oggi lo scontro fondamentale, la partita, non si gioca proprio qui, sul cosa è, come si concepisce, cosa si vuole che sia la politica concentrazione delle decisioni, appannaggio di pochi, oppure coraggio, si coraggio a raccogliere quelle tante intelligenze, volontà, sforzi che si manifestano nella società? Non è una forzatura collocare il volontariato all'interno di questo scontro e come chiara indicazione di una opzione precisa: il rinnovamento della politica, secondo l'istanza della personalizzazione e di un suo ricongiungimento, certo non integralistico con le finalità etiche.
E non a caso il rapporto tra etica e politica torna a riproporsi oggi sia come cruccio quotidiano di chi amministra e fa politica, sia come grande dibattito teorico che impegna gli studiosi, al quale ci dovremmo umilmente acconciare e rispettare.
Ma le esperienze di volontariato sono in luce, fortemente innovative perché esse indicano una inversione nella gerarchia dei valori, dalla logica quantitativa, acquisitiva a quella della qualità. In fondo sono l'effetto di quella rivoluzione silenziosa che ha coinvolto anche fasce di cittadini, soprattutto giovani, i quali pure all'interno di una crisi economica gravissima che rende precarie le loro condizioni materiali di vita e il loro stato sociale, non rinunciano a ricercare nuovi valori basati su nuovi rapporti umani, da viversi oggi e non domani, una volontà di conoscenza, una volontà di esserci pienamente nei processi sociali come individui.
Per questo tali esperienze non possono essere agite strumentalmente come alibi o copertura alla politica di privatizzazione, magari in nome della personalizzazione e della flessibilità dei servizi o semplicemente contrapposte al pubblico.
Mettere in discussione i servizi essenziali all'individuo ed alla comunità riducendo la spesa pubblica ad essa destinata che (tra l'altro lo conferma lo stesso CENSIS) è tra le più basse sia in percentuale che in termini assoluti rispetto alle medie europee, significa creare nuove sacche di povertà e accentuare le diseguaglianze sociali. Altra cosa è la razionalizzazione, riconversione e realizzazione di una più qualificata gestione dei servizi. Il volontariato può essere momento importante di tale qualificazione, nel suo rapporto diretto con l'utenza, nello sforzo di coinvolgimento dell'utenza stessa, la programmazione e gestione dei servizi, nella capacità di raccoglierne domande e bisogni.
E' inoltre strumentale e forse anche un po' illusorio pensare all'uso del volontariato nei servizi per realizzare un abbattimento dei costi dei servizi stessi. Questo risultato può essere anche conseguito, ma non pu certo costituire il movente fondamentale nell'azione di sollecito del volontariato stesso, con questo senza negare la necessità impellente in cui ci troviamo oggi di procedere a misure di razionalizzazione e di riconversione nella gestione dei servizi per l'abbattimento dei costi di alcuni di questi. Mi si permetta di ritornare su un punto. Il volontariato non può essere sostitutivo del pubblico, ma, anzi, proprio per esplicarsi pienamente nella sua autonomia e ruolo, esso invoca uno stato democratico che sia realmente tale, aperto alle istanze sociali e rispettoso delle stesse, trasparente ed efficiente. Pertanto, il pubblico statale deve sentirsi interrogato da queste esperienze di partecipazione sociale e sapersi rinnovare. Così anche noi tutti i Partiti, se non vogliono mantenere di fatto un atteggiamento doppio ed ambiguo, devono trarre da tali esperienze di volontariato e di partecipazione sociale l'occasione e lo stimolo per rinnovarsi davvero. Anche noi riteniamo, come già faceva il Consigliere Reburdo, l'aspetto più qualificante della legge nel riconoscimento dell'autonomia del volontariato, con questo riconoscendogli piena titolarità di soggetto politico, coinvolgendolo dunque nella programmazione degli interventi.
E' importante che la legge acquisisca e sancisca istituzionalmente le finalità proprie del volontariato, quindi riconosca nel volontariato un modello di intervento e di formazione particolare in una sua autonoma scelta degli ambiti in cui lavorare. E soprattutto sottolineiamo, come già faceva il Consigliere Reburdo, gli obiettivi generali contenuti nella legge che a noi paiono estremamente importanti e a cui dovrà fortemente ancorarsi l'attività pratica: 1) l'impegno della Regione e delle UU.SS.LL. a studiare con organicità il fenomeno senza pregiudizi e senza ledere l'essenziale autonomia e le variegate esperienze 2) lo sforzo di dare il proprio contributo alla sensibilizzazione ed informazione dei cittadini, al fine di evidenziare il grande ruolo di queste esperienze 3) la valorizzazione in pieno del contributo sociale, etico ed operativo che il volontariato esprime, senza che questo costituisca alibi per un intervento maggiore e più funzionale degli stessi enti locali 4) la necessità di dare il dovuto contributo ed esperienze di volontariato per farle diventare un nuovo soggetto politico in grado di rinnovare davvero la politica. Il nostro impegno di comunisti, al di là di quest'aula, è quello di fare conoscere ed applicare la legge; quello di promuovere una diffusa sensibilità fra gli amministratori e operatori sociali, affinché cresca una nuova cultura, è quello di sollecitare iniziative di volontariato e non soltanto di valorizzare quelle esistenti.
Questo ci sembra un compito importante.
Inoltre, la necessità di promuovere legislazioni analoghe di sollecitazione di sviluppo del volontariato in altri ambiti, ad esempio in quello culturale della difesa dell'ambiente nell'ambito delle politiche del lavoro. Ed inoltre, cogliere la sfida contenuta nelle esperienze di volontariato per rivedere ad innovare rispetto alle forme della democrazia partecipativa, nella direzione sia della difesa dei diritti dei singoli individui, che nella definizione di ambiti e forme nuove di gestione diretta e di controllo. Ci sono riferimenti importanti da utilizzare esperienze avviate: penso alla Carta dei Diritti promossa dalla Regione Emilia Romagna e alle tante esperienze che hanno visto protagonisti gruppi realtà di credenti soprattutto e poi giovani donne. Si tratta, insomma, di dare forma a volontà, forse molto più diffuse di quanto non crediamo, di volontà forse ancora "sotto pelle", ma che se sollecitate ad esplicarsi non possono che costituire un elemento essenziale per la costruzione di quella etica della responsabilità individuale e sociale che è tanta parte della questione morale e dello sviluppo della democrazia nella fase attuale.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARCHIARO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cernetti.



CERNETTI Elettra

Il Gruppo del PSI si riconosce nel testo della legge sul volontariato anche se non gli dà quella estensione che vuole dare la DC attraverso la relazione del Consigliere Martinetti. Sia il piano socio-sanitario che la legge regionale 20 contengono precise disposizioni per lasciare al volontariato tutto lo spazio che è giusto lasciargli, senza però affidare al volontariato il compito di modificare le leggi regionali predette. Lo schematismo lamentato dalla DC è stato il tentativo da parte della maggioranza di portare ordine e razionalizzazione nei servizi e nelle strutture socio-assistenziali, considerando il presente e guardando al futuro con un salto culturale consistente sulla legislazione nazionale che è vecchia di un secolo.
E' indubbio che la crisi dello stato del benessere riproponga il volontariato su basi nuove.
Il volontariato, secondo il mio giudizio, va visto sotto due aspetti quello che è il meno importante, economico, dovuto al fatto che esiste una sproporzione tra la domanda e l'offerta di servizi socio-assistenziali.
L'altro aspetto, di gran lunga più importante, di sociale e democratico, è quello che si deve esplicare attraverso la collaborazione con le istituzioni e non in sostituzione di esse. Il volontariato, come noi lo intendiamo, si basa sulla solidarietà e sulla crescita civile e non più sull'assistenzialismo e sulla carità troppe volte usati come mezzi e strumenti di soggezione, che è l'opposto della crescita civile.
Quanto oggi stiamo regolamentando si dovrà verificare nel prossimo futuro per valutare se il volontariato sarà veramente incanalato in queste nuove vie, o se non ricalca quella del passato. Esprimo qualche perplessità sui fondi messi a disposizione per la gestione di questa legge perché, se da un lato è giusto rimborsare le spese vive, dall'altro debbo rilevare che questi fondi possono diventare un elemento inquinante in un settore che deve invece avere caratterizzazione etico-sociali.
Riconosco che nelle intenzioni e nelle speranze di chi propone queste leggi, vi è un volontariato che sappia imboccare vie di crescita civile e che meriti un riconoscimento istituzionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Riteniamo di dover esprimere la nostra valutazione su una legge che in aula incomincia ad individuare le sue valenze e le sue pericolosità.
Più come laico che come liberarle devo dire che non c'è mai stata da parte nostra disattenzione rispetto al processo culturale e anche sentimentale che c'è dietro il volontariato nelle sue diverse forme organizzate. Devo peraltro dire che sono storicamente accertate forme di strumentalizzazione e di politicizzazione della genuinità delle partenze rispetto ai punti di arrivo.
E' molto discutibile quanto ha detto la collega comunista definendosi interprete della legge e dicendo che cosa dovrà fare il legislatore. Da domani in poi il legislatore non dovrà fare niente, probabilmente dovranno fare qualche cosa le forze politiche e le istituzioni. La signora Turco ha fatto delle affermazioni molto interessanti, ma molto pericolose che guarda caso, hanno trovato il loro contradditore nella DC. Avrei gradito che il Presidente del Consiglio fosse intervenuto quando ha qualificato la politica come senseria. La politica non è senseria e non lo è mai stata per il Consiglio regionale del Piemonte. La collega comunista che forse ritiene di essere al Parlamento nazionale e all'opposizione, ma qui è in maggioranza e credo che i presenti si sentano offesi da questa valutazione della politica.
Respingo queste pesanti insinuazioni e mi auguro che il relatore ne chiarisca il senso. La senseria è quell'attività per cui trasferendo un bene dal soggetto A al soggetto B si lucra qualcosa, ma questa non è l'attività che svolgono i Consiglieri regionali.
Questa legge ha il nostro apprezzamento e il nostro voto favorevole non ha il nostro apprezzamento e il nostro voto l'interpretazione che se ne vuole dare.
Quando faremo un corpus delle leggi che attengono alla sanità e all'assistenza in Piemonte, questa legge si collocherà guarda caso in un momento ben preciso.
C'è il momento della razionalizzazione, che è il piano socio-sanitario poi esiste la legge sui laboratori sanitari privati che è una etichetta ben chiara di ciò che pensa questa maggioranza sulla sanità e sull'assistenza no alla professionalità, no alla imprenditoria privata e si a tutto quello che è, molte volte, pressapochismo, dilettantismo e collegamento con le forze politiche o para politiche.
Questo è un messaggio molto chiaro. Noi votiamo questa legge perch riteniamo che il volontariato organizzato, professionalizzato, qualificato ha il nostro apprezzamento e avrà il nostro assenso, qualunque tipo di contributo vorrà dare nella linea della razionalità, ma non nella linea di far credere, come è stato detto da parte della DC, che questa è una messa in ridiscussione del tutto pubblico: il volontariato non è né pubblico n privato.
A nostro avviso, in questa Regione lo spazio del privato è ancora tutto da discutere.
Suggerisco che il Consiglio regionale anziché enfatizzare la funzione di questa legge e anziché impegnarsi a promuovere, a far crescere questa strana incredibile nuova società, questa politica naif di ingenui, di buoni, di volenterosi che fanno tutto per niente, che non avranno mai a che fare con i partiti politici (come se le varie organizzazioni sportive e culturali, come quelle che organizzano gli spettacoli d'estate non avessero nulla a che fare con i partiti politici).
In verità sappiamo che attraverso le associazioni culturali del tempo libero e giovanili di fatto ogni partito ha organizzato i propri "balilla".
Non vorrei che il volontariato sia l'ingresso nelle strutture socio sanitarie di balilla, haimè un pò cresciuti e non vorrei che questi, non essendo più bambini, fossero altre cose.
Questo è un discorso su quello che potrebbe diventare l'esistenze (che apprezzo), qualora fosse istituzionalizzato come intendono la DC e il PCI.
La collega socialista ha individuato il rischio che, attraverso la disponibilità della Regione a concorrere a progetti per l'innovazione diventi lo strumento per ottenere i finanziamenti.
Con l'enfatizzazione di questo fenomeno e la sua strumentalizzazione questo rischio esiste soprattutto a livello di USL. La classe politica descritta dalla collega Turco come classe di sensali e di sordi alle domande della società civile non reggerà il confronto con le espressioni della nuova società della democrazia del fare.
Come ci sono gli stands del bricolage probabilmente ci saranno anche gli stands della politica "fattela da te". Qualche riflessione potremmo farla sulla capacità di rapporto, di resistenza e di valutazione che hanno le USL sul territorio.
In questo senso mi pare che le preoccupazioni espresse dal collega del Movimento Sociale siano state respinte troppo imprudentemente dalla Democrazia Cristiana. Le USL sono bracci secolari dei Partiti, i quali si sono divisi i comitati di gestione.
Se non blocchiamo l'interpretazione che si vuol dare al volontariato come nuovo modo di fare politica, quindi investendolo non di una funzione di ordine tecnico assistenziale nel senso buono del termine, ma di una funzione politica, come l'ha definita la collega comunista, è difficile capire quale capacità di governo della materia avranno le USL. Non mi stupirei se la vicenda del volontariato finisse per essere, come avviene nei piccoli comuni di provincia, la deliberazione dell'Assessore che distribuisce i contributi per il tempo libero.
Non siamo preoccupati dei valori del volontariato, ma del risultato che si vuole ottenere attraverso questo intervento. Poiché è stato usato il termine "controllo dei cittadini" vorrei sapere che cosa significa.
Il controllo secondo la matrice liberale dovrebbe essere la messa a disposizione di un servizio più efficiente, a parità di costi. Ho invece l'impressione che secondo la collega comunista la funzione di controllo voglia significare molto di più e qualcosa di diverso. Il mio intervento non è in linea con quelli che mi hanno preceduto, quindi gli atti del dibattito sul volontariato verranno letti con fastidio dai destinatari della legge, che vorrebbero soltanto leggere che noi li apprezziamo e che confidiamo in loro. Così non è. Apprezziamo le realtà così come sono e ci auguriamo che rimangano portatrici di valori. Non riteniamo, per esempio che sia fondata la polemica sul superamento dello stato del benessere. Nel nostro Paese ci sono lavoratori agricoli e pastori, che sono piegati dalla scogliosi e che all'età di 80 anni lavorano ancora e probabilmente non sanno cosa sia lo stato del benessere.
Il nostro Paese lo stato del benessere non l'ha mai raggiunto, quindi non può superarlo. La mia fede politica ha origini non lontanissime risalgono probabilmente all'illuminismo ma sono convinto che la storia dell'uomo e della lotta per essere più libero continuerà nel tempo.
Se si vede lo stato del benessere come condizione di liberazione dell'uomo da una serie di vincoli, sono convinto che il futuro dell'umanità sarà sempre un futuro caratterizzato dalla caduta di ulteriori vincoli.
La storia dell'uomo è partita dalla ruota e dal fuoco, ed è arrivata alla luna e ai computer, quindi non si fermerà allo stato del benessere che è un momento del progresso dell'umanità.
Forse arriverà al superamento della società industriale. Ma intendiamoci, il superamento della società industriale non è il suo rifiuto ma la sua esaltazione. Così come la società industriale ha messo a disposizione dei cittadini nei paesi che l'hanno conosciuta risorse e strumenti per una diversa qualità della vita.
Il volontariato deve porsi non su frontiere della politica intesa come senseria come arrembaggio al contributo o alla convenzione che può dare o meno l'Assessorato all'interno delle USL. ma su frontiere di un nuovo umanesimo che rappresentano la scommessa della nostra e della futura generazione.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Bergoglio. Ne ha facoltà.



BERGOGLIO Emilia

Non stiamo discutendo dello sviluppo della civiltà industriale del nostro Paese o del mondo, ma molto più modestamente, siamo impegnati nel cercare di dare una impostazione di legge sul tema del volontariato. Credo che, alla fine di questo dibattito, dopo quanto a nome del Gruppo D.C. ha ricordato il collega Martinetti, sia opportuno aggiungere qualche osservazione.
Non vorremmo che attraverso le interpretazioni che altri Consiglieri hanno dato a questa legge, emergesse un quadro diverso da quello che è nelle nostre intenzioni. La legge regionale sul volontariato, con il contributo alle spese che in essa è previsto, non deve essere un mezzo per far sopravvivere o per promuovere ciò che non esiste. Altre leggi regionali rischiano di diventare occasione di sopravvivenza di enti culturali che diversamente non avrebbero spazi operativi. La legge regionale non deve neanche diventare un modo per strumentalizzare l'associazione del volontariato.
Il riferimento territoriale delle Unità Socio Sanitarie Locali è un riferimento esente da ogni difetto o da ogni rischio, senza con questo negare che ci siano altri spazi e altri ambiti di volontariato che la legge non richiama. La Consulta regionale femminile ha presentato un documento sulla estensione del concetto di volontariato e probabilmente questi aspetti verranno ripresi in altro momento, eventualmente anche legislativo.
Questo è il primo momento, è la fase di verifica e di sperimentazione.
La legge non deve caratterizzare gli interventi del volontariato come interventi di parte, anche se è una presenza in cui il Movimento cattolico svolge una parte rilevante, ha uno spazio, una storia e una tradizione.Come legislatori regionali non possiamo distinguere tra attività buona e attività cattiva, coloro che fanno bene da coloro che fanno male perch sarebbe una interferenza sull'attività, la quale, anche attraverso errori ritardi, tentativi non sempre riusciti ed esperienze a volte non positive contribuisce a mantenere nella società quel fermento che noi tentiamo ma che non sempre riusciamo a interpretare. Non siamo gli unici interpreti di questa realtà.
Dobbiamo distinguere il volontariato comunque organizzato, ma non gestore di servizi, dal volontariato svolto dai privati con finalità pubbliche. Questa confusione è emersa questa mattina anche in quest'aula.
Da un lato vi sono le congregazioni, i gruppi, le associazioni che attraverso strutture, enti ed istituti hanno svolto nell'ambito dei servizi socio-assistenziali una funzione che qualcuno ostinatamente chiama di supplenza, che noi riteniamo invece diritto alla assistenza libera e privata quando è svolta senza fini speculativi, dall'altro vi sono le attività di volontariato strettamente intese. La confusione dei due aspetti rischia di snaturare la legge e di darle delle finalità e dei contenuti non propri, e anche di rendere valide le osservazioni che alcuni colleghi hanno fatto, in particolare il collega Carazzoni. Certe preoccupazioni da lui espresse su nostri cedimenti ideologici sono del tutto infondate. Quando si parla di prestazioni di servizi gratuite, libere, disinteressate per rimuovere o per alleviare stati di bisogno, situazioni di emarginazione e carenze fisiche e psichiche, ci si riferisce ad attività comunque svolte con tali obiettivi.
Gli esempi citati nella relazione ci stanno bene se sono considerati come esempi, ma non possono essere individuati come forme corrette per svolgere attività di volontariato.
Non sta al legislatore regionale stabilire come debba operare e che cosa debba fare il volontariato nel tessuto sociale, così come non sta al legislatore regionale stabilire quali sono i modi giusti di intervento, e quali sono quelli cattivi o sbagliati.
Ciò facendo negheremmo il significato del termine "volontariato". Non riteniamo che sia una perdita di orgoglio nei sacri valori il volere una legge che troppo coordini e troppo controlli. Vogliamo invece una legge che dia degli indirizzi, delle indicazioni, che riconosca la funzione del volontariato, i suoi compiti, le sue prerogative. In altre parole, si deve riconoscere che esiste, ma non gli si dà legittimazione.
Quando si parla di rapporto tra il cittadino e le strutture e quando si nega ciò che di necessariamente burocratico e funzionale c'è nelle strutture, quando come ha fatto poco fa la collega Cernetti, si teme che ogni proposta riporti ai vecchi sistemi superati, pare quasi che ci si metta dietro un paravento per non vedere la reale entità dei problemi.
Voglio citarne uno: l'assistenza domiciliare e mi domando quanto è legata al sindacato e al personale che agisce nelle strutture. E' noto che il servizio cessa alle ore 16 del pomeriggio e che il sabato e la domenica rispetta le festività, ma i bisognosi non conoscono calendario né civile n religioso. Allora, ben venga questa attività di integrazione, di supporto e di stimolo alla struttura pubblica perché i problemi reali dei bisognosi vanno al di là degli orari di lavoro o delle pur giuste rivendicazioni sindacali. Il Consigliere Turco si pone il problema dell'individuo-persona e del senso della vita. Riconosco in questa dimensione una visione già espressa nel personalismo cristiano di Maritain. Con questo non voglio dire che la collega Turco acceda alla nostra ispirazione ideologica ed ideale non penso che si possa con questo rivedere l'identità ideologica delle posizioni della D.C. e del P.C.I. in riferimento a questi valori. Ci pu essere però un punto di convergenza su alcuni temi che trovano radice nel tessuto sociale. Le radici sociali e popolari delle forze politiche della D.C. e del P.C.I. sono profonde sia pure da posizioni diverse e con visioni diverse. L'unificazione del testo di legge non si può semplicemente liquidare come un cedimento verso posizioni politiche che ci sono estranee.
Semmai ci guida una visione politica in cui si dà spazio e autonomia alle forze vive della società, alla loro creatività operativa, alla loro sensibilità e ai loro stimoli. E' una visione non dirigista e non unificante, ma pluralista e propria della nostra concezione di vita e di politica.
La collega Cernetti vede nella posizione del Consigliere Martinetti un allargamento della dimensione della legge, un capovolgimento della funzione di questa legge sul volontariato rispetto alle altre leggi regionali che regolano singole funzioni del volontariato, t contenuti della legge sul volontariato non li troviamo nella legge 20 sull'assistenza nelle pieghe delle singole norme sulla sanità, ma in questa legge, che deve dare un indirizzo, un coordinamento, una dimensione e uno spessore agli interventi che individueremo.
Ci auguriamo anche che non diventi un documento senza contenuti nell'ambito delle UU.SS.SS.LL. o nell'ambito territoriale più decentrato.
Vorrei leggere un passo che è conclusivo rispetto a quello che ho detto e che è tratto da un discorso fatto da Papa Giovanni Paolo II alla Federazione Internazionale del Volontariato: "Come meravigliarsi che nelle comunità cristiane, quando sono giovanilmente vive e pulsanti, germoglino come su un terreno privilegiato di cultura gruppi di volontari desiderosi di mettersi al servizio della fraternità universale per la costruzione di un mondo più giusto, più umano secondo il provvido disegno di Dio. Chi affronta questo servizio di volontariato deve essere munito di specifica competenza, professionale e tecnica, e deve soprattutto poter contare su una personalità matura. Non ci si può improvvisare volontari solo sulle ali dell'entusiamo senza le necessarie e comprovate qualità di carattere".
Questi due punti mi sembrano significativi.
A questi ci siamo ispirati con la nostra proposta di legge, che non è frutto di cedimenti ideologici o politici.



PRESIDENTE

La prosecuzione del dibattito avverrà nella seduta pomeridiana che inizierà alle ore 15.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 12.50)



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