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Dettaglio seduta n.204 del 14/09/83 - Legislatura n. III - Sedute dal 9 giugno 1980 al 11 maggio 1985

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BENZI


Argomento: Questioni internazionali

Esame ordini del giorno relativi all'abbattimento dell'aereo sud-coreano


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Iniziamo i lavori con il punto quarto all'ordine del giorno: "Esame ordini del giorno relativi all'abbattimento dell'aereo sud-coreano".
Comunico che il 5 settembre il Consigliere Marchini aveva chiesto l'inserimento di questo argomento nell'ordine del giorno della seduta di oggi.
Sono poi stati presentati ordini del giorno dai Gruppi PSI, PCI, DC dal Consigliere Carazzoni e dai Consiglieri Reburdo e Montefalchesi.
Nella conferenza dei Capigruppo si è stabilito di discutere brevemente su questi documenti.
La parola al primo presentatore di ordine del giorno, Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, mi auguro di mantenere l'intervento in termini brevi, anche se devo dire che tale brevità non è suggerita dai fatti politicamente e storicamente significativi.
Ricordo che su argomenti di questo genere, circa un anno fa, si era persa più di una seduta e non mi pare giusto dedicare a questi fatti le ore del primo pomeriggio.
Non vorrei che fosse un segno dei tempi. Quindi la regia, un po' curiosa, di questa vicenda fa sì che l'intervento debba essere più attento più pungente e più approfondito di quanto non poteva essere nel momento in cui era stato formulato l'ordine del giorno come testimonianza.
Una vicenda di questo significato politico e storico non si pu trattare alle 15,30 avendo cercato per tutta la mattina di sottrarci alle attenzioni dei giornali e della televisione. Signor Presidente e colleghi Consiglieri, parliamo di una vicenda che è stata sulla cronaca di tutti i giornali: un aereo che solca i cieli di un mare lontano, che è diventato improvvisamente vicino, un aereo su cui ci sono 269 persone, 269 vite, 269 mondi irripetibili, irrecuperabili, non come fatto fisico, ma come aspettative, viene abbattuto. Immaginiamo un aereo di linea con un suo clima ovattato, con dei bambini che giocano con gli orsacchiotti, con degli uomini d'affari che hanno delle responsabilità, affetti in attesa, affetti lasciati.
Dall'altra parte c'è un uomo che guida un altro strumento creato dall'intelligenza degli uomini, un sofisticatissimo strumento di guerra.
Presidente, mi permetta di immaginare, per me, per lei e per i colleghi, chi può esserci alla guida del veicolo: un uomo come siamo abituati a vedere e ad immaginare l'uomo medio russo che, tra l'altro, è diventato quasi un simbolo del terrestre medio.
Probabilmente questo pilota ha una faccia larga da contadino russo (come aveva Yuri Gagarin), probabilmente ha ancora nelle orecchie canzoni come "occhi neri" o canzoni come quella dei battaglieri del Volga, ha davanti agli occhi spettacoli come "il lago dei cigni", quindi un quadro di umanità che ci è familiare, del quale viviamo e del quale siamo partecipi.
Improvvisamente avviene qualche cosa: queste 269 persone che vivono la vita di ogni giorno si trovano ad un appuntamento che ha posto il loro destino alla storia.
Bastano pochi minuti e questo quadro idilliaco e molto umano si trasforma in quello a cui ci ha abituato il televisore domestico in una pagina di guerre stellari in cui agli uomini si sostituiscono degli strani oggetti multicolori disegnati dalla fantasia dei disegnatori nipponici personaggi di cui il nome non conosco ma che di umano non hanno più niente sono senza sentimenti, senza ragione, sono macchine che operano dietro ad impulsi che non sappiamo da dove arrivano. Per vedere l'uomo che c'è dentro quelle strane cose che disegnano i giapponesi, bisogna distruggere l'involucro e andare a recuperare l'omino piccolo che contengono. Nelle guerre stellari l'omino c'è, però si camuffa da mostro; forse dietro ci sono gli incubi della nostra storia e della nostra cultura.
In cinque minuti avviene qualche cosa che trasforma quella realtà in una pagina di guerre stellari.
Come ha detto il Ministro degli Esteri Gromiko, si è infranta una linea immaginaria disegnata e voluta dagli uomini, che noi ci augureremmo che ogni giorno venisse superata. Si sono violati dei sacri confini della Patria, non fissati, non visibili. La Patria è rimasta per ognuno di noi la sede delle proprie memorie, la sede dei propri affetti, la sede delle proprie speranze.
Ma proprio la sacralità di queste cose, che non sono di una parte del territorio, ma sono della nostra umanità, non giustificano probabilmente quanto è avvenuto.
Signor Presidente, siamo in una sede politica che ha il dovere di valutare, di riflettere ed assumere delle posizioni.
Su questo abbiamo delle posizioni molto ferme. Apprezziamo lo sforzo che hanno fatto le altre forze politiche per predisporre documenti armonizzabili con il nostro, ma abbiamo molte riserve a confluire su certe posizioni. Tutti i documenti, tutte le valutazioni condannano un delitto.
Certamente non si può non condannare l'uccisione di 269 persone, ma è mancato un giudizio di valore, sul significato del fatto; comunque questo giudizio di valore, quando c'è stato, non sempre è stato fatto in termini da noi accettabili.
In particolare, con il giudizio che gli amici comunisti danno sulle vicende dell'Unione Sovietica si gioca molta parte del futuro e della qualità della democrazia nel nostro Paese. Infatti, gli amici comunisti si sono allineati nel ricercare, anche in questa occasione, una giustificazione che mi ricorda la logica che i compagni sbagliano, ma compagni rimangono e quello che hanno commesso è solo un errore.
Le cose non stanno esattamente così: non hanno commesso nessun errore si tratta allora di capire se siamo ancora compagni di qualcuno che non commette errori, ma commette azioni predeterminate.
La tesi svolta dalla parte comunista su questa vicenda è di tre ordini: la vicenda è imputabile ad un errore; è imputabile allo stress al quale sarebbero sottoposti i piloti russi l'"Unità" sotto il titolo "Bisogno di verità" dice che la Russia deve chiarire questa vicenda per non compromettere la propria immagine. Questo vuol dire che i comunisti sognano un'immagine dell'Unione Sovietica.
Il PCI conclude con la richiesta di comportamenti politici, che sono anche contenuti nell'ordine del giorno presentato. In questo senso il mio intervento non è del tutto fuori luogo.
Errore non c'è stato. Nella conferenza stampa svolta in Unione Sovietica si è chiarito che c'è stato un deliberato atto di volontà di distruggere un aereo che si è ritenuto aereo spia.
Quindi nessun errore, nessun nervosismo, nessun maresciallo di frontiera che voleva aggiungere una greca ai propri galloni.
Niente di tutto questo: c'è stata un sistema burocratico molto chiuso organizzato.
Qualcuno sostiene che l'Unione Sovietica ha reagito secondo la logica della storia.
All'inizio del mio intervento ho parlato del peso della storia in questa vicenda. La storia della Russia e le scelte politiche della Russia sono condizionate da 800 anni durante i quali la Russia bianca è cresciuta ad impero multicontinentale nella logica di essere assediata dalle tribù nomadi che arrivavano dai deserti dell'Asia.
Sulla logica dell'assedio si è costruito l'impero zarista e si è costruito anche l'impero sovietico con sacrifici dei cittadini russi (l'acciaio non può essere utilizzato per i gancetti dei reggiseni delle signorine, ma deve essere riservato ai cannoni dell'Armata Rossa per fare accettare anche alle signorine sovietiche la filosofia dei sacri confini della Patria).
Il cittadino sovietico giustifica il sacrificio dei gancetti dei reggiseni e quello dell'aereo distrutto con 269 vite umane e con le loro aspettative perché ci sono i sacri confini della Patria assediata.
Qualcuno sostiene che non siamo più a questo punto, ma su questo dovremmo riflettere. Secondo qualche esperto dei problemi internazionali pare che dietro a questo ci sia qualche cosa di diverso, cioè la volontà dell'apparato militare di dimostrare che non si è più a questo punto.
Si è nel momento in cui si può dire agli altri che si può uscire dal bastione assediato per andare fuori e questo ci sembra molto preoccupante rispetto alle valutazioni che fa il PCI.
Siamo sotto il peso della storia, la Russia sovietica ragiona sotto il peso della storia. Allora, non possiamo solo esprimere giudizi di fatto, ma dobbiamo registrare un massacro, un delitto e dare un giudizio di natura politica.
Non possiamo pensare che ci siano i compagni che sbagliano. Non erano compagni che sbagliavano quelli che hanno invaso l'Afghanistan, non sono compagni che sbagliano quelli che decidono che non ci può essere la democrazia in fabbrica in Polonia.
E' la logica di un sistema, è la logica di una cultura politica, è il peso della storia che va registrato per assumere conseguenti comportamenti in sede politica.
Non ci sembra altrettanto accettabile che da parte comunista si dica che il numero delle apparecchiature belliche sul pianeta è così diffuso che le possibilità di incidente sono diventate molto vicine alla certezza. Non è esattamente così perché se andiamo alla memoria storica scopriamo che incidenti re ne sono stati, però quando gli incidenti sono stati tali, non erano la conseguenza di una volontà.
C'è stata, per esempio, la riparazione di Israele nei confronti dell'aereo libanese, ma non c'è stato né errore né riparazione quando un caccia sovietico ha abbattuto nel 1979 un altro aereo, guarda caso, sud coreano. Per esempio, non è strano che, nonostante le continue invadenze della flotta di sommergibili sovietici in Islanda e nella Scandinavia, non sia successo nessun incidente? Probabilmente da quella parte c'è qualcuno che ha rispetto della vita umana, dall'altra parte invece c'è qualcuno che il rispetto della vita umana non ce l'ha.
Non possiamo dimenticare che fin quando l'Aeroflot aveva diritto di cittadinanza negli Stati Uniti (fino all'invasione in Afghanistan) l'uscita degli aerei per sorvolare le basi americane era pressoché quotidiana ciononostante non c'è mai stato nessun errore, nessuno si è mai sognato di abbattere né i sommergibili né gli aerei sovietici. Siamo evidentemente di fronte a qualche cosa di molto diverso e di molto più grave. Quindi il Consiglio regionale deve uscire non soltanto con una condanna, che diventerebbe semplicemente una registrazione storica, ma con un documento politico che faccia giustizia.
Mi sono scandalizzato di non aver visto a Torino e nelle città d'Italia i Pamich e i Dordoni della pace.
Evidentemente sono tutti in ritiro collegiale da qualche parte. Non ripeto quanto è stato scritto sul giornale moderato; ma se "Reagan l'assassino" (naturalmente Andropov non è assassino) avesse abbattuto un aereo pacifico nord-vietnamita probabilmente i Dordoni sarebbero usciti dalle palestre per andare nelle strade.
Perché non ci sono questi Dordoni della pace in questa occasione? Perché il Partito Comunista ha vinto le sue battaglie. Ha fatto entrare nelle coscienze della gente la visione (che mi auguro dovrà rivedere per il bene della democrazia) dei buoni e dei cattivi; però i cattivi dell'est hanno una faccia larga da contadino buono, mentre il cattivo dell'ovest ha il cilindro ed il vestito a stelle e a strisce. Quindi la sensibilità dei nostri giovani sui problemi della pace è molto diversa quando si tratta di giudicare il comportamento degli yankee con il cappello a cilindro ed il giubbotto a strisce ed il comportamento dei contadini russi, anche se hanno la giubba dell'Armata Rossa.
Questo non è accettabile. Questa vicenda che sente il peso della storia ha dimostrato qual è la natura del regime che regge l'Unione Sovietica, un regime imperialista, guerrafondaio, violento, intollerante che ha il più ampio disprezzo per i valori elementari. Non si può accettare e sottoscrivere una strategia come quella del PCI che anche in questa occasione dice che per rimediare questa situazione bisogna ridurre il tipo di attenzione che il mondo occidentale ha sui problemi della difesa.
Noi non consideriamo la NATO - come l'ha considerata Berlinguer - un ombrello per una sua operazione politica, noi consideriamo la NATO un ombrello ad un sistema di valori, piaccia o non piaccia.
Togliamo la parola "occidentale" vicino a questi valori, perché siamo cittadini del mondo, ma questi valori esistono.
Ogni volta questi valori vengono negati in modo chiaro ed assoluto da parte della potenza; le forze politiche hanno il dovere di esprimere dei giudizi, non sul fatto, ma sulle ragioni, sul regime che è alla base di tali situazioni.
Il nostro Gruppo non potrà sottoscrivere l'ordine del giorno del PCI che chiede un maggiore sforzo sul piano del disarmo. Risultati su questo piano se ne sono ottenuti. Il Presidente Reagan potrà essere discusso per i suoi trascorsi di attore ma non per la fermezza, con la quale ha ottenuto molto di più di quanto non abbia ottenuto Carter con le sue noccioline.
Andropov, un giorno dopo l'altro, ha dovuto ammettere che se vuole dare finalmente i gancetti di ferro alle signorine russe, sul piano degli armamenti deve rinunciare alla supremazia delle armi convenzionali e nucleari.
Questa società che ha ordinato di distruggere un aereo con 269 civili a bordo, ha a disposizione il sistema convenzionale più forte del mondo ed il sistema nucleare e dei missili di teatro più forte del mondo.
Si deve tendere certamente alla riduzione degli armamenti, ma non si deve considerare la riduzione degli armamenti il modo per superare questa situazione.
Dobbiamo riflettere su queste cose ed esprimere un giudizio sul regime sulla volontà politica, sulla struttura sociale e politica che è all'origine di questi fatti.
Siamo disponibili ad armonizzare il nostro ordine del giorno con quelli presentati dagli altri Gruppi, conché non ci venga chiesto di venire meno alla precisa richiesta di dare un giudizio sul regime e sulla logica politica che c'è dietro, senza nascondersi dietro ai pacifismi di comodo che hanno prodotto i Dordoni che escono soltanto quando si tratta di correre in un senso e non sono mai disposti a correre nel senso inverso.
Questa fermezza e questa chiarezza sono l'omaggio che dobbiamo a noi stessi ed alla nostra coscienza civile, che dobbiamo ai cittadini che ci hanno eletti e che rappresentiamo, sono l'omaggio dovuto alle 269 aspettative di vita, perché non possiamo andare nel mare del Giappone a gettare le corone di fiori come hanno fatto i loro parenti e i loro familiari.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Testa.



TESTA Gianluigi

La mozione che il Gruppo socialista ha presentato è di condanna e di esecrazione del grave gesto, che ha colpito negativamente l'opinione pubblica. Credo che l'attenzione vada posta sulla problematica situazione in cui si trova la politica internazionale. Non possiamo infatti valutare l'episodio estraniandolo dalla situazione particolarmente complessa e difficile esistente, anche per noi italiani, nel Medio Oriente ed in particolare nel Libano dove è presente la nostra forza di pace e dove costantemente si vivono momenti di tensione, che in questi giorni hanno avuto una escalation di violenza progressiva. La situazione di tensione è anche legata all'installazione missilistica che coinvolge non solo l'equilibrio fra i due grandi blocchi, ma anche il nostro Paese destinato ad accogliere questo tipo di arma. Che cosa può essere fatto per calmare la situazione di tensione e per evitare che sfoci in altri episodi nei confronti dei civili, ma anche in fatti più gravi che portino ad un clima crescente di guerra fredda o addirittura ad episodi di guerra guerreggiata? Il ruolo del Consiglio regionale in questo tipo di discorso è quello di portare le sue istanze, come momento di partecipazione democratica della collettività piemontese, a chi governa, a chi ha competenze specifiche di politica estera per impedire che si creino condizioni inarrestabili e difficilmente controllabili anche da parte di chi le ha scatenate. Questo è il meccanismo tradizionale che hanno i conflitti armati quando si ricostruiscono a posteriori le cause che hanno determinato il conflitto, si scoprono fattori e motivi che sono sfuggiti al controllo di chi li aveva scatenati e che scatenandoli non immaginava la reazione che avrebbe provocato.
Quindi accanto alla condanna ed alla preoccupazione per il quadro di politica internazionale c'è la richiesta al Governo di farsi parte attiva come già sta facendo, per smorzare la situazione di tensione internazionale e per trovare nelle sedi apposite punti di incontro fra le politiche dei grandi blocchi e delle grandi potenze che possano servire ad evitare che tali fenomeni si ripetano ed inneschino reazioni a catena difficilmente controllabili e che vanno al di là del singolo fatto e del singolo episodio. Viviamo in un'epoca particolarmente fortunata dal punto di vista della politica internazionale perché questo è il periodo di pace più lungo del secolo XX. Nello studio degli atteggiamenti dell'uomo si scopre ogni canto che l'ansia della guerra è un elemento intrinseco alla natura stessa dell'uomo, che lo porta molte volte a decisioni e a scelte che sovrastano la sua coscienza e che hanno conseguenze gravi. Ci auguriamo, quindi, che ciò non avvenga anche adesso e che il nostro Paese sappia giocare il suo ruolo nel preservare la pace e consolidare i rapporti pacifici tra gli Stati.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARCHIARO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vetrino.



VETRINO Bianca

E' nota a lei, signor Presidente, ma anche ai colleghi, una certa reticenza del Gruppo consiliare del PRI a portare nel dibattito istituzionale regionale argomenti e problemi che non attengono alle nostre competenze.
E' una questione di insofferenza personale il dilungarmi su questioni sulle quali le nostre possibilità di incidenza sono del tutto nulle. Questa importante sede politica ha però la caratteristica della risonanza che nella comunità piemontese possono avere le nostre parole e le nostre idee di fronte ad un argomento drammatico come quello sollevato dagli ordini del giorno presentati.
Ci sembra giusto che da quest'aula parta un'azione di sensibilizzazione e di presa di coscienza diretta a tutti i piemontesi.
Se lo scopo di questo dibattito non avesse questo senso e rispondesse ad occasioni di strumentalizzazione per evidenziare polemicamente posizioni politiche diverse o anche soltanto marginalmente diverse, ci sembrerebbe meschino rispetto alla drammaticità del caso che abbiamo di fronte.
L'intervento del Gruppo repubblicano tende a fare alcune modeste valutazioni e ad esplicitare le nostre idee, soprattutto i nostri sentimenti di sdegno, di condanna, di preoccupazione, ma non intende porre conclusioni. Esistono tre ordini dei giorno, noi li rispetteremo, ma non li voteremo e soprattutto non indulgeremo in quest'aula a ricercare la mediazione, magari su una parola, perché sarebbe una mediazione fittizia dunque falsa.
Le nostre considerazioni. Il periodo di pace relativa che il mondo sta vivendo è il più lungo dell'Europa della storia moderna e si avvia con l'episodio del jumbo sud-coreano abbattuto dall'aviazione militare sovietica (ma non soltanto con questo) verso un futuro non più prevedibile come d'altra parte la storia ci ha insegnato.
La questione di oggi non è dissimile da quella del passato, da episodi che segnarono l'inizio di guerre terribili.
L'orrore che oggi il mondo prova per quanto è accaduto è analogo a quello che si provò quando il sottomarino tedesco distrusse il transatlantico americano nella prima guerra mondiale, prima dell'intervento statunitense nel conflitto, sebbene oggi il confronto sia molto diverso sono superpotenze che difendono confini ed interessi con più capacità diplomatica di allora ed anche con più intelligenza.
La gente si chiede perché da una parte l'Unione Sovietica tratta sugli euromissili con gli Stati Uniti e dall'altra, senza ritegno, è dimentica di ogni convivenza civile e democratica. Questa vicenda in sostanza riflette lo spirito di aggressione di cui l'Unione Sovietica è interprete costante.
Gli uomini di Mosca hanno impedito volontariamente una delle libertà fondamentali, quella delle comunicazioni civili, degli scambi civili nel mondo.
Questo significa ancora una volta quanto la concezione degli spazi aerei sia per l'Unione Sovietica nazionalistica e gretta. Sappiamo quanto sia importante per noi occidentali la libertà delle comunicazioni civili quella medesima che l'Unione Sovietica ha distrutto improvvisamente dimentica di un mondo che cerca la pace, che ha costituito le Nazioni Unite, che è comunque governato dalle leggi della pace.
Questo dà la misura di un episodio senza precedenti, il più grave dal dopo-guerra ad oggi.
Siamo di fronte ad un Paese che ha una concezione degli spazi aerei che è analoga a quella della proprietà degli Stati, connaturata alle antiche monarchie assolute e paternalistiche. La grande civiltà occidentale trova a Mosca ostacoli insormontabili perché per l'Unione Sovietica è troppa l'incapacità di adeguarsi al ritmo culturale fondato sulle comunicazioni sul dialogo e sull'intreccio di esperienze diverse, com'è la civiltà moderna. Il mondo ora si interroga sul dopo. I repubblicani sono stati i primi ad escludere una politica di ritorsione indiscriminata, così come abbiamo detto subito che questo atto deve rafforzare la volontà di pace e di libertà. Il nostro compito rimane quello di lavorare ad ogni livello di responsabilità perché la coesistenza delle superpotenze sia appoggiata su basi che non ci riportino a barbarie di un passato che nulla ha a che fare con la civiltà moderna: questo il mondo occidentale chiede con determinazione. Il nostro modo di intendere la pace è diverso. Noi non abbiamo bisogno di muri o di aerei da guerra per difendere le nostre città.
La giusta libertà è per noi anche quella degli altri, anche quella di un qualsiasi turista sovietico (se i turisti sovietici esistono) che potrà viaggiare liberamente nei nostri Paesi e conoscere la nostra gente, la nostra democrazia.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carazzoni.



CARAZZONI Nino

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, non avevamo alcuna intenzione di sottrarci a questo dibattito che, anzi, abbiamo inteso qualificare attraverso la presentazione di un ordine del giorno esplicativo e riassuntivo della posizione assunta in argomento dal Movimento Sociale Italiano - Destra Nazionale. Non avevamo intenzione di farlo, pur dovendo dichiarare in premessa tutta la più motivata sfiducia in merito ai risultati concreti che la presa di posizione del nostro Consiglio regionale riuscirà a produrre su questo drammatico avvenimento e, soprattutto, pur non tacendo il senso di mortificazione, di delusione, di sconforto per queste condanne morali destinate a rimanere tali e, quindi, a finire fatalmente nel ridicolo, perché la Russia sa benissimo di potersi altamente infischiare di questi rabbuffi.
Lo dimostrano tanti altri precedenti, dall'Ungheria alla Polonia, dalla Cecoslovacchia all'Afghanistan.
E' qui che sta il vero nodo del problema. Chi ha preso l'iniziativa di promuovere questo dibattito sul jet sud-coreano abbattuto, che cosa vuole sentirsi dire da noi? Che ci associamo alla generale condanna per questo crimine? Che protestiamo per l'atto di autentica pirateria aerea? Che piangiamo le 269 vittime innocenti e indifese? Tutto questo sta nella coscienza di ogni uomo civile.
Non è il caso dunque di fermarci a ripeterlo perché, se lo facessimo cederemmo soltanto ad esercitazioni puramente retoriche. E' pure superfluo indagare sul livello dal quale è partito l'ordine di abbattimento del jet sud-coreano, se cioè si sia trattato solamente di una manifestazione di isterismo paranoico di qualche comandante periferico, oppure se sia stata un'azione concertata oltre cortina, da un presunto partito di intransigenti, per mettere in difficoltà un presunto partito di dialoganti del quale farebbe parte, appunto, il capo della Russia, Andropov. Per inciso, vediamo di non dimenticare che Andropov è stato l'uomo che ha potenziato formidabilmente il KGB facendone uno strumento sempre minacciosamente puntato contro l'occidente; e che, in tempi più recenti, è stato l'esecutore spietato della repressione compiuta in Ungheria che è costata la vita di quasi 100 mila patrioti magiari.
Comunque, anche ammettendo che all'interno del Cremlino esistono divisioni e divergenze nel gruppo dirigente, crediamo che partire da quest'ottica per definire le nostre posizioni sia un errore, perché questa è un'ottica che serve soltanto al comunismo internazionale, la quale resta da decenni quella della vittoria definitiva sul mondo libero.
Discorsi di questo genere offrono soltanto insperati varchi all'azione aggressiva di Mosca, niente altro.
Questo dovrebbe capire e discutere, pur tenendo conto delle sue limitate e specifiche competenze, questa assemblea regionale.
Quanto è accaduto nei cieli del Pacifico non ha eguali nella storia di questo dopo-guerra ed impone ed esige una risposta che sia adeguata risposta però fatta non di parole, ma di fatti concreti; non di generiche deplorazioni, ma di misure precise. Purtroppo dopo un rapido iniziale fuoco d'artificio, rappresentato dallo sdegnato telegramma di Pertini, dalla forte condanna di Craxi, dalla reazione pressoché unanime di tutta la stampa indipendente, siamo già arrivati ai festival dei "tentenna". La verità triste, ma non sorprendente, è che questo ennesimo crimine sovietico sta ormai per essere definitivamente archiviato e che Andropov e compagni hanno tutte le buone ragioni per compiacersi che il peggio sia ormai passato.
Il grano americano continuerà ad alleviare la cronica crisi agricola russa, la pantomima dei negoziati di pace continuerà a fare il gioco del Cremlino e quei pacifisti, che il Consigliere Marchini si chiedeva dove fossero finiti, continueranno a sfilare in cortei anti NATO e mai anti URSS. Tutto, proprio tutto, dalla rabbia all'orrore, è stato sacrificato e viene sacrificato su questo altare che è il mito del dialogo, il quale poi non è altro che il grimaldello più pericoloso nelle mani della diplomazia russa. Così Reagan si è limitato ad annunciare misure energiche sì, ma limitate, circoscritte e quanto all'Europa sembra che il massimo del coraggio si stia coagulando sull'esempio del Presidente della Svizzera il quale, fedele alle tradizioni neutralistiche e pacifiste del suo Paese altro non ha trovato che mandare un bel telegramma di cordoglio al suo collega Presidente coreano ed esprimere l'auspicio che l'"incidente" - così l'ha chiamato - venga ad essere chiarito al più presto. Eppure non v'è chi non sappia che la politica offensiva dell'URSS può essere arginata in un solo modo: con la compatta fermezza portata sino alle estreme conseguenze.
Solo allora, e sempre, la Russia recede dalle sue posizioni aggressive.
Ciononostante, siamo ancora una volta alla sagra dei "babau", ricca di suggestive parole, anche minacciose, ma priva di qualunque volontà determinata, come già fu per gli ungheresi e per i polacchi, come già fu per i cecoslovacchi e per gli afghani. Ecco perché siamo indignati ed insieme sfiduciati. Ecco perché, posta la questione su questo piano, posta la questione da questo punto di vista, pensiamo che le denunce, gli inviti le esortazioni, le condanne morali pronunciate in questo Consiglio regionale siano del tutto inutili quando poi vadano a cozzare contro un clima, che è qui e fuori di qui, fatto di rassegnata accettazione e di sostanziale cedimento, quando cioè non esista, dentro quest'aula come dentro tutte le altre assemblee elettive d'Italia, d'Europa, d'Occidente la fredda, la cosciente determinazione a battersi contro il Cremlino, a battersi contro il comunismo con un blocco compatto di intenti, di volontà di idee, anche di armi.
Discutiamo pure i documenti presentati, ma - dicono i vecchi latini la pace si difende preparando la guerra. Comunque discutiamo pure i documenti, essi possono servire semmai a creare un alibi morale che serva a giustificare e a coprire tanta inazione.
Purtroppo non servono per richiamare in vita i 269 morti e purtroppo non serviranno per impedire che altre pagine di storia e di violenza siano scritte dalla Russia sovietica.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, intervengo brevemente per esprimere il pensiero del nostro Gruppo in merito a questa vicenda ed illustrare le motivazioni e i contenuti dell'ordine del giorno.
L'abbattimento dell'aereo da parte dell'Unione Sovietica con la morte di 269 persone è un atto di gravità eccezionale indipendentemente dalla ragione della sua presenza in una zona fuori dalla rotta stabilita.
I giornali e gli organi di informazione hanno detto molte cose, per non hanno fatto chiarezza e sono aumentate le preoccupazioni di coloro che hanno a cuore le sorti dell'umanità. Molte inquietanti domande attendono ancora una risposta. Proverò a formularne alcune: l'URSS sapeva di trovarsi di fronte ad un aereo civile? Perché quell'aereo era fuori rotta, anche se è tecnicamente impossibile che ciò avvenga, visti gli strumenti di bordo di cui disponeva? Gli strumenti non hanno funzionato? Compiva una missione spionistica come sostiene l'URSS? Ribadito che nessuna ragione giustifica l'atto compiuto, se corrispondesse a verità la tesi della volontà dello sconfinamento, sarebbe un tragico ed inumano gioco contro la vita. Si parte in occidente in questi giorni di un probabile siluro delle gerarchie militari sovietiche nei confronti della politica di Andropov, sulle questioni dei missili ed in particolare della proposta di distruggere una parte degli SS 20 puntati sull'Europa.
Credo che nessuno sia in grado di dire se questo sia vero, poiché è difficile immaginare che cosa avviene all'interno dell'URSS. Certamente l'abbattimento dell'aereo indebolisce fortemente la politica di Andropov sulla questione degli euro-missili.
Penso però che nessuno, tanto meno un Capo di Stato, annulli con un atto di brutalità una politica costruita in un anno. Quindi inquietanti interrogativi sorgono sulla capacità dell'URSS di controllare l'apparato militare che ha messo in atto. L'URSS sostiene la tesi che si è trattato di un errore, perché non sapeva che si trattava di un aereo civile. Questa tesi è la più spaventosa che si possa immaginare, infatti se vi è l'incapacità di distinguere un aereo civile da uno militare, c'è da ritenere che un errore tecnico è possibile in ogni momento e che questo errore può provocare una catastrofe nucleare.
C'è un elemento di fondo che voglio sottolineare: questa tragedia, al di là delle responsabilità dirette di chi l'ha compiuta, è il frutto della sfrenata corsa al riarmo attuata dalle due superpotenze; è la conseguenza di un equilibrio mondiale basato sul terrore, sulla costruzione di armamenti sempre più sofisticati ed in grado di annientare l'avversario e che, come tali, dovrebbero costituire l'elemento di dissuasione, ma che in realtà non sono che la spada di Damocle sulla testa dell'umanità che in qualsiasi momento può scattare, sia pure per errore, e distruggere l'umanità.
Questo reale pericolo in questi giorni è stato oggetto della drammatica denuncia del Papa.
Ed è per tale ragione che a questo tragico fatto non si può rispondere con altri missili in Europa come qualcuno, forse sotto la spinta emotiva del momento, affrettatamente ha detto.
E' necessario, anzi, batterci ancora con più forza per la politica del disarmo.
La parola d'ordine che deve animarci non è "più missili in Europa" ma "niente missili in Europa". Per questo ci battiamo contro l'installazione dei Pershing e dei Cruise in Italia ed in Europa e per la distruzione degli SS 20 installati dall'URSS.
Riteniamo che il Governo italiano per favorire le trattative di Ginevra debba appoggiare la proposta formulata dal Presidente greco Papandreu di rinviare qualsiasi decisione in merito agli euro-missili.
L'ordine del giorno, che il sottoscritto assieme al compagno Reburdo formalizza, evidenzia queste posizioni che riteniamo di portare avanti per dare un segnale alla società.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PICCO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cerchio.



CERCHIO Giuseppe

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, l'azione inqualificabile e criminale che ha causato l'abbattimento dell'aereo civile sud-coreano e l'uccisione di 269 persone non può che testimoniare - semmai ve ne fosse ancora bisogno - come nei Paesi totalitari ogni ordine, anche se disumano può essere impartito ed attuato in qualsiasi momento, senza che abbia controlli democratici ed una valutazione critica da parte della pubblica opinione.
E' un fatto orrendo che disonora i responsabili, che non ha giustificazioni né legali, né morali, né di politica estera e né di politica interna.
Il sottoscritto, assieme al Capogruppo della D.C., il giorno 5 settembre inviava una lettera al Presidente del Consiglio regionale con la specifica richiesta che, nelle legittime competenze dell'assemblea regionale, il Piemonte esprimesse la protesta della comunità per la violazione del diritto alla vita perpetuato da un crimine così spietato.
Non abbiamo presentato ordini del giorno o mozioni con la convinzione che dal dibattito potesse nascere un documento comune che esprimesse ufficialmente la protesta della comunità piemontese.
Non è chiaro il significato della dichiarazione del Gruppo PRI. Mi rendo conto delle osservazioni fatte dal collega Carazzoni circa l'operatività di determinati giudizi, sono però convinto che le osservazioni e le prese di posizione del Consiglio regionale servono soprattutto a rafforzare le idee e ad affrontare con coraggio e con forza gli atti pratici di ciascuno.
Il 1° settembre gli organi di stampa dell'Unione Sovietica smentivano l'intervento di Mosca sull'abbattimento dell'aereo sud-coreano.
Nei giorni successivi l'aereo sud-coreano veniva indicato come aereo spia, anche se sappiamo che superpotenze si spiano reciprocamente con mezzi più efficaci per cercare di conoscere le posizioni militari dell'avversario.
Sei giorni dopo l'abbattimento dell'aereo l'URSS dichiarava la propria responsabilità. Voglio ricordare un fatto, avvenuto il 25 ottobre 1962, uno dei momenti più drammatici ed acuti della crisi di Cuba. In quel giorno nella sede delle Nazioni Unite si svolse un duello oratorio politico fra i rappresentanti degli Stati Uniti e quelli dell'Unione Sovietica dal cui esito poteva dipendere la pace o la guerra nel mondo. I rappresentanti degli Stati Uniti produssero le fotografie aere che dimostravano l'esistenza a Cuba di basi militari russe. Il rappresentante sovietico respinse sprezzantemente ogni contestazione ed accusò il rappresentante americano di voler speculare su una montatura predisposta dai servizi segreti e di dare vita ad un complotto internazionale contro Mosca.
Quei fatti si ripetono in queste ore. Ventiquattro ore dopo quel 25 ottobre 1962, Krusciov riconosceva l'esistenza dei missili ed attivava una serie di conseguenze.
Colleghi Consiglieri, su questo brano di storia contemporanea occorre riflettere. Da allora lo stile, la tecnica, la logica diplomatica e la strategia dell'Unione Sovietica non sono mutati, anzi, si sono via via adattati alle circostanze con improvvise avanzate, con parziali ritirate rilevando l'esistenza di un disegno espansionistico che ha contagiato tutti i Continenti.
Anche oggi di fronte all'evidenza dei fatti e delle prove che inchiodano la dirigenza sovietica a responsabilità gravissime e criminali il copione viene riprodotto con goffa protervia con il tentativo di negare i fatti, di respingere ogni responsabilità ritorcendo le accuse addirittura contro gli Stati Uniti.
Questa condotta, insolente ed allarmante, è al limite della decenza e del grottesco: smentite, menzogne, sospetti; di fronte a questi fatti occorre conoscere la verità. I russi sarebbero pronti a comportarsi nello stesso modo se una vicenda analoga dovesse ripetersi. Un governo civile ammetterebbe le proprie responsabilità, sarebbe rispettoso verso il resto dell'umanità.
Qualcuno potrebbe obiettare che, seppur tardivamente, l'Unione Sovietica ha ammesso le sue responsabilità, ma, amici e colleghi, ammettere l'evidenza dei fatti non è un merito.
Stravaganti e grottesche tesi sono sprecate in questi giorni da parte dell'Unione Sovietica, la favola che l'aereo è stato scambiato per un ricognitore militare non regge: sarebbe come confondere un transatlantico con un dragamine. Ma poi, perché attendere alcune ore per abbatterlo? Non avrebbe dato la massima risonanza l'Unione Sovietica scoprendo che il fatto aveva finalità di spia? Mosca, negando fino all'ultimo ogni responsabilità ha dimostrato di sapere che cosa aveva colpito ma ha continuato a negare ciò che era chiaro a tutti.
E' stata una lezione al mondo? Un sanguinoso messaggio diretto ad inculcare un senso di timore negli interlocutori avversari? E' una tesi possibile specie se si considera il comportamento contraddittorio ed arrogante di Mosca.
E' fuori discussione che non si è trattato di un errore tecnico e che il pilota sapeva che stava abbattendo un aereo di linea carico di passeggeri.
E' l'applicazione rigida della legge sulla difesa dello Stato russo approvata pochi mesi dopo l'ascesa di Andropov alla guida dell'Unione Sovietica, è un'applicazione clamorosa, fino al crimine, che porta confusione militare, rigidità burocratiche, paranoia confinaria, ossessione della segretezza.
Non possiamo non essere con coloro che vogliono continuare i negoziati sulla riduzione delle armi, che vogliono negoziare con questa Unione Sovietica che è in grado di compiere mosse eversive, finalizzate a distrarre l'attenzione, una Unione Sovietica che attraverso Gromiko fa un discorso ambiguo sugli euro-missili, una Unione Sovietica che impedisce all'ONU di fare luce sull'aereo abbattuto.
Alla pace occorre dare una motivazione senza riserve mentali. Il tema della pace è un tema politico che tende alla costruzione armonica della convivenza civile.
Per questo, all'indomani della tragedia, il Gruppo della D.C. ha chiesto al Consiglio regionale di esprimere la legittima protesta della comunità piemontese per la violazione del diritto alla vita perpetuata da un crimine irresponsabile e spietato.
In questo quadro abbiamo atteso a presentare una mozione e un ordine del giorno per stimolare un confronto ed attuare possibilmente assieme un documento unitario comprensivo delle preoccupazioni vaste ed esistenti.
Esprimiamo un giudizio positivo sul contenuto degli ordini del giorno dei Gruppi PLI e PSI, mentre rileviamo come siano limitative e riduttive le sottili valutazioni contenute nella proposta di ordine del giorno del PCI che sono contrarie alla legittima posizione del Governo italiano, che quasi vogliono scusare la tragedia dicendo che le sofisticate apparecchiature di sorveglianza possono costituire occasione pericolosa e divenire strumenti in balia del nervosismo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Turco.



TURCO Livia

La posizione dei comunisti sulla tragedia del jumbo sud-coreano è stata tempestiva, netta ed inequivocabile.
Questa mia affermazione è ampiamente documentabile, basta sfogliare il nostro quotidiano l'"Unità" e gli ultimi numeri di "Rinascita" dove si troverà un'analisi approfondita del fatto e non sicuramente una sua elusione.
Il contenuto della nostra posizione è la ferma condanna dell'accaduto quindi dell'atteggiamento e dell'azione sovietica.
Questo per ragioni prima di tutto etiche, umane e politiche.
Innanzitutto e prima di tutto ci preoccupa e ci angoscia constatare che oggi nel mondo troppo spesso e troppo facilmente, in nome di esigenze assurde ed astratte, si mette in discussione e a repentaglio la Aia umana.
La vita umana diventa troppo spesso e con troppa leggerezza oggetto di baratto.
Non è dunque generico umanitarismo e rituale richiamo, ma esigenza prioritaria e peculiare nella fase attuale, riproporre con forza alla comunità umana e sociale il dovere del rispetto della vita umana in tutti i suoi aspetti quale vincolo del proprio agire. Ma la condanna dell'azione sovietica è tanto più forte se si ricerca la causa dell'accaduto, così come è stato fatto in alcuni interventi che mi hanno preceduta.
La ricerca delle cause non è certo l'alibi che agitiamo per nascondere la gravità del fatto. Le cause risiedono nel clima di tensione, quasi da guerra fredda, proprie delle relazioni est-ovest, nell'attenuarsi della distensione della cooperazione fra i popoli, nella ripresa di un'aggressiva, non lo tacciamo, politica di potenza da parte dell'Unione Sovietica, ma anche di un'aggressiva politica imperialista da parte degli USA. Per noi questa distinzione è importante, questa distinzione non è soltanto un fatto ideologico, trova invece riferimento nei dati oggettivi.
Le cause di questa tragedia risiedono anche in una concezione della sicurezza basata sul reciproco rispetto, sul timore del reciproco accerchiamento e sul continuo incremento degli armamenti, risiedono in quell'assurda convinzione che la deterrenza possa essere garantita dalla moltiplicazione quantitativa degli armamenti e dalla loro continua sofisticazione.
Si evidenzia come il cosiddetto equilibrio del terreno, come il principio: "se vuoi la pace prepara la guerra" quale terreno per garantire la pace, non soltanto sia riprovevole sul piano dei valori e per i rischi che contiene, ma sia inefficace sul terreno politico, sia inefficace proprio rispetto all'obiettivo che si prefigge di raggiungere, vale a dire la difesa della pace.
Sarebbe deleterio che tale tragedia diventasse l'occasione per rilanciare ritorsioni ed avvilire ulteriormente le relazioni internazionali, soprattutto sarebbe deleterio che la valutazione di questo fatto incidesse negativamente sul Trattato di Ginevra, anzi, esso deve costituire l'ulteriore tragico ammonimento per intraprendere sul serio la strada del negoziato, della cooperazione e della distensione per arrivare ad una riduzione graduale e bilanciata degli armamenti. D'altra parte l'opinione pubblica mondiale e l'opinione pubblica europea in particolare ha espresso in modo netto la sua opzione di pace, il suo rifiuto degli armamenti. Lo testimoniano i significativi movimenti per la pace, movimenti che sono sfilati contro ogni politica di potenza e non in modo unilaterale movimenti che si sono battuti e che hanno come parole d'ordine il superamento graduale dei blocchi. Occorre che si affermi un'idea di pace non generica, una pace non intesa semplicemente come la non guerra o l'assenza dei conflitti, ma una pace garantita dalla distensione, dalla cooperazione, da un nuovo rapporto nord-sud, dal riscatto del Terzo Mondo dal disarmo graduale bilanciato.
Questo impegno ci pare il modo più congruo e più efficace per condannare l'accaduto e questo è anche il senso del nostro ordine del giorno.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BENZI



PRESIDENTE

Tutti i Gruppi si sono espressi sulla vicenda dell'aereo sud-coreano per la quale si era deciso di votare un ordine del giorno unitario.
La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Propongo un momento di pausa per valutare la possibilità di votare un ordine del giorno unitario.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carazzoni.



CARAZZONI Nino

Sono d'accordo di rinviare la votazione, ma non ritengo che il mio ordine del giorno possa essere assimilato ad altri documenti.



PRESIDENTE

In attesa di trovare un accordo sull'ordine del giorno, propongo di passare ad un altro punto all'ordine del giorno.


Argomento: Comuni - Urbanistica (piani territoriali, piani di recupero, centri storici

Esame progetto di legge n. 327: "Modifica ed integrazione all'art. 76 della legge regionale 5 dicembre 1977, n. 56 e successive modificazioni"


PRESIDENTE

Esaminiamo pertanto il punto sedicesimo all'ordine del giorno che reca: "Modifica ed integrazione all'art. 76 della legge regionale 5 dicembre 1977, n. 56 e successive modificazioni".
Il testo è stato approvato all'unanimità dalla Commissione nella seduta del 13 settembre 1983.
La parola al relatore, Consigliere Simonelli.



SIMONELLI Claudio, relatore

La modifica all'art. 76 della legge n. 56 mira a consentire un Sollecito funzionamento del CUR e a superare carenze della legge stessa. La legge prevede la nomina di un Presidente e nulla dice in ordine alle eventuali sostituzioni del Presidente stesso che per vari motivi può essere impedito nelle sue funzioni. E' parso opportuno disciplinare questo aspetto prevedendo la nomina da parte della Giunta anche del Vicepresidente del Comitato.
All'art. 1 è inoltre prevista una piccola modifica in ordine alla nomina degli Assessori.
Vi è poi un emendamento, presentato unitamente ad altri colleghi, che prevede che la clausola di urgenza sia compresa in un distinto articolo.
Colgo l'occasione per ricordare che la procedura particolare alla quale il Presidente si è richiamato per sollecitare l'approvazione di questo provvedimento è motivata dalla necessità di consentire al CUR la massima snellezza operativa, tenendo conto del carico di lavoro che ha, come è stato evidenziato nei giorni scorsi.
Sono all'esame della Regione 210 piani regolatori di cui 184 piani regolatori generali e 26 piani regolatori intercomunali, per un totale complessivo di 334 Comuni.
Gli strumenti da esaminare sono 210 in quanto 150 Comuni sono compresi negli strumenti intercomunali.
Il carico è rilevante, ma non straordinario e tale da far pensare ad un intasamento dell'attività della Regione. Più significativo è il dato che riguarda il numero dei Comuni dotati di strumento urbanistico, dato che conforta sul lavoro svolto in questi anni dalla Regione: 717 Comuni su 1.209 pari al 59 % hanno lo strumento urbanistico vigente.
La percentuale è elevatissima, non neghiamo che i tempi sono lunghi però ci stiamo avvicinando alle indicazioni della legge con larga soddisfazione.
Ciò non toglie che vi sono esigenze di un funzionamento del Comitato Urbanistico più rapido e probabilmente occorreranno modifiche più radicali di quelle che oggi si propongono e che si potranno valutare nel contesto della modifica generale della legge n. 56.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Genovese.



GENOVESE Piero Arturo

Il voto del nostro Gruppo su questo disegno di legge sarà favorevole.
Siamo lieti di apprendere dai collega Simonelli che la situazione del CUR è "sotto controllo", anche se non comprendiamo bene cosa voglia dire questa affermazione. Da molto tempo ormai sollecitiamo modifiche della legge urbanistica regionale; sono cambiati gli Assessori, è cambiata la Giunta sono cambiati i Presidenti di Commissione e si continua a dire che questa è un'esigenza importante. Non vorremmo ora che la rassicurante affermazione di Simonelli su una situazione che è "sotto controllo" portasse a risolvere il tutto con la nomina di un Vicepresidente nel CUR. Infatti noi non riteniamo che i ritardi nell'approvazione degli strumenti urbanistici ed il cattivo funzionamento della disciplina e della tutela del territorio della Regione dipendano dall'assenza di un Vicepresidente del CUR.
Il problema deve essere radicalmente affrontato e speriamo che il nuovo Assessore all'urbanistica dia un impulso alla necessaria revisione delle procedure di approvazione e di formazione dei piani urbanistici affrontando contemporaneamente la questione della messa a regime della legge, ormai non più dilazionabile.
Molte responsabilità si sono accumulate sulla Regione; sia quelle relative alla revisione delle procedure di approvazione, sia, soprattutto quelle relative all'approvazione degli strumenti di pianificazione territoriale da parte del Consiglio regionale.
L'affermazione del Consigliere Simonelli, che abbiamo udito poco fa non ci tranquillizza affatto e ci auguriamo che si vada oltre gli aspetti formali e che si affronti nella sostanza il problema della revisione della legge n. 56.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Non ci sembra fuori luogo il fatto che il relatore abbia voluto dare la giustificazione oggettiva di questo provvedimento: nella primavera dell'84 l'Assessorato all'urbanistica potrà essere liquidato perché non avrà più carico di lavoro.
Ho preso la parola per suggerire alla Giunta l'opportunità di una formulazione più corretta e più presentabile. Si designa il Presidente ed il Vicepresidente e le funzioni vengono dopo: sembrerebbe che di caso in caso si designa il Presidente e, se per caso non c'è, si designa il Vicepresidente.
Suggerisco, senza presentare un emendamento, di indicare le parole "e designa il Presidente ed il Vicepresidente che lo sostituisce in caso di assenza e di impedimento".



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta Viglione.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Signori Consiglieri, è opportuno provvedere a questo atto formale in ordine alla nomina del Vicepresidente del CUR. Nella seduta del 20 settembre l'Assessore Calsolaro riferirà sulla situazione degli strumenti urbanistici giacenti avanti al CUR, quindi potremo chiarire in quella sede ogni eventuale questione. Ci eravamo impegnati a risolvere la questione degli strumenti urbanistici entro il giugno 1984 e su questa strada stiamo procedendo. Entro la fine del mese o ai primi di ottobre la Giunta, sulla scorta di studi svolti in precedenza, completerà il disegno di legge all'esame della Commissione. Questo ci aiuterà a dipanare la matassa dei piani o degli strumenti urbanistici e consentirà ai Comuni che ancora non si sono adeguati di procedere in tal senso. Chiederò ai Capigruppo ed alla Presidenza della Commissione di lavorare ininterrottamente per un certo periodo per far uscire la legge.
Saremo disponibili a confrontarci con le forze politiche ed anche su altre proposte di modifica della legge 56.



PRESIDENTE

In sede di coordinamento il testo verrà modificato come è stato licenziato dalla Commissione competente.
Passiamo ora alla votazione del relativo articolato.
Art. 1 "Il testo della lettera a) del terzo comma dell'art. 76 della legge regionale 5 dicembre 1977, n. 56, è sostituito dal seguente: 'a) da quattro Assessori regionali con competenze in materia di pianificazione, organizzazione e gestione del territorio, nominati dalla Giunta regionale, tra i quali la Giunta medesima designa il Presidente ed il Vicepresidente, che lo sostituisca per i casi di assenza o impedimento'".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 47 hanno risposto SI 47 Consiglieri L'art. 1 è approvato.
Art. 2 "La presente legge è dichiarata urgente ai sensi dell'art. 45 dello Statuto ed entra in vigore il giorno successivo alla sua pubblicazione sul Bollettino Ufficiale della Regione Piemonte".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 47 hanno risposto SI 47 Consiglieri L'art. 2 è approvato.
Pongo ora in votazione l'intero testo della legge.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 47 hanno risposto SI 47 Consiglieri L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Giunta, organizzazione e funzioni - Opere pubbliche

Comunicazione dell'Assessore Rivalta


PRESIDENTE

La parola ora all'Assessore Rivalta per una comunicazione.



RIVALTA Luigi, Assessore al coordinamento progetti Fio

Ho chiesto la parola per comunicare ai colleghi Consiglieri l'avvenuta presentazione entro il 12 settembre dei progetti al FIO e per rispondere ad alcune domande che mi sono state rivolte giovedì scorso in sede di I Commissione.
Il progetto che abbiamo presentato sottolinea la priorità degli acquedotti, della forestazione, dell'irrigazione e della depurazione.
Questi progetti rientrano nell'ambito delle politiche del Po concordate dalle quattro Regioni interessate.
La settimana scorsa c'è stata una riunione fra le quattro Regioni per allargare i temi dell'intesa.
L'intesa tra le quattro Regioni era partita come progetto per la navigazione e si era poi dilatata alle arginature e alla depurazione delle acque, ora è stata trasformata, come condizione della nostra partecipazione, in intesa per l'utilizzo delle risorse naturali ed ambientali del bacino idrografico del Po. I progetti presentati impegnano oltre 400 miliardi. All'interno dei 400 miliardi abbiamo enucleato quei progetti che assumono rilevanza interregionale.
Abbiamo indicato come prioritari i grandi collettori che devono servire la zona collinare del basso Piemonte, dal Monferrato alla Val Tiglione alle Langhe e gli interventi acquedottistici che, integrandosi all'acquedotto di Torino, consentono di proiettare il buon funzionamento e la buona amministrazione in termini tariffari ai Comuni di Pino, Gassino San Mauro, Chieri, Pavarolo, Montaldo, Andezzeno, Marentino, Pecetto, San Raffaele Cimena, Castagneto Po oltre all'intervento per il completamento dell'acquedotto delle Valli di Lanzo.
Credo che si sia operata una scelta rigorosa e territorialmente importante concentrando i possibili interventi su alcune poche opere.
Vi è poi un intervento per la forestazione, uno per l'irrigazione ed uno per il collettore depurativo che dovrebbe portare i liquami della zona nord al Po Sangone ed il completamento di opere nella Valle Sesia. Credo di avere anche risposto all'interrogazione del Consigliere Sartoris e ad una sollecitazione informale del collega Consigliere Cerchio che chiedeva quali erano i Comuni interessati dall'intervento dell'azienda municipale torinese sulla collina di Torino.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cerchio.



CERCHIO Giuseppe

Ringrazio dell'informazione che considero in risposta all'interrogazione che ho presentato a suo tempo.
Vorrei però che mi si chiarissero alcuni dubbi. I comuni di Gassino San Mauro, Castiglione, Castagneto Po, ecc, fanno parte di un Consorzio che si collega con l'acquedotto di Torino. Vi è poi il Consorzio collinare. Nei comunicati di questi giorni venivano indicati come unico Consorzio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

Rilevo che l'impostazione delle domande al FIO è stata corretta dopo le lunghe discussioni in Commissione, con il Presidente dimissionario e successivamente con l'attuale Giunta.
Sulle priorità che sono state decise siamo sostanzialmente d'accordo.
Naturalmente occorrerà verificare quali saranno le indicazioni definitive del nucleo valutazione-investimenti, presso il Ministero Bilancio e il CIPI i quali saranno le possibilità effettive di spesa da parte della Regione per la realizzazione delle opere.
Nel complesso c'è un miglioramento, malgrado sia ancora molto elevato il numero delle domande in rapporto alle possibilità di spesa.
E' quindi opportuno fare scelte più specifiche per il futuro onde non lasciarle completamente alla discrezionalità degli organi superiori.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

In merito ai finanziamenti FIO la Regione, e la Giunta in ispecie devono saper indicare le priorità e selezionare le domande, soprattutto debbono essere in grado di presentare progetti che siano rispondenti al rapporto costi-benefici.
E' un problema di tipo organizzativo e gestionale più che di tipo politico; dobbiamo essere in grado di predisporre dei progetti che abbiano questa caratteristica, perché la scelta delle priorità non è rimessa alla Regione ma alle decisioni del Governo centrale. Mi sembra apprezzabile il tentativo della Giunta di introdurre un altro tipo di priorità, quello di ancorare gli acquedotti al progetto del bacino del Po, alle sue problematiche ed alle sue potenzialità di sviluppo, che sono il substrato naturale per ipotesi di investimento e di occupazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ariotti.



ARIOTTI Anna Maria

La dichiarazione che intendo fare è a titolo personale e a nome del Gruppo comunista.
Devo dare atto alla Giunta ed alla I Commissione di aver condotto i lavori con molta razionalità per avere cercato di rispondere ai problemi ed ai bisogni effettivi della comunità.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vetrino.



VETRINO Bianca

Indubbiamente c'è stato il tentativo di individuare delle priorità quelle stesse che l'anno scorso noi non avevamo riconosciuto, nel momento in cui fummo critici rispetto ai progetti che ammontavano a circa 1.000 miliardi. Il lato più importante dell'azione compiuta dalla Regione Piemonte (al di là del tentativo di progettualità che va migliorato anche attraverso la formazione di personale regionale) è nell'aver ricondotto il progetto del Po all'assemblaggio generale dei problemi che lo riguardano.
Siamo stati critici rispetto ai progetti che riguardavano le strutture sanitarie e le strutture dell'edilizia scolastica perché riteniamo che l'inserimento di quei progetti nel FIO sia una degenerazione degli obiettivi della legge, ma abbiamo anche convenuto che di fronte ad una richiesta esplicita che era venuta dai Ministeri competenti sarebbe stato difficile per la Regione Piemonte giustificare un'eventuale mancata possibilità di finanziamento nel caso che i competenti Ministeri avessero ottenuto dei finanziamenti rispetto a progetti di edilizia scolastica e sanitaria.
Rimane l'auspicio che questo nuovo metodo di progettualità che si è tentato, venga attuato non soltanto per quel che riguarda questi progetti così rigorosi e ci auguriamo che la stessa rigorosità venga applicata nell'azione di programmazione che la Regione compie nel redigere il piano regionale di sviluppo.
Verificheremo nei fatti questa volontà innovatrice che non potrà essere che benefica nei confronti della programmazione e di una risoluzione programmata dei problemi della nostra comunità.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta, Viglione.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Farò una breve osservazione in merito alle opinioni che sono emerse che sono estremamente interessanti.
Dobbiamo fare una riflessione sul ruolo dell'acquedotto di Torino e dei grandi acquedotti consortili.
I Comuni che Cerchio ha citato sono soggetti all'acquedotto di Torino per la vendita dell'acqua e non per la gestione.
Siccome l'acquedotto di Torino serve circa 1.600.000 abitanti della cintura, tanto vale dargli un impianto che gli permetta non soltanto di vendere l'acqua ma di gestire una politica dell'acqua.
In questo modo si possono risolvere tanti di quei problemi a cui si è fatto cenno.
Bisogna distinguere il modo con cui i Comuni sono compresi nel FIO. Non riteniamo utile che ciascun Comune alimenti tubazioni, compia una serie di operazioni, costruisca il proprio acquedotto e chieda l'acqua all'acquedotto di Torino. Riteniamo invece che l'acquedotto di Torino eroghi e gestisca tutti gli acquedotti compresi quelli della collina.
Se riusciamo ad allargare la sfera di attività dell'acquedotto di Torino e a collegano con l'acquedotto di Lanzo (600 litri al secondo) abbracceremo 150-200 Comuni e supereremo tutti gli inconvenienti come la mancanza di acqua nel mese di agosto, i tubi rotti, l'acqua prima immessa poi perduta per strada.
L'acqua dovrebbe essere data ad un prezzo equo ed eguale per tutti dalle 120 alle 150 lire e solo i grandi Consorzi, come l'acquedotto delle Langhe e quello del Monferrato, possono dare questa garanzia.
L'acquedotto di Torino può fornire acqua fuori della cerchia urbana addirittura alla provincia. Questo è l'obiettivo che dobbiamo raggiungere.



PRESIDENTE

La parola ancora all'Assessore Rivalta per la replica.



RIVALTA Luigi, Assessore al coordinamento progetti FIO

Preciso al collega Cerchio che si tratta dei Comuni che riguardano i due Consorzi di cui parlava. L'acquedotto municipale di Torino ha unificato i due interventi.
Il progetto aggrega l'intero comprensorio collinare torinese. Nei prossimi giorni verificheremo ulteriormente i progetti presentati come prioritari affinché tutte le condizioni operative, amministrative e tecniche, possano consentire l'appalto entro i 20 giorni previsti.
Convengo con la collega Vetrino che i progetti per l'edilizia scolastica e sanitaria possono non avere i finanziamenti perché ritengo che non sia giusto che il FIO intervenga in quei settori.
Con la presentazione dei progetti di edilizia scolastica e di edilizia sanitaria non volevamo essere esclusi dall'eventualità che il FIO procedesse a finanziamenti anche in quei settori. L'eventualità che ci possa verificarsi è dimostrata dal fatto che la legge per il FIO ha introdotto quest'anno fra i settori di intervento l'edilizia scolastica.
Credo sia stata una risposta sbagliata del Ministero della Pubblica Istruzione alla sollecitazione delle Regioni che chiedevano il rifinanziamento della legge 412.
Per l'edilizia sanitaria, all'inizio del mese di agosto, una circolare del Ministero della Sanità sollecitava le Regioni a presentare le domande al FIO. Abbiamo risposto a queste due sollecitazioni, l'una connessa alla legge sul FIO del 1983, l'altra alla circolare ministeriale.
Con questo non abbiamo inteso porre una rivendicazione di rifinanziamento che snatura il FIO (il quale non deve diventare uno strumento surrettizio alla carenza di finanziamenti di legge di settore dello Stato), ma abbiamo inteso essere presenti nel caso in cui i Ministeri dell'Istruzione e della Sanità ottenessero un'aliquota dei finanziamenti per le proprie competenze.
In merito al discorso della progettualità, a cui si richiamano i colleghi Marchini e Vetrino, sottolineo che in questo ultimo periodo vi è stata una notevole qualificazione progettuale per quanto riguarda le valutazioni economiche finanziarie richieste dal FIO.
Desidero dare pubblico riconoscimento al lavoro della Finpiemonte. Non ho nessun timore a dire che senza l'apporto della Finpiemonte avremmo avuto difficoltà o incontrato delle impossibilità o degli insuccessi nel compimento del lavoro.
Va anche riconosciuto lo sforzo progettuale sul piano tecnico da parte dei vari progettisti (incaricati dai Consorzi delle acque o della depurazione) e dei tecnici dell'IPLA che hanno presentato il progetto della forestazione che comprende anche un intervento di formazione professionale.
Intendiamo inglobare nell'attività regionale quel metodo di valutazione finanziario ed economico che il Ministro La Malfa ha introdotto l'anno scorso ed accompagnare questo metodo con i metodi delle valutazioni dell'impatto ambientale suggeriti dalla CEE.
La capacità progettuale deve misurarsi non solo con la soddisfazione di un fabbisogno e di un problema ma anche con le valutazioni di carattere finanziario economico che la soluzione di quel problema determina e con i problemi di impatto ambientale che quegli interventi provocano.
Importante sarà se potremo far sì che queste valutazioni economiche e finanziarie avverranno non più a posteriori rispetto alla progettazione tecnica, ma saranno parte integrante della fase di elaborazione tecnica dei progetti.
L'aspirazione è quella di far crescere la capacità progettuale e tecnica nei vari settori inglobando nella fase di formazione e di elaborazione i dati di valutazione economica e di impatto ambientale che gli interventi determinano.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PICCO


Argomento: Caccia

Esame legge rinviata dal Governo relativa a: "Norme transitorie alla legge regionale 17 ottobre 1979, n. 60 e successive modificazioni"


PRESIDENTE

Passiamo ora al punto sesto all'ordine del giorno che reca: Esame legge rinviata dal Governo relativa a: "Norme transitorie alla legge regionale 17 ottobre 1979, n. 60 e successive modificazioni".
La parola al relatore, Consigliere Moretti.



MORETTI Michele, relatore

In sede di VI Commissione è stato approvato l'art. 2 alle norme transitorie della legge n. 60 in materia di caccia adeguando la proposta alle osservazioni del Commissario di Governo. E' stata approvata a maggioranza, ma occorre aggiungere che la Commissione ha affrontato ampiamente il problema della legge e si è impegnata a consultare le associazioni e le province su tutta la problematica relativa alla caccia e l'attuazione della legge stessa.
Ci sono delle critiche, l'Assessorato ha predisposto un ordine del giorno con il quale si impegna ad affrontare alcuni problemi prima dell'apertura della caccia il prossimo anno. Non possiamo parlare solo dell'attività venatoria perché vi sono altre componenti più importanti come quelle dei coltivatori e dei difensori delle specie.
Si chiede al Consiglio il voto unanime su questa legge.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Gerini.



GERINI Armando

Prima di parlare della modifica delle norme transitorie, vorrei fare una breve premessa a proposito dell'apertura della caccia. Alcuni organi di stampa hanno scritto sull'argomento a proposito ed anche a sproposito.
Ritengo di dover aderire, senza riserve, al non rinvio dell'apertura della caccia che, a norma di legge, deve effettuarsi nella terza domenica di settembre; contrariamente sarebbe stato un fatto senza precedenti che avrebbe creato grave pregiudizio ai lavoratori, molti dei quali avevano già programmato giornate di congedo in base ai calendari e prima e dopo pubblicati. Giova ricordare che in base alla legge regionale n. 40 del 1977, legge precisa e rigorosa anche secondo gli ecologi, il periodo di tempo da dedicare all'esercizio della caccia venne ridotto di un mese rendendo vana la possibilità della caccia alla quaglia che, alla terza domenica di settembre, è pressoché emigrata.
Inoltre un rinvio avrebbe maggiormente messo a nudo le colpe e le lacune riscontrate in alcune sedi, non esclusa la Regione stessa.
Chi ha letto il volume della Regione edito nel 1981 "Piemonte ambiente, fauna, caccia" non può non aver osservato la nota di presentazione dell'Assessore regionale alla caccia del tempo, laddove dichiarava "a questo principio si ispira il programma della Giunta regionale ed in particolare dell'Assessorato alla caccia, attraverso l'azione in corso di attuazione della stessa legge n. 60 per quanto attiene alla delimitazione della zona Alpi, alla definizione delle zone faunistiche a gestione sociale ed alla costituzione della carta faunistica regionale".
Alla luce dei nuovi fatti quali azioni ha svolto la Regione in materia di controllo e di attuazione della legge? A me pare che abbia assistito passivamente al fare e al non fare di alcune province non prevedendo il punto di crisi a cui saremmo pervenuti.
Se la provincia di Asti, fin dal 1982 si è mobilitata per adempiere agli incombenti di cui all'art. 65: "ammissione all'esercizio venatorio in comparto alpino", e di cui all'art. 64, "esame integrativo", perché altre province non si sono adeguate per tempo? Perché contestualmente non sono stati predisposti gli atti per la definizione delle zone faunistiche di gestione sociale? Da queste disfunzioni e dalla mancanza di controllo deriva lo stato di crisi cui siamo pervenuti. Per porvi rimedio la Giunta regionale ha dovuto elaborare una deliberazione che successivamente è stata respinta dal Commissario di Governo e il Consiglio regionale approvare il 28 luglio la leggina che stiamo esaminando ora e che è stata respinta il 1 settembre. Potrei anche consentire con chi volesse richiamare la nostra attenzione sulla crisi regionale, ma dovrei ripetere che la legge n. 60 è datata 17 ottobre 1979 e chi ha avuto la volontà di operare ha agito fin dal 1982 (vedi Amministrazione provinciale di Asti).
Sono anche d'accordo con chi minimizza i problemi della caccia, che non rivestono l'importanza di altri importantissimi settori, ma occorre ricordare al Consiglio che i cacciatori sono una ricca minoranza che incute rispetto. Nella seduta della III Commissione, ieri era affollatissima, vi erano parecchi Capigruppo. Quella dei cacciatori è una minoranza che legge che discute animatamente, che non accetta silenziosamente soprusi e negazione di diritti, è una minoranza, caro Presidente Viglione, che sa quello che vuole.
Se noi avessimo protratto l'apertura della caccia, avremmo perso ancora un po' della nostra credibilità e sarebbero risultati anche luoghi comuni quei detti della prima legislatura che "la Regione avvicina gli istituti e la gente".
Sono perplesso sull'iter delle modifiche da apportare alla legge approvata il 28 luglio, che concernono le norme transitorie alla legge regionale n. 60. Premetto che la leggina non ha subito l'iter della consultazione forse perché si riteneva che le Province e le associazioni fossero d'accordo.
Nelle ultime ore si scopre che l'associazione maggiore, la Federcaccia è perplessa. Infatti, giorni orsono, la Federcaccia di Alessandria inviava un fonogramma, a firma Pittaluga, ai Capigruppo consiliari sollecitando a tempi ravvicinati l'iter di modifica. Ieri è pervenuto un fonogramma del Presidente della Federcaccia di Torino che chiedeva la sospensiva. Se c'è contraddizione nell'interno di questa associazione, mi chiedo che cosa pu esserci nelle altre, tant'è vero che un'associazione mi ha pregato di intervenire e di chiedere la consultazione. A questo punto propongo di aggiornare la discussione sulle modifiche da apportare alla legge n. 60 che fin da oggi ritengo di poter approvare, stante l'improbabilità che le zone faunistiche omogenee di gestione sociale, previste dall'art. 6 e individuate dal successivo art. 12, possano essere agibili nell'annata venatoria 1984-1985. Sono anch'io d'accordo sulla proposta di deliberazione consiliare che priva di efficacia la delimitazione del confine dei comparti alpini in provincia di Alessandria, che è la causa che ha portato a questo stato di cose. Sono d'accordo sull'ordine del giorno (che ho firmato) di sollecitazione alla Giunta e alle Amministrazioni provinciali, per quanto di loro competenza, che attiene alla migliore risoluzione dei problemi residui della caccia.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carazzoni.



CARAZZONI Nino

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il problema della caccia è sempre un argomento che crea perplessità e discussioni a non finire.
In merito alla legge rinviata per essere sottoposta all'esame del Consiglio regionale, vorremmo innanzitutto esprimere una considerazione di principio e di carattere generale. Dalla lettera di comunicazione del rinvio, inviata dal Commissario di Governo al Presidente del Consiglio ed al Presidente della Giunta, veniamo ad apprendere che non è la legge regionale in sé o qualche parte di essa che sia contestata, ma il fatto che, attraverso la delega alle Province, la Regione avrebbe dismesso quella potestà legislativa che le è assegnata dall'art. 117 della Costituzione.
Con tutto il rispetto che usiamo riservare ai rilievi dell'autorità governativa, dobbiamo dissentire da questa tesi. Il Governo, infatti, sposa la tesi che alle Province sia stata delegata una potestà legislativa (sottolineiamo il termine "legislativo"), mentre crediamo che, allorquando si è preso il provvedimento di delega, si sia delegata una potestà normativa, sia pure commettendo l'errore di non dare alcuna disciplina di base alla normativa stessa. Ci sembra quindi che l'osservazione del Commissario di Governo sia quanto meno contestabile e dal canto nostro ci sentiremmo di riapprovare la legge secondo il testo originario se non altro per una questione di principio, se avessimo davanti a noi più tempo e maggiori possibilità: ma, domenica 18 settembre, si apre la stagione venatoria e, a nostro avviso, sarebbe irresponsabile non avvertire l'urgenza ed insieme l'esigenza di regolamentare, sia pure in via transitoria, questa materia e soprattutto l'accesso alle zone in regime di caccia controllata di cacciatori provenienti da altre Regioni. Non tanto per salvaguardare l'immagine della Regione (questa in verità ci sembra essere abbastanza offuscata, se non altro dal fatto che a quattro anni dall'approvazione della legge 17 ottobre 1979, n. 60, non è stata ancora stimolata una qualunque pianificazione regionale ed una programmazione faunistica venatoria, lo ricordava denunciandolo il Consigliere Gerini sempre così attento e puntuale quando si tratta di problemi di caccia) quanto piuttosto per salvaguardare il Piemonte, la sua fauna e la sua agricoltura dall'indiscriminata invasione che si determinerebbe con le masse affluenti di cacciatori provenienti da altre Regioni. Opportunità questa, che forse non è tanto avvertita in provincia di Torino (in questo senso potremmo interpretare il telegramma giunto dalla Federcaccia torinese), ma che è largamente presente e fortemente sentita nelle province di Novara, Alessandria ed Asti. Siamo dell'opinione che occorra modificare la legge adeguandola ai suggerimenti del Commissario di Governo, anzich rinviare il problema o addirittura, come si è ventilato da qualche parte posticipare l'apertura della caccia.
Ci rendiamo conto che un siffatto provvedimento preso all'immediata vigilia del 18 settembre, al di fuori di ogni possibile consultazione destinato ad entrare in vigore, nella migliore delle ipotesi, a stagione venatoria iniziata, sia tale da suscitare perplessità ed incertezze. Ma più gravi ci sembrano i rischi che si correrebbero optando per qualsiasi altra soluzione che è fatalmente destinata ad aprire un contenzioso esplosivo per la già dichiarata intenzione di molti Sindaci di promulgare ordinanze per porre rimedio all'invasione da altre Regioni. In forza di queste riflessioni, riconfermando il parere già espresso in precedenza daremo voto favorevole alle modificazioni proposte, fermo restando che quello che il Consiglio regionale si accinge ad approvare non può essere considerato altro che un provvedimento tampone, preso per far fronte ad una situazione di emergenza e che rimane inconfutabile la responsabilità politica di non avere per tempo provveduto ad una regolamentazione più organica della materia della caccia.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Simonelli.



SIMONELLI Claudio

Anche il Gruppo socialista è favorevole ad accogliere i rilievi del Governo in ordine alla legge rinviata, anche se le argomentazioni che con la consueta lucidità faceva poc'anzi il Consigliere Carazzoni non sono prive di fondamento, giacché è tutto opinabile che la materia che, con la legge proposta si attribuiva alle Province, sia da considerare legislativa o non piuttosto regolamentare nell'ambito di principi generali contenuti sia nella legge quadro nazionale sia nella legge n. 60, secondo una delega di funzioni alle Province che già largamente è compresa nella stessa legge n. 60.
Pare opportuno, allo stato dei fatti, accogliere il rilievo del Governo e provvedere alla modifica della norma.
Qualche considerazione deve essere fatta in ordine ai problemi generali sollevati dal Consigliere Cerini attorno al problema della caccia, il nodo centrale, nell'imminenza dell'apertura, è rappresentato dal fatto che vi è una preoccupazione largamente diffusa, anche tra i non addetti ai lavori circa gli effetti che provocherà l'afflusso di cacciatori delle altre regioni, non perché il Piemonte intenda chiudersi in una sorta di autarchia venatoria o di egoismo nei confronti delle altre regioni, non perché un afflusso indiscriminato di cacciatori ed una loro possibile concentrazione in determinate zone può provocare una strage di selvaggina ed una difficoltà all'esercizio della pratica venatoria e danni all'agricoltura in un periodo in cui i vigneti ed il raccolto sono facilmente danneggiabili anche dai cani. E' opportuno limitare il numero dei cacciatori l'istituzione di comprensori venatori a numero chiuso in rapporto alla superficie ed alla consistenza faunistica.
La Giunta non è riuscita a regolamentare l'apertura della stagione venatoria 1983-1984 secondo questi principi.
Uno dei motivi è la paralisi legislativa che ha fermato le attività della Regione dal mese di marzo ad oggi.
Con la legge votata a luglio all'unanimità si tentava di ottenere in extremis lo stesso risultato, con una norma transitoria. Che la legge sia stata votata all'unanimità dimostra quanto il Consiglio regionale fosse avvertito dei rischi insiti nell'apertura uguale a quella degli anni passati.
La legge è stata restituita e dobbiamo adeguarci. Sono tra coloro che avrebbero preferito un adeguamento della norma ed un rinvio di 15 giorni dell'apertura della caccia, ritenendo che questo sacrificio sarebbe stato sopportato dai cacciatori perché a fronte di esso ci sarebbe stata la regolamentazione dell'afflusso dall'esterno.
L'accesso di cacciatori da altre Regioni è un problema grave e serio: ne abbiamo avuto dimostrazione con la presenza di amministratori pubblici che qui ozi hanno rilevato le loro istanze con documenti firmati da numerosi Sindaci che chiedono il rinvio dell'apertura della caccia.
Questo però non è stato possibile e la caccia si aprirà regolarmente domenica 18, secondo le regole fissate dalla legge n. 60. Però, il tempestivo adeguamento della legge approvata a luglio vale a conferire alle popolazioni, alle Amministrazioni, ai cacciatori di quelle zone la certezza che, con la prossima stagione, sarà possibile cambiare registro offrendo i mezzi necessari per costituire le zone di gestione sociale per, far decollare i comparti alpini, per organizzare la sorveglianza, il ripopolamento, l'istituzione delle zone venatorie.
Ecco perché la legge rinviata dal Governo non può essere lasciata decadere, ma deve trovare pronta risposta da parte del Consiglio regionale ed ecco perché va apprezzato l'impegno dell'Assessore e della Giunta di dare tempestivamente esecuzione a questo adempimento e di chiedere che la legge venga nuovamente votata dal Consiglio regionale.
Convengo con il Consigliere Gerini sull'inerzia dell'Amministrazione provinciale di Alessandria, a differenza di quella di Asti che invece è stata sollecita a realizzare i comparti alpini.
Significa che la Regione aveva provveduto affinché le Amministrazioni provinciali si adeguassero. Altrettanto apprezzabili sono i contenuti dell'ordine del giorno che sollecitando la Giunta e le forze politiche a procedere lungo la strada del rapido adeguamento della situazione del Piemonte ai programmi venatori.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cerchio.



CERCHIO Giuseppe

Quello della caccia lo definirei un lungo romanzo a puntate con il titolo: "Caos in Piemonte per la prossima stagione venatoria". E' una situazione che si protrae da parecchi anni.
Gli interventi realizzati questa sera indicano come vi sia un'instabile situazione, la mancanza di precise notizie, una continua contraddizione.
I comunicati stampa che l'esecutivo regionale in queste settimane ha emesso prima dei legittimi controlli creano confusione fra gli operatori interessati.
Mi riferisco alla deliberazione di fine giugno, citata dal collega Gerini, che limita il numero dei cacciatori in ogni provincia. E' una deliberazione di dubbia legittimità, tant'è vero che è stata bocciata dal Governo.
Mi riferisco alla proposta di legge presentata il 15 luglio, approvata il 28 luglio, in zona Cesarini, e rinviata il 1 settembre dal Commissario di Governo.
Abbiamo registrato in questi giorni il tentativo di proporre lo slittamento della data di apertura della caccia, ma ieri nella riunione della Commissione tale proposta è stata respinta.
Il quadro è molto incerto. Ci presentiamo alla vigilia dell'apertura della caccia con una normativa pressoché invariata rispetto a quella dell'anno scorso, con una serie di norme non applicate. In verità la situazione è mutata perché con la deliberazione del luglio '82 si sono modificati i confini della zona Alpi nelle province piemontesi; è una deliberazione che allora forzò notevolmente la situazione perch individuava come zona Alpi buona parte del territorio alessandrino dove non esiste né flora, né fauna alpina, dove non nascono le stelle alpine, semmai i peperoni. La totale inoperatività dell'Assessorato, la non attuazione di nuove modifiche alla legge n. 60, le deliberazioni di fine giugno e la legge del 28 luglio, respinte poi giustamente dal Commissario di Governo la necessità di discutere affannosamente l'adozione di norme transitorie la mancata realizzazione del piano faunistico regionale, in sostanza, il silenzio inoperoso e le affrettate proposte alla vigilia delle scadenze hanno posto un serio ostacolo alla programmazione del settore.
Oggi, 14 settembre, votiamo alcune proposte dibattute ieri in sede di VI Commissione dove la D.C., in accordo con altri Gruppi, si è dichiarata favorevole all'apertura al 18 settembre poiché ormai la quasi totalità dei cacciatori ha pagato la tassa regionale e stipulato il contratto previsto dalle regole stabilite.
Uno slittamento della data di apertura avrebbe creato maggiori danni.
Il secondo punto all'esame riguarda la situazione venatoria nella provincia di Alessandria. In Commissione abbiamo dichiarato la nostra disponibilità a differire per la zona di Alessandria, permettendo, con i limiti evidenti, ai cacciatori alessandrini di esercitare la caccia.
Non convengo sulla riproposizione della leggina approvata il 28 luglio perché ancora una volta la materia viene aggirata nel tentativo di accogliere alcune osservazioni del Governo e di salvare (in questo caso cerco di interpretare) l'ex Assessore alla caccia dalla figura poco simpatica che nella materia non ha operato quei controlli e non ha riempito il vuoto esistente nell'applicazione della legge n. 60.
E' ovvio che gli effetti di questa leggina non si avranno in questa stagione venatoria, ma decolleranno per quella prossima, quindi è assurdo tanto più che da più parti viene invocata un'organica modifica della legge regionale n. 60. Inoltre è una legge che non ha il conforto della consultazione.
Sarebbe stato più corretto iniziare da oggi un iter approfondito attraverso le opportune consultazioni per presentare prima dell'apertura della prossima stagione venatoria delle modifiche che diano certezza ai cacciatori, agli ecologi, agli agricoltori.
Non è sufficiente per noi un ordine del giorno che impegna le forze politiche ed il Consiglio regionale alla modifica della legge n. 60.
Pertanto esprimiamo parere contrario sulla legge e sull'ordine del giorno malgrado quest'ultimo esprima quanto da noi sollecitato in questi anni.
Tuttavia non può essere approvato nella sua globalità in quanto fa riferimento ad una legge che verrà approvata dalla maggioranza del Consiglio, ma non da noi, e in quanto cita le zone in regime di "caccia controllata"; ma questa definizione non è prevista né dalla legge quadro n dalla legge regionale.
Per questi motivi voteremo a favore dell'ordine del giorno stralciando il terzo comma sul quale daremo voto di astensione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Avondo.



AVONDO Giampiero

Il Gruppo comunista in Commissione aveva fatto presente l'opportunità di sviluppare una discussione complessiva sulle modifiche da apportare alla legge n. 60.
Tali modifiche sono ormai in larga parte definite, l'iter relativo ha già avuto inizio all'interno della Consulta regionale e ha coinvolto le Amministrazioni provinciali e le associazioni venatorie.
Detto questo, siamo convinti che il Consiglio regionale debba definire entro tempi brevi le modalità di gestione del territorio per consentire l'apertura della stagione venatoria 1984-1985 nel rispetto del dettato legislativo. C'è il problema dell'individuazione e della regolamentazione delle aziende faunistiche venatorie, in ordine al quale si dovrà operare rapidamente.
Il contenuto dell'ordine del giorno presentato richiama la Giunta ad accelerare la revisione complessiva della legge n. 60, sulla scorta del lavoro proficuo già svolto, e la invita a richiamare ad una maggiore responsabilità le Amministrazioni provinciali le quali entro tempi brevi devono affrontare i piani di attuazione e di gestione del territorio in modo che nel momento in cui definiremo la carta ed il piano faunistico regionale sia possibile apportare le eventuali modifiche dettate dall'esperienza compiuta.
In mancanza di questo impegno la Regione potrà sostituirsi alle Amministrazioni provinciali nella definizione di questa questione. Con l'apertura della caccia al 18, con l'approvazione della deliberazione che consente alla Provincia di Alessandria di non attuare in questa annata venatoria il comparto alpino e con l'ordine del giorno che ho richiamato il Consiglio e la Giunta pongono sufficienti garanzie affinché entro l'annata venatoria 1984-1985 si possa fare un discorso più completo e meno limitato di quello che purtroppo siamo ancora chiamati a fare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vetrino.



VETRINO Bianca

Non faccio parte della Commissione che ha la fortuna di avere tra i suoi argomenti anche quello della caccia, tuttavia la febbre stagionale della caccia ha investito anche il Gruppo del PRI, peraltro sempre attento a questo problema che rientra in quello generale della salvaguardia e della difesa dell'ambiente. Tra l'altro siamo creditori di risposte nei confronti della Giunta ad alcune interrogazioni in tema di caccia e di riserva datate 15 febbraio. Siamo stati anche presentatori di un disegno di legge in materia di zone Alpi. Credo che di questi argomenti parleremo nel momento in cui la Commissione affronterà in assoluto il problema della caccia e cercherà di regolamentare i problemi aperti.
Nel corso della riunione dei Capigruppo avevamo dato la nostra disponibilità a trovare una soluzione rispetto alla necessità di adeguare i nostri provvedimenti in previsione dell'apertura della caccia. Per noi non era deprecabile il fatto che il Commissario di Governo avesse rinviato una legge, peraltro con osservazioni che ci sono parse del tutto congrue riferendosi ad aspetti istituzionali, quanto il fatto che, proprio il ritardo della revisione della legge da parte della Regione che prevede una corretta programmazione venatoria, ci avesse costretti nel mese di luglio ad un provvedimento-tampone, poi bocciato, ed oggi ci costringa ad una serie di provvedimenti ancora tampone, che tuttavia si rendono necessari per i motivi che abbiamo detto.
Sui tre provvedimenti che hanno la lacuna del tampone, ma che rientrano tutti (deliberazione, modifica della legge, ordine del giorno, che peraltro contiene molte richieste fatte nelle nostre interrogazioni ancora in sospeso) negli indirizzi generali della legge sulla politica della caccia riteniamo di dover esprimere voto favorevole.
Resta l'impegno che è esplicito nell'ordine del giorno di riprendere prontamente gli argomenti evidenziati. Sono argomenti che probabilmente non troveranno una soluzione definitiva poiché l'incertezza su certi aspetti è profonda. Mi riferisco alle riserve di caccia che meritano una definitiva programmazione e regolamentazione entro la prossima stagione perché la caccia si apra in tranquillità ed in serenità affinché gli interessi dei cacciatori, degli agricoltori e della comunità in senso lato vengano rispettati.
Detto questo, esprimo il voto favorevole del Gruppo PRI.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Genovese.



GENOVESE Piero Arturo

Mi è parso di capire che il Gruppo della D.C. si asterrà su questo provvedimento. Io invece voterò contro il disegno di legge proposto per motivi particolari.
Credo che questa leggina, votata alla fine di luglio, respinta dal Commissario di Governo e oggi riproposta sulla scorta delle osservazioni dell'autorità tutoria sia stata fatta sostanzialmente per la provincia di Alessandria; ma credo anche che non sia adeguata a risolvere problemi che solo in parte conosco. E' quasi un "giallo", perché non è facile decifrare che cosa è avvenuto nei rapporti tra Regione, Amministrazioni provinciali ed associazioni dei cacciatori. Questa leggina, per quanto riguarda le zone Alpi e qualora non si fosse proceduto agli esami previsti all'art. 64 della legge n. 60, prevedeva un meccanismo transitorio valido nella prima applicazione per chi dimostrava di essere cacciatore e di avere residenza nelle zone Alpi nell'anno precedente; in tali casi la Provincia avrebbe dovuto rilasciare agli interessati una certificazione sostitutiva dell'esame previsto all'art. 64.
L'Amministrazione provinciale di Alessandria non ha proceduto agli atti di propria competenza e all'applicazione dell'art. 64 della legge n. 60 perché non ha risolto i problemi complessivi sulla regolamentazione e non mi risulta che possa essere in grado di risolverli.
In Commissione avevo chiesto di introdurre in questo disegno di legge una norma per sostituire la Regione alla Provincia qualora questa non proceda alle proprie incombenze. Il fatto di non aver previsto poteri sostitutivi della Regione vanifica gli obiettivi della legge che viene proposta per la seconda volta. Può essere un segnale politico che però non arriva ad una conclusione logica. Sono stato costretto ad interessarmi dei problemi della caccia dalle pressioni dei Sindaci e degli amministratori in questi ultimi 20 giorni, ma per i motivi che ho detto non approverò la legge. Salvo che il collega Simonelli o l'Assessore Mignone non siano in grado di dare delle spiegazioni sui rapporti e sulle volontà reali dell'Amministrazione provinciale di Alessandria.
Approfitto del fatto che ho la parola per dire che, contrariamente al mio Gruppo, voterò anche contro la deliberazione connessa a questa legge riguardante il rinvio dell'applicazione del regime di caccia per le zone Alpi in provincia di Alessandria. La zona Alpi è stata anche collegata all'istituzione dei parchi naturali e, in particolare, per quanto riguarda la Provincia di Alessandria, del Parco delle Capanne di Marcarolo; in quella sede furono date ampie assicurazioni su una tempestiva iniziativa della Regione affinché l'istituzione del Parco fosse accompagnata dall'inclusione delle aree limitrofe all'interno di un comparto alpino per consentire una compensazione rispetto ad un vincolo territoriale che incideva su una larga parte dell'Appennino alessandrino. Sono stato tra quelli che si batterono per la realizzazione del Parco e per l'accoglimento delle richieste ragionevoli avanzate da coloro che esprimevano gli interessi locali ed erano disposti al ragionamento in un momento di tensione alimentata in particolare dai cacciatori liguri.
Il secondo motivo è che prevedo che in questa stagione venatoria avverrà un disastro sull'Appennino ligure-alessandrino. I liguri caleranno davvero, non per portare servizi portuali oltre Appennino e quant'altro abbiamo sognato per tanti anni, ma per dimostrare che sono in grado nonostante le velleità piemontesi, di radere a tappeto le nostre zone.
Siccome non mi sento responsabile della vicenda che riguarda l'Alessandrino, giacché in questi anni non ho posto mano alla gestione dei problemi della caccia, non mi sento di avallare uno slittamento della disciplina delle zone Alpi nella mia provincia; anzi, ho chiesto in Commissione di prorogare l'apertura limitatamente alle zone Alpi di nuova istituzione per le quali non si è proceduto a rendere applicabile la speciale disciplina della caccia.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Mignone.



MIGNONE Andrea, Assessore alla caccia

Signor Presidente, la caccia è un argomento che coinvolge non soltanto valutazioni di merito legate a situazioni territoriali particolari, ma coinvolge anche modi di vedere e di intendere il rapporto tra uomo e natura.
Mi pare che dagli interventi dei colleghi sia emersa la preoccupazione sul fatto che non è più possibile lasciare che le situazioni in materia venatoria continuino come sono andate avanti in questi anni.
Tutto il Consiglio regionale è convinto che la pressione venatoria ormai ha raggiunto dei limiti che non sono più tollerabili rispetto all'impatto che l'esercizio di questo sport ha con l'agricoltura e con gli aspetti dell'incolumità personale.
E' perciò una politica volta a stabilire un rapporto più corretto e più equilibrato tra numero dei cacciatori e superficie utile alla caccia. Non si tratta soltanto di valutare il numero complessivo dei cacciatori abilitati ad esercitare questo sport, ma la loro più equilibrata distribuzione sul territorio regionale. Questi elementi sono il fondamento della discussione che oggi abbiamo avviato, che peraltro era già stata attivata all'interno del Consiglio regionale, discussione che non si chiude perché dovremo dar corso a quegli adempimenti richiamati dal dibattito per portare a regime tale situazione.
Non voglio negare che vi sono stati ritardi di applicazione concreta degli istituti previsti dalla legge n. 60, ma questo attiene in particolare agli enti che abbiamo delegato più che all'Amministrazione regionale.
La Regione può dare già in questa stagione venatoria alcune risposte in ordine a questi problemi, ha assunto alcuni provvedimenti. Ricordo che il provvedimento della Giunta regionale fu sollecitato dalle Amministrazioni provinciali e dall'URPP. Sono note le vicende e gli esiti che hanno avuto questi sforzi che non sono giunti in porto complessivamente e hanno anche provocato una serie di incertezze. Come uscire da questa situazione? E' stata avanzata l'ipotesi del rinvio dell'apertura della stagione venatoria posto che nel frattempo si realizzassero gli istituti previsti dalla legge. Alcuni colleghi ritengono tuttora valida questa ipotesi, che la Giunta regionale ha esplorato per conoscere tutte le posizioni e le valutazioni attorno a questo argomento.
Abbiamo avuto un incontro con le Amministrazioni provinciali e con le maggiori associazioni venatorie, dal quale è emerso il comune convincimento che i tempi tecnici avrebbero prefigurato uno slittamento dell'apertura della stagione venatoria tale che sarebbe venuto a cadere nel mese di novembre e nelle zone Alpi non si sarebbe più potuto cacciare.
E' emerso quindi il convincimento che fosse opportuno aprire la stagione venatoria il 18 settembre.
Per questi motivi si è addivenuti all'adeguamento della legge regionale ai suggerimenti del Commissario di Governo per lanciare in questo senso un segnale al mondo venatorio turbato in questi giorni dalla pressione venatoria dei cacciatori provenienti dalle altre Regioni e dalle forti preoccupazioni che attengono all'ordine pubblico.
Alcune Amministrazioni comunali hanno anche ipotizzato il ricorso alle ordinanze ai sensi dell'art. 153 del Testo Unico della legge comunale e provinciale che vieta la caccia all'interno del territorio comunale per motivi di pubblica incolumità.
Ci auguriamo che le Amministrazioni comunali non addivengano a questo provvedimento che significherebbe la sconfitta per tutti gli enti pubblici.
Occorre dare un segnale che si sta avviando un processo volto a raggiungere gli obiettivi che sono stati alla base delle azioni intraprese dalla Regione e che qui vengono richiamati con i provvedimenti sottoposti all'esame del Consiglio regionale.
Il Consigliere Carazzoni ha osservato che il Governo non è entrato nel merito delle indicazioni contenute nella leggina.
Si può supporre che il Governo non abbia obiezioni rispetto alla traiettoria che la Regione intende compiere su questa materia. Ha invece sollevato una questione di grande respiro e di ordine generale che probabilmente ci indurrà a rivedere una serie di leggi e di adempimenti che abbiamo già intrapreso in ordine all'istituto della delega agli enti provinciali ed ai Comuni.
Vi sono stati molti riferimenti sulle disposizioni delle Amministrazioni provinciali. Non è un discorso che si può fare in modo generalizzato. Vi sono alcune Amministrazioni che non hanno attuato con la dovuta sollecitudine gli istituti previsti dalla legge n. 60 del 1979 quindi mi pare opportuno il richiamo nell'ordine del giorno ad una possibilità di poteri sostitutivi da parte della Regione laddove le Province non intervengano rapidamente.
Non abbiamo ritenuto introdurre questo principio all'interno della leggina per non introdurre ulteriori elementi che avrebbero potuto provocare un ulteriore rinvio da parte del Governo.
E' comunque una preoccupazione condivisa dalla Giunta e introdotta tra le modifiche alla legge regionale n. 60.
La Giunta regionale, la prossima settimana, approverà le modifiche complessive alla legge n. 60 già predisposte dagli uffici; saranno poi consegnate alla Commissione perché possano iniziare l'iter previsto assieme alle proposte di legge presentate dal Gruppo PRI.
La Regione ha un compito importante da svolgere, quello della programmazione faunistica e della redazione della carta faunistica. Sono state stipulate le apposite convenzioni con l'IPLA e con l'Istituto Nazionale di Bologna.
Ai primi di ottobre vi sarà un incontro con questi istituti.
Nell'incontro della settimana scorsa con le Amministrazioni provinciali abbiamo sollecitato le stesse alla rapida predisposizione dei piani faunistici provinciali.
Quanto alle aziende faunistiche venatorie esiste un provvedimento transitorio della Giunta regionale che istituiva tali aziende attraverso la trasformazione di parte delle riserve.
Il regolamento che disciplina il funzionamento e l'attività delle aziende faunistiche venatorie è in Commissione. Non appena sarà, approvato si potrà trasformare definitivamente le aziende che rispondono ai requisiti previsti dalla legge, anche attraverso una consultazione ed una verifica capillare in loco.
La Giunta aderisce alla proposta di ordine del giorno nel quale sono richiamati alcuni principi importanti che possono dare una serie di risposte al mondo venatorio ed auspica che il giorno 18 sia un giorno dedicato allo sport e non un giorno portatore di pericoli e rischi.



PRESIDENTE

La parola ancora al Consigliere Gerini.



GERINI Armando

Dopo la lunga esposizione dell'Assessore alla caccia desumo che questa legge verrà votata fra poco.
Nel mio intervento avevo preannunziato voto favorevole previa consultazione in sede di Commissione delle associazioni all'interno delle quali vi è contraddizione in ordine ai problemi della caccia. Poiché la legge viene votata dal Consiglio subito e la consultazione non avviene rettifico il mio pronunciamento e dichiaro a nome del Gruppo liberale voto di astensione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

Le dichiarazioni espresse dal collega Cerchio sono quelle che prevalgono all'interno del nostro Gruppo.
Siamo in tema di caccia, tema in merito ai quale vigono le opinioni personali. Giolitti diceva che in tema di caccia v'è l'assoluta libertà di atteggiamenti e di comportamenti, tanto che affermava: "La caccia può anche far cadere un Governo". La gestione complessiva di questo settore ha portato molta confusione proprio nel momento di prossima apertura della caccia con implicazioni diverse tanto che è difficile assumere posizioni nette e precise.
La linea prevalente del Gruppo D.C. è comunque quella indicata dal Consigliere Cerchio.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, passiamo alla votazione del relativo articolato.
Art. 1 "Nelle more di adozione dei primi piani territoriali provinciali faunistici la Provincia, sentita la Consulta provinciale per la tutela della fauna e la disciplina della caccia, può istituire zone faunistiche omogenee di gestione sociale.
Ciascuna Provincia può istituire dette zone, anche aventi superficie superiore a 20.000 ettari, fino al 30 % della propria superficie agro forestale; detto limite, d'intesa tra le Province interessate può essere superato in alcune di esse, fermo restando il limite del 30 % della superficie agro-forestale regionale".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 26 Consiglieri ha risposto NO 1 Consigliere si sono astenuti 12 Consiglieri L'art. 1 è approvato.
Art. 2 "Le Province possono, ai sensi dell'art. 15 della legge 27 dicembre 1977, n. 968, avvalendosi di organismi a base associativa e degli esperti di cui all'art. 5 della legge citata, in attesa della costituzione delle zone faunistiche omogenee di gestione sociale di cui agli artt. 12 e 18 della legge regionale 17 ottobre 1979, n. 60, costituire, entro il limite indicato dal precedente articolo, zone in regime di caccia controllata regolamentandone i modi di gestione e di accesso dei cacciatori compresi quelli residenti in altre Regioni".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 26 Consiglieri ha risposto NO 1 Consigliere si sono astenuti 12 Consiglieri L'art. 2 è approvato.
Art. 3 "Non è tenuto al superamento dell'esame di cui all'art. 64 della legge 17 ottobre 1979, n. 60, chi, nell'anno anteriore all'entrata in vigore dell'ampliamento della zona faunistica delle Alpi disposto, a norma dell'art. 61, dal Consiglio regionale in data 27 luglio 1982, sia titolare della licenza di caccia ed abbia la residenza in uno dei Comuni compresi in tutto od in parte, nei nuovi confini.
La Provincia rilascia certificazione di tale stato su domanda contenente dichiarazione, resa ai sensi degli artt. 2 e 20 della legge 4 gennaio 1968, n. 15, in ordine alla titolarità della licenza di caccia ed alla residenza durante i dodici mesi anteriori all'ampliamento".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 26 Consiglieri ha risposto NO 1 Consigliere si sono astenuti 12 Consiglieri L'art. 3 è approvato.
Art. 4 "La presente legge è dichiarata urgente ai sensi dell'art. 45 dello Statuto regionale ed entra in vigore il giorno stesso della sua pubblicazione sul Bollettino Ufficiale della Regione Piemonte".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 26 Consiglieri ha risposto NO 1 Consigliere si sono astenuti 12 Consiglieri L'art. 4 è approvato.
Pongo ora in votazione l'intero testo della legge.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 26 Consiglieri ha risposto NO 1 Consigliere si sono astenuti 12 Consiglieri L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Protezione della natura (fauna, flora, minerali, vigilanza, ecc.) - Caccia

Esame deliberazione: "Delimitazione del confine della zona Alpi. Rinvio dell'efficacia della delimitazione del confine medesimo in provincia di Alessandria"


PRESIDENTE

Propongo ora di iscrivere all'ordine del giorno la seguente deliberazione, connessa alla legge testé approvata: "Delimitazione del confine della zona Alpi. Rinvio dell'efficacia della delimitazione del confine medesimo in provincia di Alessandria".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 39 Consiglieri presenti in aula.
Pongo pertanto in votazione tale deliberazione.
Ve ne do lettura: "Il Consiglio regionale visto il Testo Unico 5/6/1939, n. 1016 e successive modificazioni e particolarmente l'art. 67 vista la legge 27/12/1977, n. 968 e successive modificazioni vista la legge regionale 17/10/1979, n. 60 e successive modificazioni e specificatamente il titolo XI 'Disposizioni speciali sulla zona delle Alpi' vista la deliberazione del Consiglio regionale n. 325 - C.R. 6867 del 27/7/1982 relativa all'approvazione ai sensi dell'art. 61 della citata legge regionale n. 60, della determinazione del confine regionale della zona faunistica delle Alpi considerato che la suddetta deliberazione consiliare prevede che l'efficacia della delimitazione del confine regionale decorra dalla stagione venatoria 1983 considerato che, mentre nelle province di Asti, Cuneo, Novara, Torino e Vercelli, ove non siano stati attuati i comparti alpini, preesistono istituti che disciplinano l'esercizio venatorio nella zona faunistica delle Alpi in regime di caccia controllata secondo le norme del Testo Unico 5/6/1939, n. 1016, così come previsto dall'art. 74 della legge regionale 6011979, nella zona Alpi della provincia di Alessandria, di nuova costituzione, non sono state definite le procedure istitutive dei citati comparti secondo quanto previsto dagli artt. 62, 63, 64 e 66 della medesima legge regionale 60/1979, né esistono le condizioni di applicabilità del citato art. 74 considerato pertanto necessario procrastinare l'efficacia della determinazione del confine regionale della zona faunistica delle Alpi in provincia di Alessandria alla costituzione ed all'effettivo funzionamento dei comparti alpini, onde evitare rilevanti pressioni venatorie nel restante territorio della stessa provincia con grave pregiudizio per l'incolumità pubblica e per la tutela della fauna e delle colture agricole sentita la Commissione consiliare competente in materia delibera di modificare il proprio precedente provvedimento amministrativo n. 325 C.R. 6867 del 27/7/1982, rinviando l'efficacia della delimitazione del confine della zona faunistica delle Alpi nella provincia di Alessandria differendola alla costituzione ed all'effettivo funzionamento dei comparti alpini.
Stante l'imminenza dell'inizio della stagione venatoria, la presente deliberazione è dichiarata immediatamente eseguibile ai sensi dell'art. 49 della legge 10/2/1953, n. 62 e sarà pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione ai sensi dell'art. 65 dello Statuto".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 38 voti favorevoli ed 1 contrario.


Argomento: Caccia

Ordine del giorno dei Consiglieri Avondo, Vetrino, Simonelli e Gerini relativo alla legge regionale n. 60/1979


PRESIDENTE

Sempre in riferimento alla legge regionale n. 60/1979 è stato presentato un ordine del giorno firmato dai Consiglieri Avondo, Vetrino Simonelli e Gerini che pongo in votazione.
Ve ne do lettura: "Il Consiglio regionale del Piemonte sollecita la definizione della carta faunistica regionale, quale presupposto indispensabile per una corretta programmazione venatoria del territorio raccomanda alle Amministrazioni provinciali di predisporre le proposte dei piani territoriali provinciali faunistici, per consentire un'omogenea e funzionale gestione del territorio invita la Giunta regionale e le Amministrazioni provinciali, per quanto di loro competenza, a procedere alla sollecita istituzione delle zone faunistiche omogenee di gestione sociale e delle zone in regime di caccia controllata, di cui agli artt. 1 e 2 della legge regionale 'Norme transitorie alla legge regionale n. 60/1979', attesa l'approvazione della legge stessa da parte del Governo sollecita la Giunta regionale a proporre le ulteriori modifiche alla legge regionale 60/1979 in modo da consentire, attraverso un'ampia consultazione in seno alla Commissione consiliare competente l'applicazione complessiva della legge stessa, ai fini di una ancora più organica attuazione legislativa, amministrativa e regolamentare ivi compresi gli atti che consentano alla Regione di intervenire in caso di inadempienza delle Amministrazioni provinciali invita la Giunta regionale a verificare la possibilità di un'ulteriore estensione della zona Alpi alle aree suscettibili di essere sottoposte a tale disciplina a tal fine sollecita le Amministrazioni provinciali a dare pronta attuazione agli adempimenti per la costituzione dei comparti alpini, ove non ancora costituiti raccomanda infine alla Giunta regionale di tenere gli opportuni contatti con le Amministrazioni delle Regioni limitrofe".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato con 26 voti favorevoli e 13 astensioni.


Argomento: USSL: Elezioni

Esame deliberazione: "Approvazione regolamento elezioni membri assemblea USSL n. 37 e n. 46 Collegio 2; n. 51 e n. 71 Collegio 1 e 2"


PRESIDENTE

L'Assessore Bajardi propone di iscrivere all'ordine del giorno la seguente deliberazione: "Approvazione regolamento elezioni membri assemblea USSL n. 37 e n. 46 Collegio 2; n. 51 e n. 71 Collegio 1 e 2".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 39 Consiglieri presenti in aula.
Pongo pertanto in votazione tale deliberazione nel testo a vostre mani.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvata all'unanimità dei 39 Consiglieri presenti in aula.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARCHIARO


Argomento: Consiglio, organizzazione e funzioni

Dimissioni da membro dell'Ufficio di Presidenza del Consigliere Segretario Giorgio Salvetti e relativa surrogazione; dimissioni da membro dell'Ufficio di Presidenza del Vicepresidente Giovanni Picco e relativa surrogazione


PRESIDENTE

Passiamo, infine, al punto quindicesimo all'ordine del giorno che reca: "Dimissioni da membro dell'Ufficio di Presidenza del Consigliere Segretario Giorgio Salvetti e relativa surrogazione".
Propongo inoltre di iscrivere all'ordine del giorno il seguente altro punto: "Dimissioni da membro dell'Ufficio di Presidenza del Vicepresidente Giovanni Picco e relativa surrogazione".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 39 Consiglieri presenti in aula.
La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

Le dimissioni da membro dell'Ufficio di Presidenza del Consigliere Picco vogliono favorire il ricambio della rappresentanza del Gruppo D.C.
nell'Ufficio di Presidenza stesso. Questo ricambio corrisponde alla linea del nostro Gruppo ed è stato realizzato anche nelle Commissioni permanenti.
Desideriamo esprimere al Consigliere Picco il ringraziamento per il lavoro che ha svolto nell'alta carica istituzionale con impegno e con capacità particolare.
Il collega Petrini è candidato a sostituirlo alla Vicepresidenza del Consiglio regionale. Anche Petrini ha un'ampia esperienza nel campo amministrativo essendo stato Presidente della Provincia di Vercelli ed Assessore regionale nel corso della prima legislatura. Darà un apporto certamente positivo al funzionamento dell'Ufficio di Presidenza.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta, Viglione.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

A nome del governo regionale mi associo alle parole che ha detto il Capogruppo della D.C. Il Vicepresidente Picco ha svolto le sue funzioni in questa assemblea con nobiltà, con rigore. Quando è stato chiamato alla guida dei !avori di questo Consiglio lo ha fatto sempre con estrema decisione ed imparzialità. Desideriamo anche dare atto al Consigliere Salvati, che lascia il posto di Segretario, di aver svolto il suo lavoro con riservatezza e con molto impegno.
Di ricambio si può parlare in ambedue i casi. Noi vogliamo sottolineare l'importanza dell'avvenimento.
Il Capogruppo del nostro Partito indicherà il Consigliere che sarà chiamato a sostituire il Consigliere Solvetti. Io mi limito a ringraziare il Vicepresidente ed il Consigliere Segretario uscenti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Moretti.



MORETTI Michele

A nome della maggioranza ringrazio il Consigliere Picco del contributo che ha dato nella funzione di Vicepresidente del Consiglio regionale.
In questi giorni il Gruppo socialista ha cercato inutilmente di far recedere il Consigliere Salvetti dalle dimissioni. Prendiamo atto della sua decisione e proponiamo la sua sostituzione nell'incarico di Consigliere Segretario dell'Ufficio di Presidenza con il Consigliere signora Cernetti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Il Gruppo liberale si associa alle espressioni di stima e di ringraziamento dirette al Vicepresidente Picco che lascia la carica. Ne sottolineiamo la misura e lo stile con cui ha condotto i lavori in aula quando la congiuntura lo ha portato a reggere questo ruolo. Come componente dell'opposizione devo dire che sono lieto che il Consigliere Picco ritorni alle questioni sulle quali ha competenze specifiche. Ci auguriamo sia possibile riprendere quel tipo di collaborazione che nella seconda parte della seconda legislatura qualche problema aveva creato alla maggioranza.
Ringraziamo il collega Petrini, per l'aiuto dato in sede di VII Commissione al sottoscritto ed agli altri Commissari. La Commissione sembrava essere l'ultima nata di una nidiata molto numerosa, invece si è rivelata molto efficiente Sulla vicenda delle dimissioni del collega Salvetti rimane un mistero per me capire come il brillantissimo Presidente della Provincia di Torino improvvisamente in questa istituzione non abbia trovato lo spazio adeguato alle sue capacità.
Queste sono le ragioni delle sue dimissioni, almeno questa è l'interpretazione che do alla vicenda.
E' triste per chi fa politica constatare i giochi delle forze politiche che fanno sì che un periodo prestigioso e pieno di impegni e di soddisfazioni possa poi conoscere momenti di amarezza come quelli che sta vivendo il nostro collega Salvetti. Questa è la dimensione della brutalità della politica che porta a momenti di esaltazione e di successo e a momenti molto tristi che però vanno accettati come lo scotto che deve accettare di pagare chi sceglie questo tipo di attività.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carazzoni.



CARAZZONI Nino

Il MSI voterà scheda bianca in entrambe le votazioni.



PRESIDENTE

Non sono richiesti altri interventi. Prima di passare alla presa d'atto voglio aggiungere ai saluti ed ai ringraziamenti che sono stati espressi quello dell'Ufficio di Presidenza ai colleghi Picco e Salvetti.
In particolare, desidero esprimere l'apprezzamento dell'Ufficio di Presidenza per il lavoro compiuto in questi tre anni dal Vicepresidente Picco, un lavoro quotidiano equilibrato fatto di atti anche non troppo evidenti, come capita a tutti noi membri dell'Ufficio di Presidenza.
Vorrei ricordare il contributo dato all'elaborazione delle norme per il funzionamento del Consiglio ed il contributo di qualità politica nella Consulta Europea.
Proprio oggi il Vicepresidente Picco chiude il suo mandato con una missione a Strasburgo come capo di una delegazione che ha presentato al Parlamento Europeo la petizione dei Comuni europei per la riforma delle istituzioni.
Voglio ancora ringraziare i colleghi e voglio augurare ai colleghi subentranti buon lavoro.
Passiamo ora alle votazioni per la presa d'atto delle dimissioni ed alla votazione delle sostituzioni.
a) Dimissioni da membro dell'Ufficio Presidenza del Consigliere Segretario Giorgio Salvetti e relativa surrogazione.
Poiché il Consigliere Segretario Giorgio Salvetti ha rassegnato in data 15 luglio 1983 le dimissioni dall'incarico di Segretario del Consiglio occorre procedere alla votazione a scrutinio segreto per l'elezione di un nuovo Consigliere Segretario dell'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale.
Chi è favorevole a tali dimissioni è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio prende atto con il seguente risultato: presenti e votanti 42 favorevoli 42 Consiglieri Si distribuiscano ora le schede per la votazione del nuovo Consigliere Segretario.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 42 ha ottenuto voti: Cernetti Elettra n. 35 schede bianche n. 7 Proclamo eletto il Consigliere regionale Elettra Cernetti Bertozzi Consigliere Segretario dell'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale.
b) Dimissioni da membro dell'Ufficio di Presidenza del Vicepresidente Giovanni Picco e relativa surrogazione.
Poiché il Vicepresidente Giovanni Picco ha rassegnato in data 13 settembre 1983 le dimissioni dall'incarico di Vicepresidente del Consiglio occorre procedere alla votazione a scrutinio segreto per l'elezione di un nuovo Vicepresidente dell'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale.
Chi è favorevole a tali dimissioni è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio prende atto con il seguente risultato: presenti e votanti 41 favorevoli 41 Consiglieri



PRESIDENTE

Si distribuiscano ora le schede per la votazione del nuovo Vicepresidente e si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 41 hanno ottenuto voti: Petrini Luigi n. 24 Picco Giovanni n. 1 schede bianche n. 16 Proclamo eletto il Consigliere regionale Luigi Petrini Vicepresidente nell'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale.
Prima di concludere la seduta, ricordo ai presenti che il Consiglio proseguirà i suoi lavori il giorno 20 settembre prossimo.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 19.25)



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