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Dettaglio seduta n.201 del 03/08/83 - Legislatura n. III - Sedute dal 9 giugno 1980 al 11 maggio 1985

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BENZI


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto secondo all'ordine del giorno: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico che hanno chiesto congedo i Consiglieri Cerutti, Martinetti, Ratti e Vetrino.


Argomento: Commemorazioni

b) Commemorazione del Giudice Chinnici, dei Carabinieri Trapasso e Bartolotta e del cittadino Li Sacchi, vittime della mafia a Palermo


PRESIDENTE

Colleghi Consiglieri, venerdì scorso un attentato dinamitardo ha provocato la morte del Capo Ufficio Istruzione di Palermo, il Magistrato Rocco Chinnici. Nell'esplosione sono periti anche due Carabinieri della scorta, il Maresciallo Mario Trapasso e l'Appuntato Salvatore Bartolotta ed un cittadino, Stefano Li Sacchi. Una ventina di persone sono rimaste ferite nella deflagrazione. Un'intera strada di Palermo e diverse abitazioni sono andate distrutte.
Mai, con tanta criminale ferocia, la mafia aveva colpito alti funzionari dello Stato, tutori dell'ordine, inermi cittadini, sconvolto il quieto convivere civile.
Con questo attentato la sfida mafiosa allo Stato democratico ha raggiunto il suo apice.
Più oltre non si può andare. L'attentato di Palermo è un attacco inaudito alla democrazia. Uccidendo il Giudice Chinnici si è voluto colpire la nostra Repubblica. Si è voluto eliminare un rappresentante della legge un rappresentante dello Stato democratico. La mafia, per attuare il suo progetto criminoso di destabilizzazione, punta ad uccidere tutti coloro che si frappongono ai suoi criminali disegni. Con logica feroce, di volta in volta, elimina chi ostacola, con la forza delle leggi e dell'onestà, la sua criminale crescita ed il suo micidiale inserimento nella vita della Nazione.
Venerdì, come purtroppo tante volte in passato, si sono voluti colpire uomini che, per scelta morale, rettitudine e preparazione combattevano, a viso aperto, contro chi del terrore, della violenza e della corruzione vogliono fare un modo di vita.
E il Giudice Chinnici in quattro anni di instancabile lavoro - da quando era diventato Capo dell'Ufficio Istruzione del Tribunale di Palermo pochi giorni dopo l'assassinio di Cesare Terranova - ha condotto tutte le più scottanti inchieste sulla mafia: da quella sul delitto di Boris Giuliano a quella sull'assassinio di Piersanti Mattarella, di Pio La Torre e Dalla Chiesa. Tutti delitti sinora rimasti impuniti. E questo era il cruccio maggiore di Rocco Chinnici il quale definiva "un problema angoscioso, angosciante, per un Giudice non riuscire ad individuare esecutori e mandanti". Eppure Chinnici non demordeva: più volte, indagando sui proventi mafiosi e sul suo utilizzo in imprese insospettabili, aveva messo la criminalità organizzata alle corde. Come Dalla Chiesa aveva imboccato la strada giusta andando ad indagare e colpire i centri pensanti dell'organizzazione mafiosa. Soprattutto aveva compreso come la mafia fosse e purtroppo sia annidata in diversi settori della vita nazionale: "Se oggi la mafia è un problema nazionale, se costituisce un grave pericolo per le istituzioni democratiche - disse Chinnici nel 1981 all'Università di Messina - tutto ciò è anche conseguenza diretta dei rapporti occulti e palesi che la legano al potere, in un groviglio di interessi che sono di natura politica ed insieme economica".
Ricordiamo ancora alcune sue dichiarazioni rilasciate il 2 luglio scorso ad un convegno a Milano. Considerazioni che bene illustrano la portata, la gravità del fenomeno mafioso: "Ho fatto una volta un'affermazione: ho detto che un quarto dell'economia isolana è nelle mani della mafia. Ora devo dire che siamo ormai ben oltre questo quarto. Siamo stati in America e, con i colleghi abbiamo appreso che il giro di affari delle holding mafiose è di ben 55 miliardi di dollari. Il 40 % è gestito dalla mafia siculo-americana".
"Oggi non c'è opera in Sicilia che non costi quattro o cinque volte quello che era stato il costo preventivato, non già per lievitazione dei prezzi, ma perché così vuole l'impresa mafiosa".
"Vedete, da noi, è talmente permeata di mafia la pubblica amministrazione, si sono talmente permeate le istituzioni, per cui sembra veramente difficile arrivare, da un anno all'altro, alla soluzione del problema".
Proprio per questa sua lucidità d'analisi applicata al lavoro di indagine di ogni giorno - ma soprattutto perché rappresentava un concreto pericolo per la mafia - il Capo dell'Ufficio Istruzione di Palermo è stato assassinato.
Troppe volte in questi anni ci siamo raccolti, con animo dolorosamente turbato, per ricordare il sacrificio di magistrati, carabinieri poliziotti.
E' tempo che tutta la Nazione risponda con le armi della democrazia a questa ignobile sfida.
La nostra democrazia non può sopportare più a lungo questo stillicidio di morte.
Negli ultimi quattro anni la mafia ha ucciso in Sicilia quattro Magistrati: Terranova, Costa, Ciaccio Montaldo e, venerdì, Chinnici. E ha ucciso il Commissario Boris Giuliano, il Colonnello Russo, i Capitani dei Carabinieri Basile e D'Aleo, il Prefetto Dalla Chiesa e tanti altri tutori dell'ordine.
Tutti uomini di intemerata onestà, capaci, coraggiosi, pronti a combattere e vincere la criminalità organizzata.
Chi tira le fila di questa trama di morte sappia che eliminando questi cittadini null'altro ha fatto che rafforzare nel cuore della gente il rifiuto a questa barbarie che tenta di travolgerci.
La guerra scatenata da questi criminali non avrà successo.
La democrazia vincerà.
Ma occorre da parte di tutti noi un impegno morale, una coesione un'unità di intenti senza precedenti.
Non si può, non si deve, lasciare soli tutti coloro i quali, ogni giorno, ogni minuto, combattono a viso aperto contro la malavita organizzata. E' indispensabile offrire, da parte degli organi competenti dello Stato, agli inquirenti, tutti gli strumenti necessari, sia giuridici sia tecnici, per combattere questa guerra contro la mafia.
Ma è pure indispensabile una partecipazione popolare a questa lotta per la democrazia. Così come contro il terrorismo, quando tutta la Nazione disse "no", contro la mafia si deve produrre uno sforzo collettivo analogo.
Dobbiamo far sentire la nostra viva presenza e partecipazione di cittadini ai Magistrati ed alle forze dell'ordine impegnati in questa lotta contro il crimine.
Il Giudice Chinnici in una delle sue ultime interviste disse: "Noto tanta indifferenza, tanta apatia, ed è terribile che sia così. C'era stata una scossa dopo la morte di Dalla Chiesa, qualcosa sembrava davvero cambiato. Ma adesso quel vento si è affievolito o, forse, era appena una brezza, e si è spento".
Oggi ricordando questo Magistrato e le altre vittime ci dobbiamo impegnare a rinvigorire quel vento, a dare più forza a quella brezza. In una parola a sconfiggere l'apatia.
Come Consiglio regionale del Piemonte ci impegniamo a combattere, con le nostre forze, questa battaglia per la democrazia operando al massimo per mobilitare le genti del Piemonte. Oggi il nemico della democrazia italiana è la criminalità organizzata. Dobbiamo far conoscere ai cittadini l'articolazione di questo fenomeno, di come questo cancro si annidi nella società italiana. Perché se maggiormente si conosce il proprio nemico è più facile sconfiggerlo.
Proprio in quest'ottica in autunno si terrà Torino, a cura del Consiglio regionale, un convegno sul fenomeno mafioso. Alla sua organizzazione stiamo lavorando da tempo.
E non è senza commozione che ricordiamo che uno dei relatori al convegno avrebbe proprio dovuto essere il Magistrato Rocco Chinnici con un suo intervento sulla "Validità delle misure di prevenzione nella lotta antimafia".
Il ricordo, il messaggio morale del Capo Ufficio Istruzione di Palermo sono da oggi per noi uno sprone per proseguire, con accresciuto impegno nel mobilitare la comunità piemontese contro la mafia.
Colleghi Consiglieri, voglio esprimere a nome del Consiglio regionale del Piemonte e mio personale il nostro accorato dolore, la nostra partecipazione alle famiglie degli scomparsi, ai Magistrati tutti, all'Arma dei Carabinieri e a tutte le altre forze dell'ordine.
Venerdì a Palermo, con la morte del Giudice Rocco Chinnici, la democrazia ha perso un suo difensore.
Sta a noi, d'ora in poi, raccogliere il suo esempio ed il suo insegnamento morale.
E' un dovere per tutta la nostra comunità di uomini onesti e liberi che credono, fermamente, nella democrazia.



(I presenti osservano un minuto di silenzio)


Argomento: Personale del servizio sanitario

Esame progetto di legge n. 296: "Norme di attuazione del D.P.R. 20/12/1979 n. 761, in materia di procedure concorsuali e disciplina del rapporto di impiego del personale delle USSL" (rinvio)


PRESIDENTE

In merito al punto terzo all'ordine del giorno: esame progetto di legge n. 296: "Norme di attuazione del D.P.R. 20/12/1979, n. 761, in materia di procedure concorsuali e disciplina del rapporto di impiego del personale delle USSL", chiede di parlare il Consigliere Acotto. Ne ha facoltà.



ACOTTO Ezio

Poiché la Commissione sta svolgendo adesso i suoi lavori, propongo di passare al punto successivo all'ordine del giorno.



PRESIDENTE

D'accordo.


Argomento: Consiglio, organizzazione e funzioni - Trattamento economico dei Consiglieri

Esame progetti di legge nn. 4 - 30 - 314 relativi a: "Norme per la pubblicità dello stato patrimoniale e tributario dei Consiglieri regionali e degli amministratori di Enti ed Istituti operanti nell'ambito della Regione Piemonte"


PRESIDENTE

Passiamo pertanto al punto quarto all'ordine del giorno che reca: esame progetti di legge nn. 4 - 30 - 314 relativi a: "Norme per la pubblicità dello stato patrimoniale e tributario dei Consiglieri regionali e degli amministratori di Enti ed Istituti operanti nell'ambito della Regione Piemonte".
La parola al relatore, Consigliere Valeri.



VALERI Gilberto, relatore

Signor Presidente, egregi colleghi, con la delibera in data 15 ottobre 1982 n. 346-8651 il Consiglio regionale aveva provveduto a dare prima applicazione alla legge statale 5/7/1982, n. 441, dettante norme per la pubblicità della situazione patrimoniale dei titolari di cariche elettive e di cariche direttive in alcuni Enti.
La piena ed organica attuazione di tali norme è tuttavia affidata a legge regionale. Infatti, l'art. 12 della citata legge n. 441 prevede che le Regioni, nell'osservanza dei principi dell'ordinamento espressi dalla legge nazionale, provvedano in tal senso nei riguardi dei soggetti chiamati a ricoprire incarichi direttivi in Enti regionali o a significativa partecipazione regionale. Più precisamente, per quanto riguarda le Regioni il disposto legislativo varato dal Parlamento, oltreché ai Consiglieri regionali, qui ricompresi nella normativa in esame, si applica ai: 1) Presidenti, Vicepresidenti, Amministratori delegati e Direttori generali di Istituti e di Enti pubblici, anche economici, la cui nomina proposta, designazione o approvazione di nomina è di competenza della Regione Piemonte 2) Presidenti, Vicepresidenti, Amministratori delegati e Direttori generali di società al cui capitale la Regione Piemonte partecipi in qualsiasi forma in misura superiore al 20 3) Presidenti, Vicepresidenti, Amministratori delegati e Direttori generali di Enti o Istituti privati al cui finanziamento la Regione Piemonte concorra in misura superiore al 50 % dell'ammontare complessivo delle spese di gestione esposte in bilancio e a condizione che queste superino la somma di L. 500.000.000.
Per tutti i sopra indicati soggetti la legge prescrive la presentazione di una duplice dichiarazione. La prima cosiddetta patrimoniale, inerisce i diritti reali sui beni mobili ed immobili iscritti in pubblici registri nonché le azioni e le quote di partecipazione a società e gli incarichi in esse ricoperti, con l'apposizione della clausola "sul mio onore affermo che la dichiarazione corrisponde al vero". La seconda è costituita dalla copia della dichiarazione dei redditi soggetti all'imposta sui redditi delle persone fisiche. Gli stessi adempimenti sono previsti per il coniuge non separato e per i figli conviventi, salvo il diritto di questi di rifiutarsi; del che, il dichiarante, deve farne attestazione.
Per i Consiglieri regionali è anche disposta la presentazione di una dichiarazione relativa alle spese sostenute e le obbligazioni assunte per la propaganda elettorale.
Quegli adempimenti disposti dalla legge nazionale trovano attuazione agli artt. 2, 3, 4, 5 della proposta di legge in esame, incluse le modalità che debbono essere seguite per l'effettuazione delle dichiarazioni. L'art.
6 affronta i casi di eventuale inadempienza di Consiglieri regionali Amministratori e dirigenti di Enti regionali o a partecipazione regionale.
A tale riguardo la I Commissione, con parere unanime, ha ritenuto di eliminare ogni disparità di conseguenze, votando un testo che dispone anche per gli eventuali Consiglieri regionali inadempienti la pubblicazione della diffida sul Bollettino Ufficiale della Regione. In tal modo, lasciando impregiudicata la facoltà del Consiglio di disporre sanzioni mediante apposite norme regolamentari da decidersi, si è in pari tempo cercato sin da ora di dare seguito concreto al convincimento che la più efficace sanzione avverso gli eventuali inadempienti sia quella morale e politica che potranno esprimere i cittadini una volta attivati strumenti adeguati di conoscenza e d'informazione.
L'art. 7 disciplina per l'appunto l'accesso all'informazione da parte di tutti i cittadini, mirando a renderlo il più ampio ed agevole possibile.
A tal fine i Commissari hanno unanimemente ritenuto di emendare il testo originario, introducendo l'obbligo della pubblicazione delle dichiarazioni di tutti i soggetti interessati non su di un numero straordinario del Bollettino Ufficiale - la cui diffusione potrebbe risultare limitata - ma sul Bollettino Ufficiale della Regione tout court. Stabilendo altresì che esso possa essere liberamente consultato dai cittadini che lo vorranno oltreché presso la Segreteria del Consiglio regionale, pure presso le Segreterie dei Comuni capoluogo, dei Comprensori e delle Province.
Egregi colleghi, il testo del provvedimento di legge proposto è il frutto, oltreché dell'iniziativa dei colleghi componenti l'Ufficio di Presidenza, del lavoro svolto dalla Commissione in ordine ai testi antecedentemente presentati da alcuni Consiglieri, nonché agli emendamenti unitariamente elaborati in Commissione, rispetto ad alcuni aspetti particolarmente delicati e caratterizzanti della normativa in esame.
Questa legge, al di là del suo carattere, eminentemente attuativo di principi dell'ordinamento fissati dal Parlamento, trae la sua origine più profonda nell'attenzione crescente dell'opinione pubblica, ai principi della moralità nell'esercizio di pubbliche funzioni e all'esigenza della trasparenza della situazione patrimoniale e di reddito degli uomini politici e dei pubblici amministratori. Esigenza, questa, che è parte integrante della questione morale aperta nel nostro Paese e nella nostra Regione, rispetto alla quale l'iniziativa legislativa in esame consente superando le generiche affermazioni di principio - di posare un primo tassello concreto, teso a restituire credibilità e prestigio alle istituzioni, ripristinando regole e valori che devono inspirare l'impegno politico e civile. Regole e valori che sono essenziali per caratterizzare un reale disegno di rinnovamento e a qualificare alla base qualsiasi impegno politico.
Credo che in ordine a questi valori vadano respinti giudizi sommari su di una presunta classe politica indiscriminatamente posta sotto accusa.
Come pure credo sia da rifiutare l'inaccettabile separazione - dimostratasi illusoria anche negli sviluppi delle vicende che hanno coinvolto il Comune di Torino e la Regione - tra una presunta e generica classe politica portatrice di corruzione ed una società economica e civile ricolma d'ogni virtù.
In realtà il problema di un recupero del principio della distinzione tra sfera pubblica ed interessi privati, tra funzioni pubbliche e convenienze di parte è ben più complesso. E tuttavia, però, chi ha scelto di impegnarsi politicamente ed amministrativamente ha il dovere di mostrarsi più esigente verso se stesso, più credibile e più convincente rispetto alla scrupolosa e trasparente distinzione che deve esserci allorquando la sfera del pubblico e del privato convergono nella stessa persona.
Ritengo sia persino ovvio ricordare che misure legislative o amministrative non sono di per se stesse automaticamente sufficienti a risolvere i gravi problemi di corruzione che sono venuti radicandosi nella vita politica; per debellare i quali occorre una battaglia politica, civile e morale di grande respiro ed un impegno legislativo organico in tutti i campi nei quali maggiormente si riscontra il peso deleterio della confusione tra pubblico e privato, tra politica ed amministrazione. Misure quali quelle contenute nella legge in esame muovono in tali direzioni e possono contribuire a ricreare un rapporto improntato a maggior fiducia tra rappresentanti e rappresentati, tra cittadini ed istituzioni.
Con questo spirito se ne raccomanda l'approvazione da parte del Consiglio regionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carazzoni.



CARAZZONI Nino

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, non faremo suonare campane a festa per questa proposta di legge che pure viene finalmente a coronare un lungo impegno della Destra Nazionale, dimostrato nella prima, ripetuto nella seconda, riconfermato nella terza legislatura, affinché fosse data pubblicità allo stato patrimoniale e tributario dei Consiglieri regionali e degli Amministratori di Enti ed Istituti operanti nell'ambito della Regione.
Il nostro voto sarà favorevole, poiché non vogliamo accogliere con una posizione astensionistica o di rifiuto che potrebbe essere anche erroneamente interpretata, questo parziale contributo verso una moralizzazione della vita politica, tanto più opportuna, soprattutto in questo momento, dopo che alti esponenti della nostra Regione sono stati coinvolti in gravi scandali.
Tuttavia, fatta questa premessa, crediamo di non poter tacere alcune osservazioni critiche o perlomeno di amarezza sul merito di un'iniziativa che, se invece assunta in altri tempi e con altri contenuti, avrebbe avuto un ben diverso significato.
Il nostro primo appunto viene dal fatto che per varare questa normativa si è dovuto attendere una legge statale (legge 5/7/1982, n. 441), mentre è vero che soltanto dando prova di migliore buona volontà, già da tempo sarebbe risultato possibile normare su questa materia. In verità legiferare sullo stato patrimoniale e tributario dei Consiglieri regionali era una competenza propria che il Consiglio poteva e, a nostro avviso doveva svolgere.
Da tempo è stato fatto in altre Regioni, citiamo ad esempio la Regione Puglia, e quindi avrebbe dovuto farlo anche il Piemonte: ma, forse perch fautore di una simile regolamentazione si era dichiarato per primo il Movimento Sociale Italiano, si è preferito attendere anni, insabbiando una nostra proposta di legge e ci si è mossi soltanto su sollecitazione dello Stato. Il Piemonte ha dunque perduto un'occasione significativa per regolare con un'autonoma ed anticipatrice iniziativa il rapporto tra classe dirigente, posizione patrimoniale e reddittuaria e controllo di pubblica opinione.
E' un'occasione mancata indubbiamente per insensibilità oppure per faziosità; e sta in questa amara constatazione la fonte prima delle nostre riserve nei confronti di questo provvedimento.
Il secondo appunto deriva dal disposto inadeguato e insoddisfacente della legge 441 e di conseguenza si riflette automaticamente su questa normativa regionale che ne è la meccanica trasposizione.
Tali norme soltanto in apparenza sono in grado di accertare quale sia lo stato finanziario degli eletti agli incarichi parlamentari e soprattutto quale sia diventato dopo l'avvenuta loro elezione. Infatti, chi non desidera sottostare ad indiscreti accertamenti ha a disposizione una scappatoia: il coniuge o i figli conviventi possono rifiutarsi di sottoscrivere tale dichiarazione, tenendo in questo modo mascherata larga parte delle entrate effettive del nucleo familiare.
Le dichiarazioni pubblicate da tutta la stampa qualche tempo fa sulle denunce dei parlamentari confermano ad abbondanza questa nostra tesi perché si sono lette cifre inferiori addirittura alla stessa indennità parlamentare percepita. Crediamo che questa norma valga certamente per l'uomo politico onesto, che non ha mai avuto e mai avrà niente da tenere celato; mentre per i disonesti, tanti o pochi che siano, la scappatoia è presto trovata, senza contare che sono anche possibili, oltre a questo espediente che abbiamo descritto, i ricorsi ai furbi, ai prestanome, alle società fittizie.
Uguale ragionamento si può fare anche per questa legge regionale. Senza dubbio risultati più soddisfacenti si sarebbero ottenuti se nel testo unificato fosse stata recepita alla lettera l'indicazione che avevamo dato nella nostra proposta di legge n. 4 e cioè che l'accertamento dei redditi venisse fatto senza consentire alcuna eccezione di sorta, comprendendo quindi anche quelli del coniuge convivente e di tutte le altre unità del nucleo familiare.
Terzo appunto. Tale proposta di legge costituisce la trascrizione pressoché automatica di quanto previsto da una normativa statale, al punto che saremmo tentati di definirla, piuttosto che un corpus avente dignità di legge, un semplice regolamento di attuazione. Sarebbe stato invece auspicabile, pur nel dovuto rispetto della legge 441, si fosse proceduto a qualche significativa innovazione, per esempio disciplinando i casi previsti dall'art. 1 della legge statale ed estendendo gli adempimenti anche ad altre categorie di soggetti, come i componenti dei Comitati di gestione delle USL e delle Giunte Esecutive delle Comunità montane.
Pensiamo, infatti, che il legislatore nazionale non abbia inteso assolvere queste categorie dall'obbligo dell'autodenuncia, ma ne abbia lasciato invece la disciplina alla competenza ed alla discrezione regionale.
Quanto al merito della proposta di legge, questa rappresenta un miglioramento rispetto alla deliberazione n. 346 assunta dal Consiglio regionale per una prima applicazione della legge 441. Questa volta, a differenza di allora, sono state riviste, sia pure in termini diversi dalle nostre richieste, le modalità di aggiornamento dell'anagrafe patrimoniale nonché la pubblicità da attribuire alla stessa ed in particolare la possibilità riconosciuta ad ogni cittadino di consultarla. Ci ha lasciati insoddisfatti invece l'indeterminatezza con cui è stata indicata la formazione dell'anagrafe patrimoniale, nonché dell'organo sul quale fare ricadere la responsabilità dell'attuazione di tale incombenza. Secondo quanto pare dedursi dall'art. 5 sembrerebbe che l'incarico debba spettare collegialmente all'Ufficio di Presidenza. Nella nostra proposta di legge avevamo suggerito di affidarne la tenuta all'Ufficio di Presidenza che per avrebbe dovuto farsi carico di questa incombenza attraverso un Consigliere delegato all'uopo ed affiancato da una Commissione rappresentativa di tutte le forze politiche presenti in Consiglio.
Infine, accogliamo con favore, ma anche con dichiarato scetticismo sotto il profilo della loro efficacia, le nonne tendenti ad accertare le spese sostenute e le obbligazioni assunte dall'uomo politico per campagne elettorali. Siamo davvero curiosi di poter controllare il grado di applicazione e di vedere con quali artefizi saranno mascherate tante spese considerando che già nella precedente campagna elettorale regionale vi sono stati investimenti da parte di Consiglieri per trasmissioni radiotelevisive, inserzioni propagandistiche e volantini, superiori a quanto in indennità si sarebbe venuto a percepire durante l'intera legislatura.
A nome del Gruppo MSI-DN, ribadisco il voto favorevole a questa proposta di legge, accompagnato però dalle riserve che ho espresso.
Pur apprezzando l'iniziativa, non possiamo fare a meno di rilevare che si sarebbe potuto fare di più e di meglio per dare una risposta tempestiva adeguata, rassicurante e garantista sotto ogni profilo al richiamo di onestà, di correttezza, di trasparenza che con sempre maggiore evidenza sentiamo e vediamo opporre alla classe dirigente politica dall'opinione pubblica.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

Questa legge merita una particolare attenzione. E' un segnale importante di moralizzazione, soprattutto dopo i fatti che hanno travagliato la vita della Regione e del Comune di Torino.
E' vero che si tratta dell'attuazione della legge statale n. 441/1982 ma il nostro Gruppo aveva ravvisato la necessità di questa normativa ancor prima del varo della statale e precisamente all'inizio della terza legislatura con la presentazione di una proposta di legge su tale materia.
Io sono convinto che la questione morale non può essere affrontata con strumenti tecnici o legislativi di tipo repressivo, quindi questa legge potrà dare i suoi frutti, soprattutto se servirà a far crescere negli amministratori pubblici una coscienza ed una cultura sul modo di amministrare la cosa pubblica per recuperare il rapporto di fiducia tra governanti e governati, il che impone intransigenza anzitutto con noi stessi. Il solo sospetto è ragione sufficiente per farsi da parte.
Occorrono strumenti per far crescere questa coscienza e questa cultura al fine di estirpare dalla società la convinzione, abbastanza diffusa, che la politica serve soprattutto per ricevere favori o per soddisfare interessi privati.
Questa legge è una prima tappa, un pezzo di una battaglia generale sulla questione morale.
Con queste considerazioni dichiariamo di votare favorevolmente la legge.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Borando.



BORANDO Carlo

Sono perfettamente d'accordo su questo provvedimento, però si deve avere il coraggio di dire che è un provvedimento che non sana per nulla la situazione.
I politici, dai deputati, dai massimi dirigenti dello Stato fino ai Sindaci, con questa legge sono tenuti a pubblicizzare la propria denuncia dei redditi, la quale deve combaciare per certi aspetti con quella dello stato patrimoniale. Sono dell'avviso che chi vuole truffare truffa, chi vuole escamoter lo fa, chi vuole nascondere nasconde.
La legge obbliga il pubblico amministratore a denunciare l'acquisto di un immobile, regolarmente censito in Catasto ed il possesso di partecipazioni in società, mentre non obbliga a denunciare la consistenza del suo conto corrente, il possesso di CCT o di BOT per cui appare ricco colui che possiede un immobile del valore di 100 milioni e non appare ricco colui che possiede un miliardo di BOT, con la differenza che il possessore dell'immobile ha un reddito molto limitato, mentre il possessore di titoli dello Stato ha redditi che oscillano tra il 16 ed il 20 %.
Quindi, caro Montefalchesi, non è vero che questa legge faccia chiarezza nei rapporti tra amministratore ed amministrato.
Se vogliamo gettare polvere negli occhi ai nostri amministrati facciamolo pure, ma la realtà vera è ben diversa: la moralità e la coscienza del pubblico amministratore, di qualsiasi livello, dovrebbero essere accertate dalla forza politica che lo mette in campo e dagli amministrati.
Solo così si potrà avere una classe dirigente responsabile ed onesta.
Non posso non richiamare fatti recenti, a parte le cose nostre successi in Liguria con la questione della lottizzazione ai Piani di Ivrea.
Si fanno i blitz anticamorra e antimafia in Sicilia e in Calabria, ma si dovrebbero fare anche qui, dove una congerie di intese fra amministratori, costruttori e speculatori di ogni genere hanno messo insieme tanti e tali interessi da fare accapponare la pelle.
Quindi, ben vengano gli scandali se servono a moralizzare la vita pubblica e se sono di vantaggio per tutta la comunità.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Il Gruppo liberale esprime voto e valutazione favorevoli sulla proposta che è sui nostri tavoli.
Questa Regione è tra le prime ad aver assunto provvedimenti di questo tipo che è più formale che sostanziale.
Attenzione, però, a che il provvedimento non finisca per essere demagogico in quanto legge quanto guadagna l'amministratore pubblico possa essere soddisfatto e tacitato.
Con provvedimenti di questo genere la classe politica non deve cessare di preoccuparsi di rispondere alla divaricazione continua tra politica formale e reale e tra cittadini ed i loro rappresentanti e deve riflettere sul ruolo della classe politica e sul senso della politica. Allora possiamo pensare in modo diverso alla questione morale. Non sono d'accordo con chi sostiene che questa le :e sia anche la conseguenza del ripensamento delle forze politiche sulla questione morale, a Torino ed in Italia.
La lezione che dobbiamo trarre dai fatti avvenuti in Piemonte, in Liguria ed altrove è una lezione molto semplice.
Dobbiamo ripensare al significato della politica che per qualcuno di noi significa discutere, scegliere il futuro, mentre non significa gestione del potere.
Mi rivolgo soprattutto al Partito Socialista e mi chiedo se lo stesso ha tratto queste conseguenze (naturalmente il Capogruppo socialista non sta a sentire come non mi sentono gli altri socialisti).
Ho letto con molto interesse le dichiarazioni rilasciate dall'Assessore Salerno quando ha lasciato i banchi del Consiglio il quale faceva le considerazioni che qui propongo.
Il Partito Socialista e la classe politica in genere devono ripensare più al loro ruolo e non devono considerarsi solo soggetti di potere. Per un eufemismo si è sempre detto che i fatti avvenuti investono soltanto gli uomini, ma questo lo deciderà il giudice.
Le sentenze, quando verranno rese, di assoluzione o di condanna decideranno anche il ruolo che i partiti hanno avuto in quelle vicende (dà un po' di fastidio il non essere ascoltati dai destinatari di queste osservazioni quindi potrebbe scappare anche qualche considerazione più pepata di quello che si vorrebbe).
Vogliamo sapere come finirà questa vicenda e che cosa intende fare il Partito Socialista, attraverso i suoi Commissari, nei Comuni dove si è votato.
Mi risulta che si preoccupi soltanto di ottenere il massimo del potere ed in alcuni Comuni si ripeterà, quello che noi consideriamo uno squallore: qui, per esempio, il Partito Socialista abbandona i banchi del Consiglio per occuparsi solo del potere, quando sono all'ordine del giorno fatti rilevantissimi come l'assestamento di bilancio.
Il Gruppo socialdemocratico, naturalmente, è assente non solo sui banchi del Consiglio, ma anche sui banchi della Giunta: questa è la questione morale, cari colleghi. Questione morale non è sapere se un amministratore in un momento di incertezza di comportamento può avere assunto decisioni che possono aver determinato conseguenze che in termini di diritto penale non sono corrette. Sono state chiamate incidenti di percorso, ma probabilmente sono incertezze di comportamento.
Quando un partito cessa di essere quello che deve essere, cioè rappresentare le volontà e le richieste dei cittadini e si occupa soltanto del potere, la questione morale è risolta nel senso che è una battaglia persa. Dopodiché possiamo approvare le leggi che obbligano la denuncia dei nostri redditi. Per esempio, bisognerebbe fare il raffronto tra il reddito medio del parlamentare europeo ed il reddito medio del parlamentare italiano.
La questione morale non si vince con le norme che ricordava il collega democristiano che si possono eludere con facilità o addirittura sono economicamente distorcenti nel senso che fanno convogliare le risorse verso impieghi meno seri di quanto non fossero in passato, perché i soldi spesi al night sono economicamente meno produttivi di quelli usati per acquistare un alloggio, a prescindere dall'origine più o meno lecita. Il problema riguarda il ruolo dei partiti, il ruolo delle istituzioni, il ruolo della politica; si deve sfuggire all'immagine di potere che abbiamo della politica.
Non è difficile. Non chiedo la testimonianza di un collega amico, qui presente, che ha fatto l'Assessore per generazioni e che improvvisamente ha riscoperto il gusto della politica e che il dibattito politico ed il confronto delle idee arricchisce noi e gli altri e ci remunera probabilmente più della possibilità di decidere sulla priorità delle pratiche, sulle firme da mandare agli elettori.
I partiti si sono organizzati come macchine di potere. Sempre rivolto al Partito Socialista mi pare di dover dire che un partito che in un piccolo Comune su cinque Consiglieri richieda la poltrona del Sindaco, del Presidente di Comunità montana e di tre Assessori, sia un partito che non ha tratto nessuna lezione dalla questione morale.
Siamo estremamente perplessi nel pensare che la vicenda torinese sia passata ed il Partito Socialista che da essa non ha tratto lezione l'ha superata e l'ha superata nel peggiore dei modi come se nulla fosse avvenuto.
L'Assessore Salerno ha lasciato i banchi del Consiglio perché ha ritenuto che in Piemonte non esistono le condizioni per fare quel profondo ripensamento di cui tanto si parla.
Chiedo scusa se insisto su questa forza politica, ma è proprio quella che meno ha fatto il ripensamento, che più ha pagato in termini elettorali e che più ci coinvolge tutti come forza centrale nella maggioranza che governa la Regione.
Nell'esprimere voto favorevole al provvedimento ne rileviamo i limiti e manifestiamo la preoccupazione che i comportamenti formali e garantisti finiscano per essere semplicemente ipocriti, per non dire demagogici perché fanno credere alla gente che finalmente pulizia si fa, mentre probabilmente è soltanto un modo per nascondere le cose che verranno fatte surrettiziamente.
Lo sforzo che devono fare le istituzioni e i partiti è di ricondurre la politica alla sua origine ed al suo senso storico: la scelta del futuro e non la gestione del presente per i cittadini.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Moretti.



MORETTI Michele

Il nostro partito ha contribuito in sede di I Commissione all'elaborazione di questa legge. Siamo d'accordo che non è sufficiente una legge per pubblicizzare la situazione patrimoniale, ma occorre risanare e moralizzare l'attività politica nell'ambito delle istituzioni e nel nostro Paese.
Non vedo presente Marchini che ha sollevato il problema della funzione dei partiti. E' risaputo che vi è autonomia nelle decisioni sezionali, nel PSI non esiste il commissariamento se non per controllare una situazione transitoria, tant'è vero che il partito in questi giorni ha insediato la commissione dei garanti per avviare l'attività politica in vista di un congresso regionale e provinciale.
Non approvo i giudizi tranchants senza un'analisi delle situazioni. Per esempio, non mi risulta che ci siano state richieste di poltrone di Assessori, del Sindaco e del Presidente di Comunità montana nella Valle di Susa.
Sarebbe opportuno verificare queste affermazioni se vogliamo comportarci politicamente in modo serio.
Il nostro partito esprime voto favorevole alla proposta di legge.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Genovese.



GENOVESE Piero Arturo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, siamo convinti che i problemi permangono: la questione morale è ben lontana dall'essere risolta e non sarà certamente l'approvazione di una legge a risolverla.
La gente non ci giudicherà per leggi che in questa materia approviamo sulla scorta della legislazione statale, ma per i comportamenti personali e per il ruolo che i partiti sapranno esercitare, più o meno correttamente nei rapporti con le istituzioni pubbliche e con i cittadini.
Confermiamo il voto favorevole già espresso in Commissione, sapendo che esso rappresenta null'altro che la traduzione di una normativa statale che non concede al Consiglio margini di decisione significativi.
Probabilmente sarebbe stata consentita una riflessione autonoma approfondita, più incidente per quanto riguarda la pubblicizzazione della situazione patrimoniale e dei redditi degli amministratori pubblici, se avessimo affrontato il problema in altra epoca, in assenza di una normativa statale rigida che costringe il provvedimento regionale su binari prefissati.
Dobbiamo poi aggiungere, sulla scorta di quanto ha detto il collega Borando, che riteniamo del tutto inadeguata la normativa statale; permane però il dubbio, qualora non vi fossero state norme costringenti, che non saremmo riusciti autonomamente ad affrontare problemi che alcuni colleghi hanno sollevato, poiché essi non sono di facile soluzione.
Quanto alla richiesta di riprendere il dibattito sulla questione morale e sulle vicende che hanno colpito anche la nostra Regione, riteniamo che questa non sia la sede propria.
Ciò che deve essere evitato da parte di tutti è di attribuire agli atti legislativi che stiamo compiendo un'interpretazione di copertura della realtà, esprimendo la velleità di una classe dirigente che a tutti i livelli, attraverso norme formali e garantiste, ritenga di fare credere alla gente che sono stati affrontati e risolti positivamente problemi che attengono al costume, ai comportamenti personali, ai comportamenti delle forze politiche; problemi che hanno ben altra portata e saranno ben più difficili da risolvere.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta regionale, Viglione.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Questo disegno di legge è il frutto di altri disegni di legge unificati in Commissione, quindi è impropria la dizione che esso sia soltanto la ripetizione della normativa statale, come asserisce Carazzoni.
Non possiamo accettare dichiarazioni di forze politiche che volgono lo sguardo sempre agli altri partiti quando invece sarebbe opportuno che guardassero al loro interno. C'è chi si diverte a questo gioco, quasi esasperato. Questa materia deve essere affrontata con la necessaria serietà e con riflessione e non con delle battute.
Certo questa legge non esaurisce tutto il capitolo della questione morale che riguarda non solo le forze politiche, ma anche le forze sociali e le forze imprenditoriali.
Il governo regionale ha da tempo dato luogo a questo processo e trae da queste norme un significato molto più profondo che non quello di una semplice dichiarazione dei redditi o delle iscrizioni catastali e dello stato patrimoniale di chi ha rappresentanza popolare.
Il governo regionale trae da questo anche l'insegnamento che nella pubblica amministrazione occorre una politica rigorosa ed aperta. Con questo spirito il governo regionale esprime il suo voto favorevole convinto che non si tratti solo di una determinazione patrimoniale ma di norme che si richiamano alla buona amministrazione che ha contrassegnato per tanti decenni la vita pubblica del nostro Paese (nel secolo scorso ricordo che un Ministro si suicidò per essere stato accusato di aver asportato quadri dal Ministero).
Non vogliamo arrivare a questi eccessi, ma certamente ci impegniamo a trarre insegnamento da questo dibattito e da questa normativa.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Valeri.



VALERI Gilberto

Questa è una legge di attuazione di principi generali dell'ordinamento che lascia margini solamente in ordine alle modalità attuative, infatti in tal senso sono previste norme che non derivano meccanicamente dalla legge nazionale. Per quanto si riferisce alla dichiarazione dei redditi e alla dichiarazione dei patrimoni si recepiscono i principi generali votati dal Parlamento, il quale ha escluso un sistema separato di accertamento per i soggetti a cui la legge si riferisce. Valuteranno i cittadini se vi saranno rappresentanti del nucleo familiare convivente che rifiuteranno di fare la dichiarazione. Anzi, dovremmo raccomandare agli organi di stampa di dare informazione anche degli eventuali rifiuti dei familiari conviventi. Un discorso diverso riguarda le spese elettorali. La proposta che ho sottoposto alla valutazione del Consiglio concerne la formazione di una Commissione consiliare che valuti questa parte della dichiarazione che i Consiglieri regionali e gli altri soggetti sono chiamati a presentare e svolga nelle forme consentite gli accertamenti necessari.
Si potrebbe incaricare la I Commissione di mettere a punto tali misure da assumere sotto forma di regolamento di attuazione della legge che ci apprestiamo a votare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carazzoni.



CARAZZONI Nino

La proposta avanzata dal relatore sembra interessante e si muove nello spirito nel quale tutti gli interventi si sono svolti, verso il perfezionamento cioè di una legge che si ritiene esser inadeguata, pur nella sua stesura quale viene a noi sottoposta.
Il nostro Gruppo è favorevole ad approfondire e a normare meglio la parte che si riferisce al rendiconto delle spese sostenute da singoli Consiglieri per campagne elettorali e a dare incarico specifico ad un gruppo di lavoro che potrebbe essere costituito all'interno della I Commissione. In ordine a questa proposta, gradiremmo che anche le altre forze politiche si pronunciassero in modo che non rimanesse un suggerimento lanciato nell'aria e destinato a disperdersi con la fine dei nostri lavori ma trovasse codificazione precisa nel processo verbale di questa seduta.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARCHIARO



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, passiamo alla votazione del relativo articolato.
Art. 1 "La presente legge regionale disciplina secondo i principi di cui alla legge 5/7/1982, n. 441, le modalità intese ad assicurare la pubblicità della situazione patrimoniale e tributaria: a) dei Consiglieri regionali del Piemonte b) dei Presidenti, Vicepresidenti, Amministratori delegati e Direttori generali di istituti e di enti pubblici, anche economici, la cui nomina proposta, designazione o approvazione di nomina è di competenza della Regione Piemonte c) dei Presidenti, Vicepresidenti, Amministratori delegati e Direttori generali di società al cui capitale la Regione Piemonte partecipi in qualsiasi forma in misura superiore al 20 d) dei Presidenti, Vicepresidenti, Amministratori delegati e Direttori generali di enti o istituti privati al cui finanziamento la Regione Piemonte concorra in misura superiore al 50 % dell'ammontare complessivo delle spese di gestione esposte in bilancio e a condizione che queste superino la somma di L. 500.000.000".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 52 hanno risposto SI 52 Consiglieri L'art. 1 è approvato.
Art. 2 "Entro tre mesi dalla propria proclamazione, ciascun Consigliere regionale è tenuto a depositare presso l'Ufficio di Presidenza del Consiglio: a) una dichiarazione concernente i diritti reali su beni immobili e su beni mobili iscritti nei pubblici registri; le azioni di società l'esercizio di funzioni di amministratore o di sindaco di società, con l'apposizione della formula 'sul mio onore affermo che la dichiarazione corrisponde al vero' b) copia integrale dell'ultima dichiarazione dei redditi soggetti all'imposta sui redditi delle persone fisiche c) una dichiarazione concernente le spese sostenute e le obbligazioni assunte per la propaganda elettorale ovvero l'attestazione di essersi avvalso esclusivamente di materiali e di mezzi propagandistici predisposti e messi a disposizione dal partito o dalla formazione politica della cui lista ha fatto parte, con l'apposizione della formula 'sul mio onore affermo che la dichiarazione corrisponde al vero'; alla dichiarazione debbono essere allegate le copie delle dichiarazioni di cui al terzo comma dell'art. 4 della legge 18/11/1981, n. 659, relative agli eventuali contributi ricevuti.
Gli adempimenti indicati ai punti a) e b) concernono anche la situazione patrimoniale e la dichiarazione dei redditi del coniuge non separato e dei figli conviventi, se gli stessi vi consentono. Il consenso deve essere espresso dai soggetti interessati con l'apposizione della firma in calce ai moduli di cui all'art. 5 della presente legge".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 52 hanno risposto SI 52 Consiglieri L'art. 2 è approvato.
Art. 3 "Ogni anno, entro un mese dal termine previsto per la presentazione delle dichiarazioni relative all'imposta sui redditi delle persone fisiche i Consiglieri regionali, il coniuge non separato ed i figli conviventi consenzienti sono tenuti a dichiarare le variazioni patrimoniali intervenute rispetto all'anno precedente, nonché a depositare copia della dichiarazione dei redditi".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 52 hanno risposto SI 52 Consiglieri L'art. 3 è approvato.
Art. 4 "Entro i tre mesi successivi alla cessazione dall'ufficio i Consiglieri regionali sono tenuti a depositare una dichiarazione concernente le variazioni della situazione patrimoniale intervenute dopo l'ultima attestazione. Essi sono tenuti altresì a depositare una copia della dichiarazione annuale relativa all'imposta sui redditi delle persone fisiche entro i 30 giorni successivi alla scadenza del termine per la presentazione della dichiarazione stessa.
Tali obblighi valgono anche per i soggetti di cui all'ultimo comma del precedente art. 2.
Le disposizioni di cui ai precedenti commi non si applicano nel caso di rielezione del Consigliere cessato dalla carica per il rinnovo del Consiglio regionale".
Si passi alla votazione.



((Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 52 hanno risposto SI 52 Consiglieri L'art. 4 è approvato.
Art. 5 "Tutte le dichiarazioni obbligatorie ai sensi della presente legge debbono essere effettuate su moduli predisposti a cura dell'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 52 hanno risposto SI 52 Consiglieri L'art. 5 è approvato.
Art. 6 "Nel caso di inadempienza degli obblighi di cui ai precedenti articoli il Presidente del Consiglio regionale diffida gli interessati ad adempiere entro il termine di 15 giorni.
Senza pregiudizio di sanzioni disciplinari eventualmente previste nell'ambito della potestà regolamentare, nel caso di inosservanza, la diffida è pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione a cura del Presidente del Consiglio".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 52 hanno risposto SI 52 Consiglieri L'art. 6 è approvato.
Art. 7 "Tutti i cittadini iscritti nelle liste elettorali per le elezioni del Consiglio regionale hanno diritto di conoscere le dichiarazioni previste dalla presente legge.
La conoscenza di tali dichiarazioni è assicurata mediante pubblicazione delle stesse, a cura dell'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale sul Bollettino Ufficiale della Regione.
Per ciascun soggetto vengono riportate le notizie risultanti dal quadro riepilogativo della dichiarazione dei redditi e quelle concernenti la situazione patrimoniale.
Il Bollettino è a disposizione dei soggetti indicati al primo comma del presente articolo presso le Segreterie del Consiglio regionale, dei Comitati comprensoriali, delle Province e dei Comuni".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 52 hanno risposto SI 52 Consiglieri L'art. 7 è approvato.
Art. 8 "Gli amministratori indicati nelle lettere b), c) e d) del precedente art. 1 sono tenuti a presentare le dichiarazioni ed a produrre la documentazione indicate dalla presente legge regionale con le modalità e nei termini, decorrenti dalla rispettiva assunzione e scadenza del mandato previsti per i Consiglieri regionali".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 52 hanno risposto SI 52 Consiglieri L'art. 8 è approvato.
Art. 9 "Ai fini di quanto previsto dal precedente art. 6, secondo comma, il Presidente della Giunta regionale, entro tre mesi dall'entrata in vigore della presente legge, comunica all'Ufficio di Presidenza l'elenco completo degli Enti o delle persone che alla data stessa rientrano nella previsione di cui al precedente art. 1, lettere a), c) e d); tale elenco deve essere aggiornato dalla Giunta regionale entro il 31 marzo di ogni anno".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 52 hanno risposto SI 52 Consiglieri L'art. 9 è approvato.
Pongo ora in votazione l'intero testo della legge.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 52 hanno risposto SI 52 Consiglieri L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Bilanci consuntivi (generale e del Consiglio Regionale)

Esame del rendiconto spese 1982 del Consiglio regionale


PRESIDENTE

Passiamo ora al punto quinto all'ordine del giorno che reca: "Esame del rendiconto spese 1982 del Consiglio regionale".
Si tratta di una deliberazione che la I Commissione ha approvato all'unanimità.
La parola al relatore, Consigliere Biazzi.



BIAZZI Guido, relatore

Signor Presidente, per quanto riguarda gli aspetti tecnici della gestione del bilancio rinvio alla relazione scritta che è già a mani dei colleghi Consiglieri.
La I Commissione ha esaminato il rendiconto del Consiglio regionale del 1982, dà un giudizio positivo ed evidenzia il fatto che la gestione è stata impostata con criteri di rigore come lo dimostrano le cospicue economie di spesa (656 milioni).
Alcuni esempi: al capitolo 10 - Trattamento di missione Consiglieri regionali - risparmio di 11 milioni; capitolo 20 spese di rappresentanza contenute al di sotto dei 40 milioni; le spese per la sistemazione e manutenzione locali un'economia di circa 86 milioni; la cancelleria e materiale per gli uffici su 50 un'economia di 9 milioni; spese per la collaborazione con la stampa, archivio fotografico, servizi fotografici sono stati spesi 15 milioni sui 35 previsti; spese per l'organizzazione l'adesione e la partecipazione a convegni e congressi sono stati spesi 25 milioni.
Le spese per le iniziative in occasione del decennale dello Statuto sono state contenute al di sotto dei 50 milioni.
A fianco del giudizio positivo vanno fatte alcune osservazioni su aspetti tecnico-contabili della gestione che tuttavia si pensa di superare con la trattazione dei dati che dovrebbe avviarsi dal prossimo autunno.
Forse sarà opportuno seguire più dettagliatamente la gestione di cassa del Consiglio regionale. La giacenza di cassa al 31/12/1982 era di 1.852 milioni, manca però la relazione del Tesoriere che del resto non è prevista da nessuna norma.
Si è fatta un'indagine campione prendendo a riferimento alcuni versamenti della Giunta e le giacenze di fine anno per gli esercizi '81 e '82 e si ha l'impressione che le giacenze abbiano oscillato troppo portando in rosso il conto presso la Tesoreria per centinaia di milioni, con la tendenza a mantenere il disavanzo su livelli troppo elevati che hanno raggiunto la punta di 4.743 milioni ed il 26/4/1982, dopo un versamento di 3.724 milioni da parte della Giunta, probabilmente non del tutto giustificato.
Del resto, l'ammontare degli interessi attivi di oltre 263 milioni nell'82 sembra confermare indirettamente questi rilievi.
Sarà quindi opportuno adottare opportuni provvedimenti che permettano di controllare costantemente la cassa ed un'iniziativa del genere ci sembra utile soprattutto in periodi di difficoltà di liquidità.
Inoltre va rilevata, sul piano contabile, l'inesattezza del Tesoriere il cui conto non corrisponde alle registrazioni della contabilità, in quanto non indica di aver riscosso, in conto residui attivi, 862 milioni a saldo delle entrate del Consiglio dell'esercizio 1981 come emerge invece dalle nostre scritture.
E' un'inesattezza che sarà opportuno sanare dal punto di vista formale nella sostanza, i conti tornano in quanto l'incasso è stato effettuato probabilmente sotto altra voce.
Si tratta inoltre di rettificare alcune impostazioni o classificazioni di entrate e di uscite. Vengono cioè indicate genericamente come partite di giro anche voci che, pur comportandosi come tali, non ne hanno la natura.
Ci si riferisce, per esempio, al fondo economale che viene reintegrato ogni volta che va ad esaurimento o addirittura alle restituzioni alla Giunta regionale delle economie di spesa e delle maggiori entrate che si sono verificate nel corso dell'esercizio.
Si rileva infine una discordanza, anche se lieve (meno di un milione) tra quanto è indicato all'art. 37 del cap. 60 - Spese del Comitato per l'affermazione dei valori della Resistenza e dei principi della Costituzione Repubblicana - ed il rendiconto finanziario del Comitato stesso per il 1982.
Si tratta con ogni probabilità di spese erroneamente imputate ad altro capitolo di bilancio. Si può infine rilevare che le spese per quanto riguarda l'aggiornamento professionale del personale del Consiglio regionale sono rimaste a livelli irrisori (2.127.500 lire) anche se si aggiungono le spese per le missioni, che spesso significano la partecipazione a convegni o a congressi, quindi occasioni di aggiornamento si rimane sempre a livelli molto bassi se si pensa alla delicatezza delle funzioni che svolge il personale regionale e del Consiglio in particolare.
La Commissione ha licenziato all'unanimità il rendiconto e, come detto in precedenza, con il giudizio positivo per quanto riguarda le scelte di gestione fatte dall'Ufficio di Presidenza improntate al rigore, salvo i rilievi fatti che non incidono sul giudizio positivo espresso.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carazzoni.



CARAZZONI Nino

Il Gruppo del Movimento Sociale Italiano - Destra Nazionale richiamandosi, per logica coerenza, alle medesime posizioni politiche assunte negli anni passati, si asterrà nella votazione del rendiconto spese del Consiglio regionale.
Per chiarezza, non vogliamo tacere che il nostro voto di astensione è motivato, sotto il profilo politico, dal giudizio severamente critico che sentiamo di dover pronunciare verso moltissime iniziative, quali quelle finanziate all'art. 37 del cap. 60, comportanti spese anche notevoli e tutte caratterizzate - a nostro avviso - da un'impostazione faziosa e partigiana, come l'organizzazione di manifestazioni rievocative, la stampa di opuscoli celebrativi e l'acquisto di numerose opere di scarso o nullo valore letterario e documentario dedicate alla trattazione di periodi della nostra storia, che ci sembrano essere stati trattati a senso unico.
Soprattutto per questo motivo, in un rendiconto peraltro accettabile e condivisibile in diverse sue voci, noi ci asterremo.
Facciamo seguito a questa dichiarazione di voto una richiesta di chiarimento.
Visto lo stanziamento di cui al cap. 30, art. 16/bis, per il progetto informazioni del Consiglio regionale, a suo tempo anche da noi approvato chiediamo di sapere se, come e quando si intenda portare a compimento questa iniziativa.
Infatti le trasmissioni televisive, preventivate per i Gruppi consiliari, sono state eseguite solo per un certo numero e furono poi sospese per il sopravvento della campagna elettorale. Oggi, però, secondo noi, andrebbero riprese e non soltanto per rispettare un criterio di rigorosa giustizia distributiva - un impegno che coinvolge e che ha coinvolto tutte le forze politiche - ma soprattutto per adempiere compiutamente alle finalità che il progetto informazione del Consiglio regionale si proponeva di raggiungere e cioè quello di dare un incentivo alle cosiddette emittenti libere nella Regione, in special modo alle minori.
Desidereremmo dunque conoscere che cosa si voglia fare al riguardo e per concludere in tema di funzionalità del Consiglio, vogliamo ancora rinnovare l'invito all'Ufficio di Presidenza a farsi carico, ma seriamente questa volta, del problema degli uffici dei Gruppi, studiando una soluzione che, a differenza della presente, non sia così transitoria e provvisoria.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, pongo in votazione tale deliberazione.
Ve ne do lettura: "Il Consiglio regionale vista la legge 6/12/1973, n. 853, recante norme sull'autonomia contabile e funzionale dei Consigli regionali delle Regioni a Statuto ordinario considerato che l'art. 5 delle predette norme stabilisce che la 'Presidenza del Consiglio regionale sottopone all'assemblea consiliare secondo le norme previste dal Regolamento interno di questa, apposita rendicontazione delle spese. Le correlative risultanze finali sono incluse nel rendiconto generale della Regione'; vista la legge regionale 29/12/1981, n. 55 'Norme di contabilità regionale' visto il Regolamento per l'autonomia funzionale e contabile del Consiglio regionale, in attuazione della legge 6/12/1973, n. 853 ed in particolare l'art. 3 che detta le norme sull'approvazione del rendiconto vista la deliberazione n. 277/83 datata 22/3/1983 con cui l'Ufficio di Presidenza ha approvato il rendiconto delle spese relative all'esercizio finanziario 1982 sia per quanto riguarda la gestione dei residui passivi alla chiusura dell'anno 1981 sia per quanto riguarda la gestione di competenza dell'esercizio 1982 visto il parere della I Commissione consiliare permanente, la quale riferisce altresì sulla situazione delle spese per l'attività e l'affermazione dei valori della Resistenza e dei principi della Costituzione Repubblicana (legge regionale 22/1/1976, n. 7) e sulla situazione al 31/12/1982 dei fondi di previdenza e di solidarietà, di cui alla legge 30/10/1972, n. 11 allegate al rendiconto di cui sopra approva il rendiconto delle spese del Consiglio regionale per l'anno 1982 presentato dall'Ufficio di Presidenza nelle seguenti Titubanze finali.
ATTIVITA' Fondo cassa all'1/1/1982 1.367.254.984 Entrate previste nel bilancio regionale per l'esercizio 1983 5.594.000.000 Entrate in conto residui attivi 1981 894.458.320 Interessi attivi 263.852.436 Entrate diverse 13.739.125 Partite di giro 654.695.533 Totale 8.788.000.398 PASSIVITA' Somme pagate in contogestione della competenza 4.341.347.571 Somme pagate in conto gestione dei residui passivi 716.324.933 Partite di giro 654.695.533 Rimborsi alla Giunta regionale 1980 e 1981 1.223.565.673 Residui passivi al 31/12/1982 917.919.497 Somma da rimborsare alla Regione 934.148.784 Totale 8.788.000.398 Prende atto che a tale rendiconto sono allegati: il bilancio del fondo di previdenza e di solidarietà per il 1982, ai sensi dell'art. 3 della legge regionale 12/6/1978, n. 32 le note riepilogative presentate dai Gruppi consiliari circa l'utilizzazione dei fondi loro erogati nell'anno 1982 ai sensi dell'art. 3 della legge regionale 9/12/1980, n. 77".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 50 voti favorevoli e 2 astensioni.



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