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Dettaglio seduta n.2 del 28/07/80 - Legislatura n. III - Sedute dal 9 giugno 1980 al 11 maggio 1985

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BENZI


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Il punto primo all'ordine del giorno reca: "Approvazione verbali precedenti sedute". I Consiglieri hanno ricevuto i verbali delle sedute della seconda legislatura del 22 e 23 aprile e della terza legislatura del 14 luglio 1980.
Chiede la parola il Consigliere Carazzoni. Ne ha facoltà.



CARAZZONI Nino

Dichiaro a titolo personale, senza cioè che questa dichiarazione abbia ad impegnare il mio collega di Gruppo, che mi asterrò sull'approvazione dei verbali delle ultime sedute della seconda legislatura, in quanto non facevo parte dell'assemblea. Dichiaro invece che il Gruppo del Movimento Sociale Destra Nazionale voterà contro l'approvazione del verbale della prima seduta della terza legislatura per una logica e motivata ragione di coerenza. Se approvassimo quest'atto verremmo ad approvare, così come si è verificata, l'elezione dell'ufficio di Presidenza, contro la quale abbiamo invece proposto - come è noto - ricorso al Tribunale Amministrativo Regionale chiedendone l'annullamento. Per questo motivo diamo voto contrario.



PRESIDENTE

Pongo ai voti per alzata di mano i processi verbali suddetti.
Sono approvati a maggioranza.


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute

Argomento:

Comunicazioni del Presidente

Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

a) Incontro con delegazione lavoratori Indesit


PRESIDENTE

Questa mattina i dipendenti dell'Indesit hanno svolto una manifestazione per richiamare la nostra attenzione sulla situazione dell'azienda. Parlando con i rappresentanti dell'Indesit ho spiegato che in mattinata si sarebbe costituito il governo regionale che diventerà l'interlocutore più autorevole. Naturalmente tutti i partiti sono impegnati per una soluzione che mantenga i posti di lavoro. L'Indesit è un grande complesso che ha grandi interessi e grandi problemi per il mantenimento dei posti di lavoro nell'azienda e nell'indotto il peso del quale, se non lo supera, è pari a quello dell'Indesit.
Prima di fare dichiarazioni nella mia veste di Presidente provvisorio del Consiglio regionale, ho voluto rassicurare i dipendenti, facendo loro presente che la questione che hanno rappresentato sta a cuore non solo a me, ma a tutto il Consiglio.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

b) Situazione occupazionale alla Fiat e all'Indesit


PRESIDENTE

Egregi Consiglieri, nel corso della prima seduta della conferenza dei Presidenti, svoltasi il 21 luglio scorso, è stata da tutti rilevata la necessità che venga al più presto esaminata dagli organi regionali la situazione occupazionale nella nostra Regione, soprattutto in riferimento alle recenti vicende che stanno interessando l'Indesit e la Fiat e alle conseguenti iniziative che la Regione può assumere o promuovere.
Si è però constatato come l'attuale situazione degli organi regionali non ancora definitivamente costituiti dopo la consultazione elettorale renda pressoché impossibile affrontare tempestivamente e compiutamente l'argomento nel nostro Consiglio, in assenza di una Giunta che possa assumere precise responsabilità ed impegni in relazione a decisioni che il Consiglio dovesse prendere in merito.
D'altra parte, non era pensabile che il Consiglio regionale ignorasse completamente una situazione che vede messe in forse migliaia di posti di lavoro e che desta preoccupazioni gravissime per gli sviluppi che pu assumere in un prossimo futuro.
Si è per tanto concordato che l'argomento venisse sinteticamente trattato nel corso delle "Comunicazioni" che il Presidente del Consiglio fa all'inizio di ogni seduta anche al fine di informare i Consiglieri sulle iniziative che la Giunta uscente sta portando avanti in questo periodo.
Alle comunicazioni del Presidente non dovrebbe seguire - secondo quanto concordato - il dibattito che verrà rinviato ad un momento successivo all'elezione della Giunta.
Sulla base di tali decisioni, ho quindi preso contatto con la Giunta e con l'Assessore Alasia al fine di acquisire le notizie necessarie, Insieme abbiamo concordato sull'opportunità che nel corso della seduta odierna l'Assessore Alasia provvedesse a far avere a ciascun Consigliere un'informazione sulle situazioni di crisi industriale con particolare riferimento agli sviluppi intervenuti tra il maggio 1980 e il luglio 1980.
Penso che il testo di tale relazione vi sia stato distribuito. Da essa emerge come la Giunta stia seguendo in questo momento una settantina di stabilimenti in crisi. Alcune di queste situazioni hanno compiuto nei mesi considerati, passi avanti, altre si sono aggravate, ma altre se ne sono aggiunte con caratteristiche di particolare gravità (mi riferisco all'Indesit, alla Fiat e alla Montedison ) e con conseguenze non esattamente valutabili e non limitate alla nostra Regione. Ed è proprio su questi tre punti cruciali che si accentra la relazione di Alasia che vi è stata consegnata.
Da questa relazione emerge anche che la Regione, e per essa la Giunta ancora in carica, non è rimasta inattiva ed ha assunto o partecipato ad iniziative volte a sbloccare le situazioni che presentavano caratteristiche di maggior preoccupazione ed urgenza. Sappiamo che altri Enti (la Provincia di Torino, il Comprensorio, i Comuni interessati) si stanno muovendo ed anzi sollecitano l'assunzione di iniziative di incontri da parte degli organi regionali. E' quindi evidente che questo è uno dei primi compiti che attendono gli organi regionali non appena definitivamente costituiti. Non possiamo che ricavarne un ulteriore sollecito a procedere spedita mente alla loro costituzione.
La parte finale investe la Giunta, ma investe anche il Consiglio e deve essere nel cuore di tutti noi. Voglio ringraziare l'Assessore Alasia per quanto ha fatto e quanto farà nonostante le sue attuali condizioni di salute. Gli auguro una pronta guarigione.
In merito alla relazione che è stata distribuita mi rimetto a quanto la Giunta vorrà dichiarare.


Argomento:

c) Presentazione progetto di legge


PRESIDENTE

Il Gruppo liberale ha presentato un progetto di legge sulla: "Istituzione dell'Ufficio del difensore civico", in data 14 luglio 1980 che sarà trasmesso alla Commissione competente.


Argomento: Consiglio, organizzazione e funzioni

d) Rinnovo Commissioni speciali


PRESIDENTE

Per la formazione della Giunta delle Elezioni e delle Commissioni per il regolamento e consultiva per le nomine mancano i nominativi del P.S.I. e del P.L.I. Per quanto riguarda la Commissione di vigilanza per la Biblioteca manca il nominativo del P.S.I.
Prego, per quanto è possibile, di voler dare alla Segreteria questi nominativi in mattinata.


Argomento: Formazione professionale

e) Nuovo esame della legge respinta dal Governo: "Diritto allo studio nell'ambito universitario"


PRESIDENTE

La legge sul diritto allo studio, approvata dal Consiglio regionale il 22 aprile 1980, è stata respinta, con osservazioni, da parte del Commissario di Governo. E' stata costituita una Commissione per cercare di superare il disaccordo esistente fra i Gruppi. La legge è importante ed urgente, infatti se non sarà approvata entro ottobre avremo delle grosse difficoltà per quanto si riferisce alla gestione della mensa universitaria.
L'accordo preso è di accantonare la legge fino a che la nuova Giunta non ne disporrà l'esame secondo le norme di legge.


Argomento: Consiglio, organizzazione e funzioni

Dimissioni dell'Ufficio di Presidenza e adempimenti di cui all'art. 14 dello Statuto


PRESIDENTE

Passiamo al punto quarto all'ordine del giorno: "Dimissioni dell'Ufficio di Presidenza e adempimenti di cui all'art. 14 dello Statuto".
L'art. 14 dello Statuto della Regione Piemonte recita: Elezione dell'Ufficio di Presidenza "Il Consiglio, come suo primo atto, procede all'elezione dell'Ufficio di Presidenza, composto dal Presidente, due Vicepresidenti e da due a quattro Segretari.
L'Ufficio di Presidenza deve essere composto in modo da assicurare la rappresentanza della minoranza.
L'elezione del Presidente del Consiglio ha luogo a scrutinio segreto ed a maggioranza assoluta dei componenti il Consiglio. Se nessun candidato ottiene tale maggioranza, si procede ad una votazione di ballottaggio fra i due candidati che hanno ottenuto il maggior numero dei voti. In caso di parità, è eletto il più anziano di età.
Alle elezioni dei Vicepresidenti e dei Segretari si procede con votazioni separate e ciascun Consigliere vota, a scrutinio segreto, con le modalità stabilite dal Regolamento.
I componenti dell'Ufficio di Presidenza restano in carica 30 mesi e sono rieleggibili".
La parola al Consigliere Paganelli.



PAGANELLI Ettore

L'elezione dell'Ufficio di Presidenza è stata effettuata nella precedente seduta per consentire un periodo di tregua alle forze politiche al fine di ricercare le possibilità per la formazione della Giunta. Queste possibilità oggi ci sono. Senza voler invertire il dibattito che avverrà sul punto successivo dell'ordine del giorno, gradiremmo ascoltare le dichiarazioni delle forze politiche che si accingono a dare il loro voto alla costituzione di questa Giunta, perché dal tipo di dichiarazione dipende il voto del Gruppo della D.C., sia in ordine all'accettazione delle dimissioni sia in ordine ai conseguenti atteggiamenti per la successiva elezione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Viglione.



VIGLIONE Aldo

Signor Presidente, quale Capogruppo del Gruppo consiliare del P.S.I.
nel Consiglio regionale del Piemonte, prendo atto delle dimissioni che l'intero Ufficio di Presidenza in questo momento ha formalizzato.
Il P.S.I. rileva la giustezza dell'atteggiamento assunto dall'Ufficio di Presidenza, che aveva carattere di provvisorietà, per garantire la vita dell'istituzione. L'assetto dell'Ufficio di Presidenza che è stato unitariamente formulato nella riunione dei Gruppi prevede un Presidente due Vicepresidenti e quattro Segretari, tenendo conto nella ripartizione del peso delle forze politiche, delle loro componenti e di ogni altro aspetto della vita democratica del Parlamento regionale.
Il Gruppo socialista darà il voto secondo le decisioni che sono state assunte nella riunione dei Presidenti dei Gruppi. Andiamo incontro a scadenze importanti, ad ulteriori assetti che permettano una vita stabile al governo regionale, all'aggregazione di forze che auspichiamo sempre più numerose, per garantire la vita del governo regionale e quindi la soluzione dei gravi problemi che stanno di fronte a noi. Rifiutiamo il termine di provvisorio, perché vogliamo aprire un discorso generale che riguardi le Commissioni, le parti istituzionali della vita del Consiglio regionale.
Rifiutiamo di rinchiuderci in maggioranze, di contrapporci muro a muro, di far valere il numero che eventualmente andassimo ad aggregare o fossimo in grado di aggregare; rifiutiamo tutto questo nella vita del parlamento regionale che consideriamo nell'intervento per la formazione della Giunta la centralità della vita della nostra Regione, il momento di direzione politica. Vogliamo essere aperti a soluzioni che diano piena soddisfazione che valorizzino l'apporto di tutte le forze politiche e democratiche che compongono il Consiglio regionale e pertanto apriremo un'ulteriore fase che ritengo sicuramente produttiva di effetti importanti per tutti, ma soprattutto per i problemi che attendono soluzione nel nostro Piemonte.



PRESIDENTE

Ha facoltà di intervenire il Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Anche il nostro Gruppo intende sanzionare con una dichiarazione la fine di una soluzione provvisoria che aveva lo scopo di garantire nel rispetto rigoroso e coerente della scadenza statutaria, la piena funzionalità dell'istituzione regionale. Ci sono ragioni di sostanza e di merito che inducono noi, e mi auguro tutte le forze politiche, a ravvisare nell'urgenza democratica la questione di fondo oggi in Piemonte, sono i lavoratori dell'Indesit che ci rappresentano la grave crisi occupazionale e produttiva del Piemonte. Non mi dilungo su questo, dico solo che sono ragioni che stanno al di sopra di ogni altra considerazione per addivenire all'appuntamento della formazione di una Giunta e di un governo regionale.
Chiusa la fase provvisoria, si va a definire un assetto che è suscettibile come è ovvio - di tutte le possibili positive e nuove evoluzioni politiche e già oggi rappresenta un punto fermo in grado di assicurare governabilità piena da parte dell'istituzione regionale. In questo senso va la richiesta formulata dal Consigliere Viglione discussa nella riunione di stamane, dell'entrata a regime, dell'Ufficio di Presidenza nel pieno delle potenzialità rese possibili dallo Statuto.
Il Partito comunista e il Partito socialista hanno presentato un documento sulle linee programmatiche nel quale ci sono elementi che fanno ritenere che la fase provvisoria sia compiuta e che inizi una fase a regime che sia all'altezza dei problemi.
Il nostro atteggiamento è coerente con la linea politica e l'indirizzo politico tenuti dalle fonte di maggioranza nei cinque anni passati. A proposito della formazione degli importantissimi strumenti di lavoro e di governo dell'assemblea regionale, le Commissioni, rilascio a nome della maggioranza e del Gruppo comunista dichiarazioni di piena disponibilità per la discussione su quantità, qualità, composizione e responsabilità da attribuire a tutti i partiti. Nella riunione dei Capigruppo sono riecheggiati toni polemici che non intendiamo seguire. Nella Regione Veneto il P.C.I., nonostante il suo peso politico è stato abilitato a partecipare con ruoli di responsabilità nelle Commissioni. Il nostro intendimento in Piemonte è diverso; è di continuità con l'atteggiamento di apertura politica che ha fatto dell'esperienza Piemonte un caso peculiare. In questo senso è orientato il nostro voto per la riconferma del compagno Benzi e per le sostituzioni del Vicepresidente e dei Segretari.



BONTEMPI Rinaldo

PRESIDENTE.



BONTEMPI Rinaldo

La parola al Consigliere Mignone.



MIGNONE Andrea

Il Gruppo socialdemocratico innanzitutto vuole sottolineare l'estremo senso di responsabilità dimostrato dal Presidente del Consiglio e dall'Ufficio di Presidenza nel rispondere alla decisione del 14 luglio di rassegnare le dimissioni nel momento in cui si veniva prefigurando la costituzione della nuova Giunta regionale; tale senso di responsabilità già sottolineato negli interventi dei colleghi Consiglieri che mi hanno preceduto, contribuirà alla correttezza, alla serietà e alla positività dei rapporti tra tutte le forze politiche presenti all'interno del Consiglio regionale. E questo lo sarà ancor più se unitaria sarà, come noi auspichiamo, la decisione del Consiglio regionale attorno alla composizione e alla designazione dei Consiglieri che formeranno il nuovo Ufficio di Presidenza. Accettiamo la proposta di riconferma del compagno Benzi a Presidente del Consiglio regionale e chiediamo che vi sia unità di consensi.
La nostra posizione ci vede differenziati per ciò che riguarda il futuro assetto degli organi esecutivi regionali e di questo avremo occasione di discutere al punto successivo all'ordine del giorno. Il voto differenziato da un lato risponde all'esigenza di governabilità che ancora oggi ci è stata sottolineata attraverso le gravi notizie sulla situazione occupazionale, dall'altro vuole significare che attorno a questa proposta vi possono essere ulteriori verifiche programmatiche con attenzione all'evoluzione del quadro politico generale. Anche per queste ragioni noi auspichiamo che attorno all'Ufficio di Presidenza vi sia l'unanimità dei consensi con l'impegno da parte di tutte le forze politiche di una discussione complessiva sul numero delle Commissioni, sulle competenze e sulle attribuzioni delle responsabilità.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vetrino.



VETRINO Bianca

Il 14 luglio, con la prima riunione del Consiglio regionale, votammo il Presidente Benzi in quanto vedevamo in quella soluzione la provvisorietà ma anche la possibilità di superare un'impasse nella quale si trovava il Consiglio, impasse determinata dalla norma statutaria. Oggi 28 luglio puntualmente il Consiglio si riunisce per adempiere ad una fondamentale esigenza che è quella di votare il suo Presidente e successivamente la Giunta e gli Assessori. Il Presidente dovrebbe essere riconfermato nella persona del dr. Benzi, che in questo periodo ha agito con alacrità e con efficienza e che è oggi l'espressione di una maggioranza formata dal P.C.I., P.S.I., P.S.D.I. La funzione della Presidenza del Consiglio va oltre quella che può essere la composizione della Giunta in quanto ha funzione di sintesi. Poiché la soluzione di maggioranza che ci viene presentata questa mattina è di una coalizione che spacca in due il Consiglio e ciò in un momento particolarmente drammatico per la nostra Regione, noi riteniamo che in questo caso la Presidenza dovrebbe essere riservata alla minoranza proprio per consentire una migliore gestione del Consiglio. Nella minoranza è compreso tra l'altro il maggior partito di maggioranza relativa, la D.C.: pensiamo quindi che il modo più corretto di risolvere il problema della Presidenza sia appunto quello di riservare alla D.C. il posto della Presidenza del Consiglio.
Sottoponiamo all'attenzione del Consiglio questa candidatura in quanto riteniamo che l'opera mediatoria che può svolgere un Presidente che non fa parte della maggioranza possa essere di grande utilità per la serena conduzione dei lavori del Consiglio sui grandi problemi del Piemonte. Su questo vorremmo sentire il parere degli altri Gruppi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bastianini.



BASTIANINI Attilio

Il Gruppo liberale prende atto che l'Ufficio di Presidenza adempie all'impegno assunto il 14 luglio rassegnando le dimissioni, e che la soluzione che viene proposta per la Presidenza dell'assemblea è nei fatti una componente non irrilevante della soluzione per il governo della Regione che, in assenza di una maggioranza assoluta, si cerca di dare ai lavori del Consiglio. Non possiamo accettare questa impostazione e, indipendentemente dal giudizio sulla persona del Consigliere Benzi, che rimane di piena fiducia, non possiamo esprimere un voto a lui favorevole. A noi sembra che proprio la gravità della crisi che il Piemonte attraversa e che è stata richiamata dal P.C.I. e dal P.S.I. come uno dei motivi urgenti per fare fretta, per trovare una soluzione, anche se non ancora confortata da una maggioranza assoluta, avrebbe dovuto consigliare di coinvolgere nelle responsabilità centrali della conduzione dell'assemblea regionale le forze di minoranza. Abbiamo incontrato resistenza e rigidità da parte delle forze di maggioranza su questa proposta, resistenze e rigidità che ci hanno ancora più confermato come anche il tassello della Presidenza dell'assemblea fosse una delle componenti di una trattativa avviata e non ancora conclusa per la formazione del governo regionale. Prendiamo atto di questa situazione: se non saranno formulate delle candidature alternative come da indicazione del Gruppo repubblicano - esprimeremo voto di astensione nella persona del Presidente; se verranno formulate delle candidature alternative ci riserviamo un'ulteriore dichiarazione di voto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carazzoni.



CARAZZONI Nino

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, lasciamo le recriminazioni su questo Ufficio di Presidenza ai partiti che, nella seduta precedente e nella speranza di determinare una diversa maggioranza, si prestarono a votare unitariamente nella votazione, cosiddetta "dell'ammucchiata", il signor Presidente in carica.
Per quanto riguarda il Movimento Sociale, dobbiamo innanzitutto dichiarare che, con le dimissioni di questo Ufficio di Presidenza e con le votazioni per il suo rinnovo, vengono ad essere rimosse di fatto le cause che avevano determinato il ricorso del nostro Gruppo al Tribunale Amministrativo Regionale. Il nostro ricorso si fondava su ragioni di merito, non di principio, sostenendo noi che quell'Ufficio votato da tutti i partiti qui rappresentati, venuti dunque a configurarsi come una nuova maggioranza, dovesse prevedere, nel rispetto dell'art. 14 dello Statuto, la rappresentanza della minoranza, identificabile, nel caso, nel Movimento Sociale Italiano Destra Nazionale. Non essendosi questo verificato, avevamo presentato ricorso al T.A.R. e ora il nostro passo si trova a venire, per così dire, vanificato dalla nomina di un nuovo Ufficio di Presidenza, anche se non riteniamo di interrompere l'iter del provvedimento in corso nella speranza quanto meno di ottenere dal T.A.R. un pronunciamento che sancisca che l'elezione dell'Ufficio di Presidenza non è un' "interna corporis" del Consiglio regionale, ma un atto di rilevanza esterna e come tale sottoposto e soggetto all'esame degli organi di controllo. Sono cadute quindi, o meglio verranno ad essere superate, le ragioni di merito; ma conservano una loro intrinseca validità le ragioni di principio che già ci avevano portato nella seduta precedente a prendere posizione contro i criteri costitutivi dell'Ufficio di Presidenza, criteri che oggi richiamiamo e ribadiamo in toto. Intendiamo protestare per il fatto che l'Ufficio di Presidenza, che dovrebbe essere il presidio garantista dell'intera assemblea in realtà viene eletto sulla base della aprioristica discriminazione di una sua componente, vale a dire la Destra Nazionale. Si badi, abbiamo detto "aprioristica" perché un conto è che ci fosse stato detto che nell'Ufficio di Presidenza non possiamo entrare per ragioni di consistenza numerica altro invece è partire dal presupposto che il Movimento Sociale Italiano Destra Nazionale non debba e non possa comunque far parte di un Ufficio di Presidenza. Ebbene, questa pervicace volontà discriminatoria è a nostro avviso assurda, aberrante, fa a pugni con il concetto stesso di una democrazia correttamente intesa. Noi lo abbiamo sostenuto la volta scorsa citando gli esempi, contrastanti con l'impostazione degli Uffici di Presidenza, del Parlamento Europeo e del Parlamento Italiano. Più ancora abbiamo dimostrato l'illogicità e l'illegittimità di un Ufficio di Presidenza dal quale siamo faziosamente esclusi, ma al quale tuttavia viene affidata la gestione dei soldi nostri, quelli che dobbiamo versare, senza più avere il diritto al controllo, come contributi obbligatori al fondo di solidarietà del Consiglio regionale. Avevamo domandato, e qui rinnoviamo la richiesta, che alle sedute dell'Ufficio di Presidenza facciano parte di diritto i rappresentanti delle forze politiche che pure non vi sono ammesse. Ci siamo battuti per anni per la pubblicità delle deliberazioni dell'Ufficio di Presidenza, oggi finalmente ammessa dall'art. 8 del Regolamento che impegna l'Ufficio stesso a trasmettere ai Gruppi consiliari copia di ogni deliberazione adottata. Continueremo adesso a batterci per il diritto della rappresentanza secondo la proposta che abbiamo formulato e cioè l'allargamento dell'Ufficio di Presidenza a tutte le forze politiche così come insisteremo in altra sede nella nostra vecchia richiesta che i bilanci del Consiglio regionale vadano sottoposti al controllo della Corte dei Conti Per intanto altro non possiamo fare che ribadire il nostro giudizio negativo sull'Ufficio di Presidenza richiamandoci alle medesime ragioni di principio che già esprimemmo nella precedente seduta e che ancora oggi abbiamo brevemente richiamato. Nelle votazioni per il Presidente, il MSI-DN voterà per il Presidente del Gruppo; nelle votazioni per i Vicepresidenti e per i Segretari darà scheda bianca.



PRESIDENTE

La parola al collega Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, a me sembra intanto di dover dare atto della correttezza dell'Ufficio di Presidenza in quanto ha mantenuto l'impegno delle dimissioni. La rielezione dell'Ufficio di Presidenza avviene in una situazione diversa da quella del 14 luglio scorso, in quanto oggi siamo in presenza di un documento presentato da due partiti su alcuni filoni programmatici e del delinearsi di uno schieramento che permette di dare vita ad una Giunta. Il Presidente del Consiglio deve essere espressione di questa maggioranza e deve avere carattere di continuità con il passato. Questa è una delle ragioni che ci induce a non esprimere voto favorevole all'elezione del Consigliere Benzi. L'altra ragione è che il Partito socialdemocratico non ha ancora sciolto il nodo rispetto alla partecipazione alla maggioranza. Voteremo scheda bianca per il Presidente del Consiglio, per marcare un dato di continuità con il passato e voteremo i compagni comunisti e socialisti nell'Ufficio di Presidenza. Comunque il Presidente del Consiglio è l'espressione dell'intero Consiglio, come del resto è avvenuto nella passata legislatura e come tale tutela le minoranze. La Presidenza del Consiglio deve avere anche una caratterizzazione politica, perché non solo deve tutelare le minoranze ma deve anche avere un occhio particolare ai gravi problemi sociali del Paese che sono estremamente importanti per i lavoratori che hanno il posto di lavoro minacciato, così come oggi ci è stato rappresentato dai dipendenti dell'Indesit.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Paganelli.



PAGANELLI Ettore

Signor Presidente, come avevo annunciato, vorrei fare alcune precisazioni. Nel corso di queste giornate vi è stata la richiesta non immotivata da parte della D.C. della Presidenza del Consiglio regionale. La D.C. rappresenta in quest'aula il Gruppo di maggioranza relativa. La richiesta, come abbiamo appreso ufficialmente stamattina nella riunione dei Capigruppo, non è stata accolta da quei Consiglieri che si accingono, con diverse motivazioni, a formare la maggioranza di Giunta. Registriamo il fatto.
Non era immotivata la nostra richiesta se è vero che in altre realtà ad esempio in Lombardia, dove la D.., ha 34 seggi e il P.C.I. 23, il Partito comunista ha ritenuto di chiedere la Presidenza del Consiglio regionale. Non essendogli la stessa stata attribuita, poiché è andata ad un socialista, il P.C.I. ha rilasciato in un comunicato dichiarazioni che leggo testualmente: "L'atto oggi compiuto dalle forze del centro-sinistra è obiettivamente una discriminazione nei confronti del P.C.I.
Si è fatta prevalere una logica chiusa".
Se il Partito comunista dice questo in una Regione dove il rapporto di forza è quello che ho citato, lascio immaginare che cosa dovremmo dire in Piemonte dove il rapporto di forza è completamente diverso. Ci basta registrare questo fatto.
Prendiamo viceversa atto delle dichiarazioni che i Capigruppo comunista e socialista hanno avanzato per la formazione e la composizione delle Commissioni consiliari. Non si tratta di una novità, d'altra parte, perch in questa Regione sin dal momento della formazione delle Commissioni, credo nell'anno 1971, sono state assegnate Presidente a coloro che in quel momento rappresentavano l'opposizione. Quindi non è una novità. Noi registriamo il fatto che i rappresentanti di quelle due forze politiche dichiarino di voler continuare su questa strada. Per quanto riguarda la domanda specifica che deve determinare l'atteggiamento del Gruppo della D.C. sul voto per il Presidente del Consiglio regionale, devo prendere atto della dichiarazione del rappresentante del Gruppo socialdemocratico il quale ha parlato di una posizione differenziata e non chiusa del Partito socialdemocratico e di una posizione che dovrà avere nel dibattito successivo delle esplicazioni ed in quella sede certo ne trarremo delle ulteriori conclusioni. Riconosciamo al Presidente in carica, dimissionario e designato dai Gruppi socialista, comunista, socialdemocratico le doti di imparzialità e di equilibrio che deve avere ogni Consigliere che si accinge a presiedere un Consiglio regionale.
Prendiamo anche atto e valutiamo tutta l'importanza e tutto il peso politico della proposta che il Capogruppo del Partito repubblicano Consigliere Vetrino Nicola, ha fatto nei confronti della D.C. e raccordiamo questa sua proposta con l'intervento del Consigliere Bastianini il quale ha detto che una Presidenza alle opposizioni, ed evidentemente al più forte Gruppo che si colloca all'opposizione, sarebbe stato un diverso tassello nei rapporti che le forze politiche debbono instaurare in Consiglio.
Poiché, quale rappresentante del Gruppo D.C., cercherò di essere molto realista in ogni dibattito, prendo atto di questa generosa proposta, ma devo anche prendere atto dell'atteggiamento delle altre forze politiche.
Dovendo improntare la nostra attività al realismo, penso che una contrapposizione della candidatura della D.C. a quella del Consigliere Benzi, sarebbe una contrapposizione pura e semplice senza molti sbocchi e forse determinata a portare sin dall'inizio maggiori contrasti tra le forze politiche. Non contrapporremo una candidatura D.C. alla candidatura di Benzi, non voteremo il Consigliere Benzi, ma ci asterremo in questa votazione credendo che questa sia nell'attuale fase politica la collocazione migliore, più realistica che il Gruppo della D.C. può offrire dalla sua responsabilità di Gruppo di maggioranza relativa.



PRESIDENTE

La parola al collega Viglione.



VIGLIONE Aldo

Signor Presidente, siamo veramente dispiaciuti del fatto che i Gruppi della D.C., del P.L.I., del P.R.I., pur riconoscendo al Presidente Benzi quanto ha fatto in questi giorni, il suo comportamento corretto, la sua lealtà, capacità ed intelligenza non si apprestino a dargli forza con il voto.
Con il collega Paganelli siamo vissuti insieme dieci anni attraverso vicende spesso alterne e spesso amare. Non vorrei che questo fosse soltanto motivo di insoddisfazione. Chi vi parla potrebbe dire qualcosa dell'insoddisfazione. Ma, nella politica bisogna fare politica non dell'insoddisfazione, né dell'ira, né dei fatti che poi diventano di contrapposizione. Dell'amarezza ne abbiamo provata tutti e il fatto che voi oggi con il vostro atteggiamento, a mio giudizio sommesso, modesto, umile sbagliate di nuovo, come avete fatto nella precedente legislatura quando vi offrivamo il posto di Presidente del Consiglio regionale del Piemonte e per ben due volte l'avete rifiutato. Oggi, con l'assenza dal voto, voi perpetuate questo errore. Per ottenere un obiettivo bisogna essere sulla strada dell'obiettivo, se no si va fuori. Farei anch'io un errore se vi richiamassi ancora ad esaminare attentamente questa vostra posizione. Voi vi richiamate a una non rottura nel momento istituzionale del parlamento regionale, che racchiude in sé tutte le forze politiche, tutte le capacità di essere forza di opposizione e di governo. A questo punto bisogna, avere atteggiamenti conseguenti. Di questioni aperte ve ne sono costantemente tanto più nel procedere della politica, tanto più in questi momenti difficili che richiedono unità. Non intendiamo considerare questo atteggiamento come forza di contrapposizione, semmai di un dialogo interno di un fatto interlocutorio che potrebbe essere recuperato con il tempo.
Occorre molta unità ed occorre essere tutti insieme sia pure con ruoli diversi per superare la crisi che oggi travaglia la comunità regionale.
Nel votare compatti il Presidente Benzi, riconosciamo, sia pure a pochi giorni dalla sua nomina, uno stile, una garanzia, un'altezza di ingegno e di comportamento da far ritenere che egli possa adempiere nel futuro interamente il proprio compito.



PRESIDENTE

Concluse le dichiarazioni dei Gruppi, preso atto delle dimissioni dell'Ufficio di Presidenza, possiamo procedere alla votazione del nuovo Ufficio di Presidenza.
Si distribuiscano le schede per l'elezione del Presidente del Consiglio regionale.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti n. 60 votanti n. 60 hanno ottenuto voti: Benzi Germano n. 32 Carazzoni Nino n. 2 Bastianini Attilio n. 1 schede bianche n. 25 Risulta quindi eletto Presidente del Consiglio regionale il Consigliere Germano Benzi.
Passiamo all'elezione dei due Vicepresidenti. Chiede la parola il Consigliere Bontempi. Ne ha facoltà.



BONTEMPI Rinaldo

Viste le dimissioni rassegnate dal rappresentante del nostro Gruppo Giovanni Ferrero, che era stato in caricato nella fase provvisoria della funzione di Vicepresidente, noi proponiamo come soluzione stabile il nome del Consigliere Maria Laura Marchiaro.
Riteniamo di dare un contributo serio alla funzionalità del Consiglio e alla sua rappresentatività. Le doti di equilibrio, la conoscenza dei problemi, l'esperienza della signora Marchiaro sono a tutti note. La scelta di una donna è un segno dell'importanza che il Gruppo comunista dà, sotto il profilo della rappresentatività, all'importantissima componente femminile, già presente numericamente nel nostro Gruppo.



PRESIDENTE

La parola al collega Paganelli.



PAGANELLI Ettore

Il Gruppo della D.C., cui spetta secondo le intese con le altre forze politiche designare il proprio rappresentante nell'Ufficio di Presidenza indica il nome del collega Picco. Anche il Gruppo della D.C. crede di offrire la capacità di un Consigliere che già nella passata legislatura e nei precedenti incarichi ricoperti in altre sedi ha dimostrato di essere attento e profondo conoscitore dei problemi che nella vita di un Consiglio si dibattono.
Questa indicazione ha però anche un altro significato. Poiché l'Ufficio di Presidenza ha dovuto più volte occuparsi, e quelli sono stati i momenti di maggiore coagulo, della lotta delle forze democratiche piemontesi contro l'eversione, non è senza significato la designazione per questa carica di un Consigliere che ha pagato per questa lotta il suo tributo di sangue.



PRESIDENTE

Si proceda ora alla votazione a scrutinio segreto per l'elezione dei due Vicepresidenti. Ricordo che ai sensi del settimo comma dell'art. 4 del Regolamento, ciascun Consigliere può votare un solo nome.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti n. 60 votanti n. 60 hanno ottenuto voti: Marchiaro Maria Laura n. 32 Picco Giovanni n. 25 schede bianche n. 3 Proclamo, pertanto, eletti Vicepresidenti i Consiglieri Maria Laura Marchiaro e Giovanni Picco che hanno riportato il maggior numero di voti.
Bisogna procedere all'elezione dei Consiglieri Segretari. Su richiesta del Consigliere Bontempi, che l'ha formalizzata, pongo in votazione la proposta di portare da tre a quattro i Consiglieri Segretari.
Chiede la parola il Consigliere Carazzoni. Ne ha facoltà.



CARAZZONI Nino

Il Gruppo del Movimento Sociale si era astenuto nella precedente seduta sulla richiesta di portare da quattro a tre il numero dei Consiglieri Segretari. Voterà invece contro la proposta fatta adesso di elevare il numero dei Segretari da tre a quattro in quanto la ritiene strumentale, non determinata da necessità oggettive e soprattutto confermante la volontà di discriminazione che in questo modo viene ulteriormente sancita nei confronti della nostra parte politica.



PRESIDENTE

La ringrazio. Nelle varie proposte da lei avanzate ve n'è qualcuna veramente interessante e se mi sarà data la possibilità di proseguire nel mio incarico di Presidente qualche sua proposta la riterrò valida. Invito i Gruppi a segnalare i nomi proposti per i Consiglieri Segretari.
Chiede la parola il Consigliere Paganelli. Ne ha facoltà.



PAGANELLI Ettore

Prendo la parola semplicemente per dire che ci collochiamo nell'elezione dei Consiglieri Segretari nello stesso spirito con cui ci siamo collocati nell'elezione del Presidente. Nel corso della riunione dei Capigruppo e dei rappresentanti delle forze politiche si è lasciato alle forze politiche di vedere quali erano le possibili loro rappresentanze e le forze politiche avrebbero desiderato in quel momento conoscere la composizione dell'Ufficio di Presidenza nel quadro più ampio della composizione delle Commissioni. Questo non è stato possibile e pertanto anche qui ci collochiamo con responsabilità e realismo riservando all'esame complessivo il nostro atteggiamento che non può che essere dignitoso. In questo momento per non creare intralci il Gruppo della D.C. favorirà l'elezione di un Segretario liberale e di un Segretario repubblicano.



VIGLIONE Aldo

Il Gruppo socialista propone come Segretario il compagno Giorgio Salvetti.



BASTIANINI Attilio

Il Partito liberale indica nel Consigliere Turbiglio il proprio membro nell'Ufficio di Presidenza quale Segretario del Consiglio regionale del Piemonte, e prende atto della disponibilità dimostrata dalla D.C. per risolvere il problema delle designazioni dei membri di minoranza del collegio di Presidenza.



BONTEMPI Rinaldo

Il Partito comunista indica per l'incarico di Segretario dell'Ufficio di Presidenza il Consigliere Gilberto Valeri.



VETRINO Bianca

Il Partito repubblicano indica per la composizione dell'Ufficio di Presidenza il Consigliere Vetrino Nicola.



PRESIDENTE

Chi è favorevole ad aumentare il numero dei Consiglieri Segretari da tre a quattro alzi la mano.
La proposta è approvata con 58 voti favorevoli e 2 contrari.
Si proceda con la votazione a scrutinio segreto dei quattro Consiglieri Segretari: a norma dell'ottavo comma dell'art. 4 del Regolamento, ciascun Consigliere può votare per due nomi.
Si distribuiscano le schede.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti n. 60 votanti n. 60 hanno ottenuto voti: Valeri Gilberto n. 33 Salvetti Giorgio n. 32 Turbiglio Antonio n. 24 Vetrino Nicola Bianca n. 23 schede bianche n. 3 Proclamo eletti Segretari i Consiglieri Gilberto Valeri, Giorgio Salvetti, Antonio Turbiglio e Bianca Vetrino Nicola che hanno ottenuto il maggior numero di voti.
Come previsto dall'art. 4, ultimo comma, del Regolamento "dopo la proclamazione dei risultati dell'elezione dell'intero Ufficio di Presidenza, questo si insedia e procede ai successivi adempimenti del Consiglio", invito il nuovo Ufficio di Presidenza a prendere posto al banco della Presidenza.
Vista l'ora e gli adempimenti che ancora ci attendono sospendo per qualche minuto la seduta e convoco i Capigruppo per concordare i lavori.



(La seduta, sospesa alle ore 12,30 riprende alle ore 13,10)


Argomento: Giunta, organizzazione e funzioni

Illustrazione documento programmatico della Giunta regionale


PRESIDENTE

La seduta riprende.
La conferenza dei Capigruppo ha, prima di tutto, ricevuto una delegazione dell'Indesit alla quale ha manifestato la preoccupazione che è viva in tutti noi e che esternerà con i provvedimenti che la nuova Giunta assumerà non appena sarà costituita.
Per quanto riguarda i lavori del Consiglio ci saranno due interventi da parte dei colleghi Viglione e Bontempi per illustrare il documento programmatico della Giunta regionale, poi si sospenderanno i lavori.
La parola al Consigliere Viglione.



VIGLIONE Aldo

Signor Presidente, signori Consiglieri, a nome del Gruppo del P.S.I.
nel Consiglio regionale del Piemonte ho l'onore oggi di presentare il governo regionale della terza legislatura. Il governo si compone delle delegazioni del Partito socialista italiano e del Partito comunista italiano. Il Presidente designato è il compagno Ezio Enrietti, che fu Assessore alla sanità nella seconda legislatura e nel governo da me diretto per cinque anni e che ha svolto con impegno e serietà il suo lavoro e che certamente, quale Presidente, darà risultati adeguati al momento che noi viviamo.
E' stata inoltre composta la lista degli Assessori che a tutti voi è stata rimessa e che è inutile che io nuovamente elenchi. Il ;governo ha l'apporto autonomo ed unitario del compagno del P.D.U.P. e intende sollecitare la partecipazione di altre forze progressiste e democratiche presenti in questo Consiglio regionale.
Questo governo regionale, pur senza specifica maggioranza non nasce provvisorio nasce con l'impegno di affrontare l'intera legislatura consapevole che dovrà ricercare convergenze e apporti determinanti per superare la sua prova. D'altronde, non nasce senza storia alle spalle: è nello spirito del governo della seconda legislatura regionale in governo per cinque anni abile, trasparente, operoso e che ha realizzato interamente il programma che aveva prospettato agli elettori nel 1975. Il governo della seconda legislatura proprio per queste sue caratteristiche, può costituire un modello per l'intero Paese. Esso nasce quindi in una lunga tradizione della sinistra democratica piemontese, di lotte operaie, contadine intellettuali che spesso hanno saldato attraverso un ampio disegno storico varie componenti della società, hanno saputo attrarre in momenti di unione e di lotta i ceti medi, hanno reso possibile in momenti importanti della nostra storia la vittoriosa lotta al fascismo ed al nazismo. Questa d'altronde, signori Consiglieri e signor Presidente, è la storia del nostro Piemonte. A questa hanno partecipato tutte le forze democratiche presenti nella nostra comunità. Ci muoviamo oggi in questa continuità ideale.
Vogliamo qui ricordare, proprio di questa tradizione, ciò che fu la Torino e il Piemonte nei primi anni del secolo, ciò che costituì nel primo dopoguerra il movimento di lotta, operaia, intellettuale, dei ceti medi, al fascismo, il tributo che è stato versato di sangue e di sofferenza della classe operaia, in quel momento e in tutto l'arco di questo secolo. Ma non crediate signori Consiglieri che questo governo nasca paritario perch faccia affidamento soltanto sui numeri. I numeri per noi possono essere tanti ma non sono determinanti. Nella prima legislatura regionale - caro e grande amico Beltrami - il governo che si era formato aveva molti più voti di maggioranza, eppure, come tu sai, non ha retto, alla prova si è sfaldato, ha costituito un momento non di unità e di aggregazione, ma seminai di divisione.
Questo governo al di là dei suoi numeri, è stato confermato nella sua composizione, nelle sue linee, nelle sue scelte dall'elettorato, non vi è dubbio su questo. Le forze che lo compongono, cioè tutta la sinistra democratica che chiediamo ancora che sia allargata, hanno registrato un buon successo. Abbiamo affermato inizialmente che vogliamo essere in piena umiltà e imparare anche noi tante cose e, qualche volta, di fare anche un'autocritica. Nessuno meglio di me questo lo può dire. In particolare il Partito socialista italiano ha avuto un largo successo per una politica di chiarezza. E' la politica della governabilità in un Paese difficile dove non esiste bipartitismo perfetto, dove non esistono due raggruppamenti raggruppamento moderato e raggruppamento progressista, dove esistono pluralità di situazioni numeriche di partito, dove riesce sempre estremamente complesso e difficile formare un governo nazionale. Abbiamo dato inizio per primi alla politica della governabilità, la politica che è tesa ad assicurare condizioni di governo in tutti i momenti. Ebbene ritengo che siamo stati capiti, che non abbiamo avuto equivoci.
Laddove esistono condizioni per Giunte progressiste ebbene, noi socialisti privilegiamo queste scelte. Nel governo nazionale la politica della governabilità è un momento non definitivo di scelta, di alleanza, ma semmai di scelta e di concordanza su temi e su programmi democratici ed a lunga scadenza e noi lo facciamo con l'obiettivo dell'alternativa. Grandi vincoli ci legano agli altri partiti socialisti dell'Europa, della Germania, della Francia, ai laburisti della Gran Bretagna. Nelle grandi democrazie europee abbiamo questo riferimento. C'è un processo che potrà anche vedere uomini che rappresentano forze diverse essere chiamati a governare con le forze attuali. Un primo tentativo di affidare l'incarico al compagno Craxi è fallito. L'alternanza non si è verificata, ma la nostra prospettiva è quella di costituire questo momento importante attraverso processi che non avvengono meccanicamente o meccanicisticamente, ma che avvengono attraverso la volontà e l'opera degli uomini.
Senza alternativa non vi è democrazia, ma vi è solo regime.
Per questo vogliamo uscire dall'equivoco che si perpetua di una sola forza centrale di governo. La centralità socialista che affermiamo non ha una visione di potere o di governo, ma è forza aggregante, è un momento diverso. Con la centralità socialista diventiamo forza aggregante, forze democratiche e progressiste. Rifiutiamo il termine di essere ago della bilancia, di chi va bene in tutte le circostanze, di chi governa in tutti i momenti.
Questo affermiamo anche nella Regione Piemonte. Ma siamo anche momento sostitutivo, proposta politica nuova che crea le premesse per un risanamento generale, un rinnovo effettivo della vita del nostro Paese, che contribuisce al processo di rigenerazione e di crescita di forze che ormai sono consunte, sono logorate da una lunga pratica di governo, spesso da una lunga pratica di sottogoverno. Non è vero che il potere "logora chi non ce l'ha", infatti chi ha affermato questa frase il potere non ce l'ha più.
L'attuale governo piemontese nasce in un clima diverso dal 1975. La sana ventata reazionaria ipotizzata da un parlamentare piemontese della D.C., aiutata e sorretta dalle forze più retrive e più conservatrici che esistono nel nostro Paese, ha lasciato le sue tracce. Avremmo gli occhi bendati se non ci accorgessimo che l'interpretazione era data in quella direzione.
Signor Presidente, signori Consiglieri, la crisi economica in atto, la lunga battaglia al terrorismo che ci ha impegnato tutti - voglio anch'io salutare l'amico Picco e rivolgergli un pensiero per quanto egli ha sofferto in questa lunghissima battaglia che è durata tutti i cinque anni della seconda legislatura - hanno contribuito una forma di logoramento, una trasformazione di un modello di vita in atto: l'energia, il petrolio, la casa, l'inflazione hanno lasciato un segno non trascurabile. Hanno forse affievolito, ma non cancellato, la carica ideale, la tensione, la precisa volontà di fare le cose, la lotta che era alla base della svolta di allora.
La capacità dei governi locali spesso si è scontrata con la situazione nazionale, spesso con l'inerzia, l'inattività, che hanno allungato le cose le hanno dilazionate, hanno rinviato ogni scelta, hanno formato tanti ostacoli.
Il processo stesso delle autonomie non ha ancora visto la sua realizzazione; ciò ha reso faticoso ogni momento della vita locale della Regione, ha creato tensioni, ha impedito il naturale svolgersi di una corretta vita amministrativa. Credo di poter affermare, tuttavia, che si sono creati quadri dirigenti in tutto questo periodo della lotta delle autonomie, operatori, praticamente si è iniziato un nuovo processo nel Paese. Siamo quindi nella continuità ideale del 1975, in quella carica grandissima che animava tutti noi e tutto il Paese.
Il governo regionale lo dobbiamo per davvero fare subito, non possiamo tardare neanche un minuto, anche se possono esserci delle divergenze, delle istanze, delle insoddisfazioni. Non per questo la comunità deve attendere ancora, perché se molte istanze hanno già avuto risposta dalla Regione dalla Giunta, dal Consiglio nelle due legislature precedenti, se quasi tutto nel processo della comunità regionale è cambiato, non vi è dubbio che in questi anni sono andati avanti processi economici terribili e perversi quali i costi petroliferi, la crisi industriale, l'inflazione e, in particolare per noi, la crisi dell'automobile, dell'elettronica, degli elettrodomestici ed ancora in questi giorni la crisi agricola. Fenomeni e processi di carattere mondiale, non da noi dominabili, nei quali ci troviamo a vivere ed abbiamo il dovere di contribuire a superarli, essere per davvero come governo regionale momento veramente aggregante della società.
Cari amici democristiani, occorre un governo che abbia la forza e la capacità di questa aggregazione per dominare questi processi. Ecco perch oggi noi socialisti vi proponiamo un governo democratico di sinistra allargato a quante più forze progressiste possibili. Ma vi diciamo che dobbiamo essere tutti partecipi e attivi, ciascuno per il suo ruolo non confondibile. Non la separatezza di chi ha formato con una sua forza numerica un governo e di chi attende che questo governo inciampi e cada al primo trabocchetto. Non sono fra questi, sono fra quanti vogliono che tutte le forze siano chiamate a partecipare e ognuno nel proprio ruolo possa svolgere il suo compito. Si dice che 50.000 posti di lavoro siano in pericolo ma, a mio giudizio, sono molti di più, forse toccheremo i limiti della crisi del '29 che fu superata soltanto dopo sedici anni di gestazione terribile.
Voi pensate per davvero che si possa costituire un governo diverso? Amico Bastianini pensi per davvero che si possa costituire il governo laico in cui tutte le forze presenti sperano che il Partito comunista e la Democrazia Cristiana, di volta in volta equilibrandosi essendo ago della bilancia prestino i loro voti? Pensate che si possa costituire un governo di questo genere, oppure è soltanto un escamotage di un momento? L'ha capito Valerio Zanone che divise con noi tanti anni nel Consiglio regionale piemontese. A questo punto, amico Bastianini, devo chiamare l'avv. Rossotto e dargli la tessera ad honorem perché cinque anni prima aveva visto questo processo! La nostra non è una proposta per farvi cavalcare il carro o per farvi salire sul carro dei vincitori, è una proposta di "camminare insieme", Il Cardinale Pellegrino su tante questioni ebbe ragione di fronte alle forze conservatrici che lo contrastavano. Consentitemi, colleghi Consiglieri, di esaminare la questione di fondo del potere. Spesso ho visto interventi in cui la doglianza era non tanto per la formula quanto perché chi aveva portato avanti la formula ed era chiamato a governare aveva il potere in mano. Vogliamo distruggere fino in fondo questa affermazione, perch liquideremmo molti processi che non sono andati avanti nella nostra società.
Non vogliamo alcun potere. Il potere decisionale appartiene ai cittadini, alle forze sociali, alle associazioni del mondo del lavoro, ai sindacati, agli operatori e a tutti quelli che sono vivi nella società. Il potere è quello che vi vogliamo proporre in termini espliciti e chiari. Se pensate che questa Giunta si costituisce per detenere il potere che è dietro ai 14.000 miliardi circa che nei cinque anni saranno assegnati alla Regione, ebbene, vi posso dire che compite un errore storico. Noi ci richiamiamo al nuovo modo di governare che ha dato luogo ai processi positivi della seconda legislatura regionale. Non vi fu uno scontro nelle nomine, nei rapporti tra le forze politiche. La centralità del Consiglio esiste. Non c'è bisogno di rivendicare assolutamente nulla perché questo è il principio democratico sancito dalla Costituzione e noi vogliamo che sia rispettato. Citateci un caso dove la centralità del Consiglio regionale della seconda legislatura sia stata offesa o un caso in cui non si sia dato corso al processo che avevamo individuato nel 1975. La partecipazione non è stata - com'è stato affermato più volte - un mero disegno di cattura del consenso. Martini spesso l'ha detto. Rifiuto di credere che un processo che veda milioni di cittadini partecipi abbia come unico disegno la cattura del consenso. Abbiamo affermato più volte che il ruolo delle aree esterne del Piemonte vada avanti, che sia un processo che non si riconduca alla realtà della metropoli torinese, ma che esca, che assuma il ruolo di riequilibrio territoriale economico, sociale. Modello di Regione spoglia di pesi burocratici tendenti, attraverso la delega, a dare forza e significato ai Comprensori, alle Comunità montane, ai Consorzi dei Comuni, a ciò che diciamo che deve costituire il primo momento democratico di partecipazione e di esecuzione all'interno della nostra comunità.
La Regione resta come momento di promozione legislativa e di programmazione. Tutto va delegato. Caro compagno ed amico Astengo, che sei stato il grande riformatore della seconda legislatura, diciamo che questo principio va salvaguardato e va soprattutto portato alla periferia, ma lo dirai tu nel tuo intervento. Dobbiamo dare fiducia alle forze istituzionali esterne, ai Comuni, ai Consorzi dei Comuni, alle Comunità montane, ai Comprensori, dando finalmente un vero, autentico significato anche sotto l'aspetto dell'assetto del territorio.
In ultimo, restano nel documento le questioni che riguardano il ruolo del Piemonte, la crisi dell'automobile, dell'Indesit e dei vari settori, la crisi agricola, il problema dell'Alfa-Nissan.
Non vogliamo che il Piemonte abbia un ruolo di area forte, egemone rispetto ad altre aree del Paese. Non perseguiamo l'obiettivo di essere un momento di separatezza, di separazione, di ghettizzazione ricca nella realtà del Paese. Se il ruolo del Piemonte deve esistere, deve esistere come è descritto nel documento. Un Piemonte che attraversa grandi momenti mi riferisco al traforo del Frejus, alle grandi correnti di traffico, a ci che ha rappresentato la sua economia di slancio verso il Mediterraneo, di saldatura dal punto di vista geografico il Nord dell'Europa con il Sud del Paese, Piemonte come area mediterranea. Su questo obiettivo potete concordare voi novaresi per quanto riguarda il Sempione, possiamo concordare noi per quanto riguarda il Frejus e i collegamenti con la Francia e la Cuneo - Nizza . Il Piemonte è un momento importante di centralità economica di decisione, di intelligenza, di fantasia.
Ci sono i problemi dell'automobile, degli elettrodomestici, della crisi agricola. Il progetto che il governo regionale prospetta per la soluzione della crisi dell'automobile non è soltanto contenuto nell'eliminazione dell'accordo Alfa-Nissan; non è soltanto impedendo "che i gialli sbarchino nel nostro Paese", che noi risolviamo il problema dell'automobile. Detto questo, diciamo al Governo che deve ricercare all'interno del Paese, ma non come momento autarchico, la mobilitazione delle forze e delle capacità del Paese, tra le varie componenti industriali, statali e private perché la soluzione si abbia in quel contesto prima di andare alla ricerca di chi vorrebbe sbarcare qui con parti costruite nelle Filippine, oppure in altre aree del mondo, dove il costo del lavoro è estremamente ridotto, e importate nel nostro Paese attraverso uno stabilimento che costruisca in comune alcuni motori.
La crisi dell'automobile è una crisi strutturale, non facilmente superabile, è una crisi legata al fenomeno petrolifero che è grave perch le riserve mondiali sono attorno ai 100 miliardi di tonnellate (sono oggi a 3 miliardi di tonnellate annue di consumo).
La crisi industriale nel Paese e nella nostra comunità non è soltanto un fatto tecnico, è un fatto che comporta che tutti i cittadini partecipino. Con il piano di sviluppo abbiamo cercato di inserire momenti autentici di diversificazione dei beni durevoli.
Per superare questa crisi, signori Consiglieri e signor Presidente occorrono a breve termine 5 mila miliardi, 50 mila posti di lavoro, senza calcolare in agricoltura il che vuol dire che a medio termine dobbiamo mobilitare direttamente o attraverso il credito o attivando rapporti con lo Stato o con altri Enti o con le forze private, economiche e sociali, un processo di investimento di quella portata.
E' un investimento sui beni durevoli, l'occupazione con la qualificazione professionale, la casa, la scuola, il rapporto pubblico l'ambiente, l'agricoltura. Ma non si tratta di 5 mila miliardi con caratteristiche di assistenzialità. Per attivare questo processo, signori Consiglieri e signor Presidente, che veramente incida in un rapporto strutturale di investimento occorre che siamo tutti d'accordo, occorre trovare forme flessibili ed immediate. Non abbiamo possibilità di fare questo con la flessibilità della nostra pubblica amministrazione che non è quella degli Stati Uniti d'America o di altri Paesi che hanno già avuto profonde riforme istituzionali, che ha ancora dei vincoli gravi per cui riesce impossibile dare risposte immediate. Allora, questo lo si può fare soltanto quando vi sia il consenso generalizzato, attraverso un progetto che nasca dall'originale elaborazione di tutte le forze politiche presenti in questo Consiglio.
Quindi bisogna essere accettati. E' questo il primo dato che voglio dire ai nostri compagni che sono chiamati a governare. Non si governa con il numero. Potete governare in 30 su 60, solo se siete accettati, se avete il consenso, se allargate il dialogo, se siete interlocutori per davvero se avete l'umiltà di parlare con la gente, con le istituzioni, con i sindaci, se dialogate con le forze politiche, se rispettate la centralità del Consiglio regionale. Per avere quella flessibilità di cui abbiamo parlato occorre che vi sia chiarezza, trasparenza, onestà, costume. Senza questo evidentemente non si è accettati. Quindi non è solo questione di numeri, è ben altra questione.
Il governo precedente che ho avuto l'onore di dirigere per cinque anni questa prova l'ha superata largamente. Voglia Iddio - prendetela come un'esclamazione buona - e noi lo desideriamo ardentemente, che così avvenga anche per questo governo, che con il suo programma noi socialisti unitamente ai compagni comunisti e alle altre forze progressista di sinistra, sottoponiamo al vostro voto.



PRESIDENTE

La parola al collega Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Nel sottoporre alla discussione ed al voto il documento che contiene gli indirizzi programmatici della Giunta, nell'indicare nel compagno Ezio Enrietti il Presidente di tale Giunta e nel presentare la lista degli Assessori, noi comunisti, insieme ai compagni socialisti, riteniamo non soltanto di poter, con piena legittimità, assolvere ai compiti previsti dall'art. 32 dello Statuto, ma siamo anche profondamente convinti di avanzare alla Regione Piemonte ed a tutte le forze democratiche che la rappresentano una proposta politica fondata sull'analisi corretta e realistica della situazione, per meglio dire, la sola proposta che sia in grado di dare una soluzione per assicurare in Piemonte un governo capace di governare. E' anche la sola soluzione che possa rivendicare un'effettiva credibilità, sia per la continuità che essa garantisce rispetto alle impostazioni e al lavoro dei cinque anni passati sia per la quantità e la qualità delle forze sociali .e culturali che rappresenta e che è in grado comunque di associare e di corresponsabilizzare di fronte alla drammaticità dei problemi che la crisi della nostra economia pone a tutta la collettività, in primo luogo alle istituzioni che la rappresentano.
Ho parlato di analisi corretta e di analisi realistica. Fin dall'inizio di questa lunga fase, che però è sboccata in tempo secondo le scadenze statutarie, abbiamo affermato con molta chiarezza che la Giunta democratica di sinistra era ed è l'unica soluzione concretamente praticabile e rispondente alle esigenze della società piemontese. Basiamo questo nostro indirizzo e questa nostra convinzione su una serie di elementi, intanto su un'analisi del voto. Vorrei ricordare che nei giorni immediatamente successivi all'elezione dell'8 e del 9 giugno c'è stato uno sforzo da parte della D.C. per dimostrare che la Giunta di sinistra era stata in realtà bocciata dall'elettorato. Fin dal primo momento affermammo con molta chiarezza e con la forza che ci veniva dall'esserne davvero convinti il maggiore peso complessivo della sinistra in Piemonte rispetto al '75 e l'esito delle elezioni nella nostra città. E' stato giusto da parte nostra ricordarlo, perché il Partito comunista e il Partito socialista sono andati avanti a Torino come nelle grandi città italiane. Lì, più che altrove, la posta in gioco è apparsa molto chiara alla gente. Attorno alle questioni delle grandi città, al modo di governare, si sono mobilitate grandi energie. La questione di Torino mi auguro sia un caso all'avanguardia come è stato per tante cose e per tanti fatti nella nostra storia nazionale. Gli elementi di continuità che abbiamo ritrovato nel voto del 1980 sono elementi fondanti di un processo di cambiamento e di trasformazione la cui paternità rivendichiamo con forza, senza trionfalismo, con la convinzione di chi sa di esserne stato partecipe e costruttore fino in fondo. Le grandi scelte che hanno qualificato e cambiato il volto della città, e non l'hanno cambiata sul piano dei manufatti o delle cose concrete, l'hanno cambiata nello spirito. Mi sia permesso di ricordare il Sindaco di Torino, il compagno Novelli, che in questi cinque anni ha saputo interpretare l'anima profonda di questa città che ha saputo e voluto recuperare antichi valori per fonderli nei nuovi. A Torino come a Napoli, come nelle grandi città abbiamo avuto il segno concreto della scelta dell'elettorato.
Nell'analisi del voto, rivendichiamo invece una bocciatura vera dell'impostazione politica della campagna elettorale della D.C. Diceva il collega Viglione che la sana ventata reazionaria è stata battuta; anche la campagna elettorale è stata condotta con il tentativo di fare tornare in realtà le cose indietro. Da questi elementi, da questa riflessione, è emerso qualche cosa di molto importante. Non è più lecito a nessuno per essere credibili di condurre le campagne elettorali contro qualcuno, contro il Partito comunista. Si chiede di condurre le campagne elettorali, di legare idee, energie, forze, per degli obiettivi. L'esempio di Torino ci dà uno spaccato efficace. Da parte della Giunta di sinistra, da parte del nostro Sindaco, da parte del lavoro fatto in questi anni c'è stato uno sforzo continuo, tenace, faticosissimo, con tutti i travagli che ha il lavoro quando si ha rispetto della gente e delle cose e delle grandi difficoltà che ci sono; dall'altra parte c'è stata una contrapposizione aprioristica e questo la gente l'ha capito: cinque anni di lavoro da un lato innervano prospettive, fondamenti, pezzi di cambiamenti, dall'altra invece non veniva una proposta reale ed alternativa.
Vorrei mettere in evidenza un altro fatto né con facilità e neanche con soddisfazione. La D.C., proprio per aver voluto condurre un certo tipo di campagna elettorale, per aver assunto al termine del suo congresso la posizione politica nota, registra una perdita di ruolo, di peso, di centralità: venti Consiglieri nella prima legislatura, su cinquanta, venti nella seconda, venti nella terza. Questo Partito ha avuto un ridimensionamento storico. Mentre noi, che pure non abbiamo registrato lo stesso esito del '75, possiamo dare per acquisito politicamente un dato storico importante: il consolidamento e, sia pure in piccola misura, un allargamento reale delle forze della sinistra.
In questi giorni credo sia stato giusto far giustizia di quelle ipotesi che sono venute per la formazione di un diverso governo regionale, senza nulla togliere alla legittimità e alla suggestione, legata ai tempi veloci idoli che si abbattono rapidamente e risorgono dalle ceneri con nuovi volti.
Anche la proposta della Giunta laica avrà delle sue motivazioni, alla quale ci siamo dichiarati contrari. La nostra posizione è stata chiara abbiamo ravvisato immediatamente che questa Giunta laica non era e non avrebbe potuto esserlo vista la determinanza numerica e la presenza della D.C. che nasceva in contraddizione oltre che con la sostanza dei problemi e con la reale portata delle questioni.
Il nostro Partito ha costruito la sua storia lottando contro la discriminazione. La discriminazione l'abbiamo patita lungamente e in molti casi continuiamo a patirla nelle fabbriche e nei luoghi di lavoro con i licenziamenti. Alcuni compagni che ora siedono in quest'aula sono stati anche dei licenziati. Sappiamo quale peso ha la discriminazione e, proprio per questo, la nostra linea politica continua ad essere di reale apertura di incontro sui problemi drammatici della gente, un'apertura sulla base di chiari indirizzi programmatici, di chiare scelte.
Abbiamo registrato nel congresso democristiano, nella campagna elettorale e nelle ultime battute di questi giorni un solo atteggiamento in negativo: qualsiasi governo, anche una Giunta laica, anche debole e inconsistente, purché senza i comunisti. Invece abbiamo le carte in regola e la correttezza di analisi per poter porre i problemi nel modo in cui vanno posti oggi.
La legittimità politica e la centralità socialista della proposta della Giunta, ripresa con molta forza anche dal compagno Viglione non è solamente un riconoscimento formale, appartiene al campo, più interessante, della dialettica politica in cui crediamo fondamentalmente, noi, i compagni socialisti e gli stessi compagni socialdemocratici. Noi facciamo questo ragionamento sulla centralità della sinistra soprattutto perché partiamo da un'analisi che non ha respiro solamente regionale, ha respiro nazionale, va più lontano, va alla funzione importante, strategica nuova, coraggiosa del nostro Partito e del movimento operaio italiano nel concerto europeo, una funzione europea che mette in evidenza non tanto segmentazione all'interno della sinistra ma gli elementi di unità, la forza propulsiva, aggregante reale di governo. Una funzione per l'Europa e dall'Europa verso il Mezzogiorno, verso le altre sponde, verso il Mediterraneo, verso i Paesi nuovi, verso quei 2 miliardi di uomini di cui non dobbiamo limitarci solamente a ricordare gli elementi drammatici, di fame e di sottosviluppo ma che dobbiamo anche cercare di ricomporre in una visione politica che ha tutta la sua dignità e la sua forza e anche la sua innovatività nella centralità della sinistra di cui il Partito comunista è forza e contributo rilevante. Mi limito semplicemente a ricordare il senso e il significato di questi ultimi cinque anni, nei quali si è affermata, anche grazie al contributo delle forze politiche una nuova cultura di governo, non di divisione e di discriminazione, una cultura di una forza che forse è arrivata tardi al concetto integrale di democrazia, ma ci è arrivata con forza e convinzione di aver portato per la prima volta a traguardi nuovi la differenziazione tra partiti e Stato, la laicità della politica, il governo rispettoso del pluralismo, delle forze politiche e delle forze sociali.
Alle molte cose ingiuste che ci venivano dette abbiamo ricordato sempre una lettura autentica che non è stata neanche fatta da noi, fuori di qui, tra le forze sociali, tra le categorie, anche quelle politicamente o socialmente non vicine a noi, tra gli amministratori. E' stata una Regione laicamente capace di governare, una Giunta ed una maggioranza che ha avuto nei confronti delle altre forze anche il rispetto e l'umiltà di starle a sentire, ma anche di proporre, dentro un disegno di trasformazione reale, i passi da compiere, i cambiamenti da fare, i contenuti da portare avanti.
L'apertura, l'aver governato né contro qualcuno e senza aver mai schiacciato alcuno è un grande elemento di riferimento che va proiettato.
E' tutto nostro questo tema.
Noi vogliamo che sia più serrato, autentico il dibattito in questo Consiglio, vogliamo che , nell'autonomia e nella peculiarità, le forze politiche si possano esprimere avendo di mira costantemente quello che secondo me è già un pezzo di trasformazione molecolare di questo Stato. Non siamo nel '75. Ci sono rilevanti elementi di novità. Riceviamo, purtroppo anche in quest'aula, scelte discriminanti nei confronti, fatte dal Partito della D.C. e dalla cosiddetta maggioranza del "preambolo".
La politica è divenire, la politica è evoluzione, la politica è lotta per riuscire a cambiare le cose. Speriamo ed opereremo perché le cose cambino. Già nel '75 venne rifiutata la nostra proposta di allargamento, ma noi la facemmo nella convinzione di poter percorrere insieme con tutte le forze democratiche una strada importante, dialettica, di grande lotta politica, il decentramento di certi obiettivi. Oggi ci è preclusa, e questa è una novità non positiva che registriamo e di cui non permettiamo a nessuno di far accusa al Partito comunista.
Ci sono anche altre novità, abbiamo la presenza del P.D.U.P. che salutiamo, che è interessata alla formazione , di una Giunta di sinistra.
Dietro a questa forza, dietro a questi voti e a questo Consigliere va ricercata l'attenzione nell'autonomia delle posizioni dei partiti rimarcabili e già verificabili in quel corno cruciale della questione dello sviluppo e dell'occupazione. Abbiamo da registrare anche le novità di una fase politica che in 50 giorni si è sviluppata nella ricerca nell'autonomia, nelle differenziazioni di pezzi in comune delle forze che credono alla necessità di governare questa Regione e alla necessità di darle contenuti progressisti ed avanzati senza assolutamente dimenticare le novità di oggi, novità di analisi, di elaborazione e di risposte. Il contributo del Partito socialdemocratico è determinante ed importante per rispondere al problema dell'urgenza democratica, è un contributo che va verificato e traguardato e che va letto nell'accordo di 15 giorni fa e riconfermato oggi sulla Presidenza.
Abbiamo anche fatto dei sacrifici, non tanto perché il partito per la sua struttura è più disponibile a farli, ma proprio perché la visione unitaria e globale dei processi politici fa per noi premio rispetto a quelli che sono gli interessi meri di partito, tanto più che in queste cose non ci sono per noi gli interessi delle persone. La legittimità deriva da come le istituzioni e la Regione saranno capaci di rispondere alla sfida della crisi.
Abbiamo proposto un documento di indirizzi programmatici che ci impegnamo, non appena la Giunta sarà formata, a sottoporre alla più ampia consultazione fra le forze politiche e sociali per poter derivare quella saldezza, stabilità, continuità, forza di programma di governo all'altezza dei problemi. Ne abbiamo avuto oggi un accenno. Gli operai dell'Indesit ci hanno chiesto di assumere una posizione. Noi l'assumeremo. E' stato il segno dell'inizio di un momento grave che non può lasciarci neutrali. In questo documento troviamo la grande stella polare dello sviluppo raccordabile a livello nazionale ed europeo. Dentro questo vogliamo rimarcare una componente indefettibile, di qualità: che abbia al centro gli aspetti territoriali, i servizi, l'uomo, ma che abbia anche i processi produttivi ed economici. Senza ripercorrere l'impostazione del documento voglio soltanto osservare che in esso vengono centrate alcune grandi questioni: lo sviluppo, il rapporto tra la programmazione e le novità, la necessità di traguardare a livello europeo anche le nostre impostazioni senza nulla concedere ai cavalli di ritorno. Qui non è il posto di vecchie impostazioni che tenderebbero a far pagare nei fatti la crisi a tutto il Paese, e in particolare al Mezzogiorno, con tutti gli effetti che può avere sul Piemonte.
Sviluppo, democrazia e chiudo richiamando un elemento di fondo: la cultura della nostra Regione. Non è un aspetto di competenza, sul quale però dobbiamo riflettere lungamente. Da un lato abbiamo gli elementi dirompenti della crisi, gli obiettivi di ricomposizione unitaria anche per stabilire un blocco storico, come richiamava Gramsci e prima di lui Marx capace di fronte ai processi aperti nel mondo, in Europa, in Italia di indirizzare il nostro Paese, la nostra Regione fuori della crisi. Elementi di arretratezza sociale e culturale e sul piano della componente economica sono tanti, ma le arretratezze si superano se è chiaro l'elemento di fondo della trasformazione e del cambiamento. Ci siamo battuti negli anni passati per queste grandi parole d'ordine, non sono state generiche hanno voluto dire portare sulla scena milioni e milioni di persone con il loro peso, con i loro problemi non creando categorie A e B, non creando un concetto di austerità a senso unico. Ci battiamo per una concezione dell'austerità che sia in realtà una grande ricomposizione dei valori sociali, economici e produttivi. Apertura alle novità, nessuna paura, l'abbiamo dimostrato nel documento, certo la stella polare è questa che per noi comunisti è funzione storica del nostro Partito, della classe operaia, della sinistra.



PRESIDENTE

L'ora è tarda, quindi propongo di sospendere i lavori per riprenderli alle ore 15,30.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 14,15)



(La seduta ha termine alle ore 14,15)



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