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Dettaglio seduta n.199 del 28/07/83 - Legislatura n. III - Sedute dal 9 giugno 1980 al 11 maggio 1985

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BENZI


Argomento: Fondi sanitari

Ratifica (ai sensi art. 40 Statuto) deliberazione Giunta regionale n. 227 26580: "Programma di investimenti in opere edilizie ed attrezzature tecnico sanitarie per il triennio 1983/1985. Riparto F.S.N. 1983, parte in conto capitale"


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Iniziamo i lavori con il punto decimo all'ordine del giorno che reca: Ratifica (ai sensi art. 40 Statuto) deliberazione Giunta regionale n. 227 26580: "Programma di investimenti in opere edilizie ed attrezzature tecnico sanitarie per il triennio 1983/1985. Riparto F.S.N. 1983, parte in conto capitale".
La parola al Consigliere Martinetti.



MARTINETTI Bartolomeo

Signor Presidente, abbiamo seguito con molto interesse la preparazione di questa deliberazione di cui l'Assessore ha informato la Commissione anche con la presenza di funzionari che si sono trovati di fronte alla necessità di predisporre in termini eccezionalmente brevi un piano sulla ripartizione triennale di investimenti in opere edilizie ed attrezzature sanitarie.
Poiché non abbiamo avuto la possibilità di approfondire con la dovuta attenzione le richieste delle USSL e poiché si tratta di una deliberazione di indirizzo su cui avremo modo ancora di intervenire successivamente abbiamo deciso di dare voto di astensione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Villa.



VILLA Antonino

Mi riferisco ad un aspetto, che potrebbe sembrare marginale riguardante il Centro trapianti presso l'Ospedale di Vercelli. A pagina 9 del programma triennale degli investimenti si accenna alla ristrutturazione ed al potenziamento di quel presidio multizonale, senonché, confrontando con quanto è detto a pagina 26 dell'allegato, risulta una previsione di spesa, per il "secondo centro" da attivarsi a livello regionale, di 437 milioni (sede dell'intervento "ancora da individuare").
Il secondo centro è però riferito al 1985. Nel rilevare questa contraddizione, colgo l'occasione per ribadire l'urgenza della costituzione di questo presidio sanitario.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Bajardi.



BAJARDI Sante, Assessore alla sanità

Giustamente il collega Martinetti ha riconosciuto il lavoro importante svolto dai funzionari dell'Assessorato che hanno predisposto il programma richiesto in un primo tempo annualmente e poi triennalmente; tale cambiamento può aver causato le conseguenze che il collega Villa lamenta.
In sostanza il Ministero doveva provvedere entro il 30 giugno, ma non ha provveduto.
La mia opinione è che a noi tocca rispettare le date, trasmettere il materiale. Gli altri ci dovrebbero perlomeno riconoscere la correttezza del nostro impegno.
Il Piemonte, l'Emilia, la Toscana e il Veneto sono le uniche Regioni che hanno provveduto entro i termini.
Il Ministro ha apprezzato la linea programmatica e filosofica da noi seguita, quella a cui il collega Martinetti faceva riferimento. La deliberazione è impegnativa per il 1983, apre invece il discorso sul quadro complessivo delle richieste dell'USSL: questa fase di lavoro inizierà nel mese di settembre a livello di quadrante.
L'unica parte operativa per gli anni 1984 e 1985 riguarda i finanziamenti dei sette Ospedali in via di completamento, di cui il Consiglio ha discusso più volte.
La Giunta si impegna a riferire in Commissione nel mese di ottobre sui lavori che saranno svolti nel vari quadranti e sui rapporti con le USSL. in modo da presentare al Consiglio il programma per il 1984 e il 1985 in tempo utile.
Mi auguro che nei prossimi mesi non sopraggiunga qualche fatto nuovo che possa indurci a modificare la linea programmatica annuale e triennale.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, pongo in votazione tale deliberazione.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio ratifica con 24 voti favorevoli e 11 astensioni la deliberazione della Giunta regionale n. 227-26580.


Argomento: Unita' locali dei servizi sociali ed assistenziali e dei servizi sanitari

Esame legge regionale rinviata dal Governo relativa a: "Istituzione compiti, modalità di funzionamento e responsabilità del Collegio dei Revisori dei Conti, delle USSL ai sensi dell'art. 13 della legge 181/1982"


PRESIDENTE

Come richiesto nella precedente seduta dall'Assessore Bajardi, propongo al Consiglio di inserire all'ordine del giorno l'esame della legge regionale rinviata dal Governo relativa a: "Istituzione, compiti, modalità di funzionamento e responsabilità del Collegio dei Revisori dei Conti delle USSL ai sensi dell'art. 13 della legge 181/1982".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 38 Consiglieri presenti in aula.
La parola al relatore, Consigliere Valeri.



VALERI Gilberto, relatore

La I Commissione, riunita pochi minuti fa, ha votato il disegno di legge sulle modalità di funzionamento e le responsabilità del Collegio dei Revisori dei Conti delle USSL, conseguenti ad alcune osservazioni del Governo.
Gli artt. 3, 9 e 12 rimangono invariati, mentre gli artt. 6, 7, 10 e 11 contengono alcune modifiche puramente formali.
Gli artt. 2, 4, 5 e 8 contengono modificazioni sostanziali.
Art. 2: viene chiarito che il Presidente del Collegio pub essere scelto tra i componenti designati dal Consiglio regionale e dall'assemblea generale delle USSL.
Art. 4: si è unanimemente convenuto di mantenere la facoltà del funzionario di assistere alle ispezioni e di specificare che la sua assenza non blocca l'attività del Collegio.
Art. 5: la modifica riguarda il primo comma laddove alle parole "regolarità delle scritture e delle rilevazioni contabili" si sostituiscono le parole "della vigilanza sulla gestione amministrativo - contabile".
Al secondo comma si introduce il controllo sulla gestione amministrativo - contabile.
Art. 8: in analogia a quanto disposto dall'art. 2416 del Codice Civile i Revisori devono conservare il segreto sui fatti e sui documenti dei quali vengono a conoscenza per ragioni del loro ufficio, salvo la dovuta informativa nei confronti della Regione, delle USSL e dell'Amministrazione dello Stato; queste sono le modifiche introdotte sugli articoli e se ne raccomanda l'approvazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Martinetti.



MARTINETTI Bartolomeo

Avevamo dato voto favorevole a questa legge che è un adempimento di legge nazionale e siamo anche favorevoli alle modifiche che vengono oggi proposte, in accoglimento delle osservazioni del Commissario di Governo anche perché alla proposta formulata dalla Giunta la Commissione ha apportato delle modifiche su nostra richiesta.
All'art. 4 viene assicurata ai funzionari responsabili la facoltà di presenziare alle incombenze di verifica, precisato che la competenza di controllo è limitata alla parte amministrativa e contabile e non surrettiziamente a tutta la gestione economico-finanziaria, il che avrebbe potuto creare conflitti con altri organismi abilitati al controllo sulle USSL.
Vorremmo che anche all'art. 2 venisse precisato che la Presidenza del Collegio è affidata per legge al membro designato dall'USSL.
Non è una questione di rilievo e questa formulazione lascia invece la possibilità di scelta all'assemblea fra il membro designato dall'USSL e quello designato dal Consiglio regionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Aderiamo alle modifiche apportate al disegno di legge in quanto recependosi le osservazioni del Governo, si è resa la normativa più coerente alla lettera ed allo spirito della legge nazionale istitutiva dei Revisori dei Conti delle USSL.
Tuttavia, manteniamo un giudizio critico sull'insieme del disegno di legge per le ragioni che abbiamo esposto diffusamente nel corso della seduta dell'11 novembre 1982, ragioni che possono essere sintetizzate nella considerazione che è stato violato lo spirito della legge nazionale: che era quello di completare il mosaico dei controlli sulle USSL istituendo i Revisori dei Conti come organi esclusivamente e squisitamente "tecnici" di controllo.
Viceversa, la scelta dei Revisori dei Conti viene estesa, nella legge regionale, oltre che agli esperti della materia (ragionieri, dottori commercialisti e professionisti iscritti nell'Albo dei Revisori Ufficiali dei Conti) anche ai "politici" cioè alle categorie degli ex parlamentari e degli ex amministratori regionali, provinciali e comunali (questi ultimi addirittura, possono avere svolto il loro mandato in Comuni al di sotto di 5.000 abitanti!).
Vista la funzione che devono svolgere i Revisori dei Conti secondo la lettera e lo spirito della legge, a noi non pare che la Componente politica abbia quei requisiti di competenza e di professionalità per svolgere le funzioni di Revisori di Conti.
Attraverso la possibile inserzione nel Collegio dei Revisori dei Conti di persone di estrazione squisitamente ed eminentemente politica, si corre anche il rischio di arrivare ad una duplicazione del controllo politico che già avviene - negli organi delle USSL - attraverso il Comitato di gestione e l'assemblea generale.
Manteniamo, quindi, il giudizio critico che si tradurrà, in sede di votazione sul disegno di legge, in un'astensione.
Si tratta - è vero - dell'adempimento ad una legge nazionale ed è opportuno completare il mosaico dei controlli attraverso l'istituzione dei Revisori dei Conti; ma, a nostro giudizio, nella legge regionale viene violato lo spirito della legge nazionale allorquando si trascurano i principi di competenza e professionalità, nella possibile scelta dei Revisori dei Conti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Biazzi.



BIAZZI Guido

Signor Presidente, la Regione votando questa legge, da una parte recepisce le osservazioni del Governo e dall'altra rivaluta le competenze degli amministratori, che in anni di servizio hanno acquisito conoscenze di rilievo.
Per questo la Regione Piemonte introduce la possibilità di far partecipare al Collegio dei Revisori dei Conti quegli amministratori locali che per anni hanno assunto responsabilità rilevanti all'interno delle Amministrazioni pubbliche.
Rimangono dei dubbi sul merito dell'istituzione del Collegio dei Revisori e sull'effettiva utilità di questa forma di controllo sulla gestione delle USSL.
Questo organismo è introdotto dalla legge finanziaria del 1982 e le sue motivazioni non sono state del tutto chiarite. Rischi di duplicazioni in questi controlli certamente ce ne sono. Sappiamo che i troppi controlli spesso portano al non controllo.
Siamo d'accordo sulle proposte concordate in sede di Commissione, in particolare per quanto riguarda la limitazione del controllo all'attività amministrativo-contabile. I dubbi che avevamo sull'istituzione di questo organismo ci sembrano confermati dall'atteggiamento delle Regioni pochissime delle quali si sono finora adeguate.
Il Governo infatti ha rivolto le sue osservazioni a una delle pochissime Regioni che hanno adottato la normativa, ma non ha fatto eccessiva sollecitazione a quelle Regioni che non hanno nemmeno preso in considerazione il problema.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Bajardi.



BAJARDI Sante, Assessore alla sanità

La discussione in sede di Commissione di questa mattina è stata rapida ma molto utile perché ha permesso di migliorare il testo della legge.
Il Consiglio a settembre nominerà i 54 Revisori dei Conti nelle USSL del Piemonte e chiamerà gli operatori politici, con capacità ed esperienza in grado di assolvere a questa delicata funzione.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, passiamo alla votazione del relativo articolato.
Pongo in votazione per primo il titolo: "Istituzione, compiti, modalità di funzionamento e responsabilità del Collegio dei Revisori dei Conti delle USSL ai sensi dell'art. 13 della legge 181/1982".



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 38 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere Il titolo è approvato.
Art. 1 (Istituzione del Collegio dei Revisori dei Conti) "In attuazione dell'art. 13 della legge 26/4/1982, n. 181 e ad integrazione del Titolo II della legge regionale 21/1/1980, n. 3, presso ogni Unità Socio-Sanitaria Locale è costituito il Collegio dei Revisori dei Conti, organo dell'Unità Socio-Sanitaria Locale medesima".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 38 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere L'art. 1 è approvato.
Art. 2 (Composizione e nomina del Collegio) "Il Collegio dei Revisori dei Conti dell'USSL è composto da tre membri dei quali uno designato dal Ministero del Tesoro, uno designato dal Consiglio regionale ed uno dall'assemblea generale dell'USSL, su terna proposta dal Comitato di gestione dell'USSL medesima.
La nomina dei membri del Collegio dei Revisori dei Conti è di competenza dell'assemblea generale dell'USSL e deve avvenire entro 30 giorni dall'insediamento dell'assemblea.
Il Presidente del Collegio è eletto dall'assemblea generale dell'USSL.
scegliendolo tra i componenti designati dal Consiglio regionale e dall'assemblea generale dell'USSL medesima.
In sede di prima applicazione, possono essere designati dal Consiglio regionale o dal Comitato di gestione ed eletti dall'assemblea generale dell'USSL a membri del Collegio dei Revisori dei Conti, dottori commercialisti o ragionieri iscritti nei rispettivi Albi professionali o nel ruolo dei Revisori Ufficiali dei Conti; ed inoltre coloro che hanno svolto, per almeno cinque anni, il mandato di parlamentare, di Consigliere regionale, di Consigliere provinciale, di Sindaco, di Consigliere comunale in Comuni con popolazione superiore a 20.000 abitanti".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 38 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere L'art. 2 è approvato.
Art. 3 (Validità delle riunioni) "Per la validità delle riunioni del Collegio, sarà necessaria la presenza della maggioranza assoluta dei suoi componenti; le deliberazioni dovranno riportare la maggioranza assoluta dei componenti".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 38 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere L'art. 3 è approvato.
Art. 4 (Funzioni del Collegio) "Le funzioni dei Revisori sono svolte, di norma, collegialmente, su iniziativa del Presidente del Collegio, al quale compete la convocazione. I Revisori possono tuttavia, in qualsiasi momento, procedere, anche individualmente, ad atti di ispezione e di controllo, con l'obbligo di informare immediatamente il Presidente del Collegio.Ispezioni, verifiche controlli e riscontri devono essere comunque eseguiti presso la sede dell'USSL o nei presidi dell'USSL. Il funzionario responsabile ha facoltà di assistere ai suddetti adempimenti. Le risultanze di tali atti ispettivi e di riscontro debbono essere portati a conoscenza degli altri membri comunque non oltre la prima seduta collegiale.
Il Collegio dei Revisori si riunisce almeno una volta ogni due mesi.
Copia dei verbali delle sedute del Collegio dei Revisori debbono essere trasmessi, non oltre il quindicesimo giorno della seduta stessa, al Presidente del Comitato di gestione ed all'Assessorato regionale alla sanità".
Si passi alla votazione.
(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 38 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere L'art. 4 è approvato.
Art. 5 (Compiti del Collegio) "Il Collegio dei Revisori dei Conti deve vigilare sulla gestione amministrativo - contabile dell'USSL, accertare la regolarità delle scritture e delle rilevazioni contabili, redigendo, in merito, relazioni periodiche su richiesta della Giunta regionale e/o del Comitato di gestione dell'USSL.
Il Collegio dei Revisori dovrà sottoscrivere i rendiconti di cui all'art. 50, secondo comma, della legge 23/12/1978, n. 833 e predisporre una relazione trimestrale sulla gestione amministrativo - contabile dell'USSL, da trasmettere alla Regione ed ai Ministeri della Sanità e del Tesoro.
I membri del Collegio dei Revisori possono, qualora invitati partecipare alle riunioni del Comitato di gestione dell'USSL".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 38 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere L'art. 5 è approvato.
Art. 6 (Istituzione dell'Albo dei Revisori dei Conti delle USSL) "E' istituito l'Albo dei Revisori dei Conti delle USSL della Regione Piemonte.
Entro due anni dalla data di promulgazione della presente legge il Consiglio regionale, con propria deliberazione, procede alla costituzione dell'Albo dei Revisori dei Conti delle USSL, tenuto conto dell'esperienza nel frattempo maturata.
La tenuta di tale Albo compete alla Giunta regionale, tramite il competente Assessorato alla sanità.
Possono essere iscritti all'Albo dei Revisori dei Conti delle USSL dottori in economia e commercio o ragionieri iscritti nei relativi Albi professionali, o coloro che siano iscritti nel Ruolo dei Revisori Ufficiali dei Conti, nonché coloro che hanno svolto, per almeno cinque anni, il mandato di parlamentare, di Consigliere regionale, di Consigliere provinciale, di Consigliere comunale.
L'esame delle domande di iscrizione all'Albo dei Revisori dei Conti delle USSL della Regione Piemonte è devoluto ad una Commissione presieduta dall'Assessore regionale alla sanità o da un suo delegato, dal Presidente dell'Ordine Provinciale dei Dottori Commercialisti di Torino o da un suo delegato, dal Responsabile del Servizio Gestione Spesa Sanitaria dell'Assessorato regionale alla sanità, dal Responsabile del Servizio Spesa dell'Assessorato regionale alle finanze. La decisione di iscrizione all'Albo è di competenza della Giunta regionale.
Avverso i provvedimenti di reiezione delle domande di iscrizione all'Albo dei Revisori dei Conti dell'USSL, gli interessati possono proporre ricorso in opposizione alla Giunta regionale, entro 30 giorni da quando abbiano avuto piena conoscenza del provvedimento di reiezione: la decisione della Giunta sul ricorso in apposizione costituisce provvedimento definitivo.
Con regolamento della Giunta regionale, da sottoporsi ad approvazione del Consiglio regionale, verranno disciplinati i casi di decadenza da componente del Collegio, oltreché di radiazione, cancellazione e sospensione dell'Albo dei Revisori dei Conti delle Unità Socio-Sanitarie Locali".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 38 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere L'art. 6 è approvato.
Art. 7 (Durata della carica) "La durata in carica del Collegio dei Revisori dei Conti dell'USSL è pari alla durata dell'assemblea generale dell'USSL che procede alla nomina.
In sede di prima applicazione, la scadenza del Collegio dei Revisori dei Conti è la stessa prevista per le assemblee generali delle USSL che procedono alla loro nomina.
In caso di cessazione anticipata dalla carica, per qualsiasi motivo, il componente viene sostituito entro 30 giorni dall'Organo che l'ha espresso.
L'Ufficio di direzione dell'USSL, tramite l'area Affari Generali Segreteria degli Organi Collegiali, fornisce adeguati supporti operativi al Collegio dei Revisori dei Conti".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 38 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere L'art. 7 è approvato.
Art. 8 (Responsabilità) "In analogia a quanto disposto dall'art. 2407 del Codice Civile, i Revisori debbono conservare il segreto sui fatti e sui documenti dei quali vengono a conoscenza per ragioni del loro ufficio - salvo la dovuta informativa nei confronti dell'Amministrazione dello Stato, della Regione e dell'USSL - e sono responsabili della veridicità delle loro affermazioni".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 38 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere L'art. 8 è approvato.
Art. 9 (Indennità) "Ai membri del Collegio dei Revisori si applicano le indennità di funzione previste pei i membri del Comitato di gestione, nella misura del 60 % al Presidente e del 50 % a componenti e le indennità di trasferta previste dalla legge 26/7/1978, n. 417, nella misura spettante alle qualifiche indicate al punto 2 della tabella A allegata alla legge 18/12/1973 n. 836, nonché il rimborso delle spese di viaggio previste dalla suddetta normativa".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 38 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere L'art. 9 è approvato.
Art. 10 (Ineleggibilità e incompatibilità) "Non possono essere nominati Revisori dei Conti e, se nominati decadono dall'ufficio: coloro che si trovano in uno dei casi di ineleggibilità o incompatibilità a componente del Comitato di gestione dell'Unità Socio Sanitaria Locale coloro che hanno ascendenti o discendenti ovvero parenti o affini fino al secondo grado che coprano nell'Amministrazione dell'Unità Socio Sanitaria Locale l'ufficio di presidente o di componente del Comitato di gestione, di membro dell'ufficio di direzione, oppure coprano posti nell'Istituto di credito che svolge funzioni di tesoriere dell'Unità Socio Sanitaria Locale i membri del Comitato di gestione dell'Unità Socio-Sanitaria Locale i dipendenti dell'Unità Socio-Sanitaria Locale i fornitori dell'Unità Socio-Sanitaria Locale gli amministratori, i dipendenti e, in generale, chi - a qualsiasi titolo - svolge in modo continuativo attività retribuita presso istituzioni sanitarie di carattere privato ubicate nell'ambito dell'Unità Socio Sanitaria Locale coloro che abbiano lite pendente per questioni attinenti l'attività dell'Unità Socio-Sanitaria Locale, ovvero, avendo un debito liquido ed esigibile verso di essa, siano stati regolarmente costituiti in mora, ai sensi dell'art. 1219 del Codice Civile, oppure si trovino nelle condizioni di cui al secondo comma dello stesso articolo.
L'Ufficio di Revisore non può essere ricoperto in più di una Unità Socio-Sanitaria Locale".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 38 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere L'art. 10 è approvato.
Art. 11 (Norma transitoria) "In sede di prima applicazione le assemblee generali delle USSL procedono alla nomina del Collegio dei Revisori dei Conti dell'USSL entro e non oltre il quarantacinquesimo giorno dalla data di entrata in vigore della presente legge".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 38 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere L'art. 11 è approvato.
Art. 12 (Dichiarazione d'urgenza) "La presente legge è dichiarata urgente ai sensi dell'art. 127 della Costituzione e dell'art. 45 dello Statuto regionale ed entra in vigore il giorno della sua pubblicazione sul Bollettino Ufficiale della Regione".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 38 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere L'art. 12 è approvato.
Chiede ora di parlare il Consigliere Marchini per dichiarazione di voto.
Ne ha facoltà.



MARCHINI Sergio

Esprimo voto di astensione motivato dalla necessità che resti agli atti del Consiglio la consapevolezza del nostro Gruppo che questa materia è troppo affidata alla discrezione dei partiti mentre i comportamenti di natura legislativa non sono coerenti. Ci rendiamo conto che questo è il risultato di un lungo processo, ma è un processo che deve essere messo in discussione sin dalla radice. Ogni qualvolta un incarico anche di natura tecnica viene dato ad un personaggio di estrazione politica l'attività di ordine tecnico si trasforma in attività politica: un Sindaco sarà la persone migliore a leggere i bilanci, ma è sempre l'espressione di un partito, di una corrente della maggioranza o della minoranza.
La democrazia, il dibattito parlamentare e le sedi assembleari vanno bene per certe cose, non si progetta un jet in una sala di Consiglio.
Il provvedimento che stiamo approvando continua su una prassi che in qualche misura è coerente alla cultura ed alla logica della legge sanitaria, ma non è un momento di ripensamento, quindi non può avere da parte nostra un voto favorevole.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, pongo in votazione l'intero testo della legge.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 42 hanno risposto SI 39 Consiglieri si sono astenuti 3 Consiglieri L'intero testo della legge è approvato.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PICCO


Argomento: Controllo sugli atti degli enti locali

Esame deliberazione Giunta regionale n. 86-17730: "Istituzione di una unità organizzativa regionale per la verifica della gestione economico finanziaria delle Unità Socio-Sanitarie Locali e adozione del regolamento relativo"


PRESIDENTE

Per concludere il pacchetto delle deliberazioni che concernono la materia sanitaria, passiamo al punto trentesimo all'ordine del giorno che reca: esame deliberazione Giunta regionale n. 86-17730: "Istituzione di una unità organizzativa regionale per la verifica della gestione economico finanziaria delle Unità Socio-Sanitarie Locali e adozione del regolamento relativo".
La parola all'Assessore Bajardi.



BAJARDI Sante, Assessore alla sanità

E' il completamento degli adempimenti previsti dalla legge finanziaria.
Ieri abbiamo approvato una deliberazione relativamente al controllo sul CO.RE.CO.
Pochi minuti fa abbiamo assolto al terzo adempimento previsto dalla legge finanziaria, l'istituzione dei Revisori dei Conti per la parte amministrativo - contabile; la stessa legge finanziaria prevedeva l'istituzione di unità ispettive sull'attività delle USSL.
L'attività ispettiva in questo caso ha un collegamento con gli obiettivi del piano e con la politica generale che il Consiglio regionale approva.
L'Assessorato alla sanità e all'assistenza svolgerà l'attività ispettiva avvalendosi di funzionari di alto livello della Regione e di funzionari che di volta in volta saranno attinti dalle Unità Socio Sanitarie Locali.
Con l'istituzione di questa unità organizzativa si completa il quadro delle attività ispettive e di controllo sulle Unità Socio-Sanitarie Locali.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, pongo in votazione tale deliberazione.
Ve ne do lettura: "Il Consiglio regionale visto l'art. 13 della legge 2614/1982, n. 181 visto l'art. 19 della legge regionale 10/3/1982, n. 7 vista la deliberazione della Giunta regionale n. 86-17730 del 20/7/1982 sentito il parere espresso dalla I e dalla V Commissione consiliare permanente delibera di approvare l'istituzione di una 'Unità organizzativa regionale per la verifica della gestione economico-finanziaria delle Unità Socio-Sanitarie Locali' e l'adozione del Regolamento ad essa relativo, allegato come parte integrante della presente deliberazione. La presente deliberazione sarà pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione Piemonte, ai sensi dell'art. 65 dello Statuto".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 49 Consiglieri presenti in aula.


Argomento: Parchi e riserve

Ratifica (ai sensi art. 40 Statuto) deliberazione Giunta regionale n. 3 25818: "Piano dell'area del Parco regionale La Mandria"


PRESIDENTE

Esaminiamo ora il punto quattordicesimo all'ordine del giorno che prevede la ratifica (ai sensi art. 40 Statuto) della deliberazione della Giunta regionale n. 3-25818: "Piano dell'area del Parco regionale La Mandria".
La parola all'Assessore Rivalta.



RIVALTA Luigi, Assessore ai parchi

La deliberazione di approvazione del piano del Parco regionale La Mandria è stata presa ai primi del mese di giugno per rispettare il termine dei tre anni fissato dalla legge 56 per la salvaguardia dei piani urbanistici adottati.
La Giunta aveva infatti approvato il piano della Mandria il 3 giugno 1980; l'aveva poi sottoposto all'iter previsto dalla legge istitutiva della Mandria.
I Comuni avevano provveduto alla pubblicazione del piano. Il ritorno delle delibere di approvazione o di valutazione critica è avvenuto soltanto nel 1981; va tenuto presente che i Consigli comunali sono stati impediti dal prendere tempestivamente in esame il piano a causa delle procedure elettorali dell'estate 1980. Il piano ebbe quindi il parere del CUR e fu dalla Giunta inviato alla Commissione competente nel mese di gennaio 1983.
Nella discussione in sede di Commissione avvenuta in queste ultime settimane si sono presi in esame gli aspetti rilevanti e fondamentali dell'indicazione di piano; martedì mattina si è avuta la riunione finale della Commissione nella quale sono emerse posizioni conclusive da parte delle forze politiche. Tali posizioni hanno inciso sostanzialmente sul piano.
La lottizzazione SAIM, che fu approvata dalla Regione Piemonte nel 1974 prevedeva inizialmente un'edificabilità di circa 360 mila metri cubi.
Prima che la Regione intervenisse con la legge istitutiva del Parco erano già stati costruiti 77 mila metri cubi.
La Giunta regionale nel giugno 1980, pur prendendo atto che quella lottizzazione aveva già compromesso l'unità ambientale, paesistica forestale della Mandria, di fronte al fatto che la compromissione si sarebbe potuta allargare ad altre parti della Mandria, limitò fortemente la possibilità di espansione. Propose, per ragione di opportunità, di dichiarare edificabili soltanto quei lotti interclusi da quelli già edificati.
Nella riunione di martedì la Commissione, all'unanimità delle forze politiche presenti (PCI, DC, PSI, MSI, PDUP), riconoscendo il valore ambientale e paesistico, caratterizzato dalla presenza di aree forestate alternate a grandi radure verdi, ambiente unico nella regionale, come singolare è il processo storico che lo ha determinato, ha deciso invece che si debba impedire ogni ulteriore seppure limitata espansione della lottizzazione nelle aree circostanti a quelle compromesse. Ci troviamo quindi in presenza di una ratifica di delibera presa dalla Giunta, di cui le forze politiche presenti in Commissione non condividono una parte sostanziale dei contenuti del piano.
Le forze politiche hanno cioè manifestato l'intenzione di approvare il piano solo eliminando la possibilità di ulteriore, seppur limitata edificazione della lottizzazione SAIM.
In Commissione non ho discusso sulla questione di merito e ho posto invece un problema di procedura.
Certamente sarebbe stato più positivo e più corretto se nel passato la capacità culturale ed amministrativa dell'intera comunità si fosse espressa per la tutela assoluta dell'area della Mandria.
Esprimendosi ora in questo modo, le forze politiche, non divise dalla contrapposizione tra maggioranza ed opposizione, indicano di aver acquisito nel corso di questi anni, come giusto approdo di un processo evolutivo della capacità di governare di questa istituzione, una più elevata maturità.
Dal punto di vista culturale e di principio mi pare che l'indirizzo assunto dalla Commissione sia indiscutibile.
E' possibile modificare in sede di Consiglio regionale il piano della Mandria? I 40 lotti indicati come edificabili sono stati osservati nella fase di pubblicizzazione; nel momento in cui si elimina tale indicazione sorge il problema del confronto con i Comuni e del confronto, attraverso i Comuni con i privati.
Di fronte a questo problema rimane la strada della non ratifica della deliberazione di Giunta e quindi del decadimento del piano e dell'adozione di un nuovo piano da stilare in tempi immediati.
Ciò consentirebbe la riapertura della procedura della pubblicizzazione sulla posizione di merito espressa dalla Commissione martedì scorso.
Dobbiamo chiarire tale questione di carattere procedurale.
L'art. 40 dello Statuto consente al Consiglio di modificare le deliberazioni assunte dalla Giunta con i poteri del Consiglio, ma afferma anche che il Consiglio deve farsi carico di tutti gli aspetti giuridici che possono insorgere; in questo caso significa definire la procedura più corretta perché le decisioni abbiano buon esito.
Chiedo al Consiglio se intende svolgere questa discussione in seduta aperta o in sede di Commissione.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARCHIARO



MARCHINI Sergio

Sulla questione preliminare che ha posto l'Assessore il modo in cui si modificano atti della Regione è un'importante questione di principio che va discussa in aula e non in sede di Commissione.
In quella sede potremo discutere semmai sui contenuti.



RIVALTA Luigi, Assessore ai parchi

La fase in Commissione può essere istruttoria al dibattito in Consiglio.



MORETTI Michele

E' stato presentato in Commissione un ordine del giorno che chiede alla Giunta di cambiare l'indirizzo della deliberazione. Questo si dovrebbe decidere prima di iniziare la discussione.



BONTEMPI Rinaldo

L'ordine del giorno è ancora da concordare dalle forze politiche. Credo si possa procedere proceduralmente come dice Moretti.



PRESIDENTE

Mi dicono che l'ordine del giorno verrà presentato dopo la discussione.
La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

A me pare che il modo corretto di procedere sia appunto di discutere sulla deliberazione e di decidere se ratificarla o meno. Dopodiché potremo discutere l'ordine del giorno, il quale, mi pare, presupponga la non ratifica: perché se, in ipotesi, venisse ratificata la deliberazione l'ordine del giorno non avrebbe più senso.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ariotti.



ARIOTTI Anna Maria

La discussione che il 13 luglio 1978 aveva preceduto l'approvazione della legge istitutiva del Parco della Mandria (a volte è bene andare a rileggere gli atti consiliari) aveva già messo in risalto la complessità del problema "La Mandria": 1) per le caratteristiche che la costituiscono: un insieme di edifici di eccezionale rilievo artistico, correlati tra loro da un disegno progettuale che ingloba i boschi, i viali, gli spazi verdi come elementi fondamentali della progettazione architettonica, definendo sul territorio un'unità ambientale che come tale deve essere letta, compresa e vissuta 2) per le gravi compromissioni presenti che tendono a vanificare, o di fatto vanificano, questa unità 3) per le difficoltà insite in un avvio mai prima sperimentato, di una politica dei parchi che vuole tutelare beni naturali ed insieme promuoverne la fruizione.
Ricordo l'insistenza di Marchini su quest'ultimo aspetto; le sottolineature di Benzi sulla pista Fiat, le piccole aziende, le lottizzazioni; le perplessità di Picco sulla perimetrazione del pre-parco preoccupazioni riportate nella relazione di Calsolaro, le possibili linee di intervento delineate da Rivalta, la necessità, indicata con chiarezza di "governare una situazione più compromessa".
Da parte di tutti si rimandava alla stesura del piano dell'area la precisazione di molti problemi.
Sono passati quasi cinque anni; il piano è ora alla discussione del Consiglio, alcuni timori si sono attenutati (si è constatato che è possibile la conservazione dell'ambiente con un suo utilizzo pubblico, se opportunamente guidato; alcuni punti sono in via di soluzione (il processo di stesura dei piani regolatori, sia pure a fatica, è avanzato); molti passi positivi compiuti (ristrutturazioni portate avanti, recuperi avviati risanamento del patrimonio boschivo e della fauna, costruite aree di sperimentazione culturale e didattica di grande valore), molti problemi individuati, necessità di interventi di salvaguardia e tutela dei fiumi vincoli di carattere agricolo legati all'individuazione delle fertilità dei suoli, realizzazione di opere infrastrutturali per la connessione del parco alla grande viabilità, collegamenti tra La Mandria e Torino, tra la Mandria e i paesi circostanti, razionalizzando il sistema delle comunicazioni (l'uso che l'Assessorato ha fatto dei documenti della pianificazione territoriale, della carta della fertilità dei suoli, del piano regionale dei trasporti ha, credo, facilitato il lavoro e lo ha inserito in un quadro di riferimento valido).
Molti di questi problemi, pur richiedendo tempi lunghi ed investimenti notevoli, sono di normale soluzione. Ma alcuni nodi si ripresentano in tutta la loro durezza e difficoltà, ed è bene richiamarli, perché il lavoro svolto - ed è stato fatto ed è fatto con molta passione, intelligenza costanza e correttezza - i tentativi esperiti, a volte falliti, gli accordi a volte raggiunti, non cancellano la gravità dei problemi. Indico i maggiori: lo stabilimento Agip di Robassomero le baracche abusive in alcuni Comuni del pre-parco la pista Fiat la cosiddetta lottizzazione Saim.
E' chiaro che nessuna di queste realtà è compatibile con le finalità del parco che tendono, in particolare, a salvaguardare l'unità ambientale e storica, a tutelare e riqualificare l'ambiente naturale.
Ma è anche chiaro che la realtà è complessa e vischiosa e costringe ogni amministratore responsabile a fare i conti con più elementi, ad ascoltare più voci, spesso in netto contrasto tra loro, sapendo che poi deve scegliere in base ad una coerenza interna. Il "s'" detto all'Agip secondo il Gruppo comunista, tiene conto di accordi nazionali e di una situazione occupazionale particolare. Il "s'" detto alla pista Fiat, avendo presente la sua complementarità ad attività produttive, rilevanti in questo particolare momento di difficoltà economiche e valutando che gli interventi insistono sostanzialmente sulle aree già esistenti, ma soprattutto per il carattere transitorio della tolleranza (stabilita da una convenzione che prevede il trasferimento degli impianti entro venticinque anni, l'immediato passaggio delle are in proprietà alla Regione) non annulla, pur attraverso un rinvio nel tempo, le finalità della legge.
La lottizzazione Saim ci appare invece inaccettabile, confortati anche dal parere pressoché unanime della Commissione su questo punto l'edificazione di altri 38 lotti renderebbe del tutto illeggibile l'ambiente originario, caratterizzato da boschi e spazi agricoli, ancora percepibile allo stato attuale.
Inoltre, diversamente della pista Fiat, si porrebbe come un fatto irreversibile: due motivazioni in netto contrasto con la legge costitutiva del Parco. In questo caso l'amministratore non può non privilegiare gli interessi pubblici rispetto a quelli privati, sa di poter usare la sovranità del Consiglio per negare altre compromissioni.
Teniamo presente che l'attuazione della lottizzazione determinerebbe con un incremento di circa 400 persone, un vero centro urbano con esigenze di nuovi servizi ed ulteriore degrado ambientale, nucleo, inoltre completamente avulso dal Comune di Fiano, con regolamentazione privata a s stante.
Se è stata un errore la politica di smembramento portata avanti nell'area della Mandria nel dopoguerra, se è stato un errore sancire da parte dei pubblici poteri la lottizzazione, l'istituzione del Parco, ed un più meditato approfondimento dei suoi valori, permette ora di porre fine alla precedente situazione, sapendo anche di contare su un'opinione pubblica, sempre più attenta e favorevole alla difesa dell'ambiente. Lo stesso atteggiamento si giustifica allora, ma solo in questo caso, anche nei confronti dell'abusivismo che è presente in molti Comuni del pre-parco contro cui alcuni Sindaci si sono battuti inutilmente. La Regione non pu lasciarli soli. Queste le posizioni del Gruppo comunista. Mi permetto di sostenere e di sottolineare che dimostrano capacità di valutare i problemi realisticamente ed anche il coraggio di affrontare le battaglie più difficili, se ne vale la pena. E in questo caso ne vale la pena, essendo in gioco la credibilità dell'istituto regionale che è tenuto a perseguire le finalità culturali, sociali, politiche ed amministrative che esso stesso si è prefisso, attraverso le sue leggi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Picco.



PICCO Giovanni

Signori Consiglieri, ci troviamo ad una svolta significativa della vicenda del piano della Mandria; è una vicenda significativa degli aspetti strumentali relativi al problema del parco.
Per quanto riguarda la sostanza della riserva e della tutela di quel patrimonio sono dell'avviso che i risultati siano più da valutarsi in funzione dei comportamenti e degli atteggiamenti che si assumono a livello di governo delle vicende strumentali che non rispetto agli atti formali così come si vanno evolvendo e modificando.
La Giunta regionale e la maggioranza tengono in suspense la comunità piemontese, su questo grave problema che non può essere assimilato ed omogeneizzato ad altri provvedimenti di tutela, di salvaguardia e di valorizzazione del patrimonio sul piano della natura, sul piano degli effetti che può produrre sull'area metropolitana.
Gli atti relativi alla vicenda decorrono dal 21 agosto 1978, data nella quale venne promulgata la legge n. 54 istitutiva del Parco regionale della Mandria, quindi siamo a cinque anni da un punto di riferimento preciso significativo, nato in allora con il concorso determinante ed unanime delle forze politiche piemontesi anche a seguito di una serie di atti amministrativi altrettanto significativi e rilevanti che hanno poi portato all'acquisto, alla costituzione ed alla gestione attuale del Parco regionale già di proprietà dell'Ente Regione.
La promulgazione della legge comportava successivamente una serie di atti a cascata, in particolare la predisposizione di un piano particolareggiato che doveva sancire il regime giuridico e normativo dell'area e consentire tutti quegli aspetti che con molta enfasi esaltiamo aspetti rivolti al blocco, all'esaltazione ed alla gestione di aspetti che sono insiti nella valorizzazione del patrimonio naturale.
Dopo cinque anni ci troviamo ad una svolta che rischia di far ritornare tutto al punto zero.
L'intervento testé svolto dall'Assessore Rivalta in termini di enfatizzazione del consenso unanime delle forze politiche deve essere respinto, non nel merito degli obiettivi che si vuole proporre, ma nel metodo seguito da questa maggioranza per pervenire al punto morto nel quale siamo arrivati; punto morto sul quale credo che non possono addursi giustificazioni di tipo strumentalizzabile, quali le interruzioni delle crisi oppure le sbiaditure di Giunte che hanno preceduto quella testé in carica.
Il rischio è di perpetuare la gestione discrezionale propria del Presidente della Giunta. Il primo appello che rivolgiamo è molto chiaro e molto preciso sul quale dobbiamo avere delle risposte precise anche in ordine agli atteggiamenti: il Presidente della Giunta regionale si impegna in questa seduta di oggi a non rilasciare alcuna autorizzazione motu proprio che concerne le proprie capacità decisionali autonome fintanto che la vicenda relativa al Parco della Mandria non sia conclusa con l'approvazione del piano particolareggiato e con un quadro giuridico e normativo.
Detto questo veniamo a come rischiano di evolversi queste vicende. Non credo debbano spaventare i contenziosi giuridico-amministrativi.
Devo però dire che nel 1983 non siamo nell'anno zero rispetto a certe vicende e a certi comportamenti.
L'esperienza di amministratori navigati e maturati dovrebbe indurci ad un atteggiamento di realismo nel considerare il rischio che alcune vicende di tipo giuridico riescano a ribaltare totalmente le posizioni enfaticamente assunte.
Un secondo comportamento che voglio richiamare con altrettanta onestà politica è quello relativo al criterio della sperequazione: quando si assumono degli atteggiamenti questi devono essere perequativi rispetto a tutte le situazioni che si manifestano. Gli atteggiamenti sperequati sono un modo per contraddire le posizioni politiche assunte e per creare i presupposti per ribaltare le situazioni in termini negativi.
Ricordo la vicenda della variante 17 quando si assicurarono all'uso pubblico dei servizi ben 16 milioni di metri quadri di are per la città di Torino, nessuno ebbe possibilità di dire che vi furono delle sperequazioni rispetto alle quali ad alcuni si disse dopo prime decisioni di "s'" e ad altri di "no".
Si procedette nella linea perseguita anche se non tutte le vicende hanno avuto nel merito e nei dettagli delle soluzioni omogenee perch alcuni proprietari si attivano maggiormente sul piano giuridico, altri meno. Il comportamento della perequazione credo debba essere considerato in tutta la sua dimensione sia per quanto riguarda il rapporto tra la "pista" la "lottizzazione" ed il "problema" normativo delle aziende, sia per quanto riguarda all'interno della lottizzazione il trattamento di alcune proprietà rispetto ad altre.
Queste considerazioni sono già state fatte, non è il caso di entrare ulteriormente nel merito, non sto a fondare il coltello in una vicenda che potrebbe anche rivelare degli aspetti molto sconfortanti; gli atteggiamenti che le proposte tecniche portano rivelano un retroterra di posizioni contraddittorie assunte all'interno delle forze politiche che reggono la maggioranza.
Questo comportamento deve essere ozi evidenziato in tutta chiarezza spiegando le ragioni per le quali si assumono certi atteggiamenti, cercando di far conseguire alle posizioni assunte delle conclusioni.
Dovremmo, per esempio, conoscere quali atteggiamenti intendono assumere le singole forze politiche in vicende analoghe a questa, lasciando perdere al limite la specificità dei fatti che vengono evidenziandosi nei rapporti istituzionali e quindi gestionali delle vicende urbanistiche tra le Regioni e i Comuni interessati.
Abbiamo l'impressione che vi sia stata discriminazione di comportamento nei confronti di quelle Amministrazioni con le quali l'Amministrazione regionale riteneva di poter avere un dialogo per omogeneità politica e quindi un atteggiamento di ricomposizione dei problemi che esistevano con altre, invece ritenute retrograde, direi del tutto improponibili ad un dialogo e ad un confronto.
Per esempio, nei confronti del Comune di Fiano, che sarebbe l'autore delle deprecate decisioni a suo tempo avallate, sia pure con posizioni e pareri che potevano anche non avere il beneplacito della maggioranza attuale, ci sono stati degli atteggiamenti di non sufficiente raccordo.
Lo dico per cercare di capire che cosa verrà fuori dai rapporti tra Comuni e privati. Abbiamo sotto gli occhi il caso recentissimo dell'azienda del Gruppo Eni che ha chiesto certe considerazioni in ordine ai propri programmi di investimenti sull'area ex Liquichimica.
La preservazione dei posti di lavoro e la salvaguardia della possibilità di investimento può essere interessante rispetto a collegamenti con altre infrastrutture produttive analoghe nella Regione, per indubbiamente pongono problemi di omogeneità nei confronti della gestione e della salvaguardia del patrimonio naturale ed ambientale, più in specifico del modo in cui vengono elaborati gli strumenti urbanistici e poi gestiti sul piano politico, che pone delle difficoltà a considerare rispetto ad altri stabilimenti, rispetto ad altre aree poste in altre località, non rischiose e difficili come questa; si sono assunti degli atteggiamenti molto più rigidi, di incomunicabilità rispetto alla reale capacità di comprendere e di gestire questi problemi.
Ritengo che il problema dei rapporti Regione-Comune debba essere affrontato nella circostanza di questo ulteriore grado della vicenda quindi il riconvenzionamento, non nel senso di essere tout-court in linea con le richieste di ricorrenti o da altri soggetti, ma nel senso di ricomporre un atteggiamento di frattura esistente fra il quadro di rapporti che il Comune aveva debitamente stabilito con i privati.
Questo quadro va al limite annullato o ricomposto in termini di trattativa politico-amministrativa con la partecipazione della Regione che deve assumere atteggiamenti responsabili e non atteggiamenti "ponziopilateschi" che non fanno che ribaltare sul Comune le conseguenze amministrative di eventuali atti che non fossero in linea con le ragioni economiche che sottendevano agli accordi precedentemente assunti ribaltando in termini negativi quelle conseguenze sulle possibilità di utilizzazione di quelle aree che, a quanto pare, tutte le forze politiche vorrebbero totalmente salvaguardare.
Dopo il primo punto che ho chiesto perentoriamente, cioè che il Presidente della Giunta non conceda alcuna autorizzazione in questo periodo, chiedo che la Giunta provveda a raccordarsi con i Comuni e stabilisca una trattativa tra Regione, Comuni e soggetti interessati nei vari contenziosi, compresa la Fiat investendo di responsabilità anche i Comuni.
Non si capisce perché nella vicenda Fiat il Comune non sia stato coinvolto come era opportuno lo fosse e così nella vicenda Saim non si vede perché la Regione non debba essere coinvolta in un rapporto che ricomponga nel dovuto modo gli accordi che si vogliono porre in crisi o che si vogliono modificare.
Chiediamo inoltre che la Giunta provveda alla modificazione del piano che consenta, con la pubblicazione, un raccordo con le comunità locali e con i Comuni per risolvere i nodi esistenti.
Il Consigliere Ariotti li ha ricordati. Non è sufficiente enfatizzare in termini dialettici i problemi perché siano risolti, come facilmente fa questa maggioranza.
Il problema dell'abusivismo edilizio, baracchesco o della guerra fra poveri immigrati, i quali giustamente richiedono di coltivarsi un orto nella periferia dell'area metropolitana, è un problema di cui la Giunta si deve far carico.
Non si può pensare che tutto si risolva in un contenzioso dove esiste un cattivo soggetto originario (era la proprietà Montelera che aveva ceduto l'area ai privati) e che il soggetto cattivo finale sia il povero immigrato il quale è proprietario di 300-400 metri quadrati, costruisce una baracca abusiva che poi trasforma provvisoriamente in ricovero temporaneo per passare la notte.
Questi temi il governo urbanistico, quindi il governo della tutela del territorio, deve affrontarli.
Quindi, bando alle enfatizzazioni dialettiche, bando alla ricerca del consenso, andiamo al concreto. I Comuni hanno il problema del pre-parco problemi d'impatto con le varie realtà esistenti a titolo vario, la Regione se ne faccia carico, assuma posizioni, anche legislative.
Mi fermo a questo punto ritenendo di avere richiesto dei punti molto precisi. L'impegno della modifica del piano e la presentazione per l'approvazione del Consiglio deve essere assunto in un tempo che non va oltre i tre mesi: questo aspetto denuncerà la credibilità delle posizioni che la maggioranza vuole assumere su questa vicenda.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Moretti.



MORETTI Michele

Ho letto con stupore la notizia riportata dalla stampa sulla questione della Mandria e vorrei ancora una volta fare una precisazione sui ruoli della Giunta e del Consiglio.
Il ruolo del Consiglio è quello di affrontare i problemi nel loro insieme, di esprimere giudizi politici.
Il Partito Socialista, anche in sede di Commissione, ha assunto la sua posizione e su questo non c'è né differenza di posizione politica n rottura fra l'esecutivo ed il Consiglio, così come non esiste frattura nell'ambito della maggioranza se alcune posizioni politiche vengono assunte naturalmente, con il rispetto del ruolo autonomo dei partiti che compongono la maggioranza.
Con la legge 54 istitutiva del Parco regionale La Mandria (artt. 4 e 13) si stabiliscono le finalità del Parco e la conservazione dell'ambiente naturale e dei beni culturali e la gestione delle iniziative volte a consentire l'uso pubblico e la fruizione sociale, discorso questo che dovremmo affrontare con maggior impegno politico.
La legge è stata approvata nel 1978. L'area era già compromessa e giustamente la Giunta nel 1975 dovette trovare una soluzione. Ricordo che in quest'aula ho parlato del degrado di molte zone montane del Piemonte avvenuto nel periodo antecedente al 1975: questo va detto altrimenti si ha l'impressione che le responsabilità siano attribuite al periodo che va dal 1975 in poi.
Ho fatto parte di quell'esecutivo e non posso approvare i fatti illustrati dal collega Picco. Per quanto riguarda l'aspetto urbanistico occorre entrare nel merito e discutere altrimenti capovolgeremmo completamente l'indirizzo politico della legge n. 56.
Il Gruppo socialista ed il Gruppo comunista alla fine del dibattito presenteranno un ordine del giorno che è stato discusso in Commissione.
Mi riservo di intervenire in sede di illustrazione dell'ordine del giorno stesso.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

Il provvedimento che stiamo esaminando ha avuto un iter lungo, ma non si concluderà ancora oggi, in quanto, come abbiamo potuto constatare dalle posizioni delle forze politiche, esso avrà un forte impatto sulla società.
Il Parco regionale La Mandria, per scelta delle Giunta che dal '75 in poi si sono avvicendate al governo della Regione, costituisce un polmone verde per l'area metropolitana di valore inestimabile perché esso va ad incidere sulla qualità della vita dei cittadini.
Questo comporta delle responsabilità rilevanti.
Molti insediamenti all'interno della Mandria sono incompatibili con la legge istitutiva del Parco.
Alcuni di questi sono stati affrontati facendo scontare ulteriori compromissioni del Parco. Mi riferisco alla questione della Liquichimica.
Anch'io quando ho dovuto esprimere il parere su tale questione considerando i problemi occupazionali che ci fanno scontare delle contraddizioni, ho aderito alla soluzione che favorisce l'occupazione a scapito della tutela del pre-parco.
Ma ci sono altre situazioni che sono in contrasto con l'ambiente e le finalità istitutive del Parco che vanno eliminate: mi riferisco alla lottizzazione Saim, alla pista Fiat ed all'abusivismo.
Voglio ricordare che le responsabilità della lottizzazione sono da attribuire alla Giunta che governava nel 1974.
E' mia opinione che l'ipotesi di parziale edificazione contenuta nella proposta di piano non vuole tanto sanare il contenzioso (perché il contenzioso da parte della Saim proseguirebbe) quanto invece mediare tra posizioni articolate esistenti in Giunta.
Non è scandaloso dire che tra i partiti che formano la Giunta ci sono opinioni diverse. La soluzione oggi prospettata, di non concedere l'edificazione di altre ville, la valutiamo positivamente perché è il frutto della maturazione nelle forze politiche di una soluzione costruita attraverso il confronto con la realtà sociale. Sarebbe difficile spiegare alla gente che si elimina l'abusivismo esterno da una parte e si permette la lottizzazione interna dall'altra.
La soluzione proposta dalla Commissione è importante. E' un segnale che stanno prevalendo gli interessi sociali e collettivi su quelli del profitto e della speculazione che sulla lottizzazione si giocherebbero molti miliardi, per questo diamo un giudizio positivo sulla proposta.
Per quanto riguarda l'abusivismo io credo che la Regione debba trovare gli strumenti adeguati per eliminare l'abusivismo nel pre-parco individuando entro tempi brevi gli strumenti adeguati.
Non credo si debba aspettare che ci scappi il morto per intervenire infatti il rischio di fatti gravi esiste come ci informano gli amministratori locali.
Quanto alla pista della Fiat mi sembra di capire da quanto ha detto il Consigliere Ariotti a nome del Partito Comunista che si ripropone la vecchia scelta dell'adeguamento subito e della rilocalizzazione successiva.
Per sostenere la tesi sulla necessità di far adeguare alla Fiat la pista che già esiste all'interno della Mandria, si sostiene che si sono esperiti tutti i tentativi per ricercare una rilocalizzazione; questo non lo contestiamo.
Il Presidente della II Commissione ha presentato un emendamento che pur accettando l'ampliamento, impegna la Regione ad individuare entro cinque anni l'area nella quale verrà rilocalizzata la pista.
Su questo punto in Commissione tutti si sono espressi favorevolmente.
Però mi domando: se questo tentativo non è riuscito dal '75 ad oggi come potrà riuscire nei prossimi cinque anni? Se la Fiat farà l'ampliamento della pista il rischio è che rimarrà in quel territorio per sempre. Si sostiene che c'è uno stato di necessità in quanto la Fiat dovrebbe abbandonare l'autostrada Torino-Savona che dovrebbe essere raddoppiata, ma basta leggere il piano decennale dell'autostrada per accorgersi che il primo tratto ad essere raddoppiato sarà il secondo e che il primo tratto non verrà raddoppiato né subito né forse nei prossimi dieci anni. Allora mi domando dov'è questa urgenza, non è più logico trovare una soluzione interlocutoria che dia alla Fiat la possibilità di continuare a fare le prove sulla Torino-Savona, cercando una rilocalizzazione, in modo che nel momento in cui l'autostrada Torino-Savona sarà raddoppiata la Fiat abbia a disposizione un altro anello su cui effettuare le prove? Questo è possibile e i tempi lo permettono.
Non nego che all'esigenza della Fiat di disporre di un'area per provare le auto dobbiamo comunque rispondere, ma i tempi ci permettono di trovare una soluzione alternativa a quella della Mandria.
Non è vero che la soluzione proposta sia ininfluente rispetto al Parco mi risulta che sono in atto dei ricorsi di cittadini locali contro l'inquinamento acustico. Credo che l'ulteriore compromissione della Mandria sarebbe grave anche perché l'eventuale uso della pista avrà una modificazione in quanto quella pista verrà utilizzata per prove di velocità, quindi l'inquinamento da rumore si aggraverà.
Ritengo che si debba fare un ulteriore sforzo per trovare un'immediata rilocalizzazione della pista Fiat, tenendo conto che nella fase transitoria l'azienda potrà continuare ad usare la Torino-Savona.
Avanzo alcune proposte: 1) realizzare nell'area di Lombardore al posto del poligono militare la pista per le prove della Fiat 2) realizzare la Torino-Savona su sei corsie e adibire le due corsie laterali alla pista prove della Fiat.
Abbiamo inoltre letto sui giornali che la Società Lombardore sta elaborando un progetto per un autodromo. Chiedo se sono state verificate le compatibilità tra l'eventuale autodromo ed il suo utilizzo a fini industriali.
Mi riservo di intervenire sul merito dell'ordine del giorno proposto.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PICCO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Ovviamente anche la nostra parte si riserva di intervenire nel merito dell'ordine del giorno anche se ha forti riserve a pensare che sia un momento tecnico-giuridico in grado di risolvere un bisticcio.
Una deliberazione in ratifica o viene respinta o viene approvata o viene modificata, un ordine del giorno, espressione del Consiglio nei confronti della Giunta, dal punto di vista istituzionale lascia perplessi.
Prego di estensori di considerare anche questi aspetti. Venendo all'aspetto politico della vicenda ho l'impressione che il PSI si scandalizzi fuori luogo del fatto che si sia sottolineato e rimarcato che c'è stato un ritardo culturale, comportamentale e politico della Giunta: non l'ho chiamata sconfitta perché ormai le sconfitte in aula non vengono mai considerate tali.
In più occasioni infatti le maggioranze che hanno governato dal '75 in poi quando venivano respinti progetti legislativi, anche significativi concludevano con la frase del Presidente del Consiglio: "Il Consiglio non approva"; dopodiché il Presidente della Giunta precedente continuava a contare i raggi illuminati sopra la nostra testa e la Giunta non prendeva alcuna pratica conseguenza. Evidentemente il nostro Statuto di tipo teutonico consente questi comportamenti. In questo caso la Commissione ritiene che il Consiglio non debba ratificare la delibera proposta dalla Giunta: questa è una sconfitta politica.
Non siamo ancora al punto che il Napoleone cuneese debba prenotare un residence a Sant'Elena, certo non può negare che quello sia estremamente significativo.
Se lo si registrasse l'opposizione non avrebbe la necessità di sottolineare che di sconfitta politica si tratti che rimarcherebbe come vittoria del Consiglio regionale.
Io non voglio considerarla una sconfitta della Giunta, ma una vittoria del Consiglio. Le forze politiche del Consiglio hanno dimostrato maggiore sensibilità e maggiore attenzione ai problemi dell'ambiente e del territorio di quanta non ne abbia dimostrata la Giunta: questo è un dato storico, accertato nei verbali e nelle votazioni della Commissione.
E' un fatto che dal punto di vista culturale e della sensibilità verso questa problematica, non va sottostimato.
Sarebbe stato facile per l'Assessore Rivalta cambiare cavallo di colpo e quindi accettare tout-court l'orientamento radicale della Commissione.
Invece con correttezza e con garantismo l'Assessore Rivalta ci ha ammoniti sull'opportunità di riflettere su una vicenda che ha un processo storico lunghissimo che probabilmente deve essere governato con procedure con tempi, con verifiche e con confronti diversi.
In altri termini il progetto della Mandria individuava nei confronti sia dei soggetti destinatari ultimi, sia dei Comuni un processo che portava a regime una certa situazione attraverso passaggi intermedi; mi pare che un passaggio intermedio della riconduzione a regime venga messo in discussione dalla Commissione.
Giustamente l'Assessore ci fa riflettere sull'opportunità che la modifica di un passaggio intermedio, che quindi diventa un passaggio centrale debba avvenire attraverso una procedura di verifiche e di confronti più approfondita di quanto non possa essere la decisione della Commissione; e non può essere utilizzato, al contrario, il fatto che proprio per il superamento di questo passaggio si siano pronunciati gli Enti consultati. Mi sembra corretto, apprezzabile dal punto di vista istituzionale e garantista il suggerimento dell'Assessore di interpretare la volontà della Commissione, quindi del Consiglio, di annullare o comunque di ridurre l'ipotesi di ricomposizione delle aree già compromesse, ma cercando meccanismi che siano vicini nelle procedure al processo che ha posto in essere il piano della Mandria.
Mi auguro che l'ordine del, giorno segua questa linea.
Sarebbe una memoria storica fuori luogo il ribadire che abbiamo avuto comportamenti coerenti e costanti, così come la collega Ariotti ha ritenuto di doverci riconoscere.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARCHIARO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Reburdo.



REBURDO Giuseppe

Il Consigliere Ariotti ha messo in evidenza come dal '75 ad oggi si sia tentato di imporre una svolta alla degradazione del territorio piemontese con una politica di riqualificazione dell'area metropolitana e di salvaguardia fuori dell'area metropolitana.
Quest'ultimo aspetto però meriterebbe una discussione più attenta perché molte volte fuori dell'area metropolitana in molti Comuni questa salvaguardia non c'è stata, anzi, si sono verificate compromissioni molto profonde.
Gli esempi li faremo in altre occasioni.
La politica dei parchi realizzata dalla Regione è stato un fatto fondamentale che deve essere rilanciato in virtù della difesa del territorio, della sua riqualificazione e valorizzazione.
In questo senso la gestione del Parco La Mandria è stata emblematica.
E' un terreno di sperimentazione di massa, la gente ha avuto modo di qualificare il tempo libero e la vita; ha anche inciso nel campo della scuola, della formazione dei giovani per quanto riguarda l'informazione sugli aspetti della natura; ha posto al centro i valori essenziali dell'uomo.
Tuttavia in questi ultimi anni è stato difficile sviluppare una politica di riqualificazione e di rilancio dei parchi; mi auguro che l'occasione di oggi permetta di riprendere più sistematicamente questo discorso.
La lotta contro qualsiasi compromissione del territorio, contro gli insediamenti abitativi, più o meno abusivi, è stato forse l'elemento qualificante degli amministratori regionali e comunali.
Oggettivamente però alcuni interventi compromettono il Parco, mi riferisco all'insediamento Agip di Robassomero. C'è in realtà il tentativo di avviare una politica che nulla ha a che vedere con gli appezzamenti di terreno adibiti ad orto. C'è la tendenza a riqualificare l'abitazione da parte dei livelli di popolazione medio-alta che utilizzano quelle aree verdi per crearsi condizioni di vita individuali.
La posizione della II Commissione rifiuta un ulteriore piano di insediamento e di lottizzazione, quindi intende creare le condizioni perch questa situazione sia definitivamente bloccata.
Vorrei soffermarmi brevemente sulla questione della pista Fiat.
Sino ad oggi la Fiat non ha usufruito di quella pista e mi domando perché da oggi intende improvvisamente rilanciare questa sua esigenza. E' una discussione pregiudiziale che andrebbe affrontata. Forse ci sono motivazioni di ordine tecnologico che potrebbero dimostrare la necessità ma qualcuno dice che forse non è poi così impellente questa esigenza perch ci sono altri strumenti tecnologici che permetterebbero risultati analoghi.
Un insediamento di questo tipo richiederebbe sostanziali modificazioni dell'attuale pista e questa decisione metterebbe in discussione la singolarità dell'area della Mandria per quanto riguarda gli aspetti di carattere naturalistico e di condizioni di vita. Se è necessario salvaguardare l'integrità del Parco, accanto al blocco delle iniziative edificatorie all'interno dell'area protetta e nell'area del pre-parco occorre compiere un'azione che blocchi anche ogni ulteriore compromissione del territorio determinata dalla pista Fiat. Tra l'altro, come osservava Montefalchesi, non è né fondamentale né urgente per la Fiat ottenere una risposta di questo genere, ma il discorso va fatto più in generale. La Fiat utilizza una parte dell'autostrada Torino-Savona, la quale se venisse rafforzata comporterebbe ulteriori compromissioni di aree. E questo non riguarda soltanto la Torino-Savona, ma la politica decisa dal Governo relativamente ad alcune infrastrutture stradali. Occorre individuare aree alternative. E' stato citato il poligono di Lombardore, che è compreso in un'area già compromessa per le manovre dei mezzi pesanti dell'Esercito.
Sarebbe opportuno aprire questa discussione con il nuovo Governo per verificare quali possibilità alternative sono proponibili, prima di assumere una decisione definitiva sul raddoppio della pista.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Devo innanzitutto premettere che, come Gruppo e forza politica concordiamo pienamente con i principi della tutela ambientale, forestale e territoriale che dominano la legislazione regionale dei parchi e, in particolare, quella relativa al Parco La Mandria che, a suo tempo, venne infatti motivatamente approvata anche da noi. Ma eravamo e siamo preoccupati, nella materia che viene oggi trattata, da un canto di varare un piano che sia effettiva attuazione delle norme della legge che disciplina la tutela della fruizione del Parco e nello stesso tempo di non varare un piano che possa, a tempi brevi, essere annullato e polverizzato dagli organi della giustizia amministrativa (qui intendo riferirmi ai ricorsi giurisdizionali proposti dalla Società Saim e che hanno costituito la parte più corposa del materiale che ci venne distribuito in Commissione e che fu oggetto di attenta meditazione in quella sede).
Concordo con quanto ha detto il collega Consigliere Picco "che non deve spaventare in questa sede politica la pendenza dei ricorsi strettamente giurisdizionali"; però è anche vero che i ricorsi non possono essere ignorati, né può essere ignorata questa grossa ipoteca che pende sulla scelta politica che dovrà scaturire dal Consiglio; che pende cioè sulla sostanza e sulle normative del piano particolareggiato.
Anche se non va sottovalutata, sotto questo profilo, la principale argomentazione che viene portata contro le normative del piano adottato e che sono poi state fatte proprie e ritrascritte nel piano proposto che oggi dovrebbe essere oggetto di ratifica, o di non ratifica. Tralasciando argomentazioni estremamente opinabili che non devono preoccupare in questa sede politica (in quanto hanno un carattere prevalentemente avvocatesco e giuridico) richiamo l'attenzione del Consiglio su un'argomentazione sulla quale mi ero già permesso di richiamare l'attenzione della Commissione e che ripropongo in questa sede: cioè a dire su una norma di "sbarramento" incidente sui comportamenti e sulle tesi della Società Saim (di cui non voglio assolutamente essere l'avvocato d'ufficio), norma che esiste e che è contenuta nella legge urbanistica n. 56; trattasi di una norma transitoria la quale espressamente dichiara di "fare salve" le lottizzazioni convenzionate approvate dopo l'entrata in vigore della legge 6/8/1967.
Questo è il cavallo di battaglia della tesi della Società Saim, la quale (per difendere i propri diritti quesiti) indubbiamente in maniera legittima (e forse in maniera estremamente, o troppo conveniente, all'epoca della stipula della convenzione) rileva come questa sia una norma di sbarramento.
Io penso che su questa normativa ci sia da meditare e che la si debba tenere in considerazione nella prevedibile ipotesi di non ratifica allorquando si riproporrà il piano. Pur schierandoci anche noi, in sede di votazione della delibera, per la "non ratifica", riteniamo di dover raccomandare alla Giunta (allorquando predisporrà il nuovo piano) di tenere conto non solo della volontà emersa di impedire quelle ulteriori costruzioni, presumibilmente deturpatrici dell'equilibrio architettonico territoriale ed ambientale; ma anche (per prevenire che, ad un certo punto la giustizia amministrativa possa polverizzare questo piano) della necessità di una più approfondita ed incisiva motivazione (il che non è dato di ravvisare nel piano ora proposto) e di una più approfondita individuazione della prevalenza dell'interesse pubblico sugli interessi privati che sono sorti nel momento della stipula della lottizzazione.
Questa è la premessa, la chiave di volta, perché il piano possa avere una sua validità ed una sua legittimità.
Richiamiamo poi la necessità che nel piano che verrà riproposto si esamini a fondo, nel contesto della motivazione, la possibilità tecnica di superare lo sbarramento dell'art. 86 della legge urbanistica che fa espressamente salve le lottizzazioni preesistenti e, infine, la necessità sempre ai medesimi fini di varare un piano che sopravviva, mediante l'armonizzazione delle norme di attuazione del piano con le legittime aspettative che erano sorte con la stipula della lottizzazione.
Si tratta, in sostanza, di esigenze che si concatenano fra di loro: se si riuscirà a motivare in questa maniera e se il piano riproposto nelle sue linee essenziali (salvi ulteriori approfondimenti di merito) riproporrà fedelmente l'attuazione delle norme di tutela della normativa sul Parco La Mandria, il piano stesso sarà oggetto di nostra attenta meditazione e valutazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vetrino.



VETRINO Bianca

Signor Presidente, colleghi, l'Assessore Rivalta, nella sua introduzione a questo dibattito, che si sta rivelando molto importante ed interessante, ha parlato di una maturazione rispetto al problema del Parco La Mandria che si inquadra nel discorso più generale della salvaguardia ambientale, dell'ecologia, della qualità della vita. Ma io vorrei osservare che questa maturazione ha riguardato soprattutto la maggioranza o perlomeno i partiti che formano l'attuale maggioranza.
Per quanto ci riguarda, noi abbiamo sostenuto sempre che il verde ed un polmone verde, quale quello naturalmente offertoci dalla zona della Mandria, dovesse essere salvaguardato ed ogni azione razionale, non vessatoria, che tendesse a questo obiettivo dovesse essere intrapresa.
La maggioranza è maturata rispetto a questo problema velocemente nell'arco di un mese perché, ha precisato l'Assessore Rivalta, la Giunta aveva deliberato una diversa proposta. Ed io mi permetto di legge nell'ordine del giorno, che non è ufficiale, ma che tuttavia è già noto nel senso che anche la stampa ne riporta alcuni passi, che la proposta della Giunta avrebbe consentito l'occupazione di altri 38 lotti ancora in situazioni ambientali non alterate, in aggiunta a quelli già edificati e pertanto questa possibilità avrebbe creato un continuum tale da comprimere valori ambientali comunque presenti nelle attuali aree libere. Infatti l'inserimento anche parziale di nuovi edifici comporterebbe un ulteriore degrado dell'ambiente naturale trasformandolo in modo tale da renderlo irriconoscibile rispetto all'ambiente originario. Questi elementi dovevano essere noti alla Giunta anche prima dell'1/6/1983 che ha deliberato però su questa base.
Il problema di oggi è di fatto quello di ricercare insieme una soluzione accettabile sotto il profilo giuridico per rendere attuale la scelta che tutte le forze politiche, con un processo di maturazione e di sensibilità, hanno perfezionato nella riunione della Commissione del 26 luglio. Io ero purtroppo assente per motivi di salute, ma se avessi partecipato a quella riunione avrei votato favorevolmente rispetto alla situazione che si veniva prospettando sul parco, con l'esclusione delle lottizzazioni delle quali abbiamo parlato stamattina.
Di fatto la delibera sottoposto alla ratifica, ove venisse respinta, va rimessa in corso attraverso un iter che è lunghissimo e non è escluso rimetta in forse anche la validità degli altri interventi, rispetto ai quali la Giunta ha preso altre deliberazioni (penso alla Liquichimica, ma anche ad altri interventi che con riferimento al piano approvato dalla Giunta, la II Commissione ha esaminato ed approvato).
Credo che al di là del contenuto attualizzato della delibera e del piano, che noi condividiamo, vadano verificati i rischi di invalidità degli altri provvedimenti e in questo senso chiedo al Presidente della Giunta ed al Vicepresidente che si occupa specificatamente del problema di avere assicurazioni al riguardo. Questo piano è di un'ambizione, nel senso positivo della parola, di una grandiosità che ha sollevato e continuerà a sollevare delle prese di posizione le più disparate e dobbiamo aspettarci riflessi di ogni genere. In particolare per il fatto che ha riguardato l'edificabilità e gli effetti giuridici di diritto o di non diritto delle lottizzazioni, noi avevamo puntualizzato che sarebbe stato interessante in Commissione conoscere quali potevano essere le probabilità che una causa legale intentata potesse di fatto peggiorare la situazione e l'atto odierno di salvaguardia, che noi condividiamo in toto, potesse portare le Amministrazioni regionali degli anni a venire a dover mediare o accettare le condizioni di una causa persa.
In Commissione si è fatto chiarezza sui diritti pregressi e il fatto di trovarci ormai di fronte ad un quadro legislativo complesso, ma operante nazionale e regionale, in tema di regime del suolo, di difesa ambientale dei parchi, ha tranquillizzato i Commissari sull'improbabilità che un giudizio possa domani essere sfavorevole alla Regione.
Noi crediamo anche che per un atto grande, quale quello attuale (e questo spiega l'impegno della Commissione, che ha lavorato alacremente a questo tema ad esempio, ricordo la visita che abbiamo effettuato in loco per un'intera giornata, per constatare di persona la situazione del Parco e le incidenze degli interventi che si andavano deliberando), si possano e si debbano correre dei rischi ed occorra del coraggio. Questo coraggio è mancato del tutto anche se riferito a questa parte alla maggioranza fino all'1/6/1983; e a noi rimane la curiosità di conoscere come e per quali motivi le forze politiche che in sede di esecutivo avevano espresso una posizione, in sede di Consiglio abbiano rinunciato ad un lavoro di mediazione attuato dal governo regionale e che sconfessa di fatto il governo regionale. Non dimentichiamo poi che la Giunta ha deliberato con i poteri del Consiglio, quindi con le clausole di approvazione dell'art. 40 dello Statuto, il che obbliga ad essere di solito assai più precisi e rigorosi. Essendo noi favorevoli al piano, con le correzioni apportate dalla II Commissione, siamo disponibili a ricercare le soluzioni più idonee per rendere compatibili sotto il profilo giuridico gli effetti della delibera che non hanno formato oggetto di correzione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Ho apprezzato il ragionamento del Consigliere Vetrino, mentre non approvo altri interventi dei Gruppi di opposizione, dai quali non sono venuti con chiarezza i "no" e i "s'": ho sentito invece un ragionamento che altera le decisioni della II Commissione e la strada che si riteneva di intraprendere. Noi approviamo il piano. C'è una parte, però, quella che riguarda la lottizzazione Saim, che non è compatibile con il principio di tutela del Parco.
Noi approviamo il piano in tutte le sue direttrici perché è un atto di governo complesso di tutta l'area che pone dei vincoli e delle prescrizioni, dà degli indirizzi. Quando in Commissione abbiamo parlato del rinvio, intendevamo uno strumento tecnico data la peculiarità dell'atto giuridico, una deliberazione viene assunta con i poteri del Consiglio da sottoporsi a ratifica, ma certo questa non può essere scambiata con la reiezione del piano, con l'abdicazione alle funzioni di governo che invece rivendichiamo avendo compiuto un lavoro lungo, serio e finito in tutti questi anni, lavoro che ha permesso di mantenere un percorso che dopo l'acquisizione del Parco ha garantito il principio dell'accorpamento, della tutela e della sua ricomposizione.
Le Amministrazioni dal 1975 in poi hanno compiuto il tentativo di orientare altrove la localizzazione, operazione che non è riuscita per molte ragioni e non solamente della Fiat, ma anche delle difficoltà dovute alla preesistenza di strutture da 30 anni. La questione di Lombardore è stata oggetto di lunghe discussioni con i comandi militari. Chi governa deve dare delle certezze. Tentativi per trovare destinazioni alternative ne sono stati fatti, ricordo quelli compiuti nel Casalese, oltre a quelli di Lombardore. Oggi si completa un iter.
Personalmente, assumo questa responsabilità a malincuore perché è chiaro che la compattezza del Parco si contraddice con la pista, ma è anche chiaro che, non avendo soluzioni alternative e dovendo governare e garantire, a questa soluzione si arriva con piena ragionevolezza dando anche conto del tempo passato che non è passato invano.
Per quanto riguarda le ville, credo che i ragionamenti da farsi siano ragionamenti di sopravvivenza, di decisione politica e legislativa rispetto ad una decisione di lottizzazione che credo noi non valutammo positivamente neanche quando venne presa. Non intendo fare polemiche, dico solo che l'evoluzione culturale della comunità, che poi si è incarnata nella maggioranza, nei consigli, nelle decisioni istituzionali porta a valutare rispetto al passato come prevalente l'interesse della tutela.
La lesione di questo interesse non si concreta solo nel senso che si aggiungono dei mattoni o delle case in un'area che non regge questo tipo di intervento, ma c'è un altro principio molto importante; l'indivisibilità di un principio di uguaglianza, un principio di parità di trattamento che non credo possa soffrire lesioni soprattutto quando una regolamentazione complessiva di attività del Parco tende a mantenere l'unità e a non tollerare interventi né nel parco né nel pre-parco.
Come potremmo legittimamente essere credibili in una politica del genere se non sapessimo che un intervento di quella portata, per le sue caratteristiche e per la potenza economica dovesse essere un intervento in qualche misura distinto e privilegiato rispetto agli altri? Approviamo il piano e lo approviamo anche nelle parti produttive. In realtà, i "s'" che rispetto al principio integrale di tutela concediamo riguardano impianti produttivi. Sin dal 1978 noi tendiamo a distinguere gli impianti produttivi utili da altri tipi di interventi. Questa è una strada l'altra strada è quella degli interventi di uso del territorio a fini residenziali o a fini speculativi puri e semplici. In questo caso il piano va bene. Anche se vanno colti fino in fondo il senso e l'intenzione che stavano alla ricomposizione dei lotti compromessi (le 38 ville), in perfetta coerenza con l'indirizzo che è stato seguito dalla Giunta in questi anni, riteniamo che sia preferibile la semplificazione e riteniamo che non si debba concedere neanche questa pur limitata edificazione.
Studieremo il modo tecnico più proprio.
Nel piano noi ci riconosciamo con quella differenziazione significativa e chiediamo, alla ripresa dei lavori, di studiare lo strumento con cui tradurli in termini concreti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

Ci iscriviamo tutti a parlare perché ci troviamo di fronte ad un totale cambiamento di linea. Noi non ci siamo impegnati a dare un giudizio favorevole sul piano.
Ci mancherebbe! Non abbiamo assolutamente detto questo. Se la maggioranza sceglie una via che non consente al nostro Gruppo di portare quelle modifiche territoriali e normative che abbiamo indicato in Commissione, che ci era stato assicurato sarebbero state riesaminate, noi chiediamo degli emendamenti al piano in sede di approvazione.
Così come la Giunta chiede l'emendamento riduttivo per le 38 ville, noi chiederemo altri emendamenti.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta, Viglione.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Ogni delibera, ogni atto, ogni proposta di legge viene presentata all'esame delle forze politiche. Al Parlamento molte deliberazioni e proposte di legge che hanno avuto dal Governo un'impostazione, in sede parlamentare hanno trovato una diversa soluzione.
Ci sono poi deliberazioni che hanno avuto il parere della Commissione e quando sono giunte in aula sono state mantenute nella loro forma. Quindi è possibile proporre emendamenti o modifiche di una deliberazione o di un disegno di legge: il parlamento regionale non viene qui per accettare dei diktat o per approvare senza discutere. Se la Giunta ha presentato la deliberazione della Mandria è perché intende sostenerla. Possono esserci dei punti che il governo regionale intende sottoporre all'attenzione del Consiglio come alcuni momenti del complesso della Mandria. Comunico tra l'altro che il 25 ottobre si discute davanti al TAR il problema della Saim.
Di fronte al TAR siamo costituiti e rafforzeremo la nostra difesa. Non possiamo ovviamente dare delle garanzie che la Saim possa vedersi riconosciuto o invalidato quell'atto.
Noi intendiamo ridefinire alcuni rapporti all'interno del complesso della Mandria, ivi compreso quello della Fiat. Certo, la questione Fiat verrà esaminata non soltanto dalla Giunta, ma sarà sottoposta anche all'attenzione del Consiglio; questo è evidente. Però devono sapere tutti che se non compiamo questo primo atto neanche il secondo andrà a buon fine convenzione che dovrebbe limitare, non limitare, mandare via. Da tempo esiste il rapporto tra la grande impresa che ha bisogno dell'area e la Regione che deve esprimere il suo parere. E questo rapporto non si potrà attivare, se non si attiva la deliberazione. A carte scoperte si dice: "Se non si approva la deliberazione nessun atto successivo si potrà compiere".
Il governo regionale è per l'approvazione della deliberazione con la limitazione conché quel rapporto della Saim, che è sottoposto, tra l'altro al giudizio del TAR. evidentemente darà accesso a tutti gli altri rapporti con la grande impresa, con il parco, con i Bonomi, ecc. L'area riaccorpata si aggira attorno ai 20 milioni di metri quadrati. Oggi la Regione ne ha 13, 5 sono dei Bonomi, 2 sono della pista; gli altri sono al di là della rete, ma non mi pongo oggi questo problema, mi basterebbe prendere la parte dei Bonomi, con i quali avevo già trattato l'acquisizione. Però un difficile momento dell'Amministrazione ne impedì l'attuazione. Il nostro disegno e tutte le forze politiche sono d'accordo di accorpare la grande area della Mandria pur stralciando questa parte che è sotto giudizio e, per certi versi, intransigibile (anche la proprietà ha avanzato qualche proposta transativa). Se non compiamo oggi questo atto, non potremo domani fare nessun altro atto rimandando nel tempo l'acquisizione dei Bonomi e la sistemazione Fiat. Il giudizio che è intervenuto in questi giorni ci porta a ritenere che una parte segue gli indirizzi della Commissione l'altra parte riguarda la deliberazione e giuridicamente presenta dei pericoli di incalcolabile portata.
Riteniamo che si debba approvare la parte che può essere approvata e stralciare l'altra parte che è soggetta alla decisione del TAR.



BRIZIO Gian Paolo

La deliberazione dovrebbe essere posta in votazione per parti o comunque stralciata in modo che possa accogliere delle modifiche o delle aggiunte.



PRESIDENTE

La discussione è momentaneamente sospesa.
I lavori proseguiranno nel pomeriggio alle ore 15.15.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13)



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