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Dettaglio seduta n.194 del 15/06/83 - Legislatura n. III - Sedute dal 9 giugno 1980 al 11 maggio 1985

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BENZI


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto primo all'ordine del giorno: "Approvazione verbali precedenti sedute", non essendovi osservazioni, il processo verbale dell'adunanza consiliare del 31 maggio 1983 si intende approvato.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

In merito al punto se secondo all'ordine del giorno: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico che hanno chiesto congedo i Consiglieri Cerutti, Gerini, Lombardi, Mignone e Turbiglio.


Argomento:

b) Deliberazioni adottate dalla Giunta regionale


PRESIDENTE

Le deliberazioni adottate dalla Giunta regionale nelle sedute del 26 e 31 maggio e 7 giugno 1983 - in attuazione dell'art. 7, primo comma, della legge regionale 6/11/1978, n. 65 - sono depositate e a disposizione presso il Servizio Aula.


Argomento: Commemorazioni

c) Commemorazione dei Carabinieri D'Aleo, Bommarito e Morici, vittime della barbarie mafiosa


PRESIDENTE

Colleghi Consiglieri, per l'ennesima volta ci accingiamo a commemorare altre vittime della barbarie mafiosa.
Lunedì sera, a Monreale, in un agguato sono caduti sotto il piombo di sicari tre Carabinieri: il Capitano Mario D'Aleo, 29 anni, originario di Roma, Comandante della Compagnia di Monreale; l'Appuntato Giuseppe Bommarito, 39 anni, di Balestrate in provincia di Palermo, sposato, padre di due bambini di 10 e 8 anni; il Milite Pietro Morici, 27 anni, di Valderice nei pressi di Trapani.
Il Capitano D'Aleo aveva sostituito al Comando della Compagnia di Monreale il Capitano Emanuele Basile, ammazzato dalla mafia il 4 maggio 1980. Aveva raccolto l'eredità morale del suo predecessore e, con il suo stesso impegno, aveva proseguito la lotta contro la malavita organizzata.
In questi ultimi tempi stava concentrando la sua attenzione proprio sui traffici mafiosi all'interno della zona di Monreale cercando di sgominare le complesse trame di connivenza tra la base mafiosa ed i vertici dell'organizzazione stessa.
Per questi motivi il Capitano D'Aleo è stato assassinato.
Ma l'assassinio di quest'uomo e della sua scorta ha altre motivazioni di fondo. La mafia vuole affossare, per sempre, la credibilità dello Stato democratico, vuole uccidere, nel concreto, ogni rapporto di fiducia tra la gente e le istituzioni.
Chiunque tenti con costanza, impegno civile, di far trionfare il giusto vivere, la democrazia, è, per la mafia, un nemico da abbattere. E questo ennesimo assassinio si salda con quelli di Terranova, Costa, Basile Montalto, Mattarella, La Torre, Dalla Chiesa e tanti altri. Ognuno di loro come il Capitano D'Aleo, rappresentava uno Stato onesto e coraggioso che, a viso aperto, sa affrontare con le armi della democrazia i suoi nemici. Nove mesi sono passati dalla morte del Generale Dalla Chiesa e, purtroppo, nei rapporti di forza tra mafia e Stato poco o nulla all'apparenza sembra cambiato.
Le parole, i proclami servono a poco. Occorre agire, e a fondo, per stroncare sia la malavita, la manovalanza del crimine, sia le connivenze che la mafia ha in ogni settore della vita italiana.
E' ormai chiaro che la mafia rappresenta ormai un vero e proprio fatto eversivo nei confronti della democrazia repubblicana.
Per combattere la malavita organizzata è dunque necessario un impegno politico delle forze democratiche non inferiore a quello realizzato nei confronti del terrorismo.
Colleghi Consiglieri, voglio esprimere a nome del Consiglio e mio personale il più profondo e sentito cordoglio per la morte dei Carabinieri D'Aleo, Bommarito e Morici ai loro familiari e all'Arma dei Carabinieri.
Come Regione - è un nostro preciso dovere morale - proseguiremo con più incisività nell'impegno assunto all'indomani della morte del Generale Dalla Chiesa.
La mafia, la camorra si combattono con le armi della democrazia operando al massimo affinché l'opinione pubblica sia sempre più informata su questo male che continua a minare le radici stesse del convivere civile.
La barbarie mafiosa deve essere sconfitta.
In questa lotta siamo tutti impegnati. Dobbiamo esserlo in ogni momento.
Ne va del futuro stesso della nostra democrazia e del nostro futuro di uomini liberi.



(I presenti osservano un minuto di silenzio)


Argomento:

d) Deliberazioni adottate d'urgenza dalla Giunta regionale


PRESIDENTE

Comunico inoltre che la Giunta regionale ha assunto con i poteri del Consiglio regionale, ai sensi dell'art. 40 dello Statuto, alcune deliberazioni d'urgenza che dovranno essere sottoposte alla ratifica del Consiglio stesso.
L'art. 40 dello Statuto recita: "La Giunta può, in caso di urgenza, sotto la propria responsabilità deliberare provvedimenti esclusivamente di carattere amministrativo di competenza del Consiglio.
L'urgenza, determinata da cause nuove e posteriori all'ultima adunanza consiliare, deve essere tale da non consentire la tempestiva convocazione del Consiglio.
Le deliberazioni suddette sono sottoposte al Consiglio, per la ratifica nella sua prima seduta, da tenersi non oltre sessanta giorni.
Il Consiglio, ove neghi la ratifica o modifichi la deliberazione della Giunta, adotta i necessari provvedimenti nei riguardi dei rapporti giuridici sorti sulla base delle deliberazioni non ratificate o modificate".
Ricordo pertanto che - poiché ai sensi dell'art. 35, quinto comma, dello Statuto "qualora il Presidente della Giunta e la Giunta abbiano rassegnato le dimissioni, il Consiglio non può deliberare su alcun altro oggetto prima dell'elezione del nuovo Presidente e della nuova Giunta" - la ratifica di tali deliberazioni sarà posta all'ordine del giorno del Consiglio non appena eletta la nuova Giunta.


Argomento: Giunta, organizzazione e funzioni

Adempimenti di cui all'art. 32 dello Statuto per l'elezione del Presidente della Giunta e della Giunta regionale


PRESIDENTE

Passiamo ai punto terzo all'ordine del giorno che reca: "Adempimenti di cui all'art. 32 dello Statuto per l'elezione del Presidente della Giunta e della Giunta Regionale" In merito vi do lettura dei primi tre commi del suddetto art. 32: "Il Presidente e la Giunta sono eletti dal Consiglio nel suo seno con votazione per appello nominale.
L'elezione avviene a seguito di presentazione di un documento sottoscritto da almeno un terzo dei Consiglieri assegnati alla Regione, con il quale si propongono al Consiglio le linee politiche ed amministrative, il Presidente e l'intera lista degli Assessori.
Sulle linee politiche ed amministrative proposte si svolge un dibattito al termine del quale il Consiglio procede con votazioni successive all'elezione del Presidente e quindi della Giunta".
Non essendo pervenuta alcuna presentazione di liste e di programmi proseguiamo con le dichiarazioni da parte di ogni forza politica.
La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, ancora una volta ci troviamo a discutere in quest'aula su un punto all'ordine del giorno che non riusciamo ad esaurire: l'elezione della nuova Giunta.
Credo sia legittimo per i cittadini piemontesi chiedersi se in quest'aula le forze politiche giocano o se invece fanno il loro dovere dato che su questo argomento all'ordine del giorno abbiamo già speso tante parole.
Ai cittadini noi rispondiamo di aver fatto tutto quanto era in nostro potere per ridare un governo alla Regione Piemonte; il PDUP, il PCI ed il PSI sono gli unici partiti che hanno presentato una proposta; questa proposta non è passata perché per qualche forza politica è più importante l'interesse elettorale della necessità di rispondere ai problemi della popolazione dando un governo alla Regione Piemonte. Questi interessi, nella scorsa seduta del Consiglio regionale, li ho chiamati interessi di bottega e non posso che riconfermare questo giudizio.
Siamo disponibili a riprendere il confronto per la costituzione della nuova Giunta partendo dai contenuti di quel documento e partendo dal presupposto che deve essere riconfermato lo schieramento che in quel documento è prefigurato e che, naturalmente, è aperto al contributo di altre forze politiche democratiche di sinistra.
Dobbiamo esprimere la preoccupazione che, dopo il 26 giugno, il tavolo sul quale costruire la soluzione di governo per la Regione Piemonte non sia più quello piemontese, ma sia un tavolo romano, dove non giocheranno più i problemi e gli interessi del Piemonte, ma gli equilibri politici che si determineranno e gli atteggiamenti rispetto alla nomina del Presidente del Consiglio.
La nostra preoccupazione è che i problemi del Piemonte diventino una carta di scambio rispetto agli equilibri generali a livello nazionale.
L'attuale situazione della Regione Piemonte non può esimere le forze politiche dal tentativo di fare tutto il possibile per risolverla. Siamo di fronte ad una situazione occupazionale drammatica aggravata dalla scadenza del rapporto di lavoro, dei lavoratori precari del settore sanitario.
Domani si terrà una riunione presso il Consiglio dei Ministri che o prorogherà le assunzioni di tali lavoratori oppure scinderà il loro rapporto di lavoro con la conseguenza di gravi disservizi.
Propongo che le forze politiche del Consiglio alla fine di questa riunione, inviino un telex al Presidente del Consiglio dei Ministri invitandolo a prorogare quelle assunzioni. Vi è poi una seconda questione che è parallela alle vicende che hanno portato la crisi alla Regione Piemonte.
Un quotidiano ieri ha denunciato un presunto racket di giornalisti che avrebbero offerto le loro collaborazioni per creare l'immagine di aziende di istituzioni, di singoli personaggi politici dietro compenso. Questo è estremamente grave e delicato per la vita delle istituzioni democratiche poiché la correttezza dell'informazione è un dato indispensabile per garantire la democrazia. Propongo di riunire la Commissione Informazione della Regione Piemonte e che in quella sede si decida di udire il redattore o il corrispondente piemontese che ha fatto quella denuncia.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PICCO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carazzoni.



CARAZZONI Nino

Signor Presidente, colleghi, mi basteranno molto meno minuti di quelli che sono serviti al collega Montefalchesi per esprimere il giudizio del Movimento Sociale Italiano - Destra Nazionale in ordine a questa situazione. E' un giudizio che si può tradurre nella constatazione che anche in questa seduta continua la solita sceneggiata, si ripete il solito rituale che vede le forze politiche chiamate - si dice - a difendere la dignità delle istituzioni, cosa di cui ci permettiamo di dubitare, chiamate a compiere questa serie di interventi che si riducono soltanto ad una sagra delle parole.
Sappiamo tutti, perché lo diciamo in privati conversari, perché lo constatiamo negli atti ai quali assistiamo, che il problema della formazione del governo piemontese non potrà essere risolto che all'indomani del 26 giugno; cioè quando, conosciuti i risultati, superata la tendenza propria di certi partiti, mi riferisco al PSDI, di non spaventare l'elettorato moderato ritornando alla collaborazione con i socialcomunisti i socialdemocratici saliranno nuovamente sulla barca governativa.
Questa è una previsione, ma è anche una denuncia che abbiamo fatto sin dalla prima seduta in cui l'argomento venne alla ribalta con le improvvise decisioni dei socialdemocratici di prendere tempo, ed eravamo allora ad un mese o un mese e mezzo dalle elezioni, e oggi ci stiamo puntualmente arrivando. Noi questa situazione la vogliamo far presente ancora una volta perché ci sembra un dato di fatto sul quale poco è consentito discutere.
Le assenze dei Consiglieri socialdemocratici da questa seduta sono molte significative, le assenze sistematiche dalle ultime riunioni della conferenza dei Capigruppo, del Presidente socialdemocratico sono pure significative e denotano soltanto la volontà ormai acquisita da questo partito di tenersi libero da ogni eventuale vincolo, prima delle elezioni per annunciare, ad elezioni consumate, il ritorno alle posizioni che aveva già assunto dal 1980 al 1983.
Se così non fosse, se veramente esistesse nel PSDI la volontà di dare vita a formule alternative di maggioranza, sarebbe molto semplice venire qui a dichiarare, prima del 26 giugno, che il PSDI si impegna a non più ritornare alla collaborazione con i comunisti. Questo non è avvenuto e mi pare che sia chiaro che si tratta soltanto di un espediente elettorale per il quale si vanno pagando prezzi altissimi. La macchina regionale è ormai ridotta alla paralisi, la Giunta non può governare perché è ridotta all'ordinaria amministrazione.
Il quadro è chiaro. Su questo non si può che confermare il giudizio negativo che abbiamo dato. A maggior ragione, si può aggiungere che era giustificata e motivata seriamente la richiesta iniziale del MSI di passare a nuove elezioni, le quali sole avrebbero potuto consentire di dare un segno di rinnovamento a questo Consiglio regionale, ormai definitivamente ridotto al ruolo di notaio di una crisi che si trascina stancamente e che avrà la sua non felice soluzione nelle settimane prossime, quando i risultati elettorali saranno ormai acquisiti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vetrino



VETRINO Bianca

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, quando nel 1980 si formò la nuova Giunta, il Presidente neo-eletto Enrietti in alcune interviste alla stampa parlò di un piglio nuovo che avrebbe avuto la maggioranza, era un piglio manageriale. Forse si potrebbe discutere se i criteri con i quali si amministrano le aziende possono essere tutti ricondotti ai criteri con i quali si deve amministrare l'ente pubblico essendo così diverso il fine per il quale un'azienda ed un ente pubblico agiscono per il raggiungimento di una migliore condizione e qualità della vita dei cittadini, migliore condizione di giustizia l'uno e l'altra per il perseguimento di un giusto profitto.
A parte questo si poteva anche essere d'accordo sui criteri nuovi che il Presidente Enrietti voleva introdurre nella nuova gestione, maggiore elasticità nelle scelte, maggiore duttilità, una sburocratizzazione e della gestione amministrativa.
All'Assessore alla sanità vorrei chiedere se ancora oggi vale l'esperienza che ho tatto io di dover aspettare nove mesi ed un giorno per avere un rimborso sanitario.
Certo è che se l'ente pubblico viene considerato come un'azienda privata, dovremmo dire che l'azienda Piemonte sarebbe già stata dichiarata fallita.
Da tre mesi siamo in una situazione di estremo fallimento e non sto a ripetere tutte le cause che ci hanno portato a questo fallimento.
Nonostante tutto non siamo ancora falliti, siamo ancora tutti qui e stiamo tutti insieme cercando di dare soluzione ad una crisi che è troppo lunga e troppo perniciosa per la comunità per tutti i riflessi negativi sui quali non voglio soffermarmi perché siamo impegnati a parlare brevemente.
La nostra Regione è entrata in un cono d'ombra, non esistiamo quasi più come Consiglieri regionali, tra l'altro, in una situazione dalla quale non sembriamo poterci risollevare. Siamo caduti in questo cono d'ombra proprio per la scarsa responsabilità delle forze politiche, soprattutto di quelle che avevano la possibilità per la loro forza numerica (vedi PSI) o per la loro posizione di rendita (come il PSDI) di determinare le condizioni, di confermare una maggioranza se l'avessero voluta se condividevano il programma, se ritenevano che fosse il caso di confermarla, ma soprattutto di determinarne un'altra, dopo che la maggioranza di sinistra aveva fallito nel suo tentativo di ricostituirsi perseguito per tre mesi.
Abbiamo detto nella riunione dei Capigruppo che nessuno coglierà l'occasione odierna per fare un comizio, ma queste cose vanno dette. Il Presidente del Consiglio ad un certo punto della crisi disse che era vergognoso che il Piemonte non avesse ancora un governo. Vorrei chiedergli che cosa pensa adesso, dal momento che questa Regione non ha ancora un governo. Soprattutto vorrei sapere che cosa pensano i socialdemocratici, i quali non solo non vengono più in Consiglio, ma non rispondono nemmeno più al telefono, nemmeno di fronte a delle prese di posizione politiche chiare del PRI e del PLI che li avevano invitati ad un confronto nuovo, per tentare insieme di ripartire da una situazione nuova, visto che la loro disponibilità era stata non soltanto annunciata nella sede istituzionale del Consiglio regionale, ma aveva avuto il supporto di voci importanti in casa socialdemocratica come quella del Ministro Nicolazzi.
Ricordo un'intervista fatta dal Ministro Nicolazzi nella quale egli diceva che in ogni caso i socialdemocratici avrebbero cercato di dare una soluzione alla crisi del governo regionale.
E, in quell'occasione, mi trovai d'accordo rispetto alla prospettiva di un accordo da confrontare con tutte le forze politiche del Consiglio.
Con il Ministro Nicolazzi in verità non sempre mi trovo d'accordo. Non mi sono trovata per nulla d'accordo, per esempio, quando nella II Commissione dovemmo prendere visione del piano 45 della casa e scoprimmo che, tramite un pronunciamento del Consiglio dei Ministri guidato dal Presidente Fanfani, alla provincia di Novara, erano stati all'improvviso destinati 4 miliardi che nel frattempo mi sembra siano diventati 6. Questo naturalmente passando sulle decisioni regionali e sul necessario collegamento che ci deve essere tra la Regione ed il suo territorio rispetto a questi grossi interventi. C'era anche da chiedersi come mai proprio Novara fosse diventata all'improvviso un'area metropolitana ed avesse ottenuto un contributo così consistente guarda caso alla vigilia di una campagna elettorale. Allora non c'era ancora la probabilità della campagna elettorale politica, ma c'era comunque la certezza che ci sarebbero state le elezioni comunali a Novara. A parte questo, sulle dichiarazioni del Ministro Nicolazzi, mi trovai d'accordo e c'era qualche sfumatura di differenza rispetto alla nostra proposta perché noi pensavamo ad un accordo a lungo termine mentre, probabilmente, il Ministro Nicolazzi pensava ad un accordo a breve termine che avrebbe consentito a questa Regione di andare comunque fino al 26 giugno.
Ma non se ne fece nulla.
Quello che i repubblicani chiedono ora e lo hanno chiesto nel comunicato stampa (peraltro il nostro corrispondente Garbarino in questi giorni non ci dà molto ascolto ed essendo entrata la Regione in un cono d'ombra è entrata in un cono d'ombra anche la cronaca regionale) è che la Regione torni almeno alla normalità, sia posta in condizioni di agire almeno per quanto riguarda l'ordinaria amministrazione . Riconosciamo al Presidente Viglione il suo attivismo e la sua disponibilità a fare in modo che tutte le cose che possono essere fatte, vengano fatte, però ci rendiamo anche conto di una situazione di grande precarietà nella quale la Regione vive. Non siamo noi soli a dirlo, ma sono i piemontesi che lamentano questa grande assenza, questo vuoto incredibile, perché nemmeno sulle cose correnti si riesce ad operare. Quello che i repubblicani rifiutano in assoluto è che questa Regione venga considerata una possibile futura merce di scambio o addirittura una specie di ostaggio per quegli obiettivi romani che nulla hanno a che fare con i problemi del Piemonte. Credo che ognuno di noi, oltrechè l'orgoglio, ha ancora la dignità di appartenere a questa assemblea, quindi deve lavorare affinché questa perniciosa e vergognosa eventualità non abbia a concretizzarsi.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BENZI



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Moretti



MORETTI Michele

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, non voglio ripetere quanto ho detto a nome del partito la scorsa volta sul programma di intesa con il PCI e il PDUP.
Il PSDI ha votato favorevolmente il Presidente della Giunta e non ha votato la Giunta stessa. Questo significa assumersi responsabilità politica e su questo dobbiamo riflettere.
Noi riproponiamo il polo socialista e chiediamo la presenza dei socialdemocratici. Il documento presentato, se non ha avuto i consensi del Consiglio e aperto alla discussione ed al confronto. Alle dichiarazioni del PSDI di disponibilità per la costituzione del polo laico, noi rispondiamo che sono riferimenti politici interessanti per quanto riguarda la ripresa del confronto, ma aggiungiamo che non si possono improvvisare i programmi della comunità piemontese.
La Giunta di sinistra, infatti, ha fatto un'analisi approfondita della situazione, ha presentato il piano di sviluppo alla Commissione, ha un programma impostato da portare avanti, è disponibile al confronto.
Aggiungo che il PSI è disposto a discutere con tutte le forze politiche, ma è del parere che il governo regionale deve avere una continuità come riferimento politico.
Il PSI ripropone Viglione come Presidente della Giunta e si fa carico di predisporre altri documenti da presentare nella prossima seduta di Consiglio.
Il PSI si è posto il problema della costituzione del governo regionale con responsabilità.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Questo è l'ultimo tempo della prima fase della crisi regionale, quella che si concluderà con le elezioni politiche.
Nel fare un primo bilancio politico di questa vicenda dobbiamo riconoscere di non essere stati in errore quando abbiamo chiesto che si procedesse alle elezioni anticipate.
Ci sembrava che questa assemblea nel suo complesso, incluso il Gruppo che rappresento, non avesse più la legittimazione, la volontà e la capacità politica di governare.
E' una data triste per tutti noi e per la Regione perché ogni giorno assommiamo delusione alla delusione, contraddizione alla contraddizione.
Questa assemblea sta prendendo atto che la Regione non è un Parlamento, ma una stanza di compensazione.
Viene trattata come se Roma fosse diventata Versailles ed il Piemonte invece di essere una Regione benemerita della salute della Patria, fosse un possedimento d'oltre mare o uno statarello dei Balcani nel quale non importa la fine che farà, l'importante è che serva alla redistribuzione del potere sullo scacchiere mondiale, nella specie, sullo scacchiere nazionale.
Una classe politica che non sa trarre dalla realtà, dalla problematica che deve governare, dalla responsabilità e dalla sovranità di cui è portatrice in nome del popolo che l'ha eletta, la forza e le ragioni delle sue scelte, è una classe politica che non ha più legittimazione politica.
La classe politica ha gettato la spugna e lasciato che altri risolvessero i suoi problemi, ma questo guaio sarebbe rimediabile con le prossime elezioni amministrative e con il ricambio di noi stessi, il guasto però è grave per l'istituzione. D'ora in avanti, ogni volta che ci sarà una crisi in una grande Regione come il Piemonte, non sarà il modo diverso di atteggiarsi rispetto ai problemi dell'occupazione, dello sviluppo, dell'agricoltura dei grandi servizi sociali ad accorpare le maggioranze, ma saranno le scelte fatte al tavolo della pace di Versailles, dopo la "guerra" mondiale del 26 giugno e quelle che seguiranno a tempi abbastanza vicini.
Questo è un momento non sereno e non positivo della vicenda istituzionale e politica. Sono sicuro che sono i signori della guerra del 26 giugno ad avere impedito che l'iniziativa liberale e repubblicana sulla tematica laico-liberale avesse successo, che sono i signori della guerra del 26 giugno che hanno impedito al Partito Socialista di riprendere la sua naturale funzione di leader politico e culturale dell'area laico-liberale (salvo poi fare le proprie scelte in funzione delle strategie e delle opportunità politiche) che sono i signori della guerra del 26 giugno che fanno sperare alla D.C. un ritorno in maggioranza, che noi auspichiamo perché l'obiettivo tipico della nostra forza politica è il pentapartito a tutti i livelli.
Ho l'impressione però che una partenza di pentapartito che nascesse dalla volontà dei signori della guerra del 26 giugno sarebbe come la partenza di Formula 1 che dopo due giri si ferma, nel caso specifico si fermerebbe nel 1985. Mi parrebbe molto grave che, dopo un anno di non governo reale come quello che ci sta di fronte, i signori della guerra del 26 giugno, portassero questa Regione ad una falsa partenza, ad una falsa gara, ad un falso governo per i 24 mesi che ci separano dalla scadenza del nostro mandato. Il messaggio che i repubblicani e i liberali hanno lanciato ai partiti laici è tuttora valido. Non ci risentiamo con la stampa che non ha ritenuto di dare alla nostra iniziativa lo spazio politico che normalmente ha un raffreddore di un noto personaggio.
Non ci risentiamo oltre misura con i socialdemocratici che evidentemente hanno i telefoni sorvegliati (non dalla Magistratura), ma dal centralino della Giunta.
Ci rendiamo conto che di questi tempi i raffreddori da fieno ed altri accidenti tengono impegnati i nostri colleghi fuori dal dibattito politico.
Auguriamoci che i signori della guerra del 26 giugno riescano a ricostituire un clima in cui si possa fare il nostro dovere nell'interesse della comunità regionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Negli interventi di oggi è stato richiamato il vuoto di presenza della Regione in un momento di crisi pesante per il Piemonte: Marchini ha richiamato la sovranità dell'assemblea e delle forze politiche non ammettendo tavoli di trattativa diversi ed intesi come merce di scambio.
Moretti ha poi evidenziato l'atto di responsabilità che noi, con i compagni del PSI e del PDUP, abbiamo assunto proponendo una soluzione che però non è passata per il "no" del PSDI. E' una scelta meramente impeditiva che non ha dato spazio a nessun'altra iniziativa. Noi comunisti, in verità lo prevedevamo.
La D.C. ha preannunciato la presentazione di un documento, ma quel documento non l'abbiamo visto.
Posso capire che, in questa condizione, non so se sospensiva o se risolutiva di campagna elettorale, non sia semplice predisporre un documento, ma noi abbiamo indicato i rischi di traguardare i comportamenti e le decisioni al dopo elezioni.
I comunisti hanno sempre portato il discorso in sintonia con le necessità della governabilità del Piemonte e della chiarezza politica.
L'assenza di alternativa o il muoversi in una specie di vuoto pneumatico non è sintomo di altrettanta chiarezza o di altrettanta serietà.
Oggi prendiamo atto che si va al dopo elezioni, ma anche dopo le elezioni sarà utile ricordare il percorso logico che abbiamo compiuto, che aveva alcuni fini ed alcuni obiettivi. Marchini ha parlato di una formazione di Giunta posta come merce di scambio al tavolo della formazione del nuovo governo. Per impedire questa manovra occorre essere molto chiari sui tempi, il che significa verificare nella seduta del 30 giugno se vi è la possibilità di dare vita ad un governo prima del 15 luglio. La nostra parte sarà seriamente impegnata perché è fortemente preoccupata intanto di formare la Giunta di sinistra, ma soprattutto è preoccupata nel vedere come la vicenda autonoma e specifica della Regione Piemonte venga confusa con le vicende politiche generali.
Il fattore tempo ritorna come elemento decisivo. Coerentemente la Giunta presieduta dal Presidente designato Viglione opera entro i limiti che gli sono possibili per decidere quelle cose che possono essere decise.
Questo lo vogliamo fare non solo valendoci dei poteri sostitutivi dell'art.
40, ma per tutte le questioni che richiamano la governabilità. Il capitolo dell'occupazione, quello degli investimenti, le decisioni importanti che derivano da leggi o da orientamenti già assunti bastano per giustificare la presenza attiva e puntuale di questa Giunta. Il suo scopo non è di andare al di là dei limiti concessi, ma di garantire dentro i limiti la massima governabilità.
Il nostro percorso politico ci ha trovati uniti fin dall'inizio e ha dimostrato che è un percorso arrogante, ma ragionevole, che ha messo assieme il più vasto schieramento possibile e che chiede, anche dopo le elezioni, una riconferma.
Non abbiamo mai strumentalizzato il momento elettorale, ma sappiamo che il responso elettorale avrà il suo peso. Con la coerenza dei nostri comportamenti siamo pronti a mettere sul piatto della partita elettorale il comportamento del nostro partito e i suoi fini. Quanto alle questioni proposte dal Consigliere Montefalchesi siamo d'accordo di inviare la nostra espressione di volontà al Consiglio dei Ministri per quanto riguarda la conferma dei precari della sanità. Siamo anche pienamente disponibili ad andare a fondo sulla questione N2. Un'interrogazione del Gruppo D.C. aveva sollevato la questione. L'intervento del Consigliere Viglione ed il mio richiamarono quella decisione di Giunta alla Commissione Informazione e quest'ultima non prese in esame la questione perché non intendeva entrare in quel terreno in quanto esistono delle strutture regionali ed in quanto non vedeva favorevolmente uno studio di pubblicità (del costo di 120 milioni) per creare l'immagine della Regione. Personalmente sono di quelli che crede che l'immagine della Regione si crei con i fatti e che l'immagine giornalistica viene a corredo dei fatti e non su invenzioni pubblicitarie.
Alla luce dei risvolti giornalistici della vicenda, siamo pienamente disponibili a convocare la Commissione Informazione per valutare la consistenza del fenomeno denunciato, posto che ci sia.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

Signor Presidente, signori Consiglieri, come ha detto Marchini, ci stiamo avviando alla chiusura della prima fase della crisi regionale e non possiamo non rilevare che siamo in presenza della sconfitta della Giunta di sinistra. E' un fatto politico di grosso rilievo che non può essere minimizzato perché il voto negativo è sulla struttura della Giunta e sul programma.
Si deve allora partire da impostazioni diverse sia per ciò che riguarda il governo sia per ciò che attiene ai contenuti.
Questa sconfitta è la conferma del logoramento della maggioranza.
Questa sconfitta è la conseguenza della presa di distanza del PSDI, ma è anche merito delle opposizioni che hanno voluto dare un'interpretazione precisa all'art. 32 non permettendo cioè che si ripetesse un precedente che non ci ha convinti e non consentendo alla Giunta di sinistra di nascere per la terza volta su episodi di trasformismo o su cavilli giuridici. Noi ci auguriamo che il ripensamento del PSDI non sia un fatto strumentale anche se l'assenza dei socialdemocratici in aula non è molto chiara. Oggi, anche se siamo nel pieno della campagna elettorale, era doverosa una dichiarazione da parte del Partito Socialdemocratico. Osiamo sperare che questa sia una scelta di non ritorno e che ci siano le disponibilità per perseguire nuove vie per dare un governo al Piemonte.
La D.C. è pronta ad assumere le necessarie iniziative, non si sente fuori dal gioco, ha pronta una propria proposta programmatica.
Certamente la D.C. non intende presentare una proposta minoritaria e cercherà il consenso di altre forze politiche. L'"Unità" del 10 giugno, con toni preoccupanti, è uscita con un titolo: "Attenti, la D.C. potrebbe uscire dall'ospizio". La D.C. non è assolutamente nell'ospizio nell'ospizio, semmai, è questa maggioranza.
La D.C. ha fatto proposte anche sulla questione morale: ricordo la battaglia sulle consulenze, una legge approvata (ma non applicata), la battaglia sulla spesa facile, il problema di un diverso utilizzo degli enti strumentali, la proposta di modifica dello Statuto. La questione n. 2 è stata evidenziata dal Gruppo D.C. con un'interpellanza e se la deliberazione relativa venne ritirata il merito è della D.C.: e questo Bontempi l'ha riconosciuto! Quindi, sotto questo aspetto non abbiamo ragione di fare autocritica. Anche sotto il profilo programmatico la D.C.
ha fatto una proposta sul piano di sviluppo, ha dato il suo giudizio severo e critico sugli 84 progetti, ha fatto precise proposte su questioni inerenti la gestione finanziaria, la legge urbanistica, lo Statuto, le convenzioni con i grandi atti amministrativi. Di qui parte la proposta programmatica democristiana che è da confrontare con le altre forze politiche.
E' una proposta che verrà pubblicizzata prima delle elezioni. Non è una proposta che si riallinea alla politica della Confindustria o ad una politica di restaurazione come ha sottolineato l'"Unità" del 10 giugno, ma è una proposta che punta al rigore e che vuole creare delle condizioni che consentano di uscire dalla crisi. La D.C. è pronta a dare il suo contributo e lo darà affinché il Piemonte abbia un governo stabile ed operante.



PRESIDENTE

Comunico che questo pomeriggio alle ore 18 il collega Viglione incontrerà i precari della sanità che hanno chiesto un incontro.
Tutti i Gruppi sono pregati di partecipare.
E' convocato immediatamente il Comitato di solidarietà.
La convocazione del Consiglio è fissata per il giorno 30 giugno.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 17)



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