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Dettaglio seduta n.193 del 31/05/83 - Legislatura n. III - Sedute dal 9 giugno 1980 al 11 maggio 1985

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BENZI



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BENZI

Approvazione verbali precedenti sedute



PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto primo all'ordine del giorno: "Approvazione verbali precedenti sedute", non essendovi osservazioni, i processi verbali delle adunanze consiliari del 10 e 18 maggio 1983 si intendono approvati.



PRESIDENTE

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale



PRESIDENTE


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Presentazione progetto di legge


PRESIDENTE

In merito al punto secondo all'ordine del giorno: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico che è stato presentato il seguente progetto di legge: n. 315: "Rendiconto dell'esercizio finanziario 1982", presentato dalla Giunta regionale in data 23 maggio 1983.


Argomento:

b) Deliberazioni adottate dalla Giunta regionale


PRESIDENTE

Le deliberazioni adottate dalla Giunta regionale nelle sedute del 13 e 19 maggio 1983 - in attuazione della legge regionale 6/11/1978, n. 65 sono depositate e a disposizione presso il Servizio Aula.


Argomento: Commemorazioni

c) Commemorazione dell'ex Consigliere regionale Nicola Enrichens


PRESIDENTE

Signori Consiglieri, stamane abbiamo appreso della scomparsa ad Alassio dell'ex Consigliere regionale Nicola Enrichens.
Nicola Enrichens fu Consigliere regionale per il Partito Repubblicano durante la seconda legislatura. Oggi, con commosso pensiero, ricordiamo il suo impegno soprattutto come Vicepresidente della III Commissione. Il professor Enrichens era nato a Contursi in provincia di Salerno nel 1915.
Dal dopoguerra si era trasferito ad Alba dove, per anni, svolse la sua attività professionale e quella politica tra le file del Partito Repubblicano.
Più volte Consigliere comunale di Alba ricoprì anche la carica di Vice Sindaco dal '75 al '78.
Colleghi Consiglieri, desidero esprimere a nome del Consiglio regionale e mio personale alla moglie signora Paola, ai figli Vincenzo e Francesco alla famiglia e ai colleghi del Partito Repubblicano i sensi più profondi del nostro cordoglio.
Di certo la realtà politica piemontese ha perso oggi un suo profondo conoscitore.
Di questa perdita siamo tutti addolorati.



(I presenti, in piedi, osservano un minuto di raccoglimento)


Argomento: Giunta, organizzazione e funzioni

Adempimenti di cui all'art. 32 dello Statuto per l'elezione del Presidente della Giunta e della Giunta regionale


PRESIDENTE

Proseguiamo l'esame del punto terzo all'ordine del giorno: "Adempimenti di cui all'art. 32 dello Statuto per l'elezione del Presidente della Giunta e della Giunta regionale". Poiché nella seduta consiliare del 18 maggio non è stata raggiunta la maggioranza assoluta dei voti dei Consiglieri assegnati alla Regione per l'elezione del Presidente della Giunta, ai sensi dell'art. 32, comma sesto, dello Statuto occorre nuovamente procedere ad una seconda votazione per appello nominale.
Sarà proclamato eletto il Consigliere che avrà conseguito la maggioranza assoluta dei voti dei Consiglieri assegnati alla Regione.
Prego un Consigliere Segretario a procedere all'appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 60 maggioranza richiesta 31 hanno risposto SI 30 Consiglieri hanno risposto NO 27 Consiglieri si sono astenuti 3 Consiglieri Poiché anche in questa seconda votazione il Consigliere designato alla Presidenza della Giunta non ha riportato la maggioranza assoluta richiesta occorre procedere ad un'altra votazione, a seguito della quale viene proclamato eletto chi ha riportato il maggior numero dei voti.
Chiede di parlare il Consigliere Mignone. Ne ha facoltà.



MIGNONE Andrea

Signor Presidente, colleghi, nella conferenza dei Capigruppo si era concordato che, dopo la prima votazione e prima del passaggio alla seconda nella quale è ipotizzato un quorum diverso per l'elezione del Presidente si fossero fatte le dichiarazioni dei Gruppi politici sull'elezione del Presidente e sull'elezione della Giunta. Sin dall'inizio di questa crisi che ha avuto origini extrapolitiche, noi abbiamo insistito sulla necessità di un profondo rinnovamento nei metodi di governo, basato da un lato sull'approfondimento dei rapporti fra i partiti di area laico-socialista e dall'altro, sulla valutazione, con i partiti con i quali componevamo la precedente maggioranza, del perché si erano verificati tali fatti, fino a che punto e in che misura si poteva eventualmente percorrere ancora la strada seguita in questi due anni e mezzo, non sempre facile e tranquilla di comune lavoro regionale.
Sono ormai note le nostre proposte di questi mesi e gli esiti che hanno avuto; risposte positive da più parti, anche se poi non hanno potuto proseguire e concretizzarsi in un'ipotesi di governo e in una proposta che si poggiasse su un governo che vedesse il ruolo predominante dei partiti di area socialista e laica.
E' tuttavia questo un disegno nel quale crediamo e per il quale riteniamo valga la pena di insistere ancora.
Pensiamo indispensabile un forte raccordo tra i due partiti dell'area socialista i quali assieme vadano al confronto con le altre forze politiche in modo coordinato e tale da essere il perno attorno al quale costruire alleanze politiche.
Per questa ragione il nostro Gruppo si è orientato per l'astensione nei confronti dell'elezione del Presidente della Giunta. Pur ritenendo prematura la scelta fatta dal PSI, poche ore dopo che una sua delegazione aveva con noi condiviso l'opportunità di proseguire nel tentativo intrapreso di un rapporto privilegiato tra i partiti di area laico socialista. Nonostante questa decisione, vogliamo recuperare un rapporto con questo partito e con i suoi esponenti.
Di qui le ragioni del nostro voto di astensione sull'elezione del Presidente. Ma, proprio per le ragioni testé ricordate, il nostro voto sull'esecutivo sarà contrario; intanto, per tagliare questo nodo gordiano che si è venuto avviluppando in questi giorni sulle interpretazioni da dare al voto di astensione. Chiarezza vuole che le decisioni politiche scaturiscano da atti di forze politiche e non da interpretazioni successive di organi extraregionali. In questo modo riteniamo che il Consiglio e le forze che in esso agiscono recuperino appieno la loro autonomia e centralità. Il dibattito politico appartiene a quest'aula così come le determinazioni politiche e non ad organismi esterni. Il nostro atteggiamento poi non significa rinnegare l'esperienza sin qui compiuta n escluderla ancora per il futuro.
Nel 1980 l'avviammo partendo da un rapporto preferenziale dei partiti di area socialista, sulle cui proposte vi furono le convergenze: saremmo stati anche d'accordo a ripercorrere la stessa strada se le premesse fossero state ancora quelle, vale a dire l'avvio di una collaborazione tra più partiti poggiata su un nucleo propositivo e di uomini che vedesse l'asse privilegiato: PSI-PSDI.
Non escludiamo che, se ancora questa sarà la traiettoria che i due partiti vorranno percorrere, non si possa esaminare anche questa possibilità. Essendo invece diversa la proposta che oggi ci troviamo da discutere e da valutare, noi non possiamo condividerla. Sarebbe il riconoscimento di un diverso modo di rapportarsi dei partiti di area socialista con il PCI, che non ci può trovare consenzienti.
E' anche un richiamo al PSI, cui rimproveriamo di non aver lasciato proseguire il tentativo da noi avviato per una Giunta socialista e laica con l'eventuale apporto esterno di quelle forze che ritenessero meritevole di attenzione e di sperimentazione tale tentativo. Il PSI, avendo bloccato questa iniziativa, ha invece frettolosamente fatto una proposta di Giunta socialcomunista, seppur aperta ad eventuali altri apporti ed in particolare al nostro Gruppo politico.
Queste sono le ragioni che in questo momento non ci consentono di avere un atteggiamento diverso dal voto contrario sulla proposta oggi all'esame.
C'é un problema di governabilità che non neghiamo, ma questo principio e questa regola di comportamento dovrebbe valere sempre e per ogni situazione. Riteniamo che la governabilità presupponga comunque e sempre una chiara maggioranza che non si può né inventare né forzare. La governabilità non può neanche essere un totem sul cui altare sacrificare sempre e comunque qualcosa. Riteniamo di aver sempre contribuito nel limite delle nostre forze e delle nostre possibilità a dare governabilità al Piemonte ed alle istituzioni.
Nel 1980 ci facemmo carico di questo problema e demmo ad esso una soluzione. Vi è però un limite oltre il quale non si possono chiedere sacrifici. Per queste ragioni vi è il nostro voto contrario sulla proposta di documento e di Giunta che è stata presentata dai due Gruppi, con l'obiettivo di recuperare un nuovo rapporto, in particolare con il PSI e con i partiti di area laica.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carazzoni.



CARAZZONI Nino

Il Gruppo del Movimento Sociale Italiano - Destra Nazionale ha pronunciato "no" poc'anzi nella votazione per il Presidente dell'esecutivo questo "no" riconfermerà nella votazione nuova; questo "no" ribadirà con convinta fermezza nella votazione per la Giunta. Già abbiamo esposto intervenendo nella seduta del 18 maggio, le ragioni che ci inducono a preannunciare la nostra motivata opposizione alla soluzione proposta. Sono motivazioni - vogliamo ancora ricordarle in breve - che sostanzialmente possono essere ricondotte a tre categorie: d'ordine morale, d'ordine logico e d'ordine numerico.
L'ipotesi di una Giunta di sinistra é, anzitutto, non accettabile moralmente: perché è semplicemente immorale, dopo quanto accaduto riproporre al governo della Regione gli stessi partiti che, nello "scandalo delle tangenti", sono stati coinvolti e compromessi attraverso i loro uomini di punta.
Ancora, l'ipotesi di una Giunta di sinistra è non credibile logicamente: perché non ha senso il voler insistere in un'alleanza che, già nel recente passato, è andata logorandosi per una permanente ed esasperata conflittualità interna e che ora, nella rinnovata edizione estesa al PDUP si configura come un'eterogenea coalizione, racchiudente in sé innumerevoli elementi di contrasto e di contraddizione.
Infine, l'ipotesi di una Giunta di sinistra è non sostenibile numericamente: non lo era quindici giorni or sono, quando poteva disporre di 28 voti soltanto, non lo è neppure oggi, anche se i voti a sua disposizione sono saliti a 30, per la messa in libertà, seppur provvisoria di due Consiglieri inquisiti: perché infatti - a parte ogni altra considerazione su questo apporto che proprio non ci sentiremmo di definire.., qualificante - rimane sempre l'assurdo di una pretesa "maggioranza" che, in realtà, non può ritenersi tale, potendo contare solo sulla metà dei voti assegnati a questa assemblea.
Ed è curioso osservare che, mentre proprio di questi tempi Berlinguer e Craxi, a livello nazionale, vanno tuonando contro eventuali governi che escludendoli, pretendessero reggersi sul 51% dei consensi; qui, a livello regionale, Partito Comunista e Partito Socialista vogliono arrogarsi il diritto di governare non con il 51, ma addirittura con il 50% dei voti! Governo di sinistra, dunque, non accettabile, non credibile, non sostenibile: questo il giudizio negativo che ne dà la Destra Nazionale. E viene a collocarsi a questo punto la disputa attorno alla possibilità o all'impossibilità di considerare in carica una Giunta eletta da 30 voti.
Nei giorni passati abbiamo veduto scorrere fiumi di inchiostro nell'interpretazione, discussa e controversa, di quella "maggioranza semplice" prevista dall'art. 32 dello Statuto, per stabilire se, ai fini della sua determinazione, dovessero o no computarsi anche le astensioni.
Sono piovuti su di noi i "pareri" di tanti illustri giuristi, dal prof.
Siniscalco al prof. Zagrebelsky, dal prof. Scaparone al prof. Grasso..., e come sempre avviene in questi casi, come sempre avviene, cioè, quando si interpellano giurisperiti diversi, le loro risposte sono state del tutto contrastanti ed hanno finito con il concordare, nei fatti, solo su un punto: che si è in presenza di una disposizione opinabile, per cui sono percorribili le più varie strade interpretative. Per quanto ci riguarda senza rifarci alle tesi di questo o quel giurista e, tanto meno, senza avere la pretesa di essere i depositari della verità assoluta - noi abbiamo imboccato quella che discende dall'applicazione letterale del combinato disposto dell'art. 32 dello Statuto e dell'art. 68 del Regolamento: a nostro avviso, cioè, gli astenuti debbono intendersi come partecipanti al voto.
Oggi però abbiamo avuto la comunicazione del PSDI che supera questa questione procedurale. Oggi il PSDI ha annunciato che voterà contro la Giunta dopo essersi astenuto nella votazione sul Presidente.
E di conseguenza se, come è prevedibile, la Giunta otterrà 30 voti favorevoli e 30 contrari, noi invitiamo lei, signor Presidente del Consiglio, a proclamare la Giunta non eletta secondo quanto recita il già citato art. 68 del Regolamento, che stabilisce: "In caso di parità di voti la proposta si intende non approvata".
E' un invito formale che rivolgiamo al Presidente Benzi, certi che egli saprà e vorrà valutare attentamente la delicatezza della situazione e decidere poi, assumendosi tutte le responsabilità della scelta fatta.
Ci si obietterà, a questo proposito, che esiste il "precedente" del luglio 1980, quando la Giunta venne eletta con 30 voti favorevoli, 27 contrari e 3 astensioni e senza per questo dar seguito ad alcuna contestazione polemica. A parte il fatto che, allora, l'astensione del PSDI, come abbiamo ricordato, aveva un ben diverso contenuto, proponendosi come momento di attesa prima dell'ingresso nella maggioranza di sinistra alla quale, dunque, i socialdemocratici non erano contrari come lo sono ora; a parte questa considerazione, rispondiamo che un "precedente" del Consiglio regionale non ha la forza determinante ed innovatrice quale, di solito, si riconosce ai "precedenti" parlamentari. Infatti, va appena ricordato che le Camere del Parlamento sono qualificate organi costituzionali e partecipi all'indirizzo politico nazionale. Non altrettanto i Consigli regionali, che operano in una sfera di "autonomia" sempre nei limiti rigorosi del principio di legalità. Né tanto meno pu parlarsi di una prassi costituzionale ad opera del Commissario di Governo che quella delibera ebbe a ratificare: perché il Commissario di Governo organo della pubblica amministrazione, subordinato alle direttive politiche dello stesso Governo, è privo di qualsiasi facoltà di determinare un proprio particolare indirizzo in materia.
In un contesto di rapporti regolati dal principio di legalità, poi, il cosiddetto precedente contrario alle disposizioni, va riconosciuto e qualificato come una vera e propria "violazione di legge" intesa in senso lato. L'efficacia di un tale "precedente" deve essere considerato simile a quanto avviene per una legge incostituzionale della Regione che non sia stata impugnata; o come un provvedimento amministrativo illegittimo, contro il quale non sia stato presentato ricorso. Ma altro è riconoscere l'efficacia di un atto viziato nel singolo caso concreto, per mancanza di impugnazione; altro, invece, è richiamarsi ad una violazione, al fine di negare vigore ad una norma giuridica generale per tutti i casi in avvenire.
Concludendo, dunque, su questo argomento, ci sembra essere fuori luogo il richiamo al "precedente" del luglio 1980: e, a nostro avviso, male farebbe il Presidente del Consiglio se dovesse restarne condizionato.
Vogliamo tuttavia chiudere qui la parentesi di queste più o meno sottili disquisizioni in punto di diritto, che in verità poco ci interessano e che, anzi, riteniamo servano solo a far perdere di vista il nocciolo della questione.
Perché, infatti, allo stato delle cose, il nodo da sciogliere non è giuridico, ma politico: cioè, non attiene tanto al fatto di come computare le astensioni o di come calcolare una maggioranza, ma riguarda invece la pretesa arrogante delle sinistre di governare il Piemonte potendo contare almeno sino al 26 giugno prossimo, solo sulla metà dei voti disponibili.
E questo è il vero problema di fondo: la sfida, cioè, lanciata da comunisti e socialisti al più elementare concetto di democrazia, che presuppone, per stare al comando, di contare sulla maggioranza dei suffragi.
Ha detto il Presidente Viglione, in un'intervista pubblicata domenica sulle pagine della "Gazzetta del Popolo" che "governare con il 51% è possibile": esatto, ma ci dica dove sta questo 51%? Può essere che, indipendentemente da eventuali ricorsi che le diverse forze politiche vorranno produrre nelle competenti sedi, il Commissario di Governo abbia a comunicare la legittimità della Giunta di sinistra eletta con 30 voti.
Anche in questo caso, tuttavia, il problema non sarà risolto perch avremo sempre una situazione di delicata e difficile governabilità, con una Giunta costretta a tirare avanti affidandosi di volta in volta a qualche compiacente squagliamento e di fatto costretta all'immobilismo più completo: quando ben altre sono le soluzioni che si impongono per il Piemonte in crisi, mortificato da un "vuoto di potere" che dura ormai da mesi ed a cui si sarebbe potuto rimediare se si fosse andati subito, come richiesto dalla Destra Nazionale, allo scioglimento del Consiglio regionale e a quelle Eiezioni anticipate che soltanto adesso, tardivamente, sentiamo invocare anche da altre forze politiche, anche da La Malfa, anche da De Mita e da Piccoli, quale unica "via d'uscita" per venir fuori dalla crisi.
A questa soluzione - abborracciata, debole, inconsistente, soprattutto incapace di dare risposta ai gravi problemi presenti nella Regione - il Gruppo del Movimento Sociale Italiano nega la propria fiducia. Non senza far rilevare - ed è l'ultima riflessione che ci concediamo - che i voti contrari dei due Consiglieri missini, determinanti per uno schieramento che voglia avere peso uguale a quello socialcomunista, vengono calcolati senza più gli assurdi "distinguo" del passato. E' un piccolo risultato, ma, da parte nostra, sarebbe colpevole se lo lasciassimo passare sotto silenzio non evidenziandolo giustamente per quello che vale: un segno dei tempi che vanno cambiando, certo; ma anche, perché no? un implicito riconoscimento alla coerenza ed alla dirittura della lotta che, in solitaria opposizione noi abbiamo condotto da sempre in quest'aula contro la sinistra.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PICCO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

Debbo confessare che prendo la parola con un po' di imbarazzo nel sentire qualche forza politica come il PSDI richiamare la gravità della crisi, proprio mentre, con il suo atteggiamento di opposizione impedisce oggi, il formarsi del governo regionale.
Quando tre mesi fa è iniziata questa vicenda tutte le forze politiche in quest'aula hanno dichiarato la volontà di fare presto nel ridare un governo alla Regione.
Sollecitazioni a fare presto sono venute dalle forze sociali, per avere un governo regionale in grado di affrontare una gravissima situazione di crisi.
Dai rapporti che giornalmente abbiamo con il mondo del lavoro, tutti ci rendiamo conto che sta crollando l'apparato produttivo della Regione e che ciò comporta gravi ripercussioni occupazionali e sociali.
L'aumento della disoccupazione fa esplodere una situazione sociale grave - ne abbiamo avuto testimonianza nell'incontro con il coordinamento dei disoccupati - che richiede risposte rapide ed adeguate.
E' per rispondere a tale situazione che tre partiti, PCI - PDUP - PSI si sono assunti la responsabilità di proporre una soluzione di governo, che per omogeneità politica e contenuti fosse in grado di rispondere a tale emergenza. Non altrettanto responsabile è la scelta del PSDI di votare contro una proposta fatta dai tre partiti con i quali aveva fino ad oggi collaborato.
In questa situazione, essendoci due schieramenti formati da 30 voti contrapposti, non possiamo che prendere atto dell'esaurimento di questo tentativo.
Ma il fatto che mi sembra grave è che l'esaurimento di questo tentativo non avviene sulla base dell'emergere di una nuova proposta, anche diversa per dare un governo alla Regione. Si ripropone ancora oggi una situazione in cui alla proposta di tre forze politiche, da una parte si oppone un "no" sterile senza entrare nel merito delle proposte - nessuna delle altre forze politiche ha detto quali sono i punti di dissenso nel merito delle proposte presentate - e senza proporre nulla; per altro verso, il PSDI oggi propone ancora di rinviare qualsiasi soluzione. Un rinvio che ha una sola vera ragione e cioè il prevalere di ragioni di bottega e di convenienza elettorale.



MIGNONE Andrea

I comizi li facciamo in piazza!



MONTEFALCHESI Corrado

Non ho interrotto nessuno e chiedo di non essere interrotto. Siamo in presenza di una campagna elettorale difficile nella quale tutti i partiti propongono soluzioni per risolvere i problemi del Paese, ma alla verifica concreta dei fatti prevalgono soltanto gli interessi elettorali.
Caro Mignone, non ci sembra questo un grande rinnovamento nel rapporto tra istituzioni e cittadini. Il PSDI si asterrà nella votazione del Presidente e voterà contro la Giunta. Questo atteggiamento ha un solo significato: quello di avere le mani libere prima del 26 giugno e quello di lasciare una porta aperta per ritornare al governo, qualsiasi maggioranza si formi.
Ecco, noi dobbiamo denunciare che, mentre assistiamo ad una campagna elettorale nella quale tutti i partiti dicono di voler risolvere i problemi della gente, poi, alla prova dei fatti, ciò che prevale è l'interesse di bottega ed elettorale a scapito degli interessi della collettività.
Il Capogruppo del PSDI ha fatto riferimento all'esigenza di rinnovamento nei metodi di governo, ebbene, non mi sembra che quello che il suo partito dà oggi sia un grande esempio di rinnovamento nel rapporto partiti - istituzioni - società, mi sembra piuttosto un chiaro ed inaccettabile esempio di opportunismo.
Ma va anche detto che, se tale opportunismo ha potuto concretizzarsi evidentemente ciò è dovuto al fatto di aver trovato degli spazi e delle disponibilità.
Presentando insieme a PCI e PSI il documento programmatico, ritenevamo e riteniamo tuttora che le scelte, le cose da fare, in esso contenute possano rispondere all'esigenza di rinnovare i contenuti e i metodi di governo, sui quali recuperare un rapporto positivo con la società.
Per questo voteremo il Presidente e la Giunta che nel documento viene proposta e a partire da tali contenuti saremo disponibili in futuro a riavviare il confronto nella sinistra, per dare un governo alla Regione esigenza che riteniamo indilazionabile se non vogliamo lavorare per distruggere completamente l'immagine ed il ruolo delle istituzioni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vetrino.



VETRINO Bianca

Signor Presidente, colleghi, questa crisi appartiene già alla storia.
All'inizio qualcuno aveva previsto che il tempo della crisi politica piemontese non sarebbe stato lungo poiché si diceva che se era vero che c'erano Regioni e Comuni che avevano vissuto delle crisi lunghe ed estenuanti, era pur vero che Torino e il Piemonte non erano né Napoli n Campania.
Torino non sarà Napoli e il Piemonte non sarà la Campania, sta di fatto che da tre mesi questa Regione è senza governo.
Nel marzo scorso chiedemmo la caduta del governo regionale perché la Regione avesse un governo subito diverso da quello che aveva condotto allo scandalo ed alla crisi e davamo l'indicazione della formula più idonea a reggere l'emergenza in una situazione politica divenuta gravissima dopo che la crisi strisciante, prima ancora della questione morale, aveva intessuto perniciosamente l'intera vita regionale.
Mignone Andrea, nel suo intervento, aveva parlato di due anni e mezzo di dura vita regionale vissuta da tutti con difficoltà in quest'aula e nelle Commissioni consiliari, spesse volte tormentate e contraddittorie per il comportamento difforme delle forze di maggioranza, per i rapporti tesi tra i partiti, a volte addirittura tesissimi. Si pensi allo scontro acerrimo e poco edificante per il Consiglio avvenuto nella sinistra sull'ordine del giorno sul rientro dei Savoia. Adesso per i Savoia la sinistra non litiga più perché ci ha pensato il Padre Eterno ed almeno questo problema ce lo siamo tolto di mezzo.
La sinistra sembra invece aver trovato un accordo programmatico con il documento che è stato presentato e che ha già formato oggetto di discussione e di intervento nell'altra riunione.
Ma la presentazione di questo programma, pur legittima rispetto al dettato dell'art. 32 dello Statuto, non sembra sorretta quanto sarebbe necessario o per lo meno è sorretta da forze politiche che non sono in grado di assicurare la necessaria maggioranza. Non è tanto la questione della maggioranza numerica che conta: se una maggioranza per essere ritenuta tale deve fare i conti con i numeri e per ottenere legittimazione politica deve ricorrere agli escamotages dell'aritmetica o alle sofisticate interpretazioni del lessico o della terminologia giuridica, allora questa maggioranza è veramente a mal partito e meglio farebbe a ritirarsi e lasciare lo spazio ad altri tentativi di maggioranza.
E' soprattutto il PSDI che non può continuare nel suo tergiversare. Le decisioni di ieri sera rivelano ancora una volta preoccupazioni che a noi sembrano rispondere soprattutto a questioni elettorali o a necessità di equilibrio di partito, ma queste preoccupazioni diventano meschine di fronte allo sfacelo della vita regionale, alle incertezze ed alle insicurezze nelle quali viene lasciato il personale regionale, alle peggiorate lentezze della già lenta burocrazia, soprattutto alla mancanza di decisioni politiche sui problemi fondamentali o di decisioni alle quali l'Assessore anziano e gli Assessori dimissionari saranno forse costretti con rischi di illegittimità o di abuso di potere, non per loro volontà, ma per necessità decisionali.
Respingeremo dunque l'ipotesi politica che ci viene presentata voteremo contro il Presidente, che è la prima espressione della Giunta proposta, così come voteremo contro la Giunta minoritaria che dovrebbe gestire il programma presentato, programma che per la stessa sua ampiezza appare poco credibile.
Sembra, piuttosto, un documento di principi da ribadire nel contesto di una campagna elettorale piuttosto che un programma di lavori da fare su temi prestabiliti, con risorse sicure e risultati prevedibili.
Questo non significa che il documento non offra spunti di considerazioni, di condivisione e di possibili confronti: ne contiene anche molti, taluni già ampiamente dibattuti in questa sede e nelle consultazioni in Commissione, ma al Piemonte in questi giorni non occorrono dichiarazioni di intenti, ma atti concreti di governo: il bilancio 1983, quello vero, non quello tecnico, quello politico che è tutto da discutere, un piano di sviluppo costruito sull'individuazione delle reali, specifiche, limitate capacità di intervento, anche partendo dal documento Simonelli, con gli undici progetti prioritari, la modifica della legge 56, la revisione delle norme sulle opere pubbliche e sugli interventi in agricoltura, l'avvio di un sistema di deleghe che anticipi le nuove funzioni all'ente intermedio un progetto per il rilancio della formazione professionale, quale contributo al problema del lavoro per i giovani.
Per citare quei temi sui quali occorre partire subito. L'indispensabile premessa a questo limitato programma deve essere l'impegno per una rinnovata prassi amministrativa, efficace nei risultati quanto trasparente su ogni decisione. Ma queste erano e sono condizioni pregiudiziali per chiunque intenda presentare un progetto di governo regionale. Se il 2 marzo è lontano, la bruciatura è ancora rovente. In queste condizioni di incertezza, di perplessità, di sconcerto, di delusione, di assenza di prospettive di maggioranze di governo in tempi brevi, chiediamo al PCI, al PSI e al PDUP di ritirare la loro proposta.
Ancora una volta chiediamo a loro ed alle altre forze politiche di esaminare ed approfondire in termini urgenti la proposta di accordo istituzionale, avanzata dal nostro Gruppo l'indomani dello scandalo.
Noi non abbiamo mai eccepito su quello che potesse essere l'inizio di questo accordo. Pensavamo che il perno potessero essere i tre partiti intermedi, quelli che Tropea su "Repubblica" chiama i partiti minori: il PLI, il PRI e il PSDI. Riteniamo che questo possa essere ancora il perno valido, ma siamo disponibili a confrontarci con tutti e credo che questa possa essere anche la posizione del PLI, con il quale in questo tempo di crisi abbiamo continuato a dialogare nella consapevolezza che i partiti di democrazia laica debbano avere dignità di spazio ed anche di protagonismo in questa Regione e nel suo futuro governo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Moretti.



MORETTI Michele

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, a nome del PSI intervenni la scorsa volta sul problema riguardante l'elezione del Presidente e della sua Giunta.
Non si può scindere l'elezione del Presidente da quella della Giunta per i contenuti politici che sono indicati nel documento programmatico nel quale anche il PSDI ha svolto un ruolo e ha espresso una sua ragione politica in questi anni attraverso la collaborazione della Giunta.
Il PSDI nell'assumere la sua decisione politica deve anche tener conto dell'esperienza acquisita nei tre anni passati. Ancora una volta lo invitiamo a riflettere sulle posizioni che sta assumendo oggi. Non si pu pensare a forme transitorie di governo regionale né è possibile formare una Giunta istituzionale che non avrebbe forza politica di fronte ai problemi economici ed occupazionali.
In questi giorni ci sono stati incontri con i sindacati dei lavoratori.
L'aumento della disoccupazione è preoccupante, la Montedison ha già inviato le lettere di licenziamento.
Chi responsabilmente può rispondere ai lavoratori? Chi è in grado di rispondere alle esigenze dei Comuni? Parliamo spesso di riforma istituzionale, ma dobbiamo anche dare un sostegno politico con l'assunzione di una posizione della Regione Piemonte con il suo governo, diversamente quale potrà essere il risultato di questa intenzione riformatrice? Nella conferenza dei Capigruppo ho detto che per il PSI non è un problema giuridico, ma è un problema politico. Il PSI è disponibile ad incontrarsi con le forze laiche per affrontare questo delicato momento politico.
Dobbiamo dire che non è venuta meno la proposta del polo socialista e il Capogruppo del PSDI lo ha riproposto questa mattina. Questa proposta però deve trovare una consistenza politica perché come non ha valore la proposta politica transitoria in un momento di crisi economica e sociale così non può avere valore una proposta laica che non ha né forza politica né il sostegno della sinistra.
Dobbiamo affrontare la questione in termini di responsabilità politica.
Le decisioni del Partito Socialdemocratico le rispettiamo, però siamo del parere che si possano trovare ulteriori possibilità di intesa anche successivamente all'elezione che andremo ad affrontare.
Il PSI propone il compagno Viglione come Presidente e la Giunta proposta.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BENZI



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, i liberali hanno la sensazione e la consapevolezza - che penso comune a tutto il Consiglio - che in questo 31 maggio 1983 vengono a coincidere le vicende della storia e le vicende del contingente.
Le vicende della storia sono la fine di un'esperienza ricca di aspetti positivi e negativi, l'esperienza di una grande Regione industriale avanzata, collocata al centro dell'Europa governata dalla sinistra.
Un'esperienza unica in Europa che riteniamo si sia consumata. In quale misura il contingente si sposa alle vicende della storia? La sinistra nel 1975 è giunta al governo non sui 30 voti, ma sulla volontà della gente, così oggi la proposta di Giunta di sinistra non cade sui 30 voti, ma cade sulla volontà della gente. La maggioranza di sinistra si è costituita come risposta alle esigenze di una realtà lacerata e ad uno sviluppo anomalo: nessuna realtà come quella torinese e come quella piemontese è stata sottoposta in breve tempo a tensioni politiche e sociali, a trasformazioni accentuate, come quella della Regione Piemonte e della città di Torino.
Tutto questo aveva lasciato il segno, aveva determinato malessere aveva creato aspettative. Di questo malessere e di queste aspettative la sinistra, nel 1975, ha saputo farsi carico e ha governato con assoluta legittimazione politica, dal 1975 al 1980.
Forse proprio nella sua capacità di cogliere le ragioni del malessere e le aspettative della gente, ha perso il senso della storia e ha colto solo il senso del contingente.
Qual è il senso della storia che non ha saputo cogliere? La sinistra aveva ritenuto che l'arco di volta della sua politica e della sua ragion d'essere fosse il riequilibrio territoriale, sociale ed economico non solo all'interno della Regione Piemonte, ma all'interno del Paese. Era un disegno di grande ambizione, che però era legato al contingente, ai fatti di quei giorni, di quei mesi, di quegli anni e non alla storia di una società post-industriale avanzata che ha il problema della riconversione tecnologica e della riconversione della forza lavoro.
Nel 1980 la sinistra non ha saputo cogliere questi obiettivi, non ha saputo governare.
Oggi, 31 maggio 1983, la sinistra paga questo prezzo. La sinistra è rimasta al governo per la forza delle cose e questa maggioranza è riuscita ad andare al di là dell'esito elettorale, peraltro non premiante perché dal 1975 al 1980 ha perso un Consigliere.
Vi è il collega Montefalchesi nei confronti del quale il Gruppo liberale ha sempre dimostrato un apprezzamento non strumentale, non elettorale né un apprezzamento dell'ultimo momento.
Non abbiamo mai espresso giudizi pesanti come qualcuno ha espresso in quest'aula e non abbiamo nemmeno confuso la sinistra che aveva governato dal 1975, alla quale faceva riferimento il PSDI, con i temi, i valori e le aspettative di cui il PDUP è portatore: non è la sinistra socialdemocratica, non è la sinistra socialista di Craxi, non è nemmeno la sinistra di De Michelis.
E' un'altra sinistra, quindi ci sembra difficile dire che la sinistra abbia conservato 30 voti perché ne aveva soltanto 29. Oggi la storia pone i suoi vincoli e i suoi traguardi. Oggi come liberali e come cittadini siamo lieti ed orgogliosi che in quest'aula possono esercitare i loro diritti civili e politici tutti i cittadini senza limitazione di alcun genere.
Questo ci sembra un titolo di merito e di onore per questa nostra democrazia e per questa nostra società.
L'altra ragione di soddisfazione è che questa Giunta cade non sugli scandali, non sulla questione morale, ma su un documento politico: questa è la chiave di volta della vicenda. Il PSI e il PCI chiedono la continuità di questa maggioranza, chiedono che il Consiglio esprima la maggioranza a sostegno di questa Giunta.
Si verificano le condizioni elementari e rettilinee di un governo e di una democrazia parlamentare. Ma il documento politico e il programma non avranno la maggioranza. Il Presidente avrà una maggioranza meramente formale e non politica.
Ci auguriamo che le forze politiche ne traggano conseguenze coerenti e in linea con le norme di comportamento delle moderne democrazie occidentali.
Avremo un Presidente che non potrà mantenere la sua carica perché, se così fosse, si creerebbe un bisticcio istituzionale estremamente delicato: un Presidente espressione di una maggioranza e una Giunta espressione di un'altra maggioranza.
Pertanto apprezzeremo l'eventuale rinuncia all'incarico da parte del Consigliere Viglione e non ne faremo scandalo. Il PSDI ha assunto una posizione estremamente rigorosa ed estremamente precisa.
Come ha avuto il rispetto e l'apprezzamento da parte nostra quando ha preso una posizione precisa e chiara nel 1980, così ha diritto allo stesso apprezzamento da parte delle altre forze politiche prendendo una posizione altrettanto chiara ed altrettanto decisa nel 1983. Siamo a oggi, ieri non esiste più, questa maggioranza non esiste più. Esiste evidentemente il problema del domani.
La classe politica piemontese deve rifiutare quello che sembra l'argomento prevalente e cioè che si debba aspettare l'esito delle elezioni.
Questo è un parlamento completo di 60 effettivi Consiglieri che rappresenta l'arco delle posizioni politiche presenti in questa realtà regionale.
E' un'assemblea in grado di interpretare le esigenze e le aspettative di formulare e di proporre programmi.
Il peso che le forze politiche hanno in questa realtà è quello che è uscito dalla votazione del 1980 e potrà avere delle modifiche nel 1983, ma certamente non tali da sconvolgere il mandato elettorale che è venuto nel 1980, comunque, sarebbe improprio ed illegittimo accettare uno sconvolgimento troppo accentuato rispetto alle due posizioni. Che cosa faranno i liberali? Che cosa dovrebbe fare, secondo noi, il Consiglio regionale? Dovrebbe incominciare a lavorare per concretare una maggioranza in grado di governare il Piemonte.
Siamo di fronte alla necessità di fare politica in tempi medi per le cose da fare subito, in tempi lunghi per le cose da programmare nel tempo.
Dobbiamo chiedere alle forze politiche che avranno il dovere di proporre un documento programmatico di una nuova maggioranza di rifiutare il concetto dell'emergenza, del transitorio e dell'istituzione perché, a questo punto, i giochi della democrazia si sono verificati tutti: si è chiusa un'esperienza e se ne apre una nuova.
I tempi sono di due anni per le cose da fare, ma sono molto più lunghi per le cose da programmare.
Non si programma soltanto con i Quaderni della programmazione, ma si programma con ipotesi di intervento.
Ci faremo carico di un'azione politica che deve partire da questo presupposto: la maggioranza che si forma deve sapere guardare lontano, deve recuperare la capacità di programmare, di decidere.
Ho molta attenzione alle preoccupazioni che alcuni colleghi della sinistra hanno nei confronti del mondo operaio e dei problemi del contingente, ma, mentre si guarda al contingente, si rimedia nel contingente per quello che si può rimediare, ma non si possono rimediare le situazioni decotte. I liberali ritengono che in questa assemblea regionale va recuperata in primo luogo la ricomposizione dell'area socialista.
Abbiamo davanti agli occhi la constatazione palmare, plastica che la Regione non si governa senza la ricomposizione dell'area socialista e socialdemocratica. Noi lavoreremo perché questa ricomposizione avvenga in un arco di proposta che è quello della proposta laica. Non ci scandalizzeremo se la ricomposizione avverrà su una proposta di sinistra.
Ci auguriamo di essere in grado di sottoporre ai colleghi socialisti e socialdemocratici, insieme al PRI, una piattaforma di trattativa e di proposta tale che possa renderli consapevoli e convinti che la centralità laica, del PRI, del PLI, PSI e PSDI, ha quel tanto di capacità di proposta e di rappresentanza politica e sociale da poter in questa sede, in termini di idee e in termini di proposte, avere assoluta legittimazione a governare questa Regione, consapevoli che sul piano dei numeri, sul piano dei giochi delle Commissioni, sul piano del gioco della democrazia, sarà necessario accorpare una maggioranza.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Signor Presidente, colleghi, in tutto questo lungo periodo di crisi abbiamo insistito sul fattore tempo, non solo a parole, ma cercando di sviluppare un'azione politica ed istituzionale per riuscire a vincere contro il tempo, soprattutto in presenza di una consultazione elettorale.
E' strano indirizzare rimproveri a chi, come noi, come i compagni socialisti, come il compagno del PDUP, ha affrontato le responsabilità politiche per riuscire a vincere questa gara contro il tempo.
I problemi sono purtroppo drammaticamente presenti e mi chiedo se questa presenza drammatica faccia scattare la consapevolezza di ciò che bisogna fare.
Dobbiamo ristabilire la verità e la verità è che abbiamo lavorato con molta chiarezza, non dando illusioni a nessuno sul nostro modo di vedere la crisi, mettendo assieme il più vasto schieramento possibile per dare vita ad un governo. A questa serietà e linearità di percorso non è venuta una proposta alternativa.
Oggi registriamo un atto nuovo negativo, ma chiaro da parte del PSDI.
Non so se si potranno ricreare le condizioni per una collaborazione, certo che se qualche possibilità ci sarà, l'accordo non potrà che nascere dalla chiarezza.
Questa parola che continuiamo a richiamare non è neanche logora, pu essere logora per chi fa prevalere un gioco politico fine a se stesso piuttosto che le esigenze elementari del momento. I compagni socialisti e i compagni socialdemocratici fin dall'inizio manifestarono l'intenzione di riconfermare la Giunta di sinistra, poi il tempo passato e la lotta contro il tempo è stata negativa perché non è stata vinta prima che influissero altri fatti esterni. Cerutti, nell'intervento della scorsa settimana spiegava che il suo partito la riteneva una forzatura quella di formare un governo prima del responso elettorale. Questo mi conforta perché spiega all'esterno le ragioni di questa situazione. Ma questi atteggiamenti in Italia non sono nuovi, ma vanno contro il principio di lealtà, contro le esigenze dei cittadini. Sappiamo peraltro che le consultazioni elettorali comportano appuntamenti successivi che hanno tempi lunghi. Questa strada non può essere condivisa, perché prima dell'interesse di tipo elettorale c'é l'interesse del governo a questa comunità. Che cosa vuol dire "no" ad una Giunta e ad un programma, che cosa vuol dire sfuggire alla discussione quando sul programma non sappiamo quali parti del programma non sono condivisibili? Il nostro partito ha reagito all'esplodere della questione morale proprio qui nel luogo più alto del governo amministrativo locale. Di questa questione il nostro partito non ha fatto un pacchetto per riporlo continuiamo invece a ritenere che da sé sola questa questione legittimerebbe un'espressione favorevole alle proposte che abbiamo sviluppato e che non sono petizioni di principio. Le proposte contenute nel documento delineano un percorso, che può non essere condivisibile e siamo disponibili ad accettare le osservazioni, certo è che è detto con molta chiarezza che certe cose non avverranno dalle altre. Nel documento c'è un impegno dei tre partiti che l'hanno sottoscritto - e su questa parte era d'accordo anche il PSDI - a rivedere il meccanismo delle nomine negli enti importanti.
Questa trasparenza e questa chiarezza sono elementi che fondano un governo, che fanno esprimere un parere sul governo, ma questo non è avvenuto e questo ci legittima a valutare questo atteggiamento come impeditivo, dilatorio e diversivo. Se davvero vogliamo rispondere alla crisi dobbiamo compiere operazioni di grande significato politico, gli interventi autostradali, i progetti FIO, la centrale nucleare. Questi temi sono forse astratti dal modo in cui su queste vicende sapremo rendere conto di efficienza e di trasparenza, di capacità, di autonomia e di autorità istituzionale.
Certo, quando i bandoli sono diversi, quando i percorsi sono diversi, è chiaro che la ragione politica impone di opporsi ad una maggioranza diversa. Ma non si verifica neanche quello che è lo specifico ed il proficuo del confronto politico, quello di capire perché non si è d'accordo e per quali motivi.
Il "no" del PSDI rallenta un processo e pone in discussione il percorso politico che è stato compiuto; nel prenderne atto, compiamo un'operazione corretta se portiamo sino alle sue ultime conseguenze l'operazione chiara ma l'operazione chiarezza ci permette anche di dire che le confusioni non sono ammissibili. Sono convinto che ci sia una ragione politica nella vita italiana dell'area socialista. Questo Gruppo ha assunto posizioni "nervose" perché ha una sua dignità, un suo senso, anche una sua prospettiva. Per non si può di fronte ad una votazione che deve portare al pronunciamento su una proposta complessiva fatta di un programma, di un Presidente e di una Giunta, portare elementi di confusione che non giovano a nessuno. Non sono da ricordare i giri di walzer, i teatrini a cui abbiamo assistito nei due anni e mezzo trascorsi; abbiamo avuto l'impressione che qualche cosa non inceppasse. Ma, proprio i giri di walzer, l'aver avanzato proposte strumentali - arabe fenici queste sì - posizioni laiche che non avevano in quel momento le condizioni per nascere hanno portato ad una caduta di tensione complessiva impedendo lo svolgersi delle potenzialità dell'esecutivo e della maggioranza.
Questo schieramento si presenta con responsabilità politiche in omaggio ad una linearità e ad una coerenza di lavoro. Nel pieno delle regole democratiche viene a sottoporsi al voto e noi non crediamo di doverci sottrarre al voto.
Quando ieri sera è arrivata la notizia della decisione non ci è nemmeno venuta la tentazione di prendere tempo. E' bene che la democrazia, anche con le sue regole negative e spiacevoli, si esprima con chiarezza.
Mentre andiamo nel vivo della campagna elettorale, accusiamo una battuta d'arresto che non avremmo voluto. Non aggiriamo le cose neanche nel giudizio: il nostro percorso era quello di dare una Giunta ed un governo al Piemonte. I problemi incalzano, si fanno più gravi e necessiterebbero di una capacità che non ritrovo in chi finora o non ha avanzato proposte o aspetta la mitica data del 26 giugno.
Noi daremo voto favorevole a questa Giunta e diciamo subito che non accetteremo atteggiamenti di confusione: la nettezza del voto, la nettezza dell'espressione democratica porta a precise conseguenze che, purtroppo, in questo caso, sono quelle che sacrificano esigenze assolutamente primarie.
Ognuno assuma le proprie responsabilità, ogni partito valuti in piena autonomia. Mi rendo conto dei travagli che possono esserci nei partiti, ma qualche volta certi travagli dovrebbero avere sbocchi di coerenza con le strade intraprese.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

Il Gruppo D.C. sin dall'inizio della crisi ha sostenuto che la riproposizione della formula di governo di sinistra non era possibile, che si imboccava una via inagibile, che si sarebbe perso tempo.
La nostra posizione è stata giudicata velleitaria, non corretta, non ispirata da un'analisi attenta della situazione. Tuttavia, sono passati i tempi ed oggi abbiamo la conferma che quella previsione era giusta.
I tempi lunghi sono la conseguenza della pervicace insistenza a voler perseguire una soluzione ormai saltata e molti interventi di stamani l'hanno sottolineato.
Non lo ripeto perché è un motivo consueto della nostra analisi politica.
Questa Giunta era già caduta prima degli eventi che hanno caratterizzato la crisi.
Era caduta a livello operativo, era mancata sul terreno dell'azione era logorata anche nei rapporti politici tra le forze che la componevano.
Riproporre questa maggioranza era un errore. Se la formula di sinistra ha avuto una funzione in Piemonte (e i risultati di questi anni difficilmente fanno pensare ad una funzione positiva) certamente questa funzione si è esaurita. I tempi lunghi, quindi, riguardano soprattutto una presa di posizione delle forze politiche, in particolare del PCI ed in certa misura del PSI, seppure con alcuni distinguo, che hanno voluto perseverare sulla formula di sinistra. E' singolare che oggi si rimproveri a noi ed alle forze di opposizione di non avere avanzato proposte, quando socialisti e comunisti, qui e nel Comune di Torino dove hanno la maggioranza, non riescono ad esprimere un governo; vuol dire che c' qualcosa che non va nella sinistra.
La capacità di aggregazione del Partito Comunista ha perso tono e colpi ed il termine del 1° maggio entro il quale si dovevano riformare le Giunte è passato inutilmente proprio perché è mancata la capacità delle Giunte di sinistra di reggere e di reagire di fronte ad una crisi economica come l'attuale e di porsi come idonea far uscire dalla crisi economica una Regione industriale con le caratteristiche del Piemonte.
Il disimpegno del PSDI che all'inizio della crisi ha preso via via tono non comporta tempi di attesa.
A nostro avviso apre un processo che segna la fine delle Giunte di sinistra. Il PSDI ha dichiarato più volte che le attese sul terreno programmatico che avevano giustificato il suo ingresso nella Giunta di sinistra erano andate in gran parte deluse.
Cito un esempio primo fra tutti: la revisione della legge sulla tutela del suolo.
Leggere la sua posizione soltanto come un'attesa elettorale, ci pare negativo. Non crediamo che il PSDI possa, dopo il risultato elettorale cambiare completamente motivazione ed atteggiamento.
Dobbiamo prendere atto che la Giunta di sinistra in Piemonte ha finito la sua vita e che occorre cercare altre vie. Il nostro voto è scontato, è un voto contrario per le ragioni opposte, ma vicine a quelle indicate da Bontempi. Noi votiamo contro il documento politico che ripropone la Giunta di sinistra.
Diamo voto contrario al Presidente ed alla Giunta. Abbiamo una grande stima di Viglione. Dobbiamo tuttavia rilevare che la sua dichiarazione alla "Gazzetta del Popolo" rilasciata domenica ci ha lasciati profondamente delusi.
E' molto difficile creare una Giunta stabile senza maggioranza. E' molto difficile avviare un governo del Piemonte solido e capace di operare volendo isolare la D.C.
Come si può dire che la D.C. si attesta su posizioni di potere quando sulle posizioni di potere si sono attestati altri partiti che hanno tenacemente perseguito ipotesi assolutamente irrealizzabili? La crisi economica non è nata oggi, esiste da alcuni anni, anzi, si è aggravata in presenza di un governo delle sinistre che, pur operando, non è riuscito a porle un freno.
Un esempio: nel settembre 1980 c'erano 109.000 iscritti al Collocamento; dopo due anni e mezzo ce ne sono 158.000, con un aumento quindi del 50%.
Come può Montefalchesi parlare di salvare la crisi del Piemonte quando si leggono questi risultati dopo due anni di governo delle sinistre? Siamo consapevoli che è importante ed urgente formare un governo purch sia un governo che possa governare e che abbia una maggioranza ed un supporto anche nelle Commissioni.
Tra un governo che non ha maggioranza ed un governo provvisorio non ci sono differenze. Si dice che la D.C., non ha assunto sufficiente iniziativa politica e che non è più forza di aggregazione. A questa critica noi abbiamo risposto sostenendo che la Giunta di sinistra non avrebbe conseguito dei risultati, che non avrebbe potuto essere riproposta e che noi eravamo disponibili per altre ipotesi di governo.
Abbiamo proposto una formula pentapartitica e non abbiamo respinto pregiudizialmente, come altri hanno fatto, un'ipotesi di governo laico, di transizione o non di transizione. Questa ipotesi ci pareva meritevole di attenzione - per usare le parole di Mignone - non l'abbiamo giudicata un'araba fenice, anzi, pur in vista delle elezioni l'abbiamo sostenuta. La riproposizione della Giunta di sinistra oggi esce sconfitta da quest'aula.
Altre vie vanno ricercate; ricordiamo che il Consigliere Viglione in uno dei suoi interventi più felici ha detto: "vanno seguite altre strade".
La D.C. ha offerto la sua disponibilità, ma non si limiterà a questo.
Riteniamo molto importante la componente socialista e riteniamo importantissima la componente laica che con noi ha condotto in questi anni l'opposizione. Su questo terreno è possibile proporre una maggioranza numericamente forte, capace di creare le condizioni per far uscire il Piemonte dalla crisi.
Non facciamo problemi di formula o struttura di governo, la nostra attenzione è sui contenuti, assumeremo un'iniziativa ancor prima delle elezioni con la presentazione di un nostro documento, non già con l'obiettivo di restaurare un'egemonia, non con spirito di restaurazione come qualcuno ha sostenuto, ma spinti dalla volontà di contribuire a creare le condizioni idonee a ristabilire le regole del gioco fondamentali per operare e costruire.
Ci muoveremo verso le forze socialiste, verso le forze laiche per cercare di formulare un governo capace di gestire positivamente l'ultima fase di questa legislatura, con l'obiettivo di ottenere quello che non si è raggiunto negli ultimi difficili due anni e mezzo: una svolta verso lo sviluppo.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, prego un Consigliere Segretario di procedere all'appello nominale per la votazione del Presidente della Giunta regionale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 60 hanno risposto SI 30 Consiglieri hanno risposto NO 27 Consiglieri si sono astenuti 3 Consiglieri Proclamo eletto Presidente della Giunta regionale il Consigliere Aldo Viglione.
Avvenuta l'elezione del Presidente della Giunta, ricordo che occorre ora procedere, ai sensi dell'ultimo comma dell'art. 32 dello Statuto all'elezione della Giunta regionale a maggioranza semplice.
Invito pertanto un Consigliere Segretario a procedere all'appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 60 hanno risposto SI 30 Consiglieri hanno risposto NO 30 Consiglieri La maggioranza per l'elezione della Giunta regionale non è stata raggiunta.
Interviene al riguardo il collega Viglione.



VIGLIONE Aldo

Signor Presidente, Consiglieri, ringrazio i compagni del PCI, del PDUP e del mio partito che mi hanno voluto dare voto favorevole per l'elezione a Presidente della Giunta. Desidero ringraziare anche i compagni socialdemocratici per la loro astensione che considero un'astensione attiva e positiva come continuazione di un dialogo che noi auspichiamo fortemente.
Ringrazio tutti gli altri Consiglieri che se non mi hanno dato il voto mi hanno sempre dimostrato nei fatti benevolenza e stima. In questa situazione, però, dichiaro di non poter accettare l'incarico.
Ho presentato il programma ed una lista che comprende il Presidente e gli Assessori e la mia elezione non può prescindere da questo complesso.
Sarei immeritevole della vostra fiducia se non tenessi questo comportamento.
Dal programma e dalla lista si deducono le alleanze, si sono formate delle alleanze per dare un governo alla comunità regionale piemontese, ogni sforzo è stato da noi compiuto. In questi mesi così complessi, così difficili, spesso anche amari, abbiamo incontrato tutte le forze politiche abbiamo dialogato con tutti ed abbiamo verificato ogni momento della nostra realtà regionale.
Con il voto di oggi registriamo che esistono ancora delle difficoltà non vogliamo drammatizzare la situazione, ma non vogliamo nemmeno lasciare spazio ad interpretazioni equivoche. Noi intendiamo allargare e consolidare i risultati raggiunti finora con i compagni socialdemocratici (che invito a meditare sul voto di S. Marino che può essere un test interessante dove la compagine socialista, non disunita in un governo progressista, ha avuto largo consenso) e con gli amici dei Gruppi laici di cui abbiamo sentito i toni critici, ma aperti a realtà e a possibilità se non di collaborazione quanto meno di grande e largo appoggio per un'azione rinnovatrice.
Ringraziamo gli amici della D.C. L'astensione dei compagni del PSDI, che hanno condotto sia nel governo sia nel parlamento regionale un'azione molto significativa di capacità e di impegno, viene da noi considerata come un'astensione attiva e positiva, un dialogo ancora aperto per via di difficoltà che devono ancora essere superate. Ciascuno ha il proprio travaglio e noi dobbiamo rispettarlo in ogni partito. Nei giorni che verranno proseguiremo l'esame sul programma, che sarà certamente diverso e rinnovato perché consideriamo che con la mia rinuncia è caduto il programma e la lista che l'accompagna.
Non vogliamo per ora una ricerca in altre direzioni. D'altronde colleghi Consiglieri, queste alleanze che si sono formate con il tempo hanno avuto un largo consenso ed un grande voto popolare. Concordo nell'analisi puntuale ed intelligente che ha fatto Marchini, ma che fu già di Bastianini, che noi come forze progressiste abbiamo avuto una legittimazione nella coscienza e, nel voto popolare. Questi otto anni hanno ottenuto grandi risultati positivi anche se, come in tutti i governi possono esserci delle nubi. In questa situazione la Giunta attualmente in carica continuerà l'ordinaria amministrazione e la sua incessante presenza mantenendo vivo il rapporto regionale, non lasciando nessun spazio vuoto perché chiunque sia eletto o qualsiasi formazione debba trovare il consenso in quest'aula non abbia a dire a noi che abbiamo lasciato qualche spazio vuoto. Il nostro lavoro è continuo e il raccordo nella comunità è vivo e presente. Ci siamo fatti carico di molte situazioni. Vi sono in Piemonte 160.000 disoccupati, l'economia è in profonda trasformazione.
Forse il terreno dove si opera la maggiore trasformazione industriale è qui in Piemonte. Modelli nuovi stanno avanzando sia nella costruzione dell'automobile, sia nel campo della meccanica, della robottistica, della telematica.
Occorre coglierne il significato. Noi ci siamo fatti carico anche di questo.
Auspichiamo che a breve termine si proceda ad un rinnovato e forse più approfondito programma da sottoporre al vostro voto, alla vostra discussione ed alla vostra attenzione. Vogliamo anche dire, con una frase che ho già detto in quest'aula, che non consideriamo esaurita la spinta che fu propria degli anni dal 1973 in poi.
Riteniamo il voto di S. Marino il voto pilota nel nostro Paese, un voto che ci dà conferma che questa spinta progressista è tutt'altro che compiuta ed esaurita.
Vogliamo la continuità nel cambiamento. Con la dichiarazione di rinuncia alla mia elezione di Presidente della Giunta che credo doverosa dichiaro che continuerò a lavorare con maggiore forza affinché il Piemonte abbia un governo nel più breve termine possibile.



PRESIDENTE

Grazie al Consigliere Viglione.
Il Consiglio sarà convocato a domicilio secondo quanto prevedono le norme dello Statuto.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13.10)



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