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Dettaglio seduta n.191 del 18/05/83 - Legislatura n. III - Sedute dal 9 giugno 1980 al 11 maggio 1985

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BENZI


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto secondo all'ordine del giorno: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico che hanno chiesto congedo i Consiglieri Cernetti Bertozzi e Mignone.


Argomento:

b) Deliberazioni adottate dalla Giunta regionale


PRESIDENTE

Le deliberazioni adottate dalla Giunta regionale nelle sedute del 5 e 9 maggio 1983 - in attuazione dell'art. 7, primo comma, della legge regionale 6/11/1978, n. 65 - sono depositate e a disposizione presso il Servizio Aula.


Argomento: Consiglio, organizzazione e funzioni

Dimissioni Consiglieri regionali ai sensi dell'art. 7 del D.P.R. 30 marzo 1957, n. 361 e relativa surrogazione


PRESIDENTE

In merito al punto terzo all'ordine del giorno: "Dimissioni Consiglieri regionali ai sensi dell'art. 7 del D.P.R. 30 marzo 1957, n. 361 e relativa surrogazione", comunico che sono pervenute le seguenti lettere di dimissioni: a) in data 11 maggio 1983 dal Consigliere Attilio Bastianini b) in data 11 maggio 1983 dal Consigliere Vittorio Beltrami c) in data 11 maggio 1983 dal Consigliere Ettore Paganelli.
Auguro ai colleghi che rassegnano le dimissioni una buona riuscita in Parlamento. Nel salutarli a nome di tutto il Consiglio non posso non ricordare il loro impegno politico.
Il Consigliere Vittorio Beltrami è stato Assessore comunale nel Comune di Novara e Consigliere comunale di Omegna. E' Consigliere regionale sin dalla prima legislatura. Ha trascorso qui circostanze favorevoli e ha vissuto anche momenti meno felici. Ha sempre lavorato con serietà e correttezza mantenendo buoni rapporti con tutti i Gruppi. In questi ultimi tre anni è stato Presidente della V Commissione.
Bastianini l'ho conosciuto nel 1970 quando era Consigliere comunale di Torino. Nel Comune di Torino è stato battagliero come lo è stato qui in questa legislatura. Sono convinto che farà molta strada.
Anche lui, come molti altri Consiglieri, è stato convinto regionalista e spero che mantenga questa tensione anche sedendo al Parlamento.
Paganelli ha incominciato la sua carriera politica ad Alba come Sindaco di quella città. Eletto Consigliere regionale nel 1970, forse è uno dei pochi sopravvissuti all'ondata iniziale. Tutti siamo a conoscenza del lavoro che ha svolto in Consiglio regionale. Ha ricoperto la carica di Assessore e a quell'epoca lavoravamo a fianco poiché anch'io ero Assessore.
Nella seconda legislatura è stato Vicepresidente del Consiglio. Ha sempre lavorato con molto impegno e correttezza; quando le cose non andavano per il verso giusto lo diceva con la massima chiarezza. In questi tre anni è stato Presidente del Gruppo D.C.
E' sempre stato per tutti un caro amico e io l'ho sempre apprezzato per il suo equilibrio nei momenti bui.
Tutti i Gruppi sentiranno la mancanza della sua guida. Era più di un Consigliere e più di un Capogruppo: è l'amico severo verso tutti, anche verso se stesso, è sempre stato imparziale ed impegnato perché la Regione avesse quello sviluppo, quello slancio e quell'immagine che sempre auspichiamo.
A tutti e tre i Consiglieri auguro che escano premiati nelle liste in cui si presentano e che possano portare la voce della Regione Piemonte in un Parlamento dove il Piemonte non si sente molto.
La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

A nome del Gruppo D.C. desidero prendere brevemente la parola per dare un saluto ai colleghi Beltrami e Paganelli.
Il Presidente del Consiglio, a nome dell'istituzione, ha già provveduto a dare un saluto riconoscendo l'impegno politico ed il valore di questi due Consiglieri.
Beltrami ha svolto un compito importante per il nostro Gruppo, è stato Presidente di Commissione nella prima legislatura, Vicepresidente del Gruppo D.C. nella seconda, Presidente di Commissione in questa legislatura.
Come elemento dell'opposizione ha saputo svolgere il suo compito con grande equilibrio e con puntualità. Gli formuliamo gli auguri migliori per la sua candidatura al Senato della Repubblica, sicuri che porterà in quel consesso la stessa passione, lo stesso senso di responsabilità, la stessa umanità con cui ha caratterizzato qui il suo impegno.
Un particolare saluto rivolgiamo al collega Paganelli la cui lunga esperienza in Consiglio regionale è stata già tratteggiata dal Presidente.
Ha rivestito la carica di Assessore nella prima legislatura, di Vicepresidente del Consiglio regionale nella seconda, di Presidente del Gruppo D.C. nella terza. Ha quindi ricoperto incarichi diversi nell'attività istituzionale rivelando un equilibrio ed una competenza non comuni. La sua passione politica gli viene dall'esperienza amministrativa svolta nelle Amministrazioni locali della provincia.
A Paganelli, oltre che la gratitudine del nostro Partito e del nostro Gruppo, a titolo personale rivolgo un grazie per l'esperienza che ho acquisito in questi anni al suo fianco nel Direttivo del Gruppo democristiano. E' un'esperienza che mi ha arricchito sul piano umano e sul piano politico e di questo desidero dare pubblico riconoscimento in questa occasione.
Anche gli auguri a Paganelli sono di rito, perché noi siamo certi che nel Parlamento saprà portare la sua competenza e la sua passione e farà onore alla rappresentanza parlamentare.
Voglio anche rivolgere un saluto al collega Bastianini che in quest'aula è stato un protagonista importante dai banchi dell'opposizione gli riconosciamo equilibrio, molta fantasia e molta puntualità. Anche con Bastianini perdiamo una delle figure più caratteristiche del Consiglio regionale. Gli facciamo, anche se avversario politico, gli auguri migliori per un buon successo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il Gruppo liberale saluta i colleghi e gli amici della D.C. che lasciano quest'aula e formula loro i migliori auguri.
Il collega Beltrami lo ricordiamo nell'esperienza della seconda legislatura, soprattutto ricordiamo il tatto ed il grande senso dell'istituzione con cui ha condotto i lavori della V Commissione nel passaggio del Piano sanitario regionale che se non è l'unico nel nostro Paese certamente è stato il primo.
Beltrami in nessuna occasione ha fatto far premio alla ragione di partito, questo penso sia quanto di meglio può dare l'uomo politico all'istituzione servendo anche il proprio partito.
Paganelli ha condotto il Gruppo della D.C. non facendo rimpiangere l'avv. Bianchi. Chi non è nuovo in quest'aula sa quanta stima abbia saputo far crescere tra di noi: ne ha continuato un lavoro tendente a dare alla D.C., un'immagine di partito capace di esistere, di operare e di promuovere dall'opposizione.
Un saluto ed un augurio all'amico Bastianini.
L'amicizia, vecchia di molti anni, è un'amicizia virile, quindi qualche volta come ogni fatto virile si esprime anche in asprezze e in scontri. Quello per Bastianini non è soltanto un augurio ad un amico e ad un collega, ma è una volontà di partito che si realizzi un risultato. La candidatura di Bastianini in uno dei Collegi più prestigiosi della storia del nostro Partito e del nostro Paese, Torino centro, Collegio di Giacomo Bosso e già del Senatore Brosio, non è un fatto casuale, non è un fatto significativo, non è neanche soltanto un fatto di stima e di considerazione personale: è un'espressa dimostrazione di volontà politica.
Con la candidatura di Bastianini vogliamo aumentare il tasso di capacità del nostro Partito e della classe politica in generale di interpretare e riconoscere i problemi della moderna società industriale, in particolare della società urbana, con un'ottica che non sia provinciale che non sia di porta borse ma, come ha detto qualcuno, di protagonista nella società e nell'istituzione, una società non provinciale, non soltanto di grande realtà urbana come quella torinese, non soltanto di realtà nazionale, ma anche con l'occhio attento a quanto viene al di là delle Alpi.
Bastianini lascia un'esperienza significativa anche sul piano professionale. Ha condotto un'indagine sulla regione del Lionese, a dimostrazione della sua capacità di inventare e di interpretare la realtà non solo ma di anticiparla per ricollocarla in un futuro più certo e in spazi più ampi.
Auguri a tutti i colleghi e per il Gruppo l'impegno di far sì che la capacità di proposta e di presenza in questo Consiglio non sia troppo diversa da quella che aveva caratterizzato la presenza di Bastianini.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vetrino.



VETRINO Bianca

Il Gruppo repubblicano unisce gli auguri ai colleghi che ci lasciano anche a nome del collega Gastaldi ed il mio, avendo essi deciso di affrontare un altro campo di grande impegno e di dare una diversa svolta alla loro attività politica. Sono tre colleghi che ho conosciuto soltanto in questa legislatura, ma che ho potuto apprezzare come Sindaco. Ho avuto la possibilità di conoscere l'impegno di Paganelli quando era Sindaco in una realtà interessante, stimolante ed importante quale quella Albese. Ho ritrovato queste sue capacità di grande impegno e di grande responsabilità di grande onestà e di grande coerenza anche in questa assemblea legislativa nella quale egli è stato un protagonista, come protagonisti sono stati certamente il collega Bastianini ed il collega Beltrami. A loro vanno gli auguri molto cordiali, molto appassionati ed affettuosi, come già li abbiamo rivolti l'altra volta agli altri colleghi che ci hanno lasciato così come li ringraziamo per quello che hanno saputo dare a questa assemblea per nobilitarla e per renderla sempre credibile.
Vorrei approfittare dell'occasione per dare anche un saluto ai colleghi che sono appena entrati, che sono tanti. All'inizio di questa legislatura l'assemblea si è rinnovata per il 50% ben 32 Consiglieri nuovi vennero a sedere nei banchi del Consiglio. Adesso abbiamo 10 Consiglieri nuovi che si uniscono a noi. Una linfa vitale è venuta in questa assemblea.
Ai nuovi colleghi auguro tante occasioni di tanto impegno e di tanto lavoro perché possano darci una collaborazione importante e significativa perché questo momento di grande difficoltà che stiamo vivendo possa essere superato anche grazie al loro nuovo apporto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carazzoni.



CARAZZONI Nino

Signor Presidente, dopo le partenze dei colleghi Enrietti, Sanlorenzo Alasia, Salerno, le cui dimissioni abbiamo approvato nelle precedenti sedute, eccoci oggi a registrare le nuove partenze di Beltrami, Bastianini e Paganelli.
E' un rinnovo profondo quello che si determina nel Consiglio regionale che dovrebbe indurre a qualche riflessione di tipo collettivo, anche considerando che, secondo i dati riportati dalla stampa di questi giorni sono ben 82 i Consiglieri regionali che in tutta Italia si sono dimessi per poter concorrere alle elezioni politiche.
Che cosa vuol dire questo? Vuol dire disaffezione verso l'istituto regionale? E' una domanda che ci poniamo ed alla quale crediamo valga la pena dare una qualche risposta.
Ma per oggi dobbiamo pronunciare, al di fuori di ogni convenzione, di ogni ritualità, il nostro saluto cordiale ai colleghi che lasciano l'assemblea dopo aver caratterizzato i lavori del Consiglio attraverso un lungo impegno.
Paganelli e Beltrami sono Consiglieri di prima legislatura, hanno vissuto con noi ed accanto e noi nei momenti che oggi ricordiamo con nostalgia, soprattutto raffrontandoli al presente; e hanno dimostrato in ogni occasione la loro sensibilità, la loro capacità, la loro preparazione la loro esperienza.
Bastianini è venuto dopo e si è subito imposto, come è stato detto e come anche noi concordiamo nel riconoscimento, quale uno dei protagonisti di questa terza legislatura.
Non mettiamo in dubbio il valore dei sostituti, alcuni dei quali già abbiamo avuto modo di conoscere e di apprezzare in altra sede; ma senza dubbio va sottolineato l'impoverimento e la perdita che con la partenza di questi tre colleghi il nostro Consiglio viene ad avere.
Ci lasciano uomini che ci hanno insegnato qualche cosa sul piano della competenza e della preparazione personale e che ci hanno insegnato qualcosa anche sul piano della lotta e della convivenza democratica.
A loro, il nostro augurio migliore e l'auspicio che possano felicemente superare la contingenza elettorale andando nel Parlamento italiano a portare la voce, i problemi, gli interessi di questa Regione, che indubbiamente hanno rappresentato con alto senso di dignità durante tutto il loro mandato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo, Assessore regionale

Naturalmente alle espressioni che hanno già reso i miei colleghi questa mattina mi ero preparato per cinque brevi addii, poi due sono rientrati e quindi mi limiterò a tre che invece hanno effettivamente dato le dimissioni.
E' ingente il numero dei Consiglieri che dal livello regionale passano al livello nazionale, ciò rivela la statura e la qualità dei Consiglieri.
Saluto per primo Bastianini. Mi mancherà il riferimento polemico da me preferito perché la sua azione di stimolo e la sua capacità politica sono indubbie, mi mancherà quello che nell'azione d'assemblea è l'elemento maieutico per capire dove si attestano le posizioni dei nostri Gruppi.
Beltrami lo conosco meno. Di lui si dice che ha abilità ed intelligenza un po' "cardinalizie" o "culturali". Sono doti che gli hanno permesso di essere un ottimo conduttore della Commissione. Non è mai venuto meno agli interessi del suo Gruppo; ha sempre mantenuto un'identità ed una presenza di tutto rispetto sotto il profilo istituzionale.
Per Paganelli spenderò qualche parola in più, intanto per i vincoli di amicizia che mi hanno unito a lui fin dall'altra legislatura, vincoli fondati sul rispetto e sullo sforzo reciproco per capire l'uno le posizioni dell'altro e per osservare le regole del gioco, la loro osservanza, un rapporto civile ed anche produttivo. Tutto questo non fa velo sulla netta divisione politica.
Paganelli Ettore, come Sanlorenzo che si è dimesso l'altra settimana rappresenta un pezzo di storia del Piemonte a partire dalla fase statutaria e costituente. A lui rivolgo non solo un augurio, ma anche un'attestazione di riconoscimento per il lavoro che ha compiuto con serenità, con equilibrio a favore del suo Gruppo, ma anche a favore dell'istituzione.
Questo augurio per il Parlamento è unito alla speranza che Paganelli sappia sempre tener vivo il messaggio e l'indirizzo regionalista. Nel momento in cui lascia questa sede lo prego di avere meno sfiducia di quanto mostrasse negli ultimi tempi sulla sopravvivenza dell'istituto regionale e mi auguro che nella nuova situazione sappia rendersi conto che forse proprio contribuendo a ridar vita all'istituto regionale anche il Parlamento avrebbe un'attività più vivida, visto che oggi è scarsamente produttiva, così come pare ci indichino anche le future elezioni.



PRESIDENTE

La parola al collega Viglione.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Signor Presidente, a nome della Giunta regionale, saluto anch'io gli amici che si candidano al Parlamento.
Con i colleghi Beltrami e Paganelli ho lavorato per tredici anni. Fummo insieme nella Giunta Calleri, successivamente nelle Giunte di centro sinistra; ci lasciammo quando venne nominata la Giunta di centro riprendemmo poi la collaborazione di centro-sinistra. Da qualche anno siamo dei "separati".
Del Consigliere Beltrami debbo ricordare l'ora sua più bella, il periodo della sua Presidenza della V Commissione. Nessuno è conoscitore dei problemi della sanità e dell'assistenza come lui. Se il piano socio sanitario dopo una lunga e difficile gestazione è andato in porto, mediando fra le necessità dell'area esterna e quelle dell'area metropolitana, è merito delle capacità di Beltrami. Penso che andando al Parlamento farà parte della Commissione Sanità, la sua esperienza regionale gli darà il modo di valutare i modi in cui la sanità può essere riprodotta nelle Regioni e nelle USL.
Il Consigliere Paganelli, nell'esercizio delle funzioni di Presidente del Gruppo D.C., ha avuto le stesse virtù e la stessa bravura del Consigliere Bianchi: equilibrio, moderazione, temperamento politico ed attenzione al suo ruolo, ma anche al ruolo delle istituzioni.
Il Consigliere Paganelli è uno statista nel senso vero e proprio della parola e sono convinto che al Parlamento gli sarà riservato un grande ruolo. Non dimentichiamo che la Provincia di Cuneo ha sempre inviato al Parlamento ed al Governo grandi uomini, Giolitti, Soleri, Bertone.
Paganelli, dietro il loro insegnamento, potrà rappresentare momenti importanti.
Con Bastianini abbiamo vissuto bellissimi momenti e diviso molte cose: le speranze dei Gruppi laici e socialisti, i modelli nuovi da proporre alla nuova società, le trasmissioni televisive, i dibattiti più importanti, i convegni. Bastianini ha il pregio di saper cogliere il momento essenziale del dibattito, spesso anche l'errore dell'avversario. Bastianini è uno che non perdona. Mentre Beltrami e Paganelli portano la virtù preclara della tolleranza e della carità cristiana, il duro e laico Bastianini, il luterano Bastianini non è disponibile sotto questo aspetto. Sono sempre ammirato della capacità, della prontezza, dell'ingegno che Bastianini ha dimostrato in quest'aula.
La Giunta regionale augura a voi tutti di avere pieno successo. Come ho detto la scorsa seduta, non interpretato correttamente dai giornali, avevo detto che voi andate laddove il gioco è molto più grosso, laddove si decidono le sorti ed anche le divisioni dei poteri, delle attribuzioni e delle risorse. Dovete però sempre ricordare che siete stati Consiglieri comunali, siete stati Sindaci, siete stati amministratori regionali, dovete ricordare il ruolo delle autonomie locali. Credo che voi non dimenticherete tutto questo, credo che darete un contributo importante perché le autonomie locali abbiano un'espansione.
Oggi provo un dolore anche perché tredici anni fa avevamo poco più di 40 anni ed ora siamo ingrigiti.
Quelli che subentrano hanno già un'esperienza amministrativa alle spalle e credo che degnamente sostituiranno coloro che percorrono la grande strada che porta a Roma. Non tutte le strade però portano a Roma, dobbiamo trovare delle strade che portano anche a Torino, Cuneo ed in altre città invertendo quella rotta che un tempo si diceva, ma che oggi non ha più ragione di essere.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, passiamo alla presa d'atto delle dimissioni suddette.
Chi è favorevole alle dimissioni del Consigliere Attilio Bastianini è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 46 Consiglieri presenti e votanti.
Chi è favorevole alle dimissioni del Consigliere Vittorio Beltrami è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 46 Consiglieri presenti e votanti.
Chi è favorevole alle dimissioni del Consigliere Ettore Paganelli è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 46 Consiglieri presenti e votanti.
Sospendo ora la seduta onde permettere la riunione della Giunta delle Elezioni, al fine di procedere agli incombenti necessari per la surrogazione dei Consiglieri Bastianini, Beltrami e Paganelli.



(La seduta, sospesa alle ore 10,35 riprende alle ore 10,55)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Da quanto emerso dalla riunione della Giunta delle Elezioni pongo ai voti, per alzata di mano, la proposta che il Consiglio prenda atto che al Consigliere Attilio Bastianini subentra, ai sensi dell'art. 16 della legge 17/2/1968, n. 108, il signor Armando Gerini.
E' approvato all'unanimità dei 47 Consiglieri presenti in aula.
Propongo che la predetta deliberazione relativa alla surrogazione del Consigliere Attilio Bastianini con il signor Armando Gerini venga dichiarata immediatamente eseguibile ai sensi dell'art. 49 della legge 10/2/1953, n. 62, facendo presente che la predetta proposta deve essere approvata a maggioranza assoluta dai componenti del Consiglio regionale.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio approva con la richiesta maggioranza: presenti e votanti 47 favorevoli 47 Consiglieri Per quanto attiene alla convalida dell'elezione del signor Armando Gerini, ricordo che essa viene devoluta, ai sensi dell'art. 13 dello stralcio delle norme di Regolamento, alla Giunta delle Elezioni, la quale accerterà che non sussistano, nei confronti del neo-Consigliere, cause di ineleggibilità e di incompatibilità. Ad esame compiuto, la Giunta delle Elezioni riferirà al Consiglio.
Invito quindi il neo-Consigliere, se presente, ad entrare in aula.



(Il signor Armando Gerini entra in aula)



PRESIDENTE

Da quanto emerso ancora dalla riunione della Giunta delle Elezioni pongo ai voti, per alzata di mano, la proposta che il Consiglio prenda atto che al Consigliere Vittorio Beltrami subentra, ai sensi dell'art. 16 della legge 17/2/1968, n. 108, il signor Enrico Nerviani.
E' approvato all'unanimità dei 48 Consiglieri presenti in aula.
Propongo che la predetta deliberazione relativa alla surrogazione del Consigliere Vittorio Beltrami con il signor Enrico Nerviani venga dichiarata immediatamente eseguibile ai sensi dell'art. 49 della legge 10/2/1953, n. 62, facendo presente che la predetta proposta deve essere approvata a maggioranza assoluta dai componenti del Consiglio regionale.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio approva con la richiesta maggioranza: presenti e votanti 48 favorevoli 48 Consiglieri Per quanto attiene alla convalida dell'elezione del signor Enrico Nerviani ricordo che essa viene devoluta, ai sensi dell'art. 13 dello stralcio delle norme di Regolamento, alla Giunta delle Elezioni, la quale accerterà che non sussistano, nei confronti del neo-Consigliere, cause di ineleggibilità e di incompatibilità. Ad esame compiuto, la Giunta delle Elezioni riferirà al Consiglio.
Invito pertanto il neo-Consigliere, se presente, ad entrare in aula.



(Il signor Enrico Nerviani entra in aula)



PRESIDENTE

Da quanto emerso infine dalla riunione della Giunta delle Elezioni pongo ai voti, per alzata di mano, la proposta che il Consiglio prenda atto che al Consigliere Ettore Paganelli subentra, ai sensi dell'art. 16 della legge 17/2/1968, n. 108, il signor Giovanni Quaglia.
E' approvato all'unanimità dei 48 Consiglieri presenti in aula.
Propongo che la predetta deliberazione relativa alla surrogazione del Consigliere Ettore Paganelli con il signor Giovanni Quaglia venga dichiarata immediatamente eseguibile ai sensi dell'art. 49 della legge 10/2/1953, n. 62, facendo presente che la predetta proposta deve essere approvata a maggioranza assoluta dai componenti del Consiglio regionale.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio approva con la richiesta maggioranza: presenti e votanti 48 favorevoli 48 Consiglieri Per quanto attiene alla convalida dell'elezione del signor Giovanni Quaglia, ricordo che essa viene devoluta, ai sensi dell'art. 13 dello stralcio delle norme di Regolamento, alla Giunta delle Elezioni, la quale accerterà che non sussistano, nei confronti del neo-Consigliere, cause di ineleggibilità e di incompatibilità. Ad esame compiuto, la Giunta delle Elezioni riferirà al Consiglio.
Invito pertanto il neo-Consigliere, se presente, ad entrare in aula.
(Il signor Giovanni Quaglia entra in aula)


Argomento: Giunta, organizzazione e funzioni

Adempimenti di cui all'art. 32 dello Statuto per l'elezione del Presidente della Giunta e della Giunta regionale


PRESIDENTE

Passiamo ora al punto quarto all'ordine del giorno che reca: "Adempimenti di cui all'art. 32 dello Statuto per l'elezione del Presidente della Giunta e della Giunta regionale".
E' già stato distribuito ai Gruppi il documento di cui al secondo comma dell'art. 32 sottoscritto dal prescritto numero di Consiglieri e recante il nome del Presidente e l'intera lista degli Assessori.
Ha ora la parola il Consigliere Bontempi per l'illustrazione del programma della Giunta.



BONTEMPI Rinaldo, Assessore regionale

A nome dei tre Gruppi presentatori del documento sottolineerò e farò al cune valutazioni politiche come rappresentante del Gruppo comunista.
E' stato scritto sui giornali che stiamo vivendo un momento di incertezza e che quello di oggi è un atto che rischia di venire interpretato come un rituale di passaggio ad una fase ulteriore peraltro indeterminata.
Cercherò di fornire le ragioni per cui non solo questo non è un rituale, ma un atto dal significato politico ed istituzionale previsto dall'art. 32 dello Statuto che legittima l'esposizione di un documento e le valutazioni politiche che sono a monte. Perché abbiamo presentato questo documento? Non è né una forzatura né un atto di arroganza politica. In questi 65 giorni, data dell'apertura della crisi e negli 80 delle vicende che hanno dato origine alla crisi in quest'aula, il mio Gruppo ha sempre seguito una traiettoria lineare sostenendo che era necessario dare un governo alla Regione in cui si sono sciolte le Camere e in conseguenza delle prese di posizione recenti dei lavoratori e degli imprenditori che hanno chiesto che si uscisse dalla situazione ormai già di empasse per dare un governo alla Regione ed al Comune.
Ci siamo mossi in questa traiettoria cogliendo dalle istituzioni non quello che fa comodo, ma quello che c'è scritto.
Abbiamo sostenuto che l'unica maggioranza possibile sarebbe stata di sinistra. La stessa dichiarazione l'hanno fatta i compagni socialisti.
Avevamo anche detto che se non ci fossero state le condizioni per una maggioranza di sinistra, l'importante era dare un governo alla Regione Piemonte e non escludevamo che altri Gruppi potessero formare un governo se ne avessero avuto le condizioni, la volontà e la capacità politica. Si sono timidamente affacciate altre proposte ma, nel giro di pochi giorni, sono cadute per l'indisponibilità dei compagni socialisti, oltre ché per un'originaria indisponibilità nostra ad appoggiare dall'esterno qualsiasi formazione di governo di cui non facessimo parte.
De Mita domenica nel suo discorso ha detto: "Come può il partito di maggioranza relativa essere messo all'ospizio... Ha il diritto il partito di maggioranza relativo di entrare a pieno titolo nell'esecutivo". Che significato ha la minaccia improvvisa di elezioni anticipate visto che ci sono difficoltà a formare le Giunte? Perché parlare di messa all'ospizio se abbiamo dovuto registrare la sostanziale difficoltà della D.C. di essere autrice di proposte per una possibile maggioranza? Ma abbiamo presentato il documento per un secondo motivo. Finalmente in quest'aula entrano i contenuti che legittimano un governo ad essere giudicato nel bene o nel male.
La questione degli schieramenti è molto importante, ma quando la distanza tra i cittadini e le istituzioni si acuisce drammaticamente e quando c'è il rischio di assistere ad un teatrino mediocramente interpretato rispetto ad una realtà che chiede invece chiarezza e serietà i contenuti, le proposte e gli impegni devono avere l'assoluta priorità.
Il valore della democrazia sta nella sua riconoscibilità e visibilità sta nel fatto che l'alternanza si può originare se non è un teatrino, se non è balletto senza ancoraggio nei contenuti.
Non vogliamo che la comunità pensi che, passato il tempo, le acque ritorneranno sul solco aperto e che sia dimenticata la lesione o il significato che ognuno ha creduto di trarre dai fatti relativi allo scandalo.
Quale rapporto poniamo tra l'indignazione, gli appelli ancorati e l'autocritica se, nel momento in cui dobbiamo ricostituire un governo credibile, scivoliamo d'ala solo sulla questione delle alleanze politiche e non la supportiamo, non la chiariamo, non la spieghiamo attraverso i contenuti fondanti un governo autorevole e credibile? E' sempre importante un programma, ma tanto più oggi lo è importante con caratteristiche di serietà e di novità adeguate ai problemi emersi dalla riflessione compiuta all'interno dei partiti. Da questo deve emergere quel segno e quello scatto che ci metta in sintonia con chi dalla politica non si aspetta un mondo separato e diverso, ma un mondo corrispondente alle regole della democrazia, agli orientamenti, agli indirizzi ed agli interessi da tutelare.
Ora più che mai l'esame del programma e la sua critica sono gli elementi fondanti per uscire dal chiuso delle aule consiliari e per avere un rapporto con la gente, un giudizio laico sulle cose giuste o meno giuste.
Troppe volte c'è stato un distacco tra i contenuti, i programmi e gli accordi politici. Oggi deve essere recuperato questo distacco.
L'altra sera il compagno Viglione a Videogruppo che, interrogato su quello che si deve fare in futuro, sosteneva i fatti e non le parole. Il programma può essere un programma di fatti se si lavora dando agli atti carattere di serietà, rifuggendo dai facili slogan e dalle definizioni aprioristiche.
Non dimentichiamo poi il canone elementare della vita democratica: la trasparenza degli atti, la trasparenza non la si trae da un attivismo acefalo, ma da un percorso chiaro in cui si indica che cosa si intende fare e si chiede di essere giudicati qualora il programma non sia attuato.
La struttura del programma presenta qualche novità. Abbiamo cercato di richiamare i problemi emersi dopo la nota vicenda sfuggendo all'elencazione per settori e tentando di sviluppare il discorso su tre punti: l'identificazione dell'ente, la sua identità, la sua fisionomia, la bussola fondamentale per sapere dove andare. L'identità si è tentato di realizzarla svolgendo dei punti pre-politici di carattere culturale e generale: i rapporti dell'Ente Regione con l'economia, con i servizi, con la società civile, con lo Stato. Abbiamo affermato in modo più preciso il principio politico del rilancio della programmazione, abbiamo tentato di fare i conti con una programmazione non vincolistica (anche se questo aspetto va approfondito perché una programmazione è fatta anche di vincoli), non dirigistica, ma una programmazione che ponga ad un livello alto di autonomie e di capacità di indirizzo le sedi di sintesi politica rispetto al complesso degli interessi su cui dobbiamo governare e con cui dobbiamo fare i conti. Si è parlato di programmazione ad alto livello, di progettualità democratica, di competenze, di conoscenza di livelli di informazione, di livelli di scambio di informazione. Per "democratica" si intende una procedura che torna a validare fortemente uno dei concetti informatori della programmazione del 1975, quella della visibilità dell'indirizzo politico e della partecipazione di ciò che altro dal circuito partiti-istituzioni ha la determinazione dei fini ed anche delle scelte più importanti.
Questo primo nucleo è tutt'altro che una parte astratta. E' la chiave di volta per leggere nel concreto i comportamenti, le decisioni, al limite le deliberazioni. Sulla partecipazione abbiamo tentato di fare un ragionamento per sfuggire ad una tenaglia non feconda, che fonda sul concetto che la partecipazione è caduta e che non è produttiva. Si tratta di ragionare. Perché è caduta la partecipazione? Come possiamo con i nostri poteri riavviare il processo di partecipazione? Questa Regione, più di altre Regioni, si è spinta sul terreno della partecipazione "procedimentale", quella che si realizza partecipando alle procedure della formazione della volontà della programmazione e ha risentito drammaticamente dei contraccolpi della situazione politica, della caduta, a volte con responsabilità soggettive, di certi strumenti oltreché delle variazioni a livello nazionale. Pensiamo alla vicenda dell'ente intermedio ai Comprensori. Il Piemonte si è spinto in avanti. Di quello che c'era qualcosa è ancora del tutto valido mentre qualcosa va rivisto all'insegna di un ragionamento che non pretende di istituzionalizzare tutta la partecipazione, ma che lascia ai soggetti di partecipazione elevati gradi di flessibilità e di libertà.
Non tutto è istituzionalizzabile, certe forme quando vengono istituzionalizzate perdono le loro caratteristiche. Dobbiamo invece istituzionalizzare e far rivivere le forme di partecipazione accanto ad elevati gravi e livelli di libertà e di dialettica.
Questo tentativo sbocca in una proposta che non è una proposta di merito, ma di metodo: l'istituzione di una Commissione speciale, composta di politici, di studiosi e di giuristi che mettano a punto un progetto di partecipazione.
Per esempio, come le rivitalizziamo le consultazioni? Come riusciamo a mettere in condizione chi è fuori da questo circuito ad avere informazioni sufficienti? Non abbiamo l'umiltà di non proporre delle ricette, ma di proporre un metodo chiarendo percorsi ed obiettivi: una partecipazione ad alto livello pluralistico, su due versanti: la partecipazione alla programmazione e la partecipazione diretta, garantista, per modificare la legislazione e per introdurre gli strumenti necessari.
Dobbiamo uscire dall'assurda e mediocre diatriba tra chi ha la cultura dello sviluppo e chi non ce l'ha. Nel documento del 1975 e nel documento della verifica del 1980 l'ente, l'istituzione vuole farsi carico della nuova cultura dello sviluppo. Oggi di fronte ai processi di trasformazione questa volontà è tanto più valida. Il punto non sta in chi si ritrae timoroso di sporcarsi le mani o in chi interviene troppo disinvoltamente.
Il problema è che questa è la cultura giusta, questo è il fine politico di un'istituzione come la Regione, che è diversa dagli Enti locali.
L'importante è determinare i fini, gli strumenti, gli oggetti, le regole.
Vi è poi la parte che tratta la questione morale e i risvolti istituzionali. Non voglio dilungarmi, voglio solo dire che la cosa peggiore sarebbe di considerare questa parte come un'esercitazione rapida dei partiti per aprire l'ombrello nel momento in cui arrivano i sassi. Dato che i sassi stanno già diminuendo, magari poi ritorneranno, allora si chiude l'ombrello e si chiude anche questa parte del programma.
In realtà questa è una parte per noi prioritaria, che ha il pregio di essere fattibile e di introdurre o di reintrodurre nelle regole del comportamento amministrativo e politico canoni e criteri propri della carta costituzionale e dello Statuto. Alla luce dell'esperienza cerca di affinare i mezzi e gli strumenti e di aprire un ragionamento sulla questione morale che si divide in tavola dei valori, onestà e correttezza ed etica e comportamento politico.
Sappiamo che facendo un programma per un'istituzione faremmo pie petizioni di principio, stando così le cose, stando così la questione morale come elemento diffuso, ramificato e presente nella società. Faremmo un errore se ci limitassimo a dire che occorre essere onesti. Occorre altresì ribadire il rapporto tra categorie morali e politiche, ma occorre anche porre regole, comportamenti e procedure che rendano possibile garantire l'osservanza di tali categorie ed il controllo. Vi è poi il rapporto tra i partiti e le istituzioni, l'incompatibilità tra la funzione delle segreterie dei partiti e quella degli enti di maggiore rilevanza, le spese elettorali, il rapporto con i funzionari volendo battere la tradizione della lottizzazione politica propria dell'amministrazione pubblica.
La parte più rilevante riguarda i criteri e i comportamenti relativi alla funzione di controllo del Consiglio regionale. Occorre stabilire quali sono gli atti che devono essere sottoposti all'esame del Consiglio. Sono già state fatte alcune proposte concrete e io le estenderei addirittura nei campi degli enti strumentali e dei rapporti con gli Enti locali. Quanto alle nomine, il nostro Gruppo ha presentato un disegno di legge che si fonda sui criteri della massima pubblicità, della professionalità.
Per garantire questo i tre partiti firmatari si sono impegnati, alla luce delle nuove procedure, a sottoporre a revisione tutti i nominati attuali degli enti. Questo permette una verifica sull'operato e modifiche dove non si sia operato in piena aderenza con quei criteri. Il documento è tutto ispirato a criteri di conoscenza, di studio, di informazione.
Per quanto si riferisce agli appalti è sufficiente osservare le leggi vigenti, però è anche importante la messa in opera di strumenti che diano garanzia di tenuta da parte dei soggetti esterni.
L'altro punto importante riguarda i rapporti con la scienza e con la cultura.
Questa apertura coraggiosa, al di là delle tessere di partiti, è un canale possibile per incorporare conoscenze maggiori, per dare gradi ulteriori di libertà alle istituzioni, per cercare il meglio. Una riflessione del genere l'abbiamo compiuta sulle consulenze quando abbiamo parlato di ridimensionamento quantitativo delle consulenze, di chiarimento dei rapporti con i funzionari, di rapporto con le istituzioni e non con i singoli ed uno studio accurato sulla committenza. Sotto il nome di consulenze si celano manovre clientelari quando la committenza è indefinita.
Nel documento vi è poi la parte che riguarda le priorità. Non abbiamo elencato i settori per serietà. Prima di tutto deve essere compiuta una selezione perché non tutto ciò che è scritto nei documenti, anche se valido, può essere attuato.
Questo documento è aperto in particolar modo al PSDI.
Sviluppo occupazione, territorio ed ambiente, uso delle risorse e programmazione sono le cinque priorità oltre al programma Enti locali ed organizzazione del personale, due settori orizzontali importanti per rimettere in moto la macchina che oggi è profondamente in difficoltà, non solo rispetto alla trasparenza, ma anche rispetto all'efficienza, alla capacità di operare tempestivamente.
Ho descritto sinteticamente i punti essenziali del documento. Chiudo con due argomentazioni politiche del Gruppo PCI.
Presentiamo questo documento con la volontà di formare una Giunta.
Sappiamo delle difficoltà di interpretazione statutaria, della precarietà dei numeri legata alla posizione politica annunciata dal PSDI, nostro privilegiato interlocutore da cui attendiamo un qualsiasi apporto contenutistico e programmatico poiché è stata in questi ultimi due anni e mezzo una voce importante e qualificante.
Non è possibile sorpassare i limiti che il Commissario di Governo pone nel richiamarci a considerare la situazione attuale e precaria retta dall'Assessore anziano come del tutto transitoria né è possibile disgiungere la votazione del Presidente dalla votazione della Giunta anche perché qualsiasi regime parlamentare non ammette la sussistenza di un Presidente senza una Giunta. Noi abbiamo bisogno del Presidente che abbiamo designato e della Giunta che siano in grado di operare a partire da questo programma.
In dottrina ci sono opinioni diverse sul tema della maggioranza semplice, ma, di fronte ad interpretazioni diverse, deve fare aggio l'interpretazione politica che non può che essere guidata dall'interpretazione sistematica, dal fine e dall'obiettivo politico che i partiti si prefiggono.
Né fretta, né arroganza, né forzatura ci spingono, ma è la drammaticità della situazione, i disoccupati, le categorie dei lavoratori, le possibilità di ricostruire il futuro. Il gioco con il tempo non è assolutamente possibile. Occorre alzare la testa ed alzare la testa vuol dire procedere all'elezione del Presidente e della Giunta. Sarebbe negativo sotto tutti gli aspetti aggiungere ulteriore confusione. Al Comune di Torino si sono fatti dei passi in avanti per dare un governo alla città.
Dovremmo fare altrettanto in Regione anche se la situazione è più complessa per quanto riguarda i numeri, ma più chiara e meno ostacolata per quanto riguarda i politici con il PSI e con il PSDI a cui rinnoviamo espressioni di stima per il lavoro compiuto, per l'intelligenza e per il suo contributo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cerutti.



CERUTTI Giuseppe, Assessore regionale

Colleghi Consiglieri, prendo la parola a nome del Gruppo socialdemocratico per l'assenza del collega Mignone. Desidero esporre le determinazioni politiche assunte dagli organi direttivi del mio partito e conseguentemente, l'atteggiamento che terremo sulla proposta politica e di programma che ci è stata sottoposta per la nomina del Presidente e della Giunta.
Gli organi di informazione hanno già anticipato le nostre decisioni.
Colgo l'occasione per ringraziare i giornalisti per l'attenzione che hanno voluto riservarci in questi giorni.
Non abbiamo aderito e sottoscritto il documento presentato dal PCI e dal PSI ed abbiamo rifiutato di sottoscrivere altri documenti per essere coerenti con una proposta politica da noi formulata che ci auguriamo di poter attuare nei prossimi giorni superando contrapposizioni e schieramenti precostituiti che, a nostro avviso, in questo momento non giovano sicuramente all'immagine istituzionale della Regione e non consentono di superare il delicato momento di crisi morale, economica e sociale che stiamo attraversando.
La difesa dell'immagine e la ricerca di un migliore funzionamento istituzionale deve essere un problema di tutti quando si determinano condizioni di emergenza e soprattutto non è più un problema di una sola forza politica o di una maggioranza ma di tutte le forze democratiche e per questo abbiamo aperto il dialogo con tutti per trovare assieme la soluzione migliore.
E' giusto che ciascuna forza politica qui rappresentata sia portatrice di indirizzi politici e programmatici; se così non fosse non si giustificherebbe la presenza di più partiti. Ma non è accettabile chiedere sollecitare, quasi imporre ad altri l'adesione alle proprie proposte rifiutando pregiudizialmente di esaminare e discutere quelle degli altri.
Il pericolo che si corre è quello di restare isolati.
Per questo non abbiamo voluto sottoscrivere il documento dei partiti con i quali abbiamo collaborato sino ad oggi; per questo oggi non intendiamo discuterlo e riformuliamo in aula le proposte per la formazione di un esecutivo a termine di area socialista e laica, sostenuto dalle forze politiche costituzionali presenti in questo Consiglio con limitati e precisi compiti programmatici, con una scadenza ben fissata in modo che non ci possono essere equivoci. Questa proposta consentirebbe di affrontare ed approvare con spirito costruttivo e con l'apporto di tutte le forze politiche il nuovo piano di sviluppo, la modifica della legge 56 l'aggiornamento statutario da tutti sollecitato per un migliore rapporto e controllo fra Giunta e Consiglio, verificare le reali possibilità finanziarie della Regione, con l'assestamento del bilancio e, non ultimo rispettare e valutare il voto elettorale del 26 giugno.
Ritengo che alla vigilia di questo risultato sia giusto riservare la maggiore attenzione possibile a questo voto.
Alcune parti del documento sono state elaborate con esponenti del nostro partito e ci vede consenzienti, ma il complesso delle proposte non può essere completamente accettato dalla nostra forza politica.
E' un documento di grosso spessore politico, per usare un termine caro al collega Bontempi, che tratta una serie di problemi oggi sul tappeto della Regione Piemonte, che sembra più un documento del Partito Comunista che non un documento dell'alleanza tra il Partito Comunista e i Partiti Socialisti. Lo ritengo un documento che il PCI ha utilizzato nel confronto diretto con i suoi iscritti e con l'opinione pubblica.
Con questo non vogliamo sconfessare affatto la nostra presenza nella Giunta di sinistra. L'esperienza di circa due anni è stata positiva seppure vi siano stati limiti esterni ed interni che hanno condizionato l'attività e la proposta innovativa dell'obiettivo programmatico che ci eravamo dati.
Ringrazio il collega Bontempi per le parole che ha voluto usare nei confronti della nostra forza politica. E' un rispetto reciproco che non abbiamo motivo di non riconoscere al PCI per la presenza massiccia e per l'attività svolta dai colleghi sia in Giunta sia in questo Consiglio.
Ma non possiamo ignorare, signori colleghi, i fatti successi che hanno turbato profondamente l'opinione pubblica e che hanno ulteriormente accresciuto la sfiducia dei cittadini nei confronti dei partiti e delle istituzioni. Se nel concreto non dimostriamo di tenere conto di questi diffusi sentimenti e se si sceglie la strada della presunzione e dell'arroganza, anziché quella dell'umiltà, diventano inutili gli appelli di questi giorni che invitano i cittadini al voto. Il responso delle urne il 26 giugno premierà sicuramente il partito dell'astensione e della scheda bianca che, non avendo un simbolo definito, deve fare meditare tutti perch è il più pericoloso.
In democrazia la logica dei numeri è già indispensabile per acquisire il potere, ma occorre avere oltre al potere la capacità di governare bene.
Noi ci auguriamo che questo ulteriore appello venga accolto. Lo rivolgiamo ai due partiti che hanno proposto il documento in discussione in particolare al PSI che riteniamo essenziale per una strategia di area socialista e laica.
Con la nostra proposta non intendiamo mortificare nessuno ed in modo particolare il PCI che può sentirsi estromesso da un ruolo di guida diretta. Vogliamo semplicemente impegnare tutti in una comune battaglia che da un lato recuperi credibilità e rispetto nell'opinione pubblica verso l'istituzione e verso i partiti e che dall'altro crei le condizioni con uno sforzo unitario per superare i gravi e sempre più drammatici problemi che interessano la Regione.
Certamente non si ottengono questi obiettivi con proposte minoritarie destinate a naufragare prima ancora di nascere. Al documento daremo voto di astensione, atteggiamento che terremo anche nelle votazioni seguenti se non avverranno delle modificazioni sugli intendimenti e sugli obiettivi finali.
Questa è la decisione deliberata a maggioranza dal partito nel quale milito come indicazione formale che non modifica l'unità sostanziale espressa nel documento politico. E' stata una scelta, un atto di responsabilità quello di non votare contro per evitare a nostra volta delle contrapposizioni. Abbiamo scelto la strada dell'astensione proprio per dare ancora la possibilità di riflettere a tutti i partiti presenti.
Chiudo questo mio intervento ricordando il saluto che Paganelli ha rivolto nell'ultima seduta al collega Sanlorenzo, ricordando soprattutto i primi cinque anni di vita in questa Regione quando l'obiettivo prioritario dei partiti era rivolto alla difesa dell'istituzione.
Paganelli diceva: "Faremo sicuramente il bene della nostra gente e della nostra Regione se andremo a ricercare ciò che ci unisce e non quello che ci divide". Ritengo che in questo momento esistano queste condizioni per superare questa fase di estrema difficoltà. L'attenzione dell'opinione pubblica è rivolta sicuramente ai partiti ed alle istituzioni. Tocca a noi scegliere una strada per dare un'immagine a noi stessi e all'istituto nel quale siamo chiamati a governare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carazzoni.



CARAZZONI Nino

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, la comunicazione resa or ora dal facente funzioni di Capogruppo, Cerutti, ha dimostrato che anche questa seduta, sulla base delle posizioni annunciate dalle forze politiche, non sarà risolutrice della crisi poiché nessuna coalizione potrà raggiungere la maggioranza assoluta dei voti, richiesta dalla norma statutaria per l'elezione del Presidente della Regione. Pertanto, pur considerandola diversa dalle precedenti ed innovativa rispetto al rituale passato dobbiamo ritenere anche la riunione di oggi come interlocutoria e non risolutrice della crisi che, da oltre due mesi, ha investito il Piemonte.
Questa constatazione non ci impedisce, tuttavia, di definire sin da ora la posizione politica del Movimento Sociale Italiano - Destra Nazionale in ordine all'ipotesi di soluzione che qui è stata concretata con la presentazione di un documento programmatico.
Consideriamo, dunque, la proposta del PCI, del PSI e del PDUP di dare vita ad una Giunta minoritaria di sinistra.
E' una decisione che, a nostro avviso, non sembra avere alcun fondamento e non può trovare alcuna giustificazione sotto il profilo morale, sotto il profilo logico, sotto il profilo della consistenza numerica: e, di conseguenza, è decisione che appare illecita, illogica e velleitaria, testimoniando solo sull'arroganza dei partiti che l'hanno formulata.
Non ha fondamento o giustificazione dal punto di vista della moralità perché - già lo abbiamo detto più e più volte - sarebbe semplicemente immorale, dopo quanto accaduto, riproporre alla guida della Regione Piemonte gli stessi partiti che nello "scandalo delle tangenti" sono stati coinvolti attraverso i loro uomini di punta. Quale residua fiducia dovrebbero ancora nutrire i cittadini in un'istituzione che non mostri segno incisivo di volersi e di sapersi radicalmente rinnovare, anzitutto nella formula del proprio governo? Ma, colleghi, forse che voi non li ascoltate i discorsi della gente comune, i ragionamenti dell'uomo della strada, le considerazioni del cittadino qualunque? E come pensate che sia possibile riacquistare credito e ridare fiducia ad un'opinione pubblica ormai disincantata, anzi disgustata, per ciò che ha visto e per ciò che ha sentito? L'alleanza PCI-PSI compromessa, irrimediabilmente compromessa dalle malavitose vicende di cui siamo stati testimoni non può, dunque, essere credibilmente riproposta, anzitutto e prima di tutto per ragioni d'ordine morale.
Ma, poi, non ha fondamento o giustificazione anche dal punto di vista della logica. Che senso ha, infatti, voler insistere in un accordo che, nel recente passato, è andato logorandosi in una permanente ed esasperata "conflittualità interna", al punto da tenere bloccata, in una continua "verifica" durata mesi e mesi, ogni attività della Regione? Dovremmo forse credere che, per il solo fatto della sostituzione di Enrietti con Viglione adesso il governo regionale di sinistra risulterà omogeneo, stabile ed efficiente, come mai è riuscito ad esserlo durante questa terza legislatura? Vogliamo ricordare che è stato lo stesso ex Presidente della Giunta a parlare, in un'intervista considerata il suo testamento politico, di "profondo errore" compiuto con la proposta di un governo minoritario che a suo giudizio - rappresenterebbe soltanto una "fuga in avanti": e, in realtà, quale credito si può concedere all'improvviso amore per il PDUP, il cui rappresentante era considerato sino all'altro giorno, e proprio dal Capogruppo socialista e Presidente designato, nulla più che "un bulletto di periferia"? Ancora: ci chiediamo con quale animo, ad esempio, il neo-Consigliere Calsolaro che in altri tempi abbiamo conosciuto come convinto ed irriducibile "autonomista" possa adesso entrare a far parte di una Giunta a maggioranza comunista.. .
Dunque, su quali basi di credibilità e, diremmo, di razionalità viene costruita questa eterogenea coalizione che ha in sé, già alla partenza così tanti e così evidenti motivi di contrasto e di contraddizione (pensiamo solo alla politica energetica, dove sono antitetiche, sul "nucleare", le posizioni del PCI e del PSI con quelle del PDUP); e che minaccia di scoppiare al primo impatto con i problemi della realtà concreta, condannando il Piemonte ad un ulteriore periodo di stasi e di immobilismo? Anche sul piano delle considerazioni logiche, quindi, l'alleanza PCI PSI non è cosa credibile o, comunque, degna di fiducia.
Infine, non ha fondamento o giustificazione dal punto di vista della consistenza numerica. E' ben vero che comunisti e socialisti sono abituati a comportarsi, e non da oggi, senza tener conto della forza dei numeri.
L'hanno già dimostrato nel 1975, dando vita ad un governo regionale che essendo privo di maggioranza, per reggersi si è dovuto affidare al voto di un transfuga liberale. L'hanno confermato, poi, nel 1980, quando sono riusciti a mettere in piedi un esecutivo solo grazie al voltafaccia socialdemocratico, procurato - dopo una campagna elettorale condotta dal PSDI all'insegna dell'anticomunismo - con la concessione di vantaggiose posizioni di potere. Ma che, adesso, PCI e PSI pensino di poter ancora governare solo disponendo di 28 voti è veramente paradossale e viene a dare l'esatta misura dell'impudenza e dell'arroganza delle sinistre. Questo progetto non ha alcuna possibilità di venire realizzato, a meno che - ma sono tutte eventualità che, per ora, non vogliamo neppure prendere in considerazione - le forze politiche che sono all'opposizione o che si dicono all'opposizione non si presentino agli appuntamenti decisivi o con l'inatteso e squalificante cedimento di qualche parte oppure con il compiacente e complice squagliamento di qualche Consigliere.
Pertanto, l'alleanza PCI-PSI con l'apporto del PDUP è costruita solo sul velleitarismo, non essendo possibile, accettabile e soprattutto consistente sulla base dei numeri. La Giunta minoritaria non ha prospettive di sopravvivenza ed è destinata a cadere davanti al primo ostacolo impegnativo: non è in questo modo, cioé con questa formula e con questo governo che si possono affrontare e risolvere i gravi problemi del Piemonte.
Ecco: è in forza di queste tre ragioni di fondo che il Movimento Sociale Italiano - Destra Nazionale ritiene di doversi opporre alla "premessa politica" che caratterizza e sostanzia il documento programmatico delle sinistre.
Viste secondo questa angolazione, argomentazioni quali quelle che parlano di "linee politicamente coerenti e comprensibili" o di "governo regionale rinnovato nello spirito, negli intenti e nella prassi" - quali possono leggersi nella già citata premessa - si svelano per quello che in realtà sono: soltanto delle parole.
Non intendiamo adesso addentrarci in un esame del documento programmatico. Tuttavia, ci sia consentito dire fino da questo momento che giudizio non più benevolo potremo dare anche sulle parti restanti, perch non vi abbiamo trovato quello che il collega Bontempi ha voluto sottolineare come elemento di novità caratterizzante.
Infatti, sono - tutte queste - affermazioni scontate, molte delle quali neppure hanno il sapore della novità, che da troppo tempo sentiamo ripetere, senza mai vederle attuate.
Questa è aria fritta! Ci richiama alla mente, per analogia, la moralizzazione ed il contenimento della spesa pubblica che, nel 1975, gli amministratori "dalle mani pulite" affermarono di voler iniziare con la strombazzata riduzione del parco macchine della Regione.., e si finì nei noti episodi di malcostume e di corruzione, nelle tangenti e nelle bustarelle! Adesso, nel 1983, ci risiamo da capo: il Presidente in pectore Viglione proclama, come suo primo provvedimento, di voler togliere i telefoni dalle auto blu: e solo Iddio sa dove finiremo questa volta! Il documento programmatico delle sinistre altro non è, dunque, se non una sommatoria di proposizioni demagogiche e fasulle, un compendio di dichiarazioni scarsamente attendibili e difficilmente realizzabili o nella più comprensiva delle ipotesi - l'esposizione di una volontà solo accademica e velleitaria.
La "rifondazione" dell'istituto regionale - perché di rifondazione ormai occorre parlare - non la si può perseguire solo con pannicelli caldi quali sono, ad esempio, la "Commissione speciale di esperti e studiosi che nel giro di sei mesi, predisponga un vero progetto di informazione partecipazione" (prevista alla pagina 14 del programma) oppure la "Commissione speciale di esperti e garanti, di comprovata capacità e probità, per gli appalti", di cui si parla alla pagina 20.
Qui, ed altrove, non siamo soltanto in presenza di una crisi di formule politiche, di sistemi operativi, di interventi qualificanti. Qui, ed altrove, ad essere in discussione è la crisi del sistema, cioé il progressivo e crescente allontanarsi dell'istituzione dalle aspirazioni vere della gente e dai problemi reali del Paese.
E da questa crisi si potrà uscire soltanto attraverso radicali e non superficiali provvedimenti che - nella riforma generale dello Stato - diano vita ad una "nuova Regione", liberandola dal fatto burocratico per impegnarla esclusivamente nell'attività di programmazione e di legislazione; ed assicurando ad essa, con l'elezione diretta del suo Presidente e con una diversa composizione del Consiglio regionale un'effettiva rispondenza agli interessi puliti e legittimi dei cittadini.
E' un discorso di fondo, questo, che abbiamo già condotto altre volte e che non mancheremo di ancora riprendere nel prossimo futuro. Vi abbiamo accennato adesso per concludere con un'impostazione generale che ci porta ad esprimere, oltre alle ragioni particolari dettagliatamente esposte prima, la motivata, profonda e convinta opposizione del Movimento Sociale Italiano - Destra Nazionale al governo minoritario di sinistra ed al documento programmatico con il quale ha voluto presentarsi al nostro giudizio.
Opposizione motivata, profonda e convinta che, per intanto, tradurremo in un "no" nella votazione per il Presidente proposto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vetrino.



VETRINO Bianca

Signor Presidente, colleghi, ad oltre due mesi dalla crisi che ha colpito la nostra Regione provocando la caduta della Giunta, il Consiglio sta esaminando oggi una proposta di programma, nel cui merito non entreremo anche se l'abbiamo letta molto attentamente, ma ci riserviamo di farlo nella prossima riunione se verrà ripresentata.
Ci auguriamo e speriamo che questo tempo di riflessione serva ai Gruppi, segnatamente al PSI, per approfondire il documento. Ritengo che molte azioni previste nel documento non possano essere completamente condivise dal PSI se egli vuole rimanere coerente e fedele ad alcune enunciazioni di principio che in quest'aula in questi anni e nella sua storia ha voluto portare al dibattito politico.
E' un documento ufficiale che viene presentato quale risultato di un accordo tra il PCI, il PSI ed il PDUP attraverso il quale i tre partiti propongono all'assemblea una Giunta di sinistra che oggi si presenta minoritaria.
I repubblicani ritengono che la soluzione che oggi viene presentata sia improponibile. Noi l'abbiamo sempre detto in questa ormai lunga storia della crisi regionale, ma oggi la riteniamo improponibile non soltanto per la sua caratteristica minoritaria e dunque non rispettosa di quella maggioranza di consenso che un governo democratico deve poter esprimere, ma preoccupante perché rivelatrice di un atteggiamento poco responsabile delle forze politiche che oggi si presentano come forze di governo. Queste forze infatti, antepongono ai pressanti interessi delle istituzioni e dei cittadini la difesa strenua di una coalizione oggi minoritaria poich caduta clamorosamente su fatti di eccezionale gravità.
In occasione delle dimissioni della Giunta che avevano portato alla crisi della Regione, noi dicemmo che l'atto politico di dimissioni della Giunta (peraltro maturato in ritardo dopo le molte esitazioni delle forze politiche della maggioranza di allora) sarebbe risultato sterile se ad esso non si fossero associati da un lato un serio sforzo di riflessione critica sulle ragioni che avevano determinato una così grave degenerazione del costume amministrativo e dall'altro la definizione di soluzioni politiche adeguate a ricostruire il rapporto di credibilità tra cittadini ed istituzioni locali.
E' vero che il documento oggi all'attenzione del Consiglio parte "dalla constatazione di un processo di involuzione e di decadimento istituzionale" e continua dicendo che per "la ripresa della tensione ideale del rinnovamento reale e non solo enunciato è necessario l'apporto pieno delle forze del progresso senza chiusura in aridi ed aprioristici schematismi" però, pur partendo da questa considerazione, i tre partiti propongono una Giunta minoritaria e ciò dopo aver addotto tra gli argomenti contro la proposta del PRI dell'accordo istituzionale, la necessità che il nuovo governo del Piemonte si reggesse su un rapporto che esaltasse il rapporto dialettico maggioranza ed opposizione. Ma come pensano i partiti della proponenda Giunta minoritaria di poter governare senza un accordo istituzionale? Come pensano di votare i provvedimenti, le deliberazioni e le leggi? E quali ruoli vengono riservati con una Giunta minoritaria alle Commissioni (tra l'altro scadute da parecchio tempo), che evidentemente non potranno funzionare se non in presenza di accordi chiari dal momento che non potranno deliberare? Quanto al PSDI noi siamo stati consapevoli ed anche comprensivi della scomodità della sua posizione di ago della bilancia in questi lunghi due mesi.
Quello che non condividiamo è che siano soprattutto le preoccupazioni elettorali ad averlo mantenuto ancora oggi in una situazione di sostanziale decisione.
Vorrei dire al collega Cerutti, con molta amicizia e con molta stima che come cittadina mi sono sentita profondamente umiliata quando ho appreso dalla stampa le parole del Ministro Nicolazzi dette durante la riunione della Direzione regionale svoltasi sabato scorso che una decisione così importante per il Piemonte fosse dipesa da quei quattro assenti della mia corrente.
Oggi, nella situazione di ulteriore incertezza, la nostra proposta continua ad apparire, a nostro avviso, l'unica possibile; a me sembra la stessa proposta che ha fatto questa mattina Cerutti nel suo intervento.
L'importante è che non si tratti di un accordo elettorale, ma di un accordo che comunque prescinda dalla consultazione politica del 26 giugno.
Infatti, noi riteniamo che soltanto attraverso un esecutivo ristretto con un mandato limitato nel tempo (avevamo sempre detto a fine anno) e con un programma di emergenza, quei punti che Cerutti questa mattina ha elencato nel suo intervento, programma però concordato tra tutte le forze politiche, è possibile risolvere questa intricata, complicata e sempre più complicante situazione anche per gli aspetti giuridici nuovi che ogni giorno ci troviamo ad affrontare; ma soprattutto per i danni gravissimi che l'assenza di un governo regionale fa ogni giorno registrare. Si pensi al caso Indesit, alle migliaia di posti in pericolo. Non pensano le forze politiche della proponenda Giunta di sinistra che nel documento presentato dimostrano sensibilità al problema economico del Piemonte e scrivono di rilancio dello sviluppo, che la penalizzazione del Piemonte con la vicenda dell'Indesit non sia dipesa anche dall'assenza di un interlocutore necessario quale era la Giunta regionale? La soluzione politica che avevamo proposto e che continuiamo a considerare valida, visto tra l'altro che attorno ad essa si stanno facendo dei proseliti, avrebbe impedito queste grosse ripercussioni di vuoto di potere.
Questa nostra proposta è l'unica possibile. Al di fuori di questa soluzione già ieri, ma soprattutto oggi, ad un mese da un'importante consultazione elettorale quale quella del 26 e 27 giugno, non possono esserci che scadenti manovre politiche, assolutamente inadeguate al momento delicato che stiamo attraversando e che esige più che mai dei comportamenti di grande responsabilità da parte di tutti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, discutiamo oggi la proposta che i tre partiti, il nostro insieme ai Partiti Socialista e Comunista presentano per ridare un governo alla Regione Piemonte.
In questi due mesi di crisi sono venute sollecitazioni a ricostituire presto un governo credibile ed autorevole alla Regione, dalle forze imprenditoriali, dalle organizzazioni sindacali, dalle associazioni sociali.
Sono stati evidenziati i danni che comporta il blocco della macchina regionale e l'assenza di un governo. In verità, non tutto si è bloccato infatti il Consiglio ha continuato a lavorare e molte Commissioni hanno lavorato forse più di prima.
In queste ultime settimane la crisi è esplosa alla Montefibre, alla Michelin, all'Indesit dove sono minacciati 5.000 posti di lavoro che si aggiungono a quelli già in pericolo. Testimonianze drammatiche sono venute nell'incontro di due giorni fa con il coordinamento dei disoccupati. Le famiglie senza lavoro e senza reddito debbono farci meditare ed indurci a superare i tatticismi, gli interessi di bottega.
Queste sono le ragioni che ci hanno indotto a firmare il documento malgrado non contenga tutte le nostre posizioni. Noi continuiamo infatti a mantenere il dissenso sulla questione dell'energia nucleare. Tuttavia le ragioni che ho ricordato poc'anzi debbono farci assumere le nostre responsabilità in ordine al governo della Regione.
All'inizio della crisi il PDUP aveva rilevato l'esigenza di uscire dalla crisi con una svolta reale nei metodi e nei contenuti di governo recuperando il ruolo di rinnovamento e di trasformazione che aveva caratterizzato i governi di sinistra negli anni dal 1975 al 1980. Il programma presentato non è un libro dei sogni, contiene iniziative fattibili in rapporto ai problemi e pone le premesse per avviare la svolta da noi auspicata e per superare le incertezze ed il grigiore di questi primi tre anni di legislatura.
E' una proposta aperta ad altri contributi, è una proposta che deve salvaguardare la fine della legislatura e che deve porre le premesse perch la sinistra si presenti con le carte in regola per ricandidarsi nel 1985 alla guida della Regione.
Il programma si pone l'obiettivo del rilancio della politica di programmazione della presenza pubblica nell'economia e nella società, del rilancio di una politica sociale in grado di rispondere ai bisogni della popolazione, della battaglia politica contro la riduzione delle risorse finanziarie agli Enti locali e contro la privatizzazione dei servizi e del rilancio della partecipazione.
Inoltre affronta la questione morale, i rapporti tra i partiti e le istituzioni, le misure per dare trasparenza all'operato dell'amministrazione.
Formula inoltre una proposta per il riassetto e l'organizzazione della Giunta per dipartimenti. Noi sfidiamo le forze politiche che si oppongono a tali proposte a confrontarsi nel merito delle questioni. La società piemontese si chiede quali sono gli ostacoli e quali i contenuti che non permettono alle forze politiche di ridare un governo alla Regione.
L'incomprensione della società su questi problemi può minare ulteriormente il rapporto tra società ed istituzioni.
Queste sono le proposte dei partiti di sinistra, se altre forze sono in grado di fare proposte alternative le facciano, ci confronteremo, le esamineremo. Tacciare di arroganza la scelta dei partiti che in quest'aula rappresentano il 50% della società piemontese, questa sì è arroganza.
Non è nemmeno accettabile il rinvio o il far prevalere ragioni di bottega o elettorali. Non mi riferisco alla D.C.: chi ha orecchie per intendere, intenda, in particolare il PSDI.
Il Segretario democristiano De Mita ha dichiarato che il partito di maggioranza relativa ha il diritto di governare la Regione. Io rispondo che si governa nella misura in cui si è in grado di esprimere delle proposte di aggregare le forze politiche, di costituire le maggioranze. Poiché la D.C. non è stata in grado di presentare un documento, si è delegittimata da sola per governare. Non è sufficiente la maggioranza numerica, ci vuole una maggioranza anche nei contenuti, nelle proposte di governo.
Anche la proposta di governo dei partiti laici mi sembra inapplicabile.
L'unica soluzione di governo politicamente possibile è quella basata sulla centralità delle forze di sinistra.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PICCO



PRESIDENTE

Gli interventi per il momento finiscono qui.
I lavori proseguiranno nel pomeriggio alle ore 14,45.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 12,30)



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