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Dettaglio seduta n.189 del 04/05/83 - Legislatura n. III - Sedute dal 9 giugno 1980 al 11 maggio 1985

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BENZI


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto primo all'ordine del giorno: "Approvazione verbali precedenti sedute", non essendovi osservazioni, i processi verbali delle adunanze consiliari del 14 e 19 aprile 1983 si intendono approvati.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

In merito al punto secondo all'ordine del giorno: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico che hanno chiesto congedo i Consiglieri Cerutti, Genovese e Penasso.


Argomento:

b) Deliberazioni adottate dalla Giunta regionale


PRESIDENTE

Le deliberazioni adottate dalla Giunta regionale nelle sedute del 12 e 21 aprile 1983 in materia di consulenze ed incarichi - in attuazione dell'art. 7, primo comma, della legge regionale 6/11/1978, n. 65 - sono depositate e a disposizione presso il Servizio Aula.


Argomento: Consiglio, organizzazione e funzioni

Surrogazione dell'ex Consigliere Francesco Revelli ai sensi dell'art. 16 della legge 17/2/1968, n. 108


PRESIDENTE

Come stabilito nella conferenza dei Capigruppo chiedo di inserire all'ordine del giorno il seguente punto terzo: "Surrogazione dell'ex Consigliere Francesco Revelli ai sensi dell'art. 16 della legge 17/2/1968 n. 108".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 45 Consiglieri presenti in aula.
Poiché la Commissione di Controllo sugli atti della Regione Piemonte ha approvato la presa d'atto delle dimissioni del Consigliere Francesco Revelli adottata con deliberazione consiliare n. 405 del 19/4/1983, occorre procedere, ai sensi dell'art. 16 della legge 17/2/1968, n. 108, alla surrogazione del Consigliere Francesco Revelli.
Ai sensi del citato articolo, il seggio che rimanga vacante per qualsiasi causa, anche se sopravvenuta, è attribuito al candidato che nella stessa lista e circoscrizione, segue immediatamente l'ultimo eletto.
La stessa norma si osserva anche nel caso di sostituzione del Consigliere proclamato a seguito dell'attribuzione fatta dagli Uffici centrali regionali.
Dal verbale dell'Ufficio centrale circoscrizionale presso il Tribunale di Torino risulta che all'ultimo eletto nel Gruppo del Partito Comunista Italiano, nella circoscrizione di Torino, segue immediatamente il signor Luigi Barisione, al quale deve pertanto essere attribuito il seggio resosi vacante.
Pongo pertanto ai voti la proposta che il Consiglio prenda atto che al Consigliere Francesco Revelli subentra, nella circoscrizione di Torino, ai sensi dell'art. 16 della citata legge n. 108, il signor Luigi Barisione.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 45 Consiglieri presenti in aula.
Propongo inoltre che la predetta deliberazione relativa alla surrogazione del Consigliere Francesco Revelli con il signor Luigi Barisione sia dichiarata immediatamente eseguibile, ai sensi dell'art. 49 della legge 10/2/1953, n. 62 facendo presente che la predetta proposta deve essere approvata a maggioranza assoluta dai componenti del Consiglio regionale.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio approva con la richiesta maggioranza: presenti e votanti 45 favorevoli 45 Consiglieri Dichiaro la predetta deliberazione immediatamente eseguibile ed invito pertanto il signor Luigi Barisione, il quale ha dichiarato di accettare la nomina a Consigliere, se presente, ad entrare in aula.



(Il signor Luigi Barisione entra in aula)



PRESIDENTE

Per quanto attiene alla convalida dell'elezione del signor Luigi Barisione, l'art. 17 della legge 17/2/1968, n. 108, prevede che "al Consiglio regionale è riservata la convalida dell'elezione dei propri componenti, secondo le norme del suo Regolamento interno". A tal fine l'art. 16 del Regolamento stabilisce che l'esame delle condizioni di ciascuno dei Consiglieri eletti sia effettuato dalla Giunta delle Elezioni la quale proporrà successivamente al Consiglio regionale l'adozione dei provvedimenti conseguenti.


Argomento: Consiglio, organizzazione e funzioni

Dimissioni Consigliere regionale Gabriele Salerno ai sensi dell'art. 7 del D.P.R. 30 marzo 1957, n. 361 e relativa surrogazione


PRESIDENTE

Propongo ancora di iscrivere all'ordine del giorno il seguente punto quarto: "Dimissioni Consigliere regionale Gabriele Salerno ai sensi dell'art. 7 del D.P.R. 30 marzo 1957, n. 361 e relativa surrogazione".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 46 Consiglieri presenti in aula.
Al riguardo vi do lettura della lettera di dimissioni presentate in data 2 maggio 1983 dal Consigliere Gabriele Salerno: "Egregio signor Presidente e signori Consiglieri il Piemonte sta vivendo giorni assai gravi e difficili che si riflettono in pericolose tensioni all'interno delle istituzioni che lo rappresentano, in un generale malessere della società civile e in un rallentamento dello sviluppo economico, tanto più grave in quanto coincide con una fase delicata della congiuntura regionale e nazionale.
Le recenti vicende ci hanno fatto e tuttora ci fanno vivere, proprio in quest'aula, momenti altamente drammatici, che certo hanno segnato una svolta per la vita di noi tutti, cittadini del Piemonte.
Il travaglio di queste settimane mi ha indotto ad alcune riflessioni.
Innanzitutto penso alla presenza inquietante del dramma, proprio nella nostra istituzione e fra noi amministratori; in secondo luogo, non mi sfugge, e non può sfuggire ad alcuno, il pericolo gravissimo di un distacco del mondo politico, amministrativo e delle istituzioni che lo rappresentano, dalla realtà sociale e dalle esigenze ed aspettative che essa esprime.
Ma un'altra considerazione, a questo punto, si fa strada: questi gravi problemi, dai quali ci sentiamo schiacciati, non possono farci dimenticare le scelte politiche che, proprio all'inizio di questa legislatura regionale, questo Consiglio ha discusso ed approvato e che hanno rappresentato la linea-guida per l'avvio e l'attuazione di una nuova programmazione, capace di stabilire le premesse per risolvere la grave crisi economica, occupazionale e produttiva, con la quale il Piemonte si sta da tempo cimentando.
In tale quadro, i programmi che nell'esercizio del mio mandato ho proposto e che il Consiglio regionale ha fatto propri in questi anni non si sono limitati a definire le linee strategiche per la politica dell'ambiente e dell'energia. Tali programmi, inserendo gli specifici ambiti di attività in una logica complessiva, che collega i problemi e le loro soluzioni, con i più vasti temi della salute, del territorio e delle attività produttive si configurano, da un lato come proposta e guida per la riorganizzazione di importanti settori del sistema produttivo e, dall'altro, come elementi insostituibili del successo di una politica industriale adeguata anche ad un rilancio ed alla qualificazione dell'occupazione in Piemonte.
Per attuare concretamente i programmi stessi abbiamo perfezionato rapporti operativi fra la Regione (momento di programmazione), gli Enti e le sedi che, a livello nazionale, sono preposti alla politica energetica alla tutela dell'ambiente e della salute ed alla promozione dell'innovazione tecnologica, nonché le realtà sindacali, imprenditoriali e produttive, sia pubbliche che private, e il mondo finanziario e del credito.
Questo disegno ha condotto la Regione Piemonte a predisporre un quadro organico delle azioni e degli interventi significativi, tali da poter coincidere positivamente sulle attuali disfunzioni del sistema energetico ed ambientale piemontese.
Oggi il Piemonte può cogliere una grande opportunità di rilancio produttivo, sociale e di qualità di vita, in quanto la strategia costruita ha assunto rilievo, non solo locale, ma anche nazionale, impegnando alla realizzazione di piani e progetti, realtà, operatori e risorse che sono sì, locali, ma anche nazionali, per le dimensioni, le caratteristiche ed il respiro.
La realtà piemontese rappresenta, quindi, in questo momento, in certi settori, un elemento trainante per alcune politiche nazionali: di conseguenza, le nostre forze economiche e sociali possono beneficiare di strumenti, finanziamenti e sviluppo occupazionale.
In questi due anni e mezzo di intenso lavoro si è predisposto tutto questo ed oggi la Regione è in grado di attuarlo concretamente.
Per dare giusto respiro a questo disegno, appare necessario, nella fase attuale, rilanciare un rapporto più stretto con la politica nazionale, al fine di collocare il Piemonte nella dimensione nazionale che gli spetta soprattutto per quanto riguarda la politica industriale, energetica ed ambientale.
Per raggiungere questo ambizioso obiettivo occorre superare le grandi difficoltà politiche, locali ed economiche, che in questo momento noi amministratori regionali vediamo sovrapporsi: ciò è possibile solo con la convinzione di assumere scelte difficili, anche di carattere personale, ma che contribuiscano ad una soluzione dei gravi problemi alla base dell'attuale crisi.
Nel corso della mia vita politica ho sempre sottoposto ogni scelta a verifiche continue, degli organi politici ed amministrativi competenti, ma soprattutto dei cittadini, che sono i veri depositari delle istanze sociali, al soddisfacimento delle quali deve essere rivolto sempre l'operato di un amministratore pubblico e di un uomo politico.
Credo, quindi, che il programma finora impostato, connettendosi al momento particolare che stiamo vivendo, richieda, per essere attuato completamente, rispondendo a tutte le nostre aspettative, un duplice impulso, a livello locale, vale a dire di gestione delle strutture e dei piani avviati, ma anche a livello nazionale, per correlare le forze piemontesi ad opportune e favorevoli decisioni nazionali.
E' proprio quest'ultimo il compito che, oggi, sono cosciente di dover assumere, nell'interesse dei cittadini che ho rappresentato, per dare il mio contributo al rilancio politico, sociale, economico e culturale del Piemonte, area avanzata e strategica non solo nazionale, ma anche europea.
In forza di queste considerazioni, contingenti e non, al difficile momento nel quale tutti ci troviamo (e che, comunque, hanno i presupposti nelle scelte politiche ed operative da me assunte, e dal Consiglio approvate all'inizio della legislatura), ed accogliendo con la disciplina e il senso di responsabilità, che un uomo politico deve avere, le richieste dei compagni del mio partito nell'odierna difficile contingenza, dopo l'incontro con i Commissari, signor Presidente, signori Consiglieri, con animo sereno rassegno le mie dimissioni.
E' una decisione presa con rammarico, ma sono certo che essa mi consentirà, da un lato, di contribuire il più efficacemente possibile di continuare ad operare, nelle sedi nazionali più idonee, alla crescita sociale, politica ed economica di questo nostro Piemonte.
Da ultimo, e non certo per importanza, desidero rivolgere il mio sentito ringraziamento al personale dell'Assessorato da me guidato e a tutto il personale della Regione che ha sempre offerto la propria collaborazione totale ed attiva per il raggiungimento degli obiettivi che a mano a mano ci proponevamo, sia ai colleghi Consiglieri che, con l'adesione o la critica costruttiva, mi hanno aiutato non poco in tutto il mio lavoro".
La parola al Consigliere Viglione.



VIGLIONE Aldo

Non intendo fare dichiarazioni sulle dimissioni del Consigliere Salerno.
Chiedo la riunione della Giunta delle Elezioni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carazzoni.



CARAZZONI Nino

Il MSI voterà per l'accettazione delle dimissioni del collega Gabriele Salerno. Nella precedente seduta alla votazione per le dimissioni del collega Francesco Revelli avendo dei dubbi circa la legittimità di applicazione dell'art. 35 dello Statuto.
Non sembri contraddittoria la nostra posizione tra la passata seduta e questa. Abbiamo preso atto, e ne diamo correttamente informazione all'assemblea, che, presentato un ricorso alla Commissione regionale degli atti di controllo, il Commissario di Governo ha chiaramente risposto che le dimissioni si possono benissimo discutere ed accettare in quanto attengono alla costituzione dell'organo e non all'esercizio delle sue funzioni.
In questa nuova luce, riteniamo di dover modificare conseguentemente il nostro atteggiamento e voteremo a favore delle dimissioni del collega Salerno al quale cogliamo l'occasione per ribadire la nostra stima e per augurare buona fortuna nella strada politica che egli ha intrapreso.



PRESIDENTE

Mi spiace non sia presente il collega Salerno che vorrei ringraziare a nome di tutti i Consiglieri per il lavoro che ha svolto in questi tre anni.
Tutti gli rivolgiamo auguri per la sua campagna elettorale e la sua ascesa politica.
Pongo pertanto ai voti, per alzata di mano, la proposta di prendere atto delle dimissioni del Consigliere Gabriele Salerno.
E' approvato all'unanimità dei 46 Consiglieri presenti e votanti.
Sospendo ora la seduta onde permettere la riunione della Giunta delle Elezioni, al fine di procedere agli incombenti necessari per la surrogazione del Consigliere Gabriele Salerno.



(La seduta, sospesa alle ore 10,20 riprende alle ore 10,30)



PRESIDENTE

Da quanto emerso dalla riunione della Giunta delle Elezioni pongo ai voti, per alzata di mano, la proposta che il Consiglio prenda atto che al Consigliere Gabriele Salerno subentra, ai sensi dell'art. 16 della legge 17/2/1968, n. 108, il signor Corrado Calsolaro.
E' approvato all'unanimità dei 47 Consiglieri presenti in aula.
Propongo che la predetta deliberazione relativa alla surrogazione del Consigliere Gabriele Salerno con il signor Corrado Calsolaro venga dichiarata immediatamente eseguibile ai sensi dell'art. 49 della legge 10/2/1953, n. 62, facendo presente che la predetta proposta deve essere approvata a maggioranza assoluta dai componenti del Consiglio regionale.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio approva con la richiesta maggioranza: presenti e votanti 47 favorevoli 47 Consiglieri Per quanto attiene alla convalida dell'elezione del signor Corrado Calsolaro ricordo che essa viene devoluta, ai sensi dell'art. 13 dello stralcio delle norme di Regolamento, alla Giunta delle Elezioni, la quale accerterà che non sussistano, nei confronti del neo-Consigliere, cause di ineleggibilità e di incompatibilità. Ad esame compiuto la Giunta delle Elezioni riferirà al Consiglio.
Invito pertanto il neo-Consigliere, se presente, ad entrare in aula.



(Il signor Corrado Calsolaro entra in aula)


Argomento: Giunta, organizzazione e funzioni

Adempimenti di cui all'art. 32 dello Statuto per l'elezione del Presidente della Giunta e della Giunta regionale


PRESIDENTE

Passiamo al punto quinto all'ordine del giorno che reca: "Adempimenti di cui all'art. 32 dello Statuto per l'elezione del Presidente della Giunta e della Giunta regionale".
In merito vi do lettura dei primi tre commi del citato art. 32 dello Statuto: "Il Presidente e la Giunta sono eletti dal Consiglio nel suo seno con votazione per appello nominale.
L'elezione avviene a seguito di presentazione di un documento sottoscritto da almeno un terzo dei Consiglieri assegnati alla Regione, con il quale si propongono al Consiglio le linee politiche ed amministrative il Presidente e l'intera lista degli Assessori.
Sulle linee politiche ed amministrative proposte si svolge un dibattito al termine del quale il Consiglio procede con votazioni successive all'elezione del Presidente e quindi della Giunta".
Non essendo pervenuta alcuna presentazione di liste e di programmi si procede con le dichiarazioni da parte di ogni forza politica.
La parola al Consigliere Mignone.



MIGNONE Andrea

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, nel nostro intervento dell'ultima seduta del Consiglio regionale sottolineammo come l'azione dei socialdemocratici piemontesi si sviluppasse precipuamente lungo due direzioni tese da un lato ad esplorare la possibilità di ricostituire una maggioranza di sinistra in Regione e dall'altro ad approfondire le possibili convergenze e gli auspicabili collegamenti programmatici, in particolare per gli aspetti istituzionali tra i partiti laici e socialisti.
Tutto ciò, come è noto, in attesa delle decisioni degli organi dirigenti regionali del nostro partito.
E' del tutto evidente che le vicende nazionali, con il probabile scioglimento anticipato delle Camere, hanno ulteriormente complicato il quadro politico regionale per una serie di valutazioni che sono state portate anche all'attenzione dei nostri organi dirigenti.
Riteniamo che, a fronte della vicenda piemontese e di tutte le sue implicazioni, vi sia la necessità e l'opportunità di un ulteriore tentativo di approfondimento dell'ipotesi di una maggioranza che faccia perno attorno al ruolo propositivo e fondamentale dei partiti socialisti e laici. E' del resto noto che, già dal 1980, questa fu la nostra proposta originaria ed a questo si è oggi richiamato il nostro partito, senza negare i meriti della formula che in questi tre anni ha dato un governo alla Regione Piemonte e che deve la sua debolezza prevalentemente a fatti estranei ad atteggiamenti risultanti da posizioni politiche.
E' pur vero che gli incontri e le dichiarazioni di questi due mesi sulla proposta socialista e laica non sono stati sempre e su tutto incoraggianti. Sovente abbiamo registrato silenzi significativi o forti veti, incrociati addirittura, specie da parte dei partiti laici nei confronti di una stretta collaborazione con i compagni socialisti.
Anche l'elaborazione programmatica per gli aspetti istituzionali non ha avuto ancora i necessari approfondimenti e i contenuti adeguati alla gravità del momento.
Il PSDI ritiene che sia una strada lunga e che occorra fare ancora qualche passo per verificarne la percorribilità prima di rinunciare ad un disegno che è strategico e di grande significato politico anche a livello nazionale. Su questo ci attendiamo un chiaro pronunciamento anche da parte del PSI al quale il nostro partito nel dibattito di ieri per l'eventuale riproposizione di una Giunta di sinistra alla Regione ha chiesto perché non ha iniziato a dare un segnale attraverso la ricostituzione della stessa al Comune di Torino, dove pure esistono numeri per una soluzione di tal natura stabile e consolidata con il solo apporto dei due partiti della sinistra.
Con la nostra proposta vogliamo anche capire sino in fondo le intenzioni della Democrazia Cristiana, il grado di impegno che intende assumere rispetto a questa ipotesi perché proposte programmatiche e di contenuto, suggerimenti propositivi strategici da questa parte non sono venuti in modo chiaro se non sul piano delle semplici formule politiche.
Ci pare cioè che non sia sufficiente dire che si è maggioranza relativa o il dire che si è per una determinata formula politica: riteniamo che oggi sia utile ed importante per tutti, anche da questa parte, un disegno programmatico e propositivo di grande respiro e significato.
Partendo da tali considerazioni, è emersa la nostra proposta che intende chiarire fino in fondo la volontà e le disponibilità dei partiti su questa ipotesi. Ma in tempi brevi, perché le preoccupazioni sull'assenza di un governo regionale sono e permangono forti. E' per questo che il nostro documento richiama che questa strada sia esplorata nell'arco di quindici giorni sulla sua percorribilità e praticabilità. Rispetto a quanto ho letto stamattina sui giornali, come credo abbiano fatto anche i colleghi, due precisazioni vanno rese al Consiglio: la prima è che la nostra proposta non predetermina o non chiede solo ed esclusivamente l'appoggio di un Gruppo ed in particolare del Gruppo D.C. tant'è che il documento approvato recita che il nostro partito propone la formazione di una Giunta socialista e laica con l'appoggio dei partiti dell'arco costituzionale che consenta l'allargamento dell'attuale maggioranza a tutte le forze democratiche del Consiglio regionale. La seconda è che non vi è un ritiro né si può dire che salta la Giunta: la Giunta è dimissionaria e non ve n'è ancora una nuova.
Si stava certamente lavorando anche in questa direzione, senza dare nulla per scontato, senza mitizzare, ma anche senza dire che questa era comunque una strada che non si poteva percorrere.
Valuteremo attraverso le dichiarazioni del dibattito di stamani, negli incontri dei prossimi giorni, le risposte che perverranno alla proposta da noi formulata, al fine di trarne le conseguenti determinazioni sulla soluzione - tra quelle esplorate - che sarà realizzabile nei tempi più brevi possibili.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Viglione.



VIGLIONE Aldo

Al di là del fatto che abbiamo sempre il massimo rispetto delle opinioni espresse nei documenti degli altri partiti, sappiamo che ogni partito ha dei travagli interni, ma abbiamo anche l'obbligo, conferitoci dagli elettori, di venire in quest'aula ad esprimere i nostri programmi e realizzarli attraverso la formazione di un governo.
Il nostro partito si è incontrato con tutte le forze democratiche del Consiglio, ha dialogato e confrontato programmi cercando di realizzare punti di incontro con il polo laico in primo luogo.
Tutti i tentativi che potevano essere fatti in quella direzione sono stati compiuti.
Siamo anche contrari al pendolarismo selvaggio che vedrebbe un polo laico socialista che, se non è appoggiato a destra e, se non l'appoggia uno, certamente l'altro, per far dispetto a quello che non l'ha appoggiato l'appoggerà con il rischio che probabilmente né l'uno né l'altro finisca di appoggiarlo.
Le grandi forze qui presenti hanno sempre dimostrato di agire correttamente e rigorosamente e non vedo alcuna disponibilità ad essere interlocutori alternativi sullo stesso programma o con qualche cambiamento per cui se non si va a destra, si va a sinistra e se non si va a sinistra si va a destra.
Questa opinione noi socialisti la respingiamo subito proprio perch verremmo meno alla considerazione ed alla stima che noi abbiamo per i grandi partiti del nostro Paese e per il peso che hanno nella Regione Piemonte.
Su questo tavolo non vi sono due mele: una rossa e una bianca per cui si potrebbe prendere la mela rossa o la mela bianca.
La mela o è rossa o è bianca.
Non credo nemmeno che i grandi partiti siano disponibili a tatticismi immediati piuttosto che a prospettive di lunga scadenza.
Il Presidente Benzi verso il quale nutriamo una grande stima, in un'intervista ha detto: "E' una vergogna che non si sia ancora costituito il governo alla Regione Piemonte".
Concordiamo con lui e lo invitiamo, con il suo partito che costituisce con noi un asse importante della governabilità del nostro Paese, a compiere ogni atto ed ogni passo perché questo si realizzi.
Noi abbiamo dimostrato la massima disponibilità a questo incontro democratico con l'umiltà di chi sa che a volte si compiono anche degli errori.
Ne abbiamo compiuti tutti, io in modo particolare.
Ci siamo fatti carico della situazione ed avvertiamo che non si può più attendere oltre un certo termine.
Nella storia della Regione Piemonte, da Cavour in poi, non si è mai registrata una tale situazione.
Facciamo con umiltà l'autocritica necessaria e vorremmo che gli altri partiti la facessero così come la facciamo noi. Avvertiamo la necessità di dar corso rapidamente alla formazione di un governo che sia progressista al Comune di Torino ed alla Regione Piemonte.
Alle forze politiche che hanno dialogato con noi facciamo un richiamo e lo facciamo soprattutto a quanti pensano che trascinando questa situazione fino alle consultazioni elettorali possono ricavarne un vantaggio politico.
Siamo certi che non ricaveranno alcun vantaggio politico, semmai perderanno il vantaggio politico che possono aver guadagnato.
Noi ci rivolgiamo in particolare all'arco progressista, ai compagni del Partito Socialdemocratico Italiano con il quale abbiamo diviso tanti mesi ed anni con i quali abbiamo lavorato in sintonia, ai quali ci legano motivi ideali che probabilmente un giorno potranno trovare più nette convergenze ci rivolgiamo ai compagni del PDUP con i quali possiamo avere avuto divergenze in aula per qualche fatto marginale della vita regionale, ma ai quali riconosciamo grande rigore morale e grande attività di lavoro come quella che il rappresentante del PDUP sta svolgendo nella Commissione che egli dirige così egregiamente.
Non intendiamo ulteriormente procrastinare questa decisione.
Signori Consiglieri, noi ipotizziamo per venerdì di presentare un documento statutario aperto a tutte le forze progressiste, con le quali in questi giorni prenderanno contatto per verificare le condizioni per formare un governo regionale alle condizioni che ho detto e nella linea che è maturata in questi due mesi che ci sembra la più idonea a far uscire il Piemonte dalla crisi: 160.000 disoccupati ed una caduta occupazionale e produttiva che non trova riscontro se non nei momenti gravissimi della guerra.
Questo governo deve avere necessariamente un largo consenso popolare e alle spalle forze che possano portarlo avanti, che possano sorreggerlo e non un pendolarismo di maniera che possa essere fatto con la mela rossa o bianca.
Non si tratta più né di mela rossa né di mela bianca, si tratta di rispetto per le grandi forze popolari esistenti in questa Regione.
Il documento sarà aperto al contributo dei compagni socialdemocratici con i quali abbiamo diviso tanta parte di questa legislatura, ai compagni del PDUP ai quali riconosciamo serietà ed impegno anche se in molte occasioni siamo stati divisi su fatti marginali ed epidermici.
Chiediamo di fissare statutariamente la seduta per la prossima settimana; in quell'occasione incontreremo ancora le forze democratiche presenti in Consiglio per illustrare la nostra iniziativa, approfondiremo alcuni temi di comune interesse senza arroganza ma con quell'umiltà che sarà necessaria e fondamentale nei prossimi anni.
Questa è la sola ipotesi percorribile che possa dare un governo al nostro Piemonte ed al Comune di Torino.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carazzoni.



CARAZZONI Nino

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, quando i giochi sembravano ormai fatti verso una soluzione di sinistra, l'autentico colpo di scena verificatosi ieri sera e venuto a nostra conoscenza solo stamattina nell'ambito del direttivo socialdemocratico, ha fatto rinviare ogni decisione e tutto è ancora in alto mare.
Noi siamo grati alla cortesia del collega Mignone che ha accettato di parlare per primo sì da informarci, sia pure succintamente, delle decisioni maturate nell'ambito del direttivo socialdemocratico. Non ci sembra però di avere chiaramente sentito dalle sue parole il reale motivo per cui non è prevalsa la tesi Romita affermante la disponibilità immediata del PSDI per una soluzione di sinistra, rilasciata contro pagamento, pronta cassa, di aumentate posizioni di potere, magari due Assessorati nel costituendo esecutivo; e perché sia invece prevalsa e si sia imposta la tesi Nicolazzi che più furbescamente sosteneva e sostiene l'opportunità di non compromettere, oggi, alla vigilia di una consultazione elettorale l'immagine anticomunista del partito, salvo poi diversamente comportarsi dopo il 26 giugno, come d'altra parte già fatto esattamente nel 1980.
Qui sta il nodo della questione. Bisognava avere il coraggio di dire in questo momento che i socialdemocratici hanno preso una decisione strumentale, interessata, volta alle prossime elezioni e pertanto noi non crediamo, anzi respingiamo, le nobili e disinteressate ragioni con le quali l'hanno voluta motivare.
Se a tanto risultato si doveva giungere, perché mai si sono persi due mesi in inutili "manfrine" portando al limite della sopportabilità la paralisi della Regione come è stato anche denunciato da operatori economici, da amministratori locali, da dirigenti di enti pubblici? Quanto inutili e quanto ipocrite ci appaiono oggi le querimonie, fatte con tono moralistico da autorevoli esponenti del Consiglio regionale, da lei Presidente Benzi, dal collega Viglione, riprese stamane in aula dal collega Mignone, sulla situazione vergognosa, sullo sconquasso di proporzioni immani, sulla fase di sottosviluppo del Piemonte, intanto pronunciate tutte quante fingendo sdegno ed indignazione per una situazione di stallo!



PRESIDENTE

Non fingendo, ti prego.



CARAZZONI Nino

Fingendo politicamente. Una situazione di stallo che nella realtà delle cose aveva già una soluzione prefigurata e che conveniva soltanto protrarre ancora nel tempo non importa se sulla pelle piemontese per più vantaggiose contrattazioni o per una più favorevole prospettiva elettorale.
Perché mai queste novelle "mogli di Cesare" che sembrano essere diventati i socialdemocratici, solo adesso ritengono di dovere approfondire, meditare, studiare altre soluzioni? Perché non è possibile andare avanti in quell'allegra gestione del potere che pure hanno contribuito per anni a tenere in vita, caratterizzando questo governo in una gestione punteggiata di spese assurde, di consulenze facili, di incarichi di comodo, di clientelismo sfacciato? Se ne accorgono soltanto adesso o fingono di accorgersene soltanto adesso, guarda caso, alla vigilia di altre elezioni? Nella situazione di stallo in cui siamo costretti ancora oggi, ci pare prenda maggiormente corpo la tesi che abbiamo sostenuto di andare allo scioglimento di questo Consiglio regionale e di procedere a nuove elezioni anticipate, che si sarebbero benissimo potute abbinare a quelle politiche se il tempo non fosse stato lasciato trascorrere invano.
Stamattina il collega Mignone ha prospettato l'ipotesi di un governo che, con una frase un po' banale, potremmo definire dell' "ammucchiata" rivolgendosi ai partiti laici e chiedendo l'appoggio esterno del Partito Comunista e della D.C. Ha un senso questa soluzione? Per quanto riguarda i comunisti non riteniamo lo possa avere in quanto le dichiarazioni che in quest'aula sono state ripetutamente rese dal collega Bontempi hanno escluso una simile eventualità. Per quanto riguarda il PSI ha risposto adesso il collega Viglione il quale, tra le molte interessanti e nuove cose che ci è venuto a dire, compresa quella di un alto riconoscimento alla funzione del PDUP fino all'altro giorno ignorata o quanto meno sottovalutata, ha detto con toni quasi messianici, che rifiuta questa soluzione perché il "pendolarismo selvaggio" non si addice al suo partito. Qualche dubbio lo avremmo, considerato che è un partito che ha il 10% dei voti ma che amministra il 62% dei cittadini, segno che in qualche situazione il PSI ha dato prova di "pendolarismo selvaggio", giocando indifferentemente sul tavolo delle alleanze o con i comunisti o con la D.C.
Noi siamo fermamente convinti, anche se la nostra tesi non troverà accoglimento in questo Consiglio regionale, che l'unica via d'uscita che si doveva sin dall'inizio imboccare era quella di prendere atto della situazione determinatasi e di avere la forza di interpellare il corpo elettorale.
Per il momento crediamo di non potere aggiungere altro nell'attesa che anche le altre forze politiche vogliano pronunciarsi.
Una sola riflessione vorremmo aggiungere a conclusione.
Questa crisi così squallida, così avvilente avrebbe potuto ed avrebbe dovuto dare lo spunto, lo slancio, le motivazioni per un profondo e radicale mutamento nei rapporti tra istituzioni, partiti politici ed opinione pubblica: ma, anche qui, bisognava avere il coraggio di domandarsi, secondo quanto noi avevamo suggerito, come e perché siano potute accadere le note vicende e come e perché esse abbiano avuto per protagonisti nel PCI nel PSI nella DC i quarantenni rampanti, i figli del sistema, nati, cresciuti ed allevati in questo dopoguerra. Un'analisi del genere, soltanto che la si fosse compiuta, avrebbe portato ad individuare nella degenerazione dei partiti le cause prime di quel male oscuro che oggi incombe sulla nostra vita politica ed avrebbe di conseguenza reso ancora più urgente la necessità di una riforma di questo sistema ormai corrotto soffocato, dalla partitocrazia. Una riforma - e vorremmo che ci ascoltasse il collega Bontempi - non per sopprimere i partiti, perché noi mai ci siamo fatti sostenitori di simili ipotesi assurde, convinti come siamo che personalmente ci sarebbe impossibile vivere in un mondo senza il gusto della libertà e senza la presenza dei partiti politici.
Non per distruggerli dunque, ma per riformarli, per cambiarli, per allentare la morsa soffocante che esercitano sulla società, per limitare lo strapotere dei loro apparati centrali, per rendere impossibile che, nel clima torbido da essi determinato, abbiano ancora a ripetersi le vicende ed i comportamenti vergognosi che abbiamo visto accadere sotto i nostri occhi.
Senza per nulla tener conto di tutto questo, ci pare che la crisi sia stata gestita e verrà risolta (non sappiamo quale esito potrà avere il tentativo nettamente minoritario che ha annunciato Viglione per la prossima seduta di Consiglio) secondo la più consunta logica partitocratica seguendo le esigenze prevalenti dei partiti interessati, adattandosi agli interessi elettorali di una forza politica come abbiamo visto fare, come siamo convinti che sia stato fatto ieri sera.
Ne prendiamo atto, ma soprattutto crediamo che vorranno e dovranno prenderne atto gli elettori piemontesi il prossimo 26 giugno, quando saranno chiamati a pronunciarsi anche su questi temi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, va innanzitutto ricordato che il Piemonte non può più attendere.
La crisi, i problemi drammatici, i licenziamenti di cui questa mattina abbiamo avuto notizia dai giornali, il non accoglimento da parte della Montefibre dell'invito del Governo per la revoca dei licenziamenti impongono a tutte le forze politiche di impegnarsi a fondo per ridare il governo alla nostra Regione.
Il Capogruppo del PSDI ci ha informati di difficoltà emerse all'interno di quel partito legate ai riflessi che una scelta, certamente coraggiosa avrebbe sull'elettorato nell'eminenza dello scontro elettorale del 26 giugno.
Sin dall'inizio di questa crisi avevamo chiesto di fare una coraggiosa autocritica sui motivi dell'affievolirsi della carica trasformatrice nelle Giunte di sinistra ed avevamo detto che la ricostituzione delle Giunte di sinistra doveva essere il risultato di un grande dibattito e di un confronto con la società, con i movimenti organizzati, con le forze sociali, per recuperare quei contenuti di rinnovamento che le Giunte di sinistra avevano avviato nella seconda legislatura dal 1975 al 1980.
Non ci nascondiamo che in questo mese e mezzo non è avvenuto un reale confronto tra le forze di sinistra che hanno trattato per ricostruire una Giunta di sinistra e la società.
La trattativa tra il PCI PSI e PSDI non ci ha visti partecipi e non per nostra scelta.
Questa mattina c'è un fatto nuovo ed importante, le dichiarazioni del compagno Viglione che valutiamo positivamente soprattutto per il Piemonte che non può aspettare. Riteniamo che la soluzione ipotizzata, di ricostituire una maggioranza di sinistra, sia l'unica possibile.
Certo noi non siamo disponibili a favorire, con il ritorno al governo regionale della D.C., soluzioni che sono in contraddizione con le ragioni stesse della nostra esistenza come forza politica, quindi siamo disponibili a prendere in considerazione l'ipotesi proposta.
Non ci nascondiamo le difficoltà legate alla situazione di crisi e legate alla poca chiarezza delle prospettive.
Queste difficoltà possono essere superate nella misura in cui la soluzione che si persegue è di tipo strutturale. Noi siamo in grado di decidere oggi, in questi giorni, prima del 26 giugno. Se altri invece non sono in grado di decidere, noi non siamo disponibili a farcene carico.
Siamo disponibili per una soluzione strutturale che traguardi la fine della legislatura e non per soluzioni a termine che traguardino il 26 giugno per riaprire i giochi subito dopo.
Abbiamo detto sempre e lo ripetiamo oggi, che ci deve essere un confronto unitario di pari dignità tra le forze di sinistra, da questo confronto unitario deve uscire un metodo diverso per costruire i programmi attraverso un rapporto reale con la società, con i movimenti organizzati che non può essere solo preparatorio alla formazione dei programmi, ma deve essere costante anche per verificare l'attuazione dei programmi stessi affrontando i nodi, i problemi programmatici che abbiamo presentato con il nostro documento.
Le nostre proposte non le poniamo come pregiudiziale.
Siamo disponibili al confronto, ma è chiaro che le proposte devono essere in grado di rispondere ai problemi, la cui esigenza di soluzione ha legittimato le sinistre al Governo.
Ed inoltre vogliamo discutere anche della struttura dell'esecutivo.
Queste sono le nostre proposte. Ci auguriamo che vi sia una risposta su di esse da parte delle altre forze politiche di sinistra.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bastianini.



BASTIANINI Attilio

Sono ancora molto incerto se leggere l'intervento che mi sono disciplinatamente preparato o provare a braccio anche ad esprimere il senso di perplessità e di disagio che proviamo di fronte allo svolgersi di questa crisi, fuori aula e nell'aula.
Sceglierò una via di mezzo, sul secondo versante anticipando solo una parte delle cose che avevo scritto.
Questa crisi ci ha abituati ad un fatto: di apprendere decisioni del sabato puntualmente smentite il mercoledì; e io credo ci sia qualche probabilità di apprendere notizie del mercoledì smentite il sabato.
E con questo ho detto tutto.
Qual è la cosa che invece più ci preme per il rispetto che portiamo a noi stessi, prima che alle istituzioni? Rispetto che, almeno per quanto ci riguarda, non è intaccato dai giochi delle tre carte o dal procedere a zig zag, come se le forze politiche non abbiano il dovere di avere una bussola nella loro traiettoria e di conseguire i risultati, solo in quanto siano nella linea che essi si sono data.
E' quella di procedere ancora una volta con pazienza, con la pazienza che richiede l'importanza del problema, nello sviluppare alcune considerazioni del Partito Liberale.
Ieri, quando alle 11 è stata resa nota la decisione assunta dal PSDI eravamo in riunione.
Nella nostra testa sono passate tre considerazioni. La prima. Avevamo visto giusto quando, nel 1980, al formarsi della Giunta di sinistra non avevamo ceduto a spinte emotive e neppure ai molti pedagoghi di coraggio (che non mancano mai in nessun partito) che ci chiedevano di assumere un atteggiamento di radicale critica e di intransigenza nei riguardi dei socialdemocratici, per la loro scelta a sinistra di allora ed una linea di contrapposizione frontale e pregiudiziale nei riguardi della Giunta.
Noi non avevamo accettato questo suggerimento e non ci eravamo neppure lasciati tentare dalla delusione per una soluzione a sinistra che contraddiceva l'esito delle consultazioni elettorali, ma avevamo rispettato sul piano politico la scelta dei socialdemocratici ed avevamo lavorato confrontandoci sempre nel merito dei problemi per saldare le ragioni della nostra opposizione ai motivi per la nostra richiesta di una Giunta diversa che già allora per i liberali poteva nascere solo da una più profonda intesa tra i partiti laici e socialisti.
Credo che analogo trattamento i socialdemocratici debbano aspettarsi dai compagni di ieri.
La seconda considerazione. Quando, nei giorni scorsi, dalle dichiarazioni e dai titoli dei giornali, sembrava tutto fatto, avevamo criticato in un senso o nell'altro il tentativo di forzare gli esiti di questa crisi difficile, forzare non nei tempi, che sarebbero comunque troppo lunghi, ma forzare nella soluzione politica l'esito della crisi anticipando una soluzione a sinistra e mettendo l'opinione pubblica di fronte al fatto compiuto.
A nessuna delle forze politiche coinvolte poteva sfuggire che il PSDI con un travaglio che anche in quella fase abbiamo capito e rispettato (da parte nostra non è mai venuta una parola di giudizio sulla possibilità che i socialdemocratici confermassero o meno una scelta a sinistra), era un partito profondamente diviso ed è comprensibile capirne i motivi di fronte ad una scelta che non poteva e non può avvenire se non sulla base di una larga intesa interna, specie alla vigilia di una scadenza elettorale.
Fare fretta non vuol dire prefigurare la decisione, fare fretta vuol dire chiedere tempi rapidi per le decisioni dei partiti, non porre i partiti di fronte ai fatti compiuti.
La terza considerazione è forse la parte più interessante di questo intervento, quella con la quale più mi rivolgo a tutte le forze politiche del Consiglio.
E' la convinzione che da questa crisi si può uscire solo se ogni forza politica parla con chiarezza, parla con una linea sola, parla il mercoledì come il sabato ed il sabato come il mercoledì, parla non per conseguire questa o quella posizione, parla senza tatticismi né di partito né di singolo e riconosce la straordinarietà del momento.
Allora, si doveva, si deve, e si dovrà comprendere, se non si vuole esporre la vita delle istituzioni a gravi pericoli, che in questo momento solo una soluzione che si costruisca nella solidarietà dei partiti laici e che ripristini con piena dignità il ruolo del PSI (non deve essere dimenticato che da noi nessun giudizio è venuto sul partito in quanto tale malgrado i fatti gravi che sono avvenuti in questi mesi) e la base per un confronto senza pregiudiziali con tutte le forze politiche.
Solo questa soluzione può consentire un esito, le altre sono soluzioni di egoismo.
Abbiamo sentito le dichiarazioni del Capogruppo socialista, le abbiamo lette con il filtro con il quale siamo soliti prendere nota delle sue dichiarazioni (Viglione è come il sole: quando si fotografa il sole è bene mettere un filtro così l'immagine viene più nitida. Se si pretende di fotografare il sole senza filtro si rischia di avere dei sobbalzi emotivi troppo forti).
Abbiamo preso atto di quella dichiarazione, ma non per questo intendiamo fermarci.
Ho avuto uno scambio di opinioni con la collega Vetrino e credo di poter anticipare le linee sulle quali continueremo a muoverci.
Accogliamo la proposta che è stata fatta dai socialdemocratici, senza riserve anche per la parte che riguarda la caduta delle pregiudiziali convinti che il momento eccezionale rende inopportuna ogni preventiva condizione limitativa all'esplorazione della soluzione indicata.
Chiediamo che si faccia in fretta, per capire se su questa strada è possibile camminare. Occorre fissare subito un incontro e credo che questa richiesta sarà ribadita anche dal PRI.
Chiedo ai socialisti di rendersi disponibili a questo incontro che non è alieno alla loro linea politica, neppure quando erano in una Giunta in cui erano organicamente presenti, se è vero, che sempre allora, con qualche dispiacere da parte degli alleati di governo, avvenivano frequenti consultazioni su fatti marginali o su fatti centrali della vita regionale.
Valutare con serenità se questa strada è percorribile o se non lo è. Se non lo è, si dica che oggi i socialisti preferiscono un'altra strada.
Non ne faremo un dramma, se qualcuno vorrà dare i consensi necessari per riformare una Giunta di sinistra, li dia. Noi non li daremo rispetteremo quella Giunta e riprenderemo la strada dell'opposizione. Non è un dramma.
Ma, anche i socialisti debbono porsi il problema di quale credibilità resti ad una linea politica, la quale normalmente opera o in un senso o nell'altro, sempre a rovescio di quanto dice.
Per cui quando predica a sinistra va a destra e quando predica a destra va a sinistra.
Ha ragione Viglione: i tempi sono maturi, sono stretti, questa settimana scioglierà molti destini, anche alcuni personali.
Voglio ancora spendere una paginetta per chiarire fino in fondo la disponibilità non strumentale con la quale ci avviciniamo alla stretta finale della crisi, perché non sembri che la soluzione che noi proponiamo sia strumento per acquisire un potere, ma perché risulti invece con chiarezza che proponiamo questa soluzione in quanto la riteniamo la più conveniente nell'attuale momento della vita regionale.
Questa soluzione, che impone a tutti dei sacrifici, deve essere intesa come un atto di responsabilità delle forze politiche, per dare un governo al Piemonte la cui non facile condizione non può attendere più a lungo la formazione di un esecutivo.
Per questo, questa soluzione non può essere intesa contro alcuna forza politica, ma dovrà trovare forme di confronto per cogliere apporti e contributi di tutti nello sforzo che deve essere comune di ridare credito alle istituzioni: zig-zagare in politica non è dare credito alle istituzioni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vetrino.



VETRINO Bianca

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, troppo frequentemente in questi ultimi due mesi si è svolto quello che molti di noi hanno chiamato un rito, seppure sempre molto civile e molto responsabile per l'aggiornamento della situazione politica perché di questa frequenza purtroppo finora inconcludente, noi non ci fossimo fatti sempre carico e quindi responsabili.
Fin dal momento dell'apertura della crisi noi e con noi le altre forze politiche sentiamo il dovere di dichiarare che occorreva ricostituire in questa assemblea le condizioni istituzionali di credibilità e di fiducia prima ancora di quelle politiche.
Per questo siamo stati stenti ad ogni movimento culturale o politico che percorresse la via del recupero della salvaguardia delle istituzioni per questo, fin dal 12 aprile, condividemmo con i liberali e con i socialdemocratici uno scarno documento di tre paginette, ma che in otto punti lapidari sui compiti dell'Ente Regione, sulle diverse responsabilità degli amministratori e del personale regionale, sulla politica del personale, sulle regole per le consulenze, sui Comitati regionali di controllo, sulle regole dei contratti, sul ruolo e sui rapporti con gli enti strumentali, sui criteri per la nomina dei rappresentanti della Regione, riaffermavano la necessità e l'importanza di talune questioni di carattere istituzionale e per favorire un più corretto funzionamento degli organi di governo.
Con questo stesso intento e con questa stessa attenzione valutammo il documento del PCI con le prime proposte per affrontare la questione morale come punto programmatico prioritario dell'ipotetica nuova Giunta.
Per questo, colleghi Consiglieri, rileggemmo anche con rinnovato interesse il documento congiunto con le cosiddette opposizioni della Giunta di sinistra, l'11 febbraio 1983 firmavano un documento che nella parte propositiva, oggi, ad oltre tre mesi di distanza, rivela un'attualità incredibile resa addirittura perentoria dalla situazione susseguitasi.
L'11 febbraio, il terremoto morale era ancora lontano, eppure i problemi erano già allora quelli insoluti di oggi che continuano a creare alla comunità piemontese i disagi, i ritardi e le carenze che da ogni parte ormai si lamentano.
Fin dall'apertura della crisi avevamo proposto un accordo istituzionale che vedesse una formazione ed un esecutivo ristretto per la gestione della fase di emergenza, composto da esponenti dei partici laici a termine.
Aveva senso questa precisazione del "a termine" in quanto consideravamo che una Giunta che nascesse con questo presupposto dovesse avere la caratteristica del "a termine" perché a sei/otto mesi avesse avuto la possibilità di verificare quelle che erano state le possibilità realizzative di un accordo che nascesse all'interno di tutti i partiti e quali potessero essere i risultati.
Quindi un "a termine" credibile. Questa mattina il Ministro Nicolazzi parla di una proposta che dovrebbe nascere da un accordo con un "a termine".
Vorrei però essere molto chiara: il nostro "a termine" aveva un significato credibile: non vogliamo un "a termine" elettorale, non vogliamo un'ipotesi di Giunta oggi che magari casca, guarda caso, il 27 giugno.
La nostra proposta era definita, era precisa, ho parlato di un accordo all'interno di tutti i partiti senza alcuna tentazione di pendolarismo.
La composizione dell'esecutivo era un fatto per noi secondario.
Importante era arrivare alla definizione di un accordo istituzionale.
Oggi, finalmente un partito ha risposto alla nostra proposta ed è il PSDI che dopo una sofferta elaborazione risponde ufficialmente nella sede più credibile e più prestigiosa, quella istituzionale appunto, alla nostra proposta.
Noi vogliamo intravvedere in questa posizione del PSDI una svolta i cui limiti, i cui contorni e le cui estensioni tuttavia sono tutte da discutere, che noi discuteremo con attenzione con tutti gli obiettivi che devono rimanere coerenti con la nostra posizione.
Il PLI ha detto, per bocca del suo Capogruppo, qual è la sua posizione rispetto alla nuova proposta del PSDI.
Il PLI dopo aver rinunciato alla sua primitiva proposta di elezioni anticipate ha ripetuto in questa sede la sua disponibilità al confronto generale ed allargato all'interno del Consiglio.
Il PSI questa mattina, per bocca del Capogruppo Viglione, ha rimesso in discussione alcuni aspetti riferiti anche a questa proposta.
Dobbiamo osservare che il travaglio del PSI non è ancora finito.
Crediamo che siano comprensibili le sue continue contraddizioni, i suoi amori e i suoi disamori.
La proposta del Consigliere Viglione di questa mattina dove porta? I socialdemocratici hanno lasciato intendere di voler abbandonare l'ipotesi di una riedizione della Giunta di sinistra e di voler tentare di ripercorrere una strada nuova.
Il PLI ed il PRI hanno da tempo dichiarato di non essere disponibili ad una soluzione che ripresentasse alla comunità piemontese la Giunta di sinistra che ha avuto quell'incidente di percorso e che quindi è stata costretta a rassegnare le dimissioni alla comunità.
Dunque, la proposta Viglione, sia pure prevedendo di riabilitare e di riappacificare il PDUP, mi sembra improponibile perlomeno sotto il profilo numerico. Credo si possa tranquillamente dire che la proposta Viglione porta allo scioglimento anticipato di questo Consiglio regionale visto che finora non si sono realizzate le condizioni per dare una nuova maggioranza a questo Consiglio, ma Viglione non vuole le elezioni anticipate, allora la sua proposta ha per noi il senso di dare uno scossone a tutti, compreso il suo partito, per una decisione ultima e definitiva perché Viglione forse sa meglio di tutti noi quanto questo ritardo sia pernicioso sui problemi che languono, ma soprattutto perché sta cadendo anche quel residuo di fiducia che i cittadini piemontesi ancora possono nutrire per questo Consiglio regionale.
In questo Consiglio sono però presenti altre due forze importanti: la DC ed il PCI che rispetto alla nostra proposta non si sono ancora pronunciate.
Per la verità delle risposte interlocutorie ne sono venute. Piero Fassino aveva detto che la nostra era una scatola vuota e io avevo detto in quest'aula quali erano tutti i motivi per cui per noi non era una scatola vuota; il prof. D'Onofrio aveva parlato di ammucchiata. Ma, mi permetto di dire che di stupidaggini in questi tempi se ne sono dette tante.
Oggi, dopo la reiterata difesa di una formula di sinistra peraltro bistrattata per tre anni, a volte bistrattata assai di più all'interno della maggioranza che dalla minoranza consiliare, formula resa superata improponibile da una situazione eccezionale e gravissima, si deve aprire un orizzonte nuovo, l'orizzonte che noi avevamo indicato a tutte le forze fin dal primo momento perché dicevamo che l'eccezionalità della situazione esigeva risposte istituzionali e politiche eccezionali.
La strada sembra spianata. Al bivio il PSDI dopo essersi soffermato un po' troppo per i nostri gusti, ha scelto con un colpo di reni che riteniamo coraggioso.
Quale sarà l'esito di questo colpo di reni? Per quanto ci riguarda la comunità piemontese e i partiti di questo Consiglio possono essere certi che i repubblicani a fini di potere o di compiacenza elettorale non saranno disposti a rinunciare ad alcuno dei punti guida della loro azione politica. Oggi i repubblicani sono più che mai convinti che in questa assemblea occorra contemporaneamente agire sul duplice versante quello istituzionale e quello politico, non immiserendo n l'uno né l'altro da strategie elettorali, perché soltanto con questo duplice obiettivo potrà essere ripreso in mano un governo regionale rinnovato, capace di sviluppare un confronto nuovo fra tutte le forze politiche ed un dialogo ravvicinato con la comunità piemontese.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Signor Presidente, signori Consiglieri, il collega Bastianini ha parlato della bussola che devono avere i partiti, ossia quella traiettoria e quel percorso che stanno dietro e dentro alle motivazioni, agli obiettivi ed ai fini dell'azione politica.
Mi rifaccio a quel concetto perché credo di dover ribadire che due sono state le bussole alle quali abbiamo riferito costantemente i nostri interventi e le nostre proposte di partito: riconferma e rilancio delle Giunta di sinistra tempi rapidi nella massima chiarezza.
Voglio insistere soprattutto sul secondo elemento, quello della chiarezza politica come condizione per una soluzione a tempi rapidi. Credo che la chiarezza politica debba essere data dal modo con cui si rapporta alla novità costituita dalla posizione del PSDI pubblicata sui giornali e rappresentata qui con calma e serenità dall'amico e compagno Mignone.
Anch'io a nome del mio partito esprimo rispetto non solo alla persona ma anche alla posizione del partito rendendomi conto del travaglio che questa crisi complessa e difficile comporta.
Detto questo, però, la chiarezza politica vuol capire quale sia la posizione del PSDI e richiede una risposta chiara con nostre valutazioni e con nostre posizioni.
A mio avviso, non si tratta di una decisione, ma di un sostanziale rinvio di decisione Abbiamo sentito qui un sostanziale e chiaro "no" da parte del PSI ed ora c'è un chiaro e sostanziale "no" da parte del nastro partito. E questa è chiarezza. Noi riteniamo che sia opportuno chiamare sempre le cose con il loro nome. Da tempo diciamo che la proposizione di una Giunta laica per la quale il nostro rifiuto ad appoggi esterni a Giunte di cui non facciamo parte, esplicitato anche ultimamente in un comunicato del nostro Direttivo, non lo accettiamo perché la Giunta laica significa il ritorno della D.C. al governo. Questo in democrazia è legittimo, ma è altrettanto legittimo dire che questo si deve giudicare, su questo, ci si deve esprimere e chiarezza vuole che si dica che cos'è quello che si propone, che cos'è quello che si sceglie. Il concetto della chiarezza politica mi assiste anche nell'interpretare il fatto nuovo della posizione enunciata dal compagno Aldo Viglione, fatto nuovo che oggi viene esplicitato in maniera non ambigua dal PSI: tempi rapidi e proposizione di una Giunta di sinistra.
Il compagno Aldo Viglione ha detto "noi" e ha parlato del PCI. Egli è stato chiamato dal suo partito a presiedere la Giunta che si vuole proporre che dovrebbe essere frutto dell'accordo anche con noi comunisti.
Siamo lieti di questa interpretazione e la chiariamo in termini pratici. Questo "noi" è una Giunta di sinistra e la presenza determinante ai fini della realizzazione dell'impegno assunto della presentazione del documento perché, com'è noto, ai sensi dell'art. 32 dello Statuto, almeno 1/3 dei componenti l'assemblea è la condizione necessaria per presentare il documento programmatico e la lista degli Assessori.
Nel 1975 e nel 1980 la condizione era di fondare sui contenuti l'alleanza. Ci sono contenuti che sono esponenti di uno schieramento ed altri contenuti che sono esponenti di un altro schieramento.
C'e stato il tentativo intanto di sgombrare il campo dalla proposta. La proposta è questa, non un'altra cosa. La proposta è la presentazione di un documento programmatico, ai sensi dell'art. 32. E' una proposta da presentare venerdì in maniera aperta nel senso del confronto e dell'interlocuzione politica al PSDI e al PDUP.
Non é stata una forzatura questa, caro Bastianini. C'è forzatura quando di colpo gli scenari cambiano come in teatro. Ricordo che stiamo lavorando da lungo tempo attorno al programma, attorno a, risvolti istituzionali della questione morale. Giovedì scorso i partiti avevano convenuto su alcuni punti precisi ed enunciati che devono soltanto più essere definiti nel particolari.
Credo vada valorizzato il senso della scelta compiuta come sviluppo di un lavoro coerente, fatto anche se in modo aspro.
Sarebbe una forzatura se avvenisse qualcos'altro.
Che cosa è successo sul plano politico dall'altra parte? Nulla di comparabile con il lavoro, con le intenzioni manifestate per dare vita ad una Giunta. Ecco perché credo vada apprezzato questo passo in avanti.
L'altro problema è quello dei tempi. Fare in fretta è importante ma intendiamoci, fare in fretta dipende da come si lavora, in quale direzione e con quale chiarezza si lavora.
Sono passati ormai circa 50 giorni dall'apertura della crisi, le situazioni si stanno aggravando. Parlando con chi lavora in Regione si sente la preoccupazione, il senso di sfilacciamelo. Ricordiamo l'emergenza industriale, i problemi, le scadenze. Ricordiamo l'appuntamento probabile della prossima settimana, delle dimissioni preannunciate di alcuni colleghi per le candidature al Parlamento ed altri che pongono la Regione nella situazione di assenza completa nei referenti di governo. In questo senso vanno compresi l'iniziativa, l'impegno annunciato da parte del compagno Viglione, il senso di apertura del PSDI e del PDUP, l'invito a lavorare presto già dalla prossima settimana per dare un governo alla Regione.
C'è poi la questione della credibilità di quello che succede, posta anche dal Consigliere Bastianini, il quale ha giocato sul mercoledì e sul sabato preconizzando avvenimenti contrari. Sarebbe un male per tutti se sabato ponessimo indietro, un male per i problemi urgenti che incombono sul Piemonte. Credo, invece, che quella preconizzazione sia vuota di fondamento soprattutto perché in questi i giorni se ne sono avute tante di notizie di tutti colori. Abbiamo sentito, per esempio, che la forzatura per formare la Giunta di sinistra sarebbe venuta da parte dei compagni socialisti in occasione del 1° maggio.
Oggi è passato il 1° maggio e l'impegno e la scelta confermati dal compagno Viglione sono stati assunti dopo quella data. Cerco di leggere storicamente i fatti, di dargli un significato che il riscontro verrà venerdì per la presentazione di un documento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Paganelli.



PAGANELLI Ettore

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, penso sia più che mai tempo di chiarezza e di concetti chiari. Esporrò le meditazioni di chi ieri nella tarda serata, partendo da Torino verso Alba alla guida di una modesta autovettura, pensava di dover commentare questa mattina la fumata bianca già intravedendo su quel banco l'ombra viglionea alla guida della sua seconda Giunta di sinistra. Stamane, invece, prima di partire da Alba leggendo i giornali (non ho avuto la fortuna del collega Bastianini che già alle 23 di ieri sera ha appreso le notizie di casa socialdemocratica) ho pensato di dover commentare una fumata nera o grigia.
Sul colore delle fumate si sono sbagliati molti in queste ultime ore.
Capita; capita anche a Roma quando milioni di persone guardano un camino che dovrebbe dare il preannuncio di un'importante elezione.
Quando si scriverà la stona di questa Regione e di questa legislatura in particolare, si dovrà dire che la D.C. e non soltanto la D.C. ma anche il PLI ed il PRI con i quali siamo stati costantemente legati, hanno visto giusto e da lontano. Avevamo ammonito, presagito, consigliato, mai siamo stati ascoltati. Quando la crisi si è "formalmente" aperta avevamo subito indicato che non si poteva semplicemente proporre una riedizione della Giunta precedente e che ci voleva una qualche svolta. L'abbiamo fatto con discrezione, senza proporre stravolgimenti. Abbiamo rivendicato ruoli e forza elettorale, ma senza spingere sull'acceleratore. Ci siamo comportati con grande discrezione e responsabilità. Oggi vengono proposte soluzioni che noi avevamo intravisto subito. Vengono proposte dopo che questa Regione viene da un anno di verifica, tutto il 1982, e da circa sei mesi di crisi prima strisciante e poi dichiarata. La crisi che viviamo, lo ricordiamo ancora, non è la conseguenza di fatti che hanno avuto rilevanza penale, ma è la conseguenza di una mancanza di efficienza e di operatività di Giunta che oggi riconosce persino il Presidente del Consiglio regionale Benzi.
Non vorrei sbagliarmi, ma non credo che il Presidente del Consiglio Benzi all'interno del suo partito sia stato un grande fautore della svolta che stamattina si è prospettata.
Nelle sue dichiarazioni alla stampa ha detto: "Se vogliamo rompere possiamo farlo, ma con una chiara ragione politica, per esempio, il programma non realizzato, e non per colpa nostra, basta guardare alla legge 56 mai modificata".
La crisi di questa maggioranza preesisteva nel tempo, era sostanzialmente aperta dal 1982. La Giunta era logorata e priva di capacità operativa. Fino a ieri lo abbiamo detto dall'opposizione, oggi lo dicono anche altri. Noi abbiamo rispetto per i travagli degli altri partiti, lo avevo già scritto nei miei appunti prima che il termine "travaglio" fosse usato dal collega Viglione e ripreso dal collega Bontempi.
Siamo noi un partito abituato ad essere travagliato con tanti problemi e figuriamoci se non comprendiamo e se non rispettiamo quelli altrui. Ma alcune cose nella chiarezza che ho prima richiamato debbono essere rispettosamente dette ai partiti della vecchia maggioranza (non so se della futura). Le osservazioni non attengono alle considerazioni di fondo già richiamate e che sono preliminari e pregiudiziali, ma riguardano la fase della crisi formale.
Il PCI ha, a nostro modesto avviso, troppo poco considerato l'opportunità di qualche diversa ipotesi di governo alla Regione. Se oggi ci troviamo punto a capo è anche perché il PCI ha troppo poco considerato che una qualche parziale alternanza, magari nel quadro complessivo delle varie amministrazioni, avrebbe favorito un miglior dialogo tra le forze politiche ed una più rapida ricostituzione della normalità istituzionale in questa Regione L'aver solo perseguito l'ipotesi della sinistra che succedeva a se stessa ha procrastinato la soluzione della crisi.
Il PSI è il partito più colpito dalle ultime tristi vicende ed è assai travagliato.
Le dimissioni presentate stamattina da parte di un nostro collega anticipate rispetto allo scioglimento della Camera, credo facciano parte di questo travaglio.
Il PSI però è il partito indispensabile, stante l'alternatività per le soluzioni, tra noi Democrazia Cristiana ed il Partito Comunista. Ma anche il Partito Socialista deve uscire dagli ondeggiamenti e dalle incertezze.
Qualcuno fra noi, credo il collega Cerutti, ha detto che non possono essere due Commissari a dire come la Giunta va fatta.
Possiamo comprendere l'entusiasmo o la carica di chi dopo "l'affronto dell' 80" tenta la grande rivincita ed il grande rientro in un posto che ha sempre ritenuto usurpato, ma questo qualcuno, collega ed amico Viglione deve dire una volta per sempre, chiaramente, univocamente, cosa intende fare, con chi, con quale programma.
Non si può il 14 aprile in quest'aula dire: "Tutto viene messo in discussione, occorre quindi esplorare nuove strade, non mitizzando le alleanze sin qui contratte ecc, ecc." ed oggi fare i riferimenti al "pendolarismo selvaggio", fare degli avvertimenti ai socialdemocratici fare le blandizie al PDUP, parlare di mele rosse o di mele bianche. Siamo noi della D.C. a dire qui e lo diremo sulle piazze che il Piemonte e noi democristiani a questi giri di valzer non ci stiamo più. Vogliamo che ci sia quella bussola che il collega Bastianini invocava.
Il PSDI dopo tanti tentennamenti, esce oggi con una proposta. La consideriamo con rispetto, con attenzione, anche se siamo disincantati. Non siamo per rientrare in una qualche maggioranza ad ogni costo. Si rileggano tutti i nostri interventi. Il Presidente Benzi, nelle sue dichiarazioni ai giornali di stamattina, ha fatto un richiamo allo specchietto per le allodole.
Ebbene, con chiarezza diciamo che vogliamo verificare che quella non sia una mossa che risente solo del momento elettorale. Chi ha seguito i miei interventi in questi anni in Consiglio regionale, sa che l'argomento della posizione socialdemocratica l'ho toccato sempre con chiarezza a partire dalla dichiarazione di voto sulla costituzione della Giunta nel 1980 quando affermavo: "Voti acquisiti da forze politiche apparse nel momento elettorale più rigide di noi sulla questione comunista, ma si sa la stagione elettorale è quella nella quale le forze politiche si sforzano di presentare un prodotto più bianco del nostro (ci fa scuola la pubblicità televisiva in questo caso) mentre il rosso viene fuori dopo".
Tocco questo argomento anche ora con chiarezza. Noi seguiremo e vivremo la fase che si sta aprendo con occhi ancora più aperti del solito.
Verificheremo se è sincera o se è strumentale. Se è sincera, la solleciteremo perché il Piemonte abbia un governo che operi. Il richiamo ai contenuti programmatici che Mignone ha fatto è un po' forzato nei nostri confronti da parte di chi quasi mai ha cercato il dialogo con noi. Anche quando ci siamo incontrati si è fatta, come si dice in gergo calcistico della melina sui problemi istituzionali; eppure i problemi fondamentali e concreti di programma di questa Regione noi li avevamo chiaramente evidenziati con i liberali e con i repubblicani nel documento che ha preceduto l'inizio di questa crisi.
Le dichiarazioni ai giornali e la chiusura del comunicato richiamato da Mignone che risente ovviamente della posizione di chi in quel partito ha sostenuto diverse posizioni introducono elementi di confusione e di incertezza. Poiché deve essere il momento della chiarezza, per noi credo sia inutile ricorrere a dichiarazioni che paiono collocarsi in realtà difficilmente praticabili. Due documenti devono essere tenuti presenti al termine di questa seduta.
Il documento del PCI del 27 aprile nel quale era scritto: "Il PCI dichiara fin da ora la propria totale indisponibilità a sostenere esecutivi regionali nei quali non sia chiamato ad assumere a pieno titolo le responsabilità che gli competono". Il documento del mio Gruppo che il giorno 28, dopo una lunga discussione sui problemi aperti, chiudeva con questa frase: "Per un'azione di governo e di responsabilità la D.C.
riconferma la propria candidatura e la propria disponibilità, non in astratto, ma nel concreto, nella difficile vicenda presente ed invita le forze laiche e socialiste ad una scelta di indirizzo non più eludibile nella consapevolezza che più della formula e della struttura dell'esecutivo contano la solidarietà politica e la convergenza su un programma chiaro e realizzabile".
Su queste basi già espresse dal nostro Gruppo in un periodo non sospetto rispetto all'uscita socialdemocratica, vi è la disponibilità della D.C. a confrontarsi con le altre forze politiche e a seguire l'iniziativa che l'atteggiamento del Partito Socialdemocratico ha messo in movimento con l'unico scopo da parte nostra di contribuire sul versante politico a frenare e combattere la grave crisi economica ed occupazionale che il Piemonte sta vivendo.
Con altrettanta chiarezza ci pronunciammo se vi sarà la presentazione del documento che è stata annunciata da Viglione, ribadita da Bontempi venerdì.
Non avrà quella Giunta i nostri voti, ma il confronto sui fatti e sul programma, poiché veniamo da lontano, sarà per noi molto facile. La sfida al confronto è per voi della sinistra, non per noi che questi problemi abbiamo trattato in epoca non sospetta.



PRESIDENTE

Grazie a tutti i colleghi. Voglio far notare la grande correttezza reciproca e la stima dei vari Gruppi.
Il Consiglio sarà convocato a domicilio secondo le norme dello Statuto.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 12,20)



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