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Dettaglio seduta n.188 del 19/04/83 - Legislatura n. III - Sedute dal 9 giugno 1980 al 11 maggio 1985

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BENZI


Argomento: Consiglio, organizzazione e funzioni

Dimissioni del Consigliere Francesco Revelli e relativa surrogazione ai sensi dell'art. 16 della legge 17/2/1968, n. 108


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Iniziamo con il punto terzo all'ordine del giorno che reca: "Dimissioni del Consigliere Francesco Revelli e relativa surrogazione ai sensi dell'art. 16 della legge 17/2/1968, n. 108".
Chiede di parlare il Consigliere Viglione. Ne ha facoltà.



VIGLIONE Aldo

Come Presidente della Giunta delle Elezioni informo che la Giunta non ha concluso i suoi lavori. Quindi chiedo qualche minuto ancora per rassegnare il verbale.
Si tratta di stabilire se dobbiamo rassegnare il verbale ora o dopo la discussione del punto terzo all'ordine del giorno.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Paganelli



PAGANELLI Ettore

Al punto terzo dell'ordine del giorno sono iscritte le dimissioni del Consigliere Francesco Revelli e la relativa surrogazione. Il Consiglio deve esaurire la prima parte del punto terzo che riguarda la presa d'atto e l'accettazione delle dimissioni e, teoricamente, le dimissioni potrebbero anche non essere accettate, ma accettate le dimissioni la Giunta delle Elezioni adempirà ai suoi adempimenti in modo che si possa procedere alla seconda parte del punto terzo.
Sono passaggi cronologici che vanno rispettati.



PRESIDENTE

Sono d'accordo con il Consigliere Paganelli e prego il Presidente della Giunta delle Elezioni di attendere l'esito della prima parte del punto terzo.
Pertanto do la parola ai Consigliere Viglione che interviene sulle dimissioni del Consigliere Revelli.



VIGLIONE Aldo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, abbiamo già dichiarato in altra occasione il nostro apprezzamento per l'atto compiuto da parte del Consigliere Revelli che, pur proclamandosi innocente, ha ritenuto di dimettersi per potersi liberamente difendere.
Dobbiamo rilevare che l'inchiesta della Città di Torino e della Regione Piemonte, ad un mese e mezzo dal 2 marzo quando è iniziata, molti di coloro che furono notiziati di reato ancora non sono stati interrogati, quindi riesce difficile far seguire comportamenti adeguati.
Noi per principio vogliamo la garanzia assoluta. Chi è imputato deve poter esporre le sue ragioni ed essere giudicato solo quando siano accertate le sue eventuali colpe.
Quella che è stata una delle riforme più significative introdotte nel Codice Penale, la difesa di chi è inquisito si è trasformata in una trappola mortale.
Quand'anche ritenga i Magistrati sempre corretti, giusti ed attenti non posso ammettere che un amministratore che riceva una comunicazione giudiziaria possa scatenare una serie di dimissioni, fatto che potrebbe essere pericoloso sotto altri aspetti.
Ve lo dice chi nel corso del suo incarico di Presidente della Giunta ha ricevuto due comunicazioni giudiziarie, l'una perché era caduta una valanga sulla strada di Ceresole Reale, l'altra per l'allargamento di una strada che portava ad una cava nella Valle d'Orsola. Fui comunicato e poi fui assolto. Se seguissimo la logica perversa secondo la quale chiunque riceva una comunicazione sia già di per se stesso condannato, faremmo una cattiva opera non soltanto nei confronti di chi deve subire questa condizione, ma anche nei confronti delle istituzioni.
La Magistratura ha messo mano non soltanto nelle responsabilità dei singoli amministratori, ma anche negli atti amministrativi. C'è il caso clamoroso di Roma dove alcune manifestazioni sono giudicate prive di valore culturale. Si devono chiarire i rapporti con la Magistratura separando le responsabilità penali dalle responsabilità sugli atti di amministrazione che spettano a chi è chiamato dalla volontà popolare a governare. Siamo lieti che i 500 Magistrati riuniti a Roma domenica scorsa abbiano chiarito questi aspetti dimostrando un alto senso di responsabilità e siamo lieti che il Sindaco di Roma e gli Assessori Nicolini e Rossi Doria nel volgere di pochi giorni abbiano visto trasformato un fatto che sembrava di gravità eccezionale in un'assolutoria completa e piena.
Chiediamo che anche a Torino ci sia un iter processuale rapido e che chi non ha sbagliato veda immediatamente chiarita la sua completa innocenza e la sua completa riabilitazione agli occhi della popolazione ed all'interno delle istituzioni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vetrino.



VETRINO Bianca

Le dimissioni del collega Revelli ci inducono ad alcune considerazioni di carattere giuridico in quanto attorno al fatto se il Consiglio potesse o meno procedere alla presa d'atto delle dimissioni si è molto dibattuto da alcuni giorni. Nella riunione dei Capigruppo abbiamo acceduto alla possibilità che il Presidente del Consiglio interpelli qualche giurista sull'interpretazione dello Statuto regionale. Un Consiglio regionale non può procedere all'atto più importante di una legislatura che è quello di nominare un Governo e di votare il Presidente e gli Assessori, se non nella pienezza dei suoi voti.
Questa deve essere una garanzia che tra l'altro viene riservata anche a quella parte di comunità che è rappresentata dal Consigliere regionale che subentra.
Sulle considerazioni di carattere politico devo dire che interpretiamo le dimissioni del Consigliere Revelli, di cui abbiamo apprezzato sia la dignità personale e politica nella composizione stessa della lettera, sia il rispetto delle istituzioni e di questa assemblea, come un fatto personale meditato, ma doveroso. Se ci fosse stata una pressione del partito per indurlo a questo atto e se dietro questa pressione ci fosse stata una speculazione numerica per consentire in ogni caso ad un'eventuale ed ipotetica maggioranza di avere i numeri in questo Consiglio considereremmo questa speculazione profondamente aberrante. Altre considerazioni si potrebbero fare, ma in un'assemblea come questa nell'ufficialità di discorsi preordinati, c'è uno spazio umano. Io mi sento profondamente rammaricata per la decisione alla quale è pervenuto il Consigliere Revelli che priva il Consiglio di un membro che il PRI ed io personalmente abbiamo apprezzato per l'intelligenza e la cultura di cui erano permeati i suoi interventi.
A questo vogliamo unire l'augurio che la brutta storia che lo ha coinvolto abbia a risolversi al più presto nella chiarezza delle responsabilità e nella serenità dei giudizi conseguenti.
Poiché in questi giorni si parla molto di chi debba essere il giudice degli amministratori locali, ebbene, voglio dire che il giudice degli amministratori locali deve continuare ad essere il Magistrato ordinario: sarebbe aberrante pensare che per gli amministratori locali ci vogliano giudici speciali.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PICCO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, questa vicenda ci addolora profondamente, ma non vogliamo rapportarci ad essa tenendo conto dei sentimenti, quanto invece tenendo conto dell'obiettivo prioritario che è quello della salvaguardia delle istituzioni e del rapporto tra le istituzioni e i cittadini.
Noi per primi abbiamo chiesto le dimissioni degli arrestati che sono in una situazione diversa rispetto a coloro che hanno ricevuto una semplice comunicazione giudiziaria, nel senso che la Magistratura ritiene di avere acquisito degli atti e delle prove che richiedono la limitazione della libertà.
Si pone allora il problema delle dimissioni dei singoli come segnale politico di responsabilità nei confronti della società e non come segnale di colpevolezza, che è un giudizio che non spetta a noi pronunciare, ma spetta alla Magistratura.
Le dimissioni del Consigliere Revelli sono un segnale positivo e di grande responsabilità nei confronti della società.
La scelta di Revelli antepone l'immagine delle istituzioni, il rapporto tra l'istituzione e la società alle questioni personali. Per questo noi lo apprezziamo particolarmente. Dobbiamo tuttavia ricordare che vi è ancora una situazione negativa di cui il PSI deve farsi carico.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carazzoni.



CARAZZONI Nino

Signor Presidente, signori Consiglieri, abbiamo ascoltato con attenzione gli interventi che ci hanno preceduti, dobbiamo però annotare che non ci sembra abbiano centrato la vera sostanza del problema che in questo momento è in discussione.
Non si tratta di esprimere una valutazione politica sul gesto compiuto.
Per quanto ci riguarda dobbiamo dire che già l'abbiamo anticipata sin dalla precedente seduta, ammettendo e riconoscendo la dignità del gesto compiuto dal Consigliere Revelli ed il suo alto senso di responsabilità.
In questo momento siamo, però, a discutere attorno alla possibilità che le dimissioni siano recepite dal Consiglio regionale. Giovedì scorso mentre nella conferenza dei Presidenti di Gruppo si stava discutendo attorno alla possibilità di porle all'ordine del giorno di questa seduta ci fu una presa di posizione concitata, forse esagitata, del Consigliere Viglione che, chiamando a votare sulla proposta, impose l'iscrizione dell'argomento tra gli oggetti della seduta.
Oggi ci troviamo di fronte a questo nodo e a questo modo di dare interpretazione all'art. 35 dello Statuto, secondo il quale, in pendenza di una crisi dell'esecutivo, non si può deliberare su alcun altro oggetto prima dell'elezione della nuova Giunta e del nuovo Presidente.
La presa d'atto delle dimissioni di un Consigliere deve o non deve essere considerato un atto deliberativo; o è, come abbiamo sentito formulare questa mattina, un atto dovuto del Consiglio? Crediamo di dover rispondere che è un atto deliberante perché una presa d'atto si traduce pur sempre in una manifestazione di volontà, in un'espressione esplicitata attraverso un voto.
Così impostata la questione, ne consegue che, a norma del già richiamato articolo statutario, non crediamo si possa, perdurando la vacanza dell'esecutivo, fare luogo all'esame del terzo punto all'ordine del giorno, cioè delle dimissioni del collega Revelli. Questa ci sembra l'interpretazione esatta della controversa questione. Ma si obietta così facendo si viene ad impedire che si ricostituisca il plenum del Consiglio regionale, previsto per legge ed è questo che va innanzitutto ripristinato non potendosi ammettere, nel caso specifico, che il Consiglio regionale resti diminuito di una sua unità. Giudichiamo questa obiezione solo parzialmente valida: perché, se e vero che il Consigliere Revelli ha manifestato la sua irrevocabile volontà di dimettersi e quindi di aprire la strada alla sua possibile surrogazione perché sia ricomposto il plenum del Consiglio, è altrettanto vero che questa sua manifestazione di volontà irrevocabile, allo stato dei fatti, non è stata ancora ratificata (e, in ipotesi, potrebbe anche non esserlo), quindi al momento attuale non si pone il problema di ricomporre il plenum del Consiglio regionale.
Anche questa è un'altra argomentazione che ci pare essere ineccepibile dal punto di vista giuridico.
Ma ciò premesso dobbiamo anche dire che non si tratta tanto di interpretare giuridicamente lo Statuto: ad un parere di illustri giuristi si può sempre contrapporre un parere di segno opposto manifestato da giuristi non meno famosi; quanto di dare una lettura politica della norma statutaria. Dobbiamo ricordare allora al Consiglio un precedente ormai lontano nel tempo che può servire a spiegare come il quinto comma dell'art.
35 abbia trovato la sua collocazione nello Statuto.
Occorre risalire alla fase costituente della Regione ed al momento in cui venne discusso il documento statutario. Il Gruppo del MSI, in allora composto dal Consigliere Curci oltre che da chi vi parla, presentò oltre 150 emendamenti allo Statuto.
Di questi uno soltanto ebbe la buona sorte e la buona ventura di essere approvato all'unanimità. Guarda caso. è proprio quell'emendamento che ha trovato collocazione nello Statuto. In allora la cosa suscitò un nostro divertito commento ed anche una puntuale replica dell'allora Presidente Vittorelli. Come diretti proponenti, ci sentiamo oggi legittimati a dare un'interpretazione esatta del perché quell'emendamento fu approvato e fu inserito nello Statuto. Ci sentiamo legittimati a ricordare che lo spirito con il quale avanzammo quell'emendamento fu proprio quello che, in vacanza della Giunta e del suo Presidente, non si potesse fare luogo a nessun deliberato.
Noi siamo rispettosi delle opinioni che sentiamo esprimere da altri banchi, ma se per ipotesi l'assemblea decidesse di procedere diversamente noi diciamo che non ci pare sia il caso di farci carico di avallare una simile decisione. Per cui, in caso di votazione, il Gruppo del Movimento Sociale Italiano non vi prenderà parte, anzi, anticipa che chiederà che questa questione sia presa in esame dal Commissario di Governo perch voglia accertare se, così procedendo, lo spirito e la lettera dello Statuto che ci siamo liberamente dati, non sia stato invece violato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mignone.



MIGNONE Andrea

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, esprimo l'apprezzamento del Gruppo socialdemocratico per la decisione del Consigliere regionale Francesco Revelli, decisione che noi interpretiamo come un contributo liberamente scelto e dal grande significato morale e politico per il rilancio della nostra istituzione. Nel ricordare la vivacità intellettuale e l'elevato contributo culturale dato ai lavori del Consiglio dal collega Revelli, auspichiamo che la vicenda possa chiarirsi nel più breve tempo possibile.
Il Consigliere Viglione ha introdotto alcuni elementi di valutazione in ordine all'istituto della comunicazione giudiziaria ed alle conseguenze che questa ha già generato. E' un elemento su cui si può argomentare in diversa maniera. Si può però anche argomentare in senso contrario e cioè che un uomo politico, quando è sfiorato dal sospetto, dovrebbe in ogni caso farsi da parte, seppure temporaneamente. Poiché ci pare che questa vicenda possa essere erroneamente interpretata, riteniamo m ogni caso che questa scelta attenga all'individuo, alle valutazioni del soggetto coinvolto, alla sua posizione all'interno delle istituzioni ed al suo rapporto di fiducia con la società.
In questo modo interpretiamo l'atto del Consigliere Revelli e stiamo per prenderne atto positivamente.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Il nostro Gruppo conviene sulla soluzione data e cioè che sull'argomento all'ordine del giorno si possa procedere. Devo peraltro dire che la motivazione addotta dell'atto dovuto non mi sembra calzante.
La norma non dovrebbe soffrire eccezione, quindi poiché si vota e si delibera probabilmente dal punto di vista letterale è insuperabile il divieto previsto dallo Statuto.
Ci sembra invece che il divieto possa e debba essere superato interpretando la norma dell'art. 35 secondo una tecnica giurisprudenziale consolidata, la tecnica sistematica che deve collocare la norma del processo rispetto al risultato che vuole ottenere.
Quando si parla di deliberazione all'art. 35 dello Statuto si intende fare riferimento ad un'attività decisionale e di governo che si ritiene che il Consiglio non possa assumere in mancanza del governo stesso.
Posto però che il problema del quale ci stiamo occupando attenga al momento precedente all'attività deliberativa e di governo del Consiglio quella della ricostituzione dell'organo consiliare stesso, ci sembra che il termine "deliberazione" probabilmente possa essere superato. Attraverso il metro teleologico poi si cerca di capire lo scopo della norma. E' convincimento del Gruppo liberale che il divieto di deliberare sia stato introdotto nello Statuto come elemento che tende ad esternare, a far apparire, a far emergere l'incapacità di funzionamento e di governo della Regione in mancanza del Presidente, l'impossibilità dell'organo regionale di produrre i risultati oggettivi per il quale è stato costituito.
Elemento che mi pare non sussista sull'argomento del quale ci stiamo occupando. Ci si potrebbe chiedere a questo punto perché da parte liberale è stato sollevato questo problema.
Da parte del Gruppo liberale è stato sollevato questo problema perch ci sembra che un'interpretazione in termine positivo debba essere sciolta in termini estremamente rigorosi, riduttivi e stretti perché la nostra preoccupazione era che attraverso il passaggio del problema senza discussione si ritenesse che il termine "deliberare" fosse più ampio di quello che noi riteniamo estremamente più rigoroso e precipuo.
Sulle dimissioni del collega Revelli il Gruppo PLI esprimerà voto di astensione con un giudizio di apprezzamento per l'atteggiamento del collega Revelli, altamente apprezzabile per la coerenza dei comportamenti rispetto alle convinzioni.
Non si tratta di fare una gerarchia di valori tra chi certi comportamenti assume e chi certi comportamenti non assume.
Noi giudichiamo i comportamenti personali quali espressioni rispetto ai propri convincimenti. Se Revelli ritiene di dover tutelare l'immagine e il funzionamento delle istituzioni attraverso le sue dimissioni, noi apprezziamo anche il comportamento di quei colleghi i quali ritengono di dover difendere il funzionamento e l'immagine delle istituzioni rimanendo al loro posto di Consigliere in una situazione difficile.
In un Consiglio di 60 persone, se si lascia passare il principio per cui ad una comunicazione giudiziaria seguono le dimissioni come prassi consolidata, l'istituzione viene messa probabilmente nell'impossibilità di funzionamento. Sul plano personale si dovrebbe porre un voto negativo e di simpatia, come si fa normalmente in queste situazioni. Il Gruppo PLI ha apprezzato soprattutto subspecie dell'intellettualità, il collega Revelli ed in particolare come laico qual è il sottoscritto ho sempre apprezzato la sua capacità di comprendere gli altri e di riflettere sulle sue dichiarazioni.
Non ho mai sentito Revelli portare in quest'aula una considerazione preconfezionata e precotta, era qualcosa che nasceva dai suoi convincimenti, dal clima del dibattito.
Non sappiamo se dietro queste dimissioni esistono comportamenti di Gruppi politici o di partiti o altre considerazioni, per questi motivi il Gruppo liberale esprimerà voto di astensione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Paganelli.



PAGANELLI Ettore

Farò una breve dichiarazione di voto.
Abbiamo dubbi sulla legittimità dell'iscrizione all'ordine del giorno delle dimissioni del Consigliere Revelli.
Il Presidente del Consiglio questa mattina ci ha cortesemente comunicato il parere di alcuni giuristi da lui interpellati. Anche sul ricorso al parere abbiamo espresso rispettoso dissenso, non per l'autorevolezza dei consultati che riconosciamo e rispettiamo, ma per il principio che se interpretazione deve esserci, questa deve essere autentica, cioè attribuita al Consiglio, magari nell'articolazione dei Capigruppo, che potendo, ex art. 82 dello Statuto, revisione, abrogare totalmente o parzialmente lo Statuto, possono anche avere la possibilità di interpretarlo.
L'interpretazione del Consiglio sarebbe stata anche garanzia di impegno, di modifica successiva e non di adattamento temporaneo alla necessità di una parte con il pericolo che superato l'ostacolo non ci si ricordi più della norma. La lettura dell'art. 35 dello Statuto ed il commento scritto a suo tempo da un illustre giurista, il prof. Levi, in epoca non certamente non sospetta a pag. 165 del suo volume che dice: "Le dimissioni del Presidente come quelle dell'intera Giunta o della maggioranza degli Assessori costituiscono pure una causa ostativa dell'esercizio dei poteri del Consiglio", quindi di tutti i poteri del Consiglio, non pare a noi consentano la più ampia interpretazione che in questo momento viene data. Abbiamo poi nel merito qualche preoccupazione sulla piena ed esclusiva volontà del Consigliere Revelli di dimettersi, non tanto per il contenuto della sua dignitosa lettera, quanto per la posizione precedentemente assunta sull'argomento dal suo partito che può poi apparire limitativa della singola decisione o volontà.
Alla luce di queste considerazioni, senza voler fare di questa questione motivo di scontro politico, l'atteggiamento che il Gruppo D.C.
ritiene di esprimere per ragioni formali e sostanziali è quello dell'astensione. Franco Revelli nel chiudere la lettera indirizzata al Presidente del Consiglio ha scritto testualmente di dire a ciascuno di noi che "in questi anni hanno collaborato con un Consigliere comunista dai molti difetti, ma che non è un corrotto".
Non abbiamo difficoltà nella serena valutazione che diamo di ogni fatto di dire a Franco Revelli, con il quale siamo stati sovente in netta contrapposizione politica, che saremmo lieti se riuscirà a far riconoscere nella competente sede giudiziale questa sua affermazione.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BENZI



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Signor Presidente, non mi soffermerò sulle questioni statutarie che hanno richiamato in molti perché mi pare ci sia una prevalenza netta e chiara che promana dalla Costituzione che fa nettamente prevalere l'interpretazione generale sull'interpretazione statutaria. Nel mio breve intervento desidero soltanto parlare del compagno Revelli, riallacciandomi a quello che ebbi l'occasione di dire il giovedì susseguente al suo arresto. L'intervento del Consigliere Paganelli induce a precisare le nostre valutazioni politiche sull'atto delle dimissioni. Il nostro orientamento è stato molto discusso all'interno del partito. E' ingiusto dubitare che la volontà del compagno Revelli sia piena. Il 31 marzo il compagno Revelli inviava al Segretario regionale del PCI una lettera in bianco con firma nella quale metteva a disposizione il suo mandato.
Mi preme confermare questo punto, perché spesso si ha una visione distorta del nostro partito che è accusato di avere un atteggiamento burocratico o stalinista e questo fa torto alla nostra sensibilità, alla nostra intelligenza, alla dignità, all'autonomia delle persone che prendono le decisioni sulla base delle loro convinzioni. Il compagno Revelli lascia un vuoto che è incommensurabile e forse gli altri Consiglieri non lo possono capire perché solo da due anni e mezzo hanno avuto modo di lavorare con lui. E' un compagno di grande intelligenza che ha un'autonomia di giudizio non comune ed una straordinaria generosità. Non c'è compagno compreso chi vi parla, che non sia stato aiutato dal compagno Revelli sul piano dell'indirizzo politico e della discussione nella preparazione dei documenti, nelle intuizioni su determinate questioni dello Stato dell'economia, dei rapporti internazionali.
Questi elementi ci dicono come Revelli intenda il collettivo ed il rapporto con gli altri.
In questi giorni il nostro Partito sta svolgendo assemblee discussioni, iniziative anche per quanto riguarda trattative per la ricostituzione della Giunta. Il compagno Revelli ormai da troppi giorni è in carcere ed in noi c'è l'amarezza di non poter pensare a lui o di non potergli scrivere perché questo elemento è posposto alle esigenze ed alle urgenze del nostro lavoro. Questa profonda amarezza un temperamento ce l'ha nella discussione di questi giorni, nel modo in cui affrontiamo nel partito e fuori del partito i problemi dello Stato, i problemi del rinnovamento e del risanamento delle istituzioni, i problemi strutturali della questione morale. Noi abbiamo la consolazione e la consapevolezza che queste riflessioni e queste proposte hanno origine dalle elaborazioni, dal lavoro dalle discussioni, dai suggerimenti e dalle intuizioni del compagno Revelli.
E' un peccato che in questo momento il compagno Revelli non sia qui e questo l'ho scritto in una lettera che gli ho inviato. La testimonianza della sua intuizione politica e delle sue caratteristiche è il modo migliore per dire grazie per quello che lui ha fatto nel partito e nell'istituzione. Questo ringraziamento mi pare giusto da parte del Gruppo del PCI che aveva ma che avrà comunque sempre, anche se non al suo interno il compagno Revelli ed il suo prezioso e non fungibile contributo.



PRESIDENTE

Ritengo che gli apprezzamenti venuti da parte di tutti al collega Revelli siano più che legittimi.
L'abbiamo conosciuto nella prima legislatura ed abbiamo apprezzato il suo valore.
Mi auguro che risulti rapidamente la verità per la stima che gode da tutti noi.
Pongo quindi in votazione la proposta di prendere atto delle dimissioni del Consigliere Francesco Revelli.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 54 favorevoli 29 Consiglieri astenuti 23 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri (Carazzoni e Majorino) La parola al Consigliere Paganelli.



PAGANELLI Ettore

Occorre dichiarare l'immediata eseguibilità delle dimissioni perch abbiano immediato valore.



VIGLIONE Aldo

Propongo che siano dichiarate immediatamente eseguibili.



PRESIDENTE

Faccio presente che perché la votazione abbia efficacia bisogna avere 31 voti favorevoli.
Prego pertanto la Giunta delle Elezioni di riunirsi per esaminare il caso.



(La seduta, sospesa alle ore 11.40 riprende alle ore 11.55)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
La parola al Consigliere Viglione.



VIGLIONE Aldo

Signor Presidente, la Giunta delle Elezioni ha favorevolmente concluso i suoi lavori e ritiene che il signor Luigi Barisione e la persona che ha titolo per avere ingresso in questo consesso a seguito delle dimissioni del Consigliere Revelli.
La Giunta ritiene di soprassedere alla richiesta dell'esecutorietà immediata della deliberazione per le argomentazioni che sono state poste che paiono anche a noi plausibili.
Se il Consiglio e la Giunta fossero nella pienezza dei loro poteri il problema probabilmente non potrebbe nemmeno porsi.
La dichiarazione di esecutorietà deve essere votata con il consenso della maggioranza degli eletti, quindi deve avere 31 voti. Giustamente i Gruppi reclamano il ruolo di partecipazione in ogni momento dell'attività del Consiglio. Sarà opportuno che lei, signor Presidente, convochi la conferenza dei Presidenti dei Gruppi ed in quella sede potremo accertare le volontà, spiegare le ragioni, chiedere il consenso per formare unitariamente un atto che di politico non ha assolutamente nulla ma che sotto l'aspetto del confronto e dell'interesse di ciascun Gruppo ha molta importanza.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

La Giunta delle Elezioni ha predisposto il materiale per la Presidenza la quale lo utilizza qualora si verifichino le condizioni preliminari cioè la presa d'atto delle dimissioni del collega Revelli e la provvisoria esecutività altrimenti la Giunta delle Elezioni non ha titolo per pronunciarsi.



PRESIDENTE

Convoco i Capigruppo. La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 12.05 riprende alle ore 13.20)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
La parola al Consigliere Viglione.



VIGLIONE Aldo

Una serie di questioni tecnico-giuridiche per me e politiche per altri ci hanno portati a questa ipotesi di soluzione: la Giunta delle Elezioni riunita ritualmente ha ritenuto di accertare che al Consigliere dimissionario Francesco Revelli fa seguito il signor Luigi Barisione.
Il Consigliere Luigi Barisione potrebbe avere immediato ingresso nel Consiglio regionale se vi fosse la dichiarazione di esecutorietà immediata.
Questa esecutorietà immediata non ha trovato rispondenza nei vari Gruppi politici. Quale Presidente della Giunta delle Elezioni propongo che il Consiglio prenda atto del lavoro svolto dalla Giunta delle Elezioni. Al Consigliere Luigi Barisione sarà dato ingresso non appena la deliberazione della Giunta delle Elezioni, convalidata dal voto del Consiglio, avrà il visto necessario.
Occorrerà porre all'ordine del giorno della prossima seduta del Consiglio la proclamazione del Consigliere Luigi Barisione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

La decisione di impedire di dar corso alla delibera sull'immediata esecutorietà e di conculcare il diritto di un singolo e il diritto dell'assemblea è una decisione grave e del tutto inedita in questo Consiglio.
Ci interessa il rispetto di un principio e la tutela dei diritti dell'assemblea e dei singoli. La decisione assunta non va nella direzione di ricostituire un clima idoneo a prospettarci un futuro in cui vi sia chiarezza nella costituzione delle maggioranze e l'agibilità del Consiglio In questo modo si ritarda l'esplicazione del diritto di un singolo e si compie un atto di prepotenza profondamente lesivo dei rapporti e dell'intesa che devono esserci tra le forze politiche.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bastianini.



BASTIANINI Attilio

Dopo le parole del Capogruppo del PCI, contro il mio desiderio, ritengo di dover spiegare qual è la posizione del nostro Gruppo su questa vicenda.
Credo che sfugga a chi richiama la prassi largamente consolidata la particolarità del momento politico che, non per colpa nostra, la Regione sta vivendo e credo sfugga anche la memoria dei numerosi richiami che da parte nostra sono stati fatti perché questa fase di transizione, che noi ci auguriamo breve e che è lunga non per colpa nostra, fosse vissuta dalle forze politiche con uno spirito diverso da quanto era capitato in passato quello spirito che, in più documenti istituzionali, le opposizioni avevano richiamato su punti che scopriamo essere oggi all'attenzione, gli incontri tra le forze politiche per la formazione di una nuova maggioranza.
Quando la situazione è difficile, aggrapparsi alla forma non può in nessun momento essere interpretato come pretesto per eludere la sostanza.
I liberali hanno con serenità richiamato i difficili problemi di interpretazione dello Statuto, hanno accettato che si superasse questa riserva formale, ma non dimenticano che una forza politica presente in questo Consiglio ha fatto sul tema di interpretazione dello Statuto una riserva precisa ed una richiesta di rinvio ad una valutazione da parte degli organi di controllo.
Rimane il problema dell'accettazione della richiesta di immediata esecutorietà della deliberazione.
Vi è un problema politico che, con quella franchezza che credo mi debba essere riconosciuta, pongo alla vostra attenzione.
Il nostro partito non ha piacere di offrire il fianco scoperto a chi intendeva negare l'immediata esecutorietà per coerenza con l'atteggiamento tenuto precedentemente.
E questa è una preoccupazione legittima di un partito di cui vi prego di tenere conto. Malgrado questo, nella riunione che c'è stata fra i Capigruppo abbiamo detto che, ove ci fosse stata l'unanimità dei consensi noi non ci saremmo dissociati.
Questa condizione non si è verificata, non per colpa nostra. Proprio per non dare alla nostra posizione un senso di chiusura aprioristica abbiamo anche indicato una soluzione tecnica che, in quanto fatta propria dalle forze politiche, di fatto non risultava offensiva per nessuno, un voto tecnico per consentire l'esecutività della deliberazione in attesa di un giudizio che altri ha intenzione di sollecitare agli organi di controllo.
Chiudo con un'affermazione che credo debba essere valutata nella sua importanza se domani il voto del futuro Consigliere Barisione sarà necessario per la formazione di una maggioranza, se mancherà quella firma per la presentazione dei documenti richiesti dallo Statuto, siccome non vogliamo nascondere fatti politici dietro fatti normali ci sarà il pieno l'immediato, l'incondizionato consenso dei liberali all'immediata esecutività della deliberazione.
Non è il nostro un voto di ostruzionismo, ma è un comportamento che crediamo responsabile, assunto in un momento difficile della vita regionale.



PRESIDENTE

La parola ai Consigliere Paganelli.



PAGANELLI Ettore

Intervengo per affermare che la tutela del Consiglio e dei singoli Consiglieri interessa anche in modo notevole al Gruppo della D.C.
Auspichiamo che gli argomenti inerenti a questa tutela ed al funzionamento del Consiglio non siano affrontati casualmente, ma preventivamente.
La tutela del Consiglio e dei singoli si afferma prevenendo, pensando in anticipo, non cercando di recuperare magari con delle amarezze. Troppe incertezze giuridiche c'erano e ci sono su questo punto all'ordine del giorno per affrettare con un'immediata esecutività un passaggio che è bene trovi la sua normale esplicazione.
Non si è verificata nemmeno tra le forze politiche quella concordanza unanime su di una soluzione che, sola, avrebbe potuto consentire tecnicamente quanto veniva richiesto. La proposta del collega Bastianini che d'altra parte avevamo esaminato nell'incontro con il Gruppo liberale e con il Gruppo repubblicano, la facciamo anche nostra. Se ci trovassimo di fronte ad un programma ad un'ipotesi di Giunta e che per questo programma e per questa Giunta fosse necessario il voto del Consigliere subentrante anche noi voteremmo immediatamente per l'immediata esecutività dell'ingresso di quel Consigliere.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carazzoni.



CARAZZONI Nino

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, forse questa nostra dichiarazione potrebbe essere ritenuta, da un certo punto di vista superflua perché, in larga misura ed esattamente, il nostro atteggiamento è stato già spiegato dall'intervento del collega Bastianini. Noi assumiamo spesso all'interno di quest'aula delle posizioni politiche, ma siamo mossi e sollecitati dalla costante preoccupazione di dare ad ogni nostro atto una motivazione che sia quanto più coerente uno possa attendersi. Perci vogliamo anche in questa circostanza chiarire che in sede di dibattito abbiamo manifestato delle riserve sulla possibilità di applicazione del quinto comma dell'art. 32 dello Statuto; ed abbiamo annunciato all'assemblea la nostra intenzione di interpellare in proposito il Commissario di Governo perché dia un'interpretazione legittima della norma statutaria. Abbiamo poi ribadito in sede di conferenza dei Presidenti dei Gruppi che non accoglievamo l'invito del Consigliere Viglione per un'approvazione unanime della deliberazione sull'immediata esecutività intanto in quanto, non avendo partecipato alla votazione della deliberazione, non vedevamo come fosse possibile, senza contraddizione votare poi per l'immediata esecutività della deliberazione stessa.
Non abbiamo nessuna difficoltà ad affermare che questa è la prima volta che viene negata una deliberazione di esecutività ad un qualsiasi provvedimento dell'assemblea. Non abbiamo nessuna difficoltà ad ammettere che non ci ha mosso, nell'assumere questa posizione, la sollecitazione a posizioni di ostilità preconcetta. Ci siamo unicamente richiamati al discorso che abbiamo cercato di rendere chiaro.
Non esiste in noi alcuna volontà di prevaricare sulle intenzioni e sui diritti del subentrante, non esiste in noi alcuna volontà o intenzione di prevaricare sui diritti stessi dell'assemblea, saremmo stati prontissimi ad accettare l'immediata esecutività dell'atto, se non fossimo partiti appunto da una premessa che si riserva in un secondo momento di verificare se l'atto è stato o meno legittimamente compiuto.
Ci sembra pertanto di poter concludere - e ringraziamo i colleghi che hanno esattamente riflesso questa nostra posizione - che crediamo che il nostro voto debba essere giudicato unicamente in questo spirito. C'è stata da parte nostra soltanto e come sempre la ricerca di coerenza negli atteggiamenti che andiamo ad assumere.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vetrino.



VETRINO Bianca

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, è noto che le nostre posizioni non sono mai pregiudiziali, tra l'altro, nella situazione attuale in cui non esiste nemmeno l'opposizione. In questo Consiglio non solo non esiste una maggioranza politica, ma non esistono nemmeno le condizioni per creare una maggioranza numerica. Questo fatto richiama una proposta che abbiamo fatto sin dall'inizio dell'apertura della crisi, la creazione di condizioni per un accordo istituzionale che garantisca al Consiglio di funzionare anche nell'ordinaria amministrazione e che consenta all'assemblea di agire e di creare le condizioni per dare al Piemonte un altro governo.
Per questo nella riunione si è cercato di trasformare questo voto politico in un voto tecnico. Ma visto che questo sforzo viene giudicato risibile mi convinco che esistono poche condizioni per una dialettica all'interno delle forze politiche.
A questo punto, signor Presidente, non ci sono nemmeno le condizioni per procedere in questo momento alla surrogazione.
Il dibattito è ormai concluso; abbiamo preso atto delle dimissioni del Consigliere Revelli, aspettiamo che pervengano le condizioni necessarie perché questo atto venga ritenuto valido, secondariamente andremo alla surrogazione e proseguiremo secondo l'iter normale.



PRESIDENTE

Bisogna votare il verbale della Giunta delle Elezioni.
La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente, affido alla sua sensibilità ed alla sua responsabilità di supremo magistrato dell'assemblea regionale di valutare l'opportunità della richiesta che le è pervenuta dal Presidente della Giunta delle Elezioni, nella misura in cui non mi pare emerga dal regolamento alcuna funzione che attenda alla Giunta delle Elezioni a verificare che esistono le condizioni affinché il cittadino Barisione possa subentrare, qualora si verifichino le condizioni, al collega Revelli.
Quindi la lettura del verbale è un atto improprio.
Non ho poi capito bene se su questo atto si vota o se il Consiglio ne prende atto.



PRESIDENTE

Si dovrebbe votare.



MARCHINI Sergio

Allora, io le chiedo formalmente che motivi a norma di Statuto, e di Regolamento, perché bisogna votare. Non mi risulta che, quando sono entrato in Consiglio regionale, qualcuno si sia preoccupato di portare qui il mio risultato elettorale. Votare significa fare una valutazione, dire un sì o dire un no su un documento. Ho l'impressione che si voglia forzare la mano e che sul nome del Barisione emerga un numero superiore a 30 e questo mi pare un argomento inaccettabile. La prego di verificare dopodiché mi atterrò a quanto lei suggerirà.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Signor Presidente, confermo l'interpretazione che ho dato sulla vicenda, respingo qualsiasi affermazione su un fantomatico interesse ad avere dei numeri su un nome e la invito a scegliere la strada più corta per definire quello che abbiamo definito e cioè: la presa d'atto delle dimissioni del Consigliere e compagno Revelli e la non esecutorietà.



PRESIDENTE

Stavo soltanto citando gli estremi del verbale: "Il Presidente Viglione riferisce che in relazione alle determinazioni adottate dal Consiglio regionale in data odierna in ordine alle dimissioni del Consigliere regionale Francesco Revelli occorre procedere, ai sensi dell'art. 16 della legge 17/2/1968, n. 108, alla surrogazione del Consigliere dimissionario. Ai sensi del citato articolo, il seggio che rimanga vacante per qualsiasi causa, anche se sopravvenuta, è attribuito al candidato che, nella stessa lista e circoscrizione, segue immediatamente l'ultimo eletto. La stessa norma si osserva anche nel caso di sostituzione del Consigliere proclamato a seguito dell'attribuzione fatta dall'Ufficio Centrale Regionale".
Vi do lettura degli artt. 16 e 17 della suddetta legge n. 108: Art. 16 - Surrogazioni "Il seggio che rimanga vacante per qualsiasi causa, anche se sopravvenuta è attribuito al candidato che, nella stessa lista e circoscrizione, segue immediatamente l'ultimo eletto.
La stessa norma si osserva anche nel caso di sostituzione del Consigliere proclamato a seguito dell'attribuzione fatta dall'Ufficio Centrale Regionale".
Art. 17 - Convalida degli eletti.
"Al Consiglio regionale è riservata la convalida dell'elezione dei propri componenti, secondo le norme del suo regolamento interno.
Nessuna elezione può essere convalidata prima che siano trascorsi 15 giorni dalla proclamazione.
In sede di convalida il Consiglio regionale deve esaminare d'ufficio la condizione degli eletti e, quando sussista qualcuna delle cause di ineleggibilità prevista dalla legge, deve annullare l'elezione provvedendo alla sostituzione con chi ne ha diritto.
La deliberazione deve essere, nel giorno successivo, depositata nella Segreteria del Consiglio per l'immediata pubblicazione nel Bollettino Ufficiale della Regione e per la notificazione, entro 5 giorni, a coloro la cui elezione sia stata annullata.
Il Consiglio regionale può annullare Giunta dell'elezione per vizi delle operazioni elettorali".
Ritengo che leggendo il verbale della Giunta delle elezioni faccio un atto dovuto.
Metto in votazione per alzata di mano, quanto ha fatto la Giunta delle Elezioni



MONTEFALCHESI Corrado

Chiedo la parola.



PRESIDENTE

Non posso più dare la parola perché siamo in sede di votazione.



MONTEFALCHESI Corrado

Annuncio che esco dall'aula perché non conosco quanto ha elaborato la Giunta delle Elezioni non facendone parte.
PRESEDENTE Su questo argomento ha già parlato il Presidente Viglione.
Pongo pertanto in votazione, per alzata di mano, la proposta formulata dalla Giunta delle Elezioni.
È approvata con il seguente esito: presenti e votanti 52 Consiglieri favorevoli 27 Consiglieri astenuti 25 Consiglieri La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

Chiedo di poter disporre subito del verbale della Giunta delle Elezioni che non è stato letto dal Presidente.
Per questo motivo non ho partecipato al voto.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Il punto quarto all'ordine del giorno reca: "Adempimenti di cui all'art. 32 dello Statuto per l'elezione del Presidente della Giunta e della Giunta regionale".
La parola al Consigliere Viglione.



VIGLIONE Aldo

Sarebbe opportuno definire l'ordine del giorno dei nostri lavori.



PRESIDENTE

La parola alla signora Vetrino.



VETRINO Bianca

Questo dibattito è importante e, visto che dovremmo riportare le posizioni delle forze politiche sulla crisi, non credo che gli interventi possano essere molto brevi ed improvvisati.
Penso che se l'assemblea decide di proseguire il dibattito è necessaria una breve interruzione e riprendere successivamente e vi possono essere anche altre soluzioni che sono quelle di rinviare ad altra data il dibattito come di solito facciamo per altre occasioni.
Mi rimetto alla volontà generale dell'assemblea.



PRESIDENTE

Credo che indifferentemente sia possibile continuare il dibattito o riprenderlo oggi pomeriggio.
Propongo di interrompere i lavori per un'ora e di proseguire oggi pomeriggio.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 14 riprende alle ore 15)


Argomento: Giunta, organizzazione e funzioni

Adempimenti di cui all'art. 32 dello Statuto per l'elezione del Presidente della Giunta e della Giunta regionale


PRESIDENTE

La seduta riprende.
Proseguiamo l'esame del punto quarto all'ordine del giorno che reca: "Adempimenti di cui all'art. 32 dello Statuto per l'elezione del Presidente della Giunta e della Giunta regionale".
Vi do lettura dei primi tre commi del citato art. 32: "Il Presidente e la Giunta sono eletti dal Consiglio nel suo seno con votazione per appello nominale.
L'elezione avviene a seguito di presentazione di un documento sottoscritto da almeno un terzo dei Consiglieri assegnati alla Regione, con il quale si propongono al Consiglio le linee politiche ed amministrative, il Presidente e l'intera lista degli Assessori.
Sulle linee politiche ed amministrative proposte si svolge un dibattito al termine del quale il Consiglio procede con votazioni successive all'elezione del Presidente e quindi della Giunta".
Non essendo pervenuta alcuna presentazione di liste e di programmi proseguiamo con le dichiarazioni da parte di ogni forza politica, secondo quanto concordato nella conferenza dei Presidenti.
La parola al Consigliere Viglione.



VIGLIONE Aldo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il Gruppo socialista ha ricercato il più largo confronto fra tutte le forze politiche e l'apporto di capacità, di creatività, di fantasia nei programmi.
Abbiamo parlato dei contenuti prima di registrare gli schieramenti.
Qualche passo innanzi è stato compiuto, quindi non tutto questo tempo è andato perduto.
Tutte le forze politiche, chi con maggiore rigore, chi con meno convinzione, hanno respinto l'ipotesi dello scioglimento del Consiglio e delle elezioni anticipate.
Riteniamo possibile, sia pure nella situazione difficile che si è creata, la formazione di un governo regionale.
Da giovedì ad oggi i confronti hanno maturato una serie di apporti altamente positivi che costituiscono le premesse e la base della seconda parte della legislatura.
Questo è da registrarsi con molta soddisfazione.
L'allargamento del consenso è stato tentato ed in parte è riuscito. Il discorso che vede un'ipotesi di riformazione di un governo regionale sulle vecchie alleanze, pur con tutta una serie di novità programmatiche e di contenuti, hanno una prospettiva immediata diversa e di più lunga durata.
Chi vi parla è stato anche l'autore di un tentativo d'allargamento del consenso, chi vi parla è pienamente cosciente della gravità della situazione in cui ci troviamo e della necessità imprescindibile di avere quanto più consenso sia possibile.
Non lasceremo nulla di intentato perché, al di là delle formule, tutti sono chiamati, ciascuno per la sua parte, a compiere il dovere all'interno del Consiglio regionale e all'esterne, nella comunità stessa.
Qual è l'ipotesi che formuliamo da oggi ai termine della legislatura? Più che il reclamo continuo di risorse finanziarie cerchiamo elementi stimolatori e moltiplicatori delle forze che sono presenti nella comunità piemontese andando incontro alla società, per smuoverla, per crearne le premesse perché vi sia quell'azione stimolante e moltiplicatrice. Noi proponiamo una politica che abbandoni lo stato assistenziale e lo sostituisca con vere iniziative produttive ed occupazionali.
Vogliamo che attraverso gli investimenti finanziari e dei valori umani si possa andare verso l'obiettivo della crescita del livello di vita che garantisca sia la comunità sia i singoli.
L'altro punto su cui insistiamo è quello del riequilibrio territoriale.
Gli ultimi momento di intervento in questa direzione ci hanno lasciato dei forti dubbi. Si può giustificare dicendo che l'area urbana ha maggiore progettualità, maggiore capacità realizzatrice, maggiori forze di pressione. Anche recentemente con il Fondo investimenti ed occupazione le aree del Piemonte che hanno subito per tanti decenni il degrado umano ed economico hanno visto scorsi investimenti.
Quanto alla questione morale non è sufficiente affermarla.
Coloro che solitamente parlano di virtù perché seguono una fede religiosa, devono sapere che la virtù più che essere proclamata deve essere praticata.
Anche la questione morale più che essere proclamata deve essere praticata. Sono fra quelli che tralasciano questa parola per cercare, come peccatore, di praticare nel limite del possibile la questione morale e la virtù. La questione morale sta in un'azione di governo che elimini gli interventi clientelari, sta nella giustizia praticata ogni giorno nell'azione politica, sta nella giusta ripartizione delle risorse alle zone deboli che devono essere investite attraverso criteri di intervento e non attraverso criteri meramente discrezionali di chi ha in mano il potere, sta nel rifiuto del potere in termine assoluto. Non sono tra quelli che propongono meccanismi nuovi per quanto riguarda gli appalti. Di leggi e di meccanismi per gli appalti il nostro Paese ne ha fin troppi.
Se fossero applicati tutti con rigore, non si farebbe mai più un'opera non si comporrebbe più nulla.
Con l'auspicio e con l'augurio che altre forze politiche possano camminare insieme con noi (termine molto usato in questa città e che ha dato dei risultati positivi), noi socialisti perseguiamo questa strada e diciamo con tutta umiltà che rifiutiamo qualsiasi forma di potere discrezionale del singolo e che vogliamo il dialogo aperto, l'allargamento della discussione e del confronto, la chiarezza degli obiettivi e la chiarezza delle destinazioni.
Questo è il carattere nuovo che dovrà contrassegnare il governo regionale che oggi ha un'alba con la speranza che il sole che sta alle spalle sia più radioso e preannunci una buona giornata.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vetrino.



VETRINO Bianca

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, vorrei semplicemente dire che se gli interessanti incontri che stiamo facendo dovessero avere la frequenza quindicinale, così come ci impone lo Statuto, chiederei che si stabilisca un altro ordine degli interventi, altrimenti il mio unico riferimento finisce per essere il Consigliere Viglione certamente riassuntivo di tutta l'assemblea, ma mi sembra giusto interloquire anche rispetto agli altri interventi.
Cercherò di dire alcune cose essenziali partendo dall'ultimo dibattito in Consiglio, dovendo tra l'altro registrare che per quanto ci riguarda non possiamo annunciare delle novità sostanziali o dei cambiamenti di posizione rispetto alla nostra collocazione nello svolgimento della crisi.
L'altra volta avevamo posto il problema delle Commissioni e del loro rapporto con l'assemblea consiliare.
Alcune Commissioni hanno autonomamente deciso di non riunirsi visto che stante la crisi non pareva avessero degli argomenti tali da discutere in questo momento.
Domani sono convocate le Commissioni I e II con argomenti all'ordine del giorno vitali per la comunità e rispetto ai quali i Gruppi dovranno esprimersi. Se esprimeranno dei pareri rispetto a quei problemi verrà svuotato il Consiglio della sua precipua funzione. Nell'altro dibattito annunciavamo che, dopo gli incontri con il PLI ed il PSDI. si era pervenuti ad un documento congiunto di una certa importanza contenente un accordo su alcuni punti.
In quella stessa riunione dicevo che era previsto un incontro con il PSI, con la DC e con il PCI. L'incontro con il PSI non è potuto avvenire per una serie di rinvii ed al quale avremmo voluto essere presenti con una delegazione perché a quell'incontro attribuivamo molta importanza.
Se dobbiamo valutare quello che è successo nel dibattito e negli accordi tra le forze politiche, confermato da quanto riferito oggi dal Consigliere Viglione, probabilmente l'attesa è stata opportuna.
Forse è stato più giusto esplorare prima la possibilità dell'alleanza tra PCI, PSI e PSDI per impedire eventualmente ad una forza politica di giocare contemporaneamente su diversi tavoli e poi affrontare un'altra via anche perché non avremmo voluto che l'incontro tra i partiti laici ed il Partito Socialista fosse potuto servire a qualche partito per alzare il prezzo.
Tra l'altro i tre partiti intermedi avevano fino a quel momento parlato unicamente degli aspetti istituzionali e non avevano voluto intraprendere il quadro politico e le questioni degli schieramenti e della programmazione.
Negli ultimi giorni abbiamo vissuto il dibattito politico centrato sulla questione: "Novelli sì", "Novelli no" come se fossimo a lascia o raddoppia.
Visto che abbiamo l'opportunità di parlare pubblicamente e di esprimere la nostra opinione devo dire che il PSI sta vivendo con arroganza la sfida del PCI e che quindi i due partiti devono trovare il modo di temperare le loro posizioni. Non si tratta della questione Novelli, ma di tutt'altra cosa.
Ieri sera ho assistito ad un dibattito affollatissimo indetto dal PCI nel corso del quale il giornalista moderatore ha detto: "Posso chiamare ancora Sindaco Novelli". Gli ha risposto il Segretario: "Lo puoi chiamare Sindaco perché Novelli sarà ancora il Sindaco".
Fatta salva la libertà di battute in una riunione di famiglia del PCI devo dire che il Sindaco Novelli sarà Sindaco se avrà un Consiglio comunale che lo confermerà nella sua carica. Per ora Sindaco non lo è più. Il problema è nella necessità di ridare credibilità alle istituzioni.
Fin quando non ci sarà un'altra soluzione, porteremo avanti la nostra proposta.
Sarà molto difficile trovare una soluzione diversa, immediata, reale e concreta, soprattutto in questo clima nel quale l'onda delle elezioni ha preso il sopravvento e condizionerà tutti i nostri atteggiamenti.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PICCO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

E' necessario tenere conto delle novità che sono maturate a livello politico ed anche a livello sociale con la messa in discussione di altri 6.000 posti di lavoro alla Montefibre ed alla Michelin e la scadenza vicina degli accordi Fiat.
Queste situazioni richiedono la piena funzionalità della Regione e la ricostruzione dell'esecutivo in tempi urgenti.
Il Capogruppo socialista Viglione ci ha parlato di un sole che, a suo avviso, sta nascendo, ma non ha fatto parola su quale sia lo schieramento sul quale dovrebbe splendere questo sole. Non è più tempo di incertezze o di tergiversazioni: è necessario avere chiarezza politica per pervenire a soluzioni rapide ed omogenee, quindi chi ha i numeri operi e i numeri per mettere tutti di fronte alle proprie responsabilità ci sono anche nella sola area comunista.
Farò alcune considerazioni su alcune novità maturate in questi giorni compresa la questione Novelli.
Non è accettabile la messa in discussione della candidatura di Novelli quale Sindaco di Torino da parte del PSI; è questa una posizione che non tiene conto dei fatti concreti e visibili che si toccano con mano girando per la città: Novelli è un punto di riferimento reale per la società degli onesti.
Non prendere atto di questo e andare a soluzioni diverse provocherebbe un'ulteriore separazione tra i partiti, le istituzioni e la società.
Questa ipotesi troverebbe la nostra più netta opposizione. Sullo stato della trattativa tra PCI, PSI e PSDI la stampa di oggi ci anticipa alcuni punti programmatici e questo ci aveva indotto a credere che oggi sarebbero state ufficializzate delle decisioni anche in rapporto allo schieramento dalle dichiarazioni di Viglione sembra invece che tali decisioni sono ancora in alto mare.
Tuttavia ci auguriamo che i punti programmatici, di cui parlano gli organi di stampa, vengano esplicitati per far sì che ci sia un dibattito trasparente e non sequestrato nelle Segreterie dei partiti, per misurare ciò che unisce e ciò che divide le forze politiche sui contenuti concreti.
Ci sono contenuti che attengono alla questione morale e contenuti che attengono al rinnovamento programmatico a cui noi attribuiamo grande importanza come strumento di promozione, della partecipazione organizzata della società e come strumento di promozione e di controllo sociale.
Noi abbiamo già ufficializzato da tempo le nostre proposte con un nostro documento, nel quale vengono fatte proposte in grado di affrontare la questione morale ed il rinnovamento programmatico per recuperare quei contenuti di trasformazione sui quali si è registrato in questi anni un arretramento reale che è la causa prima della perdita del rapporto con la società.
Su tali questioni un ruolo decisivo debbono svolgerlo le forze sociali e le organizzazioni sindacali, i movimenti.
Noi ribadiamo la nostra scelta per una Giunta di sinistra che sia profondamente cambiata nei metodi di governo e nei contenuti programmatici.
Siamo disponibili a dare il nostro contributo, ma è evidente che il nostro contributo è legato all'avvio di un confronto unitario di pari dignità fra tutte le componenti della sinistra senza discriminazioni di sorta.
Diamo atto al PCI del rapporto corretto tenuto nei nostri confronti ed affermiamo che se il nostro voto interessa politicamente e numericamente siamo disponibili al confronto purché cada l'atteggiamento negativo e discriminatorio assunto nei nostri confronti dal PSDI e dal PSI.
Siamo anche disponibili ad assumere responsabilità all'interno dell'esecutivo. Se invece la discriminazione nei nostri confronti perdurerà, non possiamo che riaffermare quanto già espresso giovedì scorso e cioè nessuno si faccia illusioni sul nostro atteggiamento perché il nostro voto non sarà affatto scontato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carazzoni.



CARAZZONI Nino

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, nel terzo capitolo di questo romanzo a puntate, a cui crediamo si possa paragonare lo svolgimento della crisi, non staremo a ripetere con monotonia le cose già dette nelle precedenti sedute se non per richiamare la nostra posizione di fondo favorevole allo scioglimento del Consiglio regionale ed alle elezioni anticipate; tesi questa che, per la verità, si continua da parte di tutti ad osteggiare ma che ci sembra vada acquistando sempre maggiore spazio: più il tempo scorre più si verificano avvenimenti che dimostrano che ormai il logoramento delle istituzioni e della situazione è giunto ad un punto di quasi non ritorno.
Abbiamo detto che non vogliamo ripetere le cose già affermate, vogliamo piuttosto commentare brevemente i due fatti nuovi che si sono verificati in questi ultimi giorni. Anzitutto, la crisi pare avviata a soluzione per l'ormai ufficializzata intenzione, avallata in sede nazionale da Bettino Craxi ed illustrata qui dal Capogruppo socialista con toni predicatori (Dio mio, quanto non ci piacciono e quanto non ci convincono i socialisti che adottano un tono dimesso e falsamente modesto), del PCI, del PSI e del PSDI di ritornare ad un governo di sinistra. Ferme restando le nostre riserve morali, prima ancora che politiche, sulla meccanica riedizione di questa formula che giudichiamo screditata, ci limitiamo a prenderne atto, in attesa che alle dichiarazioni di intenti seguano atti concreti sui quali quando e se il tempo verrà, non mancheremo di pronunciarci.
Crediamo intanto di dover rilevare che quanto congiuntamente comunicato dal PCI, dal PSI e dal PSDI segna il tramonto (al di là di certi protagonismi abituali in quest'aula) delle speranze del polo laico ed affossa anche l'illusione della D.C. di tornare ad essere in qualche modo protagonista sulla scena regionale.
Personalmente, non è che avessimo mai fatto credito più di tanto all'iniziativa dei laici minori e della D.C., convinti come siamo e come eravamo dell'impossibilità di rompere l'alleanza di poteri e di interessi stabilita nel 1980 e di ricacciare i comunisti all'opposizione. Adesso la realtà sembra venire confermata...



ALASIA Giovanni

E' difficile oggi dare l'olio di ricino.



CARAZZONI Nino

Anche perché l'olio di ricino è stato superato dalle raffiche di mitra.



ALASIA Giovanni

Ci sono state raffiche di mitra.
Tu non c'eri quando c'erano quelle raffiche di mitra, eri un bambino.



CARAZZONI Nino

Certo, e quindi non vedo cosa c'è da imputarmi.



ALASIA Giovanni

A te niente, ma alla tua parte politica.



CARAZZONI Nino

La mia è una parte politica che è comparsa sulla scena nel 1946.
Questa è la realtà che sembra venire confermata dalle anticipazioni che abbiamo sentito fare. Noi non ne siamo certamente soddisfatti, ma dalla constatazione ci sembra possibile ricavare l'auspicio che, meditando su quanto è avvenuto, i partiti di minoranza, o i partiti che sono prossimi a ridiventare minoranza, si attrezzino in modo diverso per la battaglia di opposizione contro chi si è aggrappato al potere e che deve essere condotta, unitariamente, coralmente, senza perdersi dietro il paravento di discriminazioni assurde e di artificiosi quanto inconcepibili "distinguo".
Se non si andrà a nuove elezioni, come noi ancora chiediamo, e se un'altra Giunta rossa prenderà il posto della precedente, la formula a nostro avviso è destinata a sopravvivere sia pure stancamente fino al 1985.
Di questo bisogna rendersene conto con lucida coscienza e prepararsi all'appuntamento elettorale senza regalare alla maggioranza il vantaggio di un'opposizione che si presenta divisa, incerta, non concorde sulle linee da seguire. E' questa un'esigenza sulla quale ci permettiamo di chiamare a riflessione tutte le forze politiche di minoranza e che ci pare debba essere sottolineata con rigore, particolarmente in questa fase della crisi.
L'altro fatto nuovo è rappresentato dall'affermata necessità di un radicale rinnovamento dei vertici del Comune di Torino e della Regione ritenuti obiettivamente compromessi da quanto è accaduto. Abbiamo sempre sostenuto che le responsabilità maturate in queste scandalose vicende non fossero da attribuire solo a colpe di singoli ma alla collegialità dell'esecutivo. Questa nostra tesi è stata vivacemente contestata; ma oggi almeno da parte socialista, si finisce con il riconoscerne la validità perché altrimenti non avrebbe alcuna spiegazione il veto che si pone alle persone di Novelli e di Enrietti. E' proprio questa pregiudiziale del Partito Socialista nei riguardi del Sindaco di Torino, nonch l'interdipendenza che ormai si è stabilita fra la crisi comunale e quella regionale, che ci porta a commentare che la soluzione, nonostante le apparenze contrarie, sia ancora lontana dall'essere trovata. A questo punto non si possono prendere vie di mezzo: o è il PSI che si rimangia le sue preclusioni a Novelli, sbloccando in tal modo la situazione in Comune ed in Regione, oppure è il PCI che rinnega il suo Sindaco pur di ottenere, non tanto a livello comunale quanto a quello regionale, la ricostituzione di un governo di sinistra.
Non facciamo previsioni. Ci limitiamo a dire che vedremo quale dei due partiti perderà la faccia. Per intanto, in questo groviglio di condizionamenti reciproci, in questa situazione ancora confusa, in questo fallimento di tante ipotesi, crediamo stia acquistando una sempre maggiore validità la strada indicata dal MSI-DN per lo scioglimento del Consiglio regionale e per un anticipato ricorso alle urne.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mignone.



MIGNONE Andrea

Signor Presidente, colleghi, la scadenza statutaria della riunione consiliare non deve farci considerare la presente assemblea una ritualità ma deve essere un'occasione per un aggiornamento sulle possibili soluzioni alla crisi regionale.
Riteniamo che queste convocazioni siano importanti in quanto consentono di far tornare entro le istituzioni un dibattito e delle decisioni che troppo spesso, purtroppo, si sviluppano in altre sedi ed in altre città. Ci pare invece, in questo modo, di contribuire a ridare dignità alle istituzioni stesse, troppo sovente piegate alle volontà dei partiti o di loro frange interne e, soprattutto, a ridare dignità a noi stessi ed al nostro lavoro politico, al nostro essere Consiglieri regionali. Troppo spesso noi Consiglieri diventiamo i registratori di volontà altrove concretizzate e formulate. Dobbiamo recuperare, tutti assieme, una nostra autonoma ed autorevole funzione e capacità decisionale perché sovente il tran-tran imposto dalle Segreterie non giova a darci istituzioni forti capaci di decidere, autonome da tentazioni neocorporative.
Anche noi poniamo la centralità del problema istituzionale e della sua soluzione, tale da prefigurare meccanismi di verifica e controllo capaci e rapidi. Di qui, la nostra preoccupazione prioritaria per la salvaguarda delle istituzioni, priorità che ponemmo subito dopo la crisi; la necessità di un'ampia intesa sulle regole del gioco cui dovrebbero attenersi le forze politiche. In questo intervallo di tempo si vanno puntualizzando tra le varie forze politiche i contenuti programmatici e strategici su cui fondare le convergenze politiche, privilegiando i contenuti agli schieramenti.
Incontri vi sono stati tra i partiti laici, tra questi ed il Partito Socialista, tra questi e la D.C. e tra i partiti della maggioranza di sinistra. I temi operativi e di contenuto sono stati e sono il filone comune a tutti questi incontri, lasciando in pregiudicato l'assetto politico. Abbiamo registrato in ciascuno di questi incontri convergenze significative, ma anche elementi di dissenso. Così come non nascondiamo aspetti di autocritica - e di critica - rispetto all'operato di questi ultimi anni, alle carenze operative e programmatiche registrate, ma soprattutto cercando di agire per il loro superamento, per evitare di incappare negli errori in cui siamo caduti tutti, come Giunta e come Consiglio. Non abbiamo dimenticato le proposte già esistenti sul piano istituzionale per la modifica dello Statuto, per l'aggiornamento del modo di operare della Commissione Nomine, e così via. Il nostro Gruppo si è quindi orientato su due direzioni particolari, partendo comunque da considerazioni generali che attengono al problema della questione morale alle modifiche istituzionali, agli orientamenti programmatori, ai contenuti operativi di un programma realistico e concreto.
La prima direzione riguarda un rapporto privilegiato tra i partiti di area laica e socialista, al line, di costituire un polo di valenza politica e programmatica in grado di confrontarsi in modo adeguato con le due maggiori forze politiche presenti in Consiglio. Con questi Gruppi abbiamo in particolare confrontato gli aspetti istituzionali, al fine di individuare proposte politiche ed accorgimenti istituzionali atti a garantire la trasparenza della Regione e dei suoi atti, un rapporto più equilibrato tra Consiglio e Giunta, una diversa strutturazione dell'esecutivo, del suo modo di essere e di agire, una più accentuata valorizzazione della professionalità nella burocrazia regionale.
Su questo aspetto in particolare insistiamo per un lavoro collegiale dell'esecutivo; per la precisazione della struttura delle Segreterie particolari (che devono essere rivolte esclusivamente verso l'esterno) prevedendo una sorta di gabinetto dipartimentale che si faccia carico del coordinamento interno funzionale; per la verifica puntuale delle consulenze esterne esistenti, al fine di fissare criteri oggettivi anche per le future. Così come anche sul terreno delle nomine e dei controlli, fissando accorgimenti opportuni per migliorare l'attività dei CO.RE.CO, e la professionalità nella composizione degli stessi. Credo che l'incontro dei Gruppi laici-socialisti sia un utile terreno di confronto e che possa costituire una prima base per ulteriori valutazioni programmatiche convergenti. Del resto, è noto che già dal 1980 i più accaniti, e seppur talora inascoltati, sostenitori di tale formula fummo noi: formula che allora sembrava sì interessante ma non politicamente praticabile e che oggi invece anche altri vedono con interesse.
La seconda direzione su cui si muove il nostro Gruppo è la volontà di proseguire nelle esplorazioni in atto per l'eventuale riconferma di una maggioranza di sinistra, che non è né un fatto scontato né una questione di ripetizione o prosecuzione senza cambiamenti della collaborazione realizzata in questi anni. Infatti, con i partiti della sinistra stiamo proseguendo l'esame, approfondito e meditato, di ipotesi programmatiche: in particolare, per ciò che attiene al rilancio di una rigorosa programmazione (senza la quale non si esce dall'episodico o da Assessorati onnipotenti su base provinciale e a compartimenti stagni); all'avvio definitivo delle deleghe amministrative; al recupero di una diversa politica industriale per quanto di nostra competenza; alla diffusione territoriale dell'intervento per un riequilibrio, non solo scritto ma anche nei fatti.
Anche le politiche sociali non vanno escluse né vanno abbandonate.
In realtà fino ad oggi - e mi riferisco anche agli interventi di oggi pomeriggio - abbiamo avuto troppo stato assistenziale e poco stato sociale.
Non sarebbe male un impegno più profondo della Regione in quest'ultima direzione. Credo che più di tanto non possa essere il significato attribuibile agli incontri avvenuti in questi giorni.
Nei prossimi saranno approfonditi i temi verso un'auspicabile soluzione politica. Ci preoccupa che su queste valutazioni comincino ad innestarsi problemi legati ai risultati d i elezioni amministrative e addirittura legati alla possibile consultazione elettorale generale anticipata, su cui è noto che il nostro partito non è d'accordo.
Certo è che il Piemonte non può permettersi più a lungo di non avere un esecutivo, un interlocutore valido e politicamente autorevole: è anche per questo che non siamo disposti a personalizzare il conflitto politico, come pare stia avvenendo, perché questa ci pare una strada senza sbocchi positivi di uscita. E' altrettanto certo che, in ogni caso, anche un'eventuale maggioranza di sinistra non sarà possibile senza un profondo rinnovamento nei modi e nei metodi di lavoro, negli obiettivi da perseguire, nonché in un auspicabile allargamento della sua base politica e sociale. In ogni caso, sarà importante la celerità con la quale sapremo dare una soluzione alla crisi nella Regione Piemonte perché ogni giorno che passa aumenta il distacco della società civile, già di per sé in tensione e frantumata. Una società che non capisce sicuramente, ad esempio, le bizantinerie di questa mattina.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BENZI



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bastianini.



BASTIANINI Attilio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, abbiamo abbastanza esperienza per sapere che quanto dovrà accadere, se dovrà accadere, non sarà influenzato dalle parole dette in questo umiliante dibattito (per l'attenzione che le forze della costituenda maggioranza danno al dibattito).
La crisi è difficile perché sono gravi, difficili ed inusuali i motivi che l'hanno generata e perché si intreccia ad una situazione di preesistente stanchezza nei rapporti tra le forze politiche della maggioranza in Piemonte, stanchezza che si faceva notare per le ricorrenti verifiche richieste al fine di far avanzare, sia pure di qualche passo lento, il programma.
E' una crisi difficile perché si intrecciano tanti altri fatti: gli incontri tra Craxi e Berlinguer, i problemi dei rapporti tra forze politiche e Magistratura, il nodo delle elezioni, gli equilibri romani, la necessità di non dare spazio negli Enti locali a soluzioni che possano in qualche modo pregiudicare i rapporti tra le forze politiche a livello nazionale. Con serenità valutiamo questi fatti, non ne siamo certo entusiasti e li registriamo in modo notarile.
Per questo non ci facciamo commuovere da chi volesse oggi o in altra sede farci vibrare per il rumore nuovo delle soluzioni politiche, delle indicazioni di governo che dovessero venire.
Mi è più facile questo intervento dopo questa premessa, che ho voluto fare per rispetto intanto a me stesso, se parto dal fondo, cioè se anticipo con assoluta tranquillità che io personalmente ed il mio Gruppo non considereremo, o meglio non considereremmo una tragedia se da questa crisi si dovesse uscire ancora con una soluzione a sinistra. La strada dell'opposizione la conosciamo da più di 13 anni nelle istituzioni piemontesi; non facciamo né come singoli né come Gruppo, dell'accesso alla maggioranza o all'esecutivo un obiettivo determinante delle valutazioni politiche che formuliamo. Scorciatoie per raggiungere questo risultato come singoli e come partito, ce ne sono state offerte molte, ma, come ho avuto occasione di dire una volta, le forze politiche entrano dalla porta principale e non dalla porta di servizio. Almeno questa è l'abitudine dei liberali.
Fatta questa premessa ed alla luce di questa considerazione e delle valutazioni sull'irrilevanza del dibattito che si svolge in quest'aula rispetto all'esito della crisi, mi posso esimere dallo sviluppare alcuni temi polemici che richiamerò solo per non smentire un carattere non facile.
Al di là delle volontà espresse a Roma e riportate sia pure in modo sempre univoco nelle forme, nei toni e nella sostanza in sede, ci pare che le difficoltà per riformare una Giunta a sinistra non consistono tanto nel mettersi d'accordo su un programma, ma nello sciogliere alcuni nodi, anche di carattere personale, che ci fanno pensare come il problema dei contenuti dell'azione di governo sia l'ultima preoccupazione delle forze politiche tutte tese a ricreare un'immagine o a salvare la propria o ad avere, in vista delle verifiche elettorali, una posizione migliore o comunque meno compromessa.
Alle prime avvisaglie della crisi giudiziaria avevamo chiesto le dimissioni degli Assessori e c'è stato risposto in modo assai rigido che queste non sarebbero avvenute, poi sono dovute avvenire, abbiamo chiesto le dimissioni dell'esecutivo e in questa sede, la vigilia del sabato che cambiò il Piemonte, c'era stato detto che questo era opportuno e necessario e sono venute le dimissioni della Giunta.
Abbiamo individuato una responsabilità politica, collegiale ed oggettiva delle formule e degli uomini che governavano questa Regione e ci venne risposto sprezzantemente che queste erano strumentalizzazioni, erano forzature dell'opposizione; abbiamo letto che Minucci nel Comitato Centrale del PCI ha rilevato ritardi nel formalizzare un disimpegno delle forze di maggioranza su questo tema; abbiamo sentito Fassino sviluppare una critica che era ben più severa della nostra perché non riguardava soltanto il contingente del comportamento dell'esecutivo di uomini e di un partito, ma addirittura investiva il modo attraverso il quale questo partito intendeva partecipare alla gestione del potere; abbiamo sentito Craxi porre sul tappeto una responsabilità dei vertici degli esecutivi fino a chiedere l'azzeramento della situazione ed il cambiamento dei vertici come condizione posta con sufficiente forza e chiarezza per riprendere il cammino delle Giunte a sinistra.
Queste opposizioni potranno anche essere fastidiose perché quando sono pazienti sono grosse e a volte quando sono piccole sono caratterialmente intemperanti. Ma non sempre sono faziose, a volte hanno il pregio ed il difetto di anticipare valutazioni e giudizi su cui voi stessi a cose fatte a ragion veduta, a situazioni immaturate, convenite.
Che cosa interessa ai liberali in questo momento? Riproporre all'opinione pubblica piemontese l'opportunità per noi di un governo diverso, di un governo di transizione, di un governo che recuperi una possibilità di rapporto più disteso tra le forze politiche, di un governo che non umili nessuno.
Interessa di non essere disponibili per il pettegolezzo su questa vicenda, di non accettare i messati più o meno in codice cifrato che dalle forze politiche della maggioranza vengono a noi mezz'ora dopo essere usciti dalle sedi degli incontri.
Non accettiamo neppure una praticabilità subalterna di queste strade come mezzo per poter poi trattare meglio quando si discute a sinistra delle condizioni di partecipazione alle maggioranze. Non vi illudiate amici laici, socialisti e socialdemocratici, non ci stiamo, non siamo disposti a consentirvi di trattare meglio con i comunisti quello che vi interessa.
Noi siamo pronti a fare la nostra parte in una politica chiara realistica, attendendo con pazienza infinita al di là del carattere che facciate quanto ci avete detto quest'oggi.
Mignone ha parlato di esplorazioni in atto. C'è rispetto da parte nostra, ma c'è anche un giudizio politico negativo.
C'è una posizione di opposizione corretta rispetto al passato.
Esplorate, verificate le eventualità, andate a fondo perché tante cose non dipendono neppure da voi, dipendono dal fatto che si decida di votare a giugno, o ad ottobre.
Correggo le bozze di un volume dove si raccolgono prevalentemente gli interventi che ho fatto in quest'aula e così ho avuto l'occasione, mentre spostavo una virgola, mettevo un accento, toglievo un aggettivo, di ripercorrere la strada che hanno fatto i liberali in questi 30 mesi di Regione e vi assicuro che siamo convinti di aver operato bene.
Nel dicembre del 1980, quando si è discusso del programma, mi ricordo che avevo chiesto a nome del Gruppo a questo esecutivo di creare le condizioni per assicurare al Piemonte un'esperienza esemplare e in testa a questa esperienza esemplare vi era proprio la garanzia di correttezza di comportamenti.
Ho scorso anche l'elenco delle interrogazioni presentate, gli argomenti che, forse in modo discutibile, abbiamo portato all'attenzione del Consiglio e della comunità piemontese perché questa esperienza esemplare potesse aver seguito.
Siamo giunti infine alle situazioni di pre-crisi a cui abbiamo sempre dato un giudizio di valenza politica, rilevando, a nostro avviso, che si erano manifestati dei cambiamenti che rendevano non più praticabili nei termini con i quali erano state proposte le maggioranze di sinistra lavorando con pazienza per un raccordo diverso tra i partiti laici su cui costruire un'alternanza.
E siamo alla crisi di questi mesi. Voglio ricordare tre fatti: 1) quando si parla in modo concitato in aula o nei corridoi e si rinfaccia anche ai liberali una scelta grave, non una parola di strumentalizzazione è venuta non solo dalla nostra parte politica, ma da tutte le forze politiche dell'opposizione su quanto stava capitando. Come si diceva nell'antichità: "Nulla di ciò che è umano considero estraneo a me stesso". La crisi che investe il Piemonte non è solo la crisi di alcune persone, o di alcune forze politiche, ma è una crisi grave delle condizioni attraverso le quali si fa politica. E pur potendo noi dissotterrare l'ascia di guerra e pure avendo sollecitazioni perché si dissotterrasse l'ascia di guerra, non l'abbiamo fatto perché abbiamo ritenuto che, al di là del vantaggio marginale di qualche manciata di voti in più, fosse più importante mantenere, conservare e ricostruire un rapporto tra le forze politiche senza le quali non è possibile governare e non c'è democrazia.
2) Un rispetto assoluto e totale dei singoli. Non abbiamo chiesto dimissioni né abbiamo criticato quando queste sono state date. Abbiamo ritenuto che di fronte a questi fatti, chi fa politica sia un cittadino come tutti gli altri e quindi abbia nella propria responsabilità da assumere le decisioni che ritiene più opportune.
3) Abbiamo rispettato e rispettiamo gli sforzi che si fanno per dare un governo al Piemonte anche quando queste soluzioni ci escludono. Abbiamo soltanto indicato i margini della nostra forza politica all'interno di questo dibattito. E quest'ultimo nodo del nostro comportamento trova una sua forza anche nel richiamo che abbiamo fatto alla necessità di recuperare in primo luogo la dignità del funzionamento delle istituzioni, che si svolge attraverso il rispetto rigido e rigoroso, anche se a volte spiacevole e forse anche irrazionale, delle norme che ci siamo dati per stabilire i rapporti interni a questo consesso.
Per questo, con questi fini e solo per questi, noi riteniamo, malgrado la gravità della decisione assunta, di aver fatto bene anche per la specificazione politica che abbiamo dato, cioè la disponibilità a rientrare da questo termine ove vi fossero le condizioni per una maggioranza.
Non siamo convinti che quello che noi riteniamo sia il bene in assoluto: chiediamo alle altre forze politiche, di credere alla nostra buona fede.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Di questa crisi parliamo con crescenti toni preoccupanti. I tempi si allungano e le soluzioni tardano ad arrivare a causa della mutevolezza degli scenari e della grande incertezza delle prospettive: una serie di nodi non sono facilmente scioglibili, ma questo dipende anche dal fatto che non tutti sono disponibili a trarre la lezione che dovrebbe derivare. In questo momento dovrebbe prevalere l'interesse alla ripresa del rapporto tra i partiti, le istituzioni e i cittadini.
Ci siamo sforzati di dirlo ed anche di farlo con un comportamento che fin dai giorni susseguenti alla crisi ha cercato di porre in evidenza alcune esigenze in maniera che può essere apparsa a taluni monomaniaca insistita, persistente ed anche eccessiva.
Ci vuole chiarezza politica come condizione per riuscire in tempi brevi a dare un governo alla Regione, lavorando sul programma e definendo una struttura dell'esecutivo in grado di affrontare i problemi con uomini convinti, convincenti e credibili.
Abbiamo cominciato a lavorare sulle questioni istituzionali sulla questione morale, a scavare, e concependo non degli slogan e delle formule ma delle proposte serie.
I confronti che abbiamo avviato e sviluppato sono stati all'insegna di una grande disponibilità a recepire tutte quelle proposte che andassero nella stessa direzione e che cambiassero le nostre, ma che riuscissero a dimostrare che si sta lavorando, che non si sta in stanze che nessuno conosce, in sedi che nessuno può percepire o di cui nessuno può cogliere il significato.
Vorremmo portare avanti questo lavoro anche in Consiglio regionale.
La massima chiarezza politica vale per noi e vale per chiunque si ponga in alternativa alla Giunta di sinistra per formare una maggioranza.
Ma questa chiarezza non emerge e i motivi sono anche oggettivi. I livelli nazionali, i livelli locali, i rimbalzi di responsabilità.
Ma se a questi problemi non ci mettiamo dentro l'elemento decisivo, la capacità di evidenziare l'interesse maggiore ossia la riproposizione all'opinione pubblica e ai cittadini, di un programma, se questo non facciamo, ogni riunione è una pena. Non vorrei però che proprio perché è una pena si stesse zitti o ci si presentasse in pochi o si mandasse deserta la riunione. Ogni scadenza la intendiamo per quello che è, lo spirito della norma statutaria, la necessità quindi di fare qualche passo in più nella direzione della formazione delle Giunte di sinistra. Attendo, ma non sento purtroppo altri che abbiano la stessa determinazione e la stessa volontà o che abbiano alle spalle lo stesso lavoro che abbiamo compiuto noi.
Abbiamo il massimo rispetto per le difficoltà dei partiti.
Dobbiamo tutti capire che questo è un punto decisivo e che la strada la si deve imboccare con coraggio.
Nel documento predisposto ieri è stato convenuto un principio importante e bisogna dare atto soprattutto ai partiti piccoli, come il Partito Socialdemocratico, l'incompatibilità tra cariche di segreteria e di partito e ruoli di dirigenza negli enti.
Eppure questo scatto, questo atto di coraggio, questa comprensione sono stati compiuti. Alla serietà del lavoro deve corrispondere altrettanta chiarezza e decisione.
Noi comunisti rilanciamo il tema della chiarezza. Nel mondo politico si criminalizzano gli aggettivi, per cui se uno è nervoso non è un bravo politico; io dico che uno è nervoso quando è giusto; il problema è quando è calmo ed invece dovrebbe essere almeno preoccupato.
Il costituzionalista Amato, a cui forse la cultura del progresso gli aveva dipinto i comunisti come nemici, ha rilevato con piacevole sorpresa come invece avessero portato nella cultura del progresso un impianto che risponde ai criteri della dialettica nelle istituzioni. Da questi elementi di novità dobbiamo trarre le conseguenze e coagularli in soluzioni.
C'è il nodo sulla questione Novelli. È una pregiudiziale che deve cadere che, tra l'altro, non è neanche posta correttamente. Se parliamo di responsabilità politica dei vertici dobbiamo anche parlare di credibilità e di rapporto con la gente, ma allora quale condizione migliore può esserci per una città che non la figura di questo nostro compagno che ha saputo con il suo lavoro stabilire un giusto rapporto con la popolazione? Ci sono poi altri nodi sul programma, sulla questione dell' occupazione, sullo sviluppo, sulla questione morale. Ci sono problemi strutturali della Giunta.
Certo la Giunta deve concepirsi tenendo conto delle esigenze dei partiti e soprattutto tenendo conto dell'operatività e dell'efficienza a cui si collegano le esigenze dei partiti. Noi riteniamo che si debba fare di tutto per non andare al confronto elettorale, per mille ragioni e la chiarezza politica deve essere comune a tutti: non ci devono essere atteggiamenti che dichiarano una cosa e nei fatti si rivela un'altra.
Bastianini si richiamava alla buona fede. Cosa volete? Le assemblee grandi o piccole che siano hanno sempre il presupposto del rapporto.
Non credo si debba abbandonare questo criterio.
Vorrei che sempre ed in ogni modo, oggi più che mai, si facesse uno sforzo perché alla richiesta di buona fede ci fosse un esame coerente di tutte le posizioni e la capacità di capire che se facciamo lo scatto ne usciamo tutti cambiati.
Non è avendo sostenuto delle cose o rivendicando in maniera critica certe posizioni che si possono fare grandi passi in avanti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Paganelli.



PAGANELLI Ettore

Signor Presidente, colleghi, ci si era prefissi di volta in volta che il Consiglio regionale veniva convocato, di fare il punto della situazione.
Anche questa volta il rito si è compiuto. Il collega Mignone ha cercato di fare una difesa del rito dicendo che pure era utile ed opportuno.
Se fossi in una giuria non mi sentirei di assolvere la difesa del rito.
Bontempi addirittura ha fatto riferimento alla pena.
Il rito si compie, la situazione era stata valutata giovedì, per noi lo aveva fatto il collega Brizio e mi pare che grandi novità da giovedì ad oggi non siano emerse.
In questo dibattito, tra gli stop and go che dall'economia sono stati trasferiti alla politica, mi era parso di cogliere uno sforzo iniziale per superare una situazione di imbarazzo che era emersa a seguito delle dichiarazioni del collega Viglione nella sua qualità di Capogruppo del Partito Socialista, quelle dichiarazioni che andranno famose quando si scriverà la storia di questa crisi: "tutto viene messo in discussione" e "esigenza di esplorare nuove strade".
Se questo è stato l'obiettivo del rito di oggi, non credo che nonostante gli iniziali sforzi viglionei, lo si sia raggiunto. E con il realismo e l'onestà che lo contraddistingue, Bontempi l'ha chiaramente riconosciuto.
A caute dichiarazioni di ripetere l'esperienza passata (voglio precisare che nessuno di noi è per la riedizione di una Giunta di sinistra) si sono sovrapposte dichiarazioni confuse tra politica e generiche indicazioni programmatiche anche in contrasto tra di loro. Mi pare di aver letto che uno dei punti fondamentali che il Gruppo comunista porta avanti è proprio quello delle opere pubbliche.
E dalle parole di Viglione ho sentito un riferimento a norme che ci sono e che dovrebbero essere guardate in altro senso se si vuole procedere rapidamente e non fermarsi alla prima stazione.
Queste dichiarazioni dimostrano come si sia assai lontani dall'obiettivo che allo stato degli atti il PCI persegue, la riedizione della Giunta di sinistra. Con altrettanta chiarezza - se ho compreso l'intervento del collega Bontempi - non vi è stata dai due possibili partners, il Partito Socialista ed il Partita Socialdemocratico.
Il Partito Socialdemocratico ed il Partito Comunista ci hanno ricordato oggi le molte proposte che dovrebbero attenere alla questione morale, alla trasparenza su cui chiedono il confronto con le altre forze politiche.
Riteniamo che sia lodevole lo sforzo dei partiti e soprattutto del PCI che ha fatto di questo argomento il motivo pregiudiziale della loro battaglia e diciamo che nel ruolo che avremo a seguito della formazione della nuova Giunta nelle sedi istituzionali, daremo tutto l'impegno necessario per far fare passi avanti su questa materia.
Cambiare il mondo, cambiare tutto dall'oggi al domani non sarà facile ci vorranno degli anni per fare dei mutamenti seri. Sulla questione morale però occorre ristabilire la verità.
Questo è il punto fondamentale del mio intervento di oggi.
Tutta la nostra azione di questi due anni e mezzo è stata in questa direzione. Spesso abbiamo trovato o il muro o il silenzio.
Dire a me ed a Brizio forse, per dirlo a tutta la D.C. come ha fatto il quotidiano del PCI il 16 aprile: "Per noi il problema della questione morale forse non esiste davvero" è contro i fatti e quindi contro la verità.
Se avremo tempo, se avremo i mezzi faremo anche noi qualcosa come ha fatto il collega Bastianini; quando pubblicheremo i nostri interventi, le nostre interpellanze, le nostre interrogazioni, le nostre mozioni di questi due anni e mezzo, si vedrà come, dall'inizio del 1980 ad oggi, la nostra azione sia stata un'azione di richiamo, un continuo segnale di allarme.
Chi doveva sentire, evidentemente non ha sentito.
Voi colleghi comunisti lavorate per la riedizione delle Giunte di sinistra. E' nel vostro pieno diritto.
Noi possiamo - e credo che la cosa sia ancora più legittima dopo i risultati del governo che si è dimesso - lavorare per altre soluzioni.
Credo sia nella logica della contrapposizione tra grandi forze politiche senza che questo debba mai far dimenticare posizioni, atteggiamenti comportamenti che le singole forze hanno tenuto.
Si esaurisce anche il dibattito di oggi senza grandi prospettive. I problemi per risolvere la questione morale sono importanti, ma sono una premessa di un discorso più ampio che deve toccare programmi e uomini e sono - per riprendere fedelmente le parole di Bontempi - chiarezza politica.
Viglione ha fatto riferimento ad un'alba che dovrebbe preludere al sole: il sole ci sarà quando ci saranno programmi e uomini. Il caso Novelli o il caso Enrietti da cambiare alla guida delle amministrazioni per le "responsabilità oggettive" non li abbiamo inventati noi della D.C.
Eppure ci sembrano problemi grossi dei vostri partiti di non facile soluzione.
Le sinistre che in questi anni tanto si sono vantate di non aver mai fatto crisi, dopo aver tenuto il Piemonte per mesi e mesi in verifica, oggi lo tengono in crisi dai primi di marzo.
Crediamo non sia più possibile procedere così, non si può più tentennare. Se il governo di sinistra è possibile, lo si presenti, lo si faccia, si venga in quest'aula a discuterne. In politica bisogna essere realistici, quel realismo che noi democristiani abbiamo avuto anche in questa crisi.
Siamo stati attenti senza pigiare su nessun acceleratore, ma oggi siamo esigenti sulla necessità che si debba concludere.
Il Piemonte deve essere governato. Se la via di sinistra è difficilmente praticabile, è tempo che si aprano nuove vie, si cerchino nuove strade per raggiungere le montagne più alte.
Gli scalatori cercano di aprire nuove vie, possono anche essere ricercate nuove vie per governare la nostra Regione.



PRESIDENTE

Il Consiglio sarà convocato a domicilio entro i termini statutari, non prima degli otto giorni e non dopo i quindici.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 17.20)



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