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Dettaglio seduta n.187 del 14/04/83 - Legislatura n. III - Sedute dal 9 giugno 1980 al 11 maggio 1985

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BENZI


Argomento:

Approvazioni verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al primo punto all'ordine del giorno: "Approvazione verbali precedenti sedute", non essendovi osservazioni, il processo verbale dell'adunanza consiliare de 31 marzo 1983 si intende approvato.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

In merito al punto secondo all'ordine del giorno: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico che hanno chiesto congedo i Consiglieri Cerutti e Paganelli.


Argomento:

Presentazione progetto di legge


PRESIDENTE

stato presentato il seguente progetto di legge: N. 314: "Norme per la pubblicità dello stato patrimoniale e tributario dei Consiglieri regionali e degli amministratori di enti ed istituti operanti nell'ambito della Regione Piemonte", presentato dall'Ufficio di Presidenza in data 31 marzo 1983.


Argomento:

c) Deliberazioni adottate dalla Giunta regionale


PRESIDENTE

Le deliberazioni adottate dalla Giunta regionale nelle sedute del 30 marzo e 6 aprile 1983 - in attuazione dell'art. 7, primo comma, della legge regionale 6/11/1978, n. 65 - in materia di consulenze ed incarichi, sono depositate e a disposizione presso il Servizio Aula.


Argomento: Consiglio, organizzazione e funzioni

Elenco trasferte effettuate dai Consiglieri regionali


PRESIDENTE

Informo inoltre che, ai sensi dell'art. 2, primo comma, del Regolamento missioni, è a disposizione l'elenco delle trasferte effettuate dai Consiglieri regionali nel secondo semestre 1982 e liquidate.


Argomento: Rapporti Regioni - Governo

Telegramma inviato dalla Presidenza del Consiglio regionale al Ministro per la protezione civile e al Ministro del Lavoro e della Previdenza sociale


PRESIDENTE

Comunico, infine, che questa Presidenza ha inviato un telegramma al Ministro per la Protezione civile e al Ministro del Lavoro e della Previdenza sociale per sollecitare l'iter parlamentare del progetto di legge approvato dal Consiglio regionale recante "Norme per l'impiego del lavoratori in cassaintegrazione e dei lavoratori iscritti nelle liste di collocamento in servizi di Protezione civile".


Argomento: Consiglio, organizzazione e funzioni

Dimissioni del Consigliere regionale Francesco Revelli


PRESIDENTE

Mi è pervenuta stamattina una lettera del Consigliere regionale Francesco Revelli, che vi leggo: "Caro Benzi Ti prego di presentare al Consiglio, nella prossima riunione del 14 aprile, le mie dimissioni da Consigliere regionale.
Per correttezza devo informare l'Assemblea che gli organismi dirigenti del mio Partito - nelle cui liste ho sollecitato i suffragi degli elettori delle Circoscrizioni di Cuneo e Torino - ed il Gruppo consiliare comunista hanno preso atto della mia irrevocabile decisione sin dall'ultima settimana di marzo.
Mi ero proposto di formalizzare io stesso, in Consiglio, le dimissioni qualora l'istanza di libertà provvisoria fosse stata accolta. Così non è stato. Il Giudice istruttore nella motivazione - che mi è stata comunicata oggi, nei suoi termini esatti , dai miei avvocati - ritiene le argomentazioni della mia richiesta 'non infondate', ma giudica la stessa 'intempestività' allo stato attuale delle indagini.
Non essendo in grado di partecipare alla seduta del Consiglio ritengo opportuno motivare le ragioni della mia decisione di dimettermi.
La prima ragione sta nel rispetto che porto al Consiglio regionale.
un atteggiamento che ho sempre sollecitato come Consigliere e come Capogruppo. A maggior ragione devo essere esigente con me stesso nel ritenere che l'istituzione - il suo funzionamento senza alcun condizionamento, che potrebbe derivare dalla mia presenza - siano ben più importanti della mia personale, dolorosa condizione.
La seconda ragione sta nel fatto che un 'uomo pubblico deve rendere pubblico conto della sua virtù' Non sono nella condizione di un qualsiasi altro cittadino. Non ritengo quindi di esercitare un mandato sul quale la Magistratura ha sollevato un dubbio.
La terza è una ragione altrettanto importante, politica, che corrisponde - come ben sanno i colleghi Consiglieri della maggioranza e dell'opposizione - ad una personale, radicata convinzione. La maggioranza democratica di sinistra deve rornare ad essere operante al più presto esprimere e sostenere una Giunta che continui ad affrontare la sfida della crisi. Neanche per un attimo, quindi, l'attesa del giudizio sul mio operato può compromettere quella che io ritengo essere una delle condizioni fondamentali per respingere l'attacco conservatore in atto da tempo e per riaprire la strada del cambiamento.
Ti prego, Presidente, di farti interprete presso ogni collega del Consiglio dei miei sentimenti di stima e simpatia. Dì loro che un Consigliere comunista ha molti difetti, ma che non è un corrotto. Con la stima e l'amicizia di sempre".


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale (seguito)


PRESIDENTE

In merito ancora alla comunicazione che ho fatto prima, chiede di parlare il Consigliere Alasia. Ne ha facoltà.



ALASIA Giovanni

Vorrei ringraziare il Presidente per il sollecito telegramma inviato ai Ministri Scotti e Fortuna.
In questo momento di particolare difficoltà, vorrei ricordare tre questioni.
Quindici giorni fa abbiamo accompagnato una delegazione di autorevoli Sindaci dei Comuni del Piemonte dall'on.le Jotti, la quale ci ha dato assicurazioni sull'iter parlamentare.
Vi è però una riserva del Ministero del Tesoro e non vorremmo che su questo scoglio si arenasse.
Le adesioni raccolte attraverso i Comuni ed attraverso l'Assessorato al lavoro sono 8.100 e testimoniano la coscienza dei lavoratori.
Il progetto dell'Assessore Sanlorenzo prevede il momento formativo e sarebbe opportuno avviare quest'attività prima che le strutture formative entrino nella pausa estiva.
Mi permetto di sottolineare la questione alla sua attenzione perch inviti i Ministri a promuovere rapidamente l'incontro visto che la proposta di legge è partita unanimemente dal Consiglio.



PRESIDENTE

Do l'assicurazione che proseguiremo su questa strada di comune accordo con le organizzazioni competenti.
La parola al Consigliere Viglione.



VIGLIONE Aldo

Mi riferisco alla comunicazione delle dimissioni del Consigliere Franco Revelli.
La formazione ed il completamento in caso di dimissioni del consesso è la condizione prioritaria per consentire l'attività dell'assemblea.
Nella seduta di questa mattina ne prendiamo atto; nel merito discuteremo nella sede e nel momento opportuni, comunque al termine dei lavori di oggi sarà opportuno riunire i Capigruppo per definire l'ordine del giorno di martedì prossimo, giorno in cui cade la seduta fissata dallo Statuto.
Le dimissioni saranno poste all'ordine del giorno e si provvederà a completare il consesso stesso con l'introduzione di chi sarà chiamato a succedere al Consigliere regionale Franco Revelli.
Nella mia lunga esperienza amministrativa ho vissuto molte situazioni analoghe e sempre prima di qualsiasi altro lavoro l'assemblea ha rinnovato quanti per vari motivi fossero decaduti e non più presenti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

Siamo d'accordo sulla convocazione dei Capigruppo.
Lo Statuto deve essere rispettato.
Se l'integrazione del Consiglio osta contro le norme statutarie dobbiamo tenerne conto perché la legittimità del nostro operato deve essere in ogni caso salvaguardata.


Argomento: Giunta, organizzazione e funzioni - Presidente della Giunta Regionale

Adempimenti di cui all'art. 32 dello Statuto per l'elezione del Presidente della Giunta e della Giunta regionale


PRESIDENTE

Passiamo al punto terzo all'ordine del giorno che reca: "Adempimenti di cui all'art. 32 dello Statuto per l'elezione del Presidente della Giunta e della Giunta regionale".
Vi do lettura dei primi tre commi del suddetto art. 32 "Il Presidente e la Giunta sono eletti dal Consiglio nel suo seno con votazione per appello nominale.
L'elezione avviene a seguito di presentazione di un documento sottoscritto da almeno un terzo dei Consiglieri assegnati alla Regione, con il quale si propongono al Consiglio le linee politiche ed amministrative il Presidente e l'intera lista degli Assessori.
Sulle linee politiche ed amministrative proposte si svolge un dibattito al termine del quale il Consiglio procede con votazioni successive all'elezione del Presidente e quindi della Giunta".
Fino a questo momento non ho avuto alcuna presentazione di liste e di programmi. La parola al Consigliere Viglione.



VIGLIONE Aldo

La trattativa per la formazione del governo regionale nemmeno oggi è conclusa e ne prendiamo atto con rammarico.
Intensa è stata l'attività di tutti i Gruppi politici che hanno elaborato programmi ed ipotizzato formule e schieramenti.
La riunione del Consiglio regionale di ozi non è rituale né sarà rituale la riunione statutaria di martedì prossimo.
Quanti hanno detto che avverrà un costante rituale, oggi avranno modo di ricredersi.
Noi socialisti non ci siamo lasciati cogliere dal peso della difficile situazione né riteniamo di essere in uno stato d'animo tale da non consentirci di formulare precise proposte.
Abbiamo reagito prontamente chiarendo responsabilità, individuando i punti deboli del nostro schieramento con autocritica e con umiltà come il caso richiede.
Non abbiamo scaricato su altri la parte delle nostre colpe, se le colpe saranno affermate, come qualcuno in questa città ha fatto, ottenendo l'effetto contrario.
"Tutte le volpi - dice il nostro Segretario, compagno Craxi - finiscono in pelliccia".
Non è un detto nuovo. Noi non siamo delle volpi.
Noi socialisti non abbiamo coperto nessuno, ma abbiamo anche detto che nessuno è colpevole sino al definitivo giudizio e che tutti debbono essere garantiti di fronte alla comunità che li ha eletti.
Tuttavia, nonostante le attività dei partiti, la crisi non è risolta.
Dobbiamo constatare che questa crisi è più profonda di ogni previsione, che non si tratta soltanto di errori singoli, ma di una politica che va attentamente verificata, di incompletezza o di scarsità di consensi di cui ci siamo avvalsi, di una crisi che non abbiamo saputo né anticipare n gestire nonostante generosi tentativi, sino ad oggi non falliti, ma certo non riusciti. 160.000 disoccupati è il fatto che ci è stato comunicato ieri.
Questo vuol dire che la nostra intuizione, la nostra flessibilità politica di fronte alle variabili economiche, il nostro governo, le nostre alleanze si sono dimostrate inadeguate di fronte ai problemi di trasformazione della società industriale, piemontese e nazionale.
Se si fosse trattato solo della colpa di qualche uomo, o di qualche singolo partito che governa la Regione o che è presente in questo consesso o in questa città, probabilmente questa fase l'avremmo già superata. Ma la crisi è più profonda, attacca le istituzioni, i modelli prima d'ora prospettati, miti che sembravano consolidati nel tempo.
Tutto viene messo in discussione. Occorre esplorare nuove strade non mitizzando le alleanze fin qui contratte che possono essere ancora valide se sussisteranno nuove condizioni che possono legittimarle e sorreggerle.
Noi guardiamo sempre con grande interesse e crediamo nella centralità dei Gruppi socialisti e laici.
Occorre non mitizzare il valore degli schieramenti in senso assoluto come fautori sempre della soluzione di qualsiasi fatto o di qualsiasi crisi o di qualsiasi mutamento. Non mitizzare il valore degli schieramenti solo perché riflettono determinate realtà presenti, ma ricercare in ogni forza politica i valori, la forza, la creatività, la fantasia per affrontare una situazione, complessa e difficile come quella che oggi attraversiamo.
Nessuno pensi il contrario.
Occorre privilegiare i contenuti di ogni contributo che le forze politiche vorranno esprimere. Rifiutiamo la teoria offerta in qualche occasione dei portatori di germi; c'è anche chi intende pilotare la marea nera verso qualche lido avversario. Diciamo subito che i portatori di queste tesi che nascondono soltanto paure di responsabilità vanno subito respinti non soltanto per il nostro partito ma per tutti i partiti del nostro Paese.
Nella lunga vita del nostro partito vi sono stati momenti di eroismo di dedizione assoluta, di lotta, di grande onestà.
Chiediamo che la Magistratura separi i casi che devono essere separati per non lasciare inquietudine.
Questo lo reclamiamo con forza ad un mese e mezzo dall'inizio dell'inchiesta. Non saranno questi casi che potranno modificare la nostra storia. Potete essere tranquilli, cari colleghi, caro Presidente, che noi non ci lasceremo processare come partito anche se qualcuno ha tentato di farlo e tanto meno da quanti all'interno hanno già avuto momenti giudiziari o li stanno affrontando.
Il governo regionale penso si costituirà anche presto, molto prima di quanto si possa pensare, se saranno affrontati i nodi che prima a voi signori Consiglieri, ho con tanta umiltà rappresentato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vetrino.



VETRINO Bianca

Signor Presidente, colleghi, dall'inizio dell'apertura ufficiale della crisi è questa la seconda volta nella quale il Presidente del Consiglio comunica all'assemblea l'impossibilità di rispettare i tempi previsti dall'ordine del giorno, cioè procedere agli adempimenti previsti dallo Statuto.
Nel prendere atto di questa impossibilità reale non possiamo nemmeno non rilevare come la lentezza con cui la situazione procede continui ad aggiungere paralisi alla paralisi ed i danni diretti ed indiretti possono ormai essere considerati incalcolabili.
Si potrebbero contare a decine i casi di lagnanze che provengono da ogni dove su situazioni di incertezza, di sconcerto, di ritardo.
Per fare un esempio, il Comitato Urbanistico Regionale non si è più riunito. D'altra parte ci sarebbe da chiedersi se una Giunta dimissionaria possa essere abilitata ad autorizzare dei piani regolari che verrebbero valutati alla luce di un progetto urbanistico che oggi non è più sorretto dalla volontà politica di una maggioranza perché la maggioranza non esiste più. E sulle facoltà di una Giunta dimissionaria, sull'interpretazione di quella che sia l'ordinaria amministrazione e straordinaria amministrazione si potrebbe forse dissertare fino a notte; d'altra parte la costante frequenza del Presidente dimissionario della Giunta dimissionaria alle riunioni della I Commissione dimostra dell'incertezza e della prudenza da noi apprezzata nell'affrontare temi sui quali bene fa la Giunta a non pronunciarsi autonomamente perché atterrebbero ad un'autonomia gestionale della quale la Giunta non è più titolare perché, ripeto, la Giunta non esiste più.
Tuttavia, colleghi del Consiglio, sarebbe opportuno che ci si pronunciasse anche su quale possa e debba essere l'ambito, i limiti ed i termini nei quali la più importante Commissione consiliare, la I Commissione, quella regolamentata nel suo essere e nel suo operare dallo Statuto, possa agire.
Noi avevamo proposto un accordo istituzionale dal quale potesse nascere un governo il cui schieramento sarebbe stato conseguenza di un patto a termine per consentire un'ordinaria amministrazione in condizioni di normalità e di maggiore certezza, per risolvere i problemi urgenti, per lasciare decantare un clima politico incandescente nel quale ci siamo tutti ritrovati e sul quale non mi soffermo.
La nostra idea non è piaciuta: qualcuno l'ha vista come un'ammucchiata.
Non so se il prof. D'Onofrio quando non auspica per il Piemonte delle ammucchiate, si riferisca alla nostra proposta.
Io però vorrei rivolgermi non al prof. D'Onofrio, ma ai colleghi della Democrazia Cristiana, del Partito Comunista, del Partito Socialista, del Partito Liberale, del Partito Socialdemocratico, con i quali nella I Commissione stiamo decidendo attorno a problemi vitali della nostra comunità: si pensi che ieri in I Commissione, dibattendo sui progetti destinati al finanziamento del Fondo Investimenti ed Occupazione, il collega Viglione ha introdotto argomenti di discussione e progetti di sviluppo interessantissimi, ma sui quali se andremo al loro approfondimento, coerentemente, dovremo pervenire a modificare i progetti del piano di sviluppo '83-'85 o, meglio, la bozza di piano presentata a gennaio, perché le cose che sono state dette ieri nella I Commissione, nei progetti prioritari, non ci sono.
Ora, io chiedo, colleghi, se il tenore delle riunioni della I Commissione sarà ancora questo nei giorni a venire e se dovremo esprimerci in termini di voto come è avvenuto, per esempio, per determinare il parere sul progetto dell'Aeritalia, come vogliamo chiamare queste riunioni informali della I Commissione sulle cui decisioni di volta in volta si pu determinare una maggioranza di sinistra, un voto unanime, una maggioranza di centro, una maggioranza laica? Non credete che sia proprio questa l'ammucchiata e che sarebbe assai più rispettoso del Consiglio e dei Consiglieri che lo compongono trovare una formula chiara per la gestione di questa situazione di emergenza? Le riunioni improvvisate della I Commissione stanno peraltro diventando dei momenti di confronto importantissimi: ieri abbiamo discusso in presenza del Presidente dimissionario e di ben due Assessori dimissionari... Mi chiedo se questa non sia ormai quella cogestione di cui il prof. D'Onofrio non vuole sentir parlare per la Regione Piemonte. Crediamo invece che spetterebbe all'aula consiliare, ma soprattutto ai Consiglieri regionali il diritto e la dignità di essere corresponsabili di scelte per la cui valutazione essi, ed essi soli, sono stati chiamati dall'elettorato del Piemonte.
Colleghi, io mi sono permessa di approfittare di questo momento ufficiale del confronto per portare questo modesto contributo al dibattito e per avere il confronto delle vostre idee rispetto a quella che ritengo debba essere una preoccupazione di tutti, anche se evidentemente il collega Viglione l'ha ben espressa nel suo intervento questa mattina; la preoccupazione più grande deve essere quella di attivarci tutti per dare una prospettiva di governo alla nostra Regione.
Noi repubblicani abbiamo creduto di poter dare un contributo al superamento della crisi approfondendo con i colleghi del PLI e del PSDI una serie di argomenti che attengono più squisitamente agli aspetti istituzionali e che tuttavia per noi, ma anche per i colleghi liberali e socialdemocratici, sono stati indicati come prioritari a qualunque discorso, sia esso di contenuto programmatico, sia esso di schieramento politico.
Di questi stessi temi vogliamo discutere con gli altri partiti di questa assemblea, prioritariamente con il PSI con il quale già è stato fissato un incontro per un preventivo confronto nell'ambito dell'area laica e socialista.
Successivamente, prevediamo di incontrare la D.C. ed il PCI. I tre Partiti (PRI, PLI e PSDI) non hanno voluto per ora affrontare se non gli aspetti posti dal documento congiunto, non intendendo attribuire a questa raggiunta intesa sul piano istituzionale alcun significato di previsione politica.
Con queste impostazioni affronteremo gli altri incontri nella consapevolezza che il delicato momento politico che stiamo vivendo non autorizzi alcuno né alla difesa strenua di posizioni che abbiamo giudicato improponibili fin dal primo momento, ma nemmeno a giocare o a lucrare sulle difficoltà, sia quelle dei partiti, sia quelle delle alleanze passate o ipotetiche.
Ai partiti non compete l'accusa e se dobbiamo dare un giudizio a questo proposito ci è parso che pur nell'eccezionalità e nell'incandescenza della situazione che è venuta a determinarsi nessun partito abbia mai accusato un altro partito: l'accusa spetta ad altri, a noi competeva e compete una valutazione politica dei fatti. Questa valutazione ci obbliga a dire che questi fatti ci hanno portati ad oltre un mese dall'apertura ufficiale della crisi ad un punto fermo. Qualcuno può pensare che i partiti si trovino ad un bivio. Noi vorremmo che fosse così perché al bivio dopo l'incertezza della scelta la strada sarebbe tracciata e dunque percorribile, ma ci sembra di poter dichiarare che se esiste un bivio esso ci appare per ora senza sbocchi immediati. Avendo, per decisione dei Capigruppo, avuto la parola quasi per prima è probabile che le dichiarazioni dei colleghi che seguiranno sminuiranno questo mio pessimismo. Me lo auguro francamente.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, in questi giorni in relazione agli incontri avuti con le forze politiche e sociali si è rafforzata in noi la convinzione che oggi per la sinistra non si pone semplicemente il problema della riedizione delle Giunte di sinistra, ma si tratta di avviare una fase ricostituente in grado di affrontare la questione del cambiamento del modo di governare, del rinnovamento dei programmi, come condizione per difendere le stesse Giunte di sinistra.
Questa nostra convinzione si è rafforzata con l'avvio della fase di confronto con le forze politiche e sociali avviata dal nostro partito incontri positivi che abbiamo avuto con il PCI, estremamente positivi e largamente convergenti con la sinistra indipendente, con le ACLI, con il Comitato per il controllo delle scelte energetiche.
Non basta ricordare le cose buone che si sono fatte dal 1975 ad oggi che non vanno dimenticate e non basta nemmeno affermare che c'è un attacco alla Giunta di sinistra. Credo che le cose accadute in questi due mesi in Piemonte ed al Comune di Torino sono il sintomo che dei problemi gravi ci sono e che vanno esplicitati ed affrontati, in particolare sul perché è rifluito quel processo di trasformazione della società che era la ragione che aveva motivato l'affermarsi delle Giunte di sinistra e l'avvio di un rapporto nuovo fra governanti e governati e fra le istituzioni e la società. In questo senso mi sembrano importanti e coraggiose alcune riflessioni svolte su tali questioni da alcuni autorevoli esponenti del PCI torinese al recente Comitato centrale.
Però non altrettanto si può dire delle conclusioni di quel Comitato centrale.
Da ciò ne discende la convinzione che la questione dei contenuti deve essere centrale e non subalterna all'interno dell'opzione per la ricostituzione dello schieramento di sinistra. Qualcuno nella riunione dei Capigruppo aveva delle re more sull'opportunità di dibattere questi temi questa mattina perché si diceva che non ci sono delle novità. A me sembra invece che delle novità ci sono, eccome, ieri la I Commissione, malgrado questa fase difficile, ha compiuto un atto di grande importanza e di grande rilievo politico: ha espresso il parere sul piano dell'Aeritalia per l'accesso ai finanziamenti pubblici per la ristrutturazione degli stabilimenti e lo sviluppo delle produzioni che in Piemonte sono unicamente produzioni di tipo militare. Ebbene, in quella sede tutti i Gruppi hanno espresso parere favorevole, mentre solo il Gruppo del PDUP ha espresso parere negativo. Ciò che ci ha spinto a tale atteggiamento è il fatto che nel parere espresso non si fa menzione della necessità di porre un freno alla produzione di armi, malgrado che in queste settimane tanto si è scritto e tanto si è detto, anche in quest'aula, sulla necessità di ricostruire un rapporto con la società. Con quella società che ha visto crescere il movimento per la pace rendendo partecipi e protagonisti centinaia di migliaia di persone, di giovani ai movimenti ed alle manifestazioni che si sono espresse e si esprimono per la pace e contro la politica degli armamenti.
Per questo si richiede un comportamento coerente da parte delle istituzioni a tutti i livelli. Ebbene, queste cose, che sono state espresse dalla società, non sono state tenute in considerazione in quel parere. E quello è un movimento che non è né riconducibile a schieramenti n etichettabile, esso attraversa più o meno tutte le forze politiche e non si può pensare che è tutta del PDUP la gente che in queste settimane, in questi mesi ha manifestato, è un movimento reale, spontaneo della società.
Ancora una volta le istituzioni hanno dimostrato di essere impermeabili rispetto a quanto si muove nella società, ancora una volta si è persa un'occasione.
Se questo è il modo nuovo di concepire il rapporto con la società e di concepire il rapporto tra governanti e governati, noi diciamo che siete sulla strada sbagliata.
I contenuti prioritari sui quali, a nostro avviso, deve registrarsi una reale svolta li abbiamo già indicati e sono: la questione morale; la trasparenza ed il funzionamento delle istituzioni; la soluzione dell'emergenza industriale ed occupazionale, che in questi giorni si evidenziano con altri due drammatici punti di crisi: la Michelin e la Montefibre; relativamente a quest'ultima c'è, come per la Fiat, il problema del rispetto degli accordi e le questioni inerenti i finanziamenti dello Stato; la questione inerente il decentramento e la partecipazione; i problemi della sanità e del rilancio della prevenzione; i problemi inerenti l'intreccio tra sanità ed assistenza e l'attuazione della legge n. 20; i problemi relativi all'energia ed alla casa; la questione del riequilibrio territoriale, con la fine delle illusioni quali quelle del MI-TO; la soluzione del Lingotto in cui Regione e Comune dovrebbero far sorgere un centro per la sperimentazione e la produzione di tecnologie. Sono proposte ben definite sulle quali abbiamo avviato un confronto senza pregiudiziali con le forze politiche e con le forze sociali.
L'unica pregiudiziale che poniamo è che si riconfermi lo schieramento di sinistra attraverso un confronto unitario che coinvolga tutte le componenti della sinistra. Questa mattina abbiamo sentito annunciare dal Presidente del Consiglio le dimissioni del collega e compagno Revelli unite a quelle del compagno Quagliotti in Comune. E' un atto che giudichiamo estremamente positivo, un segnale di assunzione delle responsabilità nei confronti della società. Tuttavia, non possiamo non sottolineare il persistere di una situazione negativa cui il PSI deve farsi carico.
Continuiamo a ritenere che i Consiglieri che si trovano in stato di detenzione debbano dare le dimissioni. Non è possibile predeterminare a priori le nostre collocazioni che non potranno che derivare da un confronto sul programma.
Vogliamo dire con estrema chiarezza e con tranquillità che se le condizioni che emergeranno da tale confronto saranno tali da permettere una nostra organica partecipazione alla ricostituita maggioranza di sinistra non avremo problemi ad assumerci tutte le nostre responsabilità e rispetto alla struttura dell'esecutivo pregiudizialmente non escludiamo nessuna ipotesi, nemmeno quella di richiedere un nostro ingresso nell'esecutivo.
Diversamente è chiaro che se dovesse persistere una sorta di pregiudiziale da parte del Partito Socialista e Socialdemocratico nei nostri confronti che non ci permetta di partecipare al confronto di merito tra le forze di sinistra, deve essere chiaro che valuteremo le proposte di assetto dell'esecutivo e programmatiche in tutta autonomia. E se qualcuno si illude che il nostro voto sarà comunque scontato ad uno schieramento PCI - PSI PSDI, uno schieramento che non ci ha visti partecipi nel confronto programmatico, dobbiamo dire a quel qualcuno che è bene che si tolga queste illusioni, in quanto il nostro voto in quel caso sarebbe tutt'altro che scontato.
La gravità della situazione impone che si ricostituisca al più presto l'esecutivo.
In rapporto al deterioramento della situazione sociale, non è tollerabile il protrarsi di una situazione di incertezza e di dilazionamento, che ci vede completamente in disaccordo.
Come può il OSI dire di volere dare celermente un governo alla Regione visto che nemmeno oggi si è espresso sul tipo di schieramento che intende perseguire? Questa incertezza oggettivamente allunga i tempi.
Se tale situazione si protrarrà ed essendoci a sinistra (anche nell'area comunista) i numeri per presentare al Consiglio un documento programmatico, noi riteniamo che tale atto debba essere compiuto, per venire qui in Consiglio con un documento programmatico sul quale chiamare tutti al confronto alla luce del sole, in modo che sia chiaro alla società chi è che lavora per dare un governo alla Regione in grado di affrontare la gravità dei problemi e che noi riteniamo debba essere basato sulla riconferma dello schieramento di sinistra.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PICCO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carazzoni.



CARAZZONI Nino

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il "fatto nuovo" di questa intricata crisi che si trascina ormai da oltre un mese - anzi, la "svolta" come abbiamo avuto occasione di leggere su qualche giornale - avrebbe dovuto essere rappresentato (così come nei giorni scorsi da più segnali ci era parso di capire) dall'annuncio che il lavoro avviato per ricomporre la maggioranza di sinistra e rimettere in piedi un governo PCI - PSI - PSDI stava andando avanti senza troppi intoppi. Invece, si deve constatare che nel quadro delle complesse trattative per questa soluzione, sul cui merito (se nonostante tutto verrà realizzata) non mancheremo di dare, a suo tempo il nostro giudizio politico, avendo già anticipato, e da sempre, quello morale - la posizione dei socialisti è ancora tutta da definire ed è tuttora da precisare la scelta di campo dei socialdemocratici: la crisi dunque, resta più che mai aperta, anzi, diremmo che è andata ancora più in una fase oscura e difficile, dopo l'intervento che abbiamo sentito pronunciare questa mattina dal Capogruppo socialista Viglione, il quale ha parlato, per la verità sorprendendo, di necessità di "non mitizzare le vecchie alleanze", anzi, di "esplorare nuove strade". Noi prendiamo atto di queste dichiarazioni ed attendiamo successivi sviluppi.
Alla comunità piemontese non rimane, pertanto, che approfondire la meditazione su apodittici assunti, di sapore ortofrutticolo e politico insieme, secondo i quali - essendo "la mela rossa un frutto sano" - ne deriverebbe che "frutto sano" dovrebbe essere anche la "Giunta rossa"...
Intanto - volendo trascurare queste acute dissertazioni sulla bontà di certe mele e sulla validità di certe Giunte - siamo costretti a ripetere seppure straccamente, quanto già detto nella precedente seduta sulla responsabilità (o, meglio, sull'irresponsabilità) di lasciare allo sbando senza un punto di riferimento preciso e senza un esecutivo nella pienezza dei suoi poteri, una Regione quale il Piemonte dove - in questo momento la congiuntura economica permane gravissima, nonostante il cauto ottimismo del Presidente della Federpiemonte, ingegner Frignani, sulle possibilità di una ravvicinata ripresa; e dove, anzi, le "situazioni calde" minacciano di farsi arroventate, come, per esempio, sta già avvenendo a Verbania e ad Ivrea per l'annunciata chiusura, da parte della Montefibre, degli impianti ancora in funzione; o a Torino, a Cuneo, ad Alessandria per i "tagli" comunicati dalla Michelin. Che tutto questo succeda in presenza di una crisi del governo regionale, crisi che volutamente si è ritardato ad aprire e che adesso non si riesce a chiudere o, almeno, che si è ancora lontani dal concludere, che, anzi, l'ipotesi di una sua soluzione appaia sempre più subordinata a molte "notti dai lunghi coltelli", condizionata cioè dalle esigenze, dalle pretese, dai ricatti delle diverse forze politiche; che accada tutto questo, dicevamo, è indubbiamente un fatto preoccupante e negativo e soltanto può servire a far perdere ulteriore credito all'istituto regionale che poi, a parole, si afferma di voler difendere e rilanciare.
Vi è, a giudizio del Movimento Sociale Italiano - Destra Nazionale un'unica strada che occorre decidersi ad imboccare, una sola possibilità che consentirebbe di non approfondire il baratro tra istituzioni ed opinione pubblica: sciogliere questo Consiglio regionale ed andare ad elezioni anticipate.
Questo nell'immediato e nell'attesa che ci si decida coraggiosamente ad affrontare l'ormai indilazionabile riforma del sistema.
Nel suo discorso innanzi al Comitato centrale del Partito Comunista un discorso che, in verità, meriterebbe ben altro approfondimento se ce lo permettesse il tempo che ci siamo assegnati per accordo tra i Capigruppo il Sindaco di Torino ha detto, tra l'altro: "Non si può considerare quanto avvenuto un incidente di percorso. Nè basta punire gli eventuali colpevoli per risolvere i problemi da cui nasce questa vicenda".
Novelli, in questo, ha ragione: la sua diagnosi è esatta. Ma qual è la terapia per poter avviare quel processo di rigenerazione della vita politica e del modo di governare che anch'egli auspica? Qual è, se non fare subito piazza pulita di tutto, andando a nuove elezioni e, in prospettiva lavorare perché sia riformato questo sistema ormai consunto e decrepito? Ed allora, riprendendo il filo del nostro discorso, noi diciamo alle forze politiche dell'ex maggioranza che è giunto il momento di guardare in faccia alla realtà e di non stare a perdere altro tempo. Basta, dunque, con la riduttiva immagine dell'"incidente di percorso", superato il quale si pu tranquillamente riprendere il cammino di prima. Basta con il disegno per la meccanica ripetizione di una formula screditata e screditata, si badi, non solo e non tanto da questo scandalo, quanto da anni di scandalosa gestione del potere, fatta attraverso le spese allegre, le consulenze facili, gli incarichi di comodo, il clientelismo più sfacciato.
Basta con il tentativo di "plastica morale" operato facendo dimettere qualche Consigliere o qualche Assessore compromesso: le dimissioni in questo caso sono da noi sul piano personale apprezzate come gesto di correttezza e sensibilità, ma noi aggiungiamo che non si può sperare attraverso questi sistemi di recuperare una credibilità ormai definitivamente perduta.
Il governo delle sinistre è, per ciò, improponibile.
Poiché altre soluzioni non sembrano concretamente profilarsi all'orizzonte politico o si profilano soltanto per dare modo a qualche partito di "stare in mezzo" e di giocare spregiudicatamente al rialzo su tavoli diversi e poiché non è stata raccolta la nostra proposta di un esecutivo-ponte (il "governo degli onesti e dei competenti", lo avevamo chiamato) che impegnasse, senza discriminazione alcuna, i partiti non coinvolti nello "scandalo delle tangenti", altro non rimane - a questo punto - che avviare le procedure di scioglimento del Consiglio ed andare anticipatamente alle urne.
Lo chiediamo con pieno senso di responsabilità, convinti come siamo che non esistano altre possibili vie d'uscita per una situazione già tanto deterioratasi e che ancor più minaccia di deteriorarsi con il trascorrere del tempo.
Così come con piena responsabilità vogliamo, prima di concludere approfittare anche di questa occasione per denunciare ancora una volta la degenerazione di questo sistema e l'esigenza urgente di un suo mutamento perché non abbia a continuare a produrre nefaste conseguenze e soprattutto, a generare frutti guasti: intendiamo cioè dire che è ormai necessario allentare la morsa soffocante della pressione partitocratica sulla società, cambiando i partiti, le loro regole interne, il loro rapporto con l'elettore.
E' amaramente significativo - ed è anche l'ultima riflessione che offriamo all'attenzione dei colleghi - che, nello "scandalo delle tangenti" non siano stati coinvolti i vecchi uomini politici, ma invece siano rimasti compromessi - più o meno equamente distribuiti tra socialisti, comunisti e democristiani, quasi in un superpartito della corruzione, indifferente, si è scritto, ai confini tra maggioranza ed opposizione - proprio i figli del sistema, vale a dire i "golden boys" della vita politica attuale, i quarantenni rampanti, i dirigenti cresciuti nell'apparato.
Al di là delle dimensioni regionali del fatto, le vicende giudiziarie dei Gatti e dei Revelli, dei Simonelli e dei Testa - tutti nati, cresciuti allevati sotto questo sistema - non possono essere considerate soltanto come una fortuita coincidenza.
Occorre riflettere, a nostro avviso, perché siano potute accadere e che cosa le abbia determinate: risulterà allora dimostrato, in modo chiaro ed inequivocabile, quanto sia opportuno e moralmente salutare farsi carico di una grande riforma istituzionale.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BENZI



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mignone.



MIGNONE Andrea

Signor Presidente, colleghi, il tempo trascorso dalla precedente seduta del Consiglio regionale non è trascorso invano, così come pensiamo non sia né inutile né formale questa riunione del Consiglio regionale.
Guai se anche noi, con i nostri comportamenti, contribuissimo a rendere la nostra istituzione poco presente nella vita del Piemonte, la allontanassimo dalla gente, la facessimo apparire vuota! Viva invece deve essere, al centro dell'attenzione delle forze politiche e della comunità piemontese, ma anche in grado di continuare a dare delle risposte. Certo un rallentamento è nei fatti e non potrebbe essere diversamente, per gli aspetti legislativi e per i grandi atti amministrativi.
Ma dobbiamo tutti impegnarci perché almeno il Consiglio e i suoi organi continuino l'attività preparatoria degli atti, così come in alcune circostanze è stato fatto e la Giunta prosegua nelle normali ed ordinarie attività. Tempo trascorso non invano dicevo: infatti, è stato un periodo intenso di riunioni e di incontri sia politici che programmatici. Certo è difficile oggi valutare l'entità dei risultati in termini quantitativi anche perché in materia di rapporti tra forze politiche è questione di relazioni e di affinamenti il cui peso si potrà valutare soprattutto in prospettiva.
Incontri vi sono stati con il Partito Socialista e con il Partito Comunista con i quali si è avviato l'approfondimento dei contenuti programmatici da quelli istituzionali a quelli più generali di carattere programmatorio, a quelli più specificatamente di contenuto, ma anche qui partendo dalla priorità per la questione morale ed i temi istituzionali ed approfondendo, anche in termini autocritici, quanto del programma a suo tempo concordato dalla maggioranza non è ancora giunto ad un sufficiente grado di realizzazione.
Altri incontri vi sono stati, specie con i Gruppi laici sullo specifico tema dell'assetto istituzionale. E' questo un elemento dei rapporti cui il Gruppo socialdemocratico assegna grande rilevanza e grande significato, che vede un rafforzamento del polo laico socialista (un impegno che qui abbiamo ribadito con ostinazione e coerenza sempre) e che connota la sensibilità per il nodo istituzionale, per quelle riforme che diano strumenti per concretizzare la questione morale ed un modo di essere delle istituzioni più aderente alla società, ai suoi bisogni che sono tanti, ma anche alle sue capacità e potenzialità, che sono altrettanto numerose.
Quindi siamo perché si parta dai contenuti, dai programmi e non dalle formule, dagli schieramenti precostituiti o intoccabili: questi oggi non ci sono, questo può già essere un segnale che vogliamo davvero cambiare modi e metodi del nostro agire, del nostro fare politica perché, e lo abbiamo dichiarato fin dal primo momento, la cosa oggi fondamentale è la salvaguardia delle istituzioni, il recupero di un rapporto con la gente l'avvio di un programma serio e concreto in cui la gente si riconosca: questo è l'elemento prioritario e non invece i veti incrociati, le soluzioni aprioristiche, il privilegiare la preoccupazione partitica, cio lo stare in maggioranza, il ribaltare una maggioranza, una rincorsa a ridarsi un'immagine. Abbiamo anche noi la sensazione che vi sia qualcuno oggi più preoccupato per il proprio partito che per le istituzioni. Queste ultime debbono invece essere oggi al nostro centro ed il tempo che passa non è un mero tergiversare ma è il tentativo di trovare convergenze ampie e solide attorno ai problemi e alle proposte di soluzioni. E' per questo che non si può neppure fare in fretta, come pure tutti vorremmo ed auspichiamo né si può oggi dare certezza di soluzioni.
Le formule si giustificano per quello che fanno e per quello che significano nella società e nella cultura.
Un processo di smitizzazione non può che trovarci consenzienti. Certo semplici proposizioni non ci possono trovare del tutto consenzienti.
Dobbiamo, se vogliamo proseguire su questa strada, irrobustire, allargare questa formula, darle nuovi contenuti, nuovi obiettivi e nuovi modi di operare, ma anche diverse ipotesi non ci sembrano oggi pienamente abbozzate e definite politicamente; bisogna che tutti facciamo sforzi propositivi chiari, operativi innanzitutto e non di formula, perché la questione morale, la crisi della nostra istituzione, le difficoltà economiche ed occupazionali, il frantumarsi dei rapporti sociali sono problemi di tutti e non di singoli e neppure di schieramenti contrapposti.
Con serenità valuteremo con le altre forze politiche i gradi ed i tipi di convergenza possibili.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bastianini.



BASTIANINI Attilio

Il dibattito in aula, irrituale a senso stretto di Statuto, ha utilità solo se ogni forza politica coglie il limite delle valutazioni da dare in questa sede e ne approfitta per indicare con chiarezza quali linee propone per la soluzione della crisi.
Sono tre i punti che ritengo necessario richiamare.
Il nodo delle dimissioni dei Consiglieri, in qualche modo oggetto di indagine della Magistratura, è il primo.
I liberali apprezzano la decisione individuale del Consigliere Revelli temono che alla motivazione individuale si possano essere sovrapposte motivazioni e pressioni di partito, ma non faranno mai una gerarchia di valori tra chi individualmente decide di dimettersi e chi individualmente ritiene, convinto della propria innocenza, di attendere che la Magistratura completi gli atti previsti dalle leggi a tutela del cittadino. Chi milita nella politica non è nulla più, ma anche nulla di meno, di un cittadino.
Il lavoro politico di queste due settimane è la seconda occasione di giudizio. Si è lavorato per riformare Giunte di sinistra. I liberali rispettano questo sforzo, lo giudicano gravemente errato per motivi generali, che sono legati alle esigenze del Piemonte di oggi e per motivi particolari che attengono alla perdita di credibilità delle Giunta di sinistra, per effetto dei gravi fatti oggetto di indagine. E questa credibilità non sarà ricucita, non illudetevi, da abili campagne pubblicitarie, che consigliano di scegliere mele e di preferirle rosse.
Ma questo lavoro a sinistra non porta a conclusioni. Anzi, più si va avanti, più emergono le ragioni profonde di divisione tra PCI e PSI, anche in ordine alle garanzie da assicurare a chi milita nella politica e sul ruolo dei partiti nel rapporto con le istituzioni ed il potere.
Si è lavorato tra i laici, socialdemocratici, liberali e repubblicani per proporre alla comunità piemontese un disegno di riforma complessivo delle istituzioni. Vi è umiltà e serietà in questo approccio apparentemente riduttivo e i risultati del lavoro, seguito con passione e competenza dall'amico Consigliere Marchini, sono buoni e ci prepariamo a confrontarne i risultati con le altre forze politiche.
E non è un caso che domani si inizi con il PSI, convinti che non ci si limiterà agli aspetti strettamente istituzionali, ma sarà inevitabile l'inizio di un confronto anche sui nodi della politica della Regione.
Di fronte ai ritardi, all'impossibilità di altre soluzioni, dobbiamo avere la convinzione e l'orgoglio che occorre proporre che dalla crisi si esce solo con una soluzione chiara negli obiettivi e nei programmi, che affidi alle tre forze laiche, socialdemocratica, repubblicana e liberale un ruolo centrale.
Questo ruolo, che potrà anche essere a termine, si deve porre un obiettivo primo. Recuperare ad una funzione politica il Partito Socialista che come partito non si può e non si deve umiliare ad un ruolo subalterno per effetto dei fatti di questi mesi. Questi fatti, per quanto gravi, non devono portare ad isolare un partito fondamentale per la governabilità del Paese e del Piemonte.
Questa strada può e deve essere praticata. Bene ha fatto la Democrazia Cristiana a coglierne le valenze. Bene farebbe il Partito Comunista a comprenderne l'importanza, come strada per ripristinare la possibilità di rapporti più aperti e più nuovi tra le forze politiche.
Ma a noi tre, socialdemocratici, repubblicani e liberali, spetta un obbligo.
Esporre questa strada con orgoglio, convinti che ha presa forte nell'opinione pubblica e non accettare che sia una soluzione che nasca da colloqui tra autorevoli esponenti romani o che la si pratichi, con settimane di ritardo, solo perché non si può fare altro.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Signor Presidente, signori Consiglieri, ritengo di dover dare al mio intervento una motivazione ufficiale, come ha già fatto il Segretario regionale del nostro partito, sulle dimissioni degli inquisiti anche perch le notizie che ho letto sul giornale questa mattina e l'interrogativo implicito che poneva il Consigliere Bastianini necessitano da parte nostra una risposta chiara.
La gravità politica dei fatti successi a Torino ci ha opportunamente orientati verso le dimissioni degli inquisiti.
Abbiamo però detto che questo non rappresenta una pregiudiziale politica, non rappresenta materia del contendere politico e voglio riaffermare con molta chiarezza che rispettiamo pienamente le decisioni di ogni singolo Consigliere.
Le rispettiamo fino in fondo e ci rendiamo conto di quanto il nostro partito sia diverso da quello che per comodità e con toni a volte ridicoli ed ormai superati alcuni vogliono dipingere. Il nostro partito è attento ai diritti dei singoli personaggi politici, quindi ha il massimo rispetto.
Poniamo però l'esigenza politica, facciamo un ragionamento di opportunità politica anche se non si può mai stabilire un automatismo tra comunicazioni giudiziarie o atti della Magistratura e dimissioni dal ruolo politico. Abbiamo un ragionamento sulla gravità del fatto di Torino e dato che pensiamo al rilancio delle istituzioni abbiamo pensato all'opportunità di compiere atti politici significativi anche a prezzi di questo genere, al fine della funzionalità; abbiamo espresso l'orientamento al quale si sono attenuti i nostri due compagni, quindi il compagno Revelli.
Il 31 marzo è giunta al compagno Guasso, da parte del Consigliere Revelli, una lettera che vi leggo: "Ti mando il foglio in bianco con la mia firma perché condivido l'iniziativa politica del partito sulla richiesta di dimissioni, perché, a mio avviso, di fronte a certi fatti di eccezionale gravità, occorre avere il coraggio anche di prendere decisioni politiche che allego al foglio in bianco, ma se i tempi me lo consentiranno avrei piacere di farlo di persona".
Questa lettera credo che testimoni del modo con cui un comunista stando dentro la traiettoria che abbiamo definito, ma che non abbiamo la pretesa né di imporre né di usare nei confronti di chicchessia, ha dato origine a ciò che, per quanto riguarda Revelli, è avvenuto in Consiglio regionale e, per quanto riguarda il compagno Quagliotti, è avvenuto ieri in Consiglio comunale.
Pochi giorni dopo il fatto, nel corso di un dibattito duro e serio all'interno del nostro partito, dibattito che continuerà ancora, perché noi siamo soliti indagare politicamente, abbiamo posto il problema della chiarezza politica e dei tempi rapidi. Sono due cose che viaggiano insieme.
L'obiettivo della chiarezza politica, che dovrà essere la base della ricostituzione delle Giunte di sinistra per la quale stiamo lavorando attivamente, è uno dei punti che verrebbe clamorosamente contraddetto da tutti coloro che usassero strumentalmente l'argomento delle dimissioni.
Invito tutti a riflettere sulla serietà, non di chi parla, ma di un partito che questi atti hanno conferme molto antecedenti alle lettere odierne.
La chiarezza politica impone anche di dire che siamo consapevoli che una crisi di questa portata non potrà essere facilmente esaurita in tempi brevi. Quando parliamo di tempi rapidi e di chiarezza politica attraverso passi successivi, chiari per arrivare alla soluzione non facciamo un discorso ingenuo, ma realistico che corrisponde alle emergenze che la società piemontese sta presentando, alcune delle quali sono state affrontate in periodi di ordinaria amministrazione. Ricordare, per esempio l'intervento della Giunta per la peste suina, ma vi è un problema generale di emergenza industriale, ci sono i dati occupazionali della Fiat che tanta ombra gettano sul mese di giugno, data del rientro. Allora occorre procedere, sempre tenendo viva la chiarezza politica.
Badate - e l'abbiamo anche scritto nel nostro primo documento tempiamo questo elemento della chiarezza politica, della trasparenza in questa fase perché abbiamo timore che cali di nuovo la vecchia ragnatela il modo distaccato dei partiti di fare politica, di prendere decisioni, di dare vita alle maggioranze. Non chiamo responsabili gli altri, parto anche da noi perché c'eravamo anche noi. Chiedo però che ognuno si faccia un'autocritica e, al di là di questa, che ognuno faccia diverso. Il calare di questa ragnatela, senza scorciatoie semplificatorie sapendo che le mediazioni politiche ci debbono essere, che la funzione dei partiti è importante e decisiva nella società. Non crediamo che le istituzioni partitiche su cui si fonda la Costituzione sono diverse da quelle che pensa il collega Carazzoni, sono l'essenza della democrazia. Amiamo la politica e vogliamo che la politica si manifesti, si esprima, si comporti tenendo conto anche degli errori del passato.
Ho preparato un intervento soprattutto basato sui contenuti, ma questa mattina nessuno ne ha parlato e mi sembrerebbe sbagliato contrapporre chi non ne ha voluto parlare ad un'analisi sintetica e minuta dei punti, perci farò dei ragionamenti politici che riguardano anche i contenuti.
Noi riteniamo che ci siano dei contenuti ed alcuni punti discriminanti che individuano problemi reali a cui occorre dare risposte serie.
Non abbiamo la pretesa di dire che questo sia tutto quello che si pu dire o che sia tutto giusto, ma individuati questi punti, vogliamo lanciare alle altre forze politiche un messaggio perché la trattativa non stia nel vago e nel generico, ma parta da questi punti. Quali sono? Il nostro lavoro ha individuato alcuni capisaldi. Ne cito alcuni che ci paiono costituire l'architrave di un ragionamento.
Il rapporto tra i partiti e le istituzioni. Qui entrano i comportamenti, i provvedimenti, per esempio, la questione delle nomine, la questione dei controlli, oltre ad un problema generale sul quale dobbiamo metterci d'accordo perché amiamo la politica e i partiti e questo dovrebbe essere il motivo ispiratore per ogni riflessione critica.
Ci poniamo il problema se non sia necessaria una distinzione ed una chiarezza maggiore nel ruolo dei partiti rispetto alle istituzioni il che non vuol dire dare un alibi a chi qualunquisticamente usa gli scandali per dire che il sistema dei partiti non funziona, per dare nessun alibi o a chi vuol sostituire il sistema dei partiti con qualcosa d'altro di peggiore, ma vuole dire rilanciare la funzione primaria dei partiti nella società italiana, vuol dire più chiarezza e più distinzione.
L'altro punto fondamentale riguarda la questione morale e noi la vediamo sul piano dei partiti e delle istituzioni, sul piano delle politiche prioritarie, delle politiche di raccordo e di apertura, per politiche di raccordo e di apertura intendiamo le politiche di programmazione, le politiche verso gli Enti locali, le politiche di apertura alla scienza ed alla tecnica e le politiche di partecipazione. Non vogliamo un rilancio a profilo basso, ma un rilancio a livello più alto: il tema dell'occupazione.
La Regione che cosa fa in favore dell'occupazione? Quale politica mette in atto o chiede di mettere in atto? Sulla questione morale proponiamo il funzionamento della macchina, del personale, l'organizzazione, la revisione già affrontata nel corso delle verifiche, della struttura della Giunta, la determinazione e la verifica della collegialità, i rapporti del Consiglio che salvino la diversità dei ruoli e che pongano a livelli più alti gli atti più importanti ed il controllo pubblico e, prima di tutto, politico dell'assemblea consiliare.
Abbiamo proposto delle soluzioni sulle quali abbiamo lavorato con grande serietà e ci rendiamo conto che possono avere degli arricchimenti ed osservazioni nel corso delle trattative con il PSI ed il PSDI avvenute in presenza dei Commissari socialisti, in particolare dal costituzionalista prof. Amato c'è stata una grande attenzione a questi temi e qualche osservazione rispetto alle nostre proposte; Amato ci ha fatto delle osservazioni interessanti sugli appalti e sulle nomine, proponendo forme più avanzate di pubblicità, attraverso il sistema delle audizioni, dei candidati ai vari enti. Non possiamo pensare di fare una Giunta di sinistra qualsiasi senza porre non con parole generiche ma con realtà la capacità di individuare i nodi strutturali della questione morale e della questione istituzionale.
Noi faremo tutto il possibile per formare le Giunte di sinistra.
Abbiamo sentito l'interessante intervento del Consigliere Viglione.
Condividiamo, per esempio, l'analisi sulla profondità della crisi e sulla necessità di ricercare risposte adeguate. Egli dice che forse il sistema dei partiti non è stato all'altezza delle situazioni. E' un'analisi strutturale corretta, però devo dire che nell'intervento di Viglione ho ritrovato toni, accenti e dichiarazioni diversi da quelli che abbiamo sentito nelle dichiarazioni di Didò ed in quelle che hanno animato lo spirito dei nostri incontri con il PSI.
In altre parole, lo scioglimento della formula e delle volontà è anche legato ai contenuti. Non dico che le altre forze non abbiano delle cose da dire, anzi, ne hanno molte se l'analisi è fortemente legata alla considerazione di quello che è accaduto ed al lavoro che bisogna fare, la riproposizione della maggioranza e dell'opposizione è comunque un nucleo che ha le carte in regola, anche per ragioni di carattere e di prospettiva nazionale, nelle Giunte di sinistra. Se non sarà così, è chiaro che accetteremo come sempre le regole della vita democratica, ma a questo punto chiedo lo scioglimento nella chiarezza della formula politica. E questo appello lo rivolgiamo, dopo l'intervento di oggi, ai compagni socialisti e socialdemocratici.
Rimettiamoci domani al lavoro sapendo qual è la linea di ogni delegazione ed il punto di approdo. Se ci sono dei problemi si discutano.
Non abbiamo in tasca nessun documento nell'intenzione di schiacciare con una pretesa egemonia gli altri.
Chiediamo di partire dagli elementi di chiarezza senza dei quali signori Consiglieri, il calare della ragnatela sarebbe reale, anzi, sarebbe sbagliato, grave e doloroso, ma il male peggiore, a mio avviso, sarebbe il perpetuare per lungo tempo un balletto di cui la gente non capisce nulla in cui la chiarezza che c'era un giorno viene smentita il giorno dopo e questo sarebbe il primo pezzo del biglietto per mandare a casa molti di noi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, è ormai trascorso un mese e mezzo dall'avvio della nota questione giudiziaria ed un mese pieno dall'apertura formale della crisi in questa assemblea, tuttavia, una soluzione appare ancora lontana, anche alla luce delle dichiarazioni dei vari Gruppi udite stamane.
Questo ritardo, queste palesi difficoltà ci confermano nel giudizio già espresso sulla preesistente grave crisi politica della Giunta di sinistra passata, da fasi sussultorie, ad una permanenza paralizzante.
Le ragioni di questa crisi sono profonde e lontane.
Già nel 1975 una maggioranza che faceva del rigore amministrativo la sua bandiera, nasceva su un caso di trasformismo politico e quindi su un caso morale, manifestando sin dall'origine una prima grave contraddizione.
E' vero che la Giunta di sinistra giocando sulla novità, sullo slancio del successo comunista, sorretta dall'attenzione della stampa e della pubblica opinione ha cercato nell'azione del quinquennio 1975-1980 la legittimazione al governo. E' stato certamente il miglior periodo della maggioranza di sinistra che non ha trascurato la ricerca di positivi rapporti, anche nella naturale dialettica con le opposizioni. Tuttavia essa è riuscita più nella costruzione della propria immagine, che non sul piano operativo ove ad alcuni significativi risultati si sono affiancate iniziative dispersive originate da un malinteso panregionalismo che ha burocratizzato l'Ente e lo ha avviato, non senza trionfalismo, verso velleità impossibili.
Senza un'effettiva programmazione, con livelli di spesa pesanti e proiettati nel tempo, si è impegnato il futuro e ai sono creati condizionamenti che hanno concorso a causare la paralisi della terza legislatura. Nel 1980 si è voluto ad ogni costo riconfermare in Piemonte il governo delle sinistre senza dare la corretta e necessaria rilevanza al risultato elettorale che, forte arretramento del PCI, indicava la necessità di una svolta politica.
La nuova edizione della Giunta di sinistra, pur ammorbidita dal sostegno e dalla partecipazione dei socialdemocratici, non è stata in grado di attuare l'obiettivo primario della terza legislatura, "la messa a regime dell'Ente", né di programmare e quindi indirizzare organicamente le risorse disponibili o reperibili, né infine di incidere profondamente nella vita economica e sociale del Piemonte, attraversato da una crisi senza precedenti, con indicazioni di grave arretramento, non adeguatamente contrastante.
I forti dissensi, il processo di continua conflittualità, la progressiva divaricazione di posizioni fra socialisti e comunisti, hanno originato continue e defatiganti verifiche che hanno contribuito alla paralisi amministrativa e creato un clima di effettivo disfacimento della maggioranza e dell'esecutivo, ripetutamente denunciato in quest'aula dal nostro Gruppo.
La Giunta di sinistra, caduta da tempo sul terreno operativo, non è riproponibile né poteva aver successo un allargamento ai laici di opposizione, repubblicani e liberali, che già avevano respinto la proposta in occasione dell'ultima verifica, indisponibili ad un salvataggio tanto impossibile quanto non credibile di una maggioranza logorata ed esaurita.
Tentare la ricomposizione di una Giunta di sinistra, come si sta facendo, significa allungare i tempi della crisi, perseguire in un modo pur che sia e con qualche nuovo espediente, un'ipotesi precaria, far sopravvivere una coalizione finita ed assumere gravi ed ulteriori responsabilità nei confronti del Piemonte e dei piemontesi.
Occorre rendersi conto che non vi sono ragioni né politiche, n culturali, né sociali, né economiche che giustifichino l'esistenza per otto anni, dal 1975 ad oggi e ancor più in avvenire, di omogenee amministrazioni di sinistra in Piemonte a tutti i livelli principali Questo grigio appiattimento di formula, irrispettoso dei dati di rappresentanza popolaree tra gli elementi che hanno pesato in modo gravemente negativo nella vita delle istituzioni e della società piemontese frenando un più articolato modo di essere della partecipazione, del pluralismo, della dialettica e del confronto.
Questo modello conforme al disegno del PCI di porsi come unica forza aggregante nei confronti dei socialisti e dei laici e così di penalizzare ed isolare la D.C., non è ulteriormente gestibile senza gravi conseguenze non è idoneo a creare governi capaci, proprio nelle grandi aree metropolitane e nelle regioni industriali, di concorrere in modo moderno ad originare le condizioni per la ripresa dello sviluppo e dell'occupazione per il superamento della crisi economica e morale.
Di fronte ad una forzata riedizione della maggioranza di sinistra, tesa a portare stancamente alla fine la terza legislatura regionale, noi ci porremo ovviamente come opposizione rigorosa ed intransigente. Ma la via per uscire dalla crisi regionale non può essere neppure quella dell'assemblearismo, di un generale coinvolgimento nella gestione, di una democrazia consociativa che non è democrazia, perché il controllo politico ed istituzionale di un'opposizione corretta e posta in grado di operare è insostituibile, proprio in una fase come quella che viviamo, a nostro avviso, ancor più indispensabile.
Occorre una vera svolta politica che non può concretarsi senza un ruolo determinante della D.C, e delle forze laiche già di opposizione (PLI e PRI).
Per queste ragioni il nostro Gruppo ha posto con forza e con precisione nelle precedenti sedute, attraverso gli interventi dei colleghi Paganelli e Genovese, la propria candidatura di un ruolo di responsabilità e di governo e non in astratto, badate bene, ma nel concreto della difficile vicenda presente che, come diceva Moro nel suo ultimo discorso del 28 febbraio 1978, con riferimento ad altre note complesse contingenze nazionali vorremmo tutti avere alle spalle, ma ci è impossibile perché dobbiamo ineluttabilmente affrontare e vivere l'oggi con i problemi gravi che presenta e cui il Consigliere Viglione ha puntualmente accennato.
Taluno ha cercato di disegnare l'immagine di una D.C, piemontese attendista, se non rinunciataria, che si appaga in un ruolo di opposizione corretto e puntuale, ma non vuol governare, perché guarda lontano, al 1985.
Certo, guardiamo al 1985 nella convinzione che il nostro partito, per la sua storia, per la sua capacità di farsi interprete autentico delle esigenze nazionali, sia in grado di raccogliere maggiori consensi e di coprire così, insieme ad altre omogenee forze democratiche, un ruolo di governo e di guida in Piemonte, ma nello stesso tempo non mossi e n condizionati da aspirazioni di potere: sentiamo piena e completa la responsabilità che ci deriva dall'essere forza di maggioranza relativa oggi e quindi il dovere, in un momento particolarmente difficile, di un'ampia disponibilità.
Ci sentiamo, come è logico, alternativa naturale alla Giunta di sinistra, ma guardiamo con particolare attenzione alle forze laiche e socialiste, alla loro capacità di movimento e di iniziativa, consapevoli che anche piccoli passi, purché in avanti, nella direzione giusta, possano portare lontano. Ed è auspicabile per noi ed importante che l'incontro fra socialdemocratici, repubblicani, liberali, passi dal terreno meramente istituzionale a quello più specificatamente operativo affrontando temi programmatici e di alleanza politica che possono contribuire a sbocchi positivi. Sarà determinante la scelta, perché di scelta si tratta, del PSDI.
Guardiamo con altrettanta attenzione al PSI, più di ogni altro colpito e turbato dalle vicende di questi giorni, senza tentazioni di superficiali ed inammissibili criminalizzazioni. Lasciamo ad altri l'irresponsabile definizione di questo partito come oggettivo fattore di inquinamento della vita politica. Nè riteniamo che il problema delle dimissioni degli inquisiti possa essere oggetto di pressioni o di contrattazioni politiche: è fatto che attiene alla libertà, alla scelta individuale e non può essere conseguenza di imposizione alcuna.
Dai socialisti, come ha detto puntualmente il nostro responsabile nazionale degli Enti locali, prof. D'Onofrio, ci attendiamo una scelta di autonomia nei confronti del PCI. Se essi vorranno compiere questo gesto, se converranno che occorre cambiare rotta, che non c'è ragione per cui il Piemonte sia l'unica Regione d'Italia, con il partito di maggioranza relativa strumentalmente posto all'opposizione, che non è producente far quadrato intorno a tutte le Giunte di sinistra, che Giunte bilanciate potrebbero essere più utili anche in Piemonte per ottenere un più ampio e nello stesso tempo corretto, non confuso impegno di governo delle forze politiche se, come ha detto il Consigliere Viglione, ci sarà disponibilità per cercare nuove strade, i socialisti troveranno disponibile all'incontro la D.C, anche per soluzioni a termine che garantiscano governabilità essenzialità e concretezza.
La via per uscire dalla paralisi, per tornare a costruire è in salita noi non abbiamo in proposito illusioni, sappiamo che occorre impegno e duro lavoro per superare l'erta ed imboccare un cammino più agevole. Sappiamo che non di un compito gratificante si tratta, ma se vi sono le condizioni che certamente non sono tutte nelle nostre mani, siamo disponibili a fare la nostra parte per il Piemonte e per i piemontesi.



PRESIDENTE

Colleghi Consiglieri, gli interventi sono stati molto precisi e permettono di ricavare una lezione affinché vi sia un governo regionale funzionante per affrontare gli eventi economici. Il mio augurio è che nella prossima riunione si possa avere il documento sulla formazione della Giunta.
Il Consiglio è convocato, per Statuto, il giorno 19 aprile 1983.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 11,30)



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