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Dettaglio seduta n.182 del 24/02/83 - Legislatura n. III - Sedute dal 9 giugno 1980 al 11 maggio 1985

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Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PICCO


Argomento: Industria (anche piccola e media)

Interpellanza dei Consiglieri Alasia e Biazzi inerente le provvidenze C.E.C.A. per le opere di crisi siderurgica


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Iniziamo con il punto secondo all'ordine del giorno: "Interrogazioni ed interpellanze".
Esaminiamo per prima l'interpellanza presentata dai Consiglieri Alasia e Biazzi inerente le provvidenze C.E.C.A. per le opere di crisi siderurgica.
Risponde l'Assessore Cerutti.



CERUTTI Giuseppe, Assessore ai trasporti e viabilità

La situazione di crisi che ha colpito il settore siderurgico, in modo particolare nell'Alto Novarese e nella zona di Torino, ha spinto la Giunta regionale a sollecitare l'attivazione di fondi agevolati C.E.C.A., per consentire una concreta ripresa industriale alternativa mediante il finanziamento agevolato a piccole e medie imprese industriali, artigianali in modo da creare nuove prospettive occupazionali per le zone interessate.
Il Medio Credito Regionale Piemontese, nei suoi compiti istituzionali, ha predisposto in data 11/6/1982 apposita domanda rivolta al Ministero dell'Industria, Artigianato e Commercio, affinché la stessa fosse trasmessa alla Commissione della Comunità Europea onde ottenere la concessione di un prestito globale di 50 miliardi a valere sui prestiti di riconversione ai sensi dell'art. 56 del trattato C.E.C.A.
L'utilizzazione prioritaria di questi fondi è stata indicata preventivamente in 30 miliardi per l'Alto Novarese ed in 20 miliardi per l'area di Torino. Contestualmente il Medio Credito Regionale presentava al Ministero del Tesoro la richiesta di autorizzazione a contrarre prestiti assistiti da garanzia di cambio dalla Comunità Europea ed apposito decreto di garanzia statale di cambio ai sensi della legge 30/11/1976, n. 796. Il Ministero del Tesoro assumeva tale impegno in data 14/7/1982, n. 061230 e la pratica di richiesta del prestito veniva trasmessa dal Ministero dell'Industria in data 24/7/1982 alla Commissione della Comunità Europea con sede in Bruxelles. Nel mese di ottobre 1982 l'apposita Commissione della Comunità Europea verificava, mediante accertamento diretto nelle due aree interessate, i requisiti necessari per accordare il prestito richiesto. Nel mese di gennaio veniva data da parte della Commissione della Comunità Europea - Segretariato di Bruxelles - formale comunicazione di concessione del prestito che verrà sottoposto a ratifica nella prima seduta del Consiglio dei Ministri della Comunità Europea. La costituzione di un consorzio di utilizzatori, che potrà essere opportunamente allargato, ha agevolato notevolmente la concessione del prestito, avendo confermato ai Commissari della Comunità la certezza dell'utilizzo dei mutui agevolati.
Potranno accedere al prestito agevolato tutte le piccole - medie imprese industriali ed artigianali, per finanziare progetti di investimento da realizzarsi in forma prioritaria nelle zone interessate. Non si vede come possa avvenire, o possa essere predisposto, un coordinamento pubblico al riguardo, giacché tutti gli aventi diritto potranno presentare, attraverso gli Istituti di Credito, domande corredate da appositi progetti di finanziamento. Ci si augura pertanto di riscontrare la piena disponibilità da parte degli imprenditori privati, ad attingere a questi investimenti che potranno coprire soltanto il 50 del costo globale dell'opera. La presenza della Regione, così come quella di altri Enti locali territoriali, potrebbe tutt'al più concretizzarsi con apposite fidejussioni a favore delle piccole imprese artigianali o industriali, per contribuire m modo sostanziale alle garanzie necessarie e richieste da parte del Medio Credito Regionale Piemontese, il quale opera mediante apposita convenzione come ente erogante del finanziamento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Alasia



ALASIA Giovanni

Ringrazio l'Assessore per la risposta e debbo dare atto che l'Assessore Cerutti si è adoperato da tempo e personalmente di questa questione (parlo addirittura dal mese di luglio, almeno, da quel che ne so io, quando fu tenuto il convegno a Stresa).
Però, richiamando l'attenzione del Presidente e del Vicepresidente Sanlorenzo, dirò che noi avremmo gradito che, della questione, si fosse discusso in aula per tempo (non è una questione di merito), dal momento in cui il collega Biazzi ed il sottoscritto ne avevano fatto richiesta fin da luglio.
Il Presidente Enrietti ricorderà che io ebbi un colloquio con lui in relazione al convegno di Stresa e ricorderà che, credo, ad ottobre o novembre, mi ero fatto premura di venire a parlare della questione a te e a Sanlorenzo.
Vi prego credere che non trattasi di questione formale, ma sostanziale dal momento che del problema, noi, come Gruppo, ci siamo interessati a fondo, andando a Villadossola ed avendo ripetuti incontri con il consorzio Ticino-Toce; andando al Medio Credito (in questo momento, mentre parlo, c' una delegazione di nostri Consiglieri al Medio Credito; io stesso ho lasciato la riunione appunto per essere qui); ancora ieri con Brizio Montefalchesi ed altri colleghi, abbiamo incontrato l'ing. Poscio del consorzio Ti-To in IV Commissione.
Ho le mie buone ragioni per insistere su questo tema; nei 50 miliardi previsti rientrano non solo la Val d'Ossola, ma anche la Valle d'Aosta, che è una parte non trascurabile della nostra crisi siderurgica; e rientra Torino per le questioni, note a Sanlorenzo, attorno alla Fiat Ferriere; e rientrano il Canavese, la Valle di Susa con l'Assa, rientra Novi; e la questione andrà inoltre gestita anche per gli aspetti di rioccupazione in quanto è previsto che questi miliardi potranno essere attivati in proporzione ai progetti che pescheranno nei serbatoi ex siderurgici. E quindi in rapporto con le organizzazioni sindacali, con l'Ufficio del lavoro, con la Commissione regionale dell'impiego. E andrà gestito con il consorzio Ticino-Toce, del quale, ieri, con Brizio ed altri colleghi, in Commissione, abbiamo appreso che è stata sospesa l'omologazione dal Tribunale. Precisa il Tribunale che, per la costituzione del consorzio l'art. 2602 del Codice richiede che le aziende costituite in consorzio esercitino una medesima attività economica. Questo crea dei problemi in quanto il consorzio comprende già più imprese: nella prima visita all'ing.
Poscio ho visto presenti cinque aziende di tre settori merceologici diversi: lapidei, costruzioni metalliche e costruzioni in generale.
Ma ieri l'ing. Poscio (e questo è molto interessante) ci ha portato un plico di una decina di richieste; e allora questo non sposta il problema perché si potrà benissimo fare riferimento alle Unioni Industriali, le quali, spero (se arrivano, i colleghi che sono alla sede del Medio Credito ce lo confermeranno), avranno le indicazioni e i criteri fissati dal Medio Credito. E per vedere, ad esempio, con il Medio Credito (credo che questo sia un lavoro che la Giunta debba fare) quali sono i criteri di selettività, a fronte di eventuali domande superiori al tetto previsto.
Ecco, io ho posto queste questioni per chiedere, della questione, di chi è la competenza in Giunta; con ciò, non tocco per niente l'impegno di Cerutti, sia ben chiaro, che io ringrazio ancora una volta per essersi interessato; ma voglio capire, dal momento in cui ci sono tanti aspetti gestionali ricordati, con chi debbono parlare i Consiglieri che seguono questa questione: se con il Presidente, con il Vicepresidente, con l'Assessore al lavoro o con l'Assessore ai trasporti. Se le cose non si fanno con un certo criterio, si rischia di fare un po' di polvere attorno a 50 miliardi e, alla fine, non prendere nemmeno una lira.



PRESIDENTE

L'interpellanza è discussa.



ALASIA Giovanni

Io ho chiesto, per cortesia, di sapere qualcosa di più: di avere una risposta.
Se non me lo si vuol dire adesso, me lo si dirà successivamente, però è da luglio che aspettiamo questa risposta, Presidente.



PRESIDENTE

Il problema rimane Salviamo il principio della forma: successivamente, il Presidente nelle comunicazioni, darà la risposta al Consigliere Alasia


Argomento: Difesa idrogeologica

Interpellanza dei Consiglieri Genovese e Devecchi inerente l'avvio di opere per 10 miliardi per la "presunta rinascita del Po" ed interpellanza dei Consiglieri Ariotti, Bruciamacchie e Revelli inerente i finanziamenti per opere spondali del Po


PRESIDENTE

Esaminiamo ora congiuntamente l'interpellanza presentata dai Consiglieri Genovese e Devecchi inerente l'avvio di opere per 10 miliardi per la "presunta rinascita del Po" e l'interpellanza presentata dai Consiglieri Ariotti, Bruciamacchie e Revelli inerente i finanziamenti per opere spondali del Po.
Risponde ad entrambe l'Assessore Cerutti.



CERUTTI Giuseppe, Assessore ai trasporti e viabilità

Si precisa preliminarmente che le opere, cui si fa riferimento nell'interpellanza in oggetto richiamata, sono finalizzate alla "Regimazione idraulica e sistemazione d'alveo ai fini di navigazione e difesa del fiume Po nel tratto da traversa ENEL in Trino a foce Scrivia" così come meglio specificato nel seguito.
Fatta questa doverosa premessa, ci si pregia comunicare quanto segue, con riferimento ai singoli corrispondenti punti dell'interpellanza di cui è caso.
Punto 1).
Il Consiglio regionale del Piemonte approva, a suo tempo, la legge regionale 3/9/1981, n. 40, per l'"Adesione all'intesa interregionale per la navigazione interna sul fiume Po ed idrovie collegate".
Secondo l'art. 2 di tale legge "A decorrere dall'1/1/1981, in aggiunta alle linee navigabili già contemplate nella citata convenzione, entrano a far parte della rete idroviaria nell'intesa di cui all'articolo precedente anche il tratto del fiume Po da foce Ticino a Casale Monferrato, della lunghezza di km 65 in territorio lombardo e piemontese.. , omissis...".
Inoltre, giusta l'art. 4 della stessa legge regionale "Con decorrenza 1/1/1981, alle funzioni previste dall'art. 4 della convenzione, sono aggiunti compiti relativi a studi, ricerche, sperimentazioni e progettazioni nonché a pubblicazioni inerenti la navigazione interna padano veneta e le spese generali di funzionamento dell'intesa".
Pertanto, nel promuovere lo "Studio delle linee di intervento per la difesa attiva e passiva della fascia padana" ed il progetto di "Regimazione idraulica e sistemazione d'alveo ai fini di navigazione e difesa del fiume Po da traversa ENEL in Trino a foce Scrivia", sui quali si riferisce puntualmente nel seguito, l'esecutivo ha correttamente esercitato il proprio diritto-dovere, dando attuazione ai provvedimenti legislativi in materia.
Detta documentazione tecnica è del resto disponibile per l'esame da parte della II Commissione consiliare.
Punto 2).
Con D.L. 7/5/1980, n. 152, convertito nella legge 7/7/1980, n. 298, cui fanno seguito la deliberazione 29 aprile - 6 maggio 1981 del CIPE ed i D.M.
15 e 17 giugno 1981 del Ministero del Bilancio e della Programmazione Economica, è stata assegnata alla Regione Piemonte la somma di L. 10 miliardi per l'esecuzione di opere di navigazione interna.
Tale assegnazione di L. 10 miliardi alla Regione Piemonte, per l'esecuzione di opere di navigazione interna, discende pertanto da provvedimenti di finanziamento diversi dalle "Disposizioni per l'utilizzazione del fondo investimenti ed occupazione", ex titolo IV, artt. 51 e 56, della legge 7/8/1982, n. 526, recante "Provvedimenti urgenti per lo sviluppo dell'economia", cui si fa riferimento nell'interpellanza urgente.
Punto 3).
Con provvedimento n. 201-4844 del 10/3/1981, la Giunta regionale del Piemonte delibera di affidare alla Società Cooperativa a r.l. Polithema corrente in Torino, Via Lamarmora 41, l'esecuzione di quanto occorrente per la proposizione di metodologie di lavoro per lo studio dei parametri fisici del territorio e l'individuazione di linee di intervento prioritario per la difesa attiva e passiva della fascia padana.
Assolvendo l'incarico ricevuto, la predetta Società Cooperativa a r.l.
Polithema rassegna uno "Studio delle linee di intervento per la difesa attiva e passiva della fascia padana".
Tale studio si concreta nell'individuazione prioritaria di un piano di intervento per la difesa attiva e passiva della fascia padana compatibile con le fruizioni in atto, con eventuali futuri utilizzi per navigazione ed impianti idroelettrici e, soprattutto, con la sicurezza idraulica del territorio latistante da S. Mauro a foce Scrivia.
Poiché le problematiche connesse a detto studio investono anche ambiti di competenza del Magistrato per il Po, lo studio in parola viene sottoposto all'esame del Comitato Tecnico Amministrativo dello stesso Istituto. Con voto n. 7281, espresso nella seduta dell'1 1/7/1 9 81, detto Comitato Tecnico Amministrativo, attesa la particolare attenzione riservata alla compatibilità dei prospettati interventi con gli aspetti di difesa idraulica, ambientali e socio-economici, ritiene che la proposizione di metodologie di cui allo studio in argomento nonché le linee di intervento in tale studio contenute siano meritevoli di approvazione e possano pertanto costituire premessa per successive proposte operative, che comunque dovranno sempre essere sottoposte all'esame del Comitato Tecnico Amministrativo al fine di verificarne la compatibilità con gli indirizzi e gli interventi operativi di competenza del Magistrato per il Po.
Con provvedimento n. 260-9047 del 21/7/1981, la Giunta regionale del Piemonte, nel prendere atto di detto studio, ritiene che le metodologie contenute nello studio stesso siano state proposte non disconoscendo alcun aspetto della composita realtà territoriale, ma, anzi, con un'omogenea considerazione delle varie componenti navigatorie, idrauliche, ambientali e socio-economiche, delibera che eventuali successive proposte operative in materia di difesa attiva e passiva della fascia padano debbano trovare riferimento in detto "Studio delle linee di intervento per la difesa attiva e passiva della fascia padana".
Con provvedimento n. 1-13720 del 18/2/1982, la Giunta regionale del Piemonte delibera di conferire alla Società Cooperativa a r.l. Polithema corrente in Torino, Via Lamarmora 41, nella persona del dr, ing. Renato Martellotta, Vicepresidente della stessa Società, incaricato professionale per la redazione di progetto di difese idrauliche connesse ad opere per le vie navigabili, da realizzare sul fiume Po nella tratta oggetto dello studio sopra richiamato.
Ad avvenuto espletamento dell'incarico conferitole, la suddetta Società Cooperativa a r.l. Polithema rassegna un progetto per "Regimazione idraulica e sistemazione d'alveo ai fini di navigazione e difesa del fiume Po nel tratto da traversa ENEL in Trino a foce Scrivia".
Detto progetto si articola in otto elaborati e precisamente: 1) ipotesi di bacinizzazione 2) progetto generale 3) progetto esecutivo lotto A 4) progetto esecutivo lotto B 5) progetto esecutivo lotto C 6) progetto esecutivo stralcio lotto A 7) progetto esecutivo stralcio lotto B 8) progetto esecutivo stralcio lotto C.
Il progetto generale afferisce, per l'appunto, l'anzidetta regimazione idraulica e sistemazione d'alveo ai fini di navigazione e difesa del fiume Po nel tratto da traversa ENEL in Trino a foce Scrivia.
Il lotto A si riferisce al tratto da traversa ENEL in Trino a confluenza Sesia.
Il lotto B concerne il tratto da confluenza Sesia a Torrente Laio.
Il lotto C, infine, va da Torrente Laio a foce Scrivia.
Gli importi delle opere, comprensivi degli oneri per spese tecniche imprevisti, revisione prezzi, eventuali espropri ed IVA 18, , quali risultano dai relativi quadri economici, sono i seguenti: progetto esecutivo lotto A: L. 15.504.492.000 progetto esecutivo lotto B: L. 19.110.690.000 progetto esecutivo lotto C: L. 21.118.932.000 sommano, per il progetto generale: L. 55.734.114.000.
Onde consentire l'utilizzo del finanziamento di 10 miliardi di lire, ex legge 7/7/1980, n. 298 e successivi e conseguenti provvedimenti in materia vengono predisposti, nell'ambito dei progetti esecutivi dei tre lotti di cui sopra, altrettanti stralci, per gli importi, sempre onnicomprensivi, di seguito evidenziati: progetto esecutivo stralcio lotto A: L. 3.250.000.000 progetto esecutivo stralcio lotto B: L. 3.450.000.000 progetto esecutivo stralcio lotto C: L. 3.300.000.000 sommano, per gli stralci: L. 10.000.000.000.
Il progetto in predicato viene sottoposto all'esame del Comitato Tecnico Amministrativo del Magistrato per il Po, che, nella seduta del 17/12/1982 esprime nulla osta ai fini idraulici per l'esecuzione dei relativi lavori.
Il progetto in argomento viene anche sottoposto all'esame del Comitato Regionale per le Opere Pubbliche della Regione Piemonte che, nella seduta del 21/12/1982, con voto n. 83/100, ritiene meritevole di approvazione il progetto stesso.
Punto 4).
Le opere di difesa a regimazione idraulica e sistemazione d'alveo, definite nel citato progetto redatto dalla Società Cooperativa Polithema costituiscono un'essenziale linea di interventi primari a difesa delle sponde in erosione e dei retrostanti terreni golenali attualmente adibiti ad uso agricolo.
La protezione di tali aree dalle esondazioni del fiume (nel caso di piene non eccezionali) costituisce già di per sé un indubbio vantaggio economico per le attività agricole ivi sviluppate.
La regimazione dell'alveo del fiume consente inoltre di mantenere le acque il più lontano possibile dalle infrastrutture esistenti, evitando in tal modo il degrado delle medesime.
L'esistenza infatti di argini maestri in froldo, nonché di vaste tratte spondali già in erosione comporta il continuo rischio di possibili ampi fenomeni di dissesto; tale rischio, se concomitante con particolari condizioni di piena del fiume, può essere causa di onerosissime opere di ripristino e di bonifica dei danni arrecati.
Punto 5).
Le opere di protezione spondale realizzate tra Valenza e Bassignana non hanno arrecato alcuna alterazione di carattere ambientale ed idrogeologico.
Essendo il Po un fiume a fondo mobile e a regime estremamente variabile tutte le difese sono state progettate in modo da risultare estremamente flessibili, atte quindi ad adattarsi all'evoluzione del corso d'acqua.
La loro particolare tipologia costruttiva ha sempre consentito infatti rapide operazioni di miglioramento e rettifica pur assolvendo ottimamente ai compiti di difesa e di riduzione dei rischi idrogeologici delle sponde.
L'impiego dei prismi in calcestruzzo a rivestimento spondale ha consentito inoltre, in tempi relativamente brevi, l'attecchimento e la crescita naturale della vegetazione (come si può notare nelle opere realizzate meno recentemente), con il progressivo ritorno delle sponde all'originale paesaggio, eliminando praticamente ogni forzatura di carattere ambientale.
Punto 6).
Le positive ripercussioni economiche per quanto riguarda la protezione spondale, come riportato in risposta al punto 4), devono essere valutate in un'ottica esulante ovviamente da un immediato tornaconto, ma riguardante la prevenzione futura di danni ad infrastrutture e terreni compresi nell'ampia zona golenale a ridosso del corso del fiume.
Tali opere, assolvendo una funzione di difesa e di regimazione idraulica dell'alveo, date le loro caratteristiche di adattabilità all'evoluzione del fiume (come riportato nella risposta al punto 5) e di ottimo inserimento nel paesaggio spondale, non presentano alcuna conseguenza dannosa sull'ambiente.
Punto 7).
Il contributo di 10 miliardi di lire assegnato alla Regione Piemonte, ex legge 7/7/1980, n. 298 e successivi e conseguenti provvedimenti, con imputazione sugli esercizi finanziari 1980 e 1981, per l'esecuzione di opere per le vie navigabili, in quanto finalizzato, ai sensi delle "Nuove disposizioni sull'amministrazione del patrimonio e sulla contabilità generale dello Stato", approvate con R.D. 18/11/1923, n. 2440 e successive modifiche ed integrazioni, non è suscettibile di diverso impiego o destinazione e pertanto devono essere esclusivamente utilizzate proprio con la finalità che lo Stato prevede nella sua assegnazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Genovese.



GENOVESE Piero Arturo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, credo che la risposta data all'interpellanza che ho presentato insieme al collega Devecchi e all'interpellanza presentata dai colleghi Ariotti, Bruciamacchie e Revelli non possa essere considerata soddisfacente, almeno da parte degli interpellanti del Gruppo D.C.
Devo in premessa ricordare che, quando nella II Commissione nel 1981 venne presa in esame l'adesione all'intesa interregionale per la navigazione interna sul fiume Po e idrovie collegate, vi furono parecchie perplessità; il disegno di legge venne licenziato dalla Commissione anche perché ci furono date formali assicurazioni (io lo ricordo a memoria, ma credo che i verbali della Commissione ne possano fare testo) che in ogni caso qualunque opera diretta alla regimazione delle acque del Po, nella parte a monte della confluenza con il Ticino e, quindi, per la parte interessante la nostra Regione, e qualunque approfondimento in relazione all'ipotetica navigabilità del Po, sarebbero stati oggetto di approfondimento e di valutazione da parte della Commissione e non solo da parte dell'esecutivo regionale.
Oggi, non riteniamo che la risposta dell'Assessore Cerutti, pure burocraticamente perfetta, colga la sostanza delle preoccupazioni degli interpellanti.
Burocraticamente perfetta, dicevo, ma trincerata dietro una serie di decisioni, di studi già svolti, di pareri espressi dal Comitato Tecnico del Magistrato del Po e dal Comitato Regione per le Opere Pubbliche; tutte cose che, sul piano dell'informazione, ci giungono gradite nel senso che quantomeno ci mettono oggi, a seguito delle interpellanze, in grado di conoscere che cosa la Regione ha fatto; ma la H Commissione, a cui peraltro si fa riferimento dicendo che tutto il materiale tecnico è a disposizione non era mai stata minimamente informata di tutto questo lungo iter sviluppatosi in modo profondamente difforme dagli impegni politici che all'interno della II Commissione erano stati assunti dall'esecutivo.
Noi, insomma, ci troviamo di fronte ad una situazione in cui parrebbe di comprendere, dalla risposta, che tutto è a posto: i visti ci sono, i bolli ugualmente, i pareri lo stesso, i soldi ci sono, pure, vincolati a questo scopo. Quindi, tutto è fatto. Si deve procedere. Ma lo spirito dell'interpellanza era diverso e si richiamava a preoccupazioni, a timori a perplessità largamente diffuse, al di là dell'appartenenza all'uno o all'altro Gruppo consiliare, all'interno della II Commissione consiliare e si riferiva, in particolare, all'esigenza di essere posti a conoscenza prima di procedere agli atti definitivi e finali, di decisioni della Giunta che renderebbero irreversibile ed irrevocabile una scelta.



CERUTTI Giuseppe, Assessore ai trasporti e viabilità

Io ho rivolto proprio al Vicepresidente la stessa tua richiesta e mi auguro che lo stesso, che ieri presiedeva la Commissione, la ponga all'ordine del giorno proprio per illustrarla compiutamente.



GENOVESE Piero Arturo

Ce lo auguriamo anche noi. Se la II Commissione è la sede dove l'approfondimento potrà essere più puntuale e più preciso, per essere nelle condizioni di farlo forse sarebbe opportuno che, almeno per quanto riguarda gli atti principali, l'Assessore ci metta in grado di conoscere gli studi ed i pareri espressi, prima della convocazione della Commissione, così che si possa essere sufficientemente preparati ad affrontare un argomento che per noi, è particolarmente importante.
Importante perché? Perché, se mi consenti, Cerutti, una cosa è vedere gli studi ed i pareri ed assumere decisioni di spesa ed altra cosa è conoscere il fiume, l'ambiente, la gente, le attività che sul fiume da sempre si svolgono. Sapere cioè che cosa significano gli interventi che si intendono fare. Credo che con la collega Ariotti e con gli altri colleghi interpellanti non abbiamo difficoltà ad invitarti ad un viaggio in barca sul Po, affinché tu possa renderti conto, puntualmente, di quanto è avvenuto in questi anni.
L'acqua non è proprio come una pallina da ping-pong, ma in qualche modo rimbalza. Non è vero che non sia avvenuta alcuna alterazione. Si sono fatte difese spondali che ne hanno comportate necessariamente delle altre. Poco per volta, in questo modo, il Po viene distrutto; sono state fatte difese a "pettine" che hanno provocato erosioni sull'altra sponda e quindi, di conseguenza, si sono rese necessarie altre colate di cemento armato. E queste cose si moltiplicano. Non è vero che tra Valenza e Bassignana non sia stata apportata alcuna alterazione, non dico solo all'ambiente, ma al Po ed all'economia e alla sicurezza della zona. Ci sono zone che certamente devono essere protette dall'erosione, ma ci sono zone dove a memoria d'uomo, da molti secoli, il Po non aveva mai causato nessun inconveniente perché scorre a ridosso di conformazioni collinari che non sono mai state erose per la loro natura tufacea.
E qui sono state approntate difese che hanno profondamente alterato l'ambiente ed il corso del Po; hanno richiesto ulteriori opere e richiederanno, conseguentemente, altre opere ancora.
Ma il problema non è solo questo. Il problema è di sapere, a seguito dell'adesione della Regione Piemonte all'"Intesa interregionale per la navigabilità del Po", se le opere previste e studiate da questa Società Cooperativa (mi pare d'aver capito la "Polithema", che non conosco) sono rivolte a rendere navigabile il Po, ovvero se, dietro questa spesa e questa indicazione di finalità d'intervento, si vogliono realizzare opere che hanno altra natura, altra finalità ed altro oggetto. Questo, sul piano politico, è basilare e deve essere chiarito in questa sede ed in sede di Commissione.
Perché noi non crediamo, realisticamente, che queste opere siano dirette alla navigabilità del Po; a meno che, per navigabilità del Po, non si intenda la navigabilità che in questo tratto, da sempre, si svolge con le barche, oppure di quella rivolta in prospettiva, attraverso la realizzazione di chiuse (si dice anche a scopi idroelettrici), ad incrementare attività cosiddette di "tempo libero": una delle dicerie circolanti in alcuni ambienti, anche politici, della mia Provincia è che quanto meno, si realizzerà la possibilità di creare specchi d'acqua, a Casale, per consentire la motonautica.
Ora, io credo che il problema su cui va fatta chiarezza fino in fondo è se queste opere sono finalizzate alla navigabilità in senso tecnicamente esatto e corretto, o se sono finalizzate ad una serie di altre iniziative che nulla hanno a che vedere con gli aspetti di natura socio-economica collegati alla navigazione del fiume, per quanto riguarda soprattutto il trasporto delle merci.
Il documento che a suo tempo era stato predisposto dal Comitato Tecnico dell'Intesa interregionale delle quattro Regioni, secondo me, rasenta la follia. Perché non solo si prevede la navigabilità del Po fino a Casale e la realizzazione del porto a Casale, ma si prefigura addirittura la possibilità di creare anche il porto di Torino.
Il problema del basso-Piemonte non si identifica con la navigabilità del Po, ma piuttosto con il miglioramento e la razionalizzazione del sistema portuale della Liguria. Il Piemonte, in tema di navigazione, si deve battere per la realizzazione del sistema portuale ligure e per un'integrazione dell'economia piemontese con la Liguria e nel contesto europeo, come tante volte si è detto. Questa è l'unica linea sensata mentre pensare di creare, come si è detto, il porto di Bassignana, o di Casale o di Torino, ci sembra veramente un modo per coprire altre cose che nulla hanno a che vedere con la navigazione.
Se si vogliono fare difese spondali, si tratta di altra cosa; se si vogliono fare opere di regimazione idraulica, compatibili con la conservazione e la difesa dell'ambiente, è altra cosa; se si tratta di migliorare le condizioni per favorire l'irrigazione attorno al Po, si tratta ancora di altra cosa. E, quindi, tutte queste cose vanno affrontate per quello che sono e per ciò che devono rappresentare. Devo ancora fare osservare che su queste questioni nel nostro Paese, tecnici ne esistono e dal 1911, a quanto ho potuto constatare, studi e progetti, di massima ed esecutivi, pure esistono.
Manca invece uno studio che prenda in considerazione la possibilità di rendere navigabile il Po. Tutti i progetti di navigazione interna nella nostra Regione prevedono canali idroviari, attestati sulle acque del Po e di altri corsi o specchi d'acqua, in particolare del Ticino e del Lago Maggiore; ma nessun progetto tecnico, non ritenendolo economicamente vantaggioso e comportando opere che gravemente altererebbero l'ambiente, ha mai preso in considerazione la possibilità di rendere navigabile il corso del Po. Credo che queste cose siano ampiamente note al Presidente della Giunta, all'Assessore Cerutti ed agli altri Assessori e a molti colleghi che queste cose hanno seguito o attorno alle quali hanno avuto modo di documentarsi. E al Presidente e all'Assessore Cerutti sarà anche noto il carteggio che c'è stato negli ultimi dodici anni tra la Regione Piemonte ed il Comitato per le idrovie liguri-piemontesi. Ed è anche ampiamente noto il parere che, rispetto ai progetti di navigabilità del Po, è stato dato da questi organismi.
Non è neppure il caso di ricordare come questi studi siano stati ritenuti, dagli organismi tecnici, come probanti ed accettabili, al punto che c'é una legge dello Stato che, nel 1968, ha previsto la classificazione di idrovie di seconda classe che potrebbero essere realizzate all'interno del Piemonte, utilizzando le acque del Po e degli altri fiumi della nostra Regione.
Tutte queste cose ci inducono all'insoddisfazione, in quanto non ci risulta che vi siano prospettive concrete per consentire di rendere navigabile il corso del Po, dalla confluenza dello Scrivia sino a Casale Monferrato; non so, poi, se per la navigazione da Casale Monferrato a Torino l'idea sia stata (come mi auguro) abbandonata. Certo, non ritengo che l'esiguità delle cifre indicate consentirebbero la realizzazione di opere tali da rendere navigabile il Po e creare il porto a Casale collegato al centro intermodale per il trasporto delle merci, secondo lo studio del Comitato tecnico delle quattro Regioni che hanno aderito all'intesa per la navigazione del Po.
Ora, se così non é, vorremmo comprendere a cosa sono finalizzate le opere, tanto più che parlare di opere intese a rendere navigabile il Po, mi sembra sempre più una mistificazione.
Questo è il primo dato che volevo sottolineare. Il secondo (e lo dico anche a nome del collega Devecchi) è che, qualora non si tratti di opere per rendere navigabile il Po, gli stanziamenti devono essere utilizzati provvedendo a dare una destinazione corretta ai fondi che si riescono ad ottenere dallo Stato, anche contrattandone la destinazione. E, allora bisogna chiedersi, in base ai progetti presentati, quali eventuali opere sul Po siano compatibili con una valorizzazione delle risorse o con la salvaguardia dell'ambiente. Le difese spondali, forse? Noi che viviamo e che siamo cresciuti sul Po, pur non essendo dei tecnici, sosteniamo che molte difese spondali create in questi anni non realizzano né la difesa dell'ambiente né aprono prospettive di miglioramento socio-economico e tantomeno sono destinate a rendere navigabile il Po.
Quindi, su queste questioni si facciano gli approfondimenti necessari.
E bisognerà avere anche il coraggio della coerenza; se delle opere non risultano utili o non realizzano miglioramenti o servono solo a spendere denaro pubblico, si addivenga ad una riflessione generale ed anche nei confronti del potere centrale si propongano, sempre sul Po, delle alternative di investimento dirette alla valorizzazione delle risorse e dell'ambiente.
Il terzo dato che mi permetto di richiamare, insieme al collega Devecchi, è che, in ogni caso, la Regione non può portare avanti politiche contrastanti. Quindi, non si può fare un discorso di difesa dell'ambiente e prospettare azioni di valorizzazione e di tutela di tutto il corso del Po anche con la creazione di un parco fluviale e poi attuare altre politiche che sono o rischiano di essere profondamente contrastanti con quelle che si sono dichiarate prioritarie e che non paiono tali da realizzare alcun beneficio, né per le comunità né per la Regione nel suo complesso; né sotto il profilo socio-economico, né sotto quello della valorizzazione o della difesa dell'ambiente. Veniamo ai danni delle alluvioni, Assessore Cerutti.
Io le alluvioni le vedo da quando sono nato, vivendo sul Po. Salvo alcuni eventi eccezionali, di alluvioni veramente disastrose nel nostro corso del Po, da quando mi ricordo, ce ne sono state veramente poche; ma sembra sufficiente, per tutelarsi da queste calamità, un rafforzamento ed un miglioramento delle difese spondali e degli argini realizzati in passato.
Noi non crediamo assolutamente che esista giustificazione, sotto il profilo della protezione, alle opere di difesa che si intendono avviare non le conosciamo, ma immaginiamo quali possano essere in quanto abbiamo avuto modo di sapere dove sono stati fatti recentemente i rilievi lungo il corso del Po.
Alla domanda rivolta apertamente a coloro che facevano i rilievi, ci è stato risposto che loro nulla sapevano, in quanto, essendo dipendenti di un'impresa privata di Casale, obbedivano ad un incarico.
Ciò ha ancora di più accentuato le preoccupazioni. Io credevo che i rilievi fossero stati richiesti dal Magistrato del Po; invece si trattava di geometri che nulla sapevano se non che dovevano svolgere un compito preciso, tecnicamente limitato: quello di raccogliere dati per conto di un'impresa privata.
Queste cose le esprimo con amarezza, caro Cerutti e caro Presidente perché credo che le mistificazioni vadano, per quanto possibile allontanate. Chi conosce le comunità, gli amministratori di queste comunità, la gente, l'ambiente, non può non avere preoccupazione di fronte a proposte ed azioni che possono rappresentare la distruzione di un ambiente irripetibile e che potrebbero anche compromettere utilizzazioni positive del Po e delle sue risorse, soprattutto per quanto riguarda l'irrigazione in zone dove, effettivamente, opere in questo senso sarebbero da realizzare, stante la scarsità d'acqua che caratterizza il corso del Po a monte di Casale sino alla confluenza del Sesia ed anche oltre, perché il Po ritorna ad essere fiume dopo la confluenza con il Tanaro e lo Scrivia.
Con amarezza diciamo queste cose e vorremmo semplicemente invitare a riflettere prima di imboccare una strada che rischia di essere senza ritorno, perché in larga misura la situazione è già compromessa; perch opere dissennate già sono state fatte in questi anni e sarà difficile anche con i soldi stanziati a favore della Regione Piemonte, cercare di rimediare ai danni che in questi anni sono stati fatti.
Un impiego positivo, forse, sarebbe quello di realizzare opere volte a sviluppare l'irrigazione in alcune aree adiacenti al Po e cercare di rimettere ordine nella situazione delle difese spondali.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ariotti.



ARIOTTI Anna Maria

Io credo e spero che sia il Presidente sia l'Assessore abbiano colto la preoccupazione che ha mosso, me come gli altri Consiglieri, a rivolgere questa interpellanza urgente. Vorrei parlare in prima persona, perché in quella zona io vivo; e in quella zona sono venute alla luce, soprattutto negli ultimi anni, esigenze e bisogni estremamente urgenti, a cui non si è saputo o potuto dare risposta; mentre vengono promessi alle popolazioni interventi che le stesse popolazioni rifiutano. Noi ci siamo fatti interpreti, io in prima persona, dei dubbi e delle perplessità che abbiamo colto in tutta quest'area. Dico esplicitamente che sono d'accordo con quanto detto da Genovese, perché anche lui non ha fatto altro che registrare un elemento costante che si coglie parlando con la gente del posto e non decidendo dall'alto.
La risposta data dall'Assessore mi trova insoddisfatta. E' vero che l'Assessore era venuto a parlarci di questa intesa, ma la Commissione indipendentemente dalle posizioni politiche, aveva espresso perplessità dubbi e contrarietà a posizioni di questo tipo. Era stato promesso che, in ogni caso, si sarebbero tenuti presenti questi dati negativi emersi in sede di dibattito e saremmo stati costantemente informati. Tutto questo non è avvenuto. Solo ora, dopo le interpellanze, l'Assessore ci dice che vi sono studi a disposizione della Commissione; noi non li abbiamo visti; quindi lamento questa carenza di informazione.
Ma veniamo alla sostanza che, secondo me, è molto più grave.
L'Assessore ha detto molte cose: afferma, attraverso una documentazione letta, che sono state fatte opere che non hanno leso l'ambiente, quindi estremamente positive. Ebbene, ribadisco l'invito di Genovese; vede Assessore, io ho fatto un lungo percorso in Po su una barca, anche per verificare con i miei occhi i dati del dissidio fra Trino e Filippona in riferimento alla costruzione della centrale nucleare, cioè per constatare se l'acqua c'è o non c'é. In quell'occasione, la gente che vive sul fiume ci ripeteva: voi avete fatto studi, perso tanto tempo; bastava venire qui a vedere ed allora constatavate come nella zona del Casalese, cioè Trino Casale, la portata dell'acqua non è sufficiente; soltanto quando s'innesta il Sesia, il Tanaro e il Bormida il Po diventa fiume e perde quel carattere torrentizio che ha fino a quel punto. Quindi, prima di parlare tanto di navigazione sul Po, andate a vedere quanta acqua c'è. Scoprirete che c' carenza d'acqua. Che tipo di navigazione può avvenire? Potrebbe realizzarsi una navigazione per diporto. Ma questo tipo di navigazione si effettua già.
Il tono usato da Genovese è molto tranquillo, l'ammiro, io non sono in grado di usare lo stesso tono, così disteso, perché lo scempio che è stato fatto del Po è veramente una colpa di cui qualcuno dovrà rispondere. Non solo dal punto di vista estetico, ambientale, sarebbe già negativo questo aspetto in quanto il rapporto uomo-fiume è del tutto particolare, vissuto come è e deve essere nel contatto diretto con l'acqua. Le difese spondali fatte con i prismi prima di tutto non sono difese; sarebbe stato sufficiente lasciare le vecchie Tanche, le aree golenali ed impedire che venissero piantati pioppi a livello della stessa linea del fiume; impedire che si facessero costruzioni, a volte finanziate dalla Regione, nelle aree golenali: perché dobbiamo assistere anche a questo. Queste opere sono la distruzione del fiume, lo chiedo che si venga a vedere quello che sta succedendo. Quindi nulla di tutto quello che l'Assessore ha detto è accettabile e condivisibile, perché non corrisponde alla realtà. Tutti sanno che le prismate costruite richiedono altre prismate, facilmente individuabili, calcolando il raggio di incidenza e di riflessione del flusso d'acqua. Il fiume, canalizzato, acquista velocità, l'erosione si verifica con maggiore intensità.
Lei, Assessore, mi dice: sono stati fatti studi; benissimo: io chiedo altri studi, chiedo che, avendo la Regione una convenzione con il Politecnico, avendo un ente strumentale come l'IPLA, si usino questi strumenti.
A tutti questi problemi non c'è, da parte dell'Assessore, una risposta soddisfacente. Per le difese spondali, insisto, non è così che si procede perché le lanche, le aree golenali, risistemate, messe a posto, sono più che sufficienti per impedire quell'esondazione in queste regionali, mai molto violente. Nel centro di Vienna c'é una vasta area golenale coltivata a prato; bene, quando il Danubio straripa si distende lì; non c'é bisogno di una massicciata che impedirebbe il rapporto tra città e fiume.
Ma veniamo ad un altro punto che, secondo me, è ancora più preoccupante. Perché se lei, Assessore, mi dice che tutto questo è finalizzato ad una navigazione, io torno ad esprimere le mie perplessità: che tipo di navigazione? Che senso ha tutto questo? Torno a ripetere: la portata dell'acqua non è sufficiente. E ancora colgo l'interruzione che ha fatto il Presidente quando dice: "mi sono battuto per le aree portuali".
Benissimo, ma se noi potenziamo questa direttiva trasversale, è chiaro che andiamo contro l'indicazione dell'asse Nord-Sud, collegato con il potenziamento dei porti liguri. E che senso hanno allora i convegni nell'Ossola e nell'Alessandrino? I convegni con la Regione Liguria, dove è stato detto, promesso, sottoscritto il discorso di un potenziamento di questa linea? Qui siamo davvero di fronte a linee di intervento contraddittorio; ed allora è necessaria una sintesi di tutte queste linee, non è ammissibile che si facciano interventi sporadici, magari utili di per se, ma che sono molto spesso in contraddizione tra di loro e, a volte, si annullano.
Richiedo formalmente che si torni a procedere secondo un progetto unitario; che si ritorni (e di questo faccio carico tutti: la Giunta e le varie delegazioni dei partiti della maggioranza) ad una politica di programmazione e di pianificazione territoriale.
Vede, signor Presidente, tra le cose che ho sentito nella sua esposizione, mi sembra proprio che lei non abbia indicato, tra le priorità quella della pianificazione territoriale.
Secondo me (e io chiedo alla delegazione comunista in particolare di farsi carico di questo) è la realtà dei fatti che sta dimostrando come sia carente una sintesi di tutti gli interventi e progetti. Noi manchiamo allora a quello che è il nostro compito: non possiamo venir meno ad una visione programmata, complessiva. Quindi, chiedo che vada avanti questa pianificazione territoriale. Perché, altrimenti, noi dovremo continuamente assistere a questo contrasto di progetti, ognuno dei quali può avere una sua valenza ma che, se non trovano un'unificazione, si scontrano tra loro.
So che l'Assessore Cerutti ha richiesto di venire in Commissione; ne sono contenta; però chiedo alla Giunta che vengano anche altri: l'Assessore Salerno, l'Assessore Rivalta, cioè tutti coloro che hanno competenze in questo settore. E chiedo che sia presente il Presidente, perché problemi di questo tipo richiedono approfondimenti di mesi, in Commissione; proprio perché sono di enorme rilevanza.
Chiedo, infine, che ci sia davvero un ripensamento su tutto questo perché credo che gli studi fatti non siano sufficienti, in quanto, ripeto vanno avanti linee contrastanti che possono elidersi a vicenda.
Se vogliamo abbandonare una traiettoria, abbandoniamola, però non in modo surrettizio; sia detto in un modo esplicito, attraverso una discussione che coinvolga il Consiglio, la Commissione competente.
Mi auguro veniate in Commissione dove, con più tranquillità, si potrà approfondire tutto questo problema.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BENZI


Argomento: Industria (anche piccola e media)

Interpellanza dei Consiglieri Bastianini, Marchini e Turbiglio inerente la situazione finanziaria e gestionale delle Società P.A.P.A. di Crescentino e San Matteo Vigone


PRESIDENTE

L'Assessore Rivalta risponde ora all'interpellanza presentata dai Consiglieri Bastianini, Marchini e Turbiglio inerente la situazione finanziaria e gestionale delle Società P.A.P.A. di Crescentino e San Matteo Vigone.



RIVALTA Luigi, Assessore alla pianificazione territoriale

Rispondo a memoria perché non sapevo di questa interpellanza all'ordine del giorno e non ho quindi documenti su questa materia. Ricordo che l'interpellanza, presentata dai colleghi liberali, chiedeva di poter discutere, prima di prendere una decisione, in merito ai problemi delle aziende casearie dell'ESAP. Rispondo affermativamente che dovremmo discutere, su tale materia, in Commissione ed in Consiglio. Dalla primavera o dall'estate scorsa, esaminando queste questioni, seguendole come enti strumentali, avevamo avvertito le difficoltà che erano emerse in questa azienda ed avevamo incominciato a studiarle, come Giunta regionale. Abbiamo fatto fare uno studio al quale ha partecipato, oltre all'ESAP, la Finpiemonte; si sono delineati programmi di intervento per la riorganizzazione ed il rilancio di queste aziende, molto onerosi; una documentazione che prossimamente esporrò per la discussione in Commissione.
Abbiamo però anche ritenuto opportuno valutare la possibilità che queste aziende trovino altre forme di gestione, ritenendo che L'ESAP (d'altra parte statutariamente ed anche normativamente per la legislazione che ci siamo data) abbia il compito di attivare alcune aziende operanti nel settore agricolo, ma con la finalità poi di trasferirle a forme di gestione autonoma. Per esempio, la legge richiama chiaramente le forme cooperativistiche; quindi, stiamo anche vagliando la possibilità, in una prospettiva di riorganizzazione e di ristrutturazione di queste aziende del loro trasferimento a strutture cooperativistiche.
Tutta questa materia, nei prossimi giorni, sarà documentata e sarà trasmessa per una discussione alla Commissione competente.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Il collega Rivalta ha colto il senso della nostra interpellanza che era appunto quello di richiedere alla Giunta correttezza di comportamenti nei confronti del Consiglio, rispetto al processo dell'ipotesi gestionale su questa vicenda curiosa, che prevede un passivo, per l'83, di circa 800 milioni.
Debbo però dire che la prima ragione di insoddisfazione alla risposta è rappresentata dal tempo trascorso: dal 30 settembre ad oggi; pur senza mancare di riguardo nei confronti della Giunta e dell'Assessore che ha risposto, devo fare rilevare che questo processo sia già andato più avanti di quanto la correttezza verso il Consiglio avrebbe dovuto permettere.
Posto il problema, ci sembra di capire si tratti sostanzialmente di abbandonare l'attuale tipo di gestione per il trasferimento ad altro tipo di gestione; questo non tanto ci preoccupa per il fatto che il Consorzio per la tutela della "gorgonzola" abbia denunciato una delle due aziende in quanto commercializzerebbe un prodotto diverso da quello previsto, quanto per la presenza del Presidente della Giunta regionale Emilia Romagna a convegni ed incontri che hanno per oggetto questa materia. Così come ci stupisce molto che, ad incontri che riguardano il destino della P.A.P.A. e della San Matteo, partecipino rappresentanti delle Cooperative emiliane.
Non vorrei che il tempo intercorso dal 30 settembre ad oggi, per aprire il dibattito su questa materia con il Consiglio regionale, differito poi di alcuni giorni, sia stato utilizzato per far crescere un tipo di processo che ci lascia molto perplessi.
Riteniamo comunque che, per quel tanto di risorse, che la Regione, e quindi la collettività piemontese, ha speso in queste strutture, le strutture stesse debbano rimanere a supporto dell'attività e della capacità imprenditoriale agricola e ad un prodotto reale del settore della nostra Regione, siano esse di tipo privato, siano di tipo cooperativo. Guardiamo con molta diffidenza l'ipotesi che si vada a delle multiregionali della cooperazione. Poiché il tema è aperto, prendiamo atto della disponibilità della Giunta di riferire in Consiglio e quindi di riaprire il dibattito su questa questione; e ci riserviamo quindi tempi non strettissimi per convertire, come è nostra intenzione, l'interpellanza in mozione; con un doveroso rispetto dell'impegno preso dall'Assessore, noi ci dichiariamo ovviamente insoddisfatti, soprattutto per i tempi trascorsi, che incidono quindi sull'oggetto stesso della risposta; ma ci riserviamo di convertire la nostra interpellanza in mozione per aprire il dibattito su questa materia; attenderemo a convertirla una settimana o dieci giorni, per evitare che una funzione istituzionale della Giunta venga scavalcata da una mozione dell'opposizione.


Argomento: Urbanistica (piani territoriali, piani di recupero, centri storici

Interrogazione dei Consiglieri Bastianini, Marchini e Turbiglio inerente l'attività edilizia scorretta nel Comune di Pontecurone


PRESIDENTE

Esaminiamo, infine, l'interrogazione presentata dai Consiglieri Bastianini, Marchini e Turbiglio inerente l'attività edilizia scorretta nel Comune di Pontecurone.
Risponde l'Assessore Simonelli.



SIMONELLI Claudio, Assessore all'urbanistica

Nell'interrogazione si chiede notizia in ordine ad alcune irregolarità riscontrate nell'attività edilizia nel Comune di Pontecurone.
In effetti, a seguito di sopralluoghi del servizio regionale di vigilanza, sono state prese in esame una serie di concessioni rilasciate in atti vari dal '77 all'81, in particolare nella zona di Corso Tortona, di corso Togliatti, nella zona di Castellone, dove, a norma degli strumenti urbanistici vigenti, avrebbe dovuto essere preventivamente redatto un piano di lottizzazione, mentre invece sono state rilasciate concessioni singole in assenza del piano di lottizzazione.
Quindi, in contrasto con quanto disposto dal regolamento edilizio annesso al programma di fabbricazione vigente per il Comune di Pontecurone.
Il Comune è stato sollecitato a rivedere la legittimità di tali concessioni e ha controdedotto, recentemente, alla nota che è stata inviata, in una maniera che noi non abbiamo ritenuto accettabile; per cui abbiamo invitato il Comune a prendere provvedimenti in merito alle illegittimità riscontrate.
Ora, il Comune, a quanto ci risulta, dovrebbe redigere dei progetti di legge in sanatoria; e sembra che l'Amministrazione comunale si sia orientata in effetti, nel senso di redigere dei progetti di legge in sanatoria. Comunque attendiamo ancora, perché l'abbiamo risollecitata, una risposta dal Comune, in quanto non abbiamo ritenuto soddisfacente quella che in precedenza ci era stata indirizzata.
Risulterebbe anche non ufficialmente all'Assessorato, ma solo dalla lettura dei giornali che, per questi fatti, sarebbe stato spiccato avviso (avviso di reato) da parte del Pretore di Tortona. Questo però l'ho letto sui giornali, senza avere alcuna comunicazione ufficiale in merito.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

I Consiglieri interroganti dichiarano la loro insoddisfazione rispetto alla risposta data dall'Assessore e pregano lo stesso di riferire, se del caso, mediante supplemento di risposta (in questo caso scritta) agli interroganti sugli sviluppi della vicenda.



PRESIDENTE

Le interrogazioni e le interpellanze sono così discusse.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

In merito al punto terzo all'ordine del giorno: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico che hanno chiesto congedo i Consiglieri Bastianini, Cernetti Bertozzi, Fassio Ottaviano, Ferraris Ferrero, Guasso, Martini, Reburdo e Testa.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

Sono stati presentati i seguenti progetti di legge: N. 305: "Modifica alla legge regionale n. 60 del 17 ottobre 1979 recante 'Norme per la tutela della fauna e la disciplina della caccia' " presentato dal Consigliere Vetrino in data 16 febbraio 1983 N. 306: "Norme per lo svolgimento di incarichi di collaborazione nell'ambito dell'attività dell'Amministrazione regionale", presentato dalla Giunta regionale in data 16 febbraio 1983 N. 307: "Istituzione dell'impresa forestale del Piemonte ed attribuzione di tale funzione all'IPLA S.p.A.", presentato dalla Giunta regionale in data 16 febbraio 1983 N. 308: "Adozione del gonfalone e dello stemma della Regione Piemonte" presentato dai Consiglieri Benzi, Majorino, Marchiaro, Marchini Montefalchesi, Picco, Salvetti e Vetrino in data 18 febbraio 1983.


Argomento:

c) Apposizione visto Commissario del Governo


PRESIDENTE

Il Commissario del Governo ha apposto il visto: alla legge regionale del 18 gennaio 1983: "Integrazioni e modificazioni alla legge regionale 22 aprile 1980, n. 24 'Istituzione del Centro Gianni Oberto' "


Argomento:

c) Apposizione visto Commissario del Governo

Argomento:

d) Deliberazioni. adottate dalla Giunta regionale


PRESIDENTE

Le deliberazioni adottate dalla Giunta regionale nella seduta del 15 febbraio 1983 - in attuazione dell'art. 7, primo comma, della legge regionale 6/11/1978, n. 65 - in materia di consulenze ed incarichi, sono depositate e a disposizione presso il Servizio Aula.


Argomento: Questioni internazionali

e) Iniziativa di solidarietà della Regione Piemonte alla popolazione del Ghana


PRESIDENTE

Colleghi Consiglieri, nel corso della prima settimana di febbraio, a seguito delle notizie provenienti dai Paesi confinanti con la Nigeria e dal Ghana, riguardanti un esodo di bibliche dimensioni da uno Stato all'altro e dei problemi - primo fra tutti l'alimentazione dei profughi - ad esso connessi, il Comitato di solidarietà della Regione Piemonte ha accolto le proposte avanzate dalla Giunta regionale lanciando un appello alla popolazione piemontese, agli Enti locali, alle organizzazioni economiche e sociali, teso a raccogliere fondi e materiali da inviare in Ghana.
L'iniziativa ha raccolto immediati consensi.
Hanno dato la loro adesione gruppi e aziende private, associazioni partiti politici, enti pubblici tra cui i Comuni di Asti, Novara, Torino Nichelino, Moncalieri, Grugliasco, Settimo Torinese.
Dopo aver dedicato alcuni giorni ad organizzare e coordinare l'iniziativa a cura della Regione - è stato noleggiato un aeroplano.
A bordo derrate alimentari, capi di vestiario, medicinali.
Nello specifico sono stati imbarcati 1.559 colli per un peso di quasi 29 mila chilogrammi. Il carico era così composto: 92 quintali di riso offerti dalla Riseria di Livorno Ferraris e dalla Ditta Gario 170 quintali di latte della Centrale di Torino e di quella del Verbano 16 quintali di indumenti offerti dalla Ditta Riorda e dalla Croce Rossa quasi 9 quintali di scarpe della Ditta Superga oltre 2 quintali di medicinali offerti dalla Fiat.
La composizione del carico ha corrisposto anche a segnalazioni avute dall'Ambasciata d'Italia in Ghana.
Il velivolo ha lasciato Caselle l'11 febbraio.
La delegazione della Regione era guidata dai Consiglieri Bergoglio ed Alasia. Con loro due funzionari regionali.
Gli aiuti - grazie alla collaborazione delle autorità locali, della Charitas ed, in particolare, dell'Ambasciatore italiano ad Accra Ferrari di Carpi - sono stati in breve distribuiti alla popolazione.
Su proposta del diplomatico, per una più efficace distribuzione, il materiale è stato consegnato in parte alle autorità locali ed in parte alla Charitas.
Il materiale sanitario è stato invece consegnato alla Croce Rossa del Ghana.
La delegazione è rientrata a Torino il 12 febbraio.
In sostanza, anche se limitato come quantità, si è riusciti tempestivamente - ad offrire ai profughi un aiuto.
Vale la pena ricordare che l'Italia è stata la prima ad inviare concreti aiuti nel Ghana e che la Regione Piemonte è stata l'unica - fino al 12 febbraio - tra quelle del nostro Paese ad intraprendere un'iniziativa del genere.
Ma il nostro impegno non è finito.
Nel corso di una riunione del Comitato di solidarietà - svoltasi il 22 scorso - è stato lanciato un nuovo appello.
Durante i lavori è stato deciso, da parte dell'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale, uno stanziamento di 10 milioni di lire che vanno ad aggiungersi a quelli deliberati o decisi da altri Enti locali.
L'iniziativa della Regione ha suscitato ovunque echi favorevoli.
Telegrammi di ringraziamento sono giunti dalla Charitas italiana e dall'Ambasciatore Ferrari.
Il diplomatico, nel suo messaggio, ha sottolineato, tra l'altro, come il problema più grave per il Paese africano rimanga quello alimentare.
La situazione è destinata ad aggravarsi ancor di più nelle prossime settimane quando servirà soprattutto riso.
Il Comitato si è impegnato, pertanto, ad effettuare tutti i possibili sforzi in questa direzione per dimostrare, ulteriormente, la solidarietà piemontese ai profughi.


Argomento:

Comunicazioni della Giunta regionale


PRESIDENTE

La parola ora al Presidente della Giunta regionale Enrietti per alcune comunicazioni.



ENRIETTI Ezio, Presidente della Giunta regionale

Voglio fare al Consiglio una serie di comunicazioni.
Vorrei subito sciogliere l'interrogativo che il Consigliere Alasia ha posto dicendo che, per quanto riguarda gli interventi C.E.C.A. nel territorio piemontese, essendo questo un problema interessante una serie di Assessori e di competenze, la questione viene presa direttamente dal Presidente. In tal senso, quindi, ne farò riferimento in Consiglio.
Per quanto riguarda invece le deleghe, ho provveduto, nella giornata odierna, a formulare il decreto per quanto concerne l'assegnazione delle deleghe ai neo-Assessori Bontempi e Viglione, procedendo nel contempo a fare alcune variazioni di deleghe ad Assessori.
Le deleghe che vengono modificate sono: l'aggiunta al Vicepresidente della direzione del progetto per la protezione civile; per quanto riguarda l'Assessore Bontempi, quelle dell'artigianato, del commercio, cave e torbiere, acque minerali e termali, fiere e mercati, Enti locali e tutto quanto riguarda la revisione legislativa. Per quanto riguarda l'Assessore Viglione, gli affari generali come ci sono in quasi tutte le Regioni d'Italia, il legale ed il contenzioso, i rapporti funzionali con il Consiglio regionale, il coordinamento dei progetti, studi e progetti per l'irrigazione, la forestazione, l'assistenza e l'informazione. Al tempo stesso, ho provveduto anche a dare un incarico funzionale all'Assessore Viglione, per quanto riguarda il coordinamento del Comitato interassessorile per la programmazione economica e, in questo ambito, la relativa attività nell'ambito appunto del coordinamento del Comitato interassessorile, con la relativa attività dipartimentale. Le altre funzioni rimangono così come era già previsto alla costituzione di questa Giunta: al Presidente, le funzioni istituzionali, come scelta che avevo già fatto all'inizio del mio mandato, e tali rimangono.
Un'altra comunicazione riguarda l'incontro che ho avuto nella giornata dell'altro ieri, per quanto concerne l'inserimento del Piemonte nel piano energetico nazionale.
Mi pare opportuno fare questa comunicazione, tenendo anche conto di alcune inesattezze emerse negli organi di informazione. Il 22 febbraio 1983 si è riunito presso il Ministero del Bilancio e della Programmazione il CIPE per definire il provvedimento deliberativo con il quale si individuano le aree suscettibili di insediamento di tre centrali nucleari, per una potenza elettrica complessiva di 6.000 Mw.
Il provvedimento, che interessa le Regioni Lombardia, Piemonte e Puglia e che si articolerà in tre distinti atti deliberativi, scaturisce dall'applicazione dell'articolo unico della legge 10/1/1983, n. 8, la quale sistemizza, tra l'altro, una serie di contributi aggiuntivi a quelli previsti dalle legge 393 del 1975 a favore delle Regioni e dei Comuni interessati alle localizzazioni elettro-nucleari. Alla riunione del CIPE sono stati invitati anche i Presidenti delle tre Regioni interessate dietro espressa convocazione del Ministro del Bilancio e della Programmazione Economica, on.le Bodrato, Vicepresidente del CIPE.
Per il Piemonte, al quale è stato riconosciuto il ruolo di Regione trainante il processo di maturazione e crescita in ordine alla vicenda nucleare, la deliberazione determina suscettibili d'insediamento di centrali nucleari le aree Po 1 e Po 2 nelle estensioni già indicate precedentemente dalla Regione stessa.
A titolo di informazione completa e corretta desidero aggiungere che la centrale nucleare da localizzarsi in una delle due aree sarà costituita da due unità elettro-nucleari da 1.000 Mw ciascuna, così come individuato nel P.E.N. e specificato come progetto unificato italiano. La traccia di deliberazione che mi è stata sottoposta conteneva alcune indicazioni in ordine al rilascio dell'autorizzazione all'ENEL per l'accesso ai suoli, ai criteri di esecuzione delle indagini, alle azioni informative che l'ENEL e l'ENEA dovranno produrre in merito a particolari problemi di natura locale ivi comprese le possibili ricadute nel contesto socio-economico locale conseguenti alla corresponsione dei contributi previsti dal nuovo quadro normativo vigente.
La deliberazione, consegnatami in bozza, sarà pertanto integrata e meglio articolata soprattutto per quanto riguarda il problema dell'informazione in materia di energia e dell'informativa periodica alla Regione sull'andamento degli accertamenti tecnici, per i quali l'ENEL e l'ENEA riceveranno precise direttive ministeriali.
Oltre a ciò gli Enti di Stato collaboreranno con la Regione al fine di individuare specifiche azioni e progetti tesi al riequilibrio territoriale che potranno essere realizzati successivamente con i fondi previsti dalla legge 10/1/1983, n. 8.
In ultimo mi è sembrato opportuno segnalare come le indagini tecniche debbano comunque essere orientate in maniera tale da evitare, il più possibile, qualsiasi interferenza con gli insediamenti e i manufatti esistenti.
L'accordo raggiunto con i rappresentanti del CIPE ed il tono franco e sereno della discussione testimoniano l'attenzione e l'interesse che il Governo rivolge al Piemonte ed alle scelte responsabili dei suoi amministratori.
Appena finito il CIPE abbiamo avuto un incontro con il Ministro Fabbri e con il Ministro Goria. L'incontro era stato combinato anche con il Ministro Bodrato, il quale non ha potuto però partecipare. All'incontro con i due Ministri erano inoltre presenti il Presidente della Regione Lombardia Guzzetti ed il Presidente della Regione Emilia Romagna Turci. Gli abbiamo sollevato in particolare i problemi riguardanti i decreti sulla finanza locale ed abbiamo chiesto ai Ministri di rivedere in sede di ripresentazione del decreto l'impostazione complessiva dell'art. 45 che riguarda la soluzione del problema del riequilibrio delle gestioni delle aziende locali di trasporto: il famoso nodo dei trasporti: le Regioni ritengono inaccettabile l'impostazione presente nel decreto 952 che accolla alle Regioni l'onere di ripiano del deficit di gestione derivante da decisioni quale quella sull'adeguamento delle tariffe o sulle politiche gestionali dei settori che non sono di loro competenza.
In sede di ripresentazione del decreto, le Regioni, nel formulare alcune perplessità sugli emendamenti presentati, hanno chiesto che l'art.
45 venga riformulato consegnando il seguente testo già concordato tra le Regioni e le organizzazioni sindacali.
Il testo preciso dell'emendamento che gli abbiamo sottoposto è il seguente: "Il fondo nazionale dei trasporti per l'esercizio 1983 è determinato dalla certificazione dell'importo del 1982 più l'importo corrispondente al 13 pari al tasso programmato d'inflazione. Per quanto concerne le tariffe dei servizi di pubblico trasporto, ogni Regione dovrà determinarli in funzione del decreto del Ministro dei Trasporti per le aliquote dell'anno in corso che deve essere immediatamente emesso secondo quanto prescritto dalla legge istitutiva del fondo nazionale dei trasporti. Le aliquote devono essere immediatamente determinate secondo parametri tali che impegnino la Regione a corrispondere agli enti erogatori di trasporto soltanto la copertura del deficit che corrisponde al finanziamento di cui al primo comma del presente articolo".
E' noto l'equilibrio della spesa delle Regioni con le entrate, non potendo ovviamente con tutti i tagli che ci sono stati far fronte al fondo trasporti se non vi è una copertura sia essa del fondo nazionale o delle tariffe. n generale, nella politica governativa dei trasporti, le Regioni hanno ribadito la necessità di applicare la legge 151 rispettando le modalità ed i criteri di assegnazioni del fondo trasporti.
In particolare, le Regioni hanno chiesto ai Ministri che il Governo provveda ad assegnare alle Regioni per l'83 le quote di loro spettanza per il fondo dei trasporti, per il ripiano del deficit del servizio sulla base della certificazione '82 maggiorata del 13%, ed inoltre di erogare prontamente la quota per investimenti prevista dalla legge 151 reintegrando lo stanziamento di 450 miliardi già previsto nel bilancio '82 e quindi cancellato in sede di assestamento.
Su questi temi i Ministri si sono riservati di valutare collegialmente le proposte delle Regioni nel quadro complessivo dei problemi della finanziaria per un verso e per il decreto 952 dall'altro verso.
Sui problemi più generali della finanza regionali le Regioni hanno ribadito ai Ministri Fabbri e Goria la propria posizione già espressa al Presidente del Consiglio nell'incontro avvenuto recentemente.
L'approvazione in tempi brevi della legge di riforma della finanza regionale locale che restituisca certezza in un quadro complessivo coordinato dell'intera finanza pubblica, è un punto imprescindibile per la costruzione di un diverso rapporto fra lo Stato e le Regioni fondato sul riconoscimento in termini sostanziali del principio di autonomia. In concreto, ciò significa autonoma disponibilità di risorse proprie acquisibili sia direttamente attraverso l'esercizio della potestà impositiva propria sia mediante un sistema di finanza prevalentemente derivata ma certa.
Certezza della disponibilità delle risorse riferita ad un arco temporale di medio periodo; possibilità per le Regioni di indirizzare le risorse certe e disponibili secondo obiettivi di programmazione raccordati a quello dello Stato, unica via per una qualificazione e razionalizzazione della spesa.
I Ministri si sono riservati di valutare congiuntamente con le Regioni un testo organico sulla finanza regionale.
Il Ministro Goria si riserva inoltre di verificare ulteriormente la proposta avanzata dalle Regioni di incrementare le risorse del fondo investimenti ed occupazione destinata alla Regione attraverso l'accensione di prestiti e mutui dalla Banca europea degli investimenti da riservare al finanziamento di rilevanti progetti regionali di interesse europeo.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PICCO



PRESIDENTE

La Giunta completa le comunicazioni con una breve comunicazione del Vicepresidente Sanlorenzo.



SANLORENZO Dino, Vicepresidente della Giunta regionale

Una brevissima comunicazione.
Ieri mi sono recato alla Presidenza della Camera; mi sono incontrato con la Presidente, on.le Jotti, dietro mandato ricevuto dall'assemblea dei Sindaci del Piemonte, i quali avevano fatto il punto, poche settimane or sono, sulla campagna di adesioni relative alla legge per l'utilizzazione dei lavoratori in cassa integrazione e guadagni e dei giovani disoccupati per i servizi di protezione civile.
Scopo dell'incontro era quello di preparare la delegazione ed il contenuto dell'iniziativa, con la presidenza della Camera, per sollecitare l'iter di questa legge che attualmente è stata assegnata alla Commissione Lavoro, ma ha bisogno del parere della I, della II, della V e della VII Commissione. Quindi, è presumibile che l'iter sia abbastanza lungo, se non c'è un'accelerazione dello stesso iter, che si può ottenere soltanto se vi e il consenso di tutti i Gruppi.
Poiché la legge è stata approvata a suo tempo all'unanimità dal Consiglio regionale, non dovrebbe essere difficile ottenere questo consenso; sarà appunto lo scopo di questo incontro, che avremo il 9 marzo alle ore 12.
Io penso che sarebbe estremamente opportuno che a questa delegazione di Sindaci si possa accompagnare un'intera Commissione del Consiglio regionale, suppongo la IV, se il Presidente o se i Gruppi convengono, in modo da esaminare in sede legislativa, con la presidenza della Camera tutti i marchingegni possibili immaginabili per fare in modo che la legge sia rapidamente approvata, dato che ormai noi siamo pronti a partire.
La seconda comunicazione è questa: il Ministro Scotti sarà in Piemonte ospite della Regione, il 21 marzo e al mattino ci sarà la riunione con la Giunta regionale, al pomeriggio con la Commissione regionale per l'impiego.
L'incontro è ampiamente e lungamente preparato e sarà successivo ad una riunione estremamente importante che il Ministro Scotti convoca, con tutte le Regioni, il 2 marzo, nel corso della quale saranno esaminati i problemi dell'agenzia del lavoro, quelle sperimentali, i problemi degli Osservatori del lavoro a livello nazionale ed altri problemi.
Naturalmente, il calendario dell'incontro con il Piemonte sarà comprensivo anche di altri appuntamenti che voi ben conoscete e riguardano sia il rispetto degli accordi Fiat, come altre questioni di cui ci siamo occupati sovente in quest'aula.
Credo che anche l'incontro con il Ministro Scotti sia opportuno prepararlo in Commissione, con il conforto ed il consenso di tutte le forze politiche; decida il Presidente del Consiglio in quale Commissione si pu esaminare la questione; abbiamo tutto il tempo per farlo.
Sarebbe opportuno fissare la riunione della Commissione fra il 2 marzo giorno della riunione a Roma, dove si discutono questi problemi, e il 21 marzo; in modo da arrivare, con una preparazione non solo della Giunta ma di tutte le forze politiche, ad un appuntamento importante per la prosecuzione dell'iniziativa legislativa in materia di lavoro e per portare avanti le iniziative legislative che noi abbiamo già approvato ma che aspettano di essere approvate dal Governo.
Ho ricevuto anche, sempre dal Ministero del Lavoro, una benevola considerazione della legge che abbiamo recentemente approvato in Consiglio regionale, per cui io spero ardentemente che questa legge sia sollecitamente approvata e quindi possa entrare rapidamente in funzione sto parlando della legge sulla cooperazione giovanile, di cui lamento che un grande organo di informazione non abbia trovato due righe per darne notizia. Dato che riguarda 200 mila giovani, credo sarebbe stato opportuno che il più grande organo d'informazione dell'Italia, assieme ai titoli sulla protezione degli animali, avesse avuto la sensibilità di dare informazione ai giovani che è stata varata, dal Consiglio regionale del Piemonte, la prima legge italiana sulla cooperazione giovanile.



PRESIDENTE

Il Presidente Enrietti chiede di poter completare il suo intervento con una precisazione. Ne ha facoltà.



ENRIETTI Ezio, Presidente della Giunta regionale

Chiedo scusa; devo precisare, a quanto già espresso, che il CIPE ha deciso l'autorizzazione alle indagini nelle due aree che il Consiglio regionale ha scelto, ossia la Po 1 e la Po 2; quindi alcuni organi di stampa hanno dato delle informazioni errate. Confermo trattarsi delle aree Po 1 e Po 2, così com'era stata fatta la scelta dallo stesso Consiglio regionale.
Il CIPE non ha preso in alcuna considerazione (almeno alla presenza delle Regioni) circa alcune eventuali possibilità di centrali, invece, a carbone; al contrario, anche qui, di notizie apparse su alcuni giornali.



PRESIDENTE

Per quanto riguarda le comunicazioni del Vicepresidente Sanlorenzo, la Presidenza del Consiglio prega i due Presidenti delle Commissioni, la I e la IV, di volersi accordare sulla composizione di una delegazione rappresentativa dei problemi compresi nell'incontro, sia a livello di Parlamento sia a livello poi, successivo, con il Ministro Scotti, a Torino.
Su questo, comunque, la Presidenza del Consiglio attende comunicazioni anche per poter autorizzare un'eventuale trasferta di una delegazione a Roma.
La parola al Consigliere Paganelli.



PAGANELLI Ettore

Parlerò, signor Presidente, sulle comunicazioni in ordine alle deleghe nell'ambito della Giunta, per tre brevissime considerazioni. La prima, di ordine politico.
Nel sentire confermare dal Presidente della Giunta tutta la serie di deleghe all'Assessore Viglione (d'altra parte non è neanche una novità che abbiamo appreso in questa seduta, vi erano state ampie indiscrezioni giornalistiche su queste deleghe), noi dobbiamo riconfermare che nell'attribuzione di queste deleghe, vi è indubbiamente un profondo significato politico.
Perché, o si tratta di indicazioni, tanto per allungare le competenze di un Assessore, o si tratta di competenze che effettivamente sono assegnate ad un Assessore e che, inevitabilmente, hanno un significato politico, di cui noi dobbiamo essere attenti osservatori.
La seconda osservazione è di ordine istituzionale; nella nostra proposta di modifica dello Statuto c'é anche, da circa due anni, una proposta di legge del Gruppo della Democrazia Cristiana, di modifica ad alcuni articoli dello Statuto; noi avevamo anche affermato, in una modifica dell'art. 31, che è l'articolazione ed organizzazione dei dipartimenti e quindi l'assegnazione delle deleghe assessorili che deve essere determinata con legge regionale, altrimenti si va di fronte ad un'indiscriminata scelta che di volta in volta può cambiare.
Immaginiamoci se, a livello nazionale, avessimo un Ministro della Sanità che avesse anche qualche piccola competenza in materia di silvicoltura ed anche qualche competenza in materia di trasporti, ma non su tutti i trasporti, magari solo i trasporti con i cari merci e non i trasporti elettrificati; che cosa direbbero le forze politiche? Qui assistiamo ad un qualche cosa di questo tipo; d'altra parte, su di una situazione di chiarezza istituzionale, anche sulla responsabilità degli Assessori, mi pare che stamattina il collega Alasia abbia posto delle precise domande. E' chiarezza istituzionale; non si può lasciare alle caratteristiche delle persone lo svolgimento di un compito o di un altro.
Noi torneremo, evidentemente, su questa materia con delle proposte istituzionali.
La terza considerazione è di ordine pratico. Quando ci si trova in una stanza buia, anche una candela serve ad illuminare; ed allora noi guardiamo a questa candela e pensiamo che persone che si sono battute per la revisione delle leggi, persone che hanno prestato attenzione alle proposte di legge dei Gruppi consiliari, persone che hanno prestato attenzione a quello che è il difficilissimo rapporto Giunta-Consiglio in questa sede istituzionale, possano portare un po' di luce e guardiamo, per i pochi mesi che ci separano dalla prossima crisi, alla luce che queste candele rappresentano.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, intervengo sulle comunicazioni del Presidente della Giunta.
Mi spiace di non avere potuto presenziare allo svolgimento dell'interrogazione di cui il Presidente Enrietti ha fatto riferimento sulla questione dei fondi C.E.C.A. Ero ad una riunione e mi spiace perch l'impegno che stavo svolgendo, con altri colleghi, era appunto connesso a questo problema. Debbo dire, visto che parliamo di deleghe, che bisogna incominciare a precisare come i problemi debbano essere gestiti dagli Assessori che hanno le rispettive deleghe. Anche perché altrimenti si crea confusione. Rispetto alla questione C.E.C.A., mi scuserà, signor Presidente, se entro brevissimamente nel merito; sono state scritte e dette molte cose; 50 miliardi per l'Alto Novarese e cose di questo genere; ma chi l'ha detto? Non è vero! Perché le aree sulle quali questi finanziamenti andranno ad interagire, intanto sono in via di definizione, e saranno definiti nella convenzione tra il Medio Credito e la C.E.C.A.
L'impegno che stavo svolgendo era un incontro informale con alcuni colleghi, con il Medio Credito; abbiamo riscontrato una grossa disponibilità da parte del Medio Credito, però hanno bisogno di un interlocutore, che non può essere un incontro informale di alcuni Consiglieri; l'interlocutore dovrebbe essere l'esecutivo. Dicevo che è in via di definizione la convenzione per avere questi finanziamenti; la Regione deve svolgere un ruolo che è intanto un ruolo promozionale, in raccordo con il Medio Credito e l'Unione Industriali, ma deve anche farsi parte attiva per organizzare la domanda insieme all'Unione Industriali utilizzare le competenze che ha, in rapporto alla promozione di questa domanda.
Ed allora, se questi fondi saranno dati a quelle aziende che prioritariamente, assumono lavoratori siderurgici, ci sarà un problema di formazione professionale di questi lavoratori. Perché certamente l'iniziativa sarà in settori diversi dal siderurgico e questo è un problema che bisogna porselo ed è un problema di gestione.
Ci sarà un problema, poi, di mercato del lavoro, perché se tra questi lavoratori dovranno essere assunti soprattutto gli ex siderurgici bisognerà stabilire, probabilmente, delle liste speciali di lavoratori siderurgici ed armonizzarle con le liste di collocamento. E qui c'é un problema anche in rapporto alla Commissione regionale per l'impiego, nel quale bisogna incominciare a discutere se fare queste liste e come farle.
E vi è un problema di garanzie, perché questi fondi verranno dati in rapporto alle garanzie che le aziende, e chi proporrà i progetti, saranno in grado di fornire; ma, ad esempio, per iniziative ex novo, che magari garantiscono una quota interessante di occupazione, se le garanzie non ci sono, la Regione intende farsi parte attiva, in rapporto agli strumenti che ha, per esempio, la Finpiemonte. Ed inoltre quali sono i criteri di priorità per la concessione dei finanziamenti? Ho terminato, signor Presidente!



PRESIDENTE

Prego di attenersi alle comunicazioni.
E' stato ricordato il suo interessamento per questo problema ed anche l'assenza è stata giustificata dal Consigliere Alasia, durante l'interpellanza; quindi, sul merito non posso permettere che si parli di un argomento che non è pertinente.



MONTEFALCHESI Corrado

Signor Presidente, io non parlo di questo argomento per autogratificarmi, parlo di questo argomento ponendo alcune domande alla Giunta, su un problema che qui si è discusso e che il Presidente Enrietti nelle comunicazioni, ha detto di assumere; e io pongo queste domande in rapporto all'assunzione di questo problema del Presidente Enrietti, perch su queste domande gradirò poi una risposta, non oggi naturalmente.
Ed allora termino chiedendo: quali sono i criteri di priorità, in rapporto alla concessione dei finanziamenti ed in rapporto al fatto che la concessione dei finanziamenti non può prescindere dall'area geografica nella quale sorgono queste proposte di iniziativa e non può prescindere dalla quantità degli occupati che i singoli progetti prevedono? Quindi, c'é un problema di gestione. Io ho appreso con favore che questa questione l'ha assunta il Presidente, però vorrei riconfermare che ho elencato alcuni problemi; sarà mia cura stendere una nota per elencare con più precisione, queste domande e questi problemi; sarà anche mia cura nelle sedi e nei modi che il Regolamento e lo Statuto mi permettono chiedere alla Giunta una risposta su questi problemi, perché io credo che qualcuno, questa mattina, ha commentato che, come Regione, rispetto a questa questione, siamo partiti con il piede sbagliato.
Sarà bene che smettiamo di zoppicare ed incominciamo a camminare speditamente, anche perché ci sono altre questioni di questo genere che vanno gestite.



PRESIDENTE

Sarà opportuno che lei ripresenti l'argomento con un'interpellanza o un'interrogazione, in modo che sia discussa a fondo, nelle dovute sedi.
La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Comincerei con una breve considerazione sulla comunicazione del Vicepresidente Sanlorenzo, in ordine alla difesa civile. Una considerazione di duplice natura; in primo luogo, consideriamo che la delega ad hoc al Vicepresidente Sanlorenzo abbia un preciso significato politico-funzionale.
Noi ci auguriamo, mi si consenta anche come rappresentante della VII Commissione, che questo, perlomeno, significa risposta alle lettere che la VII Commissione rivolge alla Giunta per sapere se intende utilizzare o meno la legge sulla protezione civile giacente nella nostra Commissione per assoluta inattività della Giunta, da circa un anno. Ci auguriamo che con l'avvento di Sanlorenzo a questo dicastero (perché ormai di dicasteri si può parlare), si possa procedere in modo più spedito.
E vorrei anche, a questo proposito, considerare che la difesa civile non è soltanto il problema della qualificazione professionale di alcune fasce di cittadini, ma un problema piu delicato e più complesso; non vorrei che il pur pregevole ed apprezzato attivismo del Vicepresidente Sanlorenzo tendesse a snaturare l'ottica con cui si deve guardare questi problemi.
In altri termini: se pure apprezzabile e condivisibile (ci metto un "se": evidentemente, un minimo di dubbio bisogna pur sempre porcelo) non bisogna far crescere un'immagine tale di queste iniziative, da far credere che vengano, per esempio, messe in discussione prerogative e funzioni svolte fin qui egregiamente, sul territorio, da istituzioni a ciò preposte.
Casi precedenti ed avvenuti di un'istituzione preposta ad un servizio di questa natura, che si è trovata scavalcata da pretesti abilitati dalla Regione ad esercitare il Consorzio alpino, sono episodi che bisognerebbe evitare si ripetessero. Detto brevemente questo, vengo al problema delle deleghe; non va, a mio avviso, sottostimata l'importanza della comunicazione del Presidente in questa sede ed in questa giornata; e, in una qualche misura, è quasi scandaloso che non sia presente ad ascoltare che cosa si pensa di questo delicato passaggio politico, il maggior destinatario di questo mandato. Ed allora ho l'impressione che la difesa ad oltranza e d'ufficio che si prendeva in questa sede, della centralità del Consiglio, del rispetto che la Giunta e gli Assessori devono avere del Consiglio (ed è contraddittorio che in quest'aula avvenga) sia un fatto strumentale per pervenire al risultato al quale finalmente si è pervenuti.
Quindi, io non mi faccio molte illusioni, collega Paganelli, sulle candele che si sono accese al buio; ho piuttosto l'impressione che il buio sia sceso sulle candele! A questo punto, è probabile che qualcuno si accorgerà che, al posto delle candele, sono rimasti alcuni lucignoli rappresentati dall'opposizione, che fa l'opposizione per l'opposizione, e non l'opposizione strumentale all'interno della maggioranza, per pervenire in modi certamente non cristallini all'interno della maggioranza.
Perché dico "pervenire in modi non cristallini"? Perché, a parte gli auguri che esprimiamo al collega Viglione, in quanto un buon risultato del suo lavoro si tradurrà, nei nostri rapporti e nei nostri lavori, sulla collettività generale, il senso della delega significa, per un partito essere lieto che questa Giunta si sia rafforzata; si è rafforzata, secondo noi, non certo nel suo impegno politico verso la realtà; ma quanto meno al proprio interno, nella misura in cui è venuto meno un elemento di opposizione. Quindi, una maggioranza più forte ed un governo più forte significa il rilancio della funzione critica dell'opposizione.
Peraltro, si tratta, a mio modo di vedere, in che misura le deleghe al collega Viglione, al Presidente che non regna ma governa in luogo di un Presidente che regna ma non governa, siano coerenti rispetto ad un processo politico che il Partito Socialista ha avviato. E mi pare che queste deleghe non siano coerenti a questo riguardo. Non ci siamo scandalizzati che il Partito Socialista abbia ritenuto di avviare, al proprio interno, un dibattito tendente a rilanciare l'istituzione regionale e la funzione del Partito Socialista all'interno della Giunta; e non ci siamo scandalizzati delle vacanze romane e siamo lieti che si sia data una certa data alla conclusione di questo dibattito: cioè, l'autunno '83, data nella quale alcuni Assessori, e forse il Presidente, sceglieranno una carriera più prestigiosa della nostra. Prima di quell'appuntamento, però, il Partito Socialista ha ipotizzato un fatto politico di grande significato: un congresso straordinario. Quindi, il congresso straordinario del Partito Socialista a livello regionale, evidentemente, dovrebbe essere il fatto politico che potrebbe fare chiarezza sulle vicende di questa nostra istituzione, nella seconda metà della terza legislatura.
Mi pare però che l'aver voluto affidare al Presidente Viglione una specie di "caro-pont e" destinato a portare questa maggioranza al di là del congresso, con questa delega onnicomprensiva si siano, in una qualche misura, pregiudicate le prospettive di questo congresso regionale, al quale il nostro partito guarda con estremo interesse. Non vorrei cioé che l'effimero "ante litteram", che era la caratteristica del governare di Viglione, non finisca poi con l'essere un recupero d'immagine tale da far dimenticare al Partito Socialista la maggioranza in genere della composizione della Giunta. Ed è il congresso regionale del Partito Socialista che dovrà dare risposte, di come questo Partito Socialista intende guardare alle realtà che è chiamato a governare; comunque siano le sue decisioni, è chiamato a governare questa realtà con l'una o l'altra od ancora con la terza formula politica ipotizzabile. Quindi, noi ci auguriamo che, al di là di queste vicende che certamente lasciano perplessi sul piano istituzionale (l'ha già detto Paganelli), non si sia in una qualche misura patteggiato oltre misura sulle spalle delle istituzioni e si lascino quindi i protagonisti di queste vicende, cioé i partiti, nel confronto proposto dal Partito Socialista (e di questo il Partito Liberale lo ringrazia).
Noi siamo convinti che questa maggioranza esca rafforzata all'interno ma rafforzata a bunker, cioé con finestre chiuse verso l'esterno.
L'ingresso del Capogruppo comunista darà certamente peso ed efficienza a questa Giunta ma, secondo me, è un ulteriore elemento che indica come colui che ha condotto il Gruppo comunista a guardare alla realtà, ora è stato portato a governare la realtà, che mi sembra una situazione estremamente diversa. Voglio dire: ho l'impressione che il Partito Socialista debba guardarsi dall'adagiarsi su una soluzione che è chiaramente interlocutoria e dal considerare gli elementi di scomposizione istituzionale che ha introdotto come la caratteristica della seconda parte della legislatura; debba avere poi il coraggio di affrontare per alcuni mesi, fino a quando farà il congresso, la crisi di questa maggioranza, la crisi di questa Giunta. Un pregevole studioso ha predisposto per il Consiglio regionale un volume, uno studio, tendente ad aiutarci ad adottare una tecnica legislativa più affinata e più moderna; in uno schemino è indicato che il primo momento di questa tecnica è la presa di conoscenza e di consapevolezza dei problemi della realtà.
Noi abbiamo l'impressione che questa maggioranza della Giunta non sia in grado di cogliere i problemi e le esigenze della realtà. Questa è la ragione della sua crisi; questa, la ragione che porta alla sua carenza in tema di progetto politico.
Formuliamo ai colleghi che hanno ricevuto le deleghe il migliore augurio di buon lavoro.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Revelli.



REVELLI Francesco

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, molto brevemente, tre questioni.
La prima: desidero tornare un attimo con i piedi a terra, fuori del dibattito tra i partiti politici, che giustamente va fatto anche in questa sede e che è stato testé ripreso da Marchini e prima dal Capogruppo della Democrazia Cristiana. Voglio ringraziare il Presidente ed il Vicepresidente per le loro comunicazioni, precisando che non è mai male, pure in questa sfilacciata Regione ed in questa sfilacciata maggioranza, come viene definita, che vengano all'ordine del giorno, anche soltanto quei fatti concreti e precisi che hanno una loro rilevanza nella travagliata crisi economica e sociale piemontese.
Quindi, ringrazio per queste precisazioni sulle quali dovremo lavorare come è stato indicato, anche nelle prossime settimane.
La seconda questione riguarda il fatto delle deleghe; c'é sempre stata nel pittoresco linguaggio del compagno Viglione, una tendenza a dire che "chi è stato Presidente non può tornare ad esserlo se non dal seggio di Ministro degli Esteri".
Lasciando da parte questa battuta, prendiamo atto dei compiti che gli sono stati affidati; in parte sono compiti specifici per i quali occorre un lavoro molto tenace e preciso, anche se, su alcuni, il compagno Viglione si ritrova in situazione molto felice. Penso, ad esempio, al piano della forestazione, che un'intelligenza viva come quella di Rivalta, la tenacia di Ferraris, l'attività di tecnici e di tante forze culturali della Regione che stanno dentro l'IPLA, ne hanno fatto un piccolo positivo capolavoro che dovrà essere gestito bene. E prevediamo la passione, l'impegno e l'interesse che Viglione vi metterà.
Vi sono poi deleghe cosiddette orizzontali. E' bene che si dibattano queste questioni riguardanti gli affari generali, il legale ed il contenzioso, tutti temi sui quali Viglione si è misurato nella passata legislatura; e mi sembrano risposte corrette, positive, quelle dei rapporti funzionali con il Consiglio, anche per favorire le proposte che vengono dall'opposizione o dai partiti di maggioranza, attraverso leggi od argomenti importanti che, al di fuori delle questioni istituzionali, hanno bisogno di un raccordo minimo di funzionalità.
Questo mi porta a dire che non è affatto da sottovalutare il compito affidato a Bontempi, oltre gli incarichi specifici che aveva già l'Assessore Marchesotti. Siamo ancor sempre noi, la sinistra, a riproporre argomenti (non dico con pretese di egemonia, ma certo con un pizzico di coscienza e di valore culturale) importanti i quali, tra l'altro, avviati dalla maggioranza, sono stati trattati in un convegno a cui ha partecipato anche l'opposizione; riunire in testi unici la nostra legislazione trasformare leggi in regolamenti, abbandonando la retorica e l'euforia del modo di legiferare a livello regionale, molto più complesso e difficile che non nella legislazione nazionale. A livello di tali argomenti, Bontempi esprimerà tutta la sua capacità e la sua conoscenza. Detto questo, mi pare che la polemica, oltre un certo limite, non possa alimentarsi. Le considerazioni delle opposizioni mi paiono corrette al loro interno; questa è una maggioranza che, malgrado tutte le vicende nazionali del Partito Socialista, malgrado gli atteggiamenti contestati al Partito Comunista, a livello italiano, malgrado le posizioni non sempre concordi del Partito Socialdemocratico, è l'unica, diciamolo pure ad alta voce, via di alternativa che esista in Italia. Aggiungo un'ultima considerazione. Ci sono problemi strutturali che non possono essere "esorcizzati" con più deleghe o con meno deleghe. La Regione, quando è nata, aveva un compito molto semplice e noi l'abbiamo arricchito, tutti insieme. Oggi, si sovrappongono dicasteri nuovi ad altri vecchi pur previsti dalla Costituzione; e non è ultimata neanche questa evoluzione, a meno di precipitare nella voragine di trasformazione dello Stato e di ruolo di governo, che devono avere le Regioni. E se è così, allora c'è tanto filo ancora per fare, insieme, tanta tela a livello istituzionale, in una collaborazione che deve vedere, oltre le maggioranze dell'opposizione, un iter di forze politiche democratiche nel rafforzare la partecipazione soprattutto nel rafforzare la democrazia nel nostro Paese. Posto, come ne siamo convinti, che nulla è mai acquisito e nulla è mai scontato.
Infine, ritengo abbia fatto bene il Consigliere Alasia a fare quell'osservazione ad Enrietti; ma non perché ci siano dei problemi con l'Assessore Cerutti o meno; e non vorrei che l'osservazione venisse interpretata quale critica specifica all'Assessore Cerutti, a cui va tutta la nostra considerazione. Prendo atto delle dichiarazioni complessive auguro buon lavoro ai nuovi Assessori e spero che la loro competenza e la loro tenacia siano un rapporto a questa Giunta. Quando poi il Partito Socialista farà il suo congresso e deciderà le sue cose, credo che non avremo bisogno di esserne informati in quest'aula; lo apprenderemo nelle sedi giuste, che sono quelle del discorso, del confronto fra i partiti. Qui abbiamo bisogno di discutere come eletti, certo tramite i partiti; i congressi si fanno altrove.



PRESIDENTE

Per quanto riguarda le posizioni che le minoranze hanno espresso su questo problema, credo che questa Presidenza del Consiglio non li debba solo registrare, ma se ne debba fare carico.
Quindi informerò il Presidente del Consiglio che, sia per quanto riguarda gli aspetti di chiarezza rispetto alla comunità regionale per quanto attiene al riferimento, alle competenze di deleghe e, quindi, alle strutture regionali, e sia per quanto riguarda le nuove deleghe che sono state attribuite oggi ufficialmente agli Assessori, la Presidenza del Consiglio si incontri con i due Assessori delegati; si tratta di aspetti sui quali, ovviamente, c'é un diretto investimento delle competenze dell'Ufficio di Presidenza; sia per quanto riguarda i rapporti con il Consiglio regionale, sia per quanto riguarda la revisione legislativa che è affidata, almeno per quanto attiene alle competenze all'interno della Giunta, all'Assessore Bontempi.
Quindi, su questi due argomenti, l'Ufficio di Presidenza sarà opportuno che se ne occupi, se il Presidente della Giunta ritiene, in diretto collegamento con i due Assessori, oppure in diretto collegamento con il Presidente della Giunta.



ENRIETTI Ezio, Presidente della Giunta regionale

Direi in collegamento con il Presidente della Giunta.


Argomento: Occupazione giovanile - Apprendistato

Esame ordine del giorno sull'apprendistato


PRESIDENTE

Passiamo al punto quarto all'ordine del giorno che reca: "Esame ordine del giorno sull'apprendistato".
In data 1 febbraio è pervenuto all'Ufficio di Presidenza un nuovo ordine del giorno, a firma dei Consiglieri Alasia e Montefalchesi, che sostituisce un ordine del giorno precedente. Credo che questo testo sia a tutti noto, quindi darei la parola ad uno dei Consiglieri proponenti, il collega Alasia.



MONTEFALCHESI Corrado

L'ultimo ordine del giorno presentato era a firma Alasia, Brizio Montefalchesi, Vetrino e Reburdo, per chiarezza nei confronti degli altri colleghi firmatari.



PRESIDENTE

In queste fotocopie ci sono firme sbiadite. Prendiamo tutti atto che l'ordine del giorno di cui si parla è stato sottoscritto dai Consiglieri Alasia, Brizio, Montefalchesi, Reburdo e Vetrino.
La parola al Consigliere Alasia.



ALASIA Giovanni

Signor Presidente, signori Consiglieri, nel dibattito sul progetto giovani (come lo aveva definito mesi fa la collega Vetrino) riteniamo trovi posto legittimo questo ordine del giorno sull'apprendistato, con gli interventi e con le misure che in esso sono adombrati (spiegherò poi perch adombrati); parlo, ovviamente, dell'ordine del giorno firmato da Brizio Montefalchesi, Vetrino, Reburdo e da me i quali vi hanno collaborato in questi mesi, dopo che l'Assessore Sanlorenzo, a novembre, aveva convocato i movimenti giovanili. Di questa questione desidero illustrare al Consiglio sia i problemi di merito e di contenuto, sia il carattere dell'iniziativa che proponiamo. E posso ben dire il carattere dell'iniziativa che proponiamo in quanto la questione ha molte implicazioni e coinvolge gli interessi e gli impegni di più parti (dei giovani interessati in primo luogo, ma anche degli artigiani, degli imprenditori, dei sindacati, dello Stato in quanto gestisce la legge nazionale, della Regione) e mi sembra quindi che questo ci debba indurre a discutere anche la parte delle iniziative.
Per correttezza nei confronti dei colleghi firmatati, debbo infine avvertire che se questo ordine del giorno fornisce già talune linee di proposte comuni (adesso poi si è aggiunto un testo del collega Mignone che ricalca il nostro e mi trova totalmente consenziente) non esaurisce l'intera valutazione del problema dell'apprendistato, né l'intera gamma di proposte che si possono fare. Quindi, i rappresentanti dei vari Gruppi diranno cosa ne pensano; e toccherà poi alla Giunta concludere il dibattito, accogliendo le proposte che ritiene opportune.
E vengo al merito. Noi firmatari dell'ordine del giorno reputiamo che vi siano almeno due ragioni che fanno di questo uno dei problemi più rilevanti della condizione giovanile del Piemonte e del Paese.
La prima ragione è rappresentata dal rilievo quantitativo che gli apprendisti hanno; ma, colleghi Consiglieri, non solo gli apprendisti, dal momento che la nostra proposta considera anche la fascia consistente di ragazzi che a 14 anni escono dall'età dell'obbligo senza continuare gli studi. E la seconda ragione è rappresentata dai problemi di qualità che questo problema sottintende, proponendo a noi, sul terreno, per esempio del rapporto di lavoro, della scolarizzazione, del recupero dell'obbligo la grossa questione della formazione professionale. Per gli apprendisti vi sono dati precisi: sono, nel 1981, 711.000 in Italia e 82.370 in Piemonte: il 5 dell'occupazione dipendente ed il 78, di quell'occupazione compresa fra i 15 ed i 19 anni.
Mi permetto ricordare ai colleghi l'indagine dettagliata che la IV Commissione allora, o la III del nostro Consiglio, aveva condotto nel '76/'77, pubblicata in un volume dell'EDA, con dati analitici a livelli di Comprensorio.
Vi sono stati, da allora ad oggi, alcuni mutamenti di carattere quantitativo, ma restano per intero i problemi (io ne sono convinto) di contenuto che già allora quell'indagine evidenziava.
Si tratta, in larga misura, di ragazzi di famiglia d'origine immigratoria. Ben difficilmente la famiglia tradizionale piemontese manda il figlio a fare l'apprendista; si tratta in genere di famiglie numerose essendo sul piano nazionale la famiglia media italiana composta da 3,5-3,7 membri, mentre quella con presenza di apprendisti è sui 5-6 ed è piuttosto consistente e significativo il numero di ragazzi che non ha conseguito la licenza dell'obbligo; voi li troverete dettagliati per Comprensorio, anche quelli che non hanno conseguito le elementari.
C'è infine da ricordare l'incongruenza, del tutto italiana, per cui l'obbligo cessa all'età di 14 anni ed il diritto al lavoro (posto che lo si trovi, il lavoro) decorre dal quindicesimo anno.
Io non so, signori Consiglieri, qual è, nella nostra area, il numero di giovani che, conseguito l'obbligo, non continuano gli studi, ma credo sia rilevante.
La scorsa settimana, scuserete se mi richiamo ad un'esperienza personale, mi trovavo ad Alpignano per un dibattito sull'orientamento.
Alpignano non è Torino, non potrà fare testo, ma comunque è un centro che per strati sociali presenti, per ceti, per fabbriche, per caratteristiche di pendolarità e d'immigrazione, può costituire un esempio significativo.
Ebbene, su 146 ragazzi della Scuola Media Marconi, tutti intervistati, uno per uno, 113 dichiarano di voler proseguire gli studi; 18 dichiarano che andranno a lavorare; 15 sono incerti. Ma quando si va poi ad esaminare la scuola prescelta, si evidenzierà come i ragazzi che hanno fatto un'effettiva scelta sono un'ottantina. Io non voglio far assurgere questo esempio ad un dato generale. Lo prendo per quel che vale, con i limiti che ha, come esperienza "limitata" ma tuttavia significativa. Soprattutto colleghi, queste considerazioni svolte rapidamente spiegano l'importanza dell'area alla quale ci riferiamo.
Ma a questo punto c'è da prendere un momento in esame le leggi e le normative esistenti. L'apprendistato, come sapete, è regolato tuttora dalla legge 25, del '55; che si definisca apprendistato dice già di per s trattarsi di un particolare tipo di istituto e di rapporto di lavoro, nel quale il giovane dovrebbe apprendere; dico "dovrebbe", tant'é vero che, per questo tipo di qualificazione, la legge prevede un particolare rapporto di lavoro; vieta, ad esempio, il lavoro ripetitivo, in linea, a cottimo; vieta gli straordinari, prevede particolari corsi che sono definiti "complementari". Complementari perché dovrebbero (anche qui uso il condizionale) integrare ciò che il giovane dovrebbe apprendere sul posto di lavoro.
A scanso di equivoci, io penso che questa legge abbia assolto negli anni '50, allora, alla sua emanazione, un ruolo importante almeno dal punto di vista dello sviluppo dell'occupazione giovanile; ma oggi la realtà è ben diversa. Passando gli anni, sono mutate le situazioni. Tant'è che tutte le parti politiche, tutti i Gruppi, hanno considerato largamente superata la legge.
Vi faccio grazia di considerazioni circa la non applicazione della legge, anche per la normativa; con i colleghi Brizio, Montefalchesi Reburdo, con la signora Vetrino, noi, sabato 29 gennaio, ci siamo trovati qui a Palazzo Lascaris, all'assemblea indetta per un primo confronto ed abbiamo sentito un'anticipazione sul libro bianco che i giovani della "GIOG" stanno apprestando e pubblicheranno.
A me spiace francamente che alla riunione v'erano solo i colleghi nominati (capisco che tutti hanno impegni), ma consentitemi di dire che questa non è una delle tante cosette, questa è una grossa questione colleghi. E desidero soffermarmi ancora un momento sui problemi che investono la nostra azione, in quanto Regione; tralasciando i pur seri aspetti sindacali.
Gli artigiani, per esempio, ci hanno documentato circa i modesti scarti che esistono fra i minimi tabellari per l'apprendista e per l'operaio; cosa che, a giudizio degli interessati, disincentiva le possibili assunzioni di artigiani, anche in questa situazione economica. E noi vorremmo avanzare dunque (e questo è il senso, in fondo, dell'ordine del giorno), un insieme di proposte per tenere in debito conto il ruolo formativo che hanno molte aziende artigiane (ma non tutte, signori Consiglieri), l'unico settore che in questi anni abbia incrementato l'occupazione.
463.000 apprendisti su 711.000 lavorano in aziende artigiane. E la quota di incidenza degli apprendisti nelle imprese artigiane ha avuto questo significativo andamento: 46% nel '56; 50% nel '66; 63% nel '76; 64 nell'80; 65% nell'81. Ha continuato a crescere, in questi anni; io, per mi permetto di osservare la complessità del problema, giacché il riferimento al minimo tabellare è solo uno degli elementi di giudizio.
Sappiamo che i minimi di stipendio sono una cosa ed il salario reale è un altro, specialmente per gli operai qualificati. A questo fatto vanno poi aggiunti gli sgravi tributari che operano già per il settore dell'artigianato. Quindi, si tratta di una materia complessa che la contrattazione sindacale e la legislazione dovranno affrontare compiutamente per favorire, da un lato, il ruolo formativo delle imprese e non penalizzare, dall'altro, i giovani.
Questo quadro, fatto rapidamente, spiega la natura della nostra proposta, che ritengo poter sintetizzare così: noi vogliamo recuperare il giovane alla formazione professionale e fare di questo istituto uno strumento che riesca, per parte sua, ad incentivare l'occupazione qualificata.
D'altra parte, va considerato che il giovane disoccupato, oggi, non è sempre un disoccupato in senso totale, ma piuttosto inserito in una condizione di marginalità, di precarietà. C'è un mercato secondario che è caratterizzato da discontinuità; l'ISFOL valuta addirittura che su 2.400.000 ragazzi di scuola media superiore, 920.000 hanno un qualche rapporto di lavoro e si parla dei cosiddetti "mille lavoretti".
Ebbene, io devo ricordare a questo proposito che cinque anni fa, al decollo della legge 285 (legge che pure noi abbiamo gestito bene), il Ministro Tina Anselmi, che gestì quella legge, disse molto giustamente che alla sua scadenza, quel provvedimento, in quanto tale, non sarebbe stato ripetuto, ma precisò che l'esperienza avrebbe dovuto servire a riconsiderare l'istituto dell'apprendistato. Più di recente, il Ministro Scotti, parlando anche in convegni nazionali, ci ha ricordato l'esperienza di formazione lavoro. Cosa che noi abbiamo esperimentato, qui in Piemonte positivamente, nei contratti della ILTE, della Ferrero, dell'Aeritalia, per citarne alcuni della nostra esperienza della "285".
Con il collega Brizio ho avuto il piacere di poter parlare qualche minuto con il Ministro Scotti trovandolo, come sempre, molto attento su queste e su altre cose, e devo dargliene atto. E, successivamente, poich il Ministro me l'ha richiesto, mi sono permesso di inviare una nota sulle nostre opinioni, che ricalca, grosso modo, le cose che vi sto dicendo.
Cosa proponiamo, dunque, colleghi? Noi proponiamo che per quella fascia compresa fra il 14° ed il 15° anno, fascia, colleghi, che rischia di essere polverizzata e disgregata in uno dei momenti più delicati della propria formazione (intendo dire quella civile, umana e professionale) venga avviata una duplice iniziativa.
Primo: per quanti non sono in possesso dell'obbligo, la Regione avvii soprattutto in accordo con il Ministro della Pubblica Istruzione (mi pare che Bodrato avesse dato assicurazioni a Sanlorenzo, quando si trattava di cassaintegrati), il recupero dell'obbligo stesso. Credo di non aver bisogno di spiegare in quest'aula l'importanza del recupero dell'obbligo; oggi l'obbligo è la condizione minima, di base, indispensabile per ogni ulteriore professionalizzazione. Gli artigiani che operano con tecnologie avanzate e sofisticate ce l'hanno detto ripetutamente, è vero Marchesotti? E' difficile, a volte impossibile, inserire, su queste tecnologie sofisticate, giovani che non abbiano una cultura minima di base.
Secondo: per i giovani in possesso dell'obbligo, noi proporremmo un primo anno formativo di carattere introduttivo che corrisponda al primo ciclo di corsi normali. Si verrebbe così a determinare, fra il 14° il 15 anno (oggi, ripeto, anno di vuoto), un serbatoio di manodopera giovanile pre-qualificata, dal quale, al 15° anno, in cui incomincia, per legge, il diritto al lavoro, l'impresa media, piccola e l'artigianato potrebbe attingere.
Terzo: nel momento in cui viene a stabilirsi il rapporto di lavoro di apprendistato, noi abbiamo già a disposizione, per norma contrattuale quattro ore settimanali per la formazione, che ora non vengono utilizzate: questa è un'altra incongruenza incredibile. Queste quattro ore possono già rappresentare circa duecento ore annue; certo, insufficienti, lo diciamo subito, per una formazione seria, ma certo da utilizzare: non possono finire nella spazzatura, come ora accade. E noi proponiamo, a questo punto di aggiungere altre quattrocento ore che non possono certo essere n caricate all'azienda, tanto più quando questa azienda ha piccole e medie dimensioni, ma debbono essere assunte dall'intervento pubblico.
Noi non ci nascondiamo che una tale proposta apre un problema di rapporto Regione-Stato per l'intervento finanziario; ma il problema esiste comunque, signori, e da quest'aula ne abbiamo parlato tutti a maggio quando si discusse del piano di formazione, e non sto a ricordarvi i 20.000 miliardi spesi per la scuola in generale e le poche centinaia di miliardi per la formazione. Non sto a ripetere quanto da tutte le parti si rileva, e da lungo tempo, circa l'insufficienza degli stanziamenti.
Signor Presidente e signori Consiglieri, sia consentito di dire che noi, ed il sottoscritto, siamo particolarmente lieti che un grande numero di Gruppi e di Consiglieri abbia trovato il modo e l'intesa di prospettare unitariamente questo problema al Consiglio ed alla Giunta. E, me lo consenta il Presidente e me lo consentano i colleghi, senza alcun sottinteso, io desidero dire che ciò torna ad onore di tutti noi e qualifica la Regione, in un momento in cui non sono mancate, in queste settimane, ombre ed amarezze di varia natura che facevano di quest'aula senza marcarle di rispetto, una cassa di risonanza di strane cose.
Affrontare questa questione è un grande compito: civile, umano professionale e sopratutto produttivo.
L'altro giorno, il mio compagno Revelli, mi ha passato un'intervista di Marcel Rigont, Ministro francese, che ha lanciato l'obiettivo di 20 milioni di lavoratori qualificati in Francia entro il 2000. E, signori Consiglieri il 2000 è vicino; e non solo Rigont ha parlato di questo, ma ha parlato (guardate se non sembra il discorso che abbiamo sviluppato prima, cioè dopo aver letto dopo Rigont: non è che prendiamo le direttive dal Ministro Rigont) di enorme sforzo di recupero per i giovani senza formazione ed ha aggiunto (guardate se non sono le cose che io ho sostenuto) che il programma francese si baserebbe su una formazione alternata: una parte nell'impresa ed una parte negli organismi di formazione.
E ricordo ancora che una delibera del 20 gennaio 1983 del Comitato economico e sociale della Comunità Europea sulla formazione professionale e nuove tecnologie raccomanda (anche qui cito testualmente) al Consiglio d'Europa, fra le altre cose, le piccole e le medie imprese ed il fabbisogno di formazione, i giovani disoccupati e i giovani non qualificati e l'azione di recupero.
Come i colleghi sanno, a me è capitato sovente, in questi anni, e vi chiedo scusa se qualche volta vi ho annoiato, di parlare in questo Consiglio di problemi del lavoro, di problemi dell'occupazione e dell'industria; ma ritengo possiate darmene atto, raramente ho scomodato l'Europa; non già perché questa dimensione non esista e io la sottovaluti ma perché non vi nascondo un certo (consentitemelo) "fastidio" nel parlare e nel sentir parlare impropriamente di tutto ciò, con svolazzi vuoti, in un gorgoglio di bolle di sapone. Il fatto è che, non riconoscendomi la tempra di Carlo Magno, cerco sempre, modestamente, di trovare concreti riferimenti e raccordi con la nostra realtà; con le cose che dobbiamo fare e con le cose che possiamo fare, come questa. Forse è questo il modo di essere veramente europeisti, non con delle ciance; e, quindi, facciamole queste cose, signori Consiglieri.
Raccomandiamo quindi caldamente al Consiglio questa questione.
Siamo molto interessati ad ascoltare l'opinione dei colleghi e dei Gruppi interessati a conoscere l'opinione e le decisioni della Giunta.
Sappiamo che la questione non si risolverà oggi con l'approvazione di un ordine del giorno il quale segnerà solo, come dire, un ruolino di marcia.
Siamo ovviamente impegnati, come forza politica, come forza di questo Consiglio, a seguire l'iter operativo della questione che, per le ragioni espresse, sappiamo né breve né facile; ma che potrebbe, come dicevamo fin dalla prima riunione presso l'Assessorato al lavoro, ragionevolmente portare ad un avvio di esperienza entro il prossimo autunno.
Questi ci sembrano anche i tempi in cui può essere discusso, elaborato abbozzato, questo progetto, anche nei molteplici rapporti con le forze sociali interessate: con lo Stato e con il Ministro di competenza.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

Signor Presidente, signori Consiglieri, il collega Alasia, con la passione che lo caratterizza, anche con competenza e conoscenza del problema, ha illustrato in modo compiuto, nel quale ci riconosciamo in gran parte, l'iniziativa assunta e l'approfondimento del problema che ne è seguito, soprattutto a livello di Gruppi consiliari.
A questo livello c'è stato un incontro, c'é stata una serie di iniziative, si sono sentiti i giovani, si sono sentiti gli artigiani e si è andati avanti verso una proposta di sensibilizzazione e di iniziativa in merito al problema dell'apprendistato.
Un problema dell'apprendistato oggi esiste ed è un grosso problema come è organizzato oggi l'apprendistato non risponde alle esigenze né del giovane, né del datore di lavoro e né, soprattutto, dello sviluppo economico della società. E' una realtà che, d'altra parte, si evince anche da un'indagine conoscitiva, portata avanti dallo stesso Consiglio regionale del Piemonte nella precedente legislatura i cui dati sono stati pubblicati nel 1978.
Vorrei cogliere questa occasione, tuttavia, per porre in evidenza l'importanza anche della legislazione precedente; in fondo, la legge 25 del 1955 era coerente con il sistema economico di allora; coerente anche con la legislazione europea e ha svolto una sua funzione che oggi, certamente, si è esaurita; perché solo una minima parte dei 700.000 apprendisti, 4 50.000 dei quali artigiani, partecipa ai corsi complementari; perché le Regioni raramente li istituiscono, malgrado siano obbligatori per legge. La legge 55 si e trasformata solo in un generico sistema di fiscalizzazione degli oneri sociali, senza costituire più quell'indispensabile canale formativo previsto dalle norme vigenti. Peraltro, non si Pupo vederne solo l'aspetto negativo: negli incontri avuti si è teso ad evidenziare questa fiscalizzazione solo come un regale all'imprenditore, anche al piccolo imprenditore. In realtà, l'apprendistato ha avuto comunque un vantaggio, un utile, una prospettiva, nel facilitare in certa misura certe assunzioni almeno fino ad un certo periodo e, quindi, è stato un elemento promozionale sotto il profilo dell'occupazione, perché è proprio il minor costo che ha agevolato in qualche modo l'assunzione, l'allargamento dell'attività produttiva. Le cause, comunque, del deterioramento dell'istituto dell'apprendistato, sono state opportunamente riassunte anche dalla Democrazia Cristiana, direi principalmente dalla Democrazia Cristiana, in una proposta di legge alla Camera, la n. 2860 del 1981, per la riforma dell'apprendistato.
E le cause sono state individuate nella carenza di disponibilità finanziaria e di iniziativa delle Regioni; perché se è vero che c'é una carenza di mezzi, è anche vero che, su questo terreno, è mancata l'iniziativa delle Regioni.
Regioni che già subiscono 300 miliardi di spesa per la formazione professionale e non sono in grado, tra l'altro, di finanziare i corsi complementari.
Seconda causa: la mancata definizione delle qualifiche, per le quali è ammesso l'apprendistato, disomogeneità dei livelli scolastici degli apprendisti e casualità del loro collocamento rispetto alla scelta professionale. Terza causa: demotivazione vocazionale di tutto il sistema per il basso livello tecnico e qualitativo della qualifica alla quale vengono avviati i giovani.
Quarta causa: l'inesistenza di strutture didattiche idonee per mancanza di personale istruttore, di indicazioni metodologiche e didattiche, di supporti editoriali e di materiale dimostrativo.
Preso atto di queste cause, che hanno portato all'esaurimento della legge del 1955 o, quanto meno, della sua funzione, i caposaldi della riforma dell'apprendistato, secondo le proposte della Democrazia Cristiana sono questi: l'istituzione di un sistema parallelo all'apprendistato; il tirocinio destinato ai diplomati della scuola secondaria superiore e che ora non possono fruire dei benefici dell'apprendistato; la definizione delle categorie e delle qualifiche per le quali è ammesso l'apprendistato la riduzione a due-tre anni del periodo, oggi quinquennale, di formazione un rapporto regolato da un contratto formazione-lavoro, che poi nasce dal tema della 285; un numero programmato degli apprendisti; particolari modalità di collocamento; procedure intese a favorire il passaggio in qualifiche; infine, l'omogeneizzazione dei titoli di studio degli allievi dei corsi, con particolare attenzione al recupero dell'obbligo scolastico.
La futura legge di riforma dell'apprendistato, che noi auspichiamo anche nel documento che è stato prediposto, dovrà dedicare particolare attenzione alla formazione artigiana, sia prevedendo la possibilità di assunzione diretta, sia riconoscendo all'artigiano il diritto di essere egli stesso istruttore degli apprendisti.
In questo quadro, la Regione potrebbe, anticipando la riforma nazionale, prevedere sovvenzioni per la costituzione di botteghe-scuola dei maestri artigiani, anche soprattutto in alcune professioni che vanno ormai scomparendo e che sarebbero invece meritevoli di particolare tutela. Poich è da presumere che i datori di lavoro sarebbero favorevoli ad assumere giovani muniti di titolo di studio superiore, che oggi non possono essere avviati all'apprendistato, la Regione potrebbe promuovere anche corsi di formazione professionale specifici per questa categoria di giovani favorendo in tal modo, dietro preventivo accordo con l'organizzazione imprenditoriale, l'incontro qualitativo tra la domanda e l'offerta di lavoro. Ho voluto indicare queste nostre posizioni perché completano il discorso del collega Alasia e soprattutto caratterizzano un po' la nostra posizione. Infatti, noi abbiamo accettato di firmare l'ordine del giorno così com'é, come documento generico che, intanto, affronta il tema del completamento della scuola dell'obbligo, in tema fondamentale ed affronta anche temi successivi d'iniziativa, senza entrare nel merito specifico, che invece viene un po' sfiorato dal secondo ordine del giorno che, presentato come bozza dal collega Mignone, non sappiamo se verrà ufficialmente presentato.
Qualora si dovesse entrare più specificatamente nel merito e quindi di passare al secondo ordine del giorno, noi chiediamo fin d'ora che l'ultimo capoverso, auspicante la legislazione nazionale complessiva, normi l'aspetto del tirocinio che riteniamo fondamentale; in questo senso abbiamo già predisposto un emendamento eventuale all'ordine del giorno, che il collega Mignone, successivamente, presenterà.
Credo ci sia una disponibilità del Governo su questo; Alasia ha già parlato dell'incontro avuto con Scotti. Il tema appare in parte maturo.
D'altro canto ne abbiamo una prova, sia pure indiretta, da quanto è avvenuto ieri nella Commissione del Senato, dove è stato proposto esplicitamente, a nome del Governo, dal Ministro Forte, un emendamento nella " Visentini bis", che prevede la defiscalizzazione o, quanto meno, le agevolazioni fiscali per gli artigiani che assumono gli apprendisti, nella misura di un importo che viene stanziato di 100 miliardi; un impegno notevolissimo, estremamente importante. Come voi sapete, nell'iter c'é un accordo fra le forze politiche perché oggi stesso la legge "Visentini bis" venga approvata al livello di Senato. Si ritiene quindi che questo emendamento sarà anch'esso approvato e ritorni rapidamente alla Camera.Mi pare un'iniziativa concreta, un elemento importante; ma non basta. E proprio perché riteniamo non basti, ci vogliamo muovere su un quadro più complessivo, in quello della normazione di tutto il settore; è su questa strada che si pone la posizione politica del nostro Gruppo, la nostra partecipazione alla stesura dell'ordine del giorno. Però, riteniamo sia anche giusto evidenziare questo ulteriore passo in avanti che proprio in queste ore si sta compiendo, per facilitare un ritorno ad una forma di preparazione professionale che, nel passato, è stata molto importante e pu esserlo ancora per l'avvenire, perché è quella che veramente qualifica il lavoratore e, qualificandolo, lo mette in condizioni non soltanto di partecipare in modo più marcato al processo produttivo, ma anche tale da dare maggiore estrinsecazione alla sua personalità. Una buona preparazione professionale può rappresentare un contributo valido alla ripresa economica che tutti insieme stiamo cercando per il nostro Paese e per il nostro Piemonte, in particolare, che ne ha particolarmente bisogno.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

Su questo problema siamo d'accordo con Brizio; come condivido l'esposizione fatta da Alasia.
Ritengo che dobbiamo avere coscienza del fatto che stiamo parlando di un problema di grande importanza, non soltanto per le dimensioni che il rapporto di lavoro dell'apprendistato ha nella nostra Regione e nel nostro Paese, ma perché stiamo parlando dei problemi delle generazioni che dovranno caratterizzare la gestione del nostro Paese in futuro.
Ed anche perché la proposta tocca il dramma della disoccupazione giovanile, la quale ha raggiunto limiti ormai intollerabili. Vorrei ricordare che, mentre nel nostro Paese siamo ad un livello di circa il 50 di disoccupati giovani, in altri Paesi aventi un sistema formativo diverso dal nostro (la Gran Bretagna, la Germania, per esempio), la percentuale di disoccupati giovani è molto minore.
In questi Paesi si è avviato da tempo un sistema formativo di alternanza scuola-lavoro simile a quello che noi stiamo tentando ora di avviare.
Vorrei sottolineare il fatto che, con questa proposta, tentiamo di adeguarci ad una direttiva che è della Comunità Europea. Infatti, la Comunità Europea, con una risoluzione del Consiglio del 18 dicembre 1979 dichiara che occorre adattare i sistemi di formazione professionale, con lo sviluppo di lavoro e della formazione in alternanza. Ritengo che questo progetto possa procedere riconoscendo un reale ruolo formativo alle imprese, in particolare alle piccole imprese. E, da questo punto di vista una revisione della legge 25 del 1955 è assolutamente indispensabile e bisognerà verificare quali siano le iniziative che vogliono varare per sollecitare questa revisione.
E' confortante che questa iniziativa raccolga un vasto arco di forze come del resto le firme sull'ordine del giorno possono dimostrare. Un segno che qui dentro, in quest'aula, la qualità della formazione professionale è ritenuta essenziale per stare al passo con i tempi, con l'evoluzione delle tecnologie e con le modifiche nei sistemi produttivi. A questo proposito ci attende un grosso lavoro. Se vogliamo avviare questo progetto e vogliamo essere credibili, dobbiamo sapere che ci sono dei tempi, all'interno dei quali noi dobbiamo operare; e questi tempi non possono che essere l'inizio del prossimo anno scolastico. E' in questo frattempo che dobbiamo costruire concretamente il progetto e, quindi, ci sono subito una serie di problemi che vanno verificati e risolti. C'é un problema di definire i programmi intanto; c'é un problema di verificare come questo progetto sostanzialmente, interagisce con il piano annuale e pluriennale della formazione professionale che dovrà essere aggiornato e modificato; c'é un problema dei finanziamenti; e qui, certo, dovremo dialogare con il Governo ed indagare se sarà possibile utilizzare fondi, per esempio, della Comunità Europea.
Vorrei ricordare a questo proposito che nei Paesi prima ricordati le aziende, in alcuni casi, partecipano alla definizione dei programmi didattici e, quindi, c'é anche un problema di coinvolgimento a pieno titolo delle parti sociali, giacché il rapporto con queste parti sociali è essenziale per la riuscita del progetto. Da questo traggo una considerazione: da questo dibattito è necessario uscirne con le idee chiare e degli impegni, delle scadenze rispetto alle quali tutti insieme costruiamo questo progetto.
Da questo punto di vista è di grande importanza il fatto che l'iniziativa è partita con un rapporto tra il Consiglio e la Giunta ed è importante che la preparazione e la gestione di questa iniziativa continui ad avere questa dimensione in un rapporto positivo tra la Giunta ed il Consiglio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vetrino.



VETRINO Bianca

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, noi abbiamo firmato con altri colleghi l'ordine del giorno attualmente all'esame del Consiglio e che si intitola: "Proposte per il recupero dell'apprendistato e la formazione professionale". L'abbiamo firmato considerandolo un piccolissimo passo in quella direzione che ci eravamo permessi di suggerire alla Giunta (noi ed altri colleghi intervenuti nel dibattito sull'occupazione), per affrontare in modo decisivo il problema dei giovani.
Questa non è; evidentemente, la risposta ai giovani, ma, ripeto, un piccolissimo passo in quella direzione.
Non sono d'accordo con il collega Alasia quando dice che non dobbiamo guardare all'Europa (noi dobbiamo anche guardare all'Europa, rispetto a questo problema), mentre provo una certa soddisfazione nell'apprendere che i Ministri della C.E.E. si occupano finalmente del problema dei giovani certo, quando poi si vanno a leggere le proposte che i Ministri della C.E.E. esprimono su tali problemi bisogna convenire che queste risposte non dico il Consiglio regionale, ma il più modesto Consiglio della cintura di Torino, che vive in prima persona il problema della disoccupazione giovanile, ha già affrontato e non ieri, ma forse alcuni anni fa, dando inoltre indicazioni che, purtroppo, non hanno potuto trovare ancora esplicazione nelle nostre sedi. Ad ogni modo è bene che questo problema sia evidenziato in sede di Comunità Europea dato il suo interesse internazionale.
Noi, questa mattina, ci occupiamo di un fatto specifico, che è un tentativo, una goccia (come lo definirò anche in seguito) in questo mare incredibile che è il problema dei giovani. Prima di affrontare la questione dell'apprendistato ed esprimere la nostra opinione sulla linea di condotta che il Piemonte dovrebbe seguire, devo dire che la Giunta ha risposto con molta tempestività a questa sollecitazione ma che non abbiamo finora avuto quella specificità di dati che avevamo richiesto.
Nel momento in cui la Giunta affrontò il problema dei giovani, presenti le associazioni giovanili, assunse l'impegno di effettuare una ricognizione rispetto ai dati. E' importante conoscere il numero dei disoccupati e degli inoccupati, ma anche la composizione della disoccupazione per poter affrontare la questione con maggior cognizione di causa. Quindi, noi ripetiamo ancora in questa sede che, per quanto possa essere lavoro ingrato e difficile, questi dati dobbiamo riuscire a rilevarli, per una maggiore conoscenza della disoccupazione e dell'inoccupazione.
L'ordine del giorno che abbiamo di fronte parte da considerazioni che noi condividiamo. Per esempio, quando viene detto che la legge 25 é, per unanime ammissione, invecchiata, noi dobbiamo sottolineare che non solo è legge invecchiata, ma è stata anche una legge bistrattata dalle parti sociali e poco considerata dallo stesso legislatore, tant'è vero che non è stata presa nemmeno in considerazione, nel momento in cui si sviluppò in Italia un dibattito ampissimo e molto impegnato da parte delle forze politiche, prima di approdare alla legge sulla formazione professionale (mi riferisco al dibattito che si sviluppò verso la fine dell'anno 1978).
Infatti, nella legge 845, all'apprendistato sono riservati solo dei cenni dei piccolissimi appunti, tanto da far ritenere, ad un normale osservatore che affronti il problema, che si tratti di una modalità formativa del tutto obsoleta o così marginale da non interessare più né la stragrande maggioranza dei cittadini a cui le leggi si rivolgono, né le Regioni in quanto responsabili in primo piano dell'attività formativa quando sia finalizzata all'acquisizione di qualifiche e di professionalità intermedia.
Con maggiore aderenza al problema, noi diciamo invece, nel nostro ordine del giorno, che se la legge, nel solo Piemonte, riguarda 82.000 giovani, in Italia interessa oltre 800 mila giovani. Alasia ha ricordato prima una riunione con i giovani, nel corso della quale sono state presentate varie proposte rispetto all'apprendistato. Credo che dalle parole vive dei giovani che ci raccontavano la loro storia, all'interno delle aziende, abbiamo avuto tutti la precisa sensazione, purtroppo, di quanto sia difficile trovare soluzioni, soprattutto in una crisi quale quella che stiamo attraversando, nella quale, pur di avere un lavoro, ormai si accetta qualunque cosa, qualunque discriminazione e qualunque frustrazione.
A questa situazione si riannoda un'altra considerazione, dalla quale parte questo ordine del giorno e che trova la nostra considerazione e la nostra attenzione; quella per cui, mentre l'obbligo scolastico termina al 14° anno, solo al 15° anno decorre il diritto al lavoro. E Alasia ha già accennato bene ai pericoli che si nascondono in questo anno di inattività.
Noi insistiamo sul nostro concetto secondo cui la scuola d'obbligo deve cominciare prima e finire dopo; cioè, riteniamo che il condizionamento del bambino possa già avvenire fin dal 5° anno di età; perché ci sono anche impegnati studi che ci dicono che questo può avvenire; e che venga prolungato il tempo della scuola dell'obbligo proprio per consentire un maggior tempo di apprendimento, quindi un maggior tempo di diritti comuni rispetto a quelle che sono le necessità della formazione e della cultura.
Non sappiamo se questa nostra posizione verrà condivisa dalla maggioranza delle forze politiche; certamente noi la difenderemo convinti che questo sia anche un modo per preparare ulteriormente i giovani ad un maggior livello di cultura generale.
La terza considerazione è quella che una percentuale di questi giovani non è in possesso della scuola dell'obbligo. Siamo consci che l'affrontare questo problema con idee e progetti espressi in un documento, definito dalla Giunta, originale e pionieristico, finirà purtroppo per farci scontrare in conflitti di competenza con il Ministero della Pubblica Istruzione, con il Provveditorato e con il mondo della scuola. La soluzione in tasca non ce l'ha davvero nessuno, anche se facciamo bene in questo momento ad approfondire per trovare insieme delle soluzioni. L'importante è non soggiacere a nessuna ideologia, neppure a quelle apparentemente ispirate al buon senso, per fare comunque qualche cosa; soluzioni che possono anche nascondere, a volte, tendenze reazionarie o conservatrici.
L'apprendistato, noi crediamo possa ancora costituire (lo diciamo nell'ordine del giorno) uno strumento di formazione e di avvio al lavoro, a patto che non venga però considerato, in nessun caso, come esauriente di tutto il bisogno di formazione di cui il giovane è portatore, anche quando non lo sa o quando rifiuta di esserne consapevole; e soprattutto se all'apprendistato il giovane arriva più preparato (cd è questo anche l'intento dell'ordine del giorno che si propone un recupero, dal 14° al 15 anno di età).
Il vero problema, come stiamo osservando, colleghi Consiglieri e tutt'altro che semplice da risolvere; è nell'individuazione dei tempi e dei modi dell'integrazione scolastica che non dovrebbe essere di competenza della Regione ma dello Stato, e proprio per il suo carattere di "scuola" vera e propria, come noi, nell'ordine del giorno, nella conclusione finale diciamo.
Se, infatti, i corsi di formazione professionale rappresentano un modo di preparazione attraverso procedimenti che si devono opportunamente integrare, di pratica e teoria, in cui, comunque, la pratica, pur presentata secondo schemi razionalizzati e con progressività, occupa lo spazio maggiore, non si vede davvero in che modo siano rapportabili alle attività integrative necessarie a formare gli apprendisti, attività che per tutto quanto si è detto - dovrebbe avere la massima valenza scientifica e cultura, senza perciò ignorare l'altro tipo di esperienza che il giovane viene contemporaneamente svolgendo. In questa logica, quindi, noi crediamo che dovrebbero essere a carico della Regione e di sua competenza anche i controlli sulle imprese impegnate nell'apprendistato; i necessari supporti tecnici e didattici all'interno dell'azienda; gli eventuali incentivi ai datori di lavoro ed agli apprendisti; mentre dovrebbe essere la scuola d'accordo con i datori di lavoro e con la Regione, a costruire appropriati progetti governativi diversificati quanto occorre, in base alle oggettive conoscenze degli apprendisti, al tipo di esperienza di lavoro svolta da ciascuno di loro, alle prospettive di sviluppo economico e di trasformazione tecnologica previste per l'area geografica e per il settore.
Ripeto che non sarà facile anche se in questa sede vogliamo esprimere la nostra disponibilità affinché l'esperimento venga tentato. Riconosciamo in questa iniziativa (per questo abbiamo sottoscritto l'ordine del giorno) il tentativo di fare un salto di qualità. Se il dissidio tra la pratica e la grammatica, tra lo stato sperimentale e la regola generalizzatrice è stato ormai composto per quanto riguarda taluni settori dell'espressione umana, come ad esempio la lingua o, per meglio dire, i linguaggi o il far di conto, noi crediamo che la scuola si sia da tempo fatta carico di questo livello generalizzato di massa, anche se con qualche incertezza; ma lo stesso non si può dire per il lavoro, dove la pratica resta, sul piano operativo, organizzativa e gerarchica, abbastanza separata dalla grammatica, anche se si pretende che il lavoratore sia disponibile alla mobilità, al cambiamento, alla comprensione dei complessi processi di trasformazione in cui è coinvolto, chiedendogli magari di farsi protagonista e non vittima del mutamento. Per questo parlavo della validità di questo recupero, di questo periodo tra i 14 e i 15 anni, non solo per un recupero di cultura, che pure è importante e che ci sarà, ma perché questo anno può aiutare a concorrere alla trasformazione dell'apprendistato in formazione professionale. E' il titolo del nostro ordine del giorno.
Noi siamo anche perfettamente consapevoli che questo non può essere l'unico correttivo possibile e far cambiare fisionomia all'apprendista cioè, non è che, con il rafforzamento o il prolungamento della formazione scolastica, l'apprendista cambi. E' certamente vero che una scuola materna elementare e media più attenta ai rapporti tra concreto ed astratto, meno retorica, gioverebbe molto, ma è anche vero che non pochi giovani sono più motivati al mondo del lavoro che non alle aule scolastiche. In questi casi perché non utilizzare la disponibilità e l'interesse per il lavoro maturati dal giovane all'interno di una strategia formativa comunque aperta e suscettibile di sviluppi successivi, progettando equilibrate alternanze tra esperienze di lavoro ed esperienze di studio? In questo senso c'é un capitolo di quella bozza dell'ordine del giorno che non è ancora ufficialmente presentata ma che, essendo stata messa a conoscenza dei Consiglieri regionali, ha già assunto un carattere di ufficialità, sulla quale occorre che approfondiamo; spero che questo non sottenda al discorso delle botteghe oscure, sul quale oggi non mi voglio intrattenere ma che, in questo caso, non mi troverebbe d'accordo. Credo invece, che si inquadri nella situazione di un progetto che preveda queste equilibrate alternanze tra esperienze di lavoro ed esperienze di studio quindi, sono d'accordo con Mignone a questo riguardo: tra pratica e grammatica, tra addestramento e riflessione teorica e scientifica.
Quindi, questo ordine del giorno ha anche per noi un valore: quello di contribuire al genuino riscatto dell'apprendistato dal graduale passaggio dalla preparazione al mestiere, attuato attraverso l'esperienza di lavoro ad una vera e propria professionalità, intesa come capacità autonoma e responsabilità di reagire a situazioni, anche nuove, di alternare processi di ogni genere, di acquisire innovazioni e sapere scientifico, di porre interrogativi al mondo della ricerca; di svolgere, dopo adeguata pratica funzioni di coordinamento, eventualmente anche direttive, di avviare responsabilmente iniziative di tipo imprenditoriale anche autonome.
Detto questo vogliamo aggiungere che, ripeto, non è che con questo noi risolviamo il problema dei giovani; questa è una goccia in un mare, come ho già detto anche all'Assessore Sanlorenzo fin dal primo momento; perché il problema dei giovani è nostro, nel senso che attiene alla responsabilità regionale, ai progetti della formazione professionale.
Mi dispiace che non ci sia l'Assessore alla formazione professionale anche se vi è un'ampia rappresentanza della Giunta che potrà riferire quanto il Consiglio, attorno a questo problema, sta ragionando.
E' soprattutto verso questo settore che vanno indirizzati i nostri sforzi, anche con quelle iniziative che definivamo originali, per potere intanto, scegliere e poi, magari, anche sperimentare. Tra le poche cose forse prevedibili, nel campo di quelle che si possono utilizzare o che si possono eventualmente prevedere, è quella (e mi riferisco alla formazione professionale) che nel terziario occorra, negli anni '90 ed anche oltre una maggiore qualificazione della professionalità.
Io ho avuto ieri sera l'occasione di sentire un dibattito in televisione su questo argomento; queste cose si dicevano con molta chiarezza e con molta cognizione di causa e a questo proposito noi facevamo e riecheggiamo alla Giunta una proposta, da inserire eventualmente nel progetto della formazione professionale, nel momento che, forse a giorni dovrebbe dibattersi in quest'aula o certamente nella Commissione competente, rispetto a corsi che tengano conto delle nuove tecnologie del lavoro d'ufficio. Noi abbiamo moltissimi diplomati, senza lavoro e che si adattano a fare qualunque cosa; oggi sappiamo tutti che in ufficio chiunque deve saper usare, per esempio, un video terminale, mentre è impensabile che un impiegato commerciale non sappia che cosa è il marketing o non abbia cognizione della parola advertising: eppure, noi sappiamo che n l'informatica né il marketing e né l'advertising vengono insegnati nelle scuole statali. Nell'impresa artigiana, l'apprendista può partecipare intensamente alla vita dell'azienda, condividendo rischi, preoccupazioni ed anche soddisfazioni dell'imprenditore. E, quindi, attraverso l'esperienza sarebbe utile apprendere direttamente questa complessa professionalità comprensiva oltre che di tecniche produttive sovente assai sofisticate anche di conoscenze amministrative e contabili, di rilevamento sull'andamento del mercato, di esplorazione, degli orientamenti della domanda, di pratiche e di relazioni pubbliche, di organizzazione di forme consortili, di approvvigionamenti di materie prime, di semilavorati; tutte le cose che sappiamo formare l'attività aziendale, soprattutto in questa dimensione di azienda minore o semi-minore.
Ecco, ritenendomi di approfondirlo, credo che oggi sia molto importante che il Consiglio abbia fatto un momento di approfondimento rispetto a questo problema. In ogni caso, convinti come siamo che anche il nostro Paese (e l'ho detto all'inizio del mio discorso) debba occuparsi seriamente dei giovani, il nostro dibattito odierno potrà anche essere un'occasione di approfondimento e di risonanza di utilità non soltanto per i giovani del Piemonte, ma per i giovani italiani e per i giovani europei. Grazie.



PRESIDENTE

Sospendiamo la discussione e ricordo ai presenti che i lavori proseguiranno nel pomeriggio alle ore 15.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13)



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