Sei qui: Home > Leggi e banche dati > Resoconti consiliari > Archivio



Dettaglio seduta n.178 del 28/01/83 - Legislatura n. III - Sedute dal 9 giugno 1980 al 11 maggio 1985

Scarica PDF completo

Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BENZI


Argomento: Consiglio, organizzazione e funzioni

Adempimenti di cui all'art. 14 dello Statuto: scadenza del mandato dell'Ufficio di Presidenza


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Iniziamo i lavori con il punto dodicesimo all'ordine del giorno che reca: "Adempimenti di cui all'art. 14 dello Statuto: scadenza del mandato dell'Ufficio di Presidenza".
Vi do lettura del predetto art. 14 dello Statuto della Regione Piemonte: "Elezione dell'Ufficio di Presidenza.
Il Consiglio, come suo primo atto, procede all'elezione dell'Ufficio di Presidenza, composto dal Presidente, due Vicepresidenti e da due a quattro Segretari.
L'Ufficio di Presidenza deve essere composto in modo da assicurare la rappresentanza della minoranza.
L'elezione del Presidente del Consiglio ha luogo a scrutinio segreto ed a maggioranza assoluta dei componenti il Consiglio. Se nessun candidato ottiene tale maggioranza, si procede ad una votazione di ballottaggio fra i due candidati che hanno ottenuto il maggior numero dei voti. In caso di parità, è eletto il più anziano di età.
All'elezione dei Vicepresidenti e dei Segretari si procede con votazioni separate e ciascun Consigliere vota, a scrutinio segreto, con le modalità stabilite dal Regolamento.
I componenti dell'Ufficio di Presidenza restano in carica trenta mesi e sono rieleggibili".
Ricordo inoltre che a norma dell'art. 4 del Regolamento: il rinnovo, alla scadenza prevista dallo Statuto, riveste l'intero Ufficio l'Ufficio di Presidenza rimane in carica fino all'elezione del successivo nelle votazioni per il rinnovo totale lo spoglio è fatto dall'Ufficio di Presidenza uscente.
Chiede di parlare il Consigliere Viglione. Ne ha facoltà.



VIGLIONE Aldo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, i trenta mesi che stanno alle nostre spalle sono fra i più difficili della nostra storia, quelli che hanno segnato profondi mutamenti nella struttura economico-produttiva della Regione.
La grande trasformazione prevalente caratteristica industriale ha comportato sacrifici enormi nel campo economico e produttivo: 60 mila lavoratori sono stati espulsi dai luoghi di lavoro e collocati in cassa integrazione e licenziati sotto mille forme e questo poteva tradursi in una catastrofe di proporzioni enormi se le forze politiche che sono presenti in Consiglio non avessero dato un effettivo contributo e non avessero assunto un ruolo decisivo. Quindi, non siamo stati nell'attesa messianica di soluzioni, ma abbiamo avviato, non solo come interlocutori, ma come coautori, una politica effettiva nuova. La seconda legislatura contribuì a vincere il terrorismo e seppe gestire una crisi di immani proporzioni.
Il ricorso alla piena solidarietà con i lavoratori che hanno sempre fatto riferimento al Consiglio regionale, alla sua capacità ed alla sua forza politica ha consentito di non cadere nell'abisso.
Nel complesso si è registrata una crescita democratica che ha consentito un grande ruolo alle forze politiche. Che cosa ha voluto dire la crescita democratica per il futuro? Ha generato un processo culturale nuovo. Se le carenze si sono manifestate nelle modalità della formazione delle leggi dovute ad un impianto non ancora definitivo delle Commissioni bisogna dire che non si può fare tutto nel giro di pochi anni. Non vi è stata però una caduta di tensione sui problemi nodali della società piemontese che sono quelli economici, produttivi, occupazionali. Si è raggiunto un alto grado di democrazia e sono apparsi elementi di partecipazione nuovi, elementi di confronto, si è affinato lo strumento della partecipazione che si è fatto meno dispersivo.
Affrontiamo la seconda parte della legislatura in un quadro tutt'altro che superato. I 60.000 espulsi non hanno ritrovato lavoro né i cassaintegrati hanno la prospettiva di rientrare in fabbrica né coloro che escono dalle scuole possono avere più fiducia di trovare un impiego. Il quadro è sempre oscuro.
Noi oggi andiamo all'elezione dell'Ufficio di Presidenza avendo chiarito fra di noi la reale portata dei problemi, gli indirizzi che intendiamo dare, gli obiettivi che vogliamo cogliere.
Proponiamo come Presidente di questo consesso il dott. Germano Benzi.
Andiamo verso questo voto trepidi, ma non esitanti dopo esserci confrontati all'interno delle forze politiche che ritenevamo potessero aspirare ad avere un ruolo maggiore in questo consesso.
Se in effetti questo è stato un periodo di effettiva crescita democratica, se sono cadute molte intercapedini fra di noi, se il discorso si è fatto più ampio, non si può dire che siano state disattese le speranze. Se c'é stata questa crescita democratica, dobbiamo dire che il Presidente e l'Ufficio di Presidenza hanno svolto con soddisfazione il loro mandato, nel rispetto pieno della Costituzione e dello Statuto.
La figura di Germano Benzi è cristallina, trasparente, chiara ed onesta. Benzi ha una lunga esperienza politica; è stato amministratore al Comune di Torino, ha condotto una lunga battaglia nel campo amministrativo Benzi è esperto ma non callido. La sua figura rappresenta e sintetizza quei valori democratici parlamentari subalpini ai quali abbiamo sempre fatto riferimento nella nostra lunga storia. Non è una scelta di maggioranza, è una scelta che corrisponde ai valori presenti nella comunità regionale piemontese.
Possiamo affidare alle sue mani con fiducia la guida di questa nostra assemblea.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bastianini.



BASTIANINI Attilio

Signor Presidente, Consiglieri, la dichiarazione che rendo, a nome del Gruppo liberale, intende attenersi rigidamente ed esclusivamente al nodo del rinnovo delle cariche negli organi istituzionali del Consiglio rimandando ad altro momento ogni valutazione di ordine politico sullo stato di questa maggioranza e sulle risposte che dall'esecutivo che questa maggioranza esprime vengono ai problemi della comunità piemontese.
Lo Statuto della Regione Piemonte dispone opportunamente che, a metà legislatura, si provveda al rinnovo delle cariche con un impegno rigido ed automatico, anche nella scadenza temporale che non consente rinvii. E' differente il comportamento del parlamento regionale rispetto ad altri organi legislativi nazionali. Noi crediamo che questo impegno sia un impegno statutario, sia una scelta opportuna che segna la differenza che vi è tra esecutivo, la cui composizione è il riflesso della composizione della maggioranza, ed assemblea che, a nostro avviso, per le funzioni di rappresentanza della comunità è opportuno risponda in modo più complesso ed articolato alle presenze politiche e sociali nella realtà piemontese.
E' in questo spirito che le forze politiche all'opposizione hanno rivendicato con ripetuti interventi dei responsabili dei Gruppi e dei responsabili delle segreterie una Presidenza ed un Ufficio di Presidenza capaci di capire meglio lo spirito di fondo dello Statuto, le differenze che lo Statuto indica tra organi istituzionali del Consiglio ed esecutivo e questa decisione avrebbe dovuto esprimere in modo più completo ed articolato la realtà piemontese.
Vogliamo essere molto chiari. Questa richiesta potrebbe essere e ci auguriamo sia accolta anche mantenendo l'attuale quadro politico.
Ci è già stato anticipato che in questa indicazione di lavoro comune non vi era un'indicazione di candidati, ma un invito alle altre forze politiche a lavorare insieme per conseguire questo risultato.
Questa indicazione non è stata raccolta ed abbiamo avuto l'impressione che questa decisione dipenda dalla necessità di mantenere comunque sufficienti i numeri della maggioranza e che quindi in questa necessità la maggioranza stessa sia stata costretta (non credo che questa decisione sia indolore all'interno delle stesse forze politiche del Consiglio) ad utilizzare dell'incarico della Presidenza del Consiglio come elemento necessario per la coesione dell'attuale quadro politico.
Voglio su questo tema essere molto chiaro con gli amici socialdemocratici che ancora ieri a Roma, per bocca del loro Segretario hanno rilanciato la necessità della creazione di un polo dell'area socialista, laica e liberale, difficile certo, perché la debolezza dei numeri rende a volte affannoso il cammino di questa strategia politica di cambiamento.
Abbiamo rispettato la decisione dei socialdemocratici di partecipare a questa maggioranza. Dovete darci atto che non vi è stata, se non marginalmente, una campagna strumentale fra una palese divaricazione tra quanto affermato per raccogliere voti ed il modo con il quale questi voti sono stati spesi.
Abbiamo dato atto che questa soluzione aveva una sua dignità, maggiore rispetto ad altre formule che in passato avevano visto la nascita delle Giunte di sinistra e la loro conservazione al governo della Regione Piemonte, ma che però questa nostra disponibilità a capire questa decisione socialdemocratica doveva essere accompagnata da una capacità socialdemocratica di capire il ruolo di frontiera che loro erano chiamati a svolgere nella complessità dei rapporti tra le forze politiche.
All'atto della votazione della Presidenza, in apertura della terza legislatura regionale, avevamo interpretato la Presidenza socialdemocratica di quest'aula una posizione di frontiera, di raccordo, di collegamento, di garanzia non istituzionale.
Oggi, nel momento in cui si va al rinnovo delle cariche, non volendosi da parte delle forze di opposizione mettere in discussione gli assetti politici, si chiede soltanto una disponibilità all'interno di questa maggioranza di cercare soluzioni che rilanciassero un quadro negli organi delle istituzioni che fosse più completo e più rappresentativo. Segnali in questa direzione da altre forze politiche ne sono venuti.
A noi sembra, invece, che da un disegno politico grande questo Paese ha tutto da guadagnare; se accanto alla rappresentanza dell'area democristiana ed alla rappresentanza dell'area dei partiti della sinistra cresce il raccordo, la coesione, la capacità di lavoro comune, di proposta, la disponibilità a capire volta - per volta le diverse collocazioni di un'area socialista, laica e liberale.
Invece ci è sembrato che di fronte a questo disegno che è comunque un disegno grande, siano prevalsi fatti personali, una sorta di attribuzione all'incarico della Presidenza del Consiglio regionale di un potere carismatico che, in realtà, non è dato dalla carica, ma dalle caratteristiche della persona che la ricopre e per altri versi, dalle attese per ora andate deluse di promozioni in campo bancario che hanno portato ad irrigidimenti all'interno di questa compagine.
Se il partito socialdemocratico di cui forze di opposizione avevano rispettato la decisione ed il travaglio del difficile passaggio compiuto nel 1980, oggi poteva dare aperture e segnali diversi sul tema della Presidenza del Consiglio regionale.
La vita continua, la politica continua, non per questo viene meno la nostra stima personale nel collega Benzi che conosciamo dagli anni del Consiglio comunale di Torino. Per chiarezza di rapporti abbiamo ritenuto di rimarcare il ritardo in Piemonte ad un importante appuntamento per un disegno politico complesso su cui siamo impegnati a lavorare.
1n questa situazione le forze politiche all'opposizione non commetteranno un errore eguale ed opposto, ad un cartello della maggioranza non si opporrà un cartello delle forze all'opposizione, perché l'avremmo ritenuto contraddittorio con un invito ad una riflessione più complesso sul rinnovo degli organi e delle istituzioni, l'avremmo ritenuto politicamente equivoco perché siamo convinti che dall'attuale situazione si possa uscire nell'interesse del Piemonte in un quadro di movimento non di arroccamento sulle posizioni reciproche, un quadro in cui le occasioni di comprensione reciproca, di ricerca delle differenziazioni per creare dei consensi più allargati sia oggi l'unica vera strada da praticare.
Le condizioni per questa convergenza su un candidato unico vi erano e si è deciso politicamente di non praticarle e noi dobbiamo dare atto alla D.C. di avere un segno di disponibilità che insieme abbiamo deciso di non praticare proprio per non rispondere ad un errore politico con un errore politico. Si sono trovati quindi i partiti che siedono insieme nel Parlamento dell'Europa, di quell'Europa a cui noi ci richiamiamo, il Partito Repubblicano ed il Partito Liberale, hanno ragionato, hanno parlato di una scelta difficile perché riguarda uomini, riguarda immagini esterne ed hanno trovato una soluzione che né i Gruppi né le Segreterie dei partiti hanno indicato nel collega Turbiglio e nel collega Gastaldi le due persone che, a pari titolo, con pari qualità, con pari merito, possono essere oggi il segno di questa prospettiva politica che queste forze che siedono insieme nei banchi del Parlamento Europeo vogliono dare alla comunità piemontese.
Siccome è difficile votare contemporaneamente due nomi quando la carica è una sola, per un fatto di metodo, si è concordato che in sede di prima votazione i voti dei Gruppi PLI e PRI convergeranno sul nome di Antonio Turbiglio. Io, come Capogruppo liberale, ringrazio Gastaldi personalmente ed il PRI per questa accettazione e mi impegno, ove vi fosse seguito nella votazione, ad accettare la designazione del Consigliere Gastaldi.
Vi é, in questa decisione, un segno politico chiaro: rispettiamo la decisione delle altre forze politiche, ma riteniamo che questa disponibilità evidenziata prima dalle dichiarazioni dei Gruppi all'opposizione e poi dal comportamento in aula questa mattina, avrebbe meritato una maggiore e meno egoistica attenzione da parte delle forze di maggioranza.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

Signor Presidente, signori Consiglieri, a metà legislatura credo sia opportuno fare un bilancio su ciò che si è fatto e riflettere sui grandi fatti che nel bene e nel male hanno segnato la prima parte della legislatura, alcuni dei quali positivi, primo fra tutti la vittoria sul terrorismo, altri negativi come l'attacco del Governo al ruolo delle Regioni e delle autonomie locali e la crisi drammatica che incide fortemente a livello sociale.
Il precipitare della crisi ha determinato lo scontro sociale del 1980 di cui questa città è stata teatro con un parziale mutamento nei rapporti di forza tra le classi sociali.
Il Consiglio è stato dentro questi processi, ha svolto un ruolo e quella di oggi è l'occasione per fare un bilancio politico sulle cose fatte e per trarne insegnamento per le cose da fare.
Questo bilancio non è soddisfacente, visto dall'ottica di un partito come il PDUP che appoggia una Giunta di sinistra ma che fa della capacità delle forze di sinistra di proporsi come alternativa al Governo la sua ragione di essere.
L'immagine della Giunta di sinistra ha perso vivacità, si è logorato il rapporto con la società. Si è logorata anche la capacità di rispondere ai bisogni sociali, di concepire in modo diverso la qualità della vita.
Le Giunte di sinistra che sul nascere erano sorrette e stimolate da un blocco sociale, oggi - soprattutto per effetto della crisi - questo blocco sociale rischia di sgretolarsi.
Si sono fatte scelte preoccupanti come quella della metropolitana pesante, scelta che, seppure i giochi non siano tutti fanti, poteva essere articolata in modo diverso risparmiando molti miliardi e destinandoli ai bisogni sociali, una scelta che soprattutto ribalta quella fatta negli anni '75-'76 dalla Giunta di sinistra.
Un largo consenso ha accompagnato le scelte della Regione nella passata legislatura che era vista come punto di riferimento.
Oggi assistiamo invece alla nascita di Comitati contro le scelte della Regione. Ricordo le questioni della Mandria, del Parco del Ticino. I rapporti con le autonomie locali non sono dei migliori sul piano del ruolo e della partecipazione delle scelte, questa Giunta di sinistra ha sollecitato la legge 8 per l'energia che sottrae ogni possibilità di controllo da parte delle autonomie locali sull'individuazione dei siti per l'installazione dei grandi impianti di produzione energetica.
L'approvazione della legge 56 aveva dato inizio ad un'inversione di tendenza rispetto ad una gestione del territorio che per un trentennio aveva visto speculazioni e provocati guasti enormi.
Oggi, con le proposte di modifica di tale legge, si rischia di invertire anche quella tendenza. Eppure si sapeva che una battaglia di quel genere avrebbe incontrato resistenze e difficoltà, bisognava attrezzarsi per fronteggiarle e non tornare indietro.
In sostanza c'é un riflusso di scelte che illusoriamente si pensa possano rilanciare lo sviluppo.
Su questa situazione hanno inciso anche la non perfetta omogeneità delle forze politiche che compongono la Giunta, le incertezze del PSI, il ruolo del PSDI in questa maggioranza.
Devo comunque correttamente dare atto al PSI che ha assunto sul caso della collega Cernetti un atteggiamento corretto come raramente si riscontra in questo Paese, permettendo una gestione trasparente della vicenda e dando un segnale di diversità, di costume.
In questa situazione difficile e complessa la nostra scelta è stata volutamente difficile, non abbiamo fischiato i falli come avremmo anche potuto fare, probabilmente acquisendo facili consensi; abbiamo invece scelto la strada difficile del rapporto e del confronto sui contenuti con gli altri partiti di sinistra che formano la Giunta.
Abbiamo lavorato e lavoriamo con l'obiettivo di qualificare le Giunte di sinistra e non per raccogliere consensi sui cocci della Giunta di sinistra, poiché nel 1980 quando siamo entrati in questa istituzione ci siamo posti l'obiettivo ambizioso della riqualificazione delle Giunte di sinistra.
Continueremo a lavorare con questo obiettivo anche in una posizione difficile e scomoda.
Perciò riteniamo che debbano essere riconfermati gli assetti istituzionali che sono espressione di questa maggioranza, perciò voteremo il Presidente Benzi quale espressione di questa maggioranza di sinistra e come garante di una gestione assolutamente imparziale del Consiglio regionale.
Naturalmente voteremo anche gli altri membri dell'Ufficio di Presidenza che saranno proposti dalla maggioranza.
Detto questo non posso non rilevare che per la Giunta di sinistra siamo ad una svolta, o continuare la navigazione difficile, incerta e qualche volta nel grigiore in attesa del peggio che inevitabilmente avverrà nel 1985, oppure rilanciare l'iniziativa per costituire le condizioni che permettano alle forze di sinistra di ricandidarsi alla guida della Regione Piemonte.
Al contrario di chi pensa che nel 1985 si chiuderà l'esperienza della Giunta di sinistra iniziata nel '75, noi pensiamo che questa esperienza non si debba chiudere con la normalizzazione del caso italiano e con il ritorno a livello istituzionale alle tre Giunta rosse che c'erano nelle Regioni italiane prima del '75.
La possibilità delle forze di sinistra di ricandidarsi nel 1985, alla guida del Piemonte, è data dall'oggettiva incapacità delle forze di opposizione di proporre sul piano dei contenuti e dei programmi un'alternativa credibile alla crisi.
Ma questa possibilità non sta nella forza naturale delle cose e non si realizzerà se si continuerà ad andare a rimorchio dei processi, se la sinistra non sarà in grado di determinarli, di governarli, di guidarli.
Ecco perché occorre fare un salto di qualità sul piano dei contenuti occorre misurarsi con la crisi profonda, occorre ricomporre un blocco sociale che renda credibile un'ipotesi di trasformazione, contro la frammentazione, contro il corporativismo.
Questo è il compito delle forze di sinistra e ciò sarà possibile nella misura in cui anche le istituzioni siano in grado di aprirsi per recuperare appieno il rapporto con la società e per riannodare i fili che per effetto della crisi si sono spezzati.
Governare il nuovo, governare la trasformazione, presuppone la conoscenza dei processi, la conoscenza di ciò che muta, un Governo che rinuncia a conoscere è destinato ad andare a rimorchio dei processi, perci gli studi e le ricerche debbono essere finalizzati ad obiettivi precisi.
Su questo terreno deve esserci minor timidezza da parte della Regione nella spesa.
Alcune questioni che erano rimaste in sospeso nell'ultima verifica si stanno sciogliendo, non sempre però in modo condivisibile.
Il progetto di riduzione delle USL rischia di riportare la gestione della sanità alla centralità dell'ospedale, anziché favorire il decentramento e la prevenzione.
Questo è un progetto che invece di incentivare limita la partecipazione e vanifica in parte il discorso della prevenzione, vanifica il rapporto tra luogo di lavoro e territorio, tra lotta sulla salute in fabbrica e struttura sanitaria.
Quanto all'ambiente c'é il tentativo di rilanciare un modello di sviluppo che porta all'aggressione del territorio con il deterioramento dei rapporti tra la Regione e la popolazione.
Con il piano di sviluppo, al di là della disponibilità delle risorse si misura la capacità della sinistra di esprimere una progettualità non contingente ma legata alla realtà di ciò che si può fare subito.
Noi, per dirla con una frase del Presidente Enrietti, abbiamo scelto una collocazione che ci permette di giocare un ruolo di stimolo in questa maggioranza.
Intendiamo continuare a giocare questo ruolo, intendiamo continuare un confronto con le forze che compongono la Giunta per concretizzare un'ipotesi di trasformazione.
Continueremo a sporcarci le mani, non ci metteremo, come non abbiamo fatto fino ad oggi, a fischiare i falli sperando in facili consensi, ma ci sporcheremo le mani perché riteniamo che solo così possiamo svolgere quel ruolo che è la ragione dell'esistenza del nostro partito, tentando di coniugare la trasformazione con la partecipazione dei cittadini per costruire quel blocco sociale che è la condizione per far maturare l'alternativa nel Paese.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carazzoni.



CARAZZONI Nino

Signor Presidente, colleghi, giunti alla metà della terza legislatura regionale, e giuntivi stancamente attraverso una progressiva caduta di tensione ideale che ha abbassato in modo pericoloso il tono e l'impegno comune, siamo oggi chiamati, in adempimento dell'art. 14 dello Statuto, a rinnovare l'Ufficio di Presidenza.
Ci accostiamo a questo appuntamento con un approccio diverso da quello seguito dagli altri Gruppi. In verità nessuno si deve aspettare altro da una forza politica qual è il Movimento Sociale Italiano, per cui è naturale che si dia luogo ad un intervento differente e da quelli che ci hanno preceduto e da quelli che seguiranno.
Trenta mesi fa, subito dopo il compromesso che aveva portato all'elezione provvisoria di un Presidente designato da tutti i Gruppi politici rappresentanti il cosiddetto "arco costituzionale", noi votammo contro le indicazioni proposte dall'assemblea.
Motivammo quel nostro voto contrario con una ferma ragione di principio, volendo così denunciare la faziosa discriminazione di cui erano responsabili tutti i partiti qui presenti, nessuno escluso, tenuta in piedi contro la Destra nazionale, alla quale si negava anche in ipotesi teorica quello che ci veniva riconosciuto dagli altri Gruppi: la possibilità, cioè di entrare a far parte dell'Ufficio di Presidenza. Scelta discriminante che non trovava né può trovare alcuna giustificazione sotto il profilo della correttezza democratica, vale a dire a fronte del concetto stesso di democrazia, in quanto viene a contestare pretestuosamente i diritti di una parte operante in riconosciuta legittimità all'interno del sistema politico nazionale. E scelta, oltreché discriminante, anche irrituale, anomala rispetto al modo di procedere di altre assemblee elettive. Al Parlamento Europeo, tanto per fare un esempio, dove il Movimento Sociale Italiano è rappresentato a pieno titolo nell'Ufficio di Presidenza.
Per tutti questi motivi, che abbiamo voluto richiamare in breve sintesi, concludevamo trenta mesi fa con un giudizio negativo sull'Ufficio di Presidenza che si andava ad eleggere, apertamente aggiungendo che da esso non potevamo sentirci né tutelati né tanto meno rappresentati.
Oggi, a distanza di trenta mesi, ci troviamo a ripetere le stesse argomentazioni, a protestare contro la rinnovata discriminazione, a reiterare la denuncia di uno stato di fatto che consideriamo antidemocratico ed intollerabile.
Per altre Regioni il tempo cammina, come prova, ad esempio, l'ordine del giorno presentato e recentemente votato all'unanimità dal Consiglio regionale del Lazio che riconosce a tutti i Gruppi il diritto di essere rappresentati nell'Ufficio di Presidenza.
E' logico, è naturale, è persino politicamente intelligente che sia così: perché non si può ottusamente ostinare a tenere fuori dalla porta non avendo il coraggio di scioglierla, una forza politica che raccoglie milioni di suffragi, che interpreta centinaia e centinaia di migliaia di italiani, che si è legittimata ad esistere attraverso 37 anni di lotte aspre e difficili.
In Piemonte il tempo si è invece fermato, non si aprono spiragli, siamo ancora alla pervicace volontà discriminatoria nei confronti della Destra Nazionale. Per cui, se vi è da rinnovare l'Ufficio di Presidenza, che è o dovrebbe essere residuo garantista per l'intera assemblea, qualunque patto qualunque intesa, qualunque accordo è costruito nel presupposto o sul presupposto che il Movimento Sociale Italiano debba comunque, a prescindere dalla disponibilità dei posti, esserne escluso.
E' una pregiudiziale che non ci rassegniamo a subire e contro la quale protesteremo in sede di votazione non ritenendo sia il caso di esprimere una candidatura di bandiera a nome del Gruppo.
Ci pronunceremo con la scheda bianca che deve essere intesa quale netto giudizio negativo sull'eligendo Ufficio di Presidenza.
Accanto a questa considerazione di principio, che dovevamo fare e che avremmo mancato a non fare, ve ne sono altre di merito.
Non possiamo tacere che mai, come in questa circostanza, l'Ufficio di Presidenza sia stato spogliato dalle sue caratteristiche istituzionali di prestigio, di funzione, di rappresentatività, per essere ridotto a luogo di disputa, a campo di battaglia, dei giochi di potere e delle lotte dei partiti.
Le ipotesi e le indiscrezioni che hanno preceduto e per molti giorni condizionato questa votazione, ne sono la riprova evidente oltreché la squallida dimostrazione.
La stessa preventiva riduzione del numero dei Consiglieri Segretari che, con decisione poi ritirata, sembrava si volessero portare da 4 a 2 rientrava in questa logica e si spiegava con le esigenze o le pretese di un partito della coalizione di sinistra; così come pare che non si sia fatto luogo, rispettandone formalmente i tempi di scadenza ma stravolgendone il significato politico, al rinnovo delle Presidenze e delle Vicepresidenze delle Commissioni permanenti. Le elezioni dell'Ufficio di Presidenza, che abbiamo definito il presidio garantista di questa assemblea, sono state colte quale pretesto per una spregiudicata manovra di partito o di corrente. Da chi? Da chi ha preteso la Presidenza del Consiglio come condizione determinante per continuare ad assicurare, in dispregio degli impegni elettorali, la sopravvivenza della maggioranza rossa. Da chi vi ha visto la possibilità per arrivare ad un riassetto della Giunta e magari ad una sostituzione della Presidenza di un Gruppo. Da chi si proponeva di soddisfare le ambizioni di un aspirante Assessore o di consolare magari con la Presidenza di una Commissione la bruciatura di un ex Assessore. Infine da chi più subdolamente ha puntato soltanto ad un generale rimescolamento di carte.
Che questi giochi siano riusciti o non siano riusciti o siano stati soltanto accantonati, non ci sembra avere molta importanza. Il fatto grave è che l'istituto dell'Ufficio di Presidenza e la stessa Presidenza del Consiglio regionale siano finiti invischiati in simili dispute. E' semplicemente scandaloso e noi denunciamo con fermezza che l'arroganza dei partiti di governo, ma, in senso più lato, la partitocrazia in genere, sia giunta a tal punto da coinvolgere nelle contese di parte anche chi istituzionalmente, dovrebbe restare al di sopra delle parti.
Anche per questi motivi di merito, oltreché per la ragione di principio che richiamavamo prima, voteremo contro questo Ufficio di Presidenza.
Alla luce di quanto siamo venuti esponendo ci sembra essere del tutto corretta e legittima la rivendicazione della Presidenza del Consiglio regionale avanzata da alcuni Gruppi di minoranza.
Consideriamo del tutto giusto, infatti, che di fronte alla situazione che prima abbiamo ricordato l'incarico venga rivendicato e chiesto dall'opposizione quale garanzia di giustizia, di imparzialità, di funzionalità della stessa assemblea. Giudichiamo questa richiesta corretta e legittima, al punto che noi non avremmo esitato un solo momento a farla anche nostra ed a votare il candidato proposto in comune dai Gruppi D.C.
PLI, PRI, se questa impostazione avesse prevalso e non invece, come ci sembra di aver capito dalle ultime dichiarazioni fatte dal collega Bastianini, non fosse tramontata. Ci avrebbe impedito di farlo solo l'ingiustificato comportamento che queste forze politiche, che abbiamo citato prima, hanno tenuto nei nostri confronti. Queste forze politiche alle quali vorremmo ricordare ancora una volta che quando si ha a che fare con una maggioranza senza scrupoli, costruita soltanto su gretti calcoli di potere, i bizantini "distinguo" appaiono oltreché suicidi soltanto stupidi.
Al di là di questa considerazione, dobbiamo ripetere che, teoricamente parlando, al candidato unico delle minoranze, se vi fosse stato, sarebbero stati idealmente attribuiti anche i nostri voti ancorché espressi con la formula della scheda bianca, essendo noi convinti della validità del principio e più ancora dell'esigenza morale e politica che questa carica spetti di buon diritto a tutte le opposizioni. Questi, dunque, i motivi di principio e di merito che sostanziano la posizione del Movimento Sociale Italiano.
Al di fuori di queste considerazioni che intendiamo mantenere confinate nel campo strettamente politico, dobbiamo aggiungere - e lo facciamo per una questione di stima personale - i nostri sentimenti di rispetto verso tutti i componenti l'Ufficio di Presidenza, in particolare verso il Presidente Benzi al quale ci lega una viva amicizia per l'accomunanza di lunghi anni di lavoro portati avanti insieme; ed al quale personalmente oggi vogliamo augurare buona sorte nello svolgimento dell'incarico al quale sta per essere rieletto.
Un conto sono i rapporti umani ed un conto le valutazioni politiche.
Queste ultime non ci consentono di essere altrettanto sportivi ma ci radicano nella più motivata sfiducia e ferma intransigenza. Sfiducia verso le soluzioni proposte ed opposizione nei confronti delle indicazioni date che, come già anticipato, il Gruppo del Movimento Sociale Italiano esprimerà votando scheda bianca nell'elezione del Presidente, del Vicepresidente e dei Consiglieri Segretari.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mignone.



MIGNONE Andrea

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il Gruppo socialdemocratico rileva innanzitutto come, passato lo scoppiettio di dichiarazioni di questi due mesi, il dibattito sia tornato nei limiti e nelle sedi più proprie.
Unico neo che si può rilevare è che si è tentato di mettere assieme questa scadenza istituzionale con il caso della collega Cernetti; ma è un accostamento di dubbio significato.
Qualcuno forse pensava di intestare un altro fascicolo con il titolo "caso Benzi". Così non è stato e ciò giova non soltanto al singolo, ma soprattutto alle istituzioni, così come credo sia anche opportuno distinguere il giudizio sull'attività esecutiva dalla scadenza a cui oggi siamo chiamati a rispondere, se non vogliamo fare delle confusioni: per il primo avremo ancora occasione ed opportunità di confronto e di discussione sulle scelte; sui programmi e sulle priorità e a questo confronto noi non ci sottraiamo.
Il rinnovo dell'Ufficio di Presidenza si caratterizza essenzialmente per due elementi: il primo è l'aspetto istituzionale che implica anche un giudizio sul funzionamento dell'Ufficio di Presidenza, ed ancor più sul Consiglio.
Basterebbe ricordare il dibattito sul funzionamento del Consiglio, un dibattito problematico, critico, ma che diede delle utili indicazioni sulle quali già l'Ufficio di Presidenza ha cominciato a lavorare positivamente.
I dati che ci sono stati consegnati sulle attività svolte collegialmente dall'Ufficio di Presidenza ci dimostrano che si è lavorato bene e su più versanti in un momento non facile.
Sono stati trenta mesi molto difficili, legati alla crisi economica produttiva ed occupazionale.
Il riequilibrio stenta a farsi largo e la crisi sociale registra un crescente spappolamento dei rapporti sociali. Se questo spappolamento non è andato oltre un limite tollerabile e fisiologico lo si deve anche al ruolo che ha svolto il Consiglio nel cercare di essere punto di riferimento per la collettività nel momento di lacerazioni acute all'interno della società.
Ci pare giusto ricordare che la conduzione unitaria dell'Ufficio di Presidenza e del Consiglio, grazie all'impegno di tutti i colleghi e di tutte le forze politiche, sia stata una premessa indispensabile per il raggiungimento dei risultati positivi ottenuti, primo fra tutti la centralità del Consiglio che diventa sempre più un fatto acquisito.
Credo che da questo punto di vista il Consiglio abbia anche riacquistato un ruolo ed un'immagine di rappresentanza complessiva della comunità piemontese, merito di tutte le forze politiche e di tutti gli organi che operano all'interno del Consiglio che, con la loro attività hanno contribuito a dare risposte pronte, sollecite ed adeguate alle domande crescenti che vengono dalla comunità.
E' da sottolineare la grossa mole di lavoro sul piano legislativo, sul piano consultivo, il rapporto con le articolazioni socio-economiche presenti nella nostra realtà.
Basti ricordare i molti dibattiti finalizzati che facemmo su grandi questioni attinenti l'attività ed il ruolo della Regione.
Certo vi sono dei chiaroscuri e delle lentezze, in alcune attività che non sono giunte a compimento su cui continueremo a lavorare con quello spirito con il quale abbiamo lavorato in questi trenta mesi.
In questo momento difficile per gli Enti locali e per gli Enti pubblici, per il raccordo che vi deve essere fra questi enti all'interno della Regione, il Consiglio, che è la massima istituzione politica, ha sviluppato un forte collegamento con queste realtà locali partendo, dalla presenza, magari anche singola se pur significativa dell'Ufficio di Presidenza alle manifestazioni più varie alle attività decentrate nei Comprensori e nelle scuole.
Anche se tutto ciò non ha sempre goduto di buona stampa, nulla vieta di dire che si deve fare di più sul piano politico e sul piano propositivo perché è certo che il livello alto o basso di un Consiglio si registra a seconda del fatto che in esso i grandi problemi non vengono soltanto discussi, ma anche autorevolmente decisi.
Noi abbiamo marciato su questa strada senza trionfalismi e senza autoflagellazioni: quindi, non un Consiglio che ha soltanto tenuto dei discorsi, ma un Consiglio che ha lavorato per costruire.
Mi soffermerò sull'aspetto politico che ha registrato una serie di dichiarazioni, di prese di posizione e di richieste.
Nessuno contesta la legittimità delle richieste di cambiamento dell'Ufficio di Presidenza che, nel gioco dialettico e democratico, sono del tutto legittime.
Riconosciamo il ruolo svolto da tutte le forze democratiche a prescindere dalla posizione che occupano all'interno degli schieramenti per il funzionamento complessivo delle istituzioni.
Non abbiamo mai mancato occasione in cui dare questo riconoscimento, in particolare alle forze di opposizione.
Alcune questioni vanno però richiamate.
La D.C. ha avanzato una proposta certamente legittima ma, a nostro avviso, non è legata ad una strategia complessiva, così come non ci sembra del tutto accettabile il discorso sull'eventuale ricorso a far mancare il numero a certi organi del Consiglio.
Questa è una proposta strumentale. Noi siamo perché le minoranze abbiano un ruolo di responsabilità all'interno delle Commissioni.
Voglio anche dirlo al collega Bastianini, il quale sembra svolgere un attacco ad uno dei partiti del polo laico-socialista.
Non vi è stato alcun arroccamento nelle posizioni che abbiamo assunto in occasione del rinnovo dell'Ufficio di Presidenza; anzi, mai come in questo momento vi sono stati segnali di disponibilità da parte dei Gruppi della maggioranza ad allargare questa esperienza, proposta che non è stata accolta ma che rilanciamo nella prospettiva di un forte nucleo socialista e laico.
Vi è la nostra piena disponibilità a rivedere le nostre posizioni per una valorizzazione piena del contributo programmatico e strategico che possono dare le forze del polo socialista e laico; anzi, credo che il convergere sull'elezione di Benzi poteva già essere un ulteriore segnale di rilevanza, di capacità, di aggregazione delle forze socialiste e laiche.
Non vi è stata convergenza per ragioni di schieramento, che la proposta di duplice candidatura non nasconde.
Credo di rilevare che si sia ceduto alle suggestioni di un ritorno ad un'ottica bipolare dello schieramento politico e quindi al ritorno ad una forma di bipolarismo che le forze laico-socialiste vogliono sconfiggere.
Certo, il PSDI può svolgere un ruolo di frontiera e crediamo che lo abbia svolto ed abbia dimostrato disponibilità e sensibilità per le valutazioni espresse dai Gruppi laici e socialisti anche con l'attività entro l'esecutivo.
Mi avvio alla conclusione con l'augurio che l'Ufficio di Presidenza come è già stato per la prima metà della legislatura, abbia a registrare la presenza di tutte le forze politiche non per un'unitarietà di maniera ma perché la pluralità delle espressioni del Consiglio, che sono le espressioni delle pluralità della comunità piemontese, abbia un riscontro nell'organo che governa l'attività della nostra assemblea.
Sotto questo profilo condivido le valutazioni espresse e le indicazioni espresse dal Gruppo socialista.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vetrino.



VETRINO Bianca

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, l'odierna seduta del Consiglio regionale del Piemonte potrebbe rappresentare una grande occasione per accreditare questa assemblea di quell'immagine di prestigio e di autorevolezza che i cittadini si aspettano dalle istituzioni che le rappresentano. E', infatti, un'occasione per misurare la sensibilità delle forze politiche rispetto all'impegno istituzionale, la loro tensione ideale e morale rispetto alla consapevolezza dei problemi che la nostra realtà fa registrare ogni giorno più pesanti e più numerosi, la loro capacità di rappresentanza di quell'articolata società piemontese fatta di lavoratori e di imprenditori, di tecnici e di contadini, di giovani e donne che guardano all'Ente regionale come punto di riferimento di raccordo e di propulsione.
Purtroppo il Consiglio perviene alla seduta odierna in un'atmosfera di rassegnata assuefazione ad un adempimento quasi di routine. La maggioranza che questi due anni e mezzo ha inteso attribuire un grande rilievo politico alla questione istituzionale. Si pensi al rapporto intenso che in questi due anni la Regione ha tenuto con il Governo nazionale, peraltro rapporti improntati sovente al vecchio spirito rivendicazionista della contrattazione per qualche lira in più che, ottenuta, diventa grande vanto e merito dell'Amministrazione, mentre la responsabilità della mancata soluzione di ogni problema è sempre del Governo.
Si pensi alle ripetute dichiarazioni sulla filosofia dei rapporti Giunta-Consiglio e della più volte dichiarata intenzione di potenziare il ruolo e la funzione centrale dell'attività istituzionale. Questa maggioranza ha da qualche giorno rinunciato al grande amore per i problemi istituzionali e dalla prima richiesta di prova d'amore fugge e se ne va. E così per la maggioranza socialcomunista il Presidente dell'assemblea deve essere l'espressione assoluta della maggioranza.
Questa scelta politica segna anche la concezione delle istituzioni ad essa sottesa, una concezione culturale di parte, secondo la quale si confondono fino alla coincidenza gli interessi di partito o della classe rappresentata con quella delle istituzioni che invece nello stato democratico devono rappresentare, guidare e tutelare gli interessi più generali dell'intera comunità.
Noi consideriamo questa interpretazione, peraltro legittima, che la maggioranza ha dato alla figura del Presidente del Consiglio, un grave errore. D'altra parte che la figura del Presidente del Consiglio debba avere le caratteristiche della posizione di un primus inter pares è evidenziata proprio dal fatto delle alte maggioranze che si richiedono nei vari Statuti regionali per la sua elezione.
Ci sono Statuti che prevedono maggioranze di 2/3 e la Regione Emilia Romagna addirittura la maggioranza dei 4/5 dei Consiglieri assegnati. Se ben ricordo il nostro Regolamento interno del Consiglio in passato prevedeva che l'elezione avvenisse a maggioranza di 2/3 dei componenti il Consiglio al primo scrutinio, a maggioranza di 2/3 al secondo scrutinio ed a maggioranza dei voti al terzo scrutinio.
E d'altra parte basta esaminare la composizione degli esecutivi delle diverse Regioni italiane e constatare che buona parte delle assemblee consiliari hanno un Presidente che è scelto tra la minoranza consiliare.
Questo orientamento è conseguenza di quella caratteristica di sintesi dell'assemblea che spetta al Presidente e di una funzione di equilibrio che sempre hanno i Presidenti delle assemblee politiche. Credo che il Presidente del Consiglio possa essere paragonato al Presidente della Camera dei Deputati o del Senato. Leggendo i Regolamenti parlamentari si osserva che questa funzione di equilibrio e di mediazione è determinata non tanto da un'astratta neutralità dell'ufficio, quanto piuttosto dall'essere il Presidente organo attivo del processo parlamentare di tutela ed attuazione della Costituzione e dello Statuto o come lo definirebbe Manzella, uomo o donna, titolare non di astratti poteri arbitrali, ma di precisi interessi istituzionali, statutari o costituzionali.
Ecco perché è fondamentale la caratteristica di "organo super partes" perché se non ha questa immagine la posizione del Presidente del Consiglio diventa assai precaria potendosi realizzare non soltanto ipotesi di mediazioni parziali nel caso di favore per una delle parti in causa, ma anche di mediazioni interessate.
Noi rifuggiamo dalla concezione che il Presidente del Consiglio debba essere l'inesperto notaio dell'assemblea, il lettore od oratore ufficiale o il moderatore più o meno garbato. Riteniamo che in una corretta e moderna concezione delle assemblee elettive, la figura del Presidente del Consiglio debba avere un rilievo derivategli dal potere di direzione, di coordinamento e di impulso nei confronti degli altri organi del Consiglio che caratterizza sì questa posizione di inter pares, ma di primus inter pares. Ecco perché il suo ruolo istituzionale deve svolgersi in piena indipendenza da ogni Gruppo o Partito politico rappresentati nel Consiglio e deve tendere a garantire il pieno rispetto delle minoranze consiliari.
Registriamo che tutte queste cose scricchiolano nel patrimonio politico e culturale dei partiti di questa maggioranza, la quale non ha nemmeno ritenuto di organizzare una riunione collegiale per tenere in considerazione le richieste che venivano dall'opposizione, magari semplicemente per addivenire alla soluzione alla quale si addiviene oggi.
Svolta questa prima parte e ritenendo nostro dovere approfittare di questa occasione per discutere del funzionamento del Consiglio in questi trenta mesi di sua attività (mi riferisco al documento che è stato presentato e che riassume l'attività dell'Ufficio di Presidenza) non vi è dubbio che l'Ufficio di Presidenza ha svolto un suo lavoro di routine non indifferente, a volte reso difficile dalle inevitabili interferenze politiche che si sono frapposte per le occasioni di turbolenza alla quale la vita del Consiglio è stata più volte interessata in questi due anni e mezzo di fronte ad una maggioranza instabile, spesso divisa e contraddittoria nelle sue manifestazioni.
A parte questo, ritengo che questo Ufficio di Presidenza abbia ben operato nei suoi rapporti con l'esterno esercitando un'attività di informazione e di raccordo con la comunità, che non è ancora quella di cui la comunità ha bisogno per avvicinarsi alla Regione, ma che ha fatto registrare iniziative nuove. Personalmente in questo Ufficio di Presidenza mi sono sempre battuta per un raccordo stretto con la comunità scolastica ritenendo questo filo-legame istituzioni-scuole, un legame fondamentale per preparare i più giovani al ruolo civile che dovranno comunque estrinsecare nella loro vita.
Un settore nel quale invece la Presidenza non ha potuto incidere è stato quello di migliorare i rapporti istituzionali tra la Giunta ed il Consiglio. Noi repubblicani abbiamo più volte sollecitato l'urgente necessità di migliorare la funzionalità del Consiglio come strumento essenziale per rispondere alle esigenze che la Regione pone ed abbiamo considerato il ruolo di protagonista del Consiglio non in un gioco conflittuale con la Giunta, ma basandolo sul rapporto di garanzia che si stabilisce con il voto di fiducia, fiducia alla quale non abbiamo partecipato, ma che comunque permetta alla Giunta di trovare nel Consiglio i percorsi e cioè le leggi e i regolamenti che le permetteranno di agire.
Io non sottovaluto che il Consiglio non sia stato un interlocutore sempre attento. Si pensi alle difficoltà di riunire a volte le stesse Commissioni per raggiungere il numero legale, ma non sottovaluto nemmeno che la Giunta nel suo rapporto con il Consiglio in questi due anni e mezzo non ha nemmeno soddisfatto gli adempimenti previsti dalle leggi regionali.
Il Capogruppo della D.C. ha recentemente chiesto all'Ufficio Legislativo un aggiornamento degli adempimenti previsti dalle leggi regionali e c'è un documento aggiornato al 31 dicembre. Si leggano le quindici pagine di questi adempimenti e si scoprirà quali enormi carenze fanno rilevare quei rapporti Giunta-Consiglio che si volevano tanto esaltare.
Inoltre, si registra da parte del Consiglio un'incapacità a fornire strumenti e supporti alla funzione del Consigliere: mi riferisco al ruolo dei Gruppi, alle necessità di dare loro possibilità di esercitare la loro funzione di elaborazione politica e culturale, ma anche ai singoli Consiglieri regionali. Non è vero che i Consiglieri regionali non ricevono le informazioni: siamo di fronte ad una quantità enorme di dati, ma che pervengono senza un filtro, ma neppure senza un collettore di informazione.
Il risultato è una successione interminabile di elementi conoscitivi scollegati e freddi con il risultato che il più delle volte forse non si leggono. Partendo da queste esigenze, il Consiglio dovrebbe dotarsi di un apparato di studio dinamico capace di rispondere alle sollecitazioni politiche, elaborando sintesi politiche su base scientifica, soprattutto dovrebbe intanto cominciare ad usare gli strumenti di cui già dispone. Mi riferisco all'elaboratore e penso a quando Viglione aveva previsto per il Consiglio la sessione di bilancio che prefigurava una programmazione nuova dell'attività consiliare, per lo meno riferita a quel settore. La sessione di bilancio esigerebbe però un centro per la valutazione e l'analisi del bilancio della Regione; così come occorrerà affrontare il problema della tecnica legislativa, problema che l'Ufficio di Presidenza ha lodevolmente intrapreso in questo periodo e che noi auspichiamo venga portato avanti.
C'è in proposito uno studio chiamato "proposte per innovare la tecnica legislativa" che è stato presentato all'Ufficio di Presidenza ma che, a mio avviso, dovrebbe essere dato in dotazione a tutti i Consiglieri regionali.
Le iniziative che dovrà promuovere il nuovo Ufficio di Presidenza per assicurare al Consiglio possibilità di funzionamento ideali sono molte e noi auspichiamo che possano essere realizzate. Per quanto ci riguarda nonostante l'iniezione di sfiducia che l'odierno atteggiamento della maggioranza infligge a questo Consiglio, noi vogliamo sperare che la maggioranza manifesti una maggiore disponibilità verso le altre forze politiche perché si crei un clima diverso in cui possano democraticamente maturare nuovi sbocchi, aprirsi molteplici prospettive. Noi pensavamo che proprio il rinnovo della Presidenza del Consiglio potesse costituire un primo momento di sostanziale verifica della disponibilità dei partiti ad un confronto di stile diverso.
Per questo motivo non volevamo che fosse un episodio isolato da ogni altra valutazione, ma dovesse essere affrontato nel contesto di un'analisi globale della situazione regionale.
Questo stile diverso non c'é stato. Ce ne rammarichiamo, ma non per questo cambierà il nostro atteggiamento. La funzione di propulsione in senso sempre costruttivo continuerà ad essere da noi esercitata nel rispetto della dimensione della nostra rappresentanza, continueremo a sviluppare i temi propri della nostra cultura e della nostra identità politica, il governo dell'economia attraverso gli strumento ed il ruolo della programmazione, il contenimento della spesa pubblica, la riorganizzazione e la razionalizzazione dell'attività amministrativa, il corretto funzionamento delle istituzioni democratiche, il rigore morale. Su quest'ultimo tema sappiamo di essere a volte profondamente soli. Basti pensare alla conclusione del Consiglio di amministrazione del SITO svoltosi il 26 che ha portato alla Presidenza un rappresentante della Regione (sul quale la Commissione Nomine non si è mai pronunciata contravvenendo al Regolamento), rappresentante sulla cui idoneità nello stesso Consiglio erano state sollevate pesanti obiezioni. Su questo tema esiste una mia interpellanza in data 2 novembre alla quale non si è mai risposto. In proposito il mio partito ha indetto per oggi una conferenza stampa perché la comunità sappia quello che producono le istituzioni.
Signor Presidente, colleghi, la conclusione obbligata di questo Consiglio, che vedrà la riconferma a Presidente del Consiglio del socialdemocratico Benzi, al quale vanno gli auguri del Gruppo repubblicano e miei personali, non è esaustiva dei compiti che ci attendono.
Il dibattito ed il confronto politico sulla centralità del Consiglio è tutt'oggi aperto e sarà difficile a condursi visto che le forze che lo promuovevano si sono forse assottigliate ed intiepidite, ma rimangono purtroppo aperte tutte le grandi questioni poiché in questa Regione le scelte che contano debbono essere ancora tutte effettuate.
Se non esistono più le condizioni oggettive per formulare credibili ipotesi di sviluppo è necessario affrontare il problema poiché la programmazione come metodo di governo è una scelta politica e non un vessillo da sventolare di tanto in tanto. I repubblicani continueranno a dedicare tutta l'attenzione e l'impegno politico agli interessi generali della comunità piemontese tralasciando le più facili ma sterili polemiche.
La debolezza dell'alleanza del Partito Socialista e del Partito Comunista è evidente e non si intravvede con chiarezza la strada da percorrere per dare una risposta adeguata ai problemi sempre più pressanti ed ogni giorno più evidenti.
Né pensiamo che il "puntello" del Partito Socialdemocratico sia garanzia di stabilità e di forza, specie quando questo puntello viene usato non in funzione di auspicabile ricatto programmatico, ma di deteriore ricatto di potere.
Anche per questo motivo noi non voteremo per la candidatura Benzi.
Le forze politiche di opposizione si sono evidentemente consultate con grande impegno ed ognuno ha portato il contributo della propria autonoma valutazione. Noi abbiamo valutato con grande apprezzamento la disponibilità del più grande Gruppo di opposizione, la D.C., a considerare l'esigenza di rappresentanza di tutti i Gruppi che compongono la minoranza. Siamo anche fiduciosi in possibilità di cambiamento politico nella nostra Regione che veda nel polo laico una forza ed un'alternativa che non solo deve essere considerata legittima, ma auspicata e promossa da chi come noi del polo laico fa legittimamente parte.
In questo senso, la soluzione concordata tra il PLI ed il PRI è di convergere su due candidati ambivalenti, Antonio Turbiglio ed Enrico Gastaldi, ci sembra una conseguenza non di una nostra ansia di protagonismo che qualcuno a volte ci contesta riferendola ai nostri numeri, ma all'affermazione di peculiari valori istituzionali e politici che i nostri due partiti, nelle sedi politiche nella quali siedono, perseguono e non da oggi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Paganelli.



PAGANELLI Ettore

Signor Presidente, signori Consiglieri, il mio intervento non sarà solo di circostanza e non sarà neanche un intervento di fuga eccessiva in avanti verso problemi concreti e suggestivi, i quali vanno trattati in questa sede, ma - credo - in momenti diversi. Esso si colloca invece dentro il momento politico che la circostanza alla quale siamo chiamati ha determinato. Il dettato statutario vuole il rinnovo dell'Ufficio di Presidenza a metà legislatura e questo dettato statutario non è certo sorto per tenere impegnati i Consiglieri regionali in qualche votazione in più a metà del loro percorso, ma ha la sua ragione in una meditazione da farsi tutti assieme sul funzionamento dell'istituzione Consiglio nella quale, a differenza della Giunta, tutte le forze sono impegnate.
A questo appuntamento non siamo giunti nel migliore dei modi e il momento politico che viviamo pare destinato a rendere più difficili i rapporti tra le forze politiche.
E' bastato che la D.C., che pure rappresenta qualcosa in quest'aula e nella Regione, abbia ricordato anche il suo diritto a richiedere la Presidenza del Consiglio regionale nel quadro di una rivendicazione complessiva delle forze di opposizione per suscitare reazioni che non ci possono vedere supinamente acquiescenti.
Comprendiamo che il rinnovo dell'Ufficio di Presidenza è avvenuto in un momento non facile per la maggioranza; i risultati di governo di metà legislatura sono davanti a tutti e noi non li valutiamo positivamente. La Giunta è senza un Assessore ed è continuamente travagliata da difficoltà tra i partners. Comprendiamo anche che si dica di no. Ma non possiamo accettare che per dire di no si affermi che la D.C. ha svolto un'inaccettabile opposizione istituzionale alla Presidenza del Consiglio o ha introdotto rallentamenti all'attività del governo regionale e divisioni all'interno della maggioranza. Non possiamo accettare che dopo un'intesa in Commissione, sul rinvio della discussione di un argomento pure importante si strumentalizzi la cosa per motivare il no alla Presidenza del Consiglio alla D.C.
Siamo forza di opposizione, ma in nessun nostro atteggiamento vi è la volontà di impedire alla maggioranza di governare, caso mai la sollecitiamo a compiere atti di governo, caso mai ci doliamo che un nostro rilevante sforzo legislativo che avrebbe consentito di governare meglio e con più aderenza alla crisi del Piemonte abbia trovato scarsa attenzione da parte della maggioranza. Sono passati anni, non giorni.
Sul nostro senso delle istituzioni, sul nostro comportamento nelle istituzioni - consentitemi di dire con molta franchezza - lezioni non ne possiamo accettare, ma non per presunzione, non per arroganza, ma perch sappiamo di avere fatto tutto il nostro dovere in questo Consiglio regionale ideale, così come Viglione stamane, con pennellate meravigliose ha descritto, ma che noi non vediamo realizzato nella fattispecie che ci sta dinnanzi.
I fatti non si possono cambiare. Avere il senso delle istituzioni non vuol dire perdere libertà di parola, di critica e di proposta anche verso la Presidenza del Consiglio da chiunque sia rappresentata. E' impeccabile e stimata una Presidenza di assemblea, grande o piccola che sia, se riesce a comporre in felice sintesi il diritto-dovere di una maggioranza nel governare ed il diritto-dovere dell'opposizione nello svolgere il suo ruolo di proposta e di controllo. Se qualcuno di questi diritti-dovere viene affievolito, la segnalazione o la proposta non solo è legittima, ma doverosa.
Procediamo al rinnovo della Presidenza del Consiglio senza che tra le forze politiche siano intervenute approfondite valutazioni, senza che ci siano state quelle meditazioni che il legislatore statutario aveva divisato, senza che siano state valutate le prospettive degli oltre due anni di vita di questo consesso.
Non solo non è stata presa in considerazione la proposta della Presidenza per le opposizioni, come è avvenuto ed avviene in altre Regioni ma qualche ombra è calata nei giorni scorsi anche sul rinnovo delle Presidenze delle Commissioni, che la tradizione di questa Regione dal suo sorgere, quando l'ipotesi era davvero originale, ha sempre visto assegnate alle opposizioni.
Anche un fatto istituzionale come il rinnovo della Presidenza del Consiglio viene considerato un fatto di maggioranza da superare in fretta come tanti altri fatti, pur di restare in sella. Per la verità lo avevamo da tempo sospettato, ma se lo avessimo detto noi a chiare lettere saremmo stati accusati di lesa istituzione. Per fortuna, ci sono venuti degli aiuti da parte di Montefalchesi ora e prima di lui il Segretario regionale del PSDI, nell'intervista del 5 gennaio, non ha usato le terminologie più ovattate dei dibattiti consiliari e ha chiaramente affermato che l'attuale maggioranza non ha alternative e che uno dei puntelli della Giunta è proprio il Presidente socialdemocratico. Perché cambiare? La Presidenza Benzi non è dunque una Presidenza di frontiera e di raccordo tra le forze politiche nelle istituzioni, ma è un decisivo tassello della maggioranza.
Ne prendiamo atto, ma questa presa d'atto è ovviamente accompagnata da alcune conseguenza e da alcune osservazioni. Nel rifiuto dell'approfondimento dei rapporti che il momento istituzionale richiede si è persa una grossa occasione per tentare tutti assieme un salto di qualità nella vita del Consiglio, per migliorare il clima. Le posizioni e le asprezze di questi giorni non potranno non influenzare la nostra attività futura.
Per quanto riguarda il nostro Gruppo politico gli ammonimenti che ci sono stati rivolti sul piano istituzionale non ci faranno deflettere dalla nostra via, che intendo precisare. Grande impegno nelle decisioni.
Tranquillizzo Mignone, il problema non è quello della presenza delle opposizioni nelle Commissioni, ma della presenza di alcuni Gruppi di maggioranza. Grande fermezza nella protesta, nella critica se il diritto dovere di oppositori che dobbiamo esercitare non sarà tutelato al massimo grado nelle grandi e nelle piccole cose.
Mignone faceva riferimento al dibattito che c'é stato il 15 febbraio 1982 sul funzionamento del Consiglio. Quasi un anno è passato invano e questo ci porterebbe a delle considerazioni negative anche sul piano del merito, ma non ci addentriamo su questo tema. Siamo opposizione, non l'unica, certo, ma un'opposizione grossa, non per le posizioni di potere che abbiamo nella Regione, amici comunisti, ma per i voti che abbiamo nella Regione e che ci consentono di governare e di essere presenti in tante realtà. Qui però siamo opposizione e vogliamo solo esercitare questo ruolo.
Lo abbiamo già detto altre volte e lo ripetiamo in questa occasione: non potremo consentire per quanto ci riguarda né in aula né nelle Commissioni a Gruppi politici di essere nel contempo maggioranza ed opposizione. E' un equivoco di questo Consiglio che va dissipato. E se la nostra reazione disturberà, non a noi dovrà essere addebitata la causa. Una forza di opposizione come la nostra mira a cambiare ruolo senza servirsi delle istituzioni. Per marciare in questa direzione faremo più serrato il confronto politico, ma non potremo adagiarci su proposte di legge che non vengono discusse, su un Consiglio che deve recuperare tempi da altri perduti, su un Consiglio che si occupa di altre cose e non di quelle istituzionali. Sono tutti aspetti di cui qualcuno non si è accorto, mentre avrebbe dovuto accorgersene.
Le modalità con le quali si giunge all'elezione del Presidente del Consiglio, le considerazioni sul Consiglio che abbiamo dovuto richiamare non ci consentono di esprimere verso il Presidente Benzi quell'astensione che gli manifestammo il 28 luglio 1980. Senza contrapposizioni, ma manifestando dissenso dal significato politico della candidatura della maggioranza, voteremo per un nostro candidato.
In questa decisione non vi è nemmeno disattenzione, anzi, vi è attenzione (Bastianini ha parlato di segnale, io aggiungo di disponibilità) per la candidatura laica delle opposizioni alla quale non diamo il nostro voto proprio per non creare la contrapposizione frontale, per non commettere un errore eguale e contrario di arroccamento così come è stato fatto dalla maggioranza.
Non posso ripetere (naturalmente sotto l'aspetto politico perché il rispetto personale verso di lei, signor Presidente, è pieno e cordiale) le considerazioni che il Capogruppo della D.C., Bianchi, il 17 gennaio 1978 rivolgeva allora ad un Presidente del Consiglio comunista nei confronti del quale non contrapponevamo una candidatura. Cambiano le situazioni e le forze politiche debbono recepire il mutare degli eventi. E' una decisione sofferta per le conseguenza e per le preoccupazioni delle conclusioni. E' una decisione coerente con le scelte che dobbiamo fare nell'attuale momento politico. Auguriamo al Presidente Benzi, che verrà riconfermato, di operare per dissipare quelle radicalizzazioni di posizione che oggi hanno punte molto alte. Se opererà in questa direzione non troverà ostacoli nel Gruppo D.C. né in chi rappresenterà il Gruppo nell'Ufficio di Presidenza. Con spirito aperto per le istituzioni ha operato il collega Picco sino ad ora con lo stesso spirito opererà ancora. L'aver dato da parte del nostro Gruppo grande disponibilità nelle istituzioni, l'aver finito di accettare senza approfittarne o alimentarle enormi tensioni nella maggioranza, l'aver cercato il confronto ed il dialogo ci ha procurato quanto abbiamo registrato in questi giorni. Non parlo ovviamente della Presidenza del Consiglio che non consideravamo come obiettivo, ma come la fotografia, lo specchio di una situazione che poteva sul piano istituzionale aprire ben altri orizzonti.
L'occasione è quella idonea anche se alcuni riferimenti non potevano mancare per il confronto politico che in momenti distinti e prossimi dovrà avvenire; confronto che faremo più serrato e che avrà come obiettivo il complessivo rilancio dell'azione regionale. Ho parlato di confronto anche se segnali inviatici o disattenzioni volute, ma che abbiamo puntualmente annotate, ci hanno fatto pensare che d'ora in poi sarà più difficile trovare il terreno del confronto, che noi comunque ricercheremo.
Ogni stagione ha luci, colori, clima, temperature diverse, ha bonacce e tempeste, ma la seconda parte della legislatura, dal suo avvio, si preannuncia come stagione più calda. Speriamo che sia una stagione accettabile comunque, noi siamo attrezzati anche per affrontare la temperatura di questa nuova stagione, per affrontare il futuro non con la nostalgia del passato, ma con la grande carica morale e propositiva che ci proietta al domani.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

I fatti politici che l'hanno preceduta fanno ancorare questa discussione all'atto statutario del rinnovo dell'Ufficio di Presidenza.
Credo sia opportuno valutare la ragione politica delle azioni, degli indirizzi e delle decisioni che vengono prese da ogni Gruppo.
Noi comunisti dichiariamo di aderire all'analisi compiuta dal compagno Viglione che ha tentato di spiegare attraverso i processi reali e i mutamenti in atto nel Paese i livelli dinamici di dislocazione della democrazia e delle sue forme.
Questi due anni e mezzo, anche se difficili e tormentati, sono stati anni di stabilità di lavoro. Alla crisi dei valori, alla trasformazione alla disoccupazione, al terrorismo ed alla delinquenza è stata data da questo Consiglio una risposta democratica. Pur continuando ad esercitare attenzione critica al modo di manifestarsi della politica e dei rapporti tra le istituzioni e i cittadini e tra i partiti e i cittadini, credo vada difesa e valorizzata un'esperienza come quella della nostra assemblea.
Le idee che questa assemblea e la Regione siano in una situazione di sfascio e di disattenzione, non sono vere. Occorre ricordare che un risultato complessivo ed importante lo abbiamo ottenuto nella comunità piemontese, un atto che ha avuto un dibattito dignitoso in cui ognuno si è collocato secondo la sua visione politica, con il risultato che si è dato il via alla trasformazione della nostra città.
Il mio atteggiamento è sempre alla ricerca del meglio, ma credo che non si debba dimenticare o sporcare quello che di valido ed importante c' stato.
La trasformazione non rende nulla uguale a ciò che c'era prima. Il dibattito politico, le sue novità, l'autonomia e la conflittualità sono anche elementi strutturali di una società. Siamo critici quando non ci sono questi fondamenti, siamo preoccupati quando ciò viene fatto strumentalmente. Abbiamo cercato di comprendere la realtà, distinguendo i giochi politici fini a se stessi che non ci piacciono, cogliendo invece gli elementi reali e strutturali dei cambiamenti. Sono stati due anni e mezzo in cui non abbiamo lavorato invano, in cui abbiamo prodotto risultati consistenti. Non voglio invocare il confronto con le altre Regioni. E' un argomento che non uso volentieri perché, in fondo, c'è autonomia nel giudizio critico, però, il giudizio è sbagliato quando si tende a non riconoscere a questa assemblea, al suo modo di lavorare, all'impegno di molti Consiglieri, della Giunta e della maggioranza alcuni atti significativi di programmazione, come il piano sanitario, come le questioni inerenti l'energia. Questo lavoro ha prodotto dei risultati rilevanti. Con ciò, lungi da me il voler parlare di soddisfazione completa, anzi, gli elementi di rilancio, di ricomprensione della realtà, di maggiore efficienza, di operatività, di raccordo con la comunità, sono elementi che non ci stanchiamo di proporre, però partendo da questo giudizio. In questo senso l'assemblea in cui avviene lo scambio politico tra le forze politiche che rappresentano quattro milioni e mezzo di cittadini è un luogo alto e la sua centralità e la sua guida vanno intese correttamente.
La partenza è stata lunga per arrivare a questo traguardo. E' stata una partenza lunga per la richiesta della sostituzione dell'attuale Presidenza con un candidato espresso dalla D.C. Rimproveriamo alla D.C. di avere esagerato l'accusa sulle scelte politiche e programmatiche della Giunta e della maggioranza, ma anche sul tema del funzionamento del Consiglio.
Questo è stato il segno politico che si è voluto dare e credo sia stato giusto rispondere come noi abbiamo risposto confermando la piena legittimità della richiesta ed il riconoscimento che esistono uomini nel Gruppo della D.C. e negli altri Gruppi all'opposizione, degni di essere eletti, ma rifiutando la valutazione negativa che tendeva a concentrare un fuoco, a volte inesistente, spesso improduttivo per la vita delle istituzioni sulle responsabilità presunte della Presidenza e della maggioranza. In questo senso va letto il nostro rifiuto. Le ragioni della maggioranza esistono e credo siano legittime, ma guai a leggerle! Questo è l'altro limite dei discorsi fatti dal Gruppo repubblicano e liberale. La scelta fatta dalla maggioranza sul nome del compagno Benzi è stata una scelta corretta, anche rispetto al ruolo e ai doveri istituzionali. Ci sono degli elementi che dobbiamo riconoscere e che sono strutturali rispetto alle esigenze che voi stessi avete manifestato: l'imparzialità, la correttezza sono le caratteristiche di questo Presidente. Non ricordo una volta sola che da parte del Presidente si sia fatto un atto di arroganza o comunque lesivo dei diritti dell'opposizione. Non è nella natura della persona soprattutto non lo è nell'ispirazione di fondo.
Questi elementi sono di grande garanzia e questo non può essere facilmente negato.
Il PCI sa che la seconda parte della legislatura sarà una parte accelerata. Vivremo tra anni di competizioni elettorali. Ci rendiamo conto delle ripercussioni, ma faremo in modo che queste non ritardino e non confondano il dibattito politico e l'azione programmata.
Abbiamo sempre sostenuto la politica del confronto reale ed il confronto reale è nei comportamenti, nel modo in cui lavoriamo, nel modo in cui cerchiamo di andare con serietà e con impegno al nocciolo delle questioni e delle divisioni. Pur facendo i conti con la mutata realtà e con le cose che richiamava Viglione, crediamo che questa sia l'unica strada possibile. Voglio dire qualcosa sulla questione delle divisioni all'interno della maggioranza.
I giudizi sulle divisioni all'interno della maggioranza che fanno dire alla D.C. ed al PRI che questa maggioranza non governa, non lavora, noi li respingiamo. Nel farci carico del processo difficile che esiste nel confronto politico, dobbiamo rivendicare a pieno titolo e a pieno merito l'azione della Giunta e della maggioranza che ha portato, in un momento di grave crisi economica e di nuove risorse, un punto di riferimento importante. Il consolidamento di questa maggioranza è venuto dal lavoro tormentato in Commissione, in Giunta ed in assemblea. Concordiamo anche sugli altri aspetti. Commissioni: siamo dell'opinione che proprio la storia e le tradizioni dell'assemblea regionale sia importante riconoscere ai partiti dell'opposizione funzioni di responsabilità nella direzione delle Commissioni.
Così come sono stato netto e polemico nei confronti dell'atteggiamento assunto a proposito della Presidenza del Consiglio, voglio esserlo nei confronti dei due Presidenti democristiani e del Presidente liberale di Commissione riconoscendo che mai è stato registrato un ritardo particolare nei lavori del Consiglio.
Abbiamo compiti alti da assolvere di fronte ai problemi per la soluzione dei quali anche la D.C. ha la sua parte. E mi fa piacere che la D.C. non abbia ripreso quella frase strana, incomprensibile, quasi una minaccia "se non passa la Presidenza del Consiglio D.C. ci sarà guerra".
Certe incaute frasi vanno ricordate per dire il clima ed il modo sbagliato di approcciare i problemi.
Di lavoro ce n'è molto, soprattutto per fare funzionare correttamente un'assemblea legislativa che non solo elabora leggi, ma compie anche atti di governo e di amministrazione attraverso momenti importanti dell'assemblea elettiva: nell'affinare gli strumenti, nel lavorare con impegno e con pazienza riponiamo il nostro impegno.
Nel manifestare la piena convinzione nella riconferma del compagno Benzi riproponiamo per la Vicepresidenza anche la compagna Maria Laura Marchiaro avendo in questi due anni potuto valutare il lavoro importante che insieme agli altri colleghi ha svolto con serietà, intelligenza, misura ed impegno.
Per quanto riguarda invece il Segretario procederemo con l'avvicendamento del compagno Avondo, che ha svolto in maniera esemplare il suo compito, con il compagno Ferro.
Concludo con una valutazione sugli aspetti politici che sono stati richiamati dagli altri interventi, in particolare da Bastianini.
Non capisco il significato delle due candidature e il modo con cui ha posto la funzione del PSDI. Il comportamento di Benzi e dei compagni socialdemocratici, che hanno ricevuto pesanti ed ingiustificate accuse, è stato corretto come deve essere il comportamento di esponenti di un partito di idee e di forze. Ridurre questo ad una questione di potere non solo fa torto alle cose, ma riduce di molto lo spessore di una vicenda in cui la partecipazione ed il contributo dei compagni socialdemocratici sono stati molto e molto corretti.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARCHIARO



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste di parola, procediamo all'elezione del Presidente.
La votazione deve avvenire a scrutinio segreto e risulta eletto Presidente il Consigliere che ha riportato la maggioranza assoluta dei componenti il Consiglio.



PRESIDENTE

Si distribuiscano le schede e si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti n. 58 votanti n. 58 hanno riportato voti: BENZI Germano n. 32 PAGANELLI Ettore n. 19 TURBIGLIO Antonio n. 4 GASTALDI Enrico n. 1 schede bianche n. 2 Proclamo eletto il Consigliere Germano Benzi che ha riportato 32 voti.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BENZI



PRESIDENTE

Colleghi Consiglieri, ringrazio tutti.
E' stata un'elezione sofferta e l'apprezzamento fatto per me vale per tutti i membri dell'Ufficio di Presidenza. Abbiamo sempre lavorato collegialmente superando le divergenze che sono inevitabili, ciò dimostra che al di sopra delle parti l'Ufficio di Presidenza ha condotto il suo lavoro all'unanimità, anche se a volte non è facile.
Ringrazio in particolare i due Vicepresidenti.
Al collega Picco va il merito di aver portato avanti il discorso sulla questione europea. A questi ringraziamenti unisco anche un ringraziamento a tutto il personale che opera all'interno del Consiglio che ha dato una collaborazione indispensabile per avviare molte iniziative. Non c'è mai stata da parte mia alcuna distinzione nei confronti di chi appartiene ad altri partiti. In questo momento non parlo come Presidente di parte o di maggioranza, parlo come Presidente di tutto il Consiglio. Terrò in evidenza tutte le norme prescritte dallo Statuto regionale e dal Regolamento come ho già fatto in passato. Se qualche volta non è stato così, l'ho fatto involontariamente. Per temperamento non faccio le cose di soppiatto.
In questi trenta mesi la mia opera non è stata facile. Gli intervenuti hanno evidenziato come la crisi economica ha investito tutta l'Italia ed abbia influenzato negativamente il Piemonte.
Il Consiglio è il punto di riferimento di tutti gli avvenimenti che capitano in Piemonte. Numerosi sono stati gli incontri con le forze sociali e le rappresentanze culturali e qualche volta siamo anche stati criticati perché in Consiglio si tenevano troppe riunioni. Il nostro obiettivo era però quello di avvicinare a noi tutte le forze attive del Piemonte, che sono molte, alcune sono poco conosciute, ma non per questo non hanno un valore morale importante.
E' chiaro che l'Ufficio di Presidenza difende gli interessi reali del Piemonte. Abbiamo avuto incontri con gli studenti, con gli operai, con gli operatori economici, con gli handicappati, con gli ospedalieri: tutti riconoscono che il Consiglio ha un suo peso anche se non ha fatto grande pubblicità come oggi usa fare. Ma di tutte le iniziative più importanti è stato distribuito un documento a tutti i colleghi.
Abbiamo svolto una mole di lavoro notevole che ho raffrontato con quello svolto nella seconda legislatura nello stesso periodo, quando il Consiglio era retto dal collega Sanlorenzo che ha trovato invece l'accordo di tutte le forze politiche sulla sua riconferma. Nel corso della seconda legislatura si sono tenute 170 sedute di Consiglio regionale, in questa legislatura 175. Le Commissioni sono state 667 nella passata legislatura e 784 in questa. Sono state approvate 180 leggi nell'altra legislatura e 143 in questa. Sono state discusse 279 interrogazioni contro 505, 38 interpellanze contro 142, 54 mozioni e gli ordini del giorno contro 86. Le sedute dell'Ufficio di Presidenza sono state 92 contro 108; le deliberazioni assunte 1.480 contro 3.112 di questa legislatura.
Ringrazio innanzitutto il collega Viglione che nella sua introduzione ha detto parole che forse non merito. Con piacere ho ascoltato il collega Bastianini che ha ricordato la nostra passata milizia nel Comune di Torino.
Ho rispettato la sua impostazione politica, ma non approvo quanto dice sul partito a cui appartengo. Non credo ci sia qualcuno, qui o fuori di qui che abbia il sospetto che io appartenga al PCI o che sia iscritto al PCI perché le mie idee sono molto radicate. Montefalchesi ha detto una frase che ho molto apprezzato: "Benzi è garante di una gestione imparziale".
Carazzoni protesta sempre per principio. Non so se ha torto o ragione.
Mignone ha messo in evidenza l'accordo che esiste nell'Ufficio di Presidenza; mentre la collega Vetrino ha svolto il suo intervento sul piano politico e sul piano operativo mettendo in rilievo il lavoro fatto in comune.
Gli interventi dell'amico Paganelli li seguo sempre con molta attenzione. Ha una sua collocazione ideale non da oggi ma da molti anni. Ha detto che mi stima e questa stima è perfettamente ricambiata da me sul piano della considerazione. E' leale e disinteressato e contribuisce sempre nel portare ordine nei lavori.
A Bontempi, che ha chiuso gli interventi, dobbiamo riconoscere lo sforzo per rendere stabile questa assemblea. Bontempi, come Paganelli cerca sempre di far valere il buon senso.
In questi trenta mesi con legge regionale abbiamo regolamentato il funzionamento dei Gruppi consiliari. Con un secondo passo cercheremo di dare al personale dei Gruppi la possibilità di diventare funzionari regionali.
L'Ufficio di Presidenza si è anche occupato della sistemazione di problemi inerenti i Consiglieri regionali che hanno posizioni differenti da Regione a Regione. Stiamo lavorando per definire normative che diano a tutti dignità fuori e dentro l'aula. Il Piemonte è stato portatore di idee e si è sempre battuto per ottenere migliori sistemazioni.
L'Ufficio di Presidenza ha cercato di pubblicizzare e far conoscere alla gente i compiti della Regione, purtroppo però constatiamo che più ci allontaniamo da Torino meno è conosciuta la Regione.
L'Ufficio legislativo è ancora debole, e non per colpa dei funzionari.
Compito dell'Ufficio di Presidenza sarà appunto quello di potenziare l'Ufficio legislativo di funzionari e di mezzi perché è un settore delicato ed un importante strumento di informazione per i Consiglieri.
Per quanto riguarda la sede del Consiglio, Palazzo Lascaris è bellissimo, ma molti uffici sono inadeguati. Da un anno circa sono in corso trattative per acquistare un altro stabile e contemporaneamente è stato avviato uno studio che è stato consegnato ai Consiglieri per un diverso utilizzo di questo palazzo.
Cari colleghi, vorrei fare un breve accenno al Centro Gianni Oberto che è stato costituito con legge nella scorsa legislatura. Oggi, una settantina di uomini di cultura fra i più noti stanno lavorando per il Centro. Non posso non ricordare che la gestione economica di questi due anni ha raggiunto risultati soddisfacenti. Sono sicuro che avrò la collaborazione di tutti, anche di coloro che hanno rivolto critiche alla gestione sin qui condotta, per portare avanti i programmi che ci siamo proposti.
In merito alla votazione per l'elezione dei due Vicepresidenti chiede di parlare il Consigliere Paganelli. Ne ha facoltà.



PAGANELLI Ettore

Il collega Bontempi ha già annunciato la votazione che il suo Gruppo propone per l'elezione del Vicepresidente.
Ho il dovere di dichiarare al Consiglio che il Gruppo D.C., per il posto di Vicepresidente, che è assegnato alle opposizioni, propone il collega Picco.
Stamane si è parlato della vittoriosa sfida che questa Regione ha lanciato alle brigate rosse. Credo che non sia male ricordare che Picco è l'incarnazione vivente di questa sfida. Le pallottole nel corpo e le sofferenze conseguenti non hanno piegato la sua volontà ed i suoi ideali che sono gli ideali che il nostro Gruppo rappresenta.
Il nostro voto per Picco è un apprezzamento per la dignità con cui ha segnato la presenza istituzionale della D.C.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Viglione.



VIGLIONE Aldo

Mi associo alle parole di Bontempi e comunico che il Gruppo PSI voterà per la Vicepresidenza la compagna Maria Laura Marchiaro. Esprimo intanto un ringraziamento da parte del Gruppo socialista per il lavoro da lei svolto nei trenta mesi passati e comunico la piena e totale riconferma per tale incarico.
Condivido pienamente le parole pronunciate da Paganelli. Il voto si esprime su una sola persona. Certamente ne è degno anche il collega Picco che merita apprezzamento da parte dell'assemblea per quanto ha sofferto. A lui va un voto simbolico.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bastianini.



BASTIANINI Attilio

Colgo l'occasione per formulare al Presidente designato auguri di buon lavoro e per esprimere la certezza che saprà rappresentare le istituzioni come le ha rappresentate nel biennio passato.
Le indicazioni dei due partiti di maggiore dimensione per l'elezione dei due Vicepresidenti rispondono ad una logica politica legittima e sono entrambe da noi apprezzate sul piano personale e per la chiarezza dei rapporti. Faremo convergere i nostri voti sull'amico e collega Giovanni Picco.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vetrino.



VETRINO Bianca

Il Gruppo repubblicano voterà per la candidatura dell'arch. Giovanni Picco al quale dobbiamo riconoscere quelle doti di serietà, intelligenza ed impegno che il Capogruppo ha rivolto alla collega Marchiaro. Anch'io le rivolgo gli stessi riconoscimenti.
Per quanto riguarda l'attività dell'arch. Picco, il Presidente Benzi nel suo discorso ha voluto ricordare il suo impegno rispetto ai problemi dell'Europa. In questo impegno gli sono sempre stata solidale credendo quanto lui nella necessità che un'assemblea consiliare si debba esprimere e debba prendere iniziative in merito, impegno che profonderò nel nuovo Ufficio di Presidenza nel quale andremo a costituirci tra poco.



PRESIDENTE

Passiamo pertanto alla votazione dei due Vicepresidenti.
Ricordo che ai sensi del settimo comma dell'art. 4 del Regolamento ciascun Consigliere può votare un solo nome.



PRESIDENTE

Si distribuiscano le schede e si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti n. 58 votanti n. 58 hanno riportato voti:



MARCHIARO Maria Laura n. 32

PICCO Giovanni n. 24 schede bianche n. 2 Proclamo eletti Vicepresidenti i Consiglieri Maria Laura Marchiaro e Giovanni Picco.
In merito all'elezione dei Consiglieri Segretari l'art. 14 dello Statuto prevede la nomina da due a quattro Segretari.
Propongo al Consiglio la nomina di quattro Segretari.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'esito della votazione è il seguente: presenti n. 58 votanti n. 58 favorevoli 56 Consiglieri astenuti 2 Consiglieri E' quindi approvata la proposta di assegnare quattro Segretari all'Ufficio di Presidenza.
La parola ora al Consigliere Paganelli per dichiarazione di voto.



PAGANELLI Ettore

Signor Presidente, la D.C. con i suoi voti avrebbe diritto ad una maggiore presenza nell'Ufficio di Presidenza, ma questa maggiore presenza della D.C. certamente più legittima di quella legittimità convenzionale che ci sono state riconosciute sulla richiesta della Presidenza del Consiglio eliminerebbe la presenza dall'Ufficio di Presidenza di una forza politica del PLI o del PRI. La D.C., nel quadro della sua responsabilità, rinuncia a questa maggiore presenza e farà convergere i suoi voti in parte sul candidato del Gruppo repubblicano e in parte sul candidato del Gruppo liberale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Viglione.



VIGLIONE Aldo

Il Gruppo socialista ripropone il suo candidato nella persona del compagno Giorgio Salvetti.
Non vogliamo spendere parole per dire quanto egli sia stato presente nell'Ufficio di Presidenza, quanto meriti questa riconferma.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bastianini.



BASTIANINI Attilio

Devo assolvere a due compiti: indicare il candidato che il Gruppo liberale propone per la carica di Segretario e precisare lo spirito con il quale ci avviciniamo a questa votazione.
Il nome che proponiamo è quello di Antonio Turbiglio che il Gruppo ringrazia perché accetta un incarico gravoso a cui corrisponde più fatica che non prestigio ed immagine esterna.
Prendiamo atto con soddisfazione della disponibilità del partito della D.C. di non avvalersi della forza dei numeri per questa elezione. Lo riteniamo un fatto politicamente significativo, ma diciamo con franchezza che da parte nostra c'è l'indicazione del candidato Turbiglio e riteniamo che la sua elezione sia un fatto di opportunità per tutti, non di specifico comodo o di interesse del PLI.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Il nostro candidato è Primo Ferro. Voteremo anche il compagno Giorgio Salvetti.



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste di parola, procediamo alla votazione per le nomine dei quattro Segretari.
Ricordo ancora che ai sensi dell'ottavo comma dell'art. 4 del Regolamento ciascun Consigliere può votare un solo nome se si debbono eleggere due Segretari, per non più di due nomi se i Segretari da eleggere sono tre o quattro. In questo caso, quindi, essendo i Segretari da eleggere quattro, ogni Consigliere può votare per due nomi.



PRESIDENTE

Si distribuiscano le schede e si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti n. 58 votanti n. 58 hanno riportato voti: FERRO Primo n. 32 SALVETTI Giorgio n. 31 TURBIGLIO Antonio n. 24 VETRINO Bianca n. 23 schede bianche n. 2 Proclamo pertanto eletti Segretari i Consiglieri Primo Ferro, Giorgio Salvetti, Antonio Turbiglio e Bianca Vetrino Nicola.
Prima di concludere la seduta comunico che il Consiglio verrà convocato a domicilio.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 14,00)



< torna indietro