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Dettaglio seduta n.175 del 18/01/83 - Legislatura n. III - Sedute dal 9 giugno 1980 al 11 maggio 1985

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BENZI


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto primo all'ordine del giorno: "Approvazione verbali precedenti sedute", non essendovi osservazioni, i processi verbali delle adunanze consiliari del 22 dicembre 1982 si intendono approvati.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione - Protezione civile

Interpellanza dei Consiglieri Brizio, Genovese, Paganelli, Cerchio e Martini inerente la pubblicazione sul "Bollettino informazioni per chi (non) lavora" di una proposta di legge riguardante la protezione civile


PRESIDENTE

Il punto secondo all'ordine del giorno reca: "Interrogazioni ed interpellanze".
Discutiamo per prima l'interpellanza presentata dai Consiglieri Brizio Genovese, Paganelli, Cerchio e Martini inerente la pubblicazione sul "Bollettino informazioni per chi (non) lavora" di una proposta di legge riguardante la protezione civile.
Risponde l'Assessore Sanlorenzo.



SANLORENZO Dino, Assessore al lavoro

Gli interroganti interpellano la Giunta per conoscere se non ritiene che le modalità adottate per pubblicizzare l'avvenuta approvazione, da parte del Consiglio, di una proposta di legge al Parlamento concernente il volontariato di protezione civile, non "contrastino con la prudenza e la cautela espressamente indicate dai Capigruppo nell'apposita riunione indetta in Consiglio regionale"; sostengono inoltre che tali modalità costituiscono "un'esplicita propaganda piuttosto che una corretta informazione" ed inoltre esprimono la preoccupazione che "il tono della pubblicizzazione possa determinare aspettative eccessive rispetto all'effettiva praticabilità dell'iniziativa e risultare quindi controproducente".
Obiettivo degli articoli è stato quello di informare i cittadini piemontesi di questa iniziativa della Regione, presentandone le caratteristiche, i presupposti, le condizioni, i limiti, così come per le altre iniziative di cui si parla nella stessa pubblicazione; ciò anche in riferimento al principio dello Statuto della Regione Piemonte per il quale "presupposto della partecipazione è l'informazione sui programmi, le decisioni e gli atti di rilevanza regionale...".
Mi sembra evidente che la legge da noi approvata all'unanimità sia un atto di rilevanza regionale. Ed è anche del tutto evidente che la possibile partecipazione dei cassaintegrati, dei disoccupati e dei cittadini all'iniziativa, era da verificarsi sulla base dell'informazione che i cittadini potevano avere e dell'iniziativa che avevamo assunto. Ed era evidente che non si potesse poi nemmeno cogliere la rispondenza effettiva dell'iniziativa, nei confronti di coloro ai quali si riferiva, se non si compiva questo sondaggio preliminare che, infatti, si è svolto ed ha avuto esito positivo.
Ha dato esito positivo nei termini e nei limiti nei quali noi prevedevamo. Come coloro che hanno partecipato alla discussione di questa questione ricorderanno, si pensava a un'adesione di 3.000-3.500 cittadini invece l'adesione è stata finora di 4.200 e forse crescerà ancora prima della fine del mese di gennaio.
L'informazione è avvenuta nei modi più tradizionali; non c'é stata una sola lira di spesa per avvisi pubblicitari sui giornali; nemmeno una lira di spesa per spoot pubblicitari sulle televisioni; c'è stata la pubblicazione sul solito organo periodico d'informazione per chi lavora, la sua diffusione e la sua distribuzione. Che si possa aver dato la "stura" ad illusioni, non lo credo davvero; non l'abbiamo detto in nessuna circostanza. Abbiamo ripetuto in tutte le sedi (compreso l'organo d'informazione che è stato l'unico tramite, in fondo, per far conoscere questa iniziativa fra la gente), abbiamo esplicitamente affermato e spiegato che qui non sono in discussione posti di lavoro che si potrebbero creare, ma semplicemente un'opportunità di partecipazione ad un'iniziativa che ha, come primo obiettivo, quello di creare il volontariato per la protezione civile.
E di questo volontariato, proprio in questi giorni, avremmo avuto tanto bisogno per evitare che i boschi del Piemonte, ieri e l'altro ieri bruciassero come fiammiferi; sarebbero bastate 2 o 3.000 persone in più, in grado di intervenire.
Qualche cosa di più si sarebbe certamente potuto fare.
Quindi, è un'iniziativa vecchia ed è in ritardo di anni rispetto alle necessità che ogni giorno si presentano; non penso davvero trattarsi di propaganda. In questo senso, non l'hanno intesa nemmeno i 124 Comuni che hanno già partecipato alla raccolta delle adesioni e che sono stati finora, i protagonisti.
Le autonomie locali sono state protagoniste di questa opera di pre adesione che non impegna, in questa fase, né il cittadino che vi aderisce né la Regione, assumendo un incarico, un impegno superiore a quello della pre-consultazione.
Ci sono differenze di adesioni fra zone e zone del Piemonte, in relazione al fatto che c'è una differenza di concentrazione di cassaintegrati e disoccupati fra zone e zone del Piemonte.
Massimamente, per il momento, si distinguono la città e il Comprensorio di Torino; abbiamo 1.664 adesioni a Torino, 482 a Moncalieri, 285 a Collegno, 173 a Grugliasco, 103 a Nichelino, 77 ad Ala di Stura, 70 a Rivoli, 58 a Venaria Reale e via di questo passo.
Ed abbiamo anche dei Comprensori dove vi sono meno adesioni, forse perché ci sono meno cassaintegrati, forse perché non c'é un eguale impegno d'informazione; non lo so, non è una questione che, come dire, la Regione possa censire o censurare in relazione a ciò che autonomamente sull'iniziativa, i Comuni decidono di fare.
Piuttosto interessante è invece la gente che vi aderisce; perché vi sono, sì, il 52% dei disoccupati, ma c'é un 28,5% di cassaintegrati; questa è cosa positiva; giacche qui l'adesione dei cassaintegrati è praticamente senza corresponsione di compensi, è un'adesione del tutto volontaristica.
I cassaintegrati, se la legge viene approvata, riceveranno il 10% in più di quello che percepiscono ora; quindi, non è certo questa la motivazione che li spinge ad un'iniziativa del genere; e c'è un 19% di altri cittadini che hanno già un posto di lavoro e che aderiscono all'iniziativa spinti dalla molla sacrosante e giusta del volontariato puro e semplice.
Come voi sapete, l'iniziativa si concluderà il 31 gennaio. Abbiamo avuto il conforto della presenza di due parlamentari della Commissione Interni della Camera, cui è stato assegnato all'esame del disegno di legge dal Presidente della Camera; e il Presidente Mammì ha già detto di essere d'accordo nel ricevere anche una delegazione di rappresentanti di autonomie locali, quando l'iniziativa sarà conclusa, per vedere di far sì che la legge, abbia sollecitamente un esame in sede di Parlamento e, quindi, possa essere anche sollecitamente approvata. Il nostro scopo è quello di far coincidere i tempi della legge approvata con i tempi dell'applicazione del progetto, realizzando un qualcosa che mi pare in ogni caso utile, se riusciamo a concretarlo. Fare cioè in modo che una legge approvata coincida con la possibilità della sua attuazione senza perdite di tempo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

Premesso che noi abbiamo votato, come tutti ricordano, questa legge qui come proposta al Parlamento; non soltanto, ma ne abbiamo anche dato informazione ai nostri parlamentari, a Roma, in modo che, all'incontro di sabato, la presenza della D.C. è stata assicurata attraverso l'on. Vietti conseguentemente, sull'iniziativa, non concordiamo.
Prendiamo atto della risposta del Vicepresidente della Giunta, ma rimaniamo della nostra opinione.
Già avevamo fatto presente, nella riunione dei Capigruppo, che si trattava soltanto di una proposta di legge e che, quindi, l'eventuale inventario delle domande doveva svolgersi in tono, certo informativo, ma non nel tono che è stato dato; una forma che ha creato, a nostro avviso checché dica l'Assessore, delle attese che ci vengono confermate anche da molti Comuni; dove, chi ha fatto la domanda, già interpella quando ci saranno i corsi e quando si incasseranno questi soldi; perché, tra l'altro si parla addirittura di 300 mila lire al mese per i disoccupati e di 100 mila lire per i cassaintegrati; c'é confusione e si creano delle attese che, a nostro avviso, sarà difficile, poi, completamente adempiere, alle quali sarà difficile rispondere.
Perché, se è vero che il provvedimento di legge è al Parlamento tuttavia dovrà essere finanziato. Se si tratta di 3-4.000 domande e per 3-4 5 mesi addirittura, come indica il manifesto, c'é da attendersi una spesa abbastanza rilevante; e poi bisogna vedere quali sono gli sbocchi e le finalizzazioni.
Molti, particolarmente i disoccupati, si attendono una finalizzazione uno sbocco, non un corpo volontario al quale si richieda di intervenire soltanto quando si verifica qualche fattura; quindi, le attese che si sono sviluppate, secondo me, sono sproporzionate all'iniziativa, pur valida, e che ha avuto il nostro sostegno.
Questo, d'altra parte, si era ammesso anche nella riunione della Commissione dei tre Enti: Comune, città di Provincia e Regione, alla quale Commissione si era detto: procediamo con assoluta cautela su questa iniziativa per non creare, appunto, delle attese che possano far credere che i posti di lavoro si creano con facilità; mentre, purtroppo, i posti di lavoro non si inventano, ma soltanto una ripresa economica ne può garantire lo sviluppo e l'aumento.
Rimaniamo anche della nostra opinione per quello che riguarda le modalità dell'informazione. Noi, sul bollettino d'informazioni per chi non lavora (é vero che il bollettino è mensile), non abbiamo letto in nessuna pagina che si tratta, come si è detto oggi, di una "pre-adesione"; sul bollettino c'è scritto chiaramente "iscriviti"...



SANLORENZO Dino, Assessore al lavoro

Non è vero, Consigliere Brizio; sul manifesto si parla di "pre adesione"!



BRIZIO Gian Paolo

Guardi, io ce l'ho il manifesto. E' scritto, certo, ma è scritto piccolissimo; come cosa trascurabile rispetto al resto scritto in caratteri più vistosi.
Le conosciamole tecniche della propaganda e della pubblicità! Noi riteniamo, abbiamo diritto di segnalare, e non solo noi, perché commenti ne abbiamo sentiti anche da altri, che le modalità con cui questa informazione è stata data, in primo luogo creano delle attese cui sarà poi difficile corrispondere; in secondo luogo, hanno più il tono della propaganda che non quello dell'informazione.
La nostra valutazione è questa.
Quindi, pur prendendo atto della risposta, ci dichiariamo insoddisfatti; cogliamo anche, come significativa, l'indicazione che i cassaintegrati sono in numero che il Vicepresidente ritiene "elevato", ma che noi riteniamo, invece, "molto ridotto"; perché, in realtà, l'iniziativa era partita come iniziativa, soprattutto, per i cassaintegrati. Solo successivamente è stata allargata ai disoccupati; e vediamo che i cassaintegrati non rappresentano neanche il 30% delle domande; ma è facile presumere che, quando si passerà alla realizzazione dei corsi (ci auguriamo che in qualche modo ci si arrivi), i cassaintegrati che vi parteciperanno saranno molto meno; perché il 10%, del salario, le 100 mila lire (supposto che vengano arrotondate), commisurate poi a problemi di partecipazione dei corsi ed anche a problemi dei corsi stessi che dovranno avere una natura pratica, comporteranno trasporti, comporteranno movimenti e, quindi avranno difficilmente un'adeguata partecipazione.
Quindi, l'iniziativa poi ricade su un tono diverso, più generale, che è il tono della protezione civile: necessaria, sì, ma non uno strumento di lotta alla disoccupazione, piuttosto, uno strumento di predisposizione ad un servizio utile e necessario.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARCHIARO


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interpellanza dei Consiglieri Alasia, Biazzi, Acotto e Ferro inerente l'azione presso il Governo per la crisi del settore cartario dell'area piemontese ed interrogazione dei Consiglieri Lombardi, Martinetti Paganelli e Martini inerente le Cartiere Burgo


PRESIDENTE

Discutiamo ora congiuntamente l'interpellanza presentata dai Consiglieri Alasia, Biazzi, Acotto e Ferro inerente l'azione presso il Governo per la crisi del settore cartario dell'area piemontese e l'interrogazione presentata dai Consiglieri Lombardi, Martinetti, Paganelli e Martini inerente le Cartiere Burgo.
La parola al Consigliere Alasia per l'illustrazione dell'interpellanza.



ALASIA Giovanni

Ringrazio la Giunta e l'Assessore per aver seguito diligentemente la questione della Cartiera di Possaccio, che fa parte della nostra interpellanza e per aver portato tempestivamente in discussione questo problema che ho sollevato con altri colleghi del Gruppo comunista. Mi scuserà il Presidente se ho insistito per illustrarla, ma ne spiego le ragioni.
Le ragioni sono queste: dalla data di presentazione della nostra interpellanza, il 22 dicembre, ad oggi, sono intervenuti fatti nuovi che non potevamo prevedere nell'interpellanza. E sono intervenuti sia a Possaccio sia alla Burgo (notizie di ieri), di Mantova, sia alle Cartiere CIR. Quindi, sento il bisogno di spiegare anche il significato generale di questa nostra interpellanza.
Questa interpellanza porta le firme di Acotto, Biazzi, Ferro e del sottoscritto, non perché abbiamo voluto fare, come suol dirsi, ostentazione di firme, ma perché questo, in effetti, risponde ad una situazione del settore cartario molto diffusa sul territorio, che investe praticamente tutte le province del Piemonte. Sono situazioni che seguiamo con attenzione.
Intanto, che alla Burgo (e ce ne riferirà poi l'Assessore Sanlorenzo) si sia pervenuti ad un accordo sindacale, è realtà salutata da tutti credo, come un fatto positivo; il quale, però, non modifica la situazione strutturale del Gruppo. Perché la dichiarazione dell'Amministratore delegato Bonelli, del 22 novembre, sembra quasi un "proclama", una situazione strutturale grave. Tant'è che, dopo la firma di questo accordo che abbiamo saluto tutti positivamente, c'è anche la "messa in libertà" (uso fra virgolette il termine usato dalla stessa direzione Burgo) che i sindacati denunciano sostanzialmente come una serrata, a Mantova, mentre gli uomini vengono dirottati ad Avezzano. Che alla Cartiera di Possaccio (l'ho seguita personalmente, questa vicenda, per più giorni) ci si sia trovati di fronte alle interminabili docce scozzesi, il 22 dicembre, a Natale, a Capodanno e all'Epifania, è solo prova di un'incertezza di fondo del Gruppo Pirelli. La procedura avviata in questo momento è rimessa a cassa integrazione, a zero ore, per 250 lavoratori; ma, essendo in forse la trattativa prevista da quell'accordo per la rotazione della cassa integrazione, la situazione è nuovamente drammatica.
Io, caro Sanlorenzo, per senso di responsabilità, non dico di più; sono sicuro che tu comprendi, so che di più c'é già sul tavolo. Ed allora vi è il rischio (esiste, lo ha annunciato la parte imprenditoriale) che si ritorni alla situazione di novembre, intendetemi bene, con tutto ciò che poteva significare l'inizio di una procedura di licenziamenti. Infine, alla CIR, per Serravalle e per Coazze, malgrado le assicurazioni date dal Sottosegretario Fontana in Prefettura, a Torino (credo partecipasse anche Brizio a quella riunione), si è ora davanti ad un progetto aziendale che porta la data del 13 dicembre e che prevede (io vi faccio grazia, non ve lo leggo tutto, se interessa lo metto a disposizione) "la sola attivazione della linea 2 per Coazze per il secondo semestre dell'83" e dice: "se ci saranno le condizioni che lo consentiranno". Il fatto che non si sappia se e quando, e come, e dove verrà discusso questo progetto è segno di una situazione assai grave.
Ora, noi, come comunisti, abbiamo tenuto un convegno nazionale, sul settore cartario, proprio a Mantova, Ne terremo uno qui, a Torino regionale, all'inizio di febbraio.
Qualche idea, noi, l'abbiamo pure, credo: l'abbiamo anche documentata.
Comunque, in sede d'interpellanza, anche di questo io vi faccio grazia.
Rilevo solo queste cose: che per l'insieme delle situazioni che si presentano, mentre è necessario che la Giunta segua le vicende di ogni singola cartiera (anche perché poi ogni singola cartiera ha un iter diverso), è altrettanto necessario che l'insieme di queste questioni del settore cartario vengano viste con il Governo nell'ambito delle misure da predisporre per la politica di settore. Perché, signori, siamo davanti ad una crisi di settore. Quindi, noi chiediamo ora due cose precise: primo, un incontro della Giunta regionale per il piano di settore, essendo fin troppo chiaro, con le situazioni che abbiamo citato, che siamo davanti ad una crisi di settore e, quindi, l'attivazione di quelle misure per l'energia per il costo del denaro, per le materie prime, che tutti convengono essere alla base della situazione. Questo l'ha riconosciuto anche il Ministero.
Secondo: per Possaccio noi chiederemmo in particolare all'Assessore che venga riaperto dal Ministro Scotti quel tavolo di trattative che il Sottosegretario Leccisi ha chiuso. Leccisi poteva anche chiuderlo in quella fase; ma, siccome si rischia, ora, di entrare (misuro le parole, potrei anche dire la data, dal 24 gennaio) in una procedura di tipo completamente diverso, che ci riporterebbe a novembre, noi chiediamo alla Giunta di sollecitare l'incontro con Scotti su questa questione essendoci già un accordo sindacati-Ministero; perché quando le cose si lasciano al livello del Sottosegretario ed assumono questa gravità, sapete cosa può accadere.
Può dirlo il collega Biazzi cosa sta capitando a Verbania, a Pallanza. La questione deve essere riportata al tavolo del Ministro; e, quindi, poich il rappresentante della Pirelli è qui a Torino, la Giunta avvii essa stessa un incontro parallelo per capire dove andremo a parare dopo il 20 febbraio.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Sanlorenzo per la risposta.



SANLORENZO Dino, Assessore al lavoro

Vorrei premettere che molte cose dette dal Consigliere Alasia mi consentono di dare una risposta più concentrata sulle questioni di fondo che dobbiamo affrontare per quanto riguarda il settore cartario E' abbastanza noto, ma non sufficientemente, che nel settore della carta noi ci troviamo, in Piemonte, come in Italia, di fronte ad una crisi che è perfino più grave di quella, che pure sappiamo quanto pesi sull'economia piemontese, della Fiat, dei componenti, dell'industria metalmeccanica. Qui siamo in una crisi pressoché generalizzata; la quantità di cartiere che sono praticamente ferme, in Piemonte, è superiore all'80-90 con lavoratori in cassa integrazione pressoché in tutte le aziende.
E c'è stato, a novembre, un momento di particolare gravità quando rispetto ad una trattativa che è stata avviata, e nei confronti della quale la Regione è stata sollecitata ad avere funzione mediatrice, da un lato nei confronti della Cartiera di Possaccio, si è presentata l'eventualità rispetto ai minacciati 500 licenziamenti, di arrivare ad un'attivazione di una linea per 200; ma si è poi visto che la contropartita di ciò era in realtà l'apertura di procedure di licenziamento per gli altri 258. In sostanza, questo è stato l'episodio che ha dato il via ad una serie di altri fatti che si sono poi susseguiti. Tra l'altro, di fronte alla grave crisi, la tendenza, in certe aziende piccole e medie, a passare dalla fase di lavoratori occupati alla procedura di licenziamento saltando persino la cassa integrazione. Abbiamo avuto, nel giro di dieci giorni, una serie di episodi di questa natura.
Noi abbiamo fatto presente che questo avrebbe significato un aggravamento dello scontro sociale perché c'era una tendenza a ragionare come si ragiona in altre parti d'Europa; non si vede perché in Italia non si deve licenziare quando si licenzia in Belgio, in Inghilterra, in Germania.
Ma, voi sapete bene, la linea che abbiamo seguito sin dallo scontro sociale della Fiat ad oggi, è stata quella di cercare di evitare (e ci siamo riusciti in gran parte) licenziamenti collettivi e di non accettare che questa fosse la via prevalente di ricorso del mondo industriale di fronte alle difficoltà.
Io sono personalmente intervenuto sul Prefetto di Torino e sul Commissario di Governo per far presente che questa linea, se si fosse diffusa, avrebbe acutizzato lo scontro sociale in città, nella regionale in provincia; credo ci sia stato un intervento in varie forme realizzato se è vero, come è vero, che, per esempio, alla Cisa-Italia, una delle aziende nelle quali questi licenziamenti collettivi erano proclamati come indispensabili, si è poi fatto marcia indietro. Ieri sera è venuta fuori un'altra azienda dove si intendeva procedere in questa direzione; non abbiamo accettato questa soluzione ed abbiamo chiesto l'intervento del Governo perché questa minaccia non avesse seguito.
Basta cedere non più di tanto su questa linea per poi trovarci di fronte a decine e decine di aziende, le quali sono pronte ad approfittarne.
Questo, per quanto riguarda la questione generale, e la questione ancor più generale implicita nelle procedure di licenziamenti collettivi.
Per quanto riguarda la questione del settore carta, noi dobbiamo arrivare, in effetti, ad un confronto più ampio, al fine di affrontare il problema non solo nelle sue manifestazioni negative, ma alle radici. Ormai qui, non si tratta di intervenire solamente su un'azienda e poi su un'altra, ma su quel quadro. E' pressoché impossibile trovare una soluzione positiva; occorre affrontare il problema del settore.
Il 28 ottobre scorso è stato definito un Comitato di coordinamento interregionale, con le Regioni Abruzzo, Lombardia, Lazio, Toscana ed Emilia Romagna, anch'esse interessate da gravi crisi aziendali nel settore cartario. Un Comitato opportuno perché, in una situazione di difficoltà c'è poi anche la tendenza, umanamente comprensibile ma politicamente micidiale, che ognuno corra per la sua strada cercando di salvare il salvabile. E invece qui salvare il salvabile, in realtà, coincide con la realtà di una politica di settore che oggi non c'è ma deve pur nascere altrimenti si cancella il settore cartario dal panorama industriale italiano.
Questo Comitato ha già svolto un intervento presso il Ministero dell'Industria per giungere al più presto possibile ad un incontro a livello nazionale. Tale intervento è stato prontamente rinnovato nei confronti del Governo recentemente costituito; e devo dire che è stato uno dei punti che abbiamo chiesto di discutere, sia con Scotti che con Pandolfi; delle lettere sono partite subito, appena costituito il nuovo Governo per degli incontri ai quali, però, sollecito tutte le forze politiche del Consiglio regionale, come ormai facciamo per tutti i casi più gravi, così da sensibilizzare tutti noi nei confronti del Governo.
L'impegno di Scotti a venire in Piemonte c'é; è stato riconfermato anche dal Sindaco di Torino, ma occorre riconoscere al Ministro, ora l'impegno prevalente di portare a termine la trattativa sul costo del lavoro. Abbiamo però bisogno che questo incontro avvenga comunque entro gennaio.
Il Presidente della Giunta ha pure concordato, con il Ministro Pandolfi, la sua venuta a Torino per i primi di febbraio. Bisogna proprio che sia per i primi di febbraio perché credo che la presenza di tanti lavoratori, oggi qui, della Pianelli-Traversa, porrà lo stesso problema.
Noi abbiamo bisogno di tempi che non sono sempre i tempi delle trattative nazionali; sono i tempi delle realtà che rispondono a problemi che devono essere risolti oggi, domani, dopodomani, non fra un mese, due o tre o quattro. Abbiamo necessità di tempi non condizionati alla caduta di un Governo. Non vogliamo le cadute dei Governi; vogliamo che i problemi che poniamo ai Governi siano affrontati dal Governo in piedi. Né possiamo dire ai lavoratori che non possiamo affrontare una questione perché il Governo che si era impegnato ad affrontarlo è caduto, e adesso ce n'è un altro quindi dobbiamo ricominciare dall'inizio le trattative, e via di questo passo.
Bisogna accelerare questi confronti; gli impegni per venire a Torino ci sono per entrambi i Ministri entro il 4 febbraio. Faccio un appello alle forze politiche del Consiglio perché intervengano con le loro componenti del Governo nazionale perché a questi incontri si arrivi non solo per il settore cartario, non solo per questa azienda che è qui presente tra noi ma, voi lo sapete benissimo, per la CEAT, per l'applicazione dell'accordo Fiat e, se volete, per tutto un elenco di aziende che abbisognano di interventi di carattere nazionale.
In questo ambito, bisogna valutare la crisi della Burgo, che ha trovato una prima, non dico soluzione, ma un primo accomodamento, presso il Ministero del Lavoro, il 28 dicembre, con un verbale di accordo fra le parti sociali il quale, oltre a prevedere la revoca dei licenziamenti (e questo lo consideriamo evidentemente un fatto positivo), prevede l'avvio delle richieste di cassa integrazione ed inoltre indica, fra i diversi punti dell'intesa, la necessità di un esame generale del settore presso la sede del Ministero dell'Industria.
In base alla domanda presentata dall'azienda all'Ufficio Regionale del Lavoro, i lavoratori delle unità produttive piemontesi interessate alla cassa integrazione, per quanto riguarda la Burgo, saranno 213, con una rotazione discussa in sede aziendale. E, nel quadro degli accordi che si stipulano in questo momento, il fatto che ci sia una rotazione, anche questo è un elemento positivo. Ma, ripeto, la questione va affrontata in termini generali, strutturali, di politica, di settore ed è questo l'obiettivo che a questo punto la Giunta intende perseguire.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Lombardi.



LOMBARDI Emilio

La risposta dell'Assessore, pur essendo stata sufficientemente tempestiva, perviene a situazione modificata del problema delle Cartiere Burgo che, d'altra parte, mi sembra sia stato inserito nella discussione più generale del settore cartario italiano.
Noi abbiamo fatto un'interrogazione specifica sul problema delle Cartiere Burgo (e i firmatari dimostrano l'interesse locale), non dimenticando i problemi di carattere generale, non "sposando" certamente la soluzione che ciascuno debba salvare le proprie situazioni difficili o più vicine, ma perché riteniamo che il problema delle Cartiere Burgo, oltre che inserirsi in questo aspetto generale del problema, rifletta una situazione veramente grave, in quanto si inserisce in un'area, quella del Saluzzese che ha già visto la chiusura del Gruppo VILD di Piasco, meno di due anni fa, con una diminuzione di occupazione di più di 300 dipendenti.
Quindi, in questa area, si rischia veramente il collasso.
Non dobbiamo dimenticare che erano le uniche due industrie di una certa importanza, di un'area pedemontana sulla quale confluiscono due Comunità montane (Valle Varaita e Valle Po), che solamente attraverso il potenziamento e non la riduzione dei posti di lavoro nelle Cartiere Burgo possono trovare una soluzione ai problemi occupazionali della zona.
Siamo lieti dell'accordo intervenuto a livello ministeriale, che fa seguito al Consiglio aperto, avvenuto nel Comune di Verzuolo ed organizzato dall'Amministrazione comunale, in data domenica 12, dove, purtroppo, la Giunta, per impossibilità evidenti, non ha potuto essere presente. Questo giustifica, però, anche i ritardi eventuali di Ministri, perché non sempre chi è responsabile ha la possibilità di essere presente su tutti i problemi che, purtroppo, sono tanti e sono troppi.
Quindi, noi riteniamo che la conclusione della vicenda Burgo, così come è a nostra conoscenza oggi, sia meno drammatica dal momento in cui questa interrogazione è stata formulata; preghiamo però l'Assessore di seguire nel quadro generale, questo problema e di marcare una presenza valida in questa realtà locale che, come dico, viene a collocarsi in una situazione che è veramente pesante sotto l'aspetto occupazionale; perché quando si parla del Comprensorio di Saluzzo - Savigliano - Fossano non bisogna dimenticare che, se è vero che l'area Fossano - Savigliano si trova in condizioni migliori, l'area saluzzese è un'area pedemontana, dove le industrie di fondo valle si trovano in difficoltà; per cui credo che la nostra attenzione e, quindi, l'attenzione della Giunta, debba essere particolarmente sensibile a queste situazioni di maggiore difficoltà.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Biazzi.



BIAZZI Guido

Mi riferisco all'interpellanza illustrata già ampiamente dal collega Alasia.
Ci dichiariamo soddisfatti della risposta che ha dato la Giunta e siamo anche lieti che la situazione si presenti, forse, con toni meno drammatici in questi giorni, rispetto a quando è stata presentata l'interpellanza sulla Burgo. Ma se questo è vero per la Burgo, è altrettanto vero che la situazione è diventata molto più drammatica alla Cartiera di Possaccio.
La Giunta ha già dato delle indicazioni su come intende muoversi; noi però, gradiremmo, non so se è sfuggito nelle precisazioni, in ogni caso un'iniziativa parallela, da parte della Giunta regionale, di convocazione della direzione, eventualmente delle parti, in Regione. A noi risulta che ci sono tempi molto stretti, in cui potrebbero verificarsi fatti molto gravi, come aveva già accennato il collega Alasia. Per cui chiediamo, alla luce dell'esperienza fatta in dicembre, quando un'analoga iniziativa della Giunta ha portato a risultati di un certo rilievo, che la Giunta stessa si muova ancora in questa direzione, convocando autonomamente le parti in causa perché siamo convinti che la situazione stia diventando sempre più drammatica alla Cartiera di Possaccio, a Verbania.
Non sto qui a dire, poi, in quale quadro si collochi questa situazione perché è ben presente alla Giunta ed al Consiglio la crisi che colpisce il Verbano - Cusio - Ossola. Ci limitiamo a sollecitare ancora la Giunta a continuare l'iniziativa per riaprire il discorso che, al tavolo del Governo, alla presenza del Sottosegretario, è risultato chiuso.



PRESIDENTE

Comunico che nel corso della seduta una delegazione dei lavoratori della Pianelli e Traversa verrà ricevuta in sala attigua dai Capigruppo e dall'Assessore Sanlorenzo.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione del Consigliere Montefalchesi inerente la situazione di crisi nel Verbano-Cusio-Ossola ed interrogazione del Consigliere Montefalchesi inerente le iniziative per le comunicazioni giudiziarie a lavoratori sindacalisti fatti dalla Procura di Verbania


PRESIDENTE

L'Assessore Sanlorenzo risponde ora congiuntamente all'interrogazione presentata dal Consigliere Montefalchesi inerente la situazione di crisi nel Verbano - Cusio - Ossola e all'interrogazione ugualmente presentata dal Consigliere Montefalchesi inerente le iniziative per le comunicazioni giudiziarie a lavoratori sindacalisti fatti dalla Procura di Verbania.



SANLORENZO Dino, Assessore al lavoro

Rispondo alle due interrogazioni presentate dal Consigliere Montefalchesi inerenti, la prima, le comunicazioni giudiziarie che nella scorsa estate sono state inviate ad amministratori pubblici, sindacalisti e lavoratori per presunti reati commessi in occasione di manifestazioni sindacali organizzate nel Verbano Cusio - Ossola a difesa dell'occupazione e, la seconda, le iniziative che la Giunta regionale, di fronte al crescente aggravarsi della situazione industriale ed occupazionale dell'Alto Novarese, intende promuovere perché siano assunte le necessarie decisioni operative soprattutto a livello nazionale.
In merito alle comunicazioni giudiziarie devo purtroppo informare il Consigliere Montefalchesi che per 46 persone - tra cui due Sindaci partecipanti a manifestazioni svoltesi ad Omegna (per la Cartiera Binda) e a Domodossola si è esaurita l'istruttoria formale con richiesta da parte della Procura della Repubblica di citazione a giudizio. Per altre 8 persone si è ancora in attesa del provvedimento di chiusura dell'istruttoria formale, mentre si è avuto il proscioglimento istruttorio per quanti interessati dai fatti di Verbania. Colgo pertanto l'occasione per esprimere a quanti sono stati interessati da tali atti giudiziari la solidarietà della Giunta regionale e contemporaneamente manifestare la preoccupazione con la quale la Giunta stessa ha seguito e segue la questione avendo ben presente gli effetti che tale vicenda provoca sul piano sociale, già tanto scosso dal continuo accentuarsi della crisi occupazionale.
L'impegno della Giunta è di continuare ad operare perché i problemi veramente gravi che esistono in zona siano affrontati, ad ogni livello di competenza, con i più idonei strumenti e siano superati con la necessaria urgenza.
Non voglio richiamare qui tutte le iniziative che la Giunta ha intrapreso in questa direzione presso il Governo; i continui interventi svolti sia presso il Presidente del Consiglio, sia presso i Ministri interessati, anche avanzando concrete proposte operative, e il lavoro che è stato svolto in zona dal Comprensorio e dal Comitato misto, Comprensorio e persino i quattro Ministeri che avevano presentato a suo tempo una proposta organica di intervento su cui non si è andati avanti in sede decisionale.
Alcuni risultati tuttavia sono stati conseguiti.
In particolare, una prima risposta positiva agli indirizzi di sviluppo nella zona, del settore energetico, viene dal fatto che L'ENEL. a valere sul conferimento FIO del 1982, avvierà a breve i lavori per l'impianto di pompaggio puro di Piedilago Agaro.
Positiva è anche la notizia proprio di questi giorni relativa all'accoglimento della richiesta avanzata dal Mediocredito Piemontese per la concessione di un prestito globale CECA di 50 miliardi.
Il prestito, destinato a finanziare a tassi particolarmente favorevoli (13) investimenti da parte di piccole e medie imprese che creeranno nuovi posti di lavoro da offrire con priorità alla manodopera resa esuberante dalla crisi della siderurgia, potrà rappresentare, e in questo senso la Regione si impegna ad attuare ogni necessaria iniziativa nei confronti delle associazioni industriali e del sistema imprenditoriale piemontese, un valido incentivo per lo sviluppo di nuove iniziative industriali nella zona.
Siamo tutti convinti che il processo involutivo in atto nell'Alto Novarese potrà essere arrestato e modificato soltanto con interventi coordinati di più soggetti ed in settori differenti.
La Regione intende dunque proseguire su questa strada e l'intervento attento e costante su tutti i punti di crisi; le iniziative per la salvaguardia dell'attività produttiva e dell'occupazione della zona (particolarmente interessante è la trattativa in corso tra le società del Gruppo MEF, le associazioni degli industriali e la Città Studi di Biella per costituire una società che gestirà le attività del Centro Ricerche MEF di Pallanza anche per l'insieme delle aziende tessili del Piemonte e della Lombardia); l'individuazione nell'ambito dello schema di piano di sviluppo approvato dalla Giunta, di un progetto integrato di area (con l'indicazione di specifici criteri in materia di industria, formazione professionale energia, trasporti e comunicazioni, difesa idrogeologica); gli impegni assunti con la sottoscrizione del verbale di intesa con la Federazione regionale CGIL - CILS - UIL per iniziative operative prioritarie nei settori industriali della chimica secondaria, delle fibre, della siderurgia, del casalingo; nella politica delle infrastrutture dell'energia, dell'uso finalizzato di strumenti e fattori; costituiscono la prova di questa volontà di intervenire per garantire alla comunità del Verbano - Cusio - Ossola un più sereno avvenire.
Ribadisco che la maggioranza dei problemi che possono, alla base consentire uno sviluppo diverso della zona del Verbano - Cusio - Ossola hanno dimensioni di carattere nazionale e, quindi, nell'insieme, per l'impegno di seguire ogni singola crisi per dare una soluzione positiva, e di seguire ogni iniziativa del tipo di quelle che abbiamo elencato, che possono apportare contributi concreti, occorre riaprire, con il nuovo Governo, la vertenza complessiva che interessa l'Alto Novarese: ed è esattamente quello che ci prefiggiamo di fare con questi incontri preannunciati anche con il Ministro dell'Industria Pandolfi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

Molto brevemente, dichiarandomi soddisfatto per le risposte rispetto alle denunce.
Non vorrei si instaurasse un metodo nuovo di rapporto e di intervento da parte degli apparati dello Stato rispetto ai problemi sociali che investono il nostro Paese.
Questa faccenda delle denunce è estremamente preoccupante, perch avviene nella scia di un movimento di lotta che nella zona del Verbano Cusio Ossola è cresciuto con l'appoggio delle istituzioni locali e della Regione, movimento di lotta tendente a risolvere i problemi di crisi occupazionale. L'esperienza di questi giorni, i fatti di Roma, della polizia che risfodera metodi ormai lontanissimi e pensavamo non più da ripetersi, è preoccupante, non vorremmo che nel rapporto da parte del Governo e dello Stato con i problemi sociali e i problemi della crisi invece di dare delle risposte, si instaurasse il metodo della repressione.
Da questo punto di vista esprimo soddisfazione per la solidarietà della Giunta: è un fatto politico importante la solidarietà della Giunta verso i lavoratori denunciati, io credo quindi vadano valorizzate e messe in piedi tutte quelle iniziative politiche che siano di appoggio a questi lavoratori e per fare in modo che queste denunce vengano ritirate. Credo che questo si debba ricollegare ad una battaglia più generale, affinché, all'interno del nostro Paese, non vengano rispolverati metodi che sono di lontana memoria e che sono inaccettabili.
Rispetto ai problemi più di merito, ritengo che, se rapportata alle risposte che il Governo ha dato a seguito delle indicazioni emerse dalla Commissione interministeriale voluta dal Governo, la questione del Verbano Cusio - Ossola si aggrava ancora di più; nel senso che da una parte abbiamo la repressione e dall'altra c'é un Governo che non dà alcuna risposta, se non per la vicenda dell'ENEL sull'impianto di pompaggio, che però riguarda una vicenda non di oggi.
Prendiamo comunque atto che la Regione alcune cose le sta facendo.
Io credo peraltro che due questioni meritino un approfondimento nelle sedi opportune, in Commissione e, successivamente, in Consiglio: la prima è la questione del prestito CECA, sulla quale credo che dobbiamo evitare di fare molto chiasso, per poi perdere di vista i problemi reali. Il prestito CECA si ha nella misura in cui ci sono i progetti; e i progetti bisogna predisporli; allora, qui è necessario al più presto mettere in piedi un'iniziativa della Giunta per verificare subito quali siano i progetti in rapporto con le parti sociali: l'Unione Industriale della zona e quali siano i progetti prioritari. Perché ritengo vada fatta anche una scelta di priorità, rispetto ai progetti del piano di sviluppo. A questo punto, per riterrei che l'iniziativa non dovrebbe essere lasciata alla spontaneità degli Enti locali o a quella dell'Unione Industriale, ma occorre assolutamente un'iniziativa della Giunta per coordinare il tutto.
L'altro aspetto è la questione del Centro Ricerche di Pallanza. Anche qui ritengo vada affrontata, sia nelle Commissioni competenti sia successivamente, qui in Consiglio, la questione del Centro Ricerche tenendo conto che ci sono problemi anche più generali rispetto a questi Centri, che vanno affrontati, probabilmente, in modo coordinato e complessivo e che riguardano la questione del Donegani, quella dell'Istituto Metalli Leggeri di Novara, ecc.



PRESIDENTE

Chiede di parlare il Consigliere Alasia. Ne ha facoltà.



ALASIA Giovanni

Non credo che nella sua replica l'Assessore abbia inteso rispondere all'interrogazione, poi trasformata in interpellanza, presentata dal Consigliere Biazzi e dal sottoscritto, sui fondi siderurgici. Mi pare perciò che sia rinviata ad altra discussione. Se così é, ci riserviamo di discuterne in quella sede, anche perché la situazione è molto più complessa di quanto non appaia dalle informazioni che hanno dato in questi giorni la televisione e i giornali.


Argomento: Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione)

Interpellanza dei Consiglieri Bergoglio, Martinetti, Beltrami, Devecchi Lombardi e Ratti inerente l'allegato n. 12 alla legge regionale 10/3/1982 n. 7


PRESIDENTE

Passiamo all'interpellanza presentata dai Consiglieri Bergoglio Martinetti, Beltrami, Devecchi, Lombardi e Ratti inerente l'allegato n. 12 alla legge regionale 10/3/1982, n. 7.
La parola alla signora Bergoglio per l'illustrazione.



BERGOGLIO Emilia

Desideriamo esporre lo spirito con il quale abbiamo presentato la richiesta di dati e chiarimenti all'Assessore competente.
L'esperienza di questi primi anni di applicazione della legge 194, in riferimento alla Regione Piemonte, ha dimostrato come soltanto una parte e certamente, la parte per noi negativa di questa legge, ha trovato un'applicazione concreta nella nostra Regione.
L'informazione, peraltro ancora non completa (mi auguro che l'Assessore sia in grado fornirci anche un aggiornamento dei dati relativi al numero delle interruzioni delle gravidanze in questi ultimi periodi), ci rende preoccupati sia rispetto all'andamento di un fenomeno che assume dimensioni molto rilevanti, sia riguardo alla recidiva degli aborti che, nelle intenzioni o nelle dichiarazioni di coloro che, a livello di forze politiche e di operatori, si ritiene non debba essere una forma di contraccezione, ma, in realtà, in molti casi, si è dimostrato che assume questa connotazione.
L'applicazione, comunque, delle procedure previste dalla legge 194, a nostro avviso, per una serie di accertamenti e ai verifiche che abbiamo potuto compiere, molto limitate per la verità (perché le difficoltà sono evidenti), non ci danno la sensazione che si tenti, in ogni modo, come vorrebbe la legge, almeno nelle sue dichiarazioni di principio, scoraggiare questo fenomeno.
Uno dei problemi che ci preme sottolineare in questa sede è quello di andare ad approfondire quali siano le motivazioni dell'aborto. Perché se noi non siamo a conoscenza delle cause, diventa estremamente difficile intervenire su di esse; e non possiamo certo ritenerci soddisfatti quando per accertamento, è sufficiente una dichiarazione di volontà delle persone interessate, di voler ricorrere all'aborto.
Noi crediamo quindi che, nelle pieghe della legge 194, ci siano ampi spazi per impostare un serio programma preventivo ed un serio programma di aiuto concreto. E questa è la sostanza, è la ragione dì fondo per cui abbiamo presentato questa interpellanza. Il problema dell'applicazione in negativo della legge 194, certamente, sarà ancora oggetto di attenzione e di approfondimento anche da parte nostra; ma, in questo momento, ci preme sottolineare l'esigenza che si dia avvio serio a quello che di positivo ci può essere in questa legge; e c'é certamente, almeno per quanto riguarda alcuni aspetti circa i servizi da attivare.
In questa logica, noi abbiamo ritenuto di sollevare una serie di preoccupazioni e di perplessità, circa un rischio che, attraverso l'applicazione delle norme del piano, si potrebbe verificare seriamente. Un rischio che si identifica con un fatto concreto; le strutture dei consultori, sia pure con i loro limiti e le loro difficoltà, e sia pure con i loro interventi ancora limitati, finiscono per essere in qualche modo vanificate ed assorbite nel più generale lavoro di sanità (uso questo termine tra virgolette), per cui la specificità del lavoro del consultorio di fatto, proprio anche per le norme che abbiamo introdotto nel piano socio sanitario, vengono ad essere completamente vanificate.
Allora, noi chiediamo anche se, proprio in relazione alle esigenze di mettere in atto, in positivo, degli strumenti di attuazione della 194 (e sottolineo chiarimento questo "in positivo", nel senso di scoraggiare comunque, il ricorso all'aborto, in modo che sia chiaro il nostro pensiero), non si possa richiedere anche una revisione ed una diversa impostazione del problema della destinazione dei consultori.
Questo, in fase di illustrazione e poi, eventualmente, sulla base delle indicazioni che ci fornirà l'Assessore Bajardi, interverremo ancora.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Bajardi.



BAJARDI Sante, Assessore alla sanità

Dagli ultimi dati relativi al primo semestre 1982, la legge 194/78 risulta attuata in modo sufficientemente omogeneo su tutto il territorio piemontese, sia per quanto concerne gli aspetti relativi alle attività espletate a livello consultoriale, sia per quanto concerne più specificatamente l'intervento ospedaliero.
Tale affermazione trova riscontro sia nella sempre più ampia diffusione delle attività consultori ali che, in base ai dati nazionali, pongono il Piemonte tra le Regioni con più alto numero di consultori, sia nella documentazione inviata dalle strutture ospedaliere che evidenziano una risposta in larga misura sufficiente in termini di tempi di attesa ed in termini di tempi di degenza.
In particolare, per quanto concerne l'attuazione di quanto previsto dal primo comma dell'art. 2 della legge 194/78, si sottolinea che coerentemente con le linee fondamentali del piano socio-sanitario del Piemonte, che prevedono l'integrazione del settore sanitario con quello sociale e che ovviamente nel settore di cui trattasi assumono una rilevanza del tutto particolare, in tutte le equipes consultoriali sono presenti le figure professionali che hanno come compito specifico non solo l'adempimento di quanto previsto dalla legge, ma soprattutto l'attivazione di tutti gli interventi sociali ed assistenziali che si rendono necessari per garantire la tutela della procreazione libera e responsabile e la tutela della salute psicofisica della madre e del bambino.
Va ancora sottolineato che l'attuazione della legge regionale 20/82 e la programmazione delle attività socio-assistenziali da parte delle USSL nell'ambito dei PAS, deve consentire il perseguimento delle finalità di cui sopra in modo più consono alle esigenze dell'utenza garantendo, tra l'altro, il mantenimento dei legami familiari, delle possibilità lavorative, delle relazioni interpersonali, ecc.
In relazione alla situazione dei consultori familiari si deve innanzitutto osservare che i consultori istituiti in base alla legge 405/75 ed alle leggi regionali 39/76 e 39/77, sono 152 di cui 21 privati; tali strutture con l'avvio delle USSL ed il conseguente trasferimento della gestione dagli Enti locali (Comuni, Comunità montane, Consorzi) all'USL.
hanno assunto e stanno tuttora assumendo una sempre maggiore diffusione sul territorio per consentire una migliore accessibilità dell'utenza e l'attuazione di quanto previsto dalla legge regionale 10/3/1982, n. 7, che individua le attività consultoriali come attività di base da espletarsi quindi a livello di distretto.
Si può anzi affermare che la distribuzione delle attività consultoriali nei distretti e la presenza quindi dell'equipe a tale livello costituisce nella maggioranza delle situazioni il primo nucleo dell'attività del distretto, alla quale gradualmente si tende ad accorpare le altre previste dall'allegato 2 della succitata legge.
In relazione a quanto sopra si sottolinea che il piano socio-sanitario regionale non intende superare il consultorio come attività bensì il consultorio come struttura a se stante e, nella definizione delle attività consultoriali, non solo elenca quelle previste dalla legge 405/75 e 194/78 ma le amplia nell'ambito del perseguimento di tutte le finalità del progetto di cui all'allegato 12 della legge regionale 7/82.
Tale impostazione trova riscontro nelle linee direttrici della legge 833/78 e negli orientamenti che da tempo stanno emergendo a livello nazionale secondo i quali, in una logica di globalità ed unitarietà d'intervento, devono essere superate settorialità che provocano sovrapposizioni e discontinuità degli interventi stessi. E' quindi nell'ambito dell'istituendo dipartimento materno-infantile che devono essere recuperate al massimo esperienze e professionalità tali da consentire l'erogazione di tutte le prestazioni necessarie all'utente.
In tale prospettiva quindi il quadro organizzativo dell'USSL deve ricomprendere completamente le attività consultoriali non già per sostituirle, bensì per ampliare la metodologia di approccio all'utenza in atto presso i consultori all'equipe di base nel suo insieme ed appare quindi evidente che le attività ostetrico-ginecologiche e pediatriche già svolte presso tali strutture devono essere estese a tutti i distretti. Il modello operativo del consultorio diviene pertanto modello operativo dell'equipe di base, che si avvale, nelle diverse circostanze, della professionalità di tutti gli operatori presenti sul territorio, superando le logiche ambulatoriali che spesso caratterizzano gli interventi del settore.
E' ancora nell'ambito dei servizi di base dell'USSL che devono essere garantiti: la consulenza sanitaria, sociale e psicologica al singolo ed alla coppia per una procreazione libera e responsabile l'informazione e l'educazione sessuale la consulenza preconcezionale con particolare riferimento all'indagine genetica l'assistenza a tutte le gravidanze con controlli periodici predeterminati e individuazione precoce di quelle a rischio il collegamento con l'ospedale al momento del parto i controlli sanitari periodici sui bambini secondo protocolli che individuino i maggiori rischi nelle fasce più precoci.
Si rileva infine che nell'ambito delle attività sopra descritte emerge lo spazio che può essere occupato dalle attività di volontariato, in particolare per ottemperare a quanto previsto dal secondo comma dell'art. 2 della legge 194/78.
Nell'ambito della diffusione a livello di base delle attività consultoriali è implicita la possibilità da parte delle USSL di avvalersi in attesa dell'approvazione dell'apposita legge regionale, ai sensi dell'art. 45 della legge 833/78 e delle leggi regionali 3/80 e 20/82, delle associazioni di volontariato per il conseguimento delle finalità non solo della legge 194 ma di tutto il progetto materno-infantile.
In relazione, poi, ad alcuni aspetti che la collega non aveva evidenziato nella sua interpellanza, posso ribadire: primo, il fenomeno delle recidività ha punte massime con la media del 5%. Non rappresenta quindi, allo stadio attuale, un fenomeno di particolare gravità considerando che i dati che stiamo raccogliendo (e all'inizio ho detto che sono relativi al primo semestre) non ci permettono ancora di fare delle considerazioni più puntuali. Ma io credo che, nelle prossime settimane secondo quanto previsto nazionalmente e regionalmente per la raccolta dei dati, faremo pervenire a tutti i colleghi i resoconti puntuali di queste informazioni; non più limitatamente al primo semestre dell'82, come erano già stati distribuiti in occasione della precedente interpellanza.
Devo aggiungere che esaminando globalmente i dati, comparati mese per mese, dobbiamo dire che le interruzioni volontarie della gravidanza seppure non ancora complete, mantengono un elemento di costanza e non di espansione. Già in precedenza avevo espresso la nostra impressione, da approfondire sulla base di ulteriore documentazione, che questa costanza contenga, al suo interno, un fenomeno di particolare interesse. Ovvero, la costanza di una riduzione, nella nostra Regione, di aborti clandestini; il che ci può permettere anche di considerare l'ipotesi di una riduzione globale degli aborti, sommando sia quelli clandestini che quelli effettuati, in termini di dati di maggiore efficienza, dalle strutture pubbliche.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BENZI



PRESIDENTE

La parola alla signora Bergoglio.



BERGOGLIO Emilia

L'Assessore Bajardi, nella sua risposta, ci ha indicato quelle che, a suo avviso, sono le competenze che rimangono presenti nei consultori. In effetti, noi non siamo preoccupati per il fatto che il consultorio sia, o meno, una struttura autonoma rispetto alle altre strutture sanitarie, da un punto di vista amministrativo o giuridico. Noi siamo preoccupati che rimanga una struttura definita, pur collegata certamente con gli altri servizi, nella sua specificità di interventi. Perché la preoccupazione che abbiamo cercato di sottolineare, nasce dal problema, forse banale, forse semplice, che però, in carenza di personale e di mezzi, si finisca per distogliere di fatto, dal settore della prevenzione, globalmente inteso personale e mezzi per dirottarli sul settore della diagnosi e della cura.
Questo è un fenomeno che, purtroppo, l'Assessore ben sa, si sta verificando e ci preoccupa, come penso preoccupi anche lui, perché non è un fenomeno legato soltanto all'attività specifica del consultorio, ma è un fenomeno che sta anche allargandosi ad altri problemi. In questo momento stiamo, sia pure in una disattenzione veramente preoccupante, stante il problema, stante la sua gravità e la sua importanza, discutendo del problema del consultorio. Io vorrei riferirmi, poiché non ho altri dati nelle mie considerazioni che molto brevemente intenderei ancora fare, a quelli che sono i dati ufficiali che il Ministero della Sanità ha fornito in un tempo ancora recente. E da questi dati (probabilmente come già ci accennava l'Assessore, saremmo in grado di averne di più aggiornati nei prossimi giorni: dati che si riferiscono al terzo trimestre '81, quindi dati ormai vecchi da questo punto di vista), si può dedurre che, forse, i dati relativi all'aborto sono stazionari in senso assoluto, cioè n crescono né decrescono. E questo non è un fatto positivo.
C'è un fenomeno che, sempre in relazione a questi dati forniti dal Ministero della Sanità, ci pone qualche preoccupazione; anzi, ci pone varie preoccupazioni. Ed è il fatto che c'é un aumento del numero degli aborti per nati vivi; quindi, in percentuale, il numero degli aborti rispetto al numero dei nati vivi, è in aumento. Ed è in aumento specialmente nella fascia di età tra i 18 e i 35 anni.
Questi sono dati dedotti ufficialmente da una relazione presentata in Parlamento. E noi riteniamo che questo fenomeno, dal punto di vista numerico, sia grave particolarmente in Piemonte, perché in Piemonte non siamo soltanto al primo posto, o tra i primi posti, come diceva l'Assessore Bajardi, nel numero delle strutture consultoriali, ma siamo al terzo posto nella graduatoria degli aborti. Veniamo dopo la Valle d'Aosta e l'Emilia Romagna.
E quindi, questo fenomeno, a nostro avviso, persiste nella sua gravità ad una lettura attenta di queste cifre; anzi, pare sia in aumento rispetto alle previsioni. Ma le previsioni, in questo campo, non sono dato certo quindi io mi limito soltanto a sottolineare questa preoccupazione.
Vorrei comunque sottolineare qual è lo scopo che, anche attraverso l'interpellanza, noi vogliamo raggiungere; intanto, vogliamo sollecitare all'Assessorato competente, un'osservazione attenta ed uno studio del problema come espressione di un'effettiva preoccupazione, come presupposto indispensabile per una vera azione preventiva. Vogliamo sollecitare quindi un'assunzione del problema in termini di una prevenzione dell'aborto clandestino o legale che esso sia; e, in ordine a questi due obiettivi riteniamo di dover sottolineare che ci pare pericolosa la tendenza di dare per scontata (e questo lo si evince dalla relazione nazionale, Assessore Bajardi, e non dalle sue dichiarazioni, quindi non ne faccio una responsabilità alle cose che lei ha qui in aula ricordato, ma a quanto in sede nazionale è stato presentato in Parlamento) la riduzione della clandestinità, proporzionalmente all'aumento dell'aborto legale. E non si possono negare o ignorare dati contraddittori rispetto all'ipotesi che già troppo facilmente si dà per scontata; anche per il sorgere dimostrato di centri di clandestini, dopo l'avvio della 194. Ci sono notizie di cronaca non è il caso che io stia qui a citarli. E il calo delle nascite che comunque, si verifica, ha tra le sue cause anche l'aumento dell'abortività.
Su questo credo ci sia un dato che, anche se il numero in assoluto non è in aumento, rapportato al numero dei nati vivi, questo numero sta aumentando. E quindi noi chiediamo alla cortesia, ma anche alla sensibilità dell'Assessore, oltre che alla responsabilità politica che ci coinvolge tutti, una seria verifica dell'esattezza dei dati che sono posti a fondamento di questa legislazione. In ordine al secondo obiettivo, vogliamo ricordare che il termine prevenzione è una parola ormai abusiva da tutti gli schieramenti politici e culturali. Ognuno di noi, quando non sa come uscire da questi problemi, parla di prevenzione; ma ci sono certamente delle profonde differenze sul modo di intenderla, a seconda della matrice culturale di chi propone questo tema. E, comunque, riteniamo che, sul terreno della prevenzione, si debba e si possa cercare di costruire una più larga unità possibile tra tutte le forze politiche e sociali. Cioè, non possiamo considerare risolto il problema per il fatto che si è messa in piedi una struttura che, comunque, risolve (uso questo termine tra virgolette), in qualche modo, il problema. E cioè lo risolve con una sostanziale via libera all'aborto.
In sostanza, noi riteniamo di proporre, al fine di attuare e predisporre un programma di prevenzione, innanzitutto di approfondire le motivazioni dell'aborto. Lo dicevo già nella fase di illustrazione dell'interpellanza; bisogna conoscerne le cause per intervenire; non si possono dare per scontati degli accertamenti che si limitano a prendere atto della dichiarazione di volontà della persona interessata. Bisogna analizzare il fenomeno di recidiva. Io non so se i dati che ha l'Assessore siano giusti o meno. Presumo di sì, perché non credo che, volontariamente ci dia dei dati incerti; però, da parte di operatori sanitari interessati a questo problema, in quanto operano in questo settore, quindi, non in quanto obiettori o in quanto persone disinformate, si parla di preoccupante aumento di questo fenomeno della recidiva. Tant'é vero che dai dati sull'applicazione della legge 194, sempre in riferimento nazionale, c' per esempio, nell'Emilia Romagna, un fenomeno di recidiva che arriva al 16 . Quindi noi, in base a questo, vogliamo anche conoscere quali saranno le iniziative in ordine a questa prevenzione, sia prima che dopo il concepimento.
E non vorremmo che, quando si parla di prevenzione, ci si limitasse semplicemente alla contraccezione; ricordando che, in molti Paesi, si sono registrati dei fallimenti di massicce azioni e di campagne a favore della contraccezione. Basta citare il rapporto Kinsey, non sto a dilungarmi, il quale, certamente, è uno studio scientifico attendibile, nel quale si è verificato che c'é un aumento della tendenza all'aborto proprio in quei Paesi dove più massicciamente è diffusa la contraccezione.
Queste indagini sono state condotte in Francia, in India e in Giappone io le pongo all'attenzione dei colleghi. Non solo, ma questa affermazione ha trovato riferimento anche in giornali e in documenti non certamente di parte cattolica o di parte democristiana. Per esempio, l'articolo apparso su "Rinascita" l'11 giugno 1982; e, quindi, desideriamo risottolineare l'esigenza di fondare un'autentica prevenzione, sulle implicazioni personali della sessualità e sul riconoscimento del valore della vita. Mi pare che questo sia un punto centrale che, anche se il tempo è limitato vada sottolineato.
Siamo convinti, Assessore Bajardi, che molte cause dell'aborto possono essere rimosse attraverso interventi di tipo economico, sociale ed assistenziale, talvolta di portata generale e talvolta specifiche, per il singolo caso, e superabili con singoli interventi. Quindi, insistiamo sull'esigenza di incentivare, come azione positiva, un'educazione al rispetto della vita e di valorizzare e cercare la collaborazione di associazioni e gruppi di volontariati, anche secondo quanto l'art. 2 della legge 194 prevede nell'assistenza alle maternità difficili o indesiderate e di utilizzare, nella medesima direzione, anche l'impegno di quegli operatori sanitari che sono obiettori di coscienza.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Interpellanza del Consigliere Viglione inerente il servizio d'emergenza nell'ambito della divisione ospedaliera di cardiochirurgia; interrogazione dei Consiglieri Bontempi, Revelli e Ferrari inerente la riorganizzazione dell'attività presso il Centro di emodinamica delle Molinette


BERGOGLIO Emilia

interpellanza del Consigliere Viglione inerente i lavori di ristrutturazione del Centro Blalock; interrogazione dei Consiglieri Bastianini, Marchini e Turbiglio inerente le strutture di cardiologia infantile dell'Ospedale Regina Margherita di Torino



PRESIDENTE

Esaminiamo, infine, le seguenti interrogazioni ed interpellanze: interpellanza del Consigliere Viglione inerente il servizio d'emergenza nell'ambito della divisione ospedaliera di cardiochirurgia; interrogazione dei Consiglieri Bontempi, Revelli e Ferrari inerente la riorganizzazione dell'attività presso il Centro di emodinamica delle Molinette interpellanza del Consigliere Viglione inerente i lavori di ristrutturazione del Centro Blalock; interrogazione dei Consiglieri Bastianini, Marchini e Turbiglio inerente le strutture di cardiologia infantile dell'Ospedale Regina Margherita di Torino.
Risponde a tutte congiuntamente l'Assessore Bajardi.



BAJARDI Sante, Assessore alla sanità

L'omogeneità della materia non esclude la pertinenza di alcuni aspetti affrontati nelle interrogazioni e nelle interpellanze e comporterà forse un giudizio di maggiore accentuazione di qualche informazione; ma è doveroso per poter rispondere al complesso dei quesiti che sono stati posti.
Nel 1970 l'Amministrazione dell'Ospedale Maggiore San Giovanni Battista e della Città di Torino accettò una donazione di apparecchiature per particolari esami cardiologici ed emodinamici, disposta dal Comm. Orfeo Pianelli.
Nell'anno successivo la donazione venne attribuita al laboratorio di emodinamica, sistemata in via provvisoria e temporanea presso la sezione di cardiologia della Clinica Medica dell'Università e nello stesso tempo, con deliberazione n. 729 del 16 dicembre, venne istituita una divisione di cardiologia presso la sede delle Molinette, costituita da una sezione di degenti, un'unità coronarica, il Laboratorio di cardiologia emodinamica (Centro Pianelli) ed il servizio di elettrocardiografia.
Nell'anno 1972, con lettera n. 1668 del 5 aprile, il Presidente dell'Ente ospedaliero precisava al Medico Provinciale, e per conoscenza all'Assessorato regionale alla sanità, che il Centro Pianelli costituiva di fatto, il "Laboratorio per l'espletamento delle indagini strumentali a favore di tutti gli assistiti degli Ospedali" di cui all'art. 31 del D.P.R.
128/1969 ed avrebbe costituito parte integrante della divisione di cardiologia già regolarmente approvata dalle autorità regionali e di prossima costituzione presso quell'Ente ospedaliero.
Si informava altresì che le attrezzature costituenti il Centro Pianelli di proprietà ospedaliera e dislocate pro-tempore in ambulatori della Clinica Medica, sarebbero state poste a disposizione del complesso Ospedale Università mediante rapporti da regolare con apposita convenzione.
Successivamente - deliberazione n. 4/428 del 30/11/1972 - il Laboratorio di cardiologia emodinamica ebbe propria dotazione organica quale servizio autonomo.
Nessuna decisione, né a livello ospedaliero, né a livello regionale venne mai assunta in ordine all'esercizio di un servizio di emergenza specifica per tutto il Piemonte nell'ambito della divisione ospedaliera di cardiologia, neppure quando - deliberazione n. 1 dell'11/1/1978 - venne istituito il dipartimento di cardiologia costituito, oltreché dal predetto Laboratorio ospedaliero di cardiologia emodinamica, anche dalla sezione di cardiochirurgia (Clinica chirurgica generale), dalla prima Divisione di cardiologia (Clinica delle malattie dell'apparato cardiovascolare), dalla seconda Divisione di cardiologia (Clinica di fisiopatologia cardio circolare) e dalla Divisione ospedaliera di cardiologia.
Nel novembre 1980 - deliberazione n. 1431 - in considerazione delle riserve da più parti espresse circa il modello organizzativo dell'emodinamica come servizio autonomo, venne regolamentata l'attività emodinamica in modo che fosse consentito l'uso delle apparecchiature al Centro Pianelli da parte di tutte le divisioni e servizi ad indirizzo cardiologico sopraelencate.
Tale nuova regolamentazione, avviata nell'aprile 1981, è stata annullata dal TAR del Piemonte su ricorso dell'aiuto capo servizio di emodinamica e contro tale sentenza è pendente giudizio avanti al Consiglio di Stato.
Debbo però informare i colleghi del Consiglio che il capitolo dell'emodinamica alle Molinette ha avuto una sua evoluzione negli anni passati; nel 1980 e 1981 fu decisa l'istituzione di una seconda emodinamica che, con l'avvio di ristrutturazione della vecchia sede del Blalock, viene ad assumere la caratteristica di una riorganizzazione globale della cardiochirurgia e del centro emodinamiche con la disponibilità di due sale affiancate: la prima sala di emodinamica (quella cui si fa cenno in una delle interpellanze) sarà definitivamente sistemata entro giugno di quest'anno; la seconda sala di emodinamica sarà sistemata successivamente nei primi mesi dell'autunno.
Esiste un problema dell'obsolescenza delle attuali attrezzature emodinamiche del Centro Pianelli e su questo capitolo si dovrà discutere con L'USL 1-23 in relazione a decisioni che sono intervenute nell'ambito dell'Università relativa alla sospensione della seconda Divisione cardiologica del prof. Zardini che si è trasferito a Verona e, quindi, la trasformazione della divisione cardiologia in medicina.
Il quadro complessivo di questi interventi credo abbia creato le condizioni per una più puntuale ripartizione dei ruoli dell'Università e nell'ambito della cardiologia e nelle connesse attrezzature emodinamiche in modo che possa risolvere nel merito della soluzione dei problemi le questioni poste dal contenzioso ed aperto da un operatore delle Molinette nei confronti del Consiglio di amministrazione e sul cui contenzioso ovviamente i singoli cittadini hanno il pieno diritto di resistere fino alle ultime implicazioni, ma altrettanto le stesse strutture pubbliche di contrapporre le proprie argomentazioni, all'Amministrazione regionale non compete certo intervenire ed interferire su questo contenzioso a cui è estraneo, ma di creare le condizioni affinché gli elementi di base del contendere risolvano alla radice, eliminando gli elementi di contenzioso tra servizio sanitario e strutture universitarie, creando le condizioni per l'utilizzo più ampio delle professionalità di tutti quanti gli operatori.
In particolare, il piano socio-sanitario della Regione Piemonte per il triennio 1982-1984 non prevede l'istituzione di servizi autonomi di emodinamica, ma li ricollega sempre ad una divisione di cardiologia, salvo la necessità di adeguamento dipartimentale negli stabilimenti ospedalieri previsti quali sede anche di cardiochirurgia.
Va anche ricordata l'istituzione dei D.E.A. di primo e secondo livello (deliberazione n. 149-3263 del 30/4/1975 approvata all'unanimità dal Consiglio regionale) ai quali spetta garantire l'emergenza cardiologica negli ospedali sede di D.E.A. di primo livello e, in seconda battuta o per i casi che presentino immediatamente maggior gravità, nei D.E.A. di secondo livello ed in tale deliberazione la sede delle Molinette è stata individuata come D.E.A. di secondo livello.
L'approvazione della legge di piano, con apposito comparto (allegato 16) dedicato alla cardiologia, definisce in modo compiuto la corretta distribuzione di tali servizi nei quattro quadranti del Piemonte.
Resta comunque implicito che si debba andare al più presto (progetto ospedali torinesi dell'USL 1-23) al riordino della cardiologia in Torino ed in particolar modo all'interno del San Giovanni.
Per quanto riguarda specificatamente i lavori di rinnovo del Centro Blalock - i cui lavori hanno avuto inizio nell'ottobre del 1981 - risulta che i lavori stessi hanno avuto sostanzialmente termine.
Infatti, il Centro potrà essere ufficialmente riaperto dopo l'inaugurazione ufficiale fissata per venerdì 21 nel corso di questa settimana alla presenza del Ministro, colgo l'occasione per invitare i colleghi che intendano partecipare; la cerimonia è fissata alle ore 17 del giorno 21 gennaio e, nel mese successivo, dopo pochi giorni, verrà chiusa la sede nella quale sono state transitoriamente esercitate le attività cardiochirurgiche per adulti. E' il caso di ricordare che il potenziale del Centro rinnovato è di 650 interventi annui in C.E.C.
L'entrata in funzione del nuovo Centro cardiochirurgico di Torino costituisce altresì tappa fondamentale nell'attuazione del piano socio sanitario regionale per il triennio 1982-1984 (allegato n. 16).
Sull'operatività di tale Centro, infatti, può innestarsi sia il processo di formazione del personale, particolarmente paramedico, per lo sviluppo in altre sedi di attività cardiochirurgiche per adulti, sia il rafforzamento delle attività di cardiochirurgia pediatrica.
In data 26 giugno dello scorso anno i proff. Provenzale, Dalla Volta e Polizzi, membri della Commissione nazionale per la cardiochirurgia istituita presso il Ministero della Sanità, hanno svolto sopralluoghi a Torino, Vercelli e Novara per verificare, nella prima sede, lo stato delle attrezzature specifiche e, nelle seconde, l'idoneità o meno ad ospitare un reparto di cardiochirurgia.
Successivamente, la Commissione regionale per l'attuazione delle indicazioni del già citato allegato 16 del piano socio-sanitario regionale ha istituito nel suo seno una Sottocommissione per la cardiochirurgia (Angeletti, Galanzino, Aquaro, Margaglia, Casaccia, Morea, Rossi) che in data 24/11/1982 si è recata a Novara e, confermando il parere favorevole già espresso dai proff. Provenzale, Dalla Volta e Polizzi, ha fornito suggerimenti in ordine sia ai lavori da svolgere nel complesso operatorio di quell'ospedale al fine di renderlo pienamente idoneo allo svolgimento di attività cardiochirurgiche, sia al processo di formazione del personale.
Alla base di tali indicazioni l'Ufficio tecnico dell'USSL 51 (Novara) sta predisponendo un progetto che prevede una spesa dell'ordine di 550 milioni di lire, al fine di: a) trasformare due delle esistenti sale operatorie in camere atte a svolgere le attività cardiochirurgiche, introducendo nel quadro edilizio esistente i necessari accorgimenti al nuovo centro cardiochirurgico di Torino, al fine di garantire un uniforme orientamento di attività ed il necessario supporto, come anche è possibile, con soluzioni tecniche semplice e poco onerose, migliorare il grado di asepsi delle sale operatorie del Regina Margherita.
In tal modo è da ritenere che le attività di cardiochirurgia infantile possano, entro il 1983, salire ad unamedia di 8/10 interventi mensili fermo restando l'obiettivo di 150 interventi annui/C.E.C, raggiungibili dopo la costruzione del nuovo blocco operatorio.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PICCO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Viglione.



VIGLIONE Aldo

Colleghi Consiglieri, mi consentirà l'Assessore di dolermi gravemente per aver avuto una risposta ad interpellanze che avevo presentato da lunghissimi mesi e di cui, egli, non ha sentito il dovere o, comunque l'opportunità di fornire una spiegazione per tutto questo lungo tempo trascorso.
D'altronde, l'Assessore sa quanta divisione ci sia su questo problema ed evidentemente non sto qui a riaccendere una polemica che ci ha visti, se non contrapposti, quantomeno in campi diversi, sul problema della cardiologia, nel senso più lato della parola.
Come tutti sanno, e sembra che l'Assessore l'abbia scoperto soltanto in questi giorni, egli dice su esperienze straniere (non so chi gli abbia scritto questa frase: "su esperienze straniere" - chissà perché non su esperienze nostre, piemontesi o italiane) che nella nostra comunità regionale e, in genere, nel Paese, si muore di cuore nel 50% dei casi.
Sono anni ormai che, da parte del nostro Gruppo, rappresentiamo questo fatto; nel lungo corso del piano socio-sanitario regionale abbiamo posto l'accento su questa situazione che poi è correlata all'altra situazione dei tumori; perché oggi, sconfitte o quasi le malattie infettive, abbiamo due grandi campi sui quali lavorare: uno è quello del cuore, l'altro è la parte relativa agli effetti tumorali; ma le nostre invocazioni, le nostre dichiarazioni alla stampa, dopo lunghi mesi, dopo lunghi anni, solo oggi trovano qui, in quest'aula, una risposta.
Noi, questo, non lo possiamo tacere.
Vorrei anche dire all'Assessore che la risposta che egli ha dato noi l'avevamo già trovata sulla stampa, espressa dal non ignoto giornalista Garbarino, che ci aveva già dato tutte le informazioni circa un mese fa quindi conoscevamo esattamente il problema un mese fa e, quindi, la risposta di oggi ha per noi modesto significato.
Peraltro, amabilmente, l'Assessore ha tenuto a ricordarci che , venerdì prossimo si inaugura, e ciascuno può ritenersi invitato, il nuovo Centro cardiochirurgico (e noi lo ringraziamo per questa sua cortesia verso chi come noi, per tanti anni, ha rappresentato all'Assessore la necessità di andare in quella direzione, trovando, se non ostilità, quantomeno indifferenza, quando si conosceva perfettamente la situazione piemontese e cioè che il 50% o il 45% delle persone muore per problemi attinenti ai cuore o, comunque, come si dice, di cuore).
Vorrei ricordare all'Assessore che, in questo campo, negli ultimi anni sono avvenute profonde trasformazioni. La figura del cardiologo si è modificata profondamente; con l'avvento della cardiochirurgia, nei sette otto ultimi anni, la figura del cardiologo, il quale era solo, spesso impotente, oggi, invece, ha trovato rilievo grazie ai grandi progressi fatti dalla cardiochirurgia.
Sembra quasi che questo l'abbiamo appreso, come ci ha detto l'Assessore, da esperienze straniere.
Noi non l'abbiamo appreso, diciamo all'Assessore, da esperienze straniere, ma l'abbiamo appreso, invece, da esperienze nostre, locali, nel nostro territorio.
Pare strano che un Assessore voglia dire (principalmente zone filtro e differenzazione dei percorsi) atti a garantire la più completa asepsi dei locali b) costruire, in adiacenza dell'area operatoria, usando locali già esistenti ed in corso di trasformazione, un'unità di rianimazione post operatoria specifica.
L'esecuzione di tali lavori consentirà di disporre di servizi capaci di garantire, a regime, non meno di 450 interventi annui in circolazione extracorporea. Il tempo previsto per l'esecuzione di tali lavori è di quattro mesi (oltre al tempo necessario per l'iter burocratico).
E' previsto che, nelle more dell'esecuzione dei lavori prima descritti si dia corso all'opera di reperimento, nell'ambito dello stesso Ospedale di Novara, di personale paramedico da avviare al Centro Blalock di Torino per una fase di formazione. Tale operazione - che non richiede nuove assunzioni consentirà non solo di preparare tecnicamente il personale che opererà a Novara, ma di accelerare il raggiungimento della fase a regime dello stesso Blalock, per il cui personale occorre invece procedere ad integrazione mediante nuove assunzioni, ferma restando la necessità che L'USSL 51 preveda le opportune variazioni alla pianta organica per l'istituzione del nuovo reparto.
Così stando le cose non è azzardato ritenere che a cavallo fra l'83 e L'84 il Centro di Novara possa entrare in funzione. In tal modo saranno garantite le presenze richieste per il settore adulti dalla prima citata Commissione nazionale per la cardiochirurgia che ci ha ribadito l'indicatore dei due interventi ogni 10 mila abitanti, ossia, non meno di 900 interventi cardiochirurgici, mentre la sistemazione a regime del Centro cardiochirurgico torinese e quello di Novara ci porterà ad una cifra di 650+450=1.100, cioè 200 interventi in più rispetto alla confermata indicazione della Commissione Puddu di due interventi su 10 mila abitanti.
E' però noto, sulla base di esperienze straniere, che le attività cardiochirurgiche vanno allargandosi, soprattutto per lo sviluppo di nuove tecniche, con particolare riferimento alla chirurgia valvolare. Ed è in ragione di ciò che nell'allegato del piano abbiamo scritto (e leggo testualmente): "che la prospettiva di piano è di assicurare la presenza di reparti di cardiochirurgia in ognuno dei quattro quadranti (Alessandria Cuneo, Novara e Torino) e pertanto l'azione congiunta dei centri di Torino e di Novara e delle emodinamiche presenti negli ospedali con essi collegati, sarà in grado di fornire alla Regione già nel corso del 1983, e più ancora nel 1984, tutti quegli utili momenti informativi tali a configurare un assetto definitivo delle cardiochirurgie come prospettiva di piano, dal primo piano regionale socio-sanitario".
Per quanto riguarda la cardiochirurgia infantile è noto che tale attività ha da tempo avuto inizio presso la sede dell'Ospedale Infantile Regina Margherita di Torino, attività che negli ultimi sei-sette anni è andata decrescendo fino ad una cifra, registrata nel 1982, di circa 70 interventi, di cui 35 o 46 in circolazione extracorporea. E proprio in ragione di questa decrescenza si è riflettuto e si è giunti alla conclusione che non esistono motivi da far ritenere l'attività non opportuna. Al contrario è necessario - stante la richiesta di interventi specifici che provengono, come per la cardiochirurgia degli adulti, anche dalla finitima Regione della Valle d'Aosta - rafforzare le strutture ivi esistenti. Tutto ciò richiede: 1) la costruzione di un nuovo blocco operatorio a specifico servizio della specialità 2) l'istituzione di un servizio di cardiologia infantile, operazioni entrambe di non immediata soluzione, anche se occorre dar subito avvio alle medesime. In tale quadro la Regione finanzierà nel prossimo triennio la costruzione di un nuovo blocco operatorio per la cardiochirurgia infantile e l'acquisto di apparecchiature ed attrezzature per emodinamica e cardiodiagnostica, mentre L'USSL 1-23 potrà avviare il processo di istituzione del nuovo servizio.
Nelle more è possibile collegare in forma dipartimentale la cardiochirurgia infantile con che apprende situazioni di questo genere da esperienze straniere.
E quando, nel piano regionale sanitario, noi abbiamo posto l'accento sulla necessità di potenziare queste strutture, è malgrado l'ostilità dell'Assessore che siamo andati a indicare, nei quadranti di Torino, Cuneo Alessandria e Novara, l'opportunità di porre dei presidi, in quella direzione e, quindi, di costituire subito una serie di presidi perch proprio su questo campo si allargherà ancora la ricerca, si allargheranno ancora le soluzioni nel campo della cardiochirurgia e cardiologia; quindi sostanzialmente, vi sarà un'espansione in quella direzione.
Ebbene, tutto questo è stato scritto. E poi è arrivata una Commissione Puddu.
Io voglio sapere, quando la sanità è rimessa alle Regioni, in cosa pu intervenire una tale Commissione Puddu, Senza aver visto l'Ospedale di Cuneo , senza aver visto l'Ospedale di Alessandria, la Commissione Puddu sceglie Novara e viene a dirci una cosa a cui noi, dopo l'esperienza del Blalock, non crediamo affatto, e cioè che, fra qualche mese, Novara funzionerà come reparto cardiochirurgico. Si è anche dato prova di leggerezza, anche con una dichiarazione alla stampa, quando si disse che era stato scelto Novara, come unico momento di riferimento cardiochirurgico, quando il piano sanitario regionale parla di quattro quadranti, dove ci sono Cuneo, Alessandria, Torino e Novara.



SANLORENZO Dino, Vicepresidente della Giunta regionale

Il centro di emodinamica è a Novara.



VIGLIONE Aldo

Il centro emodinamico non ha nessuna importanza. Io non contesto che sia a Novara, dico che il piano sanitario prevede queste cose, quindi non c'entra niente; Novara va anche bene, non ho detto che a Novara va male.
A questo punto dobbiamo dire che, evidentemente, solo ora, dietro le nostre insistenze, siamo arrivati a realizzare, per prima cosa, dopo una spesa notevole, un miglioramento al Blalock.
Noi siamo ancora scettici su questo fatto; perché in tre anni, ogni momento, quando sollevavamo il problema, ci veniva detto che questo sarebbe stato inaugurato a giugno, poi ad ottobre; da ottobre a gennaio, da gennaio a febbraio; e poi apprendiamo ora che sarà inaugurato e funzionerà (qui possiamo fare veramente un rapporto con le esperienze straniere) con un personale almeno complessivamente doppio di quello che hanno in altri centri dell'Europa; e funzionerà facendo esattamente la metà delle operazioni; e quando andremo poi a vedere, a regime, vorrò ancora controllare se questo corrisponderà al vero.
Negli altri centri, con metà personale, avvengono, in genere mediamente, cinque operazioni a cuore aperto, più altre due operazioni che interessano il cuore sotto aspetti diversi: con metà personale e con metà spesa.
Ed allora ci si lasci rilevare, con quella forza che ci sentiamo di poter esprimere proprio perché per anni abbiamo sostenuto la necessità fondamentale di andare a cogliere i perfezionamenti che avvengono nel campo cardiologico, attraverso strumentazioni avanzatissime, strumentazioni di cui non si è parlato assolutamente stamattina, che queste strumentazioni sono oggi in mano a dei privati, e che i privati, in pochi mesi, hanno realizzato nella città di Torino 200 casi di cardiochirurgia. In pochi mesi e con il decimo della spesa che è stata realizzata da parte della Regione.
Di tutto questo, non si è parlato. Allora noi diciamo ed insistiamo perché è dovere della Regione affrontare il problema cardiologico, perch sul problema stesso, nella salute degli abitanti, dei cittadini della Regione Piemonte, così come di tutto il Paese, si giocano prezzi altissimi.
Se si è parlato del 54% della mortalità; rispetto a questo, vuol dire sostanzialmente, che siamo già nel campo maggioritario, come si dice: superiamo già il 50%. E, quindi, non c'é bisogno di attingere esperienze altrove; c'é soltanto bisogno di attingere qui. Ma allora bisogna cogliere le novità.
Quali sono le novità? Che il cardiologo si è sostanzialmente evoluto la sua figura si è trasformata: non è più in solitudine; gli si è aperto un campo nuovo attraverso la cardiochirurgia, gli si sono aperti campi nuovi attraverso strumentazioni avanzatissime. Citiamo soltanto gli eco-digitali quelle strumentazioni tridimensionali che stanno avanzando in questo momento e che possono essere di aiuto grandissimo, superando tutte quelle che sono le vecchie analisi, cruenti e così difficili, arrivando invece alla possibilità di analisi di massa, per l'individuazione di quelli che sono i fatti di cuore, coronarici o meno coronarici, i fatti arteriosi che sono quelli che poi generano oltre la metà della mortalità nella nostra Regione.
Di questo non si è parlato. Quindi, noi insistiamo che avvenga un profondo cambiamento in questa direzione. Abbiamo accennato che vi è il campo dei tumori che deve essere affrontato; abbiamo detto più volte che le punte di avanguardia della medicina, cioè la scienza, la ricerca, sono quelle che suggeriscono le soluzioni ottimali su un territorio, vi si riproducono (cosa che oggi avviene scarsamente), mentre invece bisogna proprio, su questo campo, giocare una partita importante, qual è, ad esempio, la scuola torinese, che era magari dei "baroni", di quelli che avevano magari lucrato somme ingenti, ma che pure aveva saputo dare, nei decenni addietro, degli importanti contributi alla scienza medica; oggi dopo la ventata della rivoluzione pseudo-culturale, non abbiamo più i "baroni", ma non abbiamo neanche più la ricerca, non abbiamo più nulla.
Allora, bisogna fare un profondo ragionamento se vogliamo dare un contributo; chiedo scusa all'Assessore di tutto questo; non me ne vorrà se io ritengo di dover esprimere sempre il mio libero pensiero. Ho atteso tanti mesi pazientemente, non ho mai detto niente, ho fatto delle osservazioni nelle mie brevissime interpellanze, riguardanti anche altri problemi, non solo quello del cuore.
Senza la volontà di cogliere le grandi novità, senza sapere che la cardiologia è profondamente modificata, senza sapere cosa vuoi dire una cardiochirurgia non ha fatto progressi enormi in sette anni, senza tutto questo, evidentemente, non vi sarà progresso nella nostra Regione. Dovremo forse ricorrere a Londra o a Parigi, lasciando un campo aperto già da tanti decenni, qui a Torino, come una zona del deserto? Chiedo scusa di questo, ma questa è l'opinione che il Gruppo socialista esprime, su questo tema, chiedendo all'Assessore di rimeditare certe cose di voler dare esecuzione ai dettati del piano socio-sanitario regionale, di non scegliere e di non avere alcuna flessibilità di scelta quando, nel piano, sono state scritte alcune cose non accettate per compiacenza del voto: ma sono pure scritte perché siano realizzate: non vi sono Province di serie B ed altre di serie A, non vi sono situazioni di serie A o di serie B; abbiamo detto che i quadranti debbono avere tutti quanti dei servizi che siano a livello: Cuneo, Alessandria, Novara e Torino pretendono di avere gli stessi livelli di servizi, comuni a tutti quanti.
Io chiedo scusa, ma evidentemente non potevo fare a mano di dire le cose che penso.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BENZI



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Revelli.



REVELLI Francesco

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, noi abbiamo anche presentato a suo tempo, molto tempo fa, un'interrogazione più specifica, sulla quale abbiamo ricevuto una risposta, in questa sede, se si vuole con tutti i ritardi rimproverati ma una risposta che ha illustrato anche un programma di lavoro.
Io non posso che dichiararmi soddisfatto, il che non vuol dire che non si possano fare delle osservazioni.
E le mie osservazioni sono tre, molto semplici: la prima, ritorna anche in questo campo, la questione del pubblico e del privato. E' una questione complessa e difficile, perché nessuno nega che spesso, nel campo privato, si possano, su spinte diverse da quelle che muovono la sanità pubblica o altri tipi di strutture pubbliche, realizzare settorialmente degli aggiornamenti, soprattutto nelle strumentazioni che paiono essere ottimali. Ma è dovere, comunque, di avere i centri pubblici, per un principio che, sino a quando non lo muteremo (e può darsi che sia oggetto di discussione, e di dibattito e lo è anzi, anche nell'atteggiamento attuale di certe forze politiche che hanno la loro opinione e propongono mutamenti in questo senso), noi riteniamo che il pubblico non debba intervenire in ciò che fanno i privati o debba intervenire soltanto quando i privati si dimostrano incapaci di risolvere determinati problemi. Questo vale per la scuola materna, per la scuola in generale, vale per la sanità per i servizi pubblici, per i trasporti e via discorrendo.
Detto questo, io vorrei solo ricordare al Consiglio che tempi più celeri e modi nuovi di amministrare, possono trovare anche degli intoppi nell'Amministrazione regionale, nell'amministrazione attuale dell'USL 1-23 ma starei molto attento nel lodare sempre il tempo passato.
Perché? Perché nessuno dimentica che cosa era il centro Blalock; perch nessuno dimentica che, senza scandali ma stando dalla parte dei malati di questa Regione (allora, Viglione era alla testa della Giunta, Enrietti Assessore alla sanità, l'ing. Giulio Poli Presidente dell'allora Consiglio di amministrazione del San Giovanni, e ci siamo misurati tutti responsabilmente, con questo problema) quel centro era in una situazione disastrata, che sembrava addirittura non fare onore al concetto, qui più volte richiamato e con il quale posso anche essere d'accordo, che ci fu un momento nella medicina italiana torinese, in cui al massimo di "baronia" tra virgolette corrispondeva anche una grande qualità del sapere.
La vicenda è stata lunga e difficile; e sappiamo anche che, con ricorsi e controricorsi (l'ha richiamato bene, qui, lo stesso Assessore Bajardi non certo a giustificazione ma per far capire da dove si parte per sapere dove si arriva) il centro Blalock ha messo in evidenza tutto un miracolismo sbagliato ed un'insufficiente specializzazione. La Regione, allora dimostrò, come tutte le Amministrazioni pubbliche condotte anche dalle sinistre, un grande senso di responsabilità, perché non si addentrò nelle questioni tecniche e specifiche che riguardavano gli operatori e le persone, ma chiese e si avvalse di un giudizio più elevato.
Questioni amministrative e questioni di intervento strutturale. A me fa piacere, Bajardi, e ti ringrazio perché, malgrado tutti i pasticci e le difficoltà che sempre intercorrono in questo campo, essendo figlio di medico, so anche quanto grande sia il divismo ed anche l'aspirazione a realizzare ciò che i medici si propongono: soprattutto i più saggi, i più capaci e i più competenti: ti ringrazio se non altro perché ci sentiamo sulla strada giusta.
E con ciò ci si deve convenzionare con la Pinna Pintor o con la Cellini? E' un discorso molto più vasto e molto più ampio e che deve essere valutato anche da parte degli stessi operatori della sanità.
Quanti vanno all'estero per essere operati? Quante volte sono certe Commissioni di cardiologi ad inviarli all'estero? C'è questo principio di concorrenza e di lotta interna, ci sono questi fatti che interferiscono profondamente anche nella serenità dell'amministrazione pubblica.
E bisogna riconoscere all'amministrazione pubblica che non è ottimale nella sua possibilità amministrativa. Sul complesso delle questioni strutturali che ha qui rappresentato Bajardi, io esprimo, a nome del nostro Gruppo, il pieno consenso anche per la scelta di Novara; il che non vuole affatto dire che non avremo i centri ad Alessandria e a Cuneo; ma bisogna partire dall'essenziale e partire anche dalla valutazione delle risorse.
Condivido tutto quanto ha detto Viglione, sul miglioramento della cardiologia, sulle profonde trasformazioni avvenute; e lui sa meglio di me anche per sue esperienze non solo di amministratore, ma perché attento culturalmente a questo settore della medicina, che, anche negli ultimi cinque anni, si sono fatti progressi in altri campi, che raccolgono e moltiplicano i frutti del progresso di duemila anni precedenti della medicina.
Io credo che in Italia, da quanto vedo dalle statistiche, sempre peraltro tutte imprecise anche a livello nazionale, si muoia oggi anche di epatite virale, di malattie infettive, niente affatto sconfitte dagli antibiotici; e credo ci sia una formazione arretrata del medico nel nostro Paese, del medico di base. Il che non impedisce di pensare che Torino debba essere, in qualche misura, il tempio della medicina piemontese; e si debba avere, senza dubbio anche nella ristrutturazione ospedaliera che qui è stata riproposta, per il progetto Torino, dallo stesso Assessore Bajardi un ruolo diverso, almeno per una parte degli ospedali e dell'Università. E che si sia in grado non di sminuire la funzione degli ospedali periferici ma piuttosto di costituire un punto di riferimento per tutti gli ospedali da parte dell'Università, dove il malato possa essere curato, anche a maggiori costi, ma con un risultato migliore. E che la ricerca non debba essere fatta soltanto in sede universitaria o in cliniche universitarie, ma debba avere la possibilità di utilizzare tutte le risorse umane che abbiamo anche nel settore ospedaliero, in quanto tale.
Seconda questione. Io non so se si muoia per il 50% dei casi di cancro.
Questa è una cosa che mi preoccupa enormemente. Rivelo la mia ignoranza statistica in proposito, prego l'Assessore di farci avere le statistiche su questo piano, perché l'affermazione del collega Viglione, attento a questi fatti, mi pare estremamente pesante e grave e, evidentemente, se così stanno le cose, siamo di fronte ad un disastro collettivo. Io vorrei appunto che queste statistiche, Assessore Bajardi, Presidente, ce le facciate avere in Consiglio; ne discuteremo in qualche misura, se mai anche con il conforto di esperti.
Terza questione: la scelta di Novara.
Non ci si fida dei tempi, può darsi che non sia la scelta più giusta.
Questo dubbio m'é parso di cogliere più nella risposta di Viglione che non nell'esposizione di Bajardi. Io non credo, Bajardi, se ho capito bene, che ciò implichi che questi quadranti non vengano realizzati secondo i tempi possibili della programmazione e delle risorse anche degli altri centri e che non si cerchi di mettere in condizione ogni quadrante di avere queste strutture e questo personale, la formazione di questo personale ed un adeguamento ottimale della situazione; non mi pare che la scelta di Novara abbia significato questo.
Io sono cuneese e posso dire che l'Ospedale di Cuneo è certamente uno degli ospedali migliori, più efficienti, meglio gestiti, con grandi risorse. Io non ho mai fatto rivendicazioni di tipo, mi si passi il termine, cooperative o campanilistiche. Ma credo, se ho letto bene il piano, che ci fossero alcuni interventi prioritari da fare su Alessandria e su Cuneo; la scelta prioritaria di Novara non esclude che si pervenga ad un completamento di questi quadranti, con le attrezzature complessive, se non nell'arco del primo piano, almeno nel secondo.
Conclusione. Garbarino ci ha dato queste notizie prima; egli è sempre molto attento a questi problemi. Io sono già contento, colleghi Consiglieri, e non credo sia un fatto di poco conto, che si inauguri venerdì questo Blalock. Io non verrò all'inaugurazione perché non ho problemi di questo genere, di essere protagonista in questa questione.
Credo che lo faccia bene la Giunta e chi, nelle Commissioni e nel Consiglio, si occupa più di questi problemi. Mi pare che sia un grande passo avanti, soprattutto se guardiamo, con realismo, al passato.
Riguardo ai privati, mi debbono ancora convincere sul miracolismo perché ricordo che si può anche vincere una battaglia sui giornali, ma si può anche spesso non convincere. Questo è il rischio che corriamo tutti, ma io sono, ripeto, soddisfatto e dico un grazie a Bajardi per il lavoro che ha compiuto.



PRESIDENTE

Per il Gruppo liberale ha la parola il Consigliere Bastianini.



BASTIANINI Attilio

Un padre ha un figlio che corre, gioca a pallone, scia, e ricorda che quasi dieci anni fa, dovette portare questo figlio al Regina Margherita; e di quei giorni terribili ricorda due cose: la prima, che non gli fecero nulla, non gli dissero nemmeno cosa avesse e, di soppiatto, gli suggerirono un indirizzo fuori Italia, in Europa. La seconda: questo figlio venne poi ricoverato in un letto accanto ad un altro bambino che aveva la dissenteria e ad un altro ancora che aveva un'altra malattia.
Sono passati dieci anni e se a questo padre capitasse la stessa sfortuna e riportasse il figlio al Regina Margherita dovrebbe ancora ricoverarlo accanto ad un bambino con la dissenteria e ad un bambino che ha la pertosse, o cose di questo genere.
E a quel padre, credo, gli si direbbe di stare tranquillo, perché è venuta la Commissione Puddu, che ha ereditato la Commissione Stefanini, o che è venuta la Sottocommissione di una Commissione regionale. In dieci anni, la realtà non è cambiata! E allora, quando, con stupore, tutti noi apprendiamo che rispetto ai 150-200 interventi che sono necessari nella nostra Regione (tanti purtroppo, sono necessari nella nostra Regione, su questa materia) il Centro di cardiochirurgia infantile ne svolge, in decrescendo, circa 70, di cui, peraltro, solo una parte in circolazione extracorporea e che quindi siccome le statistiche epidemiologiche (non vorrei usare un termine sbagliato) dicono che la percentuale in questo settore è quella a cui si faceva riferimento, vuol dire che gli altri fanciulli vanno ancora in giro per l'Italia ed in Europa alla ricerca della salvezza.
E siccome io sono convinto che il nostro personale medico non é, né per la parte della emodinamica, né per la parte della cardiochirurgia, di qualità inferiore a quanto si può trovare in altri centri, il motivo dello scarso utilizzo delle strutture della cardiochirugia pediatrica al Regina Margherita va ricercato proprio nel senso di una progressiva caduta di considerazione, che deriva dalle condizioni di ricovero pre-operatorio e post-operatorio, in cui questo settore importante della medicina viene lasciato.
Ora, credo sia anche consentito a chi fa politica, a volte, di avere dei temi su cui forse non si fa politica ma si fanno delle crociate questo, per alcuni componenti dei Gruppi, è una sorta di crociata, chiodi fissi su cui intendiamo insistere; l'Assessore sa quanto abbiamo insistito su questo tema, perché l'interrogazione liberale è l'ultimo atto di una serie di contatti formali ed informali che abbiamo avuto. Do atto all'Assessore Bajardi di averci dato delle indicazioni di intervento su cui possiamo essere d'accordo. Cioè che, a regime, la soluzione va trovata in un'organizzazione anche fisica delle strutture ospedaliere, che costituisca una garanzia.
Devo peraltro ricordare che alcune ristrutturazioni fisiche sono state realizzate. Come è scritto nella nostra interrogazione c'é un reparto, da tempo ultimato, che non è attivato perché a tutt'oggi manca una serie di completamenti, o delle forniture; forse anche perché sono sorti dubbi sulla sua effettiva capacità di poter rispondere agli obiettivi per i quali era stato deciso.
Ma io voglio, anche se può avere il sapore del grande effetto contrapporre proprio il rumore fastidioso, lento, lungo della burocrazia con il dramma personale delle persone che si trovano costrette a viverle queste cose. Ci sono fatti e carenze sulle quali non si può attendere. Chi ha un problema oggi, si ribella ad un continuo rinvio di decisioni o a decisioni continuamente contraddette, al mancato completamento dei programmi.
E dalle indicazioni che ci fornisce l'Assessore Bajardi, su cui intendiamo ritornare, diciamo chiaramente che ogni soluzione in regime transitorio, di una sorta di collegamento tra le strutture del Regina Margherita e i centri cardiochirurgici dell'Ospedale San Giovanni o delle Molinette, ci sembra tutta da discutere; ci sembra confusa, poco praticabile, mentre invece occorre fare delle cose subito.
La separazione fisica dei malati è una cosa che deve essere fatta subito, domani; la resa in autonomia del servizio con la creazione di 10/15 posti letto, che separino i bambini cardiopatici, neonati, o reduci da interventi operatori, nella complessità, terminato il periodo della rianimazione, è un problema da affrontare subito.
Si può poi discutere dopo se le sale cardiochirurgiche devono essere ristrutturate e riadeguate, perché questo richiede un investimento; si pu discutere dopo, anche se è urgenza assoluta di ammodernare le strutture emodinamiche che sono ormai obsolete. Ma quello che deve avvenire subito su cui vi è una vigilanza totale del nostro Gruppo, anche in regime transitorio, è la separazione della degenza e della post-degenza operatoria dei bambini cardiopatici, dai bambini affetti da altre malattie.
Noi siamo attenti alle parole dell'Assessore, il cui lavoro sappiamo che è difficile e complesso. Siamo anche stati fortunati; la nostra interrogazione viene discussa in termini molto ravvicinati rispetto alla presentazione.
Prendiamo atto delle indicazioni generali per la soluzione del problema su cui intendiamo vigilare, perché siano rispettati i tempi; prendiamo atto dell'indicazione per una soluzione transitoria del problema che intendiamo approfondire; ma rimane una pregiudiziale di fondo: la separazione, con la resa in autonomia del servizio cardiologico, dei bambini cardiopatici rispetto ai bambini affetti da altra mobilità.
E su questo ci attendiamo, già in quest'aula, già oggi, delle assicurazioni da parte dell'Assessore.



PRESIDENTE

La discussione sulle interrogazioni ed interpellanze è così terminata.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

In merito al punto terzo all'ordine del giorno: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico che ha chiesto congedo il Consigliere Fassio Ottaviano.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

Sono stati presentati i seguenti progetti di legge: N. 284: "Modifica ed integrazione alla legge regionale n. 32 del 2/11/1982 relativa a 'Norme per la conservazione del patrimonio naturale e dell'assetto ambientale'", presentato dai Consiglieri Lombardi, Chiabrando Devecchi e Penasso in data 22 dicembre 1982 N. 285: "Integrazioni e modificazioni alla legge regionale 22/4/1980 n. 24, concernente l'istituzione del Centro 'Gianni Oberto'", presentato dall'Ufficio di Presidenza in data 22 dicembre 1982 N. 286: "Determinazione dell'ammontare dell'imposta sulle concessioni statali dei beni del demanio e del patrimonio indisponibile", presentato dalla Giunta regionale in data 22 dicembre 1982 N. 287: "Norme di inquadramento del personale addetto allo svolgimento di attività di formazione professionale", presentato dalla Giunta regionale in data 12 gennaio 1983 N. 288: "Modificazioni alla legge regionale 4/9/1979, n. 57" presentato dalla Giunta regionale in data 12 gennaio 1983.


Argomento:

c) Apposizione visto Commissario del Governo


PRESIDENTE

Il Commissario del Governo ha apposto il visto: alla legge regionale del 2 dicembre 1982: "Determinazione dell'ammontare della tassa regionale di circolazione" alla legge regionale del 2 dicembre 1982: "Istituzione dell'Osservatorio regionale sul mercato del lavoro" alla legge regionale del 9 dicembre 1982: "Modifiche all'art. 1 della legge regionale 11/8/1973, n. 17 concernente Delimitazione delle zone montane omogenee. Costituzione e funzionamento delle Comunità montane'".


Argomento:

d) Deliberazioni adottate dalla Giunta regionale


PRESIDENTE

Le deliberazioni adottate dalla Giunta regionale, in materia di consulenze ed incarichi, nelle sedute del 14, 21, 22, 30 dicembre 1982 e 11 gennaio 1983 in attuazione dell'art. 7, primo comma, della legge regionale 6/11/1978, n. 65 - sono depositate e a disposizione presso il Servizio Aula.


Argomento: Comitato regionale e sue sezioni

e) Relazione annuale sull'attività degli Organi regionali di Controllo


PRESIDENTE

Comunico, infine, che il Presidente della Giunta regionale ha trasmesso all'Ufficio di Presidenza del Consiglio la relazione annuale sull'attività degli Organi regionali di Controllo, a norma di quanto previsto dall'art.
15, ultimo comma, della legge regionale 42/1976.
Le comunicazioni sono così terminate.


Argomento: Norme generali sui trasporti

Comunicazioni del Presidente della Giunta regionale


PRESIDENTE

Do ora la parola al Presidente della Giunta regionale per alcune comunicazioni.



ENRIETTI Ezio, Presidente della Giunta regionale

Mi scuso con i Consiglieri per queste mie succinte comunicazioni nel titolo ma abbastanza lunghe nell'esposizione.
La prima riguarda l'incontro che ho avuto con la Giunta del Comune di Torino. Ho ritenuto di particolare rilevanza politica partecipare a questo incontro come volontà dell'Amministrazione regionale di risolvere concretamente alcuni problemi riguardanti l'Amministrazione regionale e comunale.
Torino ed il Piemonte devono necessariamente concretizzare nel corso di quest'anno progetti ed iniziative secondo programmi già a suo tempo elaborati.
Prima fra tutte è emersa l'esigenza dell'attuazione di alcune scelte che riguardano la metropolitana torinese e gli insediamenti nell'area del campo volo di Torino.
Sul primo argomento si è già svolta, immediatamente dopo questo mio incontro con la Giunta comunale, una riunione fra la Giunta regionale stessa, la Giunta comunale e la Presidenza dell'Azienda Trasporti torinese.
Nel corso di tale riunione si è confermata la validità della deliberazione assunta dalla Giunta regionale sul problema dei trasporti ed in particolare della metropolitana torinese accettando le osservazioni di carattere tecnico formulate dagli organi regionali dei trasporti e delle opere pubbliche. La Giunta regionale ha richiesto ufficialmente alla conferenza dei Capigruppo di por mano alla discussione in Consiglio regionale. Ciò che riconferma oggi stesso.
So d'altronde che è convocata la Commissione in questi giorni per poi arrivare in aula.
Per il secondo punto si è successivamente svolto un incontro a Roma con il Ministro dei Trasporti, presenti i dirigenti della Fiat ed il Presidente dell'Aeroclub di Torino, per il trasferimento stesso dell'Aeroclub e la disponibilità dell'area del campo volo secondo il piano particolareggiato del Comune di Collegno approvato con deliberazione della Giunta regionale.
In questi giorni si sono svolti incontri per sbloccare definitivamente la situazione. Non ultima la difficoltà per l'eccessiva burocratizzazione ed il controllo e l'esame di merito del CO.RE.CO. E' stato richiesto lo snellimento delle procedure e l'approvazione della legge regionale all'esame della Commissione competente.
In tal senso ritengo che la proposta di legge debba essere esaminata urgentemente dal Consiglio.
Come è noto la Giunta ha deciso la preparazione di una conferenza per l'occupazione e lo sviluppo resa indispensabile per i dati obiettivi della crisi che l'occupazione e lo sviluppo industriale manifestano in Piemonte sia per le previsioni unanimi sull'andamento ancora negativo per l'anno 1983. In questo quadro appare indispensabile chiamare a raccordo le forze economiche, sociali e politiche della Regione per individuare insieme le iniziative immediate e quelle a più ampio respiro che si possono comunque avviare per contrastare la recessione e favorire lo sviluppo.
La Giunta si impegna a preparare per il 15 febbraio un primo documento di analisi ed una metodologia per la convocazione della conferenza stessa.
Tale documento sarà presentato all'attenzione e valutazione dei Capigruppo consiliari in modo da ricevere sin dalla fase della preparazione della conferenza tutti gli apporti necessari per garantirne il migliore esito.
E' intenzione della Giunta proporre che la conferenza si svolga entro i primi due mesi.
Nella giornata di ieri si è svolta un'ulteriore riunione per la messa a punto operativa della Consulta permanente tra la Giunta regionale e gli istituti di credito già decisa nella precedente riunione dell'82 ed è stato approvato il documento costitutivo.
Gli istituti di credito rappresentati dai Presidenti e dai loro delegati e la Giunta regionale hanno concordato su una proposta operativa che consenta di disporre di uno strumento agile di approfondimento e di iniziativa. Tale proposta verrà immediatamente distribuita a tutti i Capigruppo.
E' appena il caso di sottolineare la rilevanza che nell'attuale situazione economica assume questo raccordo permanente; può infatti rappresentare un valido strumento per il rilancio dell'economia, per la razionalizzazione del settore creditizio in correlazione agli obiettivi dell'Amministrazione regionale, della sua programmazione a breve e a medio termine.
E' stata calendarizzata per venerdì 21 gennaio la prossima conferenza dei Presidenti delle Regioni: fra i temi all'ordine del giorno assumono particolare rilevanza in questo momento alcuni nodi: la puntualizzazione degli argomenti da sottoporre alla discussione con il Governo nell'incontro preannunciato dal Ministro Fabbri con il Presidente del Consiglio; verranno inoltre dibattuti provvedimenti urgenti del Governo sulla manovra economica finanziaria per i quali nella mia qualità di Presidente, sentiti gli altri Presidenti, avevo espresso un giudizio largamente negativo.
Di rilievo la discussione per i criteri di riparto e le tecniche di valutazione del FIO 1983 alla presenza del Ministro Bodrato e del nucleo di valutazione. Durante la mattina ci sarà un incontro con il Ministro Pandolfi sui problemi dell'energia e dell'industria presso il Ministero.
Va inoltre segnalato che ho concordato direttamente con il Ministro Pandolfi una sua venuta a Torino per trattare tutti i problemi energetici ed industriali alla fine di questo mese o per i primi giorni del mese prossimo.
Alla fine dell'anno mi sono incontrato a Ginevra con il Presidente del Cantone di Ginevra (Ducré) e con il Direttore del BIT (Blancaire). Nello stesso giorno a Lione ho incontrato il Presidente della Regione (Ronald Berodié). Tema dell'incontro era la preparazione della conferenza delle Regioni dell'arco alpino occidentale che è stata fissata entro marzo a Lione previa una riunione tecnica da tenersi a Torino.
E' emersa durante l'incontro con Ducré la forte volontà svizzera per il raddoppio del Traforo del Monte Bianco con piena disponibilità finanziaria.
In particolare, nell'incontro con Berodié, è emersa l'esigenza di accelerare le comunicazioni viarie fra Lione e Torino e la necessità di prendere iniziative per i collegamenti aerei fra le città dell'arco alpino attivando i collegamenti di terzo livello interregionale.


Argomento: Giunta, organizzazione e funzioni

Dimissioni dell'Assessore Elettra Cernetti Bertozzi (art. 35, terzo comma dello Statuto): determinazioni conseguenti


PRESIDENTE

Il punto quarto all'ordine del giorno reca: "Dimissioni dell'Assessore Elettra Cernetti Bertozzi (art. 35, terzo comma, dello Statuto): determinazioni conseguenti".
La parola al Presidente della Giunta regionale Enrietti.



ENRIETTI Ezio, Presidente della Giunta regionale

A seguito del rinvio a giudizio dell'Assessore Cernetti per la vicenda che ha già formato oggetto di un dibattito consiliare, ho chiesto, già fin dal 6/1/1983, a nome della Giunta regionale, rispettosa come sempre del ruolo delle istituzioni, al fine di fugare ogni ombra ed ogni strumentalizzazione sull'episodio, di iscrivere all'ordine del giorno del Consiglio regionale uno specifico punto sull'argomento.
L'Assessore Cernetti in data 11/1/1983 ha rimesso formalmente le sue dimissioni (che ho trasmesso nello stesso giorno al Presidente del Consiglio), con ciò dimostrando una sensibilità politica ed un alto senso delle istituzioni.
In precedenza la stessa aveva rimesso al sottoscritto un assegno, pari all'importo massimo accertato dall'indagine amministrativa, effettuandone il rimborso, pur dichiarando di non esservi tenuta, atteso che poteva sussistere una contestazione di carattere amministrativo sulla legittimità della spesa.
Ritengo doveroso rimarcare come un comportamento della collega Cernetti sia stato un esempio di correttezza formale e sostanziale, tanto più apprezzabile in relazione all'incondizionato impegno profuso nel dirigere l'Assessorato all'assistenza e ai risultati che da tale impegno sono scaturiti.
Voglio qui ricordare che la collega Cernetti aveva rimesso già successivamente all'avvenuta comunicazione giudiziaria e prima del rinvio a giudizio la delega al sottoscritto, che continuo in questa fase ad esercitarla avvalendomi del prezioso consiglio del Consigliere Cernetti.
Nell'auspicare che l'iter processuale possa concludersi rapidamente riaffermo la mia completa fiducia nell'operato della Magistratura, a nome dell'intera Giunta.
Consentitemi, infine, di ringraziare la collega Cernetti, a nome della Giunta regionale tutta, per l'opera svolta nelle sue funzioni di Assessore e per la dignità dimostrata in questo difficile momento umano e politico della sua vita.



PRESIDENTE

La parola alla signora Cernetti.



CERNETTI Elettra

Ritengo di fare in questa sede ed in questa occasione alcune considerazioni visto che con senso di responsabilità per non alimentare inutili e dannose polemiche, mai in questo periodo ho rilasciato dichiarazioni alla stampa o a chicchessia.
Permettetemi perciò di dire qui oggi la mia verità che forse non sarà politica, ma che è umana e comunque riflette il mio modo di essere.
Non posso fare a meno di esprimere la mia profonda amarezza sull'intera vicenda. Un caso abbastanza banale di ingenuità di chi da poco è pervenuto alla vita amministrativa, che è stato gonfiato e strumentalizzato fino ad assumere proporzioni inconcepibili. E' iniziato un martellamento quotidiano, una sorta di criminalizzazione, fatta con i mezzi e i modi più svariati e più crudeli.
In occasione dell'emanazione della legge sull'assistenza in base ad un piano che prevedeva l'invio di 30.000 copie, ne ho mandate circa 4.000 accompagnate da una lettera con scritto: "cari compagni". Avrei potuto mandarne 40.000 con scritto: "illustri signori" e nulla sarebbe successo.
Ho scritto: "é una legge socialista", intendendo progressista e nella quale ogni partito o la parte progressista di ogni partito, si riconosce.
Ma è tutto qui. Mi sono fatta della campagna elettorale? Ma verso chi? I miei compagni della provincia di Novara, cui erano state indirizzate le lettere non hanno bisogno che io invii loro una legge per conoscere l'impegno che nel lavoro ho sempre profuso. A parte il fatto che sotto questo aspetto ogni divulgazione di materiale informativo può essere considerata propaganda elettorale. E il mio non era un bell'opuscolo a colori, piacevole da sfogliarsi e da tenersi: era il testo nudo di una legge non facile perché d'avanguardia e perché tratta delle fasce più deboli della popolazione, i cui problemi si cerca per lo più di emarginare anche dalla nostra conoscenza.
E lasciatemi dire che se il risalto e la pubblicizzazione dati al "caso Cernetti" fossero invece stati dati alla legge sull'assistenza, tutta la popolazione piemontese e noi amministratori regionali per primi ne avremmo tratto vantaggio. Inviando questa legge, ho chiesto a quanti ne sono maggiormente interessati, amministratori, forze sociali, associazioni, di aiutarmi ad applicarla. E l'ho chiesto anche a persone a me vicine con le quali altre battaglie ho combattuto. Subito dopo la comunicazione giudiziaria, ho rimesso la mia delega al Presidente.
Nella successiva dichiarazione resa in Consiglio riconosceva l'entusiasmo e se credete anche l'eccesso di zelo che mi avevano portato ad una forma impropria che era andata al di là delle mie intenzioni. Di altro non mi sento colpevole. Avrei portato all'Amministrazione un danno - nel massimo dei casi - di 2 milioni. E basterebbe l'esiguità di questa cifra su miliardi spesi annualmente per l'informazione a ridimensionare il fatto. A parte che ogni partita, sotto questo aspetto, è già stata regolata.
Martedì scorso ho rassegnato alla Giunta le mie dimissioni da Assessore. Se non l'ho fatto la settimana prima è solo perché una febbre violenta mi impediva ogni e qualsiasi azione, ma si trattava di una pura formalizzazione perché già nel rimettere la delega al Presidente, nonché al direttivo del mio partito, avevo annunciato che un eventuale rinvio a giudizio avrebbe comportato per me dimissioni immediate.
Oggi le stesse sono presentate al Consiglio. Ho ritenuto di doverle dare, in piena dignità e coerenza, per permettere che la giustizia segua liberamente il suo corso, per togliere la Giunta da ogni difficoltà che potrebbe derivargliene, per togliere al mio partito ogni ombra di imbarazzo.
Ed infine perché sono legata ad un impegno non ad una poltrona.
Ma l'amarezza rimane: io ho creduto nel mio lavoro, vi ho profuso tutto il mio impegno pur nella situazione estremamente difficile di un Assessorato Cenerentola con fondi inconsistenti e personale insufficiente.
Per due anni e mezzo mi sono dimenticata di avere una vita privata: ma pare che tutto questo non conti. Così come non conta una vita specchiata. Per cui tutto ciò mi appare come uno stravolgimento dei valori veri, di quelli che contano o, meglio, che dovrebbero contare.
Termino ringraziando quanti, amici e sconosciuti, mi sono stati vicini in questi tristissimi giorni. E voglio dire per ultimo alle donne che numerose mi hanno sostenuta e confortata, che quello della politica è un mondo difficile, non fatto ancora a misura anche nostra, ma che per quanto mi riguarda cercherò di trovare in me la forza per continuare.
Sempreché me ne siano lasciate le possibilità.
Pertanto, con la coscienza tranquilla di avere agito in assoluta buona fede, attendo serena e fiduciosa il giudizio della Magistratura.



PRESIDENTE

E' aperta la discussione.
Dopo le parole della signora Cernetti, se nessuno interviene, do lettura della lettera che il Presidente della Giunta mi ha inviato riguardo alle dimissioni formali dell'Assessore Cernetti: "Ai sensi dell'art. 35, terzo comma, dello Statuto della Regione Piemonte le comunico formalmente le mie dimissioni di Assessore alla Giunta regionale".
Il terzo comma dell'art. 35 recita: "Le dimissioni da membri della Giunta sono presentate al Presidente della Giunta, il quale le comunica al Presidente del consiglio regionale".
Chiede di parlare il Consigliere Marchini. Ne ha facoltà.



MARCHINI Sergio

Chiedo soltanto al Presidente un chiarimento d'ordine.
Siccome si è ritenuto di unificare in un unico punto all'ordine del giorno le determinazioni conseguenti, pregherei il Presidente di dirci come intende organizzare i lavori. Cioè, se procediamo a sdoppiare, come sembrerebbe giusto, la presa d'atto delle dimissioni dell'Assessore, per poi passare in un momento successivo alle determinazioni conseguenti, visto che questo dibattito si è aperto in termini un po' anomali, con l'illustrazione delle dimissioni da parte del Presidente della Giunta prima che fossero portate in Consiglio, e le illustrazioni delle motivazioni da parte della collega prima che fossero lette in Consiglio, mi pare sarebbe opportuno venisse chiarito come, a seguito di eventuale presa d'atto da parte del Consiglio, ci si determinerà in conseguenza. Mi pare un chiarimento al quale il Consiglio ha diritto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

A me sembra che noi componemmo un ordine del giorno prima che ci fosse l'atto delle dimissioni. Arriviamo oggi in aula con queste comunicazioni e con le avvenute dimissioni già a far data da una settimana; a me sembra che le determinazioni conseguenti, che ci competono, siano esattamente l'atto della presa d'atto dell'accettazione delle dimissioni da parte del Consiglio. In questo senso mi sembra tutto unitario per cui possiamo ovviamente intervenire.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Paganelli.



PAGANELLI Ettore

Mi pare che la questione debba essere chiarita in questo senso: non vi è una piena applicazione dell'art. 35 dello Statuto in quanto, secondo le sue dichiarazioni, il Presidente della Giunta tiene l'interim e quindi non vi è, oltre alla presa d'atto delle dimissioni dell'Assessore, la proposta di nomina di un nuovo Assessore. Ragion per cui è evidente che se c' qualche Consigliere che intende intervenire, deve farlo precedentemente perché la presa d'atto delle dimissioni chiude questa fase del punto all'ordine del giorno che era stato inserito con una determinazione più vaga e generica, mi pare, nella conferenza dei Capigruppo del giorno 7 mentre è stato inserito con una precisazione maggiore, cioè con quella delle dimissioni, nella successiva riunione del martedì, che credo fosse L'11 gennaio. In quella occasione, il Presidente della Giunta aveva sciolto le riserve dell'indeterminatezza del punto ed aveva comunicato che l'Assessore Cernetti aveva rassegnato le dimissioni.
Questo, sotto il profilo procedurale; poi, vi saranno altre osservazioni nel merito.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

Sotto il profilo procedurale, anch'io credo che la presa d'atto procedurale esaurisca l'argomento. Però chiedo che su questo aspetto procedurale si faccia chiarezza, per poi permettere ai Consiglieri che lo ritengano opportuno di intervenire.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Viglione.



VIGLIONE Aldo

Nel rassegnare le dimissioni, la collega Cernetti ha esaurito tutto il mandato che le era stato conferito a suo tempo. A lei sola spettava compiere questo gesto che noi tutti abbiamo apprezzato.
Sostanzialmente, quindi, la prima parte di questo argomento è esaurita cioè, non possiamo ritenere che si introducano elementi spuri nella vicenda quando la stessa deve vedere l'esaurimento di un mandato che è stato conferito alla collega Cernetti e che oggi, nobilmente, lo rimette nelle mani del Consiglio.
Successivamente, nelle sedute che verranno, nella seduta più propria e nella sede più propria dei Gruppi, i quali disegneranno i lavori per l'avvenire, vi potranno essere richieste di introduzione di interpretazioni oppure di conoscenza, di indirizzi, che potranno manifestarsi. Noi oggi abbiamo un dato di fatto e riteniamo di richiedere che si esaurisca questo poi avremo modo, nelle sedute che verranno, di discutere l'intero problema.
Ritengo, quindi, che l'adempimento possa essere compiuto.
Le dimissioni non riguardano la nomina di una persona, per cui non debbono essere vagliate, a mio giudizio, con votazione segreta, perch riguardano una presa d'atto, da parte del Consiglio, di dimissioni che sono state presentate; quindi, non di nomina di una persona per cui occorre la votazione segreta.
Comunque, se la Presidenza ritenesse che occorre una votazione segreta non avrei nulla in contrario; ma non ritengo: la votazione segreta riguarda la nomina di una persona, non la presa d'atto di dimissioni di una persona.
Quindi, riterrei che il Presidente possa agevolmente mettere ai voti la presa d'atto delle dimissioni, assicurando soltanto che vi sia la maggioranza all'interno del Consiglio.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta Enrietti.



ENRIETTI Ezio, Presidente della Giunta regionale.

Ho chiesto la parola per fare alcune precisazioni sulle legittime richieste di alcuni Assessori.
Il secondo paragrafo dell'art. 35 recita: "Nel caso di dimissioni e di decadenza di uno o più Assessori, il Presidente ne propone la sostituzione al Consiglio, alla quale si provvede con appello nominale per la sua elezione". Non è scritto che questo debba essere fatto nel momento stesso dell'accettazione delle dimissioni, però richiamandomi a questo secondo paragrafo, interesserò, come è doveroso, i Capigruppo della maggioranza, la maggioranza che sostiene l'attuale governo regionale e, nelle prossime sedute, formulerò le proposte operative conseguenti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carazzoni.



CARAZZONI Nino

Sul modo procedurale, mi sembra discutibile la tesi sostenuta dal Capogruppo Viglione e ripresa dal Presidente della Giunta, in quanto se noi prendiamo atto delle dimissioni presentate da un Assessore, attribuiamo automaticamente l'interim dell'Assessorato lasciato vacante al Presidente per lungo o breve tempo che sia.
Ora, noi sosteniamo invece che l'interim non sia una figura prevista dal nostro Statuto. Lo Statuto dice chiaramente che, in caso di dimissioni di un Assessore o di decadenza di questi, fino alla metà dei componenti la Giunta, il Presidente della Giunta propone la sostituzione, che deve svolgersi con le modalità di cui si parla all'art. 32. Cioè, per appello nominale, come se ci fosse da eleggere un nuovo Assessore. Quindi, siamo molto perplessi riguardo all'interpretazione espressa.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Presidente, io lamento che si prosegua nel dibattito di tipo procedurale, senza che la Presidenza abbia sciolto il nodo del dilemma che noi avevamo posto, e cioè se si scindono i due argomenti: presa d'atto delle dimissioni e, quindi, esaurimento o meno del punto all'ordine del giorno, oppure prosecuzione dell'ordine del giorno; perché, essendo presente alla riunione dei Capigruppo, tra altri colleghi eravamo perplessi sull'individuazione formale del punto all'ordine del giorno; ci era stato detto che "determinazione" vuol dire che in aula possono esprimersi proposte, ordini del giorno, mozioni a discrezione dei Gruppi. Questo non mi sembra verificarsi.
Io ed altro collega, nella riunione dei Capigruppo, avevamo fatto presente che sarebbe stato opportuno precisare "determinazioni conseguenti" quando all'ordine e sul tavolo del Consiglio ci fosse materiale sul quale determinarci. Ma, visto che il problema si sta affrontando, tanto vale, a nostro modo di vedere, affrontarlo senza indugio.
Faccio presente che questa nostra argomentazione non ha un significato di proposizione né di ordine del giorno, né di messa in mora, ma semplicemente di chiarezza della tematica, ad uso delle istituzioni, anche per evitare che, su questo, si pongano questioni e precedenti che, in altra sede politicamente più delicata che non in quella di cui stiamo prospettando, potrebbero essere certamente molto più delicati.
Riteniamo, in primo luogo, improponibile quanto ha dichiarato il Presidente della Giunta, che ci sia una gestione ad interim; non esiste una gestione ad interim in quanto, dal punto di vista formale, non è prevista.
Secondariamente, perché non esistono gli Assessorati in assoluto: gli Assessorati sono semplicemente l'accorpamento di servizi al seguito delle individuazioni di materie omogenee, affidate alla gestione di un Assessore nominato dal Consiglio regionale. Ora, io in questa sede faccio presente che avrei qualche perplessità a pensare, per esempio, che possa continuare a circolare della carta intestata "Assessorato all'assistenza" se non esiste l'Assessore all'assistenza. Quindi, in questa misura, in termini politico-istituzionali, prendo atto della preoccupazione del Presidente della Giunta di pervenire al più presto a questa proposta, che pu tradursi, mi consenta, Presidente, in un diritto funzionale; lei ha questo diritto, riservato solo a lei, di proporre il nominativo; ma evidentemente, questo diritto funzionale significa anche il dovere che lei ha di assolvere questa funzione e di indicare l'Assessore; quindi, i tempi dovrebbero essere molto stretti; politicamente mi sembra significativo il fatto che questa maggioranza non abbia affrontato questa necessità di tempi brevi; perché, evidentemente, questa maggioranza non è in grado di indicare il successore dell'Assessore Cernetti, Assessore che non può non esserci.
Su questo penso che sia maturato un orientamento ormai comune: non pu non esserci successore all'Assessore Cernetti in tempi che non prevedano soluzione di continuità. Io sono convinto che, nel momento in cui le dimissioni dell'Assessore Cernetti sono perfette da un punto di vista giuridico ed istituzionale, in quel momento decade l'Assessorato all'assistenza.
E questo è un fatto politico che ci preoccupa molto perché noi riteniamo che l'avere individuato queste funzioni specifiche, soprattutto in un momento così delicato come è la gestione della legge promossa dalla Giunta (certamente, su sollecitazione della collega Cernetti) e nel momento in cui questo si è tradotto anche in un aspetto istituzionalmente molto delicato, quale la trasformazione delle USL in USSL. ci sembra che la caduta formale dell'Assessorato sia fatto estremamente significativo importante, delicato che, evidentemente, non può non ricadere responsabilmente sulla Giunta come nota certamente positiva. Ma noi su questo non intendiamo polemizzare. Il nostro intervento si chiude a questo punto, nella misura in cui ci sembra di capire che la nostra interpretazione di questo diritto funzionale ci trova tutti consenzienti.
Qualora, invece, ci fosse, da parte della maggioranza e, nella specie della Giunta, ma in particolare del Presidente, qualche dubbio sul diritto e sul dovere di proporre il nominativo del collega che andrà a sostituire la collega Cernetti in Giunta in tempi strettissimi, ci riserveremo evidentemente di illustrare ai colleghi le motivazioni per cui, secondo noi, questa interpretazione rigorosa ci sembra insostenibile.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Viglione.



VIGLIONE Aldo

Molto brevemente, signor Presidente. Chiedo si proceda alla presa d'atto delle dimissioni presentate dalla collega Cernetti.
Senza questo atto non è possibile nessun'altra discussione. Noi ci troviamo in presenza di un Assessore, non abbiamo ancora preso atto delle sue dimissioni e vorremmo già discuterne? Prendiamo atto delle sue dimissioni e poi discuteremo! Quindi, chiederei al Presidente di mettere ai voti le dimissioni della collega Cernetti.



PRESIDENTE

Mi pare che la richiesta sia corretta.
Chiede di parlare il Consigliere Paganelli. Ne ha facoltà.



PAGANELLI Ettore

Prima di andare ai voti intendo prendere la parola nel timore che votata la presa d'atto, per oggi il discorso sia chiuso. Quindi, intendo parlare a questo punto.
Signor Presidente, signori Consiglieri, nel prendere ancora una volta la parola su questo caso, provo non solo quel senso di amarezza che era in me la prima volta che se ne è discusso. Più volte ho usato la parola "amarezza" riguardo alla collega Cernetti. Ma, assieme all'amarezza, provo un senso di profondo disagio; poiché, colleghi, almeno questa fase e questo dibattito, si sarebbero potuti evitare, solo che la seduta del 10 dicembre avesse avuto la conclusione più opportuna e logica che indicammo nel nostro ordine del giorno (nostro e dei colleghi liberali) e cioè: le dimissioni dell'Assessore.
Credo che tutti abbiano riconosciuto che quel dibattito è stato un momento alto nella vita del nostro Consiglio. Per quanto ci riguarda, su tutta la vicenda siamo sereni e tranquilli di non avere né strumentalizzato né speculato sul caso.
Se qualcuno lo avesse dimenticato, si rilegga la nostra interpellanza presentata il 10 novembre 1982, in epoca assai antecedente ad iniziative giudiziarie, con la quale chiedevamo informazioni ed un giudizio politico o si rilegga il nostro intervento nella già richiamata seduta del 10 dicembre.
Ma la serenità della nostra posizione non ci aveva impedito di rilevare, nella fase conclusiva del dibattito, unitamente ai colleghi liberali che, posto che la Giunta e le forze politiche ritenevano quanto accaduto un errore politico e di comportamento, l'atteggiamento più conseguente doveva essere quello di dimissioni dall'incarico di Assessore.
Ci eravamo preoccupati, infatti, in quel momento, di tenere chiaramente distinta l'indagine della Magistratura, sulla quale non era istituzionalmente in questa sede consentito di intervenire, dal giudizio politico, invece di competenza di questa assemblea, che doveva e poteva essere espresso con la massima chiarezza. La maggioranza scelse allora la via intermedia della rimessione della delega al Presidente della Giunta comportamento che noi definimmo, nel nostro ordine del giorno (di quel giorno), insufficiente su tutto il profilo politico e confuso e contraddittorio sotto il profilo istituzionale. Soprattutto, si scelse la via di praticamente legare il giudizio politico a quello giudiziario.
Chi inventò, allora, questa soluzione, sicuramente per ragioni di maggioranza, non ha certo oggi da compiacersi, né ha reso un buon servizio alla collega Cernetti. E' inutile, poi, nell'ordine del giorno della Giunta, invocare la fine di ogni speculazione e strumentalizzazione, quando è stata proprio la scelta di quel giorno a riaprire il discorso, con le inevitabili esigenze informative che noi riteniamo siano cosa ben diversa dalle strumentalizzazioni e speculazioni.
Certo, non ci era sfuggito il disegno complessivo che aveva ispirato le scelte del 10 dicembre 1982; il disegno era accompagnato da una speranza la speranza che l'indagine della Magistratura si concludesse rapidamente con decisione favorevole, così da consentire alla maggioranza di ripristinare la normalità in Giunta, per la verità poco turbata dal meccanismo in quel momento scelto, restituendo la delega alla collega Cernetti che, nel frattempo, era rimasta Assessore a tutti gli effetti. Ci si era mossi nel difficile equilibrismo di soddisfare innegabili esigenze di opinione pubblica con quelle di maggioranza e di partito.
Le cose sono andate diversamente e le dimissioni sono state la conseguenza degli eventi giudiziari.
Siamo in una sede politica e il giudizio politico del Gruppo della Democrazia Cristiana è quello già espresso nella richiamata precedente seduta. Noi avevamo detto, allora, che l'Assessore aveva compiuto il grave errore di confondere le istituzioni con il partito, il cittadino con il compagno della sua provincia, e le leggi regionali con le leggi socialiste.
E, sempre in tema di giudizio politico, non condividiamo affatto le affermazioni di apprezzamento con cui la Giunta ha salutato l' Assessore dimissionario, che sono state ripetute oggi dal Presidente della Giunta.
Riconosciamo alla signora Cernetti impegno personale sul piano del lavoro diamo però un giudizio non favorevole sui risultati e sulla visione complessiva dell'assistenza in questa Regione. E qui mi riferisco a tutti gli interventi che il mio Gruppo ha tenuto nei dibattiti generali e nei dibattiti specifici di delibere e di leggi. Sarà un caso, e non vogliamo infierire in questo momento, ma proprio nella recente relazione del Difensore Civico, che dovremmo quanto prima discutere, troviamo descritta una situazione in ordine a problemi di vigilanza, dalla quale emerge quanto meno scarsa disponibilità dell'Assessore Cernetti e di un suo funzionare a colloquiare e collaborare con il titolare di un così rilevante ufficio voluto dalla nostra Regione a tutela del cittadino.
Il giudizio politico non ci impedisce comprensione sui risvolti umani della vicenda. Alcuni toni dell'intervento di stamane, della collega Cernetti, ci hanno profondamente toccati sotto il profilo umano; ha avuto passaggi molto apprezzabili; così come ci hanno preoccupato certe sue valutazioni allorquando, citando a sua difesa l'eseguità della cifra che nella vicenda, viene addebitata alla situazione, ha raffrontato questa cifra con le spese generali di informazione di questa Regione.
Le persone in difficoltà e che, comunque, magari nell'indecisione e nella sofferenza, scelgono poi una via d'uscita dignitosa, suscitano il nostro rispetto; sentimento che, in genere, non riteniamo invece di esprimere verso persone altezzose ed arroganti. E non ci pare, ecco, che in questo caso, la collega Cernetti si sia comportata in questo modo.
Ora che la vicenda giudiziaria della collega Cernetti è affidata ad un collegio giudicante, a quel collegio che nel nostro sistema processuale e penale ha il compito di valutare non solo i fatti, ma di penetrare anche in ogni loro aspetto le intenzioni (e sono cose che noi, che calchiamo le aule giudiziarie, ben conosciamo), noi auguriamo oggi alla signora Cernetti (ma lo avevamo già fatto la scorsa volta) buona fortuna nel giudizio penale.
Un'ultima considerazione di carattere politico. L'ordine del giorno votato dalla Giunta e notizie giornalistiche ci avevano anticipato quello che il Presidente della Giunta ha dichiarato al termine del suo intervento e che ha fatto oggetto del preliminare dibattito secondo il quale, per ora non si procederebbe a sostituzioni. Ragioni di maggioranza, evidentemente sino a questo momento, suggeriscono la decisione attuale che, certamente si presta a discussioni interpretative, in rapporto all'art. 35 del nostro Statuto. Ma non abbiamo voluto addentrarci in questa discussione.
La legge sui servizi socio-assistenziali della Regione era considerata di non facile applicazione dall'allora Assessore Cernetti, tanto che la collega chiedeva, con la lettera che ha procurato guai, ausilio a molti compagni per poterla applicare. La collega Cernetti era Assessore solo a quel ramo; questo ramo, oggi, si aggiunge ad un'infinità di compiti istituzionali e sovra-istituzionali del Presidente della Giunta. Abbiamo sentito quanti compiti, anche sovra-istituzionali, abbia il Presidente della Giunta nelle comunicazioni che ci ha fatto, prima di questo punto all'ordine del giorno. Ecco, non sappiamo quanto tempo, al di là della sua volontà e delle sue intenzioni, il Presidente potrà dedicare a questi problemi ed esprimiamo dubbi su un prolungato interim. Sappiamo però che il settore sarà più che mai oggetto dell'attenzione critica e propositiva di molti colleghi del nostro Gruppo, i quali hanno particolare esperienza in questo settore.
Dobbiamo prendere atto, in questa Regione, che si sta surriscaldando il clima politico, specie nei nostri confronti.
Sappiamo serenamente raccogliere la sfida, di questi segnali che non ci intimoriscono, ma ci stimolano; e, tanto per incominciare, diciamo, proprio in questa occasione, che il settore dell'assistenza, così travagliato sul piano operativo e per le vicende dell'Assessore, per noi non è e non sarà un interim, un fatto occasionale; è uno dei momenti fondamentali della vita di questa Regione, su cui intendiamo misurarci con il maggiore impegno che le deficienze operative richiederanno ancora e, con la fermezza che il clima politico comporterà. Con queste osservazioni, noi voteremo per la presa d'atto delle dimissioni dell'Assessore.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Posto che la Presidenza accolga l'interpretazione espressa dal Gruppo socialista, e che questo nostro dibattito si chiuda con l'unico atto dell'accettazione o meno delle dimissioni dell'Assessore Cernetti, è carico nostro esprimere quale sarà la nostra valutazione in sede di voto, segreta o palese che sia. Concordo con l'indicazione del Capogruppo socialista, che possa essere voto palese.
Mi pare in qualche misura improprio che sia stato introdotto in questa sede, oltreché una valutazione sull'opportunità dell'accoglimento delle dimissioni dell'Assessore, un giudizio sull'Assessore Cernetti e, in particolare, sulla legge che ha dato luogo a questo episodio.
Noi, quindi, chiamati in causa da due valutazioni poste dalla Giunta e dal Capogruppo della Democrazia Cristiana, dobbiamo ribadire che quel disegno di legge, sul quale ci siamo astenuti perché ritenevamo che, da un punto di vista istituzionale, fosse carente della legge quadro a livello nazionale, dobbiamo peraltro ribadire che questa legge ha una caratteristica: fa crescere, sul piano dell'assistenza, il concetto del diritto rispetto al concetto (che potremmo dire di tipo paternalistico) semplicemente assistenziale. Si tratta, quindi, di un taglio positivo sul quale il Partito Liberale non poteva non concordare e sul quale riafferma in questa sede, lo stesso giudizio.
Nella seduta precedente nella quale si trattò la questione della collega Cernetti, noi avevamo prodotto un documento inteso a differenziare nettamente la valutazione politica da quella giudiziale.
Ed è proprio perché l'atto delle dimissioni avviene prima del giudizio della Magistratura (un rinvio a giudizio non significa ancora nulla) che le dimissioni stesse vanno ancora più apprezzate sul piano della personale sensibilità della collega; e, quindi, di questo la ringraziamo.
Io comprendo l'amarezza della collega Cernetti; però, se la collega vorrà valutare questa sua vicenda come un momento significativo di questo Consiglio, penso che possa trovare parziale consolazione e conforto proprio nel fatto che è protagonista decorosa e degna (non dico illustre perché il termine non è proprio) di una vicenda in cui, certamente, ci sono carenze di tipo normativo e di tipo legislativo; anche un pressapochismo comportamentale di molti di noi, a cominciare dal sottoscritto, per esempio, il quale, forse per l'aria riscaldata della sala, qualche volta si è lasciato andare.
Sono convinto che i Magistrati saranno molto attenti, nel loro giudizio, al fondamentale elemento psicologico del reato: e cioè se ci sarà stata in quel momento, da parte della collega Cernetti, la volontà precisa di creare un danno a qualcuno per averne un vantaggio; oppure l'adeguamento ad un comportamento che sarà difficile valutare in termini giudiziari. Proprio perché il problema non l'abbiamo mai posto sul punto di vista giudiziario, mi auguro che la Magistratura possa svolgere con serenità il suo compito.
Ovviamente, il nostro Gruppo, anche per non creare differenze di comportamento che suonerebbero strumentali e poco comprensibili, pur non avendo mai posto il problema del comportamento dell'Assessore Cernetti rispetto al Codice Penale, evidentemente voterà per l'accoglimento delle dimissioni dell'Assessore Cernetti.
L'intervento del Capogruppo democristiano mi fa ancora ritenere non chiarito fino in fondo il fatto che non è pensabile una soluzione temporale, una soluzione logica, una soluzione istituzionale della vicenda nell'ambito di una Giunta che, nel suo atto di introduzione, individua il numero degli Assessori sul quale si impianta tutta l'organizzazione istituzionale della Regione. I tempi, mi consenta Presidente, non saranno i termini politici di consultazione con le forze politiche, perché sappiamo che saranno sicuramente troppo lunghi, perché altrimenti il problema si sarebbe già risolto. In questo caso, mi consenta, Presidente, riferendomi a quel diritto funzionale di cui parlavo prima (lei ha il diritto di assolvere questa funzione, e però la deve assolvere), l'interim non esiste nel nostro ordinamento! Quindi, il nostro Gruppo ritiene di richiamarsi alla responsabilità del Presidente della Giunta per l'adempimento di questa incombenza che, secondo noi, deriva dalla corretta interpretazione dell'art. 35; articolo chiaro non suscettibile d'interpretazione di altra natura.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

Forse, questo mio breve intervento non sarà molto in linea con il carattere umano che ha assunto la discussione su questo punto all'ordine del giorno.
E non perché non abbiamo attenzione al travaglio, di carattere umano che affligge una collega alla quale, da un tale punto di vista, esprimo la mia solidarietà; ma perché voglio cogliere alcuni aspetti politici di questa vicenda.
Devo esprimere innanzitutto apprezzamento per l'atto compiuto dalla signora Cernetti, atto che avevamo auspicato. A me sembra che questo atto abbia grande rilevanza politica e credo che non possiamo non coglierne il significato; stiamo attraversando un momento di crisi, un momento travagliato per tutti, travagliato soprattutto per la Giunta di sinistra ebbene, io credo che non possiamo politicamente non rilevare come questo atto sia la testimonianza di come le Giunte di sinistra siano in grado di caratterizzarsi positivamente, anche su vicende sulle quali non vorremmo mai trovarci a discutere e sulle quali, se non si interviene con soluzioni adeguate nel fare chiarezza, rischiano di avere profondi riflessi negativi tra istituzioni e società. Esprimo quindi il nostro apprezzamento politico alla decisione delle dimissioni.
Ma debbo dire che avremmo preferito che, a questa soluzione, si arrivasse in modo diverso, con una piena assunzione di responsabilità politica da parte delle forze politiche, della Giunta e del Consiglio. Ed è per questo che noi ci siamo adoperati affinché questa soluzione fosse non la conseguenza di un atto della Magistratura, in una sorta di delega sulle decisioni che hanno un carattere politico, ma avevamo ritenuto, e riteniamo tuttora, che sarebbe stato opportuno che tale atto fosse la risultante del giudizio politico, legato sì al fatto, ma anche ad una valutazione complessiva sull'operato dell'Assessore Cernetti, al fine di verificare se tale atto costituiva una semplice ingenuità, oppure costituiva la spia di una pratica più generale, che facesse prevalere atteggiamenti di ricerca di consenso regionale. Ritengo che il chiarire questo fatto ed avere questo approccio sarebbe stato politicamente più produttivo. Noi, questo, avevamo chiesto nel nostro ordine del giorno e quindi non siamo d'accordo con il giudizio positivo che la Giunta esprime sull'operato dell'Assessore.
Inoltre, tutta una serie di problemi, di questioni di merito, il sottoscritto ed il Consigliere Reburdo, le avevamo poste nella nostra interrogazione ed attendiamo ancora una risposta.
Mi rammarico profondamente che, ancora una volta, le questioni di metodo e di facciata contano di più e prevalgono sulle questioni di merito confrontarsi con le quali è spesso cosa ingrata, ma assolutamente necessaria. Eppure, io credo che dovremo pur trovare una sede per discutere di merito, Presidente Enrietti. Perché io credo che se si fosse arrivati ad una valutazione di merito, la nostra convinzione è che ci sarebbero state le condizioni per arrivare ad un giudizio politico complessivo sulla vicenda e sull'operato. Per arrivare ad un giudizio politico sul fatto delle lettere: probabilmente il fatto non costituisce un incidente deprecabile, ma piuttosto rivela una concezione non condivisibile nell'esercizio di amministratori. E' con questo giudizio politico che, a nostro avviso, si doveva arrivare alla soluzione cui oggi si è pervenuti soluzione che, del resto, avevamo sollecitato al Presidente Enrietti, con una lettera del 24 dicembre.
Sulle questioni di merito ho appena detto che la nostra interrogazione in cui si pongono appunto questioni di merito, attende ancora una risposta e sono questioni non certo esaurite. Per tale motivo, chiediamo che il Presidente Enrietti, su tali questioni di merito, venga a riferire alla Commissione competente.
Politicamente, ritengo vi sia un problema irrisolto: quello della sostituzione o non sostituzione. Politicamente, la soluzione peggiore sarebbe quella di alimentare il sospetto che questa spiacevolissima vicenda non sia ancora chiusa; o perché non è chiusa nel rapporto tra le forze politiche o all'interno della forza politica cui la signora Cernetti appartiene, o perché si attende il giudizio definitivo della Magistratura.
Ritengo che alimentare un tale sospetto significhi il permanere di un elemento di incertezza e di instabilità; e, d'altra parte, credo che attendere il giudizio definitivo della Magistratura sarebbe cosa grave perché significherebbe ancora una volta sottrarci, come politici, alle nostre responsabilità e caricare, sulla Magistratura, responsabilità che sono di carattere politico e vanno assunte dai politici.
C'é un solo modo per non alimentare questi sospetti: la sostituzione immediata dell'Assessore. E' con queste motivazioni che noi votiamo a favore della proposta di dimissioni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Signor Presidente, signori Consiglieri, voglio esprimere alcuni concetti, forse un po' schematici, perché anch'io credo di poter fare a meno di un ragionamento più compiuto, rinviando all'intervento che svolsi a nome del Gruppo comunista il giorno 10 dicembre. In quel dibattito, si rilevò uno sforzo serio, da parte di tutti, comunque certamente da parte nostra, per esaminare un caso difficile che ci ha apportato amarezza e preoccupazioni.
Oggi, i concetti che voglio esprimere sono certamente all'insegna di un ragionamento di fondo che, mi pare, rischia di sfuggire nel dibattito.
Mettiamo in ordine questi concetti e queste considerazioni.
Io vorrei iniziare da quello che mi sembra il più doveroso. Ho ascoltato con grande attenzione e con rispetto le dichiarazioni rese dalla compagna Cernetti. Penso che in questa dichiarazione siano state dette parole molto giuste; ma credo soprattutto che, al di là delle parole, sia doveroso cogliere, con grande rispetto, il comportamento tenuto dall'Assessore e le dichiarazioni che sono lo specchio di questo comportamento. Senza polemizzare, senza rivolgermi ad alcuno in particolare, dico che è molto semplice giudicare o ergersi a giudizio nei comportamenti altrui senza avere l'intelligenza, la modestia, soprattutto l'intelligenza, di porsi nell'ottica di chi non ha compiuto un atto grave (può aver compiuto un errore) e che si trova, per voler rispettare delle regole che sono il fondamento della credibilità politica ed anche personale di chi opera all'interno di una maggioranza, all'interno di una Giunta come questa, ad essere costretto, da questa logica, ad una scelta difficile.
In questo senso, quindi, ho voluto cominciare con questo concetto che esprime il rispetto dei comunisti, i quali si sono battuti ed hanno operato affinché quelle regole di trasparenza, di correttezza nel modo di essere dei singoli e del collettivo venissero confermate con atti appropriati.
A me francamente è sfuggito e sfugge il motivo per cui, su queste cose si sia esitanti a dare un riconoscimento piano, non chiediamo altro che un riconoscimento piano dei fatti inequivocabili e della correttezza dei comportamenti tenuti. Non ho capito, in questo senso, devo dire la verità la sensazione espressa dal mio collega Paganelli, di amarezza e di disagio.
Certo, queste vicende non sono mai piacevoli; ci si può anche riferire ad elementi di amarezza, l'hanno fatto anche altri; ma credo che il dato, nel momento in cui, poi, entriamo nelle valutazioni politiche, debba essere quello di un riconoscimento, che io definisco piano, di fatti che sono inequivocabili e di comportamenti che sono stati corretti e coerenti dal principio alla fine. Perché noi sappiamo bene come qualsiasi nostro ragionamento abbia senso o meno, possa costituire messaggio o meno solo quando venga collocato nel reale. E la collocazione nel reale, della questione Cernetti, è nel confronto di quanto, normalmente, anche in questi giorni avviene o è avvenuto in molte altre parti d'Italia, in altre istituzioni o in altre Regioni.
Io credo che, fuori di qualsiasi accenno polemico, soprattutto ritorsivo, sarebbe un grave errore se non collocassimo il peso e la dimensione delle scelte e dei comportamenti della traiettoria compiuta, in questa dimensione del reato. E non dicessimo che questo comportamento è stato, per una vicenda che tutti hanno riconosciuto essere errore politico banale nella sostanza. E non capisco perché non si voglia dare atto che la scelta della collega al momento della comunicazione giudiziaria, la scelta di prendere un atteggiamento che rendesse il più possibile e libero, privo di turbamenti o anche passibili di strumentalizzazioni, il comportamento non solo dell'Assessore, ma dell'intera Giunta, dell'intera maggioranza, è stata tale che, a volte, mi sono perfino chiesto, signori Consiglieri, se non fosse sproporzionato un comportamento che, a confronto di tanti fatti negativi e veramente scandalosi nel nostro Paese, non è poi tanto comune io dico è poco comune - un comportamento che si risolve con delle dimissioni: un atto che credo debba essere valorizzato; un atto che merita rispetto anche perché è una scelta difficile, non semplice; occorre davvero mettersi dentro al travaglio che ognuno può provare. E credo vada anche dato atto di un comportamento complessivo della Giunta e della maggioranza che ha operato in questa direzione.
Mi rendo poi conto che, quando si passa al giudizio politico, o sugli elementi di merito dell'Assessorato, si possono dire molte altre cose; ma noi, francamente, proprio perché c'era un'autonomia dei Gruppi (anche stamattina è stata evidenziata in un'interrogazione), un'autonomia intesa diversamente ma che, comunque, è un patrimonio, noi riteniamo di poter avere, su singole questioni, o su singoli atti, delle cose da dire in questo settore come in altri. Noi riteniamo che proprio questo comportamento deve essere distinto fortemente da quelli che sono legittimi opportuni e necessari ragionamenti e valutazioni sul merito del lavoro di questo Assessorato, come di tutti gli altri. In questo senso, io credo che stare al tema, cogliere, anche per questo breve intervento che ho già finito, gli elementi di ragionevolezza, di trasparenza e di forze in un comportamento individuale e collettivo, sia uno degli elementi in cui noi vorremmo si riconoscesse maggiormente il Consiglio. Non c'é qui, su questa questione, mi pare perfino evidente un coinvolgimento politico; non si tratta di un bilancio, non di un piano di sviluppo, non c'é opinabilità di scelta. C'è, invece, di fronte, un fatto che richiede un giudizio ponderato e sereno.
Due ultime considerazioni: una sulle strumentalizzazioni: se ne è parlato. Noi riteniamo, su questo, proprio perché viviamo nel reale, di esserci sempre giustamente preoccupati degli aspetti di possibile strumentalizzazione dei fatti, sapendo di essere calati in un clima in cui ciò è molto facile. Purtroppo, dobbiamo caso mai interrogarci sulle ragioni per cui, ad esempio, su un fatto come questo, abbiamo contato la bellezza di 89 articoli sui giornali. Sono tanti, ma io non me la prendo certamente con chi ha scritto gli articoli, caso mai dico che ci sono delle ragioni in un clima che porta a vedere un rapporto tra opinione pubblica ed opinione che spesso non tiene conto di cose reali, lo sappiamo, ed è la questione generale, il comportamento, ecc. Ma a volte, proprio perché non si differenzia abbastanza, proprio perché non si va abbastanza nel merito non riconoscere le cose che vanno riconosciute, non si tiene conto anche delle cose in cui, rispetto a comportamenti cinici o arroganti che possono avere i rappresentanti politici, in molte situazioni, ebbene, a volte, si tengono dei comportamenti diversi. Comportamenti diversi che io, ripeto considero lineari e coerenti, con un'impostazione e con una tensione che mi pare, sia stata manifestata.
Ultimo problema: quello della sostituzione. Mi pare corretta l'interpretazione della non contestualità; mi pare anche, peraltro, che per ragioni di merito reali, per esempio del peso dell'Assessorato, sia opportuno (questa è l'opinione del Partito Comunista) giungere rapidamente alla sostituzione, che non solo ha questa valenza di merito sostanziale, ma ha e deve avere delle valenze politiche che questa maggioranza, riteniamo abbia la condizione di poter soddisfare.



PRESIDENTE

La parola alla collega Vetrino.



VETRINO Bianca

Signor Presidente, colleghi, poiché questa è la prima riunione del Consiglio nel nuovo anno, sarebbe stato più interessante per la comunità piemontese e più qualificante per la nostra assemblea, se avessimo potuto avere un esordio diverso; per esempio, avremmo potuto confrontarci sulla bozza del piano di sviluppo, che probabilmente necessita già di un aggiornamento visto il costante peggioramento della situazione economico sociale della comunità e vista la necessità di interventi adeguati.
In questa dimensione risollecitiamo un impegno nuovo del Consiglio attorno al problema della formazione professionale, campo di stretta ed assoluta competenza regionale, per poter incidere sulle più ampie problematiche dei giovani per i quali la Regione deve poter contribuire a dare certezza di lavoro e di ruolo produttivo e sociale.
Avremmo anche approfittato dell'esordio di questo inizio d'anno per un aggiornamento dello stato della sanità perché i problemi sanitari organizzativi e strutturali sono immensi.
Quando questa mattina l'Assessore rispondeva ad interrogazioni ed interpellanze attorno a questo problema dimostrava quanta necessità ci sia del confronto all'interno del Consiglio. Spesso su temi così importanti si è costretti ad approfittare della sede delle interrogazioni per confrontarci mentre occorrerebbe incominciare ad esaminare ad uno ad uno questi problemi.
E' prioritaria la verifica del progetto dei poliambulatori degli ospedali che doveva avvenire entro il 1° marzo 1982.
Quanto poi al progetto istituzionale, il Consiglio deve ancora concludere il dibattito sulla riforma delle autonomie e i Comprensori attendono da parte della Giunta e del Consiglio regionale una risposta rispetto alle loro richieste.
Oggi ci troviamo a dibattere le dimissioni dell'Assessore all'assistenza. Riteniamo che le dimissioni dell'Assessore all'assistenza di cui prendiamo atto, non possono essere apprezzate, sono un atto dovuto al Consiglio regionale ed alla comunità piemontese.
Non voglio soffermarmi sull'argomento. Ci sono state molte dichiarazioni al riguardo, assai meno gravi delle tante che quotidianamente il degrado della gestione pubblica fa registrare, ma non si dovrebbe generalizzare, il fatto è avvenuto ed è avvenuto in un contesto politico amministrativo nel quale l'Assessore ha ritenuto di poter agire in modo non corretto.
Il caso Cernetti è diventato un "caso" proprio perché a registrarlo è stata una maggioranza che ha difficoltà di rapporto al proprio interno ed ha assunto quelle connotazioni di esasperazione lamentate giustamente dall'Assessore - e in questo esprimo all'Assessore tutta la mia solidarietà proprio perché non c'è stata quella rapidità della definizione, quella rapidità che Paganelli accennava quando diceva che se l'Assessore e la Giunta si fossero espressi nel momento in cui c'era una richiesta tempestiva da parte del Consiglio, non ci sarebbe stata l'esasperazione sulla stampa e questa situazione difficile per l'Assessore Cernetti.
Noi però siamo interessati al dopo. L'intenzione della Giunta di non voler provvedere per ora alla sostituzione dell'Assessore ci preoccupa profondamente, intanto perché l'assistenza è un settore fondamentale delle competenze regionali. Altri colleghi hanno messo in evidenza le difficoltà di carattere operativo su questo tema, tra l'altro in presenza di una legge che intendeva regolamentare una serie di settori in un momento nel quale probabilmente ci sarà necessità di decisioni importanti. Siamo anche preoccupati perché pensavamo si potesse approfittare delle difficoltà politiche ed amministrative poste dal caso Cernetti per delineare un assetto ed un programma di rilancio nuovo dell'attività della Regione.
Il mantenimento della situazione attuale non soltanto allontana l'ipotesi del progetto di rinnovamento della società in sviluppo che era alla base delle richieste che abbiamo reso in questi giorni per un confronto nuovo tra le forze politiche del Piemonte, con senso concreto e quotidiano, con regole e responsabilità che ci competono, ma asseconda altresì la logica per la quale le forze di governo considerano gli incarichi dei feudi di partito mettendo sugli Assessorati dei diritti di proprietà incontestabili.
Il nostro disegno era quello di definire un ruolo nuovo regionale attraverso un metodo gestionale e di direzione politica che mettesse al centro i problemi che ho evidenziato in parte e la loro soluzione.
Questo metodo sembra essere sempre più lontano, a vantaggio, ancora una volta, della prevaricazione dei partiti e di quella che si considera l'occupazione dell'ente pubblico in senso generale.
Queste premesse non preparano l'avvio delle consultazioni per il rinnovo dell'Ufficio di Presidenza in quelle condizioni di chiarezza e di serenità che sarebbero state indispensabili per garantire all'istituzione una possibilità nuova di impegno e di efficienza.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carazzoni.



CARAZZONI Nino

Signor Presidente, colleghi, la breve discussione introduttiva sugli aspetti procedurali è venuta a stravolgere l'intervento che avevamo predisposto e ci obbliga a procedere per schematismi, e a braccio, cosa che faremo, avvertendo tutta la delicatezza e l'imbarazzo di pronunciarci su questo caso, sul quale dobbiamo, da un lato, avere rispetto delle posizioni personali ed umane della signora Cernetti, che stamane abbiamo ascoltato con molta attenzione anche rendendoci conto, forse al di là di quanto non diranno adesso le nostre parole, del suo travaglio; e, dall'altro esprimendo un giudizio politico al quale siamo tenuti ed al quale non intendiamo sottrarci.
Della signora Cernetti il governo regionale ha ritenuto di dover fare una difesa d'ufficio, atteggiamento questo che si può benissimo comprendere come espressione di solidarietà umana e politica ma che, al tempo stesso e per motivi opposti, legittima anche chi questa solidarietà non abbia e non voglia esprimere, a pronunciamenti fermi, a condanne inequivocabili.
E' ben vero quanto affermato dal Vicepresidente della Giunta in una sua dichiarazione alla Stampa (sempre che la Stampa abbia riassunto esattamente il suo pensiero) che la signora Cernetti "non è stata rinviata a giudizio per 27 reati e per aver intrattenuto rapporti con elementi mafiosi".
Questo è esatto, ma non serve a spiegare i termini della questione perché qui non si tratta tanto di quantificare il numero dei reati stabilendo artificiosi paragoni; quanto di esaminare in concreto l'unico caso che sta davanti a noi e che per la natura del reato che viene a configurare non si può prestare a riduzioni o a semplificazioni di comodo.
Se l'intento dell'Assessore era quello di annacquare il caso Cernetti stemperandolo nel grande mare degli scandali che dalle Alpi alla Sicilia oggi imperversano in Italia, lo si dica, si promuova un dibattito; noi non abbiamo niente in contrario proprio perché come singoli e come partito nulla avremmo da temere da una simile discussione.
Premesso e precisato questo, dobbiamo dire di non essere d'accordo con il comunicato stampa della Giunta regionale e con le parole con le quali il Presidente della Giunta, ancora stamani, ha voluto presentare le dimissioni della signora Cernetti. Abbiamo sentito parlare ed abbiamo letto di "sensibilità politica", di "correttezza formale e sostanziale", di "decisione venuta provvidamente a porre fine a tentativi di speculazioni e di strumentalizzazioni del caso"; noi non possiamo accettare queste definizioni perché ci sembrano esagerate e senz'altro ingiustificate.
Vorremmo ricordare che sin dal 2 dicembre, la prima volta che questo caso venne ad approdare in Consiglio regionale, noi chiedemmo esplicitamente le dimissioni dell'Assessore. Invece l'Assessore attese il giorno 10 per rimettere soltanto la delega e lo fece in presenza di una comunicazione giudiziaria; ma dobbiamo ancora aggiungere che dal 3 gennaio giorno del suo rinvio a giudizio, all'il gennaio, è passato un altro lasso di tempo.
Comprendiamo quanto ha detto l'Assessore Cernetti stamani e che cioè un'infermità la costringeva a rinviare le decisioni: senonchè tutta la stampa ha riferito di trattative, di incontri che si sarebbero svolti in questo frattempo, con l'on. La Ganga, con il Segretario regionale del PSI Trovati, con l'Assessore Simonelli, con il Capogruppo Viglione; abbiamo letto addirittura che il Presidente della Giunta Enrietti si sarebbe precipitato a Bellinzago in provincia di Novara.



ENRIETTI Ezio, Presidente della Giunta regionale

Era nei miei doveri.



CARAZZONI Nino

Allora, non fatemi dire che in questo Paese dove tutto non funziona, ci sono ancora i telefoni, i telegrafi, per comunicare le dimissioni.
Prendiamo atto di come si sono svolti i fatti e per questo, apprezzando le ragioni umane del travaglio della signora Cernetti, politicamente diciamo che le dimissioni non ci sembrano una prova di sensibilità e di correttezza, ma pensiamo invece che siano state tardive. Questo crediamo di poterlo dire pur avendo il massimo rispetto di tutte le posizioni.
Vi è poi l'aspetto relativo alla sostituzione dell'Assessore. Il governo regionale ha espresso la sua intenzione di non procedere, almeno per ora, ad un rimpasto, deliberando che le funzioni dell'assistenza continuino ad essere svolte ad interim dal Presidente della Giunta. Noi su questa soluzione non siamo d'accordo, anzitutto perché quello dell'assistenza ci sembra essere un Assessorato troppo impegnativo, troppo delicato, per poter essere tenuto ad interim dal Presidente della Giunta.
L'internato della delega è poi solo l'espediente dietro al quale viene mascherata l'impossibilità o l'incapacità del governo regionale di procedere alla sostituzione e questo per tema che abbiano a venire messi in discussione i precari equilibri sui quali si regge.
Al di là di queste considerazioni, riteniamo che non sia neanche accettabile dal punto di vista statutario. L'art. 35 dello Statuto afferma che nel caso di dimissioni o di decadenza di uno o più Assessori sino alla metà della Giunta, il Presidente della Giunta ne propone la sostituzione al Consiglio, che vi provvede con le modalità previste per l'elezione della Giunta e per appello nominale. Non si parla nel nostro Statuto di "interinato" che è una figura del tutto sconosciuta. Né può soccorrere il richiamo ad un altro articolo dello Statuto, il 36, che attribuisce al Presidente della Giunta la facoltà di ridistribuire per ragioni di funzionalità le deleghe assegnate, perché qui non siamo davanti all'ipotesi teorica di un semplice cambiamento, siamo di fronte al caso concreto di sostituzione di un Assessore che è venuto a mancare e non ci pare che nel suo Statuto la Regione Piemonte abbia contemplato la figura dell'interinato, mentre al contrario assumiamo per dimostrato che postuli la sua surroga. Ecco allora che noi chiediamo che si proceda in tempi rapidissimi, sin dalla prossima seduta, alla nomina dell'Assessore.
Vorremmo ancora dire che qualunque altra maggioranza stabile, un caso Cernetti l'avrebbe tranquillamente riassorbito e superato come un incidente di percorso perché forse noi per primi siamo venuti in quest'aula a dire che lo consideravamo un banale comportamento. Non abbiamo fatto speculazioni, abbiamo sempre e soltanto detto che criticavamo nell'atteggiamento dell'Assessore Cernetti la mancanza di senso dello Stato e lo scarso rispetto per le istituzioni. Questo nostro giudizio rimane nel tempo perché il Magistrato potrà, al massimo, decidere se vi sia stato o no sperpero di denaro pubblico, ma non potrà andare oltre: e, quindi, la nostra denuncia resterà valida e destinata a rimanere in piedi.
Qualunque altra maggioranza stabile sarebbe riuscita a superare e riassorbire questo caso che, invece, nella confusa e malferma situazione politica piemontese è venuto a mettere a nudo tutti i limiti, le insufficienze e le precarietà sulle quali si regge questa coalizione maggioritaria.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mignone.



MIGNONE Andrea

Signor Presidente, colleghi, il Gruppo socialdemocratico esprime il proprio convinto apprezzamento per l'atto di dimissioni della signora Cernetti e per il comportamento complessivo tenuto dalla collega in questa vicenda, dalla remissione della delega fino a questo momento.
Esprimiamo anche il nostro apprezzamento per il silenzio che ha tenuto in questo convulso periodo di dichiarazioni politiche o pseudo tali, in cui si è anche cercato di confondere in modo spurio il percorso di questa vicenda con le scadenze istituzionali cui questa assemblea è chiamata a rispondere.
Non torniamo sulle valutazioni che già abbiamo avuto modo di esprimere nel dibattito del dicembre scorso, con i suoi aspetti giuridici tenuti distinti da quelli politici ed umani. Questa distinzione peraltro ci convince che la strada che seguì allora la maggioranza con il suo ordine del giorno, sia stata quella corretta.
Del resto, il nostro giudizio negativo sulla vicenda era più che altro sul contenuto, sul significato della lettera, sulle modalità di invio e non sugli aspetti che sono poi diventati rilevanti. Siamo certamente fra quelli che non hanno contribuito né a gonfiare né a strumentalizzare la vicenda tant'é che allora iniziammo il nostro intervento facendo appello alla cautela per un verso ed alla ragione e non all'emotività per altro verso.
Abbiamo cercato di ricondurla alla sua reale dimensione, cioè di un episodio che riguarda la sfera dei comportamenti personali e del modo di intendere il proprio ruolo entro le istituzioni. Che questo sia un fatto condivisibile o meno, attiene ad altro elemento di giudizio.
Attiene alla sfera dei comportamenti personali più che a problemi politici complessivi; come ci pare non corretto, né produttivo, confondere questa vicenda con il giudizio sull'andamento dell'assistenza in Piemonte.
Certo, non è tranquillizzante la situazione, ma se si vuole approfondire e discutere bisogna farlo nelle sedi e nei modi opportuni. Il confondere le due cose non ci sembra condivisibile.
Da parte nostra non ci sono state strumentalizzazioni di sorta, ma abbiamo cercato di evitare (come da qualche parte ci è parso di cogliere) che dal particolare si passasse al generale, cioè diventasse un giudizio globale sulla maggioranza e sull'attività della Giunta con una trasposizione né corretta né produttrice di novità.
Il che non vuol dire che ci sottraiamo ad un dibattito che implichi un giudizio sull'attività regionale, ma allora lo si faccia con chiarezza e senza giravolte o piroette di sorta.
Anche noi auspichiamo e sollecitiamo una rapida soluzione della sostituzione dell'Assessore, proprio perché vi è da concretizzare una legge già difficile di per sé e il prolungarsi di vuoti aumenterebbe le difficoltà in un settore che già ne registra molte.
Con oggi concludiamo la vicenda con la presa d'atto ed auspichiamo una sollecita definizione della sostituzione dell'Assessore.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Viglione.



VIGLIONE Aldo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, apprezziamo il gesto della collega e compagna Cernetti che consegue alle sue dichiarazioni fatte dell'immediatezza in cui aveva rimesso la delega e cioè se si fosse manifestato un ulteriore iter giudiziario, avrebbe conseguentemente rassegnato le dimissioni.
Non è passata nemmeno un'ora e le dimissioni sono state date.
Apprezzo anche il comportamento della Giunta che si rimette alle decisioni che le forze politiche, il Consiglio e la Giunta vorranno nel futuro assumere.
Ringrazio l'Assessore Cernetti per il lavoro che ha svolto in questi due anni e mezzo. Non concordo con quanti hanno voluto criticare un settore così importante e così delicato che è stato guidato con pochi mezzi, con pochissimo personale, per un lavoro faticoso continuo e giornaliero.
In queste settimane, di fronte ad un fatto che per quanto possa conoscere e meditare non costituisce reato, ma può essere identificato in banalità di comportamento, mi sono chiesto perché si sia realizzata una così vasta mattanza.
Non parto dalle considerazioni da cui qualcuno è partito dicendo che ben più vaste cose vi sono in altre parti del Paese, ma chiedo a quanti hanno formato la maggioranza dal '70 in poi, quante volte di fronte all'obbligo, al dovere di informazione, non hanno comunicato con la comunità regionale piemontese nello stesso modo in cui la collega Cernetti ha comunicato per quanto riguardava una legge.
Sono fra quelli che hanno alle spalle tredici anni di attività nella Regione. Se andassimo a ricercare dal '70 in poi tutta l'opera di informazione che è stata realizzata su leggi, su documenti, su momenti elaborativi della Regione, solo perché non avevano alle spalle una lettera che può essere definita banale, che non aveva lo scopo, in pendenza di elezioni, di guadagnare qualche successo, perché ne siamo lontani, ma il solo scopo di informare un settore dell'opinione pubblica piemontese dell'esistenza di una legge che doveva essere applicata.
Perché dunque questa mattanza? Ho fiducia che la Magistratura risolverà questo caso.
Se questo fatto fosse avvenuto in altro modo, con la modificazione di due parole, non avrebbe trovato alcuna critica, anzi, sarebbe stato individuato nel diritto-dovere di informare l'opinione pubblica piemontese.
Si è organizzato a mio giudizio una specie di complotto, che il giorno in cui la Magistratura avrà fatto chiarezza troverà adeguata risposta.
Sappiamo perfettamente quale è la sofferenza della collega Cernetti che con poche persone e con pochissime strutture ha resistito in un settore che diventa ogni giorni più importante.
Se tutti quelli che hanno commesso errori nei Governi o negli Enti locali dovessero pagare con questa mattanza non vi sarebbe nessuno sottratto a questa sorta di linciaggio di cui la compagna Cernetti è stata fatta oggetto.
Ringrazio la compagna Cernetti della sua disponibilità, ringrazio la Giunta che ha dimostrato fermezza e limpidezza di comportamento. Fiducioso il Gruppo socialista attende il risultato della Magistratura.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, pongo in votazione, per alzata di mano la presa d'atto delle dimissioni della collega Cernetti.
La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 51 favorevoli 50 Consiglieri astenuto 1 Consigliere


Argomento: Agricoltura: argomenti non sopra specificati - Formazione professionale

Esame deliberazione: "Approvazione del programma annuale di formazione professionale - Corsi agricoli - Anno formativo 1982/83 - Legge regionale 25/2/1980, n. 8"


PRESIDENTE

Esaminiamo ora la deliberazione relativa a: "Approvazione del programma annuale di formazione professionale - Corsi agricoli - Anno formativo 1982/83 - Legge regionale 25/2/1980, n. 8", di cui al punto quinto all'ordine del giorno.
Ve ne do lettura: "Il Consiglio regionale vista la legge regionale 25/2/1980, n. 8 e in particolare l'art. 6 della legge regionale citata che, nell'ambito delle procedure della programmazione, prevede l'approvazione del programma annuale della formazione professionale mediante deliberazione consiliare viste le proposte formative formulate dagli Enti gestori dei corsi ed i pareri espressi dalle commissioni per i piani agricoli di zona e dagli organismi comprensoriali considerato che il costo complessivo presunto del programma è determinato in L. 2.935.350.000 e che in base alla convenzione tipo Regione Enti la spesa presunta afferente al bilancio 1983 è di L. 2.935.350.000 sentito il parere della Commissione consiliare competente delibera di approvare il programma annuale della formazione professionale corsi agricoli - anno formativo 1982/1983, allegato alla presente deliberazione e qui di seguito riportato per farne parte integrante di demandare alla Giunta regionale l'adozione degli appositi provvedimenti amministrativi per il finanziamento dei corsi di formazione professionale in agricoltura.
La presente deliberazione è dichiarata immediatamente esecutiva ai sensi dell'art. 49 della legge 10/2/1953, n. 62 e sarà pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione ai sensi dell'art. 65 dello Statuto".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 51 Consiglieri presenti in aula.


Argomento: Patrimonio culturale regionale (linguistico, etnologico, folcloristico, storia locale)

Esame progetto di legge n. 285: "Integrazioni e modificazioni alla legge regionale 22/4/1980, n. 24 - Istituzione del Centro Gianni Oberto"


PRESIDENTE

Passiamo al punto sesto all'ordine del giorno che reca: Esame progetto di legge n. 285: "Integrazioni e modificazioni alla legge regionale 22/4/1980, n. 24 - Istituzione del Centro Gianni Oberto".
La parola al relatore, Consigliere Villa.



VILLA Antonino, relatore

Per presentare questa proposta di legge ho voluto rileggere il verbale della seduta del 19 marzo 1980. Credo che i circa tre anni trascorsi nulla abbiano tolto al concorde intento di ricordare l'avv. Gianni Oberto nella particolare luce culturale che lo distingueva quale appassionato ricercatore e visitatore di un ambito umanistico dovizioso delle mille genuine voci delle nostre genti.
Semmai i proponenti hanno superato con intelligenza la visione, forse un po' limitata, di una raccolta di documentazione utile certo, ma bisognosa anche di uno spirito attivo di intraprendenza.
La presente proposta di legge si prefigge infatti lo scopo di colmare una lacuna che si è venuta a riscontrare nella sfera di attività del Centro Gianni Oberto.
Come è noto il Centro è stato istituito con legge regionale 22/4/1980 n. 24, con il compito di acquisire scritti inediti o copie autografe di opere edite da scrittori piemontesi deceduti, custodire e catalogare tale materiale e metterlo a disposizione di studenti e studiosi.
A ben considerare, tale attività appare invero piuttosto limitata rispetto agli interessi che il Centro si prefigge di suscitare, che non sono soltanto quelli di fungere da biblioteca specializzata in un determinato settore, quello cioè della letteratura piemontese, ma che invece vogliono mirare anche a stimolare la ricerca e l'approfondimento della conoscenza della cultura piemontese in generale, senza limitare quindi il campo di attività alla semplice raccolta e custodia delle opere.
Si rende opportuna, pertanto, una modifica aggiuntiva all'art. 2 della legge, concernente le finalità del Centro, intesa a proporre anche l'istituzione di premi per tesi e contributi scientifici relativi alla letteratura italiana in Piemonte, alla letteratura piemontese, alla cultura popolare in Piemonte ed al teatro piemontese, così come formulata nel testo allegato.
Ritengo, infine, di rimarcare l'esigenza che il Centro Gianni Oberto operi in sintonia con le iniziative che la Regione potrà assumere in un programma di crescita che si avvalga della fecondità delle nostre tradizioni. E nel contempo lo stesso dettato di legge proposto suppone uno stretto legame con gli ambienti universitari che si occupano di questa materia.
Mi si permetta, tuttavia, una raccomandazione alla Presidenza del Consiglio. Proprio per non restringere interessi più larghi del campo strettamente universitario, si potrebbe pensare all'istituzione di un premio "Oberto", aperto a tutti i cultori della lingua, della letteratura delle tradizioni, dei luoghi, dei tempi; della cultura, insomma, del nostro Piemonte.
E' un suggerimento che affido per una più precisa specificazione ai proponenti di questa legge, che è stata licenziata all'unanimità della VI Commissione e che, nel ricordo di un Piemontese, si raccomanda all'approvazione del Consiglio.



PRESIDENTE

I motivi che ha specificato il Consigliere Villa sono molto validi pertanto la proposta di istituire un premio "Oberto" sarà presa in considerazione.
La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Intervengo sull'ultima osservazione fatta dal relatore anche perché ho l'impressione che taluni messaggi, se non vengono verificati, finiscono per essere dei messaggi difficilmente modificabili.
Ho grande stima per Oberto, ma ho l'impressione che considerare il suo affetto al Piemonte soltanto un affetto a questa terra sia riduttivo.
La sua era una concezione della sua terra intesa come un insieme di valori, mi parrebbe quindi più compiuto se l'obiettivo che intende perseguire il relatore possa essere indirizzato a piemontesi o a persone residenti in Piemonte che abbiano operato nell'ambito del recupero delle culture locali, ma non strettamente piemontesi, perché alcune comunità che etnicamente si sono radicate in Piemonte, nella misura in cui mantengono la capacità di conservare le loro radici e di coltivare le loro memorie meritino da parte della collettività la stessa attenzione nella logica del pensiero e della cultura di Oberto.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, passiamo alla votazione dell'articolato.
Articolo unico "Al primo comma dell'art. 2 della legge regionale 22/4/1980, n. 24, è aggiunto il seguente punto: '5) propone l'istituzione di premi di studio, da attribuirsi a laureati in discipline letterarie ed umanistiche all'Università di Torino, per tesi e contributi scientifici relativi alla letteratura italiana in Piemonte, alla letteratura piemontese, alla cultura popolare in Piemonte ed al teatro piemontese'.
Il primo comma dell'art. 3 della legge regionale 22/4/1980, n. 24, è così sostituito: 'Le decisioni relative ai punti 1, 2, 3 e 5 del primo comma dell'art. 2 sono assunte dall'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale, sentito il Comitato consultivo' ".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 47 hanno risposto SI 47 Consiglieri Il testo della legge è approvato.


Argomento: Parchi e riserve

Ratifica deliberazione Giunta regionale n. 1-22575: "Acquisto terreni nella riserva naturale della Garzaia di Valenza di proprietà dell'Azienda autonoma delle Ferrovie dello Stato. Spesa di L. 22.160.000 Cap. 1000/83"


PRESIDENTE

Comunico, infine, che, ai sensi dell'art. 40 dello Statuto, occorre provvedere alla ratifica della deliberazione della Giunta regionale n. 1 22575 relativa a: "Acquisto terreni nella riserva naturale della Garzaia di Valenza di proprietà dell'Azienda autonoma delle Ferrovie dello Stato.
Spesa di L. 22.160.000 Cap. 1000/83".
Chi è favorevole all'iscrizione all'ordine del giorno della sopracitata deliberazione è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 47 Consiglieri presenti in aula.
Ve ne do lettura: "La Giunta regionale, unanime, con i poteri del Consiglio regionale ed ai sensi dell'art. 40 dello Statuto delibera di autorizzare l'acquisto dell'appezzamento di terreno di proprietà dell'Azienda autonoma Ferrovie dello Stato, della superficie di mq 64.183 situato nei Comuni di Valenza Po e Frascarolo e ricadente in parte nella riserva naturale della Garzaia di Valenza di autorizzare il Presidente della Giunta regionale a partecipare alla trattativa privata indetta dall'Azienda proprietaria mediante offerta scritta di acquisto, che dovrà essere recapitata a mezzo posta raccomandata entro il 22/1/1983, al prezzo di L. 22.160.000 di sottoporre il presente provvedimento alla ratifica del Consiglio regionale ai termini dell'art. 40, terzo comma, dello Statuto.
Alla spesa di L. 22.160.000 si farà fronte con lo stanziamento del cap.
1000 del bilancio 1983 (20038).
Al finanziamento degli altri oneri conseguenti all'eventuale aggiudicazione si provvederà con successiva deliberazione.
Stante l'urgenza di trasmettere l'offerta nei termini previsti dal bando di gara, la presente deliberazione è dichiarata imme diatamente esecutiva ai sensi dell'art. 49 della legge 10/2/1953, n. 62.
La stessa deliberazione sarà trasmessa al Consiglio per la ratifica e verrà pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione ai sensi dell'art.
65 dello Statuto".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio ratifica all'unanimità dei 47 Consiglieri presenti la suddetta deliberazione. Comunico, infine, che il Consiglio è convocato per il giorno 27 gennaio prossimo.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 14.10)



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