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Dettaglio seduta n.173 del 22/12/82 - Legislatura n. III - Sedute dal 9 giugno 1980 al 11 maggio 1985

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BENZI


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto primo all'ordine del giorno: "Approvazione verbali precedenti sedute", non essendovi osservazioni, i processi verbali delle adunanze consiliari del 2, 9 e 10 dicembre 1982 si intendono approvati.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione dei Consiglieri Cerchio, Brizio e Carletto inerente la situazione della Ditta Pozzo di Moncalieri


PRESIDENTE

Il punto secondo all'ordine del giorno prevede: "Interrogazioni ed interpellanze". Esaminiamo per prima l'interrogazione presentata dai Consiglieri Cerchio, Brizio e Carletto inerente la situazione della Ditta Pozzo di Moncalieri.
Risponde l'Assessore Sanlorenzo.



SANLORENZO Dino, Assessore al lavoro

Questa azienda esercita attività grafica editoriale ed occupa 243 addetti così ripartiti: operai 198 impiegati 43 dirigenti 2.
Il 6 ottobre scorso presso l'Unione Industriale di Torino l'azienda ha firmato con le organizzazioni sindacali del settore un verbale di accordo dove si prevede l'intervento della CIGS per 107 lavoratori.
Successivamente l'azienda ha presentato al Ministro del Lavoro domanda per il riconoscimento di stato di crisi aziendale richiedendo in via previsionale l'intervento della CIGS per 120 addetti.
Per quanto concerne l'interrogazione in specifico è necessario precisare che la richiesta di CIGS per 140 addetti non è da sommarsi ai 107 ma resta comunque un indicatore negativo della crisi di questa azienda.
Come Assessorato abbiamo promosso, in accordo con il Comune di Moncalieri, un incontro con l'azienda che dovrà svolgersi nei primi giorni della prossima settimana.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cerchio.



CERCHIO Giuseppe

La zona di Moncalieri e dintorni, in piena area metropolitana, non solo per la questione della Ditta Pozzo, ma per una serie di altre aziende in crisi, vive momenti di particolare disagio per la disoccupazione e la sottoccupazione. Mi auguro una soluzione del problema.
Sarei grato all'Assessore se mi darà comunicazione dell'incontro anche perché vorrei essere presente avendomi alcuni delegati sindacali sollecitato l'intervento a livello regionale.


Argomento: Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione)

Interpellanza dei Consiglieri Reburdo ed Ariotti inerente lo stato di applicazione della legge 194 del 22/5/1978


PRESIDENTE

Passiamo all'interpellanza presentata dai Consiglieri Reburdo ed Ariotti inerente lo stato di applicazione della legge 194 del 22/5/1978.
Risponde l'Assessore Bajardi.



BAJARDI Sante, Assessore alla sanità

I dati relativi all'applicazione della legge 194/1978, non solo riferiti al numero delle IVG, ma all'analisi delle attività consultoriali sono stati regolarmente raccolti e pubblicizzati dalla Regione Piemonte (relazione stato di salute e convegno maggio 1981).
Gli ultimi dati raccolti, attraverso informazioni da parte delle USL sono riferiti al primo semestre 1982 (gennaio - 30 giugno), non essendo ancora disponibili quelli inviati al CSI nel resto dell'82.
Da tali dati (a disposizione degli interpellanti) si mette in evidenza un andamento costante della richiesta di IVG rispetto ai dati dell'anno precedente. Tale osservazione può indurre a due tipi di valutazioni: non c'é stata diminuzione di richiesta in quanto non è attuata una corretta prevenzione attraverso l'educazione alla contraccezione, oppure il fenomeno dell'aborto clandestino va diminuendo e conseguentemente vi è un aumento di IVG che fino a ieri venivano effettuate clandestinamente.
Presumibilmente, ed è ovvio che nella fattispecie qualsiasi affermazione è difficilmente documentabile, ambedue i processi incidono sull'andamento del fenomeno. E' altresì da rilevare che quattro anni di applicazione della legge sono certamente pochi per poter procedere ad analisi che dovrebbero dare per scontata la scomparsa di un fenomeno quale l'aborto clandestino e pertanto qualsiasi affrettata valutazione potrebbe andare a svantaggio della corretta applicazione della legge.
Riguardo all'esperienza, ma meglio sarebbe parlare dell'attività, dei consultori si deve rilevare come anche in questo caso tale attività sia oggetto, per legge, di indagini i cui dati vengono inviati al Ministero della Sanità annualmente. Va tuttavia rilevato che, con l'approvazione della legge regionale n. 7/1982 e successivamente con l'avvio delle procedure per la formulazione dei PAS (direttiva regionale 9/1982), le USL stanno procedendo alla ridistribuzione a livello di distretto (almeno laddove questi ultimi sono costituiti e ove esistono i presupposti minimi di funzionamento) delle attività consultoriali già svolte in una sede unica (o al massimo in due sedi nell'USL).
A tale proposito, inoltre con direttiva n. 23/1982 si è provveduto a dare ulteriori indicazioni alle USL in riferimento ai criteri che dovranno essere assunti nel PAS per la razionalizzazione e la ridistribuzione delle risorse nel settore della pediatria e dell'ostetricia e ginecologia all'interno dei servizi di base dell'USL.
Rispetto ai punti specifici riferiti a : 1) vendita di anticoncezionali: è da rilevare che tale dato può essere approfondito, con una procedura estremamente complessa, ma solo ed esclusivamente per quanto riguarda gli estroprogestinici (in quanto prescrivibili su normale ricettario) eludendo quindi tutta una serie di contraccettivi (meccanici) che peraltro, dagli ultimi dati pervenuti risultano i più richiesti, adottati ed accettati dalla popolazione piemontese (51% circa della richiesta di contraccezione). Su tale tipo di scelta da parte dell'utenza si presume possano incidere diversi fattori tra i quali indubbiamente l'informazione data dai grandi mezzi di comunicazione che tendono a mettere in evidenza veri o presunti pericoli dei contraccettivi orali inducendo meccanismi di rifiuto sia da parte dell'utenza che degli stessi operatori sanitari.
E' da rilevare anche che in tale materia i dati provenienti dai consultori non possono essere sufficientemente significativi dal punto di vista quantitativo perché in ogni caso si dovrebbe poter valutare l'incidenza dei vari tipi di prescrizione, applicazione o consiglio contraccettivo che proviene dai medici di base, dai ginecologi operanti nei poliambulatori, negli ambulatori ospedalieri e dai ginecologi privati (cui accede soprattutto per questo genere di prestazione una larga fascia di utenza).
E' comunque da sottolineare che rispetto alla tipizzazione delle consulenze richieste nei consultori di Torino la contraccezione rappresenta il 62% rispetto al 16% dalla certificazione di IVG.
2) Applicazione primo comma, art. 5, legge 194/1978, riguardo a tale aspetto pur non essendo possibile quantificare i risultati dell'attività consultoriale in quanto legata a specifiche e singole situazioni che spesso non si possono tradurre in dati statistici, risulta comunque da indagini limitate che circa il 10% delle richiedenti non accede, nei sette giorni previsti dall'ultimo comma dell'art. 5, all'intervento e pertanto si pu presumere scelga di proseguire la gravidanza.
E' infine da sottolineare che qualora nelle situazioni di cui sopra la donna o la coppia abbisognino di interventi sociali successivi, questi nella maggioranza dei casi si dovrebbero indirizzare in filoni correlati ma esterni alle attività strettamente consultoriali.
3) Comportamento dei medici e degli operatori operanti nell'ambito delle attività consultoriali: valgono le considerazioni di cui al punto precedente, ferma restando la necessità di attivare programmi di aggiornamento e formazione permanente di tutti gli operatori nell'ambito del progetto materno-infantile previsti per l'83.
4) I dati relativi alle cause di aborto in base alla distinzione enunciata all'art. 4 della legge 194 sono riportati nella tabella a disposizione dei Consiglieri.
5) L'incidenza di recidive, dalle notizie provenienti dai consultori non assume particolare rilevanza e raggiunge in qualche situazione punte massime del 5% sul totale delle certificazioni in un anno. Si deve comunque tenere presente che si tratta di casi in cui le singole equipes non sono riuscite, pur adottando tutti i metodi di responsabilizzazione, a coinvolgere l'utente in un programma corretto di contraccezione per la presenza di stereotipi culturali inamovibili.
Tuttavia va rilevato che nella città di Torino l'83% delle utenti si reca al consultorio, dopo aver effettuato un'IVG, per chiedere la somministrazione di contraccettivo e quindi evitare recidive.
6) Gli aborti spontanei sono denunciati dagli ospedali attraverso moduli che sino ad oggi dovevano essere inviati all'Ufficio del Medico Provinciale.
Nell'attuale momento di trasferimento delle funzioni di tale Ufficio alle USL in adempimento alla legge regionale n. 30/1982, si provvederà ad impartire disposizioni affinché tali dati vengano utilizzati per mettere in evidenza le cause di nocività ambientale (soprattutto in riferimento agli ambienti di lavoro) che possono determinare il fenomeno di abortività.
E' ovvio che in tale settore dovranno essere coinvolti i servizi di igiene ambientale e le attività a tutela della salute dei lavoratori e quindi si procederà anche ad una revisione degli strumenti per la denuncia.
In conclusione si può affermare che in Piemonte la legge 194/1978 è stata ed è applicata, rispetto al resto del territorio nazionale, in modo corretto senza tuttavia sottovalutare alcuni aspetti che si devono affrontare, non in termini di incentivazione di servizi settoriali, ma nei termini di una politica complessiva di razionalizzazione e ridistribuzione delle risorse esistenti a livello di servizi di base, di impostazione di una corretta ed efficace azione di informazione ed educazione sanitaria, di utilizzo di esperienze e professionalità, di integrazione reale e concreta dei servizi socio-sanitari, che nel rispetto e nell'espletamento delle specifiche competenze di ognuno concorrano al perseguimento di tutte le finalità previste dalla legge e non soltanto di alcune. In concreto quindi, si ritiene che attraverso la formulazione dei PAS si può giungere già nel triennio di applicazione della legge regionale n. 7/1982, all'avvio di tutte le attività previste nell'ambito del progetto materno-infantile che ricomprende, amplia e concretizza le finalità della legge 194.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Reburdo.



REBURDO Giuseppe

Con il Consigliere Ariotti ho sollevato la questione dello stato di applicazione della legge 194 preoccupato per la caduta di interesse dopo le polemiche artificiose in occasione del referendum.
Si sono dimenticati i problemi che erano stati sollevati da quei cittadini che hanno votato per il mantenimento della legge e da quei cittadini che hanno votato per l'abrogazione della stessa.
Siamo convinti che all'interno di queste due fasce la maggioranza dei cittadini ritenga che la legge 194 debba essere applicata correttamente, in particolare l'art. 1 che rifiuta l'uso della legge come strumento di controllo delle nascite e che punta all'obiettivo fondamentale della difesa della vita. Dall'entrata in funzione della riforma sanitaria in alcuni Comuni, per esempio Carignano, approfittando dell'incertezza della fase iniziale di applicazione hanno proceduto alla chiusura di alcuni consultori familiari.
Abbiamo poi la sensazione che la legge venga applicata parzialmente ed una difficoltà a superare il momento della sanitarizzazione.
Ci interessavano elementi a livello regionale per fare una riflessione generale e non aspettare altre polemiche per affrontare l'argomento.
Chiediamo alla Presidenza del Consiglio di - avviare un dibattito sull'applicazione della legge 194.
Credo che questo tema meriti di essere sollevato in Consiglio regionale essendo importante non solo dal punto di vista sanitario, ma anche dal punto di vista culturale ed etico-morale.
Il tema dell'obiezione di coscienza non è stato sufficientemente approfondito, non si è fatto uno sforzo sufficiente per affrontare le questioni sociali che vanno dall'aiuto alla donna ai supporti dell'intervento dei servizi assistenziali ed agli aspetti di carattere sociale.
Sul tema poi dell'informazione e dell'educazione sanitaria vi è un preoccupante arretramento nella scuola.
Si sono innescate, per motivazioni in parte oggettive, in parte strumentali, polemiche che hanno bloccato possibilità reali di lavorare intervenendo anche il corpo docente.
Invito la Presidenza del Consiglio a fissare un dibattito su questi argomenti nei primi mesi del 1983.
Una decisione della Giunta avrebbe un significato politico e culturale di grande importanza.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bergoglio.



BERGOGLIO Emilia

Il nostro Gruppo aveva presentato un'interpellanza alla quale si sarebbe dovuto rispondere oggi.
La risposta dell'Assessore Bajardi non tocca gli argomenti contenuti nel nostro documento, per cui sollecitiamo la discussione della nostra interpellanza nella prossima riunione del Consiglio regionale.
Anche noi siamo preoccupati del modo in cui la legge 194 è stata applicata.
Non c'é stata nessuna azione di scoraggiamento nei confronti dell'aborto, ma soltanto una certificazione delle richieste.
Questa preoccupazione la voglio manifestare perché il problema è grave e merita più attenzione di quanta in questo momento stiamo dando.



BAJARDI Sante, Assessore alla sanità

All'Assessorato non è pervenuta la sua interpellanza.


Argomento: Nomine

Interrogazione dei Consiglieri Borando, Chiappando e Beltrami inerente la mancata nomina dei componenti delle Commissioni di cui all'art. 11 della legge 3/5/1982, n. 203


PRESIDENTE

Passiamo ora all'interrogazione presentata dai Consiglieri Borando Chiabrando e Beltrami inerente la mancata nomina dei componenti delle Commissioni di cui all'art. 11 della legge 3/5/1982, n. 203.
Risponde l'Assessore Ferraris.



FERRARIS Bruno, Assessore all'agricoltura e foreste

Ho già avuto modo di dire al collega Borando che le nomine delle Commissioni provinciali erano state fatte con deliberazione della Giunta regionale anziché con Decreto del Presidente della Giunta.
Quanto prima saranno insediate.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Borando.



BORANDO Carlo

Mi dichiaro soddisfatto della risposta.
In una precedente circostanza avevo fatto osservare all'Assessore Ferraris che lui stesso finiva con l'essere considerato un colpevole indiretto della situazione che si era determinata quando si trattava di nominare Commissioni composte da elementi di varie estrazioni.
Questo è uno di quegli interventi che non costano né soldi né fatica.
Quando non c'é l'accordo tra le componenti occorre imporsi. Come è accaduto per gli affitti delle locazioni urbane anche per le locazioni rurali è stato "instaurato" nel 1972 il provvedimento dell'equo canone, ma che equo non è perché, come sempre, i provvedimenti che devono essere provvisori finiscono per diventare definitivi nonostante il passare del tempo.
Il Parlamento italiano dopo innumerevoli discussioni è riuscito a varare questa legge nel 1980.
Il minimo che ci si poteva aspettare era che l'applicazione fosse immediata o quasi. Le stesse organizzazioni sindacali di categoria sul piano nazionale hanno sostenuto la legge che regola l'applicazione del reddito domenicale censito a catasto e moltiplicato per un determinato coefficiente, ma riconoscono che questo criterio non può essere generalizzato.
Dirò di più. I beni fondiari che erano di proprietà degli ospedali e che sono passati ai Comuni e alle USI il cui reddito dovrebbe contribuire a sanare il deficit della "Sanità" con l'applicazione di questa legge potranno rendere almeno tre volte di più di quanto rendevano fino ad oggi.


Argomento: Programm. e promoz. attivita" socio-assist. (assist. minori, anziani, portat. handicap, privato sociale, nuove poverta") - Sanita': argomenti non sopra specificati

Interrogazione dei Consiglieri Bastianini, Marchini e Turbiglio inerente il mancato esonero del pagamento del ticket sanitario agli invalidi civili e di guerra presso l'USSL n. 26


PRESIDENTE

L'Assessore Bajardi risponde all'interrogazione presentata dai Consiglieri Bastianini, Marchini e Turbiglio inerente il mancato esonero del pagamento del ticket sanitario agli invalidi civili e di guerra presso l'USSL n. 26.



BAJARDI Sante, Assessore alla sanità

In conseguenza dell'entrata in vigore dell'art. 12 della legge 26/4/1982, n. 181, l'Assessorato alla sanità ha emanato la direttiva n. 13 del 3 giugno u.s.
In tale direttiva, anche in base alle precisazioni comunicate dal Ministero della Sanità con la nota prot. n. 100/UCPS/1.7/2255 dell'8/5/1982, sono stati forniti alle USSL della Regione chiarimenti riguardanti alcuni dubbi interpretativi sulla legge stessa.
In particolare, per quanto si riferisce ai soggetti esenti, si è precisato che: grandi invalidi di guerra e di servizio sono quelli di I categoria ed il titolo di riconoscimento della qualifica è il mod. 69 del Ministero del Tesoro invalidi civili ex art. 12 della legge 1/8/1971 sono i cittadini cui è stata riconosciuta dall'apposita Commissione l'invalidità del 100%.
In relazione all'interrogazione ed a quanto esposto si è provveduto a chiedere chiarimenti all'USSL n. 26 sulla questione specifica sollevata dai Consiglieri interroganti.
Il Presidente del Comitato di Gestione della citata USSL. con la nota prot. n. 8274 del 6/12/1982, ha comunicato di aver dato precise disposizioni agli operatori dell'USSL stessa, addetti al rilascio delle attestazioni di esenzione dal ticket sanitario, affinché, nei confronti dei grandi invalidi civili e di guerra, siano applicate le direttive che l'Assessorato alla sanità ha emanato al riguardo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Il fatto denunciato dalla nostra interrogazione aveva un fondamento tant'è vero che ha prodotto un intervento dell'Assessore ed un diverso comportamento da parte delle USSL nei confronti dei cittadini. Confidiamo che l'Assessore vorrà verificare il risultato del lavoro comune degli interroganti e ci conforta che l'Assessore non si sia fermato alla circolare emanata dal Presidente del Comitato di Gestione dell'USSL n. 26 e che quella circolare si sia tradotta in un reale beneficio per i destinatari.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera - Università

Interrogazione del Consigliere Valeri inerente il piano quinquennale di sviluppo universitario e le previsioni del primo piano regionale socio sanitario in materia di allocazione di nuovi servizi e reparti specialistici ospedalieri


PRESIDENTE

Esaminiamo, infine, l'interrogazione presentata dal Consigliere Valeri inerente il piano quinquennale di sviluppo universitario e le previsioni del primo piano regionale socio-sanitario in materia di allocazione di nuovi servizi e reparti specialistici ospedalieri.
Risponde l'Assessore Bajardi.



BAJARDI Sante, Assessore alla sanità

La Giunta non ignora il fatto che nel giugno e luglio scorsi si sono svolti, presso la sede della Giunta regionale, incontri tra le rappresentanze di tutti i parlamentari piemontesi di tutti i partiti democratici, della Giunta e dei Gruppi consiliari, incontri che si conclusero con la formulazione di un emendamento alla legge n. 590 del 14/8/1982, emendamento che riprendeva la previsione di istituire nella città di Vercelli corsi di laurea in medicina e chirurgia.
Ed altrettanto noto è il fatto che detto emendamento non ha trovato posto nel testo definitivo della legge n. 590.
Punto di riferimento, pertanto, resta l'ordine del giorno nel quale è ripresa la volontà dei vari Gruppi parlamentari in ordine all'impegno di far sì che in occasione del primo piano quinquennale di sviluppo dell'Università vengano affrontate alcune realtà regionali che richiedono particolare attenzione e tra queste il Piemonte.
Di qui la necessità di un'attenta considerazione di tutte le ipotesi che concorreranno alla formazione del piano quinquennale suddetto ed alle competenze che da esso potranno derivare all'assetto dei servizi ospedalieri per effetto dell'istituzione in Piemonte di una nuova facoltà di medicina e chirurgia.
Non pare però opportuno procedere, fin d'ora, ad una revisione di piano, ipotizzando da un lato soluzioni future e fornendo dall'altro risposte che non possono non ignorare quale sarà l'assetto definitivo che la preconizzata facoltà di medicina e chirurgia di Vercelli potrà avere.
Il moltiplicarsi delle facoltà mediche, infatti, non può consistere in una semplice ripetizione del modello tradizionale e, quindi, della moltiplicazione delle attuali cliniche e ciò è tanto più evidente, quando si faccia riferimento a quelle specialità, per quanto importanti e significative alle quali pur sempre accede un limitato numero di cittadini.
L'aspetto innovatore di una nuova facoltà medica deve consistere, più che nella moltiplicazione delle specialità, nell'accentuazione del momento formativo del medico di base ed è auspicabile che tale concetto trovi risposta nel previsto primo piano quinquennale di sviluppo universitario.
Ciò stante si ritiene prematuro affrontare, in questa fase, il problema dell'allocazione di reparti specialistici ospedalieri all'interno del quadrante nord-est del Piemonte (province di Novara e Vercelli).
Va d'altra parte ricordato che la legge di approvazione del piano socio sanitario regionale prevede all'art. 6 la possibilità di aggiornamento dello stesso.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Valeri.



VALERI Gilberto

L'Assessore. Bajardi ha ricordato che l'emendamento alla legge 590 non è stato accettato.
Non è stato approvato non per questioni di merito, ma per ragioni di iter legislativo. Con un altro emendamento si impegna il Governo alla predisposizione al prossimo piano di sviluppo universitario nel quale venga considerata la seconda Università in Piemonte per la quale l'intesa raggiunta in sede di Giunta con la partecipazione dei Gruppi consiliari e dei rappresentanti parlamentari rimane un punto di riferimento, anche se discutibile.
Sono anche dell'avviso che, considerato il necessario raccordo tra insediamento universitario e sviluppo delle strutture sanitarie - cosa questa più volte affermata dalla Regione e riconfermata nella risposta dell'Assessore Bajardi - non si ponga per quanto riguarda i futuri insediamenti universitari la moltiplicazione incontrollata delle specialità ospedaliere.
In questo senso è stata presentata l'interrogazione, sperando che nel frattempo il Ministro Bodrato chiarisca le affermazioni che aveva fatto quando era ancora Ministro della Pubblica Istruzione. Mi auguro che nei sei mesi entro i quali dovrebbe essere definito dal Ministero il piano universitario, il tema del rapporto che deve intercorrere tra nuovo insediamento universitario in Piemonte e sviluppo dei servizi sanitari non venga pregiudicato.
Certo tale rapporto non può essere definito a priori, tuttavia esso richiede attenzione rispetto alle previsioni di piano sanitario regionale al fine di non determinare situazioni obiettivamente contrastanti rispetto al futuro assetto universitario.



PRESIDENTE

Le interrogazioni ed interpellanze sono così discusse.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

In merito al punto terzo all'ordine del giorno: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico che hanno chiesto congedo i Consiglieri Bastianini, Fassio Ottaviano, Gastaldi e Testa


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

Sono stati presentati i seguenti progetti di legge: N. 279: "Bilancio di previsione per l'esercizio finanziario 1982" presentato dalla Giunta regionale in data 7 dicembre 1982 N. 280: "Integrazioni alla legge regionale 4/9/1979, n. 59 'Provvedimenti per l'esercizio dello sgombero della neve' ", presentato dalla Giunta regionale in data 9 dicembre 1982 N. 281: "Istituzione dell'area attrezzata della Collina di Rivoli" presentato dalla Giunta regionale in data 9 dicembre 1982 N. 282: Proposta di legge al Parlamento del Consiglio regionale del Piemonte: "Provvedimenti per la tutela e la promozione della lingua e della cultura della minoranza etnico-linguistica occitana in Italia", presentata dai Consiglieri Revelli, Ariotti, Ferro, Acotto, Avondo, Biazzi, Bontempi e Reburdo in data 13 dicembre 1982 N. 283: "Norme di attuazione dell'art. 18 della Costituzione Italiana e della legge 25/1/1982, n. 17, in tema di associazioni segrete", presentato dai Consiglieri del Gruppo D.C. in data 15 dicembre 1982.


Argomento:

c) Apposizione visto Commissario del Governo


PRESIDENTE

Il Commissario del Governo ha apposto il visto: alla legge regionale del 4 novembre 1982 : "Istituzione della riserva naturale integrale della Madonna della Neve sul Monte Lera" alla legge regionale del 4 novembre 1982 : "Istituzione dell'area attrezzata Le Vallere" alla legge regionale del 5 novembre 1982: "Prima variazione al bilancio per l'anno 1982" alla legge regionale dell'11 novembre 1982: "Assegnazione di borse di studio per la frequenza al Collegio del Mondo Unito di Duino - Aurisina Trieste".


Argomento:

d) Mancata apposizione visto Commissario del Governo


PRESIDENTE

Il Commissario del Governo non ha apposto il visto: alla legge regionale dell'11 novembre 1982: "Istituzione, compiti modalità di funzionamento e responsabilità del Collegio dei Revisori dei Conti, ai sensi dell'art. 13 della legge 181/1982" alla legge regionale dell'11 novembre 1982: "Provvidenze per la promozione e diffusione nelle scuole della lettura e dell'utilizzo didattico dei giornali".


Argomento:

e) Decreto del Presidente della Giunta regionale n. 10671/82 del 10/12/1982


PRESIDENTE

Comunico che, ai sensi dell'art. 36 dello Statuto, il Presidente della Giunta regionale con proprio decreto n. 10671/82 del 10/12/1982 ha delegato, con provvedimento a carattere provvisorio, l'Assessore Bajardi allo svolgimento di funzioni regionali in materia di assistenza.


Argomento:

f) Deliberazioni adottate dalla Giunta regionale e dall'Ufficio di Presidenza


PRESIDENTE

Rendo noto che le deliberazioni adottate dalla Giunta regionale nella seduta del 7/12/1982 e dall'Ufficio di Presidenza nelle sedute del 30 novembre e 7 dicembre 1982, in materia di consulenze ed incarichi, sono depositate e a disposizione presso il Servizio Aula.
Le comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale sono così terminate.


Argomento: Informazione

Comunicazioni del Presidente della Giunta regionale


PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta regionale Enrietti per alcune comunicazioni.



ENRIETTI Ezio, Presidente della Giunta regionale

Questa mattina mi sono recato in Corso Casale dove è crollato l'edificio causando 6 morti ed 11 feriti.
Credo di interpretare i sentimenti dei Consiglieri inviando ai familiari delle vittime la piena solidarietà del Consiglio regionale.
Comunico inoltre che il giorno 17 si è tenuta a Roma la Conferenza dei Presidenti delle Regioni che ha preso in considerazione, tra gli altri argomenti, la legge finanziaria ed il Fondo Sanitario 1982/1983.
La Conferenza predisporrà una bozza di articolato sulla finanza regionale, non essendo più procrastinabile la lacuna legislativa nel settore.
Ha inoltre affrontato il problema delle casse di competenti per il finanziamento degli investimenti di edilizia residenziale pubblica per i tre bienni di cui alla legge 2457 e ha approntato un ordine del giorno che ho distribuito ai Capigruppo.
Ritengo opportuno informare il Consiglio sulla validità e consistenza dell'azione stragiudiziale di diffida intrapresa nei confronti del Presidente della Regione da parte dell'Istituto Luce.
Credo sia corretto darne notizia in questo momento, potendo oggi fornire elementi più puntuali di valutazione sia nel merito giuridico dell'azione, sia sulla consistenza dei soggetti pubblici che, oltre alla Regione Piemonte, sono stati destinatari di analoghe diffide.
Per quanto riguarda il merito, il Servizio legale della Giunta ha espresso un primo parere in base al quale le Regioni non sarebbero tenute come invece si sostiene nella diffida, ad affidare quasi in regime di monopolio all'Istituto Luce la produzione e distribuzione di filmati a qualsiasi titolo finanziati dalle Regioni stesse, al di fuori di quanto realizzato in accordo con la Rai. Sul piano istituzionale, anche dietro sollecito di altre Regioni, ho posto il problema all'attenzione della Conferenza dei Presidenti che ha determinato di respingere l'interpretazione estensiva della legge da parte dell'Istituto Luce sollecitando un chiarimento anche attraverso il Ministero delle Partecipazioni Statali ed ipotizzando altre iniziative anche sul piano della modifica legislativa. Ciò sarà fatto in collegamento con altri soggetti quali le Associazioni delle Province e dei Comuni.
E' chiaro che la questione va risolta a tempi ravvicinati, onde evitare che possa verificarsi un blocco delle attività telecinematografiche nei confronti delle autonomie regionali e locali, magari nelle sedi istituzionali di controllo. Ritengo altresì opportuno informare il Consiglio che in data 17 dicembre è stata firmata la convenzione tra la Rai e la Regione, sulla cui base viene realizzato un progetto speciale di programmi, su argomenti di interesse regionale, da trasmettere in 18 puntate sulla Terza Rete Tv, a partire dalla prossima primavera. L'accordo è stato perfezionato sulla base di una deliberazione della Giunta che prevede un onere a carico della Regione, in conto parziale spese, di 250 milioni di lire.
In proposito debbo confermare che la Giunta, nella seduta di ieri, ha assunto una deliberazione con la quale si prende atto dell'avvio del progetto e, ai fini di un corretto rapporto di responsabilità istituzionale nei confronti del Consiglio, si sottolinea che la Commissione Informazione senza fornire indicazioni di metodo e di contenuti nel merito della convenzione, aveva inizialmente suggerito alcune linee di indirizzo per un più puntuale rapporto fra la Regione Piemonte e la Rai.


Argomento: Industria (anche piccola e media)

Esame deliberazione Giunta regionale n 11-19776: "Legge regionale 25/2/1980, n. 9 'Interventi per il riequilibrio regionale del sistema industriale. Aggiornamento del programma pluriennale degli interventi e formazione del programma di attuazione 1982'"


PRESIDENTE

Passiamo ora al punto quinto all'ordine del giorno che prevede l'esame della deliberazione della Giunta regionale n. 11-19776: "Legge regionale 25/2/1980, n. 9 - Interventi per il riequilibrio regionale del sistema industriale. Aggiornamento del programma pluriennale degli interventi e formazione del programma di attuazione 1982".
La parola al relatore, Consigliere Valeri.



VALERI Gilberto, relatore

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, la proposta di deliberazione è stata approvata dalla Commissione con la riserva della D.C. di esprimere in aula il proprio parere.
La I Commissione ha ritenuto di proporre alcuni elementi e di sottolinearli alla Giunta.
A fronte, da un lato di programmi che stentano a decollare e a cifre stanziate che non trovano traduzione operativa per difficoltà di varia natura e, dall'altro, del notevole numero di domande presentate da Comuni e da Comitati comprensoriali, la I Commissione ha ritenuto di non entrare nel merito delle richieste aggiuntive riservandosi di farlo in futuro, previa una verifica attenta dello stato di attuazione della legge 9. Tale verifica dovrebbe coinvolgere gli Assessorati all'industria, al territorio e all'artigianato per la parte relativa alle aree attrezzate artigianali e al necessario coordinamento con le aree attrezzate industriali. Al riguardo non escludendo che tale verifica porti all'esigenza di eventuali aggiustamenti alla legge in materia.
La Commissione ha ritenuto altresì di evidenziare la priorità che va data all'attuazione dei programmi di aree attrezzate per la cui attuazione si è prevista la creazione di strumenti consortili o misti.
Un'altra priorità indicata riguarda il coinvolgimento finanziario del sistema pubblico, anche locale, alla realizzazione delle aree, non soltanto in considerazione della scarsità di risorse, ma anche tenendo presente che la crisi incalza e quindi gli investimenti devono essere proiettati prioritariamente verso i settori produttivi e verso i campi di intervento che siano in grado di attivare effetti aggiuntivi pubblici.
Quindi è una priorità per il bilancio della Regione, ma anche per gli operatori pubblici.
Le autonomie locali sono autonome nelle loro scelte, ma ciò non contrasta con la realizzazione di quei coordinamenti di carattere programmatico che la crisi rende più imperativi.
Nel corso delle consultazioni i Comprensori e la Federazione regionale degli Industriali hanno auspicato un'accelerazione degli iter urbanistici.
Con queste raccomandazioni la Commissione raccomanda al Consiglio il voto favorevole alla deliberazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Genovese.



GENOVESE Piero Arturo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, la relazione svolta dal Presidente della I Commissione rispecchia fedelmente le osservazioni e le valutazioni che il Gruppo D.C. ha fatto in sede di Commissione e contiene le preoccupazioni che il Gruppo D.C. ha espresso.
Non ci resta quindi che confermare il voto favorevole del Gruppo D.C.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vetrino.



VETRINO Bianca

Voteremo a favore della deliberazione della Giunta e del programma alla stessa allegato. In sede di Commissione e di conferenza dei Capigruppo avevamo sollecitato l'esame della deliberazione, pervenuta nel mese di ottobre alla Commissione, perché ritenevamo che i provvedimenti in essa contenuti andassero nella direzione dello sviluppo e della produzione.
L'Assessore Rivalta ha osservato che la legge n. 9 nella fase applicativa è stata un po' distorta negli obiettivi di razionalizzazione di ristrutturazione e di concentrazione e che è andata a soddisfare esigenze lontane dal disegno programmatorio generale.
Siamo contenti di questa autocritica, dobbiamo però dire che questo disegno programmatorio è mancato da parte della Giunta. La predisposizione di un piano di coordinamento territoriale sarebbe stato indispensabile rispetto a questa legge importante.
Si è parlato, negli ultimi tempi, del progetto MITO, di progetti che tenderebbero ad unire le risorse, gli sforzi, gli indirizzi e gli obiettivi di più Regioni che possono avere degli interessi collegati.
Nel corso delle consultazioni ci sono state delle indicazioni. Per esempio L'api di Alessandria che ha dato il suo contributo con una proposta scritta relativamente all'area di Pozzolo Formigaro che va in una dimensione di media ampiezza, proposta che vede la sollecitazione delle forze imprenditoriali della nostra Regione e di quelle della Liguria e della Lombardia.
Le richieste nuove non sono state bocciate, ma sono tenute in evidenza.
Probabilmente nel momento in cui inizieremo la discussione sul piano di sviluppo dovremo affrontare con questa ampiezza e con questa nuova dimensione la questione delle aree attrezzate.
Confermo il voto favorevole del nostro Gruppo rispetto a questo provvedimento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Biazzi.



BIAZZI Guido

Il relatore Valeri ha già esposto compiutamente le osservazioni che sono state fatte in Commissione e l'accordo raggiunto dai Gruppi su questa importante deliberazione.
Confermiamo il voto che abbiamo dato in Commissione con alcune osservazioni. Ritenevamo in un primo tempo di non consultare la comunità su questa deliberazione. Abbiamo poi scelto la strada del confronto e, in effetti, le consultazioni sono state utili.
La comunità regionale e gli operatori interessati hanno confermato la validità della legge istitutiva delle aree sottolineando la necessità di migliorarla in alcuni punti.
La scelta della legge cornice ha permesso di adeguare la normativa alle realtà territoriali.
La Commissione ha deciso di procedere alla verifica delle realizzazioni dei programmi, dei risultati e dell'efficienza dei programmi stessi.
In quella sede si potrà riaprire il dibattito complessivo sull'applicazione della legge.
Ci sono delle realtà che dovranno necessariamente essere tenute in conto nella fase di verifica, come è stato ricordato dall'API di Alessandria (Galliate, Borgomanero) e dalla Federazione degli Industriali piemontesi relativamente alle aree di antico insediamento industriale (Biella, area di Torino).
I problemi aperti sono numerosi. La deliberazione che stiamo approvando non pone ostacolo alla loro risoluzione, ma va nel solco di dare una risposta anche a quei problemi.
Gli operatori economici hanno dato un giudizio positivo alla legge, la ritengono una legge di prospettiva ed uno strumento valido per coordinare gli interventi che riguardano la gestione del territorio ed il riequilibrio economico e sociale in Piemonte.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

Sono d'accordo sui contenuti della deliberazione e quindi il mio voto sarà favorevole.
In sede di Commissione è emersa l'esigenza di verificare gli effetti che la legge ha prodotto, condizione indispensabile per orientare e programmare l'uso delle risorse e questo è tanto più importante oggi in una situazione sociale ed economica profondamente mutata dal momento dell'approvazione della legge.
La crisi ha fatto emergere nuove aree deboli nella Regione. Si pone l'esigenza di ripensare agli indirizzi e alla qualità dello sviluppo di intere zone.
In particolare, le ragioni che ci fanno ritenere necessario verificare la situazione esistente per aprire una riflessione sulle prospettive di gestione di tale materia sono: la necessità di rapportare la realizzazione delle aree attrezzate allo sviluppo che si intende incentivare in determinate zone, in questo senso il collegamento con il piano di sviluppo è determinante; l'esigenza di ottimizzare le poche risorse disponibili.
In questo senso è condivisibile la richiesta delle organizzazioni sindacali di privilegiare le aree nelle quali l'intervento della Regione è ritenuto prioritario.
Riteniamo decisivo il ruolo delle istituzioni regionali e locali nel definire il quadro di riferimento rispetto agli indirizzi di sviluppo entro il quale collocare e stimolare anche un'imprenditorialità e gli investimenti degli operatori economici.
Ma non è pensabile che l'intervento si limiti alle opere di urbanizzazione. Occorre un quadro di riferimento relativamente allo sviluppo, ai servizi ed agli interventi complessivi capaci di stimolare gli operatori economici.
Va inoltre definito il rapporto tra aree industriali ed aree artigianali ed il recupero delle aree liberate dalle attività produttive preesistenti.
L'intervento pubblico in questo campo è indispensabile se si vogliono evitare le speculazioni.
Spesso la rilocalizzazione di insediamenti artigianali nelle aree che si liberano è maggiormente compatibile con le aree e le strutture che vengono deliberate.
Ad esempio, qualsiasi intervento sull'area torinese non può prescindere da un'ipotesi di riutilizzo di una serie di aree che si sono liberate o che si stanno liberando.
Penso anche al riutilizzo dell'area della Pietra di Omegna. Da questo punto di vista è necessario sollecitare gli Enti locali ad un maggiore utilizzo dell'art. 53 della legge n. 56 che prevede un intervento con convenzioni per il riuso degli immobili dismessi.
E' anche necessario un maggiore collegamento tra la legge 9 e la legge 64 sull'artigianato al fine di coordinare gli interventi tra le aree industriali e le aree artigianali, in quanto spesso gli interventi rischiano di sovrapporsi e di non essere adeguatamente coordinati in questi due settori. Da subito ci sembra indispensabile effettuare una verifica per sapere intanto che cosa hanno prodotto, in termini occupazionali e di sviluppo produttivo, gli investimenti effettuati e per conoscere quale rapporto esiste tra le aree attrezzate e lo sviluppo ipotizzato.
E' essenziale fare una ricognizione sulle aree che stanno per essere liberate ed analizzare le ipotesi di riuso valutando il rapporto tra queste e le aree attrezzate.
Ci risulta che la Finpiemonte sta facendo un'analisi in questo senso ed attendiamo di poter disporre dei risultati al più presto.
E' anche utile conoscere con quali strumenti la Regione farà tale verifica e se sarà opportuno ricercarli all'esterno.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mignone.



MIGNONE Andrea

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il programma per il 1982 all'interno del programma 1981/1985 per l'applicazione della legge n. 9, è del tutto valido.
Voglio anch'io richiamare la necessità e l'urgenza di un coordinamento più stretto tra l'applicazione della legge n. 9 e l'applicazione della legge n. 64.
L'applicazione delle due leggi in modo non del tutto coordinato probabilmente finisce per disperdere le energie e rischia di non cogliere in modo completo le potenzialità esistenti a livello locale.
L'orientamento emerso in Commissione è di non prendere in considerazione il complesso delle domande presentate dagli Enti locali seppur giustificabili, quando si è di fronte a problemi occupazionali impellenti.
La riflessione serve a significare che non è disseminando in modo non coordinato un insieme di urbanizzazioni per possibili aree attrezzate industriali che si può risolvere il problema generale delle potenzialità derivanti dalle aree industriali attrezzate.
L'altro elemento di riflessione è legato al fatto che occorre raccordare di più e meglio le previsioni della legge n. 9 al secondo piano di sviluppo, vale a dire legare la scelta di queste aree ad un discorso che si faccia carico della programmazione regionale del riequilibrio territoriale e di un quadro di riferimento generale.
Questa pausa di riflessione consentirà anche di valutare i nessi che legano la legge n. 9 con la legge n. 56.
Probabilmente nella revisione della legge n. 56 già avremo modo di recepire alcune indicazioni a cui il collega Montefalchesi faceva riferimento.
Vi è la problematica legata a quelli che si chiamano "i PIP per insediamento produttivo di riordino" e ad altre questioni particolari.
Occorre saper cogliere l'opportunità di alcune modifiche della legge n.
56 che possano meglio attagliarsi alla nuova realtà in cui viene a calarsi la legge n. 9.
La legge n. 9 ha un taglio che può favorire la ripresa produttiva facendo leva sulle risorse locali.
Le aree industriali attrezzate hanno un significato nella misura in cui riescono ad essere punto di riferimento per forze produttive disposte ad impegnarsi in iniziative che vedano anche la loro partecipazione economica.
Quanto agli strumenti di gestione, la strada che si va delineando di una gestione con la partecipazione diretta, anche in termini finanziari delle forze produttive locali insieme agli Enti locali mi pare la più percorribile.
Teniamo conto però delle ristrettezze in cui versano gli Enti locali.
La strada della gestione basata su società miste in cui vi sia l'impegno finanziario degli Enti locali e delle forze produttive locali mi sembra la strada meno impervia.
Con queste brevi riflessioni il Gruppo PSDI esprime il suo consenso sulla deliberazione in discussione.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Sanlorenzo.



SANLORENZO Dino, Assessore all'industria

E' importante in un momento come l'attuale che i Gruppi del Consiglio regionale si accingano a votare questa deliberazione. La Giunta ha accolto i rilievi e le osservazioni che i vari Gruppi hanno fatto e vuole sottolineare l'importanza che essa acquista. E' una sfida alla situazione attuale, la quale non è caratterizzata da un'espansione incontrollata degli investimenti industriali, non è contrassegnata da una crisi industriale che abbia come primo elemento il fatto che la collocazione dell'industria non sia quella più opportuna e non è neanche contrassegnata da una prevedibile espansione nei prossimi mesi che esiga di razionalizzare questa espansione.
Tuttavia, la contraddizione fra la misura che stiamo per intraprendere è più apparente che reale.
E' una scommessa sul futuro, è un creare condizioni non immediate, ma di medio periodo, per riconfermare una vocazione industriale che vogliamo ribadire approfittando della condizione di crisi.
In Piemonte il problema del riequilibrio esisteva ieri quando c'era uno sviluppo distorto ed esiste oggi, a maggior ragione, come opportunità per uscire dalla crisi.
Questa la scommessa e la lettura della legge 9.
Malgrado le difficoltà che conosciamo la volontà di investire viene riscontrata dalla quantità di domande che sono state avanzate alla Regione.
E' difficile porre una discriminante fra i posti di lavoro che si salvano e i posti di lavoro sicuri, collocati in una dinamica di sviluppo non effimera.
Infine, questa deliberazione si colloca in un quadro di politica industriale e di politica del lavoro.
Ho rivolto un invito ai Ministri dell'Industria e del Lavoro, Pandolfi e Scotti, a trascorrere una giornata di lavoro a Torino con la Regione. Il Ministro Scotti ha già dichiarato la sua disponibilità.
Tale giornata di lavoro sarà concordata con i Gruppi del Consiglio in modo da fare di questo appuntamento un'occasione per un esame accurato delle questioni che sono di fronte agli occhi di tutti nella Regione e delle proposte che abbiamo da avanzare in un corretto rapporto con il Governo.



PRESIDENTE

Conclusa la discussione, passiamo alla votazione della deliberazione.
Ve ne do lettura: "Il Consiglio regionale visto l'art. 2 della legge regionale 25/2/1980, n. 9, il quale stabilisce che il Consiglio regionale aggiorna ogni anno il programma pluriennale degli interventi per il riequilibrio regionale del sistema industriale e provvede per la formazione del relativo programma annuale di attuazione su proposta della Giunta regionale; vista la proposta di programma pluriennale e di programma annuale di attuazione predisposti dall'Assessorato all'industria e lavoro con l'intesa dell'Assessorato alla pianificazione territoriale e dell'Assessorato alla programmazione urbanistica rilevato che a termini di legge la predetta proposta deve essere formulata in coerenza con le indicazioni e le priorità della programmazione e del quadro territoriale regionale, sulla base di proposte autonome della Regione e di quelle presentate dai Comitati comprensoriali, ai sensi e con le procedure di cui all'art. 3 della legge 25/2/1980, n. 9 preso atto dei criteri, che stanno alla base della scelta degli interventi da inserire nel programma annuale di attuazione e che tengono conto delle prevedibili esigenze delle aziende e dei fabbisogni occupazionali constatato l'esito delle consultazioni con le organizzazioni sindacali le associazioni imprenditoriali e i Comitati comprensoriali effettuate dalla I Commissione ritenuto di dover soprassedere alle numerose proposte espresse dai Comprensori nel corso della consultazione in attesa di poter compiere un'attenta e concreta verifica dei risultati conseguiti con i programmi sinora finanziati, del loro grado di attuazione, degli strumenti operativi impiegati, nonché del grado di coordinamento realizzato con la legge per le aree artigianali attrezzate preso atto dell'impegno della Giunta ad effettuare tale verifica coordinatamente con la I Commissione, entro il prossimo mese di marzo e comunque prima della formazione del programma 1983 viste le integrazioni apportate dalla Commissione stessa che riguardano rispettivamente: 'I criteri di scelta per la formazione del programma di attuazione 1982', tendente ad un maggior coinvolgimento finanziario e di responsabilità degli Enti locali interessati e dei privati attraverso la costituzione di società d'intervento o di strutture consortili l'aggiornamento del programma pluriennale, relativamente al Comprensorio di Alessandria, tendente all'inserimento della realizzazione dell'area industriale attrezzata di Novi Ligure nel quadro complessivo del rafforzamento e della razionalizzazione del sistema industriale della Valle Scrivia ed in particolare di un suo coordinamento operativo con la realizzazione di un'area industriale attrezzata nel Comune di Serravalle Scrivia; visto il parere espresso dalla I Commissione permanente del Consiglio regionale delibera di approvare l'allegato documento che forma parte integrante della deliberazione, riguardante il secondo aggiornamento del programma pluriennale degli interventi ed il programma di attuazione 1982, con le integrazioni apportate dalla I Commissione consiliare al punto 4.2 del programma 'I criteri di scelta per la formazione del programma di attuazione 1982' ed al punto 5 del programma 'Aggiornamento del programma pluriennale' con riferimento al Comprensorio di Alessandria.
La presente deliberazione è dichiarata immediatamente esecutiva e sarà pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione Piemonte ai sensi dell'art. 65 dello Statuto".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 35 Consiglieri presenti in aula.


Argomento: Edilizia pubblica (convenzionata, sovvenzionata, agevolata)

Esame deliberazione Giunta regionale n. 108-19507: "Progetto esecutivo per l'anagrafe regionale degli assegnatari di alloggi di edilizia residenziale pubblica in locazione, a riscatto, dei beneficiari di contributi per l'edilizia abitativa e del relativo patrimonio"


PRESIDENTE

ll punto sesto all'ordine del giorno reca: Esame deliberazione Giunta regionale n. 108-19507: "Progetto esecutivo per l'anagrafe regionale degli assegnatari di alloggi di edilizia residenziale pubblica in locazione, a riscatto, dei beneficiari di contributi per l'edilizia abitativa e del relativo patrimonio".
La parola al relatore, Consigliere Ariotti.



ARIOTTI Anna Maria, relatore

La proposta di deliberazione in votazione oggi risponde ad un preciso impegno di legge, in particolare alle disposizioni della legge 457.
L'esigenza di disporre di un'anagrafe di tutti coloro che hanno ottenuto benefici per l'uso o la proprietà dell'alloggio era già stata affrontata nel 1972 con un decreto delegato e prevedeva la formazione e la tenuta presso ciascun IACP di uno schedario provinciale.
Tutto questo aveva trovato scarsa applicazione per due motivi: la mancanza di finanziamenti e l'assenza di un quadro di riferimento complessivo.
La legge 457 aveva ovviato a queste carenze precisando le funzioni del CER e delle Regioni e la copertura finanziaria.
Infatti, con la legge 457, si stabilisce che compete al CER promuovere e coordinare a livello nazionale la formazione e la gestione dell'anagrafe e compete alle Regioni formare e gestire, a livello regionale, l'anagrafe sulla base dei criteri generali definiti dal CER.
Nel 1979 il CIPE aveva riservato 8 miliardi sulle disponibilità del primo biennio 1978/1979.
La Regione Piemonte aveva già previsto fin dal 1975 la possibilità di realizzare l'anagrafe ed aveva individuato quale possibile attuatore il Consorzio tra gli IACP della Regione Piemonte.
Il Consorzio aveva deliberato nel 1979 di realizzare l'anagrafe e di affidare al CSI la consulenza sistematica. In base a questo, tenendo conto dell'indicazione emanata dal CER. la Regione ha predisposto il presente provvedimento con il quale provvede all'approvazione definitiva del progetto esecutivo dell'anagrafe dell'utenza.
Gli scopi sono evidenti a tutti: evitare la duplicazione di assegnazione ai medesimi soggetti, individuare la consistenza e lo stato del patrimonio residenziale pubblico, verificare la legittimità dello stato d'uso degli alloggi e la corretta gestione del patrimonio residenziale pubblico, formare programmi di manutenzione, risanamento e ristrutturazione, promuovere interventi atti a realizzare il pieno e razionale utilizzo della capacità ricettiva degli alloggi.
La Regione ha individuato quindi nel Consorzio tra gli IACP lo strumento per l'attuazione del dispositivo della legge stessa.
Il progetto approvato dal CER prevede, infatti, una prima fase in cui ci si limita alla rilevazione del patrimonio da essi amministrato e di proprietà degli IACP e di altri enti pubblici.
Sebbene gli IACP posseggano gran parte delle informazioni, molte informazioni e dati necessari sono in possesso di altri enti: Comuni Ufficio delle Imposte, Catasto, ecc.
Questi organismi saranno quindi tenuti a dare tutte le informazioni e tale obbligo si estende anche alle famiglie utenti del servizio.
Il Consorzio dovrà quindi assicurare il necessario collegamento con il Centro elaboratore dati operante a livello regionale, il CSI, mediante un sistema coordinato che potrà consentire alla Regione l'acquisizione di strumenti di conoscenza indispensabili per un corretto uso del patrimonio e per lo svolgimento dei propri compiti di programmazione e di gestione.
Questa deliberazione è stata approvata in Commissione con la riserva da parte della D.C. di pronunciarsi ulteriormente in aula.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Picco.



PICCO Giovanni

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, poiché non a tutti i Consiglieri è stata data la possibilità di confrontarsi con l'Assessorato in sede di Commissione su questa deliberazione, approfittiamo di questa circostanza per farlo.
La prima richiesta che rivolgo alla Giunta concerne gli impegni che la Giunta pensa di poter prendere per quanto attiene all'applicazione del paragrafo 5-4 (anagrafe dei beneficiari di agevolazioni finanziarie e pubbliche) che è sancito come principio per l'inserimento degli elementi che concernono i finanziamenti ai beneficiari di agevolazioni finanziarie pubbliche, però l'affermazione secondo cui "verrà data attuazione attraverso il Centro elaborazione dati in prima istanza tramite elenchi forniti dal CER...." mi pare un impegno generico.
Già fin dalla passata legislatura il Consiglio regionale e i Gruppi politici avevano insistito sulla necessità di assumere soprattutto nella realtà piemontese, un rigore preciso ai fini della gestione corretta delle successive elargizioni di finanziamenti.
Vorrei inoltre sapere se all'interno di questo affidamento al Consorzio Informativo si pensa di dare immediata attuazione alla memorizzazione da un lato e alla gestione dei dati dall'altro.
E' pendente una serie di decisioni in ordine al problema degli affitti per le case popolari sulle quali sarà opportuno che il Consiglio regionale assuma quanto prima anche posizioni politiche. Noi ci faremo carico di sollevarle nella dovuta sede.
Ritengo però che sia opportuno ricordare in questa sede come il problema della definizione di un canone equo rispetto alle varie situazioni che si vengono ponendo nella gestione dell'edilizia pubblica abbia necessità di confronto rispetto al dato storico.
Chiedo se nell'anagrafe oltre ai dati qui elencati, sono previste queste annotazioni che noi riteniamo di estrema rilevanza non solo ai fini perequativi ma anche ai fini dell'individuazione della politica sui canoni sui quali è opportuno assumere decisioni tempestive.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Rivalta.



RIVALTA Luigi, Assessore all'edilizia residenziale

In merito alla prima domanda posta dal Consigliere Picco riguardante l'anagrafe dei beneficiari di agevolazioni finanziarie pubbliche, stiamo da tempo, purtroppo con la lentezza che ci è imposta dalla gestione dei servizi e dagli uffici impegnati su questioni ordinarie che richiedono puntualità di risposta quotidiana, facendo il lavoro di recupero dei dati riguardanti gli utenti dell'edilizia agevolata dagli anni scorsi.
Questi dati sono schedati, il Centro di Calcolo li sta registrando.
Stiamo operando sulla legge 457 raccogliendo tutte le informazioni relative ai programmi di edilizia residenziale pubblica degli anni scorsi.
Contemporaneamente operiamo con riferimento alla legge 25.
Tentiamo anche di analizzare tutte le domande presentate per avere la possibilità di interpretare le aree da cui provengono..
Per esempio, c'è una prevalenza consistente di utilizzatori dell'edilizia agevolata nei lavoratori autonomi Aspiriamo ad ottenere dal CER i riscontri che riguardano gli istituti di credito. Per quello che riguarda i canoni sociali dell'Istituto Autonomo Case Popolari informo che le Regioni erano impegnate dal CIPE ad emettere una normativa sui canoni sociali che consenta di superare le disposizioni della legge 513.
Nessuna Regione finora ha concluso questo iter.
Il problema è socialmente spinoso. Gli incontri che ho avuto con le rappresentanze degli utenti mettono in evidenza la difficoltà nell'affrontare questa questione.
Si è sedimentata la convinzione che essendo state queste case costruite dallo Stato attraverso l'Istituto Autonomo Case Popolari a fini sociali non debbono avere rivalutazione di canoni.
Un aumento degli affitti o un nuovo regime degli affitti può essere visto in un quadro complessivo oggettivo senza remore ideologiche che comprende gli affitti, gli eventuali riscatti, le eventuali vendite.
L'Assessorato ha predisposto un testo di legge sui canoni ed un testo di legge sulle assegnazioni, i quali possono procedere in un unico testo o separatamente.
L'orientamento delle Regioni è di mandare avanti il testo di legge riguardante le assegnazioni e contemporaneamente svolgere l'esame ed il confronto e di consenso tale da superare il pericolo della morosità portando parallelamente avanti il discorso del canone sociale.
Con l'anno nuovo presenteremo un disegno di legge ed inizieremo a discutere questi aspetti.



PRESIDENTE

Conclusa la discussione, possiamo passare alla votazione della deliberazione.
Ve ne do lettura: "Il Consiglio regionale visto l'art. 14 del D.P.R. 30/12/1972, n. 1035; visto l'art. 4, lettera f), della legge 5/8/1978, n. 457 viste le circolari del Ministero dei Lavori Pubblici C.E.R. 1/4/1981 n. 8/C, 5/6/1981, n. 15/C, 7/7/1981, n. 5438 viste le competenze in materia attribuite alla Regione dalle predette disposizioni di legge; preso atto delle necessità di attuare i disposti indicati dall'art. 4, lettera f), della legge 5/8/1978, n. 457 e delle succitate circolari ministeriali vista la deliberazione della Giunta regionale del 5/10/1982, n. 108-19507 sentita la competente Commissione consiliare delibera Art. 1 - di approvare il progetto esecutivo per l'anagrafe regionale degli assegnatari di alloggi di edilizia residenziale pubblica in locazione, a riscatto, dei beneficiari di contributi per l'edilizia abitativa e del relativo patrimonio, consistente in una relazione illustrativa e dieci documenti tecnici allegati (testi agli atti dell'A. R.
).
Art. 2 - di conferire mandato al Presidente della Giunta regionale circa la stipulazione previa la formale approvazione da parte della Giunta regionale di una convenzione con il Consorzio fra gli IACP della Regione Piemonte inerente la definizione degli indirizzi operativi e degli strumenti attuativi per la realizzazione dell'anagrafe relativa all'edilizia sovvenzionata ed al patrimonio degli enti pubblici.
Art. 3 - di conferire mandato al Presidente della Giunta regionale circa l'espletamento delle funzioni inerenti i trasferimenti e gli accrediti dei fondi stanziati per l'attuazione del progetto di anagrafe di cui al precedente art. 1, sempre in attuazione di specifici provvedimenti deliberativi di spesa adottati nei modi di legge.
La presente deliberazione sarà pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione Piemonte ai sensi dell'art. 65 dello Statuto".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 33 Consiglieri presenti in aula.


Argomento: Personale del servizio sanitario - Formazione professionale

Esame deliberazione Giunta regionale n. 249.17893: "Approvazione del regolamento-tipo dei corsi per operatori sanitari, di cui alla legge regionale n. 7 del 10/3/1982"


PRESIDENTE

Esaminiamo ora la deliberazione della Giunta regionale n. 249-17893 : "Approvazione del regolamento-tipo dei corsi per operatori sanitari, di cui alla legge regionale n. 7 del 10/3/1982", di cui al punto ottavo all'ordine del giorno.
La parola all'Assessore Bajardi.



BAJARDI Sante, Assessore alla sanità

La Giunta ha presentato in sede di V Commissione le modificazioni e le integrazioni per migliori condizioni di partecipazione alla vita della scuola da parte degli studenti, nello spirito dei decreti delegati, i quali si riferiscono alla struttura scolastica statale, ma sono estendibili anche al sistema formativo regionale.
Sono state apportate delle puntualizzazioni relative alle dotazioni tecniche ed al prestito d'uso dei libri: questioni già regolamentate ma che abbiamo ripreso per rendere il regolamento-tipo più completo ed organico.
Un elemento interessante di innovazione riguarda l'introduzione del Consiglio di interclasse, che permette un'attività ed una collaborazione partecipativa non solo a livello delle singole classi, ma nel complesso degli anni scolastici.
I Consigli di classe e di interclasse si riuniscono, di regola, una volta al mese. Le assemblee annuali possono svolgersi entro il limite di sei assemblee per anno scolastico. Sono modifiche utili e positive per lo sviluppo democratico del sistema formativo, che nulla fanno perdere al rapporto esistente tra docente e discente.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bergoglio.



BERGOGLIO Emilia

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, in questo momento prendo visione delle proposte di modifica del regolamento - tipo che l'Assessore Bajardi ha sintetizzato in aula.
Queste proposte sono state sì presentate alla Commissione, ma la stessa non le ha né discusse né approvate. Mi trovo quindi in difficoltà ad esprimermi sul contenuto del documento che non ho avuto possibilità di leggere.
In sede di Commissione quando è stato approvato abbiamo espresso l'iter procedurale di questo provvedimento: quello di dare una regolamentazione per le scuole per operatori sanitari analoga a quella delle scuole di altro ordine e grado, statali e non statali circa gli organi collegiali. In Commissione avevo chiesto al funzionario dell'Assessorato incaricato quali forme di consultazioni erano state attivate per la predisposizione del regolamento.
Mi è stata data assicurazione che le consultazioni erano avvenute tant'è vero che è stato successivamente fornito un documento su una riunione con le organizzazioni sindacali nel quale si concordavano alcuni punti.
La nostra richiesta di allora era generale.
Si era parlato di consultazioni con altre persone, altri gruppi interessati a questo problema.
Avevamo esplicitamente richiesto se erano stati sentiti gli insegnanti i direttori didattici e gli studenti. In qualche modo gli studenti sono stati sentiti quindi sotto questo aspetto si è recuperato il problema del rapporto con una delle parti più interessate al funzionamento della scuola.
La Commissione ha lavorato su un provvedimento predisposto dalla Giunta. L'iniziativa della Giunta ci è stata presentata come frutto di consultazione e di recepimento di istanze venute dalle varie parti.
In realtà non ci risulta che la consultazione sia stata ampia e se avessimo compreso che alcuni aspetti dovevano ancora essere ampliati, la Commissione, nella sua globalità, forse avrebbe preferito avviare una consultazione in sede di Commissione.
Questo forse si potrà recuperare in una fase successiva. Oggi siamo all'approvazione del provvedimento e siamo d'accordo che si debbano regolamentare questi aspetti.
Desideriamo tuttavia ribadire che non possiamo considerare questi provvedimenti in una visione corporativa di tutela degli operatori.
Questi provvedimenti devono far crescere il concetto partecipativo sono volti a migliorare le strutture didattiche, il contenuto dei programmi al fine di creare in tempi possibilmente brevi operatori più consapevoli più responsabili, più preparati.
Il miglioramento della didattica deve essere alla base di un provvedimento di questo genere. L'istituzione dei Consigli di classe e degli organi collegiali non deve creare una maggiore conflittualità o maggiori tensioni all'interno delle scuole, ma deve riuscire ad armonizzare le varie esigenze, i vari problemi rispetto al funzionamento di queste scuole specifiche.
Sull'impostazione complessiva siamo d'accordo.
Non capisco il significato del Consiglio di interclasse.



BAJARDI Sante, Assessore alla sanità

E' nello spirito dei decreti delegati.



BERGOGLIO Emilia

Il Consiglio di interclasse esiste soltanto nelle scuole elementari mentre a questo livello, che è paragonabile a quello della scuola media superiore, non esiste la struttura del Consiglio di interclasse.
Desidero capire la sua funzione.
Qualche preoccupazione sorge sul numero degli organismi che si verrebbero a creare. Non vorremmo che troppi livelli e troppe persone impegnate vanifichino il funzionamento degli stessi organismi.
La questione delle assenze esige un ulteriore esame fermo restando che l'assenza giustificata non può essere motivo di esclusione.
Si potrebbe prevedere il recupero con corsi integrativi o con ore di tirocinio.
Il limite delle ore di frequenza non è un capriccio dei direttori o dell'Assessore, ma è una necessità per garantire la preparazione degli studenti.
Dovremmo verificare il tipo di lezione che viene data piuttosto che le assenze. Su questo tema non sono però in grado di pronunciarmi nel dettaglio.
Pongo questi interrogativi all'Assessore come critica al provvedimento e attendo qualche chiarimento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferrari.



FERRARI Maria Sofia

Il Gruppo comunista voterà a favore di questo regolamento-tipo per tre motivi principali: perché questo regolamento raccoglie lo spirito dei decreti delegati soprattutto là dove dice: "...dando ad essa il carattere di una comunità che interagisce con la più vasta comunità sociale e civile" che è lo spirito che anima il discorso della riforma sanitaria perché supera il regolamento precedente che risaliva agli anni '30 quindi supera la concezione di quel tempo e responsabilizza docenti ed alunni perché vi è la necessità di sperimentare altre forme di collegamento con la realtà, in particolare in quei settori dove la realtà è in movimento. Gli studenti hanno, per esempio, sottolineato la necessità di raggiungere un certo tipo di formazione, la necessità di utilizzare certi strumenti didattici locali, la possibilità di discutere con i docenti. La collega Bergoglio sostiene che i rappresentanti di classe dei docenti e degli allievi sono troppi. E' un aspetto che viene lasciato al giudizio degli studenti e dei docenti nello spirito dei decreti delegati.
Visti però la complessità della scuola ed il tipo di formazione e di impostazione dei corsi che prevedono molte ore di tirocinio oltre alle ore di teoria, crediamo sia giusto un numero di docenti e di studenti mate fiore. Il regolamento, quanto alle assenze, proprio perché responsabilizza sia i docenti che gli allievi, tiene conto di una serie di problemi che possono sorgere durante la vita scolastica e prevede il recupero delle ore di tirocinio durante le vacanze oltre un certo numero di ore di assenza vi è la facoltà dei docenti di valutare l'eventuale recupero ed il tipo di formazione che l'allievo ha ricevuto nell'arco dell'anno.
Il nostro giudizio è positivo, quindi il voto è favorevole.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mignone.



MIGNONE Andrea

Il Gruppo socialdemocratico esprimerà voto favorevole sul provvedimento in esame.
Occorre dare atto alla Giunta di aver avuto coraggio nell'assumere questa iniziativa, che cerca di fornire un quadro di riferimento generale in una serie di realtà fra di loro diverse ed eterogenee.
Questo elemento va tenuto presente valutando la specificità di queste scuole solo parzialmente riconducibili al sistema scolastico tradizionale.
Valutando questo regolamento-tipo dobbiamo tenere presente il tipo di formazione e il modo in cui essa viene realizzata all'interno delle scuole (per esempio, l'alternanza fra lezioni teoriche e tirocinio). Si pu discutere sull'entità degli enti e delle organizzazioni consultate? Noi riteniamo di sì. Ma si tratta soprattutto di valutare il grado di rappresentatività delle organizzazioni consultate. E' un problema di carattere generale e, nel momento in cui si allargano gli spazi della partecipazione, diventa difficile trovare una rappresentatività tale che comprenda al suo interno tutte le istanze.
Alcune istanze chiedevano di poter aver voce in capitolo in ordine a questo tema, ma ormai il provvedimento era stato assegnato al Consiglio e la soluzione che adottammo è istituzionalmente corretta. Si convenne che una rappresentanza di quelle istanze sarebbe stato ricevuta dall'Assessore perché ne valutasse le proposte.
A quell'incontro erano presenti alcuni Consiglieri rappresentanti di diverse forze politiche, tra i quali per la D.C. il Consigliere Ratti questi, con un comportamento che può essere variamente valutato, disse che era stato il Gruppo D.C. a non dare l'assenso al provvedimento nella formulazione proposta dalla Giunta, lasciando quindi intendere che vi era disponibilità a valutare le richieste che venivano avanzate in quella sede.
Alcune di quelle proposte vennero accolte, per altre invece non vi è stato il recepimento.
Le osservazioni della collega Bergoglio in ordine al Consiglio di interclasse sono corrette; tenendo però conto della specificità delle scuole per le quali prevediamo il regolamento-tipo, si è fatto riferimento ai decreti delegati con alcune variazioni. Per quanto riguarda il discorso delle assenze, mi pare che il regolamento-tipo rappresenti una maglia molto larga.
Per quanto riguarda le assenze giustificate si lascia largo potere di valutazione agli organismi interni della scuola: ammettere l'allievo a giugno, rimandarlo ad ottobre, fargli ripetere l'anno. Mi pare questa una previsione del tutto corretta.
Il Gruppo PSDI voterà a favore del regolamento-tipo così come è stato presentato.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Bajardi per la replica.



BAJARDI Sante, Assessore alla sanità

I colleghi intervenuti hanno chiarito la ragione per cui la Giunta propone queste modifiche.
Su questo regolamento vi fu una regolare trattativa con le organizzazioni sindacali, dopo l'approvazione della Giunta venne trasmesso al Consiglio e a luglio al Comitato di coordinamento degli studenti. La fase cruciale, che speravamo terminasse prima delle ferie, si è protratta nel periodo successivo.
E' un regolamento-tipo non vincolante per le USL, le quali dovranno documentare la difformità dei loro comportamenti rispetto al documento del Consiglio regionale.
E' uno strumento omogeneo per la Regione che entra nello spirito della riforma della scuola e dei decreti delegati.
Qualcuno pensa che le modificazioni possano portare al lassismo, ma non lo credo. Mi pare giusto che nei casi di assenze giustificate il collegio dei docenti esamini la globalità delle ore ed assuma gli eventuali provvedimenti.
Le assenze ingiustificate pongono problemi totalmente diversi. Per evitare interpretazioni sbagliate, e in relazione al fatto che siamo alla vigilia del contratto di lavoro del personale del servizio sanitario ed alcuni partecipanti sono dipendenti, abbiamo ritenuto di introdurre la norma delle giustificazioni valide per il normale rapporto di lavoro.
Il richiamo al contratto di lavoro non significa considerare gli allievi come dipendenti del servizio sanitario.
Sono convinto che nonostante questa decisione venga ad anno scolastico inoltrato, si possa ugualmente verificare nel corso di questi mesi quanto c'è di valido o quanto possa essere oggetto di modifica per l'anno scolastico '83-'84.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BENZI



PRESIDENTE

Pongo ora in votazione la suddetta deliberazione.
Ve ne do lettura: "Il Consiglio regionale visto il D.P.R. 15/1/1972, n. 10 visto il D.P.R. 24/7/1977, n. 616 viste le leggi regionali 25/2/1980, n. 8, 21/1/1980, n. 3, 22/5/1980 n. 60 e 10/3/1982, n. 7 vista la deliberazione della Giunta regionale n. 249-17893 del 20/7/1982 sentito il parere espresso dalla V e dalla VI commissione consiliare permanente, delibera di approvare il regolamento-tipo allegato alla presente deliberazione, che ne costituisce parte integrante. Conseguentemente gli Enti gestori dei corsi per operatori prevalentemente o esclusivamente sanitari dovranno ad esso uniformarsi, assumendolo con proprio atto deliberativo di recepimento ed attivandone le previste incombenze di dare mandato alla Giunta regionale di revocare con propria deliberazione le autorizzazioni agli Enti gestori di formazione, che non si adeguino ai dettati della presente deliberazione nella conduzione delle scuole e dei corsi e che non presentino i requisiti di strutture, personale e mezzi idonei per lo svolgimento delle funzioni specifiche di formazione.
Le USL stipuleranno con gli Enti delegati alla formazione apposite convenzioni da approvarsi con atto deliberativo della Giunta regionale.
La presente deliberazione è dichiarata immediatamente esecutiva ai sensi dell'art. 49 della legge 10/2/1952, n. 62 e sarà pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione ai sensi dell'art. 65 dello Statuto".
Chi è favorevole è, pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 38 Consiglieri presenti in aula.


Argomento: Interrrogazioni degli Enti locali

Esame interrogazioni al Consiglio regionale presentate dalle Amministrazioni provinciali di Torino e di Alessandria circa la mancata attuazione dell'art. 12 della legge 23/12/1978, n. 833


PRESIDENTE

Passiamo ora al punto decimo all'ordine del giorno che reca: "Esame interrogazioni al Consiglio regionale presentate dalle Amministrazioni provinciali di Torino e di Alessandria circa la mancata attuazione dell'art. 12 della legge 23/12/1978, n. 833".
La parola al Consigliere Beltrami.



BELTRAMI Vittorio

Le interrogazioni sono state licenziate all'unanimità dalla Commissione.
Questo esame cade con un arco temporale piuttosto lontano dal momento nel quale le interrogazioni sono state sollevate. Forse è la prima volta che il Consiglio regionale risponde con pienezza di argomentazioni ad un'iniziativa delle Province.
E' un passo avanti nei rapporti di collaborazione tra il Consiglio e le Province interroganti che dà atto che esse hanno titolo per operare nel settore della programmazione sanitaria per quanto attiene l'individuazione dei presidi sanitari ed ospedalieri.
Spendere altre parole su questo argomento, che è noto ed approvato da tutte le parti, credo non sia proficuo ai lavori di questa giornata.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Bajardi.



BAJARDI Sante, Assessore alla sanità

Vorrei aggiungere alle considerazioni or ora formulate dal Consigliere Beltrami un problema che credo dovremo discutere in Commissione.
Mi è giunta una segnalazione secondo la quale le Province intendono esprimere il proprio parere sui PAS solamente quando saranno stati tutti trasmessi quelli relativi alla rispettiva Provincia.
Questo alla Regione e alle Province può provocare dei gravi problemi infatti gli Enti che saranno più puntuali dovranno attendere l'ultima USL.
Il Consiglio e la Giunta dovranno trovare una soluzione se non si vuole bloccare l'attività.



PRESIDENTE

Invito i Consiglieri a prendere atto, per alzata di mano della relazione del Presidente della V Commissione, Beltrami.
Hanno votato all'unanimità i 39 Consiglieri presenti in aula.


Argomento: Norme generali sui trasporti

Esame progetto di legge n. 252: "Interventi per l'attuazione di programmi infrastrutturali viari dello Stato" (rinvio)


PRESIDENTE

In merito al punto dodicesimo all'ordine del giorno: esame progetto di legge n. 252: "Interventi per l'attuazione di programmi infrastrutturali viari dello Stato", chiede di parlare il Presidente della I Commissione Valeri.
Ne ha facoltà.



VALERI Gilberto

Chiedo di spostare la discussione di questo provvedimento alla seduta pomeridiana.


Argomento: Fondi sanitari

Esame deliberazione Giunta regionale n. 2-21083: "Riparto del fondo sanitario regionale di parte corrente - anno 1982 - Quote integrative a destinazione vincolata, tra le Unità Socio-Sanitarie Locali"


PRESIDENTE

Esaminiamo pertanto il punto tredicesimo all'ordine del giorno che reca: Esame deliberazione Giunta regionale n. 2-21083: "Riparto del fondo sanitario regionale di parte corrente - anno 1982 - Quote integrative a destinazione vincolata, tra le Unità Socio-Sanitarie Locali".
La parola al Consigliere Lombardi.



LOMBARDI Emilio

Il Gruppo D.C. aveva espresso in Commissione voto contrario a questa deliberazione.
In aula modifichiamo quel voto in voto di astensione per coerenza con le nostre posizioni assunte su altre importanti deliberazioni riguardanti il riparto della spesa sanitaria. I Commissari, soprattutto quelli di minoranza, hanno difficoltà ad avere il quadro complessivo delle richieste che provengono dalle varie Unità Socio-Sanitarie Locali. Questa difficoltà si aggrava ulteriormente perché queste deliberazioni giungono in ritardo all'esame della Commissione del Consiglio. Se per altre deliberazioni questo ritardo era ampiamente giustificato, in questo caso ci sembra lo sia di meno. La distribuzione dei fondi per i progetti - obiettivo poteva avvenire mesi fa e i Commissari avrebbero avuto la possibilità di maggiormente approfondire l'argomento.
La destinazione di 2 miliardi per tutti i progetti-obiettivo ci sembra meccanica e che non tenga conto della diversa importanza dei vari progetti.
Scendendo nello specifico vediamo che all'allegato 2): "Progetto obiettivo della salute dei lavoratori in ogni ambito di lavoro" il quadrante sud-ovest, quello che raggruppa la provincia di Cuneo, non vede nessuno stanziamento.
Vediamo poi un programma di attività relativo al settore agricolo.
Sarebbe stato opportuno inserire questo programma nella realtà prevalentemente agricola della provincia di Cuneo, nella quale, oltretutto la ex Cassa mutua dei coltivatori diretti ha effettuato un'indagine sulle malattie professionali nel settore agricolo derivanti da determinati tipi di attività esistenti in quella provincia.
Con questa precisazione e con la raccomandazione che queste importanti deliberazioni vengano portate alla discussione in tempo utile, diamo voto di astensione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Acotto.



ACOTTO Ezio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, a noi pare che le indicazioni contenute nella deliberazione della Giunta, che oggi siamo chiamati ad approvare, rappresentino un'operazione seria sul piano dell'uso delle risorse sanitarie e di notevole portata sul piano sociale e sanitario.
Con questa deliberazione si compie una scelta di qualità nel momento in cui si decide di destinare una parte consistente delle risorse appartenenti al fondo a destinazione vincolata alla spesa per investimenti.
Questo è un dato importante che deve essere sottolineato.
Queste risorse vengono utilizzate per i progetti- obiettivo e per quelle azioni di particolare rilevanza sociale che abbiamo enucleato nel piano sociosanitario regionale. Dobbiamo dire che l'operazione acquista un significato di particolare pregnanza proprio perché quest'anno, se non fosse stata compiuta l'operazione che abbiamo in esame oggi, non avremmo avuto nessuna disponibilità per quanto riguarda questi importanti settori di intervento che vorrei velocemente richiamare sia pure in maniera incompiuta per sottolineare il rilievo sociale e sanitario.
Non avremmo avuto nessuna risorsa disponibile per quanto riguarda il settore della tutela della salute degli anziani, per quanto riguarda l'applicazione della legge 180, per quanto riguarda un settore così delicato e complesso e al centro di discussioni in tutto il Paese come quello relativo alle tossicodipendenze.
Vale la pena riferirci anche al metodo con cui questo atto è stato assunto e presentato alla Commissione competente.
I tempi entro i quali l'atto è stato predisposto hanno vincoli esterni alla volontà dell'Amministrazione regionale. Di questi dobbiamo tener conto nel giudizio che esprimiamo relativamente all'iter di questa importante deliberazione.
Cionondimeno, per quanto ci è stato possibile verificare, questa deliberazione è il risultato di un rapporto stretto con le USSL e di un accordo vero e proprio attraverso il coordinamento delle USSL a livello di quadranti sull'utilizzazione di una distribuzione equilibrata, ragionata non meccanica, delle risorse disponibili a livello regionale, un accordo tra le USSL che tiene conto delle indicazioni che emergono nel momento in cui si elaborano i primi programmi di attività e di spesa.
Non vi è dubbio che un discorso più compiuto lo si potrà avere nel momento in cui saranno approvati tutti i programmi di attività e di spesa delle USSL e si potranno compiere quelle operazioni che sottolineava il collega Lombardi. Non siamo ancora in presenza di strumenti di programmazione come i PAS, ma il metodo seguito mi pare sia coerente con il ragionamento contenuto nel piano regionale sanitario.
Per queste considerazioni esprimiamo il nostro consenso alla deliberazione in esame.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Bajardi.



BAJARDI Sante, Assessore alla sanità

Vorrei considerare la modificazione del voto da parte della D.C. come il migliore augurio di Natale.
Desidero però ripetere qui al Consiglio l'impegno politico già dichiarato in sede di Commissione. Questi stanziamenti non vanno visti a s stanti, ma nel quadro di un'operazione di recupero degli stanziamenti effettuati negli anni 1981 e 1982, assieme al programma di investimenti della spesa corrente con destinazione vincolata per il 1983.
Sarà quanto prima presentato il programma 1983 alla luce di quanto è emerso ieri dal Consiglio Sanitario Nazionale. Il fondo di spesa corrente può essere motivo di lacerazioni tra le Regioni.
La Regione Piemonte può fare affidamento su una cifra che si aggira sui 50 miliardi per la spesa corrente con destinazione vincolata, 20 miliardi per la formazione preferenziale, 10 miliardi per i progetti obiettivo nazionali, 10 miliardi per i progetti obiettivo regionali, 5 miliardi per la ricerca finalizzata e 5 miliardi per l'educazione sanitaria.
Sulla base di questi indici, è in corso il lavoro per presentare al più presto le corrispondenti deliberazioni al Consiglio regionale.
E' stato ribadito che alla Regione Piemonte verranno assegnati circa 40 miliardi di spesa per investimenti in strutture edilizie, circa 80 miliardi per attrezzature.
Su queste ipotesi l'Assessorato sta lavorando. Credo che nel primo trimestre del 1983 il Consiglio potrà approvare i piani sulla base di queste indicazioni. Sarà un grande passo avanti nelle situazioni vincolate da norme burocratiche.



PRESIDENTE

Pongo in votazione tale deliberazione.
Ve ne do lettura: "Il Consiglio regionale vista la deliberazione della Giunta regionale n. 2-21083 del 24/11/1982 sentito il parere espresso dalla V Commissione consiliare permanente delibera di approvare il riparto del fondo sanitario regionale di parte corrente per l'anno 1982, quote a destinazione vincolata in misura pari a L.
19.300.000.000, con la seguente procedura: 1. Riparto dei fondi a destinazione vincolata nei seguenti termini: A) Incremento delle attività a destinazione vincolata maggiormente rilevanti a livello regionale (progetti-obiettivo e programmi per azioni di particolare rilevanza sociale ritenuti prioritari: tutela della salute mentale, prevenzione delle tossicodipendenze ed assistenza ai tossicodipendenti, ex legge 10/3/1982, n. 7, allegati 18 e 20) in misura pari al 50 delle somme disponibili: L. 9.650.000.000.
B) Formazione professionale in misura pari al 50 delle somme disponibili: L. 9.650.000.000.
A - Progetti-obiettivo e programmi per azioni di particolare rilevanza sociale ritenute prioritarie.
A.1. Progetto-obiettivo 'tutela della procreazione responsabile, della salute della donna, della maternità, dell'infanzia e dell'età evolutiva'.
Si premette che gli obiettivi previsti dal presente progetto debbono essere conseguiti in linea prioritaria attraverso opportune azioni di riordino all'interno della rete dei servizi di base ed integrativi di base e al raccordo delle rispettive attività di competenza..
In questo senso si è ritenuto opportuno privilegiare gli interventi finalizzati alla tutela dei rischi prioritari previsti dal progetto che incidono sulla mortalità infantile e sull'handicap e più precisamente il controllo delle gravidanze rischio già selezionate e l'assistenza al neonato-rischio ed al neonato-patologico.
Si propone quindi di prendere in considerazione, nell'attribuzione dei finanziamenti finalizzati, i presidi delle USSL individuate dal piano socio sanitario quali centri di riferimento per le cure intensive neonatali e alcuni presidi i cui reparti di ostetricia e ginecologia e di pediatria risultano particolarmente carenti dal punto di vista delle attrezzature minime indispensabili.
Il piano di riparto, riportato nell'allegato A.1., che fa parte integrante della presente deliberazione, è stato elaborato tenuto conto sia delle effettive esigenze dei singoli presidi in termini di attrezzature particolari, verificati dagli uffici regionali competenti con le USSL interessate, sia di criteri generali che consentiranno ai reparti di assolvere alle funzioni previste dal piano. Si ritiene poi indispensabile attuare un intervento straordinario da realizzare nell'USSL 1-23, limitato ad un periodo di un anno, per verificare la validità delle procedure e degli strumenti individuati dalla legge regionale 7/1982 e già in uso presso le Unità Socio-Sanitarie del Piemonte.
A.2. Progetto-obiettivo 'tutela della salute dei lavoratori in ogni ambiente di lavoro '.
I criteri adottati tengono conto dei fattori di rischio più rilevanti collegati a specifiche realtà produttive e sono finalizzati a promuovere in accordo con le Unità Socio-Sanitarie interessate, interventi incentrati su precisi programmi di attività, da considerarsi a titolo sperimentale diretti a definire un quadro di conoscenze più puntuale sui fattori di rischio, a definire una serie di strumenti operativi (es. procedure per le azioni di bonifica) che successivamente valutati e validati a livello regionale, potranno essere trasferite su tutto il territorio.
Nell'allegato A.2., che fa parte integrante della presente deliberazione, si riporta il prospetto di riparto delle cifre stanziate per il presente progetto-obiettivo.
A. 3. Progetto-obiettivo 'tutela sanitaria e socio-assistenziale delle persone anziane'.
I criteri adottati tengono conto dell'esigenza indilazionabile di attuare interventi a favore di persone non autosufficienti, che in larga misura interessano la popolazione anziana.
Pur riconoscendo la complessità del fenomeno e le difficoltà ad elaborare soluzioni organiche, che si ritiene possano essere praticate solo nell'ambito del riordino più generale dei servizi, in questa fase si è cercato di privilegiare gli interventi diretti a risolvere alcune situazioni di carenza laddove tuttavia si sono riscontrate, a seguito di verifiche condotte con le USSL interessate, le condizioni minime essenziali per operare in tempi brevi.
L'allegato A.3., che costituisce parte integrante della presente deliberazione, riporta il prospetto di riparto delle somme stanziate per il presente progetto-obiettivo.
A.4. Programma per la 'tutela della salute mentale'.
I criteri adottati si propongono di promuovere le iniziative dirette a dare avvio alla costituzione di momenti alternativi al ricovero nell'ottica del superamento degli ospedali psichiatrici, così come previsti dalla legge 180/1978, nonché dalla legge 833/1978. In questo senso sono stati presi in considerazione per il finanziamento progetti già elaborati dalle Unità Sanitarie o in avanzata fase di predisposizione e la cui coerenza rispetto agli indirizzi di piano (legge regionale 7/1982) è stata verificata da parte degli uffici regionali competenti.
L'allegato A.4, che costituisce parte integrante della presente deliberazione, riporta il dettaglio di riparto delle somme stanziate per il presente programma.
A.5. Programma per 'prevenzione delle tossicodipendenze ed assistenza ai tossicodipendenti'.
I criteri adottati tendono a privilegiare gli interventi di tipo preventivo e riabilitativo, indispensabili per offrire un trattamento globale a favore dei tossicodipendenti.
In questa ottica sono stati presi in considerazione per il finanziamento programmi presentati dalle Unità Socio-Sanitarie Locali e che afferiscono interventi gestiti direttamente dall'Unità Socio-Sanitaria Locale ovvero da Associazioni di volontariato, cooperative o simili oggetto comunque di validazione preventiva da parte dell'USSL. la cui coerenza rispetto agli indirizzi di piano (legge regionale 7/1982) è stata verificata dagli uffici regionali competenti.
L'allegato A.5., che costituisce parte integrante della presente deliberazione, riporta il dettaglio del riparto delle somme stanziate per il presente programma.
B) Formazione professionale.
Premesso che la formazione degli operatori, già identificata dalla legge 7 del 10/3/1982 come una delle politiche qualificanti per l'attuazione del piano socio-sanitario, è uno degli strumenti attraverso i quali passa la qualificazione dei servizi.
In questo senso, i momenti di qualificazione dei servizi di formazione degli operatori essendo interagenti devono essere strettamente correlati.
Ne consegue pertanto l'esigenza che il riparto sia coerente con i seguenti criteri: 1) aderenza alla legge 10/3/1982, n. 7 2) perseguimento dell'obiettivo del riequilibrio territoriale attraverso il decollo dei poli didattici ed una equa distribuzione delle risorse a livello decentrato 3) concorso, attraverso il raggiungimento della più alta qualificazione degli operatori, alla qualificazione dei servizi.
Si ritiene, pertanto, di identificare alcuni interventi prioritari per la formazione degli operatori nelle aree di intervento finalizzato di cui al precedente punto A).
Tali obiettivi verranno perseguiti attraverso la formazione di base aggiornamento e formazione permanente degli operatori.
Per quanto riguarda l'aggiornamento esso dovrà essere rivolto non tanto a gruppi omogenei per professionalità (medici, infermieri, ecc.), quanto mirato per problemi, aree o settori attraverso interventi rivolti a gruppi pluridisciplinari.
In tale ottica, le somme non sono suddivise per singolo progetto ma assegnate alle USSL con vincolo di destinazione ai progetti-obiettivo ed ai programmi per azioni di particolare rilevanza sociale sopra richiamati.
Ciò al fine di consentire l'utilizzo delle somme secondo le esigenze ritenute prioritarie in base alle situazioni zonali.
Pertanto, si propone che allo stanziamento complessivo destinato alla formazione professionale, ammontante a L. 9.650.000.000, una quota parte ammontante a L. 4.000.000.000, sia distribuita tra i quattro poli didattici e la parte restante, ammontante a L. 5.650.000.000, sia ripartita tra le Unità Locali non sedi di polo didattico, in base al peso demografico, per gli interventi finalizzati di cui in premessa.
L 'allegato B.1., che costituisce parte integrante della presente deliberazione, riporta in dettaglio il riparto delle somme stanziate per la formazione professionale.
2. Gli interventi finalizzati di cui al punto 1., devono avere le seguenti caratteristiche: a) aderenza alla metodologia ed alle priorità contenute nel piano socio sanitario regionale per il triennio 1982-1984, approvato con la legge regionale 10/3/1982, n.7 b) coerenza con le prime indicazioni programmatiche elaborate dalle Unità Socio-Sanitarie Locali (PAS) c) destinazione delle relative quote di risorse per interventi che rivestono il carattere di straordinarietà quali definizione di programmi di attività diretti a verificare e sperimentare procedure o strumenti di attuazione di programmi e progetti, acquisti attrezzature, acquisizione o riconversione d'uso di immobili, istituzione di borse di studio, ai fini dell'avvio e sviluppo dei programmi ed ai fini di indirizzare e razionalizzare, senza peraltro incentivare, la spesa corrente contestualmente all'avvio della politica di riordino dei servizi d) rispetto di massima delle esigenze di riequilibrio territoriale, a livello di quadrante, nell'assegnazione delle quote di finanziamento.
3. Si impegnano le Unità Socio-Sanitarie Locali a fornire, in sede di invio dei rendiconti trimestrali, previsti dalla legge 29/2/1980, n. 33 l'indicazione dettagliata e destinata delle spese previste per ciascuna delle attività finalizzate, in aderenza alle destinazioni previste dagli allegati che fanno parte integrante della presente deliberazione.
4. In sede di riparto dei fondi finalizzati previsti per il 1983, i criteri di attribuzione delle quote alle USSL terranno conto delle iniziative già avviate negli anni 1981 e 1982, ai fini dell'inserimento delle stesse in un contesto organico coerente con gli indirizzi della programmazione regionale e locale.
5. Le somme attribuite alle USSL. esposte in dettaglio nell'allegato C che costituisce parte integrante della presente deliberazione, devono essere iscritte per l'entrata al capitolo 112.01 - Trasferimenti correnti della Regione di appartenenza per quota fondo sanitario nazionale a destinazione vincolata - del bilancio delle USSL.
Le spese affrontate dalle USSL trovano giusta collocazione sui competenti capitoli di uscita dei loro bilanci.
In conformità a quanto previsto al precedente punto 3, le USSL sono tenute, in sede di rendicontazione trimestrale, ad evidenziare l'effettivo impiego delle somme a destinazione vincolata.
La presente deliberazione è dichiarata immediatamente esecutiva, ai sensi dell'art. 49 della legge 10/2/1953, n. 62 e sarà pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione Piemonte, ai sensi dell'art. 65 dello Statuto".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 26 voti favorevoli e 14 astensioni.


Argomento: USSL: Piante organiche

Esame deliberazione Giunta regionale n. 4-21261: "USSL n. 43 Torre Pellice - Copertura di posti vacanti finalizzati all'attuazione di leggi speciali"


PRESIDENTE

Pongo ancora in votazione La deliberazione della. Giunta regionale n. 4 21261: "USSL n. 43 - Torre Pellice - Copertura di posti vacanti finalizzati all'attuazione di leggi speciali", di cui al punto quattordicesimo all'ordine del giorno.
Ve ne do lettura: "Il Consiglio regionale vista la legge 26/1/1982, n. 12 visto il D.M. 30/1/1982 e specificatamente l'art. 16, primo comma vista la deliberazione della Giunta regionale n. 4-21261 del 2/12/1982 sentito il parere espresso dalla V Commissione consiliare permanente delibera di autorizzare, ai sensi dell'art. 1, quinto comma, del D.L.
26/11/1981, n. 678, convertito con modificazioni nella legge 26/1/1982, n.
12, L'USSL n. 43 di Torre Pellice a coprire, anche a titolo precario, i seguenti posti vacanti della pianta organica provvisoria, finalizzati all'attuazione delle leggi 29/7/1975, n. 405 e 13/5/1978, n. 180, secondo le procedure previste dall'art. 71 del D.P.R. 20/12/1979, n. 761: n. 2 posti di infermiere generico n. 2 posti di medico della prima qualifica professionale n. 1 posto di ostetrica n. 1 posto di aggiunto n. 1 posto di archivista dattilografo.
Si dà atto che l'onere conseguente alla copertura dei posti suddetti dovrà fare carico alla quota di riparto del Fondo Sanitario Regionale attribuita all'USSL n. 43 di Torre Pellice.
La presente deliberazione sarà pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione Piemonte, ai sensi dell'art. 65 dello Statuto".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 31 Consiglieri presenti in aula.


Argomento: Bilanci preventivi

Esame progetto di legge n. 279: "Bilancio di previsione per l'esercizio finanziario 1983"


PRESIDENTE

Passiamo, infine, al punto quarto all'ordine del giorno che reca: esame progetto di legge n. 279: "Bilancio di previsione per l'esercizio finanziario 1983".
La parola al relatore, Consigliere Viglione.



VIGLIONE Aldo, relatore

Il bilancio di previsione 1983 nasce, come è accaduto anche per gli anni scorsi, in una situazione di precarietà e di incertezza, che caratterizza l'attuale situazione della finanza pubblica, in genere, e di quella regionale, in specie. Ciononostante, la Regione Piemonte ha deciso con un atto politico di grande rilevanza, di presentare entro la fine dell'esercizio 1982 le previsioni per il 1983.
E' un fatto raro, sia nella storia della Regione Piemonte che, più in generale, in quella di altre Regioni, che si giunga alla presentazione di questo documento di così grande rilevanza politica in termini così anticipati.
Per fare questo, le forze politiche hanno comunemente concordato di adottare una procedura straordinaria ed abbreviata, che consentisse di portare oggi in aula il dibattito sul bilancio.
Questa procedura parte da una serie di considerazioni, che sono emerse sia nel dibattito dei Capigruppo che in sede di Commissione e che desidero così riassumere: 1) tutti conosciamo la situazione di difficoltà che sta vivendo il Paese.
In questo senso, la presentazione del bilancio acquista un significato politico preciso, volendo dare al Governo un aiuto ed un supporto attraverso l'emanazione di questo documento che, consentendo ad una comunità così importante come quella piemontese di prevedere gli interventi della propria Regione per il 1983, costituisca, anche a livello nazionale un punto fermo di riferimento e, al tempo stesso, una dimostrazione della volontà, anche da parte nostra, di andare avanti nel risanamento del Paese.
2) Mai come oggi si parla di crisi nella comunità piemontese. Anche se noi non ci annoveriamo fra i sostenitori della crisi ad ogni costo e fra coloro che sventolano ad ogni pié sospinto le difficoltà del Piemonte quasi fossero un fatto ineluttabile e ineliminabile, riteniamo, comunque che la situazione di difficoltà vada riconosciuta e che adesso vadano date precise risposte. Non è certo il bilancio regionale quello che pu risolvere questa situazione, ma, richiamandomi al concetto già prima espresso che ognuno deve fare il proprio dovere, non vi è dubbio che anche il bilancio regionale può dare un supporto nell'azione di rilancio dell'economia piemontese ed, in particolare, di quelle categorie produttive, che da sempre privilegiamo e che possono trovare nelle provvidenze regionali, derivate da fondi propri o da fondi statali, un momento di aiuto nella loro opera costante e quotidiana di operatori economici. Non vogliamo, in altri termini, deludere con ritardi o eludendo il nocciolo dei problemi quelle forze sociali, a cui è doveroso anche in quest'aula, rendere omaggio quali gli imprenditori, i sindacati, i lavoratori, gli operatori autonomi, i professionisti e tutte le altre categorie che contribuiscono al progresso sociale ed economico del Piemonte con il loro lavoro quotidiano e con il loro impegni di tutti i giorni. Fare il bilancio entro il mese di dicembre significa, appunto, operare a favore di queste categorie, dei ceti produttivi più in generale, fare il nostro dovere e fare le nostre scelte e, per questo, le forze politiche unanimemente hanno accettato di adottare questa procedura.
Vorremmo ora soffermarci su come il bilancio 1983 andrà all'approvazione.
Sono già stati esaminati, in Giunta prima ed in Commissione poi, i documenti che costituiscono, di tale bilancio, gli elementi fondamentali e su cui torneremo appresso per dare alcuni dati.
Al fine di giungere all'approvazione in quest'aula nei termini che abbiamo detto, le forze politiche hanno convenuto di dare quest'anno alle consultazioni un aspetto ed un carattere diverso rispetto al passato.
Va innanzitutto precisato, e credo che il nostro pensiero sia condiviso da tutti in quest'aula, che le consultazioni costituiscono un momento importante per la formazione della volontà politica, non solo in sede di bilancio, ma in sede di formazione di ogni ed altra qualsiasi legge e di ogni atto della Regione; non per nulla, da anni, questa pratica, attraverso successivi perfezionamenti, costituisce un dato caratteristico tipico della realtà regionale piemontese.
Premessa quindi l'importanza, anzi, l'essenzialità delle consultazioni proprio per questa ragione, non abbiamo ritenuto di sacrificarle in un periodo di tempo breve e limitato, quale avrebbe potuto essere quello che precede o segue le tradizionali festività natalizie.
In altri termini, le forze politiche erano di fronte al dilemma se fare delle consultazioni vuote e puramente formali, pur di dire di averle fatte e di presentare quindi il bilancio, magari ai primi di gennaio, dopo aver ascoltato le opinioni dei consultati, oppure se procedere più seriamente ad un'audizione, che approfondisse i problemi ed i temi connessi a questo bilancio e, quindi, desse anche ai consultanti il tempo necessario per le opportune riflessioni e procedere quindi all'approvazione del bilancio alla fine del mese di gennaio.
Questa seconda soluzione, che sarebbe apparsa la più logica e la più seria, contrastava però con la volontà, che già abbiamo espresso, di presentare il bilancio entro l'anno.
Le forze politiche, unanimemente, quindi, hanno concordato di aprire le consultazioni ai primi di gennaio, dopo che il Consiglio si sarà pronunciato su questo bilancio e la Giunta ha assunto l'impegno di presentare, in sede di legge di variazione, o al massimo di assestamento le opportune variazioni, che emergeranno dai suggerimenti e dalle proposte dei consultandi.
Non va neppure sottaciuto che il bilancio 1983 si presenta in un momento particolare della vita della Regione, in quanto è stato presentato già dalla Giunta il secondo piano regionale di sviluppo che dovrà essere oggetto di discussione e di analisi nei prossimi mesi all'interno della realtà piemontese.
Quale occasione migliore, quindi, di abbinare, da un lato, il dibattito sul bilancio 1983, sul pluriennale dei prossimi tre anni e sul piano di sviluppo, cercando poi di trarre, da quanto emerge da questi tre documenti le opportune considerazioni e le opportune conclusioni e di tradurle in documenti ed in atti di natura contabile ed amministrativa.
Ecco, quindi, come la via di non aver fatto consultazioni preventive lungi dal significare sfiducia delle forze politiche in questo istituto dimostra invece la profonda coerenza con cui si è mosso il Consiglio regionale e la fiducia che il Consiglio ripone nell'atto consultativo, il valore che intende dare a questi incontri e quindi la necessità che essi non siano sacrificati nel periodo meno indicato e meno adatto, ma abbiano quell'ampio spazio e quella rilevanza che loro compete.
In sostanza, quindi, il bilancio 1983 si presenta in quest'aula con alcune premesse ed alcuni presupposti quali, lo ripetiamo, il momento in cui viene approvato, la via seguita per le consultazioni, la situazione della politica nazionale, la situazione della legge finanziaria, di cui parleremo fra poco, che sono del tutto anomale rispetto al passato.
Questo dimostra che quando vi è una forte volontà politica di procedere anche in mezzo alle difficoltà ed agli ostacoli, alle incertezze ed ai dubbi che caratterizzano questo periodo, egualmente si può andare avanti egualmente si possono fare delle scelte ed egualmente ognuno di noi pu portare il contributo alla soluzione dei gravi problemi, che travagliano o la nostra Regione.
Vorremmo ora entrare su qualche aspetto, se i colleghi me lo consentono, più tecnico del bilancio 1983.
Va innanzitutto premesso che il bilancio stesso si basa, per quanto concerne le entrate libere, sul disegno di legge 3629, dal titolo "Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato", detto legge finanziaria 1983, che prevede un incremento del fondo comune del 13%. Tale incremento, però, viene calcolato sul solo fondo comune puro ed al netto delle trattenute per il fondo trasporti, con la conseguenza di ridurre di fatto l'incremento di tale fondo al solo 10%.
Le entrate regionali sono ulteriormente erose dal congelamento ai valori 1981 della quota sostitutiva del gettito ILOR e dalla mancata remunerazione delle giacenze regionali presso la Tesoreria Centrale.
Il calo complessivo delle entrate proprie rispetto al tasso d'inflazione comporta, tra l'altro, la compressione delle possibilità di investimento per effetto della riduzione della capacità di indebitamento.
Se, da un lato, condividiamo l'obiettivo della lotta all'inflazione e del risanamento della finanza pubblica ed esprimiamo in questo il nostro appoggio al Governo, dall'altro, però, ci pare che troppo spesso, sul metodo adottato, emerga la volontà di penalizzare gli Enti locali e le Regioni, in particolare, non andando a cogliere, invece, altri aspetti della realtà della spesa pubblica, che potrebbero, forse più opportunamente, essere colpiti.
IL BILANCIO DI PREVISIONE PER IL 1983 Le risorse libere disponibili per l'anno 1983 sono state calcolate in 468 miliardi e 858 milioni, che costituiscono un modesto incremento rispetto ai dati assestati del 1982, che davano risorse libere per 451 miliardi e 393 milioni e, in sostanza, una battuta d'arresto rispetto al 1981, che prevedevano a consuntivo una somma pari a 467 miliardi e 113 milioni. Possiamo dire, in altri termini, che le risorse libere regionali sono ferme dal 1981, nonostante l'inflazione abbia, nel frattempo galoppato.
E' chiaro, da questi semplici dati, che la Regione ha diminuito la propria capacità di intervento, proprio nel momento in cui il suo ruolo nella collettività piemontese e nell'affrontare la situazione di crisi economica avrebbe potuto essere più rilevante.
Ovviamente, altro volto ha il bilancio regionale se lo si considera nei suoi aspetti globali. Esso pare zia, infatti, sulla cifra ragguardevole di 3.102 miliardi, rispetto ai 3.114 dell'esercizio 1982; vi è, quindi, un leggero calo, ma va anche precisato che molti dei contributi statali spettanti alla Regione Piemonte, ancora non sono stati ripartiti e che è normale che durante l'anno tali contributi vengano assegnati alla nostra Regione.
Se vediamo, in termini generali, come questi 3.102 miliardi vengano ripartiti, ci rendiamo conto che 2.531 fanno parte della spesa corrente 535 della spesa in conto capitale, quasi 27 per rimborso di mutui, prestiti ed altre operazioni creditizie, 8 per la contabilità speciale.
Va subito rilevato come, passando dalle previsioni in termini di competenza a quelle in termini di cassa, vi sia un forte sbalzo; esse infatti, ammontano a 1.408 miliardi, a dimostrazione, se ancora ve ne era bisogno, delle difficoltà in cui versa la situazione di cassa da alcuni anni. Sono purtroppo passati gli anni in cui la cassa, non solo era costantemente in grado di rispondere alle esigenze dei pagamenti, ma produceva essa stessa un'entrata di non trascurabile importanza.
Vediamo ora come si compongono questi 3.102 miliardi a livello di entrata.
Il Titolo 1 "Entrate derivanti da tributi propri o dai tributi erariali devoluti alla Regione" ammonta a 393 miliardi, l'avanzo finanziario presunto alla chiusura dell'esercizio '82 a 79 miliardi, le entrate derivanti da contributi ed assegnazioni dello Stato vincolate rappresentano 2.413 miliardi, le entrate derivanti da redditi patrimoniali, da utili di enti o aziende regionali ammontano a 24 miliardi, le entrate derivanti da alienazioni ammontano a 2 miliardi e, infine, quelle per mutui sono previste in 181 miliardi. Le entrate per contabilità speciale pareggiano la somma con una previsione di 8 miliardi.
La spesa, come abbiamo detto, è divisa nelle varie aree che compongono il bilancio regionale.
L'area di attività, l'abbiamo già citata, quella che contiene cioè le spese per il funzionamento della Regione, ha avuto, anche quest'anno, una forte compressione, a dimostrazione della volontà della Giunta di limitare questo tipo di spesa, per avere più risorse disponibili sugli investimenti produttivi. L'ammontare di quest'area, comprensivo anche delle spese di investimento, è di 129 miliardi, contro i 122 dello scorso anno Nell'area di attività va rilevata e sottolineata la particolare politica, condivisa da Giunta e Gruppi consiliari, relativa agli enti strumentali.
Già negli scorsi anni si era sottolineato come questi enti dovessero sempre più svolgere le funzioni, che loro erano state affidate nel momento della loro costituzione, ed avere quindi un'azione sinergica e di supporto dell'attività della Giunta, cosa che non sempre è avvenuta e non sempre avviene in modo completo.
Al fine di favorire una politica di revisione della funzione e della funzionalità di questi enti, si è iscritto nel bilancio 1983 il contributo fisso ad essi dovuto, decurtato del 50%. Questa decurtazione sta a significare la volontà del Consiglio di verificare, prima dell'iscrizione del contributo in toto, i programmi di tali enti e la loro aderenza agli obiettivi posti al momento della loro costituzione. Per le ragioni spiegate all'inizio di questa relazione, non vi era tempo di fare questo prima dell'approvazione di bilancio, ma non vi è dubbio che quest'azione deve essere svolta entro termini brevi e, comunque, prima della presentazione della legge di variazione.
Accanto alla verifica della funzionalità di questi enti, un'altra riteniamo vada fatta. Per quelli di essi che offrono alla Regione prestazioni di servizi, passato il periodo di avviamento, è anche indispensabile controllare se le quote, che la Regione paga per tali servizi, siano a livello di mercato; in quanto riteniamo che gli enti strumentali, lo ripetiamo, una volta avviati, devono essere in grado di produrre i loro servizi allo stesso livello di costi e di prezzi a cui sono prodotti da altri operatori privati sul mercato. In caso contrario, essi si troveranno automaticamente emarginati e rappresenteranno più una rendita di posizione, che non una funzione sociale, così come era nelle intenzioni del legislatore al momento della loro istituzione.
Il dibattito, quindi, sugli enti strumentali è rinviato a presto, non appena cioè esperite queste informazioni. Non vi è dubbio, comunque, che la scelta di dimezzare i contributi ad essi destinati servirà a richiamare meglio l'attenzione dei loro amministratori sui compiti e le funzioni da svolgere, nonché a favorire un confronto ed un dibattito in sede di Commissione, che riteniamo quanto mai indispensabile.
Proseguendo nell'analisi della spesa, rileviamo come l'area di intervento 1, quella cioè relativa all'agricoltura, avrà in quest'anno 1983 una disponibilità, tra fondi statali e fondi regionali, pari a 187 miliardi e 673 milioni, contro i 214 e 326 dello scorso, anno. La diminuzione, sotto molti aspetti significativa, è dovuta in realtà al ritardo di ripartizione di alcune leggi fondamentali, che lo Stato provvederà sicuramente ad assegnare nei prossimi tempi e che consentiranno di avere a disposizione somme anche di livello superiore.
L'area di intervento 2, quella delle attività secondarie e terziarie ha a disposizione in quest'anno la somma di L. 290 miliardi e 170 milioni contro i 316 miliardi e 160 milioni nelle scorso anno.
L'area di intervento 3, gestione ed assetto del territorio, conta, a sua volta, su 183 miliardi e 43 milioni per il 1983, contro i 339 e 250 dell'anno precedente. Anche qui la forte diminuzione è dovuta a fenomeni di ripartizione di fondi statali.
L'area di intervento 4, servizi sanitari e sociali, ha quest'anno a disposizione 2.090 miliardi, contro i 1.893 dello scorso anno. E' inutile sottolineare che l'incremento è dovuto all'incremento della spesa sanitaria.
L'area di intervento 5, per finire, prevede risorse pari a 108 miliardi e 371 milioni, contro i 105 e 713 dello scorso anno.
Questo è, in sintesi, il bilancio 1983.
Il taglio dato dalla Giunta e dal Consiglio a questo bilancio, nonch le decisioni prese unanimemente dalle forze politiche di approfondire i contenuti del bilancio stesso, tramite le consultazioni nel successivo mese di gennaio, ci esimono da entrare maggiormente nel dettaglio.
Vogliamo sottolineare, in chiusura, ancora una volta, come l'atto di presentazione di questo bilancio entro il mese di dicembre sia un atto coraggioso, un atto che dimostra la nostra .volontà di governare, un atto che dimostra, ancora una volta, che la Regione Piemonte non si sottrae quand'è il momento, alle proprie responsabilità, ai propri compiti ed alla propria volontà di migliorare la situazione economia del proprio territorio e di contribuire, in modo determinante, al risanamento della finanza pubblica ed al superamento della crisi nazionale.



PRESIDENTE

Comunico ai presenti che i lavori riprenderanno oggi pomeriggio alle ore 15.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 18,20)



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